AT T U ALI TÀ V INO
Il Consorzio Cascine Piemontesi, promosso da Confagri, ha presentato a Torino l’ultima annata del vino di Ercole Zuccaro
Erbaluce cresce ancora
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a produzione non arriva a un milione e mezzo di bottiglie, il cinque per mille della produzione enologica piemontese. Ma l’interesse per l’Erbaluce di Caluso, uno dei primi vini piemontesi a fregiarsi della denominazione d’origine controllata nel 1967 - a Docg dal 2010 - è in forte crescita. I vigneti coltivati sono passati da 128 ettari del 2000 a 227 del 2020, con un incremento di oltre 77%. “È il segno tangibile della riscoperta di questo vino - dichiara Gianluigi Orsolani, vicepresidente di Confagricoltura Torino e titolare di una delle aziende storiche della denomi-
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nazione - che oggi appassiona molti giovani che impiantano vigneti, costruiscono cantine e cercano spazi commerciali”. L’uva bianca che si coltiva in Canavese, un’area collinare di origine glaciale tra le province di Torino (in prevalenza) e Biella, offre tre tipologie di vino: fermo, spumante metodo classico e passito. Quest’ultimo, ottenuto dalla spremitura di grappoli vendemmiati tardivamente e lasciati ad appassire in locali arieggiati fino alla primavera successiva, fatti fermentare e affinati per almeno quattro anni. Nel Seicento Giovanni Battista Croce, gioielliere ed enologo dei
LA DEA ALBALUCE, IL MITO CHE ALIMENTA LA STORIA
Storia e fantasia si fondono in questo vino che nasce sulle sponde di piccoli laghi morenici i più noti sono quello di Candia e di Viverone - contribuendo a creare piacevoli suggestioni. La leggenda narra che un tempo nelle terre dove ora ci sono le vigne dimorassero le ninfe del lago e dei boschi. Tra queste Alba, che con la sua bellezza fece innamorare di sé il Sole: il Tempo però non favoriva l’incontro tra i due, perché il Sole giungeva quando l’Alba se n’era appena andata. La Luna allora decise un giorno di non lasciare il cielo e un’eclissi favorì l’incontro. Nacque una creatura, Albaluce, con gli occhi color del cielo, la pelle di rugiada e lunghi capelli splendenti come raggi di sole. Gli abitanti del posto la veneravano a tal punto da donarle tutti i loro averi; cercarono poi nuove terre da coltivare e per questo decisero di prosciugare il lago, ma le acque travolsero tutto seminando distruzione. La ninfa Albaluce pianse per il dolore e dalle sue lacrime, si alzarono lunghi tralci, ricchi di grappoli dorati: fu così che nacque l’Erbaluce. (e.z.) 46 | MONDO AGRICOLO | GENNAIO-FEBBRAIO 2022
Savoia, cita già “l’Erbalus”, mentre Ottavio Ottavi, professore di scienze agrarie alla Scuola superiore di Agricoltura di Portici e fondatore del “Giornale vinicolo italiano”, nel 1886, riferendosi al passito ottenuto dall’Erbaluce parla del “Vin santo di Caluso” e del “Sauterne di Caluso”. “Oggi questi territori - spiega Corrado Scapino, presidente dell’Enoteca regionale dei Vini della Provincia di Torino - vivono una nuova stagione di successo grazie all’Erbaluce. La ricerca della qualità e il lavoro di promozione hanno favorito l’ampliamento nelle carte dei vini da parte della ristorazione, che spingono l’offerta di produzioni ottenute da vitigni autoctoni”. Il Consorzio Cascine Piemontesi, promosso da Confagricoltura, ha recentemente presentato a Torino l’ultima annata dell’Erbaluce di Caluso. Gabriele Busso, responsabile del servizio tecnico di Confagricoltura Torino e direttore del Consorzio di tutela che riunisce oltre l’80% della base produttiva, ha definito il 2021 “un ottimo millesimo: le uve offriranno vini con caratteristiche di grande freschezza, idonei anche per l’affinamento”. nnn