N.10 GIUGNO 2019
IN QUESTO NUMERO // ORA SI SUONA PER ELISA // FOCUS EUROBASKET // NOTHING BUT AZZURRE // GIULIA RULLI TRA GIOIE E DELUSIONI // DIETRO LE QUINTE DI EUROBASKET CON PAOLA ELLISSE // MARIANNA (BALLEGGI) D’ITALIA // SPECIALE BOLOGNA BY TAVA // GIOVANILI: LE DUE REGINE
GIUGNO 2019
N.10
in questo numero 1 EDITORIALE
There will be time
3 nazionale
Nothing but azzurre
7 numbers 9 Focus
La corsa all’oro
15 cover story
Ora si suona per Elisa
21 primo piano
Dolce amaro
27 altri mondi
Dietro le quinte
31 storie
Marianna d’Italia
35 speciale
Gioia contagiosa
41 giovanili
Le due regine
46 flash news Di manuel beck 48 IL BASKET VISTO DA UN MARZIANO Il gatto con gli stivali
49 PALLA E PSICHE
Karma e sangue freddo
50 (SA)TIRO SULLA SIRENA
Una lunga estate caldissima
52 gaetano risponde
Francy e le altre
53 la foto del mese
DIRETTO DA Silvia Gottardi REDAZIONE Silvia Gottardi,
Bibi Velluzzi, Giuseppe Errico, Giulia Arturi, Caterina Caparello, Paola Ellisse, Manuel Beck, Marco Taminelli, Linda Ronzoni, Gaetano Laguardia, Paolo Seletti, Alice Buffoni, Alessandra Tava
PROGETTO GRAFICO Linda Ronzoni/ Meccano Floreal
INFOGRAFICA Federica Pozzecco IMPAGINAZIONE Grazia Cupolillo/ Meccano Floreal
FOTO DI Marco Brioschi,
Ciamillo/Castoria, Giovanni Cassarino Fiba 3x3, Fiba, Archivio Fip
editoriale
THERE WILL BE TIME di silvia gottardi
Giugno, un altro anno se n’è andato. Poi ci sarà l’estate e a settembre ne comincerà uno nuovo. No, non sono impazzita, lo so benissimo che l’anno solare finisce con dicembre, ma per chi, come me, ha sempre calcolato il passare del tempo con le stagioni cestistiche, giugno rappresenta la fine dell’anno. I campionati senior sono finiti, quelli giovanili quasi, è periodo di mercato e cominciano i camp. E anche per Pink Basket è arrivata l’ora di andare in vacanza dopo questo ultimo numero stagionale, in cui abbiamo voluto dedicare ampio spazio alle azzurre e alla Nazionale. Perchè la maglia azzurra è la maglia che ci unisce tutti, a prescindere dai colori di appartenenza, e che ci fa sognare. E perché questo Europeo lo stavamo aspettando da due anni, da quando una Zandalasini in lacrime ha detto: “There will be time”. Ora quel momento è arrivato! La prima stagione di Pink Basket è stata ricca di soddisfazioni, ma non è stata semplice, come sempre quando si lanciano dei progetti nuovi: tante idee, tanto entusiasmo, tanto lavoro, poche risorse. Devo ringraziare i miei collaboratori che, spinti dalla mia stessa bruciante passione, ogni mese mi hanno puntualmente (o quasi) aiutata a confezionare il Magazine. Da sola non ce l’avrei mai fatta. Ora ci prenderemo una pausa per tornare più carichi che mai a Settembre con tante novità, e continuare a raccontarvi questo magico mondo e le sue protagoniste, che meritano ancora maggiore rispetto e visibilità. Il calcio femminile sta facendo innamorare tutta l’Italia? Bene, possiamo farlo anche noi, perché in fin dei conti abbiamo tutto quello che serve: talento, grinta e il viso pulito di chi sta mettendo tutto il suo cuore in quello che fa. Forza azzurre e buone vacanze a tutti!
GIORGIA SOTTANA MIX DI TALENTO, ESPERIENZA E LEADERSHIP, HA EREDITATO LA FASCIA DI CAPITANA DA MASCIADRI.
nazionale
NOTHING BUT AZZURRE EUROBASKET: SI COMINCIA! ZANDALASINI, SOTTANA E PENNA LE PUNTE DICHIARATE DI UNA NAZIONALE IN CUI TUTTE SONO FONDAMENTALI. CINQUE LE ESORDIENTI A UN CAMPIONATO EUROPEO. CRESPI: “È UNA SQUADRA CONTEMPORANEA, CHE HA VOGLIA DI OSARE”
Di Bibi Velluzzi
l’
esplosione mediatica del calcio femminile ha esaltato
chiunque. Figuriamoci le azzurre del basket che dal 27 in Serbia si giocano l’Europeo a due anni di distanza dalla beffa subita in Repubblica Ceca, quando a Cecilia Zandalasini venne sanzionato un fallo antisportivo che determinò, di fatto, la caduta delle ragazze di Andrea Capobianco e l’impossibilità di accedere al sogno delle prime piazze. “Il calcio femminile ha avuto un’esplosione incredibile con tanti interessi attorno, ma ricordiamo che le aspettative dipendono dal comportamento degli altri”, sentenzia Marco Crespi il ct che ha portato le ragazze all’Europeo battendo la Svezia a La Spezia.
SQUADRA E STAFF Crespi, tecnico di provata esperienza
nella maschile, con un ruolo da commentatore tecnico televisivo dell’Nba mai abbandonato, ha svecchiato notevolmente la squadra, chiudendo con parecchie polemiche il rapporto con la capitana simbolo Raffaella Masciadri. Non aveva rinunciato ai centimetri di Ka-
thrin Ress ma sono i fastidi fisici ad aver convinto la pivot bolzanina ad abbandonare la causa azzurra in attesa di riprendere l’attività quando sarà in condizione. La pattuglia è giovane, Crespi ha uno staff nuovo al suo fianco: “Giovanni Lucchesi ci ha dovuti abbandonare perché non è stato bene, Cinzia Zanotti ha avuto ugualmente delle difficoltà. Ora con me c’è Alessandro Magro che ho già avuto come assistente a Siena e che è stato accolto molto bene anche dalle ragazze. Poi Nazareno Lombardi che ha esperienza nel femminile e nel settore azzurro. E quindi abbiamo ancora una figura indispensabile come il preparatore Matteo Panichi al quale abbiamo aggiunto Francesca Zara che è pure lei una preparatrice atletica, ma è molto molto di più. Viene dal campo, ha fatto l’Eurolega, la Wnba, è una figura di raccordo importante con le ragazze. Davvero una presenza che ritengo molto importante”. La squadra ha tre punte dichiarate: Cecilia Zandalasini, ala del Fenerbahce che dovrebbe arrivare al primo appuntamento con la Turchia del 27 in buone
nazionale
condizioni dopo essersi procurata una distorsione alla caviglia che le ha fatto svolgere in differenziato quasi tutto il ritiro, Giorgia Sottana, la capitana che eredita la fascia da Mascia, che si ricarica dopo le delusioni proprio col Fenerbahce dove l’hanno utilizzata solo in Eurolega, ed Elisa Penna che ha finito, bene, l’esperienza di college americana a Wake Forest e mette il suo talento a disposizione della squadra. Crespi è stato bravo a pescare in Australia la passaportata play Nicole Romeo che dà grinta, ritmo, energia. L’esperienza da gennaio a Ragusa le è servita a calarsi ancora meglio nella realtà italiana. La play titolare resta Francesca Dotto, l’unica di Schio che è cresciuta a livello europeo. Mentre una che l’esperienza l’aveva già è inossidabile è indistruttibile, Martina Crippa (che ha già raggiunto le 100 presenze in Nazionale), difensore per eccellenza, quella di cui puoi sempre fidarti, quella che ti neutralizza l’avversaria più pericolosa. Sabrina Cinili e Olbis Andrè sotto canestro sono le altre giocatrici di cui coach Crespi non può fare a meno. “Ma tutte sono fondamentali, le punte che abbiamo hanno bisogno delle altre compagne. Questa è una squadra contemporanea” ama dire Crespi. Che rimarca più volte il
concetto di contemporaneità. Su Romeo puntualizza: “Ci dà istintività e spavalderia elettrica. Dalla panchina aggiunge sempre qualche cosa”. Crespi esalta il gruppo e il movimento: “Venite a vedere anche loro, ci sono tante belle storie umane e sportive da raccontare, anche nel mondo della A2 che ha tantissimi aspetti da mostrare”. Sulla squadra che va ad affrontare nell’ordine Turchia, Ungheria e Slovenia dice: “Ha una sua identità, inutile fare paragoni con due anni fa. È una squadra che ha voglia di osare, e questo è l’aspetto fondamentale. Non vedo una partita più facile o difficile delle altre. È un girone equilibrato. So che non siamo in quello della morte, quello con Belgio, Russia e Serbia, ma ci andremo eventualmente (non arrivando primi) a sbattere. Ma siamo cresciuti, giochiamo un basket contemporaneo”. Lorela Cubaj sarà il cambio delle lunghe, un’altra ragazza che matura negli Stati Uniti.
CAPITANA Il pre Europeo è stato confortante. Crespi ha
tenuto 14 giocatrici che hanno dato il massimo: “Le due tagliate (Gorini e Nicolodi, ndr) non sono due bocciate né due escluse, semplicemente si può andare soltanto
FRANCESCA DOTTO PUNTO DI RIFERIMENTO DELLA NAZIONALE, È CRESCIUTA MOLTO GRAZIE ALLE DUE STAGIONI IN EUROLEGA.
in 12”, ribadisce il ct. L’Italia ha giocato tanto è dappertutto, in casa e all’estero. Insomma, arriva all’appuntamento di Nis con la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile per l’obiettivo. “Che è il pre olimpico. Arrivare tra le prime sei è quel che vogliamo”, spiega la nuova capitana Sottana. Che, intelligentemente, chiude anche il discorso sulla beffa di due anni fa a Praga. “Sì, basta, ora rigiochiamo, è stato un errore arbitrale, ma noi non siamo riuscite a vincere. Si volta pagina e basta. Giochiamo un Europeo che immagino sarà di alto livello. Non c’è solo l’armata Spagna (peraltro senza Alba Torrens infortunata), il livello medio è buono. Nazionali come Serbia, Russia e Belgio sono tanto migliorate e maturate. Noi siamo in Serbia per dire la nostra. Non è una frase fatta, ma il gruppo è solido e può essere la nostra forza. Tutte le giocatrici sono e si sentono molto importanti”. Sottana parla anche lei del boom mediatico del calcio femminile. “Perché questo succeda occorre investire dei soldi e sul calcio mi sembra ne stiano investendo parecchi. Noi facciamo il nostro, abbiamo SkySport che ci segue ovunque e questo è già un bel vantaggio”, dice la capi-
tana che ha raccolto il testimone da Masciadri: “Sono onorata, ma non ci penso, onoro maglia e ruolo, vestire l’azzurro è qualcosa di straordinario”.
CONVOCATE Saranno cinque le esordienti al Campionato Europeo, ovvero Caterina Dotto, Romeo, Cubaj, Ercoli e Andrè. La veterana del gruppo è Giorgia Sottana, per il capitano quello in Serbia sarà il quinto Europeo (2007, 2013, 2015 e 2017), 4 per Cinili e Francesca Dotto. Le Azzurre (anno di nascita, altezza, ruolo, presenze, punti): 0 Caterina Dotto (’93, 1.70, Playmaker, 14, 77) 3 Nicole Romeo (’89, 1.66, Playmaker, 10, 104) 7 Giorgia Sottana (’88, 1.75, Guardia, 134, 1298) 9 Cecilia Zandalasini (’96, 1.85, Ala, 46, 440) 10 Francesca Dotto (’93, 1.70, Playmaker, 88, 613) 13 Valeria De Pretto (’91, 1.85, Ala, 29, 80) 14 Martina Crippa (’89, 1.78, Guardia, 102, 344) 19 Lorela Cubaj (‘99, 1.93, Centro, 8, 23) 20 Elisa Ercoli (‘95, 1.90, Centro, 11, 10) 23 Sabrina Cinili (’89, 1.91, Ala, 95, 387) 33 Olbis Andre Futo (’98, 1.86, Centro, 19, 145) 41 Elisa Penna (’95, 1.91, Ala, 34, 226).
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numbers / /
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/ CLUB italiani
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2018
2017
2016
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2014
2013
2017-2018
2012
2018-19
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EMMA MEESSEMAN MVP EUROLEGA FINALS 2018, NEL MIGLIOR QUINTETTO DI EUROBASKET 2017 E DEI MONDIALI 2018. STELLA NBA. DOVE SAPRÀ PORTARE IL SUO BELGIO QUESTA VOLTA?
focus
La corsa all’oro
IN QUESTO APPROFONDIMENTO SCOPRIAMO NEL DETTAGLIO LE NOSTRE AVVERSARIE AD EUROBASKET WOMEN 2019 E LE PRINCIPALI GIOCATRICI DA TENERE D’OCCHIO. ITALIA INSERITA NEL GRUPPO C DI NIS CON TURCHIA, UNGHERIA E SLOVENIA. OBIETTIVO AZZURRO: IL PRE-OLIMPICO
Di Giuseppe Errico
è
davvero tutto pronto in Serbia e Lettonia dove il ven-
tisette giugno si accenderanno i riflettori su EuroBasket Women 2019. Sedici squadre divise in quattro gironi daranno l’assalto al trono della regina Spagna che dovrà fare a meno della sua stella numero uno Alba Torrens che sta recuperando da un brutto infortunio. Il girone A, composto da Ucraina, Inghilterra, Lettonia, Spagna, ed il gruppo B con Svezia, Francia, Repubblica Ceka e Montenegro giocheranno a Riga in Lettonia. Il gruppo C dove ci saranno impegnate le nostre azzurre insieme a Turchia, Slovenia ed Ungheria ed il girone D con Bielorussia, Russia, Belgio e Serbia giocheranno nelle città serbe di Nis e Zrehjanin. Le prime classificate di ogni girone accederanno ai quarti di finale, mentre le seconde e terze classificate andranno agli spareggi con gli incroci tra i gironi. Per il girone delle nostre ragazze l’eventuale incrocio sarà con il girone D.
