PINK BASKET N.11

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N.11 SETTEMBRE 2019

IN QUESTO NUMERO // BABY ORSILI, L’ORO VIVO // SERIE A1: PREVIEW DI INIZIO STAGIONE // FOCUS: DA UN RUOLO ALL’ALTRO // GIOVANILI: UN’ESTATE DORATA // COACH ORLANDO SI RACCONTA // L’A2 ACCENDE I MOTORI // GARDELLIN PLAYMAKER A 360° // PINK MIX


SETTEMBRE 2019

N.11

in questo numero 1 EDITORIALE

Il futuro è adesso

3 inside a1

Un’A1 verde speranza

9 numbers 11 Focus

Da un ruolo all’altro

17 cover story

Baby Orsili, l’oro vivo

23 inside A2

L’A2 accende i motori

29 Primo piano

Orlando furioso

35 altri mondi

Un’estate dorata

41 storie

Playmaker a 360°

DIRETTO DA Silvia Gottardi REDAZIONE Silvia Gottardi,

Eduardo Lubrano, Alice Pedrazzi, Giulia Arturi, Manuel Beck, Bibi Velluzzi, Marco Taminelli, Caterina Caparello, Alice Buffoni, Linda Ronzoni

PROGETTO GRAFICO Linda Ronzoni/ Meccano Floreal

INFOGRAFICA Federica Pozzecco

44 pink mix

IMPAGINAZIONE Grazia Cupolillo/

46 IL BASKET VISTO DA UN MARZIANO

FOTO DI Francesco Bonuccelli

Houston abbiamo un problema!

47 PALLA E PSICHE

Sai mantenere una promessa?

Meccano Floreal

(copertina), Marco Brioschi, Pasquale Ponente, Maurizio Silla, Massimiliano Lenaz, Fiba Europe, Archivio Fip, Umana Reyer, Ciamillo/Castoria, WNBA, Fiba 3x3.


editoriale

IL FUTURO È ADESSO di silvia gottardi

Con i due ori estivi il totale delle nostre medaglie recenti con le Nazionali giovanili diventa davvero notevole: 13 negli ultimi 12 anni! A me sembra davvero un piccolo miracolo, considerando che quest’estate siamo riusciti a far meglio di Spagna, Francia e Russia, che hanno una base di tesserate molto più ampia della nostra. Un miracolo di organizzazione da parte del Settore Squadre Nazionali, di capacità agonistiche delle ragazze, di qualità del lavoro dei coach azzurri e dei vivai dei Club. La domanda che mi sono fatta spesso e che credo si siano fatta in molti è: “Come mai otteniamo risultati strabilianti con le giovani e non con le senior”? La classica risposta che sento spesso è: “Le italiane non hanno spazio in A1, ci sono troppe straniere.” Ma dai, siamo realisti, tre straniere non tolgono spazio alle giovani italiane, soprattutto con questo gioco veloce e fisico che prevede tante rotazioni. E infatti quelle forti lo spazio ce l’hanno e giocano minuti importanti sia in A1 che in A2 (pur con qualche eccezione). Io credo invece che dipenda dalla nostra mentalità. È come se succedesse qualcosa durante il passaggio dal livello giovanile a quello senior. Le giovani attaccano senza paura: tirano al primo passaggio, sbagliano, riprovano, tentano l’assist dietro la schiena. Poi quando diventano senior in qualche modo la loro sfrontatezza e creatività viene ingabbiata: quasi sempre non guardano più il canestro, la passano e difendono solamente. Per me bisognerebbe ricominciare a pensare che si vince anche facendo un canestro in più, e non sempre e solo facendone segnare uno di meno. Bisogna coltivare la gioia di tirare e fare canestro, la gioia di fare un assist spettacolare, la gioia di essere protagoniste! Negli ultimi anni la Nazionale senior ha sempre fallito le partite che contavano, ma non di molto. Certo adesso non siamo messe così male come 10-15 anni fa quando non riuscivamo nemmeno a qualificarci agli Europei. All’estero ci considerano in crescita come movimento, ce lo ha detto anche Paul Nilsen nell’intervista per Pink N.07. Manca però sempre qualcosa che ci faccia fare il salto definitivo. Manca quell’attitudine ad attaccare, a prendersi responsabilità, ad essere protagoniste. Io spero che queste giovani non perdano la sfrontatezza e la gioia di far canestro, e sono curiosa di vederle in campo nel campionato che sta iniziando… Perché il futuro è adesso!


CHICCA MACCHI LA SUPER VETERANA RIUSCIRA’ A PORTARE A VENEZIA IL TRIONFO CHE MANCA DA TROPPO TEMPO?


inside A1

UN’A1 VERDE SPERANZA IN UN CAMPIONATO DOVE TANTE SQUADRE HANNO UN RISTRETTO GRUPPO DI

ITALIANE IN GRADO DI REGGERE IL PESO DELLA A1 E DOVE CONTERÀ IL RECUPERO DELLE GIOCATRICI INFORTUNATE NELLA SCORSA STAGIONE, LE STRANIERE SARANNO FONDAMENTALI PIÙ DEL SOLITO. MA ANCHE LE GIOVANI

Di Eduardo Lubrano

S

periamo. La parola d’ordine del Campionato italia-

no femminile di serie A1 numero 89 che inizierà con l’Opening Day di Chianciano Terme, ormai maggiorenne essendo la 18ª edizione, nel fine settimana dal 5 al 6 ottobre è questa: speriamo. Speriamo che il primo campionato non ci faccia rimpiangere Raffaella Masciadri, ritiratasi la scorsa stagione e alla quale va un enorme grazie per averci deliziato in questi anni con la sua sapienza di pallacanestro. Speriamo che Chicca Macchi, un’altra super veterana, a Venezia riesca a portare alle lagunari quello che è mancato in questi anni per quel saltino in più e a giocarsela per l’ennesimo trofeo nella bacheca già stracolma.

Speriamo in particolare che le 14 ragazze d’oro dell’estate italiana con le Nazionali U18 ed U20 iochino e portino quella ventata di freschezza e incoscienza tipica di quelle età. Ci sono le due “mvp” europee, Sara Madera a Lucca e Ilaria Panzera al Geas; ci sono tante altre azzurrine che ci hanno fatto sognare nei mesi scorsi,

alcune all’esordio nella massima serie (come Orsili, Pastrello, Toffolo, Spinelli), alcune già autrici di spunti interessanti nella passata stagione (come il trio di Vigarano, Nativi-Natali-Gilli). Molte di loro partono quasi alla pari con le altre giocatrici nei loro club, avendo tutte le chance di giocare e di stare in campo o quantomeno la possibilità di dimostrare di essere pronte.

Speriamo che le 14 squadre, format al quale si torna dopo

la stagione 2015-16, siano in grado di dare spettacolo fino in fondo senza scossoni di altro genere, come accadde lo scorso anno a Napoli che, sparendo, cambiò parecchie cose. Al momento sembra che tutte e 14 siano società molto solide, forti economicamente (chi più chi meno) e soprattutto, dicono dalla Lega Basket Femminile, molto coinvolte ed appassionate all’idea di dare l’assalto a Schio.

E quindi eccoci in campo. Saranno Schio, Venezia e Ragusa ad arrivare fino in fondo seguite dalla solita quarta


inside A1

ASHLEY WALKER TORNA A RAGUSA DOPO L’ESPERIENZA IN TURCHIA CON IL MERSIN. CLASSE 1987, WALKER HA GIÀ INDOSSATO LA MAGLIA BIANCOVERDE NEL 2013/2014 E 2014/2015

sorpresa? La risposta ancora una volta potrebbe essere sì. Perché sono quelle che iniziano la stagione con i roster più affidabili, che hanno apportato cambiamenti utili ritoccando squadre che hanno fatto molto bene l’anno scorso; ovviamente Schio in testa Campione d’Italia, Ragusa seconda e Venezia, che forse ha compiuto la rivoluzione più importante riportando nel mondo femminile Giampiero Ticchi, allenatore pesarese che con le ragazze ha all’attivo una semifinale scudetto con Faenza, oltre che un’interessante esperienza con la Nazionale senior. Se non ha dimenticato (ironizziamo) come si allena una squadra femminile,

potrebbe essere lui il valore aggiunto della Reyer che, negli ultimi anni, si è fermata un po’ presto nella corsa scudetto rispetto al potenziale. Il ritorno di Elisa Penna dall’America, gli arrivi di Chiara Pastore in regia e della lituana Gintare Petronyte sotto canestro potrebbero essere i puntelli ulteriori per provare a scardinare il dominio Schio-Ragusa nella finale scudetto.

Le campionesse d’Italia di Schio hanno fatto quattro movi-

menti in entrata che sono facilmente valutabili come ottimi, almeno sulla carta ed a palla ferma: Sabrina Cinili, Jillian Harmon, Jasmine Keys e Diamond De-


Shields sono davvero tutte garanzie di qualità per il lavoro che ognuna di loro sarà chiamata a fare. In particolare va sottolineata la forza delle tre straniere. E proprio sul discorso straniere bisogna fare una piccola postilla, piccola poi neanche tanto: non ci sono stati tanti arrivi da fuori la Penisola, ma un grande riciclo di quelle che erano già nei nostri campionati. Poche scommesse ed alcune con un palmares che offre ottime prospettive. In un campionato dove tante squadre hanno un ristretto gruppo di italiane in grado di reggere il peso della serie A1, dove conterà tanto il recupero delle giocatrici infortunate nella scorsa stagione e che

si trascinano ancora in questa prima fase della nuova, le straniere saranno fondamentali più del solito. Una di queste incognite potrebbe essere Ibekwe, la lunga arrivata a Ragusa insieme ad Ashley Walker, Martina Kacerik, Giuditta Nicolodi e Valentina Gatti. Ragusa dà ancora una volta la sensazione di sapere cosa fare e come farlo candidandosi senza dubbio ad uno dei quattro posti di semifinale.

E dietro queste tre? Qui si apre un discorso molto ampio:

gli infortuni da recuperare o in corso, le straniere, il gruppo di italiane. Di conseguenza, ci sono almeno

5


inside A1 quattro squadre che sulla carta ambiscono a quel posto libero che l’anno scorso è stato occupato con grande autorità e legittimità da San Martino, la quale potrebbe avanzare giuste pretese anche quest’anno, se non fosse che proprio il Fila si trova in testa a quella classifica antipatica delle squadre che soffrono degli infortuni pregressi, estivi ed in generale, con una sensazione di essere un po’ corta. Le straniere sono ottime, Sulciute e Bjorklund, ma coach Abignente dovrà trovare una formula particolare per ripetere la stagione passata. Se tutto torna a posto, San Martino di Lupari è la candidata con più armi per giocarsi una semifinale.

Poi ci sono Broni, Geas e Lucca. Broni ha una straniera dav-

vero di livello superiore come Jaime Nared che però è arrivata tre settimane prima dell’inizio del campionato, così come tutto il precampionato della formazione lombarda è stato contraddistinto dall’essere stato fat-

poca lunghezza della squadra: le prime sei, comprese le straniere, sono bravissime ma dietro ci sono tante under. Da un lato un’opportunità per farle giocare e crescere, dall’altro chissà cosa potranno dare in termini di tranquillità di classifica alla squadra. Vigarano è l’altra squadra che ha investito nelle medaglie d’oro azzurre: Giulia Natali, Silvia Nativi e Caterina Gilli, spina dorsale dell’Under 18 di Roberto Riccardi, sono nella formazione della provincia ferrarese. Sono giovani, brave e spavalde e potrebbero dare una mano alla squadra di coach Castaldi. Empoli ha confermato coach Cioni ed ha preso due straniere, la guardia americana Maci Morris e l’ala lituana Kamila Stepanova, i rinforzi di una squadra che dovrebbe fare un salto di qualità importante per fare un campionato tranquillo. Infine le tre neo promosse. Per definizione, le squadre che salgono in un campionato maggiore, in particolare la serie A1, hanno come obiettivo quello di puntare alla salvezza. La Virtus

Speriamo in particolare che le giovani azzurre che hanno dato lustro all’Italia in Europa giochino e portino quella ventata di freschezza e incoscienza tipica di quelle età to con una formazione incompleta. Un precampionato che però qualcosa può dire: perché, per esempio, racconta che il Geas Sesto San Giovanni abbia grandi margini di miglioramento, ma fino a quanto? Se quel che si è adocchiato è tutto oro, allora la squadra di coach Zanotti potrebbe inserirsi seriamente nella competizione per il quarto posto finale, altrimenti potrebbe essere un altro campionato di assestamento in attesa di spiccare il volo tra due anni. Lucca. Le straniere, Jefrrey e Jabukcova, devono fare la differenza perché le italiane sono brave ma molte di loro sono giovani e al primo impatto con la pallacanestro che conta. Ma sarà un piacere veder giocare le medaglie d’oro Madera, Orsili, Pastrello e Smorto. Tra Under 20 ed Under 18 la formazione toscana è quella che ha più giocatrici “dorate” in serie A1 quindi un plauso a coach Iurlaro ed alla dirigenza con una ulteriore raccomandazione: fatele giocare!

