GR Magazine 2/2023

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FOCUS ECONOMIA

CIRCOLARE: Mettiamo in circolo l’economia!

INTERVISTA: Logistica Uno: l’intermodalità come chiave per una logistica più sostenibile

FOCUS

NEUTRALITÀ

CLIMATICA: Essere “neutrali” conviene

COVER: Una sostenibilità “imballata”

giugno 2023
MAGAZINE GREEN RE TA IL
GR

Magazine del quotidiano online www.greenretail.news

giugno 2023

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Armando Brescia

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INTERVISTA FOCUS FOCUS

INTERVISTA

Neutralità

Porre fine allo spreco, più riutilizzo e riciclo Nasce Emilog, nel segno di ottimizzazione, razionalizzazione e sostenibilità della logistica

Una sostenibilità “imballata”

Cresce l’impegno di Rovagnati per la logistica sostenibile: nel 2022 risparmiate 219 tonnelate di CO2 Verso un futuro del

Nuove politiche aziendali in Kellogg per un ambiente di lavoro più inclusivo

De Cecco riduce le emissioni e pubblica il report di sostenibilità

L’Oréal Italia è ancora più sostenibilie grazie all’energia 100% rinnovabile al made in Italy di Italgen

One Express continua a investire sul fotovoltaico

climatica Economia circolare 12 18 22

Caffè Bazzara ottiene la certificazione Rainforest Alliance

Andriani viene nuovamente riconosciuta come Best Workplace Italia

Innovazione e sostenibilità per Rummo: dai pack ecologici all’obiettivo impatto zero

Nestlé apre un istituto di ricerca a sostegno dei sistemi alimentari sostenibili

Con il progetto Green Action, Electrolux trasforma gli store per incentivare scelte sostenibili

Penny è responsabile verso le persone, l’ambiente e il business Le iniziative di Frantoio Bonamini sul fronte della sostenibilità

Il centro commerciale Carosello inaugura il murales anti-smog Mugo frena il ritmo del climate change

Sagra, il brand del Gruppo Salov, conferma il proprio impegno nella sostenibilità

Apicoltura Piana presenta la linea squeeze anche al gusto millefiori e pappa reale

SOMMARIO | GRM
Maria Teresa Manuelli Fabrizio Vallari
EDITORIALE LOGISTICA E PROCESSI OSSERVATORIO PLEF PROTAGONISTI COVER SUCCESSI E STRATEGIE PRODOTTI E PACKAGING PERSONE E IMPRESE VIDEO 3 30 24 36 4 32 34 26 39
consapevole
packaging più
Logistica Uno: l’intermodalità come chiave per una logistica più sostenibile 1

Logistica Uno: il calcolo delle

emissioni di CO2e per una logistica consapevolmente sostenibile

Fin da quando abbiamo iniziato a muovere i primi passi nel mondo della logistica e dei trasporti, ormai quasi 30 anni fa, abbiamo sempre avuto chiaro quale strada percorrere e come percorrerla. È senza dubbio la strada che ci porta ad un’attività il più possibile sostenibile, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche sociale ed economico, e attenta sia ad impattare il meno possibile sull’ambiente sia a perseguire nuove metodologie e tecnologie che ci permettono di limitare i nostri consumi

Dallo scorso anno abbiamo deciso di intraprendere un percorso concreto e quantificabile: misurare le emissioni di CO2e derivanti dalla nostra attività, grazie alla collaborazione con GreenRouter

GreenRouter, società leader in Italia, nasce come una startup innovativa nel 2016 a Milano e si occupa della misurazione dell’impatto climatico delle filiere logistiche, del calcolo della Carbon Footprint aziendale e dell’analisi e sviluppo di strategie di riduzione delle emissioni di CO2e.

In un’ottica di continuous improvement, oltre ad offrire modalità, mezzi e sistemi di gestione poco impattanti sul clima, abbiamo deciso di misurare la nostra carbon footprint che stima le emissioni di gas serra causate dalla nostra attività di trasporto, per permetterci di studiare e applicare tutte le correzioni possibili per migliorarla e comunicare i risultati ottenuti ai nostri clienti. Nello specifico, la misurazione dell’impatto climatico, che consiste nel calcolo delle emissioni di CO2e, avviene attraverso un software certificato nel rispetto delle principali

normative di riferimento, sia a livello europeo, con la EN16258, che a livello globale, con GLEC Framework.

L’obiettivo è quello di fornire una misura dell’impatto climatico in termini di tonnellate di CO2e per l’intero anno, in modo da identificare le aree di maggiore impatto su cui poter agire per neutralizzare il più possibile le emissioni

Abbiamo gli occhi sempre rivolti verso il futuro e questo importante progetto ci porterà nei prossimi anni ad offrire servizi certificati in termini di sostenibilità.

www.logisticauno.it

www.greenrouter.it

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

PORRE FINE ALLO SPRECO, PIÙ RIUTILIZZO E RICICLO

La quantità di rifiuti di imballaggio cresce a un ritmo più rapido del Pil. Negli ultimi 10 anni i rifiuti di imballaggio sono aumentati di oltre il 20% nell’UE e la Commissione europea prevede un ulteriore aumento del 19% entro il 2030.

Evidentemente le merci devono essere imballate per essere protette e trasportate in sicurezza, ma gli imballaggi hanno un impatto significativo sull’ambiente e sull’uso dei materiali vergini. Sono infatti tra i principali prodotti ad impiegare materiali vergini: il 40% della plastica e il 50% della carta utilizzate nell’UE sono infatti destinati agli imballaggi. Le norme del Green Deal europeo intendono mettere fine a questa tendenza, garantendo opzioni di imballaggio riutilizzabili, eliminando gli imballaggi superflui e limitando l’over-packaging, con l’utilizzo di etichette chiare a sostegno di un corretto riciclaggio. L’obiettivo è mettere il settore degli imballaggi sulla buona strada per conseguire la neutralità climatica entro il 2050.

Bioplastiche e imballaggi più sostenibili vogliono dire nuove opportunità commerciali nella transizione verde, innovazione e nuove competenze, posti di lavoro a livello locale e risparmi per i consumatori. Costruire una transizione ecologica può diventare realistico agendo però su tutte le leve strategiche disponibili: dalle fonti rinnovabili e combustibili verdi all’elettrificazione dei processi termici, all’efficienza energetica, all’economia circolare, ai combustibili low carbon. La decarbonizzazione dell’economia e anche del settore del packaging deve avvenire senza rischiare la scomparsa di interi comparti industriali dall’Italia e dall’Europa, solo nel quadro di uno sforzo collettivo degli stati nazionali e della UE, oltre che delle imprese e dei consumatori. Occorre creare le le giuste condizioni affinché i principi dell’economia circolare (ridurre, riutilizzare, riciclare) possano davvero funzionare.

EDITORIALE | GRM
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FABRIZIO VALLARI, DIRETTORE EDITORIALE

Una sostenibilità

“imballata”

Se c’è un ambito nel quale sempre più realtà aziendali sperimentano nuove ed innovative soluzioni all’insegna della sostenibilità, è quello degli imballaggi. Sotto la spinta dei consumatori e delle esigenze ambientali, le aziende che propongono dei packaging sostenibili crescono esponenzialmente

Apprezzamento da parte dei consumatori e rispetto delle normative ambientali, ma anche vantaggi economici e di risparmio di preziose materie prime e di energia, nonché riduzione dell’emissioni di gas climalteranti e dei rifiuti… Sono tante, e tutte egualmente valide, le ragioni che spingono un numero crescente di aziende operanti nel largo consumo (ma non solo) a scegliere per i propri prodotti degli imballaggi sostenibili. E da un ambito inizialmente ristretto e settorialmente localizzato, questi stanno oggi permeando quasi ogni comparto economico e produttivo, con in particolare gli scaffali della Gdo che sono ormai una vetrina consolidata di soluzioni all’insegna dell’innovazione e della creatività italiane in questo contesto.

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Lo impongono le normative…

Norme che mirano a far sì che si radichi una sempre maggiore attenzione alla sostenibilità in cittadini, autorità pubbliche e imprese

Il tutto, va ricordato in primo luogo, per adempiere a normative cogenti a livello europeo, ultima delle quali la proposta di Regolamento in tema d’imballaggi e rifiuti d’imballaggio, presentata dalla Commissione Europea a novembre dello scorso anno, a modificare il Regolamento UE 2019/1020 e la Direttiva UE 2019/904 e ad abrogare la Direttiva 94/62/CE.

Norme che mirano a rendere riciclabili tutti gli imballaggi entro il 2030, con degli step precisi e degli obiettivi minimi da raggiungere per ciascun tipo di packaging (ulteriormente incrementati poi al 2040).

E norme che, pur se comunque ancora in pieno iter legislativo (al momento sono in esame al Parlamento UE) prima della loro concretizzazione - nonché per vari motivi oggetto di critiche da parte del Governo italiano e di alcune associazioni di rappresentanza delle imprese italiane - mirano appunto a far sì che si radichi una sempre maggiore attenzione alla sostenibilità in cittadini, autorità pubbliche e imprese.

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COVER | GRM
“L’obbiettivo è rendere riciclabili tutti gli imballaggi entro il 2030”

L’attenzione alla sostenibilità del packaging è ben presente nei consumatori italiani

Il 65% delle famiglie italiane ha inserito nel carrello della spesa un prodotto perché aveva una confezione più sostenibile

Anche l’etichetta, grazie alle informazioni ivi contenute, ha la sua importanza nel guidare le scelte d’acquisito dei consumatori, sempre più attenti all’origine delle materie prime

Ma lo apprezzano anche i consumatori!

Quest’attenzione alla sostenibilità del packaging è ben presente nei consumatori italiani, almeno secondo quel che ha riportato l’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio Packaging del Largo Consumo curato da Nomisma e presentato alla rassegna bolognese Marca 2023.

In tal senso, sottolinea Nomisma, è proprio il green packaging a canalizzare sempre più le abitudini di acquisto food dei nostri concittadini, poiché nell’ultimo anno ben il 65% delle famiglie italiane ha inserito nel carrello della spesa un prodotto perché aveva una confezione più sostenibile rispetto a quella di altre marche, mentre il 19% di esse ha smesso di acquistare un prodotto perché non ne considerava sostenibile il packaging.