Nuove e Vecchie Conoscenze Giorgia Sottana e compa-
gne hanno pescato dalla prima fascia la Turchia, una vecchia conoscenza per le azzurre per averle incontrate nell’ultimo amaro Europeo in Repubblica Ceca. Sesta nel ranking mondiale della Fiba, si è presentata alle qualificazioni con la squadra più giovane di sempre nella storia turca. Undici giocatrici sotto i venticinque anni, questo, è il nuovo corso di coach Ekrem Memnun, santone del basket femminile turco. Ha salutato la nazionale la leggenda del basket turco Vardarli-Demirmen (compagna di squadra nel Fenerbahce di Sottana e Zandalasini) e coach Memnun si affida in cabina di regia all’esperienza della trentaduenne play del Galatasaray Isil Alben e Cakir Turgut mentre opzioni in attacco sono fornite da Tugce Canitez e Bahar Caglar. Nel pitturato non ci sarà Quanitra Hollingsworth (ricordate la famosa gomitata a Chicca Macchi?): come naturalizzata è stata scelta Kia Stokes, anche lei nel Fener con le nostre due azzurre. Tilbe Senyurek e Pelin Bilgic daranno con la loro esperienza il contri-
focus buto necessario anche per far crescere al meglio le stelline Yalcin, Koksal ed Erat. La Slovenia dopo la prima storica qualificazione negli ultimi europei ci prende gusto e si qualifica a questa manifestazione arrivando prima nel girone con cinque vittorie ed una sconfitta. Dopo le assenze delle veterane Maja Erkic e Sandra Prsic coach Damir Grgic guarda al futuro e spera che le nuove leve possano prendere il testimone con lo stesso slancio dimostrato a livello giovanile con il raggiungimento della finale europea under 20. Il roster vanta ancora giocatrici di livello internazionale come Teja Oblak, Nika Baric ed una conoscenza del nostro campionato, Eva Lisec (Famila Schio). Entrano nel gruppo le
con la sempreverde Silvia Dominguez, l’energica Queralt Casas e Cristina Ouvina oltre a Marta Xargay e Anna Cruz. Nel pitturato Astou Ndour che ha impressionato abbastanza per un posto negli All-Star Five lo scorso anno alla Coppa del Mondo, oltre alla recente vincitrice della EuroCup Women, Laura Nicholls e alla sempre affidabile Laura Gil. Un occhio di riguardo per la Russia, una delle formazioni che ha fatto maggiori progressi negli ultimi anni con la coppia Maria Vadeeva e Raisa Musina che sono pronte per diventare i totem del basket europeo ma che dovranno lottare molto nel girone della morte di questo europeo contro Serbia, Belgio e Bielorussia. Queste sono le
Le prime sei dell’EuroBasket Women 2019 si qualificano per il torneo Pre-Olimpico che si terrà dal 2 al 10 febbraio 2020. baby slovene Kroslej, Senica e Friskovec e la naturalizzata americana Shante Evans per garantire un’ottima potenza di fuoco. Dall’ultima fascia le azzurre hanno pescato l’Ungheria che ha incrociato le armi con le nostre nel periodo estivo in preparazione alla seconda fase di qualificazione. Tassello importante nelle qualificazioni è stata senza dubbio la naturalizzata Cyesha Goree vista la scorsa stagione in maglia Reyer Venezia che non rientra però nelle dodici per questo europeo, il nuovo allenatore coach Norbert Szekely ha deciso di fare a meno anche dell’esperienza di Courtney Vandersloot cercando più equilibrio nel pitturato. La Slovenia si affida ai giovani talenti del calibro di Agnes Studer che si è distinta negli ultimi europei under 20 e guarda con entusiasmo alla crescita di Reka Lelik, Debora Dubei e Livia Gereben.
Power Ranking Non è mai facile fare previsioni in una
manifestazione così di alto livello e così concentrata nel tempo: le sorprese sono sempre dietro l’angolo e la condizione fisica farà senza dubbio la differenza. La Francia dopo tre medaglie d’argento consecutive cerca il grande colpo. La metà del roster farà il suo debutto in una fase finale, con le apparizioni per la prima volta di giocatrici del calibro di Bria Hartley, Marieme Badiane, Ornella Bankole e Sara Chevaugeon. Senza l’infortunata Helena Ciak, Diandra Tchatchouang e Sarah Michel, molto dipenderà dall’esperienza e dal talento del quartetto chiave di Marine Johannes, Endy Miyem, Sandrine Gruda e Valeriane Ayayi. Le detentrici della Spagna si presentano senza l’Mvp del 2017 Alba Torrens (che sta recuperando dopo l’operazione) e coach Lucas Mondelo ha richiamato Laia Palau che aveva annunciato il ritiro dalla nazionale due anni fa a Praga. Il roster comprende giocatrici di grande esperienza,
formazioni che ad oggi hanno qualcosa in più delle altre anche se non si può certa dimenticare il Belgio con Emma Meesseman e Kim Mestdagh che comunque si uniranno in ritardo a causa dei loro impegni in Wnba. Oppure la Serbia che cerca di ritornare sul tetto d’Europa dopo il bruttissimo europeo di Praga.
Cinque Ragazze posson bastare Chi bisogna tener d’oc-
chio in questo Europeo? Proviamo a giocare e vi segnaliamo cinque giocatrici da seguire con maggior attenzione. La storia ci dice che la Spagna probabilmente non riuscirà a bissare il titolo di Praga, infatti, bisogna tornare indietro di trenta anni per trovare una nazionale che è stata capace di vincere due titoli consecutivi. Essendo stata assente a Praga Astou Ndour (Spagna) sarà più motivata per eccellere in questo europeo e per migliorare il suo bronzo nel 2015. Da allora è cresciuta in maniera esponenziale e se dovesse ripetere le prestazioni dell’ultimo mondiale probabilmente la storia sarebbe riscritta. Emma Meesseman (Belgio) è il cuore e l’anima della squadra belga, un talento di livello mondiale e protagonista assoluta del bronzo europeo nel 2017. Due volte consecutive negli All-Star Five, l’ultima al mondiale di Spagna, cerca la sua terza presenza consecutiva nei migliori quintetti con i suoi punti, i sui rimbalzi e la sua leadership. Quando penso alla Turchia il primo nome che mi viene in mente è sempre Isil Alben, un modello di riferimento ed una leader straordinaria per il suo paese da diversi anni. Una leggenda nel suo Galatasaray che avrà ancora più responsabilità dopo le assenze di Yilmaz e Birsel Vardarli, “Capitan Fantastic” deve tenere vive le speranze della Turchia di raggiungere il sogno olimpico. Marine Johannes (Francia) è una giocatrice brillante e ci sono davvero poche giocatrici che fanno
MARINE JOHANNES LE AMBIZIONI DELLA FRANCIA PASSANO DALLA VENA ISPIRATRICE DI JOHANNES, GIOCATRICE CHE IN CAMPO SA DIVERTIRE COME POCHE.
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focus
divertire il pubblico più di lei. Quando si accendono le luci sul parquet devi assolutamente aspettarti i suoi canestri impossibili o gli assist da circo: se la Francia ha ambizioni molto passerà dalla vena ispiratrice di Johannes; per lei è arrivato il momento di mostrare la sua leadership nei momenti caldi di un europeo soprattutto quando la pressione comincia a farsi sentire. Non poteva mancare in questa nostra
lista Maria Vadeeva (Russia), una macchina costruita per primeggiare giovanissima ma è già al suo terzo europeo. Nella fase di preparazione, insieme a Musina sua compagna di squadra ad Ekaterinburg, ha dimostrato tutto il suo valore con doppie doppie a raffica ed uno stato di forma eccellente. Un colosso potenzialmente inarrestabile, il fiore all’occhiello di una squadra russa che vuole riscoprire il suo Dna vincente.
MARIA VADEEVA UN COLOSSO POTENZIALMENTE INARRESTABILE. GIOVANISSIMA, CLASSE 1998, MA GIÀ AL SUO TERZO EUROPEO.
Programma Pochi giorni fa la Fiba ha confermato il
programma finale. Le squadre che finiranno per prime in ciascun gruppo avanzeranno direttamente ai quarti di finale, mentre le squadre che terminano seconde e terze accederanno al barrage per i quarti di finale, che si terranno rispettivamente a Riga e Belgrado. La Fase Finale si giocherà nella capitale serba, alla Belgrado Arena, a partire dai quarti di
finale il 4 luglio. L’evento si concluderà il 7 luglio, con la Third-Place Game programmata per le 17:30 e la finale alle 20:30. Per le altre squadre che non concorreranno per le medaglie ci sarà comunque ancora molto da fare, le prime sei squadre della FIBA Women EuroBasket 2019 accedono ai quattro Tornei Olimpici di qualificazione femminile FIBA del 2020.
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ELISA PENNA, CLASSE 1995, HA VINTO TRE SCUDETTI GIOVANILI CON IL GEAS E UNO CON LA REYER. DOPO QUATTRO ANNI AL COLLEGE, A WAKE FOREST, NELLA PROSSIMA STAGIONE TORNERÀ IN ITALIA CON LA MAGLIA DELLA REYER VENEZIA
cover story
Ora si suona per Elisa ELISA PENNA, COME LA CELEBRE ‘BAGATELLA’ DI BEETHOVEN, RIEMERGE
DOPO ANNI DI LONTANANZA PER PROPORSI AL MASSIMO LIVELLO IN NAZIONALE: UNA PARABOLA MAI VISTA. RIPERCORRIAMO LA SUA ORIGINALE CARRIERA CON QUATTRO PAROLE CHIAVE: SFIDA, AMERICA, TIRO, COELHO
di GIULIA ARTURI
S
fida. Una parola che ricorrerà diverse volte nel corso
di questa intervista. È una costante nella carriera di Elisa Penna. Sin da piccola, quando ha lasciato il Geas per fare due anni di esperienza al college Italia, la prospettiva di un salto di qualità ha avuto la meglio su paure e timidezza. Nel nome della pallacanestro Elisa è andata lontano dalla famiglia a soli 15 anni, è approdata in uno dei club più prestigiosi d’Italia a 17, ha attraversato un oceano a 19: “Effettivamente sono un po’ timida e a volte timorosa e affrontare nuove esperienze mi crea un po’ d’ansia. Ma ho fatto tutto per il basket: i grandi cambiamenti, le sfide, sono stati sacrifici fatti per la voglia di giocare e di realizzare i miei sogni. Ogni tanto, nei momenti di difficoltà in America, mi dicevo: ‘Basta, che ci sto a fare qua, al diavolo tutto me ne torno a casa’. Poi ci pensavo e mi ripetevo: ‘Vedrai che ti farà bene, sia come persona, sia per il basket’, allora stringevo i denti e andavo avanti. Per superare le mie difficoltà ho usato le risorse che
prendo dall’amore per questo sport e la voglia di non arrendersi”. Ripercorriamo la tua carriera. Come hai iniziato a giocare? “Ho cominciato da piccolina a sei anni. Il basket è una questione di famiglia: mio papà giocava e la mamma portava sempre me, mia sorella e mio fratello (entrambi più grandi) in palestra per vederlo. Poi è stata la volta dei miei fratelli, allora io andavo sempre a prenderli finiti gli allenamenti. Sono cresciuta con il basket e inevitabilmente me ne sono innamorata anch’io”. L’esperienza a Sesto è stata quella che ti ha lanciata. Zandalasini, Kacerik, Barberis, Gambarini: è stato un gruppo fondamentale per te? “Sì, sicuramente. Mi muovevo fra atlete molto talentuose, sono state delle grandi stagioni, ed è stato bello potersi confrontare con giocatrici di così alto livello, tutte ragazze che oggi si vedono sui campi di A1 e A2”.
cover story
QUELLO CHE STA PER INIZIARE È IL SECONDO EUROPEO PER ELISA, DOPO QUELLO DEL 2017. CON LE NAZIONALI GIOVANILI HA VINTO UN BRONZO ALL’EUROPEO U16 A CAGLIARI NEL 2011, L’ARGENTO ALL’EUROPEO U20 GIOCATO A SAMSUN NEL 2013 E IL BRONZO ALL’EUROPEO U20 DISPUTATO A UDINE NEL 2014.
Facevi tanti chilometri per andare ad allenarti. Ti è mai pesato? “Sinceramente no. Era un sogno essere in una società come il Geas, quindi era un sacrificio che facevo volentieri. Allora giocava anche mia sorella Jessica, quindi sul pulmino ero sempre in compagnia e la fatica di andare avanti indietro si sentiva meno. Poi c’era Giulio alla guida, un grande personaggio, i viaggi con lui erano uno spasso (Giulio ha guidato i pulmini del Geas per decenni, tuttora non si perde una partita, ndr)”.
trare nel mondo senior. Quando sono arrivata la squadra era in A2, e per la prima volta mi confrontavo con gente molto esperta e anche più grande di me. Io allora avevo 17 anni, è stata un’esperienza che mi ha messo di fronte a situazioni di campo e di vita che al College Italia o negli anni delle giovanili non avevo mai affrontato. E in definitiva mi ha sicuramente aiutato a crescere”.
