Il ribelle del Mar Nero a
Alessandro Michelucci
All'estremo nordest della Turchia, nei territori situati sul Mar Nero confinanti con la Georgia, vivono i Lasi, un popolo sostanzialmente ignoto in Italia e in buona parte dell'Europa. È difficile dire con precisione quanti siano: le stime più attendibili parlano di 500.000 persone. In ogni caso esiste un particolare storico-geografico che dovrebbe renderceli meno estranei: il loro territorio corrisponde in parte all'antica Colchide, che gli argonauti guidati da Giasone raggiunsero per cercare il vello d'oro. Ad aiutarli fu la maga Medea, protagonista della celebre tragedia di Euripide. Questa minoranza non ha mai utilizzato la violenza per difendere i propri diritti, ma nonostante questo ha conosciuto più volte la repressione. Nel 2002 la scrittrice Selma Kociva, autrice del libro Lazona. Laz Halk Gerçekligi Üzerine (Lazona. La realtà del popolo laso) è stata processata insieme all'editore. Successivamente il musicista Birol Topaloglu è stato escluso dai programmi televisivi perché cantava (come canta tuttora) nella lingua madre. Un produttore televisivo ha detto che le nuove leggi turche concepite secondo gli standard europei non contemplavano l'uso di questa lingua. Il dolore più grande che ha investito l'intero popolo laso, però, non è venuto da episodi come questi, ma dalla perdita del cantautore Kazim Koyuncu, morto il 25 giugno 2005 per un tumore polmonare quasi certamente causato dall'incidente di Chernobyl. Nato a Yeşilköy (Pançol in laso) nel 1971, all'età di 21 anni Kazim formò il gruppo Zugasi Berepe (Figli del mare), con ogni probabilità il primo complesso rock laso. Dopo tre dischi realizzati fra il 1995 e il 1998 ne incise altri tre come solista: Viya (DMC, 2001), Hayde (Metropol Müzik, 2004) e il postumo Dünyada Bir Yerdeyim (Halkevleri, 2006). Questo artista fiero e combattivo cantava nella sua lingua madre, ma anche in tante altre, fra le quali l'armeno, il kurdo e il turco, per sottolineare la varietà culturale delle terre che si affacciano sul Mar Nero. Aveva scelto di farlo con la musica, una forma espressiva che più di ogni altra esprime la voglia di libertà, perché vola nell'aria, dove nessuno può ingabbiarla, rinchiuderla, limitarla. Il cantante sapeva che i cambiamenti reclamati dalla minoranza lasa avrebbero potuto realizzarsi soltanto in un paese profondamente rinnovato: per questo partecipava regolarmente alle iniziative organizzate dai kurdi e dai movimenti democratici. Era anche un grande tifoso del Trabzonspor, la squadra calcistica di Trebisonda. Noto in tutta la Turchia, ma al tempo stesso bandiera culturale del suo popolo, l'artista era impegnato in varie lotte sociali e politiche. Fra queste, la protesta antinucleare e la campagna contro l'invasione dell'Irak. Fermamente contrario alla NATO, il musicista era anche contrario alla pesante ingerenza dei militari nella vita politica turca. La storia continua Ai funerali di Kazim Koyuncu erano presenti 15.000 persone (vedi foto di copertina). Il regista Fatih Akin avrebbe voluto includere il musicista in Crossing the Bridge. The Sound of Istanbul (2006), il bel documentario dedicato all'ambiente musicale della metropoli. Purtroppo la malattia dell'artista glielo ha impedito, ma Akin lo ha evocato nel film successivo, Ai confini del paradiso, che contiene due canzoni firmate dall'artista laso. Negli anni successivi alla morte sono state organizzate varie iniziative per ricordare Kazim Koyuncu. Nel 2007, un anno dopo l'uscita del CD postumo Dünyada bir Yerdeyim, è nata un'associazione culturale intitolata a lui. Inoltre sono stati or-ganizzati vari festival e concerti per ricordarlo. Non soltanto in Turchia, ma anche in Georgia, dove l'artista era molto amato. La cantante turca Sevval Sam, legata a lui da una profonda amicizia, gli ha dedicato il disco Karadeniz (Kalan, 2008), dove rende omaggio alle musiche tradizionali del Mar Nero (Karadeniz significa appunto Mar Nero in turco). L’eredità musicale di Kazim è stata raccolta dal fratello minore Niyazi. Già leader del gruppo 37