Sotto queste sette ce ne sono altrettante che dovrebbero

giocarsi l’ultimo posto utile per i playoff e la salvezza. Torino ha giocato un’estate di ottimo livello, un valido precampionato, perché ha potuto contare sulla squadra al completo dal primo giorno e quindi potrebbe presentarsi al via della stagione in ottima forma e con i meccanismi voluti da coach Riga già a buon punto. A Battipaglia, dove in panchina è arrivato Sandro Orlando coach della Nazionale Under 20 Campione d’Europa, il problema potrebbe essere quello della

Bologna è forse la storia più bella per queste ragazze che finalmente ce l’hanno fatta, per l’attaccamento dimostrato al loro coach Giancarlo Giroldi, per la testardaggine e la determinazione che hanno messo in tutti questi anni. E per l’ingresso di una società fra le più nobili del basket italiano. La squadra ha mantenuto l’ossatura dello scorso anno inserendo un paio di straniere di esperienza e prendendo Alessia Cabrini da Torino. Anche a Palermo hanno confermato la squadra che si è guadagnata la promozione ed hanno preso un centro di peso in tutti i sensi: Markeisha Gatling che nelle intenzioni di coach Santino Coppa, che ha palmares davvero gratificante, è colei che dovrebbe prendere il pallone e far correre le altre, poiché la squadra nel suo complesso è un po’ bassa e piccola fisicamente. Dunque, se vuole competere deve per forza andar via più velocemente delle avversarie. Infine, Costa Masnaga che non ha avuto un precampionato esaltante: ma è utile per giudicare la squadra? L’età media è molto giovane (nel roster depositato in Lega ci sono 2002,2003,2004 e 2005 più due ’89, una ’90 ed una ’91 tra le italiane) e le straniere Pavel, Jori Davis e Reyna Frost che dovranno fare la differenza per il nuovo allenatore, Paolo Seletti.

È tutto. Naturalmente siamo pronti ad essere smentiti, sarebbe il segno che, come sempre, il campionato ha in serbo sorprese bellissime... speriamo.


DIAMOND DESHIELDS È IL NUOVO ACQUISTO DI SCHIO. CLASSE 1995, ALA PICCOLA E ORIGINARIA DELLA FLORIDA, LA DESHIELDS VESTE LA MAGLIA DELLE CHICAGO SKY IN WNBA CON 15PT DI MEDIA

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numbers carriera e Palmares

raffaella masciadri

% al tiro 2018-19

POOL COMENSE bk. laghi varese pall. schio L.A. sparks

634

record presenze

100%

‘96-’97

in serie A1

11

tiri liberi

‘97-’98 ‘98-’99

46%

‘99-’00 ‘00-’01 ‘01-’02 ‘02-’03 ‘03-’04

2pt

‘04-’05 ‘05-’06

39%

‘06-’07 ‘07-’08 ‘08-’09 ‘09-’10 ‘10-’11

3pt

‘11-’12 ‘12-’13 ‘13-’14 ‘14-’15 ‘15-’16 ‘16-’17 ‘17-’18 ‘18-’19

SCUDETTo (15) MVP (2) COPPA ITALIA (10) supercoppa (13) eurocup (1)

top 5 medie stagionali Schio ‘05-’06 Schio ‘04-’05 Schio ‘05-’06 Como‘03-’04 Schio ‘09-’10

11,9

13,9 13,2

15,9 15,3

IN NAZIONALE

193

1701

26

1

1

1

PRESENZE

punti totali

record punti

medaglia oro

med. argento

med. argento

dal 2001 - esordio al 2018

dal 2001 - esordio al 2018

vs Lituania (2007)

2009 - Giochi del Mediterraneo

2001 - Giochi del Mediterraneo

2003 Universiadi

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RAFFAELLA MASCIADRI DOPO AVER MESSO IL PUNTO CON LO SCUDETTO 2019 SULLA SUA CARRIERA DA RECORD, È ANDATA SUBITO A CAPO DIVENTANDO TEAM MANAGER DI SCHIO.


focus

DA UN RUOLO ALL’ALTRO IL PASSAGGIO DAL PARQUET ALLA SCRIVANIA O DAL CAMPO ALLA PANCHINA NON È FACILE, PORTA CON SÈ TANTE NUOVE SFIDE. MASCIADRI, GORLIN, MENEGHEL

E GIANOLLA CI RACCONTANO LE LORO. IL COMUNE DENOMINATORE? L’AMORE SINCERO PER LA PALLACANESTRO E LA VOGLIA DI RIMETTERSI IN GIOCO

Di Alice Pedrazzi

D

al campo alla scrivania. Biglietto di sola andata. Il ri-

torno, in questo caso, non è mai previsto. E’ forse per questo che la decisione di smettere i panni del giocatore risulta difficile, sofferta, pensata e ragionata. Il talento sta nel scegliere il momento esatto: non un attimo prima, non uno dopo. Dare al campo tutto ciò che si ha, fino all’ultimo, non chiedere al campo (ed a se stessi) ciò che non si può più dare. Nella vita di un atleta, o meglio, di chi è atleta da una vita, è senza dubbio questa la decisione più difficile da prendere, perché porta con sé tutti quegli interrogativi che per anni sono rimasti sopiti, forse scacciati, a volte negati: cosa saprò essere e quanto varrò fuori dal campo?

Il campo è casa, per un atleta, prigione e rifugio al tempo

stesso. Abbandonarlo è un passo che si fa con titubanza, perché ci si va a posare su un terreno sconosciuto. E’uscire, come direbbero i formatori aziendali d’oggi, dalla propria “comfort zone”.

Nel caso del nostro piccolo (e bel) mondo dei canestri, il materiale su cui poggiarsi, almeno, è lo stesso: dal legno del parquet a quello della scrivania. Ma la differenza di posizione costituisce un cambiamento radicale: dal correre da una parte all’altra del rettangolo di gioco senza pensieri (perché il più delle volte meno si pensa, meglio si gioca), al dover ragionare di organizzazione, di programmazione, di metodi di allenamento. Il cambio di prospettiva con cui si guarda il campo è totale. Per questo il passaggio è tutt’altro che banale e l’automatismo “grande giocatore-ottimo dirigente” o “grande giocatore-allenatore vincente” non è mai esistito. Mentre esiste forte una correlazione tra alcuni tipi di atleti - volitivi, determinati e con una prospettica e ben chiara visione di ruoli e responsabilità - e la capacità di portare con successo queste doti, unitamente a quelle di chi è abituato ad allenarsi e far fatica per raggiungere dei risultati, anche dietro una scrivania dirigenziale o su una panchina.


focus Guardando al giardino di casa nostra, vediamo fiorire

sempre più rose che sbocciate sui campi, stanno portando un profumo di professionalità e visione, anche nelle stanze dirigenziali ed in quelle tecniche. C’è chi lo fa ormai da molto tempo, come Lidia Gorlin, ex capitana della Nazionale, playmaker della Vicenza d’oro, 10 scudetti e 6 Eurolega nel suo scintillante palmares, che dal 2006 dirige le operazioni organizzative del Basket Le Mura di Lucca; chi può cominciare a vantare adesso una discreta esperienza, come Roberta Meneghel, che dal 2013 è dirigente della Reyer Venezia, ultima sua “famiglia” da atleta, che l’ha adottata anche per il post campo; e chi ha appena iniziato: Raffaella Masciadri, capitana azzurra e neoscudettata con Schio, dopo aver messo il punto sulla sua carriera da record (15 scudetti, 10 Coppa Italia, 13 Supercoppe, 1 Eurocup) è andata subito a capo, diventando Team Manager di quelle che fino a giugno erano le sue compagne di squadra o Angela Gianolla, play dalle mille battaglie e i tanti successi che, appena conclusa l’ultima stagione a Ragusa, è volata a Bormio, al corso di allenatori nazionali, per poi tornare in Sicilia, dove il coach che l’ha allenata fino all’ultima finale scudetto, l’ha voluta come sua assistente.

Storie e tempi diversi, per queste quattro donne di basket,

simbolo di molte altre che stanno facendo altrettanto bene in ruoli lontani dal parquet (come Giulia Gatti,

perché sul campo sei protagonista e sei abituata ad avere “altri” che pensino a come metterti nelle condizioni migliori per giocare ed esprimerti al massimo, quando si passa dall’altra parte della scrivania, invece, i ruoli si ribaltano: “Al rispetto dei ruoli – confida Angela Gianolla, neo vice del suo ultimo coach, Recupido, sulla panchina di Ragusa – sono particolarmente attenta. E’ vero che in questa fase alleno 5 delle mie ex compagne, per cui potrei vivere lo spogliatoio con loro ed in parte lo faccio anche, condividendo alcuni momenti dopo gli allenamenti. Ma sto anche attenta a non confondere i piani, perchè all’ interno di un sistema che funziona, ognuno deve avere bene in mente il proprio compito”. Ce l’ha chiarissimo Lidia Gorlin, artefice della meravigliosa storia sportiva de Le Mura che, dopo aver portato (nel 2006) a Lucca Mirco Diamanti, rinunciando al ruolo da allenatrice che fino a quel momento aveva svolto, si siede alle scrivania e programma, a quattro mani con il coach di Carrara, una ascesa che dalla serie B arriva al tripudio tricolore del 2017. “Un successo meraviglioso, quello dello scudetto – ricorda Gorlin -, soprattutto perché arrivato a coronamento di un cammino fatto di piccoli passi e grandi risultati, costruito a quattro mani con Mirco (Diamanti, ndr) che però, almeno a livello personale, non è paragonabile alla gioia travolgente provata quando si vince da giocatore”. Proprio Gorlin, giocatrice, allenatrice e oggi dirigente, offre uno spaccato incisivo delle differenti prospettive di ogni ruolo: “Da

Sto attenta a non confondere i piani, perchè all’interno di un sistema che funziona, ognuno deve avere bene in mente il proprio compito. Angela Gianolla vice allenatrice in A2 a Crema, Guia Sesoldi che si occupa della comunicazione di Empoli, Mascia Maiorano dirigente a Costa o Francesca Zara impiegata nello staff azzurro…), ma con più di un minimo comune denominatore, partendo dalla passione massima per uno sport che diventa motivo di vita. In ogni discorso, con Lidia, Roberta, Raffaella o Angela emerge forte l’amore sincero per la pallacanestro e la voglia di rimettersi in gioco, anche dopo aver chiuso la parentesi forse più esaltante, quella del basket giocato. “Sono cresciuta masticando pallacanestro dentro e fuori dal campo – racconta Roberta Meneghel, parlandoci della pallacanestro vissuta come “storia di famiglia” -. Ho attraversato le vicissitudini di mio papà da giocatore, allenatore e direttore sportivo, per cui forse ho sempre avuto un po’la mentalità dirigenziale”. Che l’ha aiutata in un passaggio non facile, segnato da alcune difficoltà, come quella che racconta l’ex capitana azzurra Masciadri: “La cosa più difficile? – dice sorridendo “Mascia” – accontentare tutte e tutti”. Già,

giocatrice provi delle emozioni totalizzanti, da allenatore sei un corpo unico coi giocatori e sei coinvolto fortemente, da dirigente sei un corpo alleato dell’allenatore, senti che il tuo ruolo è importante per la squadra, ma hai una angolazione un po’ più esterna”. Una visione differente che pone chi decide di compiere il passaggio dal campo alla scrivania o dal campo alla panchina, davanti a sfide diverse, alcune previste, altre meno: “Avevo previsto che fosse una sfida e io “gioco” per vincere – confessa Meneghel - per cui mi sento a mio agio. Non avevo però immaginato che le gioie delle vittorie e il dolore delle sconfitte si amplificassero così tanto”. Anche per Angela Gianolla, qualcosa di inaspettato: “Sono lentissima! Per preparare un allenamento di 10 minuti ci metto anche tre ore. Forse vado troppo alla ricerca della perfezione, ma davvero impiego tantissimo tempo…”. Anche Masciadri racconta, scherzando, di un qualcosa di inaspettato: “Non avevo certo messo in conto di dover cambiare telefonino e computer dopo un solo mese di


ANGELA GIANOLLA DOPO AVER GIOCATO LA FINALE SCUDETTO 2019, QUEST’ANNO È TORNATA A RAGUSA NELLA NUOVA VESTE DI VICE COACH.

