N.13 NOVEMBRE 2019
IN QUESTO NUMERO // CONSOLINI LA PIÙ CHIARA // FOCUS: IL FONDO DEI DIRITTI // SERIE A1: UN TRONO PER QUATTRO // ARIOLI: SARDA D’ADOZIONE // SERIE A2: CHI PRENDE QUELLE DUE? // ALTOBELLI, VITA DA VICE // SOFIA VINCI: LA FORZA DI CHI RIMANE // NOVITÀ: RUBRICA HSBL
NOVEMBRE 2019
N.13
in questo numero 1 EDITORIALE Ancora?
3 inside a1
Un trono per quattro
9 numbers
Chiara Consolini
11 Focus
Il fondo dei diritti
17 cover story
Consolini la più Chiara
23 inside A2
Chi prende quelle due?
29 Primo piano
Sarda d’adozione
35 altri mondi
Altobelli vita da vice
41 storie
La forza di chi rimane
DIRETTO DA Silvia Gottardi REDAZIONE Silvia Gottardi,
Giuseppe Errico, Caterina Caparello, Giulia Arturi, Manuel Beck, Marco Taminelli, Chiara Borzì, Alice Buffoni
PROGETTO GRAFICO Linda Ronzoni/ Meccano Floreal
INFOGRAFICA Federica Pozzecco
44 pink mix
IMPAGINAZIONE Grazia Cupolillo/
46 HSBL
FOTO DI Marco Brioschi,
Un’A2 che insegna
49 PALLA E PSICHE
Keep the Flow!
Meccano Floreal
Gianluca Zuddas, Giacomo Focardi, Debora Fabio, Archivio Fip, Famila Basket Schio, Peppe Bartolotta, Giulio Tiberi, Roberto Liberi
editoriale
ANCORA? di silvia gottardi
Ci risiamo. Anche quest’anno abbiamo perso un pezzo. Era meno di un anno fa, fine gennaio per l’esattezza, quando l’ambiziosa Dike Napoli si ritirava dal campionato per via di problemi economici. E ora tocca all’Athena Roma, griffata Gruppo Stanchi, Serie A2 girone Sud. Campionati diversi, ma stesso copione: mercato estivo faraonico, dichiarazioni esaltanti, grandi obiettivi. Roma, a detta del presidente Edoardo Stanchi, al secondo anno di A2 (dopo essersi salvata la scorsa stagione ai playout) puntava molto in alto, forse addirittura alla A1. Per la precisione, va detto che l’Athena non si è ritirata, ma avendo rinunciato a due partite è stata esclusa dal campionato, come da regolamento. Fa differenza? Certo però non è stato un fulmine a ciel sereno, perché già ad inizio stagione sono emersi i primi problemi: dagli alloggi delle giocatrici non “abitabili” agli stipendi mai percepiti, la gestione delle palestre, l’esodo delle atlete, l’A2 affrontata con le 2000/2005 impreparate… Ma come può succedere una cosa del genere? La risposta è sempre la stessa: incapacità di pianificare e di gestire un budget, solitamente conditi con una buona dose di megalomania di dirigenti e presidenti (peraltro quasi tutti uomini, visto che mi risulta ci siano pochissime presidentesse donne tra i club di A1 e A2). Certo, fare sport in una grande città non è facile, lo sappiamo, ma proprio per questo sarebbe stato il caso di andarci cauti, programmando bene. È questione di rispetto. Rispetto che purtroppo le donne non sempre ricevono, soprattutto a livello sportivo. Chissà, magari il nuovo fondo di sostegno alla maternità delle atlete è un segno che le cose stanno finalmente cambiando. Noi ce lo auguriamo vivamente, perché alla fine, chi ci perde sono sempre le ragazze ed il movimento intero.
SARA BOCCHETTI IN GRANDE FORMA: QUASI 19PT A PARTITA PER LEI, PRIMA ITALIANA DELLA CLASSIFICA MARCATRICI.
inside A1
Un trono per quattro NOVEMBRE SI CHIUDE CON UNO SPLENDIDO EQUILIBRIO IN VETTA: RAGUSA, VENEZIA, SCHIO E SAN MARTINO APPAIATE AL COMANDO. MA IL CAMPIONATO STA OFFRENDO
MOLTO ALTRO. PURTROPPO ANCHE INFORTUNI GRAVI. INTANTO LA NAZIONALE È 1-1 DOPO LE PRIME DUE GARE DI QUALIFICAZIONE
Di GIUSEPPE ERRICO
M
a cosa ci ha regalato questo mese il nostro cam-
pionato di A1? Da una classifica mai così affollata in vetta, alle prime due vittorie della matricola Costa Masnaga, che ha messo in mostra la stellina, neanche quindicenne, Matilde Villa che nel derby lombardo contro Geas mette a referto, in scioltezza, 21 punti. Il tutto fino ad arrivare alla caduta casalinga di Ragusa contro Vigarano (che ha perso Bolden, non tornata dagli Usa dopo la sosta). Possiamo dirlo senza smentita, non ci stiamo annoiando assolutamente in questa stagione. Perché c’è l’ultima giornata di novembre, la settima appena trascorsa, che vede capitolare a domicilio le aquile bianco verdi di Ragusa abbattute da un piano partita perfetto di Vigarano, messo in atto da coach Castaldi ed eseguito mirabilmente da Sara Bocchetti (19 punti) e compagne. Che dire della funambolica guardia campana? Ha trovato uno stato di forma fisico e mentale eccellente in quel di Vigarano Mainarda, viaggia a 18,86 punti di media a
partita, quinta nella speciale classifica per media punti, prima italiana circondata dalle stelle straniere. Magari una piccola maglia azzurra potrebbe anche meritarla… Traffico in vetta alla classifica, della sconfitta interna di Ragusa (che ha perso Kacerik: rotto il tendine d’Achille) ne approfittano subito Venezia, San Martino di Lupari e Schio, le quali salgono a quota dodici in classifica in questo quartetto delle meraviglie che sta accendendo il campionato. In silenzio, ma non tanto, con la vittoria esterna a Torino, Lucca sale a quota dieci e alle sue spalle il terzetto Geas, Vigarano ed Empoli che precede la deludente, fin qui, Broni che non sta riuscendo a replicare le prestazioni della scorsa stagione. In fondo alla classifica, ferme a due punti, Palermo, Torino e Bologna con la Virtus che dà il ben servito a coach Giroldi e chiama in panchina coach Liberalotto, per cercare di dare una svolta alla stagione. Ferma allo stop Battipaglia, che cerca ancora la prima vittoria stagionale.
inside A1
Spettacolo in campo che meriterebbe altrettanta risonanza in Tv con la piattaforma della Lega, la quale stenta a decollare, piegata dai continui problemi di connessione che non rendono il giusto servizio ad un campionato che meriterebbe ampi spazi anche in televisione. La speranza sarà anche l’ultima a morire, ma qui si sta per finire ogni tipo di pensiero.
LA NAZIONALE È tornato in campo l’azzurro che ci piace,
quello che ci fa battere forte il cuore e ci emoziona sempre sia in caso di vittoria che di sconfitta. Sono tornate in campo le nostre Sorelle Azzurre e lo hanno fatto nelle prime due sfide di qualificazione ad EuroBasket Women 2021: la prima casalinga contro la Repubblica Ceca, la seconda in trasferta in Danimarca.
MATILDE VILLA 15 ANNI DA COMPIERE MA È DA TENERE D’OCCHIO. GRANDE PRESTAZIONE PER LEI NEL DERBY CONTRO GEAS, 21 PUNTI DA BIG.
REWIND Perché i ricordi sono importanti e quelli recenti
di un europeo fallimentare fanno ancora male con la sconfitta contro la Russia, che ci vieta il passaggio ai quarti e l’accesso al torneo preolimpico. Per carità, una sconfitta contro una potenza del basket Europeo come la Russia ci può stare, meno invece la sconfitta nel girone contro una squadra abbordabile
come l’Ungheria, che condannò le azzurre al barrage infernale contro la Russia. Una singola partita, una vittoria ci avrebbe spianato la strada come minimo verso il preolimpico (le azzurre non si qualificano alle Olimpiadi da Atlanta 1996). Torneo preolimpico che vedrà la partecipazione per l’Europa di sei squadre: Spagna, Francia, Serbia, Gran Bretagna, Svezia
5
inside A1 e Belgio. In totale sono 16 le squadre da tutto il mondo che si affronteranno dal 6 al 9 Febbraio 2020 nelle sedi di Ostenda (Belgio), Foshan (Cina), Bourges (Francia) e Belgrado (Serbia). Sedici squadre divise in quattro gironi, le prime classificate di ogni gruppo strapperanno il pass per le Olimpiadi di Tokyo 2020. E noi purtroppo saremo costretti al ruolo di spettatori, col rimpianto per quello che poteva essere se... Ma la storia non si fa con i se ed i ma, sono i fatti quelli che contano ed i fatti ci hanno detto che, quella che poteva essere una delle nazionali più forti, ha deluso le aspettative. Le cause? Tante, se n’è parlato ampiamente. La soluzione minima? Il cambio in panchina. In un’estate dove anche la Federazione ha avuto le idee confuse, si è passati dalla scelta di coach Pierre Vincent come guida tecnica, al passo indietro, e la
Tre giorni dopo le azzurre sono state impegnate a Gentofte (Danimarca) e contro la nazionale danese è arrivata la vittoria 72-82 con una super prestazione delle nostre stelle Giorgia Sottana (21 punti) e Cecilia Zandalasini (22 punti), anche se l’energia messa in campo dalle danesi ha provocato non pochi problemi difensivi alle nostre ragazze. Il primo periodo si chiude con un parziale di 10-0 firmato da Zandalasini e Bestagno che fissano il parziale sul 18-24 Italia. Anche nel secondo periodo l’Italia soffre troppo in fase difensiva ma trova con più regolarità il canestro grazie ad una prova eccellente di Giorgia Sottana (38-47) all’intervallo. Terzo periodo di controllo per le azzurre che mandano la Danimarca sul -13 (51-64) ma poi si disuniscono nell’ultima frazione e rischiano, sotto le triple danesi, di riaprire i gio-
La Nazionale inizia con un passo falso le qualificazioni a Eurobasket 2021, poi si rimette in corsa con la vittoria in Danimarca. PER LE AZZURRE, PIOGGIA DI PUNTI PER LA COPPIA SOTTANA (21) E ZANDALASINI (22) scelta quasi a furor di popolo di coach Andrea Capobianco. Confusione genera confusione, ma adesso ci siamo ed il cammino verso i prossimi Europei che si svolgeranno tra Spagna e Francia è già in salita.
AZzURRO CHIARO SCURO Poche le novità nelle prime convo-
cazioni di coach Capobianco, la più importante quella di Samantha Ostarello: per la pivot del Sud Dakota è arrivata la cittadinanza italiana e quindi subito arruolata in maglia azzurra per dare centimetri e peso ad un reparto sempre avaro per la nostra nazionale. Anche se il cammino comincia con una sconfitta a Cagliari contro la Repubblica Ceca (52-62), i 16 di Cecilia Zandalasini, i 13 di Francesca Dotto ed i 10 di Martina Bestagno, non sono bastati ad una nazionale che non è mai riuscita ad esprimere la propria idea di gioco di battere una squadra fisica, esperta ed atletica come la Repubblica Ceca. Anche se l’avvio aveva fatto ben sperare con il 15-8 iniziale, La squadra di coach Svitek si è affidata ad una vecchia conoscenza del nostro campionato, Kia Vaughn, per rimettere la testa avanti. Nel secondo periodo sono riapparse tutte le difficoltà azzurre nel trovare la via del canestro, solo 10 i punti a referto con l’inevitabile allungo ceco (29-33) all’intervallo. Il rientro in campo è tutto di marca azzurra con un parziale di 10-0, il miglior volto delle azzurre in una serata opaca, perché poi le avversarie riescono a rispondere, mentre le azzurre si spengono. La Repubblica Ceca vola sul +10 e chiude la contesa. Sconfitta che incasina il cammino verso la qualificazione e macchia i festeggiamenti per le 100 presenze di Sabrina Cinili.
chi (72-76). I canestri di Zandalasini e Sottana tengono a distanza le padrone di casa chiudendo con la vittoria azzurra. Vittoria che serviva per il morale, per dare delle risposte e per cercare di rimediare ad una classifica che, dopo la sconfitta interna contro la Repubblica Ceca, resta in salita perché la formula delle qualificazioni è molto strana. Le 33 squadre sono state divise in nove gironi, sei da quattro e tre da tre, accedono all’Europeo solo 14 nazionali: le prime di ogni gruppo e le cinque migliori seconde. Per il calcolo delle migliori seconde verranno esclusi i risultati ottenuti contro le squadre quarte classificate. Resta il fatto che, per non rischiare nulla, le azzurre nella prossima finestra di qualificazione, fissata per novembre 2020, devono andare a fare il colpaccio a casa della Repubblica Ceca.