Tre le qualità sostenibili più ricercate nel packaging dei prodotti food ci sono: la mancanza di overpacking (per il 58% degl’intervistati), la completa riciclabilità (56%) e le ridotte quantità di plastica (47%). Anche l’etichetta, grazie alle informazioni ivi contenute, ha la sua importanza nel guidare le scelte d’acquisito dei consumatori, sempre più attenti all’origine delle materie prime (nel 54% dei casi), alle modalità di riciclo della confezione (48%), ai metodi di produzione del prodotto (40%), all’impatto ambientale della confezione (38%) e alla catena di fornitura e filiera (36%).

Da segnalare, però, alcune carenze informative che paiono ancora da colmare, poiché il 76% degli italiani gradirebbe che in etichetta si trovassero immagini o punteggi indicanti il livello di sostenibilità dei prodotti alimentari e delle loro confezioni.

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Su più di 59mila referenze monitorate nel 2022 vi sono già le indicazioni sul tipo d’imballaggio e sulla corretta raccolta differenziata

Su oltre 34mila imballaggi a scaffale vi è già la codifica identificativa del materiale di composizione

Al primo posto per le comunicazioni delle informazioni ambientali obbligatorie dei packaging figura il comparto del freddo

Un packaging “etichettato” a dovere

Ma anche in questo campo i progressi sono sempre più consistenti, stando ai recenti dati del terzo rapporto IdentiPack, il primo Osservatorio nazionale sull’etichettatura ambientale del packaging derivante dalla collaborazione fra Conai - Consorzio Nazionale Imballaggi - e GS1 Italy.

E questo in particolare proprio sulle informazioni ambientali, divenute obbligatorie dal gennaio di quest’anno. Su più di 59mila referenze monitorate nel 2022 vi sono già le indicazioni sul tipo d’imballaggio e sulla corretta raccolta differenziata, in specifico sul 44,8% dei prodotti grocery a scaffale (+3,2% sul 2021) e sul 66,7% di quelli realmente venduti (+2,4% sul 2021).

Così su oltre 34mila imballaggi a scaffale vi è già la codifica identificativa del materiale di composizione (ai sensi della decisione 129/97/CE), corrispondenti al 25,6% del totale di referenze a scaffale nel grocery (+4,2% sul 2021) e al 43,7% del totale dei prodotti venduti (+4,1 % sul 2021).

Inoltre, sono oggi quasi 5mila (4.691) i prodotti a scaffale che riportano un’etichetta che consente la visione digitale delle informazioni ambientali sul packaging del prodotto.

Al primo posto per le comunicazioni delle informazioni ambientali obbligatorie dei packaging figura il comparto del freddo (gelati e surgelati), ma si piazza bene anche l’home care, che si distingue per l’uso di canali digitali che forniscono informazioni aggiuntive ai consumatori (grazie ai QR code e ai link digitali presenti diffusamente sugli imballaggi del settore).

“Sono oggi quasi 5mila i prodotti a scaffale che riportano un’etichetta che consente la visione digitale delle informazioni ambientali sul packaging del prodotto.

Referenze monitorate nel 2022 indicazioni sul tipo d’imballaggio e sulla corretta raccolta differenziata

totale prodotti venduti

codifica identificativa del materiale di composizione sugli imballaggi

reparto grocery reparto grocery

totale prodotti venduti

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7 COVER | GRM
2021 2021 2021 2021 2022 2022 2022 2022 +3,2% +4,2% +2,4% +4,1%

Non stupisce che siano altresì sempre più numerosi i partecipanti a Ecopack, il Bando Conai per l’ecodesign Si stima che gli interventi di ecodesign abbiano diminuito dell’11% i consumi di acqua, del 22% quelli di energia e del 29% l’emissioni di anidride carbonica

Imballi innovativi e per di più… premiati!

Non stupisce quindi che siano altresì sempre più numerosi i partecipanti a Ecopack, il Bando Conai per l’ecodesign, che ha visto all’edizione 2022 ben 383 casi presentati (erano 326 nel 2021), tutti di aziende italiane che hanno rivisto i loro imballaggi per renderli più sostenibili e con un minor impatto ambientale.

Un bando (fra l’altro giunto nel 2023 al traguardo della decima edizione) che ha assegnato cinque super-premi, a coronare gli sforzi di quelle realtà che hanno utilizzato almeno una delle sette “leve di prevenzione”, cioè gli incentivi di economia circolare che rendono più green un pack.

Interventi di ecodesign, quelli premiati, che si stima abbiano diminuito dell’11% i consumi di acqua, del 22% quelli di energia e del 29% l’emissioni di anidride carbonica.

A ottenere i riconoscimenti sono stati Collistar (aggiudicatasi anche la menzione speciale di Legambiente), Di Mauro Officine Grafiche, Fiorini International (per il suo nuovo imballaggio della pasta Antico Pastificio Umbro), Magic Pack e Selex.

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Orva investe nel packaging sostenibile

La ravennate Orva ha incrementato negli ultimi mesi gli investimenti in risorse umane ed economiche per il proprio packaging, nell’ottica della sostenibilità e del raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2023 dell’Onu. L’azienda intende così rispondere alla richiesta sempre crescente da parte dei clienti di eliminare gli imballaggi non necessari, riducendone altresì le dimensioni e il peso. Ciò in quanto la sostenibilità richiede di ripensare, ricostruire e rinnovare gli sforzi su tutti gli aspetti dell’incarto: sociali, ambientali ed economici.

In tal senso, i packaging material manager di Orva hanno focalizzato il fatto che i materiali utilizzati devono essere sottili e leggeri, ove possibile riutilizzabili, ma soprattutto riciclabili, per poter ridurre il volume dei rifiuti. Materiali che non devono provocare inquinamento per l’ambiente, ma consentire un risparmio energetico e prevedere l’utilizzo di materie prime aventi il minor impatto ambientale possibile.

Per migliorare la sostenibilità del food packaging attuale, l’azienda ha perciò valutato, testato e studiato analiticamente diverse possibili interazioni con il prodotto finito di materiali di confezionamento alternativi e le relative performance produttive. E per poter ridurre drasticamente i quantitativi di plastica da smaltire ha preferito l’utilizzo di monomateriale, così da facilitarne il riciclo.

Una raccolta di dati e un numero test sinora eseguiti coi propri tecnici e fornitori che ha portato quindi Orva, in ottica di green pack, a sviluppare e brevettare un vassoio da forno realizzato totalmente in carta 100% riciclabile e compostabile per il suo prodotto di punta: la pinsa.

L’azienda intende così rispondere alla richiesta sempre crescente da parte dei clienti di eliminare gli imballaggi non necessari

I materiali utilizzati devono essere sottili e leggeri, ove possibile riutilizzabili, ma soprattutto riciclabili, per poter ridurre il volume dei rifiuti

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Biopap propone un sistema di contenitori alimentari biodegradabili, compostabili e riciclabili brevettati, resistenti a temperature estreme

Biopap Easy System, è una soluzione professionale, igienica e sostenibile, ideale per l’asporto del cibo dal banco servito della gastronomia

La visione di Biopap

nei contenitori per alimenti

Risale a oltre vent’anni orsono l’inizio del percorso di Biopap nel proporre un sistema di contenitori alimentari biodegradabili, compostabili e riciclabili brevettati, resistenti a temperature estreme, dal freezer al forno (anche a micronde). Un approccio innovativo e continuamente perfezionato, finalizzato all’offerta di materiali e contenitori provenienti da materie prime rinnovabili, non intensive e sostenibili.

Tutti i prodotti Biopap si contraddistinguono per essere progettati secondo i principi dell’eco-design, in un’ottica di cura dell’ambiente e dell’uso responsabile di risorse ed energie rinnovabili, nonché per un attento monitoraggio e una riduzione dei consumi in ogni fase di processo.

Così, sottolinea l’azienda, i suoi contenitori sono termosaldabili e soddisfano la crescente consapevolezza ambientale e le aspettative funzionali ed ecologiche dei produttori e dei consumatori.

Pilot Italia, l’etichetta si tinge di verde

Dal 2022 la società è certificata a livello Bronze nel contesto degli EcoVadis Sustainability Ratings

E’ una storia nata nel 1968, quella di Pilot Italia, e che l’ha portata oggi, grazie alla focalizzazione su innovazione, ricerca e sviluppo di nuove tecnologie, materiali e processi produttivi, a essere un punto di riferimento nella stampa di etichette autoadesive e nelle soluzioni packaging tailor made. E questo per i diversi mercati in cui opera, dei quali è in grado di soddisfare ogni tipo di necessità e richiesta: Home & Personal Care, Pharma, Food & Beverage, Gdo, IAS, concorsi e promozioni, cosmesi, Wine & Spirits.

Il tutto frutto anche di continui investimenti in ricerca e sviluppo e in nuove attrezzature che hanno raggiunto più di 6,5 milioni di euro negli ultimi sei anni. Una ricerca concretizzatasi nel Biopap Easy System, una soluzione professionale, igienica e sostenibile, ideale per l’asporto del cibo dal banco servito della gastronomia. Grazie ad una macchina da banco termosaldatrice, si possono sigillare tre contenitori di misure diverse con un unico stampo ed un’unica bobina di film trasparente, anch’esso compostabile.

Il consumatore dopo aver consumato il cibo può smaltire il contenitore nella raccolta dell’organico, insieme ai residui alimentari, oppure, dopo averlo ripulito, nella raccolta della carta.

Il tutto con un’attenzione mirata anche alle tematiche relative alla sostenibilità, poiché dal 2022 la società è certificata a livello Bronze nel contesto degli EcoVadis Sustainability Ratings.

Inoltre, da quest’anno Pilot Italia ha deciso di iniziare un percorso verso la sostenibilità ambientale, sociale ed economica, con l’obiettivo di allinearsi ai 17 target per lo sviluppo sostenibile definiti dall’Onu nell’Agenda 2030.

