Private Label Magazine Le private label alla sfida della sostenibilitĂ Intervista con Paolo Bonsignore, Coop Walmart: sviluppo sostenibile, sviluppo possibile? 1/2021
PLM - SOMMARIO
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20 Esperienze in campo Il ruolo del retailer: il caso Walmart
3 Editoriale Perché PLM, il primo magazine in Italia dedicato alla private label 4 Cover Le private label alla sfida della sostenibilità
24 Mercati Le private label conquistano sempre più spazio nel mercato dei latticini freschi
Direttore responsabile Armando Brescia Direttrice editoriale Maria Teresa Manuelli
44 PL scenario Francia: l’effetto rimbalzo del Covid-19
36 Intervista all’ industria Inalpi scommette sul territorio
16 Intervista alla distribuzione Coop Italia, le pl sono il 30% 40 Packaging innovation delle vendite Nel nome del ri-ciclo di vita
PLMagazine Supplemento trimestrale di Distribuzione Moderna Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Milano Registrazione n° 52 del 30/1/2007
42 Retail international Retailer Brand Sustainability: parliamo di Leclerc
48 Mercati La pandemia spinge i prodotti del cura casa
Redattori Stefano Ghetti, Fabio Massi, Remy Medina, Paolo Palomba, Luca Salomone
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In attesa di ripartire con la manifestazione fisica BolognaFiere, in collaborazione con ADM, lancia un nuovo progetto digitale - MARCA DIGITAL SESSION - per supportare e potenziare il dialogo tra le insegne di Marca by BolognaFiere e i loro MDD partner. MARCA DIGITAL SESSION capitalizza e rafforza il trend di attenzione degli operatori esteri nei confronti della manifestazione e la collaborazione in atto con ICE Agenzia con la quale, da diversi anni, si realizza un’importante campagna di inviti rivolta a category manager e buyer delle maggiori catene internazionali. Le limitazioni negli spostamenti, imposte dalla pandemia, hanno dato ulteriore spinta alla realizzazione di nuovi strumenti da mettere a disposizione della business community per incrementare i contatti commerciali su scala mondiale. E’ con queto obiettivo che BolognaFiere, in collaborazione con ADM, Associazione Distribuzione Moderna lancia MARCA DIGITAL SESSION che, nei giorni immediatamente precedenti la Fiera – dal 15 al 25 Marzo –, permetterà agli operatori di incontrarsi e confrontarsi sulla piattaforma digitale stabilendo un primo contatto che potrà, poi, esser consolidato nelle giornate di manifestazione, con incontri one to one.
Ahead of the recommencement of the in-person event, BolognaFiere, in collaboration with ADM, the Italian Grocery Retail Association, is launching a new digital project, MARCA DIGITAL SESSION, to support and boost dialogue between the retail groups at Marca by BolognaFiere and their Private Label partners. MARCA DIGITAL SESSION is capitalizing on and reinforcing foreign operators’ growing interest in the event and the collaboration with ICE - the Italian Trade Agency, which for many years has been running an invitation campaign aimed at category managers and buyers from the leading international chains. The travel restrictions imposed by the Covid-19 pandemic have provided further reasons to create new tools for the business community and to boost commercial contacts worldwide. And it is with this goal that BolognaFiere, in collaboration with ADM, is launching MARCA DIGITAL SESSION that, on the days immediately preceding the fair – from 15 to 25 March – will enable operators to meet and talk on the digital platform to establish an initial contact that could later be consolidated at the real event with one-to-one meetings.
L’agenda digitale degli incontri b2b tra Espositori e Buyer sarà ospitata dalla piattaforma B2Match, la stessa utilizzata con successo nelle passate edizioni per gli incontri dell’International Buyer Programme. Nell’ultima edizione di Marca by BolognaFiere hanno visitato la Fiera operatori provenienti da 32 Paesi a dimostrazione della forte attrattività del made in Italy sui mercati mondiali. Operatori che ora, grazie a MARCA DIGITAL SESSION, potranno ulteriormente migliorare la programmazione dei propri incontri avendo a disposizione una dettagliata profilatura e filtri di ricerca avanzata per Paese e tipologia di prodotto.
The schedule of digital B2B meetings between exhibitors and buyers will be hosted on the B2Match platform, which has already been used successfully at past editions for meetings as part of the International Buyer Programme. The latest edition of Marca by BolognaFiere played host to operators from 32 different countries, demonstrating the notable attractiveness of ‘made in Italy’ products on global markets. Now, thanks to MARCA DIGITAL SESSION, operators will be better equipped to plan their meetings, being able to count on a detailed profile and advanced search features based on country and product type.
Tre semplici step permetteranno di partecipare a MARCA DIGITAL SESSION: il primo è la Registrazione, buyer ed espositori sono invitati a creare il loro profilo; il secondo la Prenotazione, a partire dal 15 febbraio, i partecipanti alla Digital Session potranno consultare la lista dei partner ai quali richiedere gli appuntamenti e confermare gli incontri, generando così una agenda personalizzata; il terzo e ultimo step è rappresentato dagli Incontri che potranno susseguirsi dal 15 al 25 marzo 2021 on line, attraverso il sistema video integrato nella piattaforma. Alle aziende espositrici a Marca by BolognaFiere è riservata una tariffa speciale per la partecipazione a MARCA DIGITAL SESSION.
The three simple steps to take part MARCA DIGITAL SESSION. The first is Registration, buyers and exhibitors are invited to create a profile, the second is Reservation: beginning from 15 February, participants at the Digital Session will be able to consult the list of partners with whom to request appointments and confirm meetings, thus generating a personalized schedule. The third and final step is represented by the Meetings that will be able to take place from 15 to 25 March 2021 online, through the video system integrated into the platform. Exhibitors at Marca by BolognaFiere are entitled to a special rate for taking part in MARCA DIGITAL SESSION.
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EDITORIALE - PLM
Perché PLM, il primo magazine in Italia dedicato alla private label Da oggi c’è una nuova testata nel panorama della distribuzione moderna. Un magazine di cui sentivamo la necessità, per raccontare l’evoluzione di un settore in costante crescita. PL Magazine è infatti il primo e unico magazine nel nostro Paese interamente dedicato alla marca del distributore e ai suoi protagonisti e nasce con il preciso obiettivo di dare visibilità, accessibilità e rilevanza alle conoscenze, confronti, analisi, esperienze e soluzioni praticate nel business della Marca Del Distributore (mdd) - Private Label (pl), ma anche di sollecitare sfide, innovazioni, collaborazioni e aperture a livello internazionale. Lo stile empirico e applicativo, vicino nei contenuti, nel linguaggio e nella forma, ai mondi propri degli imprenditori, manager e lettori appassionati a cui si rivolge, sarà connotato da rigore e professionalità. La redazione di PL Magazine è coadiuvata, infatti, da un qualificato Comitato Scientifico composto da esperti di mdd-pl, che ne garantiscono autorevolezza, coerenza dei contenuti, approccio e stile. Non a caso il comitato è presieduto dai Partner Iplc Italia-Expertise on Field, The Retailer Brand Specialist, organizzazione leader internazionale di Strategic e Management Consulting per la Marca Del Distributore, Private Label, Retail e Internazionalizzazione. Per questo primo anno abbiamo deciso di iniziare con quattro numeri, confidando che la discussione si animerà nel corso del 2021 per dare vita a una più frequente periodicità. Ogni uscita sarà tradotta anche in lingua inglese. Questo vuole essere la base di un percorso non solo per porre al centro dell’attenzione internazionale il Made in Italy e il “saper fare italiano”, ma anche un invito a produttori e retailer non solamente italiani a seguirci in un progetto comune che metta al centro esperienze e pratiche di innovazione in questo ambito. Maria Teresa Manuelli Direttrice editoriale
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Le private label
alla sfida della sostenibilità Negli ultimi anni il maggiore dinamismo su questo tema si osserva proprio nelle linee a marca del distributore, un settore che in Italia valeva 10,8 miliardi di euro di fatturato nel 2019 e il cui sviluppo, negli ultimi 16 anni, ha determinato l’80% della crescita realizzata dall’industria alimentare. Il 2020 è stato un anno difficile per i consumi. Sull’altare del Covid si sono volatilizzati 12.500 miliardi di dollari di Pil mondiale in un anno. Per l’Italia le ultime previsioni si attestano a un -10%, e solo nel 2023 (per i più pessimisti nel 2025) il nostro Paese ritornerà ai livelli precedenti. Ma tra le costanti che la pandemia non ha spazzato via emerge con forza l’attenzione prestata dagli italiani ai temi della sostenibilità. Se è vero che per il 35% dei manager intervistati nella survey “Italia 2021, il Next Normal degli italiani” lo sviluppo della green economy è una delle tendenze che caratterizzeranno in positivo il post-covid, questa sorta di nazionale coscienza verde si traduce in acquisti correlati: il 27% degli abitanti del Bel Paese acquista prodotti sostenibili ed ecofriendly di più rispetto a prima del Covid (i francesi e gli spagnoli seguono distanziati con un 18%) e il 20% acquista di più da aziende che operano nel rispetto dei lavoratori. Secondo i dati raccolti nel Rapporto Coop 2020, oltre un consumatore su due, inoltre, è intenzionato ad acquistare prevalentemente prodotti Made in Italy, meglio se sostenibili, aspetti ritenuti importanti rispettivamente dal 53% e dal 48% degli intervistati. Proprio il concetto di prodotto sostenibile si fa più articolato e al generico rispetto dell’ambiente si affiancano il concetto di produzione locale o legata al territorio (tra l’altro il 50% abbina questo tema alla sostenibilità) e una filiera controllata (49%). Compare anche il principio della giusta remunerazione per i vari attori della filiera (la cita abbinata alla sostenibilità il 47% del campione). Nonostante la crisi (e la rivincita degli imballaggi di plastica), il carrello degli italiani resta quindi piuttosto verde, in controtendenza rispetto a quello di molti altri paesi europei e agli Stati Uniti. Più di un quarto dei consumatori (27%) ha aumen-
