Giuseppe Ragusa
LEZIONI DI STORIA DELLA MEDICINA VOLUME 6 – TOMO II
LA MEDICINA NELL’ANTICA CINA
LEZIONI DI STORIA DELLA MEDICINA Pubblicazione on-line ad argomento storico-medico Coordinatore editoriale e autore dei testi: Giuseppe Ragusa
Vol. 6 – Tomo II - La Medicina nell’antica Cina Lezioni del Corso di Storia della Medicina svolte dal dr. Giuseppe Ragusa presso l’Università delle Tre Età di Mogliano Veneto (TV)
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© 2022 [2]
INDICE CAPITOLO X: LA MALATTIA E LE SUE CAUSE I. Concetti generali [pag. 4] II. Cause delle malattie [pag. 5]
CAPITOLO XI: LA VISITA MEDICA E LA DIAGNOSI I. La visita medica. [pag. 7] II.. La diagnosi [pag. 12]
CAPITOLO XII: LA TERAPIA FARMACOLOGICA NELLA M.T.C. I. Terapie di origine vegetale [pag. 13] II. Terapie di origine animale [pag. 30] III. Terapie di origine minerale [pag.36] CAPITOLO XIII: L’AGOPUNTURA I. La storia [pag. 37] II. Agopuntura, tecnica e indicazioni [pag. 38] III. L’agopressione [pag. 39]
CAPITOLO XIV: ALTRE TERAPIE 1. Qi Gong [pag. 40] 2. Tui Na [pag. 43] 3. Moxibustione [pag. 45] 4. Coppettazione [pag. 47]
CAPITOLO XV: ALCHIMIA E MEDICINA TRADIZIONALE CINESE [pag.48]
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CAP. X – LA MALATTIA E LE SUE CAUSE I. CONCETTI GENERALI Quando pensiamo al concetto di salute in Occidente siamo soliti a riferirci ad uno stato di assenza di malattia, in cui un individuo non manifestando sintomi, né avendo alcuna patologia o esame fuori posto, è dichiarato in buona salute. Secondo la medicina cinese il concetto di salute non equivale ad assenza di malattia, ma è connesso alla presenza di un equilibrio tra le energie Yin e Yang, di cui si è consapevoli e che ci fa sentire in armonia: solo così l'energia vitale Qi può fluire liberamente nel corpo.
Secondo la medicina cinese, affinché la malattia non si manifesti, è necessario nutrire la vita attraverso una condotta di vita “sana”, adeguandosi ai ritmi della natura ed equilibrando le emozioni.
Il saggio ut e la vita, si o fo a alle uatt o stagio i, si adatta al aldo e al f eddo, a o izza alleg ia e collera, si mette tranquillo in un posto, bilancia yin e yang, regola duro e morbido. Così malattie e Qi patogeni non a iva o e si vive a lu go Li gshu, ap. 8
Questo modo di pensare è talmente radicato nella medicina cinese che un tempo in Cina vi era l’abitudine di pagare i medici quando si era in salute, sospendendo il pagamento in caso di malattia: il buon medico mantiene in salute i propri pazienti aiutandoli a mantenere l’equilibrio tra lo Yin e lo Yang. Quando l’equilibrio interno (disarmonia) viene turbato da una qualsiasi causa e l’organismo non riesce a riequilibrarsi spontaneamente, si instaura la “malattia”.
L’e e gia dell’uo o i ola el suo o po se o do le stesse leggi he gove a o la atu a. “e uesta i olazio e tu ata, l’uo o alato
A questo concetto di base ne aggiungiamo altri due:
uno stesso squilibrio energetico può manifestarsi in diverse possibili “malattie”;
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la stessa malattia può derivare da una molteplicità di quadri di alterazione energetica.
La differenziazione di questi quadri è compito del medico di medicina cinese e richiede una metodologia ben precisa di indagine da compiere sulla persona. Riconoscere correttamente la causa della malattia è indispensabile al fine di mettere in atto la terapia appropriata, consigliare al paziente cosa fare o non fare per favorire il pieno recupero della salute e prevenire le recidive.
II. CAUSE DELLE MALATTIE La medicina tradizionale cinese riconosce essenzialmente 3 cause di malattia (chiamate Xie Qi o energie perverse) che si rinforzano l’un l’altra: o
cause esterne: fattori climatici, traumi
o
cause interne: ovvero le emozioni
o
altre cause (abuso di attività fisica, abuso di sesso, ecc.)
Ovviamente nei tempi antichi non si conoscevano i microorganismi (batteri o virus). - CAUSE ESTERNE
FATTORI CLIMATICI Per il pensiero cinesi sono sei i Qi climatici: il vento (un elemento di Legno, più diffuso in primavera), il calore e il fuoco (due elementi di Fuoco, più diffusi in estate), l’umidità (un elemento di Terra, più prevalente in tarda estate), la secchezza” (un elemento di Metallo, più diffuso in autunno) e il freddo (un elemento di Acqua, più prevalente in inverno). Ogni energia esterna climatica è normale quando arriva al suo tempo stagionale; se le modificazioni sono però anormali (eccessivo caldo o freddo) o si verificano nel periodo sbagliato (caldo in inverno, fresco in estate) possono diventare fattori patogeni perché il corpo umano può non essere in grado di adattarvisi autonomamente oppure le sue difese sono deboli.
"Il Vento, la Pioggia, il Freddo e il Caldo da soli non ci possono colpire, a meno che non siano intensi, oppure quando il nostro corpo indebolito li lascia filtrare all'interno" (Neijing Lingshu) La penetrazione nell’organismo dei fattori climatici avviene sempre attraverso i pori della pelle, la bocca e le narici. Gli elementi climatici possono agire singolarmente o combinati con gli altri e la loro aggressività può aumentare notevolmente quando si manifestano fuori della stagione che li caratterizzano. Il Vento, sebbene sia collegato al legno e quindi alla primavera, può esistere in ogni stagione. Di solito è accompagnato da qualche altro Qi patogeno secondo la caratteristica climatica stagionale: ad esempio, le patologie vento-freddo sono più diffuse in inverno, mentre le patologie vento-calore sono più diffuse in estate. Per il suo elevato potere di penetrazione viene definito in M.T.C. il “comandante delle 100 malattie”.
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TRAUMI Per i traumi ci si riferisce a quelli esogeni: ustioni, congelamento, contusioni più o meno gravi, fratture, ematomi, ma anche morsi di animali e punture di insetto. - CAUSE INTERNE
LE EMOZIONI
Le cause interne di malattia si riferiscono in primo luogo alle emozioni: qualsiasi situazione emozionale intensa o protratta porterà attacco all’organo corrispondente ostacolandone il libero fluire del Qi. Ogni difetto/eccesso di emozione comunque è dannoso al cuore perché questo è la sede dello Shen, della mente, della coscienza di sé e dell’autocoscienza dei propri sentimenti. Ogni emozione è associata a uno specifico elemento: o La Collera, propria dell'elemento legno, danneggia il fegato e può provocare travasi di bile dalla cistifellea. o La gioia e l'euforia incontrollata, e in generale tutte le emozioni violente, sono proprie dell'elemento fuoco e possono danneggiare il cuore. o La Preoccupazione, come l'eccessiva riflessione e rimuginazione, sono proprie dell'elemento terra e si ripercuotono sullo stomaco e la milza, causando ad esempio delle gastriti. o La Tristezza, propria dell'elemento metallo, nuoce ai polmoni, o viceversa una debole energia polmonare può generare degli stati depressivi di tristezza. o La Paura, propria dell'elemento acqua, indebolisce i reni.
Il ciclo di inibizione può essere applicato alle suddette emozioni, considerando che la paura (acqua) offusca la gioia (fuoco), la gioia dissolve la tristezza (metallo), la tristezza spegne la collera (legno), la collera mette a tacere le rimuginazioni (terra), e le riflessioni tengono a freno la paura.
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CAP. XI - LA VISITA MEDICA E LA DIAGNOSI I. LA VISITA MEDICA La visita del paziente nella MTC ha lo scopo di diagnosticare la natura e l’entità del disequilibrio dell’energia vitale. Si svolge attraverso questi 4 fasi, simili a quelli della medicina occidentale. 1a Fase: Ispezione L'osservazione della persona è uno dei momenti più importanti della diagnosi, perché attraverso l'ispezione il medico presta attenzione ad aspetti generali e particolari di quel determinato individuo, rilevando quali parti del corpo mantengono un aspetto sano e quali invece se ne discostano e manifestano il disequilibrio energetico in atto. 1. La prima osservazione importante riguarda "l'insieme energetico" che la persona emana (cioè lo shen): la coordinazione dei movimenti, la parola sicura, la prontezza dei riflessi, lo sguardo diretto, la brillantezza degli occhi, il respiro regolare, tutti elementi che testimoniano di una buona energia di base. Si valutano la morfologia del soggetto e l’atteggiamento fisico. Si sondano la forza, la debolezza, la corpulenza, la magrezza, le deformità e le alterazioni morfologiche, l’atteggiamento e i movimenti. 2. Si osserva il colore della pelle: - se il colorito è giallastro, siamo in presenza di una carenza; poiché il giallo è il colore della terra, cioè di milza e stomaco, e l'umidità è l'elemento climatico nocivo a questi organi, probabilmente si tratta di una "sindrome da umidità"; - se il colorito è rosso, è il caso di una "sindrome da calore" (fuoco, yang), che per la legge analogica dei cinque elementi corrisponde al cuore e all'intestino tenue; - se il colorito è bianco, siamo in presenza di un eccesso di freddo, yin, e l'organo energeticamente interessato sarà il polmone, con il colon; - se il colorito è verde - bluastro, l'organo interessato sarà il fegato, con la vescica biliare, e il clima spesso responsabile della situazione è quello ventoso; - se il colorito è nerastro, di un pallore, cioè, che tende allo scuro, si è in presenza di un deficit dell'energia renale. 4. Si ispeziona la testa, “il palazzo dello Shen”, in tutte le sue parti: fronte, occhi, naso, zigomi, mento, labbra e bocca, perché uno dei principi su cui si basa la diagnostica tramite l’osservazione in Medicina Tradizionale Cinese è che ogni singola piccola parte del corpo riflette il corpo nella sua interezza.
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E’ importante destra
l'osservazione del viso: la figura a
evidenzia
quali
sono
le
zone
cutanee
corrispondenti ai vari organi; colore, cute secca o umida, lucidità od opacità, macchie, rarefazione o abbondanza di peli ecc. forniscono indicazione importanti sullo stato energetico degli organi.
