Uomo e natura di Elisa Corni
Nuove teorie sull’origine del linguaggio parlato
T
ra noi e le altre specie animali esistono molte differenze, ma una di quelle che saltano subito all’occhio riguarda una capacità che è esclusivamente umana (o quasi): il linguaggio. Quasi perché alcune specie animali dalle capacità cognitive particolarmente articolate, soprattutto le scimmie antropomorfe, hanno mostrato in cattività di poter sviluppare sistemi comunicativi anche dotati di veri e propri vocaboli e di grammatiche anche se molto semplici. Ma questi sistemi, per quanto sorprendenti, sono lontani anni luce dalla complessità del nostro parlato. Vista la peculiarità del nostro sistema comunicativo gli scienziati e gli specialisti da decenni dibattono su quale sia l’origine del linguaggio. Si tratta di un fenomeno reso possibile dalle peculiari capacità cognitive della nostra specie? O forse sono stati fattori fisiologici come la posizione del collo e il conseguente sviluppo delle corde vocali a renderlo possibile? C’è chi sostiene che anche il fatto di essere degli animali sociali che vivono a stretto contatto abbia partecipato alla nascita delle lingue umane. Altri ancora fanno ricadere la responsabilità sul sistema dei neuroni specchio, quelli che fanno sì che
vostro figlio imiti le vostre azioni. Insomma, moltissime teorie nessuna delle quali ha ancora trovato una conferma definitiva. A complicare la situazione un articolo pubblicato su una prestigiosa rivista americana nella quale un gruppo di studiosi ha presentato una nuova ipotesi. Il team internazionale di ricercatori ha scoperto una connessione particolare tra la parte del nostro cervello che si occupa di proferire le parole e quella che le ascolta. Fino a qui nulla di strano, in fin dei conti le parole devono essere ascoltate; eppure la cosa particolare è che quel collegamento cerebrale è presente anche in altre specie di primati
ma con funzione molto diversa. In particolare questo collegamento nei nostri cugini si occupa primariamente dell’ascolto, fa quindi parte del sistema uditivo. Nella nostra specie, per qualche ragione, questo ponte mette in collegamento aree del cervello deputate a funzioni molto diverse. Questo studio, per quanto controverso, confermerebbe alcune teorie sull’origine del linguaggio. Gli evoluzionisti definiscono questo fenomeno exaptation (exattamento), per distinguerla dall’adattamento. Nella prima, infatti, organi e caratteri specifici non cambiano per adattarsi a nuove necessità, ma, se inutili, vengono riutilizzate per funzioni più utili. Certo questa è solo una teoria, ma è stata accolta con entusiasmo dagli esperti del settore perché, con buona pace di alcuni teorici che ritengono che il linguaggio sia esclusivamente umano e non abbia precursori in altre specie animali, getta le basi per l’esistenza di primitivi e abbozzati organi del linguaggio anche nei nostri antenati. Addirittura i ricercatori si spingono ad affermare che il precursore del nostro articolato e complesso sistema per la produzione e l’ascolto del parlato potrebbe essere quindi presente in altre specie, anche potenzialmente molto lontane dalla nostra.
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