Elena Campanini ecampanini@yahoo.it
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AI VOSTRI POSTI… Cosa ci insegna l’emergenza coronavirus con il suo lockdown e come, agendo da squadra e non individualmente, rendere virtuoso il cammino che ci attende nel mondo gestionale, professionale, sportivo Siamo tutti fermi in attesa di ripartire, ma non si sa ancora quando e per quanto ancora dovremo rimanere così. Questa posizione d’immobilità, che ci immaginavamo come una postura transitoria, si è trasformata in una sorta di squat assai prolungato. I muscoli sono tesi e il fiato sospeso. Energia propulsiva, bloccata in una posizione difficile. La mente focalizzata nell’attesa dello start e non c’è altro. Non sappiamo quando arriverà e neppure come ripartiremo, quali saranno le modalità con cui potremo rientrare nei luoghi di sport e ricominciare a riattivarci, come sarà il lavoro e il rapporto con gli altri e, infine, anche quello con noi stessi; come ci troveremo alla fine di questo periodo guardandoci allo specchio, soprattutto quello interiore?
Senz’altro diversi; ricorderemo questo momento come uno spartiacque temporale ed esistenziale. I media ci preannunciano che niente sarà come prima, paragonando questo evento ad una guerra. Sicuramente ci
Non troveremo un panorama economico e sociale fatto di macerie e distruzione, ma piuttosto da riattivare con metodiche e obiettivi nuovi
Lanciamoci verso obiettivi nuovi, con salutare coraggio e le condivisioni opportune
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HA 3 - 2020
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troviamo a vivere qualcosa di cui nessuno ha mai avuto esperienza prima di adesso, compreso il bombardamento mediatico a cui siamo nostro malgrado sottoposti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha coniato il termine “infodemia” per indicare questa sovraesposizione, capace di generare una condizione di stress cronico anche nei più impermeabili. Difficile rimanere propositivi di fronte a quello che abbiamo sott’occhio, ma la differenza sostanziale, a nostro vantaggio rispetto allo scenario della guerra, sarà che alla ripresa non troveremo un panorama economico e sociale fatto di macerie e distruzione, ma piuttosto da riattivare con metodiche e obiettivi nuovi. La stessa cosa la potremmo dire di noi stessi: non ci troveremo provati nel corpo e nella mente da una guerra, ma da una sorta di stand - by, seppur prolungato. È possibile però che ci sia in noi una guerra intestina, quella da cui non sarà facile uscire semplicemente ritornando alle nostre routine, anche perché sarà possibile che ne dovremmo creare delle altre. Allora vediamo come poterci riattivare. Da persone di sport sappiamo quanto sia nelle grandi difficoltà che nelle grandi prestazioni gli obiettivi prefissati e le strategie mentali facciano la differenza. Da dove iniziare… Iniziamo da noi e guardiamoci con uno sguardo morbido, che tralasci i giudizi di valore, le pretese di performance e vada sul “sentire” dall’interno la nostra fisicità: siamo vivi, sani e vitali, dunque potenzialmente forti e capaci. Forse in questo periodo ci siamo accorti che ciò non è affatto scontato. Rendersene conto e apprezzarne il valore è il capitale energetico da cui far ripartire ogni tipo d’investimen-