Nell’esame della lingua si valuta prima di tutto la presenza di Shèn, che equivale ad una condizione di buona salute. In questo caso, infatti, la lingua appare color rosa-rosso chiaro, è lucente, molle e fresca e la prognosi è buona. Della lingua si valutano il colore, la forma, la consistenza, la lucentezza, la presenza o meno di patina e il colore della patina stessa, la presenza di fissurazioni, di papille in rilievo, il grado di umidità, ecc. Patologie possono essere associate ad alterazioni di vario genere: - la lingua rossa è associata a presenza di calore, di fuoco, che riguarda un organo piuttosto che un altro a seconda della localizzazione; - la lingua pallida indica una carenza di energia; più è chiara e asciutta, più si è in presenza di un deficit dell'energia polmonare; - la lingua bluastro-violacea è espressione di una patologia provocata dal freddo e caratterizzata da una stasi del sangue; - la lingua giallastra suggerisce un eccesso di calore - umido che interessa la milza e lo stomaco. Come per il viso, anche per la lingua esiste una sorta di mappa dei vari organi [vedi figura]. 2a fase: Auscultazione e Olfattazione L'antico ideogramma Wen, che in cinese indica questa fase della diagnosi, vuol dire propriamente "orecchio dietro la porta", a significare che il medico deve essere attento a cogliere suoni e odori. Ecco allora come il suono della voce e della respirazione sia un segno dell'energia del polmone ed anche del rene; come una voce bassa e debole indichi un vuoto; una voce rumorosa con parole incoerenti una patologia del cuore; una balbuzie o dei borbottamenti, un disturbo provocato da vento o da umidità; e così via. Ascoltare il paziente si riferisce alla valutazione della voce e del suo tono, della sua potenza, dell’eloquio del paziente in relazione sia alle modalità di espressione che ai contenuti del suo parlare, oltreché di eventuali rumori non fisiologici prodotti dal paziente come la tosse, il singhiozzo, il rigurgito, i borborigmi intestinali, le flatulenze etc. Anche l’odore del paziente deve essere analizzato; sia l’odore generale che emette che eventualmente quello delle sue secrezioni (sudore, urine, saliva, feci).
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3a fase. Raccolta dell’anamnesi (o Interrogazione) L’Interrogazione prevede domande riguardo ai dolori in generale: articolari, cefalici, tendino-muscolari, ecc., ad eventuali stati febbrili, ai brividi, alla sudorazione, alla modalità e alla regolarità della minzione e dell’evacuazione. Si indagano l’appetito, la sete, la sensazione di presenza di masse toraciche e addominali, la condizione della vista, dell’udito, dell’olfatto, e del ciclo mestruale nelle donne. Quindi si interroga il paziente riguardo al suo stile di vita, alle sue abitudini alimentari, alla qualità e alla quantità del sonno, dell’attività fisica, al tipo di lavoro e, quindi di mansioni che svolge e si indaga la sfera affettiva e relazionale.
I dipe de te e te da ualsiasi e e gia pe ve sa este a.… u g ave e o e pe u stato affettivo del alato… (Huan Dii Neijing Su Wen, cap.77) Sebbene
questa fase
edi o ig o a e lo
diagnostica ricordi la
cosiddetta
"anamnesi" occidentale, in realtà ne differisce per la lunghezza e per la "stranezza" di alcune domande: il medico vorrà sapere se una persona dorme in una posizione piuttosto che in un'altra; se avverte strani sapori in bocca e quali; se fa molti o pochi sogni; quali sono l'odore, la consistenza e il colore delle feci e delle urine; quali sono il colore e la consistenza del sangue mestruale; se ama od odia il vento, l'umidità, il freddo, il caldo, il clima secco; oppure qual è il colore che preferisce, e se questo corrisponde al suo modo di vestire ecc. Tutte cose che possono essere riferite ai cinque elementi. In tal modo si vedono le tipologie, le variazioni, gli interventi, gli eccessi dei vari organi e dei rispettivi elementi nell'equilibrio o nel disequilibrio presente (ma anche passato). 4a fase: Palpazione La 4a fase consiste nella «palpazione» di diverse parti del corpo e di vari punti dell'agopuntura, e nell'esame del polso. Lo studio del polso era molto importante nella medicina cinese e risale a 2700 anni prima di Cristo, durante il regno dell’imperatore Shen Nong.
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Secondo la M.T.C., lo stato dello yin e dello yang, il loro movimento l'uno verso l'altro e viceversa e l'energia di tutti i principali organi sono valutabili dall'esame dei polsi. Questi venivano palpati tre volte usando pressioni leggere, medie e forti in corrispondenza dell’arteria radiale. Sebbene ci si aspettasse che il medico potesse arrivare alla diagnosi attraverso la qualità del polso, alcune volte ciò non era possibile per la sensazione di “lussuria” che si poteva provare nel palparlo personalmente. Questa situazione si poteva verificare non solo con le donne, ma anche con i pazienti maschi, specialmente se appartenenti ad un alto status sociale. Ai medici era consentito valutare personalmente il polso di una donna, ma potevano farlo solo con la paziente seduta dietro ad una tendina di bambù ed attraverso un panno in seta. In tali casi, la seta era messa intorno all’avambraccio della paziente nel sito in cui veniva sentito il polso radiale. Quindi il medico giudicava la qualità del polso sentendo il movimento impartito al panno. Talvolta la paziente poteva trovarsi in un’altra stanza, necessitando l’uso di un panno lungo svariati metri. Il conteggio dei battiti era ottenuto utilizzando come punto di riferimento gli atti respiratori del medico. Nell’immagine a destra
vediamo come secondo la medicina
occidentale va valutata l’arteria radiale al polso; con il polpastrello del 2° e del 3° dito appoggiati sul piano osseo della superficie interna del polso si apprezzano la frequenza, il ritmo e la qualità (= forza della pulsazione). Nella M.T.C. il medico poggia anche il polpastrello del quarto dito subito dopo il 3°. L’area del polso, attraverso la quale si percepisce il battito dell’arteria radiale stessa, viene suddivisa, sia sul polso destro che su quello sinistro, in tre zone attigue: dal lato prossimale (quella più vicina alla mano) a quello distale: la prima è detta "pollice", la seconda "barriera" e la terza "piede".
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Sul pollice il medico appoggia il polpastrello dell’indice, sulla barriera il polpastrello del medio, sul piede il polpastrello dell’anulare.
La
valutazione
del
polso
va
eseguita
sia
quello
destro
che
su
quello
sinistro,
anche
contemporaneamente. Ad ognuna delle aree corrispondono due organi, a seconda che il polso sia palpato superficialmente o profondamente.
Le condizioni del polso che vengono esaminate e sono essenziali per una diagnosi corretta includono la frequenza, il ritmo, il volume, la tensione che possono essere percepite dalle dita del medico. In Cina si distinguono 28 polsi patologici, cioè indicativi di uno stato di alterazione dell’organismo, come ad esempio il polso superficiale in caso di malattie dell’esterno del corpo e quello profondo in caso di malattie interne, il polso a corda tipico del ristagno circolatorio e quello scivoloso tipico della gravidanza, il polso lento tipico dell’attacco del freddo e quello rapido che indica un eccesso di calore e spesso si associa alla febbre. Le ventotto caratteristiche del polso che vengono studiate in medicina cinese sono: polso superficiale, polso ampio, polso cavo, polso a pelle di tamburo, polso molle, polso diffuso, polso profondo, polso debole, polso laborioso, polso nascosto, polso pieno, polso grande, polso lungo, polso scivoloso, polso teso, polso vuoto, polso fine, polso piccolo, polso diffuso, polso periodico, polso corto, polso rugoso, polso rapido, polso eccitato, polso turbolento, polso lento, polso annodato, polso moderato.
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Come accade per l’esame della lingua il polso è in grado di suggerire al medico dei dati che sono utili per comprendere se una malattia si localizza all’interno o all’esterno del corpo, se si manifesta con segni di freddo o di calore, se è in relazione ad un deficit di una delle sostanze fondamentali del corpo oppure ad un eccesso ed infine se ha caratteristiche yin o yang.
II. LA DIAGNOSI I segni della malattia si districano in otto quadri a loro volta suddivisi in quattro coppie di opposti: YinYang; Interno-Esterno; Freddo-Caldo; Vuoto-Pienezza. o La prima coppia fa una distinzione in «Yin-Yang»: caratterizza la malattia, con la differenziazione tra malato yin (freddo, immobile, senza sete, con respirazione debole e preferenza per il buio e la solitudine) e yang (irrequieto, accaldato e assetato, con respirazione forte e predilezione per la luce e la compagnia). o La seconda coppia «Interno-Esterno» stabilisce la direzione in cui si sviluppa la malattia e la superficialità o profondità della stessa. o La terza coppia «Freddo-Caldo» diagnostica i sintomi del freddo o del calore. o La quarta coppia «Vuoto-Pienezza» indica lo stato dell'energia essenziale dell'organismo e permette di diagnosticare un indebolimento delle riserve fisiologiche e una situazione di malattia cronica oppure un'iperattività energetica e una patologia acuta.
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CAP. XII - LA TERAPIA FARMACOLOGICA NELLA M.T.C. La terapia farmacologica cinese punta da oltre 2000 anni soprattutto sulla fitoterapia, cioè sull’impiego di piante medicinali, e solo in piccola parte utilizza prodotti di origine animale o minerale.
Prendere medicine quando si è già sviluppata la malattia è come iniziare a scavare un pozzo quando si ha già sete. (I uesto se so, pe la edi i a i ese curarsi o sig ifi a ta to assu e e fa a i quando si sta male, a sig ifi a p e de si u a di s ua do si sta e e.)
TERAPIE DI ORIGINE VEGETALE (FITOTERAPIA) L’utilizzo delle erbe rappresenta uno dei pilastri della MTC. Le erbe venivano assunte o sotto forma di decotti (decuocendo gli ingredienti per 20-45 minuti e filtrando alla fine la decozione) oppure di pillole confezionate col miele o con farine varie. La M.T.C. ritiene che il decotto sia tuttora il modo migliore per assumere i principi attivi di un’erba medicinale, ma sono molto usate anche le polveri (ottenute disidratando i decotti) e le pillole. Di notevole efficacia anche gli estratti, gli sciroppi e, relativamente ai rimedi per uso esterno, i cerotti preparati con polveri e sostanze adesive, che agiscono tramite contatto.
I. CLASSIFICAZIONE Tutti i farmaci naturali cinesi sono classificati in base alla loro natura (fredda, fresca, neutra, tiepida e calda), in base al sapore (amaro, salato, acido, dolce e piccante), in base alla tendenza direzionale (ascendente e discendente, emergente o interiorizzante) ed in base al tropismo verso uno o più organi e visceri. Dopo questa prima classificazione i singoli rimedi cinesi vengono suddivisi in diciassette categorie generali: farmaci antinfiammatori, farmaci purganti, farmaci antireumatici, farmaci tonici, farmaci sedativi ed ansiolitici, farmaci carminativi, farmaci riscaldanti, etc. Generalmente la farmacologia cinese utilizza l’associazione di più farmaci in una ricetta studiata secondo regole che si sono mantenute inalterate su principi utilizzati tradizionalmente per migliaia di anni.
