I Nostri Cani - Maggio 2021

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“organo ufficiale ENCI”

maggio 2021

N. 5 maggio 2021 - Pubblicazione online sul sito www.enci.it

ASSEMBLEA SOCI • LEONBERGER • IRISH WOLFHOUND DOGUE DE BORDEAUX MAREMMANI ABRUZZESI AL LAVORO PROVE SEGUGI



SOMMARIO Assemblea generale Renata Fossati Rodolfo Grassi Notizie ENCI Master allevatore cinofilo enci 2021 Il leone “mascherato” Stéphanie Palumbo L’Irish dalle buone maniere Marcello Poli Difensori temerari e affidabili Valter Grossi Il Rosso di Bordeaux Vincenzo Parmiciano Massimiliano Ravaglioli Alla ricerca della felicità Renata Fossati I cani, dalla Bibbia ai Vangeli Rodolfo Grassi In ricordo di Revaz Khomasuridze Francesco Cochetti Claudio De Giuliani Prati e giardini, una giungla nascosta Sara Ceccarelli Storia di “SNORRY” Colette Rubini & Vanda Baldaccini Standard in pillole I Segugi sul sentiero dei cinghiali Marco Ragatzu

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PER LE ASSOCIAZIONI SPECIALIZZATE DI RAZZA RAZZE: LE PAGINE DELLA RIVISTA SONO A DISPOSIZIONE PER ARTICOLI RIGUARDANTI LE RAZZE TUTELATE SU TEMI A SCELTA QUALI: STORIA, DIF­ FUSIONE SUL TERRIOTRIO, CARATTE­ RE, EDUCAZIONE, ADDESTRAMENTO, ATTIVITA SOCIALI, SPORT, SALUTE, VITA IN FAMIGLIA. CONVEGNI E SEMINARI SULLE RAZZE TUTELATE RUBRICA “CLUB”: SONO A DISPO­ SIZIONE PER SPECIALI E RADUNI. CORREDATE DA FOTO, CLASSIFICHE E BREVI TESTI SUGLI EVENTI. SI PREGA DI CONTATTARE PREVENTI­ VAMENTE LA REDAZIONE redazione@enci.it - tel. 0270020358 dalle 8,30 alle 12,30 dalle 13,30 alle 17,30

PER I GRUPPI CINOFILI Si informano i Gruppi Cinofili ENCI che all’interno de “I Nostri Cani” sono disponibili gratuitamente pagine dedi­ cate ai resoconti delle Esposizioni Internazionali e Nazionali. Per avere informazioni riguardanti gli aspetti tecnici e le modalità d’invio, contattare la redazione: redazione@enci.it - tel. 0270020358

TEMPI DI CONSEGNA DI TESTI E FOTO Pubblicità expo: entro il giorno 5 del mese precedente l’uscita (es. 5 novem­ bre per pubblicazione in dicembre) Articoli: previo accordi con la redazione Rubrica club: entro il giorno 5 del mese precedente l’uscita, in merito allo spazio disponibile Successi: in ordine di ricevimento, in merito allo spazio disponibile inviare a redazione@enci.it TUTTE LE RUBRICHE SONO GRATUITE Si ringrazia per la collaborazione

FORMATO TESTI E FOTO Testi in WORD o similari di scrittura (NO pdf) Foto in formato jpg o tif NON impaginare


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ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI VIA WEB 30 APRILE 2021

Notizie ENCI

L’augurio del presidente Dino Muto per un domani che porterà innovazione e nuovi servizi per gli allevatori. I Bilanci approvati all’unanimità. Eletto il nuovo consigliere Roberto Pigliacelli

In una Milano battuta dal vento e dalla pioggia, nella sede centrale dell’ENCI, in Viale Corsica 20, alle 11,00 del 30 aprile 2021 si è aperta in seconda convocazione l’Assemblea Generale dei Soci, mediante collegamento e autentificazione in modalità remota via web per via delle condizioni dettate dalla pandemia. L’Assemblea ha registrato la presenza di numero5

sissimi Soci nonostante la celebrazione in un giorno feriale. È la seconda volta, la prima fu in occasione dell’Assemblea Generale dei Soci del 2020, che si deve procedere con questa modalità e, come sottolineerà il presidente Dino Muto in uno dei suoi interventi, “auspichiamo sia anche l’ultima, che la pandemia


ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI VIA WEB 30 APRILE 2021

Notizie ENCI rallenti e ci riporti ad una vita normale, dove ci si possa incontrare, guardarci e parlarci, dato che qui, solo davanti ad un video, non è facile… senza poter percepire i vostri sguardi, o ascoltare dal vivo i vostri commenti…”. Presenta quindi i ringraziamenti della Prefettura di Milano per la decisione adottata dal Consiglio Direttivo di modificare la convocazione al fine di effettuare l’a­ dunanza non in presenza. Vengono eletti unanimemente il Presidente Dino Muto quale Presidente dell’Assemblea, Il Direttore Tecnico Angelo Pedrazzini quale Segretario, i dipendenti ENCI Andrea Boscarello e Severino Guastaferro quali scru­ tatori. Si parte con la Relazione del Presidente, pubblicata con ampio anticipo sul libretto assembleare, disponi­ bile sul sito dell’ENCI dal mese di marzo. Si procede nel dare la parola a Cesare Bianchetti, membro del Collegio dei Sindaci, il quale spiega nel dettaglio le azioni dell’intero Collegio nel valutare l’o­ perato dell’Ente sotto il profilo organizzativo e contabi­

Cesare Bianchetti

le. Sottolinea l’assidua partecipazione del Collegio Sindacale durante le riunioni del Consiglio Direttivo, che ha permesso di verificare la corretta gestione dell’Ente da parte degli Amministratori e un assetto equilibrato del bilancio. Riguardo al Bilancio Consuntivo 2020, è stato ritenuto congruo dal Collegio Sindacale. Il Presidente ringrazia il Collegio Sindacale, gli uffici per i sacrifici effettuati in questo periodo così compli­ cato e difficile e propone ai Soci di votare. Il Bilancio Consuntivo viene approvato all’unanimità.

UNA RIPARTENZA CONDIVISA “Non è semplice effettuare una programmazione di dettaglio delle prossime attività per via dei tempi non certi delle riaperture a seguito dell’emergenza sanita­ ria…” Inizia così l’intervento del Presidente che riguar­ da il Programma Generale per le attività dell’ENCI nel 2021. Schietto e diretto com’è nel suo stile non usa giri di parole per dire che la ripartenza non sarà facile: “abbiamo aperto qualche attività – dice – ma dobbia­ mo ovviamente fare i conti con l’andamento della pandemia e sperare nell’efficacia dei vaccini. C’è da parte di ENCI l’impegno per gestire al meglio e in sicu­ rezza la ripartenza. In questi mesi abbiamo migliorato alcuni servizi erogati, abbiamo incontrato le Delegazioni, i Gruppi Cinofili, le Associazioni Specializzate per informarli delle innovazioni e dei nuovi progetti. Stiamo lavorando per fornire agli alle­ vatori nuovi servizi a tutela della selezione: a questo proposito, voglio anticiparvi che sono in atto lavori per la creazione di una mappatura del genoma a livello

Da sinistra Angelo Pedrazzini, Dino Muto e Fabrizio Crivellari

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ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI VIA WEB 30 APRILE 2021

Notizie ENCI

Natale Tortora

internazionale al fine di tutelare e preservare l’alleva­ mento italiano.” L’immagine del presidente appare seminascosta dalla mascherina, lo sguardo accorto ma allo stesso tempo desideroso di una presenza… di quell’empatia che solo la platea fisica dei Soci potrebbe dare ma che anche per stavolta sarà solo possibile immaginare.

di potervi incontrare a settembre, per gli Stati Generali e per l’Assemblea dei Soci”. Passa la parola a Natale Tortora per la relazione in merito al Bilancio di Previsione del 2021. Tortora esor­ disce sottolineando come la pandemia abbia in sostanza annullato quasi tutte le manifestazioni del 2020 portando ad un sensibile decremento delle entrate riferite a questo settore. Lusinghiero invece il risultato delle iscrizioni al Libro genealogico che hanno registrato un incremento (rispetto al 2019), grazie anche al prezioso lavoro del Presidente che si è prodigato senza sosta al fine di agevolare in ogni suo aspetto lo spostamento dei cuccioli dall’allevatore presso le nuove famiglie. Natale Tortora riporta la pre­ visione di bilancio approvata dal Consiglio Direttivo. Anche il Bilancio di Previsione 2021 viene approvato all’unanimità.

ELEZIONE DI UN NUOVO CONSIGLIERE Dino Muto presenta il candidato, unico presentatosi, per il Consiglio Direttivo, nella sezione Soci Collettivi: Roberto Pigliacelli, Presidente della Società Italiana Pro Segugio. Sottolinea che Silvio Marelli, consigliere dimissionario, ha operato per l’ENCI con grande dedi­

Riparte con vigore Dino Muto quando spiega le ragioni di una correzione dell’ordine del giorno dell’Assem­ blea: “vista l’impossibilità di organizzare l’Assemblea in presenza, abbiamo ritenuto necessario rimandare alcuni punti all’ordine del giorno originariamente pre­ visti. A tal proposito, in autunno verranno indetti gli Stati Generali poiché alcune tematiche, come la certi­ ficazione degli allevatori e le linee guida per la moder­ nizzazione del Regolamento di attuazione dello Statuto necessitano di approfondimenti e di condivi­ sione fatte in presenza. Se sarà possibile, verranno dunque organizzati gli Stati Generali e a seguire, un’Assemblea dei Soci. Vorrei anche sottolineare un altro punto essenziale che riguarda la Disciplina inter­ na all’ENCI dove i “non soci” godono attualmente di una specie di immunità rispetto ai loro eventuali com­ portamenti non corretti tenuti in occasione delle manifestazioni ENCI. Il nostro obiettivo è quello di modificare questa situazione e di abbattere i tempi di giudizio sia per i Soci che per i non soci”. Si toglie gli occhiali il Presidente e si concede una pausa di riflessione: “è difficile parlare ad uno scher­ mo, ma voglio dirvi che siamo sempre disponibili ad incontrarvi, a discutere con voi. La ripartenza non sarà facile, ma siamo a disposizione… spero davvero 7

Da sinistra Angelo Pedrazzini e Dino Muto


ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI VIA WEB 30 APRILE 2021

Notizie ENCI

Roberto Pigliacelli

Dino Muto

zione e impegno. “Assieme, abbiamo fatto cose importanti – dice – e lo ringrazio”.

tro. Auspico sempre maggiori interventi da parte vostra e un sempre maggiore coinvolgimento. Il Consiglio Direttivo è disponibile per ogni confronto, per trovare assieme le migliori soluzioni per la cinofi­ lia”. Ed ancora: “ringrazio tutti per l’impegno e per essere intervenuti in Assemblea. Prima di lasciarvi, intendo darvi una notizia in anteprima: abbiamo fatto una scelta condivisa con il Kennel Club Finlandese per la presentazione delle nostre rispettive candidature, presso la FCI, per l’organizzazione del Word Dog Show 2025 in Finlandia e del Word Dog Show 2026 in Italia. La Mondiale del 2015 in Italia, come tutti sapete, ha rappresentato un pezzo importante della storia della cinofilia italiana. Siamo certi che nel 2026 faremo ancora meglio! Un saluto a tutti voi”

Prende quindi la parola il candidato Roberto Pigliacelli, che riassume la sua “vita cinofila”. Socio della Pro Segugio sin dal 1978, ha attraversato le attività di ENCI avendo ben chiara una visione d’in­ sieme. Da concorrente, a giudice e poi giudice forma­ tore. Allevatore di Segugi francesi Gascon Saintongeois e Segugi dell’Appennino con i quali ha ottenuto nume­ rosi Campioni. Ha rivestito diverse cariche nella Pro Segugio sino ad arrivare alla presidenza. Il suo motto: tutela del cane e massimo impegno. Roberto Pigliacelli viene eletto nuovo consigliere dell’ENCI nella sezione Soci Collettivi. Riprende la parola Dino Muto per sottolineare che la Società Italiana Pro Segugio vanta, tra le altre cose, un’organizzazione eccellente sia nel campo delle prove che nei raduni, associando un nutrito numero di cinofili su tutto il territorio nazionale. Ritiene che il nuovo Consigliere potrà dare ulteriore vigore all’intera opera del Consiglio Direttivo.

SALUTI FINALI Ultimo sguardo al video per Dino Muto, dedicato ai saluti: “auguro a tutti voi di riprendere in mano la nostra passione, attraverso la socialità delle prove, delle esposizioni e dei raduni, che non sono soltanto verifiche zootecniche ma importanti momenti di incon­

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Renata Fossati Rodolfo Grassi


Notizie ENCI ENCI a fianco dei Carabinieri CITES per la tutela delle razze canine

Giovane promessa ENCI

Per quanto concerne l’indagine dei Carabinieri CITES denomi­ nata “Cappuccetto Rosso” e riguardante possibili ibridazioni tra lupi e cani di razza Cane Lupo Cecoslovacco, la cui notizia è stata ampiamente diffusa nella giornata di ieri dai mezzi di informazione, ENCI informa i propri associati di prestare da mesi, con il doveroso e responsabile riserbo, la propria colla­ borazione tecnica ai Carabinieri al fine di individuare le ibrida­ zioni e di tutelare il lavoro di tanti allevatori che correttamente selezionano la razza. Da mesi, e in attesa degli sviluppi dell’in­ dagine, in via cautelativa l’Ufficio Centrale del Libro ha conge­ lato la posizione di alcuni soggetti e delle loro discendenze al Libro genealogico, informando di tale circostanza il Consiglio Direttivo, la Commissione Tecnica Centrale e la Federazione Cinologica Internazionale. Affiancando i Carabinieri CITES e ripercorrendo quanto già fatto in una precedente indagine avente ad oggetto la stessa problematica, ENCI ribadisce il proprio ruolo di stretto collaboratore degli organi inquirenti, secondo le proprie competenze, al fine di sostenere l’alleva­ mento cinofilo italiano, che è improntato alla consapevole e responsabile selezione e al rispetto del benessere dei cani e di tutte le specie animali. Il Presidente Dino Muto

Il Consiglio Direttivo, nella riunione del 8 marzo 2021, stante il perdurare dell’emergenza sanita­ ria da Covid-19 e la conseguente sospensione delle esposizioni autorizzate dall’ENCI, ha delibe­ rato di:

norma transitoria e istituzione titolo di Giovane campione italiano

• proclamare, su richiesta dei proprietari, Giovane Promessa ENCI i cani nati dal 1 gen­ naio 2019 che abbiano conseguito un punteg­ gio di almeno 15 punti; • istituire il nuovo titolo di Giovane Campione Italiano di Bellezza: ai soggetti esposti in clas­ se giovani meritevoli della massima qualifica e che abbiano vinto la propria classe, il giudice potrà assegnare il titolo di “J. CAC”; il titolo di Giovane Campione Italiano di Bellezza potrà essere rilasciato a quei soggetti che abbiano conseguito almeno 6 J. CAC; Gli uffici dell’ENCI sono a disposizione per ogni eventuale informazione all’indirizzo email campioni@enci.it.