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focus

lavoro perché già fusi! Mentre mi aspettavo di passare molto più tempo in palestra, rispetto a quando ero “solo” una giocatrice”. Già, il tempo. Un’altra costante che ritorna: “Non avevo valutato – confessa Gianolla – di quanto tempo, anche fuori dalla palestra, questo lavoro possa occuparti. Molto più di quello che prima dedicavo al campo”. E poi aggiunge una bellissima dichiarazione d’amore per il basket: “Ma sono felice, perché mi piace pensare alla pallacanestro e ragionare di pallacanestro a tutto tondo”. Una passione che per Meneghel è forse addirittura cresciuta nella metamorfosi giocatrice-dirigente: “Ho sentito ancora più forte il senso di appartenenza alla famiglia Reyer

– racconta Roberta -. Un senso di responsabilità forse maggiore di quando giocavo, il che può sembrare strano ma è come se sentissi il dovere di far di tutto per non deludere la società e chi, come Brugnaro, Casarin e DeZotti, ha puntato su di me”. Questo senso di attaccamento allo sport ed alle squadre che sono state casa e famiglia per anni lunghi come una vita, quella da giocatrice appunto, permette a chi abbandona pantaloncini e maglietta per mettersi tailleur o tuta da allenatore, di avere una comprensione complessiva dei problemi di chi il campo lo calca. Forse è anche per questo che Gianolla si rende conto che “i consigli o le cose dette da me sul campo, vengono


ROBERTA MENEGHEL È DIRIGENTE DELLA REYER VENEZIA, ULTIMO CLUB DI CUI HA VESTITO LA MAGLIA, DAL 2013. VETERANA.

presi in grande considerazione dalle ragazze. Anche per questo, credo, Recupido e la società hanno deciso di darmi questa grande occasione, per il mio modo di comunicare con le ragazze”. Anche Gorlin, nel suo approccio da dirigente, si è portata qualità che aveva sul campo: “Il ruolo di playmaker – racconta Lidia – per me non è mai stato molto complicato, perché ho sempre avuto una predisposizione mentale all’organizzazione. E’ questo stesso dna che mi ha aiutato anche nell’attività da dirigente”. Già, perché il campo lascia un segno indelebile, che alle volte è dolcissima mancanza: “La competizione ed il lavorare quotidianamente di gruppo per il raggiungimento dell’obietti-

vo comune, mi mancano molto”, dice Masciadri. Che poi aggiunge: “Anche lo spogliatoio e quel legame intimo che si crea tra compagne di squadra è certamente una assenza”. Le fa eco Gianolla: “Mi manca sudare insieme alle mie compagne. Quel faticare che crea rapporti solidi ed importanti…”. Una mancanza che l’esperienza insegna a sdrammatizzare con un sorriso: “Mi manca l’odore del pallone tra le mani – dice Meneghel – e la sensazione di sfida ogni qualvolta che iniziava la partita. Ma per fortuna il parquet lo calco lo stesso... Coi tacchi!” Già, perché giocatrici quando lo si è per un giorno, lo si è per sempre.

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ALESSANDRA ORSILI, CLASSE 2001, HA GIOCATO GLI ULTIMI TRE CAMPIONATI IN A2, A CIVITANOVA MARCHE. LA STAGIONE 2018/2019 HA CHIUSO CON 11,6 PUNTI A PARTITA.


cover story

Baby Orsili, l’oro vivo LA RAGAZZA DELL’ESTATE, CON I DUE TRIONFI EUROPEI GIOVANILI, È UN PICCOLO CICLONE SORRIDENTE DA SCOPRIRE.

COME QUANDO PARLA DEL RUOLO DA PLAY: “SE SBAGLI SONO CAVOLI TUOI, SE SBAGLIA UN’ALTRA SONO SEMPRE CAVOLI TUOI…”

di GIULIA ARTURI

a

17 anni ci si può permettere di sognare in grande. Ma realiz-

zare due sogni, e di quelli da una volta nella vita, in un’unica estate, è tutta un’altra storia. Ci è riuscita Alessandra Orsili, 17 anni (18 il 4 ottobre), playmaker a Lucca, mettendosi al collo due ori europei, da protagonista, in poco meno di un mese: under 18 prima, under 20 poi. È la donna, pardon la ragazza, del momento della nostra pallacanestro. Accento marchigiano, tono divertito, allegro, ancora un po’ stupito per tutto quello che le sta succedendo intorno. Ma nel suo mondo, al suono della parola magica “pallacanestro”, tutto il contorno sbiadisce, prende forza l’arancione della palla, oscurando il resto. “Sono follemente innamorata di questo sport – ci racconta Alessandra. Adesso è il basket il mio mondo, la fonte di tutte le mie gioie e delusioni, un amore folle”. Dopo un’estate di successi, ora è il momento di vivere l’anno del cambiamento con il trasferimento a Lucca e il salto in A1. Lo affronterà scanzonata, ma con le idee chiare, mai

banale ma con spontaneità. Sopra le righe? No, sono le sue righe ad essere personali. Orsili, la ragazza d’oro: che effetto fa sentirselo ripetere da mesi ormai? “Non smetterò mai di sentirmi onorata dell’attenzione che mi è stata riservata da chi ci ha guardato e tifato. Non a me come persona, ma come giocatrice che ha fatto parte di due squadre stupende. È stata soprattutto la forza del gruppo che ha consentito di raggiungere quei risultati. Cocca (Costanza Verona, capitano dell’under 20, ndr) mi ha detto che ero il portafortuna! È stato tutto super, non potevo chiedere di meglio”. È difficile assorbire e gestire tutta questa improvvisa cascata di attenzioni? “Sì, e un po’ mi spaventa. Apprezzo l’attenzione che mi è stata dedicata e, se anche mi riconosco dei meriti per quello che ho fatto, lo faccio soprattutto intimamente: non voglio assolutamente staccare i piedi da terra,


cover story

perché so che sarebbe la fine. Abbiano ottenuto dei risultati molto importanti, ma sarebbe inutile fermarsi a questo: la strada da percorrere è ancora lunga”. Quella di spostarti prima della fine del liceo era un’idea su cui stavi meditando da qualche tempo? “No assolutamente, infatti ho deciso all’ultimo. Ci ho pensato e riflettuto con molta attenzione, ho ascoltato i consigli di chi mi è vicino e poi ho deciso proprio sul filo di lana. Il progetto di Lucca era davvero una bella occasione e sono contenta di averla afferrata. Non penso esistano scelte sbagliate, quando le fai con decisione sono sempre giuste”. La pallacanestro è al centro della tua vita, come incastri anche la scuola? “Quando mi fanno questa domanda rispondo che mal

che vada alla peggio mi bocciano! A parte gli scherzi, è ovvio che la scuola ha una grandissima importanza e avere una buona organizzazione tra sport e studio è fondamentale”. Non hai un po’ di timore, nel salto in A1, a tornare nel ruolo di “apprendista” dopo essere stata protagonista tutta l’estate con le Nazionali giovanili? “Sarà tutto molto diverso rispetto all’estate che ho vissuto, devo rimettermi in gioco da capo. Come quando misi piede per la prima volta in A2 e mi sono detta ‘caspita, queste sono le grandi’; ecco questa volta sono più ‘grandi’ ancora. Mi sento fortunata: ad ogni allenamento, quando commetto un errore, è quasi piacevole perché capisco che ho l’opportunità di migliorarmi. Questa paura di affrontare un mondo nuovo, me la metto nel cuore e da qui parto per costruire qualcosa di grande e di bello”.


14 LUGLIO, ITALIA-UNGHERIA 70-62. PRIMO ORO DELL’ESTATE CON LA NAZIONALE UNDER18. ORSILI È PROTAGONISTA CON 10 PUNTI E 2.4 ASSIST A PARTITA.

Raccontaci questi primi mesi di preparazione, l’impatto con una realtà completamente nuova. “Ho fatto la mia prima sessione di tiro, la prima di pesi, tutte cose che non avevo mai sperimentato. Tante prime volte! C’è molta intensità, in queste prime amichevoli, faccio ancora un po’ fatica ad entrare nel gioco ad inizio partita, ma mano a mano che passano i minuti le cose migliorano”. Ti capita di dover guidare in campo giocatrici molto più esperte e grandi di te: come interagisci? “Il mio asso nella manica è: ‘Fai amicizia fuori, così magari ti riesce più facile dirigerle in campo!’ (risata). Sono consapevole che devo farmi sentire e che devo gestire la squadra a modo mio, secondo quello che ritengo giusto. Ci sto lavorando, e il mio allenatore mi aiuta molto. Per me è una cosa nuova, perché, no-

nostante in Nazionale abbia fatto il playmaker, in A2 a Civitanova giocavo soprattutto parecchi minuti da guardia. Quindi devo superare un po’ di imbarazzo e imparare a condurre il gioco”. Ma sino ad ora, cosa hai capito, e cosa no, del ruolo di playmaker? “In poche parole? È quella che si sbatte più di tutte! Se sbagli qualcosa tu, sono cavoli tuoi e se sbaglia qualcosa un’altra sono sempre comunque cavoli tuoi! (risata). Battute a parte, è un bel ruolo, di grande responsabilità in campo, e questo è il lato positivo. E io non desidero altro”. Sei una giocatrice che segna molto. Il tuo rapporto con la difesa com’è? “Sono fortunatamente cresciuta da piccolina, quan-

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cover story do ancora giocavo con i maschi, in una società dove si dedicava molta attenzione alla difesa e mi dovevo impegnare al massimo per farmi valere. So che si lavora tanto ovunque, ma vi giuro che io ho fatto più di chiunque (risata). Certo è più esaltante segnare un canestro, ma anche rubare un pallone, fare una difesa corretta sono gesti positivi e gratificanti”. In questo momento di transizione della tua vita, quali sono le persone più importanti alle quali fai riferimento se hai bisogno di supporto? “Le amiche e i miei genitori. Sicuramente non sono mai sola, anche se la lontananza un po’ mi pesa. È come se fossi sempre preoccupata di perdere qualcosa nei rapporti, nei legami affettivi. Ma so anche che tutte le persone a me care saranno sempre presenti

A 17 anni devi ancora scoprire il mondo. Da dove vorresti iniziare? “Mi piacerebbe molto viaggiare, soprattutto in luoghi esotici pieni di verde dove poter camminare in mezzo alla natura. Così come visitare le città famose, fare un’esperienza negli USA ma non cestistica. E poi provare tutti i cibi che esistono, perché questa è proprio una mia passione (risata)”. Hai mai preso in considerazione di andare al college? “Ci avevo pensato, ma non sarebbe stata la scelta giusta per me. Perché andare lì e rischiare di trovare chissà quante altre giocatrici come me, avrebbe magari rallentato il mio percorso di crescita. Poi ovviamente ci sarebbero stati anche degli aspetti positivi, ma penso che restare in Italia, giocare in A1, allenar-

Adesso è il basket il mio mondo, la fonte di tutte le mie gioie e delusioni, un amore folle nel momento del bisogno. Sono un tipo che apprezza anche stare da sola per riflettere, questo mi aiuta e quindi non ho la necessità di dovermi confidare continuamente con qualcuno”. In campo sei molto sfrontata: istinto o sicurezza nei tuoi mezzi? La tensione la soffri mai quando giochi? “Certo un po’ di paura c’è sempre, ma alla fine riesco a ritrovare la mia personalità, quando sono molto in fiducia. E a un certo punto mi succede di venir fuori con le mie qualità e uscire come giocatrice. A volte devo aspettare che la partita venga da me, comunque, dalle ultime esperienze ho capito che i miei tempi di reazione sono diventati più rapidi”. Cosa ti diverte di più fare in campo? “Attaccare il canestro, tutta la vita. Magari con qualche ‘zingarata’. Mi piace molto giocare il pick and roll, poi le penetrazioni o gli arresti e tiro in velocità, quelli che prendono in contropiede la difesa”. Dal tuo esordio in A1 cosa ti aspetti, sia individualmente che di squadra? “La società ha scommesso molto sulle giovani, quindi sulla possibilità che anche con una squadra inesperta e nuova si possano raggiungere dei risultati positivi. Vogliamo fare bella figura e provare a lottare per i playoff. Personalmente so che quest’anno sarà molto difficile: il primo lontano da casa e poi la gestione scolastica, quindi tutto sommato preferisco non pormi grandi obiettivi: penserò piuttosto a vivere ogni momento e poi si vedrà cosa succederà. Piuttosto sarà molto importante per me capire come reagirò a tutti i cambiamenti: sono molto curiosa di vedere come me la caverò”.

mi con giocatrici più grandi ed esperte di me mi farà comunque crescere di più rispetto ad un’esperienza oltreoceano”. Un passo indietro: due flash delle cavalcate d’oro che non dimenticherai. “Under 18. Il momento più bello è stato nell’incontro contro la Spagna, ai quarti di finale, una partita con il risultato sempre in bilico. Stavo giocando malissimo, avevo segnato solo un punto, quando l’allenatore decide di farmi entrare in campo al posto di Panzera, che al contrario aveva fatto fino a quel momento una partita stupenda. Mi è sfuggito in quell’attimo un ‘che palle’. Ilaria a quel punto mi ha preso per la maglietta e mi ha detto ‘adesso tu vai in campo e spacchi tutto’. Detto fatto: sono entrata, ho segnato sette punti di fila e abbiamo staccato le avversarie. Dovevo farlo per lei, per la squadra, per me stessa. Il secondo indimenticabile episodio con l’under 20, nella semifinale contro la Francia. È stata in assoluto la partita dove ho faticato di più. Ad un certo punto, per lo stress fisico e mentale, in panchina sono scoppiata a piangere, ma il calore della squadra e di tutto lo staff mi ha dato la forza per reagire e quando sono rientrata abbiamo chiuso la partita. Non è dipeso solo da me, ovviamente, ma è stato un sentimento che ci ha unito e reso più forti. Non eravamo tra le favorite, ma siamo state di sicuro la squadra che ha saputo vincere meglio”. Ti consideri più una sognatrice o una con i piedi per terra? “Una sognatrice, senza dubbio! Io lo dico continuamente a tutti: ‘Un giorno schiaccerò’. Interpretatela pure come la voglia di arrivare il più in alto possibile…”


11 AGOSTO, ITALIA- RUSSIA 70-67. QUESTA VOLTA L’ORO È CON LA NAZIONALE UNDER20.

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inside A2

L’A2 ACCENDE I MOTORI PROMETTE BENISSIMO (COME SEMPRE) LA NUOVA STAGIONE.