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tato l’acquisto di prodotti eco-friendly e uno su cinque li ha comprati in punti vendita che promuovono consumi sostenibili (21%). Un’abitudine che gli italiani sono intenzionati a mantenere anche nel 2021, con il 36% degli intervistati che prevede di acquistare ancora più cibi sostenibili quest’anno e solo il 6% che pensa di comprarne meno. Il dato interessante è che oltre due terzi degli intervistati cambierebbero volentieri supermercato di riferimento a favore di un’insegna più impegnata su questo fronte, proponendo confezioni più sostenibili e iniziative a favore dell’ambiente. L’ IMPEGNO CRESCENTE DEI RETAILER Non sorprende quindi che i retailer - alimentari in particolare - siano esplicitamente coinvolti nel tema della sostenibilità con azioni visibili e misurabili: in quanto fornitori delle necessità quotidiane, vedono le iniziative in questo settore come un’opportunità per profilarsi e differenziarsi. Entro la strategia del marchio del distributore, inoltre, la sostenibilità in tutte le sue forme offre loro un’opportunità unica per rispondere alla ricerca del consumatore del “vivere consapevole”. Come ha evidenziato la ricerca “ The Race Towards Sustainable Private Label. Carrot, stick or collaboration? How retailers in Europe address sustainability with private label” condotta da Iplc Europe e pubblicata lo scorso anno. «Dagli anni ‘80, quando la private label ha iniziato il proprio cammino, il ruolo del marchio del distributore è cambiato. Mentre all’inizio si trattava di migliorare i margini e cambiare la leadership all’interno della catena di approvvigionamento (retailer in testa rispetto ai produttori di marca), si è passati alla differenziazione e alla gestione delle categorie. Oggi le strategie del marchio del distributore mirano a supportare l’immagine del punto vendita e gli obiettivi di sostenibilità offrono un’opportunità unica per farlo. Temi come l’impronta di carbonio, la riduzione degli imballaggi e dei rifiuti, la pesca responsabile, il benessere degli animali, la responsabilità sociale e la biodiversità possono essere affrontati direttamente o indirettamente attraverso il marchio del distributore». PL MOTORE DELLA SOSTENIBILITÀ. . . Non a caso il maggiore dinamismo in tema sostenibilità si osserva proprio nelle linee a marca del distributore, un settore che in Italia valeva 10,8 miliardi di euro di fatturato nel 2019 e il cui sviluppo, negli ultimi 16 anni, ha determinato l’80% della crescita realizzata (nel segmento domestico e sul mercato interno) dall’industria alimentare. La ricerca “Il contributo della marca del distributore alla sfida dello sviluppo sostenibile e del Paese” presentata lo scorso anno da The European House – Ambrosetti e Associazione distribuzione moderna (Adm) evidenzia che la sostenibilità si esplicita non solo nei prodotti, che si mostrano sempre più vicini alle nuove esigenze dei consu-
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Le sfide per i fornitori
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n questo contesto è fondamentale la collaborazione con i partner industriali per condividere i progetti di sviluppo e per rendere accessibile e sostenibile anche economicamente il prodotto finale. Il punto più volte evidenziato dai produttori è il conflitto tra la domanda di prezzi più bassi da parte dei distributori e la necessità di innovare con nuove soluzioni di confezionamento, ingredienti, tracciabilità ecc. Questo non è certo un problema nuovo poiché è sempre stato difficile condividere i costi di innovazione nella filiera se si ritiene che le scelte condivise non generino nuovo valore. È quindi fondamentale che il percorso verso la sostenibilità si svolga con una visione imprenditoriale comune tra i produttori di private label e retailer. «Stiamo lavorando con i nostri fornitori partner – spiega Pietro Poltronieri, responsabile mdd di Crai – per degli interventi concreti direttamente nella scelta dei materiali. Abbiamo lavorato per esempio sul tema della plastica riciclata su categorie quali acqua, detersivi liquidi e commodities; nel corso del 2021 abbiamo molteplici altre categorie su cui andremo ad operare tra cui affettati, pasta ripiena e uova. Un’altra tematica sulla quale siamo impegnati è quella di rendere la nostra offerta di ittico sempre più connessa al tema della sostenibilità della pesca e tutela dei mari».
matori, ma soprattutto nella filiera: l’analisi dei bilanci dei fornitori negli ultimi sei anni dimostra che le aziende hanno performance economiche, occupazionali e di reddito migliori delle altre imprese del food, un dinamismo che aumenta al crescere della quota di fatturato generata con le mdd. «L’offerta di prodotti biologici in Italia è per quasi il 50% realizzata dai retailer e dalle Marche Del Distributore che stanno assumendo il ruolo di leader sulla sostenibilità: coordinando e aiutando gli attori della supply chain verso pratiche e prodotti sostenibili, consentono a shopper e consumatori di trovare un’offerta sostenibile più ampia sugli scaffali». È la considerazione di Paolo Palomba, managing partner di Expertise on Field-Iplc Italy. . . . MA LA STRADA È ANCORA LUNGA Negli ultimi anni i distributori sono stati sollecitati nel loro impegno anche dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS, nata nel 2016) che promuove l’adozione di pratiche finalizzate al raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Tuttavia, gli impegni e l’offerta di prodotti dei rivenditori sembrano ancora inadeguati se visti in relazione alla portata e all’urgenza della crisi climatica, e all’agenda di sostenibilità. Nielsen osserva che il 74% dei consumatori crede che le aziende siano impegnate per l’ambiente, ma solo il 16,4%
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di queste offra prodotti “verdi”, nonostante oltre il 70% dei consumatori italiani sia disposto a pagare di più per questi (Nielsen Sustainable Shopper Report, a.t. 2019). Coop è una delle catene più attive in Italia su questo fronte, sia in termini di progetti che di comunicazione. Alla fine del 2019 ha lanciato la campagna “Con buone scelte di acquisto puoi cambiare il mondo”. La cooperativa è anche attivamente impegnata nella riduzione dell’uso di pesticidi, in particolare il glifosato in agricoltura, questo l’ha portata ad avere oggi la più vasta gamma di prodotti biologici disponibili in Italia sotto un unico marchio: Vivi Verde Coop. «È il primo brand bio venduto nella grande distribuzione in Italia con oltre 150 milioni di fatturato nel 2019 e non ha cessato di crescere durante e dopo il lockdown con un trend a valore del +9%» ha dichiarato Maura Latini, amministratrice delegata di Coop Italia durante la presentazione dell’annuale Rapporto. La catena, assieme a Carrefour, in Italia guida il lavoro sulla tracciabilità e trasparenza nelle filiere di uova, pollo e agrumi. Infine, Coop ha lanciato anche la campagna Buoni e Giusti che si concentra sull’acquisto e la vendita di frutta e verdura di produzione senza sfruttamento dei lavoratori. Altro grande player, Conad, si è ripromesso l’eliminazione della plastica entro il 2021 da molte confezioni a marchio e tracciando la riduzione di plastica e CO2. Per Esselunga offrire prodotti sostenibili significa misurarne e valutarne gli impatti nel loro intero ciclo di vita, e, in secondo luogo, sviluppare linee di vendita caratterizzate da un impatto ambientale minimo. In quest’ottica, l’azienda ha quantificato l’impatto ambientale di tutte le fasi del ciclo di vita di alcuni prodotti a marchio adottando la metodologia Lca – Life Cycle Assessment. Ha anche avviato una sperimentazione di raccolta di bottiglie di plastica nei propri punti vendita. 10
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PRIMO OBIET TIVO: IL PACKAGING Secondo i dati Iplc il packaging è tra i principali obiettivi della distribuzione europea (14%). A dimostrazione di quanto sia attuale e sentito il tema, nel 2020 Bennet ha presentato il suo primo bilancio di sostenibilità relativo all’anno 2019. L’impegno a tutela del futuro ha portato a risultati significativi di riduzione dei materiali di imballaggio utilizzati (-43,9% nell’utilizzo della plastica nel 2019 vs 2018). Dove la riduzione risulta oggi più difficoltosa, per motivazioni tecnologiche e di sicurezza alimentare, l’azienda ha orientato la sua scelta verso packaging “più sostenibili” monomateriali, più facilmente smaltibili e riciclabili, verso materiali e manufatti ottenuti dalla valorizzazione dei rifiuti plastici con marchio di certificazione ambientale (“Plastica seconda vita”), verso l’utilizzo di bioplastiche, ottenute da materiale di origine vegetale, smaltibili nella frazione organica, verso l’utilizzo di imballaggi in carta certificati con catena di custodia (Pefc, Fsc, Aticelca). Despar nello sviluppo di nuovi prodotti segue due pilastri fondamentali: la salute e il benessere da un lato, l’ambiente dall’altro. «Per quanto riguarda il packaging dei prodotti, da qualche anno – afferma Michela Cocchi, brand manager Despar Italia –, stiamo inserendo sui prodotti delle icone che spiegano in maniera semplice da quali materiali è composto il packaging e in quale raccolta va conferito il rifiuto». Sugli imballaggi è concentrata anche Selex (Selex, Vale, Il Gigante), come ricorda Luca Vaccaro, direttore mdd: «Lavoriamo sulla riduzione degli imballi, l’utilizzo di monomateriali, con preferenza di materiali riciclabili e riciclati, per la riduzione dell’overpack con l’obiettivo di immetterne meno sul mercato, facilitarne lo smaltimento ed eliminare i materiali più inquinanti. È un progetto importante che tocca tutti i nostri prodotti, oltre 5.000 referenze, e che ci porta già nei primi mesi di quest’anno a effettuare modifiche su molte nostre confezioni: dalle bottiglie dell’acqua, che verranno prodotte con una parte di plastica riciclata, alla riduzione dello spessore delle buste di insalata di IV gamma, e alla modifica del materiale di imballo dei frollini per renderlo totalmente smaltibile nella carta».
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Le più recenti ricerche di mercato confermano che i consumatori richiedono packaging salvafreschezza ed ecosostenibili. Eco Packaging System soddisfa appieno questi bisogni perché: ǻ ǻ ǻ
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I DISCOUNT NON RESTANO INDIETRO. . . Anche nei discount la crescita dell’attenzione alla sostenibilità è rilevante e procede di pari passo con la crescita del canale. «Una delle sfide più grandi che ci troviamo ad affrontare – afferma Alessia Bonifazi, responsabile comunicazione & Csr di Lidl Italia – è sicuramente quella relativa alla riduzione dell’impiego della plastica lungo tutta la filiera. Tra le tante iniziative adottate nel corso degli anni, uno dei progetti di cui siamo più orgogliosi è REset Plastic, la strategia internazionale per la plastica del gruppo Schwarz, a cui Lidl Italia ha aderito. Ci siamo posti l’obiettivo di ridurre la plastica nelle confezioni di prodotto a marchio proprio del 20% entro il 2025 e di rendere riciclabile il 100% dei packaging dei prodotti a marchio sempre entro tale data. Il raggiungimento di tali traguardi non può prescindere dall’adozione di un nuovo approccio a tutto tondo, che va dall’eliminazione totale della plastica ove possibile, al design di nuovi packaging maggiormente riciclabili, fino all’innovazione e sensibilizzazione del pubblico verso tali temi». La vocazione “green” di Md è racchiusa nel progetto “La Buona Spesa non solo a parole”. L’impegno verso l’ambiente si estende anche ai packaging dei prodotti a marchio attraverso precise indicazioni sul corretto smaltimento e un’implementazione dell’uso di materiali compostabili. Attualmente questo riguarda circa l’80% dei prodotti, mentre il 40% delle capsule da caffè è già compostabile. Anche il mondo dei surgelati è interessato: nei prossimi mesi gli incarti per le verdure saranno compostabili e smaltibili nell’organico. La linea di posate monouso “flou green” è interamente compostabile, mentre la linea di detergenti Dat5 utilizza plastica riciclata nei flaconi, così come la carta certificata Fsc.