Naturalmente è impossibile considerare tutte le erbe medicinali utilizzate nella MTC, ne cito solo alcune, tra le più importanti (in ordine alfabetico secondo la nomenclatura cinese).
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Bai Shao (Paeonia Lactiflora Pall) Più comunemente conosciuta come la radice di peonia bianca, scientificamente chiamata Paeonia Lactiflora Pall. Questo farmaco si ottiene scavando le radici di una pianta di peonia bianca coltivata di 3-4 anni, che viene poi lavata e cotta in acqua tiepida e infine essiccata al sole. Viene consumato principalmente sotto forma di tisana. La radice di peonia bianca è usata come tonico per il sangue e come erba "che riduce il calore" per il fegato. E’ utilizzata anche in caso di capogiri e cefalea causati da un aumento dello yang, dolore addominale, spasmi muscolari, perdite vaginali, e periodi irregolari nelle donne; ha anche un effetto astringente sulla sudorazione.
Ban Xia (Pinellia ternata) E’ un arbusto nativo dell'Asia, specialmente della Cina, del Giappone e della Corea. In medicina tradizionale si utilizza la sua parte sotterranea, il rizoma, utile per il trattamento anticatarrale (bronchite, tosse, labirintite, ecc.). E’ controindicata soprattutto in caso di emorragie e di gravidanza, in quanto può essere prescritto anche come sostanza anticoncezionale. Dal 2004 questa pianta è bandita dagli Stati Uniti in quanto sembra contenga efedrina, una sostanza che può causare infarto del miocardio, ictus e convulsioni.
Ci Wu Jia (Eleuterococco) Da un testo del III secolo a.C. leggiamo che serve a “far ritornare giovane il viso e prolungare la vita”.
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Conosciuto col nome di «corteccia dei cinque supplementi», a indicare la sua equilibrata azione tonificante su tutti gli organi dell’uomo, è da sempre stato usato come tonico, energetico e per ritardare l’invecchiamento; aumenta la performance psico-fisica (effetto adattogeno),
ha anche un’azione
diuretica, regolatrice del sonno, stimolante dell’appetito e immunostimolante. Tonifica il Qi di tutti gli organi, elimina il vento-umidità, è di natura calda, il
sapore è piccante,
leggermente dolce. Queste sue proprietà simili a quelle del ginseng gli hanno valso il nome di Ginseng siberiano. Le parti usate sono le radici (rizomi), il suo tempo balsamico è l’Autunno.
Da Huang (Rabarbaro) Il rabarbaro si identifica comunemente nella specie di Rheum palmatum o Rabarbaro cinese. E’ usato nella Medicina Tradizionale Cinese da più di 2000 anni. I popoli mongoli e gli ariani utilizzavano il rizoma del rabarbaro già 1000 anni prima di Cristo e nei secoli successivi i popoli europei usavano importare dalla Cina (tramite i mercanti arabi e turchi) le formelle essiccate di rizoma di rabarbaro (radice barbara). L’etimologia del nome ha un curioso doppio senso in greco: Rha significa sia pianta che Volga, nome del fiume attorno al quale sono sorte le prime coltivazioni di rabarbaro in Europa. In Cina il suo nome letteralmente si traduce “grande giallo”, a indicare il colore della radice impiegata come medicinale. I principi attivi sono contenuti principalmente nel rizoma che viene raccolto in autunno, quando le foglie
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iniziano ad appassire. A scopo medicinale e terapeutico è impiegato esclusivamente il rizoma essiccato. Il sapore è amaro e astringente e presenta un odore caratteristico e aromatico. Il Rabarbaro cinese possiede numerose proprietà officinali, che l’hanno reso un ottimo rimedio della medicina popolare cinese: purifica il calore e seda il fuoco, rinfresca il sangue, elimina le tossine e tratta il calore tossico du, drena il calore-umidità, muove il sangue e ne tratta la stasi. Svolge un’efficace azione colagoga, favorendo il deflusso della bile dal fegato verso il primo tratto dell’intestino, e stimola la produzione di bile da parte della ghiandola epatica. A piccole dosi agisce come astringente, utile in caso di diarrea e dissenteria, a dosi medie svolge un’azione lassativa, indicata in caso di stitichezza e stipsi ostinata, a dosi più elevate è purgante e vomitiva. Il Rabarbaro svolge anche un’azione stomachica e digestiva, efficace in caso di cattiva e lenta digestione, favorisce la produzione dei succhi gastrici, migliorando i processi intestinali, è indicato anche in caso d’inappetenza dovuta a debilitazione fisica. Per uso esterno svolge un’azione astringente sulla pelle e sulle mucose. Il rabarbaro viene utilizzato anche a scopo alimentare da moltissimi secoli.
Dang Gui (Angelica sinensis) Si utilizza la radice essiccata. È conosciuto principalmente come "erba delle donne", o
"ginseng
femminile", anche se molti uomini lo consumano. E’ noto come "rivitalizzante del sangue", il che significa che
supporta
una
sana
circolazione
sanguigna,
specialmente nell'addome e nel bacino pelvico. Dang Gui è ampiamente utilizzato per aiutare a stabilire, sostenere e mantenere un sano equilibrio mestruale nelle donne. Ha anche azioni analgesiche e blande sedative (calmanti, rilassanti). Du Zhong (Eucommia) E’ la corteccia del robusto albero della gomma. Viene utilizzata la parte interna della corteccia che viene sottoposta a lunga essiccazione. Può essere presa da sola o in miscele di erbe. Essendo un'erba piccante e dolce che riscalda il corpo, può dissipare molte delle condizioni di vento freddo che si verificano con l'età, come l'artrite, la minzione frequente e il dolore generalizzato nella parte inferiore del corpo. E’ usato più comunemente per rafforzare le ossa e le articolazioni deboli, specialmente nelle ginocchia e nella parte bassa della schiena. Du zhong è anche un'erba anti-età efficace perché favorisce la circolazione e tonifica fegato e reni. E’ infine benefico per le donne che hanno gravidanze rischiose e instabili: in gravidanza, una carenza renale o epatica può portare a complicazioni potenzialmente pericolose per la vita e aborto spontaneo.
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Gan Cao (Glycyrrhizae radix) La glicirrizina, che è il principale ingrediente attivo della radice di liquirizia, agisce come espettorante disperdendo muco e catarro diradati dalle vie respiratorie, facilitando la tosse. Tonifica la milza e aumenta il Qi. Zhi Gan Chao aiuta in alcuni disturbi digestivi tra cui ulcere gastriche, bruciore di stomaco, coliche. La radice di questa straordinaria erba contiene anche molti composti antidepressivi.
Il decotto Shaoyao-Gan Cao, una popolare medicina tradizionale cinese, è composto da due erbe, Bao Shao (Paeoniae Radix) e Gran Cao (Glycyrrhizae Radix) ed è utilizzato principalmente per il trattamento del dolore addominale e della dismenorrea.
Gouqizi (Frutto di Licia) E’ il frutto di Lycium barbarum e Lycium chinense ed è conosciuto in Occidente con il nome di Bacche di Goji.
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Le bacche di Goji hanno una storia antica: utilizzate da oltre 5000 anni nella Medicina Tradizionale Cinese, sono dette “frutto del paradiso“, “diamante rosso” o “frutto della longevità“. In Cina questo piccolo frutto rosso viene usato sia all’interno di ricette di erbe cinesi che anche in brodi e tisane quotidiane: la goji dunque, come molti altri rimedi cinesi, si posiziona con un piede in cucina e l’altro in farmacia. Apprezzato da secoli nella medicina tradizionale cinese, il “Frutto di Licia” (il nome deriva dalla Licia, regione dell’Anatolia meridionale) svolge un’efficace azione di nutrire il Sangue del sistema di Fegato e lo yin del sistema di Rene. Viene utilizzato per contrastare l’infertilità sia maschile che femminile, per curare le malattie respiratorie e per proteggere occhi, pelle, reni e fegato. Inoltre, l’antico manuale di erboristeria Shennong Ben Cao Jing definisce la pianta come curativa per diversi disturbi, per rafforzare il sistema immunitario e rallentare l’invecchiamento.
La leggenda: il pozzo della giovinezza. Si racconta che tra l’ottavo e il nono secolo d.C. (dinastia T’ang), un pozzo d’acqua accanto ad un tempio buddista tibetano fosse attorniato da piante di Lycium barbarum, le cui bacche talvolta cadevano nell’acqua. Secondo la leggenda, alcuni monaci tibetani si dissetavano bevendo l’acqua del pozzo e, proprio grazie a quest’acqua magica, la loro esistenza terrena fu più longeva e serena. Anche gli abitanti della zona, durante i loro pellegrinaggi presso il tempio, erano usi dissetarsi con l’acqua di questo pozzo e godevano di una salute invidiabile: molti di loro, nonostante fossero in età avanzata di oltre gli ottant’anni, avevano ancora una dentatura in ottima salute e sulla loro testa non cresceva nemmeno un capello bianco. Da qui nacque la leggenda riguardante il Goji e le sue bacche, veri e
propri
elisir
di
giovinezza
dalla
proprietà
considerate quasi magiche. L’incredibile longevità di Li Chung Yun. L’erborista e monaco taoista Li Ching Yuen (1677-1933) visse ben 256 anni, sposò 23 mogli, crebbe 180 bambini, ma questo è difficile da dimostrare.
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Era un uomo alto 2 metri, dalla pelle secca e screpolata, calvo e con unghie lunghissime; nonostante l’età, i suoi movimenti rimasero sempre agili e sicuri.
Il suo necrologio finì addirittura sul New York Times. Il segreto di tale longevità? Si nutriva di vino di riso ed erbe, tra le quali una zuppa di bacche di Goji. Le bacche di goji secondo la medicina cinese sono molto utili anche in tutte quelle situazioni che vedono lo yang di Fegato diventare sofferente in seguito ad un deficit di Sangue o yin, dunque in moti casi di cefalea o ipertensione e generalmente durante gli anni del climaterio. Qui è ideale una tisana molto bevuta in Cina: si tratta di un’infusione di bacche di goji insieme a fiori di crisantemo cinese che, bevuta regolarmente, aiuta a rimettere in equilibrio yin e yang. La zona di produzione principale è lo Ningxia, una regione a Nord della Cina e a Sud della Mongolia che produce le migliori Goji in assoluto, perché lì scorre il fiume Huáng Hé, il fiume giallo. Le bacche di Goji del Ningxia (Ning Goji), grazie alle condizioni geografiche e climatiche uniche della regione Ningxia, hanno qualità migliori rispetto ad altre produzioni fatte in altri luoghi. Sono ricche di 18 tipi di amminoacidi, più di 30 tipi di oligoelementi, nonché una varietà di alcali biologicamente attiva, e β-
carotene, dal 10% al 70% del contenuto di vitamina E e sono superiori a quelle di altra origine.