TRENTA SQUADRE, 2 PROMOZIONI IN PALIO, 6 RETROCESSIONI DA EVITARE. UNO SGUARDO PANORAMICO SULLE PROTAGONISTE, CON I NOSTRI PRONOSTICI SULLE GERARCHIE NEI DUE GIRONI

di manuel beck

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ologna che rimonta 18 punti ad Alpo nello spareggio-pro-

mozione. E prima, Palermo che riporta in A1 il capoluogo siciliano e il maestro Santino Coppa; Costa Masnaga che sale con il canestro decisivo della 18enne Frustaci… L’A2 ha offerto questo e molto altro lo scorso anno, ma ora si volta pagina: la nuova stagione è pronta a decollare nell’ultimo weekend di settembre. Trenta squadre, di cui 6 neopromosse più le giovani del progetto federale HighSchool BasketLab, inserite a completare i ranghi del girone Sud. Ci addentriamo nella scienza inesatta dei pronostici, ben sapendo che è complicato prevedere come funzioneranno le alchimie dei gruppi (spesso il fattore decisivo), e che molte situazioni possono cambiare a stagione in corso, come nell’anno passato quando “piovvero” rinforzi di lusso, soprattutto nel girone Nord. Ma confidiamo che, almeno a grandi linee, le gerarchie qui presenti saranno rispettate. Cerchiamo anche di fornire una rassegna esauriente delle principali protagoniste (aggiornate

al 23 settembre); qualche nome altrettanto degno ci sarà sfuggito, ma avremo modo di recuperare durante l’annata: la nostra intenzione è di parlare di più squadre e giocatrici possibili.

LA FORMULA - Scendono di un’unità, da 16 a 15, le squadre

in ciascuno dei due gironi: una tappa intermedia verso l’assetto “14 x 2” che dovrebbe diventare definitivo dalla prossima stagione. Sono dunque 30 le giornate di stagione regolare: niente infrasettimanali, in compenso si gioca ininterrottamente dal 28 settembre al 25 aprile, pure fra Natale e Capodanno. Consueto appuntamento in marzo con la Coppa Italia. Le prime 8 di ogni girone vanno ai playoff (ripristinato il format al meglio delle 3 gare), con una promozione per gruppo. Anche quest’anno è durissima la lotta-salvezza: le ultime due retrocedono direttamente, dal 10° al 13° posto si va ai playout, dove è condannato chi perde due serie; in totale quindi scendono in B sei squadre.


inside A2

al Nord // la coppia Moncalieri-Crema parte favorita. Alpo volta pagina, Udine solida, derby Milano-Carugate per i playoff. Agguerrite Ponzano (con Bagnara) e la matricola Sarcedo (con Iannucci)

Favori del pronostico a Moncalieri, che dopo la clamorosa stagione da matricola (finale di Coppa, semifinale-playoff) ha tutto per fare ancora meglio: stabilità nell’organico con Grigoleit, Katshitshi, Cordola e l’oro europeo U20 Trucco (rinforzo di fine stagione scorsa) in un corazzatissimo reparto-lunghe; sul perimetro l’altra campionessa europea Conte e le socie Berrad e Domizi sono affiancate dalle novità Reggiani, dall’A1 di Lucca, e Penz, da Savona. Da due anni regina di Coppa Italia, anche Crema merita la prima fila, avendo confermato gran parte dell’asse portante (Melchiori, Caccialanza, Rizzi, Capoferri) e rinforzato il reparto ali-lunghe, nonostante le partenze di Nori e Blazevic: arrivano Scarsi, Zagni e la lituana Zelnyte. La guida tecnica è passata a Stibiel; debutta nella nuova veste di “vice” l’ex azzurra Giulia Gatti. Subito dietro collochiamo tre squadre. Continuità a Udine, almeno sul fronte-giocatrici visto che il timoniere è cambiato (Matassini al posto di Iurlaro): principale novità è la lunga lettone Vente, da Costa; si punta sull’ulteriore maturazione delle giovani, tra cui Sturma, Da Pozzo, Rainis e l’oro europeo U20 Ianezic, sempre con l’esperienza di Vicenzotti a fare da guida. Forte rinnovamento, invece, ad Alpo, dopo un’A1 due volte mancata d’un soffio nella scorsa primavera (in finale con Costa e nello spareggio con Bologna). Fra le giocatrici più utilizzate sono rimaste solo Vespignani e Dell’Olio; tanti nuovi arrivi (o ritorni) di indubbio valore - Policari, Mosetti, Reani, Coser, Granzotto, la bosniaca Dzinic - forse servirà tempo per oliare i meccanismi. Anche Castelnuovo ha cambiato non poco (out Pieropan, Canova, Salvini, Martelliano, Stoiedin), tenendo solo Corradini e Claudia Colli fra le senior più impiegate; ma i nomi inseriti sono di primo piano, da Bonvecchio a Pavia e Albano, più la 40enne lunga croata Podrug, veterana dei parquet europei, compresa la nostra A1. Per i restanti 3 posti-playoff, vediamo in lotta 5 squadre. Il Sanga Milano affronta la sua undicesima stagione consecutiva in A2 (più di tutte nell’attuale panorama): ha perso la fenomenale Royo Torres, ma ha confermato il “nocciolo” con Guarneri, Carrara, Toffali, Quaroni e socie, ha preso la croata Cicic (da Selargius), Lussana e Arianna Beretta, tutte con esperienza della categoria ma anche margini di crescita. Si rinnova il duello con la vicina Carugate, anch’essa nel segno della continuità (Maffenini e Gambarini le punte di diamante confermate, così come Diotti in regia), con l’aggiunta di rinforzi ben mirati come Canova e, di ritorno, Schieppati dal Geas, giocatrici versatili e “di squadra”. Nello spot di straniera, Tomasovic (ex Nico) sostituisce Molnar. Ha cambiato molto, invece, Ponzano; ma se la “chimica”

funziona, Brotto e compagne possono salire di livello rispetto ai playout dello scorso anno. Non c’è più l’aliena Ciabattoni, ma altrettanto d’impatto è l’ingaggio di Beba Bagnara: l’ex azzurra, al rientro dalla maternità, indicherà la via alle tante nuove giovani, la maggior parte di scuola-Reyer, come Coffau, Leonardi, Stangherlin. Sempre in Veneto arriva Sarcedo, neopromossa con legittime ambizioni, avendo inserito, sul gruppo della promozione (pur rimasto senza Caracciolo e Chagas), la realizzatrice seriale Iannucci, le ex vicentine Colombo e Santarelli e la possente pivot inglese Shaw. Saliamo in Alto Adige per una classica squadra da fascia media, il B.C. Bolzano, che pur dovendo fronteggiare varie partenze, tra cui la ritirata Ress, ritrova Villarini dopo un lungo infortunio, mantiene due garanzie come Fall e Servillo e oltre alla lunga croata Trehub inserisce giovani d’interesse come Mingardo, Degiovanni (rivelazione alla Coppa Italiana U20) e l’azzurrina Nasraoui, due ori europei nelle ultime due estati. Infine la cinquina che secondo noi lotterà per salvarsi. Può anche puntare a qualcosa in più, se tutto gira bene, la neopromossa Mantova, che ha elementi tutt’altro che inesperti della categoria (Monica, Antonelli, il neo-acquisto Viviana Giordano), un compatto nucleo di emergenti locali e sembra aver ben scelto la straniera con la slovena Kotnik (dalla Virtus Cagliari dove ha vinto la B). Restando in Lombardia, Albino, col nuovo coach Stefano Fassina, ha salutato quasi tutto il quintetto dell’anno scorso (a partire dalla triade Iannucci-Brcaninovic-Bonvecchio), puntando sulle giovani dell’area bergamasca integrate dalla tedesca Grudzien e dal trio Mandelli-De Gianni-Baiardo. In Veneto si scommette sulle giovani in tre piazze di lunga militanza nella categoria. Rinnovamento quasi totale a Vicenza, pure in panchina, dove Gorgone rileva il maestro Corno: a lui il compito di amalgamare una pattuglia di ragazze di varia provenienza: Gramaccioni, Zavalloni, B. Olajide, Kolar, Salvucci, Laura Meroni, Profaiser, Luraschi, più la lunga bosniaca Peric. San Martino punta invece sul gruppo autore di una salvezza “tutta cuore” l’anno passato (Amabiglia, classe ‘98, è l’unica nata prima del 2000), pur con qualche perdita, compensata dagli arrivi, da Marghera, di Toffolo, regina dei rimbalzi la scorsa stagione, poi oro con l’Italia U20, e di Elena Giordano. Più cambiamenti a Marghera, che oltre alle due appena nominate ha salutato Mandelli, Vanin e Pastrello; tra gli arrivi ci sono coach Tomei, la rientrante Castria, l’italo-argentina Villaruel (già in evidenza in varie piazze di B negli anni scorsi) e varie giovani venete tra cui le reyerine Grattini, D’Este e Camporeale, tricolori U18.


VALERIA TRUCCO DOPO L’ORO CON L’U20 TORNA A VESTIRE LA MAGLIA DI MONCALIERI, GIA’ INDOSSATA NEL FINALE DELLA SCORSA STAGIONE E NEL GIOVANILE

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inside A2

CAROLINA SANCHEZ LA SUPER VETERANA CLASSE 1976, CAMPIONESSA D’ITALIA NEL 2000 CON PRIOLO, PORTA A CAMPOBASSO ESPERIENZA E TALENTO


Al Sud // grandi ambizioni per Campobasso e Valdarno. Si riforma la coppia Paolo Rossi-Ballardini a Faenza. Continuità a Spezia e Umbertide, tutto nuovo all’Athena. La Nico e le sarde a metà del ranking

Dopo aver accarezzato i massimi traguardi lo scorso anno, è l’ora per Campobasso di salire l’ultimo gradino: mercato senza rivoluzioni (rimaste Bove, Di Gregorio, Porcu, Marangoni, Mancinelli) ma con aggiunte di spessore sotto canestro: Di Costanzo, Chrysanthidou, la leggenda italo-argentina Carolina Sanchez. La nuova straniera è un’esterna: l’italo-americana Giardina. A lottare per il primato vediamo anche S. Giovanni Valdarno, autrice di un mercato arrembante. Tutto nuovo, salvo poche conferme capeggiate da Rosset, e tutti nomi di primo piano per la categoria: in area Manfrè, Serena Bona, Alessia Egwoh e il ritorno in campo di Raffaela Costa; sul perimetro Pieropan, Calamai, De Pasquale, Cecili. Timone affidato a Giustino Altobelli; forse servirà tempo per la quadratura ideale, ma in prospettiva è uno squadrone. Come prima alternativa vediamo Faenza, dove torna in panchina il grande Paolo Rossi, con Ballardini stavolta solo giocatrice (ma non è poco). Con lei restano Morsiani, Schwienbacher, Franceschelli e altre conferme importanti; pur senza straniera, almeno per ora, i rinforzi sono di valore: Chiabotto e Brunelli, dall’A1 di Empoli, sul perimetro e Baldi sotto canestro. A seguire, playoff probabili per un poker di squadre. La Spezia vinse a sorpresa la scorsa regular season, anche se poi uscì al primo turno; ha confermato l’asse Packovski-Sarni-Templari, perdendo solo Cadoni fra le più utilizzate. Nene Diene è una sostituta più che valida. Anche Umbertide viene da una buona stagione e riparte dalle conferme (Giudice, Pompei, Prosperi, Moriconi e compagne); la nuova straniera è la polacca Kotnis, ex Cus Cagliari, e la coppia giovane De Cassan-Giuseppone può portare valore aggiunto. Diamo poi fiducia al nuovo corso dell’Athena Roma, che dopo l’addio in blocco del gruppo dello scorso anno ha annunciato un colpo via l’altro. Spiccano Debora Gonzalez, Mia Masic e l’ex empolese Rosellini, ma anche Moretti e Introna (dall’altra capitolina Elite), la lunga Vanin e il ritorno di Isabel Hernandez dagli Usa. Come detto per altre squadre, l’assemblaggio è da verificare ma gli ingredienti sono validi. La Nico di Ponte Buggianese, dopo la salvezza ai playout, prova a scalare posizioni, pur con qualche perdita significativa (tra cui Bona, Tomasovic, Giglio Tos) compensata dagli arrivi di Pochobradska - che con Empoli produsse stagioni super in A2 -, Perini da Civitanova e Pappalardo, ala del ‘96 che militava in Belgio. Nuovo anche il coach, Andreoli; tra le confermate Lazzaro, Innocenti, Nerini, Giari. Tre sarde e una campana, secondo noi, lotteranno fra la bassa zona-playoff, la salvezza diretta e i playout.

