POMEZIA-NOTIZIE
Agosto 2021
Il Racconto
IL COVID IN FASCE di Domenico Defelice
V
ADO avanti con il raffreddore da quasi una settimana, cercando di curarlo con l’ingoiare bevande calde, Tachipirina e altri intrugli. Così mi si consiglia. Alla fine, stimolato dalle donne, decido di ricorrere al medico. Non ricordo il motivo perché, da sempre, io lo chiami Peynet. È andato in pensione! Al suo posto, dietro la scrivania, con a fianco computer e stampante, trovo una donna sulla quarantina, statura media, né brutta né bella, acconciatura impersonale, vestito impersonale, sorriso a metà tra l’ebete e la tristezza. “Che hai?” Peynet l’avrà istruita a puntino, si comporta come lui! “Tosse, catarro, febbre”. “Scopri le spalle, sollevati la maglia”. Che hai, scopri le spalle… questo tu, dato così, m’infastidisce; non ci frequentiamo; è la prima volta che la vedo; non sono stato con lei a pranzo, né, tantomeno, a letto. S’alza – ah, questa s’alza, l’altro non vi accennava neppure! - e mi tasta con le dita fredde più del suo stetoscopio. “Prendi per cinque giorni una pastiglia di cortisone; è leggero, da bambini, tre volte al giorno, e una bustina di Fluxolal”. Anche la segretaria non è più quella dai glutei esaltanti e minigonna: ha petto stirato, vita snella e un sederone enorme, straripante in un grigio pantalone. Sta rispondendo al telefono dietro il gabbiotto; prende appunti; digita sulla tastiera; consegna ricette vomitate dalla stampante a una interminabile fila di vecchi. La cura prescritta dalla sostituta di Peynet è inefficace. Ritorno e, al suo posto, trovo un dottorino di neppure trent’anni; lei s’è presa una settimana di riposo. Anche lui s’alza e mi ausculta. “Sì, sì, è una brutta bronchite. Continua la cura della Dottoressa e, in più, prendi un antibiotico a pastiglie, una volta al giorno, per
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una settimana e inalazioni con questo inalatore circolare, dall’uso molto semplice.” “Lei me lo presta, dottore?” “No, no. Fa parte del preparato. Tieni questa specie di rotella - con la destra o la sinistra fa lo steso -; spingi in giù col pollice il primo involucro fino a sentir lo scatto; sempre con l’indice, abbassa la piccola levetta fino a sentir lo scatto; espira il più possibile”. Continua, prendi, tieni, spingi, abbassa, espira... Che ti accompagni Carnevale, visto ch’è il suo tempo! “Metti sull’orificio la bocca e ispira; trattieni per almeno dieci secondi e poi sciacquati la bocca”. Dannazione, e questa tua confidenza non richiesta né data! Potrei esserti padre, ma sei figlio della mala educazione e meriteresti di ricevere ben altro nel tuo orifizio, se continui a darmi del tu e a trattarmi da deficiente. Dopo tre giorni, febbre in continuo aumento e diluvio di tosse e catarro. Consigliato ancora dalle donne, vengo accompagnato al pronto soccorso di quella da me battezzata in Resurrectio l’officina tra platani e pini. Elisa, la “virago bionda” di allora, evidentemente ha fatto carriera: non riceve più i clienti: la scorgo tra medici vestiti di bianco, gesticolare e parlare con autorità, il camice verde aperto su un grigio vestito che le fascia il corpo ancora sodo e straripante. Non sta mai ferma; il suo, è quasi un balletto sopra almeno un dodici di tacchi. Giovedì, 20 febbraio 2020 Dopo un’attesa di più di due ore, ecco il mio turno. Frenetica raccolta dei dati; doppio prelievo di sangue; doppia lastra al torace. Sono conciato male: ho una brutta polmonite e debbo essere ricoverato. Non essendoci posti letto, vengo collocato su una barella, prima allineata nei corridoi e poi trasferita in uno stanzone battezzato Sala Gialla, Area urgenza. In realtà, è tutto grigio e bianco; gialli son solo due piccoli contenitori di apparecchi per misurare la temperatura. Due bianchi orologi alle pareti, entrambi fermi, uno alle nove meno un quarto, l’altro alle dodici in punto. Tante le barelle oltre la mia, l’una attaccata all’altra; sulle