AVVISO

AVVISO

Si avvisa che, essendo la raccomandata a.r. ritornata con motivazione “compiuta giacen­ za”, in applicazione dell’art. 39.3 del Regolamento di attuazione dello Statuto Sociale ENCI presso la Segreteria della Commissione di Disciplina di 1a Istanza è stata depositata lettera di contestazione relativa al procedimento disciplinare n. 84/20 nei confronti di GIOVANNETTI FEDERICO.

Si avvisa che, essendo la raccomandata a.r. ritornata con motiva­ zione “compiuta giacenza”, in applicazione dell’art. 39.3 del Regolamento di attuazione dello Statuto Sociale ENCI presso la Segreteria della Commissione di Disciplina di 1a Istanza è stata depositata decisione relativa al procedimento disciplinare n. 39/19 nei confronti di PALMERI TULLIO. Il termine perentorio per l’eventuale appello è di 30 gg. dalla presente pubblicazione. Trascorso tale termine la decisione verrà dichiarata definiva.

Il Segretario Istruttore

Il Segretario Istruttore

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Master allevatore cinofilo ENCI 2021 PRIMO MODULO DELLA VI° EDIZIONE 29 e 30 GIUGNO 2021

Considerata la recrudescenza del fenomeno epidemiologico COVID-19, si comunica che l’ENCI, in collaborazione con ANMVI, organizza la VI° edizione del Master Allevatore Cinofilo in modalità di collegamento da remoto. Gli argomenti affrontati contribuiscono a favorire le competenze zootecniche, normative e igienico-sanitarie dell’allevamento del cane di

razza, secondo le moderne metodologie di selezione e gestione. Il corso formativo si compone di tre moduli, ciascuno articolato in due giornate: • primo modulo (29-30 giugno 2021): la riproduzione, l’importanza del Libro genealogico, la profilassi vaccinale e le fasi dello sviluppo psico-fisico del cucciolo; • secondo modulo (28-29 settembre

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PRIMO GIORNO: MARTEDÌ 29 GIUGNO 2021 8.45 Registrazione presenze 9.00 Saluto e presentazione del Master Allevatore 9.15 Il cane: filogenesi, razze, classificazione e nomenclatura - Stefano Paolo Marelli 9.50 Morfologia e funzione: principi di anatomia, cinognostica, statica e dinamica Stefano Paolo Marelli 10.30 Verifiche zootecniche e valutazioni morfo-funzionali - Stefano Paolo Marelli 10.45 Pausa 11.00 La cagna in riproduzione: controlli sanitari, alimentazione, abitudini Maria Carmela Pisu 12.30 Lo stallone in riproduzione: controlli sanitari, alimentazione, abitudini Maria Carmela Pisu 13.15 Pausa pranzo 14.00 Monitoraggio dell’ovulazione: come, quando e perché - Maria Carmela Pisu 14.45 Monta naturale o IA? Che cosa c’è da sapere e che cosa c’è di nuovo Maria Carmela Pisu 15.30 Pausa 15.45 Profilassi vaccinale in allevamento: riproduttori e cuccioli - Paola Dall’Ara 16.45 Una vita da Allevatore - Antonio Grasso 17.30 Termine della giornata

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SECONDO GIORNO: MERCOLEDÌ 30 GIUGNO 2021 8.45 Registrazione presenze 9.00 Gestione della cagna in gravidanza: controlli, alimentazione, abitudini Maria Carmela Pisu 10.00 Il parto: grande gioia o grande problema - Maria Carmela Pisu 10.45 Pausa 11.00 Cesareo d’urgenza e cesareo programmato: come, quando e perché? Maria Carmela Pisu 12.00 Cure neonatali e prima infanzia: cosa fare e soprattutto cosa NON fare Maria Carmela Pisu 13.00 Pausa pranzo 13.30 Relazione commerciale a cura di Purina 14.15 L’Herpes Virus: mito e realtà - Maria Carmela Pisu 15.00 I registri del Libro genealogico (RSA, RSR, ROI) - Stefano Paolo Marelli 15.30 Fasi di sviluppo psico-fisico del cucciolo anche in vista della preparazione per le verifiche zootecniche - Sabrina Giussani 16.30 Le principali patologie dello sviluppo comportamentale - Sabrina Giussani 17.30 Termine del primo modulo

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2021): la selezione genetica, le patologie dermatologiche, le principali patologie ereditarie scheletriche, oculari, cardiovascolari, dentali, neurologiche e principi di oncologia; • terzo modulo (23-24 novembre 2021): aspetti fiscali, normativi e legali, controllo delle malattie infettive, comportamento, impiego del cane negli interventi assistiti con gli animali. Al fine di agevolare i Cinofili in un momento di difficoltà dell’intero Paese, l’ENCI ha mantenuto le quote ribassate per la partecipazione ad ogni modulo. Le nuove tariffe sono così stabilite: Soci Allevatore e titolari di Affisso ENCI/FCI € 160,00 + IVA 22% = € 195,20 Soci ENCI € 210,00 + IVA 22% = € 256,20 Non Soci ENCI € 260,00 + IVA 22% = € 317,20 Sarà possibile effettuare l’iscrizione al primo modulo entro il 7 giugno 2021 al seguente url: https://registration.evsrl.it/1662 L’organizzazione è a disposizione per fornire informazioni utili al seguente numero 02-70020325. L’applicazione che verrà utilizzata sarà ZOOM Cloud Meetings. Nei giorni precedenti l’evento sarà inviata a mezzo email una comunicazione per accedere al Master e sarà fornito un supporto utile per facilitare l’accesso agli iscritti in modalità di collegamento da remoto. Le giornate dedicate al primo modulo saranno organizzate come da tabella accanto. Requisiti obbligatori per la partecipazione al Master sono la sottoscrizione del Codice Etico degli Allevatori di cani (da inviare all’indirizzo e-mail masterallevatore.anmvi@enci.it) e il possesso di un indirizzo di posta elettronico valido. Il Direttore Generale Fabrizio Crivellari


LEONBERGER - Maestoso, calmo e attento osservatore

Il leone “mascherato”

Intelligente e versatile ben si adatta alle prove attitudinali organizzate dal Club per testare la morfologia e il carattere


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COLORI SBAGLIATI Il colore del mantello del Leonberger è ben descritto dallo standard ma possono esserci casi di colorazioni “al limite” dell’accettabilità (la tinta sabbia molto chiara, il grigiastro con solo lieve presenza di fulvo) e altri che invece devono essere considerati come veri e propri difetti da squalifica. Tra i colori sbagliati, che fortunatamente solo raramente si ritrovano nella popolazione e che rappresentano un difetto grave, sono il colore grigio lupo, il solido marrone e il nero-focato (black and tan). Mentre i primi due sono più rari il black and tan, dovuto alla trasmissione di un gene recessivo, è via via più diffuso tanto dall’essere a volte proposto come rarità. Lo standard tra l’altro indica nel colore nero, se dovuto a carbonature troppo diffuse e intense, ma soprattutto nel caso sia solido o il colore di base, non possa essere accettato. Il black and tan rappresenta invero un pesante difetto di tipo, come avviene in molte altre razze tanto che il Club Tedesco del Leonberger nel paese di origine ne vieta la riproduzione all’interno del Libro genealogico. In altre razze questo tipo di geni viene regolarmente testato al fine di individuare i portatori per evitarne la ripetizione nella progenie (per esempio il gene pink nel WC Cardigan).

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Un gigante tedesco, eccezionale nel carattere, ottimo nel lavoro, perfetto compagno nella vita di ogni giorno: potremmo iniziare ricordando che storicamente è una delle razze più affascinanti dell’universo canino. Chi altro può vantarsi dall’aver accompagnato l’Eroe dei Due Mondi. Generale Giuseppe Garibaldi nei suoi viaggi? E non è stato certo l’unico personaggio ad essere colpito dalla sua bellezza e versatilità: l’Imperatrice Elisabetta d’Austria, più nota come Sissi, ne fece il suo cane prediletto e addirittura arrivò a possederne sette! Quindi, al contrario di quello che molti pensano, non una razza recente bensì una razza che trova le sue radici negli antichi cani da pastore e da montagna tipiche delle catene montuose indo-europee e nelle valli adiacenti. Ad esso


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appartiene forse il più antico Libro genealogico di un cane di razza risalente al lontano 1846, anno in cui ebbe inizio il suo allevamento ufficiale ad opera del padre del Leonberger, Heinrich Essig. Egli aveva in mente di creare una razza canina che potesse assomigliare quanto più possibile ad un leone che era appunto lo stemma della città di Leonberg di cui era consigliere comunale. In occasione dell’Expo canina del 1870 a Monaco la stampa scrisse “il più bello di questi cani era giallo bruno con sfumature nere, quasi come un leone, ad esso somigliante anche nella maestosa figura”. Essig era riuscito nel suo intento.

LA SALUTE Le polineuropatie Lpn1, Lpn2 e Lpn3 e anche la leucoencefalomielopatia (Lemp), che tanto hanno preoccupato in passato, sono ormai depistabili con test che escludono dalla riproduzione i soggetti malati dando la possibilità di avere cucciolate esenti da tali patologie. Un buon lavoro di informazione e di selezione da parte del CIL ha permesso in pochi anni di avere tutti i riproduttori testati e quello che qualche anno fa poteva essere considerato un problema per l’allevamento della razza non può più, per fortuna, essere considerato tale.

IN ITALIA Ma veniamo ai giorni nostri. Il Leonberger è ben allevato in Italia con soggetti morfologicamente corretti che non presentano particolari problemi di salute. Il Club Italiano del Leonberger attua da sempre controlli sulle malattie genetiche e l’allevatore che ne fa parte effettua test per le principali patologie ereditarie: controllo della displasia 13


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delle anche e dei gomiti, dentature corrette, controlli delle polineuropatie fanno si che i riproduttori possano avere cucciolate quanto più sane possibile oltreché morfologicamente corrette. Consigliate e nate ormai da molti anni in seno al club e poi mutuate da molte altre associazioni (anche per i soggetti non destinati alla riproduzione) sono le Prove di Attitudine all’Allevamento”, uno strumento importante di cono-

LE PROVE ATTITUDINALI Le Prove di Attitudine all’Allevamento (PAA) sono riservate a soggetti dai 18 mesi ai 6 anni. Esse prevedono due tipi di valutazione, una morfologica e una caratteriale. La prima destinata al rilievo delle caratteristiche morfo-funzionali del cane svolto da un giudice esperto che sottopone ad un attento esame ogni singola parte del cane. La seconda punta ad evidenziare eventuali anomalie caratteriali del soggetto valutando il suo comportamento tra la folla, reazione ad un rumore improvviso, rapporto con altri cani… il tutto per valutarne l’indole, l’equilibrio, il buon rapporto con il proprietario e la capacità di subirne il controllo. Indispensabili per ogni riproduttore, le PAA sono inoltre un requisito fondamentale per l’ottenimento del titolo di Campione Italiano di Bellezza. Tutti coloro che abbiano voglia di avere una conoscenza completa e più approfondita del loro leonberger, sia dal punto di vista caratteriale che morfologici, possono richiedere di sottoporre il loro cane alle prove.

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scenza e controllo. Nella crescita di un cucciolo sono importanti le accortezze riservate a cani con crescita esponenziale tipica delle razze di grande taglia: salti, scale, giochi vivaci su pavimenti scivolosi, passeggiate troppo lunghe sono da evitare. L’attività fisica deve essere graduale e aumentare di pari passo con l’età del cucciolo senza strafare. Una sana alimentazione con cibi ben bilanciati è inoltre fondamentale per una crescita regolare ed armonica.

FORTE , SOCIEVOLE E VERSATILE Caratterialmente possiamo dire che il Leonberger è un miscuglio perfetto di bellezza e di speciale indole che lo rendono affascinante ed unico: è molto socievole, docile e particolarmente adatto alla vita di famiglia. Il suo essere mansueto ed equilibrato lo rende un compagno ideale per i bambini (cosa che si dice per molte razze ma, per il Leonberger, è davvero cosi…), malgrado la sua notevole mole sa rapportarsi con loro con delicatezza e senza problemi dimostrando una particolare sensibilità nei loro confronti fin da cuccioli. Questo comportamento rimane immutato anche nei confronti di altri animali verso i quali nutre una sana curiosità e con i quali nella norma instaura un rapporto amichevole. Il suo aspetto fisico è unico: la sua mole insieme al folto mantello e alla tipologia morfologica lo accomuna a molti dei suoi compagni di “gruppo” come ad esempio il Ciarplanina o il Cane da Pastore del Caucaso ma non 15


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certo il carattere! Rimane attivo nel suo lavoro di custode della casa e della famiglia, il suo abbaio possente emesso con convinzione basta a demotivare i malintenzionati e ad avvisare di una possibile intrusione senza essere né mordace e mai aggressivo. Il Leonberger è un cane con grandi doti nell’addestramento e nel lavoro, può eccellere in diverse attività che, apparentemente, sembrano più congeniali ad altre razze: la protezione civile, la ricerca su pista e l’obedience, l’agility… una versatilità e una flessibilità che davvero poche volte si possono riscontrare nell’universo canino. L’attrazione per l’acqua ereditata dal suo progenitore Terranova lo rendono particolarmente adatto al salvataggio nautico e non sono rari i soggetti abilitati ed utilizzati in questo campo al pari di altre razze notoriamente più utilizzate.

ampio, coordinato e continuo, che “prende spazio”. Quello che colpisce ad un primo sguardo è, oltre la sua mole, un’espressione dolce conferitagli dalla maschera nera che deve arrivare a coprire almeno gli occhi ma che può estendersi anche oltre. Senza una maschera ben presente anche agli occhi di un profano l’espressione tipica della razza verrà a mancare. Il mantello del Leonberger è di tessitura da mediamente morbida a ruvida, di buona lunghezza e, nonostante la presenza di un buon sottopelo, piuttosto spesso e sviluppato, le sue forme restano ben riconoscibili. Soprattutto nei maschi il pelo forma una bella criniera sul collo e al petto, folte frange agli anteriori e una culotte abbondante ai posteriori. I colori ammessi dallo standard sono il giallo leone, il rosso, il rosso-bruno fino al color sabbia dorato e tutte le combinazioni tra questi colori, con carbonature più scure e maschera nera. Come detto la punta dei peli nera è ammessa (carbonature, belle sfumature più chiare e più scure) ma il nero non dovrà mai essere il colore base del cane anche se, purtroppo, negli ultimi anni si è assistito ad un numero

LA MASCHERA DISTINTIVA Nel suo aspetto in generale il Leonberger è un cane molto grande, forte e muscoloso, robusto, con un’ossatura che deve essere possente ma tuttavia permettergli di muoversi con eleganza. Egli infatti deve possedere un movimento 16


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sempre maggiore di soggetti dal mantello talmente carbonato da sembrare, appunto, totalmente neri, cosa che non dovrebbe mai essere considerata positiva, anzi penalizzata per non determinare l’insorgenza di soggetti nero-fo-

cati, colore eliminatorio in senso selettivo poiché assolutamente non ammesso e non tipico della razza Stéphanie Palumbo Presidente Club Italiano del Leonberger

Il nuovo libro di Guido Perosino “IL LEONBERGER, IL GRANDE SVEVO” È stato pubblicato da Intermedia Edizioni il nuovo libro di Guido Perosino, considerato il principale esperto italiano, uno dei più qualificati e riconosciuti al mondo, di questa affascinante razza canina. Perosino, allevatore e giudice ENCI, aveva pubblicato un primo libro nel 1993 per De Vecchi e svariati articoli su riviste cinofile e, in particolare su I Nostri Cani. Nel 2006 venne pubblicato un nuovo libro, completamente rivisto e molto più approfondito, ma in sola lingua inglese, poco dopo tradotto anche in russo. Questa nuova edizione italiana ne è la versione più attuale e diffusa e finalmente a disposizione di un più vasto pubblico nel nostro Paese. Illustra la storia, le caratteristiche morfologiche, attitudinali e psichiche del Leonberger con una interessante focalizzazione sui temi dell’allevamento responsabile e del benessere animale. Ricco di disegni, grafici e foto esplicative, rappresenta il migliore strumento oggi disponibile di conoscenza di questa stella dell’universo canino.