Poi hai fatto un altro salto e sei andata al College Italia per due stagioni. Cosa ti aspettavi di trovare in quell’ambiente? “Soprattutto rappresentava una sfida, ed è stato quello che effettivamente ho vissuto: in quell’occasione ero veramente lontana da casa e per me si trattava di un grande cambiamento. Mi è andata bene e sono stata fortunata ad aver incontrato un altro gruppo super, che mi ha fatto subito sentire parte della famiglia. Ero piccola e molto timida, ma ho trovato tante persone che mi hanno aiutato ad ambientarmi”.
Poi hai scelto di mollare tutto e intraprendere un altro viaggio, questa volta negli Stati Uniti per la precisione alla Wake Forest University. Un’occasione che hai colto al volo o è maturata con il tempo? “Era già da un po’ che avevo in testa l’idea del college in America, un sogno quello di andare nella patria del basket che però non avevo mai concretamente considerato. Pensavo di aver perso quell’occasione, ma al mio ultimo anno a Venezia mi dissero che ero ancora in età. Wake Forrest mi chiamò, gli mancava proprio il numero 4 e dissi di sì; avrei potuto dedicarmi al basket, ma anche studiare ed era quello che volevo: giocare a buon livello, migliorare e laurearmi. Ho scelto di studiare psicologia, era la soluzione perfetta”.
Sei stata al College due anni e poi sei andata alla Reyer. Cosa ricordi di questo altro passaggio? “Di nuovo una sfida: andare a Venezia ha significato en-
Tante altre ragazze come te in questi ultimi anni hanno fatto questa scelta. Per alcune si migliora di più negli Usa per altre meglio in Italia. La tua espe-
rienza cosa ti ha insegnato? Hai mai avuto dubbi sulla tua decisione? “No, mai. Ciò che sono diventata come persona e come giocatrice mi rende contenta del percorso che ho fatto, di come mi sono realizzata. Non so come sarebbero andate le cose se fossi rimasta in Italia, ma per me è stata la scelta giusta. Poi dipende dal modo in cui ognuno affronta la situazione, dalla serietà che ci mette e dalla capacità di saper sfruttare l’opportunità che ti viene offerta, in America come in Italia. Conta molto anche l’ambiente in cui ti trovi, l’impegno e la determinazione che si investono. Certo se vai al college, ovviamente vale anche se resti in Italia, per divertirti e uscire tutte le sere non migliorerai mai. In definitiva è un fatto soggettivo”. Per quanto riguarda l’aspetto cestistico, in America in cosa pensi di essere davvero migliorata? “Sicuramente al college mi sono costruita fisicamente. Sono arrivata magrolina e ora sono decisamente diversa sotto questo aspetto, anche se devo ancora lavorarci. Sul campo, invece, principalmente il tiro, che ho sviluppato grazie a tantissimi allenamenti individuali d’estate. Nella post season, l’assistente allenatore mi martellava su questo fondamentale, e passavamo le ore a lavorarci”.
Ti sei trovata bene anche sotto il profilo della cultura americana, basket a parte? “È stato impegnativo all’inizio, perché è veramente tutto differente, soprattutto come le persone si approcciano a vicenda. Dopo il primo anno ho iniziato ad integrarmi davvero e a stare bene; infatti qualcosa dell’America mi manca, certi aspetti della loro vita, le persone. Per esempio, un’apparente banalità: là puoi andare in giro vestita come ti pare, anche se sembri appena scesa dal letto nessuno ci fa caso, a differenza dell’Italia dove vieni subito guardata con stupore. Ho capito perché gli italiani vengono indicati come icone di stile: non ci vuole molto, considerati gli standard americani (risata)!”. Hai anche costruito dei rapporti umani importanti in questi anni? “Sì, soprattutto con alcune mie compagne sono riuscita a instaurare dei bellissimi rapporti di amicizia. Infatti, ci sentiamo quasi ogni giorno, mi mancano!”. Capitolo Nazionale: hai esordito prestissimo, tanti raduni e amichevoli, una lunga gavetta. Come l’hai vissuta? Ti sei sentita seguita dai tecnici anche se giocavi lontano? “Sì, ho percepito un certo interesse degli allenatori nel
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cover story seguirmi nel mio percorso, per vedere come crescevo, come miglioravo”. Ora nell’ultima partita contro la Bielorussia hai segnato 27 punti, record in azzurro e ti ritrovi in una situazione un po’ unica: una delle giocatrici più forti e attese della Nazionale senza avere alle spalle un campionato giocato in Italia. Che effetto ti fa? “Cerco di non pensarci. Non ho una grandissima autostima, che da un certo punto di vista è un problema, quindi in realtà non mi reputo una giocatrice così importante. Ogni volta che vado un campo cerco di dare
grande lavoro di comunicazione per farci conoscere al pubblico. È bello pensare che come gruppo aiutiamo un movimento femminile, nel nostro caso il basket, ad emergere, a rappresentare la donna nello sport”. Tornerai a giocare a Venezia il prossimo campionato. Sei pronta per affrontare questa nuova, ennesima sfida? “Sono molto felice. Prima di tutto perché finalmente sarò vicino a casa e potrò vivermi maggiormente la famiglia e gli amici. Sarà un’emozione, non posso dire di aver davvero mai giocato in A1 ed ecco quindi ancora
Ho fatto tutto per il basket: i grandi cambiamenti, le sfide, sono stati sacrifici che ho sostenuto per la voglia di giocare e di realizzare i miei sogni il massimo, di fare quello che so fare. Poi se arrivano i 27 punti bene, altrimenti il mio contributo sarà un altro. Mi impegno sempre a fare la mia parte e quello che mi viene chiesto”.
una sfida: voglio vedere se oggi sono in grado di farlo. Non vedo l’ora di entrare in questo mondo con il quale ho già avuto un primo approccio, ma senza mai viverlo veramente”.
Avverti una certa pressione o sei serena? “Sono serena, non credo di sentire alcuna pressione da parte di fattori esterni. Cerco solo di giocare a basket e per quanto possibile di divertirmi; la pressione ti limita in tante cose, meglio farne a meno”.
C’è una giocatrice o giocatore, o sportivo in genere al quale ti sei ispirata? “Stimo molto Elena Delle Donne perché pur non essendo velocissima riesce a battere chiunque. Tra gli uomini dico Clay Thompson: perché il suo tiro è perfezione, bellissimo da vedere e molto efficace. E non è l’unica cosa che sa fare”.
C’è qualcosa nel tuo bagaglio tecnico su cui stai particolarmente lavorando? “In questo periodo di raduno cerco di essere molto focalizzata sulla difesa. Al college usavamo tanta zona, la difesa 1vs1 era stata un po’ trascurata. In Nazionale è molto importante questo aspetto, coach Crespi ci mette molta enfasi e io sto cercando di dare il massimo perché capisco che è quello che serve e su cui si punta molto”. Si respira un’aria di grande ottimismo durante la preparazione. Rispetto alla squadra che partecipò agli europei del 2017 vi sentite più forti, più preparate? “Abbiamo sicuramente un sacco di voglia di riscattarci, perché ancora oggi il pensiero di quel fischio fa male e desideriamo ricucire quella ferita che tuttora è aperta. Andiamo agli europei per fare del nostro meglio e cercare di riprenderci quello che in quella partita del 2017 ci è stato in qualche misura strappato via”. Avete seguito le partite delle calciatrici che al Mondiale stanno facendo grandi cose? I risultati delle Nazionali di solito sono di traino. Ti senti di rappresentare un movimento che sta crescendo? “Sì, come tutta la squadra del resto. Stanno facendo un
Al di fuori del basket cosa ti interessa in particolare? “Mi piace molto leggere, e il mio autore preferito è Paulo Coelho. Ho sempre sul comodino ‘Il manuale del guerriero della luce’, così posso di tanto in tanto tornare a rileggere una delle storie, scegliendo quella più adatta al momento che sto vivendo. Poi amo camminare in montagna e andare in giro in bici. Insomma, stare all’aria aperta a contatto con la natura”. “Per Elisa”, Beethoven: uno dei pezzi di musica classica più famosi di sempre. La partitura originale si perse presto e ricomparve molti anni dopo. Assomiglia alla storia della nostra Elisa, una bomba ad orologeria innescata in modo silenzioso e che è tornata da lontano, quasi senza passaggi intermedi, per esplodere in Nazionale A. Non s’era mai visto. Del resto, come scrive l’amato Coelho, “Il guerriero sa che è libero di scegliere ciò che desidera: le sue decisioni sono prese con coraggio, distacco e, talvolta, con una certa dose di follia. Accetta le proprie passioni e le vive intensamente. Sa che non è necessario rinunciare all’entusiasmo delle conquiste: esse fanno parte della vita, e ne gioisce con tutti coloro che ne partecipano”.
EUROBASKET 2019, L’ITALIA È NEL GIRONE CON UNGHERIA, TURCHIA, SLOVENIA. SI INIZIA IL 27 GIUGNO CON LA TURCHIA.
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GIULIA RULLI NATA IL 3 GIUGNO 1991 A ROMA, IN AZZURRO HA CONQUISTATO L’ORO AL MONDIALE 2018 DI 3X3.
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DOLCE AMARO
NEL GIRO DI UN MESE GIULIA RULLI HA GIOITO PER LA PROMOZIONE IN A1 DELLA SUA COSTA E HA INGOIATO IL BOCCONE AMARO DELL’ELIMINAZIONE AGLI OTTAVI NEL MONDIALE 3X3. MA ORA È GIÀ PRONTA PER TANTE NUOVE SFIDE: “VOGLIO TRASMETTERE ALLE FUTURE GENERAZIONI LA FORZA E IL CORAGGIO DI SOGNARE”
Di Caterina Caparello
I
n uno sport come il basket, il cuore delle volte non basta per-
ché è il canestro a decretare una vittoria o una sconfitta, ed è proprio quest’ultima che può insegnare davvero qualcosa. Le donne del basket italiano, volate ad Amsterdam per la 3x3 Fiba World Cup dal 18 al 23 giugno e per mantenere la loro medaglia d’oro conquistata nel 2018, si sono fermate ai quarti contro la Francia (9-15) terminando la loro corsa iniziata, nel girone D, contro Nuova Zelanda (18-12), Ucraina (1715), Russia (10-18) e Indonesia (17-9). Rae Lin D’Alie, Giulia Ciavarella, Marcella Filippi e Giulia Rulli, dirette da coach Angela Adamoli, hanno lottato per difendere il titolo cercando comunque di dare il massimo, sebbene le sconfitte lascino lo stesso l’amaro in bocca: “Sicuramente ci sentiamo cresciute perché giocando e perdendo si cresce e si impara, anche quella è la strada per migliorare – spiega l’azzurra Giulia Rulli. Ovviamente ripetersi era molto difficile, mentre l’anno scorso eravamo viste come una squadra sfavorita sulla carta, quest’anno siamo state rispettate e soprat-
tutto viste poiché le altre nazionali hanno assistito al master di Torino (prima tappa della Fiba 3x3 Women’s Series organizzata in Italia come gara preparatoria alla World Cup cui seguiranno Lignano Sabbiadoro, 13-14 luglio, e Udine, 14-15 settembre ndr), quindi siamo state super studiate. Abbiamo provato a fare il nostro miglior risultato possibile senza mai mollare, certamente non possiamo ritenerci soddisfatte: probabilmente ci saremmo meritate altro e di arrivare più avanti, però noi contro la Francia abbiamo messo tutto quello che avevamo in campo e non abbiamo rimpianti”.
Un girone ostico e impegnativo quello D: “Noi siamo partite con un girone di ferro e probabilmente il più difficile di tutto il mondiale, con tre squadre che potevano benissimo alternarsi come teste di serie quali Russia, Nuova Zelanda e Ucraina; poi l’Indonesia, debole sulla carta ma che in campo ovviamente si è giocata le proprie carte. Nella prima giornata abbiamo giocato due par-
primo piano
tite molto difficili riuscendo a vincerle e a spuntarla per pochi punti senza giocare il nostro miglior basket, consapevoli del fatto che potevamo spaziarci meglio in attacco, attaccare più velocemente e difendere molto meglio anche tatticamente come preparato in allenamento; poi queste cose le abbiamo fatte con la Russia al di là del valore individuale dell’avversario. Per il resto, abbiamo cercato di togliere i loro punti di forza usando aggressività e intensività, il problema è il non aver fatto canestro pur prendendo i giusti tiri per-
ché costruiti appositamente. Quindi ci portiamo dietro questa crescita dalla prima giornata all’ultima, è certo che per noi non è assolutamente finita, infatti voleremo a Riga per partecipare (dal 27 giugno all’1 luglio ndr) alle qualificazioni alla Fiba 3x3 Europe Cup”. Sicuramente, la Nazionale italiana non è uscita da questo mondiale a mani vuote: Raelin D’Alie ha vinto la medaglia d’argento nello skill contest, la gara di palleggi, passaggi e tiro, dopo la francese Marie Eve Paget, mentre Marcella Filippi ha ottenuto il bronzo
TEAM ITALIA IL QUARTETTO AZZURRO CAMPIONE DEL MONDO, CHE PURTROPPO QUEST’ANNO NON HA SAPUTO DIFENDERE IL TITOLO. DA SX: FILIPPI, RULLI, D’ALIE, CIAVARELLA.
nello shootout contest dietro al lituano Edgars Krumins (oro) e l’ucraino Stanislav Tymofeienko (argento).