Selargius ha rifatto il reparto ali-lunghe, salutando le varie Brunetti, Manfrè, Cicic ma affidando al neo-coach Restivo una serie di nuovi acquisti di pregio: Pertile, Cadoni, Bungaite, Tibè che ha vinto l’A2 con Costa nel maggio scorso. Arioli e Gagliano le principali conferme. Anche per il Cus Cagliari partenze significative (soprattutto Kotnis e Favento) ma anche la cruciale conferma di Striulli e l’arrivo di due elementi di primo piano come la slovena Ljubenovic e il play-guardia Landi; presa anche la giovane lunga Novati. Appena tornate in A2, le concittadine della Virtus Cagliari si sono ben attrezzate per mantenere la categoria, oltre a duellare con la coppia appena nominata per la supremazia nell’area metropolitana del capoluogo. Alla corte di Iris Ferazzoli, prese proprio dalle due “cugine”, arrivano Favento, Brunetti e Lussu; da Savona il duo Zolfanelli-Guilavogui. Confermata la bulgara Iva Georgieva. Un’altra piazza che ritrova la categoria è Ariano Irpino, che si affida a William Orlando e ha aggiunto tante novità al nucleo della promozione, capeggiato da Scibelli e Orchi: arrivano infatti la torre del campionato, l’ex azzurra Valentina Fabbri; il play ceco Zitkova; la lituana di nazionalità sportiva italiana Seskute; poi Zanetti, Bambini, Albanese e Sansalone da varie provenienze di A2. Un mix che se ben riuscito potrebbe valere anche più della fascia in cui per ora lo collochiamo. A capeggiare l’ultimo quartetto mettiamo Civitanova, che ha sorpreso in positivo nella scorsa stagione, ma deve fronteggiare le partenze pesanti di Orsili (la “golden girl” dell’estate), Perini e De Pasquale, anche se ad affiancare Bocola, Trobbiani e compagne sono arrivate Sorrentino, Gombac e Ceccanti. Neopromosse a caccia di competitività. Può trovarla in tempi rapidi Viterbo, pur con molte novità da assemblare al nucleo della promozione (Spirito, Bevolo e compagne): sono giunte Veinberga, le giovani Patanè e Stoichkova, le ex-Athena Grimaldi e Cirotti. Più indietro, in partenza, sembra Livorno, complice qualche tribolo legato all’impianto di gioco e alla ricerca di sponsor. Non male, a rinforzare Bindelli, Tripalo e socie, gli arrivi di Orsini sotto canestro e, sul perimetro, di Mandroni e Lucchesini che hanno assaggiato l’A1 nelle toscane Lucca ed Empoli. Con obiettivi non strettamente di risultato, ma di crescita durante la stagione, le mani sapienti di Giovanni Lucchesi plasmeranno le giovani di HighSchool BasketLab: rispetto all’organico già all’opera nel centro federale romano durante le prime due annate del progetto, le novità sono Blasigh, una delle top-2004 d’Italia (da Udine), e la lunga del 2001 Savatteri, oro europeo U18, da Ragusa.

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SANDRO ORLANDO NATO A CAVRIAGO IL 23 OTTOBRE 1960, DA 23 ANNI SIEDE IN PANCHINA CONQUISTANDO: 2 SCUDETTI, 3 COPPA ITALIA, 1 EUROCUP, 1 JUNIORES, 1 COPPA ITALIA A2 E 2 VOLTE COACH DELL’ANNO


primo piano

ORLANDO FURIOSO

DOPO AVER GIRATO L’ESTERO IN LUNGO E IN LARGO, COACH SANDRO ORLANDO, REDUCE ANCHE DALLA SPLENDIDA E STORICA VITTORIA TUTTA EUROPEA DELL’U20, RITORNA IN ITALIA PER GUIDARE LA SQUADRA DI BATTIPAGLIA IN A1, DOVE LO ATTENDONO NUOVE SFIDE.

Di Francesco Velluzzi

P

Potresti parlarci per ore senza annoiarti mai. Immagi-

nate la coppia Sandro Orlando, allenatore globetrotter, e Chicca Macchi, la giocatrice più talentuosa del basket italiano che, a 40 anni, può ancora fare la differenza cercando di conquistare lo scudetto che Venezia sogna anche con le donne. Stanno insieme da una decina d’anni e parlare con loro è divertente, istruttivo. Un dialogo senza filtri perché la spontaneità viene prima di tutto. Qui analizziamo il personaggio, anzi l’allenatore Sandro Orlando da Cavriago, perché ad agosto si è messo pure lui la medaglia d’oro al collo vincendo l’Europeo Under 20. Un’impresa. Forse anche un po’ sottovalutata, perché le medaglie giovanili spesso passano in secondo piano, invece le ragazze italiane ne hanno portate a casa addirittura due, tutte d’oro, perché anche l’Under 18 di Riccardi ha vinto l’Europeo. Un trionfo. Purtroppo non supportato dalla Nazionale maggiore che, nel suo Europeo, ha fatto ancora flop chiudendo anche male il rapporto col commissario tecnico Marco Crespi, già

passato alla nuova avventura svedese e sostituito da Andrea Capobianco, un ritorno, visto che dal 2015 al 2017 c’è stato, e bene, lui.

Vittorie di club Una Nazionale che avrebbe potuto pen-

sare anche allo stesso Orlando (già vice di Ticchi nel 2009), che con quelle ventenni un miracolo l’ha fatto. E, invece, lui resta a disposizione, ma alla guida di Battipaglia, il suo ritorno in A1 dopo tanto girovagare all’estero, esperienza che gli è servita e che avrebbe, con un ruolo diverso, anche continuato. “Sono stato in ballo pure io per la panchina della Nazionale svedese e pure per quella della Lettonia. Poi la Svezia ha scelto Crespi. Però è una soddisfazione essere entrato nel giro delle nazionali maggiori europee”. Orlando la gavetta non si può dire che non l’abbia fatta. “Ho cominciato da vice a Parma nel 1996 e ci sono rimasto fino al 2000. Ho vinto un titolo juniores lì nel ‘97. Quindi Treviglio, Schio, Ribera, Maddaloni, Napoli. Prima di pensare al capitolo estero: Istanbul, al Besiktas, Pecs


primo piano

L’11 AGOSTO 2019 ORLANDO HA TRAINATO L’U20 AL SUO PRIMO ORO STORICO EUROPEO. UNA VITTORIA ARRIVATA DOPO LA SEMIFINALE DELL’ANNO PRECEDENTE, DUE ARGENTI (2016 E 2013) E UN BRONZO (2014)

e Gyor in Ungheria. Con in mezzo una parentesi in una B maschile a Vicenza dove accettai più per problemi familiari”. In questi 23 anni di panchina, ed è difficile pensare a un Orlando che non mangia pane e basket, ha vinto e si è tolto ovviamente belle soddisfazioni. “Il fatto di essere stato l’ultimo tecnico italiano che ha vinto con una squadra italiana, Schio, l’ultima nostra coppa europea è motivo di grande orgoglio. Vincemmo la Fiba Cup nel 2008”. Orlando a Schio è rimasto quattro anni vincendo due scudetti nel periodo in cui Taranto spendeva e spandeva e Schio era forte, ma non ancora una super potenza che dal 2012, avreb-

be ceduto un solo titolo, clamorosamente a Lucca nel 2017. Ma Orlando da Cavriago non ha vinto solo scudetti, Fiba Cup e Coppe Italia (2) con il club, targato Famila, di Marcello Cestaro. L’essere stato eletto allenatore dell’anno nel 2007 è altro motivo di orgoglio. “Aver portato Ribera - piccolo centro siciliano dove ha allenato dal 2003 al 2006 ndr - a vincere la coppa Italia contro Faenza nel 2006 è davvero motivo di grande soddisfazione. Così come aver vinto la coppa Italia di A2 con Napoli”.

Estero Poi Orlando ha deciso che si poteva svoltare,


che non era necessario restare ancorati al microcosmo del nostro ambiente e ha accettato di mettersi in gioco, sfondando il muro e accettando l’offerta del Besiktas, il terzo club di Istanbul, in un quartiere nobile della città, dove il calcio è ovviamente al primo posto, ma il basket aveva le sue attenzioni. “Esperienza che rifarei per quanto è bella Istanbul. Ho fatto un po’ di fatica a ricevere tutti i soldi che mi spettavano. A un certo punto erano finiti, proprio l’Udinese aveva bloccato gli incassi della parte calcio perché non riceveva le spettanze su alcuni calciatori ceduti. Ma quello del Besiktas è stato il primo passo forte che ho compiuto

decidendo di mettermi in gioco. Andare ad allenare all’estero non è semplice, non solo per problemi di lingua e logistica, anche se adesso con l’inglese me la cavo abbastanza bene, ma proprio perché devi avere i titoli. Se non hai combinato nulla nel tuo paese non puoi essere scelto”. Orlando la fama, insomma, l’aveva. E, quindi, dopo l’esperienza-avventura del 2011-2012 in Turchia, ecco la proposta di Pecs in Ungheria nel 2015. “Bella, arrivammo terzi. L’ungherese è ostico, eh... Ma diventa questione di sopravvivenza. Mi sono trovato molto bene. Sono tornato in Italia per dei problemi familiari di genitori che non stavano

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primo piano bene, ma appena si è presentata un’altra occasione ho scelto di andare a Gyor, sempre Ungheria, ma vicinissima a Vienna, quindi anche abbastanza semplice nei collegamenti. Lì è finita male perché si è compromesso il rapporto con una giocatrice americana che guadagnava troppi soldi e diciamo che si opponeva abbastanza al mio modo di allenare che prevede tanta intensità. Ho sempre pensato che in palestra bisogna lavorare tanto. Io adoro stare in palestra e l’intensità nel lavoro è tutto. Quindi sempre doppio allenamento, molta concentrazione. Certe giocatrici non gradiscono. Ma due terzi posti in Ungheria per me valgono tanto. Anche perché se li ottieni la federazione riconosce qualcosa ai club. La reputazione me la sono fatta. Infatti era arrivata ancora un’offerta straniera, stavolta dalla Polonia, ma non ho accettato. Le esperienze le ho fatte, stavolta potevo decidere...”.

Battipaglia E così, ecco Battipaglia, il ritorno in Italia, in A1 per Sandro Orlando. Alla corte di Giancarlo Rossini, padre-padrone del club campano. Una regione che il tecnico di Cavriago conosce molto bene, visto che è stato a Napoli e Maddaloni. “Fare sport al sud non è affatto semplice, anzi diciamo che è molto difficile. Lui ci riesce cercando di reperire risorse ovunque. E lavora bene col settore giovanile. Noi dobbiamo riu-

un grande torneo”. In più c’è stata Alessandra Orsili, la playmaker di Porto S. Elpidio, approdata da Civitanova a Lucca, l’unica ad aver giocato con entrambe le nazionali vittoriose. “Un playmaker che ricorda moltissimo Francesca Dotto e può diventare davvero una giocatrice importante”, sentenzia Orlando quando parla di questo prospetto. L’oro europeo è una soddisfazione enorme. Il premio? “Lo aspettiamo ancora... Sarà il presidente Petrucci a stabilirlo, ma sono contento per la fiducia che mi ha dato e lo ringrazio ancora, perché è stato lui a darmi questa possibilità e con l’Under 20 ho fatto una bellissima esperienza”.