DIPENDENTI Quello che appare chiaro in queste due sfi-
de è la dipendenza dalle prestazioni di Cecilia Zandalasini e Giorgia Sottana, che sono certamente le stelle della nostra nazionale ma non possono da sole supportare il peso dei destini di una squadra che, da troppo tempo, cerca il colpo grosso. Di lavoro da fare ce n’è tanto, giocatrici da far crescere anche, basti pensare alle nostre meravigliose under che si sono ricoperte di oro nei tornei giovanili. Adesso è il tempo di lavorare per far crescere il gruppo e cercare di ridare fiducia a qualche giocatrice che ha visto le proprie prestazioni calare dopo il brutto europeo in Serbia. Di certo queste ragazze avranno sempre l’apporto e l’affetto dei propri sostenitori.
SHOCK CRIPPA BRUTTO INFORTUNIO PER MARTINA IN MAGLIA AZZURRA CONTRO LA REP. CECA: LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE E COLLATERALE MEDIALE SALTATI.
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numbers
chiara consolini
CARRIERA IN NAZIONALE
punteggi piĂš alti
443
2008-09 2019-20 2014-15 2012-13
3332
24
Umbertide
23
Schio
2010
top score
PUNTI totali carriera
31
Ragusa
punti totali in 76 partite
18
Lucca
20
4
% punti segnati nei club
10,7% 32,4%
36,8%
20,1%
Schio
anno esordio
Umbertide
Lucca
rimbalzi totali
7-18 Ragu 01
sa
2
145
*media tiri dei campionati italiani dal 2004 ad oggi.
Ragusa
08-09 Lucc a 20
75,6%
94
tiri liberi
8-09 Luc 00
96
ca
2
assist
37,9%
rubate
2pt
31%
671
3pt
1
38
stagione
2
36
357 7 24
0
22
punti totali partite giocate
8
23
150
121
06-07
07-08
08-09
09-10
10-11
11-12
12-13
13-14
14-15
15-16
16-17
17-18
18-19
19-20
69
30
05-06
117
315
31
9
29
21
35
28
31
27
29
33
29
34
32
34
34
8
14
9
04-05
Legenda:
PUNTI SEGNATI carriera
% al tiro *
top 3 STATS
18
palmares carriera
4
1
1
2
1
Scudetti
supercoppa
eurocup
COPPA ITALIA
Premio Reverberi
2005-20062008-2013-Schio
2012 Schio
2008 Schio
2013 - Schio 2016 - Ragusa
2016-2017 miglior giocatrice
9
BENEDETTA BAGNARA CLASSE 1987, UNA LUNGA CARRIERA IN SERIE A1. DOPO LA PRIMA GRAVIDANZA QUEST’ANNO HA RIPRESO IN A2 CON PONZANO MA ORA È NUOVAMENTE IN DOLCE ATTESA. USUFRUISCE DEL FONDO
focus
IL FONDO DEI DIRITTI È STATO APPROVATO IL FONDO MATERNITÀ PER LE ATLETE.
UN FONDO ATTESO DA ANNI, TROPPI ANNI, CON CUI FINALMENTE SI INIZIA A DARE DIGNITÀ ALLE DONNE CHE PRATICANO UN VERO E PROPRIO LAVORO, LO SPORT
Di CATERINA CAPARELLO
“O
gni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per
tutte le donne” diceva la grande poetessa Maya Angelou. E così è stato. Il 23 ottobre 2019 il Governo ha finalmente dato vita al Fondo maternità per le atlete. Per questa nuova manovra, finanziata dall’Ufficio per lo sport, è stato messo a disposizione un fondo di 1 milione di euro per sostenere la maternità delle atlete: 1000 euro al mese per 10 mesi. Parliamo di sport femminile, parliamo di donne dello sport ad alti livelli che ogni giorno praticano con passione e dedizione il loro lavoro. Perché di lavoro si parla. Il fondo maternità è il risultato di anni di battaglie per i diritti delle atlete le quali, da sempre, si sentono messe da parte e non considerate da una società che le dovrebbe invece tutelare. Prima della manovra alle atlete, se rimanevano incinte, non era garantito nessun sussidio da parte della società sportiva per cui lavoravano. Rimanevano semplicemente a casa, senza stipendio, per poi, passati i mesi di gravidanza, riprendere l’attività tornando in palestra, come se nulla fosse successo.
L’associazione Assist, dal 2000, si occupa di tutelare le atlete di tutte le discipline agonistiche e ha saputo diventare un baluardo dei diritti. Proprio Assist, nella persona della sua presidentessa, Luisa Rizzitelli, ha portato avanti la lotta per il fondo maternità. “Ci sono ancora tante battaglie da combattere, ma questa è importante due volte perché, intanto, dà completezza e, secondariamente, abbiamo ottenuto qualcosa di concreto proprio perché di fatto viene riconosciuto il lavoro” afferma Rizzitelli. Cos’è il fondo e come si richiede? Il fondo maternità è un fondo messo a disposizione dallo Stato, con il quale le atlete possono disporre per 10 mesi di contributo pari a 1000 euro. Possono disporne facendo una domanda all’Ufficio sport, attraverso il sito ufficiale dell’ufficio sport della Presidenza del Consiglio, compilare una domanda alla quale allegare i documenti che dimostrino che sono atlete, professioniste di fatto e che quello che fanno rappresenta il loro reddito preva-
focus lente. Per cui, manderanno la copia del contratto, i documenti, il loro tesseramento, in tutto questo l’ufficio sport le accompagna nell’invio dei materiali, ne farà la valutazione e poi assegnerà il contributo. È previsto un aumento del fondo? Si, il capo di Gabinetto Salzano, con cui abbiamo fatto la conferenza stampa di presentazione, aveva annunciato l’intenzione del Governo di aumentare il fondo, può essere che sarà più cospicuo. Per ora sembra che il milione di euro riesca a coprire il fabbisogno delle richieste arrivate. Al momento hanno fatto richiesta già una ventina di atlete, ma con la campagna curata da Assist con Eleonora Lo Bianco, testimonial, credo che molte più atlete sapranno di questa opportunità e potranno attingervi. Assist è capofila di questa battaglia dal 2000. Si, siamo sempre stati convinti che questa fosse una delle cose inaccettabili che andavano superate. Abbiamo sostenuto questa battaglia dal 2000 denunciando le clausole anti maternità, che io stessa ho firmato da ex atleta, pallavolista: clausole inserite e che si trovavano nelle scritture private, nei propriamente detti “contratti”, perché non si parla di contratti visto che siamo considerate “dilettanti”; se eri incinta andavi a casa senza nessun diritto. Questa cosa il mondo sportivo, e io stessa quando ero atleta, non la percepivamo come anticostituzionale, personalmente mi sembrava quasi normale. Mi è servito studiare, conoscere altre donne che combattevano per
i soldi che il calcio muoveva. Oggi abbiamo una realtà completamente differente, oggi abbiamo migliaia di atleti e atlete che vivono di sport e questa legge deve saper dare loro diritti e doveri, in particolare le tutele che sono veramente elementari. Non esiste infatti una lista delle professioniste perché non esistono le professioniste. Giuridicamente in Italia nessun’atleta può definirsi tale; il punto è che, se nessuna disciplina sportiva è stata ammessa all’utilizzo della legge 91, sono tutte atlete dilettanti dalla più forte alla meno forte e questa assurdità coinvolge anche gli uomini, perché ci sono tantissime discipline maschili che sono nelle stesse condizioni (ad esempio, pallavolo A1, rugby ecc), ovvero discipline non professionistiche con atleti che vivono di quello per anni. Questa grande bugia dello sport italiano è ora che venga risolta una volta per tutte. Ipocrisia e paradossi dato che le atlete partecipano anche a manifestazioni nazionali e internazionali importantissime. Ipocrisia che non è casuale e che regge ancora, perché mantiene un impianto, a mio parere, da un lato di poca trasparenza, e questo non ci fa onore, dall’altro mantiene la tranquillità delle società sportive di poter sostenere dei costi. È vero, perché sono stata anche manager sportiva e lo sono ancora quando capita, che le società farebbero una gran fatica a sopportare immediatamente un costo che aumenta da quello di uno sportivo dilettante a quello di un lavoratore parasubordinato, ma proprio per questo
CI SONO ANCORA TANTE BATTAGLIE DA COMBATTERE, MA QUESTA È IMPORTANTE DUE VOLTE: DÀ COMPLETEZZA E, SOPRATTUTTO, ABBIAMO OTTENUTO IL RICONOSCIMENTO DEL LAVORO i diritti, per capire che questo era uno scempio ed una cosa vergognosa. Assist ha avuto il coraggio di denunciare questa pratica e di avere avuto al suo fianco poche ma grandissime atlete, con questo abbiamo iniziato la nostra battaglia senza mai mollare un secondo. Prossima sfida: la modifica della Legge 91/1981, dove le donne non sono considerate professioniste ma praticanti “per diletto”. La cosa che si sta facendo è di combattere per una riforma. L’ultima legge nella quale c’era la grande riforma di sport e salute, operata dal Governo Lega-5stelle, parlava proprio di riformare la legge 91 e della necessità che venisse corretta, che non ci fossero discriminazioni di sorta; però servono i decreti attuativi: la legge è stata emanata ma senza i decreti attuativi è ferma, per cui quello che serve oggi sulla legge 91 è di salvare quello che ha di buono ma rinnovarla completamente. Infatti ormai non corrisponde più alla realtà dei fatti, è una legge vecchia di 40 anni fa studiata per il calcio e per
serve un aiuto dello Stato, serve un periodo di transizione, un fondo e un aiuto per arrivare a questa regolarizzazione. Però i diritti elementari, le tutele che sono sancite dalla Costituzione non possono essere assoggettate a quanto un datore di lavoro è capace economicamente, o a quanto può gestire finanziariamente un rapporto di lavoro, se le tutele sono basilari devono esserci. Non vedo come mai, solo perché atlete, non debbano avere i diritti di qualsiasi altro lavoratore. Le prossime battaglie da vincere? La prima, la madre di tutte le battaglie, è la riforma della Legge 91, affinché non sia più possibile che non ci sia sancito nella nostra legge l’impossibilità di creare discriminazioni, questo è quello che vogliamo e che continuiamo a chiedere a gran voce. Speriamo di poter fare presto un lavoro riguardante il sessismo nello sport, le molestie nello sport, riguardante tutto quel mondo degli stereotipi che ancora ci ingabbia e che ci costringe a dover spiegare come sia ridicolo pensare che una cal-
LUISA RIZZITELLI È PRESIDENTESSA DI ASSIST. EX PALLAVOLISTA E MANAGER, SI OCCUPA DI TUTELARE E RIVENDICARE I DIRITTI DELLE ATLETE A 360°.
13
focus
ELEONORA LO BIANCO, CLASSE 1979, È STATA INSERITA NELLA HALL OF FAME DELLA PALLAVOLO ITALIANA. È LA TESTIMONIAL UFFICIALE PER LA PROMOZIONE DEL FONDO MATERNITÀ.