Giulia Rulli, romana classe 1991, è una giocatrice poliedrica in
attacco e in difesa che sa sfruttare le situazioni con una grande tenacia e una gran voglia di migliorarsi. Grazie alle sue qualità, infatti, la Rulli e il suo Costa Masnaga, società lecchese in cui milita dal 2016, hanno raggiunto la massima serie con una promozione storica in A1 vincendo la gara di ritorno della finale playoff
Nord di A2 contro l’Ecodent Point Alpo Villafranca 8177: “Siamo riuscite in questa impresa, nonostante fossimo magari meno esperte sotto alcuni aspetti, basta vedere l’età delle nostre giocatrici con poche senior e moltissime del settore giovanile di Costa Masnaga. Siamo consapevoli del fatto che l’anno prossimo tutto sarà diverso, ci scontreremo con squadre più organizzate e blasonate, tecnicamente, economicamente e tatticamente pronte; dobbiamo però cercare di farci spingere dall’entusiasmo che ha contraddistinto tutta
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primo piano la nostra stagione, il tutto approcciando nel migliore dei modi senza abbatterci per quelle che saranno le sconfitte che verranno e che saranno sicuramente costruttive dandoci esperienza da costruire partita dopo partita, acquisiremo un’identità di squadra per fronteggiare qualsiasi avversaria a viso aperto”. La vittoria contro Villafranca è stata una vera e propria rivalsa personale per la Rulli che ha trainato la sua giovane squadra con 28pt e 12rb, portandosi addosso una forte responsabilità dovuta all’esperienza della stagione passata: “In finale non ho percepito pressione soprattutto grazie al nostro pubblico, il palazzetto era strapieno con il tutto esaurito già un’ora e mezza prima che iniziasse la partita, quando siamo entrate per il riscaldamento era tutto pieno con i nostri trasfertisti pronti a tifare per noi; quindi eravamo già cariche prima di iniziare la partita. Sicuramente ho sentito un forte senso di responsabilità dovuto al fatto che, esattamente un anno fa contro Villafranca, e proprio in casa del Costa, abbiamo perso i playoff di finale A2 a 10 secondi dalla fine per una rimonta dell’Alpo con due triple decisive da -5 di punteggio (la partita terminò 64-65 ndr). Quindi in me c’era un forte senso di responsabilità per come era andata la partita dello scorso anno, specie perché l’ultimo passaggio dalla rimessa su canestro subito per passare in
gregavo a loro andando a vedere soprattutto le partite della Virtus Roma. L’approccio fu un po’ traumatico, partecipavo al minibasket con mia sorella, e la prima volta in palestra mi ritrovai con tutti maschi, allora quello sport non mi entusiasmò e pensai di tornare invece non ho più smesso”.
Giulia non è solo una giocatrice ma è anche istruttore di mi-
nibasket, allena i bambini e insegna loro i primi passi verso la pallacanestro, passi che vengono fatti senza bruciare le tappe attraverso il gioco, la naturalezza dei movimenti e soprattutto il sorriso: “Nel minibasket la fase del gioco è importante, troppo importante, e insieme allo sviluppo del gioco è fondamentale anche lo sviluppo degli schemi motori che, al giorno d’oggi, non vengono approfonditi come e dove dovrebbero, all’interno delle scuole. Quando, alle scuole elementari, non c’è un vero insegnante di educazione motoria ma maestri che si improvvisano tali, i quali non hanno affatto le competenze adatte a lavorare bene, si pone un grosso problema; ci sono bimbi che non sanno più fare la capriola, che non sanno più rotolare, non posseggono schemi motori di base. L’obiettivo di un istruttore minibasket, in età di 4-5-6 anni, è quello di insegnare ai bambini divertendosi perché, in questo modo, impara giochi che ricorderà sempre col sorriso apprendendoli
Saper perdere non vuol dire rassegnarsi ,ma trarre insegnamento dalla sconfitta per trasformarla in un motore, qualcosa di positivo dove migliorare e migliorarsi. attacco, quello con cui hanno poi messo la tripla decisiva, l’ho sbagliato io e questa è una cosa che mi sono portata dentro e dietro, ma che ho usato per lavorare sodo, come miccia per arrivare poi a quel momento”.
Non è la prima volta che Giulia si affaccia all’A1; infatti, giova-
nissima salì nella massima serie con Faenza nel 2011 e con il Cus Cagliari nel 2013: “Oggi sono sicuramente una giocatrice molto diversa rispetto a quelle che, appena diciannovenne, si approcciò per la prima volta in A1 con Faenza, fuori da casa, e qualche anno dopo a Cagliari. A seguito di quelle due esperienze in cui avevo giocato davvero molto poco, mi ero ripromessa di fare nuovamente il salto all’A1 solo se lo avessi veramente guadagnato sul campo”. L’amore di questa romana doc per la pallacanestro nasce un po’ per caso e con spontaneità: “Il mio amore per il basket è nato tramite i miei genitori che, pur non avendo mai giocato, seguivano una coppia di amici che frequentava molto i palazzetti poiché uno dei due, assieme al fratello, giocava e quindi da piccola mi ag-
immediatamente come una spugna, attraverso cui poi svilupperanno gli schemi motori necessari. Con i più piccoli, infatti, si parte dalla favola e dall’affabulazione, il palleggio, il tiro, il passaggio verranno successivamente con le giuste tempistiche dei 7-8 anni”. Lavorando con i bambini, stando molto a contatto con il settore giovanile del Costa e imparando dai propri errori per tramutarli in punti di forza, Giulia Rulli ha parecchio da trasmettere alle nuove generazioni: “Voglio trasmettere alle future generazioni la forza e il coraggio di sognare, ciò non significa solo avere ambizioni che siano realizzabili o meno, ma vuol dire avere dentro di sé tutto quello che serve per raggiungere l’obiettivo: il sacrificio, il lavoro, la testardaggine, l’arrabbiarsi quando si perde e soprattutto il saper perdere, perché non vuol dire rassegnarsi ma trarre insegnamento dalla sconfitta per trasformarla in un motore, qualcosa di positivo per migliorare e migliorarsi; ed è sicuramente quello che ci portiamo dietro dopo questo mondiale”.
FESTA GIULIA MILITA DAL 2016 NEL COSTA MASNAGA CON CUI HA RAGGIUNTO IN QUESTA STAGIONE L’A1, VINCENDO LA FINALE CONTRO ALPO.
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NICOLE ROMEO GIOCA CON LA CAMERA, MA ALL’EUROPEO I RIFLETTORI SARANNO PUNTATI SU DI LEI: NELLA TOP 10 DELLE DEBUTTANTI DA TENERE D’OCCHIO PER LA FIBA.
altri mondi
DIETRO LE QUINTE
A VIA GLI EUROPEI IN ONDA SU SKY. UNDICI GIORNI PER FARE IN MODO CHE CI SI ACCORGA DI NUOVO CHE ANCHE IN UN MONDO DI UOMINI PUÒ ESSERCI IL GIUSTO SPAZIO PER LE DONNE. MA COME SI PREPARA A LIVELLO PRODUTTIVO E GIORNALISTICO UN EVENTO COSÌ BREVE E INTENSO?
Di Paola Ellisse
l
a strada da fare è ancora lunga, ma abbiamo cuore e
cervello per arrivare all’obiettivo. Siamo donne in un mondo di uomini, un mondo in cui tanti sostengono che il basket sia uno, senza distinzioni, ma pochi lo credono davvero. Eppure, chiunque abbia la compiacenza di avvicinarsi al femminile se ne innamora. È quello che è successo a me. Lo ammetto onestamente, non avendo mai giocato, mi sono avvicinata al Gioco da tifosa di un fidanzato giocatore, per cui sono nata con il maschile e nel maschile ho costruito il mio lavoro, e anche se non sono mai stata una di quelli che pensano che le donne non debbano praticare sport di contatto, non avevo mai la curiosità di guardare una partita. E quando mi sono ritrovata a doverne commentare una mi sono resa conto di quanto fossi stata superficiale. Tecnica, passione, aggressività, intensità. Su quel campo c’è tutto quello che puoi cercare, e il messaggio che parte da quel campo arriva dritto al cuore. È successo nel 2017, quando la nazionale ha catturato l’attenzione con la sua corsa
europea, sia nei momenti positivi che in quegli ultimi secondi contro la Lettonia; posso garantire che in redazione c’erano tanti colleghi che, pur non essendo appassionati o conoscitori di pallacanestro, discutevano di quell’antisportivo come se non avessero fatto altro che guardare basket nella vita. Le nostre ragazze non erano più “le giocatrici”, tutti ne conoscevano il nome, tutti ne parlavano come se le seguissero da sempre. Era nato un amore.
È per questo che sono strafelice di poter commentare gli Europei,
cui Sky ha scelto ancora una volta di dare ampia visibilità. È bello partecipare allo sviluppo che un evento così breve e intenso richiede a livello produttivo e giornalistico. Non lo nascondo, preparare una partita femminile è molto più difficile, perché il materiale a disposizione è poco rispetto alle varie leghe e federazioni maschili, si fatica a trovare qualche partita da guardare per studiare le giocatrici, i siti ufficiali non sempre sono soddisfacenti. Per fortuna lavoro con
altri mondi
Geri De Rosa, una specie di enciclopedia vivente del basket europeo; lui è il leader di una squadra piccola ma appassionata, è la voce che da sempre accompagna le donne del basket a tutte le latitudini. Sarà come sempre lui a raccontarci le vicende dell’Italia, è il faro di una squadra che comprende anche Claudia Angiolini, il volto di Eurobasket. E sarà un privilegio poter lavorare con Silvia Gottardi e Kathrin Ress, ormai veterane del microfono che potranno arricchire ogni partita. Abbiamo soltanto 11 giorni per far tornare quell’amore, 11 giorni per fare in modo che ci si accorga di nuovo che anche in un mondo di uomini può esserci il giusto spazio per le donne. Gli ultimi giorni prima dell’evento sono frenetici; le riunioni per stabilire quando e come mandare in onda le partite, le assegnazioni dei compiti, l’attesa, l’affannosa ricerca di qualsiasi notizia o curiosità… Tutto deve confluire in un
unico obiettivo: quello di dare il massimo rilievo all’evento. Abbiamo cominciato con la visita delle azzurre a Sky, un pomeriggio in cui le ragazze hanno partecipato al nostro notiziario, si sono prestate a girare per i promo e hanno fatto la conoscenza con la televisione dietro le quinte. Le abbiamo accompagnate negli studi e in regia, per vedere quanta gente sia coinvolta in ogni momento di una diretta. Hanno visto le sale speaker nelle quali vengono commentate le partite e la redazione in cui, durante un evento come un Europeo, praticamente viviamo, dato che arriviamo alle 10 del mattino per andarcene non prima delle 11 di sera. Le ragazze erano stanche, arrivavano da un viaggio dalla Spagna che le aveva viste svegliarsi alle 6 del mattino e probabilmente non vedevano l’ora di andare in albergo, farsi una doccia e riposare. Ma erano anche piene di entusiasmo, nei loro occhi si vedeva l’orgo-
BACKSTAGE LE AZZURRE IN VISITA A SKY PER GIRARE I PROMO, HANNO CONTAGIATO CON IL LORO ENTUSIASMO LA REDAZIONE.
glio di esserci, di poter far parte di una cosa così grande. Ci hanno contagiati, ci hanno trasmesso lo stesso entusiasmo, e noi speriamo di poterlo trasmettere a chi ci seguirà. È stato il modo migliore per cominciare l’avvicinamento, almeno per noi. Mentre scrivo mancano solo 4 giorni alla prima palla a due, si comincia ad avvertire l’adrenalina, a sentire quella sensazione di voglia di cominciare mista alla paura di non essere abbastanza preparati. Vengono in mente mille dettagli cui pensare, mille domande cui non sai dare una risposta e allora ti attacchi al computer e ricominci a cercare. E non puoi non pensare a quello che possano sentire le ragazze, e pensi che ti piacerebbe essere con loro, una di loro, per capire fino in fondo cosa significhi sentire che il momento più importante si avvicina. La strada da fare è lunga, ma siamo pronte a percorrerla insieme.
PS: non avendo mai giocato a basket ci sono tante cose
che non riesco a capire perché non le ho mai provate in prima persona. Di certo posso capire molto bene cosa significhi essere una donna in un mondo di uomini. Negli anni mi è capitato di essere guardata come un’aliena dai produttori e registi delle tv europee che non avevano mai visto una donna fare telecronache, alle cene ufficiali sono sempre la sola donna, a meno che qualche partecipante non si porti dietro la moglie… ultimo esempio qualche settimana fa: ho partecipato come relatrice ad un paio di incontri su basket e comunicazione. Naturalmente ero la sola donna. Al termine di uno di questi incontri l’organizzatore ha voluto gentilmente fare un omaggio per ringraziare i relatori. Ho aperto il sacchetto e ho visto che conteneva una polo taglia XL (sono lontana dal metro e 70 e peso 50 chili) e…. Una cravatta!