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La collaborazione contro lo spreco u Un aiuto ai distributori nelle prati-
che di sostenibilità è arrivato da organizzazioni come Last Minute Market o la Caritas locale, che collaborano con i dettaglianti per raccogliere le eccedenze alimentari prossime alla scadenza, mettendole a disposizione delle persone che vivono in povertà. App come Too Good to Go offrono anche prodotti a prezzi molto bassi prossimi alla scadenza ai consumatori che si recano in negozio per il ritiro. Per aiutare i produttori e le aziende retail, l’Osservatorio sulla sostenibilità dei beni di consumo confezionati, fondato nel 2019 dalla Business School dell’Università di Bologna, aiuta a misurare l’impatto in CO2eq delle gamme selezionate dai supermercati, a partire dal Life Cycle Assessment degli ingredienti e del packaging.
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. . . E LANCIANO INIZIATIVE MIRATE Nel 2018, a pochi mesi dalle prime aperture in Italia, Aldi ha lanciato “Io riciclo!”, l’iniziativa di sensibilizzazione dei clienti per la tutela ambientale. Grazie ad icone chiare e ben visibili sui packaging dei prodotti private label i consumatori ricevono informazioni sul tipo di materiale impiegato nell’imballaggio, agevolando il corretto conferimento dei rifiuti nel circuito di raccolta dei Comuni. In tutti i punti vendita è possibile, inoltre, liberarsi degli imballaggi superflui, conferendoli direttamente nell’apposita area ed effettuare la consegna delle pile esaurite. Aldi ha anche lavorato per rendere le bottiglie del latte delle marche “Bonlà” ed “Enjoy Free” più sostenibili. Le nuove bottiglie sono realizzate con il 50% di pet riciclato (r-pet) e sono a loro volta riciclabili al 100%. «Questa scelta consentirà di diminuire l’introduzione di nuova plastica nell’ambiente, con un risparmio di oltre 40 tonnellate all’anno. Ad oggi, inoltre, tutte le referenze di uova fresche presenti a scaffale sono confezionate in un pack 100% in polpa di cellulosa e sono composte da almeno il 70% di materiale riciclato». Nell’ambito degli imballaggi primari, sono già stati eliminati i vassoi in polistirene (polistirolo) ed è aumentata la quota di imballaggi in r-pet e pet in alternativa ad altri materiali plastici. Aldi è, inoltre, il primo retailer a sostenere in Italia Plastic Bank, social enterprise impegnata a raccogliere e riciclare plastica dispersa nell’ambiente destinata ad inquinare gli oceani. A novembre 2020 ha lanciato infatti i primi prodotti ortofrutticoli con packaging alimentare realizzato al 100% in Social Plastic, in collaborazione con Carton Pack e Plastic Bank. Anche Penny Market sta sempre di più mettendo al centro il suo impegno per un futuro sostenibile. Un esempio tangibile è proprio nella direzione di includere sul pack di alcune linee di prodotto a marchio le informazioni riguardanti il corretto smaltimento dei rifiuti. «La linea di frutta e verdura “MY Bio bellezze Naturali”, che si pone l’obiettivo ambizioso di affrontare la lotta contro lo spreco alimentare offrendo prodotti “Speciali fuori ma perfetti dentro” – aggiunge Paola Monica Dimaggio, private label manager & sustainability coordinator di Penny Market Italia – utilizza esclusivamente film e retine biodegradabili e compostabili e vassoi 100% riciclabili». Maria Teresa Manuelli
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PLM - INTERVISTA... DALLA PARTE DELLA DISTRIBUZIONE
A FARE I L PUNTO CON PLM È NUOVO DI R E T TOR E MA R K E T I NG E MA R CHE PR I VAT E DI C OOP I TA LI A , PAOLO B ONSI G NOR E
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INTERVISTA... DALLA PARTE DELLA DISTRIBUZIONE
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Coop Italia,
le pl sono il 30% delle vendite IL NOME COOP È DA SEMPRE UNA GARANZIA DI QUALITÀ E SOSTENIBILITÀ ANCHE NEL MONDO DELLE MDD. DETERMINA, FRA L’ALTRO, UNA QUOTA DI VENDITE MOLTO SIGNIFICATIVA E DECISAMENTE SUPERIORE AL 20% MEDIO CONSEGUITO DALLA GDO NAZIONALE ATTRAVERSO LA PL. ABBIAMO DATO LA PAROLA A PAOLO BONSIGNORE, NEODIRETTORE DEI PRODOTTI A MARCHIO COOP ITALIA. Par tiamo dalle cifre e dalle per formance. . . I nostri dati continuano a essere positivi e complessivamente la quota del prodotto Coop si aggira intorno al 30%, con un fatturato che viaggia sui 3 miliardi di euro, di cui circa il 40% da filiere a completa tracciabilità, un unicum in Italia. Danno costantemente ottimi risultati le linee storiche come Vivi Verde (il bio e l’ecologico), Fiorfiore (l’eccellenza gastronomica) e BeneSì (i prodotti salutistici), le quali crescono a doppia cifra. Nettamente apprezzabili anche i risultati del marchio Origine, sinonimo di tracciabilità totale della filiera.
Paolo Bonsignore, con oltre 24 anni di esperienza nel mondo del largo consumo, è il nuovo direttore marketing e marche private di Coop Italia. Originario di Trieste, ha, fra l’altro, rivestito ruoli manageriali in Illy, dove è stato direttore marketing per oltre 8 anni e in Bialetti. Ha studiato in Italia, alla Mib Trieste School Of Management e negli Usa, presso la Wharton School dell’Università della Pennsylvania. Ha una profonda conoscenza dei mercati internazionali, della comunicazione, del digitale e del commercio elettronico.
Ci racconta la storia del marchio Coop? La storia del prodotto Coop comincia più di 70 anni fa ed è una storia di successo e crescita continua. Oggi abbiamo un totale di 4.500 prodotti, di cui oltre un centinaio lanciati nel 2020. Sintesi perfetta dell’identità di Coop, i prodotti a marchio, fin dalla nascita, si sono caratterizzati per la trasparenza - sulla sicurezza alimentare Coop va ben oltre gli obblighi di legge e Coop Italia investe in questo campo oltre 5 milioni di euro l’anno -, l’eticità della filiera (l’a17
PLM - INTERVISTA... DALLA PARTE DELLA DISTRIBUZIONE
desione allo standard Sa8000 è anch’essa storica e rinvigorita recentemente nelle filiere più a rischio), l’alta qualità e la convenienza: in media -30% rispetto ai corrispondenti prodotti dell’Idm. La pandemia è stata, anche per la marca privata, un grande banco di prova. Cos ’è accaduto in Coop? È indubbio che il Covid abbia cambiato i comportamenti degli italiani, ma ci conforta ritrovare, in questi mutamenti, molte conferme su tendenze già individuate da Coop e sulle quali ci stiamo sintonizzando con forza e distinguendoci dai competitor. La sensibilità green degli italiani in primis, su cui stiamo investendo molto e che abbiamo visto ribadita dai nostri dati anche durante e dopo il lockdown. Il nostro marchio di prodotti biologici Vivi Verde è il primo brand bio venduto, in Italia, nella grande distribuzione, con oltre 150 milioni di fatturato nel 2019 e un trend a valore del +9%, che non ha mai avuto flessioni, né prima, né durante, né dopo il lockdown. Ma, più in generale, su tutto quanto attiene al rapporto fra sostenibilità e cibo il nostro prodotto non teme rivali. E sul versante dei prezzi? Voglio ricordare un impegno che ci siamo presi con i nostri soci e consumatori, ossia bloccare i prezzi delle mdd fino alla fine del mese di settembre, tramite l’offerta “Operazione Forza 10”, comprensiva di un paniere di 10 nostri articoli con un costo al pubblico di 10 euro. Il prezzo, volutamente conveniente - sconto medio del 37% rispetto al prezzo normale -, non ha distolto dal valore dei singoli prodotti, che hanno tutti la garanzia Coop, la tracciabilità e l’aggiunta di caratteristiche uniche (è il caso dell’antibiotic free o del controllo etico della filiera). L’iniziativa è stata molto apprezzata e le 10 referenze, in 3 mesi, hanno registrato vendite di 9,5 milioni di euro, con quantità doppie rispetto allo scorso anno e punte di crescita del 300% e oltre.