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Dall’Irlanda il gigante dei Levrieri

L’Irish dalle buone maniere

Da cacciatore di lupi a compagno di vita. Maestoso, mite e gentile esprime forza, eleganza e originalità. La selezione italiana pur con numeri ridotti è apprezzata e premiata a livello mondiale


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La razza Irish Wolfhound nasce dal grande viaggio verso Nord fatto compiere dai Celti ad alcuni di quegli esemplari di Levrieri primitivi, che si trovano raffigurati in graffiti neolitici sahariani. È una razza antica, quindi, certamente già presente in Irlanda nel I secolo d.C., mentre il primo riferimento scritto è ad opera di un console romano, nel 391 d.C.. Grazie alla “grande taglia e all’aspetto maestoso” – come li descrive lo standard – gli Irish Wolfhound vennero considerati bene prezioso e dati in dono, dal Medioevo fino al XVII secolo, ai regnanti di molti Paesi nell’Europa continentale ed in Scandinavia. La proibizione di Cromwell di esportarli (1652) aiutò a preservarne il numero per un certo periodo, ma la razza fu comunque prossima all’estinzione. Visse un ritorno d’interesse col sorgere del sentimento nazionalista irlandese, nel tardo XIX secolo, divenendo simbolo vivente della cultura d’Irlanda e del passato celtico.

La rinascita della razza è in gran parte merito del Capitano Graham che, procuratosi quei pochi soggetti ancora esistenti, li accoppiò con dei Deerhound e, talvolta, con Borzoi ed Alani, per ottenere un tipo di cane che si sarebbe riprodotto in modo omogeneo ad ogni successiva generazione. Il Kennel Club d’Irlanda istituì per la prima volta una classe per questa razza in occasione dell’esposizione organizzata nell’aprile 1879. Oggi la razza è diffusa in tutti i Paesi europei, ma è anche popolare negli Stati Uniti e nel Canada ed allevata in Australia e Sud Africa. Il patrocinio dello standard FCI è ovviamente appannaggio dell’Irish Wolfhound Club d’Irlanda; fortunatamente, gli standard adottati da Kennel Club non aderenti all’FCI differiscono dal nativo solo per piccole varianti, prevalentemente lessicali. Questo ha fatto sì che il tipo si sia mantenuto omogeneo in ogni parte del globo. 19


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IN ITALIA La razza nel nostro Paese conta mediamente l’iscrizione al Libro Genealogico di circa 60 soggetti all’anno, non si può quindi definirla una razza popolare qui da noi. I prodotti dell’allevamento italiano rappresentano però, pur nei piccoli numeri, un’eccellenza universalmente riconosciuta. La caratteristica di questa razza che balza immediatamente all’occhio è la taglia. Si tratta di una razza gigante, per la quale lo standard fissa un limite minimo (79 cm per i maschi, 71 per le femmine), una taglia desiderata (fra 81 ed 86 cm per i maschi), ma non un limite superiore. In tal modo non è raro incontrare degli esemplari maschi che superano i 90 cm al garrese. All’altezza deve corrispondere un’adeguata lunghezza del tronco (piuttosto lungo, che corto), è un cane che deve “stare nel rettangolo”. L’aspetto è imponente, molto muscoloso, di corporatura forte, ma aggraziata, movimento fluente ed efficace, testa e collo portati alti. È importante che il cane abbia un’ossatura robusta, proporzionata alla sua mole. Il suo disegno deve richiamare il cane galoppatore, per esempio nell’altezza sugli arti, nel rene leggermente arcuato, nel torace profondo e nel ventre ben retratto (levrettatura). Le linee devono essere fluenti, senza brusche interruzioni, gli arti ed i piedi corretti, né volti all’interno, né all’esterno. Anche la testa ricorda che questa razza appartiene alla famiglia dei Levrieri: pur essendo forte, il cranio non deve essere troppo largo ed il muso lungo e moderatamente appuntito, con uno 20


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d’allevamento. Il pelo, che deve essere ruvido, non necessita di eccessive manutenzioni. Non fa la muta, ma è opportuno che il cane venga spazzolato almeno una volta la settimana, anche per rimuovere l’eccesso di sottopelo. Il pelo non va mai tosato, ma strippato. La manutenzione del mantello può essere eseguita anche semplicemente asportando con le dita il pelo morto, eventualmente aiutandosi anche con l’utilizzo della pietra pomice. Lo strippino va comunque usato se si vuole portare il cane in esposizione o se si voglia far meglio risaltare alcune caratteristiche della razza, togliendo il pelo in esubero dalle guance, dal collo, dalle orecchie. La toelettatura contribuisce ad esaltare l’aspetto maestoso e l’eleganza tipica delle razze levriere. Rimuovere troppo pelo, al contrario, rende l’aspetto di un Irish Wolfhound non tipico e, se esagerato, per esempio sul collo, rischia di compromettere l’impressione di solidità e di potenza che ogni soggetto deve esprimere.

stop moderato a raccordarli. Gli occhi sono scuri e le orecchie piccole e portate a rosa, come nei Greyhound. Devono avere un’ottima pigmentazione nera, del tartufo, come delle rime palpebrali. Caratteristiche della razza sono quelle che in inglese sono definite “furnishing”, ovvero il pelo ispido sopra le arcate sopraciliari ed a comporre una piccola barba.

I COLORI E LA TESSITURA DEL MANTELLO Il mantello può essere di diversi colori: il più diffuso è quello tigrato, grigio o rosso, ma alcuni allevatori preferiscono allevare soggetti di colore chiaro, come il biondo o grano, altri ambiscono al colore scuro, come il nero, che si trova raramente. Sono ammessi anche bianco puro e il daino. Macchie di bianco sono frequenti sul petto, talvolta sui piedi e sulla punta della coda. È preferibile che non siano diffuse su altre parti del corpo, elemento che è opportuno sia adeguatamente considerato nei programmi

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CACCIATORE A VISTA E “GENTLE GIANT” Ciò che della razza fa innamorare per sempre i proprietari è il carattere. Nato come cane cacciatore - in Irlanda fin dal tempo dei Celti era utilizzato per difendere le greggi dai lupi – oggi, pur mantenendo l’istinto del cacciatore a vista, l’Irish Wolfhound si dimostra un ottimo cane per la famiglia. Lo standard di razza definisce efficacemente il suo carattere con un motto: “agnelli a casa, leoni nella caccia”. È definito anche “gentle giant”, ovvero il gigante mite, per sottolineare come maestosità e fierezza si accompagnino alla docilità e ad una sensibilità che è difficile immaginare in un animale domestico di questa taglia. Soggetti eccessivamente timidi o nervosi non sono tipici, men che mai qualora manifestino aggressività. Gli Irish Wolfhound sono cani facilmente addestrabili per le esigenze della vita domestica, salvo che il proprietario non compia errori marchiani. Consentire ad un cane di 90 cm di taglia e 70 kg di peso di sentirsi il capo branco, e quindi di imporsi sul proprietario, potrebbe procurare delle oggettive difficoltà di gestione, nonostante il suo carattere di base sia estremamente docile! Una caratteristica piacevole consiste nel fatto che sono cani non insistenti nell’abbaio, anzi, se vivono in branco, talvolta piuttosto ululano.

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parco per garantir loro il movimento giornaliero, né i loro pasti consistono in chilogrammi di cibo. Chi porta a casa un cucciolo di Irish Wolfhound deve pensare di dedicare adeguate attenzioni alla sua crescita nel primo anno di vita. In questo periodo il loro sviluppo è impetuoso, il loro peso alla nascita può moltiplicarsi per 100!!! Una struttura scheletrica già pesante è assemblata da legamenti e muscolatura ancora teneri. Questo vuol dire che, per evitare problemi di natura osteoarticolare, è importante regolare l’accesso del cucciolo al cibo e limitare il suo movimento, evitando gli sforzi di passeggiate troppo lunghe o salti, balzi o il gioco violento con soggetti adulti. Questi cani, non avendo un carattere nevrile, vivono bene anche in casa. Si adattano sia ai climi caldi, che a

UNA RAPIDA CRESCITA Le cure di cui un Irish Wolfhound ha bisogno non sono correlate alla sua taglia. Non bisogna disporre di ettari di

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quelli umidi o freddi, così da poter vivere ovunque all’aperto. Ovviamente è necessario che si provveda a mettere a loro disposizione un riparo ed è più che opportuno che trascorrano comunque la notte in un luogo chiuso e sufficientemente temperato. Come tutte le razze giganti, o comunque che si discostano maggiormente dal cane ancestrale, l’Irish Wolfhound non ha un’aspettativa di vita lunga. Nel libro dedicato alle razze native, il Kennel Club Irlandese la indica in 6-9 anni ma, a mia esperienza, penso di poter dire che questa sia un’indicazione piuttosto pessimistica. Le patologie maggiormente responsabili della premorienza sono l’osteosarcoma e la cardiomiopatia dilatativa (DCM). Mentre si può affermare che vi sia familiarità per l’insorgere di queste patologie, non si conoscono le modalità di eventuale trasmissione ereditaria. Gli allevatori responsabili faranno il possibile per includere nei loro programmi di allevamento soggetti e linee di sangue che hanno avuto minor frequenza del manifestarsi di tali problematiche. Avranno anche fatto testare periodicamente i soggetti destinati alla riproduzione con ecocardiografie.

L’IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE I cuccioli che ottengono da ENCI il pedigree di eccellenza hanno entrambi i genitori testati. È opportuno richiedere certificazione dell’avvenuta verifica ecocardiografica dei genitori negli ultimi 12 mesi, così come la certificazione che il cucciolo abbia superato con esito favorevole il test per lo shunt epatico. Le certifica24


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zioni sulla situazione cardiaca dei genitori non potranno, ovviamente, dare garanzia assoluta di risultato, ma dimostreranno che l’allevatore ha compiuto ogni sforzo utile per raggiungerlo. Altrettanto importante, in una razza dal pool genetico relativamente ristretto, può risultare molto utile evitare di allevare in stretta consanguineità. Nei Paesi Scandinavi, per esempio, le linee guida d’allevamento suggeriscono di evitare accoppiamenti un cui il COI (Coefficient of Inbreeding) superi ampiamente quello

medio della razza. Gli allevatori hanno a disposizione un database completo (www.iwdb.org) al quale accedere gratuitamente per verificare la longevità dei soggetti provenienti dalle diverse linee di sangue e per calcolare il coefficiente di inbreeding sulle ipotesi di accoppiamento. Vivere con un Irish Wolfhound è un’esperienza unica alla quale, una volta conosciuta, è difficile poi rinunciare. Marcello Poli Presidente del Club del Levriero

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Cani da pastore Maremmani Abruzzesi Un’importante esperienza con la Provincia autonoma di Trento

Difensori temerari e affidabili

La preziosa opera degli oltre settanta esemplari forniti con la collaborazione tecnica del Club di razza. L’esperienza di un noto allevatore di capre


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Sono ormai una settantina i soggetti forniti dal Circolo del Pastore Maremmano Abruzzese (CPMA) a partire dal 2013 nella Provincia Autonoma di Trento e l’esperienza si è rilevata positiva, come confermato nel Rapporto Provinciale sui Grandi Carnivori del 2019 che, insieme a molteplici informazioni, evidenzia un incremento dei predatori, in particolare del lupo, a fronte di una diminuzione delle predazioni. In proposito non si può non ricordare, tra i numerosi allevatori coinvolti, il precursore di questa esperienza, Ivan Zanoni, allevatore di capre della Val di Non, il quale, sfruttando l’opportunità di una delibera Provinciale tuttora in vigore, che garantisce un rimborso del 90% per l’acquisto di cani da protezione, decise di dotarsi di questi cani, reperiti direttamente in Abruzzo presso un allevamento riconosciuto ENCI. La sorte volle pure che proprio presso il suo gregge, due anni dopo, si verificasse un attacco di orso, prontamente sventato dai suoi cani, in particolare dal capobranco Velino che, affrontando valorosamente il plantigrado, assurse alle cronache locali e nazionali. Il rapporto di collaborazione tra il settore forestale della Provincia e il CPMA nel tempo è andato intensificandosi,

adottando un vero capitolato d’allevamento, che prevede che i cuccioli (tutti con pedigree) provengano da genitori affidabili ed esenti da istinto predatorio, siano precocemente socializzati con ovi-caprini, una precisa profilassi sanitaria (vaccinazioni, trattamenti anti-parassitari, certificato di buona salute), un’età dei cuccioli non inferiore ai settanta giorni e non superiore ai sei mesi . Alla definizione di queste linee guida hanno dato il loro contributo la veterinaria-etologa Silvia Dalmasso, allora consulente della Provincia, che per un certo periodo ha svolto anche l’importante compito di formazione degli allevatori e di monitoraggio (per ogni cane è stata compilata una scheda, aggiornata ad ogni visita del consulente), e lo stesso Corpo Forestale Provinciale, nella persona del compianto Daniele Asson, la guardia Forestale (prematuramente scomparsa da alcuni mesi) , da diversi anni addetta al vaglio delle richieste di cani da protezione ed al controllo della successiva gestione da parte delle aziende agricole. L’introduzione di questi cani in un luogo dove non vi è consuetudine richiede molta disponibilità di tempo sia da parte dell’allevatore, sia da parte di chi li fornisce, perché ogni situazione si presenta con caratteristiche differenti 27


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(tipo di bestiame, numero dei capi, zona di pascolo) e, oltre alla solida memoria di razza, è necessario anche l’impegno e la competenza del suo leader umano.

