Annuario 2019/2020 - Centro Istruzione e Formazione

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2019 di cambiamenti, novità, piccole rivoluzioni

ALESSANDRO PENASA Docente di Genio Rurale

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Il 2019 aveva portato con sé un vento di cambiamento. Proprio così! In tutto il Pianeta si facevano spazio i movimenti popolari, prima ancora che studenteschi, che manifestavano contro il cambiamento climatico, e contro coloro che pur rivestendo ruoli deputati a governare la svolta delle politiche ambientali a livello globale, non lo facevano. Il Pianeta lanciava dei segnali forti, non ultimo la tempesta VAIA (il cui passaggio è ancora ben visibile sulle foreste di gran parte dell’arco Alpino) ma “il mondo politico” sembrava non curarsene. Sempre nel 2019 anche in FEM ha soffiato il vento del cambiamento, in generale per tutta la Fondazione ma, nello specifico, soprattutto per il CIF. È stato l’anno che ha visto vari passaggi di mano al vertice della Fondazione, con un nuovo Direttore Generale, un nuovo Presidente, e soprattutto, il pensionamento del Dirigente Marco Dal Rì che, dopo 11 anni alla guida del centro scolastico, abdicava al trono senza eredi designati alla successione. Per gli insegnanti del corso GAT (gestione ambiente e territorio) queste non erano le uniche “notizie dal fronte”, ma ad esse si aggiungevano altri elementi: il pensionamento del collega di lungo corso Franco Frisanco, in forza al corpo docente da più di quarant’anni (che da tempo si occupava degli aspetti organizzativi e gestionali del corso forestale) e una scelta professionale alternativa da parte del prof. Davide Bazzanella che da anni affiancava Franco nella parte organizzativa. Gli insegnanti dell’articolazione in brevissimo tempo osservavano una sorta di rivoluzione tra le fila del GAT, il coordinamento dell’articolazione veniva affidato ad un binomio ottimamente assortito, la “strana coppia” formata da due insegnanti le cui caratteristiche personali e la cui formazione si compensano alla perfezione,

la proff.ssa, biologa e ricercatrice Barbara Centis e il prof. Manuel Penasa, forestale di formazione e zootecnico per passione. Il timore era forte: se questi mutamenti avessero in qualche modo pesato sulle motivazioni e sulle aspettative degli studenti del corso si sarebbero persi i risultati ottenuti fino a quel momento e questo avrebbe portato inevitabilmente ad un tracollo dell’entusiasmo e della fiducia nell’articolazione. L’obiettivo principale era dunque accrescere la fiducia che i ragazzi riponevano nel corso e alimentare la passione per le materie di indirizzo, condizioni senza le quali non vi è didattica, non vi è apprendimento. Per iniettare entusiasmo e spirito di appartenenza nelle vene dell’articolazione è stato organizzato un tirocinio collettivo sugli altipiani di Vezzena, Asiago, Lavarone. Questa uscita poteva e doveva essere il punto di rilancio per il corso e si voleva di conseguenza fare in modo che gli studenti potessero viverla appieno. Sicuramente doveva essere un’uscita dall’alta valenza didattica e tecnica in cui approfondire molti aspetti legati al territorio montano e alla silvicoltura, ma doveva essere in primis l’esperienza vissuta che resta indelebile nel cuore dei ragazzi. Per dare maggior spessore ai contenuti tecnici che venivano veicolati ci si è avvalsi della collaborazione di molte figure professionali che in modo differente intervengono nella filiera foresta-legno, ma non solo. Il primo giorno, nel corso della mattinata, a salire in cattedra sono stati due funzionari esperti del servizio foreste e fauna della PAT, il dott. Massimo Miori e la dott.ssa Cristina Gandolfo che hanno permesso di approfondire alcuni aspetti dell’ecologia stazionale di un luogo, nonché aspetti dendrometrici e selvicolturali. Nel pomeriggio c’è stato l’intervento dei custodi forestali Pacher Marco


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