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Eco Packaging System:

l’impegno di Esseoquattro verso i consumatori

Essere produttori di packaging oggi impone una precisa responsabilità: quella di salvaguardare l’ambiente, perché ogni imballaggio alla fine del suo ciclo di vita diviene necessariamente un rifiuto da smaltire. Per questo motivo il team ricerca e sviluppo di Esseoquattro, azienda di Carmignano di Brenta (Pd), che produce e distribuisce packaging per alimenti, è costantemente al lavoro, non solo per migliorare le performance dei suoi prodotti, ma anche per rendere tutte le linee di prodotto sempre più ecosostenibili.

Ed è proprio dalla forte spinta all’innovazione e dalla filosofia green aziendale che nasce Eco Packaging System: non un semplice prodotto, ma un vero e proprio impegno verso i consumatori. L’obiettivo è ridurre l’impatto dei packaging sull’ambiente, rendendoli sempre più riciclabili, mantenendo al tempo stesso le elevate capacità di conservazione. In quest’ottica, l’azienda sta lavorando per migliorare tutte le linee di prodotto, intervenendo sulle componenti degli imballaggi, ovvero sui supporti, collanti, inchiostri e sulla coprenza delle stampe. I packaging aziendali, inoltre, riportano la loro composizione e le indicazioni per il loro corretto riciclo: una forma di trasparenza verso i consumatori, che oggi è un obbligo di legge, ma che Esseoquattro mette in pratica da anni, di propria iniziativa, per il forte senso di responsabilità che contraddistingue da oltre quarant’anni l’azienda padovana. Non va poi dimenticato che la cellulosa, materia prima dei sacchetti di Esseoquattro, può essere riciclata per la creazione di altri prodotti.

«Esseoquattro è stata, con il suo fondatore, lungimirante sul tema della sostenibilità - spiega Silvia Ortolani, direttore commerciale di Esseoquattro. Siamo stati i primi ad abbassare le grammature della carta in maniera importante. Da sempre, poi, ci appoggiamo a cartiere e a produttori che fanno della sostenibilità una delle loro leve fondamentali. Sostenibilità, che significa anche ridurre lo spreco alimentare, grazie alla nostra formula salvafreschezza brevettata Ideabrill®. Senza dimenticare che i nostri packaging, essendo flessibili, possono sostituire vaschette e vassoi, consentendo una riduzione degli ingombri lungo tutta la filiera».

L’azienda è costantemente al lavoro, non solo per migliorare le performance dei suoi prodotti, ma anche per rendere tutte le linee di prodotto sempre più ecosostenibili.

La cellulosa, materia prima dei sacchetti di Esseoquattro, può essere riciclata per la creazione di altri prodotti

Sostenibilità significa anche ridurre lo spreco alimentare

11 COVER | GRM

Un’opportunità per realizzare nuovi modelli produttivi e di sviluppo, creare posti di lavoro e opportunità economiche, spingere verso stili di vita più compatibili con l’ambiente

Essere “neutrali” . . . conviene

La spinta alla transizione verde per le realtà del largo consumo viene, oltre che dalle normative, sia dai consumatori che dal mercato. Raggiungere la neutralità climatica è dunque non solo un imperativo ambientale, ma una scelta che ripaga economicamente e in competitività.

di Pierangelo Piantanida

Un mondo a emissioni zero: è quello che scienziati ed esperti ambientali auspicano, per conseguire l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto della soglia di 1,5-2 C° rispetto all’era preindustriale e scongiurare così gli effetti più catastrofici dei cambiamenti climatici in atto.

Da qui l’’imperativo di non incrementare ulteriormente le emissioni di gas climalteranti, raggiungendo la neutralità climatica per tutti i contesti della società. Impegno che l’UE ha fatto proprio, sottolineando non

solamente la valenza ambientale della transizione verde, ma evidenziandone anche l’opportunità per realizzare nuovi modelli produttivi e di sviluppo, creare posti di lavoro e opportunità economiche, spingere verso stili di vita più compatibili con l’ambiente. E per risparmiare preziose materie prime ed energia, riducendo altresì la dipendenza dell’Unione dai combustibili fossili. Ed è così che il Parlamento e il Consiglio europei si sono dati obiettivi giuridicamente vincolanti, ovvero di ridurre le emissioni dell’UE di almeno il 55% entro il 2030 rispetto al 1990, tramite il pacchetto “Pronti per il 55%”, ma soprattutto di raggiungere la piena neutralità climatica entro il 2050.

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Da una ricerca condotta da WTW è emerso che il 60% del totale delle realtà esaminate abbia dichiarato apertamente di voler raggiungere il “net zero target” prima del 2050

In Italia, solo il 20% delle imprese riuscirà a conseguire gli obiettivi climatici con emissioni pari a zero

Luci e ombre sulla transizione green

Ma non tutti gli ambiti della società riescono a tenere il ritmo imposto in sede europea, almeno a giudicare da alcuni studi e ricerche a riguardo, concernenti in specifico il mondo aziendale.

A fornire un quadro parzialmente positivo è una ricerca condotta da WTW - Willis Towers Watson - che ha preso in esame la tematica degli incentivi aziendali finalizzati al conseguimento degli obiettivi di neutralità carbonica. Analizzando 15 società del Vecchio Continente, che hanno sottoposto al voto dei loro azionisti il proprio Transition Plan (cioè il cosiddetto “Say on Climate”), l’analisi ha evidenziato come nove realtà (il 60% del totale) abbiano dichiarato apertamente di voler raggiungere il “net zero

Altresì, la totalità delle aziende esaminate posseggono almeno un indicatore KPI (Key Performance Indicator) climatico, rispetto a una media continentale che è del 65%. Ciò anche se il “peso” di tali indicatori è ancora limitato, poiché si parla di un 8% nei piani di incentivazione a breve termine e di un 11,5% in quelli a lungo termine. Meno ottimistico invece il quadro che Accenture ha presentato con un suo studio fondato su 2 mila realtà (Accelerating global companies toward net zero by 2050), secondo cui, per quanto concerne l’Italia, solo un’impresa su cinque (cioè il 20%) riuscirà a conseguire gli obiettivi climatici, con emissioni quindi pari a zero, entro la fatidica data del 2050. Considerando invece il panorama europeo, i dati sono più confortanti, attestandosi al 51% delle imprese, soprattutto a confronto con il quadro americano (28%). Per spingere sull’acceleratore del cambiamento serve una decisa scelta verso le tec nologie innovative e un approccio “carbon intelligence”.

13 FOCUS NEUTRALITÀ CLIMATICA | GRM

CO2alizione

Italia mira a coinvolgere e attivare il mondo del business rispetto alla gravità della situazione climatica attuale

Le 85 società che aderiscono all’iniziativa esprimono il loro impegno per la neutralità climatica all’interno dello statuto aziendale

Aziende coalizzate per il clima

Fattori che non mancano di sicuro, comunque, per un numero sempre crescente di aziende virtuose del Bel Paese, molte delle quali operano nel comparto del largo consumo, impegnate nella loro quotidiana attività a mettere in pratica concretamente le migliori strategie per conseguire l’obiettivo dell’emissioni zero ben prima della scadenza fissata.

È il caso ad esempio delle realtà facenti capo alla CO2alizione Italia, nata a giugno 2022 e che, rispetto alla gravità della situazione climatica attuale e alla conseguente necessità di attuare immediatamente azioni concrete per farvi fronte, mira a coinvolgere e attivare in tal senso il mondo del business.

Le società che aderiscono all’iniziativa, promossa da Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e Nativa, ad oggi 85 provenienti da ogni comparto, esprimono la volontà di ufficializzare il loro impegno per la neutralità climatica all’interno dello statuto aziendale e di attuare un percorso di formazione e condivisione di strategie, buone pratiche, strumenti, migliori soluzioni e tecnologie disponibili in base a conoscenze scientifiche solide, nonché di partecipare alla community.

A farne parte ci sono nomi di spicco, quali Perlage Winery, Gustibus Alimentari, Panino Giusto, Aboca, Feudi di San Gregorio, Grano Antico, Illycaffè, Acetum, Acetificio de Nigris, L’Erbolario, Nespresso Italiana, Antica Erboristeria, Damiano, Fileni Alimentare, Mutti e Danone Italia.

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Una concreta risposta alle sfide climatiche è la filosofia che guida lo sviluppo di Jungheinrich

La società offre diverse attività che rappresentano un traguardo importante nel percorso verso la neutralità climatica

Jungheinrich, la neutralità nell’intralogistica

Una sostenibilità a 360°, e quindi anche una concreta risposta alle sfide climatiche, è la filosofia che guida lo sviluppo del gruppo tedesco Jungheinrich, fra i primi attori nell’offrire soluzioni intralogistiche su scala globale. Ed è infatti quotidiano l’impegno della società nel realizzare numerose iniziative interne ed esterne per far fronte alle sfide climatiche, ridurre i consumi di risorse e creare un’intralogistica sempre più sostenibile.

Ne fa parte la proposta sul mercato di Powerline, ampia flotta di carrelli retrattili, stoccatori e transpallet elettrici dotati di batterie con tecnologia agli ioni di litio che garantiscono maggiore sostenibilità, massime prestazioni nel magazzino e alta efficienza energetica. Un’efficienza che consente di risparmiare fino al 20% sul consumo energetico giornaliero.

L’utilizzo di energia proveniente soprattutto da fonti sostenibili, come gli impianti fotovoltaici, e l’impegno a diminuire il consumo di energia durante l’intero processo di produzione, fa sapere l’azienda, consente ai carrelli della gamma Powerline di vantare un’impronta di Co2 neutra fino al momento della consegna al cliente.

Ma non è tutto. Jungheinrich propone anche le sue soluzioni di rinnovo dei carrelli usati, che consentono di risparmiare l’80% di Co2 rispetto alla produzione a nuovo. Diverse attività, quelle offerte dalla società, che rappresentano in sintesi un traguardo importante nel percorso verso la neutralità climatica.