ciatrice, nell’immaginario di certa gente magari che va anche in tv a parlare, sia incompetente o lesbica, come se essere lesbica fosse un’offesa. A tal proposito, il 7 dicembre faremo un grande evento con il Comune di Bologna, per sensibilizzare e per avere sempre più persone al nostro fianco, da giornalisti ad appassionati e amanti dello sport, sia uomini che donne. Cosa non viene ancora riconosciuto alle atlete? Le stesse opportunità che si riconoscono agli uomini. Questo accade semplicemente nell’ambito dell’attività motoria. A mio parere, basta approfondire e vedere come nelle scuole ancora si parla di sport da maschi e sport da femmine; ancora troppo spesso, nell’ora di motoria, i ragazzi giocano a calcio o a qualunque sport e alle ragazze viene lasciato il piacere, se così si può definire ma che in realtà non lo è, di star sedute e rinunciare a fare attività. C’è un mondo e una cultura che ancora non ha messo sullo stesso piano, secondo me, uomini e donne sin da quando sono ragazzini. Sappiamo che c’è una grande percentuale di atlete che lascia molto presto l’attività e questo ci deve interrogare, perché? Abbiamo un montepremi diverso, investimenti delle federazioni diversi tra lo sport maschile e femminile, per non parlare della rappresentanza nei luoghi apicali dello sport italiano che è risibile, infatti non arriviamo al 10%, quando ci va bene al 15 ma non di più, nei consigli federali nei comparti regionali di federazioni e Coni. Se in 70 anni non abbiamo mai avuto una presidentessa del Coni donna, una presidentessa
di federazione sportiva nazionale vuol dire che qualche problema c’è. Discriminazione e disparità, come fermare tutto questo? In due modi: indignandoci, facendo sentire la nostra voce, e costruendo. Una strada è più rivendicativa e porta alla denuncia e al coraggio di dire quali cosa non vanno, l’altra è offrire soluzioni attraverso l’intelligenza di sedersi al tavolo con chi lo sport lo governa, e con la politica che non deve lavarsi le mani di quello che ha, e costruire insieme le soluzioni. Questa è la chiave e noi ci muoviamo per passione e con grande libertà, Assist non ha mai avuto padroni, ecco perché siamo libere e liberi, i nostri volontari e le nostre volontarie sono rispettati ovunque, perché per noi l’unica legge è quella della giustizia e dello star bene tra uomini e donne, quando c’è parità e rispetto. Testimonial ufficiale della battaglia per il fondo maternità è l’ex pallavolista, e capitana azzurra, Eleonora Lo Bianco, da poco mamma: Credo che la maternità sia un miracolo per ogni donna. Essere atlete non vuol dire dover rinunciare ad essere madre. Si possono avere figli e poi tornare a fare sport ad altissimi livelli, così come hanno dimostrato molte campionesse. Il fondo per la maternità è un primo importante passo, un sostegno fondamentale per vivere con gioia e serenità questo bellissimo momento. Sono molto onorata di essere stata testimonial di questa campagna perché, se da una parte ho rappresentato con orgoglio il mio paese nel mondo
per molti anni, dall’altra ho anche vissuto la mancanza di rispetto e tutela in fatto di maternità. Ma ci sono molte altre battaglie da vincere per le atlete. Tra le più importanti: l’essere finalmente riconosciute come professioniste e non come dilettanti, con tutte le garanzie previste a livello di sanità, contratti e previdenza. Tra le fila del basket, anche Benedetta Bagnara, giocatrice del Ponzano e nuovamente in dolce attesa, ha fermamente creduto nel fondo maternità: Ho già ottenuto tutto, la Giba (l’associazione dei giocatori italiani di basket, ndr) è stata preziosa perché mi ha aiutata molto indirizzandomi bene e velocemente, infatti la Fip ha accettato subito la mia richiesta e sono riuscita ad ottenere il sussidio. Prima del fondo, come hai fatto con il primo figlio? Nulla, sono rimasta senza niente. Praticamente ero rimasta incinta a maggio e nell’ultima partita ero già di un mese, non me n’ero accorta. Il mio contratto era scaduto a giugno e quindi nulla. Cos’è quindi per te il fondo e perché è giusto? Mi dà valore come giocatrice e soprattutto come donna: rimanere incinta, avere un contratto che si straccia vuol dire non essere valorizzata, è una cosa che ti discrimina. Quando feci il corso preparto, con tutte le altre ragazze lavoratrici, tutte prendevano qualcosa dal lavoro, io invece ero l’unica che non aveva nulla. Mi facevano mille domande: “ma perché?”, mi sentivo diversa. La mia
sensazione non è stata quella della nullafacente, anzi, il basket è il mio lavoro passionale, è la mia vita da 15-18 anni, in cui ho sempre messo il cuore; ma visto dall’esterno qualcuno può dire “Tanto fa sport, cosa vuoi che faccia”. Ecco, in quel caso mi sono sentita un po’ discriminata, ma non do colpe a nessuno, io stessa ero consapevole da anni di questa condizione, quindi ero comunque tranquilla, però un po’ sentivo diversa. Dopo la gravidanza ho deciso di ricominciare a giocare, ho fatto 2 partite, 3 con tornei annessi ed è capitato di rimanere nuovamente incinta. Così il mio agente e Marzoli (presidente Giba) mi hanno informata del fondo e ho pensato di provarci. La Fip è stata disponibile, ma soprattutto la Giba che mi è stata dietro ogni giorno senza mai mollarmi e lì io mi sono sentita protetta. Cosa serve alle atlete? Di essere giuridicamente professioniste, di garantire le necessità primarie. Perché no? Perché la pallacanestro no? Noi davvero spendiamo, ogni giorno tra allenamenti, partite, impegni, rischiamo anche nel fisico, ed è fatica, perché è un vero e proprio lavoro. Spero che molte cose cambino, so che per il fondo maternità ci sono voluti anni e sinceramente spero che si impeghi di meno per renderci giuridicamente professioniste. Spero ci sia un interesse maggiore e un valore maggiore. Il fondo maternità è quindi sinonimo di dignità, è considerazione delle donne e sostegno in ciò che fanno e come lo fanno, è un diritto inalienabile. Ma non è finita, altre lotte ci attendono e le vinceremo, più unite che mai.
15
A FINE NOVEMBRE IN CAMPIONATO, CONSOLINI VIAGGIA A 11.1 PUNTI E 2.6 ASSIST DI MEDIA.
cover story
Consolini la più Chiara DALLE FINALI SCUDETTO AI 3X3 ESTIVI CON AMICHE STORICHE CHE RIESCE A COMMUOVERE CON I SUOI NUMERI: IL MONDO DI “SCONS” È PIENO DI APPREZZAMENTO UNANIME PER
LA GIOCATRICE E LA PERSONA. RIVIVIAMO CON LEI LE TAPPE DI SCHIO, UMBERTIDE E RAGUSA. “MA CHE COLPO AVER PERSO LA NAZIONALE E POI RITROVARLA!”
di GIULIA ARTURI
R
iccione, luglio scorso, finali 3x3: le storiche ami-
che-compagne di Consolini si commuovono fino alle lacrime quando Chiara con un ultimo canestro prodigioso consegna loro una preziosa e inattesa vittoria. Non vale la finale scudetto quel “numero” ma umanamente è come un tesoro. Intanto sugli spalti fioriscono tanti ammirati “hai visto cos’ha fatto Scons!?”. È da questi piccoli particolari che si giudicano una giocatrice e una persona, rubando la mezza citazione a De Gregori: saper emozionare le compagne e affascinare il pubblico con una magia tecnica. Un “no” istantaneo. Quando le chiederemo se si stacca mai dalla pallacanestro, la risposta sarà immancabilmente questa: secca, eloquente. Se bazzicate i campetti d’estate, non stupitevi di trovare Chiara giocare qualche torneo balneare. Due finali scudetto in due anni consecutivi significano stagioni lunghe, ma la pallacanestro non le basta mai. Non sorprendetevi inoltre quando non sentirete neanche una voce fuori
dal coro di entusiasti: per tutti “Sconsi” è patrimonio nazionale. Come d’altra parte lo è il suo palleggio-arresto e tiro. Che sia una gara5 che vale il tricolore o un 3x3 con le amiche d’estate, stupisce. Quella in corso è la tua quinta stagione a Ragusa. Sta diventando una seconda casa. “E pensare che quando sono arrivata non avrei mai immaginato di rimanerci tutto questo tempo. Ma è stato inevitabile innamorarsi del posto: il calore della gente, i tifosi, la società con tutta la passione e la grande ambizione che ogni anno si rinnova. Insomma, è stato impossibile andare via. Sto vivendo un’esperienza stupenda anche fuori dal campo: quando parlo con i siciliani delle meraviglie della loro terra e delle loro tradizioni, è bellissimo vedere come gli si illuminino gli occhi. La squadra poi sente tanto il forte attaccamento dei tifosi: non solo per il supporto che mai ci fanno mancare al palazzetto, ma anche solo passeggiando per la città, spesso si incontra qualcuno che ti
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IL 17 NOVEMBRE IL RITORNO IN AZZURRO NELLA PARTITA CONTRO LA DANIMARCA, VALIDA PER LA QUALIFICAZIONE A EUROBASKET 2021. IL SUO ESORDIO CON LA NAZIONALE RISALE AL 14 LUGLIO 2010, DA ALLORA HA COLLEZIONATO 76 PRESENZE.
riconosce, ha una parola di incoraggiamento, ti chiede come vanno le cose. È qualcosa di positivo, che ti rimane dentro”.
con uno stimolo in più. Lo stimolo significa lavorare per riuscire a tornare lì e dimostrare che si è all’altezza di portare a casa il risultato”.
Nelle ultime due stagioni avete raggiunto la finale scudetto, ma vi siete fermate lì. È un peso da levarsi o uno stimolo per fare meglio? “Sono stati due finali di stagione abbastanza pesanti: siamo arrivate sempre a un centimetro, ma è mancato ancora qualcosa per riuscire a completare il lavoro e ottenere quel risultato che tutti qui stanno sognando. Queste due sconfitte, la prima in gara5 nel 2018 e la seconda in gara4 l’anno scorso, sono state diverse, ma dentro hanno lasciato entrambe una piccola crepa. Come si sistema? Al momento è ovviamente difficile da metabolizzare, ma ogni anno si ricomincia sempre
Tu personalmente come affronti questi momenti di difficoltà? “Non è facile; per metabolizzare le sconfitte e trasformarle in energia positiva io semplicemente riparto lavorando. In queste due ultime estati mi sono chiusa in palestra e, con l’aiuto anche del mio fidanzato, mi sono messa a lavorare, lavorare e ancora lavorare per arrivare ancora più pronta al momento giusto”. Se è vero che non si smette mai di migliorare, a questo punto della carriera cosa puoi aggiungere ancora al tuo bagaglio?
“Voglio migliorare nella reazione alle varie situazioni che una partita ti propone. Essere più preparata anche di testa all’errore: può capitare di sbagliare cinque tiri di fila, ma devo essere pronta a segnare il sesto. Accantonare l’errore e ripartire subito. Negli ultimi anni mi sento decisamente migliorata in questo e continuo a metterci concentrazione”.
Umbertide è stato un passaggio fondamentale nella tua carriera. “Sicuramente. Lollo Serventi per me è stato molto importante: con lui ho costruito la fiducia in me stessa come giocatrice. Me ne ha data tanta, nel mio percorso di crescita è stato sicuramente un allenatore chiave”.
Ti piacerebbe tornare a giocare le coppe? “Mi piacerebbe tanto, sì. Qua a Ragusa per due anni abbiamo partecipato all’Eurocup. Nonostante le trasferte fossero molto pesanti e i viaggi faticosi da affrontare, l’emozione di quelle partite mi manca molto. Confrontarsi con squadre e realtà al di fuori dei confini italiani è un’esperienza che arricchisce ed è gratificante”.
Nel 2011 sei tornata a Schio, nella società in cui hai esordito a 16 anni. “Sì, è stato come tornare a casa. Purtroppo, ho dovuto fare i conti con l’infortunio al ginocchio che sicuramente mi ha rallentato. Entrambe le stagioni siamo arrivati a giocarci le Final Eight di Eurolega, abbiamo combattuto in finale il primo anno per lo scudetto contro Taranto, vincendolo poi l’anno seguente contro
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cover story Lucca. È vero che non giocavo molto, ma sono riuscita a confrontarmi con delle realtà di alto livello, imparando molto”. La tua carriera si è poi sviluppata lontano da Schio. Com’è stato allontanarsi di nuovo? “Alla fine, andare via da Schio è stato importante per crescere ancora. Il pensiero era quello di tornare e non andarmene mai più, ma poi le cose sono andate in maniera diversa: non mi sentivo io al top, sono rientrata a Schio in un momento in cui forse per me sarebbe stato più giusto rimanere ancora fuori, giocare un po’ di più, trovare più scioltezza e consapevolezza in campo. L’esperienza è stata positiva: ho fatto comunque dei campionati di livello super, raggiungendo dei grandi obiettivi, ma mi mancava essere importante per una squadra, quella sensazione che solo tanto campo ti può dare”. La compagna di squadra più forte che sinora hai incontrato? “Difficile sceglierne una! Devo tornare al mio primo anno a Schio, 2004/05, e non posso che nominare la mia giocatrice preferita per eccellenza: Penny Taylor. Lei era una grandissima in campo e fuori, perché an-
Sono tornata diciasettenne al mio primo raduno con la Nazionale under 20, quando Gianni Lambruschi a Pesaro mi diede il soprannome Johnny Stecchino, a causa del mio fisico esile. E poi la prima partita con l’under 18 a Pescara, con Nani come allenatore; e poi ancora l’esordio a Cavalese con Ticchi con la Nazionale maggiore. Quel tragitto dal locale della consegna della divisa alla mia stanza è stato un tuffo nei ricordi in azzurro: erano pochi passi, ma nella mia testa ho rivissuto una galleria di momenti indimenticabili”. Ti sei chiesta come mai per due anni non sei stata convocata in Nazionale? Come hai vissuto l’esclusione? “La prima esclusione è avvenuta dopo la finale scudetto e ho scoperto leggendo le convocazioni di non essere stata inserita nelle 18 neanche come riserva a casa. Sinceramente devo dire che è stato un colpo tremendo: andare in Nazionale è sempre stato il mio sogno più grande e l’esclusione è stata pesante, anche perché veniva dopo la finale scudetto persa. È stata un’estate difficile insomma, due colpi duri. Ma sportivamente non c’è niente altro da fare che mettersi di impegno e cercare di riconquistare un posto il prima possibile, ed è quello che ho fatto. Le convocazioni
“Il basket è passione: finché ho questo fuoco dentro, dubito che riuscirò mai a fermarmi veramente” che dal punto di vista umano era veramente super. Quella stagione fu incredibile: erano appena arrivate Masciadri e Betta Moro e proprio con loro ho mosso i miei primi passi nel basket dei grandi e ho capito cosa avrei dovuto fare per diventare una giocatrice. Sono stati Esempi, sì, con la E maiuscola, di professionismo e di vita. Poi nella mia carriera ho avuto la fortuna di giocare con Zara e Ballardini a Umbertide, Rebekkah Brunson qua a Ragusa. Comunque, quei primi anni a Schio sono stati determinanti: c’era un gruppo di giocatrici che mi ha insegnato per davvero come vivere la pallacanestro in tutto e per tutto, dal modo di lavorare in palestra a come stare con le compagne”. Capitolo Nazionale: sei tornata dopo due anni a vestire l’azzurro. Emozioni? “Avrei preferito non tornare al posto di Martina (Crippa, ndr) a causa del suo infortunio. Ma dopo due anni fuori dal giro tornare anche solo per tre giorni è stato molto emozionante: a partire dalla chiamata di Marco Gatta, ricevuta il venerdì mattina, sino ai saluti in aeroporto il lunedì. Domenica, quando mi hanno dato la maglia azzurra per la partita, ho fatto il tragitto sino alla mia stanza rigirandomela tra le mani quasi incredula. In questi momenti la mente ti porta con sé in dei viaggi incredibili, sono riaffiorati tanti ricordi.