Vita privata e Macchi L’ultimo capitolo della vita del co-

ach è quello familiare… Materiale infiammabile. Ma Sandro Orlando, quasi 59 anni, da una decina d’anni è il compagno di Chicca Macchi che ne ha compiuti 40 a maggio. Lui allena in giro, lei dopo la lunga esperienza di Schio e quella traumatica di Napoli, conclusa col fallimento, è tornata in Veneto all’Umana Reyer. Un rapporto molto telefonico, con qualche logica follia per riuscire a vedersi negli spazi liberi. Orlando che è padre orgoglioso di Giulia, avuta dal primo matrimonio, 26 anni, laurea in Scienze Politiche e ora a Milano a cercare un futuro professionale nel campo delle relazioni pubbliche e della comuni-

Allenare all’estero non è facile, sia per problemi di lingua e logistica sia perché devi avere i titoli. Se non hai combinato nulla nel tuo paese non puoi essere scelto scire a salvarci. Ci sono giocatrici che hanno voglia di rivincita. Marzia Tagliamento è tornata in Italia dalla Spagna, Virginia Galbiati vuole tornare bene in A1 dopo l’esperienza ad Alpo e quella precedente al Geas. Abbiamo un play americano Housier, poi sotto Gomez e Yarosz. Soffriamo in allenamento perché non siamo competitivi. Ho di fatto sei giocatrici titolari (c’è pure Nori). Ci proveremo. Rossini non è un mecenate, ma si impegna tantissimo. Mettiamo l’entusiasmo giusto per fare bene”.

Oro Europeo Orlando è arrivato a Battipaglia con la

medaglia d’oro al collo conquistata con la Nazionale Under 20 che ha guidato battendo la Russia in finale. È il secondo europeo Under 20 per Orlando che nell’edizione precedente si fermò in semifinale. “La differenza la fa il fatto di giocare minuti importanti nei club in serie A. Noi non avevamo la squadra più forte, perché Cubaj non è venuta, Panzera, la stella del Geas che era stata con l’Under 18, aveva qualche problema fisico. Ma con Trucco - figlia d’arte di Sandra Palombarini ndr -, Verona, Madera, Ianezic abbiamo fatto

cazione, non si sottrae all’argomento Macchi. “Per me non è una giocatrice di basket che, peraltro, anche a 40 anni penso possa dare ancora un importante contributo di qualità, ma una persona solare, divertente, onesta, leale. L’ho allenata solo a Schio, poi ognuno fa le proprie scelte professionali. È una compagna fondamentale, posso dire tranquillamente la donna della mia vita. Penso possa succedere in qualunque campo che due persone che stanno nello stesso ambiente possano trovarsi, conoscersi e anche amarsi. Non è uno scandalo che possano nascere certe relazioni nel nostro mondo. Con Chicca sto benissimo, penso sia la compagna ideale e mi trovo davvero molto bene. Sul campo di basket lei è molto competitiva e questo l’aiuta molto nella carriera che è stata straordinaria, ma può darle ancora tante soddisfazioni”. Salvezza di Battipaglia e scudetto a Macchi. Sandro e Chicca ci metterebbero la firma. Per poi festeggiare con un’estate a tutto basket. Entrambi finora non sono riusciti a farne a meno. Per il bene del basket italiano. Che, grazie a loro, ha colto importanti successi. L’ultimo di Sandro è tutto d’oro.


SANDRO E CHICCA COMPAGNI NELLA VITA, HANNO UN PASSATO ASSIEME AL FAMILA SCHIO, CON CUI HANNO VINTO, TRA L’ALTRO, L’EUROCUP WOMEN NEL 2008.

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SARA MADERA, CENTRO-ALA CLASSE 2000, NON SOLO È STATA INSERITA NEL MIGLIOR QUINTETTO DEL TORNEO MA HA ANCHE RICEVUTO IL TITOLO DI MVP DELL’EUROPEO U20


altri mondi

UN’ESTATE DORATA

È STATA UN’ESTATE ALL’INSEGNA DEGLI ORI PER LE AZZURRE DELL’U18 E DELL’U20 CHE SONO SALITE SULLA CIMA D’EUROPA. CORAGGIO, FIDUCIA NELLA SQUADRA E PASSIONE I PUNTI DI FORZA DELLE RAGAZZE CHE HANNO CREDUTO IN UN SOGNO POI DIVENTATO IN REALTÀ.

Di Caterina Caparello

è

quando la sirena del cronometro suona che la magia avviene.

In quel suono c’è la consapevolezza di averci provato, di aver dato tutto e di aver sognato: vincere o perdere è la regola, ma quando quella sirena seguita dal fischio arbitrale ferma tutti, ecco che la gioia della vittoria prende il sopravvento. Si susseguono urla, abbracci, salti e anche qualche lacrima, è il momento in cui tutte le emozioni si riversano le une sulle altre, attraverso la coscienza di essere un’unica grande famiglia. È probabile che le sensazioni azzurre dell’U18 e dell’U20 siano state proprio queste. Di sicuro, per queste giovani donne, è stata un’estate magica, infinita e soddisfacente: U18 e U20 campionesse d’Europa.

Il primo momento d’oro lo ha regalato l’U18 che il 14 luglio ha

sconfitto, in una finalissima accanita e senza esclusioni di colpi, la compagine dell’Ungheria 70-62. Con questa storica vittoria le ragazze di coach Roberto Riccardi hanno portato a quota 3 il medagliere dora-

to italiano (dopo il 2010 e il 1994) seguito da 3 bronzi (1986, 1983 e 1973). Il viaggio verso la vetta europea delle giovani Beatrice Stroscio, Alessandra Orsili, Silvia Nativi, Caterina Gilli, Giulia Natali, Francesca Leonardi, Silvia Pastrello, Martina Spinelli, Ilaria Panzera, Clara Rosini, Lucia Adele Savatteri e Meriem Nasraoui, è iniziato il 6 luglio a Sarajevo, città ospitante del torneo, all’interno del gruppo A assieme a Belgio, Germania e Croazia. Con la formula a quattro gironi da quattro squadre, tutte le formazioni hanno avuto accesso agli ottavi di finale e, da quella fase in poi, le partite sono state caratterizzate dall’eliminazione diretta, il tutto ambientato sotto il pesante rischio della retrocessione alla Division B per le ultime tre squadre classificate (l’Italia fu infatti retrocessa all’Europeo B nel 2005, rientrando nel 2006). Dopo aver quindi sconfitto Belgio (73-52), Germania (58-36) e Croazia (80-60), le ragazze hanno affrontato e atterrato nello scontro diretto la Bielorussia agli ottavi (96-57)


altri mondi e la temibile Spagna ai quarti di finale (76-63), per accedere da imbattute alla semifinale contro la Russia (75-49). La finale è semplicemente scritta nella storia, con un’Italia compatta che ha fatto leva sul coraggio e sull’automotivazione, soprattutto durante l’ultimo quarto, momento in cui le ungheresi erano riuscite a riagguantarle fino al -1. Queste giovani donne, sono riuscite a riportare non solo medaglie e apprezzamento, ma l’entusiasmo in un tifo matto e sincero. Parole di encomio, oltre ad Alessandra Orsili e Giulia Natali top scorer della giornata finale con 19 punti, vanno a Ilaria Panzera, nominata Mvp dell’intera manifestazione (con 11.6 pt di media a partita, 4.4 assist e il 42.6% da tre), e Caterina Gilli (9.4 pt per gara) entrambe inserite nel miglior quintetto del torneo assieme alle ungheresi Reka Dombai e Angelika Kiss e alla francese Janelle Salaun. “È un onore aver riportato la propria nazionale italiana sul gradino più alto dopo ben 9 anni. Stiamo pian piano dimostrando che il basket femminile italiano

perché sei consapevole di avere un’intera nazione sulle tua spalle: ti senti più responsabilizzata e stimolata allo stesso tempo. Questo non vuol dire giocare sotto pressione, anzi quando la indosso mi sento completamente a mio agio, so che posso far bene. Soltanto pochi hanno l’onore di indossare questi colori e io ne sono grata per averne avuto l’opportunità, spero di continuare ad indossarla a lungo e soprattutto di portarla sul podio”.

Ma per l’Italia del basket femminile le soddisfazioni non si sono

fermate al mese di luglio, infatti l’11 agosto la nostra U20 ha conquistato un altro importantissimo oro sconfiggendo a Klatovy, città ceca ospitante, la Russia 70-67 dopo una bellissima ed equilibrata partita. Con questo strepitoso trionfo, le ragazze di coach Sandro Orlando hanno raggiunto il primo oro assoluto dopo i due argenti (2016 e 2013) e un bronzo (2014), arricchendo inoltre, a livello complessivo, il medagliere del settore squadre Nazionali femminili

Con queste vittorie stiamo pian piano dimostrando che il basket femminile italiano sta continuando a crescere e che i risultati importanti arrivano. Ilaria Panzera sta continuando a crescere e che i risultati arrivano – spiega Ilaria Panzera. Il nostro punto di forza è stato sicuramente una grande maturità da parte di tutta la squadra. Tutte hanno accettato appieno il proprio ruolo all’interno del gruppo. Inoltre, il fatto che ci conosciamo da molto tempo ha aiutato davvero molto e penso si sia notato in campo. Nonostante il punteggio un po’ preoccupante durante la finale, sinceramente non c’è mai stato un calo mentale. Siamo riuscite a mantenere sempre una certa consapevolezza durante tutti i 40 minuti. Questo, secondo me, è stato il fattore che ci ha fatto alzare la coppa”. “Non mi aspettavo il titolo di Mvp. Sapevo di aver disputato un’ottima competizione ma non fino ad arrivare a vincerlo. Proprio per questo, devo dire un grande grazie a tutte le mie compagne e allo staff tecnico per avermi permesso di giocare al meglio, sia da un punto di vista tecnico che fisico. Ho sicuramente imparato ad essere un vero leader, a essere sempre positiva durante tutta la partita nonostante alcune giocatrici non le conoscessi appieno. Inoltre, ho imparato che l’approccio iniziale è fondamentale, siamo partite forti sin dalla prima partita e questo ci ha aiutato molto da un punto di vista psicologico, giorno dopo giorno infatti ci sentivamo sempre più cariche”. “La maglia azzurra ha un peso totalmente diverso

salendo a quota 13 medaglie negli ultimi dodici anni. Una nota di merito va anche alla bicampionessa Orsili che ha conquistato la cima europea due volte in poche settimane. Una vittoria voluta e guadagnata con la testa e soprattutto con il cuore, dato che le nostre azzurre erano state piegate dai Paesi Bassi e dalla Francia. Nonostante l’iniziale inciampo Elisa Pinzan, Giulia Ianezic, Costanza Verona, Alessandra Orsili, Anastasia Conte, Martina Fassina, Beatrice Del Pero, Valeria Trucco, Giovanna Smorto, Sara Madera, Sara Toffolo e Lucia Decortes, hanno scalato la loro montagna il 3 agosto all’interno del Gruppo D assieme a Paesi Bassi, Francia e Germania - anche in questo caso la formula usata dal torneo è stata quella dei quattro gironi da quattro squadre. Dopo le sconfitte subite da Paesi Bassi (72-75) e Francia (34-52), le azzurre hanno rialzato la testa contro la Germania (74-33) per poi non riabbassarla più. Infatti dopo la lotta trionfale agli ottavi sulla Repubblica Ceca (64-59) e gli altrettanto tesi quarti di finale contro la Spagna (71-62), l’Italia si è nuovamente ritrovata faccia a faccia con la Francia sei giorni dopo in semifinale, dove le transalpine hanno scoperto delle avversarie completamente trasformate, subendo una sonora sconfitta (56-43). Nella finale contro la Russia le azzurre hanno dimostrato di essere cresciute in questo torneo, imparando dai propri


ILARIA PANZERA È STATA LA RIVELAZIONE DELL’EUROPEO U18. CLASSE 2002, HA RICEVUTO IL PREMIO DI MVP DEL TORNEO OLTRE ALL’INSERIMENTO NEL MIGLIOR QUINTETTO DELLA MANIFESTAZIONE


altri mondi

errori e avvalendosi della propria forza con consapevolezza: in una partita concitata ed equilibrata sin dai primi minuti, i ruggiti di Madera (15 pt) con la tripla del 67 pari al 4Q, Verona (25 pt, 4 assist e top scorer) che ha siglato il sorpasso (scortata nuovamente da Madera e il suo libero della sicurezza) e Orsili (13) si sono fatti sentire attraverso una gara di resistenza e forza psicologica che, alla fine, ha visto prevalere la squadra dell’Italia (70-67), la quale ha seguito il detto di Lorenzo De Medici “chi la dura la vince”.