Molto usate anche ai giorni nostri, se ne sconsiglia il consumo a soggetti allergici al polline e a chi assume farmaci regolatori della pressione, per il controllo del diabete e metabolizzati a livello epatico, con cui le sostanze contenute nelle bacche potrebbero interagire. Huang Bai (Phellodendron Amurense) Il Phellodendron è un tipo di albero: il nome "huang bai" deriva dal colore giallo brillante della corteccia interna della pianta, utilizzata come medicinale. La corteccia viene sbucciata dall'albero durante la tarda primavera (dopo che la corteccia esterna ruvida è stata rimossa), quindi lasciata asciugare al sole. La corteccia può essere utilizzata sia cruda, sia dopo essere stata fritta con sale. Viene spesso utilizzata in combinazione con altre erbe.
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Nella medicina tradizionale cinese, la corteccia di Phellodendron ha la funzione di drenare il calore umido e il fuoco dei reni. Tra le condizioni ci sono diarrea, dissenteria, gonfiore delle articolazioni delle gambe e ittero.
Huang Lian (Coptis chinensis) L'estratto è preparato dal rizoma di Coptis chinensis e il principio attivo è la berberina, un potente costituente con forti effetti antibiotici ad ampio spettro.
Gastroenterite, diarrea, infezioni o dissenteria a causa del caldo umido (diarrea del viaggiatore); feci sanguinolente o acquose frequenti con dolore addominale accompagnato da vomito e febbre. Nella medicina moderna vi sono studi che lo consigliano in caso di cancro gastrico, del colon e della mammella. Huang Qi (Astragalo) L’Astragalo è certamente il più famoso immunostimolante della farmacologia cinese. Stimola il Qi difensivo, e nella medicina cinese equivale a trattare i pazienti che si ammalano frequentemente di patologie respiratorie e talora reumatiche perché hanno una scarsa capacità di difesa. In questi casi è il farmaco di prima scelta e può essere utilizzato da solo ma anche all’interno della ricetta yu ping feng san, la polvere del “paravento di giada” un’antichissima formula in cui viene associato ad altri due rimedi: la radice di Ledebouriella e quella di Atractylodis. Come afferma il nome di questa formula la sua azione è quella di “riparare, proteggere dal vento” un organismo che per il deficit di wei qi non è in grado di organizzare delle difese efficaci contro le energie cosmopatogene.
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I principi attivi si trovano nella radice disseccata che si presenta in forma cilindrica, in genere senza diramazioni.
Le Radici di Astragalo + Ledebouriella + Atractylodis compongono il Yu ping feng san, la polvere del “paravento di giada”. La loro azione combinata è quella di «riparare, proteggere dal vento». Huang Qin (Scutellaria baicanensis) E’ la radice della Scutellaria baicalensis. E’ considerato un rimedio per l’eccesso di calore (tosse e febbre), per le patologie caldo-umide come la dissenteria e la diarrea, per le malattie epatiche, come antiinfiammatorio.
Huo Ma Ren (Semi di cannabis sativa) Nella Medicina Tradizionale Cinese la canapa (Cannabis sativa) è conosciuta come una delle 50 erbe fondamentali. Gli usi della canapa nella farmacopea cinese hanno una lunga e documentata storia culturale, che vede l’utilizzo di tutte le parti della pianta - il seme, le foglie, l’olio, le radici e i fiori - in applicazioni sia orali sia topiche.
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L'uso della cannabis nella M.T.C. è molto antico. Secondo un’antica leggenda cinese, l’imperatore (e farmacologo) Shen Nong scrisse un trattato medico in cui illustra un elisir ottenuto dalle foglie di cime di cannabis. L’erba era così preziosa che egli addirittura la accettava anche come pagamento di debiti o tributi.
In un libro scritto nell'anno 1 d.C., intitolato “Pen Ts’ao Ching”, conosciuto come la più antica farmacopea del mondo, la pianta di cannabis viene nominata con riverenza e raccomandata per più di cento disturbi, tra cui la gotta, la malaria e i reumatismi. Secoli più tardi numerosi testi cinesi la consigliarono invece per il trattamento di emorragie, infezioni, parassiti e vomiti. Non sembra invece esserci nella storia della cannabis una forte tradizione di fumarne i fiori: anzi, alcuni testi consideravano addirittura quella parte della pianta velenosa. In un trattato del II sec. si cita che la cannabis poteva essere utilizzata anche per regolare i "Cinque Movimenti" e trattare i danni causati da un loro eventuale squilibrio. Si diceva che l'erba fosse benefica per le cinque viscere, abbassare la pressione sanguigna e il qi vitale freddo. Il testo afferma anche che un consumo eccessivo di cannabis avrebbe provocato visioni di fantasmi e comportamento irrequieto, Il libro spiega che un utilizzo prolungato libera la luce dello spirito e alleggerisce il corpo. Gli autori affermano che la cannabis è tossica ed è in grado di "dissolvere gli accumuli, alleviare i disturbi e smaltire il pus." La canapa, nella medicina cinese, ha energie sia yin sia yang, poiché le piante di canapa sono dioiche, cioè sviluppano sia l’organo riproduttivo maschile, sia quello femminile: le più apprezzate, però, sono le piante portatrici di seme - le femmine - e quindi la canapa è spesso considerata una pianta yin. Oggi i semi sembrano costituire l'ultima frontiera non illegale nell’uso di questa pianta; inoltre, consultando antichi testi della medicina cinese si è potuto notare che, col passare del tempo, i semi hanno ottenuto un ruolo sempre più rilevante rispetto alle altre parti della pianta. I semi di canapa sono associati allo stomaco, alla milza e all'intestino crasso e vengono usati come lassativi per la stitichezza da carenza di sangue (sono particolarmente utili nel trattamento della stipsi negli anziani o nei debilitati), come antidolorifici, specie nei dolori mestruali, per risolvere gli spasmi muscolari, come ansiolitici, per combattere l’insonnia. Eliminano il calore: sono perciò topicamente con altre erbe per ridurre ulcerazioni e piaghe.
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utilizzati
Ma Ye, la pianta maschile della cannabis, che matura prima di quella femminile, è usata per la tosse secca, l'asma, la tossicità e i parassiti. Viene assunta sotto forma di succo o capsula ricavata dalle foglie oppure applicata topicamente. Cannabis ed agopuntura. Hua Tuo (140-208 d.C.) è stato un medico cinese, che visse durante la fine della dinastia Han orientale. Nel libro storico Cronache dei Tre Regni e nel Libro degli Han posteriori si riporta che Hua Tuo sia stato il primo medico in Cina che ha usato l'anestesia durante un intervento chirurgico, usando la cannabis combinata con l’agopuntura come anestetico. Il termine cinese per “anestesia” (麻醉 mázuì) è infatti composto da il primo carattere che significa “cannabis” e dal secondo che significa “intossicazione”. Hua Tuo sperimentò diverse tecniche tra cui l’essiccazione e lo sbriciolamento della pianta, mischiandola con il vino per somministrazioni interne ed esterne. L’agopuntura è spesso accompagnata dalla moxibustione, ovvero l’utilizzo di artemisia come incenso, bruciato vicino alla pelle o rollato in un sigaro per concentrare la fonte di calore. Numerosi ricercatori che leggono e interpretano i testi antichi ci illustrano come i sigari fossero tradizionalmente avvolti in artemisia solo nella parte esterna che racchiudeva il ripieno, composto invece di cannabis. Molti medici facevano addirittura inalare o fumare i propri pazienti prima del trattamento, perché convinti che i principi attivi avessero proprietà curative capaci di stimolare il movimento dell’energia interiore (Qi) prima dell’inserimento degli aghi.
Tuttavia, se nell’antichità cinese la cannabis era riconosciuta per le sue proprietà curative, oggi, è etichettata come droga ed è illegale in tutta la Cina continentale. Huo Xiang (Agastache rugosa) La stagnazione di umido alla milza e allo stomaco provoca sintomi quali febbre, mal di testa, dolore epigastrico e addominale, vomito, nausea, diarrea: quest’erba elimina il vento freddo, disperde l’umido, normalizza l’attività del Qi, e ristabilisce le funzioni gastriche in caso di gastroenterite acuta.
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Viene disseccata e usata come decotto. Usata topicamente anche nelle infezioni fungine delle mani e dei piedi. Jie Geng (Platycodon Grandiflorus) Quest’erba agisce sul flegma (cioè sulle emissioni liquide) e viene impiegata nella terapia delle alte vie respiratorie (bronchiti, faringiti, ecc.).
Krachai (Zenzero) Il suo rizoma, carnoso e densamente ramificato, è considerata nella MTC un efficace tonico Yang, in quanto rafforza le energie maschili, del fuoco e della vitalità. Lo zenzero appartiene al gruppo cibi “caldi”, poiché libera dal vento freddo e previene l’abbassamento dello Yang; riscalda milza, stomaco e polmoni e asciuga il muco umido (chiaro). Per tali proprietà il suo utilizzo curativo è come antiemetico, o antinfiammatorio in caso di raffreddore o sintomi influenzali o in caso di dolori di varia natura (dolori mestruali, dolori muscolo-scheletrici). Molto conosciuta la tisana zenzero limone e miele che ha una valida azione naturale anti-influenzale e un ottimo rimedio per mal di gola, tosse e raffreddore Viene infine aggiunto a molte prescrizioni per aiutare le altre piante a circolare nell’organismo.
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Ling Shi (Ganoderma lucidum) Ling zhi significa “pianta dello spirito”, ma è stato chiamato anche il “fungo dei mille anni”, “il fungo della potenza spirituale” e “il fungo dell'immortalità” perché gli antichi medici cinesi ritenevano che favorisse la longevità. Reishi è il nome con il quale è conosciuto in occidente e deriva dal Giapponese. Sul Reishi ci sono notizie davvero antiche: la storia dice che in Cina il suo utilizzo risalga a diversi secoli prima di Cristo ed inoltre vanti una documentazione di oltre 2000 anni in Medicina Tradizionale Cinese e Giapponese. Il Reishi infatti si trova in cima all'elenco della più antica attestazione scritta della medicina erboristica cinese, il Classico sulle Radici di Erbe del Contadino Divino, una scrittura del 200 d.C. in cui vi sono un elenco di medicine derivanti da piante. Questo scritto classifica i 365 ingredienti e li suddivide in tre categorie: superiori, medi e accettabili. Il Reishi è fra gli ingredienti superiori, prima del ginseng, proprio grazie alle grandi qualità medicinali e perché la sua assunzione per periodi estesi non produce effetti collaterali o nocivi per l'uomo.