erano appena uscite e già sentivo quanto mi mancava non andarci. Per questo, tornare in Nazionale rimane per me uno dei principali obiettivi personali”. Vedi la pallacanestro anche nel futuro quando non sarai più una giocatrice? “Sì, non come allenatrice, in quel ruolo non mi ci vedo, ma mi piacerebbe partecipare alla vita di una società da dirigente, team manager. Non so esattamente quale sarà la mia strada, ma è qualcosa che mi ispira molto”. Cosa non può mancare nelle tue giornate? “La verità è che anche nelle giornate libere il basket non è mai del tutto assente. Mi piace molto anche guardarlo, Eurolega in particolare, sia maschile che femminile. Quando ho un po’ di tempo libero mi godo qualche partita: sto seguendo Milano, stanno facendo bene e io ho un debole per Nedovic! (risata). In una delle rare giornate senza allenamento mi ritaglio sempre un po’ di tempo per me: mi piace uscire, andare al bar a fare colazione con calma a bermi il mio cappuccino; e qua come detto è un’esperienza: si interagisce con la città, con la gente. Poi ho la grande fortuna di avere il mare a meno di mezz’ora da casa e, quando c’è tempo, una passeggiata rilassante in spiaggia non me la toglie nessuno”.
CHIARA CONSOLINI, 31 ANNI, È ALLA SUA QUINTA STAGIONE A RAGUSA, CON CUI HA VINTO LA COPPA ITALIA NEL 2019.
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Chi prende quelle due? PRENDONO FORMA LE FASCE DI CLASSIFICA IN ENTRAMBI I GIRONI. RESTANO
IMBATTUTE, E NON È UNA SORPRESA, SOLTANTO MONCALIERI E CAMPOBASSO. DICEMBRE SARÀ CRUCIALE NELLA VOLATA PER LA COPPA ITALIA. ATHENA ROMA OUT, VICENZA CAMBIA ALLENATORE
di manuel beck
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opo il secondo mese di A2, nonostante qualche asteri-
sco di troppo nelle classifiche (tra turni di riposo, rinvii per le nazionali o altro), si delineano le gerarchie nei due gironi: l’aristocrazia che lotterà per i 4 posti in Coppa Italia, la borghesia della bassa zona-playoff che sogna d’inserirsi nell’élite ma deve guardarsi alle spalle, e l’onesta classe popolare che si deve sudare i punti-salvezza ogni settimana. Si prepara un dicembre da 5 turni: in campo anche fra Natale e Capodanno. Nel girone Nord continua a sorprendere Bolzano, e in parte Sarcedo, ma come da pronostico il trio Moncalieri-Alpo-Crema sembra destinato, presto o tardi, a fare il vuoto. Sta piacendo Carugate, in difficoltà Udine tra le squadre più quotate. Al Sud si guadagna una menzione fra le sorprese positive il Cus Cagliari, e si conferma tale Ariano Irpino; ma anche qui si scorge un trio, Campobasso-Spezia-Faenza, con le carte in regola per salutare la concorrenza. In rialzo Valdarno,
che tra le “big” designate era quella partita peggio. Oltre agli infortuni, già troppi, la notizia pessima è ovviamente l’esclusione (non ancora ratificata, al momento di scrivere, ma da regolamento è inevitabile) dell’Athena Roma per aver rinunciato a due gare. Ma limitandoci a riepilogare le vicissitudini del mese. Le classifiche individuali (considerando solo chi ha giocato almeno 3 partite): fra le marcatrici capeggia la nuova croata di Ponzano, Dzankic, con 19,5 di media, davanti ad Arioli (ora però infortunata) con 17,8 e Villarruel con 17,6; nei rimbalzi bel duello tra Fabbri (Ariano) con 13,4 e la giovane Toffolo di S. Martino con 13,3, poi Podrug con 12,3. Regina delle passatrici sempre Porcu (Campobasso) con 7,4 assist per gara, seguita a netta distanza da Rosset (4,2) e Vespignani (4,1). E a proposito di assist: le due squadre che ne distribuiscono di più risultano le uniche due imbattute, Campobasso e Moncalieri. Pur consci della soggettività dei rilevatori, non ci pare un caso.
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al Nord // IL TRIO ALPO-CREMA-BOLZANO TALLONA MONCALIERI. SI CONSOLIDANO IN ZONA PLAYOFF CASTELNUOVO, SARCEDO E CARUGATE. MESE DIFFICILE PER PONZANO E UDINE COSÍ COME, IN CODA, PER MANTOVA, VICENZA E MARGHERA
Akronos Moncalieri (8 vinte-0 perse): un altro mese senza macchia. Tre sole partite, senza scontri d’alta quota. Qualche difficoltà inattesa contro San Martino, di cui ha dovuto domare la rimonta (59-64 con 22 di Grigoleit, che sta tirando col 60% da 2), e contro Vicenza (+5). Eloquente in compenso il +33 su Udine (76-14 nella valutazione). BC Bolzano (7-1): l’unico stop è arrivato a Carugate: prima e dopo soltanto vittorie, notevole per una squadra poco considerata nei ranking prestagionali. Una perla il blitz in casa di Castelnuovo (60-61) con un’entrata allo scadere di Degiovanni, l’emergente del mese. Bene anche il +22 in trasferta con Albino. Ecodent Point Alpo (7-1): in attesa di assaltare Moncalieri il 30 novembre, ha fatto percorso netto con Carugate (travolta con un +30), Udine (più sofferenza) e Marghera. Conferma di aver “macinato” rapidamente le tante novità in organico. In un attacco bilanciato, il poker Vespignani-Dell’Olio-Granzotto-Policari viaggia appena sopra o sotto i 10 di media. Crema (7-2): le titubanze d’inizio stagione sono alle spalle: sembra tornata quella dei giorni migliori. Un novembre da 4 vittorie di fila (la serie aperta è di 6) con scarti sempre in doppia cifra. Melchiori strepitosa a Udine: 30 punti in 31’ con 6/9 da 2 e 6/8 da 3; si è ripetuta contro Ponzano con 25. Autosped Castelnuovo (6-3): sembrava in ribasso dopo l’ottima partenza (striscia di 3 sconfitte, di cui una sulla sirena con Bolzano e una più netta a Crema), ma poi ha battuto Milano, con 20 punti dell’ex di turno Claudia Colli, e ha sbancato Sarcedo, con Pavia sugli scudi. Pur con acciacchi residui, è tornata al completo dopo le varie assenze d’ottobre. Sarcedo (6-3): il presidente Tedesco ha ribadito che l’obiettivo resta la salvezza; in realtà, nonostante lo stop con Castelnuovo nell’ultima partita, può ambire a ben di più. Importante soprattutto il colpo a Ponzano (69-74 pur senza Shaw, impegnata con la Nazionale inglese), con 17 punti di Iannucci e 16 dell’emergente 2001 Viviani. Mapp Tools Carugate (5-3): segno “più”. Sempre senza Maffenini, si è confermata solidissima in casa, facendo lo scalpo anche a Bolzano, e si è sbloccata in trasferta nel derby a Mantova (dove mancava anche Schieppati, che è in “doppia doppia” di media). In salita Diotti, 17 e 19 punti (oltre alla regia) nelle ultime due partite. È la squadra che segna meno triple in tutta l’A2, ma per ora lo paga poco. Fassi Albino (4-5): al netto di qualche serata sottotono (con Carugate e Bolzano in questo mese), sta continuando a fare il suo, di fatto battendo tutte le avversarie alla
portata. Contro Vicenza protagonista Grudzien (20 punti), a Marghera “prova dell’ex” per Mandelli (22). Delser Udine (3-5): crisi di risultati, non senza complicità di un calendario che l’ha messa contro Crema, Moncalieri e Alpo in successione. Brutte però le “scoppole” contro le prime due (-21 e -33), mentre con le veronesi se l’è giocata punto a punto pur senza Vicenzotti (oltre a Da Pozzo già out da ottobre). Soffre l’attacco, sempre sotto i 50 punti in questa serie di k.o.; appena 28 contro Moncalieri. Ponzano (3-5): il bilancio sta stretto, ma dopo l’addio di Bagnara ha dovuto fronteggiare l’assenza di Brotto nelle sfide cruciali con Sarcedo e Crema (dove era fuori anche Zecchin). Così non è bastato l’impatto della croata Dzankic, che sfiora i 20 di media in 4 gare dal suo arrivo. Ha potenzialità per riprendere quota; dicembre darà risposte. Fanola S. Martino (3-5): poteva far meglio a Milano, ma l’unica partita in cui era favorita, con Mantova, l’ha portata a casa. Toffolo-Pasa si conferma gran coppia, ma va notato che a Bolzano le due mancavano (per concomitanza con l’A1) e le compagne se la sono giocata quasi alla pari: segno che il collettivo è la vera, solita, forza delle Lupe. Il Ponte Milano (2-6): battendo Mantova e S. Martino (19 di Cicic in entrambe le gare) ha confermato l’idea che la partenza a handicap fosse frutto di un calendario ingrato. Prezioso il ritorno in salute del play Quaroni. Fa tanta legna Guarneri. Per un campionato non da “pericolante” serve ora battere anche avversarie della parte alta della classifica. MantovAgricoltura (1-8): è in serie aperta di 8 sconfitte, le ultime due però con segnali di ripresa contro S. Martino (35 di una super-Monica) e Carugate, dopo aver perso con oltre 20 punti di scarto per 5 partite di fila. Ma soffrire era ampiamente previsto da una matricola che non ha voluto stravolgere il gruppo della promozione. Velcofin Vicenza (1-8): un mese senza vittorie e la classifica deficitaria sono costati il posto a coach Gorgone, esonerato. Mentre scriviamo non è ancora noto il nome del sostituto. Non ha sfigurato contro il colosso Moncalieri, con cui ha perso solo di 5 punti (con 21 di Monaco e 18 di B. Olajide). Più nette le sconfitte con Sarcedo e Crema, l’occasione mancata è quella con Albino. Squadra giovane con margini ampi di crescita. Marghera (0-8): situazione in parte simile a Vicenza, ma qui il grado di maturazione sembra un pizzico più indietro. Villarruel continua a timbrare “ventelli” con regolarità, ma si fatica a trovare alternative, anche se Tasca e Callegari, due fra le più esperte, si sono affacciate talvolta in doppia cifra.
MERIEM NASRAOUI, CLASSE 2002, È APPRODATA A BOLZANO DOVE È PARTITA FORTE CON E 13,5 PUNTI DI MEDIA. IN NAZIONALE HA CONQUISTATO DUE ORI: U16 E U18.
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inside A2 KLARA POCHOBRADSKA, CLASSE 1989, GIOCA CON LA MAGLIA DELLA NICO BASKET. A METÀ NOVEMBRE HA AFFRONTATO E BATTUTO CON LA SUA NAZIONALE, LA REPUBBLICA CECA, L’ITALIA 62-52.