15 FOCUS NEUTRALITÀ CLIMATICA | GRM

NEL SEGNO DEL FUTURO.

La sostenibilità è al centro della filosofia che guida il nostro sviluppo. Prodotti ad alta efficienza energetica, soluzioni di automazione intelligente, sedi e stabilimenti alimentati da energia verde sono il nostro contributo concreto alla riduzione delle emissioni di CO2. Per lasciare un segno nel futuro dell‘intralogistica e dell‘ambiente.

Scopri di più: www.jungheinrich.it/intralogistica-sostenibile

1958 2023

Logistica Uno: l’intermodalità come chiave per una logistica più sostenibile

Cento miliardi di euro nel 2021: questo il fatturato totale a consuntivo dei fornitori di servizi logistici in Italia. Una cifra, fotografata dall’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano, che aumenta sia in termini nominali sia in termini reali. E, secondo le stime, è in crescita anche nel biennio 2022-2023. Cruciale, per il futuro del settore, la capacità di affrontare la sfida dello sviluppo sostenibile inteso in tutte le sue dimensioni: ambientale, sociale ed economica.

Tra gli operatori logistici che si stanno attivando in questo senso c’è Logistica Uno, gruppo che offre servizi di trasporto in Italia e in Europa in tutte le modalità disponibili, oltre a servizi di logistica integrata in-house e in outsourcing, mettendo a disposizione un network nazionale di magazzini e di punti di raccolta e distribuzione delle merci.

“Puntiamo a migliorare la qualità, l’efficienza e la trasversalità dei nostri servizi con sguardo sempre attento a impattare il meno possibile sull’ambiente che ci circonda. Da quest’anno la misurazione dell’impatto climatico della filiera logistica sarà per noi una prassi consolidata - spiega Gianluca Cornelli, direttore generale di Logistica Uno. Negli ultimi due anni Logistica Uno ha intrapreso un percorso dedicato alla quantificazione delle emissioni di Co2 - continua. Dall’interpretazione dei dati emersi sono state definite le strategie specifiche che ci permetteranno di affrontare il futuro con la consapevolezza di offrire un servizio in linea con le aspettative del mercato. La nostra carbon footprint ha rappresentato il punto di partenza su cui costruire tutte quelle azioni di shift modale dal trasporto su strada a mezzi di trasporto più sostenibili, come ad esempio il treno”.

Perché il treno? Perché, a parità di peso e distanza percorsa, risulta notevolmente più efficiente rispetto a un veicolo a combustione interna, tagliando di oltre l’80% le emissioni di Co2 e di polveri sottili. Oltre a questo, contribuisce a decongestionare le strade dai mezzi pesanti, con tutto ciò che ne consegue in termini di qualità della vita. Chiaramente, non tutte le merci sono adatte al trasporto su rotaia. La soluzione sta nello sviluppo del traffico intermodale, settore che internamente ha già vissuto un rilevante incremento negli ultimi anni. Il servizio offerto da Logistica Uno prevede l’utilizzo di treni blocco, costituiti da vagoni specifici e casse mobili; in diverse tratte, per il primo e l’ultimo miglio vengono utilizzati mezzi stradali alimentati da carburanti alternativi come Lng o il Bio-Lng.

17 INTERVISTA | GRM

La strada per lo sviluppo sostenibile passa dall’economia circolare, un modello che tende a riportare “in circolo” più volte i prodotti e i materiali

Mettiamo in circolo l’economia!

Risparmio di materie prime ed energia, riduzione dei rifiuti, protezione dell’ambiente, sviluppo di tecnologie innovative, creazione di posti di lavoro… Tutto questo è economia circolare, ma anche plus competitivi e crescita sul mercato per le aziende del largo consumo.

I vantaggi non comprendono solo la protezione dell’ambiente, ma anche processi innovativi che creano posti di lavoro, crescita dell’economia e risparmi per i consumatori.

La strada per lo sviluppo sostenibile passa dall’economia circolare, un modello produttivo e di consumo (nonché un “modus vivendi”) che contempla azioni quali la condivisione, il prestito, il riuso, la riparazione il ricondizionamento, il riciclo dei materiali e di prodotti esistenti per un tempo più lungo possibile.

Un modello che tende a riportare “in circolo” più volte i prodotti e i materiali, del tutto opposto al classico modello lineare ”estrai, produci, usa e getta”. I vantaggi sono innegabili: dal risparmio energetico e

di preziose risorse naturali e materie prime alla riduzione dei rifiuti, dalla protezione dell’ambiente alla diminuzione dell’emissioni inquinanti.

Ma anche lo sviluppo di tecnologie, design, progettazioni e processi innovativi, con la creazione di posti di lavoro, la crescita dell’economia, i risparmi per i consumatori. Nonché l’acquisizione di plus competitivi e la crescita sul mercato per le aziende che ne fanno la loro bandiera.

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La Commissione Europea ha attuato misure e azioni per accelerare la transizione verso un nuovo modello di sviluppo da attuare entro il 2050

Nel 2021 il valore aggiunto che si è avuto nei settori dell’economia circolare è stato di 299 miliardi di euro (+27%).

La spinta dell’UE

A spingere in tal senso è la Commissione Europea, che dal 2020, con la presentazione allora del suo “piano d’azione per una nuova economia circolare”, ha attuato misure e azioni per accelerare la transizione verso questo nuovo modello di sviluppo. Il tutto col traguardo della sua completa attuazione entro il 2050.

Di recente, la Commissione ha rivisto il quadro di monitoraggio sull’economia circolare nei paesi UE, verificandone quindi lo status. Ne è uscito che l’economia è ancora per lo più lineare, coi materiali secondari che pesano meno del 12% di tutti quelli usati nell’economia dei 27 paesi membri.

Però è in crescita, sia entro l’UE che coi paesi terzi, il commercio di materie prime seconde e i comparti dell’economia circolare hanno vissuto negli ultimi anni un aumento in termini d’innovazione, investimenti, valore aggiunto e posti di lavoro.

Il panorama italiano

A dare un quadro di moderato ottimismo è pure il quinto “Rapporto sull’economia circolare in Italia”, realizzato dal Circular Economy Network in collaborazione con Enea, che identifica il nostro come il paese più circolare d’Europa, con un tasso di utilizzo circolare dei materiali del 18,4% nel 2021 (contro l’11,7% continentale).

Da noi la quota di riciclo complessiva è del 72% (53% la media europea); per ogni Kg di risorsa consumata vengono generati 3,2 euro di Pil (2,1 in Europa) e il consumo pro capite di materiali è di 8,9 tonnellate (contro le 14,1 europee). Da segnalare poi, sempre in tale contesto, l’indagine realizzata da Circular Economy Network e Legacoop in collaborazione con Ipsos, secondo cui negli ultimi tre anni quasi un italiano su due (45%) ha acquistato un prodotto usato e uno su tre (36%) un prodotto ricondizionato o rigenerato.

L’Italia è il paese più circolare d’Europa, con un tasso di utilizzo circolare dei materiali del 18,4% nel 2021 (la quota di riciclo complessiva è del 72%)

Infatti nel 2021 gli investimenti privati in contesti economici significativi per l’economia circolare sono stati pari a 121,6 miliardi di euro (lo 0,8% del Pil UE), le filiere circolari sono state capaci di impiegare ben 4,3 milioni di persone (+11% sul 2015) e il valore aggiunto che si è avuto nei settori dell’economia circolare è stato di 299 miliardi di euro (+27%).

19 FOCUS ECONOMIA CIRCOLARE | GRM

Dalla ricerca condotta da GS1 Italy su 23 aziende italiane è emerso che il livello medio di circolarità è pari al 53% Agricola Lusia ha presentato gli obiettivi e l’impegno dell’azienda verso uno sviluppo sostenibile che si coniuga con la crescita del business, creando valore per gli stakeholder

Agricola Lusia punta alla sostenibilità

La rovigiana Agricola

Lusia ha presentato il primo bilancio di sostenibilità, ove descrive, ha evidenziato Daniele

Campagnaro, amministratore unico della società, gli obiettivi e l’impegno “verso uno sviluppo sostenibile che si coniuga con la crescita del business, creando valore per tutti i nostri stakeholder”.

Il largo consumo, un esempio virtuoso

Un panorama che ha contribuito a delineare anche la ricerca “Stato dell’arte dell’economia circolare nel largo consumo italiano”, condotta da GS1 Italy nell’ambito Ecr in collaborazione con l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

A partire da Circol-Up, strumento di GS1 Italy in grado di misurare ed efficientare la circolarità aziendale, l’analisi ha preso in esame performance e livello di circolarità di 23 aziende italiane di tre settori del largo consumo: alimentari e bevande, cura casa e cura persona, retail. Ne è uscito un quadro decisamente proattivo e, pur se vi sono margini di miglioramento, si può assistere nel settore a un impegno strutturato verso una transizione a beneficio della circolarità.

Difatti, il livello medio di circolarità è risultato nel complesso buono e pari al 53% (61% nell’alimentari e bevande, 48% nel cura casa e cura persona e 45% nel retail) e con numerose buone pratiche messe in atto dalle aziende.

A essere state esaminate sono alcune case history di realtà di primo piano dei tre comparti: Nutella, Parmalat, Auricchio Mondelēz, Bauli, Gruppo Nestlé, Sutter Industrie. Procter & Gamble Italia, Conad Logistics, D.It, Bennet, Esselunga.

Un percorso che ha coinvolto l’azienda in ogni ambito, stakeholder compresi, per capire le tematiche più sensibili su cui sviluppare i futuri progetti e individuare le priorità di sostenibilità. Ne sono emersi temi economici e di governance (conduzione etica e sostenibile del business, sicurezza, qualità e tracciabilità dei prodotti, investimenti strategici e sostenibili), sociali (salute e sicurezza sul lavoro, promozione e benessere dei dipendenti, salute dei consumatori) e ambientali (gestione responsabile della catena di fornitura e ottimizzazione dei consumi energetici).