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INTERVISTA... DALLA PARTE DELLA DISTRIBUZIONE
Il mondo Coop conta molte linee a marchio proprio. Quante sono attualmente? La marca privata Coop si articola su una dozzina di brand, che vanno a coprire diversi posizionamenti di prezzo e concettuali, per soddisfare molteplici aree di bisogno, denotando prestazioni superiori a tanti prodotti dell’industria. Questa ricchezza è il risultato di un’evoluzione che ci ha portato dall’iniziale “portfolio management” al concetto di “private label ownership”, vale a dire un approccio di gestione della PL analogo a quello che i marchi industriali applicano ai propri prodotti. Ci ha parlato di sostenibilità. Possiamo approfondire il rappor to fra questo valore e il marchio del distributore? È un equilibrio non semplice, perché non è a costo zero, soprattutto se si ha l’ambizione di intercettare le novità positive. Facciamo comunque e sempre scelte tali da aggiungere valori per i consumatori e, in questo, anche il concetto della sostenibilità è molto presidiato. Per esempio, quando abbiamo deciso di lavorare per togliere gli antibiotici dalle nostre filiere animali, abbiamo scelto di fare un’operazione non a costo zero e di investire risorse che daranno pienamente un ritorno solo quando il mercato avrà trovato il proprio equilibrio, questo perché non abbiamo caricato il costo aggiuntivo sui nostri clienti. Lavoriamo su una filiera interamente sostenibile, anche per quanto riguarda il packaging, che è l’ultimo tratto del percorso. Anche qui mi piace ricordare che l’intera linea Vivi Verde, il bio di Coop, utilizza imballaggi riciclabili, riutilizzabili, o compostabili: e stiamo parlando di oltre 750 referenze. Concludiamo con il vissuto del marchio Coop presso il consumatore finale. . . Noi abbiamo un obbligo nei confronti dei nostri soci e consumatori, obbligo dal quale non deroghiamo e che trova, nel prodotto a marchio, una bandiera. Il nostro impegno è di offrire i migliori prodotti del mercato al giusto prezzo, rispettando i parametri di qualità, trasparenza e sicurezza. Per Coop la tutela dei lavoratori e della terra viene prima di tutto e lavoriamo perché, nella nostra filiera, non ci siano caporalato, discriminazioni di genere, infiltrazioni mafiose, sfruttamento dei migranti e dell’ambiente. I nostri controlli garantiscono che siano rispettati gli standard di produzione e che tutti gli alimenti siano buoni e salutari. Non chiediamo ai nostri fornitori prodotti perfetti, ma prodotti che non prevedano l’uso di antibiotici, pesticidi e di tutto ciò che compromette l’integrità di un bene. Nei prodotti a marchio Coop tutto è chiaro e dichiarato e facciamo in modo che, di ogni articolo, si possa sapere ogni cosa, raccontandone la provenienza e la storia. È il nostro modo di garantire ai consumatori la massima trasparenza e crediamo che tutto questo spieghi il successo del prodotto Coop. l
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3 miliardi
vendite di pl per Coop Italia 30% quota private label sulle vendite di Coop Italia
4.500 referenze a marchio Coop
Luca Salomone, giornalista professionista specializzato in beni di consumo, distribuzione, centri commerciali e finanza.
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PLM - ESPERIENZE IN CAMPO
Il ruolo del retailer per lo sviluppo sostenibile:
Il caso Walmart Nella strategia di sviluppo sostenibile “perseguiamo un approccio multi-stakeholder al business: clienti, collaboratori, fornitori, comunità e pianeta, è possibile creare più valore per tutti, anche per gli azionisti”. Sono le parole di Doug McMillon, presidente e ceo di Walmart nel suo “Regeneration Speech”, tenuto lo scorso settembre 2020 in occasione del Walmart Sustainability Milestone Summit, l’appuntamento per aggiornare fornitori, partner, stakeholder sull’avanzamento delle strategie, obiettivi e risultati del percorso intrapreso dal gruppo alcuni anni fa.
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ostenibilità economica, ambientale e sociale sono impostate in ogni ambito, in ogni azione, singola o collettiva, in modo integrato, per generare valore a favore di tutti gli attori della filiera. Più che di una scommessa, si tratta di un approccio metodico, scientifico, progressivo: “non si tratta di sperare che vada tutto bene, si tratta di azioni da compiere senza timore, con coraggio” continua Doug. Nel largo consumo il ruolo sociale della distribuzione, e
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ESPERIENZE IN CAMPO
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PLM - ESPERIENZE IN CAMPO
ESEMPI DI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ DI WALMART AMBITO
DESCRIZIONE OBIETTIVO
ENTRO IL
EMISSIONI CO2e
Progetto Gigatone: prevenzione dell’emissione di 1 miliardo di ton. metriche equivalenti di CO2, pari a 211 milioni di veicoli circolanti per un intero anno. Al 2020 obiettivo raggiunto per 240 milioni.
2030
EMISSIONI CO2e
Azzeramento delle emissioni di gas serra nelle operation globali
2040
SPRECO DI CIBO 10 X 20 X 30
10 maggiori food retailer (tra cui Walmart) si impegnano con 20 fornitori prioritari per dimezzare lo spreco di cibo al 2030
2030
PACKGING SOSTENIBILE
Dal 55% del 2020 al 100% del packaging della Private Label riciclabile, riutilizzabile o compostabile nel 2025
2025
BIODIVERSITÀ DEFORESTAZIONE
Approvvigionamento di olio di palma, carne bovina, soia, polpa di legno e carta certificati al 100% “de-forestaion free”.
2025
Elaborazione IPLC Italia da fonte aziendale Walmart
ESPERIENZE IN CAMPO
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in particolare delle marche del distributore (mdd) per il valore di “accessibilità” all’offerta che offrono ai consumatori, in occasione della pandemia è emerso in modo evidente, attribuendo un ruolo guida, direi quasi una vocazione, ai distributori nel coordinare, guidare e accelerare la realizzazione di pratiche sostenibili.
Walmart,
negli ultimi anni, ha fatto di questo ruolo un perno della propria strategia in modo originale e attivo. Vediamo in breve quali sono i cinque principali ingredienti che la connotano:
1 INSIEME
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VALORE CONDIVISO
Di fronte alla rilevanza, globalità e urgenza dei problemi e delle opportunità, nessuno da solo, per quanto grande, può essere efficace: l’impatto si genera collettivamente. La pandemia ci ha dato una grande lezione, solo quando abbiamo agito collettivamente abbiamo abbassato la curva dei contagi. Chi ha la posizione migliore nella filiera per svolgere questo ruolo se non il distributore? Per i collaboratori e le imprese è il premio per aver contribuito al progetto, per i clienti... “la sostenibilità è al cuore della nostra missione di aiutare le persone a risparmiare e a vivere meglio” (Latriece Watkins EVP, consumables, Walmart US)
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VELOCEMENTE
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MODALITÀ E STRUMENTI
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COMUNICAZIONE
Per l’ingaggio, l’informazione e la motivazione delle imprese, dei collaboratori e dei clienti.
Ènecessario agire velocemente, con azioni da diffondere rapidamente. I retailer o associazioni di retailer, agiscono, a monte con diverse migliaia di fornitori, a valle con diversi milioni di clienti, un potenziale di scalabilità e impatto impareggiabili.
Piattaforme, sistemi di calcolo e rendicontazione dei progressi, linee guida semplici e condivise, per consentire ai fornitori di scegliere i propri obiettivi in modo coerente, dichiarato, praticato e rendicontato. Con la piattaforma Walmart Sustainability Hub il distributore americano svolge questo ruolo nei confronti dei propri fornitori offrendo loro accesso, servizi e supporto per realizzare i propri obiettivi. Alla piattaforma hanno aderito anche multinazionali di marca come Unilever, Nestlé, Barilla, Danone, P&G.
Paolo Palomba , Managing Partner Iplc Expertise on Field
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PLM - MERCATI
Le private label conquistano sempre più spazio nel mercato dei
Latticini freschi Si assiste da tempo a un’evoluzione della marca del distributore che, diversamente dal passato, non presidia più soltanto i segmenti base e i primi prezzi, ma è sempre più presente nelle fasce premium, nelle produzioni certificate, nelle specialità territoriali e nelle referenze maggiormente innovative in termini di servizio e di packaging.
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l lockdown e le altre misure per arginare l’emergenza sanitaria hanno dato grande impulso ai consumi domestici dei formaggi, soprattutto dei latticini, sia a marca industriale sia private label. Da gennaio a giugno del 2020, infatti, secondo i dati elaborati da Iri e Gfk diffusi da Assolatte, le vendite dei formaggi nella distribuzione moderna sono aumentate dell’11,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e, tra i prodotti più consumati, al primo posto c’è la mozzarella da cucina (+67,7%), seguita da mascarpone (+50,6%),
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MERCATI
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Coop
u Durante il lockdown nazionale le vendite di formaggi freschi a marchio hanno registrato incrementi oltre il +50%; u Da gennaio a settembre 2020 le vendite di formaggi freschi in Coop hanno registrato +14%, mentre i prodotti a marchio hanno fatto segnare +26%; u Da gennaio a settembre 2020 i latticini private label Coop sono cresciuti piĂš del prodotto di marca, sia a valore sia a volume.
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PLM - MERCATI
formaggi fusi in fette (+20,7%), mozzarella vaccina (+18,2%) e formaggi a pasta filata (+17,5%), tutti nettamente al di sopra della media del comparto. Anche nel mercato dei latticini e dei formaggi, così come in molti altri del largo consumo confezionato, si assiste da tempo a un’evoluzione della marca del distributore che, diversamente dal passato, non presidia più soltanto i segmenti base e i primi prezzi, ma è sempre più presente nelle fasce premium, nelle produzioni certificate, nelle specialità territoriali e nelle referenze maggiormente innovative in termini di servizio e di packaging. Oggi la quota raggiunta dalle private label in Gdo all’interno del mercato dei formaggi e dei derivati del latte è in continua crescita e si attesta sul 20% circa, sia a valore sia a volume, un’incidenza che risulta molto accentuata in diversi latticini come il burro, la mozzarella, la panna fresca, la ricotta e lo yogurt magro.
I L LOCK DOWN HA SPI NTO ANCHE I CONSUMI DEI F ORMAGGI MDD «In generale la categoria è in forte crescita – afferma Filippo Capellupo, categor y manager del settore freschi mdd di Selex – e le private label hanno un tasso superiore al mercato con conseguente aumento della loro quota. La tendenza all’acquisto delle referenze a nostro marchio si è accentuata nei primi mesi del 2020 e si è consolidata in quelli successivi. In particolare risalto sono le performance di mozzarelle, yogurt, ricotte e crescenze, un dato che leggiamo come conferma della consapevolezza da parte dei consumatori del rapporto qualità/prezzo ottimale dei nostri prodotti». Anche in casa Coop, in cui le performance di vendita di formaggi e latticini vengono gestite in due aree differenti, i prodotti a marca del distributore corrono più della media delle categorie di riferimento. «Da gennaio a settembre 2020, il dato delle vendite dei formaggi freschi è molto positivo – afferma Danilo Pini, responsabile
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MERCATI
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Carrefour Italia amplia l’offerta del benessere
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a proposta a marchio Carrefour Italia nel mercato dei latticini e dei formaggi freschi sta mostrando in questi mesi performance molto positive e si sta allargando con novità soprattutto nei segmenti del benessere. «Tutti i nostri prodotti private label, grazie al contenuto di servizio e all’ottimo rapporto qualità/prezzo, registrano tassi di crescita importanti – spiega Marco Selmo – sulla categoria stiamo cercando di lavorare per ampliare l’offerta assortimentale garantendo la massima copertura delle unità di bisogno, in particolare su estensioni di linee come sul “senza lattosio” o sul “light”. Altro tema per noi estremamente importante e oggetto di sviluppo è l’origine italiana delle materie prime e, quindi, l’italianità dell’offerta all’interno del nostro assortimento di prodotto a marchio».
