/ ENOGASTRONOMIA
Food
for change
L’industria alimentare è anch’essa una grande componente del problema del riscaldamento globale. Cambiare le nostre abitudini alimentari può essere altrettanto importante per la salute del pianeta del passaggio all’auto elettrica. Per favorire il cambiamento e’ nato Food for Change, che si batte per la sempre maggiore diffusione di un’alimentazione sostenibile. “A livello globale la produzione di cibo è responsabile di un quinto delle emissioni di gas serra, mentre la produzione di mangimi occupa il 40% della produzione agricola mondiale”, dice Carlo Petrini, presidente di Slow Food. “Da sempre sosteniamo e condividiamo quelli che sono i tre pilastri della Fao per il progetto #FameZero: contrastare lo spreco di cibo, che ogni anno raggiunge 1,3 miliardi di tonnellate nel mondo; favorire un approccio integrato in agricoltura, quella che noi chiamiamo agroecologia e che si basa sul rispetto della biodiversità e sull’interazione tra colture, allevamento e suolo. Terzo elemento, alla base delle attività di Slow Food, è seguire una dieta sana e sostenibile”. Proprio a questo proposito Slow Food in collaborazione con Indaco2 (spin off dell’Università di Siena) ha analizzato l’impatto di una dieta attenta e
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NOVEMBRE/DICEMBRE 2018
amica del clima con una non sostenibile. “Il risultato? Il processo produttivo degli alimenti su cui si basa una dieta non sostenibile genera quasi il triplo dei gas serra rispetto a una sana e rispettosa dell’ambiente”. Il consumo settimanale di prodotti non sostenibili comporta una produzione di gas serra pari a 37 kg CO2 eq, mentre con una sana siamo a 14 kg CO2 eq. “Un anno di buone abitudini ci farebbe quindi risparmiare CO2 pari alle emissioni di un’auto che percorre 3300 km”, conclude Petrini. Un interessante studio che ha anche analizzato l’impatto di singoli alimenti, dalle mele al latte, dalla carne al formaggio. Prendendo ad esempio le uova, si calcola che il risparmio di CO2 realizzato ogni anno da un allevamento all’aperto che rispetta ambiente e animali, rispetto a uno industriale, corrisponde alle emissioni di un’auto che percorre 30.200 km. “Insomma, serve l’impegno di tutti. Domani è troppo tardi”, conclude Petrini. “Con Food for Change possiamo cambiare anche di poco le nostre abitudini alimentari e riuscire davvero a fare la differenza”.
Fonte: Slow Food