Un altro trionfo tutto italiano e tutto al femminile che ha dato un sapore ancora più dolce con la nomina di Mvp per Sara Madera (13.3 pt e 8 reb di media a partita) e l’inserimento nel miglior quintetto della manifestazione sia della sopracitata Madera che di Costanza Verona, assieme alla russa Valentina Kozhukhar, alla francese Tima Pouye e alla belga Billie Massey. “Non c’è stato un momento in cui non ci abbiamo creduto o ci siamo demoralizzate, anzi le due sconfitte


L’U18 HA PORTATO A QUOTA 3 IL MEDAGLIERE D’ORO ITALIANO DOPO IL 1994 E IL 2010, SEGUITO DA ALTRI 3 BRONZI. L’U20 È AL PRIMO ORO ASSOLUTO DOPO 2 ARGENTI (2016 E 2013) E 1 BRONZO (2014).

iniziali ci hanno dato consapevolezza dei nostri limiti e delle nostre possibilità – dice Sara Madera. Sapevamo di non di essere la squadra più forte e favorita dell’europeo, ma nel contempo abbiamo lavorato insieme, mettendo ogni individualità a disposizione per un unico obiettivo. A mio avviso, la nostra capacità è stata quella di realizzare in campo la coesione che c’era fuori. La partita contro la Germania, vinta con uno scarto rilevante, ci ha portato a credere che sarebbe iniziato lì il nostro “vero” Europeo: quello che avrem-

mo giocato insieme e quello che poi avremmo vinto”. “Dopo due stagioni che faticavo a trovar spazio in campo, non mi sarei mai aspettata tutti questi riconoscimenti. Quando lo speaker ha detto il mio nome, mi sono commossa: pensavo di essere in un sogno. Vestire l’azzurro credo sia un’emozione che non si può spiegare né a parole né a gesti. È un qualcosa che senti che ti appartiene e quindi dai tutto per quella maglia, quella maglia che ti rappresenta e rappresenta un nazione intera”.

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VALENTINA GARDELLIN NATA A VENEZIA IL 13 FEBBRAIO 1970, HA CONQUISTATO CON LA CERVE BASKET PARMA UNO SCUDETTO, UNA COPPA RONCHETTI, DUE SUPER COPPA ITALIA E TRE COPPA ITALIA


storie

PLAYMAKER A 360°

UNA GIOCATRICE CHE NON HA MAI AVUTO PAURA DI CRESCERE, DI IMPARARE DAGLI ALTRI E DAI PROPRI ERRORI, CHE HA SEMPRE GIOCATO CON COSTANZA E TENACIA AFFRONTANDO LE SFIDE SENZA PAURA. TUTTO QUESTO È VALENTINA GARDELLIN, PLAYMAKER IERI E COACH OGGI

Di marco taminelli

l’

arte del playmaking senza tempo, la passione scon-

finata che permette un rientro, ad ottimi livelli, anche a 49 anni. Ragione e sentimento di una delle grandi registe della storia del basket italiano, Valentina Gardellin. Veneziana di nascita, il tuo inizio con il basket non è immediato, altri sport ed esperienze prima di arrivare alla, poi, tanto amata palla a spicchi. “La scoperta della pallacanestro arriva sostanzialmente tardi per una giovane sportiva, avevo già dodici anni. Prima del basket mi ero iscritta alle più svariate discipline non solo legate allo sport: ginnastica artistica, nuoto, pianoforte. La passione per la palla a spicchi è coincisa con il fatto che sul parquet potevo scatenarmi e correre con la palla, mi divertivo e non sentivo per nulla la fatica. Forse – sorride Gardellin ndr – se non avessi fatto la cestista probabilmente sarei diventata una velocista nell’atletica leggera. A Marghera ho fatto i miei primi anni con le giovanili,

nel giro di poco tempo a 14 anni sono stata richiesta da Spinea che militava in A1. Lì c’è stato l’incontro con Caterina Seguso, allenatrice ed ispiratrice di una parte molto importante della mia crescita. A 14 anni mi trovo sostanzialmente a giocare in prima squadra in serie C, oltre agli impegni con juniores, cadette ed, ovviamente, la scuola. Avevo le giornate a dir poco piene”. Impatto forte con il basket che ti ha fatto “crescere” molto presto, da diversi punti di vista. Svolta che ti ha fatto diventare già una giovane professionista. “Come ti spiegavo la grande passione che mi ha trasmesso Caterina Seguso mi ha fornito lo stimolo e gli imput per capire, ed indirizzare, i miei sforzi e le mie energie. Un primo straordinario risultato è stato quello di giocare un grande torneo: “Decio Scuri”, ovvero l’odierno Trofeo delle Regioni. Un evento giovanile importantissimo dove ho avuto l’onore di essere inserita nel quintetto ideale della manifestazione, insieme


storie

IN AZZURRO PER VALENTINA 79 PRESENZE E 411 PUNTI CON LA NAZIONALE, CON CUI HA CONQUISTATO L’ARGENTO A BRNO 1995 E PARTECIPATO ALLE OLIMPIADI DI ATLANTA 1996

a eccellenti giocatrici come Strazzabosco e Marcelli. Insomma la prima volta della mia carriera. A 16 anni arriva infatti la prima chiamata che mi porta lontano da casa, a Cesena, allora targata Unicar. Una scelta ponderata e condivisa con la mia famiglia, che mi ha sempre appoggiato e sostenuto in ogni parte della mia avventura con il basket”. Lì trovi un allenatore come Paolo Rossi, un rapporto non idilliaco ma che fa parte di quel percorso di crescita di cui parlavi. “Sicuramente non è stato un rapporto facile quello con Paolo Rossi. Non è stato quello che definiremmo un “amore a prima vista”. È stato un impatto duro, in allenamento ed anche in partita. Venivo dalla serie C, un balzo enorme, mi sentivo inadeguata. Mi veniva richiesto di prendere in mano la squadra, sino a quel momento ero più portata a far correre ed a segnare. Responsabilità ed ottica da playmaker che dovevano ancora completare la loro crescita dentro di me. È stato un momento anche lì importante per non mollare, per tenere duro”. Costanza, tenacia e capacità di imparare che sono un denominatore comune della tua carriera, che prosegue ad Ancona.

“Non mi sono mancati davvero i maestri nel mio percorso. Ad Ancona un altro passaggio importante con l’incontro con Gianni Zappi e Giovanni Lucchesi. Lucchesi grande allenatore sul campo, preparazione maniacale delle partite, mai un allenamento uguale. Mi hanno stimolato ancora di più la voglia di imparare ed ascoltare. Poi a Faenza dove ho trovato Maresi, un maestro che veniva dalla maschile e che mi ha insegnato a prendere in mano le redini della squadra. A come davvero fare il playmaker nel senso più pieno del termine. Ed a proposito di grandissimi allenatori provenienti dal maschile, ho avuto il privilegio di conoscere un maestro come Alberto Bucci. Da lui ho imparato tantissimo, non conosceva il femminile ma ha avuto la capacità di imparare subito come far rendere al meglio una squadra. Anche lui mi ha insegnato molto su come rendermi utile per un gruppo ed una squadra dentro e fuori il parquet, a come creare uno spirito collettivo di spessore”. Ed a proposito di grandi maestri la tua straordinaria esperienza con la Nazionale. Culminata con il meraviglioso argento di Brno nel gruppo guidato da coach Riccardo Sales. “La Nazionale è un ricordo indelebile della mia carriera. All’epoca il play titolare della squadra azzurra era


Silvia Todeschini. Coach Sales mi convocò e mi chiarì subito, con il suo stile inconfonibile e diretto, che gli piaceva il mio modo di interpretare il ruolo di playmaker. Che voleva però vedere un ulteriore scatto in avanti, un’ancora maggiore personalità nel condurre la squadra. Mi ha dato fiducia e spinta, che ho cercato di ripagare con tutte le mie forze durante gli Europei di Brno nel 1995. Lì davvero ho forse tirato fuori il meglio di me in Nazionale, numeri importanti in un’impresa davvero entusiasmante. Eravamo un gruppo incredibile, con tanta forza interiore, una squadra coesa e vincente, coperta in ogni ruolo. Si creò un’atmosfera unica, una medaglia d’argento davvero strameritata. E poi coach Riccardo Sales, collante di tutte queste qualità che, grazie al suo carisma ed alla sua capacità di trascinarci verso ogni impresa, dentro e fuori dal campo con una sintonia perfetta, sapeva utilizzare sempre le parole giuste per stimolarci al meglio”. A volte ritornano, altra tappa a Parma e ritrovi Paolo Rossi. Questa volta sono solo successi, con scudetto e coppa Ronchetti. “Ricordo l’annata dello scudetto come fosse ieri, un’e-

Adoravo il suo modo di condurre, trascinare, gestire la squadra. Sapeva sempre recapitare il passaggio al momento giusto, con un tempismo semplicemente perfetto. Mi piaceva tantissimo anche Anna Costalunga, altro grande talento nel ruolo. Oltre alle mie “contemporanee” come Todeschini e Zocco, due splendidi interpreti della mia generazione. Oggi onestamente si gioca in modo molto diverso, compreso il playmaker. Si fa tanto 1vs1, si cerca molto la conclusione personale, ci sono molte combo guard più che registe nel senso classico del termine”. Una carriera splendida chiusa nel 2003. Anzi no, 15 anni dopo il tuo rientro in campo, una scelta davvero a dir poco sorprendente. “Una scelta che, rivendendomi, ha sorpreso per prima anche me. Dopo 15 anni senza basket giocato, tre splendidi figli, mi arriva la proposta della Magik Rosa di Parma. Insistevano già da anni, mi chiedevano di rientrare ma sinceramente consideravo chiusa la mia esperienza come giocatrice. Avevo giocato da professionista, anche a grandi livelli, non pensavo di riuscire ad adattarmi dopo tanti anni ad una scelta così di-

Credo di aver sempre cercato di interpretare, ed a tratti emulare, le grandissime playmaker del passato. Il mio idolo era Lidia Gorlin e la sua gestione della squadra mozione indescrivibile. Parma lottava da tempo contro l’egemonia di Como, che faceva incetta di successi in campo nazionale ed internazionale. Volevamo strappare loro il titolo, avevamo grandi motivazioni e voglia di vincere. Anno strepitoso sotto tutti gli aspetti. Ho riavuto come coach Paolo Rossi, ma arrivai a Parma più matura e consapevole. Ero sicuramente una giocatrice più completa. Con lui ho fatto un ulteriore salto di qualità, disputando credo un campionato eccellente, ricevendo anche il premio di MVP tra le giocatrici italiane. La società lavorò benissimo sia dal punto di vista ambientale che tecnico. L’anno dopo lo scudetto arrivò la coppa Ronchetti. Altra finale pazzesca, a Las Palmas per la gara decisiva c’erano 5mila persone impazzite di entusiasmo che spingevano la squadra di casa. C’era un’atmosfera incredibile, tutto colorato di gialloblu come i nostri colori. Facemmo davvero una grande impresa”. Sei sempre stata considerata una grande interprete del ruolo di regista, quali sono stati i tuoi punti di riferimento e come vedi stia cambiando il playmaker nel basket attuale. “Credo di aver sempre cercato di interpretare, ed a tratti emulare, le grandissime playmaker del passato. Il mio idolo assoluto era sempre stato Lidia Gorlin.

versa. Ed invece mi feci convincere, è stata Rossella Rossi a darmi la spinta e le motivazioni giuste. Pura passione che mi ha riacceso di nuovo, trovando un gruppo di ragazze stupende di diverse età che mi hanno subito coinvolta, dimostrandomi un rispetto ed un affetto sincero. Con zero allenamenti da anni, senza basket giocato, quasi una nuova carriera, davvero una grande sfida in cui mi sono divertita tantissimo”. Gruppo che oggi guidi dalla panchina, l’ennesima pagina e nuova grande avventura. “Il protagonista questa volta è Davide Malinverni, è lui ad offrirmi la possibilità di andare in panchina. Non ho esperienza ma è un’altra di quelle sfide appassionanti che non puoi perdere. Fare il coach è difficile, ci sono equilibri nuovi, non conta la categoria. Io sono una perfezionista, che non lascia niente al caso. È stato fondamentale il contributo di Tiziano Raffin, un vice di grande esperienza che conosce bene la serie B e mi ha guidata con intelligenza. È bellissimo vedere queste ragazze, di ogni età, che ti seguono, ascoltano e che vivono con grande partecipazione ogni allenamento. Partecipo anche io, spiego, racconto, mi cimento con loro. Arrivo a fine allenamento anche io distrutta, ma felice di poter trasmettere sempre la stessa passione e lo stesso entusiasmo di sempre”.