Lavorare sul primo bilancio di sostenibilità è stato per l’azienda un momento fondamentale di riflessione sull’identità, sui valori e le prospettive future di sviluppo, ha detto Nicola Modica, direttore generale di Agricola Lusia, rappresentando non un punto di arrivo, “quanto piuttosto una nuova lente attraverso cui leggere i mutamenti sociali, economici ed ambientali e raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi, rispettando il mondo che ci circonda”.

Da qui la scelta aziendale d’intraprendere anche un percorso di analisi della carbon footprint, ha fatto presente sempre Modica, al fine di “comprendere quale sia l’effettivo ‘impatto’ ambientale, per poi adottare le migliori strategie di miglioramento”.

FOCUS ECONOMIA CIRCOLARE | GRM 21

Innovazione e sostenibilità per Rummo: dai pack ecologici all’obiettivo impatto zero

L’obiettivo è di diventare il primo pastificio al mondo alimentato al 100% da fonti rinnovabili con impatto zero di emissioni.

Tra le più importanti produttrici di pasta di alta gamma con una presenza in oltre 60 Paesi, Rummo è un’azienda che vanta una storia più che secolare ma, al tempo stesso, ha sempre mostrato il coraggio di innovarsi. Anche in chiave sostenibile. Ne abbiamo parlato con Antonio Rummo, vice presidente e direttore International Sales di Rummo Spa

Nel 2021 sono state lanciate le confezioni 100% riciclabili. Cosa rappresenta per voi questa innovazione?

Il rispetto della natura è per noi una priorità strategica. Siamo stati i primi, infatti, a lanciare il pack in carta tra i grandi marchi in Italia e all’estero e siamo fieri di aver raggiunto il risultato della riciclabilità: questo per noi però è solo il primo passo. Siamo infatti continuamente alla ricerca di innovazioni che possano ridurre il nostro impatto sull’ambiente e, a questo proposito, stiamo anche finanziando una ricerca su come utilizzare l’acqua in maniera più efficiente nella coltivazione di grano, diminuendo gli sprechi.

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Come conciliare la ricerca di soluzioni ecologiche con la tutela delle proprietà organolettiche della pasta?

Il nostro pastificio, alla sua sesta generazione con oltre 175 anni di storia, investe costantemente in innovazione. Abbiamo messo a punto e perfezionato un metodo esclusivo, il Metodo Lenta Lavorazione®, volto alla ricerca dell’eccellenza in ogni fase del processo produttivo. Selezioniamo i migliori ingredienti e li trattiamo con estrema cura per produrre diversi tipi di pasta. Continueremo quindi a fare il possibile per proteggere, nutrire, valorizzare e condividere la cultura italiana attraverso la nostra pasta, sempre con rispetto e autenticità. Questo significa garantire una pasta dall’eccezionale tenuta alla cottura grazie all’aumento dei tempi d’impasto ed essiccazione, che permettono di mantenere inalterate le proprietà organolettiche della semola di qualità superiore impiegata. Apprezzata anche da chef e gourmet, in quanto ideale per il salto in padella, Rummo è celebre tra gli amanti della vera pasta al dente ed è la prima al mondo ad avere certificato la sua tenuta alla cottura (Bureau Veritas N. 385/003).

In un periodo di crescita dei prezzi, i consumatori hanno ancora la possibilità di premiare i brand che offrono garanzie in termini di sostenibilità?

Noi siamo ciò che mangiamo, diceva il filosofo Feuerbach nel 1850. La ricerca della qualità nel cibo è imprescindibile nelle scelte delle famiglie ed è nostro impegno garantire la più alta qualità certificata. È con questo obiettivo che tutto il nostro team lavora senza sosta e senza compromessi. E per noi la qualità senza compromessi include tutti gli aspetti, compresa la sostenibilità degli ingredienti, dei processi e il rispetto del territorio. Alla ricerca dedichiamo moltissime risorse e attenzioni: abbiamo un centro di R&S e una scuola di formazione interni e la nostra pasta è certificata per la sua tenacia e resistenza.

Sempre in tema di sostenibilità, avete progetti futuri da segnalare?

Rummo è sempre stata attenta al tema della sostenibilità e dell’innovazione in questo settore e nel 2010 è stata insignita da Legambiente del premio “Innovazione amica dell’ambiente” per aver ridotto le emissioni di CO2 del 30%, grazie all’utilizzo di un impianto di trigenerazione, andato poi purtroppo distrutto con l’alluvione del 2015. Oggi, dopo aver investito su un pack sostenibile e riciclabile e sul risparmio di energia elettrica grazie all’installazione nell’intero pastificio di Benevento di luci a led, il nostro obiettivo è quello di diventare il primo pastificio al mondo alimentato al 100% da fonti rinnovabili con impatto zero di emissioni. Abbiamo quindi in programma un importante piano investimenti su logistica e fotovoltaico, puntando al 100% di fonti rinnovabili con l’obiettivo di raggiungere l’impatto zero.

23 INTERVISTA | GRM

Verso un futuro del packaging più consapevole

Oltre il 40% della plastica utilizzata oggi in Europa è destinata al packaging: la strada verso un pianeta con meno rifiuti passa necessariamente da qui; basti pensare che in Europa nel 2020 sono stati generati circa 177 kg/pax di rifiuti di imballaggio e il trend è in crescita (erano 150 kg nel 2009).

Mentre la Commissione Europea corre ai ripari con una nuova proposta di Regolamento (30/11/22) che intende rivedere il quadro legislativo in materia di imballaggi e rifiuti di imballaggio con l’obiettivo di ridurre le emissioni di Co2, la produzione di rifiuti e l’utilizzo di materie prime, qual è la risposta di imprese e consumatori a queste raccomandazioni?

Dal 2003 la mission di Planet Life Economy Foundation ETS - Associazione no profit - è quella di mettere a disposizione le proprie competenze per una gestione sostenibile d’impresa e fare rete per contribuire ad una evoluzione verso un’economia positiva che, nel rispetto dei vincoli di sostenibilità, garantisca benessere e qualità della vita per le comunità umane sul nostro pianeta.

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di Planet Life Economy Foundation ETS

L’algoritmo di Fondazione Carta Etica del Packaging

L’imballaggio può essere considerato uno strumento di progresso e di civiltà in grado di rispettare uno sviluppo sostenibile ed etico? Assolutamente sì, sostiene Fondazione Carta Etica del Packaging, nata nel 2020 con la pubblicazione della “Carta Etica del Packaging”, che individua 10 valori utili ad accompagnare il packaging verso un futuro più consapevole. Per mettere in pratica tali valori, la Fondazione ha concepito alcune Linee Guida sulla eco-sostenibilità del packaging, al cui cuore vi è un algoritmo, strumento che consente di parametrare le performance e intervenire per migliorare la sostenibilità di un imballaggio. In particolare l’algoritmo fornisce un posizionamento (rating) parametrato sulla CO2 equivalente emessa. Si tratta di un’analisi di primo approccio, che non si sovrappone né sostituisce la più codificata analisi LCA (Life Cycle Assessment). All’analisi segue la pianificazione degli interventi, strutturati secondo una logica di ciclo di vita, considerando gli impatti e le ricadute generati dalle fasi a monte e a valle lungo la catena di fornitura: sulla valutazione incidono infatti i fattori che vanno dall’estrazione o genesi delle materie prime fino alla gestione del fine vita, inclusi distribuzione e trasporto. Al termine della procedura l’algoritmo indica i punti su cui intervenire per un miglioramento del rating nel rispetto delle normative. Lanciato a febbraio 2023, per ora solo gli Ambasciatori della Carta Etica hanno accesso all’algoritmo.

L’osservatorio Identipack

Le imprese possono dunque misurare la sostenibilità e riprogettare il proprio imballaggio, ma un cittadino come fa a recepire questo dato per tenerne conto nelle sue scelte d’acquisto? Una soluzione è dichiararlo in etichetta e su questo punto tornano utili i dati forniti da “Identipack”, progetto di Conai e GS1 Italy nato con l’obiettivo di mappare e misurare la qualità delle informazioni ambientali presenti sul pack dei prodotti dei supermercati (grocery); una ricerca che incrocia codici a barre e informazioni di etichetta con i dati di venduto di NielsenIQ. Secondo i dati dell’osservatorio Identipack 2023, dei 133 mila articoli del largo consumo analizzati, solo il 44,8% presenta il dettaglio delle informazioni su tipologia di imballaggio e modalità di conferimento (+3,2% rispetto al 2022). Una fetta di mercato che rappresenta però ben due terzi delle vendite totali: “Rispetto alla media europea, i consumatori italiani si mostrano più propensi all’acquisto di beni rispettosi dei vincoli ambientali… uno stimolo per le imprese ad investire sulla sostenibilità, d’imballaggio e non” - sostiene il Ceo di GS1 Bruno Aceto.

Ridurre, riusare e riciclare

Diversi studi evidenziano la crescente importanza del packaging sostenibile nella mente dei consumatori europei. Un sondaggio Eurobarometro rileva che nel 2020 il 94% degli europei considerava importante ridurre i rifiuti di imballaggio e l’89% esprimeva la necessità di informazioni chiare e accurate in merito a riciclo e impatto ambientale dei prodotti. Oggi il packaging sostenibile è uno dei 3 settori chiave – insieme all’agricoltura di precisione e al plant based - che guidano la trasformazione sostenibile del sistema alimentare globale. Sul mercato ci sono già diverse imprese alle quali imballaggi sostenibili, circolari e facilmente riciclabili stanno già garantendo ricavi solidi, con obiettivi annuali di crescita del fatturato di oltre il 20%. Al buon senso bisogna aggiungere l’azione: ridurre, riusare, riciclare, ma anche riassettare il business e ridisegnare l’offerta.

25 OSSERVATORIO PLEF | GRM

Nuove politiche aziendali in Kellogg per un ambiente di lavoro più inclusivo

Introdotte nuove policy volte a sostenere i lavoratori che stanno affrontando trattamenti per la fertilità, percorsi di transizione di genere o che stanno vivendo particolari fasi della vita legate alla menopausa o all’interruzione di gravidanza.

