POMEZIA-NOTIZIE
Agosto 2021
ISABELLA MICHELA AFFINITO REDENZIONE di Antonio Crecchia
C
ON una sua stringata e illuminante prefazione, l’autrice confessa che a motivare “l’idea di una silloge di poesie rivolte al cielo e destinate a contemplarlo” sono stati i primi tre versi del trentatreesimo Canto del Paradiso di Dante: “Vergine Madre, figlia del tuo Figlio / umile e alta più che creatura, / termine fisso d’etterno consiglio”. Da qui l’organicità e la linearità della costruzione poetica imperniata sulle figure sacre di Maria e Gesù, Madre e Figlio, viste in una prospettiva artistica che accomuna testi poetici e opere scultoree o pittoriche di Grandi artisti, quali Michelangelo Buonarroti e Van Gogh. Vari gli omaggi a Michelangelo, autore di opere immortali, a ricordo delle sofferenze della Vergine che ha seguito da vicino “il patimento” e il martirio del Figlio: la “Pietà Ron-
Pag. 9
danini”, la “Pietà” e di altri soggetti sacri osservabili nella Cappella Sistina in Vaticano. Un viaggio intimo nella sfera del sublime, artistica, poetica, religiosa. Nella Pietà Rondanini (pagg. 7-8), raffigurante Maria vestita con in grembo Cristo morto, la poetessa esalta le “due anime pure…// nell’incompiuto, / epilogo e inizio si / contraddicono pur parlando di / gloria eterna / semplicemente abbozzata”. L’opera è unanimemente considerata una delle più alte meditazioni sulla morte e la salvezza dell’anima. Le “afflizioni” del Cristo hanno inizio nell’orto degli Ulivi, luogo di pace e “delle ultime preghiere / prima della Pasqua”, come testimoniato da Matteo: Gesù, con la tristezza dipinta in viso, una prima volta, «si prostrò a terra e pregava, dicendo: “Padre mio, se è possibile, allontana da me questo calice… Poi si allontanò per la seconda volta e pregò, dicendo: Padre mio, se non è possibile che si allontani questo calice, senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà» (S. Matteo, 26-39,42). “Esistenza” (pagg. 11-12). Terza lirica, a ricordarci che il ritmo della vita si snoda tra la nascita e la morte, ognuno bevendo al calice del proprio destino. Come Cristo. Esistenza che scorre “piano piano” tra le due sponde del fiume della vita; da non sciupare, da rendere vitale, da perpetuare attraverso le “impronte” che sappiamo lasciare dietro di noi, camminando senza mai perdere di vista la profondità del proprio io e il vasto mondo delle apparenze. “Una poesia-tributo – Gli angeli di S. Giuliano (pagg. 13-14) – ispirata alla drammatica vicenda del terremoto in Molise del 31.10. 2002, che vuole considerare come angeli tutti i bambini rimasti vittime sotto la loro scuola crollata”. Nel Vangelo secondo Marco si legge la predizione di Gesù delle grandi catastrofi della Storia. Nemmeno il Tempio di Gerusalemme sarà risparmiato. È inevitabile che ci siano “guerre, terremoti in vari luoghi e carestie”. Ma non è la fine. Questi tragici eventi sono soltanto “il principio dei dolori”; verranno tempi in cui “Il fratello tradirà a morte il fratello, il padre il figlio e i figli si leveranno