“Un potenziale enorme da sfruttare ma servono progettualità e regole” di Ilaria Rebecchi “Nel nostro Paese, il problema fondamentale sta nel punto di giunzione fra quello che è un edificio intelligente e quella che è la città intelligente, perché è qui che abbiamo le maggiori mancanze. SBA (acronimo di Smart Buildings Alliance-Italia, ndr) è nata principalmente proprio per occuparsi di questo snodo cruciale. Tenendo presente che l’argomento non è essenzialmente tecnologico, piuttosto il tema è e deve essere la progettualità: che cosa si vuole fare, che cosa si vuole scambiare, come si vogliono utilizzare le tecnologie di comunicazione, per offrire che cosa”.
Il fattore abilitante
L’ingegner Ernesto Santini, che della SBA è vicepresidente, parla con una cognizione di causa maturata in una lunga carriera, con la creazione di molte soluzioni brevettate,
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durante la quale ha anche realizzato il polo elettronico del gruppo Bticino. “Occorre partire dall’evoluzione della digitalizzazione - racconta - perché ci fa comprendere il punto in cui siamo. Negli ultimi anni, infatti, è avvenuta una maturazione importante, capace di far concentrare l'attenzione non tanto sull'aspetto tecnologico dei dispositivi ma sul servizio che puoi ottenere, appunto, grazie alla digitalizzazione. Pensiamo, ad esempio, agli effetti della pandemia: con lo smart working, la didattica a distanza, la digitalizzazione è entrata prepotentemente nelle case ed è quindi diventata parte del nostro patrimonio culturale. Ormai tutti capiscono che per avere determinate cose devi avere una tecnologia abilitante. Quindi, la tecnologia non rappresenta più uno scopo ma un fattore di supporto che ti consente di avere i servizi nella casa”.