Valsugana News 5/2022 Giugno

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Per non dimenticare di Massimo Dalledonne

La storia di Egidio Battisti

D

urante la Seconda Guerra Mondiale i caduti ed i dispersi italiani sul fronte jugoslavo furono in tutto 15 mila. Ben 6.800 i caduti, 4.400 i dispersi solo all’interno dello Stato indipendente croato. Uno di questi era Egidio Battisti, nato a Strigno il 19 aprile del 1912. Una vicenda, la sua, raccontata nelle scorse settimane dalla figlia Silvia, un’artista che ha esposto i suoi lavori in occasione della mostra “Per non dimenticare” nello Spazio Klien di Borgo Valsugana. Come scrive Adriana Lotto nella pubblicazione “Protagonisti” del dicembre 2009 “era figlio primogenito di Silvio, disperso in Russia nel 1916 e Maria Giovanna Tea di Servo di Sovramonte dove si stabilì con la madre profuga (le avevano bruciato la casa) e il fratello Silvio. Nel 1938 sposò Domenica Eufemia Zannini, detta Ninetta, e con lei andò a vivere a Cairo Montenotte, in provincia di Savona, dove da due anni lavorava come capo-operaio nella locale fabbrica della Montecatini”. Nel 1939 nasce Silvia ma una denuncia anonima li fece perdere il lavoro: aveva sottratto del carburo per darlo

La battaglia della Neretva (fonte Wikipedia)

a una famiglia bisognosa. Quando, per la terza volta venne richiamato alle armi, finì inquadrato nella sezione sanità della Divisione “Murge” e nel marzo del 1942 salpò da Bari: destinazione Bosnia-Erzegovina che a quell’epoca faceva parte dello Stato indipendente croati di Ante Pavelic, Il quadro di Silvia Battisti dedicato al papà Egidio Battisti occupato dai tedeschi Tito diretti nel Montenegro. “Si pree dagli italiani. Della sume che proprio in quei giorni, tra sua vita di soldato si sa ben poco: il 15 ed il 21 febbraio, quando metà molto è stato recuperato dalle lettere della Divisione Murge venne messa che la figlia Silvia ha recuperato e fuori combattimento, Egidio Battisti che ha utilizzato per esporle in questi scomparve. Che fine abbia fatto non ultimi decenni al pubblico. Ancora è dato a sapere. Si può ipotizzare per Adriana Lotto. “Nessun riferimento estensione che sia stato catturato e geografico, men che meno alla guerusato per il trasporto dei feriti e che ra civile che funestava l’Erzegovina, sia quindi deceduto, come il 50% dei ai cetnici e agli ustasa, ai domobrani prigionieri italiani, di malattia e di ed i paesi devastato e bruciati nel ’42. stenti”. Non si parla nemmeno della deportaLa notizia della sua morte venne zione selvaggia dei civili nei campi di recapitata dal messo comunale a don concentramento”. Giovanni Sebben, parroco di Servo. Nel mese di agosto del 1942 Egidio Fu lui a portarla alla moglie Ninetta torna in licenza a casa. Poi riparte. assieme ad altre donne del paese. Moglie e figli non lo videro mai più. Nelle sue lettere emerge come i solCome si legge nelle sue lettere “i dati italiani vivevano la guerra lontasoldati prendevano 9 lire al giorno: un no da casa: con il pensiero fisso della limone ne costava 9, di lire, per una famiglia dei soldi da inviare a casa e birra ce ne volevano 20”. L’Erzegovina le fotografie da ricevere. Nostalgia era una terra poverissima, tantissimi e speranza per sopportare il peso morivano per inedia. Egidio Battisti, di una guerra che non apparteneva come scrive ancora Adriano Lotto a loro. In Erzegovina gli italiani non “si può dedurre che fosse utilizzato combattevano contro un esercito anche per la costruzione dei presidi regolare ma bande di veri e propri lungo la Neretva, lavori di fortificazioguerriglieri. Il 14 ottobre del 1955 Egine promossi dagli italiani all’insegna dio Battisti di Strigno viene insignito dell’impreparazione e dell’improvvidella Croce al Merito di Guerra dal sazione”. I presidi sulla Neretva, eretti comandante militare territoriale di per difendere Mostar, vennero travolti Bolzano, generale Carlo Vacchelli. nel febbraio del 1943 dai partigiani di

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