Si racconta che, ben 23 secoli fa, l'Imperatore Ti della dinastia Chin, data la notorietà del Reishi come “fungo dell’immortalità” fece allestire una flotta di navi con 300 uomini forti e 300 bellissime donne, ai quali ordinò di dirigersi verso Oriente, alla ricerca del Reishi. La leggenda narra che le navi affondarono a causa di una tempesta e i naufraghi riuscirono ad arrivare su un’isola, fondando una nuova nazione. Quell’isola era il Giappone.
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Il Ganoderma lucidum (nome scientifico del Reishi) è un fungo coriaceo, molto ricco di tannini (e quindi di interesse gastronomico molto limitato) che cresce su legno in decomposizione, di preferenza su quercia o castagno. La sua forma ricorda il rene, è lucido e ha un colore rosso vivo, ma può assumere anche altre colorazioni. Viene intensamente coltivato, essiccato e trasformato in preparati a uso medicinale (polvere, decotti, unguenti, compresse, ecc.). Il Reishi è stato inserito fra le 10 sostanze terapeutiche naturali più efficaci esistenti in natura ed è fra i funghi più utilizzati in micoterapia. La medicina tradizionale cinese attribuisce al consumo di questo fungo la capacità di normalizzare il colesterolo e la glicemia, di regolare il battito cardiaco e la pressione sanguigna, di combattere stress ed insonnia, di assicurare salute e longevità. Qualche curiosità sul reishi. Il largo utilizzo del reishi ha fatto si che questo fungo entrasse a far parte anche dell’arte cinese, per questo lo si trova raffigurato come simbolo di buona salute e lunga vita nelle residenze imperiali su porte, arcate e ringhiere. A volte il Reishi poteva essere inciso anche sullo scettro usato nelle cerimonie ufficiali e sulle vesti di seta dell’imperatore. Inoltre anche il popolo amava utilizzare l'immagine dei reishi come portafortuna o talismano in disegni, arazzi e dipinti. In alcune raffigurazioni i soggetti dipinti indossano ornamenti o gioielli di giada a forma di Reishi. Anche la dea cinese della guarigione Kuan Yin è talvolta raffigurata con un Reishi in mano. Ren Shen (Ginseng) Il Ren Shen (o ginseng) è uno dei rimedi più antichi (oltre 4000 anni!) ed importanti della farmacologia cinese, verso il quale il popolo cinese ha sempre nutrito una forma di rispetto reverenziale degna di un sovrano. In passato era talmente apprezzato che lo si barattava con oro e pietre preziose. In Occidente ha acquisito nei tempi moderni una grande notorietà, ma spesso non viene utilizzato in accordo con le sue specifiche indicazioni secondo la medicina cinese. Il ginseng è sempre stato considerato una pianta dalle proprietà miracolose, in grado non solo di guarire tutte le malattie ma anche di fortificare lo spirito, rallegrare il cuore e prolungare la vita. La pianta è già descritta in uno dei testi più antichi di farmacopea cinese, lo Shen Nong Ben Cao Jing . Il nome Ren Shen人参
significa “radice a forma di
uomo”: la sua morfologia simile umana spiega il motivo. Le radici hanno mantenuto un posto d’onore nella medicina cinese, tanto da meritarsi persino un proverbio: “Il genere umano ha la sua più alta espressione nel saggio, il mondo minerale nell’oro, le pietre preziose hanno la loro regina nella giada e il mondo vegetale ha il suo imperatore nel ginseng”. Un’antica leggenda cinese narra di come non sia stato l’uomo a scoprire il Ginseng, ma è la radice stessa che ne ha richiamato l’attenzione:
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"Per tre notti di seguito gli abitanti del villaggio di Shantang furono turbati da forti lamenti: alcuni uomini si incamminarono nella foresta seguendone il richiamo e scavando sotto un grande albero trovarono una meravigliosa radice dalle sembianze umane, con testa, braccia e gambe ben delineate. Increduli gli uomini compresero che si trattava dello spirito della terra che li aveva attirati fin lì affinché la radice potesse essere trovata e utilizzata per i suoi miracolosi prodigi." Secondo una leggenda coreana, invece, nelle gole strette e ombrose intorno alla cittadina di Kumsan, in Corea, ai piedi del picco di Kwanumbul, il giovane Kang trovò, su indicazione del dio della montagna, la pianta medicinale dalle piccole bacche rosse. Fece bere un decotto di radici alla madre ammalata, che prodigiosamente guarì. Dopo questo “miracolo” il ginseng iniziò ad essere utilizzato su larga scala. Secondo altre tradizioni la radice fu scoperta grazie ai sogni degli sciamani. Comunque sia, tutte concordano nel ritenere che non sia stato l’uomo a trovare la radice, bensì essa a richiamare l’uomo. Del Ginseng si utilizza la radice, che si sviluppa maggiormente rispetto al resto della pianta; ramificandosi in numerose radici laterali, il tubero assume un aspetto caratteristico costituito da testa, tronco, braccia e gambe. In origine il Ginseng era utilizzato nella sua versione più selvatica, ma la richiesta sempre più abbondante portò alle prime coltivazioni tutt’altro che semplici: la produzione richiede molta cura e attenzioni, un terreno ben specifico (granitico, ricco di humus e riparato dal sole); ci vogliono inoltre diversi anni prima della raccolta (almeno sei) e con l’effetto collaterale di ritrovarsi con un terreno completamente svuotato e inaridito dopo dodici anni di coltivazione (a causa dell’enorme richiesta di sostanze nutritive richieste dalla radice). Preparazione In Cina, prima del suo impiego, la radice viene preparata e trattata secondo precise metodiche volte ad ottenere
prodotti con caratteristiche
farmacologiche
diverse
e, quindi, con
indicazioni (e
controindicazioni) specifiche. Dalla radice del ginseng si possono ottenere due varietà: rossa (derivante dalla macerazione della radice insieme a liquirizia e zolfo) e bianca (derivante dalla macerazione con acqua e zucchero). Indicazioni Li Shi Zhen, 1518-1593 d. C., uno dei più importanti medici e farmacologi tradizionali della storia della Cina, nella sua monumentale opera “Ben Cao Gang Mu” (o “Compendio di Materia Medica”) descrive il ginseng come la “radice del terzo occhio”, l’occhio della conoscenza di sé: «Il ginseng rinforza le cinque parti dell’intestino. Il suo consumo durante un lungo periodo stimola la mente, calma il nervosismo, stimola il cuore, migliora la saggezza e aumenta la longevità». Nella classificazione cinese, il Ren Shén è un forte tonico del Qi, in particolare della Yuan Qi, ossia l’energia primaria e originale che ognuno di noi riceve sin dalla nascita e dalla quale si originano i differenti qi che circolano nel corpo mantenendolo sano e vitale. Tra le sue qualità la medicina cinese riconosce le seguenti: migliora la concentrazione, rinforza il sistema immunitario, riduce i tempi di convalescenza (anche di malattie croniche e gravi), rinforza il
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sistema Milza Pancreas-Stomaco, migliora la vitalità e riduce l’ansia, migliora le prestazioni sessuali, sostiene il Qi di Cuore (palpitazioni da deficit, amnesie, disturbo dello Shèn…). Shan Zha (Crataegus Pinnafitida) Questa pianta prende anche il nome di Biancospino cinese, e nella MTC si utilizzano i frutti.
E’ considerata un rimedio digestivo: viene spesso adoperata per le stasi di cibo, per la diarrea, ma esercita e generano un effetto ipotensivo agendo come tonico cardiaco. Shu Di Huang (Rehmannia glutinosa) Nella medicina tradizionale cinese (TCM), la Rehmannia glutinosa è una delle 50 erbe fondamentali. In cinese viene chiamata Di Huang (terra gialla). A scopo medicamentoso viene utilizzata la radice.
Nella sua forma trattata (shú - in acqua oppure in liquori a base di grano) viene utilizzata in caso di deficit del sangue del sangue (aumenta il numero degli eritrociti). Si ritiene che i componenti chimici della pianta purificano i reni e le surrenali e aiutino a ridurre la glicemia, e influisca positivamente sui sintomi (irritabilità, vampate di calore) legati alla menopausa.
[28]
La Rehmannia trova in molte formule classiche, tra cui in una delle più famose formule per la tonificazione dello Yin ( yīn) chiamata "Pillola degli 6 ingredienti con Rehmannia", che viene considerata la formula classica per eccellenza per il deficit di Yin in particolare del Rene e del Fegato. La peculiarità di questa formula è che possiede un aspetto tonificante e sedativo allo stesso tempo: infatti delle sei erbe che la costituiscono tre sono tonificanti, mentre le altre tre sono sedative. Shishigashira (Hericium erinaceus) Più comunemente conosciuto come Barba di vecchio, Criniera di leone, Testa di scimmia. I nomi affibbiati a questo
fungo
sono
un’ovvia
denominazione per la sua forma particolare che è quella di una massa di curiosi filamenti bianchi e gommosi
lunghi
distribuiti
in
una
circa fitta
2-3
cm
struttura
tondeggiante. È sempre stato largamente adoperato per le sue grandi proprietà curative e rigenerative sulla mucosa gastrica e quella intestinale. Suan Zao Ren (Dattero acido) Lo Sperma ziziphi spinosae viene utilizzato per il trattamento delle forme di ansia e dell’insonnia. Esso nutre i due organi responsabili del sonno, il fegato e il cuore: quando l'equilibrio viene riportato a questi organi, il sonno avviene in modo naturale.
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TERAPIE DI ORIGINE ANIMALE Nella M.T.C. troviamo molte ricette che utilizzano sostanze di origine animale, alcune delle quali sono ancora in uso. Le scaglie del pangolino Il pangolino è un mammifero con il corpo ricoperto da squame cornee costituite di cheratina, che, sovrapponendosi l'una all'altra, formano una sorta di "corazza a piastre". Le scaglie vengono impiegate nella medicina tradizionale per curare praticamente qualsiasi cosa, dalla carenza di latte materno all’artrite, dall'asma al reumatismo senza però alcuna base scientifica.
L’uso sconsiderato delle scaglie dall’antichità fino ai nostri giorni ha portato questo animale a rischio estinzione, e solo dal giugno 2020 la Cina ha considerato illegale il loro uso. Il pangolino è l’animale più trafficato illegalmente nel mondoOltre che per le sue proprietà terapeutiche, questo animale è considerato una prelibatezza gastronomica.
