POMEZIA-NOTIZIE
Agosto 2021
gente d’ogni mondo/ finire col sentirsi a proprio agio/ con l’amare queste mura antiche/ che portano in un’altra dimensione./ Finire col dimenticare/ di essere nel secolo ventesimo/ e attendersi l’incontro in una calle/ di Marco Polo, Tiziano o il Tintoretto/ o Paolo Sarpi o il Prete Rosso. » (Pag. 8). S’immaginò finanche d’essere protagonista o co-protagonista di una commedia del ‘700 di Carlo Goldoni in un teatro, in uno slargo all’aperto parlando scioltamente il vernacolo veneziano «[…] questo dialetto vezzoso/ leggero e femmineo/ carezzare l’orecchio.» (Pag. 8). Non si è trattato solo di una ‘rifacimento’ in versi di un’ambientazione civica, rimessa su alla svelta dall’arguta descrizione dell’autore che l’avrà fotografata realmente ma soprattutto interiormente come, ad esempio, Castelnuovo al Volturno. Lì c’è una sua grande amica, La musa delle Mainarde, la poetessa saggista scrittrice, Antonia Izzi Rufo, che tra l’altro ha pubblicato molto con l’Edizioni Eva e con lei sussiste un paesaggio che sembra avulso dalle leggi del tempo, raccontandosi da solo. «Percorri una strada/ che serpeggiante sale/ nel verde cuore/ delle Mainarde,/ superi tornanti/ mentre l’argenteo ulivo/ cede il passo alla quercia verdeggiante/ e giungi a Castelnuovo./ Una piazzetta pudica/ che ogni anno/ ritrova l’antica/ pantomima dell’UomoCervo.» (Pag. 27). Ad Isernia, altro luogo ‘rifatto’ in versi, c’è, tra gli altri, l’amico Antonio Vanni, il poeta che serba, come reliquia nel proprio animo, il dolore per la scomparsa del suo compagno di banco delle scuole Medie ed è una cittadina «[…] che forse ha ancora qualcosa/ di primordiale,/ qualcosa ancora conserva/ dell’Homo Aeserniensis/ che settecentomila anni fa/ conviveva con leoni ed elefanti.» (Pagg. 2122). Nel mosaico dei ‘luoghi del cuore’ di Amerigo Iannacone è inutile sottolineare che il punto di partenza resta quello prediletto del suo paese in cui risiedeva, vicino Venafro, per finire la silloge, invece, con la metropoli partenopea di Napoli, la città anche dai ‘mille colori’ come l’ha definita nella sua canzone, Napule è…, il cantautore chitarrista Pino Daniele, scomparso nel 2015 all’età di appena sessant’anni. I ‘mille colori’ verosimilmente sono le anime degli artisti, letterati, attori, santi come San Gennaro e San Giuseppe Moscati, che hanno reso internazionale la città sorta ad anfiteatro ai piedi del Vesuvio. «[…] Se penso a Napoli/ più che al percorso/ plurimillenario della storia,/ oltre che all’architettura/ all’arte e al pensiero di Vico e Croce,/ penso alla letteratura/ dai tempi della fabula atellana/ ai nostri giorni,/ penso all’ossimoro/ del malinconico umorismo/ di Eduardo, Peppino, Totò./
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Ma Napoli è per me/ anche la poesia di Bruno, di Rossella,/ e di altri sodali/ che si battono con la penna e col cuore/ per un mondo migliore.» (Pag. 43). Isabella Michela Affinito
ISABELLA MICHELA AFFINITO SI CHIAMAVA CLAUDE MONET Bastogi- 2020 - euro 14 In questo ultimo lavoro poetico, dedicato anche questa volta a un grande artista, Isabella Affinito analizza tre aspetti fondamentali della pittura di Claude Monet: la presenza dell’acqua, della luce e delle piante, e in particolare dei papaveri e delle ninfee, sempre presenti nelle sue tele. Il volume raccoglie ovviamente poesie innanzitutto. Ma anche, come è orami suo divertisement, un ipotetico colloquio- intervista con l’artista che sta esaminando. Dice in prefazione la Caracciolo: “… Isabella ci conduce per mano attraverso le sale di un’immaginaria mostra d’arte …”. Ma non è solo una conduzione, è anche una spiegazione di ogni pennellata che l’artista francese ha posto sulle sue tele. È la sosta su ogni opera, delle quali Isabella ci racconta tutto ciò che sa, che ha studiato, che ha compreso seguendo il gesto pittorico di Monet, è una vera sistematica dissezione critica. Lei, come per i precedenti artisti a cui si è dedicata, non vive solo l’opera terminata ed esposta, vive i momenti della nascita di quei quadri, tanto è la conoscenza approfondita che ha di ogni centimetro quadrato di quelle tele. Ma non parla solo delle varie composizioni, ci racconta anche in versi cosa è stato nella seconda metà del 1800 il movimento en plein air. E lo racconta in una lirica, dove dice che il dipingere all’aria aperta era un’esigenza senza inibizioni,/senza il fumo passivo/ sulle pareti dell’atelier. La cosa che ci piace in queste poesie dedicate all’arte, perché essa è anche una piccola parte di noi, è la semplicità con la quale ci fa comprendere l’uso dei colori e come e in che ore del giorno si deve cogliere la luce, per ottenere l’effetto desiderato. Ma in tutto questo analizzare e comprendere luce e colori, c’è anche la sua presenza. Discreta ma esistente. E direi anche accorata: Abito nel/luogo dove le/parole fluttuano,/eppure tu come mi/vedi? Mi giudichi /ombra dietro le parole … Descrizioni puntuali e dettagliate in pochi versi. Coglie la Affinito l’essenza dei quadri di Monet, del suo mondo interiore, che con pacatezza si