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MERCATI
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del repar to formaggi di Coop Italia – e registra un +14% sia a valore sia a volumi rispetto allo stesso periodo del 2019, con il prodotto a marchio che cresce del 26%, contribuendo significativamente al risultato complessivo. Occorre naturalmente precisare che su questi dati ha inciso in misura determinante il lockdown nazionale con incrementi oltre il +30% e del +50% sui prodotto a marchio».
NEI L AT TI CI NI L A PRI VATE L ABEL CRESCE PI Ù DEL PRODOT TO DI MARCA Analogo il discorso per i latticini industriali, sempre in Coop, anche se le dinamiche sono diverse all’interno delle singole categorie. «Si tratta di un settore che nel complesso sta performando molto bene – spiega Doriana De Pascalis, responsabile del reparto latticini di Coop Italia – con trend a volume che vanno dal +12,6% dei grassi al +7,2% delle bevande vegetali e al +3,2% del latte, per finire con il +2,5% dello yogurt. Il risultato di quest’ultima categoria è da considerarsi alquanto positivo se si tiene conto della quasi totale assenza di innovazione recepita nel 2020 e dell’importanza della stessa quale elemento trainante le vendite. I numeri sono ancora più positivi se si analizza l’andamento della nostra private label che cresce più del prodotto di marca, sia a valore sia a volume. Unico neo negativo le vendite del latte fresco che, a causa delle restrizioni dovute al Covid, sono crollate drasticamente pur se ampiamente compensate dal latte a lunga conservazione che è cresciuto di circa il 10% sia a volume sia a valore».
TOP 5 DEI PRODOTTI MDD IN CRESCITA +67,7% mozzarella da cucina +50,6% mascarpone +20,7% formaggi fusi in fette +18,2% mozzarella vaccina +17,5% formaggi a pasta filata
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MERCATI
Una private label sempre più “green” per
Coop
Già da tempo Coop realizza i suoi prodotti a marchio utilizzando materia prima italiana, con fornitori certificati e controlli molto rigorosi lungo tutta la filiera, inoltre è ed è sempre stata un’azienda molto attenta all’ambiente, basti pensare all’attuale campagna di comunicazione “Una buona spesa può cambiare il mondo”. «Il nostro prodotto a marchio richiama in sé tutti i nostri valori – spiega Doriana De Pascalis – quindi anche nei prossimi sviluppi si darà massima attenzione all’aspetto ambientale. Siamo infatti al lavoro per allargare l’offerta del benessere, ma anche quella del premium e dei prodotti ecologici e/o legati alla territorialità. Le innovazioni passano inevitabilmente anche dal pack che diventa sempre più sostenibile: dai brik del latte compostabili alla plastica R-Pet, per finire col vasetto dello yogurt in carta al posto del classico in plastica, una soluzione a cui stiamo lavorando».
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P RI V AT E L AB EL A CO N F RO N T O
+ L AT TI CI NI MDD APPRE Z Z ATI ANCHE COME I NGREDI ENTI Le mutate abitudini d’acquisto dei consumatori costretti dall’emergenza sanitaria a trascorrere più tempo nelle proprie mura domestiche rispetto al passato ha sicuramente contenuto le dinamiche di vendita di molti prodotti dalla shelf-life limitata, anche se diverse referenze hanno beneficiato dell’aumento delle preparazioni gastronomiche casalinghe. «La categoria dei latticini freschi quest’anno registra buoni tassi di crescita a valore e a volume, sia all’interno della nostra insegna sia nel mercato complessivo – afferma Marco Selmo, direttore freschi libero ser vizio e surgelati di Carrefour Italia – in particolare su alcuni segmenti dei prodotti di base utilizzati come ingredientistica. Nei nostri punti vendita registriamo una private label che cresce in modo leggermente maggiore rispetto al totale categoria, stiamo quindi guadagnando quota con il nostro marchio privato all’interno dei vari segmenti».
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PLM - MERCATI
Selex: top latticini
Nel 2020 tra i latticini private label di Selex crescono soprattutto le performance di mozzarelle, yogurt, ricotte e crescenze.
LA PANDEMIA INFLUENZA ANCHE LA SPESA PRIVATE LABEL Secondo Samanta Brasiello, buyer marca privata libero ser vizio di Iper La grande i (Gruppo Finiper), va comunque evidenziato che, di per sé, questo periodo non può che essere considerato come extra-ordinario, sottoposto a dinamiche di spesa molto particolari data la gestione della nostra quotidianità e delle nostre routine familiari in maniera totalmente diversa dal solito: «È indubbio, quindi, che anche la categoria dei latticini stia risentendo di questi inusuali comportamenti di acquisto e in modo tutto sommato positivo. Parliamo infatti di prodotti che, tendenzialmente, si caratterizzano per la presenza costante nel paniere delle famiglie. Leggiamo valori positivi in tutto il comparto, con alcune referenze che guidano questi incrementi: in particolare, si registra una forte crescita delle vendite di latte Uht, preferito a quello fresco proprio per le caratteristiche di maggiore conservabilità, della mozzarella vaccina, probabilmente per un aumento dell’impiego in preparazioni casalinghe, e dei formaggi duri con i grattugiati. La nostra private label è perfettamente allineata a queste crescite».
L’ I TALI ANI TÀ DELLE MATERI E PRI ME È SEMPRE TRAI NANTE Tra i principali requisiti che oggi il consumatore ricerca nei latticini freschi che acquista quotidianamente, compresi quelli a marca del distributore, c’è sicuramente l’italianità dei prodotti. «Per le nostre private label abbiamo da tempo scelto di utilizzare latte italiano – afferma Filippo Capellupo di Selex – riteniamo importante garantire e comunicare l’origine della materia prima, crediamo che l’italianità sia più che mai un valore riconosciuto. Dove possibile, inoltre, cerchiamo di offrire prodotti con packaging a minore impatto ambientale e con grammature ridotte affinché ci sia un utilizzo integrale del prodotto acquistato: l’attenzione a non sprecare il cibo è un atteggiamento ormai sempre più consolidato nei consumatori».
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MERCATI
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NEL SEGNO DELL A TR ADI ZI ONE CULI NARI A I TALI ANA Anche il rispetto delle nostre tradizioni gastronomiche è un tema “caldo” nel mercato dei latticini e dei formaggi freschi. «Con la nostra private label rispondiamo pienamente in quei comparti alimentari che confermano il loro radicamento nella tipica cucina italiana e di carattere più familiare – spiega Samanta Brasiello di Iper La grande i – compresa la categoria dei prodotti lattiero-caseari che è assolutamente “matura”: latte, burro, yogurt, panna e formaggi risultano essere alimenti immancabili e indispensabili nel frigo e nella dispensa di casa, a maggior ragione in questo periodo in cui le liste della spesa si allungano con i prodotti più consolidati per ridurre le frequentazioni del supermercato».
20% La quota della private label nel mercato dei formaggi e dei derivati del latte (in costante crescita)
+11,6%
Vendite di formaggi in Gdo nel primo semestre 2020
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NON SOLO CONVENIENZA PER I LATTICINI A MARCHIO
IPER In questo periodo complicato in termini economici e sociali, con la sua offerta private label Iper punta a soddisfare le esigenze e le necessità di tutti i propri clienti. «L’intero nostro assortimento è orientato proprio a questo – spiega Samanta Brasiello – a partire dal nostro marchio Valis che offre un ottimo rapporto qualità/prezzo e completa l’offerta dei prodotti a marchio con un’ampia gamma di articoli che si posizionano al livello più conveniente di tutto il mercato. Il marchio insegna (Iper) è dedicato alla valorizzazione dei prodotti italiani, sui quali c’è una grande attenzione da parte del consumatore. Abbiamo lavorato anche in riferimento a un focus sulle referenze senza lattosio che, seppur dedicate a una specifica clientela, stanno trovando grande e diffuso riscontro. Senza dimenticare la nostra attenzione tutta particolare a grammature coerenti con le dinamiche di consumo sia di tipo familiare che monoporzione».
Iper: top lattiero-caseario La private label lattiero-casearia di Iper La grande i cresce soprattutto nel latte Uht, nella mozzarella vaccina e nei formaggi duri grattugiati
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MERCATI
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CRESCONO I L “ LOCAL” E L A SFER A S ALUTI STI CA Secondo Doriana De Pascalis di Coop, il consumatore è sempre più esigente e ha imparato a leggere bene le etichette, perciò cresce la richiesta di prodotti 100% italiani, ma ancor più di alimenti “local” e, laddove possibile, realizzati con materie prime premium come latte di montagna o della Valtellina, yogurt da latte fieno ecc.: «In grande crescita anche la richiesta di prodotti legati al benessere e alle intolleranze: i “senza lattosio” in primis, in forte slancio anche il segmento del kefir, nonché le referenze ad alto contenuto proteico, ma magre al tempo stesso. In leggera flessione, invece, il biologico un po’ in tutte le categorie, forse a causa del prezzo più sostenuto rispetto all’equivalente prodotto convenzionale, soprattutto in un contesto di forte incertezza economica come quello che stiamo vivendo».
L’ALTO CONTENUTO DI SER VI ZI O GUI DA ANCHE LE PRI VATE L ABEL Escludendo per un attimo l’effetto Covid, secondo Marco Selmo di Carrefour Italia le principali novità nel mercato dei latticini sono legate ai prodotti ad alto contenuto di servizio e ai trend che hanno registrato crescite negli ultimi anni, come per esempio tutto il mondo del “fuori casa” (snacking) o del “pronto in casa” (ready-to-cook): «Altro tipo di innovazione, se così si può dire, è l’estensione di linee di prodotti che vanno nell’ottica del “senza lattosio” oppure di referenze fresche legate alla sfera del “light” a base di latti alternativi a quello vaccino, come quello di capra. Spunti interessanti arrivano anche dalla richiesta di riduzione delle quantità di prodotto e degli imballi per sostenere la lotta allo spreco alimentare. Con le nostre private label svilupperemo progetti che consentano di seguire proprio queste evoluzioni di mercato».l
Fabio Massi, giornalista specializzato nei temi del mondo del retail e del mass market.
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PLM - INTERVISTA... DALLA PARTE DELL’INDUSTRIA
A FARE IL PUNTO, CON PLM, È IL PRESIDENTE DI INALPI SPA, AMBROGIO INVERNIZZI.