Al Sud // SONO SPEZIA E FAENZA LE PRIME ALTERNATIVE A CAMPOBASSO, INSIEME A UN’ARIANO ORMAI PIÙ CONFERMA CHE SORPRESA. PIACE IL CUS CAGLIARI, sfortunate SELARGIUS CHE PERDE ARIOLI E LA VIRTUS CAGLIARI ORFANA DI FAVENTO
La Molisana Campobasso (8 vinte-0 perse): solo due partite giocate in novembre: importante la vittoria in rimonta (65-61) su Ariano, con 15 punti di Bove e Marangoni, autrici anche dei canestri decisivi. Tutto semplice poi con Livorno. Con Masic ha aggiunto qualità e profondità, ma, essendo ferme dal 9/11 (turno di riposo e defezione di Athena), Sanchez e compagne dovranno essere brave a non pagare la “ruggine” nelle sfide in arrivo con Umbertide e Spezia. CariSpezia (7-1): “perfect month” con 4 vittorie in doppia cifra di scarto, tra cui quelle su Umbertide e Nico (con 21+9 rimbalzi di Sarni, che ne ha anche segnati 19 contro Civitanova). Conferma il suo salto di qualità la 2000 Isabella Olajide. L’incognita in prospettiva stagionale resta la panchina corta, ma il quintetto funziona come un orologio. E-Work Faenza (6-2): la sofferenza a lieto fine nel fortino di Selargius (56-58 con 14 di Ballardini) ha dato la spinta per un mese senza macchia, agevolato da un calendario abbastanza amico. L’altra sfida più dura, ma sempre condotta, è stata con la Nico (17 di Schwienbacher), contro le laziali non ha avuto pietà: +22 su Viterbo, +60 su BasketLab. Farmacia del Tricolle Ariano I. (6-2): dopo aver fatto soffrire Campobasso (con 24 di Scibelli), ha avuto bisogno di un overtime per piegare il Cus Cagliari (altri 25 di Scibelli) e ha faticato pure a Livorno. Ma quanto sta facendo da neopromossa è grasso che cola. È la migliore di tutte nella percentuale da 2 (47%), la peggiore del girone nel tiro da 3 (21%). Cus Cagliari (6-3): decisamente bene con 3 vittorie, comprese quelle di spessore su Nico e Umbertide (con 17 di Striulli e una gran rimonta dal -15 dell’intervallo). Se non avesse perso al supplementare con Ariano, nonostante 21 di Ljubenovic, starebbe al posto delle campane tra le “top 4”, ma può essere soddisfatta. La Bottega del Tartufo Umbertide (5-3): in novembre solo una vittoria sul campo, contro Viterbo, più una con l’Athena per rinuncia. I due big match li ha persi: con Spezia nettamente, con Cagliari sciupando il +15 di metà gara. Uno stop, quest’ultimo, che fa arretrare in classifica le umbre, le quali tuttavia restano una solida candidata ai playoff. RR Retail S.G. Valdarno (5-3): dopo l’avvio deludente di stagione (3 sconfitte in altrettanti big match) ha riguadagnato quota con un tris di vittorie, di cui quelle non banali su Selargius e Virtus Cagliari pur senza Rosset (e non ha mai potuto schierare Pieropan). In compenso già importante il neo-acquisto Rosellini. Bona sta viaggiando a quasi 17 punti di media col 52% da 2. Nico Ponte Buggianese (4-4): calendario in salita ripida,
con 3 trasferte contro Cus Cagliari, Spezia e Faenza; sono arrivate sconfitte secche, soprattutto le prime due. Sempre produttiva la “3P” (Pochobraska-Pappalardo-Perini) ma l’organico pare un po’ corto rispetto alle migliori. Selargius (4-4): svolta negativa quando la leader Arioli (che a 35 anni stava giocando alla grande) si è fratturata un polso nella sconfitta con Faenza. In seguito ha lottato con Valdarno ma ha ceduto di misura, nonostante 18 di Gagliano, e ha fatto fatica con le giovani di BasketLab. Fe.Ba. Civitanova (4-5): in risalita. Tre vittorie su 4, unico stop con Spezia, pienamente giustificabile. Buon successo di squadra (cinque giocatrici fra i 10 e i 12 punti) sulla Virtus Cagliari, vita facile con BasketLab e la malmessa Athena. Sorrentino sempre in doppia cifra nelle 9 gare finora disputate. Virtus Surgical Cagliari (3-5): dopo l’infortunio di Favento, ha faticato per domare Livorno, con 27 di Georgieva; contro Civitanova non sono bastati i 23 punti + 17 rimbalzi di Brunetti e si tratta di due punti persi in uno scontro diretto. Netta poi la sconfitta con Valdarno. La coperta, al momento, sembra un po’ corta per pensare a qualcosa più della salvezza. Jolly Acli Livorno (2-6): un novembre di sole sconfitte, ma meritava almeno un sorriso. Ci ha provato fino in fondo sui campi delle due Cagliari, uscendo però battuta di 5 in entrambi i casi (19 di Bindelli contro la Virtus, 17 di Tripalo contro il Cus). Anche contro Ariano è andata vicina al colpo. Belli 1967 Viterbo (2-6): ha approfittato dei guai dell’Athena per un comodo +21 (con 5/7 da 3 per la 2000 Martin), poi ha avuto tre impegni fuori portata, con Faenza, Umbertide e Spezia. Poteva offrire più resistenza ma obiettivamente il suo campionato si gioca con altre avversarie. Gruppo Stanchi Athena Roma (0-9): ha gettato la spugna dopo un mese surreale. L’esodo delle principali giocatrici, lo 0-20 per rinuncia con Umbertide, la partita con Campobasso prima rinviata e poi saltata, e un’imbarazzante discesa in campo in versione “baby” (5 giocatrici più due cambi da 1’30” ciascuna) contro Civitanova, finita con un -41. Ma verrà cancellata come le altre sue partite precedenti. L’augurio è che la società possa ripartire verso un futuro più degno della sua lusinghiera storia. HighSchool BasketLab (0-9): un altro mese senza vittorie per le “collegiali”, ma la sconfitta di misura a Selargius (63-57, con 20 di Ronchi), stando anche davanti, incoraggia a credere nei progressi maturati a suon di lezioni più utili della militanza nei soli campionati giovanili. Si registra pure una discreta lotta contro Valdarno, un po’ meno con Faenza (-60).
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CINZIA ARIOLI, NATA NEL 1984 È DI MAGENTA, COMUNE NELL’HINTERLAND MILANESE. IL PROSSIMO 7 FEBBRAIO COMPIRÀ 36 ANNI E NON HA ALCUNA INTENZIONE DI SMETTERE DI GIOCARE.
primo piano
Sarda d’adozione CINZIA ARIOLI È UNA GIOCATRICE DI CUORE E DI PANCIA. HA SCELTO DI
RIMANERE A SELARGIUS E DI CONTINUARE IL SUO SOGNO AD OCCHI APERTI: GIOCARE A BASKET IN UN LUOGO CHE ORMAI È DIVENTATO CASA SUA
Di FRANCESCO VELLUZZI
“S
fido chiunque a non innamorarsi della Sardegna”.
Lei se n’è innamorata completamente. Tanto da decidere di viverci. Dall’hinterland milanese, Magenta, per la precisione Santo Stefano Ticino, a quello cagliaritano, Selargius, con abitazione a Monserrato. Cinzia Arioli ha fatto una scelta d’amore. Per la vita. E per il basket. Ha 35 anni (il prossimo 7 febbraio saranno 36) e sta benissimo. A parte un infortunio al polso che la costringe a stare per più di un mese lontana dal parquet, dal basket. La cosa più importante della sua vita.
GLI INIZI “Ho cominciato da piccola, a sei anni, dalle
mie parti. Giocavo con i maschi. Mi è piaciuto subito il basket, nonostante in famiglia nessuno avesse a che fare con la palla a spicchi”. Papà Riccardo e mamma Lorenza lavoravano, poi hanno finito per farlo insieme nell’azienda che produceva la Pasta del Capitano. Diciamo che in casa Arioli il dentifricio non è mai mancato. E la sorella di Cinzia, più
piccola di otto anni, ma legatissima a lei, ha preso subito un’altra strada. Oggi fa tanta palestra, ma fa la commercialista. Il basket è rimasto nella testa di Cinzia, seguitissima dai suoi che hanno cominciato a portarla a Vittuone che era ed è tuttora una delle scuole per eccellenza, sotto la gestione del presidente Invernizzi, papà di Mara, poi diventata vice presidente federale. “A Vittuone ho vinto anche uno scudetto giovanile, eravamo fortissime. Con Riccardi ho imparato tutto. Sono rimasta sotto la sua guida dagli 11 ai 19 anni ed è stato fondamentale per la mia formazione, per l’approccio allo sport. Per me l’allenamento è diventato il momento fondamentale della giornata e da lì ho impostato e regolato la mia vita. Il riposo, l’alimentazione. Mangiavo l’insalata anche a merenda. Riccardi è stato molto rigido e io ho capito subito che dovevo essere ligia al dovere. Il resto doveva venire rigorosamente dopo. Non mi è pesato. Non sono mai stata attirata dalla vita mondana, dall’idea di fare per forza le due di notte”. Cinzia con
primo piano
Vittuone ha vissuto l’esperienza delle nazionali giovanili, tanti raduni, tornei ed eventi. Senza vincere medaglie. “Eravamo scarse”, ride con la solita sincerità che la contraddistingue. Cinzia dice quello che pensa. Sempre. Se una cosa o una situazione non le va fa capire che non va bene.
TRASLOCHI Da Vittuone si è spostata di poco, a Bias-
sono per fare l’A2 nel cuore pulsante della Brianza che produce. Poi il grande passo e il primo segnale di innamoramento. Il Cus Cagliari, la Sardegna, la lontananza, la solitudine che adora. Tre anni lì al
centro universitario. Prima di riprendere l’aereo per raggiungere Pontedera, che in quegli anni aveva ambizioni. Come Chieti dove Cinzia è sbarcata l’anno successivo. Quindi Viterbo, l’A1 che meritava. “Ma dopo mezza stagione dovetti andar via. C’erano problemi”. Economici. E Cinzia piombò a La Spezia. È stata l’ultima tappa prima di risentire forte il richiamo della Sardegna, del Cus Cagliari dove è tornata. Cinzia non si è mai pentita di quella scelta che oggi la tiene ancorata all’isola. “Forse sarei potuta andare a Lucca con Diamanti. A volte ci ripenso. Sì, potevo anche fare quella scelta, giocare ancora l’A1. Ma
ARIOLI ARRIVA IN A1 PRIMA A VITERBO E POI CON IL CUS CAGLIARI, SQUADRA “GALEOTTA” CHE LA FARÀ INNAMORARE DELLA SARDEGNA, DEL SUO CIBO E DELLA SUA GENTE.
penso che stare bene sia la cosa più importante e più bella. Io le mie soddisfazioni me le sono tolta al Cus. Abbiamo fatto ugualmente l’A1, abbiamo centrato i playoff, costruito un grande gruppo in un ambiente che era bellissimo”. È arrivata anche una convocazione in Nazionale. Se Riccardi è stato il padre putativo, l’uomo che ha fatto innamorare Arioli della pallacanestro, Antonello Restivo, oggi nuovamente suo coach alla Techfind Selargius, è stato il collante di tutta la sua esperienza in Sardegna. Un legame forte, importante, anche con la famiglia. “Con lui ho giocato il miglior campionato della carriera in A1 col Cus
Cagliari. Facemmo i playoff. Spesso si dice che si va via da un posto perché non ci sono più le motivazioni e bisogna trovarle da un’altra parte. Io penso, invece, che le motivazioni tu le hai dentro di te e non in base a dove sei”. Cinzia, 178 centimetri su un fisico scolpito, ha sempre preferito giocare da guardia che da play e ancora oggi (prima dell’infortunio) risulta la miglior realizzatrice della sua squadra a fine partita. Non stupitevi se non vedete percentuali incredibili, non è un’incredibile, ma una discreta tiratrice. I tanti punti li fa realizzando parecchi tiri liberi. Perché Cinzia è abile a procurarsi falli che la mandano in
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primo piano lunetta. “Mi piace particolarmente attaccare il canestro”. Penetrazioni nel cuore dell’area. Questo il suo pezzo forte. “Spesso mi rendo conto che non ho la testa e l’intelligenza per giocare da playmaker anche se all’occorrenza naturalmente svolgo quel ruolo. Mi piace più buttarmi dentro che tirare da fuori”.
SELARGIUS Ritrovare Restivo è stato importante per la
scelta di Cinzia di continuare a giocare nella sua terza vita cestistica, l’ultimo passo di una carriera lunghissima. Nell’oasi di Selargius, dove il club del presidente Marco Mura cerca di fare le cose per bene. Separarsi dal coach di una vita, Fabrizio Staico (22 anni) è stata una scelta coraggiosa, segno di vitalità, di svolta, di crescita. È arrivato un professionista come Restivo, col suo staff che comprende il vice allenatore Marcello Ibba e il preparatore atletico Gianfranco Dotta (notissimo per le sue passate esperienze con i velocisti dell’atletica). Selargius ha voluto guardare avanti. Oggi ha sei giocatrici che provengono dalla penisola e la leader non può che essere Cinzia Arioli, al quarto anno in maglia giallonera. “Arrivare ai playoff di A2 sarebbe un passo importante. L’ambizione in questa società c’è. La società è motivata e fa le cose per bene. Non puntiamo alla promozione, ma a far bene, a incrementare tesserate
legame fortissimo. In generale, sono molto selettiva nella scelta delle persone da avere accanto e nelle compagnie. Poi, come i sardi, se mi apro dò tutto pure io. Ma sto molto bene nella mia solitudine”. Anche se Cinzia tra Cagliari e Selargius ha scoperto e trovato tante persone che la adorano. Altrimenti non avrebbe fatto questa scelta. “Ho imparato ad amare il pesce che prima non mi piaceva proprio. Oggi anche una semplice orata al forno o alla griglia mi rende felice. Per non parlare della fregola che adoro. E del pesce a cui si ispira la cucina giapponese. Prima i piatti che sognavo erano il risotto ai funghi della nonna e la pizza di mia mamma, oggi le specialità sarde mi fanno impazzire. Partendo dal tipico maialetto arrosto che è qualcosa di incredibile. E finendo con i dolci sardi che ho imparato ad apprezzare, pure quelli di mandorla, un’altra bella scoperta”. E Cinzia di dolci è golosa. “Di cioccolato, soprattutto, fondente, ma pure al latte”.