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MARIANNA BALLEGGI FIORENTINA, CLASSE 1974, CON LA NAZIONALE HA VINTO UN ARGENTO AGLI EUROPEI (1995), UN ARGENTO AI GIOCHI DEL MEDITERRANEO (2001) E UN ORO ALLE UNIVERSIADI (1995).
storie
MARIANNA D’ITALIA
L’ULTIMA MEDAGLIA AD UN EUROPEO RISALE AL 1995, QUANDO LE AZZURRE GUIDATE DAL COMPIANTO RICCARDO SALES SI MISERO AL COLLO L’ARGENTO. DI QUEL GRUPPO FACEVA PARTE MARIANNA BALLEGGI, STELLA DI PRIMA GRANDEZZA DEL NOSTRO MOVIMENTO. RIVIVIAMO CON LEI LA SUA CARRIERA E L’ESPERIENZA AZZURRA
Di Marco Taminelli
l
a maggior parte dei grandi amori nasce per caso Classe, ele-
ganza e grinta, la sintesi di un personaggio che ha arricchito il panorama del basket femminile per oltre tre lustri. Parliamo di Marianna Balleggi, stella di prima grandezza con Parma e Taranto, con una parentesi nella WNBA e, soprattutto, medaglia d’argento a Brno con la nazionale. L’esperienza azzurra, i successi con i club, l’avventura americana ed il basket in rosa a 360 gradi, con l’abituale schiettezza di una fiorentina purosangue.
Partiamo proprio dalla tua amata città: il rapporto con Fi-
renze e la scoperta della passione per il basket. “Il basket è sempre stato parte della cultura sportiva della nostra famiglia. Lo zio Alessandro Balleggi è stato un giocatore di A2, mio fratello Bernardo ha giocato a lungo fino alla B2 e la mia gemella Carlotta in A2. Per quanto mi riguarda, dopo una breve parentesi tra ginnastica artistica e pattinaggio a rotelle, non sono riuscita a sottrarmi al destino dei Balleggi ed ho co-
minciato a giocare a 7 anni all’Olimpia Legnaia. Dopo un anno sono passata alla Florence dove solo grazie alla costanza della mia mamma, e di Piero Venturini, mi sono convinta che il basket faceva davvero per me”.
Le prime stagioni con Ferrara e poi Pavia, la consacrazione
con il titolo di MVP nel 1996. Le tue emozioni di allora, quali le persone chiave della tua crescita esponenziale. “Il 1996 è stato un anno fondamentale prima la gioia del titolo di MVP, poi il periodo di preparazione olimpica con la Nazionale ad Atlanta in occasione delle Olimpiadi. Da cui fui esclusa inaspettatamente all’ultimo momento, il tutto dopo l’oro alle Universiadi di Fukuoka e l’argento ai Campionati Europei di Brno del 1995. Devo ringraziare Riccardo Sales, un grande allenatore perché da quell’esclusione, dovuta ad una serie di fattori probabilmente non del tutto legati ai valori in campo, trassi nuova forza e grandi stimoli. Fattori che mi portarono a migliorare ancora”.
storie
Crescita confermata dalle stagioni a seguire. Sale l’asticella e l’ambizione, arrivano a Parma i trionfi con Coppa Ronchetti e scudetto di una Cariparma stellare e pigliatutto. “Gli anni di Parma furono fantastici. Vincemmo tutto, la Supercoppa nel 1997, la Coppa Italia nel 1998, 2001 e 2002, lo scudetto nel 2001 e la Coppa Ronchetti del 2000. Ricordo le compagne Marta Rezoagli, Yolanda Griffith, Anna Costalunga e Valentina Gardellin grandi persone, amiche prima ancora che grandi giocatrici. Un grande coach come Paolo Rossi, severo ma vincente. Con lui ebbi confronti anche duri ma da cui trassi sempre importanti insegnamenti. Ma Parma non sarebbe riuscita ad essere quella che è stata senza l’entusiasmo, l’impegno, la competenza e gli sforzi di Gianni Bertolazzi e Romana Tarroni. Raramente ho incontrato persone che abbiano amato altrettanto il basket femminile, e tanto hanno fatto per lo sviluppo di questo nostro sport”.
C’è il capitolo, profondamente importante, della Nazionale. Emo-
zioni infinite, 1995 l’argento di Brno che ancora brilla come migliore risultato azzurro da oltre venti anni. Il tuo rapporto con quel gruppo, con le grandi
PARMA CON PARMA MARIANNA HA VINTO TUTTO: LA SUPERCOPPA NEL 1997, LA COPPA ITALIA NEL 1998, 2001 E 2002, LO SCUDETTO NEL 2001 E LA COPPA RONCHETTI DEL 2000.
veterane Ballabio e Pollini. I ricordi di quell’indelebile esperienza e quanto ha inciso nel tuo prosieguo, fino a farti diventare capitana della squadra azzurra. “Incontrai Cata Pollini quando avevo 19 anni, al primo raduno con la Nazionale maggiore di Novarina. Una grande giocatrice ed una grande professionista, una persona davvero eccellente. Mi ha insegnato tanto con continui consigli e correzioni, mi ha preso sotto l’ala protettrice e mi ha fatta crescere come giocatrice. Oltre a Ballabio ricordo con grande affetto Mara Fullin, una leader in campo e fuori, una vera numero uno. Salire sul podio europeo è stata un’iniezione di fiducia ed una gioia incredibile. C’eravamo anche noi ed eravamo tra le migliori quindi nessun traguardo sembrava irraggiungibile”. Le gare chiave di quella spedizione, i momenti che a tuo parere hanno cambiato il destino di quell’Europeo per l’Italia. “Tanti sono stati i momenti ma in realtà è andato tutto per il verso giusto. Sicuramente perchè eravamo forti, preparate, molto coese e ben allenate. Alla fine però non riuscimmo nella più grande impresa, l’Ucraina credo si sia meritata l’oro in finale”.
Il 1995 anche d’oro con le Universiadi di Fukuoka, sempre con
coach Riccardo Sales sul ponte di comando. I tuoi ricordi del “Barone”, quanto fu importante per l’argento. Oltre alle tue istantanee della straordinaria avventura giapponese. “Sales è stato un ottimo allenatore, che ci ha guidato molto bene sino alla vittoria finale contro gli USA. Statunitensi che all’inizio della partita facevano un po’ i fenomeni, prendendoci anche in giro. Alla fine della partita credo abbiano riso molto meno. Salire sul gradino più alto del podio, facendo scansare gente come Katie Smith e Tina Thompson, è stata una soddisfazione grandissima. Abbiamo giocato in palazzetti ultramoderni, con aria condizionata mentre fuori si moriva dal caldo. Ricordo delle lamentele continue di Susy Bonfiglio, che poi andava sul parquet e giocava partite perfette. Mi faceva sorridere Elena Paparazzo, che mi prendeva in giro perché anche in quell’occasione tenevo al look. Poi però in campo eravamo due macchine da guerra”.
La vostra è stata l’ultima nazionale medagliata. Consigli ed
auspici per le azzurre prima della loro avventura europea. E come vedi il cammino della nostra squadra. “I tempi sono cambiati, è diverso il livello internazionale e obiettivamente ci sono meno superstar. Oggi le
prima partita di campionato andai in doppia cifra con 24 punti e 15 rimbalzi contro Tari Phillips. Da quel momento in poi le guardie straniere non mi passarono più un pallone giocabile per il resto del campionato. Costringendomi ad andare a cercare le occasioni da sola. Questo era il basket per un quattro italiano”.
Basket femminile ed immagine. Argomenti visti anche
dall’angolazione di chi è stata importante testimonial del nostro movimento, e non solo. La recente esplosione mediatica del calcio pone il prblema di come comunicare e far crescere il basket in rosa. Problemi e possibili soluzioni per il rilancio del movimento. “Durante la mia carriera sono stata testimonial Nike e AND1. Con le altre top players eravamo spesso protagoniste su Superbasket, Sportweek e sulla Gazzetta dello Sport. Gli sponsor delle singole società ci usavano per promuovere la loro immagine, oggi succede molto meno. Forse eravamo forti e ce lo meritavamo, forse il movimento non era ancora stato superato dalla pallavolo. E su questi argomenti il volley ha fatto un lavoro di immagine pazzesco. Per vendere un prodotto, che sia basket o prosciutto, prima di tutto devi avere un buon prodotto. Direi di provare a ripartire da quello. Un forte movimento, cura nella crescita delle giocatrici, allenatori che non siano solo titolari di patentino ma
Salire sul podio europeo è stata un’iniezione di fiducia ed una gioia incredibile. C’eravamo anche noi ed eravamo tra le migliori, quindi nessun traguardo sembrava irraggiungibile”. squadre si affidano più al collettivo che ai grandi talenti. L’intero movimento ha subito un forte ridimensionamento sia a livello nazionale che Europeo, una squadra italiana da Final Four di quindici anni fa oggi si giocherebbe le coppe europee. L’unica soluzione è quella di privilegiare il gioco di squadra, mettendosi a disposizione del collettivo”. Carriera lunghissima e tanta passione per il gioco,. Come è cambiato in questi anni rispetto ai tuoi esordi. Segui sempre basket di alto livello: WNBA, coppe europee e campionato italiano? “Il cambiamento è stato enorme, pensate ad Andrea Lloyd, Cynthia Cooper, Lisa Leslie e Yolanda Griffith oppure alle più giovani Penny Taylor, Diana Taurasi, Sue Bird. Era onestamente un altro sport. Fatto di più tecnica, più fisicità e più talento. Una velocità di esecuzione e una forza che non sarebbero gestibili al livello attuale. Non seguo più il basket femminile, se non saltuariamente e ripensando ai miei scontri con Tari Phillips e Ruth Riley vedere le ragazze di oggi mi fa tenerezza. Era anche più difficile, un anno durante la
maestri veri. Come Aldo Corno, Paolo Rossi, Santino Coppa, Marco Rota, Stefano Tommei, Nino Molino ed altri ancora. Allenatori veri che, oltre a strategie e tattiche di gioco, non si dimenticavano mai di insegnarti anche la pallacanestro”. I tuoi programmi attuali, l’esperienza con la Laurenziana, ed i prossimi obbiettivi di Marianna Balleggi. “Per me oggi la pallacanestro si divide in due aspetti distinti. Quella televisiva, dove guardo soprattutto l’Euroleague maschile dove si gioca pallacanestro vera e non il circo dell’NBA. Lega ormai riservata, secondo me, soprattutto a giocolieri e saltatori. E poi quella importantissima del mio bimbo, che gioca nelle giovanili della ASD Laurenziana Basket Firenze. Laurenziana guidata da Tommaso Paoletti ed Enrica Niccolai, persone eccezionali ed allenatori con una visione ed una cura della formazione che è veramente raro ritrovare nelle società giovanili. Con loro Lapo è cresciuto molto e con buoni risultati, e di questo sono ovviamente molto felice. Per lui l’asticella è comunque alta, perché mamma Marianna non fa sconti, neanche al suo bambino”.
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ALESSANDRA TAVA LIGURE, ALA GRANDE CLASSE 1991, HA VESTITO LE MAGLIE DI ORVIETO E LA SPEZIA IN A1. A BOLOGNA DAL 2016.
speciale
GIOIA CONTAGIOSA RIVIVIAMO LA PROMOZIONE IN A1 DELLA MATTEIPLAST BOLOGNA ATTRAVERSO LA VOCE DIRETTA DI UNA DELLE SUE PROTAGONISTE. DIFFICOLTÀ, VITTORIE, EMOZIONI DI UN GRUPPO CHE HA APPASSIONATO TUTTI. E IL CUI ULTIMO CAPITOLO È ANCORA IN SOSPESO
Di Alessandra Tava
p
er una serie di congiunzioni astrali l’annata del Basket
Progresso Matteiplast è stata una di quelle stagioni che non potranno essere dimenticate. Era la terza stagione di questo gruppo e la seconda di Coach Giancarlo Giroldi. Ma torniamo indietro di qualche mese: maggio 2018, semifinale playoff, sconfitta nel derby contro Faenza. Ricorderò per sempre che subito dopo la partita vedevo negli occhi delle mie compagne la voglia di ricominciare. Stavamo bevendo la classica birra post partita. La birra post sconfitta di una gara di playoff dentro fuori è un po’ più amara del solito ma l’importante era che tutte fossimo lì, insieme. “Quando arriva settembre?” “Ragazze calma, godetevi un po’ il riposo adesso. Vi aspettano le vacanze, il mare, gli aperitivi in spiaggia” ci dicevano. “Sí ma noi vogliamo tornare in campo, si può ricominciare domani il campionato?”.
E a settembre siamo tornate in campo con la stessa voglia
che avevamo a fine maggio, consapevoli che sarebbe stata un annata dura, che le altre squadre avevano rinforzato i roster e che per avere soddisfazioni avremmo dovuto mettere in campo tutto quello che avevamo e forse anche di più. Allo stesso tempo però eravamo consapevoli che avremmo avuto un altro anno per condividere il campo insieme e vi assicuro che non c’è niente di più bello che giocare a basket con le mie amiche.
Il campionato è partito male, è stato un girone di andata in cui niente è girato come ci auspicavamo, abbiamo perso tutti gli scontri diretti con le squadre più forti, il primo obiettivo era l’accesso alla Coppa Italia e non ce l’abbiamo fatta per un soffio. In quei mesi tutto ci è andato storto, nonostante gli impegni e i sacrifici, la palla a spicchi non voleva darci le soddisfazioni sperate. “La ruota girerà” continuavamo a ripeterci.
speciale
Dopo la mancata qualificazione c’era il rischio di mollare, se le cose fossero andate avanti così avremmo sicuramente terminato la stagione deluse. Ma questa squadra non ha niente di ordinario e di normale. Ci alleniamo tre volte a settimana, dalle 21:00 alle 23:00, come un dopolavoro.