IL RUOLO DEL FACILITATORE La presenza dei grandi carnivori costringe l’allevatore/ pastore a sobbarcarsi una certa mole di lavoro aggiuntivo per il posizionamento delle apposite reti (anche queste fornite dalla Provincia), per custodire il pascolo, gestire e alimentari i cani da protezione, che sulle Alpi non possono essere sfamati con il siero perché gli ovini vengono allevati per la carne. E questo aspetto va considerato e supportato con adeguate iniziative di formazione ed assistenza, soprattutto nella fase di inserimento dei cani e durante il loro primo anno di vita nel quale andranno corretti eventuali comportamenti inadeguati (gioco con gli agnelli, eccessiva reattività verso automobili o ciclisti, ecc.). Ecco perché accanto al prezioso lavoro del consulente e l’impegno dei forestali in Trentino, come in altre situazioni “vergini”, si è rivelata particolarmente utile anche la figura di uno o più facilitatori, in grado di essere credibili attraverso l’esempio e la capacità di parlare la stessa lingua dei pastori. Questo ruolo se lo è assunto il giovane Bruno Viola, pastore della zona di Ala, che pascolava il suo gregge sul 28


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versante trentino del Carega, una zona piuttosto calda, caratterizzata dalla formazione di uno dei primi branchi stabili di lupo, e che dopo aver subito attacchi, ha deciso di usufruire dei contributo della Provincia, dotandosi inizialmente di una coppia Cani da pastore Maremmani Abruzzesi. Avendo constato di persona la bontà di tale scelta, essendo cessate le predazioni, Bruno ha rinforzato la muta e presenziato a vari eventi, testimoniando l’efficacia dei cani da protezione e rendendosi disponibile a trasferire la sua esperienza ai colleghi, fondando anche con altri allevatori un’associazione per la difesa del bestiame (ADGP), che ha come scopo quello di divulgare informazioni, fornire supporto a coloro che decidono di adottare gli strumenti di prevenzione previsti dalla Provincia. Tale associazione ha anche svolto l’importante compito di distribuire il mangime per i cani, offerto gratuitamente da una nota marca di pet-food. I cani forniti per la gran parte sono stati impiegati su ovi-caprini, in aziende stanziali poste in zone critiche e da aziende transumanti, ma non sono mancate positive esperienze su bovini, asini e alpaca.

IL CONTROLLO DELLE PREDAZIONI Dall’azione di monitoraggio e dai verbali del Corpo Forestale della Provincia di Trento è emerso che gli allevatori che si sono muniti di cani da protezione non hanno più subito predazioni, che non si sono manifestati problemi particolari con i turisti, così come è stato documentata l’azione dissuasiva svolta nei confronti del lupo da un gruppo di cani dell’Azienda Agricola di Fabio Campestrin, in val di Fassa. All’avvicinarsi del predatore i cani hanno saputo interporsi tra esso ed il bestiame, neutralizzare l’attacco, mai perdendo il contatto e il controllo della mandria. Tra i pochi casi di insuccesso o problematicità si è registrato un episodio di grave displasia dell’anca su una cucciolona (poi sostituita), qualche soggetto con scarso livello di socializzazione con gli umani (i cani allevati in ambiente rurale isolato presentano talvolta un comportamento troppo schivo) ed una cagna che rincorreva le auto in transito al bordo della zona di pascolo. Su questi casi è intervenuta con i suoi consigli e le successive verifiche la Dott.sa Dalmasso. A testimonianza del grado di duttilità del Cane da pastore Maremmano Abruzzese e dell’impor29


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tanza del ruolo di chi li gestisce si può citare ancora Bruno Viola che, dopo aver sperimentato l’utilizzo dei suoi cani con gli ovini sul Carega, ha utilizzato con successo gli stessi cani in Val di Sole con i bovini. In conclusione occorre ribadire che nessuno ha la presunzione di banalizzare un tema complesso come quello di una possibile convivenza tra attività antropiche come la pastorizia transumante o l’allevamento e grandi carnivori, che non in tutti i casi la soluzione del cane da protezione può essere la più indicata, pensiamo ai moltissimi allevatori amatoriali con pochi capi, ma l’esperienza svolta in questi anni nella Provincia di Trento ci conforta nel ritenere che tra i mezzi di prevenzione il cane custode costituisce la risposta più efficace, sebbene per certi aspetti la più impegnativa e che il livello di equilibrio ca-

ratteriale raggiunto sul Cane da pastore Maremmano Abruzzese, insieme alla memoria di razza, ne fanno tuttora un aiuto affidabile ed insostituibile a tutela della pastorizia e dell’allevamento di bestiame. Questa convinzione ci spinge ad auguraci che in Provincia di Trento, come sul resto delle Alpi, l’adozione dei cani da guardiania possa ulteriormente diffondersi, seguendo metodiche e procedure, che alla cultura pastorale uniscono le buone prassi cinofile e che a loro volta hanno dimostrato tutta la loro efficacia, mettendo una pietra tombale sulla stucchevole diatriba tra cani con pedigree e cani di origine pastorale. Valter Grossi Resp. Settore lavoro CPMA Circolo del Pastore Maremmano Abruzzese

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Le molte e sempre piacevoli sorprese di una razza particolare

Il Rosso di Bordeaux

Il “Dogue” compare nel catalogo della prima mostra francese nel 1893 e da allora… Leale e paziente si sente parte della famiglia. Tolleranti ed affettuosi nei confronti dei bambini e sospettosi con gli estranei


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da sfamare, non è detto che i possessori di Dogues appartenessero all’aristocrazia. Prima della Rivoluzione francese la gente comune non aveva diritto di andare a caccia, di conseguenza i cani che maggiormente caratterizzavano la nobiltà erano pressoché Levrieri e Segugi. Al termine di questo sconvolgente periodo storico che segnò immensi cambiamenti in Francia, nonostante ci fossero altre cose a cui pensare rispetto all’allevamento dei Dogues, che ne portò quasi alla scomparsa, la razza riuscì a sopravvivere insieme ad altre presenti sul territorio francese. Pertanto dal 1815 si avviò una fase di recupero e ricostruzione per il Dogue, anche grazie agli scambi con l’Inghilterra e la vicina Spagna, introducendo sangue di razze molossoidi inglesi e spagnole, ma nel corso del XIX secolo tali importazioni vennero del tutto disprezzate. Il nome Dogue de Bordeaux fu ufficializzato durante la prima mostra canina francese del 1863, a Parigi, presso il Jardin d’Acclimatation, dove un maschio di nome Magenta, del signor Radigué, vinse il primo premio. Verso la fine del XIX secolo il Dogue de Bordeaux è di interesse per la categoria dei macellai e dei proprietari dei mattatoi di Bordeaux, ma anche parigini, che lo scoprirono come animale da tiro e per i quali diventò un cane da lavoro, un compagno e un combattente. Già, poiché il Dogue, comunemente utilizzato nel ruolo di cane da guardia, ha anche una lunga storia di cacciatore di cinghiali e combattimenti nelle arene, tant’è che nella regione sud-occidentale della Francia, l’Aquitania, sin dalla metà del XVIII secolo venivano organizzati spettacoli dove i Dogues erano impiegati nelle lotte tra cani, come pure contro orsi, tori o altri animali.

IL “DOGUE”

Il Dogue de Bordeaux è una grande e potente razza molossoide tipicamente brachicefala dai profili concavilinei, le cui origini sono attribuite tradizionalmente al sud-ovest della Francia, dove ha avuto maggiore possibilità di resistere ai tempi più bui e riemergere anche grazie ad una zona di commercio molto fiorente. Seppur non fossero poveri coloro che potevano permettersi una razza grande

Il Dogue de Bordeaux – “Dogue” - condivide le sue origini con alcune delle altre razze molossoidi più amate, infatti, deriva dai quegli antichi e possenti cani selezionati per ottenere strutture con un ampliamento dei diametri trasversali e con un notevole aumento del volumi, sia corporeo sia cefalico, per guadagnare in compattezza e po32


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tenza. Così vennero combinati con la selezione morfologica alcuni modelli comportamentali, ricercati per rafforzare l’aggressività territoriale e conferendo a questi cani una maggiore efficienza nella protezione delle mandrie e delle proprietà, ma anche nella caccia ai grandi predatori. Probabile che furono loro i progenitori del Molosso d’Epiro, comune antenato delle razze molossoidi, il più antico conosciuto dai Paesi civili, rinomato per la sua ferocia. Il nome di Molosso d’Epiro è stato riportato dalla Persia in Grecia da Alessandro Magno, al suo ritorno dall’Asia del Sud. Poi questi cani arrivano a Roma e divennero popolari dall’epoca romana poiché utilizzati per scopi diversi come il trasporto di merci, combattendo nelle arene, per la caccia e accompagnando gli eserciti, fino a giungere in Gallia e in Inghilterra. Sebbene il Dogue de Bordeaux sia stato riconosciuto col

nome attuale verso la fine dell’Ottocento, il termine “Dogue” fu introdotto in Francia alla fine del XIV secolo e i cani ai quali si può attribuirne l’origine possono essere riscontrati, attraverso l’arte e la letteratura, soprattutto quando venivano utilizzati per esercitare attività venatoria. L’antenato del Dogue, probabilmente discendente da una tipologia di cani noti col nome di Alan, nello specifico di Alan Vautre, venne citato nel XIV secolo da Gaston Phebus, Conte di Foix sul suo “Libro della Caccia” e descrivendone le caratteristiche affermò: “ha una presa più forte di tre levrieri”. Benché la moderna selezione sia fortemente associata alle regioni vinicole della Francia sud-occidentale, durante la prima mostra canina francese sono state riconosciute tre varietà di Dogues: il tipo “Parigino”, una varietà 33


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d’Ulm” cioè l’Alano dell’epoca, con una testa voluminosa e masseteri pieni, più simile al Dogue che all’Alano dei giorni nostri. Anche se a questa varietà si sono attribuiti aspetti piuttosto contrapposti di cui uno più “alaneggiante”, con testa lunga e muso privo di sostanza, nessuna espressione, ventre retratto, insufficiente ossatura e scarsa muscolatura; in realtà, il tipo “Tolosano” era maggiormente fissato su una tipologia dal corpo potente, più lungo rispetto al tipo “Bordolese” e meno saldo e meno possente. Il cranio era voluminoso ma non trapezoidale. Il muso si presentava piuttosto lungo e largo alla base, ma mancava di maggiore quadratura. La fronte non dominava il muso e la depressione naso-frontale era meno marcata. Infine il tipo “Bordolese”, per meglio dire quello descritto dallo Standard e rappresentato come un cane molto potente con corpo muscoloso e ben saldo, dal muso corto e la testa voluminosa e di conseguenza tutti quei caratteri che hanno contribuito ad identificarne la razza del Dogue de Bordeaux. Anche se il Dogue aveva una sua antica origine, persino precedente ad altre razze molossoidi, in alcuni periodi si rese necessario introdurre sangue misto per preservarlo, tra cui quello del Mastiff, del Dogue d’Ulm, del Dogue spagnolo, del Cane di San Bernardo, del Bloodhound, del Bouledogue e del Bulldog. Ma ovviamente utilizzando sangue di altre razze se ne potevano comprendere i tratti caratteristici e pertanto distinguerne la provenienza. Durante la Guerra dei Cent’anni gli inglesi portarono con sé anche le loro razze ed è comprensibile che in quel periodo ci fu la possibilità di utilizzare gli esemplari presenti per ottenere alcuni caratteri ricercati. Gli accoppiamenti con Dogue e Bulldog

più eterogenea che ricordava il Mastiff, grande ma snello con un ventre retratto, un manto fulvo chiaro, una testa più piccola e meno rugosa, con fronte alta ma depressione naso-frontale meno marcata, muso non molto largo e quadrato, nonché un mento non proprio pronunciato, si può affermare il meno apprezzabile nella razza. Il tipo “Tolosano”, apparteneva ad una varietà più omogenea, anche denominato “Dogue du Midi” in cui si potevano individuare similitudini con due razze, ossia il “Dogue spagnolo” presente oltre il confine dei Pirenei, e il “Dogue 34


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TESTA È voluminosa, spigolosa, ampia, piuttosto corta, trapezoidale quando è vista da sopra e dal davanti. Gli assi longitudinali del cranio e del muso sono convergenti. La testa è solcata da rughe simmetriche, da tutti e due i lati della sutura metopica. Queste rughe profonde e tormentate sono mobili a seconda che il cane sia in attenzione o non lo sia.

portarono ad un’altra variante nella razza, più piccola, usata molto nei combattimenti ed riconosciuta col nome di “Doguin”. L’esistenza di queste tipologie si rivelò motivo di polemiche, allo stesso modo l’esistenza di due maschere, nera e rossa, fu origine di accese discussioni. Così, nonostante un inizio incoraggiante, la razza restava poco omogenea con diverse tipologie di Dogue, facendo ritardare la pubblicazione di uno Standard. Bisognerà attendere il 1896, con un lavoro del Veterinario Dr. Jean Pierre Mégnin direttore del giornale “L’Eleveur”, per realizzare il primo Standard di razza. Pierre Mégnin apparve abbastanza discriminatorio e promosse l’unico colore rosso per la maschera, sostenendo che la maschera nera era il risultato di incroci con il Mastiff. In seguito J. Kunstler, professore di anatomia comparata ed embriologia all’Università di Bordeaux nonché Direttore del Museo di Bordeaux dal 1898 al 1921, pubblicò, su insistente richiesta di Paul Mégnin, l’“Etude Critique Sur Le Dogue De Bordeaux”, nel 1910, il secondo Standard di razza, più elaborato, in cui venne rintrodotta la maschera nera per la quale Kunstler aveva una preferenza e per di più alcune importanti pro35


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porzioni sono ancora impiegate nello Standard attualmente in vigore. Si costituirono e sciolsero nell’arco di pochi anni diversi Club di razza, dal “Comité du Dogue de Bordeaux français” di Pierre Mégnin ricordato verso la fine del XIX secolo, il “Club du Dogue de Bordeaux” di Kunstler nel 1909, fino alla “Société Centrale du Dogue de Bordeaux” e il “Club bordelais du Dogue de Bordeaux” nel 1912. Come accadde per altre razze, durante le due Guerre Mondiali, anche il Dogue di Bordeaux rischiò l’estinzione e la Guerra del 1914 non ha di certo risparmiato la razza. In questo periodo Il Dogue de

Bordeaux ha sofferto molto, ciò nonostante si continuava comunque a mantenere un sufficiente aumento di esemplari, anche durante l’intervallo tra le due guerre. Così, nel 1924 è stato fondato nuovamente il “Club du Dogue de Bordeaux” dai signori Bares, Roullet e Deland, mentre la “Société des Amateurs du Dogue de Bordeaux” (SADB) fu fondata nel 1930 e riconosciuta dalla già Société Centrale de Paris, ovvero la Société Centrale Canine. Il Dogue de Bordeaux, senza diventare una moda, si predispose poi sul territorio francese, soprattutto ad ovest. La Seconda Guerra Mondiale però mise la razza in grande pericolo e il Club nel 1960 non conta più di cinque membri e nel 1961 ci furono solamente 24 iscrizioni al LOF (Libro Origini Francese). Tuttavia, il duro lavoro di un gruppo di appassionati permetterà la riabilitazione della razza con quasi 200 nascite registrate nel 1979. Per quanto appena detto, quello di Raymond Triquet è il nome legato alla rinascita del Dogue de Bordeaux che realizzò non solo con i suoi noti campioni in allevamento, 36


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piuttosto, promuovendo tenacemente la razza e fornendo sempre un indirizzo selettivo a stimabili allevatori. E così Raymond Triquet sarà anche l’autore del terzo e quarto Standard di razza, con la rispettiva collaborazione del Medico Veterinario Maurice Luquet nel 1971 e di Philippe Sérouil nel 1993. Un ulteriore perfezionamento venne poi apportato nel 2007 da Raymond Triquet, Sylviane Tompousky e Philippe Sérouil. Negli anni 80 parte la diffusione del Dogue de Bordeaux sia in Francia che all’estero. Pertanto, Paesi come la Germania, il Belgio, la Spagna, l’Italia, l’Olanda e più recentemente gli Stati Uniti e l’Australia, iniziano ad interessarsi se non addirittura appassionarsi alla razza. L’esempio

più significativo è il riconoscimento ufficiale della razza da parte Kennel Club nel 1997 e della American Kennel Club nel giugno 2008.

