PINK BASKET N.25

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GUARDIA E LADRI

LA TRASFERTA INTERCONTINENTALE L’immancabile viaggio in Sardegna Di Susanna Toffali Aeroporto di Orio al Serio. Alle cinque e venticinque di una glaciale mattinata di inizio febbraio, il tavolino numero nove del McDonald’s è con ogni probabilità il penultimo posto dove ti vorresti trovare. L’ultimo è la ripida scala di metallo che conduce al portellone d’ingresso del velivolo, la meta ideale dove trascorrere una buona mezz’ora in coda durante i rigidi inverni bergamaschi. Ma questo lo scoprirai di lì a poco. Annegando le ore di sonno perse nel cappuccino slavato, butti un occhio disinteressato al tabellone delle partenze. Casablanca, Fuerteventura, Istanbul, Madrid, Bucarest, Londra, Tenerife, Valencia... Il volo per Sogaer ha ben 55 minuti di ritardo. Provi addirittura un pizzico di compassione per i poveri sciagurati che dovranno girarsi i pollici contando il numero di piastrelle della pavimentazione del gate per far passare il tempo. Ma poi, dove diamine si trova Sogaer? La scritta sul monitor scorre, e compare il nome della destinazione per intero: Aeroporto di Cagliari - Sogaer. Volo FR 4706 delle sei e dieci. Ovviamente è il tuo. La tangibile inquietudine generalizzata non è data tanto dal viaggio in sé, quanto più dal patimento emotivo causato dall’interminabile preparazione psicologica e dal minuzioso lavoro di distillazione dei liquidi in flaconcini rigorosamente non superiori ai 100 millilitri. Regole non particolarmente chiare nemmeno alle compagnie aeree stesse accompagnano l’alone di incertezza che da sempre circonda questo irrisolvibile mistero. Le pinzette sono davvero un’arma di distruzione di massa? Gli orsetti gommosi della Haribo costituiscono materiale pericolosamente infiammabile e potenzialmente deleterio per gli altri passeggeri? Perché si chiama “bagaglio a mano” se viene puntualmente preso a calci fino al nastro trasportatore dell’aeroporto di arrivo? Le ammaccature che puntualmente compaiono sul trolley (delle dimensioni massime di 55x40x20 centimetri, ndr) non si spiegano in altro modo. Da giocatrice, ci sono più di mille modi per affrontare un viaggio aereo. C’è quella che si addormenta ancor prima del decollo, quella che si arrabbia per la mancata risoluzione di sudoku e cruciverba, quella che inizia a chiacchierare con passeggeri, hostess, steward, sedili, finestrini, cappelliere e quella che si cala circa il doppio della dose indicata di Valium, cadendo in uno stato semi-comatoso difficilmente smaltibile prima dell’inizio della partita. All’interno del lungo elenco delle incognite riguardanti questo tipo di trasferte, in grassetto ci sarà sicuramente segnata una voce in grado di mettere in crisi qualsiasi scaramanzia: il pranzo delle 12.15.


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