Sono orari che stancano, la mattina dopo si va a lavorare e non ci sono tempi di recupero. Ho visto gente arrivare in palestra distrutta:“Se non fosse per voi avrei già mollato, non riuscirei ad allenarmi con nessuna altra squadra in questo momento”. Poi quella stessa gente dava l’anima fino all’ultimo minuto di allenamento.
GIOIA INFINITA BOLOGNA FESTEGGIA LA VITTORIA CONTRO ALPO NELLO SPAREGGIO DEL 25 MAGGIO A EMPOLI, CHE VALE LA PROMOZIONE IN SERIE A1.
Ci trascinavamo a vicenda. C’erano litigi e arrabbiature.
Siamo amiche sì, ma siamo anche donne, donne che sono agoniste e odiano perdere, anche se si tratta della partitella delle 22:50 di un giovedì sera di gennaio. I nostri caratteri forti e determinati si sono incastrati a perfezione. Questo non ci ha esentato da litigi o incomprensioni. Anzi. Quello che ha fatto la differenza è
stato come ci siamo sempre chiarite dopo quei famosi litigi.
La nostra è una squadra speciale perché tutto il tempo che abbiamo libero lo passiamo insieme, non perché dobbiamo ma perché vogliamo. È una squadra speciale perché ognuna di noi ha una storia da raccontare. È
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speciale una squadra speciale perché fatta da un gruppo di amiche che come tutte le ragazze hanno dubbi e incertezze nella vita quotidiana, ma quando scendono in campo insieme non hanno mai paura e sono fermamente convinte che tutto sia possibile. È una squadra speciale perché siamo ironiche e auto ironiche. È una squadra speciale perché i nostri tifosi sono nostri amici. È una squadra speciale perché la passione che mettiamo quando giochiamo insieme arriva dritta nella pancia della gente che ci guarda. È una squadra speciale perché siamo state capaci di festeggiare ogni partita vinta della stagione come se fosse stata la vittoria del campionato. I nostri sono stati dei playoff incredibili, paragonabili a un sogno ricco di emozioni, un sogno che era però la nostra realtà. Dopo aver passato con una rimonta incredibile il primo turno di playoff ci siamo trovate a dover affrontare la serie contro Campobasso, la squa-
a vincere alla prima occasione utile, eravamo felici di poter avere un’altra settimana da goderci insieme. E a Empoli siamo riuscite a vincere una partita surreale. Abbiamo ricucito un meno 19 a metà terzo quarto. Non so razionalmente spiegarmi il perché ma durante la partita non ho mai pensato fosse finita. E sono sicura che anche le mie compagne pensassero la stessa cosa. Guardando i loro occhi mi convincevo azione dopo azione che ce l’avremmo potuta fare. E così è stato.
Siamo inciampate, siamo cadute, ci siamo fatte male. Poi ci siamo rialzate prendendoci per mano. E con quelle stesse mani abbiamo alzato la Coppa.
Il futuro? Per far sì che a Bologna l’anno prossimo ci
sia una squadra di A1 ci vuole un miracolo ancora più
Niente e nessuno potrà mai toglierci quella gioia contagiosa che abbiamo provato e continueremo a provare per sempre, tutte le volte in cui penseremo a quello che abbiamo vissuto insieme. dra costruita per vincere il campionato. In quel momento coach Giroldi ci ha detto: “È difficile? Molto”. “Abbiamo già fatto cose difficili? Tante volte”. Dopo aver passato il turno contro Campobasso siamo inciampate contro Palermo, abbiamo perso di venti punti in gara uno e gara due l’abbiamo pareggiata, siamo risalite dal meno quindici perché non volevamo salutare i nostri tifosi con una sconfitta. Onore a Palermo, una squadra che ha meritato di vincere il campionato e godersi la A1. Ma per fortuna non era ancora del tutto finita. C’era lo spareggio promozione che ci aspettava. In fondo, nonostante la delusione di non esser riuscite
grande della nostra vittoria del campionato. Ma quel che sarà, quel che non sarà e quello che sarebbe potuto essere non è più nelle nostre mani. Nelle nostre mani c’è però quella consapevolezza di aver vissuto un qualcosa di più unico che raro. Qualcosa che mi ha fatto pensare “Ecco perché a quattro anni ho iniziato a giocare a basket”. Qualcosa che mi ha e ci ha reso felici.
Perché a Empoli quel 25 Maggio tutte ci siamo sentite al posto giusto,
nel momento giusto, con le persone giuste e niente e nessuno potrà mai toglierci quella gioia contagiosa che abbiamo provato e continueremo a provare per sempre, tutte le volte in cui penseremo a quello che abbiamo vinto insieme ma soprattutto a quello che abbiamo vissuto insieme.
BOLOGNA è VIRTUS? La notizia meriterebbe più spazio, ma al momento di chiudere questo numero non è ancora ufficiale. Lo spinoso caso-Matteiplast (dopo la rinuncia all’A1 da parte del patron Civolani) troverebbe una clamorosa svolta positiva con il varo di un nuovo progetto sotto l’egida della Virtus. La storica società maschile felsinea – secondo quanto riportato dal quotidiano bolo-
gnese “Il Resto del Carlino” – aprirebbe una sezione femminile sostituendo il Progresso come quattordicesima squadra di A1, previa benedizione Fip (non sono emerse finora candidature alternative da altre piazze, per il posto vacante). Il gruppo-giocatrici della promozione sarebbe confermato in gran parte. Come allenatore si è fatto il nome di Lorenzo Serventi.
COPPA “SIAMO INCIAMPATE, SIAMO CADUTE, CI SIAMO FATTE MALE. POI CI SIAMO RIALZATE PRENDENDOCI PER MANO. E CON QUELLE STESSE MANI ABBIAMO ALZATO LA COPPA.”
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giovanili
LE DUE REGINE
REYER VENEZIA E COSTA MASNAGA SI SPARTISCONO GLI SCUDETTI UNDER 18 E UNDER 16, DOMINANDO LA RISPETTIVA FINALE. IL NOSTRO RESOCONTO DAL GRATTACIELO DI REGIONE LOMBARDIA A MILANO E DALLE COLLINE TOSCANE DI CHIANCIANO. CON I COMMENTI DEI C.T. RICCARDI E LUCCHESI
di manuel beck
U
no scudetto a testa per Venezia U18 e Costa Masnaga U16
Nel giugno delle finali giovanili: si confermano le due superpotenze attuali del panorama giovanile in rosa. Nell’abbondante raccolto stagionale, la Reyer mette anche la Coppa Italiana U20 (e ha sfiorato due tricolori nel Join the Game, perdendoli in finale), il club lombardo - in un’annata già strepitosa per la promozione in A1 - il secondo posto U18, con un’ulteriore occasione nelle finali U14, le ultime in programma, proprio in questi giorni, dal 24 al 29 giugno in Abruzzo.
U18: VENEZIA SVETTA Basket sotto il grattacielo. Anzi,
dentro il grattacielo, nella grande piazza interna ricavata fra le futuristiche pareti del nuovo palazzo della Regione Lombardia. Scenario unico, visivamente spettacolare, certo poco “ortodosso” quanto a condizioni tecniche di gioco, un ibrido fra indoor e aperto che non era semplice da interpretare per le
giocatrici. Ma non c’è dubbio che le finali nazionali Under 18, trofeo Vittorio Tracuzzi, abbiano premiato la più meritevole. Rivincita con gli interessi per la Reyer di Andrea Da Preda su Costa di Pierangelo Rossi, che le aveva strappato il titolo lo scorso anno e che a sua volta si vede scucire il tricolore dalle rivali orogranata. Le quali salgono a 3 tricolori U18 negli ultimi 4 anni, quattordici totali (compreso il 3 contro 3), pareggiando Vicenza al secondo posto assoluto: primo resta il Geas con 18. Forze in campo simili a quelle dello scorso anno, vista la presenza delle fuoriquota 2000. Ma formula nuova: Final Eight a eliminazione diretta. In teoria una situazione favorevole alle sorprese. In realtà si è solo sfiorato un “upset”, nei quarti - disputati, questi sì, in palestra - fra Mirabello, alias Vigarano, e Geas, l’accoppiamento più incerto. Il trio Natali (30 punti)-Gilli (27)-Nativi (10), trascina le ferraresi a +19,
giovanili
VENEZIA LE OROGRANATA CONQUISTANO IL TERZO SCUDETTO U18 IN 4 ANNI. DOMINIO DI MADERA (NELLA FOTO) E MELDERE IN FINALE.
Sesto S. Giovanni rimonta, mette la testa avanti, poi agguanta l’overtime con due liberi di Panzera (19 punti) a 2” dalla fine. Tutte 2002 con minuti veri in A1, le quattro nominate finora, per inciso. Ma l’ultima parola è di Mirabello (83-80). Vita più facile per Marghera (25+11 per Toffolo), Costa (Balossi 12) e Venezia (Madera 15+15) contro Schio, Vittuone e Battipaglia rispettivamente. In semifinale la supremazia di Costa su Marghera e di Venezia su Mirabello è più nitida di quanto dicano gli scarti ristretti. Merito delle avversarie è di ricucire break pesanti, ma non basta. Le Giants - stavolta più con Pastrello (21) e Giordano che con Toffolo - stanno anche davanti all’inizio, poi le brianzole sorpassano e allungano tra fine secondo e inizio terzo quarto, con Spinelli che sale in cattedra: 27 punti, 11 rimbalzi, 42 di valutazione, un repertorio completo di movimenti in area e tiro da fuori. Da -15 Marghera risale a -4 ma è respinta (68-61).
Nell’altra semifinale la Reyer sfrutta il predominio di stazza, con soluzioni dentro l’area e un muro sugli attacchi di Mirabello, che non ha alcuna delle sue “big 3” particolarmente ispirata: partita che sembra già sepolta sul 40-21 all’intervallo. Le ferraresi invece risalgono con energia, Venezia corre qualche rischio ma resiste: 60-54 (Meldere 18 punti). Finalissima, dunque, tra le due più attese. Sfida intrigante per la diversità di stili: ci si chiede, alla vigilia, chi saprà imporre il proprio. Supremazia fisica (non solo con le torri Madera e Meldere, ma anche con esterne e ali di ottima taglia: Gregori, Leonardi, Recanati, Grattini, Camporeale) e creazione di tiri ad alta percentuale per Venezia; intensità, ripartenze rapide, tiro da 3 per Costa. Per quasi due quarti e mezzo è botta e risposta alla pari, con entrambe le squadre a sbagliare molto, alternandosi al comando. Poi la partita si spacca all’improvviso: l’Umana prende a martellare in avvicinamento a canestro, la Bianchi Group non trova argini difensivi, neanche quando passa a zona, e paga la giornatac-
cia al tiro da 3 (1/20), fatale contro una squadra che può blindare l’area con la sua stazza. Brave le orogranata a coprire forte sul perimetro, così come a esporsi il meno possibile al contropiede delle avversarie. Che però commettono anche errori “non forzati”: una giornata storta, succede. Devastante il parziale di 21-2 per la Reyer, che tocca anche il +30 poco prima del finale, che vede stampato sul tabellone un 72-44 inatteso quantomeno nelle proporzioni. Madera, cresciuta alla distanza, chiude con 19 punti e 13 rimbalzi; quasi uguali i numeri di Meldere (18+13), mentre per Costa nessuna va in doppia cifra (Spinelli e Colognesi a 9). Mirabello guadagna il podio vincendo la “finalina”. Quintetto ideale giusto. Madera e Meldere hanno dominato la finale, Spinelli la semifinale, Toffolo e Natali i quarti. Tutti nomi già ben noti, così come le altre principali protagoniste, compreso il play-guardia argentino Chagas, 2001 che era già emersa a livello internazionale guadagnandosi l’ingaggio da Schio (e quest’anno ha aiutato l’affiliata Sarcedo a salire in A2).
«Chiaro, nomi nuovissimi a livello di Under 18 è difficile che spuntino» conferma Roberto Riccardi, presente a Milano in doppia veste: coach di Vittuone e c.t. della Nazionale U18. «Ma mi è piaciuta la crescita, ad esempio, di Recanati con Venezia e di Pellegrini col Geas. Ho guardato con interesse tutte le atlete che avevo già inserito nella lista delle convocazioni azzurre per l’estate, ricevendo riscontri positivi sulle scelte fatte». A lui chiediamo anche un commento generale su questa Final Eight: «Una formula interessante per la tensione del ‘dentro-fuori’ senza appello, ma anche molto faticosa, così le finali sono risultate meno belle rispetto alle prime due giornate. La Reyer ha vinto con merito, mostrando una pallacanestro diversa dalle altre semifinaliste: Costa, Mirabello e Marghera sono squadre ‘da corsa’ e difesa aggressiva, Venezia con le sue torri puntava ovviamente sul gioco a metà campo. Bravi Da Preda e il suo staff nell’imbrigliare le batterie di esterne avversarie, prima Mirabello e poi Costa, portando la gara sui ritmi congeniali al proprio piano-partita».
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inside A2
COSTA MASNAGA COSTA BISSA LO SCUDETTO U16 DELLO SCORSO ANNO: PER LE BRIANZOLE UNA SUPREMAZIA SCHIACCIANTE.
Nota conclusiva nostra su Sara Madera: giocatrice “cult” degli ultimi anni nel panorama giovanile italiano (fin da quando dominò il Trofeo delle Regioni 2015, per poi entrare nel quintetto ideale dei Mondiali U17 l’anno dopo), festeggia il suo quarto scudetto; ma è chiaro che la prossima stagione sarà fondamentale per la sua carriera in A1, non ancora decollata. È il momento.