EDUCAZIONE: PAZIENZA E PERSEVERANZA I Dogues de Bordeaux in famiglia sono una compagnia leale e amorevole, nonché straordinariamente calma e paziente, considerando le loro grandi dimensioni. Tuttavia, sono anche territoriali e sospettosi verso gli estranei. Questi tratti, combinati con il loro coraggio istintivo, li rendono pronti a difendere la proprietà da intrusi e i loro proprietari da potenziali aggressori. Sono meravigliosi compagni di vita dal grande cuore ed 37


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allenamento per scaricare le proprie energie: circa 1 ora di cammino al giorno può essere considerato il corretto esercizio di cui hanno bisogno, dopodiché possono tranquillamente sdraiarsi per un pisolino. Dentro casa sono inattivi per la maggior parte della giornata, comunque, dovrebbero anche avere la possibilità di svolgere alcune sessioni di gioco dato che hanno fondamentalmente bisogno della compagnia dei membri della famiglia e interagire con loro, per essere felici e soddisfatti.

amano vivere in famiglia, sono tolleranti e gentili nei confronti dei bambini, nonostante le loro dimensioni sanno essere accorti con loro, ma non rassegnateli a sopportare da soli i tormenti dei più piccini. Alcuni soggetti possono presentare un forte istinto predatorio nei confronti dei gatti se non abituati sin da piccoli alla loro compagnia. Data la mole, nonché il carattere forte e risoluto, se si apprezza la razza ma non si ha esperienza, nella scelta di un cucciolo è sempre meglio farsi consigliare dall’allevatore. L’aspetto più importante dell’educazione di un Dogue de Bordeaux è la socializzazione. È fondamentale che un cane così potente abbia una buona formazione su come avvicinarsi e comportarsi nei confronti di altri cani e delle persone estranee, e un corso di educazione per cuccioli è un ambiente ideale in cui farlo. Tuttavia, il proprietario deve essere preparato al fatto che ci vorrà fermezza poiché i Dogues de Bordeaux sono piuttosto testardi, ma non sono difficili da addestrare, anzi, se si entra in sintonia con loro, imparano molto rapidamente. Ancora una volta, di primaria importanza è la fiducia e l’assertività del proprietario durante queste sessioni di addestramento, poiché guadagnarsi il rispetto del cane è tanto importante quanto la sua risposta ai comandi. Il Dogue de Bordeaux non è una razza che richiede molto 38


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LA SITUAZIONE IN FRANCIA E IN ITALIA

PICCOLE ATTENZIONI QUOTIDIANE

In Francia il numero delle iscrizioni al LOF aumentò gradualmente fino alla metà degli anni ’90, per poi iniziare a crescere. Dalle 250 iscrizioni annuali di fine anni ’80, si è passati a 500 all’inizio degli anni 2000. La razza subì un’ulteriore accelerazione nelle nascite, raggiungendo un picco di circa 1.300 iscrizioni l’anno a metà del 2010. Da allora si è registrato un lieve calo, con iscrizioni al libro delle origini francese di circa 1.100 all’anno. In Italia sin dai primi anni ’80, grazie ad alcuni storici allevatori e appassionati italiani, la razza ha avuto modo di farsi conoscere ed apprezzare. Si è passati quindi da 247 iscrizioni al LOI (oggi ROI) nel 1999 alle 575 del 2002 aumentando a 770 nel 2004, per avere poi una flessione a 690 nel 2008. Il picco delle iscrizioni si è registrato nel 2013 con 874 nascite, facendo poi osservare un costante calo fino al 2018 con 547 iscrizioni e una leggera ripresa fino ad oggi. Nel corso di questi anni l’allevamento del Dogue de Bordeaux in Italia ha raggiunto un livello davvero entusiasmante. Questo perché gli italiani, pronti al confronto nel verificare il proprio lavoro selettivo, sono sempre presenti in gran numero alle manifestazioni di rilievo oltre con-

Come diverse razze molossoidi, in alcune occasioni possono salivare e, poiché amano vivere in casa, bisognerà fare un po’ più di attenzione asciugandoli, quando accade. Anche se la mole può far pensare ad una razza letargica, il Dogue de Bordeaux possiede le caratteristiche di un atleta, tarchiato e potente, quindi quando vede il guinzaglio è sempre felice ed entusiasta di uscire per brevi passeggiate, scegliendo i momenti freschi della giornata. Questo perché è una razza brachicefala e può soffrire le ore più calde, durante le quali preferisce stare all’ombra a sonnecchiare. Le rughe pesanti potrebbero richiedere un’attenzione speciale, poiché le pieghe della pelle possono intrappolare l’umidità e lo sporco e quindi essere arrossate ed aver bisogno di essere pulite. Le salviettine antisettiche sono certamente d’aiuto e possono essere utilizzate per detergere queste aree. Come la maggior parte dei cani di grossa taglia, il Dogue de Bordeaux ha una rapida crescita. Per sviluppare e mantenere uno scheletro grande e robusto con articolazioni forti, avrà bisogno di una dieta di qualità con un corretto bilanciamento calcio fosforo. 39


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fine, esponendo esemplari competitivi in grado di imporsi e conquistare i più importati risultati internazionali, europei e mondiali per la razza. Ciò nondimeno, oltre a ricercare le caratteristiche richieste per soddisfare il concetto di bellezza nella razza, gli allevatori italiani guardano alla salute.

apparire particolarmente dissuasivo per vigilare sul suo territorio. Ciò che d’impatto cattura lo sguardo osservandolo è l’aspetto possente, la tipica espressione caratterizzata dalle suggestive rughe sulla testa che variano d’intensità ad ogni stato emotivo del cane; così dall’esprimere attenzione e fierezza, esse possono distendersi e passare rapidamente a mostrare un’aria languida ed affettuosa. Ed è proprio questa la qualità che primeggia stando assieme ad un Dogue de Bordeaux, il suo sconfinato affetto e l’esigenza di vivere a stretto contatto con i componenti della famiglia. Vincenzo Parmiciano

CONCLUSIONE Il Dogue de Bordeaux è una razza meravigliosa e solo chi ha avuto la possibilità di viverla può comprenderne le ragioni. È un amorevole compagno per tutta la famiglia dal temperamento affettuoso e discreto, abbaia raramente, nonché consapevole della sua forza soprattutto con i bambini. Il muso potente, ampio e piuttosto corto, la mandibola rimontante, la mole considerevole, lo fanno

Presidente Club Italiano del Molosso

Massimiliano Ravaglioli

Vicepresidente CIM - Presidente sezione Dogue de Bordeaux

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Incontro ravvicinato molto amichevole.Yakutian Laika e Samoiedo. Foto Salomon Russo

Una interessante ricerca mette in evidenza il lavoro di allevatori esperti e attenti al benessere animale

Alla ricerca della felicità Una socializzazione continua è necessaria al cucciolo per affrontare il mondo. E una solida alleanza tra allevatori e veterinari esperti di comportamento è in grado di indicare la giusta via. Il ruolo di ENCI a difesa del benessere animale

(seconda parte)

L’“allevatore onesto”, invece, si preoccupa della selezione sia dal punto di vista morfologico che caratteriale, si dedica alla socializzazione dei cuccioli e si impegna per affidare alla famiglia giusta la nuova vita del cucciolo. Questo è forse l’impegno più gravoso dato che indagare l’animo umano in pochi giorni non è impresa da poco anche se mantenere la disponibilità verso il cliente è pur sempre un valido strumento per aiutare il corretto inserimento nella nuova famiglia.

Il mestiere dell’allevatore è complesso, impegnativo e oneroso sotto ogni punto di vista. Dobbiamo però distinguere l’allevatore dal commerciante che produce cucciolate al solo scopo di lucro. Quest’ultimo, non si interessa alla socializzazione, alla prevenzione o al benessere dei cuccioli ma elargisce loro solo le cure essenziali atte a difendere il suo investimento. Nulla di più. 41


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Attenti e ben educati. Foto di gruppo per i cuccioli di Cane da pastore di Brie. Foto Luigino Chiea

La seconda parte di questa grande revisione della letteratura in materia di benessere dei cani e dei cuccioli negli allevamenti (titolo originale dell’opera: The importance of early life experiences for the development of behavioural disorders in domestic dogs , condotta dalla Utrecht University (Nederlands) da Lisa Dietz, Anne-Marie K. Arnold, Vivian C. Goerlich-Jansson e Claudia M. Vinke), si occupa della socializzazione non solo in età precoce ma anche in età giovanile, mettendo a fuoco l’importanza delle “cure parentali” e delle “cure ambientali” di cui i cani necessitano e di come la genetica e l’ambiente si sposino in un connubio non del tutto indagato dalla scienza ma che sottintende incisive potenzialità da entrambe i lati e mette in evidenza l’importanza di una collaborazione efficace tra allevatori e veterinari esperti del comportamento, avente come unico obiettivo l’effettiva “ricerca della felicità”, di una vita serena in famiglia e nell’ambiente urbano dove i cani possano essere messi nella condizione di svolgere innumerevoli compiti utili, a partire dalla compagnia.

SOCIALIZZAZIONE IN ETÀ GIOVANILE Si legge nello studio che questo periodo cha va dalle 12 settimane ai 6 mesi sia stato generalmente considerato meno sensibile del periodo di socializzazione iniziale. Invece, l’importanza del periodo giovanile e successivamente dell’adolescenza per un ulteriore sviluppo comportamentale è stato recentemente dimostrato da uno studio con un gruppo di futuri cani guida che sono stati socializzati con gli esseri umani alla fine del primo periodo di socializzazione, tra le 8 e le 12 settimane. Quando i cuccioli hanno raggiunto l’età di 12 settimane, circa la metà di loro è stata rapidamente reinserita in un ambiente socializzante, mentre l’altra metà è rimasta nel canile con i conspecifici per un periodo variabile da 2 a 11 settimane. I cani rimasti nei canili non hanno ricevuto un rinforzo ulteriore della socializzazione con gli umani ed i risultati dello studio hanno mostrato che questi cani avevano maggiori probabilità di fallire come cani guida, in gran 42


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parte a causa della paura e del comportamento nervoso. Inoltre, uno studio sui lupi sottolinea la funzione complementare delle esperienze durante la prima e la tarda fase di socializzazione. Per esempio, i giovani lupi che sono stati socializzati con gli umani fino a tre mesi di età, ma non hanno ricevuto ulteriore rinforzo fino a 6 mesi di età, hanno iniziato a temere gli umani e gli effetti positivi raggiunti durante la socializzazione precoce sembravano essere scomparsi. Si è appurato che i cani inseriti in ambienti urbani durante il tardo periodo di socializzazione (fra i tre ed i sei mesi di età) hanno meno probabilità di sviluppare disturbi comportamentali sotto forma di evitamento e aggressività nei confronti di persone non familiari, più avanti nella vita. Questi studi dimostrano l’importanza del periodo giovanile e dell’adolescenza, poiché il profilo comportamentale di un individuo così come è stato modellato all’inizio della vita può essere confermato o adattato durante questi periodi, a seconda del grado in cui l’ambiente attuale corrisponde o meno a quello vissuto in allevamento.

Bearded Collie. Primi approcci educativi. Foto Filippo Ripoli

GENETICA E AMBIENTE: QUANTO INFLUISCONO SUL COMPORTAMENTO Quanto la genetica e l’ambiente siano in grado di incidere sul comportamento è tutt’ora materia di studio. È stato appurato che il corredo genetico trasmetta non soltanto i caratteri morfologici ma anche i tratti comportamentali. Una sorta di puzzle che mano a mano si combina nel patrimonio dei cuccioli e che può essere modificato dall’ambiente. Quello che resta da capire è la misura del cambiamento, ovvero, come la plasticità del cervello si presti ad

Piccola siesta mentre osserva il mondo dove tutto è nuovo. Zwergpinscher. Foto Sandro Monduzzi Donazzi

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elaborare cambiamenti radicali in tema di benessere o di deprivazioni, in grado, quindi, di modificare il comportamento in maniera evidente. La letteratura esaminata dai ricercatori conferma fino ad ora che il comportamento di un cane adulto è determinato in larga misura dalla qualità dell’assistenza materna, dal suo stile di attaccamento alla madre e dalla varietà di stimoli sociali e ambientali forniti dall’uomo durante il primo periodo di socializzazione. Una stimolazione insufficiente o inadeguata durante questi periodi può aumentare il rischio di sviluppare disturbi comportamentali da adulto, dato che periodi sensibili e la relazione madre-cucciolo interagiscono tra loro in modo complesso e, inoltre, queste interazioni sono anche influenzate dalla variazione genetica (Scott & Fuller, 1965). Data la complessa interazione tra geni e ambiente, i ricercatori si sono posti una domanda essenziale : quanto sono reversibili o irreversibili le conseguenze delle prime esperienze di vita?