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La bile degli orsi La bile di varie specie di orsi è stata utilizzata dalla medicina tradizionale cinese da migliaia di anni: questa secrezione contiene grosse quantità di acido ursodesossicolico (UDCA), conosciuto nella medicina moderna
per essere utile nel
trattamento di patologie riguardanti il fegato e la cistifellea. Comunque,
al giorno
d’oggi,
vi sono
moltissime
alternative
erboristiche e sintetiche che hanno le stesse proprietà curative e che sono facilmente reperibili. Questo dovrebbe evitare
di dover
utilizzare la bile di origine animale. La bile era un tempo estratta dalla cistifellea degli orsi allo stato brado precedentemente uccisi: doveva essere un ingrediente particolarmente raro e pregiato, usato con parsimonia e solo per particolari cure mediche. Un sistema che ha portato una particolare razza di plantigradi, gli orsi dal collare, meglio noti come orsi della luna, vicini all'estinzione. Di lì il divieto di caccia nella maggior parte dei Paesi asiatici che ha spinto però molte persone a creare le "fattorie della bile": strutture dove invece di essere uccisi, i plantigradi vengono catturati e tenuti per l'intera vita in una gabbia dove, attraverso un catetere infilato nella cistifellea, la bile viene estratta loro ogni giorno, per anni e anni. Fin quando, nella maggior parte dei casi, gli animali non muoiono per cattiva nutrizione, se non per tumori o infezioni provocati dalle scarse condizioni igieniche in cui vengono tenuti. Molti di questi cercano di togliersi la vita, e per questo gli allevatori tolgono loro artigli e denti. Gli orsi in cattività, rimangono fino a 10, 12 anni in queste tragiche ed assurde condizioni. Questa pratica è stata recentemente considerata illegale in Vietnam, mentre in Cina vi sarebbero circa 250 fattorie di orsi con 9000 orsi presenti. La richiesta di bile è tuttora molto alta. La pratica è raccapricciante.
Gli orsi crescono in minuscole gabbie (si parla
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mediamente di circa 2 m³, per animali che possono raggiungere anche l'altezza di più di 2 m), al punto che i loro corpi si deformano per adattarsi a quel
piccolo
spazio, e vi sono comuni piaghe e deformazioni ossee che portano alla paralisi. Molti di loro hanno perso molti denti a causa del continuo mordere le sbarre per cercare una via di fuga. Inoltre, per stimolare la produzione di bile, vengono alimentati con pastoni privi di numerosi nutrienti e vitamine normalmente necessari per la loro buona salute, portando spesso a fenomeni di denutrizione.
La bile viene estratta due volte al giorno attraverso un tubo impiantato nella cistifellea. Ogni estrazione produce dai 10 ai 20 ml di bile. Il processo è senza dubbio doloroso dal momento che le testimonianze degli ispettori parlavano di animali sofferenti durante il processo. Incuria e malattie sono frequenti in queste fattorie, e i consumatori rischiano di ingerire bile di orsi malati, che può essere contaminata con sangue, feci, pus, urina e batteri, inoltre le condizioni igieniche pessime causano spesso ai poveri animali infezioni e tumori. Le tigri Secondo la MTC il pene di tigre ha forti proprietà terapeutiche ed energetiche (secondo la medicina occidentale questa affermazione è falsa). Viene utilizzato in pozioni, balsami, liquori, etc. Anche altri parti del corpo sono utilizzate: le zampe per combattere l’insonnia, i denti per la febbre, il grasso per trattare i reumatismi e la lebbra, il naso come trattamento per ferite superficiali, le ossa come anti-infiammatori, la bile per le convulsioni nei bambini affetti da meningite, il cervello contro l’astenia e la pigrizia, le feci per le emorroidi e l’alcolismo.
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I cervi Il pene di cervo è tipicamente molto grande e si ritiene che per mantenere le sue proprietà deve essere estratto dall’animale ancora vivo.. Viene tagliato in piccoli pezzi, poi arrostito e asciugato al sole Come per il pene di tigre, nella MTC si crede che anche il pene del cervo possegga proprietà terapeutiche e anche afrodisiache.
In alcune aree della Cina, le donne consumano il pene di cervo durante la gravidanza: rinforzerebbe le difese della madre e del nascituro. Viene comunemente venduto nelle farmacie cinesi seccato o in polvere.. Esiste anche un vino a base di pene di cervo chiamato Lurongjiu. accresce la potenza sessuale in uomini e ha un effetto scaldante, con effetti sulle articolazioni. Anche i Maya estraevano il pene del cervo e l'arrostivano. Ippocrate consigliava di consumare il pene di cervo per risolvere difficoltà sessuali.
I serpenti I serpenti sono uno degli ingredienti preferiti dalla MTC: si possono trovare seccati, sotto forma di polvere, nel vino, sotto forma di particole, ecc. La loro assunzione sarebbe efficace per curare le bronchiti. L’olio di serpente viene utilizzato come unguento.
[33]
Altra farmacopea di origine animale - Rinoceronti A differenza di altri corni di animale, quello di rinoceronte è fatto esclusivamente di cheratina e non si sviluppa su un osso portante. Secondo la M.T.C. veniva prescritto per la cura di febbre e convulsioni.
- Tartarughe
Il piastrone delle tartarughe, ovvero quella parte di guscio che copre la tartaruga dal posteriore, è stato ampiamente usato nella M.T.C. Lo guilinggao nella sua forma originale era una pasta di erbe che consisteva nel piastrone inferiore in polvere della tartaruga d'oro e una varietà di fiori, erbe, spezie, radici e cortecce d'albero. Si credeva che mangiando le tartarughe e le loro uova si potesse migliorare la salute, longevità e virilità.
- Elefanti La pelle di elefante si credeva che curasse l’acne.
- Gazzelle I teschi delle gazzelle venivano polverizzati e venivano somministrati come ricostituenti e rivitalizzanti.
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- Bovini ed equini Per il pene di toro vale lo stesso discorso del pene di cervo. I calcoli renali dei bovini o degli equini venivano utilizzati per curare infiammazioni o febbri.
- Lucertole Le lucertole venivano disseccate e consumate per combattere l’alta pressione sanguigna.
- Insetti Nella M.T.C. vengono utilizzati numerosi insetti polverizzati per curare l’asma, infarti e tifo. Tra gli insetti più usati vi sono la polvere di formiche tessitrici, scarafaggi, api, cicale, bruchi e scorpioni neri. Le cicale vengono ingerite per migliorare la vista.
- Ossa di drago (Long Gu) Le ossa di drago sono veri e propri fossili. Nel vasto territorio cinese sono stati possibili fin dall’antichità ritrovamenti non solo di organismi marini ma anche di scheletri di dinosauri veri e propri (basti pensare ai famosi ritrovamenti nel deserto del Gobi in Mongolia), da qui l’idea degli antichi cinesi di trovarsi di fronte a resti pietrificati di draghi.
Le ossa di drago esse sono considerate un rimedio adatto a calmare l’ansia e sedare lo spirito, specifico per i disturbi dei meridiani di Cuore, Fegato, Rene e, leggermente astringente adatto a prevenire la perdita di fluidi
A questa lista si devono aggiungere inoltre le corna d’alce, le rane, i cordoni ombelicali degli asini e numerosi altri animali.
[35]
TERAPIE DI ORIGINE MINERALE
La cristalloterapia è una pratica terapeutica che si avvale dell’uso delle pietre dure semipreziose per ristabilire i flussi energetici nel corpo umano. Tra le pietre più usate nella M.T.C: l’ambra e la giada. I. Ambra L'ambra è una resina emessa dalle conifere che con il tempo si è fossilizzata e in alcuni casi si solidifica conservando resti vegetali, fungini o animali tra cui artropodi e, molto più raramente, vertebrati. Essa è traslucida, di un colore abitualmente giallo. Secondo la M.T.C. l’ambra rilascerebbe i suoi effetti benefici direttamente a contatto con la pelle umana ed eserciterebbe un effetto terapeutico sulle articolazioni, cuore,
sistema
circolatorio,
tiroide
e
delle
vie
respiratorie superiori.
II. Giada Durante le dinastie cinesi la giada era classificata come “Gemma Imperiale” e questa pietra semipreziosa è ancora oggi considerata come una pietra ‘guaritrice’, pietra ricca di benefici per il corpo e per la mente. E’ una pietra dura, di solito è di colore verde, a causa della presenza di cromo. Per la M.T.C. la giada era considerata di origine soprannaturale, e si riteneva contenesse l’essenza della vita, della virtù e dell’eternità”.
[36]
CAP. XIII - L’AGOPUNTURA L'agopuntura è una terapia basata sull’uso dell'inserzione di aghi in specifici punti del corpo umano: stimolando questi punti si possono correggere gli squilibri nel flusso del Qi che scorre nei meridiani. L’Agopuntura rappresenta, per il mondo occidentale, il simbolo della scienza medica cinese.
I. LA STORIA L'origine dell'agopuntura in Cina non è nota: i primi riferimenti bibliografici sono presenti nello Huangdi Neijing, (Canone di Medicina Interna dell'Imperatore ) che fu compilato tra il 305 e il 204 a.C. All’inizio erano utilizzati aghi in osso o in pietra, e fu soltanto nel periodo degli Stati Combattenti (453221
a.C.),
considerata
la
guerra
civile
più
lunga
della
storia
dell’umanità,
che
gli aghi
metallici rimpiazzarono quelli precedenti. In una tomba del primo secolo a.C. sono stati trovati aghi d’argento e d’oro. L’agopuntura
godette
per
secoli
di
grande
considerazione presso la corte imperiale, gli alti dignitari e gli aristocratici. I medici “ufficiali” venivano
formati
presso
l’Accademia
Imperiale
seguendo un corso di studi severo e impegnativo. Anche la popolazione di più umile condizione, si affidava alla agopuntura, esercitata però dai cosiddetti “medici scalzi”, studiosi autodidatti o depositari dell’arte medica dei propri familiari. Nel periodo della Dinastia Song (960-1271 d.C.) il famoso medico Wang Weiyi scrisse il Manuale Illustrato dei punti di Agopuntura e Moximbustione, con il quale si definì con estremo rigore il percorso dei meridiani. La sua fama è legata anche alla realizzazione di due grandi statue di bonzo coi meridiani e i punti di agopuntura, utilizzate per la valutazione didattica degli studenti: erano statue a grandezza naturale, cave all’interno e forate sulla superficie dai punti di agopuntura. Le statua venivano ricoperta interamente da uno strato di cera e riempite d’acqua: solo la puntura precisa degli agopunti da parte del candidato faceva zampillare l’acqua dal foro, condizione indispensabile per superare la prova d’esame. L’agopuntura conobbe il massimo splendore nel periodo della dinastia Ming (1368-1644 d.C.), ma verso la fine del 1700 ebbe inizio il suo declino. Nel testo “Storia della medicina cinese”, del 1757, l’agopuntura viene indicata come un’arte in via di estinzione perché non vi erano più maestri in grado di istruire i giovani. I medici oramai preferivano il trattamento farmacologico all’uso sapiente degli aghi, atteggiamento
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sostenuto anche dal forte influsso della filosofia confuciana, che vietava il denudamento anche di piccole zone del corpo perché ritenuto una offesa alla sacralità corporale. Nel 1822, un editto dell'imperatore cinese vietò la pratica e l'insegnamento dell'agopuntura nell'Accademia Imperiale di Medicina, perché inadatta alla pratica degli studenti nobili. Nei primi anni dopo la guerra civile cinese, i leader del Partito Comunista Cinese ridicolizzavano la medicina tradizionale cinese, tra cui l'agopuntura, considerandola superstiziosa, irrazionale e arretrata, sostenendo che essa fosse in conflitto con la dedizione del partito verso la scienza come strada del progresso. Il popolo cinese, continuando ad affidarsi alla cura con gli aghi, specialmente nei villaggi rurali, mantenne vivo quel tesoro collettivo custodito e tramandato nel corso dei millenni, assieme all’uso delle erbe. Dopo l’avvento della Repubblica Popolare di Mao Ze Dong, dal 1954 si diede un nuovo impulso alla medicina tradizionale, incentivando il recupero del patrimonio culturale e scientifico dell’antica Cina: l'agopuntura venne riscoperta e la sua teoria riscritta per rispettare le necessità politiche, economiche e logistiche di provvedere alle esigenze mediche della popolazione della Cina. In Occidente l'agopuntura è giunta intorno al 1600 attraverso Padre Matteo Ricci, gesuita che riuscì ad entrare in Cina come missionario e vi rimase per quasi 30 anni, diffondendo là, la conoscenza della scienza occidentale e portando poi tra noi la storia e gli usi e costumi del popolo cinese L'Agopuntura è una medicina che è stata riconosciuta dai massimi enti mondiali, nel 1979, infatti, l’OMS aveva consigliato l'agopuntura per una serie di patologia differenti e nel 1997 il NHI ne ha sancito l’efficacia. Attualmente coesistono in Cina entrambe le Scienze Mediche, la occidentale, con uso di strumenti diagnostici e terapeutici moderni, e la tradizionale cinese, strutturata secondo i canoni classici.