U16: COSTA DEVASTA Dai grattacieli urbani alle colline senesi, per le finali Under 16, trofeo Roberta Serradimigni. E stavolta Costa arriva fino in fondo, confermando il titolo dello scorso anno (quinto complessivo per la società, in sole 3 stagioni) ma con una supremazia molto più schiacciante. Sette vittorie con scarti abissali; +36 nei quarti, +46 in semifinale, +31 in finale. Legittimi i confronti (di quelli affascinanti ma impossibili) con i due supergruppi dell’era giovanile più recente: le ‘95-96 del Geas e le ‘98-99 di Venezia.
Ovviamente lo squadrone di Cosimo De Milo era il netto favorito della vigilia, dopo una stagione di dominio non solo in Italia (titolo regionale U16 e promozione in serie B) ma anche nella Champions Cup di novembre in Ungheria, sorta di mini-campionato europeo. Ma c’è modo e modo di vincere da favoriti, e Costa ha scelto il migliore: personalità, collettivo, gioco, la fame di chi pur sapendo di essere il più forte sente di voler sempre dimostrare qualcosa. Le doti realizzative di Allievi e Toffali, il dinamismo delle gemelle Villa (2004), la sostanza di Ukaegbu e N’Guessan in entrambe le aree; Pollini e Fontana, colonne storiche dell’annata 2003. Una sommatoria di qualità e profondità fuori portata per la concorrenza. Tra le “umane” è svettata Brixia, piacevole novità nell’eccellenza dell’Under 16 dopo essersi già messa in luce con due scudetti nel Join the Game lo scorso anno. Percorso netto, sino alla finale, anche per le bresciane, con un’eccellente interpretazione della semifinale con Venezia, ribaltata grazie a un parziale di 22-8 nel 3° quarto, dominando a rimbalzo in attacco e nei recuperi. Nella finale-derby, ci hanno provato all’inizio, scattando sull’8-2, provando a sfruttare la lunga conoscenza dell’avversaria (rivalità che in Lombardia dura da 3 anni), ma per tutto il primo tempo ha segnato quasi solo Zanardi (16 punti su 23 della squadra) e nel frattempo l’uragano biancorosso si era abbattuto, con un parziale di 42-12 in 15 minuti per il +25 all’intervallo, neutralizzando la zona di coach Zanardi-senior con il contropiede e i rimbalzi offensivi. Secondo tempo d’accademia, 80-49 il finale. Con un organico “corto”, inevitabile per Brixia pagare la stanchezza alla settima partita in 8 giorni (qui la formula era a 16
squadre). Però un gruppo in cui le individualità di maggior spicco sono del 2004 o addirittura 2005 come Zanardi (top scorer della manifestazione a 20,7 punti di media) ha il futuro dalla sua parte. Altra squadra che ha estratto il massimo dal suo potenziale è Pegli, con un terzo posto che dopo la vittoria-thrilling sul Geas negli ottavi, con un pizzico di fortuna sugli errori avversari nell’ultimo minuto, è stato pienamente legittimato dal successo netto contro il Basket Roma (una delle ben quattro squadre capitoline fra le 16 in lizza) nei quarti e quello in volata su Venezia nella “finalina”, in cui si affrontavano la possente Pini e il pinnacolo di 1.97 Sekulic, dominatrici della classifica rimbalziste (13 e 14 di media rispettivamente). Alla Reyer il 4° posto sta strettino, parere nostro; ma coach Bonivento è stato premiato come miglior allenatore. Nel quintetto ideale Allievi e Toffali per le vincitrici, Zanardi per Brixia, Pini per Pegli e Rescifina per Venezia. Quest’ultima era una delle ragazze di HighSchool BasketLab, il “college” federale di stanza a Roma, le cui giocatrici si sono distribuite in varie squadre presenti a Chianciano. «E si sono inserite bene, dimostrando di essere funzionali al gioco delle squadre che le hanno richieste alla rispettiva società di appartenenza», commenta Giovanni Lucchesi, che è capo allenatore di BasketLab ma anche c.t. della Nazionale U16, quindi doppiamente qualificato ad analizzare per noi queste finali: «Tra le note positive metto alcune 2005 che, a parte la già ben nota Zanardi, si sono messe in luce qui a Chianciano. In generale, ho visto grande disponibilità al sacrificio fisico e a giocare in tutti i ruoli per sopperire alla mancanza di taglie fisiche. Qualche pecca invece nella volontà di mettere troppo spesso la palla a terra piuttosto che muoverla, scegliendo di infilarsi in spazi impossibili. Alcune squadre erano molto organizzate, altre più orientate sul penetra-e-scarica con efficacia alterna. Il problema numero 1, però, sta nelle percentuali di realizzazione: non alte, purtroppo, complici anche scelte non facili e poca resistenza al contatto». Lucchesi aggiunge anche una nota ‘caratteriale’: «Poca celebrazione del canestro realizzato: un piccolo gesto di esultanza e di soddisfazione non guasterebbe. Me l’aveva fatto notare già coach Crespi, come caratteristica, forse, delle giovani attuali». Chiosa finale sulle trionfatrici: «Molto bene Costa nel fare scelte tattiche idonee alle giocatrici a disposizione: pressing, contropiede, tiro da 3. Un percorso costruito anche con l’esperienza del gruppo in un campionato senior, quello di C lombarda, vinto pure quello con merito. Una società che sta facendo un gran lavoro; poi arriverà anche per lei il tempo di selezionare, dopo la semina, i frutti migliori».
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flash news Di manuel beck
news MERCATO A1 e A2 ANCORA SCHIO-RAGUSA MIX DI NOVITà
ELETTRICA VALDARNO
Subito attive sul mercato, dopo la finale scudetto, Schio e Ragusa, così da confermarsi in “pole position” per la prossima stagione, in attesa di Venezia che, all’aggiornamento del 23 giugno, non ha comunicato mosse ufficiali. Alla corte del Famila tricolore sbarca Jillian Harmon, strappata proprio alle rivali siciliane; confermata Lisec; ventilato anche il ritorno di Jolene Anderson (da Venezia) così come l’arrivo di Jasmine Keys, mentre quello di Sabrina Cinili (pure lei da Ragusa) l’aveva già commentato lei stessa nell’intervista che le abbiamo dedicato sul numero scorso. Risponde la Passalacqua finalista con l’ingaggio dell’ala nigeriana-americana Ibekwe e un ritorno illustre: la lunga Ashley Walker, che ha acquisito il passaporto romeno e quindi non occupa una casella per le extracomunitarie, consentendo la conferma di Hamby. Le novità italiane sono Nicolodi, Kacerik e Valentina Gatti; confermate Romeo, Consolini, Soli.
S. Giovanni Valdarno regina del primo mese di mercato in A2. Il club toscano ha annunciato una serie di colpi mentre gran parte della concorrenza stava ancora scaldando i motori (Calamai, Pieropan, Manfrè, Bona, De Pasquale, Cecili) e ha affidato la panchina a Giustino Altobelli, storico assistente del Famila Schio. Altri allenatori nuovi: Giuliano Stibiel a Crema, Stefano Fassina ad Albino, Michele Tomei a Marghera, Antonello Restivo a Selargius, William Orlando alla neopromossa Ariano; e gran ritorno per Paolo Rossi a Faenza. Carrellata (non esaustiva) sui movimenti di giocatrici: Di Costanzo a Campobasso; Schieppati, Canova e Tomasovic a Carugate; Bonvecchio a Castelnuovo; Favento e Guilavogui alla Virtus Cagliari; Sorrentino a Civitanova; Scarsi e Zagni (due ritorni) a Crema; Brunelli a Faenza; Perini e (dalla lega belga) Pappalardo alla Nico; Kotnis, De Cassan e Giuseppone a Umbertide. Classica attesa per la composizione dei gironi e gli eventuali ripescaggi, in arrivo a luglio.
L’A1 ritrova due nomi importanti in panchina: Orlando a Battipaglia (torna Tagliamento e arriva la lunga Jarosz), Ticchi a Venezia. Prima esperienza da capo-allenatori per Iurlaro, ingaggiato da Lucca (che cambia le straniere: la guardia Jeffery, le lunghe Jacubkova e Zempare; e scommette su Pastrello, da Marghera, e Orsili, da Civitanova) e Seletti, scelto dalla neopromossa Costa Masnaga (prese Jori Davis e le lunghe Frost e Pavel). S. Martino riabbraccia due ex, Filippi e Sulciute, e ingaggia Ciavarella. Broni conferma solo Premasunac fra le straniere: prende Tikvic e Nared; tra le italiane Orazzo e Parmesani. Volti nuovi anche al Geas: Zampieri, Crudo, la slovacca Oroszova. Vigarano punta sull’italo-americana Attura, vista al pre-raduno azzurro; sulla lunga nigeriana Kunaiyi-Akpanah e aggiunge al suo parco-giovani Gregori da Venezia. Ad Empoli arrivano Ramò e le straniere Sagerer e Morris; Torino prende Barberis, Del Pero e fa tornare Salvini. Nessun movimento ufficializzato (al 23 giugno) dalla neopromossa Palermo.
ASHLEY WALKER TORNA IN MAGLIA RAGUSA, DOVE HA GIÀ MILITATO DAL 2013 AL 2015
flash news Di manuel beck
SERIE A2 SERIE B ATHENA VOLTA PAGINA LE ULTIME ELETTE
SOTTANA Versione scrittrice
La serenità dopo la salvezza ottenuta ai playout non è durata a lungo in casa-Athena Roma. Dopo la decisione del presidente Stanchi di richiamare in panchina, per il prossimo campionato, coach Francesco Goccia, che era stato avvicendato a stagione in corso con Corrado Innocenti, otto giocatrici (Bernardini, Borsetti, Grimaldi, Gelfusa, Piacentini, Raveggi, Verrecchia, Volponi) hanno chiesto di non essere più tesserate dalla società capitolina. Problemi “puramente tecnici” e non personali con Goccia, hanno precisato in una lettera aperta. Ha replicato senza toni polemici Edoardo Stanchi: “Le avrei tenute tutte, rispetto la loro decisione ma ribadisco il diritto della società di scegliere l’allenatore”. L’Athena ha già annunciato nuove giocatrici: le lunghe Vanin e Cutrupi, le esterne Hernandez, Moretti, Rosellini. Poi anche lo storico uomo-società Casadio è uscito dall’organigramma.
Non ha potuto dare man forte a Zandalasini nei playoff turchi, avendo lasciato il Fenerbahce poco prima. Ma Giorgia Sottana guarda avanti, agli Europei con la Nazionale – di cui è stata appena nominata capitana – e alla prossima stagione in Francia (ha firmato per il Flammes Carolo; per lei sarà un ritorno nella lega transalpina). E intanto ha pubblicato il suo primo libro: si intitola “Io sono” ed è scritto insieme al suo mental coach Gabriele Bani. Un’autobiografia sportiva ma non soltanto: un percorso umano di crescita, come ha spiegato la stessa autrice. Il libro è acquistabile su Amazon in forma sia digitale sia cartacea; il ricavato andrà a favore di un progetto sanitario in Senegal, “Near Me - l’Ospedale dei Bambini”, gestito dall’organizzazione NutriAid International.
Dopo Ariano Irpino, Jolly Livorno, Virtus Cagliari e Viterbo, di cui avevamo già parlato nello scorso numero, il quadro delle promozioni dalla B all’A2 si è completato con le vittorie di Sarcedo e del S. Giorgio Mantova nei gironi triveneto e lombardo, che avevano diritto a un salto di categoria “in proprio”. Entrambe hanno risolto in gara-3 la rispettiva finale-playoff. Le vicentine, in collaborazione con il Famila Schio, hanno battuto 64-52 Pordenone che è in partnership con la Reyer Venezia: la 2001 argentina Chagas (16 punti) top scorer per le vincitrici, Antonia Peresson (19), in temporaneo rientro dall’America, per le sconfitte, che hanno pagato l’assenza della lunga Meldere. In Lombardia il S. Giorgio, con veterane di categorie superiori (Monica, Antonelli, Romagnoli), ha vinto in trasferta la “bella” con Milano Basket Stars (anch’essa con varie ex-serie A come De Gianni, Ruisi, Baiardo), 44-49, in una partita che ha cambiato più volte padrone, così come la serie, iniziata sull’1-0 per le milanesi.