RECUPERO COMPORTAMENTALE TRA PASSATO E PRESENTE In passato, gli studi scientifici si sono basati su esperimenti che al giorno d’oggi, fortunatamente, non sono replicabili poiché troppo invasivi dal punto di vista psicologico. Tuttavia, nella ricerca vengono citati esperimenti relativi agli anni ’60 dove veniva osservata la differenza tra cuccioli tenuti isolati dall’ambiente in confronto a quelli che avevano avuto una socializzazione adeguata. Si legge nello studio che i cuccioli isolati sono stati ripetutamente attaccati dagli altri cani e sembravano incapaci di sviluppare relazioni sociali. Quando i ricercatori hanno

Epagneul Breton. Primi passi al sole. Foto Renato Zaratin

Cane da pastore scozzese a pelo lungo. Giochi all’aperto, alla scoperta del mondo. Foto Maria Teresa Garabelli

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tenuto sessioni di gioco con questi cuccioli isolati, imitando con il gioco i combattimenti, sono riusciti a suscitare comportamenti di gioco e dopo pochi giorni questi cuccioli isolati hanno risposto ai ricercatori come farebbero individui adeguatamente socializzati (Fuller, 1961; in Scott & Fuller, 1965). Oltre alla possibilità di una certa plasticità nel comportamento sociale, questo studio sottolinea anche l’importanza del gioco durante il periodo sensibile per la socializzazione. Secondo il parere dei ricercatori, è evidente l’importanza del periodo di socializzazione sia precoce che tardiva per un corretto sviluppo comportamen-


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Già protagonisti e collaborativi. Labrador Retriever. Foto Stefano Eynard

tale nei cani. Così come è chiaro che le interazioni tra il primo e il tardo periodo di socializzazione influenzino il comportamento di questi cani. Un cattivo inizio di vita può essere in parte compensato dall’arricchimento e da una stimolazione adeguata più avanti nella vita, mentre un ambiente precoce ottimale può essere contrastato da esperienze negative successivamente vissute dai cuccioli. Tuttavia, le scarse ricerche in questo campo non consentono di valutare appieno se gli effetti di contrasto delle esperienze nella fase tardiva di socializzazione persistano per tutta la vita adulta. Ovvero, non è stato stabilito se il recupero sociale dei cuccioli isolati dagli stimoli e poi re-

cuperati attraverso il gioco, sia un comportamento fissato, o se al contrario, sia un comportamento poco stabile in grado di permettere l’apparire di comportamenti inadeguati con l’andare del tempo. La deduzione dei ricercatori riassume che il profilo comportamentale dell’adulto - inclusa la vulnerabilità a sviluppare disturbi comportamentali - sia la somma cumulativa delle esperienze durante i periodi sensibili del primo sviluppo (Battaglia, 2009). Tuttavia – dicono gli scienziati - i profili comportamentali possono rimanere flessibili in una certa misura anche nell’età adulta, quindi i disturbi comportamentali possono rimanere curabili e/o 45


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L’importanza delle prime uscite all’aria aperta. Cuccioli di Setter inglese di 30 giorni. Foto Rosa Boscato

reversibili con una formazione adeguata e interventi appropriati (recupero comportamentale).

sabilità di tipo etico che richiedono una gestione seria e onesta. Pertanto è fatto obbligo agli iscritti al Registro degli allevatori del Libro genealogico del cane di razza di rispettare il seguente regolamento. CONDIZIONI DI ALLEVAMENTO 1. Mantenere i propri cani nelle migliori condizioni di benessere e salute, con adeguate cure, pulizia, igiene, esercizio fisico e contatto con le persone. 2. Rispettare la normativa vigente sul benessere degli animali.

L’ALLEVATORE ONESTO E LE DIRETTIVE ENCI Il mondo degli allevatori è variegato e contraddistinto da variabili che vanno dalla quantità di soggetti allevati, alla logistica della struttura e al tempo che viene dedicato a questa preziosa opera. In tema di selezione e benessere animale, questo connubio essenziale è stato più volte sottolineato nel corso degli anni dal presidente Dino Muto. Così come nell’ultima sua Relazione (sulla Gestione dell’anno 2020, il Bilancio Consuntivo dell’esercizio 2020 ed il Bilancio di Previsione dell’esercizio 2021) dove si affermano importanti iniziative riguardanti la salute, la longevità ed il benessere dei cani allevati. Su questo tema, da molti anni è in vigore il Codice Etico degli Allevatori, stilato da ENCI che deve essere sottoscritto dagli allevatori stessi. Il documento si apre così: PREMESSA L’allevamento e la selezione del cane è associato a respon-

Nei successivi punti (23 in totale) c’è un elenco dettagliato delle condizioni di allevamento in tema di corretta selezione, cure e comportamento etico. Un importante principio fissato con precisione a difesa di una selezione corretta, a protezione del benessere di fattrici, stalloni e cuccioli. Da sottolineare che laddove ci siano state segnalazioni di comportamenti inadeguati o addirittura maltrattamenti, ENCI si è costituita Parte Civile durante i processi di tipo penale nei confronti di alcuni allevatori disonesti, poi condannati dai Giudici. 46


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cani da compagnia e dovrebbe essere fornita ai proprietari in maniera propositiva. Gli esperti in questo campo concordano univocamente sul fatto che sono necessarie ulteriori ricerche su questo argomento, data la sua rilevanza per il benessere degli animali e la società.

UNA PREZIOSA ALLEANZA Oltre agli allevatori, i veterinari hanno un’importante responsabilità nel garantire la cura appropriata dei cani da riproduzione (Voith, 2009), poiché di solito sono i primi a esaminare la madre e i suoi cuccioli appena nati (Howell et al., 2015). I cuccioli allevati da proprietari che hanno ricevuto la consulenza di esperti, per esempio, da veterinari esperti del comportamento, hanno meno probabilità di sviluppare disturbi comportamentali più tardi nella vita (Gazzano et al., 2008). La consulenza di esperti sul comportamento del cane e sullo sviluppo comportamentale sembra quindi essere efficace nel ridurre la prevalenza dei disturbi comportamentali nella popolazione dei

DEDUZIONI FINALI I ricercatori hanno rilevato che ad oggi vi è un crescente numero di prove che evidenziano come esperienze negative o traumatiche e / o la mancanza di stimoli nello sviluppo precoce dei cuccioli di cane possono avere conseguenze negative a lungo termine sulla salute e sul comportamento. I cuccioli svezzati a sei settimane di età mostrano tassi di morbilità e mortalità più elevati rispetto ai

Nella nuova casa in compagnia di una paziente nonna adottiva. Mastiff. Foto Claudia Lippi

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cuccioli svezzati a dodici settimane (Slabbert & Rasa, 1993) e la rimozione dalla cucciolata prima delle otto settimane di età può causare gravi disagi (Serpell & Jagoe, 1995) e aumentare il rischio di disturbi comportamentali (Pierantoni et al., 2011). Il reinserimento dei cuccioli isolati in età avanzata, tuttavia, può anche facilitare lo sviluppo di disturbi comportamentali. Secondo un recente studio di indagine, i cuccioli che sono stati reinseriti tra le 13 e le 16 settimane di età hanno mostrato una maggiore prevalenza di ringhiare, comportamenti sfuggenti ed evitamento verso esseri umani sconosciuti, dopo un anno di età, rispetto ai cuccioli reinseriti tra le sei e le otto settimane di età (Jokinen et al., 2017). Pertanto, il momento ideale per reinserire i cuccioli di cane può essere trovato tra un equilibrio tra esigenze biologiche, come un periodo sufficiente di cure materne, e un’adeguata socializzazione all’ambiente futuro. Va notato che i cuccioli trascorrono gran parte del periodo delicato per la socializzazione presso il loro allevatore, che quindi ha il compito principale nel processo di socializzazione iniziale. Gli allevatori dovrebbero essere vivamente consigliati di fornire ai loro cuccioli un ambiente stimo-

Sonno ristoratore in compagnia di un amico surrogato Mastiff. Foto Claudia Lippi

lante e variabile, comprese le interazioni sociali con altri cani e umani, facendo attenzione a non sovrastimolare i cuccioli (Battaglia, 2009; Howell et al., 2015). Uno studio condotto su 48 allevatori nel Nord Europa (De Meester et al., 2005) ha dimostrato che gli allevatori con meno di dieci cucciolate l’anno sembravano in grado di stimolare i loro cuccioli più degli allevatori che producevano più di dieci cucciolate, sebbene questa stimolazione fosse ancora insufficiente. In particolare l’esposizione a un’ampia varietà di luoghi sconosciuti è stata raramente fornita anche dagli allevatori con meno di dieci cucciolate l’anno. Un sondaggio con i proprietari di cani ha rivelato che quasi un terzo dei cuccioli di cane negli Stati Uniti e in Canada non è sufficientemente esposto ad altri cani e esseri umani durante il periodo sensibile per la socializzazione (Cutler et al., 2017). Recentemente, è stato sviluppato un programma di socializzazione adattato allo sviluppo comportamentale e fisiologico di un cucciolo durante le prime sei settimane di vita. Il programma ha portato a una riduzione del comportamento correlato alla separazione e all’ansia generale nei cani all’età di otto

Siesta ordinata dopo i giochi in giardino. Smooth Collie. Foto Sabina Pacini

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Questo è mio! Cane da pastore scozzese a pelo lungo. Foto Maria Teresa Garabelli

mesi ed è quindi raccomandato per gli allevatori di cani da compagnia (Vaterlaws-Whiteside & Hartmann, 2017).

Specializzate non abbiamo mai disatteso l’importanza della tematica che riguarda il benessere animale legato all’allevamento ed alla selezione. Pur nella complessità di un panorama variegato e immenso quale è quello dell’allevamento italiano del cane di razza, non è mai stata abbassata la guardia, non si è mai girata la testa altrove ma si sono sempre affrontate situazioni anche molto spinose con la determinazione di chi vuole difendere non solo un patrimonio culturale che ci contraddistingue nel mondo ma soprattutto la dignità e la vita di essere senzienti e sensibili quali sono i cani: sempre e comunque nelle mani dell’uomo. Renata Fossati

CONCLUSIONE Questa ricerca monumentale che ha rivisitato la letteratura scientifica a partire dagli anni ’50 sino ad arrivare ai giorni nostri comprende il lavoro di molti scienziati e ricercatori che è stato impossibile citare nella loro completezza in questo articolo. Si rimanda il lettore interessato alla versione integrale dell’opera, citata all’inizio del presente testo. In definitiva, resta la certezza che ENCI nella persona del suo Presidente, dei Consiglieri nazionali, del Direttore generale, del Direttore tecnico e delle Associazioni

( 2° parte. Fine. La 1° su aprile 2021)

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Da racconti e parabole insegnamenti e consigli attuali in ogni tempo

Julie Chenay et le chien de Victor Hugo, Sénat, par Arsène Garnier

I cani, dalla Bibbia ai Vangeli

“L’abbaiare lontano di un cane che ci riporta con il pensiero a luoghi cari e ben noti fornisce la più bella prova dell’immortalità dell’anima”. Soren Kierkegaard

Bibbia e Vangeli sono pagine remote di un diario che ha la magia di realtà sempre attuali. Specchio di giorni remoti eppur vivi in pensieri e parole testimoniano vicende che elevano la labilità della cronaca a valori di significato. Animate da genti ed animali che ancor oggi nella semplicità del racconto paiono attuali fanno del cane il custode

Racconti e testimonianze solo in apparenza dimenticate e che continuano ad avere valore di riferimento. Un saggio di Lorenzo Bortolin e le riflessioni di don Pierluigi Plata confermano l’importanza del cane nei progressi della civiltà di un’attualità (per noi così remota che si fatica a non farla sconfinare nella leggenda), a cui secoli e secoli donano il fascino della storia che diventa maestra di vita proprio come affermava Cicerone: “Non sapere che cosa sia accaduto nei tempi passati, sarebbe come restare per sempre un bambino. Se non si fa uso delle opere delle età passata, il mondo rimarrà sempre nell’infanzia della conoscenza” (Cicerone). Così nella Bibbia (il nome non significa niente più che libro dei libri perché raccoglie scritti e testimonianze di epoche diverse in 47 libri del Vecchio testamento), le differenti descrizioni di episodi in cui il cane è protagonista stanno a testimoniare le conoscenze e convinzioni dell’epoca. Perché gli antichi ebrei - ma è comportamento dif-

fuso presso molti altri popoli - non andavano oltre il riconoscere al cane l’utilità per la guardia alle abitazioni ed al bestiame, l’insostituibile lavoro di sorveglianza delle greggi e l’aiuto sempre determinante nella caccia. Non c’era, com’è anche intuitivo supporre, una selezione di razze ma una scelta per predisposizioni e mansioni tantoché da esemplari da guardia si facevano discendere cani che avevano le prerogative dei genitori proprio come accadeva anche per la caccia e la sorveglianza delle proprietà, prerogative che saranno poi al centro dell’attenzione del romano Plinio il Vecchio e di numerosi altri attenti osservatori della natura e possono essere riassunte nella definizione coniata nel Seicento e relative a prerogative e dimensioni che “il simile si deve unire con il simile”. 50


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Infine- come nota in un pregevole saggio Lorenzo Bortolin – vi era una moltitudine di cani randagi e inselvatichiti particolarmente temuti e che “nutrendosi di rifiuti diventavano pericolosi se entravano nei villaggi e potevano trasmettere la rabbia ed altre malattie”. Così il nome dell’animale – ma ci si riferisce sempre a randagi -è spesso pronunciato “per insultare gli avversari ed i pagani”. Il profeta Elia infatti – ed è una delle molte testimonianze nella Bibbia – si rivolge ad Acab temuto re di Israele affermando che lui stesso morirà in una misera solitudine la dove ha fatto uccidere Nabot e saranno testimoni della sua fine solo cani randagi. La vicenda è stata di recente riportata d’attualità anche da papa Francesco che la considera un riflesso nella nostra società in cui i potenti per avere ancor più potere sfruttano i poveri alla maniera di Acab che per impadronirsi della vigna di Nabot, una sua proprietà e che gli dava da vivere, lo fece calunniare, processare e condannare a morte. Il Papa, a questo proposito ha poi consigliato di riflettere anche su quanto ebbe a scrivere Sant’Ambrogio che riferisce di Nabot ed Acab come esempio per denunciare anche nei suoi giorni i soprusi contro i miseri. In “Fratello agnello-Sorella volpe” una originalissima e pregevole riflessione sui Vangeli scritta da don Pierluigi Plata, geniale sacerdote bresciano attualmente a Roma

presso l’alto comando carabinieri, viene ricordata nel Vangelo di Luca la vicenda di Lazzaro che giaceva abbandonato e coperto di piaghe mentre il ricco banchettava. Solo alcuni cani si avvicinarono al misero leccandogli le ferite. È una parabola, (cioè la narrazione di un episodio di vita reale con cui si vuole dar significato ad un insegnamento) ancor oggi portata all’attenzione per confermare diseguaglianze sociali e la necessità di un impegno a favore dei disagiati. E col procedere del tempo gli esempi si moltiplicano e la letteratura si arricchisce di episodi in cui il cane diventa un protagonista esemplare tanto da trovar tutti consenzienti nella definizi0ne di Victor Hugo:”Il cane è la virtù che non potendosi far uomo si è fatta animale”. Rodolfo Grassi 51


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Persona colta e gentile

In ricordo di Revaz Khomasuridze

Un animo nobile della nostra cinofilia

Ci ha lasciato per sempre Revaz: un grande allevatore di Bouledogue Francesi e persona stimata in tutto l’ambiente cinofilo mondiale. Nato a Sukhumi, Georgia nel 1962, da sempre in contatto con i cani: la sua famiglia allevava deutsch drathaar per la caccia. Nel 1974, giovanissimo, iniziava ad allevare setter irlandesi e boxer. Giovanissimo, dopo avere seguito per tre anni i corsi di formazione, divenne giudice da lavoro e subito dopo anche giudice di esposizione. Nel frattempo, si laureava alla Abkhazia State University (facoltà di culture subtropicali e poi facoltà di biologia). Trasferitosi poi da Sukhumi a Tiblisi nel 1984, dopo essere entrato nell’associazione cinologica del Paese, ne divenne Presidente dal 1989 al 1992. Nel 1993 si trasferì a Mosca dove si inserì subito nel kennel club russo. Vista la sua esperienza divenne giudice all round nel 1995. Dal 1998 Revaz è stato invitato a partecipare a quasi tutti i WDS ed EDS organizzati che si sono tenuti sino ad oggi. Si può dire che ha giudicato in tutti i Paesi del mondo: in Argentina, Azerbaijan, Armenia, Belgio, Bielorussia, Bulgaria, Croazia, the Repubblica Ceca, Estonia, France, Finlandia, Germania, Georgia, Greca, Ungheria, Italia, Israele, Kazakhstan, Lithuania, Lettonia, Lussemburgo, Moldova, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Russia, Slovacchia, Slovenia, Spania, Svizzera, Svezia, Serbia, Olanda, Ucraina, USA, Uzbekistan. Il nome del suo allevamento A’Vigdors fu registrato nella FCI nel 1995. Revaz è conosciuto in tutto il mondo come l’allevatore dei migliori Bouledogue Francesi, non tralasciando mai di allevare soggetti in salute e con un temperamento favoloso.