Inalpi scommette sul territorio di Luca Salomone
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INTERVISTA... DALLA PARTE DELL’INDUSTRIA
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el mese di marzo Inalpi ha acquisito il 100% delle quote di Latterie Alpine, con un piano di crescita tale da proseguire il cammino intrapreso e da incrementare il valore sul territorio. In settembre l’azienda - 172,87 milioni di fatturato consolidato nel 2019 - è entrata nel mercato degli yogurt biologici, con la chiusura dell’accordo di concordato in continuità per l’affitto del ramo d’azienda di Ars Food di Varese Ligure, nel “biodistretto” della Val Vara. È stato un anno complesso. Cosa è accaduto in casa Inalpi? Dal punto di vista economico e finanziario il periodo che abbiamo vissuto, segnato dalla pandemia, non ha inciso sulle performance del gruppo, che ha mantenuto i livelli dello scorso anno. I prodotti più dinamici, con crescite record, sono stati quelli a nostro marchio, dal burro alle fettine di formaggio fuso. Questo anche perché abbiamo lanciato la nostra prima campagna pubblicitaria, in onda, dal 26 aprile al 16 maggio, su Rai, Mediaset, Sky, La7 e Discovery e sui canali digitali. Abbiamo raccontato la nostra filiera, corta e certificata, con latte al 100% piemontese. È anche proseguita l’iniziativa del diario scolastico Inalpi, il quinto realizzato in collaborazione con Coldiretti Piemonte. Distribuito gratuitamente, si prefigge, in particolare, di fare conoscere meglio, ai giovani studenti, la filiera del latte. E per i prodotti in conto terzi? Il successo del nostro brand non ha impedito ai prodotti realizzati per la Gdo, che rappresentano il 25% dei nostri ricavi, di ruotare molto bene. Flessioni sono venute, invece, dai clienti industriali e, soprattutto, come è ovvio, dal mondo Horeca, che vale circa un 15% del fatturato.
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Fondata nel 1966, dalle famiglie Invernizzi (70%) e Barattero (30%) a Moretta, nel cuneese, l’azienda conta una vasta gamma di prodotti lattiero caseari - formaggi a fette, formaggini, formaggi tipici, burro e latte - e costituisce uno dei migliori esempi dell’agroindustria piemontese.
25%
quota dei ricavi portati dalla produzione per pl
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PLM - INTERVISTA... DALLA PARTE DELL’INDUSTRIA
Cosa vi chiedono i retailer? La Gdo si è orientata su una crescente varietà di gusti e verso alimenti funzionali, confezionati in imballaggi sostenibili e riciclabili. I buyer, insomma, sono interessati alle novità, cioè a tutto quello che non c’è ancora a scaffale. La distribuzione, inoltre, è molto attenta al biologico, dove Inalpi ha già una propria linea molto ampia, linea nella quale è entrata, di recente, una fonduta, realizzata in collaborazione con lo chef Gian Piero Vivalda. Stiamo investendo sempre di più sul bio e sulla sostenibilità, fondamentali per il consumatore e quindi per una mdd che deve e vuole essere sempre più lontana dalle pure logiche di prezzo. Oggi Inalpi vuol dire anche yogur t . Parliamone. . . Confermo. A settembre, grazie all’operazione Ars Food, siamo entrati nel mercato degli yogurt biologici, dove stiamo lavorando alacremente, per esempio con nuovi imballaggi, completamente riciclabili. Interessanti, poi, le performance del nostro e-commerce, che è cresciuto in modo notevole in tempi di Covid. Si tratta di un presidio, di un flagship store virtuale, con un fatturato annuo di 1 milione di euro. Questo “spazio” vuole soprattutto soddisfare le esigenze di coloro che desiderano avere a disposizione, comodamente e in ogni fascia oraria, tutta la nostra gamma di offerta. Quanto conta per voi il mercato estero? È fondamentale, rappresentando una buona metà del giro d’affari del gruppo. Per noi estero vuol dire soprattutto mercato industriale, mentre le catene straniere, con le quali collaboriamo, sono ancora relativamente poche e concentrate specialmente in Francia e Germania. I mercati oltre confine costituiscono un 5% delle vendite di prodotti a marchio Inalpi, mentre il canale industria incide per un altro 40%, grazie al lavoro svolto per le multinazionali. In quest’ultimo segmento ci sono state alcune turbative, dovute al calo del prezzo del latte e, più marginalmente, alle inevitabili complicazioni create dalla pandemia. Settembre e ottobre si sono dimostrati però in netta ripresa.
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2019
172,87 milioni fatturato consolidato
INTERVISTA... DALLA PARTE DELL’INDUSTRIA
40%
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INCIDENZA DEL CANALE INDUSTRIA ESTERA
Concludiamo con gli investimenti. Quali sono le voci che vi vedono maggiormente impegnati? Gli investimenti sono diretti, oltre che su diversificazione e comunicazione, soprattutto sulla produzione. Nella nostra regione Piemonte stiamo investendo sul raddoppio della capacità di polverizzazione del latte e su un nuovo caseificio, strutture che ci permetteranno di realizzare prodotti provenienti, in modo esclusivo, dalla nostra filiera. L’obiettivo, sostenuto da un investimento di 100 milioni di euro nei prossimi tre anni, è di arrivare al completo controllo della materia prima per garantire, ancora meglio, la qualità e tracciabilità. E anche la tutela dell’ambiente è per noi un valore fondamentale per il quale stiamo realizzando e progettando iniziative di sostenibilità, come la tutela delle risorse idriche, con progetti di recupero e riutilizzo delle acque e con la produzione di energie sostenibili, grazie a moderni impianti a basso impatto ambientale. Un percorso complesso e strutturato che porterà Inalpi alla certificazione Carbon e Water Footprint. Gli investimenti, per riassumere in breve, ci vedono in prima linea, anche perché crediamo che, in un momento difficile come questo, le imprese debbano fare la propria parte ed essere protagoniste della ripresa economica.l
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PLM - PACKAGING INNOVATION NELLA MDD
Nel nome del ri-ciclo di vita Il packaging è rilevante per ciò che vuole comunicare, ma deve essere in grado di proteggere il prodotto fino a quando, diventato rifiuto, deve entrare nella circolarità sostenibile. Lo dicono il 52% dei consumatori europei disposti a rinunciare al design della confezione, il 46% pronti a cambiare marca se le confezioni non sono green ed il 27% disponibili a pagare un sovrapprezzo per un packaging sostenibile (Nielsen 2020).
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a ricerca The Race Towards Sustainable Private Label (Iplc 2020) svolta in 8 paesi europei ha individuato oltre 877 iniziative assunte da oltre 50 distributori europei per accrescere la sostenibilità delle private label. Tra le 20 tipologie di impegno, quella riferita al packaging e alla plastica in particolare, è di gran lunga la più importante con 138 attività in corso. Diversi retailer, infatti, utilizzano per le proprie mdd flaconi di plastica di origine vegetale, bottiglie in pet riciclato, scatole di cartone Fsc, vaschette di polistirolo non colorato e sacchetti biodegradabili per valorizzare i packaging delle loro private label. Vediamo di seguito alcune recenti innovazioni sostenibili del packaging in alcuni europei:
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PACKAGING INNOVATION NELLA MDD - PLM
INGHILTERRA. Oltre all’impegno rilevante di Iceland di eliminare la plastica dalle confezioni di tutti i prodotti entro il 2023, il Wrap Plastic Pact, sostenuto dal 95% dei retailer, impegna i firmatari ad utilizzare esclusivamente plastica riutilizzabile, riciclabile o compostabile entro il 2025. Morrisons, nel novembre 2019, è stato il primo ad aver rimosso la plastica nera dai vassoi dalle sue private label, seguito da Asda, con una nuova confezione per le carni fresche, e da Aldi che ha cambiato i vassoi di diverse linee di prodotto, dalla frutta alla carne, riducendo la plastica dell’88%. Grazie a queste innovazioni, in UK nel 2020 la plastica non riciclabile si è ridotta di 19.000 tonnellate (l’equivalente di 1,5 miliardi di vassoi di piatti pronti). GERMANIA. Il messaggio è chiaro: meno confezioni e meno plastica. Edeka, Aldi e Lidl ridurranno del 20-25% entro il 2025 l’imballo delle proprie marche del distributore. Questo aspetto sembra non meno importante del prezzo nel modo in cui è comunicato in una recente campagna Lidl: il volantino “Confezionato Responsabilmente” di gennaio 2020 indica per oltre 170 private label la percentuale di riduzione della plastica nelle confezioni. La campagna “Verpackungsmission” cerca di educare il consumatore a un riciclaggio efficace e per facilitarlo Aldi ha creato imballaggi funzionali a separare facilmente i diversi componenti, per esempio il cartoncino perforato attorno a una vaschetta in plastica di yogurt o le bottiglie di plastica bianche per agevolarne lo smaltimento.
OLANDA. La sostenibilità è sempre più importante nel decidere quali alimenti acquistare, tutto questo richiede maggiore trasparenza e a fine 2019 Albert Heijn e Lidl hanno lanciato in Europa il primo flacone per il latte biodegradabile (flacone, tappo ed etichetta sono prodotti dalla canna da zucchero e sono completamente riciclabili).
Stefano Ghetti, Partner Iplc Italia 41
PLM - RETAIL BRAND INTERNATIONAL
Retailer Brand Sustainability:
Parliamo di
Leclerc
I consumatori francesi sono sempre più preoccupati per il cambiamento climatico che ha esercitato un’enorme pressione sulla supply chain di approvvigionamento alimentare francese. L ‘Accordo di Parigi del 2015, seguito dalle recenti vittorie dei Verdi alle elezioni europee del 2019 e alle elezioni amministrative del 2020 dimostrano che i consumatori francesi vogliono cambiare attivamente le proprie abitudini di consumo. Il sostegno a produttori e agricoltori locali rivela l’espressione di un consumo alimentare responsabile. Un sondaggio Max Havelaar/Opinion Way del 2019 conferma che la condivisione del valore è una questione importante per i consumatori d’Oltralpe. La salvaguardia dell’ambiente, in particolare attraverso la lotta contro il sovraimballaggio e lo spreco alimentare, è un elemento importante del processo di consumo consapevole, soprattutto tra i giovani.