RIPRESA Ora non resta che riprendersi dal fastidioso
infortunio al polso. “Ho portato il gesso, era, purtroppo, inevitabile perché la frattura c’era. Per fortuna che mi è successo al polso sinistro, io sono destra e quindi anche a casa mi sono potuta arrangiare. Con l’aiuto di mio papà che mi è stato vicino. Ma non
FORSE SAREI POTUTA ANDARE A LUCCA CON DIAMANTI. A VOLTE CI RIPENSO. POTEVO GIOCARE ANCORA CON L’A1. MA PENSO CHE STARE BENE SIA LA COSA PIÙ IMPORTANTE E PIÙ BELLA e a far crescere un settore giovanile in cui comincio ad essere presente. Lo scorso anno ho allenato l’Under 13. Mi piace. Ma la scorsa estate ho avuto un’opportunità di lavorare in un villaggio turistico a Costa Rei e l’esperienza mi è piaciuta. Così ho tralasciato un po’ l’idea di cominciare a fare l’allenatrice. Il ramo turistico mi attira molto. Ho sempre amato viaggiare, i miei lo fanno andando dappertutto. Cominciare ad avere un approccio nel mondo del lavoro è fondamentale. Soprattutto, avendo fatto la scelta di vivere in quella Sardegna che amo. Stare in un’agenzia di viaggi sarebbe bellissimo”. L’importante è farlo in Sardegna che Cinzia ama in tutto. Non le pesa assolutamente neppure la vita da single che vive con piacere. “Perché la solitudine è bellissima, così come farsi una passeggiata per conto proprio sulla spiaggia del Poetto. Da single si vive benissimo. Se trovi la persona giusta la condivisione è piacevole. Ma devi trovare davvero la persona con cui stai bene. E, ovviamente, non è semplice. Io sto serena e tranquilla, anche per conto mio. Poi con la mia famiglia, che viene spesso a trovarmi, c’è un
vedo l’ora di ricominciare. Questa sosta forzata mi disturba perché stavo giocando molto bene e fisicamente non ero mai stata così bene dai tempi dell’A1 col Cus. Merito del preparatore Dotta che ci torchia a dovere. Voglio contribuire alla crescita e a centrare i playoff”. Cosa che per il momento sembra nelle possibilità della sua ex squadra, il Cus Cagliari (c’è pure la Virtus Cagliari in A2, tre formazioni sarde): “Stanno facendo bene, ma la squadra è buona”. Cinzia pensa al Selargius e non ha assolutamente l’idea di smettere di giocare. A 36 anni può ancora dire la sua, soprattutto se riprende a giocare come ha fatto finché non si è rotta il polso. “È il solito discorso: se stai bene fisicamente e ti senti a posto con il tuo corpo, puoi continuare tranquillamente. Io sento di star bene”. Sulla passione non ci sono dubbi. Cinzia gioca e vive la pallacanestro. Guarda tanta serie A ed Eurolega maschile. E se può, si spinge fino a Sassari per seguire la Dinamo del suo amico Jack De Vecchi. Ma guarderebbe anche tanta femminile. Se si vedesse in chiaro come è accaduto fino alla scorsa stagione.
DAL 2016 GIOCA IN A2 CON LA MAGLIA DEL SELARGIUS, DI CUI È CAPITANA, SEGUITA DA COACH RESTIVO. QUALCHE SETTIMANA FA HA SUBITO UN INFORTUNIO AL POLSO, INGESSATO, DAL QUALE SI STA RIPRENDENDO PER TORNARE IN CAMPO.
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GIUSTINO ALTOBELLI PER 15 STAGIONI HA PORTATO SCHIO SUL TETTO D’ITALIA E D’EUROPA CON 9 SCUDETTI, 9 COPPE ITALIA, 9 SUPERCOPPE E 1 FIBA CUP, OLTRE ALL’ESPERIENZA AZZURRA CON L’U18.
altri mondi
ALTOBELLI VITA DA VICE PER 22 ANNI IL RUOLO DI GIUSTINO ALTOBELLI È STATO QUELLO DI VICE. UN
RUOLO CHE GLI HA PERMESSO DI STARE FIANCO A FIANCO A VARI ALLENATORI E CHE GLI HA PORTATO UNA FORTE CONSAPEVOLEZZA DI SE STESSO, TANTO DA TRASFORMARLO IN UN HEAD COACH
Di MARCO TAMINELLI
I
l ruolo di vice interpretato ai massimi livelli, la cono-
scenza del gioco frutto di un’applicazione maniacale dei dettagli. Dalle palestre della Sicilia dei primi anni ‘90 ai trionfi con Santino Coppa prima e con la corazzata Schio dopo. Sino ad arrivare alle nuove imprese da capo allenatore. Ripercorriamo il percorso e le prospettive della nuova carriera di coach Giustino Altobelli oggi alla guida di S. Giovanni Valdarno. Tantissimi anni nella pallacanestro, da dove nasce la passione per il basket e quali le tue prime esperienze nel coaching staff? “La passione è nata subito, sin da quando ho approcciato le prime esperienze nel minibasket. Ho giocato nelle categorie giovanili e senior minori, dedicandomi nel frattempo allo studio presso l’ISEF di Catania. Diventare allenatore è stata quasi una conseguenza, avendo anche assorbito l’influenza di grandi maestri del gioco come Vittorio Tracuzzi e Carmelo Fotia. Le
prime esperienze di coaching staff sono iniziate quando Santino Coppa mi ha chiamato a Priolo nel 1996”. L’incontro con Coppa ed i trionfi in Sicilia che ti regala subito la prima gioia con la vittoria in C nel 91. Quali i tuoi ricordi nella prima metà degli anni ‘90 dove alterni esperienze sia nel maschile che nel femminile? “Dopo aver fatto il percorso nelle giovanili ho cominciato a fare le prime esperienze con le squadre senior, conquistando la promozione in B nel 1991 con la Liberi Sportivi Messina, e poi quella in A2 nel ‘93 con la Rescifina Messina. Squadra con cui sono rimasto anche l’anno successivo. Ricordi importanti anche successivi, nella stagione 95/96 ho avuto il piacere di allenare la squadra maschile dell’Amatori Messina del mitico prof. Dispensieri”. Nel 1996 l’approdo a Priolo, al fianco del grande Santino Coppa. Uno scudetto nel 2000 e tante
altri mondi emozioni ed esperienza acquisita. “Con Santino Coppa abbiamo formato una coppia molto affiatata, fattore che ha dato una svolta fondamentale alla mia carriera. Tutto questo anche al di là dei risultati. Ancora oggi molti addetti ai lavori ricordano quella collaborazione che ha caratterizzato quel periodo”. Le gioie con la Schio leggendaria: un altro salto in avanti, questa volta Schio, che diventerà l’autentica dominatrice del proscenio per oltre tre lustri. Come è arrivata quella chiamata e quali i grandi ricordi e le esperienze di quei 15 anni indimenticabili? “Anche in questo caso c’è sempre il contributo di Santino Coppa. Il mio trasferimento a Schio lo devo proprio a lui che, un giorno, mi chiese se avessi voluto seguirlo in Veneto o se preferissi restare a Priolo da allenatore capo in A1. Sinceramente non ci pensai più di tanto, lo seguii con la condivisione di mia moglie, visto il cambiamento che avrebbe portato alla nostra vita. Certo non potevo immaginare di restare a Schio così tanto tempo. Men che meno di raggiungere tanti risultati importanti, anche se la società aveva potenzialità ed ambizione elevate. Ricordi? Tantissimi. Coppe, scudetti, gare 5 di finale tiratissime, tante sfide indimenticabili di Eurolega. Final -Eight,
ruolo di secondo piano, anzi e se l’ho fatto per tanto tempo è perché ho avuto la possibilità di lavorare al massimo livello, di vincere tanto e di collaborare con allenatori preparati”. Non solo vice accanto ai grandi coach. Tantissimi coach conosciuti in carriera, quali sono stati gli incontri speciali e cosa hai appreso da ognuno di loro? “Ho avuto la possibilità di lavorare con diversi coach di livello nazionale ed europeo. Gli 8 anni con Santino Coppa sono stati molto intensi anche perché a Priolo dovevamo fare i conti con una disponibilità economica ristretta, e quindi la parte stimolante e creativa era anche quella di dovermi impegnare anche in altre funzioni. Di Santino Coppa ho sempre apprezzato le doti di motivatore, oltre alla capacità di trovare soluzioni alternative. Per usare una sua tipica frase: “La forza delle idee”. Da Fabio Fossati ho appreso il metodo. Le sue idee di gioco le portava avanti con grande decisione, oltre ad essere un eccellente psicologo. Fossati mi definiva come “la sua coscienza”. Sandro Orlando, è quello che potremmo definire invece “l’allenatore artigiano”, per sua stessa definizione. Coach scrupoloso al massimo nella preparazione della partita, analizzando ogni singolo dettaglio. Maurizio Lasi ha da parte sua una profonda conoscenza del gioco e dei fondamentali. Provenendo dal basket ma-
NON L’HO MAI RITENUTO UN RUOLO DI SECONDO PIANO, ANZI SE L’HO FATTO È PERCHÉ HO AVUTO LA POSSIBILITÀ DI LAVORARE AL MASSIMO LIVELLO, DI VINCERE TANTO E DI COLLABORARE CON ALLENATORI PREPARATI trasferte lunghe ed impegnative di un periodo favoloso. Se devo pensare all’istantanea forse più bella od intensa è legata alla felicità della gente di Schio quando vincemmo il primo scudetto nel 2005”. Il lavoro da vice è una sorta di costante lavoro di raccordo tra squadra e capo allenatore. Come hai vissuto e come potresti descrivere il lavoro ed i tasselli che rendono questo ruolo unico? “Il ruolo di assistente ha diversi aspetti. Che vanno dalla preparazione della partita attraverso l’analisi video, passando per la preparazione degli allenamenti con l’allenatore capo ed il preparatore. Sino ad arrivare alla gestione dell’allenamento, valutando il lavoro individuale. Senza dimenticare il ruolo di mediatore tra le varie componenti della società. È un contributo che si fa giornalmente, senza avere la “ribalta” principale del proscenio. Ma credo abbia un peso molto importante, soprattutto se sostenuto e riconosciuto dalla società. Non l’ho mai ritenuto un
schile ha avuto bisogno di un periodo di adattamento fisiologico, esperienza che gli ha permesso poi di ottenere i successi meritati. Miguel Martinez Mendez, è stato quello che ha portato la mentalità europea. Competere era il suo Karma. Lasciava molto spazio ai collaboratori e mi ascoltava molto (bontà sua). Con Mauro Procaccini abbiamo lavorato poco tempo e in una situazione obbiettivamente difficile. Tuttavia devo riconoscere la sua professionalità e la sua dedizione al lavoro. Pierre Vincent, la cura meticolosa di ogni aspetto e la ricerca del modo migliore di far giocare le sue squadre. Mi chiamava “il professore”, ma solo per via della lingua italiana. Ovviamente devo molto a tutti loro. E colgo l’occasione per ringraziarli per quanto ho avuto modo di apprendere da ognuno di questi grandi allenatori. Per questo spero davvero di aver restituito qualcosa alle loro professionalità”. Orgoglio azzurro. Hai vissuto anche l’emozione di lavorare nello staff azzurro, cosa cambia e come
SICILIANO DI MESSINA, ALTOBELLI È STATO PER 22 ANNI VICE ALLENATORE, LA SUA PRIMA ESPERIENZA IN A1 RISALE AL 1996, QUANDO SANTINO COPPA LO CONVOCÒ NEL SUO STAFF A PRIOLO.
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puoi descrivere la soddisfazione di far parte del team della Nazionale? “La soddisfazione è stata immensa, non credo che si possa descrivere a parole. Onore e orgoglio di avere indossato la maglia azzurra. Devo tutto ad Andrea Capobianco che mi ha voluto al suo fianco nella sua prima esperienza in campo femminile. E devo ringraziarlo anche per avermi dato la possibilità di allenare la selezione under 18 all’Europeo di Sopron nel 2016. Un’ esperienza unica che mi ha gratificato molto e porto nel cuore. Il modo di lavorare in Nazionale è leggermente diverso per via dei tempi ristretti, non tanto nelle partite di qualificazione ma durante l’Europeo. Anche qui una parentesi fantastica ed indimenticabile”.