MANTOVA BATTE IN GARA 3 MILANO BASKET STARS E VOLA IN A2
IL GATTO CON GLI STIVALI Di Linda Ronzoni Fobos e Deimos sono i due satelliti di Marte e a turno ospitano i campionati interstellari di basket femminili. Sono dieci anni che non vinciamo contro le fobosiane e le deimosiane ma quest’anno Marte è particolarmente agguerrita e contiamo di portarci a casa il titolo. Sono stati investiti moltissimi rubli marziani e la squadra è davvero fortissima. Solo per darvi un’idea in squadra abbiamo: una telepate, che legge nel pensiero qualsiasi intenzione di gioco e manda ai matti le avversarie che non si capacitano di come ogni passaggio venga intercettato e ogni azione, anche la più imprevedibile, vanificata. Il gatto con gli stivali di Shrek (ogni squadra può avere due giocatori non donna o non marziano); ci è costato un sacco ma siamo riusciti a ingaggiarlo. Si mette sotto canestro fa le fusa e sgrana gli occhioni guardando le avversarie, è irresistibile: devi fermarti e fargli i grattini sotto al mento. Bastano cinque secondi e noi siamo già a a canestro. La famosissima filosofa Ipazia Damarte che ha scritto il saggio La tua vittoria è la mia sconfitta. Come giocatrice di basket è inguardabile ma le sue massime di saggezza in panchina sono impagabili. The elastic woman degli Incredible (su Marte siamo appassionatissimi di tutti i film della Disney), che direttamente dalla rimessa di fondo campo senza nemmeno muovere un passo schiaccia nel canestro avversario. Infine l’asso nella manica: Diana Taurasi! L’abbiamo convinta dicendole che avrebbe giocato con il gatto con gli stivali di cui lei è fan fin da quando era piccola (non l’ha mai rivelato a nessuno per paura di essere derisa, ma la nostra telepate è riuscita a carpire dalla sua mente questo segreto). Quindi gentili terrestri in qualità di giornalista e commentatrice del campionato interstallare vi terrò aggiornati sulle varie fasi eliminatorie; come vi dicevo quest’anno credo che non ce n’è sarà per nessuno ma il basket è uno sport che riserva sempre molte sorprese. Metti che il gatto con gli stivali si rompe un’unghia, che la filosofa va in crisi depressiva o elastic woman ha un’artrite inaspettata. È un attimo.
Karma e sangue freddo Di ALICE BUFFONI - STAFF PSICOSPORT Esistono circostanze nelle quali la partecipazione a un Mondiale non dipende esclusivamente dall’impegno, dal talento, dal cuore messo in campo. A volte basta un giudizio soggettivo di un arbitro per disintegrare tutto. Ed è proprio quello che è successo nel 2017 alla nostra Nazionale Femminile. La storia la conosciamo bene, Zandalasini commette un fallo tattico per fermare il gioco della Lettonia a nove secondi dal termine, ma l’arbitro lo interpreta come fallo antisportivo: due tiri liberi e addio mondiale. Come si sopravvive a una delusione del genere? Con la consapevolezza di aver dato tutto, anche se quel tutto non è bastato. Le Azzurre avevano provato fino all’ultimo a ribaltare il risultato, chiudendo con una tripla all’ultimo secondo, sputata dal ferro. Andrea Capobianco, il Coach della spedizione Azzurra di allora, aveva sottolineato i tanti episodi condizionanti che avevano colpito la spedizione, a partire dall’infortunio di Macchi, ma poi aveva concluso con queste parole: “Stasera io vado a dormire sereno, perché insieme a queste ragazze e al mio staff ho dato il massimo”. Chi gioca sa che la sconfitta fa parte del sistema, anche la più cocente, ma è solo riportando il focus sulla prestazione, accantonando la questione risultato, che è possibile ripartire, tornare in palestra con un bagaglio di consapevolezze nuove e tanta fiducia nei propri mezzi. Attenzione però a non rimuovere la sconfitta, negarla e non elaborarla non è mai costruttivo. 1. Niente alibi, ma tanta fiducia. Basta parlare dell’arbitro, della sfortuna e di cosa sarebbe successo se. Mettiamo la testa sull’energia che quella sconfitta ci ha scatenato dentro, e buttiamola in campo. 2. Il nostro valore come individuo e come squadra non può essere condizionato da una sconfitta. Lavoriamo sull’approccio alle prossime sfide con entusiasmo e con atteggiamento vincente. 3. Identifichiamo un nuovo obiettivo, più sarà sfidante più grande sarà la carica motivazionale. Condividiamolo con tutto il team: la squadra è l’unico luogo in cui dai uno e ricevi dodici! La nostre Azzurre hanno iniziato questo percorso due anni fa, poco dopo quella sconfitta shockante. Nuovi obiettivi, nuovo coach e roster rinnovato con l’addio di tre grandi colonne della nostra nazionale come Macchi, Masciadri e poi Ress, per infortunio. Quella maledetta partita contro la Lettonia, metabolizzata e superata, oggi altro non è che un gradino già scalato per partire subito con un po’ di vantaggio!
(sa)tiro sulla sirena
UNA LUNGA ESTATE CALDISSIMA di paolo seletti Una nuova estate coglie il basket femminile, e già questa è una notizia, siamo ancora vivi e qui a insidiare il badminton con ardite manovre propagandistiche che neanche il baffo, al secolo Roberto da Crema, quello con la voce di Darth Vader ma la parlantina di Barbara D’Urso. È giusto che anche chi non è del mestiere sappia come vivono gli addetti ai lavori la stagione morta, quella che prepara ai mirabolanti successi invernali. Se no qualcuno potrebbe pensare che nei mesi caldi la pallacanestro femminile stia a guardare, e invece no. Occorre una programmazione mirata per improvvisare con classe la stagione successiva, non banalizziamo, qui c’è dietro del lavoro vero.
La giocatrice L’atleta di basket femminile vive una estate frenetica di happy hour e after party che inizia quando trasloca quelle quattro cose che si è portata nell’appartamento della società, e di solito in due viaggi una carovana di dromedari media riesce a ultimare il trasporto. Almeno di trucchi e scarpe. Nel mentre la giocatrice passa dalla palestra a ritirare lo stipendio di febbraio e a salutare tutti. Che tenero il coach quando le dà la scheda col lavoro estivo. Lei la prende, sale in macchina e mette J-Ax a manetta e pensa, “ci farò i filtrini per le paglie...”
L’allenatore L’allenatore è solo, e passa l’estate a scrivere giochi geniali ovunque, tipo “a beautiful mind”, che non funzionano neanche con i paguri sulla spiaggia, perché sono troppo lenti e scadono sempre i 24”, che poi salta te con il salotto appeso alle natiche. Ma al coach mica viene il dubbio che siano cazzate. Dà la colpa ai paguri come farà qualche mese dopo coi giocatori. E le schede estive col programma di mantenimento per le giocatrici? Lei lo prende, ringrazia, sale in macchina lo guarda e fa ripetutamente sì con la testa. E con che convinzione ed energia! Il cuore del coach si riempie di gioia, si commuove persino, che senso di attaccamento alla squadra che ha saputo creare, lei si ripresenterà sicuramente in forma. In realtà non sta facendo sì, sta ballando J-Ax a manetta mentre si rolla una sigaretta con le sessioni di tiro.
Il 3c3 è la nuova moda dell’estate. Un gioco molto diverso dal 5c5. In pratica tutte palleggiano fortissimo, non difende nessuna e tira sempre la più buona. Come nel 5c5 direte voi. Vero, ma puoi andare in vacanza nelle località più “in” della penisola e fare punti Fiba. I punti Fiba danno diritto a sconti all’Ikea e da Starbucks e ingressi al Pineta. O almeno, questo è ciò che hanno raccontato alle giocatrici.
Gli Europei Iniziano gli Europei, che come i mondiali di calcio femminile avranno una importante risonanza mediatica. La tv generalista non manderà in onda le partite, perché il basket estivo è attraente come un film in bianco e nero visto alla TV, ma le riassumerà una voce fuoricampo dopo la rubrica “alle otto della sera” quella che ti ricorda che ti sei confessato l’ultima volta nell’86 e la tua anima è nera come quella di Andreotti, su Radio Rai con una voce registrata, tipo Siri. Ma niente facili disfattismi! 7,3 milioni di italiani hanno visto Italia Brasile di coppa del mondo femminile di calcio? E allora? Basta con questi complessi di inferiorità! 7,3 anche gli italiani che vedranno l’esordio della nazionale italiana di basket Femminile agli Europei, dove lo 0,3 è mia madre che li guarderà di culo mentre prepara la caponata, e quindi non può essere contata intera, che se si gira il gatto si tuffa nella pentola.
FINALI UNDER 18 SI SONO SVOLTE NELLO SPETTACOLARE CAMPO DI MILANO AL PALAZZO DELLA REGIONE.
L’Italia ha preparato la manifestazione giocando contro il Belgio. Sei volte. Pare che l’ultima gara sia stata arbitrata da Jocelyn e che l’Italia si sia giocata il fil rouge schierando Nicole Romeo vestita da Mr. Crocodile Dundee. Peraltro il mondo della pallacanestro nostrana guarda con grande preoccupazione a questa idea di Crespi di far giocare qualche under25. Prima di tutto da dove vengono? Sono davvero italiane? Non saranno immature? Ma no, sono a stagionare in panca ormai da anni! E se funziona poi non toccherà mica anche farle giocare nei club? E il brivido esotico di scoprire le straniere dove lo mettiamo? Direttori sportivi nel dilemma.
Il presidente Fermato alla dogana un presidente che provava a portare in vacanza in Svizzera in una valigetta sospetta un titolo di A1. L’identità rimane ignota, anche se allo stop delle guardie ha esclamato “Questa proprio non ci volani!” Ok, erano mesi che volevo fare questa battuta, mi sia dato atto che ho resistito strenuamente fino all’ultimo numero. Comunque il titolo resta alla città di Bologna, e questa è la parte buona della notizia.
Le finali nazionali under18 Si sono svolte a Milano nella splendida cornice del palazzo della regione. Un campo all’aperto ma coperto, clima sostenibile, vetrina incommensurabile, insomma, finalmente una idea geniale. Infatti si sono lamentati tutti gli addetti ai lavori, il che è un ottimo segnale per riproporlo, loro avrebbero fatto tutto diversamente, quindi è certo che sarà un successo. E forniva tra l’altro una straordinaria serie di alibi a chi perdeva: il sole negli occhi, un piccione che mi ha deviato la traiettoria, Fedez che si è affacciato al balcone in mutande, abbiamo sentito tutte queste amenità con le nostre fallaci orecchie.
I raduni delle nazionali giovanili Ci si allena tre volte al giorno con enorme qualità, cosicché al terzo giorno di raduno, tra navette e stazioni modulari a 45 gradi all’ombra, le giocatrici dei club che si allenano due volte a settimana giocando ad acchiapparella con la palla, hanno già fatto più tiri che in tutta la loro vita, iniziano a soffrire di labirintite e vengono ritrovate tre giorni dopo a Ladispoli. Vengono interrate in una fossa comune dove si dà loro una sommaria sepoltura con la dicitura “morta per la patria”, sotto una statua del playmaker ignoto.
Il basketmercato Nulla è avvilente come il calciomercato estivo italiano. A meno che tu non segua il basketmercato estivo italiano. Hai presente Di Marzio su Sky con lo smartphone che squilla perché gli scrivono che De Caroli ha firmato un biennale con opzione per il riscatto per la Sambenedettese? Ecco, noi abbiamo Tagliabue che usa ancora il Nokia 3310, e gli mandano un sms anonimo per dire che la giocatrice invece deve pagare un riscatto per essere liberata dalla sua società, come negli anni 80 in Aspromonte, e firmare a meno soldi, e di solito prima di chiudere la trattativa chiude la società. Poi le italiane che contano sono 4, che per comodità hanno la double di Venezia e Schio e se la girano ogni due anni mentre fanno avanti e indietro quei 50 km di Valdastico, dando del tu ai casellanti. Tutti gli altri fanno collezione di senior tipo a sette e mezzo, finché non sballano e vince il banco, quando non riescono più a pagarle. Infine ci sono gli illuminati che fanno giocare le giovani. Che sono quelli che invece hanno soldi per prendere solo le straniere e devono completare il roster con le bimbe dell’under13 perché non solo non costano parametro, ma pagano la quota e piangono di gioia pur di farsi stoppare quattro volte ad azione da Gruda.
P.S. Ho firmato a Costamasnaga, probabilmente per uno scambio di persona, e immediatamente mi hanno chiesto di allinearmi con il dress code societario: pare che dovrò mettermi la tuta di Sarri, ma con il colletto tirato su. Buona estate a tutti e forza azzurre!!!
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gaetano risponde
FRANCY E LE ALTRE Di Gaetano Laguardia Qual è esattamente il ruolo di Francesca Zara in Nazionale e quanto è importante per le azzurre? Non crede che un maggior coinvolgimento di ex atlete, sia a livello federale ma anche con i singoli Club, potrebbe essere importante? (Claudia Masini, Firenze). Francesca Zara in questa Nazionale collabora con il preparatore fisico Matteo Panichi e spesso lo sostituisce. Però Marco Crespi ha voluto ritagliare per lei un ruolo importante: Player Development, figura ibrida tra preparatrice fisica ed assistente allenatrice. Ruolo che Francesca svolge molto bene grazie alla sua esperienza ed alle numerose vittorie e titoli conquistati nella sua lunga carriera in Italia ed Europa. Credo che un maggior coinvolgimento di ex atlete azzurre, ma soprattutto di donne che amino il nostro sport, sia utile e necessario. La federazione, lo scorso anno, insieme alla Lega femminile ha organizzato uno stage riservato a dirigenti donne che ha avuto molto successo. Inoltre alle prossime elezioni il 30 per cento del Consiglio Federale è riservato alle donne e noi fortunatamente non abbiamo problemi a trovare persone valide. Penso a Sandra Palombarini (membro Fiba), a Mara Invernizzi (vice presidente federale), a Raffaella Masciadri (presidente Commissione Atleti al Coni), a Margaret Gonella (presidente Fip Puglia), a Rossella Ferro (ideatrice del Campobasso Basket) e a tante altre valide dirigenti che lo spazio tiranno mi impedisce di nominare.
la foto del mese
MICHELE CARRABOTTA
SPAZIO AL BASKET. MONGOLIA SANTARCANGELO (RN) I PREMI PER I VINCITORI SONO OFFERTI DA RUCKER PARK MILANO. WWW.RUCKERPARKMILANO.COM
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