Il personaggio di Katia Cont
"Robbertooooo!!!!!"
C
ome dimenticare una emozionatissima Sofia Loren, mentre dal palco del Doldy Theatre sventola un cartellino con il nome del suo connazionale Roberto Benigni. E' come se quell'Oscar l'Italia lo avesse vinto due volte e lo ricordasse con la colonna sonora in testa cantata da Sofia Loren. Il modo migliore per raccontare cosa Roberto Benigni è stato ed è per il cinema Italiano, sarebbe un film, una storia fantastica, un bellissimo film d'animazione con una trama avvincente che affronti i temi e le tappe difficili e gloriose di una vita pienissima e stravissuta. Benigni ha regalato all'Italia intera sorrisi, lacrime e grandi gioie, in pochi sono eclettici come lui. Nato a Castiglion Fiorentino nel 1952, da una famiglia di contadini, Benigni cresce con la passione per lo spettacolo iniziando prima come cantante e musicista e poi come attore di teatro. La svolta
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professionale arriva nel 1975, quando incontra il famoso regista e sceneggiatore Giuseppe Bertolucci che lo “lancia” prima in televisione come presentatore del programma satirico “Onda Libera”, e poi al cinema, nel film “Berlinguer ti voglio bene”. Nel 1980, insieme a Claudio Cecchetto e Olimpia Carlisi, conduce il 30esimo Festival di Sanremo. Nel 1983 porterà nelle piazze e nei teatri di tutta Italia lo spettacolo di cabaret “Tuttobenigni”, dimostrando così di essere anche un perfetto “one-man show”. L’anno successivo arriva il film girato assieme all’amico Massimo Troisi “Non ci resta che piangere” che tutti ricordiamo. Approda poi negli Stati Uniti d’America, dove recita in quattro pellicole, tra cui “Il figlio della Pantera Rosa”, dove interpreta il ruolo del figlio dell’ispettore Clouseau. Nel 1991 fonda, insieme alla moglie Nicoletta Braschi, la casa di produzione “Melampo Cinematografi-
ca”. Negli anni Novanta arrivano tre dei suoi maggiori successi cinematografici: “Il piccolo diavolo”, “Johnny Stecchino”, “Il mostro”. Tutti film di base comica nonostante affrontino tematiche scottanti e inerenti ai fatti del periodo, come le stragi mafiose e i macabri delitti del Mostro di Firenze. La consacrazione internazionale arriva nel 1997 con “La vita è bella”, film che racconta gli orrori dell’olocausto attraverso l’ironia, alternando momenti drammatici a momenti di commedia come nessuno prima di allora aveva fatto. Il film si aggiudica tantissimi premi e riconoscimenti in tutto il mondo, tra cui nove David di Donatello, cinque Nastri d’Argento, un BAFTA, un SAG Awards e tre Premi Oscar (miglior colonna sonora, miglior film straniero, miglior attore protagonista). Ma Benigni è anche un uomo di teatro, e sui palcoscenici italiani e non solo, si dedica ai canti della Divina Commedia.