N
on sorprende che l’agenda di sostenibilità presso i distributori abbia la massima priorità. La situazione Covid ha messo in luce l’importanza dell’approvvigionamento locale. Questa è stata una grande opportunità per i marchi privati di affermare che la maggior parte dei loro fornitori sono Pmi nazionali / locali. Anche se questo argomento era stato avviato prima della crisi, in questo contesto ha avuto grande risonanza. La necessità di trasparenza sta diventando uno dei criteri principali nello sviluppo di un nuovo marchio del distributore. Questo viene interpretato su 3 livelli:
Remy Medina, Partner Iplc France
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RETAIL BRAND INTERNATIONAL - PLM
Trasparenza sul valore nutrizionale: il nutriscore ha spinto i retailer a riformulare la propria ricetta e optare per un’etichetta (più) pulita. Trasparenza sulla produzione: ispirandosi all’iniziativa australiana, Intermarché prima e Leclerc subito dopo hanno avviato la loro comunicazione sull’origine della produzione e degli ingredienti. Trasparenza sui rifiuti: soprattutto dal punto di vista del packaging, i distributori hanno già iniziato a lavorare sull’eco-concezione che consente di mettere in atto la strategia delle 3r (riduci/riusa/ricicla). Per riflettere queste direzioni, è interessante dare uno sguardo più da vicino a tutte le iniziative Leclerc nel 2020. Ecco alcuni esempi di prodotti Leclerc che illustrano l’impatto della sua agenda di sostenibilità.
Per il proprio marchio Repère Bio Village Puro Succo, E.Leclerc sta gradualmente inserendo cannucce di carta provenienti da foreste gestite in modo sostenibile e prodotte in Francia, risparmiando più di 8 milioni di cannucce di plastica all’anno, l’equivalente di 2,5 tonnellate di plastica.
Marque Repère, il marchio privato di E.Leclerc, sta intraprendendo azioni concrete per ridurre la sua impronta di plastica. «Sebbene l’ Ue imponga un’ integrazione del 25% di r-Pet, entro il 2025 Marque Repère si è posta un obiettivo più ambizioso: che tutte le bottiglie di plastica del nostro marchio includano un minimo del 30% di r-Pet entro il 2025», ha affermato un portavoce di E. Leclerc. A oggi, più di un terzo lo è già. Su alcuni prodotti, il marchio va oltre e offre bottiglie di plastica riciclate al 100%. Pertanto, per la sua acqua di sorgente di montagna, quest’estate Marque Repère offrirà bottiglie d’acqua realizzate al 100% in plastica riciclata (r-Pet), esclusi tappi ed etichette. Questo prodotto riassume tutte le azioni intraprese finora da Leclerc. Dal materiale di imballaggio, cartone proveniente da fonti responsabili e foreste gestite in modo sostenibile al posto della plastica (14 tonnellate di plastica all’anno risparmiate), alla produzione e origine degli ingredienti, ai valori nutrizionali. Questi sono i nuovi potenziali standard per il futuro del marchio del distributore in Francia.
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PLM - THE PRIVATE LABEL SCENARIO… IN FRANCIA
Francia: l’effetto rimbalzo del Covid-19 di Remy Medina
Il 2020 sarà l’anno del ritorno alla crescita del mercato alimentare francese al dettaglio. Dopo 4 anni consecutivi di diminuzione delle vendite (-1,4% in volume nel 2019 e 0,8% in valore, Iri Reperes 2020), il de-consumo si è rivelato un trend ricorrente. Ma senza fare i conti con l’effetto Covid-19 che ha spinto la crescita a valore a +5,8% e a volume a +4,9% (anno terminante al 31/10/2020, Iri).
L
a battaglia è stata feroce tra private label e marchi dell’industria per accaparrarsi la quota maggiore di questa crescita impressionante (fig 1). Il primo lockdown ha favorito in modo massiccio il marchio del distributore che ha avuto un aumento del +23,4% nel periodo di marzo 2020. I livelli sono diminuiti quando le restrizioni sono state revocate, ma sono rimasti superiori a quelli del 2019. Il business di marca è riuscito a recuperare una quota, mentre i marchi dei distributori hanno perso la battaglia estiva. Ciò è dovuto principalmente a un
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THE PRIVATE LABEL SCENARIO… IN FRANCIA - PLM
clima favorevole che ha fortemente influenzato le vendite nelle categorie in cui il marchio del distributore è meno presente, come gelati, birre, bevande e acque. L’ultimo periodo vede un ritorno di brand e pl allo stesso livello di crescita del +10%. A livello globale i 3 livelli del marchio del distributore hanno beneficiato della situazione (figura 2). Le pl classiche, che fanno l’85% del business totale a marchio proprio, sono quelle che hanno contribuito maggiormente alla crescita con un incremento delle vendite del 7% sul periodo genn-sett 2020 a confronto con un +0,7% sullo stesso periodo nel 2019. Nel segmento a valore aggiunto, il premium ha messo a segno un +8,3% e il biologico un +11,6%. I prodotti bio sono quelli che mediamente beneficiano meno della situazione in quanto a confronto si è registrato un aumento del 20,4% nel 2019. Infine, il
CAM (Cumul Annuel Mobile) = Anno su anno CAD (Cumul A Date) = CC (Cumul Courant) = Year to Date
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PLM - THE PRIVATE LABEL SCENARIO… IN FRANCE
primo prezzo sembrava in forte aumento, ma il fatto era dovuto principalmente alle vendite di maschere viso e gel. Si prevede che il mercato totale del marchio privato raggiungerà una quota a valore del 33%, tornando al livello del 2017. La chiusura, seguita dalla ridotta frequentazione dei ristoranti, ha avuto un impatto su alcune categorie di prodotti nel reparto self service fresco, come i salumi, gli insaccati o la macelleria su cui le private label, già in posizione dominante, continuavano a guadagnare mercato. Tuttavia, guardando alle categorie colpite da un boom della domanda molto forte o molto repentino, i cambiamenti non hanno giocato a favore del marchio del distributore. Pertanto, quest’anno il loro peso è diminuito per alcuni prodotti alimentari come farina e fette biscottate, per esempio.
I Elaborazione IPLC France
l forte aumento del peso dei marchi privati, notevole per la cura della casa e la cura della persona e l’igiene, è dovuto principalmente all’aumento dei prodotti di protezione contro il virus (mascherine o gel). Senza queste categorie, la crescita della quota di private label nel re-
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THE PRIVATE LABEL SCENARIO… IN FRANCE - PLM
parto igiene è molto più contenuta (+0,2 punti). La crisi sanitaria ha modificato i modelli di consumo francesi e accentuato le tendenze preesistenti. Si conferma la voglia di prodotti locali o nazionali. Quando i distributori devono scegliere, spesso è a vantaggio delle Pmi. Questi cambiamenti hanno un impatto sulla visibilità delle private label, con un effetto sulle loro prestazioni. Questo processo è notevole nell’e-commerce, dove la quota di private label cresce ancora, ma più lentamente di quella dei marchi locali/nazionali. La situazione per il biologico è leggermente diversa: dopo anni di crescita a doppia cifra, la categoria prosegue il suo percorso ma a ritmi più lenti. Tra gennaio e settembre 2020, la gamma di prodotti è cresciuta “solo” del +11,6% contro un impressionante +20,4% rispetto allo stesso periodo del 2019.
A
nche se l’uscita dalla prima ondata dell’epidemia è stata difficile per i dettaglianti, i cambiamenti apportati da questa crisi nella composizione dei carrelli della spesa possono offrire delle opportunità per il marchio del distributore. In effetti, le private label hanno permesso ai francesi di dotarsi di mascherine. Allo stesso modo, sono ben radicate in categorie popolari come i prodotti di base, come conseguenza del ritorno dei prodotti fatti in casa. Il significativo aumento del tempo trascorso a casa o la limitazione delle interazioni sociali lascia ancora alle private label la possibilità di progredire nelle categorie di prodotti dove sono meno consolidate. Infine, il lavoro svolto dai distributori sui criteri di sostenibilità del proprio marchio li ha aiutati a essere i veri vincitori di questi tempi straordinari.l
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PLM - MERCATI
La pandemia spinge i prodotti del
Cura casa I disinfettanti e le candeggine guidano i trend più brillanti di Fabio Massi
L’emergenza della pandemia del Covid-19, oltre a determinare un importante cambiamento nelle abitudini dei consumatori, ha sicuramente spinto gli italiani a prestare maggiore attenzione all’igiene della propria abitazione e di tutti quegli oggetti di contatto quotidiano. Una tendenza che ha dato un impulso considerevole alle vendite degli igienizzanti e dei prodotti per la cura e la pulizia delle superfici domestiche, almeno nella prima metà di quest’anno. Secondo i dati del Tra le categorie di prodotto, a guidare i market monitor della detergenza trend più brillanti sono stati realizzato da Assocasa-Federi preparati disinfettanti con una chimica in collaborazione con variazione di +100%, seguiti dalle Nielsen, il settore del “cura candeggine che hanno messo a segno casa” dal 30 dicembre 2019 un aumento di +53,3%, poi i deteral 16 febbraio 2020 aveva fatgenti per superfici dure (+37,9%) e gli ausiliari per tessuti (+33,1%), mento segnare un incremento a tre i disinfestanti hanno accusato valore di +1,3%, mentre dallo una frenata (-1,5%), imputabile scoppio della pandemia fino al principalmente al calo delle 17 maggio il tasso di crescita è attività all’aperto. schizzato a +17,8%.
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MERCATI
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Cosa vuole il consumatore
u Prodotti private label che abbiano le stesse caratteristiche delle grandi marche e poter quindi risparmiare senza rinunciare alle performance; u Prodotti igienizzanti, soprattutto disinfettanti, ma comunque efficaci, facili da utilizzare, ad azione rapida, innovativi e profumati; u Prodotti piĂš sostenibili con un ridotto impatto ambientale, sia per quanto riguarda la formulazione sia per il packaging.
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PLM - MERCATI
ACQUI STI DI PROS SI MI TÀ ANCHE PER L A DE TERGENZ A DOMESTI CA In termini di format, il virus ha spostato gli acquisti sulla prossimità anche nel caso dei prodotti della detergenza domestica, premiando soprattutto il libero servizio, la cui performance è passata dal -4,8% nel periodo pre Covid-19 al +36,3% in piena pandemia. Crescono molto anche i supermercati (+29,2%), i discount (+15,2%) e gli specialisti drug (+10,3%), più contenuta la dinamica degli ipermercati (+2,7%). «L’emergenza sanitaria in atto ha profondamente cambiato il carrello della spesa – spiega Alessia Bonifazi, responsabile comunicazione & Csr di Lidl Italia – alcune categorie hanno subito forti contrazioni, si pensi, ad esempio, al fresco e al freschissimo, mentre altre hanno avuto un incremento significativo dei consumi. Tra queste, sicuramente tutto il comparto della cura e della pulizia della casa, vista la spasmodica attenzione all’igiene degli ambienti in cui viviamo che il virus ci impone. Le nostre private label stanno performando bene, in linea con il resto del nostro assortimento, che si compone per oltre l’85% da prodotti a marchio Lidl».
