Rivista Marittima Febbraio 2021

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«Così l’Italia torni a contare nel Mediterraneo» ISPIONLINE, 31 DICEMBRE 2020 LA REPUBBLICA, 24 NOVEMBRE 2020

«L’Italia nel Mediterraneo. Si dice che un tempo contasse molto e ora per nulla. Un’esagerazione probabilmente, nell’uno e nell’altro caso — esordisce con toni a effetto l’ambasciatore Giampiero Massolo, sul sito istituzionale dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) di cui è presidente, in un intervento da leggere in parallelo con un altro suo articolo su temi analoghi, apparso qualche settimana prima sul quotidiano romano in epigrafe citato. Perché sino a trent’anni fa, continua il Nostro, «svolgere un ruolo, incidere sugli eventi era un po’ meno arduo, quando il mondo aveva un ordine bipolare e si apparteneva all’alleanza giusta». E poi ancora, sia pure già in misura minore, negli anni successivi, quando il vincolo energetico compattava gli interessi occidentali nella regione. Ma oggi che gli scenari geopolitici mediterranei sono cambiati radicalmente: «“Contare” è diventato oggettivamente complicato». Scenari caratterizzati — spiega l’Autore — dal lento, ma inesorabile disimpegno degli Stati Uniti, la conseguente maggiore libertà di movimento della Russia, le pretese egemoniche ed energetiche della Turchia, gli interessi securitari dell’Egitto e delle monarchie sunnite, il «cre-

Scorcio satellitare del Mediterraneo Allargato e del Grande Medio Oriente.

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scente sciita» vagheggiato dall’Iran fino a lambire le coste libanesi. Un nuovo quadro del Mediterraneo si è andato configurando, senza leadership riconosciute, né logiche di schieramento. Un Mediterraneo in cui i conflitti sono divenuti «multidimensionali». «Sorgono localmente, subiscono l’influenza di soggetti statali e non, interessati a soffiare sul fuoco anche dall’esterno, coinvolgono le potenze globali. Riguardano il futuro dell’Islam politico tra opposte fazioni sunnite, la gestione di flussi d’ogni genere, il riassetto del terrorismo jihadista mai sconfitto». Senza illuderci troppo sull’approccio della nuova amministrazione Biden alla «regione mediterranea allargata». Sarà certamente più inclusivo e plurilaterale verso gli alleati rispetto a quello adottato dall’amministrazione Trump, più esigente sul piano dei diritti nei confronti degli autocrati, meno cinico verso la causa palestinese e più articolato nel contrapporsi alle ambizioni iraniane. «Ma non per questo più disposto a coinvolgersi direttamente e meno desideroso di definire un assetto strategico regionale, affidato soprattutto agli attori locali, chiamando caso mai gli europei, specie quelli geograficamente più prossimi, a puntellarlo. Sarà, insomma, una ricerca di partners affidabili, in grado di rendere sostenibile il distacco americano», contando ovviamente anche sull’Italia! Un’Italia che invero non può esimersi — secondo il giudizio dell’Autore, facilmente condivisibile — da una linea di politica estera realistica a difesa degli interessi nazionali, che vengono individuati nell’evitare frammentazioni e vuoti di potere ai nostri confini, nella gestione dei flussi migratori, nella salvaguardia delle rotte energetiche e degli scambi, nella prevenzione e repressione di integralismi e possibili azioni terroristiche. Interessi che presentano una connotazione geopolitica precisa, riguardando innanzitutto «la Libia, dove per troppo tempo abbiamo appal-

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