Le nuove politiche prevedono permessi retribuiti in caso di interruzione di gravidanza e per chi si avvale di trattamenti per la fertilità, validi anche per i rispettivi partner, indipendentemente dall’anzianità di servizio e senza dover produrre alcun certificato medico nel pieno rispetto della privacy. Le policy prevedono orari di lavoro flessibili con la possibilità di avere una consulenza psicologica gratuita qualora la si ritenga necessaria. Le donne che attraversano il momento fisiologico della menopausa possono accedere ad assistenza e consulenza specializzata attraverso l’Employee Assistance Programme, usufruire di spazi in ufficio dedicati come la wellbeing room, e di una maggiore flessibilità lavorativa per poter gestire i sintomi secondo le proprie esigenze.

Per chi sta affrontando percorsi di gender transition sono previste misure specifiche per gestire la transizione con riservatezza e secondo le personali esigenze di ognuno, incoraggiando i dipendenti a vestirsi secondo l’espressione di genere che li rappresenta maggiormente, gestendo con sensibilità l’accesso ai servizi e ad altre strutture per assicurare equità, e supportando nell’aggiornamento dei documenti di lavoro e nella comunicazione a colleghi e clienti.

L’impegno dell’azienda verso i principi di equità, diversità e inclusione ha permesso inoltre di raggiungere l’obiettivo della parità di genere al 50:50 per i livelli di manager e senior manager a livello europeo con tre anni di anticipo rispetto al 2025, anno inizialmente fissato per il raggiungimento di questo importante traguardo.

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Piantati oltre 3000 ulivi, più efficienza nei consumi e spinta sulle energie rinnovabili.

Lo stabilimento storico dei F.lli De Cecco sorge nel Geoparco della Majella, Patrimonio dell’Unesco. L’azienda produce oltre il 50% dell’energia elettrica da fonti rinnovabili grazie al contributo decisivo della propria centrale idroelettrica che sfrutta le acque del fiume Verde, la cui sorgente si trova a due passi dallo stabilimento. Grazie a queste politiche l’azienda è riuscita a ridurre dell’11% le emissioni di Co2 nell’atmosfera nel 2021. Non solo: l’acqua che sgorga dalla Majella è anche un ingrediente della pasta; nel 2021 tra l’altro si è riusciti a ridurne il consumo del 3% a seguito delle pratiche di efficientamento dei consumi. Entro il 2050 l’azienda sarà carbon neutral anche grazie alla piantumazione di alberi degli ultimi anni: si tratta di oltre 3.000 ulivi intorno al sito produttivo di Fara che vanno a compensare 132.000 kg di Co2 ogni anno.

Il rapporto con il territorio è sancito anche dall’impegno per la filiera italiana che coinvolge 2001 aziende agricole e 23.362 ettari di terreni coltivati per ottenere 9 differenti tipi di grano duro italiano di alta qualità. Relativamente al pack si evidenzia l’attenzione all’impatto ambientale per la scelta di un solo materiale riciclabile al 100% con certificazione di sicurezza Dnv e dichiarazione ambientale di prodotto Epd. In azienda la sostenibilità si sposa anche con la solidarietà, che ha permesso ad esempio di donare 490 tonnellate di prodotti alla Fondazione Banco Alimentare, per aiutare con dignità tante famiglie indigenti e allo stesso tempo contrastare lo spreco alimentare, evitando che il cibo buono venga sciupato.

27 PERSONE E IMPRESE | GRM
De Cecco riduce le emissioni e pubblica il report di sostenibilità

Il contratto siglato con Italgen permetterà al Gruppo di soddisfare il fabbisogno energetico per tutti i siti italiani da fonti prevalentemente idroelettriche.

Con una storia industriale di oltre 100 anni, Italgen è titolare di 28 concessioni idroelettriche, di 3 impianti fotovoltaici in esercizio e alcuni impianti della società hanno anche un valore storico e artistico, come la centrale di Vaprio d’Adda, realizzata negli anni ‘50 su progetto dell’architetto milanese Piero Portaluppi.

L‘energia idroelettrica ha un tasso di rinnovabilità potenzialmente infinito ed essendo una delle forme più pulite di approvvigionamento energetico ha un’impronta ambientale molto ridotta. Emmanuel Goulin, presidente e amministratore delegato di L’Oréal Italia commenta: “Sono orgoglioso di questo accordo di lungo termine con Italgen. I nostri siti già da tempo utilizzano energia proveniente da fonti rinnovabili, ma adesso ci affideremo a una filiera 100% made in Italy, certificata e da fonti prevalentemente idroelettriche. L’accordo rispecchia il nostro costante impegno nell’ambito della sostenibilità in linea con gli obiettivi che ci siamo posti con il programma internazionale L’Oréal For The Future”.

Lanciato con l’obiettivo di rispettare i limiti del pianeta, il programma definisce gli impegni concreti che l’azienda intende raggiungere entro il 2030, tra i quali, rendere tutti i siti L’Oréal carbon neutral, migliorando l’efficienza energetica e utilizzando il 100% di energia rinnovabile entro il 2025. L’attenzione alle tematiche ambientali è testimoniato da diverse azioni introdotte: lo stabilimento di Settimo Torinese, che è a zero emissioni di Co2, è dal 2018 una waterloop-factory, ovvero un sito produttivo che consuma acqua unicamente come materia prima dei prodotti e non per altri usi.

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L’Oréal Italia è ancora più sostenibilie grazie all’energia 100% rinnovabile al made in Italy di Italgen

One Express continua a investire sul fotovoltaico

Con l’installazione a Bologna di un impianto fotovoltaico dalla potenza nominale di 451 kWp, l’azienda continua il suo percorso verso la sostenibilità riducendo l’emissione di Co2 nell’aria e tutelando il territorio e la comunità di appartenenza.

Continua la corsa di One Express verso le energie rinnovabili. L’azienda, che riunisce oltre 130 operatori di trasporto sul territorio nazionale, ha avviato una strategia di sviluppo che vede l’adozione di politiche green come mezzo per accelerare il business e portare benefici a tutto l’ecosistema aziendale. Fondamentale in questo senso l’adozione del fotovoltaico per svincolarsi dal mercato dei combustibili fossili e ridurre l’emissione di Co2 nell’aria.

Visti i successi ottenuti con le prime installazioni, l’azienda ha deciso di avviare un nuovo impianto fotovoltaico presso la sede di Bologna. Sul tetto dell’headquarter sono stati applicati su lamiera graffata 1.100 unità per una potenza totale di 451 kWp. L’intervento consentirà una produzione di energia annua stimata di 515,931 kWh e una conseguente riduzione delle emissioni di Co2 di 273.959 kg. Performance importanti che si aggiungono alle prestazioni degli impianti che One Express ha già avviato come per esempio quello realizzato a Torrevecchia Pia (Pv) con una produzione annua stimata di 304 kWh e una conseguente riduzione di emissione di Co2 prevista nella misura di 163 kg. “Abbiamo intrapreso un percorso importante per il presente e per il futuro – commenta Roberto Taliani, responsabile marketing e comunicazione di One Express – non vogliamo rimanere a guardare ma essere protagonisti nella sfida quotidiana che vede tante imprese e realtà del tessuto produttivo impegnate nella decarbonizzazione delle attività economiche attraverso soluzioni innovative, pensate per raggiungere la sostenibilità ambientale. Un modus operandi che ci permetterà di crescere come azienda e allo stesso tempo di tutelare il territorio e la comunità in cui operiamo”.

29 PERSONE E IMPRESE | GRM

Nasce Emilog, nel segno di ottimizzazione, razionalizzazione e sostenibilità della logistica

Conad Nord Ovest e Conad Centro Nord hanno costituito una società che andrà a gestire la logistica e i trasporti per tutta la rete di vendita dell’area emiliana delle due cooperative.

Il progetto rappresenta un’importante tappa verso l’efficientamento delle attività delle due cooperative Conad in un’area di fondamentale importanza come quella emiliana - con oltre 60 milioni di colli di merce movimentati ogni anno -e dimostra l’impegno nel rendere i centri di distribuzione sempre più performanti. La nuova società si focalizzerà sull’ottimizzazione delle rotte di distribuzione e sulla riduzione dell’impatto ambientale, apportando significativi vantaggi in termini di sostenibilità e promuovendo una logistica più efficiente e rispettosa dell’ambiente. “La sinergia con Conad Centro Nord, pur mantenendo entrambe le nostre cooperative autonomie imprenditoriali – dichiara Adamo Ascari, amministratore delegato di Conad Nord Ovest - ci permetterà di massimizzare l’efficienza delle operazioni logistiche, garantendo un servizio migliore e più rapido ai nostri soci, con importanti benefici anche per i consumatori. La logistica è un settore in cui l’innovazione, la digitalizzazione e la sostenibilità apportano un contributo determinante all’ottimizzazione dei costi, all’efficienza e all’efficacia di mercato”.

“Questa importante progettualità sottolinea la nostra determinazione nel perseguire politiche responsabili e all’avanguardia, che rispondono alle aspettative di un cliente sempre più attento ed esigente - dichiara Ivano Ferrarini, amministratore delegato di Conad Centro Nord. Razionalizzazione e ricerca di efficienza sono fondamentali per trasferire benefici sul territorio”. I centri di distribuzione Emilog saranno interessati da interventi di ammodernamento con l’installazione di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia pulita, luci a Led per il risparmio energetico, la creazione di microclimi nel polo dei freschi e tecnologie di isolamento all’avanguardia. L’introduzione di sistemi automatizzati e un layout dei magazzini ottimizzato contribuiranno a migliorare la qualità del lavoro con l’obiettivo di ridurre le attività più gravose per gli operatori. L’avvio delle prime attività progettuali partirà già da questo autunno.

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Cresce l’impegno di Rovagnati per la logistica sostenibile: nel 2022 risparmiate

219 tonnelate di CO2

Sono in fase di sperimentazione anche soluzioni di mobilità elettrica per la flotta.