In silenzio ci ha prematuramente lasciati un’icona della cinofilia Mondiale, Revaz Khomasuridze. Famoso allevatore di Bouledogue Francesi con l’affisso A’Vigdors, conosciuto in tutto il mondo per aver dato un grosso contributo alla razza, giudice all rounder di chiara fama e non solo, una persona dall’animo nobile che ha dato lustro alla cinofilia degli ultimi anni, dove ormai queste figure sembrano diventate perle rare. Rezo, così era chiamato dagli amici, se n’è andato mentre era a passeggio con il suo cane, colto da un improvviso malore, nella maniera forse più auspicata da un vero uomo di cani, così come era lui. Riservato e discreto, a volte timido ma pieno di sensibilità, ha conquistato tutti quelli che hanno avuto il piacere come me di conoscerlo. Dotato di un grande occhio e di profondo interesse per tutte le razze, è stato un grande maestro per tutte le nuove generazioni ed un valido confronto per le vecchie, riuscendo a trasmettere il suo sapere di un grande allevatore e giudice. Non è solamente una grave perdita per il Mondo del Bouledogue Francese, non è solamente una grave perdita per la cinofilia Russa, ma è una grave perdita per tutta la Cinofilia Mondiale, a cui mancherà da oggi una figura che ha dato alla stessa un forte contributo. Francesco Cochetti

Le sue attività nella Federazione Cinologica Russa (RKF): • Segretario generale della RKF nel 1993-1999. • Presidente della Commissione Allevamento RKF 1993– 1999. • Presidente della RKF nel 1999-2001. • Consulente cinologico RKF nel 2001-2015. • Membro del consiglio di amministrazione di RKF - dal 2018. • Responsabile della commissione RKF Standard - dal 2018. • Responsabile del dipartimento Pedigree RKF - dal 2018. Grazie Revaz per quello che hai saputo dare al mondo della cinofilia internazionale come allevatore, giudice ma anche come persona, esempio da seguire per tutti. Claudio De Giuliani 52


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Benvenuta primavera. Rottweiler. Foto Graziella Bros.

Tornano api, scorpioni, calabroni ed altri pericolosi nemici

Prati e giardini, una giungla nascosta È un pericolo che rispunta a primavera e viene quasi sempre sottovalutato. Quali i primi interventi d’urgenza LE API

La stagione venatoria è appena terminata, ma anche i cani ben presto potranno godere di giornate sempre più lunghe e assolate per essere portati a passeggio, magari in placide stradine di campagna. Ma questo quadro primaverile, dai pomeriggi luminosi e le temperature tiepide, può essere disturbato da chi inopportuno e fastidioso lo è per antonomasia: insetti, ragni, scorpioni.. E non solo noi, ma anche i nostri “amici” possono spesso risultare vittime delle loro fastidiose punture… A onor del vero, sovente indotte proprio dal loro comportamento canino, incuriositi, fin troppo, da questi esserini volanti, rumorosi, colorati e decisamente… armati, che non esitano a difendersi dai tentativi di agguantarli o calpestarli.

Tra gli Artropodi più agguerriti e, talvolta, effettivamente insidiosi per i cani, ritroviamo api, vespe, calabroni e scorpioni. Decisamente meno pericolosi sono i ragni, almeno in Italia. Le api, coese nel loro sciame e assolutamente decise a difenderlo contro ogni aggressione, pungono, in gran numero, quasi solo se decisamente minacciate. In effetti, il loro pungiglione velenoso, collegato all’intestino dell’artropode, una volta conficcato nella cute del cane, non può essere più estratto da parte dell’insetto, determinando la morte certa dell’ape stessa. È per questo indegno quanto

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Felice all’aria aperta in una bella giornata di sole. Piccolo Levriero Italiano. Foto Denis Baldi.

ineluttabile destino che esse, se pur eroiche, attaccano solo in rari casi di pericolo evidente per tutto il nido.

tario del cane punto possono, infatti, determinare un reazione soggettiva al veleno inoculato. In effetti, un cane mai punto prima da un determinato insetto e/o che subisca un solo attacco, di solito non presenta una sintomatologia imponente, ma limitata a fastidio e bruciore improvvisi della parte interessata, con prurito, edema, rigonfiamento e arrossamento della stessa. Il fastidio tende ad attenuarsi nell’arco di una mezz’oretta, per lasciare il posto alla formazione di una crosticina o di una piccola pustola. Generalmente, in questi casi può essere di sollievo l’utilizzo locale di una semplice pomata cortisonico-antibiotica.

VESPE E CALABRONI Discorso opposto va fatto per vespe e calabroni che, soprattutto per quanto riguarda le prime, sono insetti che attaccano anche singolarmente, più individualiste e irritabili rispetto alle api, avvantaggiate dall’avere un pungiglione retrattile che permette loro di attaccare più volte il malcapitato. Api, vespe e calabroni sono definiti Artropodi Imenotteri, accumunati dal produrre un veleno fortemente irritante e allergizzante a causa delle sue componenti enzimatiche quali ialuronidasi, fosfolipasi, istamina e numerose tossine.

PUNTURE PERICOLOSE Il discorso cambia e la situazione si aggrava se anche una sola puntura viene effettuata in laringe, cioè in gola, per la cattiva abitudine che i cani hanno di afferrare tali insetti con la bocca. In tal caso l’edema e il rigonfiamento che ne segue possono portare ad una rischiosa riduzione del lume delle vie respiratorie superiori, con conseguente

PUNTURE FASTIDIOSE Il fastidio, se non il vero e proprio dolore, provocato dalle loro punture ai nostri cani, varia moltissimo in intensità e gravità, relativamente a diversi fattori; l’insetto che punge, il numero delle punture e la loro sede, lo stato immuni54


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Il divertimento è anche giocare in mezzo ad un prato con un legnetto. Border Collie. Foto Sara Boero.

PRIMO INTERVENTO

necessità di un tempestivo intervento farmacologico e meccanico (ossigenazione) da parte del veterinario. Anche una puntura in prossimità o nell’occhio da complicazioni importanti quali blefarite, cheratite e uveite. Quando le punture sono numerose, o nel caso in cui il cane sia stato già punto dallo stesso tipo di insetto e sia divenuto allergico al suo veleno, la risposta immunitaria dell’organismo può, invece, essere tale da far rischiare la vita dell’ausiliare; abbiamo così vomito, diarrea, disturbi epatici, finanche shock e un fatale collasso cardio-circolatorio che può sopraggiungere in mezz’ora-quaranta minuti dalla puntura.

È per tali premesse che il consiglio spassionato, nel sospetto che il nostro cane sia stato punto da uno di questi insetti, è quello di cercare di rimuovere delicatamente il pungiglione, se c’è ancora, e di condurre l’animale rapidamente dal veterinario, per assicurargli le cure del caso che andranno, a seconda delle necessità, dalla semplice disinfezione della zona colpita con somministrazione di una pomata antibiotico-cortisonica locale, alla fluidoterapia (flebo), farmaci antishock (cortisonici e antistaminici), antidolorifici e ossigenazione nei casi più gravi. Inoltre, se siamo a conoscenza dell’allergia sofferta dal nostro cane, in passato, per le punture degli artropodi, può essere molto utile farlo presente al nostro veterinario di fiducia che non mancherà di prescrivere dei cortisonici di semplice utilizzo da recare con voi in ambienti ”a rischio” e da poter utilizzare sull’ausiliare, come primo soccorso nel caso si verifichi lo spiacevole evento.

GLI SCORPIONI Più raramente sono gli scorpioni comuni nostrani, fortunatamente più piccoli e non così velenosi come quelli africani, americani ed asiatici, a recare danno ai nostri cani, se individuati accidentalmente tra le rocce o in piccoli anfratti. In tal caso i sintomi sono generalmente localizzati, caratterizzati da dolore intenso, eritema ed edemi che svaniscono in poche ore, meglio se controllati con una pomata antibiotico-cortisonica.

Sara Ceccarelli

Medico Veterinario

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La mia razza in 40 righe

Storia di “SNORRY” Era un luglio afoso e bollente quello del 2019 alla fine siamo riuscite a riportarlo a casa. Ma anquando io e la mia mamma Vanda assistemmo al cora non era finita per lui che si portava addosso parto di Nynive mentre dava alla luce ben otto l’odore della clinica, dei medicinali, dei disinfetmeravigliosi ed energici cuccioli di Broholmer. tanti e stringeva il cuore vederlo elemosinare l’aUno di questi però spiccava in mezzo agli altri per more della mamma, che puntualmente lo allonavere un mantello del tutto diverso: bianco, cantanava. Non solo, l’ago delle innumerevoli flebo dido, segnato da una bellissima stellina sulla somministrategli avevano “storto” la cartilagine schiena e da una simmetrica lista bianca sulla di una zampetta anteriore e così gli abbiamo fronte; lo chiamammo Snorry che significa in creato un piccolo “tutor” per aiutarlo a camminorreno (antica lingua della Scandinavia) “ribelnare meglio. Sembrava “rimpicciolito”, durante le-indisciplinato”. Nella genetica del Broholmer, il qui giorni in cui era stato lontano da casa, rispetto bianco è stato sempre presente e accettato, circoai fratelli, lui che era il più grosso appariva ora scritto però al “petto, piedi ed estremità della come lo “scricciolo” della cucciolata. Da quel mocoda” fin dal suo riconoscimento in FCI. Ciò nonostante, per qualche congiunzione casuale i geni storici ritornano e Snorry era, suo malgrado, un “fuori standard” proprio per quel mantello chiazzato che i danesi (detentori della razza) chiamano “fiorito”. Ma a nessuno importava, né a noi né tantomeno a lui. Come talvolta accade però, la sorte si mise di traverso e a causa una infezione è stato necessario somministrare a Nynive degli antibiotici che le hanno bloccato la produzione di latte e ci hanno quindi costrette frettolosamente a intervenire con i biberon per alimentare quelle piccole creature. Tutto sembrava risolto. Durante la terza notte però Snorry ed Helga mia mamma (che dormiva con i mento è stato cullato, riempito di baci, carezze e cuccioli) ha avvertito un piccolo rantolo e si tratviziato all’inverosimile: non volevamo si sentisse tava proprio di Snorry; nella foga di trangugiare solo. Ci sono voluti altri lunghissimi 15 giorni, afvoracemente, il latte era finito nei polmoni. Una finché potesse ristabilirsi adeguatamente e riencorsa affannosa nel pieno della notte nell’ospetrare nel suo “branco”. E lì ha trovato la sua prefedale veterinario più vicino ci mise davanti ad un rita, Helga, una delle sorelline, con la quale è anconsulto sconfortante… ma non ci arrendiamo; dato a convivere nella sua nuova casa. Una bella raggiungiamo un’altra clinica veterinaria: stesso accoppiata: lui “fiorito” lei “nera”. Ora, finalmente, verdetto ma sono comunque disposti a fare un era un cucciolo felice. tentativo. Viene confermata la diagnosi di “polLui che ci ha tenute per ben tre settimane con il monite ab ingestis” e dato inizio alle terapie urfiato sospeso e l’angoscia di poterlo perdere, oggi genti ed invasive. Prelievo del liquido dai polha quasi due anni ed è diventato grande e forte, moni, Snorry viene intubato, flebo, antibiotici… Il pesa 70 Kg ed è alto 80 cm. Ha mantenuto nel poverino non molla, nei giorni seguenti la sua tempo una dolcezza incredibile con un affiatavoglia di “vivere” a tutti i costi conquista l’equipe mento straordinario con gli umani, conservando che si occupa di lui, diventando la mascotte della il suo innato spirito di “piccolo grande guerriero”. clinica. Ci abbiamo creduto tutti, giorno dopo Colette Rubini & Vanda Baldaccini giorno, ma soprattutto lui per primo, Snorry, e 56


Affenpinscher. Foto Roberto Guerra.

AIREDALE TERRIER (UK)

Il più grande dei terrier. CARATTERE. D’espressione penetrante, veloce in azione, sempre sul chi vive ad ogni movimento. Si denota il carattere dall’espressione degli occhi, dal portamento degli orecchi e dalla coda eretta. Socievole e fiducioso, amichevole, coraggioso e intelligente.

Airedale Terrier. Foto Audisio di Somma.

gli standard in pillole

ASPETTO GENERALE. L’Affenpinscher è un cane di piccola taglia, compatto, a pelo duro, conespressione scimmiesca. CARATTERE. Coraggioso, attento, tenace e devoto, talvolta focoso e irascibile. È un cane da famiglia piacevole sotto tutti gli aspetti.

(Il testo completo per tutte le razze è disponibile sul sito www.enci.it/standard)

AFFENPINSCHER (D)


Kerry Blue Terrier. Foto Alessandro Onizzi.

KERRY BLUE TERRIER (IE)

CARATTERE. La sua natura vivace, spiritosa, sicura di sé, equilibrata, combinata con intelligenza e resistenza, fa di lui un compagno piacevole sia come cane da compagnia che da guardia. TAGLIA E PESO. ALTEZZA AL GARRESE Maschi e Femmine: da 45 a 50 cm PESO Maschi e Femmine: da 14 a 20 kg Pinscher. Foto Chiara Cutugno.

gli standard in pillole

PINSCHER (D)

(Il testo completo per tutte le razze è disponibile sul sito www.enci.it/standard)

CARATTERE. Carattere decisamente terrier. Il fattore più importante, l’espressione, deve essere sveglia e vigile. TAGLIA E PESO. ALTEZZA AL GARRESE Maschi 45,5 a 49,5 cm Femmine 44,5 a 48 cm PESO Maschi 15-18 kg Femmine proporzionatamente meno


INIZIATIVA PROMOSSA DALL’ENCI PER VALORIZZARE IL CANE DI RAZZA

Foto gallery 4000 immagini!

Ringraziamo tutti i partecipanti per aver contribuito a raggiungere questo importante risultato

Se sei interessato, segui il percorso indicato Cerchiamo foto che ritraggano cani, con le seguenti caratteristiche: - Cani adulti. Cuccioli. - Cani in movimento, in stazione, seduti, a terra. - Cani negli sport cinofili. - Teste in primo piano. - Cani singoli, in gruppo. - Cani di razze diverse nella stessa foto.