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nazionale TV-COPPE UNDER 15 CAPOBIANCO BIS LA SITUAZIONE IL TERZO “ORO” Andrea Capobianco torna alla guida della Nazionale femminile. Dopo l’annuncio della non riconferma di Marco Crespi, a inizio agosto, la Fip non ha comunicato immediatamente il nome del successore, ma sulla stampa era dato in arrivo Pierre Vincent, il tecnico francese di Schio. Il Consiglio federale del 21 settembre ha invece ufficializzato il nuovo incarico al coach molisano, 53 anni, che si era fatto apprezzare nel suo biennio precedente alla guida delle azzurre (2015-17). In novembre i primi appuntamenti agonistici del nuovo ciclo, con le qualificazioni all’Europeo 2021, contro Repubblica Ceca e Danimarca. Quanto a Crespi, siederà sulla panchina della Svezia, che noi battemmo due volte nelle qualificazioni a Eurobasket 2019 ma che poi, nella rassegna continentale, ha saputo guadagnarsi, a differenza nostra, il Preolimpico 2020.

ANDREA CAPOBIANCO TORNA ALLA GUIDA DELLA NAZIONALE, ERA GIA’ STATO CT DELLE AZZURRE DAL 2015 AL 2017

L’A1 cambia canale. Dopo i trascorsi su RaiSport, Sky e più recentemente Sportitalia, la classica diretta settimanale del campionato andrà in onda su MediaSport Channel per quanto riguarda il satellitare (canale n° 814 del bouquet Sky) e sul circuito Sportivì per il digitale terrestre. Quest’ultimo è un network attualmente visibile in 9 regioni, con l’obiettivo di estendersi sull’intero territorio nazionale. C’è poi, anche quest’anno, la piattaforma in streaming della Lega Basket Femminile (LBF Tv), con una gamma di abbonamenti disponibili: quello completo costa 35,99 euro per la stagione. Capitolo coppe europee. Sono solo due le squadre italiane in lizza quest’anno. Schio ha il suo abituale posto in Eurolega, mentre Venezia sta disputando i preliminari (3 posti in palio per completare i due gironi da 8): al momento di scrivere, dovrà rimontare il -10 dell’andata contro le ungheresi di Miskolc.

Oltre ai due trionfi U18 e U20, di cui raccontiamo in questo numero, la magica estate 2019 delle giovanili azzurre ha celebrato la vittoria della Nazionale Under 15 nel Torneo dell’Amicizia, il classico quadrangolare con Francia, Spagna e Grecia. L’Italia di coach Lucchesi ha travolto 71-31 le elleniche, l’ha spuntata 61-58 in un duello serrato con le transalpine e ha conquistato la sfida decisiva con le iberiche grazie a una splendida prova offensiva e di personalità (87-78). Carlotta Zanardi, classe 2005 di Brescia, è stata eletta miglior giocatrice. Coach Lucchesi ha guidato anche la Nazionale U16 nell’Europeo di categoria: un quinto posto che, fin troppo ben abituati dagli ori nelle altre categorie, rischiamo di sottovalutare, ma che in realtà è un piazzamento apprezzabilissimo, valso anche l’accesso al Mondiale U17 del prossimo anno. Qui l’oro è andato alla Russia.


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3X3 ITALIA TERZA

WNBA HAMBY CHE TIRO!

EMOZIONI DELL’ESTATE

Pregustando il suo debutto olimpico a Tokyo 2020, il basket 3X3 ha vissuto un’altra estate d’impetuosa crescita. Per tante giocatrici rappresenta ormai una seconda stagione a tutti gli effetti, tra eventi per nazionali e circuiti di tornei. Ai Mondiali l’Italia (Ciavarella, D’Alie, Filippi e Rulli) non è riuscita a bissare l’oro del 2018, fermandosi ai quarti contro la Francia. Ha poi partecipato (con Zampieri al posto di Ciavarella) anche alla Europe Cup, dove per un supplementare sfortunato con la Russia non ha superato la fase a gironi. In compenso ha ottenuto un bel terzo posto nelle Women’s Series, circuito mondiale in 15 tappe: in quella conclusiva a Edmonton (Canada) le azzurre sono uscite in semifinale contro le padrone di casa. A inizio estate, titoli italiani vinti da Amatori Savona (U16) e Castelnuovo Scrivia (U18) nelle finali Fip di categoria.

Dearica Hamby, ben nota ai nostri appassionati per la militanza a Ragusa, ha realizzato il “canestro dell’anno” nella Wnba: una tripla da metà campo, dopo aver intercettato un passaggio, a pochi secondi dalla fine della sfida a eliminazione diretta, nei quarti di finale, tra le sue Las Vegas Aces e le Chicago Sky: 93-92. Se non avete ancora guardato il video dell’azione, ve lo consigliamo. Las Vegas poi è uscita in semifinale contro le Washington Mystics di Elena Delle Donne, eletta mvp di una stagione che ha risentito dell’assenza di numerose stelle, tra cui Breanna Stewart (infortunata) a Maya Moore (temporanea pausa dal basket). Mentre Brittney Griner ha avuto parole di fuoco contro la Lega dopo una squalifica di 3 partite per rissa, e Liz Cambage ha confessato recenti problemi di depressione. A contendere il titolo a Washington in finale sono le Connecticut Sun.

Le lacrime di Zandalasini e compagne dopo l’eliminazione contro la Russia. Ma anche quelle di gioia di Astou Ndour, pivot della Spagna che ha travolto la Francia in finale, nel momento della sua proclamazione a mvp del torneo. Non sono mancate le emozioni a Eurobasket 2019, le cui partite-clou sono state il quarto di finale Francia-Belgio, risolto al supplementare, e la semifinale Spagna-Serbia, davanti ai 10mila di Belgrado gelati, sul più bello, da un antisportivo di Dabovic. Abbiamo, in quei giorni, masticato amaro, ma ci siamo rifatti con le giovani: emozioni pazzesche, soprattutto, nella finale Under 20. Genio e follia, come il canestro decisivo di Verona e l’assist dietro la testa di Del Pero per Fassina, su punteggio pari a 4 minuti dalla fine. Un simbolo di quel coraggio che, lo dice Silvia Gottardi nel suo editoriale, vorremmo sempre vedere nelle azzurre di tutte le categorie...

3X3 LE AZZURRE TERZE NELLE WOMEN’S SERIES


Houston abbiamo un problema! Di Linda Ronzoni – Houston abbiamo un problema! – Qui Houston, quale problema avete? – Dichiaro la mia missione sulla Terra terminata, chiedo di tornare su Marte appena possibile – Avvio una richiesta urgente alla commissione per il rimpatrio, ma devo chiederle il motivo di questa richiesta urgente che non segue i protocolli standard – L’umana che seguivo dagli spalti, per monitorare in gran segreto lo stato della pallacanestro sulla Terra, si è ritirata; mi ritrovo così senza più materiale, non avendo più occasioni dirette di osservazione sul campo – Mmm questo è davvero un peccato. E come finirà con quella rubrica che scrivevi sotto mentite spoglie? – Troverò il modo per congedarmi, con qualche scusa, dai miei numerosi lettori, gli infliggerò un dolore terribile ma piano piano si abitueranno alla mia mancanza e poi mi dimenticheranno. Gli umani fanno così. – Capisco – Chiedo inoltre che mi venga resettata la memoria durante il mio trasferimento molecolare in patria – Ah, anche tu? Paura di provare la famosa mancanza della Terra? Come la chiamano lì? – Nostalgia – Ah già nostalgia, non mi dire che ci sei cascata anche tu? – Preferirei non mettere a verbale questa parte se possibile, sono questioni troppo private – Ok cancello le ultime quattro righe dal rapporto – Vorrei mettere una postilla nel documento di rimpatrio, la richiesta di tornare sulla Terra tra 10 anni per monitorare i cambiamenti e le migliorie avvenute. Se possibile metterei un elenco delle cose che vorrei verificare, visto che mi verrà azzerata la memoria vorrei lasciare una traccia – Sì, si può fare dimmi pure – Tra dieci anni mi aspetto che: I canestri nel basket femminile siano stati abbassati Le allenatrici delle squadre femminili siano tutte donne Le donne siano professioniste come gli uomini Chicca Macchi giochi ancora La mia umana di riferimento sia diventata presidentessa della Lega Brittney Griner abbia risolto le diatribe con la moglie Certo sempre che la Terra esista ancora, visto che pare che i ghiacciai si stiano sciogliendo e una ragazzina con le trecce e un impermeabile giallo sia l’unica che stia prendendo sul serio la cosa – Preferenze per l’orario del rimpatrio? Le 10 del mattino? – Possiamo fare dopo pranzo? – Oddio è qualcosa che ha a che fare con la nostalgia? – No, è che vorrei tanto mangiare un ultimo piatto di spaghetti con le vongole… – E che diavolo sono le vongole? – Dei molluschi, animaletti che vivono nell’acqua – Animali? Mi vuoi dire che sulla terra mangiano gli animali? Grazie ad Ares ti resetterano la memoria e di tutte queste cose orribili e barbare che hai fatto lì non ti ricorderai più – Già, grazie ad Ares…


SAI MANTENERE UNA PROMESSA? Di ALICE BUFFONI - STAFF PSICOSPORT Non tutti i campioni sono dei talenti e non tutti i talenti diventano campioni. La chiave del successo sta nel quanto ci si allena e nella qualità del lavoro svolto in palestra che, badiamo bene, non è mai solo fisico e tecnico. La capacità di costruire giocatori, infatti, passa in modo imprescindibile dalla capacità di costruire persone e quindi dalla qualità delle relazioni umane di condivisione, rispetto, fiducia che l’ambiente sportivo riesce a creare intorno ai proprio atleti. Per questo oggi chiediamo ai coach che ci leggono: sapete mantenere una.. Promessa? Nelle categorie giovanili più basse è facile trovare ragazzine che dominano in ogni parte del campo. Talenti? Può darsi, ma sarà il tempo a decretarlo. E’ proprio nei primi anni di attività che si fondano le basi della motivazione intrinseca dei giocatori: le nuove sfide, i nuovi apprendimenti alimentano il senso di autoefficacia, sentirsi bravi e capaci porta ad impegnarsi ancora per provare di nuovo la soddisfazione e il piacere di riuscire. Si genera un circolo virtuoso in cui il giocatore più si sente capace più si diverte. È qui che gli atleti imparano che l’impegno porta ai risultati. I coach dovrebbero esplicitare questo concetto continuamente, premiando l’impegno, più che il talento. Consideriamo che la bravura a quell’età dipende in larga misura dallo sviluppo motorio più avanzato rispetto alle coetanee. E’ quando questo gap viene colmato che subentrano le difficoltà. Crescendo le doti fisiche e poi tecniche si livellano ed emerge chi riesce a sviluppare anche altre qualità come l’attitudine al lavoro, la costanza, la capacità di resistere allo stress: le qualità che distinguono i campioni. Possiamo allenare tutte queste qualità con le tecniche di mental training integrate al lavoro sul campo. Ad esempio con il Goal Setting possiamo abituare le ragazze a lavorare per obiettivi a breve, medio e lungo termine da un punto di visita fisico, tecnico e mentale. Fissare dei goal stagionali individuali stimola l’attitudine al lavoro e favorisce l’assunzione di responsabilità. Gli obiettivi dovranno essere realistici, ma sfidanti per richiamare le sensazioni di self-efficacy di cui più sopra abbiamo parlato. Insieme al tecnico andranno poi monitorati e ridiscussi verso l’alto o verso il basso nel rispetto dei tempi di crescita della ragazza. Queste occasioni di confronto allenatore-atleta stimolano il dialogo, l’autoanalisi e rinforzano il rapporto di rispetto e fiducia reciproco. È questo un legame fondamentale soprattutto nel periodo critico dell’adolescenza, quando le ragazze sono ad alto rischio di drop-out, abbandono dello sport. Ogni federazione sportiva ha dei programmi di ricerca del talento, ma le variabili sono davvero ampie e i risultati poco determinabili. Alle società sportive quindi non resta che fornire ai propri settori giovanili gli strumenti tecnici, fisici e mentali per garantire a quante più ragazze possibili una formazione sportiva e umana completa. L’impegno anche in questo caso, porterà al risultato! Questa rubrica è tenuta da Psicosport, una realtà che utilizza la Positive Psychology con atleti e allenatori, dai settori giovanili all’alto livello agonistico, per rispondere alle principali criticità che si incontrano sul campo di gara e di allenamento, per migliorare performance individuali e ottimizzare il rendimento di squadra.


http://www.pinkbasket.it


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