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POMEZIA-NOTIZIE

Agosto 2021

Recensioni AMERIGO IANNACONE LUOGHI Edizioni Eva di Venafro (IS), Anno 2009, Euro 6,00, pagg. 46. I luoghi (quelli con cui si ha più dimestichezza) ‘crescono’ con noi, lievitano (quelli mai visti prima)

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insieme alla nostra attesa di conoscerli, in essi infondiamo la nostra sorpresa nel visitarli, calcarli, nel respirare la storica aria circolante per le loro piazze, l’architettura delle case, dei palazzi; nel ripetere, fino al ritorno a casa, il loro nome che almeno per un po’ di tempo rimarrà unito alle scene-madri del loro panorama. Stiamo parlando non delle grandi capitali europee e nemmeno dei capoluoghi di regioni italiane o straniere, perché in questo ‘geografico’ florilegio non c’è la profilatura in versi di Madrid, di Amsterdam, di Vienna, di Roma, di Milano, di Londra…; ma c’è una semplice ‘guardata’ itinerante che il poeta Amerigo Iannacone ebbe modo di fare nell’arco di un ventennio, più o meno. A lui in verità non piaceva spostarsi, andar via dalla sua Ceppagna, ma lo faceva volentieri quando c’era da presentare un libro di un suo amico-collega, di presenziare a qualche cerimonia di premiazione, di andare a trovare magari qualcuno che aveva fatto pubblicare un libro presso la sua casa editrice “Eva”, e così per noi, stimatori o meno della sua penna, ha ridelineato delle personali cartoline, verso dopo verso, in cui ha impresso la veduta del luogo da lui ritenuta più suggestiva, indimenticabile, talché poteva succedere che gli sfuggissero per l’occasione «[…] dei versi che, se anche probabilmente non raggiungono un alto valore né poetico, né etico né estetico, vanno intesi come un omaggio al paese e agli amici che vi abitano.» (Pag. 5). Se fosse dipeso dalla sua indole sorniona, presumibilmente sarebbe rimasto sempre nel suo luogo e dintorni; mentre, grazie alla professione dell’editore oltre a quella del poeta, scrittore, direttore del mensile letterario (da lui fondato nel 1986) Il Foglio Volante- La Flugfolio, del traduttore nella lingua universale esperanto e dal francese, ha compiuto diverse trasferte riuscendo a vincere «[…] la resistenza interiore/ la pigrizia mentale./ (Ma poi, quando sono fuori/il cuore mi si allarga)./ Un poco mi è di aiuto/ l’annuale congresso di esperanto/ che mi ha portato/ oltre che in città d’arte,/ in posti poco frequentati/ dal turismo di massa/ come San Pellegrino/ o Pineto in Abruzzo./ Ma mi schioda/ da una torpida vita sedentaria/ il richiamo dei luoghi dei poeti/ che formano una rete immaginaria/ di amicizia e di poesia.» (Pag. 7). Quindi, la denominazione del luogo che raggiunse e vide il poeta Iannacone, inevitabilmente da lui è stata associata al nome dell’amico/amica collega che vi abitava, diventando un tutt’uno. In questo preciso caso non è stata la specifica geografia a configurare il posto, ma le parole e l’immedesimazione del poeta molisano, specie quando Egli s’è trovato nella città delle «[…] fondamenta, rio terà,/ campi e campielli col pozzo./ E in questa città cosmopolita/ dove trovi


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