La cavalcata vincente con Sarcedo. A Sarcedo torni al ruolo di head coach, come è stato il cambiamento e quali ricordi di una stagione culminata con la promozione in A2? “La scorsa stagione è andata ben oltre le più rosee aspettative. Le ragazze si sono messe tutte a disposizione con grande umiltà ed abnegazione, dalle più giovani alle poche senior. Abbiamo fatto una cavalcata incredibile perdendo solo 2 partite durante la stagione regolare, partendo forte anche nei playoff dove abbiamo passato il turno con due secchi 2-0 nelle prime due serie. Poi è arrivato lo shock della sconfitta in gara 1 di finale, perdendo in casa. Le ragazze però hanno dimostrato un grande forza inte-
QUESTA STAGIONE GIUSTINO ALTOBELLI GUIDA DA HEAD COACH LA SQUADRA DI SAN GIOVANNI VALDARNO, MILITANTE IN A2, CON CUI TENTERÀ IL SALTO DI CATEGORIA.
riore, ribaltando la serie per poi conquistare un risultato incredibile. Della stagione scorsa ricordo anche con molto piacere il raggiungimento delle finali nazionali con le under 18 che formavano il nucleo della serie B, frutto anche dell’ottima collaborazione con la mia assistente Anna Zimerle”. Le nuove sfide da capo allenatore. Dopo 22 anni da vice la scelta di cambiare e di provare la guida di una panchina. Quali le motivazioni che ti hanno fatto cambiare idea? “Ci sono situazioni e momenti nella vita che richiedono dei cambiamenti, è arrivata la chiamata di S. Giovanni Valdarno, ad esempio in questa stagione. Mi
piaceva l’idea di lavorare per una società che vuole provare a fare il salto di categoria, e questo mi ha convinto ad accettare”. San Giovanni Valdarno, squadra interessante e con talento, quali le prospettive per questa stagione? “La stagione è iniziata con qualche difficoltà di troppo, dovute soprattutto all’infortunio pregresso di Pieropan ed al recupero fisico di Rosset. La squadra è totalmente nuova ed ha bisogno di un po’ di tempo per raggiungere un livello competitivo importante. Lavoriamo giornalmente per arrivare ai play-off nelle migliori condizioni, e poi proveremo a dare fastidio alle migliori squadre del torneo”.
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RITIRATASI NEL 2003, SOFIA VINCI NEGLI ULTIMI ANNI HA LAVORATO COME TEAM MANAGER DELLA SOCIETÀ, OCCUPANDOSI ANCHE DEL MINIBASKET E DELLE GIOVANILI
storie
LA FORZA DI CHI RIMANE GIOCATRICE DI TALENTO E SENSO DEL GIOCO, SOFIA VINCI È STATA
L’EMBLEMA DELLA FORZA E DELLA VITTORIA SICILIANA: DUE SCUDETTI E UNA COPPA CAMPIONI SEMPRE CON LA SUA BIANCOVERDE PRIOLO, LA CITTÀ CHE NON HA MAI VOLUTO LASCIARE
di CHIARA BORZÍ
P
allacanestro di ieri e pallacanestro di oggi. Throw
back con Sofia Vinci! Essere riuscita a raggiungere Sofia Vinci per scrivere quest’intervista non è stato facile. Non bastavano i messaggi, non bastavano le chiamate. Le quinte dietro cui una delle giocatrici più rappresentative della pallacanestro italiana e siciliana degli anni ‘90 vive il proprio quotidiano sono difficili da conquistare; eccezion fatta quando qualcosa accade e dall’altro capo del telefono cogli l’occasione per parlare con una donna che sa ancora restituire le emozioni di una pallacanestro forse perduta. Come può un’atleta timida vincere tanto? In campo le giocatrici si trasformano, spiegano le professioniste che hanno lavorato con lei quasi vent’anni fa. Sofia Vinci, due scudetti e una Coppa Campioni, vinte con l’Enichem Priolo, non si è mai allontana dalla sua città, centro ormai drammaticamente conosciuto solo per il petrolchimico.
Non ha mai abbandonato Priolo neanche dopo aver appeso le scarpette al chiodo nel 2003. Negli ultimi anni ha lavorato come team manager della società, esattamente fino a questa stagione, anno in cui la Nuova Trogylos (iscritta in Serie B regionale) ha optato per la rinuncia al campionato. Se Santino Coppa fosse rimasto a Priolo. “Se lui, Santino Coppa, fosse rimasto a Priolo forse avremmo avuto una chance – spiega l’ex numero quattordici biancoverde; la forza di Priolo era lui e non possiamo negarlo. Anche la B oggi ha troppe difficoltà perché è una serie che costa, costa l’iscrizione e costano le trasferte in regione. Chiedono di iniziare a fare attività per valutare in seguito quel che accade, ma abbiamo capito di non voler fare brutte figure. La crisi economica oggi c’è e si sente. Avere il supporto delle aziende è possibile, perché loro hanno l’occasione per scaricare i costi, ma manca proprio l’interesse. Non c’è sensibilità. San-
storie ALLENATA DA SANTINO COPPA CHE LA PORTÒ AI DUE SCUDETTI (1988-89 E 199900) E ALLA COPPA CAMPIONI (1990), LA VINCI HA ANCHE VESTITO LA MAGLIA AZZURRA CON MARINO, TRACUZZI E CORNO.
tino è ed è stato un mago. Lui inventava soluzioni in modestissime condizioni. Anche quando abbiamo vinto c’erano pochi soldi, forse qualcuno in più di ora, ma comunque pochi”.
ai tempi nostri vincevi le partite tatticamente. C’erano azioni da 30 secondi per scegliere. Il più forte in campo oggi riesce a vincere fisicamente e non del tutto tecnicamente”.
Basket di ieri e basket di oggi. “Quella che vedo oggi è un’altra pallacanestro, proprio un altro sport, ma non la giudico né in meglio né in peggio – scherza l’ex giocatrice azzurra. La pallacanestro è diventata molto fisica e non la riconosco. È logico che debba tenere il passo con i tempi e che qualcosa doveva cambiare, infatti lo spettacolo è migliore e forse ci si diverte di più, ma
Poca pallacanestro in tv. “In serie A, oggi, abbiamo poche squadre molto forti, il resto incontra difficoltà e troppe limitazioni. Per fare un esempio – evidenzia la Vinci - la pallavolo sembra più organizzata di noi: è da considerare il fatto stesso che vada sulle reti nazionali, mentre la pallacanestro è raramente sulla tv nazionale e sempre più spesso a pagamento. Dove vogliamo
andare così? Per ovvi motivi non mi sono mai occupata della pallavolo, ma quando la Nazionale ha giocato quest’estate anche io ero lì ad aspettare l’appuntamento come ogni italiana. Amo lo sport in generale, la pallacanestro ovviamente viene prima, ma quando giocava la Nazionale mi sentivo presa anche per la possibilità di poter assistere a tutte le gare facilmente”. Come nasce un allenatore vincente? “Per me è un po’ difficile rispondere a questa domanda, perché ho avuto un solo allenatore nella mia vita e tutti gli altri non sono esistiti. È stato molto importante Emanuele Marino, il mio allenatore in Nazionale giovanile e lo stesso vale per Vittorio Tracuzzi. Aldo Corno mi aveva chiesto di
grinta, forza e determinazione, buttano il cuore in campo. È riuscita a fare un miracolo, è un’aggregatrice, ha un carattere da trascinatrice, mentre io invece sono timorosa e insicura. Questo non mi ha aiutato. Non ho avuto il carattere giusto per allenare, nonostante credessi nell’importanza della cura maniacale dei fondamentali. Mara è una forza della natura. Lo sport oggi non è l’unica alternativa per una giovane. C’è molta concorrenza, ad esempio la tecnologia supera la voglia di fare sport. Se poi ho un raffreddore non mi alleno, idem se ho una festa. La voglia di lavorare si inculca fin da piccoli, partendo dalle scuole, oppure non nasce. Fin dopo l’ultimo scudetto abbiamo provato ad andare nelle scuole con il progetto Scuola Basket “Sofia Vinci”. Con Giustino Altobelli andavamo a prendere le
HO PREFERITO RIMANERE CON LA MIA FAMIGLIA E LA MIA SQUADRA. VINCERE A CASA TUA DOVE HAI VISTO NASCERE TUTTO E DOVE HAI CALPESTATO IL TUO PRIMO CAMPO È UN RICORDO PAZZESCO spostarmi a Vicenza, ma ho rifiutato per rimanere a casa. Il mio allenatore, Santino Coppa, allenava curando il particolare fino all’ossessione. Hortencia Marcari, che aveva già un tiro mortifero, eseguiva a fine allenamento fino a 500 tiri e io ero onorata di prenderle i rimbalzi sotto canestro. Se dei 500 ne sbagliava 3 erano tanti. Lynette Woodard (oro olimpico nel 1984, campionessa d’Italia con Priolo) era abituata agli Harlem Globetrotters, ma con Santino faceva il terzo tempo esattamente come tutte le altre. Coppa la massacrava perché era abituata ad altre “forme di pallacanestro” e divenne un mostro! L’allenatore ha la gestione psicologica. Santino lo era ed è ancora un grandissimo allenatore, perché è molto duro, molto severo. Ancora adesso riesce ad avere sei da chi può dare tre, e da chi ha talento pretendeva sicuramente molto di più. È difficile diventare allenatore al sud. Per fare un corso devi spostarti e sinceramente non ho mai analizzato come questo ruolo potesse aprire una strada per me. Ho smesso da tantissimo tempo di allenare, per mia scelta, perché non pensavo di poter fare altro. Ho un carattere particolare, alle ragazze insegnavo i fondamentali ma ci vuole polso e questa cosa non ce l’ho. Nelle giovanili, inoltre, ci sono troppe problematiche. In passato le famiglie c’entravano poco e niente, il lavoro duro si faceva, mentre oggi non piace. Pensandoci, Mara Buzzanca è un’allenatrice che stimo tantissimo”. Vorrei essere Mara Buzzanca! “Lei ha un po’ lo stile di Santino e ha risultati. Ho visto le giovanili allenate da lei e sono squadre tutta
bambine in tutta la provincia di Siracusa, a Floridia o Lentini, facevamo allenamento e poi riportavamo le ragazze a casa. Abbiamo fatto cose importanti, le coinvolgevamo in ogni aspetto della pallacanestro suscitando amore”. Ultima giocatrice siciliana a vincere uno scudetto e una coppa europea. “Vincere in quel modo è un’emozione che non sono mai riuscita a spiegare. Sono nata qui, dicevano che non potevo fare sport per un problema alla schiena, ma Aldo Corno mi chiamò in nazionale e poi provò a portarmi in squadre in cui mi sarei allenata per giocare contro fenomeni come Catarina Pollini. Ho preferito rimanere, non avevo intenzione di lasciare la mia famiglia e la mia squadra, che era una seconda famiglia. Vincere a casa tua dove hai visto nascere tutto, dove hai calpestato il tuo primo campo, dove ti sbracciavi per asciugare il pallone tensostatico per giocare, ricordare tutte queste cose, avvenute dai 7 ai 37 anni, è un ricordo pazzesco”. Quasi 20 anni fa l’ultimo scudetto siciliano. Solo da quest’anno la Sicilia riparte da due squadre entrambe in serie A. “Non conosco la dirigenza di Palermo e sono stata dispiaciuta nel vedere andare via Santino da Priolo, ma era giusto andasse lì perché non serviva che rimanesse dove c’era poco o nulla. Palermo è una bella realtà e sono felice invece per Ragusa. Quanto prima andrò a vedere una loro partita. Lo scorso anno hanno rischiato di vincere lo scudetto, spero che azzecchino le giocatrici giuste”.
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COPPE serie A1 3x3 Zanda batte Schio DUE SPINE CACCIA A TOKYO Schio fermata dal Fenerbahce di Cecilia Zandalasini: le turche s’impongono con un netto 58-43 in quello che era uno scontro al vertice di Eurolega, visto che entrambe si presentavano in testa al girone con 3 vittorie in 4 gare. Il Famila ha fatto percorso netto in casa, mentre in trasferta aveva ceduto anche alla Dynamo Kursk. Per “Zanda” solo 4 punti realizzati contro la sua ex squadra, ma nelle prime 4 giornate ha tenuto una media di 15,5, seconda solo all’ucraina Iagupova nel team turco. Il suo “Fener” si è ulteriormente rinforzato con l’innesto in corsa della spagnola Nicholls, ex Ragusa. La debuttante Venezia ha invece chiuso novembre con 1 vittoria e 4 sconfitte. In Eurocup il Flammes Carolo di Giorgia Sottana era imbattuto dopo i primi 4 turni; per l’azzurra quasi 11 punti e 6 assist di media.
Novembre agitato, al di là della mancanza di vittorie, per Torino e Battipaglia. Il club piemontese, impossibilitato a sostituire la statunitense Jennings (in dolce attesa) con un’atleta extracomunitaria, in virtù delle regole Coni sul limite ai visti d’ingresso per gli sportivi non-Ue, ha ingaggiato la slovacca Stejskalova, ma nel frattempo ha fatto ricorso per ottenere una deroga al regolamento, motivata appunto dal caso specifico della maternità. Il ricorso è stato respinto dal Tribunale Fip, ma la società del presidente Garrone ha annunciato di voler proseguire la sua battaglia. A Battipaglia, il presidente Rossini, dopo la sconfitta con Lucca, ha attaccato la sua squadra, definendola «senza capo né coda, fatta di gente presuntuosa che non difende su nessuno. Qui si pensa ai tabellini e non a fare ciò che serve davvero per vincere le partite. Sono stanco».