VOLANO I PRODOTTI PER DISINFETTARE LE PICCOLE SUPERFICI Sono soprattutto i detergenti per superfici ad aver mostrato le dinamiche migliori nel primo semestre di quest’anno. «All’interno dei nostri punti vendita si evidenzia un incremento di ben oltre il +50% dei prodotti per le piccole superfici e delle “commodities” come alcol, ammoniaca e acido muriatico – afferma Ivan Maccarini, senior buyer di Md – mentre le referenze multiuso e le candeggine hanno fatto registrare aumenti a doppia cifra, rispettivamente +30% e +45%. Proprio questi ultimi due sono i segmenti che hanno incrementato maggiormente le performance di vendita a seguito del forte bisogno di igiene scaturito dall’emergenza Covid-19. Infatti, se consideriamo solo il primo trimestre del 2020, le crescite salgono al +132% per i multiuso e al +150% per i prodotti a base candeggina. Tra le referenze più vendute si distinguono gli igienizzanti, i sanificanti e i disinfettanti presidi medico-chirurgici e/o biocidi».
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MERCATI MERCATI PLM PLM
AUMENTA IL CONTRIBUTO DELLA MARCA DEL DI STRI BUTORE SUL COMPARTO La private label, che secondo le stime di Nielsen detiene nel settore degli articoli per la pulizia e l’igiene della casa una quota di mercato del 26,4% a volume (superiore alla media nazionale che si ferma al 22,3%), ha contribuito notevolmente all’aumento delle vendite della categoria, così com’è avvenuto in altre, incontrando le esigenze dei consumatori con linee sempre più innovative e attrattive. «Il “cura casa” si è rivelato, negli ultimi mesi, tra i settori caratterizzati dal maggior dinamismo – commenta Nicola Hyeraci, categor y manager mdd di D.It – con un tasso di crescita medio a valore del +9,2% sul progressivo annuo e una quota sul totale largo consumo confezionato che si attesta intorno al 6,8%. Tale vivacità è senza dubbio dovuta, come riflesso diretto della pandemia in atto, alla maggior richiesta da parte dei consumatori di articoli adatti alla sanificazione e disinfezione di ambienti e tessuti. Anche la nostra private label, che sui punti vendita della rete si declina per marchio insegna Sigma, Sisa e Coal, a seconda del socio trattante, continua a registrare una crescita costante, evidenziando sulla categoria un incremento dell’incidenza di oltre 2 punti quota».
Despar rinnova l’assortimento all’insegna dell’ecosostenibilità
L
’offerta private label di Despar per la detergenza casalinga è sempre più completa ed “eco-friendly”, grazie a un ciclo di produzione e distribuzione a basso impatto ambientale e all’utilizzo di sostanze lavanti provenienti da fonti vegetali rinnovabili. «Abbiamo rinnovato l’assortimento dei liquidi per lavatrice sviluppando delle composizioni che ne diminuissero il volume aumentando la concentrazione e il numero di lavaggi – spiega Calogero Giuliano – il tutto a favore della riduzione della plastica. Puntiamo su progetti che tendano a salvaguardare gli aspetti ecologici: i prossimi passi andranno nella direzione dei refill in doypack e dell’uso di plastica riciclata su tutto l’assortimento».
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MERCATI
L A PRIVATE L ABEL CORRE PIÙ DEI BR A ND I NDUS T RI A LI Anche nei negozi Despar il comparto della detergenza evidenzia dinamiche importanti, in particolare da parte dei prodotti a marca del distributore. «In termini generali, da gennaio a ottobre di quest’anno la categoria fa segnare una crescita di +16% a volume nei nostri punti vendita – afferma Calogero Giuliano, buyer di Despar – mentre la private label in questo mercato ha restituito una performance complessiva di +29,5% a volume, con il “cura casa” che ha fatto registrare un incremento di +20,2%, sempre nelle quantità, e gli igienizzanti di +58,1%. Purtroppo le aziende produttrici non sono riuscite a soddisfare tutte le nostre richieste, la domanda incessante ha infatti surclassato la capacità produttiva che, in alcuni casi, è stata deficitaria per mancanza di personale coinvolto dai contagi dovuti al Covid-19».
PRIVATE L A BE L A C O N F R ON T O
- PLM
La private label di Md punta su due fattori: ambiente e profumazione Nei prossimi mesi, attraverso i suoi marchi, Md
scommetterà in particolare su due tipologie di pro-
dotto. «Porremo la nostra
attenzione soprattutto sui
detergenti concentrati, facili da utilizzare e adatta-
bili alla richiesta “green” e
di ecosostenibilità – spiega Ivan Maccarini – che sono sinonimo di convenien-
za, praticità e prestazioni.
Inoltre, punteremo sui detergenti dotati di intensa
e piacevole profumazione, che ne aumenta appeal e funzionalità: il profumo
diventa una “driving for-
+
ce” importante in termini
di scelta del consumatore. E per tutti noi, una volta terminata la pandemia,
resterà comunque nelle
nostre abitudini quotidiane il bisogno di igienizzare/di-
sinfettare l’ambiente in cui viviamo e lavoriamo. Questa funzione sarà il fulcro di molteplici progetti».
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biacouscous.it
Meglio se dentro c’è Bia. The CousCous Specialist
Qualità per Private Label
MERCATI
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Prodotti più performanti +100% preparati disinfettanti +53,3% candeggine +37,9% detergenti per superfici dure +33,1% ausiliari per tessuti NON S OLO RI SPA RMI O PER I DE T ERGENT I PRI VAT E L A BEL Prima dello scoppio della pandemia la marca del distributore stava già dimostrando di saper cogliere e seguire i principali trend in atto anche nel comparto della detergenza domestica. Secondo l’indagine Nomisma sul consumatore della mdd per l’Osservatorio Marca 2019, infatti, i detersivi per la pulizia della casa e per il bucato risultano tra i principali prodotti private label acquistati come prima scelta dagli italiani: una persona su quattro li preferisce alle referenze a marca industriale. Tra i maggiori elementi valoriali che i detergenti a marca del distributore riescono a trasmettere c’è la capacità di rispondere alle esigenze del consumatore (29%), la qualità al giusto prezzo (25%) e gli ingredienti di qualità (24%).
PRODOT T I I N GR A DO DI MA NT ENERE L A PROME S S A DI I GI ENI Z Z A ZI ONE «I consumatori sono sempre più propensi ad acquistare prodotti private label che abbiano le stesse caratteristiche delle grandi marche e poter quindi risparmiare senza rinunciare alle performance – spiega Calogero Giuliano di Despar – ritengo perciò che in questo frangente i clienti prima di tutto vogliono che gli articoli siano disponibili sugli scaffali, mentre la nostra funzione è mettere a disposizione prodotti che abbiano una percentuale di attivi in grado di mantenere la promessa di detersione e igienizzazione. In collaborazione con il nostro ufficio controllo della qualità, infatti, stiamo verificando che tutti i prodotti siano sempre in linea con quanto posto nei capitolati tecnici di produzione, inoltre chiediamo ai nostri fornitori di prevedere forecast più coraggiosi e una maggiore flessibilità dei processi organizzativi di produzione, così da tamponare prima possibile una impennata dei volumi».
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PLM - MERCATI
I NNOVAT I V I , EF F I CACI , FACI LI DA UT I LI Z Z A RE E PROF UMAT I Oggi i prodotti del comparto della detergenza domestica devono essere in grado di soddisfare i bisogni delle famiglie non soltanto in termini di igiene e pulizia della casa, ma devono garantire anche altre prerogative. «In questo particolare momento storico condizionato dall’emergenza sanitaria del Covid-19 – spiega Ivan Maccarini di Md – le norme igieniche più severe sono fondamentali per la pulizia di tutti gli ambienti. Ai prodotti del comparto “cura casa” è richiesto di essere igienizzanti, soprattutto disinfettanti, ma comunque efficaci, facili da utilizzare, ad azione rapida, innovativi e profumati. Tra le categorie che presentano crescite superiori alla media del mercato ci sono proprio referenze con queste caratteristiche: i detersivi lavastoviglie liquidi/ gel, per esempio, il cui trend oramai è consolidato da anni grazie alla versatilità del prodotto in termini di dosaggio, o i profumatori per bucato, meglio definiti come amplificatori di fragranza, proseguendo poi con i prodotti per la cura del wc, gli ammorbidenti, i detergenti per pavimenti (in particolare igienizzanti e disinfettanti) e i detersivi per lavatrice».
In arrivo una linea tutta nuova per D.It Seguendo quelli che sono i trend emergenti sulla categoria e le risposte del consumatore, D.It sta studiando un nuovo progetto. «Nei prossimi mesi – spiega Nicola Hyeraci – svilupperemo tutta una serie di articoli, per la casa e per la persona, caratterizzati da azione disinfettante con presidio medico-chirurgico (Pmc). A questo si aggiunge l’aspetto del packaging, che rappresenta un’area strategica di intervento sulla quale ci stiamo progressivamente concentrando: l’obiettivo è quello di cercare l’impiego nella maggiore misura possibile di plastica riciclata nella composizione degli imballi esterni e, dove questo non fosse realizzabile, provare comunque a ridurne i quantitativi impiegati, abbracciando un’ottica “green oriented”».
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MERCATI
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UN SE T TORE SEMPRE PI Ù “ GREEN” Secondo Alessia Bonifazi di Lidl, la tendenza in atto in questo comparto, così come in gran parte delle merceologie, è l’offerta di prodotti più sostenibili: «Questo si traduce principalmente per il settore del “cura casa” nell’offerta di prodotti con un ridotto impatto ambientale, sia per quanto riguarda la formulazione sia per il package. Il Gruppo Schwarz, di cui facciamo parte, è una delle più grandi realtà commerciali a livello internazionale che ha scelto di adottare un atteggiamento consapevole e responsabile nei confronti dell’ambiente. Con il programma “REset Plastic” il nostro Gruppo ha sviluppato una strategia internazionale che si traduce in due obiettivi concreti legati ai prodotti in vendita: il primo è ridurre l’utilizzo di plastica di almeno il 20% entro il 2025 (un traguardo concreto che intendiamo raggiungere riprogettando packaging e repackaging delle nostre private label), mentre il secondo è rendere riciclabile il 100% degli imballaggi in plastica dei prodotti a nostro marchio».l
26,4% quota a volume della pl nei prodotti per la pulizia e l’igiene della casa
+29,5% crescita della private label in Despar da gennaio a ottobre 2020
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