II. TECNICA ED INDICAZIONI La teoria generale dell'agopuntura è basata sul presupposto che le funzioni corporee sono regolamentate da un'energia (Qi) che scorre attraverso il corpo mediante dodici canali principali, detti meridiani, ognuno dei quali è connesso ad ognuno dei dodici organi/visceri (zang/fu). Le interruzioni di questo flusso sono ritenute responsabili della malattia. L'agopuntura mira a correggere gli squilibri nel flusso del Qi tramite stimolazione di sedi anatomiche (solitamente chiamate "punti di agopuntura" o "agopunti") sulla o sotto la pelle,
attraverso
varie
tecniche.
Il
meccanismo più comune di stimolazione dei punti
dell'agopuntura
penetrazione
si
nella pelle
avvale
della
di sottili aghi
metallici, che possono poi essere manipolati manualmente Il trattamento dei punti di agopuntura può essere effettuato lungo i dodici meridiani principali o gli otto addizionali. Dieci dei meridiani principali sono chiamati con nomi di organi del corpo (cuore, fegato,
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ecc.), due con nomi di cosiddette funzioni corporee (protettore del cuore o pericardio, e San Jiao, riscaldatore triplice). I due più importanti degli otto meridiani "addizionali" sono situati nella linea mediana delle facce anteriori e posteriori del tronco e della testa. Sta agli agopunturisti decidere quali punti trattare, ponendo domande al paziente e avvalendosi degli strumenti diagnostici della medicina tradizionale cinese, come l'analisi del polso radiale.
III. AGOPRESSIONE L'agopressione è una tecnica terapeutica non invasiva basata sulle stesse idee dell'agopuntura. L'agopressione viene praticata attuando, normalmente con le dita, una pressione fisica su diverse parti del corpo. L'agopressione moderna viene fatta anche con strumenti di metallo o punte di legno per riprodurre l'antica tecnica cinese che veniva fatta con ossa di animali appuntite.
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CAP. XIV – ALTRE TERAPIE
I. QI GONG Il Qi gong è una disciplina originaria della Cina che prevede l'esecuzione di particolari e determinati movimenti fisici in coordinazione con la respirazione e associati alla concentrazione mentale e a tecniche di meditazione, finalizzati alla capacità di prendersi cura, equilibrare, rafforzare e accrescere l'energia vitale Qi. Si tratta di una disciplina nata dalla combinazione di conoscenze derivanti dalla medicina tradizionale, dalla filosofia e dalle arti marziali cinesi. E’ bene precisare che non esiste una singola tipologia di Qi gong; attualmente, infatti, si conoscono ben 75 forme antiche (le cui tracce sono presenti nella letteratura cinese) cui si aggiungono più di 50 forme più moderne e contemporanee. Molto esauriente per comprenderne la natura il suo ideogramma. I due caratteri che descrivono a sinistra il radicale Qi (che già conosciamo, vedi pag. 48 del I Tomo) esprimono una forma di energia. Anche Gong, situato a dx, è costituito da due caratteri: quello situato a sinistra
significa
letteralmente “tavolinetto
del
fabbro” e suggerisce in tal modo un “lavoro pratico”; il carattere posto a destra indica “merito”, “sforzo”, “impegno”. Il termine Qi gong può quindi essere tradotto come lavoro sul Qi, o anche come abilità acquisita mediante l’impegno e la dedizione nella gestione del Qi. Le radici del Qi gong affondano in un passato lontanissimo; si ritiene, infatti, che le origini di questa disciplina risalgano a più di 4000 anni fa. Inizialmente, la conoscenza del Qi gong veniva trasmessa esclusivamente dal maestro al proprio allievo sia per via orale che attraverso la pratica di esercizi. La storia documentata del Qi gong inizia con il cosiddetto “Gioco dei cinque animali” risalente al II sec. a.C. codificato dal medico cinese Hua Tuo il quale intuì che il mimare i movimenti di certi animali avrebbe potuto influenzare le funzioni degli organi. Alcuni aforismi dell’epoca evidenziano l’importanza attribuita al movimento: “Il cardine della porta in uso non arrugginisce” e “l’acqua che scorre non imputridisce”. Ognuno degli esercizi che mimano i cinque animali (tigre, cervo, orso, scimmia e gru) influenza in modo specifico uno degli organi interni. I movimenti vigorosi della tigre esprimono potenza e coraggio e vincono la paura, emozione che, se non fluisce, può danneggiare l‘attività funzionale del Rene; l’imitazione dei movimenti leggeri e morbidi del cervo placa la collera e distende il Fegato; l’imitazione dell’orso, che compie movimenti lenti e vigorosi giova a rafforzare gli organi della digestione; la scimmia ha movimenti rapidi, leggeri e imprevedibili: mimando questi movimenti, l’attività mentale
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rallenta e il cuore diventa quieto; l’imitazione dei movimenti aperti e armoniosi della la gru rende la respirazione più ampia e profonda e giova al Polmone.
Tecnica. Il Qi gong si serve di modalità diverse di pratica che possono essere di staticità e quiete ma anche di movimento lento e controllato, anche in associazione alla fonazione (suoni) e sempre con attenzione alla respirazione e alla percezione corporea di sé (propriocezione).
Il Qi gong consiste di un insieme di esercizi basati su: o Concentrazione/meditazione o Successione di posture o movimenti lenti o Controllo del corpo
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o Controllo della respirazione o Emissione di suoni
Esercizi statici: prevedono che l'individuo assuma e mantenga posizioni statiche per un tempo prolungato. Non devono mancare il controllo del respiro e la concentrazione.
Esercizi dinamici: comportano l'esecuzione di movimenti lenti e fluidi - coordinati con il respiro - che, generalmente, prevedono una coreografia ben precisa e studiata con cura. I tipi di movimenti praticati nel Qi gong sono molteplici, coinvolgono differenti muscoli e articolazioni e sono volti a favorire l'allungamento e la tonicità muscolari, migliorare l'equilibrio, la propriocezione e la consapevolezza del proprio corpo nello spazio circostante.
Pratica meditativa: la pratica meditativa si concentra sul respiro. Il suo scopo è quello di bilanciare il flusso dell'energia Qi, di calmare la mente e di raggiungere la consapevolezza di sé.
Attività che prevedono l'uso di agenti esterni: sono attività che prevedono l'uso di oggetti (ad esempio, incensi), l'utilizzo di erbe o l'interazione con altre persone (ad esempio, manipolazioni e massaggi).
I sei suoni segreti (Tu Na, assorbi e espelli). Questo esercizio ha come fine il riequilibrio del Qi dei cinque organi interni (cuore, polmone, milza, fegato, rene) e del San Jiao (i tre canali energetici del corpo umano: zona toracica, addome alto e addome basso). Con l’inspirazione si introduce nell’organismo l’aria pura proveniente dall’universo (Qi), e si utilizzano particolari sillabe, che generano una vibrazione interna ognuna ad uno specifico organo. Il Qi puro effettua una sorta di lavaggio dell’organo, energizzando le sue attività e liberandolo da veleni e tossine, che vengono espulsi attraverso l’espirazione. Il suono non deve essere pronunciato, ma solamente pensato. Il Qi gong può essere eseguito in qualsiasi luogo e a qualsiasi ora; tuttavia, in molti sostengono che l'ideale sarebbe praticare di prima mattina e all'aria aperta. In Cina, il Qi gong ha avuto grandissima diffusione come pratica quotidiana e ancora oggi, soprattutto al mattino, nelle piazze cinesi centinaia di migliaia di persone praticano esercizi che, seppure con piccole differenze di esecuzione, sono comuni e fanno parte di un patrimonio collettivo tramandato per favorire benessere e longevità. Si precisa che questa disciplina non è una terapia e la sua pratica non è approvata per il trattamento di alcun tipo di disturbo o malattia. D'altro canto, sono diverse le persone che, svolgendo regolarmente
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questa attività, dichiarano di trarne dei vantaggi. Si tratta, tuttavia, di impressioni e risposte soggettive che non rappresentano una conferma scientifica.
I. TUI NA Il massaggio cinese tuina ha una storia molto antica: le prime testimonianze risalgono infatti alla dinastia Shang (XVI-XI secolo a.C.). Nello Huang Di Neijing (Il Classico Interno dell’Imperatore Giallo) e in altri testi classici, oltre che nei rotoli di seta ritrovati dagli archeologi a Mawangdui, troviamo diversi riferimenti alle tecniche di massaggio. Tra i grandi medici che utilizzarono il massaggio il più importante è stato Bian Que che fece uso del massaggio per curare varie malattie. Il massaggio Tui Na è una particolare tipologia di massaggio cinese caratterizzata da numerose manovre e manipolazioni, sapientemente combinate fra loro: il suo obiettivo è quello di garantire il mantenimento e migliorare - laddove ce ne fosse bisogno - il flusso dell'energia vitale Qi che scorre nel corpo di ciascun individuo all'interno dei meridiani. Il termine Tui Na è composto dagli ideogrammi 推 tūi, spingere e 拿 ná, afferrare, che sono anche due nomi di due tecniche specifiche. Ai tempi dell’Accademia Imperiale di medicina cinese era conosciuto come Anmo. Questo nome era composto ancora una volta dagli ideogrammi di due tecniche (an 按 premere e mo 摩 strofinare delicatamente). Il termine Tui Na, che usiamo oggi, diventò ufficiale durante la dinastia Ming (1368-1644).