Il risultato è stato possibile grazie ad alcune collaborazioni strategiche che Rovagnati ha avviato con aziende della logistica:

- Gruppo Stef che, grazie alla scelta di mezzi in grado di offrire un elevato livello di performance, sicurezza e affidabilità, permette di ridurre del 20% le emissioni per ogni tonnellata di prodotto trasportata. Il Gruppo STEF è, inoltre, impegnato nel progetto Moving Green, un piano articolato che prevede la riduzione complessiva del 30% delle emissioni di Co2 legate ai mezzi di trasporto entro il 2030, e il rifornimento del 100% degli impianti con energia a basse emissioni di carbonio entro il 2025.

- Gi.Ma.Trans che ha permesso l’introduzione nella flotta Rovagnati di Green Truck, mezzi alimentati a gas naturale liquido (Lng) e dotati di tecnologie in grado di ridurre sensibilmente l’impatto ambientale della logistica e che dispongono anche di una tecnologia Hybrid. Questa combinazione di tecnologie garantisce una resa frigorifera più che raddoppiata rispetto a un gruppo multi temperatura tradizionale e che, grazie al funzionamento 100% elettrico con la corrente prodotta dal generatore collegato al motore del veicolo, consente di avere zero emissioni. Disporre anche di gruppi frigoriferi installati su motrici alimentate a Lng ha il beneficio di ridurre l’impatto ambietale anche a livello di rumorosità dei veicoli.

Ma non solo: Rovagnati ha condiviso con i propri partner l’opportunità di avviare test sperimentali per l’utilizzo di veicoli elettrici per le consegne dell’ultimo miglio nei centri abitati. Il progetto prevede di testare alcuni mezzi impiegati in Toscana e in Piemonte, principalmente su aree urbane di grandi città che possono essere interamente coperte con l’autonomia del veicolo.

31 LOGISTICA E PROCESSI | GRM

Caffè Bazzara ottiene la certificazione Rainforest Alliance

La piccola rana verde che attesta il rispetto degli standard sociali, ambientali ed economici sarà sul caffè di Bazzara, azienda che nel proprio statuto integra agli obiettivi di profitto quelli a impatto sociale e ambientale.

Sono tanti i progetti Bazzara attenti alla natura e al sociale: dopo l’adozione del marchio Fairtrade, la torrefazione triestina si è impegnata ad ottenere anche la certificazione Rainforest Alliance, l’organizzazione internazionale no-profit che si occupa delle foreste pluviali con lo scopo di conservarne la biodiversità e garantire condizioni di vita sostenibili, trasformando le pratiche commerciali e di uso del suolo per influenzare positivamente anche il comportamento del consumatore finale.

“Fra le finalità di beneficio comune inserite nello statuto della Bazzara non manca mai l’impegno per l’ambiente, lo sviluppo di pratiche e processi di innovazione sostenibile, l’attenzione a produrre un impatto positivo sulle persone e ad incentivare collaborazioni e sinergie con gli stakeholder” - afferma Mauro Bazzara, Ceo della torrefazione.

La Rainforest Alliance lavora per migliorare le condizioni dei produttori agricoli dei Paesi in via di sviluppo; un lavoro portato avanti attraverso precisi standard che permettono agli agricoltori di poter contare su un reddito più stabile e di guardare con fiducia al futuro. Un marchio di certificazione del commercio equo e solidale che certifica le materie prime di numerosi prodotti realizzati senza lo sfruttamento dei lavoratori e dell’ambiente, aiutando il consumatore a fare la scelta giusta in modo semplice e veloce ma soprattutto consapevole. Rainforest Alliance conta più di 30 anni di esperienza e lavora in più di 80 Paesi sparsi in tutto il mondo per conservare la biodiversità, proteggere l’ambiente e promuovere i diritti e il benessere “delle comunità del caffè”. Oggi i consumatori sono diventati sempre più attenti ai prodotti che acquistano, un caffè certificato Rainforest Alliance è simbolo di una produzione che rispetta standard rigorosi che proteggono l’ambiente e sostengono le comunità locali.

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Andriani viene nuovamente riconosciuta come Best Workplace Italia

Nella classifica è risultata al 13° posto nella categoria 150/499 dipendenti.

Andriani, coerente con propri valori e con la propria natura di società benefit e B Corp, ha lanciato l’empowerment people come asset strategico per la crescita; una campagna integrata di valorizzazione e coinvolgimento delle risorse umane per consolidarne le motivazioni, accrescere la condivisione di idee e attrarre nuovi talenti. Attraverso la realizzazione di una serie di iniziative finalizzate al well-being dei dipendenti e al work-life balance, infatti, l’azienda promuove il concetto di felicità sul Lavoro. È grazie a questo impegno che anche quest’anno ha ricevuto il riconoscimento di Best Workplace™ Italia assegnato da Great Place to Work Italia, società di consulenza organizzativa che ha condotto una ricerca durata un anno analizzando 303 aziende e selezionando le 60 migliori aziende per cui lavorare in Italia. Eccezionali i risultati emersi da un’indagine sul clima interno che hanno messo in luce le caratteristiche di credibilità, rispetto, coesione, equità e che le sono valse il 13° posto nella categoria 150/499 dipendenti. “Crediamo che la comunicazione, la collaborazione, la condivisione di valori e la determinazione di obiettivi comuni siano la chiave del successo di un’azienda del terzo millennio, fatta di organizzazione e strutture complesse. Il nostro approccio si basa sulla condivisione e sulla trasparenza, valori intrinsechi che ci guidano quotidianamente, e su un concetto di leadership diffusa e partecipativa in cui ciascuno si senta responsabilizzato nel raggiungimento dei propri obiettivi, ma lontano da superate logiche di controllo e verticalizzazione” - ha dichiarato Michele Andriani, presidente e AD di Andriani. (nella foto Mariangela Candido, HR & organization director Andriani).

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SUCCESSI E STRATEGIE | GRM

Sagra, il brand del Gruppo Salov, conferma il proprio impegno

nella sostenibilità

La gamma oli di semi Sagra presenta le nuove bottiglie in R-Pet realizzate con il 100% di plastica riciclata.

Sono tanti i progetti Bazzara attenti alla natura e al sociale: dopo l’adozione del marchio Fairtrade, la torrefazione triestina si è impegnata ad ottenere anche la certificazione Rainforest Alliance, l’organizzazione internazionale no-profit che si occupa delle foreste pluviali con lo scopo di conservarne la biodiversità e garantire condizioni di vita sostenibili, trasformando le pratiche commerciali e di uso del suolo per influenzare positivamente anche il comportamento del consumatore finale.

“Fra le finalità di beneficio comune inserite nello statuto della Bazzara non manca mai l’impegno per l’ambiente, lo sviluppo di pratiche e processi di innovazione sostenibile, l’attenzione a produrre un impatto positivo sulle persone e ad incentivare collaborazioni e sinergie con gli stakeholder” - afferma Mauro Bazzara, Ceo della torrefazione.

La Rainforest Alliance lavora per migliorare le condizioni dei produttori agricoli dei Paesi in via di sviluppo; un lavoro portato avanti attraverso precisi standard che permettono agli agricoltori di poter contare su un reddito più stabile e di guardare con fiducia al futuro. Un marchio di certificazione del commercio equo e solidale che certifica le materie prime di numerosi prodotti realizzati senza lo sfruttamento dei lavoratori e dell’ambiente, aiutando il consumatore a fare la scelta giusta in modo semplice e veloce ma soprattutto consapevole.

Rainforest Alliance conta più di 30 anni di esperienza e lavora in più di 80 Paesi sparsi in tutto il mondo per conservare la biodiversità, proteggere l’ambiente e promuovere i diritti e il benessere “delle comunità del caffè”. Oggi i consumatori sono diventati sempre più attenti ai prodotti che acquistano, un caffè certificato Rainforest Alliance è simbolo di una produzione che rispetta standard rigorosi che proteggono l’ambiente e sostengono le comunità locali.

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Apicoltura Piana presenta la linea squeeze anche al gusto

millefiori e pappa reale

Duplice novità per l’azienda, che propone nuovi gusti e il rinnovo del pack della linea Squeeze, più sostenibile grazie alla plastica R-Pet riciclata 50%, in coerenza con una vision aziendale orientata all’innovazione e alla tutela dell’ambiente.

Con un rinnovato packaging della linea Squeeze, Apicoltura Piana punta su materiali più green in grado di ridurre gli sprechi e l’impatto ambientale grazie all’utilizzo di plastiche riciclate. Il nuovo pack è infatti realizzato in polietilene (Pet) riciclato al 50% e riesce a garantire le stesse caratteristiche di trasparenza e resistenza delle precedenti versioni in plastica con una maggiore attenzione all’ambiente.

Prima azienda a portare sul mercato il formato in plastica riciclata con il tappo dosatore e il pratico flacone Squeeze, Apicoltura Piana, concentra i suoi sforzi su questo pack, subito apprezzato per la praticità e semplicità d’uso. Basta infatti una semplice pressione per ottenere la quantità di miele desiderata e, grazie alla membrana taglia-goccia, si evitano accidentali dispersioni di prodotto su tovaglia e stoviglie.

In questi mesi primaverili il miele e gli altri prodotti delle api trovano largo utilizzo come ricostituenti ed energizzanti naturali, favoriti anche dalla praticità del nuovo pack. La nuova linea comprende i gusti Acacia, Millefiori, Millefiori di filiera italiana e Millefiori con Pappa Reale; quest’ultimo è una novità che racchiude in un unico prodotto il gusto del miele e i benefici della pappa reale, ricca di proteine, minerali e vitamine. Ideale come integratore e per rinforzare le difese immunitarie, ha effetti positivi sull’umore e possiede proprietà antinfiammatorie. Grazie alle sue qualità ricostituenti il Millefiori e Pappa Reale è indicato per bambini (di età superiore a 12 mesi), adolescenti, anziani e sportivi.

PRODOTTI E PACKAGING | GRM 35

Nestlé apre un istituto di ricerca a sostegno dei sistemi alimentari sostenibili

La multinazionale inaugura l’Institute of Agricultural Sciences di Losanna, in Svizzera, per contribuire al progresso dei sistemi alimentari sostenibili fornendo soluzioni scientifiche in ambito agricolo.