- Cani ambientati nelle diverse stagioni. - Foto a colori e bianco/nero. - NO PERSONE - NO BAMBINI - Dimensioni: minimo 2MB

È possibile inviare più foto ma per evitare problemi con il server, si prega di INVIARE 1 FOTO PER VOLTA a: foto@enci.it Ogni foto dovrà essere accompagnata dalla seguente didascalia: razza, sesso e autore della foto. Per la pubblicazione gratuita delle foto su I Nostri Cani a corredo degli articoli che nel tempo potrebbero essere pubblicati e poi riversati anche sul sito ENCI, ognuna di esse dovrà essere accompagnata dalla seguente liberatoria. Il sottoscritto ……………………………………………………… autore della foto in oggetto che ritrae il cane di razza …………………………………… sesso ……………………………… autorizza l’ENCI alla pubblicazione gratuita sulla rivista “I Nostri Cani”, sul sito www.enci.it e su qualsiasi altra pubblicazione dell’ENCI. Dichiara inoltre che la foto è libera da copyright. L’iniziativa terminerà il 31 dicembre 2021 Si ringraziano con anticipo tutti gli appassionati che vorranno aderire all’iniziativa.


La mia razza in 40 righe “Racconti brevi. Storie di vita quotidiana. Aneddoti divertenti. Una razza: che passione! Dalla città alla campagna… … E tutto ciò che racconta la vita condivisa con la scelta di un cane”.

I RACCONTI SARANNO PUBBLICATI SULLA RIVISTA “I NOSTRI CANI” E SUL SITO DELL’ENCI INFORMAZIONI TESTO: in formato di scrittura (Word o similari - NO pdf). Lunghezza massima: 4.000 battute (spazi esclusi). FOTO: è possibile allegare 1 foto in formato Jpg o Tif in alta risoluzione. Avvertenze: non impaginare. Testo e foto, separati. INVIARE racconti, foto e liberatoria a: racconti@enci.it Avvertenze: ad ogni e mail, allegare solo 1 racconto ed 1 foto. È possibile inviare più racconti dello stesso autore con e mail distinte. LIBERATORIA Per la pubblicazione gratuita sulla rivista “I Nostri Cani”, sul sito www.enci.it e su qualsiasi altra pubblicazione dell’ENCI si deve allegare all’invio la seguente dichiarazione: Il sottoscritto: nome, cognome, indirizzo, recapito telefonico. Autorizza la pubblicazione, sulla rivista I Nostri Cani, sul sito www.enci.it e su qualsiasi altra pubblicazione dell’ENCI, del racconto e della foto allegati alla presente e mail. Dichiara altresì che gli stessi sono gratuiti e liberi da copyright. L’iniziativa terminerà il 31 dicembre 2021 Si ringraziano con anticipo tutti gli appassionati che vorranno aderire all’iniziativa.


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La muta vincitrice di Morra

Asti, la prova per cani da seguita nel rispetto delle norme anti Covid

I Segugi sul sentiero dei cinghiali Terreni idonei, mute ben allenate e numerosi selvatici hanno reso indimenticabili due giorni di autentico agonismo finalizzato a verifiche zootecniche. Encomiabile l’organizzazione messa in campo dal Gruppo Cinofilo Astigiano e dalla Federcaccia di Asti

Verifiche zootecniche per cani da seguita su cinghiale, organizzate nella categoria coppie e mute ad Asti nei giorni 20 e 21 febbraio 2021 con CAC in palio: un eccezionale e partecipato evento che ha visto la presenza di oltre cento cani delle differenti razze interessate, ad opera del Gruppo Cinofilo Astigiano e Fidc di Asti. Forte e fonda-

mentale la collaborazione delle squadre di caccia al cinghiale dell’Atc AT1 che hanno concesso la disponibilità delle zone e responsabili del servizio di accompagnatori per le diverse batterie. Risultanze finali confortanti per quanto concerne lo sviluppo di selezione delle razze da seguita, qui misurate non solamente nell’aspetto funzio61


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nale ma anche morfologico: tra i numerosi concorrenti delle razze al test, Beagle, Porcelaine, Griffon Bleu di Gascogne, Segugio Maremmano, Griffoni Nivernesi, Petite Gascogne Saintongeois, Ariegeois e Briquett Griffon Vendeen, (questi due ultimi in maggioranza) si impongono, rispettivamente, la coppia di Beagle di Giampiero Boglio, Moro e Fata e la muta di Ariegeois di Gabriele Morra e Giuseppe Cavallero composta da Argo, Laika, Isi, Golia, Emma e Keppy.

Boglio con la sua coppia di Beagle

Le razze canine del gruppo della seguita costituiscono una parte preponderante e di notevole importanza nel palcoscenico di quelle che l’ENCi tutela nel nostro Paese. Normalmente vengono espletate centinaia di verifiche zootecniche indirizzate alla funzione su tutto il territorio nazionale, (soprattutto in Centro Italia e Sardegna) che hanno come obiettivo il cinghiale, selvatico diffusissimo e sempre in maggiore incremento nei nostri spazi rupestri. Quella di cui trattiamo ha rappresentato un momento di notevole importanza in quanto, grazie a coloro che si sono adoperati nella sua organizzazione ma anche a ciò che ENCI ha permesso di realizzare stilando le linee guida per le modalità di esecuzione in tempo di pandemia, è stata l’unico seguito al Derby di Montaione a Firenze tenutosi nei giorni 11, 12 e 13 settembre 2020, con circa trecento cani in prova nei due giorni e ottocento al raduno. Inoltre, si tratta forse della primissima prova organizzata da Fidc e il Gruppo di Asti. Sono intervenuti in giudizio gli esperti Felice Bracco, Mauro Casetta, Massimo Favo e Gianni Gaino. Tutto si è svolto nei terreni dell’ATC 1 di Asti, più precisamente a Refrancore, Portacomaro, Bramairate e Viatosto: il teatro d’azione era rappresentato da zone boscate di acacie e querce, con rimesse molto fitte di rovi e ginestre attorniate da verdeggianti coltivi ad inizio produzione. La manifestazione si è svolta con due batterie di mute da quattro e una batteria di coppie da quattro, oltre ad una batteria composta da quattro coppie e una muta al sabato, mentre per la domenica due batterie di quattro mute cadauna ed altrettante di coppie in medesimi numeri. Ovviamente la partecipazione, seppur in numeri importanti, era riservata ai soli residenti della Regione Piemonte a causa delle note restrizioni che hanno caratterizzato la “zona gialla” del momento. La verifica zootecnica, nel pieno rispetto ambientale e faunistico, si è svolta secondo i canoni previsti per tale disciplina: ai cani, (sia in coppia che in muta), dopo essere stati sottoposti alla valutazione morfologica, (che pure incide nella qualifica finale) viene richiesto di rispondere a quattro differenti quesiti: il primo step è rappresentato dalla cerca, (in silenzio a rilevare il punto dove è transitato l’animale obiettivo della prova) quindi l’accostamento, (l’avvicinamento all’animale segnalato vocalmente nel percorso che questi ha composto durante la notte, intensificando la voce nell’avvicinamento alla rimessa di riposo) seguito dall’abbaio a fermo (vocalizza-

La muta di Ivan Sorba

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Ariegeois al lavoro

Classifica finale

zione per segnalare la presenza con abbaio di timbro e tono differente ed espressivo, manifestando sicurezza senza spavalderia e con rispetto privo di intenzione a caricare) concludendo con la seguita (alla partenza in fuga i cinghiali vengono inseguiti vocalizzando intensamente e cercando di mantenerne il contatto prolungato fino alla fine del turno). Tutto questo permette all’esperto giudice di avere sufficienti elementi per attribuire la qualifica. Nulla di cruento quindi viene rivolto alla selvaggina, qui reperita eccezionalmente in quantità importanti concedendo a tutti la possibilità di incontro: una densità di cinghiali impressionante pur trattandosi di zone di bassa pianura, molto coltivata e poco rurale, con coltivi di mais, frumenti e vigne in vicinanza di centri abitati. Ciò testimonia inequivocabilmente la sempre più massiva frequentazione da parte di questi selvatici negli spazi urbanizzati.

CLASSIFICA FINALE CLASSE COPPIE 1° BOGLIO GIAMPIERO BEAGLE ECC. 2° COLOMBARO LUCA ARIEGEOIS ECC. 3° PORCELLATO MARCO BRIQUET GRIFFON VENDEEN ECC. 4° RAIMONDI ANDREA BRIQUET GRIFFON VENDEEN Buono

CLASSIFICA FINALE CLASSE MUTE 1° MORRA - CAVALLERO ARIEGEOIS ECC. 2° GALLO ALESSANDRO SEGUGI MAREMMANI ECC. 3° SORBA IVAN ARIEGEOIS MB. 4° GRECO MAURO ARIEGEOIS Buono 63


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Mauro Greco con la sua muta di Ariegeois

Tali prove permettono l’ottenimento di dati tecnici ma anche avere idea della densità dei selvatici contribuendo alla loro tutela ed alla salvaguardia ambientale ed agricola: nel libretto delle relazioni, in coda, viene utilizzato l’apposito spazio che si riferisce appunto alla raccolta dei dati inerenti la densità e le specie degli ungulati reperiti durante il turno, dati che, in intenzione, dovrebbero essere destinati a comunicazioni presso gli Enti preposti alla tutela faunistica e ambientale appunto. Oltre a questo, l’esercizio della prova stessa permette di “muovere” i selvatici scovati, costringendoli a consistenti spostamenti che evitano l’imbrancamento numeroso, lasciando respirare l’habitat e le coltivazioni. Sotto il profilo tecnico si è potuto apprezzare la corret-

tezza di molti soggetti, non soltanto nei confronti del target ricercato, il cinghiale, ma anche nei numerosissimi caprioli reperiti, (ed ignorati) nei terreni di prova: riscontrato un livello medio alto nella composizione delle mute e coppie, sotto i punti di vista che riguardano l’addestramento, il lavoro svolto e lo stile di razza, così come la qualità morfologica. Riportiamo l’asterisco di due degli esperti giudici intervenuti. Massimo Favo: “Molti concorrenti giovani che in questa specialità attestano una continuazione per il futuro in ambito cinofilo. Oggi non si parla più di “cacciatori di cinghiale” ma di cinofili attenti alla componente tecnica e morfologica. Evidente l’apprezzamento da parte dei concorrenti per la possibilità di effettuare la prova in 64


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Segugi durante il lavoro

tempo di Covid, grazie a quanto ha messo in atto l’ENCI. Il risultato della partecipazione da parte dei giovani è grazie a quanto è stato fatto dalla SIPS e dall’ENCI per la formazione e informazione in questo ambito”. Con lui presente anche Felice Bracco Esperto di lunga data che sottolinea: “È molto migliorato l’aspetto tecnico dei soggetti così come la sportività dei concorrenti. Ho ideato il “Circuito Mari e Monti”, prova nazionale dislocata in otto tappe con la quale, nel contesto delle tante verifiche zootecniche che si svolgono in questa disciplina, è nata una grande possibilità di scambio di linee di sangue, accoppiamenti e cucciolate contribuendo ad una migliore e maggiore diffusione in tutto il territorio nazionale e tra le regioni italiane, con conseguenti risultati che hanno condotto ad una migliore salute di queste razze”. Marco Ragatzu 65


SAMPSON IL “FERROVIERE” ORGANO UFFICIALE DELL’ENCI Ente Nazionale della Cinofilia Italiana n. 5 maggio 2021 – Anno 67° DIRETTORE RESPONSABILE: Fabrizio Crivellari UFFICIO STAMPA E PUBBLICHE RELAZIONI: Rodolfo Grassi REDAZIONE: Renata Fossati PROPRIETÀ ED EDITORE: ENCI Milano HANNO COLLABORATO: Vanda Baldaccini, Sara Ceccarelli, Francesco Cochetti, Claudio De Giuliani, Renata Fossati, Rodolfo Grassi, Valter Grossi, Séphanie Palumbo, Vincenzo Parmiciano, Marcello Poli, Marco Ragatzu, Massimiliano Ravaglioli, Colette Rubini.

ENCI IN INTERNET: www.enci.it informazioni: info@enci.it soci: soci@enci.it segreteria: segreteria@enci.it libro genealogico: lg@enci.it expo: expo@enci.it prove: prove@enci.it redazione: redazione@enci.it biblioteca: biblioteca@enci.it REDAZIONE, PUBBLICITÀ: 20137 Milano - Viale Corsica 20 Tel. 02/7002031 Fax 02/70020323 IMPAGINAZIONE GRAFICA: DOD artegrafica - Massa Lombarda (RA) STAMPA: ELCOGRAF S.p.A. Via Mondadori 15 37131 Verona SPEDIZIONE PER L’ITALIA E PER L’ESTERO: ELCOGRAF S.p.A. Via Mondadori 15 37131 Verona La quota associativa dei Soci Allevatori è pari a euro 51,65 e dei Soci Aggregati a euro 5,00; ai soli fini postali, euro 2,00, sono da considerarsi quale quota di abbonamento alla rivista.

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In copertina: Cane da pastore Maremmano Abruzzese Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 3639 Pubblicazione riservata ai Soci dell’Ente

NEW YORK - Mike Francow stava pranzando in un parco di East Hampton quando il suo Bulldog Sampson è scappato. Per ore lo ha cercato, ma senza successo. Qualche kilometro più avanti, il ferro­ viere Christian Beck alla guida del treno diretto a Montauk, non poteva credere ai suoi occhi: c’era un cane sui binari che trotterellava con aria affranta: “Essendo un amante dei cani, vederne uno sui binari è stato davvero tremendo – ha dichiarato fortunatamente era su un tratto di binario in cui la velocità massima permessa è di 40 miglia l’ora e c’è stato il tempo di frenare”. Beck e il suo collega Fragale dopo aver fermato il treno sono scesi per prenderlo, cercando di fare tutto il più in fretta possibile, per evitare pericoli. Sampson, però era molto spaventato, e si è nascosto sotto una carrozza. Fortunatamente, dopo

pochi minuti sono riusciti a farlo usci­ re e a metterlo in sicurezza a bordo del treno. Gli hanno dato un po’ d’ac­ qua e hanno continuato il loro viag­ gio verso Montauk, arrivando pun­ tuali. Terminato il turno Beck, Fragale e gli altri membri dell’equipaggio della Lirr (la compagnia ferroviaria) hanno iniziato a pubblicare le foto di Sampson in una serie di gruppi Facebook dedicati agli animali scom­ parsi. In poche ore Francow, il pro­ prietario, è stato rintracciato e ha potuto riabbracciare il suo Bulldog. Phil Eng, presidente della Lirr, si è detto orgoglioso del salvataggio ope­ rato dai suoi ferrovieri, dichiarando: “Essendo io stesso proprietario di cani, sono lieto che il nostro equipag­ gio sia andato ben oltre il loro compi­ to per salvare Sampson e metterlo in contatto con il suo proprietario. Non vedo l’ora di offrire loro un encomio”.


Cane da Pastore Maremmano Abruzzese e Welsh Corgi Pembroke. Foto Simona Nani.

... di corsa verso l’estate Welsh Corgi Pembroke e Cane da Pastore Tedesco. Foto Elena Corselli.



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