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Il Tui Na si effettua essenzialmente con le mani, ma a volte si usano anche avambracci e gomiti. Le tecniche (o manovre) usate sono tantissime, sia vigorose che rilassanti, alcune fanno compiere movimenti passivi al paziente per lubrificare e sciogliere le articolazioni. Le manovre che caratterizzano il massaggio Tui Na sono circa quaranta. Molto importanti sono anche le tecniche ausiliarie: unguenti, compresse calde, gua sha, martelletto, moxa, coppette,
Gli unguenti si usano nelle manovre di sfregamento della pelle, e solo nella zona specifica del trattamento. Le compresse calde sono impacchi che si usano sulla cute in genere alla fine di una seduta per chi ha subito lesioni o ha problemi reumatici. La tecnica Gua sha consiste nello sfregamento con uno strumento apposito (spatolina, o un cucchiaio di porcellana) per indurre un arrossamento e liberare gli strati esterni.
I martelletti, sia quelli che hanno degli aghi sulla testa che i più recenti in gomma, consentono di ottenere stimolazioni cutanee con percussioni ritmiche e vibrazioni.
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III. LA MOXIBUSTIONE La Moxibustione (o Moxa) è una particolare tecnica terapeutica della medicina tradizionale cinese, caratterizzata dall'applicazione prolungata di calore su punti e meridiani tipici dell'agopuntura. Si applica in abbinamento al massaggio, all'agopuntura o come tecnica singola. Tuttora questa pratica millenaria (alcuni sostengono sia precedente alla pratica dell'agopuntura) viene utilizzata negli ospedali cinesi che mettono ancora in atto la medicina tradizionale. Ad oggi la Moxibustione risulta priva di fondamento scientifico; sebbene possano esserci benefici nel trattamento dei sintomi, ad esempio in pazienti con cancro, la maggior parte degli studi non sono significativi. La storia della pratica della moxibustione è molto antica. I primi cenni storici di tale terapia risalgono al II-I secolo a.C. Nel 1973 furono rinvenuti alcuni libri in seta a Mawangdui, tra cui il “Classico della Moxibustione negli Undici Meridiani dei piedi e del braccio” e il “Classico della Moxibustione negli Undici meridiani dello yin e dello yang”. Questi provano l’esistenza della Moxibustione e la sua applicazione terapeutica ben otto secoli prima dei Tang e vengono considerati i più antichi testi di Medicina Cinese.
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L'etimologia del termine va fatta risalire alla parola Moe Kusa, (dal giapponese moe kusa = erba che brucia L'erba che viene fatta bruciare per questa tecnica è il cosiddetto “assenzio
cinese”,
scientificamente
conosciuto
come
Arthemisia vulgaris, pianta della famiglia delle Aesteracee. L’Artemisia è una pianta officinale che contiene vari oli essenziali e vari terpenoidi come l'eucaliptolo, il tujone e il cineolo; contiene anche flavonoidi e derivati della cumarina. Dell’Artemisia si utilizzano le foglie - raccolte in primavera che vengono essiccate, pressate e polverizzate in un mortaio fino a ricavare un impasto lanoso con cui si preparano delle palline o dei coni o dei sigari. I sigari di artemisia, lunghi circa 20 cm e con un diametro di 2 cm, sono composti da foglie intere avvolte in carta di gelso imbibita di albume d’uovo e ricoperto da un involucro di carta. La tecnica della moxibustione consiste nel bruciare questi preparati di artemisia o sulla pelle o indirettamente in prossimità di questa. La modalità diretta è sempre più in disuso, in quanto comporta un'ustione di secondo grado, con la comparsa di un flittene (vescicola subepidermica). La modalità indiretta invece è meno violenta, diffondendo il calore per induzione e non per contatto fisico: si esegue bruciando la sommità del sigaro e avvicinandolo alla pelle (almeno 3 cm di distanza). Se il sigaro viene mantenuto fermo, l'operazione dura all'incirca dieci minuti. Per trattamenti più lunghi, di circa venti minuti, il sigaro di artemisia viene ruotato con dei piccoli movimenti, evitando la possibilità di ustioni. Infatti l'artemisia, quando brucia al massimo è capace di irradiare una temperatura di 500 gradi, terapeuticamente molto efficace. Esiste una variante senza fumo per chi non sopporta l’odore intenso che viene emanato dall’Artemisia quando brucia. Questa tipologia di trattamento va eseguita con molta calma, a intervalli ben scanditi nel tempo. Solitamente l'applicazione dovrebbe essere intervallata da un giorno o due. Particolarmente indicata in caso di dolori articolari e cervicali legati al freddo e all'umidità o in quelli di bronchite e asma, la Moxa va invece evitata in caso di febbre elevata, ipertensione arteriosa e su aree cutanee non integre. E' sconsigliata sui bambini piccoli. Con il termine moxa adesiva si intendono coni o cilindri di artemisia disseccata che possono essere posizionati direttamente sulla pelle. Questi coni sono dotati di un piedino autoadesivo sul lato inferiore; nel piede è in genere presente un foro tramite il quale il calore all'incandescenza può penetrare fino alla pelle.
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In gravidanza la Moxa può avere, con le opportune cautele, importanti applicazioni: ad esempio, verso la trentacinquesima settimana di gestazione, può essere utilizzata per stimolare il rivolgimento di un feto dalla presentazione podalica a quella cefalica.
IV. COPPETTAZIONE (BA GUAN) Troviamo menzione della coppettazione già nel II secolo d.C. Essa prende il nome dallo strumento che viene utilizzato per realizzarla, ovvero piccole coppette prodotte in materiali diversi (vetro, ceramica, bambù) e posizionate su aree cutanee che spesso corrispondono ai punti dell’agopuntura. La Coppettazione modifica i flussi energetici, ristabilendo l’equilibrio funzionale corporeo; ciò avviene stimolando la circolazione sanguigna e linfatica, contribuendo a eliminare le tossine in maniera più immediata e diretta: Dato che l’applicazione tende a ravvivare il circolo energetico, le coppette si applicano ogni qualvolta vi sia il sospetto di un alterato circolo energetico. La tecnica consiste nell’applicare delle coppette delle grandezza di circa 5 centimetri per un tempo variabile (generalmente 5-10 minuti ma comunque non più di 20) su zone del corpo prive di peli e senza alcuna escoriazione; inizialmente il trattamento consigliato parte dalla schiena. Per fare in modo che le coppette aderiscano al corpo (tipo ventosa) prima si scaldano inserendo all’interno una piccola fiamma in modo tale da bruciare l’ossigeno, creare vuoto all’interno e donare così alla coppetta l’effetto aspirante. Possono essere applicate e lasciate ferme in un solo punto,
oppure
si
possono
muovere
sulla
zona
interessata compiendo diverse tipologie di movimento (lineare, circolare). La coppetta lascia un segno rossastro sulla pelle, conseguenza della stimolazione della circolazione.
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CAP. XV – ALCHIMIA E MEDICINA TRADIZIONALE CINESE
I più antichi testi alchemici cinesi esistenti, comprendenti il corpus Taiqing, il Cantong qi e il Baopuzi, risalgono al II-IV sec. a.C. La tradizione alchemica cinese, durata due millenni e tuttora ininterrotta in alcuni suoi aspetti, ha dato origine a numerose correnti, a un'ampia serie di pratiche e tecniche e a un corpus letterario di notevoli dimensioni, solamente in parte conservato sino a oggi. Le scuole di alchimia cinese, pur avendo come obiettivo comune la ricerca dell'immortalità si differenziano l'una dall'altra essenzialmente sul piano della pratica: la distinzione principale è quella tra i due rami convenzionalmente noti come waidan o alchimia esterna e neidan o alchimia interna. Gli alchimisti della scuola esterna si occupavano prevalentemente della ricerca dell'elisir di lunga vita (dan) attraverso la produzione di rimedi, elisir e pillole dell'immortalità, le cui componenti erano sia sostanze vegetali che sostanze animali e minerali, dando maggiore importanza, a seconda dei casi, al loro ingerimento oppure ai loro significati simbolici. I due ingredienti principali dell’alchimia taoista erano l’oro e il cinabro (solfuro di mercurio, di colore rosso vermiglio; dato il suo contenuto in mercurio, è da considerarsi tossico). Questi alchimisti affermavano che l'estrazione dell'elisir riproduceva il processo attraverso il quale la natura trasmuta spontaneamente minerali e metalli in oro: l'alchimia ha il compito di accelerare comprimendo o "manipolando" i secoli di tempo che il processo naturale richiede.
Li Shaojun disse all'imperatore: «Facendo offerte ai fuochi (zao), si possono evocare gli esseri soprannaturali (wu). Se li si chiama, il cinabro può essere tramutato in oro. Quando l'oro è stato prodotto e trasformato in recipienti per mangiare e bere, si può prolungare la propria vita. Se la propria vita è prolungata, si sarà in grado di incontrare gli immortali dell'Isola Penglai in mezzo al mare. Quando uno li ha visti e ha eseguito le cerimonie di feng e shan, non morirà mai.» L’alchimia interna (ancora oggi trasmessa e praticata), che usava il linguaggio alchemico per esprimere concetti fisiologici, mistici e spirituali, consiste invece nel conseguire la trasmutazione del corpo da mortale a immortale, intervenendo direttamente sull’organismo attraverso l'utilizzo di pratiche fisiche e mentali, quali esercizi respiratori, dieta (es: l’abolizione dei cinque cereali), ginnastica e particolari forme meditative. Con il tempo, le due forme, “interna” ed “esterna” dell’alchimia, divennero talmente complementari che, già dall’XI secolo, fu assolutamente impossibile distinguere una operazione dall’altra.
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La pratica dell'alchimia esterna waidan ebbe origine nella prima dinastia Han (206 a.C.–220 d.C.), crebbe in popolarità fino a quella Tang (618–907) quando il neidan cominciò a imporsi a seguito della morte di diversi imperatori per avvelenamento (molti elisir erano velenosi, con allucinazioni da avvelenamento da mercurio), e gradualmente declinò fino alla dinastia Ming (1368–1644). La medicina tradizionale cinese ha ereditato dall'alchimia esterna le basi di farmacologia tradizionale e dall'alchimia interna la parte relativa al Qi gong.
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