“Abbiamo coltivato rapporti diretti con generazioni di agricoltori in tutto il mondo. Per continuare a fornire alle persone alimenti gustosi, nutrienti e a prezzi accessibili, dobbiamo lavorare insieme per raggiungere un sistema alimentare più sostenibile. Il nuovo istituto rafforzerà le nostre competenze e utilizzerà la nostra rete globale per sostenere le comunità agricole e proteggere il nostro pianeta” – ha dichiarato Paul Bulcke, presidente di Nestlé. I sistemi alimentari globali sono sempre più sotto pressione e, pertanto, diventa urgente imprimere un’accelerazione verso nuovi approcci che garantiscano un approvvigionamento alimentare sostenibile per una popolazione mondiale in crescita, contribuendo al contempo al sostentamento degli agricoltori.

Nel nuovo istituto, gli esperti di Nestlé studiano e sviluppano soluzioni in aree chiave come la scienza delle piante, i sistemi agricoli e il bestiame da latte. L’istituto si fonda sulle competenze dell’azienda in materia di scienze vegetali nel settore del caffè e del cacao. Per molti anni, gli scienziati di Nestlé hanno fornito il loro contributo ai piani di approvvigionamento sostenibile di cacao e caffè - il Nestlé Cocoa Plan e il Nescafé Plan - compresa la recente scoperta di varietà di caffè più resistenti alle malattie e alla siccità. La multinazionale sta ora estendendo questa esperienza ad altre colture, tra cui legumi e cereali. L’istituto sta anche collaborando con gli agricoltori per sperimentare pratiche di agricoltura rigenerativa per migliorare la salute del suolo e incoraggiare la biodiversità. Inoltre gli esperti esplorano nuovi approcci nel campo degli allevamenti lattiero-caseari che siano in grado di ridurre le emissioni di gas serra legate all’alimentazione del bestiame e alla gestione del letame. Jeroen Dijkman, responsabile del Nestlé Institute of Agricultural Sciences ha commentato: “Il nostro obiettivo è identificare le soluzioni più promettenti per promuovere la produzione di materie prime nutrienti, riducendo al minimo l’impatto ambientale. Adottiamo un approccio olistico e prendiamo in considerazione diversi fattori, tra cui gli effetti sulla resa, l’impronta di carbonio, la sicurezza alimentare e i costi, nonché la fattibilità di scalabilità”.

In quanto parte della rete globale di R&S di Nestlé, l’istituto collabora con partner esterni, tra cui agricoltori, università, organizzazioni di ricerca, startup e partner industriali. Oltre alle nuove strutture di Nestlé Research in Svizzera, l’istituto incorpora un’unità di ricerca sulle scienze vegetali già esistente in Francia e aziende agricole con sede in Ecuador, Costa d’Avorio e Thailandia, in aggiunta a collaborazioni con enti di ricerca.

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Con il progetto Green Action, Electrolux trasforma gli store per incentivare scelte sostenibili

Attivata una campagna di comunicazione in oltre 400 punti vendita per guidare i consumatori verso i prodotti della gamma più rispettosi dell’ambiente.

L’acquisto di un elettrodomestico è un gesto che può fare una grande differenza in tema di impatto ambientale. È partendo da questo presupposto che Electrolux dà il via a Green Action: un’iniziativa che punta anche a utilizzare in modo strategico lo spazio fisico dei negozi. Attraverso un’attivazione in store presso i punti vendita delle principali insegne del canale Electrical Retail e l’avvio di promozioni ad hoc, il brand svedese aiuterà le persone a compiere scelte dalla sempre maggiore consapevolezza, indirizzandole verso l’acquisto dei modelli più sostenibili. Il progetto prevede la realizzazione di materiali pop up che richiamano il fil rouge dell’iniziativa: la sostenibilità, valore fondante di Electrolux Group che guida non solo lo sviluppo delle migliori tecnologie e degli elettrodomestici più innovativi, ma anche l’ideazione di iniziative volte a ispirare e sensibilizzare i consumatori a uno stile di vita rispettoso dell’ambiente.

“In una logica omnichannel è imprescindibile integrare i canali digitale e fisico: i punti vendita hanno ancora un’importanza significativa anche in caso di esperienza di acquisto mista. Per questo abbiamo deciso di valorizzare le nostre proposte presso i retailer, con un approccio concreto ma “spettacolare” - spiega Ilaria Sgrò, brand manager Electrolux e AEG. Con questa campagna di comunicazione, daremo infatti grande visibilità ai nostri valori di brand, indirizzando i consumatori, sia con un approccio visivo che promozionale, verso scelte attente all’ambiente”.

“Grazie a questa campagna saremo presenti con Green Action in oltre 400 tra i punti vendita più importanti del canale Electrical Retail - racconta Daniele Zanella, trade marketing instore manager - attraverso il deployment di nuove strutture personalizzate, corner brandizzati e special placement dedicati. Anche i materiali utilizzati sono all’insegna della sostenibilità: per esempio, il legno delle strutture proviene da filiere caratterizzate da una gestione forestale responsabile. Inoltre, coerentemente con lo spirito della campagna, riutilizzeremo al massimo le nostre strutture presenti sui punti vendita, riducendo gli sprechi e facendo del bene al nostro pianeta”.

L’iniziativa verrà inoltre declinata sulle diverse categorie di prodotto attraverso promozioni mirate, che evidenziano come le tecnologie Electrolux consentano di ridurre i consumi energetici, risparmiare acqua ed evitare gli sprechi: dalla preparazione e conservazione degli alimenti alla cura del bucato. Sarà infine indicato su ciascun modello coinvolto nel progetto Green Action l’effettivo risparmio che si ottiene acquistandolo, calcolato grazie a Youreko, il tool che quantifica in modo semplice e immediato il reale beneficio economico dei prodotti a basso consumo, confrontandoli con gli altri presenti sul mercato.

37 PROTAGONISTI | GRM

LA DORIA: una storia con il pomodoro al centro.

La Doria è un’azienda italiana leader nel settore delle conserve alimentari e in particolare nella produzione di prodotti a base di pomodoro, sughi per pasta, verdure in scatola, succhi di frutta e bevande Riconosciuta in Europa come azienda leader nella produzione di pelati e polpa di pomodoro, La Doria è anche tra i principali produttori italiani degli altri derivati del pomodoro nel segmento retail.

Per raggiungere questa posizione, l’azienda lavora da anni a stretto contatto con la base agricola, instaurando una vera e propria partnership. In questo modo La Doria si assicura di acquistare ogni anno le migliori varietà di pomodoro 100% italiano che viene lavorato appena raccolto. Per questa categoria, infatti, La Doria si relaziona direttamente con le Organizzazioni di Produttori Agricoli della zona. Può quindi seguire da vicino tutte le fasi della coltivazione, dalla semina al trapianto, garantendo la qualità e la sostenibilità del processo. La certificazione di qualità ISO 22005 sottolinea la trasparenza di La Doria nei confronti del mercato grazie alla possibilità di ricostruire, in qualsiasi momento e in tempi rapidi, la storia del prodotto certificato.

In termini di sostenibilità sociale, il Gruppo si impegna a migliorare le condizioni di lavoro sia delle persone che lavorano nei siti produttivi, sia di quelle che lavorano durante le campagne di raccolta di frutta e verdura e lungo tutta la filiera del pomodoro, attraverso attività di monitoraggio e audit etici specifici. A partire dal 2014, La Doria, con il supporto di una primaria società di consulenza, ha introdotto un sistema La sostenibilità ambientale ed etica delle coltivazioni viene perseguita attraverso l’introduzione di specifici progetti educativi che coinvolgono la base agricola su temi rilevanti come la riduzione del consumo di acqua o l’aumento del numero di api indispensabili per l’impollinazione.

Nel 2022, La Doria ha ottenuto con successo una nuova certificazione, la Social Footprint. Grazie a questa certificazione è possibile condividere con tutti gli stakeholder le informazioni sull’impatto sociale dei pomodori freschi. L’Impronta Sociale è solo l’ultima delle attività che il Gruppo La Doria ha messo in atto per certificare la produzione dei suoi pomodori, fornendo ai consumatori una vera e propria carta d’identità della sua “linea rossa”.

www.ladoria.it INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Penny è responsabile verso le persone, l’ambiente e il business

Penny Italia pubblica il primo Bilancio di Sostenibilità. Il documento, elaborato con il supporto metodologico dei professionisti di PwC Italia, descrive il percorso intrapreso dall’insegna del gruppo Rewe verso la sostenibilità con partner importanti come Coripet, Too good to go, Croce Rossa Italiana, Fondazione Progetto Arca e Banco Alimentare. Ne parla Monica Dimaggio, responsabile private label e sostenibilità di Penny Italia

Le iniziative di Frantoio Bonamini sul fronte della sostenibilità

Frantoio Bonamini nasce nel 1965 in Val d’Illasi nell’est veronese, dove è diffusa la coltivazione di due uliveti in particolare, il Grignano e il Favarol: è proprio da queste varietà che nasce il Veneto Valpolicella D.O.P, un olio che ha permesso all’azienda di ottenere diversi riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. La titolare Sabrina Bonamini illustra le iniziative messe in atto dal Frantoio sul fronte della sostenibilità.

Il centro commerciale Carosello inaugura il murales anti-smog Mugo frena il ritmo del climate change

È uno dei primi murales green realizzati in un centro commerciale: occupa una superficie di 35 m2 per 3 metri di altezza. Opera di Alessio B, street artist, è stato realizzato con Airlite, una pittura in grado di assorbire ogni giorno l’inquinamento atmosferico prodotto da 79 autoveicoli. Stefano De Robertis, marketing manager di Eurocommercial, ci parla delle diverse iniziative di sostenibilità del centro commerciale Carosello.

Grazie alla tecnologia, la climate tech italiana Mugo costruisce esperienze di comprensione e azzeramento dell’impatto climatico come nuova opportunità per le aziende. Benedetto Ruggeri, Ceo dell’azienda, illustra la tecnologia sviluppata per guidare consumatori e retailer verso una nuova esperienza di acquisto sostenibile.

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