La strada del sogno olimpico di Tokyo 2020 per la Nazionale 3x3 è tracciata. In base alla sua posizione nel ranking mondiale, l’Italia non ha potuto avere accesso diretto ai Giochi ma ha ottenuto un posto nelle qualificazioni, il cui primo “round” si terrà a marzo in India. Avversarie, nel girone eliminatorio, saranno Rep. Ceca, Taiwan, Svizzera e le padrone di casa. Solo 3 biglietti olimpici disponibili su 20 squadre in corsa, ma per chi non coglie la prima opportunità ce ne sarà un’altra nei mesi successivi. Non sarà semplice “incastrare” l’impegno in un calendario già fitto, ma vista la già sicura esclusione della Nazionale “5 contro 5” dai Giochi, cavalcare fino in fondo la chance del 3x3 (che proprio a Tokyo fa il suo debutto olimpico) è l’unica possibilità di riportare il basket femminile nella competizione a cinque cerchi, da cui manca fin da Atlanta 1996.
CECILIA ZANDALASINI È PARTITA FORTE IN EUROLEGA
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UNDER 16 UNDER 18 LUTTO COSTA D’ARGENTO NEXT GEN ROSA ADDIO AL “CIV” Il vivaio di Costa Masnaga si conferma protagonista in Europa: 2° posto alla Champions Cup Under 16 di Sopron (Ungheria, con 8 squadre da 7 paesi), sfiorando il bis del titolo 2018. Le russe dello Spartak Moscow Region dominano la finale (84-45) contro le biancorosse di coach De Milo, che le avevano battute nel girone eliminatorio (79-75) con una rimonta dal -12 dell’intervallo. Gran Costa anche contro le lettoni di Riga (61-56), chiudendo la prima fase in testa (pure un 110-57 sulle ungheresi di Szekszard); agevole la semifinale con le padrone di casa (85-74, ma +31 dopo 3 quarti). Per le brianzole hanno brillato le gemelle Matilde ed Eleonora Villa. Matilde, quasi 20 punti di media, è stata eletta miglior giocatrice del torneo. Tra le premiate anche la torre del 2005 Osazuwa, in evidenza pure l’esterna del 2004 Caloro.
La Next Gen Cup, torneo nazionale Under 18 organizzato dalla Lega Basket maschile, apre le sue porte alle ragazze. Per la prima edizione al femminile sono invitate 8 squadre: Costa Masnaga, Mirabello (Vigarano), Geas Sesto, High School BasketLab, S. Martino, Battipaglia, La Spezia, Reyer Venezia. Formula a eliminazione diretta: quarti di finale il 30 dicembre a Bologna, semifinali e finali in febbraio a Pesaro. Sarà un antipasto di lusso per le finali nazionali 2020. Rese note, intanto, date e sedi delle competizioni giovanili per nazionali della prossima estate: Europei U20 a Sopron (Ungheria), 8-16 agosto; U18 a Heraklion (Grecia), 4-12 luglio; U16 a Matosinhos (Portogallo), 18-26 luglio; Mondiale U17 a Cluj-Napoca (Romania), 15-23 agosto (l’Italia è fra le qualificate).
Si è spento a quasi 84 anni Gianfranco Civolani, per tutti “Civ”, figura principe del basket femminile bolognese. Riduttivo, peraltro, definirlo così: si è distinto anche nel giornalismo sportivo, nel baseball come vicepresidente federale, nel teatro come direttore artistico. Un intellettuale a 360°, di quelli capaci d’essere anche uomini d’azione. Vulcanico, protagonista di polemiche veementi, ma pure gli avversari ne riconoscevano la sanguigna veracità. La sua ultima vittoria è stata, nel maggio scorso, la promozione in A1 da presidente del Progresso: l’attuale Virtus Segafredo ne ha raccolto il testimone. In precedenza, per oltre 40 anni aveva guidato la Libertas, l’altra storica società femminile felsinea. Intanto al Geas Sesto S. Giovanni, dopo la scomparsa di Filippo Penati, la presidenza è passata al dirigente di lungo corso Carletto Vignati.
COSTA PREMIATA ALLA CHAMPIONS U16
HSBL
UN’A2 CHE INSEGNA Di Redazione Terza stagione per High School BasketLab, il progetto della Federazione Italiana Pallacanestro che prevede un collegiale permanente di 14 atlete provenienti da tutta Italia presso il Centro di Preparazione Olimpica del CONI “Giulio Onesti” a Roma. L’obiettivo rimane sempre lo stesso, ovvero quello di puntare alla crescita educativa, tecnica, fisica e psicologica delle ragazze, seguite costantemente da uno staff di assoluta eccellenza e impegnate in un percorso formativo molto interessante. Le atlete hanno infatti la possibilità di frequentare il Liceo Scientifico ad indirizzo sportivo promosso dal CONI e dal Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II, oppure scegliere percorsi scolastici differenti in sintonia con le indicazioni delle famiglie. Una decina di giornate di campionato basta già per un mini-bilancio di Giovanni Lucchesi, responsabile tecnico del progetto. Le sconfitte non hanno scalfito lo spirito della squadra, perché l’impatto complesso con le difficoltà del secondo campionato nazionale era atteso ma le finalità del progetto rimangono chiare. Come si è evoluto il progetto negli anni? “Il programma di lavoro viene portato a termine. Il primo anno abbiamo svolto “solo” lavoro in palestra sui fondamentali e sul miglioramento individuale sia tecnico che fisico. Abbiamo scelto di dedicare il tempo di squadra solo ad attività internazionale attraverso l’EGBL. Il secondo anno abbiamo mantenuto l’attività EGBL e aggiunto un campionato giovanile di categoria d’età superiore; il terzo anno infine era il momento del campionato Senior e la scelta condivisa con tutti è stata quella della serie A2. Siamo partiti con ragazze delle annate 2003 e un elemento del 2002, abbiamo aggiunto nella seconda stagione atlete del 2004, nel terzo anno a fronte di alcune uscite volontarie abbiamo inserito Savatteri del 2001 e Blasigh del 2004 con l’obiettivo preciso di offrire lavoro in palestra e minuti in un campionato impegnativo come l’A2. L’evoluzione sta nella linearità delle scelte, nella serenità del lavoro, nella capacità di fronteggiare compatti le emergenze di vario tipo. Le ragazze hanno dimostrato davvero etica del lavoro e il loro crescere come persone è il simbolo dell’evoluzione del progetto, al di là dell’aspetto squisitamente tecnico”. La scelta di confrontarci con un campionato competitivo come quello di A2? “L’A2 è dura per queste ragazze, ma l’obiettivo è stato quello di alzare l’asticella per “offrire” un contesto di competitività fisico-atletico e fornire uno stimolo di “mestiere” quasi sconosciuto per queste giovanissime. La scelta di Savatteri, ad esempio, è stata fatta per permettere a una lunga di 1.90 di stare in campo per prove ed errori senza l’angoscia del risultato e della prestazione a questo funzionale”. Le impressioni dopo le prime giornate? “La scelta è stata meditata e, ancor più di prima, sono convinto che è stata giusta e utile. Ringrazio Federazione e Lega che in sinergia hanno permesso di disputare il campionato senza ledere i diritti o i meriti di chicchessia. I luoghi comuni a volte imperano e rendono oscuri i confronti che sono alla base della crescita di tutti. L’obiettivo restano le atlete, giovani, a cui viene offerta una possibilità in più. E al centro del progetto ci sono loro, non gli interessi personali”.
Quanto le sconfitte stanno servendo alle ragazze nel loro percorso di crescita? “Ci stanno e sono ovviamente lo stimolo per analizzare il vissuto sul campo e migliorare il “dopo”. Occorre una grande serenità e questa usiamo spostando l’attenzione verso un concetto semplice semplice: la vittoria sta nel miglioramento tecnico fisico e mentale, la sconfitta sta nell’accettazione del proprio limite e il divertimento vero sta nel riuscirci. Quello che leggiamo sul tabellone ha una valenza molto molto diversa e questo, ovviamente, è un privilegio se si continua il percorso sia pur obiettivamente in salita per la attuale diversa competitività di esperienza”. Quali gli obiettivi per la fine della stagione? “Migliorare l’approccio mentale alla gara, verso il raggiungimento di un livello più alto di “durezza”, di concentrazione, di disponibilità al confronto fisico, di disponibilità all’espressione dell’atletismo a disposizione. E poi la crescita nei fondamentali, sia da un punto di vista esecutivo che applicativo contro avversarie che nella maggior parte dei casi hanno un bagaglio di esperienza ben diverso e quei fondamentali ti costringono ad usare sempre meglio”. Le giocatrici Arianna Arado (2004, 1.82, Amatori Savona) Vittoria Blasigh (2004, 1.74,Sporting Udine) Valentina Braida (2003, 1.80, Sporting Udine) Ashley Chinenye Egwoh (2002, 1.85, Lumaka Reggio Calabria) Promise Nne Dinma Keshi (2003, 1.77, Raptors Basketball Mestrino) Vittoria Lavinia Lanzilotti (2004, 1.82, Milano Basket Stars) Caterina Logoh (2003, 1.75, Vis Castelfidardo) Laura Medeot (2003, 1.85, Alba Cormons) Anna Daria Rescifina (2003, 1.79, Giuseppe Rescifina Messina) Sara Ronchi (2003, 179, Biassono) Lucia Adele Savatteri (2001, 1.91, Eirene Virtus Ragusa) Stefania Susca (2004, 1.82, I Delfini Monopoli) Sofia Varaldi Taeko (2003, 1.85, Laposmile Torino) Sara Volpe (2003, 1.77, Libertas Gym and Basket) Lo Staff Delegata al Progetto: Mara Invernizzi Responsabile Organizzativo: Marco Gatta Responsabile Tecnico: Giovanni Lucchesi Assistenti: Davide Malakiano, Angela Adamoli Team Manager: Carolina Gatta Staff Medico e Fisioterapico designato dal CONI
Keep the Flow! Di ALICE BUFFONI - STAFF PSICOSPORT Nei paesi anglosassoni, l’espressione “to be in the zone” è diventata parte del linguaggio comune degli sportivi. Si riferisce a un concetto che gli americani chiamano anche “to be in the boubble” e gli atleti in genere “trance agonistica”. Gli psicologi dello sport invece la definiscono FLOW. E ora vi racconto che cos’è. Il Flow è uno stato di coscienza, difficile da descrivere a parole e meraviglioso da sperimentare. Il primo a teorizzarlo è stato uno psicologo ungherese dal nome quasi impronunciabile, Csikszentmihalyi: “Assaporiamo un senso di trascendenza, come se i confini del sé si fossero improvvisamente espansi. Il marinaio si percepisce un tutt’uno con il vento, la barca e il mare. Il cantante avverte una sensazione di armonia universale. In quei momenti la consapevolezza del tempo scompare, le ore sembrano volar via senza che ce ne si accorga. Questo stato di coscienza è ciò che di più vicino alla felicità possiamo immaginare. Questo è il flow.” Anche nello sport questo stato magico si sviluppa a partire da un completo coinvolgimento e un senso di totale controllo delle azioni che l’atleta sta compiendo, la concentrazione perfetta si associa al massimo equilibrio tra il senso di sfida e la percezione di esserne all’altezza. Tutto sembra diventare automatico e semplice. Il nuotatore diventa tutt’uno con l’acqua, il playmaker vede tutto il campo, sa dove sono i suoi compagni, anticipa i loro movimenti e quelli degli avversari per consegnare l’assist perfetto. Il tempo non esiste più: si dilata o si contrae, scorre armonico insieme alla palla. Il flow è la condizione che porta alla prestazione eccellente e sono sicura che l’abbiate provato tutti almeno una volta, in quella che ricordate come la vostra migliore partita. Anche Michael Jordan lo conosceva e lo ricercava: “Per giocare un basket di alto livello capii che dovevo far entrare me stesso in una certa atmosfera, in un determinato momento. Questo è il propellente. Una volta sono andato tanto in alto oltre l’anello che mi spaventai. Ero intimidito da questa capacità di levitare, non di saltare, come se fosse una dote del cielo e non piuttosto un effetto di muscoli e forza di volontà. È come se avessi le ali, quasi qualcuno mi spingesse… galleggio, perdo il senso del mio peso”. La grande notizia è che il Flow è allenabile! Non è un evento raro, possiamo ricreare le condizioni per entrare quasi a comando in the bubble lavorando sui fattori individuali che lo predispongono, imparando a gestire gli stimoli ambientali in cui siamo immersi. Per misurare il Flow esiste un test, la Flow State Scale, tradotta e adattata da Psicosport®. I nostri atleti la compilano dopo una prestazione eccellente e poi, insieme al mental trainer, analizzano i risultati per capire quali sono stati i fattori che lo hanno favorito e quelli invece che, magari, lo hanno inibito. Questi fattori variano per ogni singolo atleta e ciò che è ottimale per alcuni può essere problematico per altri. Con il tempo gli atleti imparano a conoscere i meccanismi più adatti a loro e riescono a entrare in Flow sempre più spesso. Chi vuole provare?
Questa rubrica è tenuta da Psicosport, una realtà che utilizza la Positive Psychology con atleti e allenatori, dai settori giovanili all’alto livello agonistico, per rispondere alle principali criticità che si incontrano sul campo di gara e di allenamento, per migliorare performance individuali e ottimizzare il rendimento di squadra.
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