Outdoor Mag 06 2021

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Ph. credits: Claudia Ziegler _ La Sportiva

Periodico mensile - Poste Italiane SpA Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 - Conv. in Legge 46/2004 Art.1 Comma 1 LO/MI In caso di mancato recapito, inviare all’ufficio postale di Roserio per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa

Anno 14 - Num. 6 - 2021

D AT I & S TAT I S T I C H E Fansometro: la classifica dei brand sui social TRAIL RUNNING LUT, l'edizione della ripartenza DONNE LaMunt, what women want?

ALPINISMO Ice Memory: missione compiuta! SNOWCORNER Colmar: intervista a Giulio Colombo


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Anno 14 - Numero 6 - 2021

PUNTO IOG

10 I Outdoor & Running Business Days 2021:

“Noi ci saremo”

D AT I & S TAT I S T I C H E

12 I Fansometro: la classifica

dei brand sui social 18 I Quello che le donne (ora) dicono

PA N O R A M A R E TA I L

14 I La gamification nel retail MARKETING TIPS

15 I I video emozionali rovineranno

la tua comunicazione

FOCUS SHOP

16 I Duegi Sport di Baronissi (Sa) WOMAN

19 I #she is outdoors, il 1° premio outdoor

al femminile 20 I LaMunt, what women want? INTERVISTE

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22 I Martin Kössler, ceo

e proprietario HuginBiz

TRAIL RUNNING

24 I L’ultra trail riparte da qui 28 I Garmin, un ultra alleato 30 I Dominio Salomon alla Olla De Nuria 32 I Le gare off-road sono “sicure”? #MONTURAMOVEMENT

26 I La “grande fotografia”

proposta da Montura

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TREKKING

34 I Cammino Materano: sei vie per i sassi 36 I Per nuovi utenti servono nuovi rifugi? ALPINISMO

37 I Insieme, passo dopo passo con Kayland 38 I Ice Memory: missione compiuta! CLIMBING

40 I Tre italiani a Tokyo TEXTILE & TECH

42 I Assosport fa chiarezza sui materiali green 44 I Nastrotex: con l’argento vivo addosso 44 I Dryarn, il miglior alleato 45 I Polartec, una storia all'insegna

dell'innovazione

SNOWCORNER

46 I Colmar, direzione futuro 48 I La seconda vita degli scarponi da sci

con Dalbello e SCARPA 49 I Salomon e Rossignol: sostenibilità su tutta la linea 50 I Perché quello a fune è uno dei mezzi di trasporto più sicuri al mondo?

Natasha Woodworth, designer Patagonia


PRIMO PIANO

E D I TO R I A L E

Scialpinismo, sempre più in odore di Cinque Cerchi

Nuove distanze

“N

A partire dalla primavera si è iniziata a percepire in modo sempre più forte una reale sensazione di ripresa e una grande voglia di tornare a fare tutto ciò che si faceva prima del Covid-19. Magari con più consapevolezza e la (ri)scoperta di valori e attività che prima non si conoscevano o che erano secondari. Tra questi ci sono proprio le nostre amate attività outdoor e in generale la voglia di riconnessione con la natura. L’altro elemento che ci piaceva riprendere, tanto da averlo richiamato anche nel titolo, è quello della distanza. Un termine familiare a tutti gli appassionati del nostro mondo e quasi sempre collegato alla pratica di una qualunque disciplina all'aria aperta che – se ci pensiamo – ci porta in effetti da un punto a un altro. Possano essere i pochi metri di una via di arrampicata in falesia o le centinaia di chilometri di un’ultra trail, passando per le tante variabili del camminare, delle quali abbiamo ampiamente parlato nello speciale trekking allegato allo scorso numero. Proprio il concetto di distanza si ripropone più volte anche nei contenuti della prima puntata della nostra sempre attesissima Preview SS 2022, allegata al numero 6 di Outdoor Magazine. Come ci hanno confermato le aziende, tramite le esclusive interviste che vi proponiamo, le direttrici nello sviluppo delle nuove collezioni sono essenzialmente tre: prodotti più tecnici e performanti, dedicati a coloro i quali – per l’appunto – vogliono migliorare le proprie prestazioni e “allungare le distanze”. Ecco quindi materiali e scarpe (soprattutto) adatte ad affrontare anche le avventure e le ultra più impegnative. All’opposto, c’è stato un sensibile incremento di prodotti “facili” e accessibili. Rivolti ai (tanti) neofiti che sono arrivati o ancora arriveranno nel nostro settore e in quelli a esso sempre più connessi (leggi alla voce bici e running, tra gli altri). La terza direttrice, minimo comun denominatore di molte collezioni, è quella della sostenibilità, con materiali e soluzioni sempre più eco. Per scelta sincera o per necessità. Ma la direzione è chiara e nessuno può ormai rimanere indifferente al tema. Dopo questa piccola escursione tra gli argomenti “caldi” con vista sul 2022 e relative novità, torniamo per un attimo da dove eravamo partiti, vale a dire alla musica. Abbiamo partecipato il 26-27 giugno al primo Green Weekend promosso da Courmayeur. Una bella iniziativa, con numerose attività sportive, ricreative e gastronomiche per appassionati e famiglie. Durante la quale le bellissime Valli Veny e Ferret sono state rese accessibili unicamente a piedi, in bici (elettriche e muscolari) o con le navette ufficiali predisposte dall’organizzazione. Nel programma anche un appuntamento della rassegna Musicastelle, con il concerto del rapper e cantautore Carl Brave. Il tutto in uno scenario stupendo, con un ampio anfiteatro naturale e le vette delle montagne a fare da quinta. Risultato: grande partecipazione di un pubblico davvero trasversale e variegato. Felice di tornare a condividere un momento semplice, come cantare insieme una canzone, con il valore aggiunto di farlo immersi nella natura incontaminata. Perché suonare, così come lavorare o fare sport, sarà pure più facile e comodo all’interno di spazi urbani con l’aria condizionata (palazzetti, uffici, palestre). E portarsi la propria “attrezzatura”, qualunque essa sia, a oltre 2.000 metri sotto il sole e con la variabile vento e pioggia in agguato, è senz’altro più sfidante. Ma vuoi mettere poi la soddisfazione e il sorriso stampato sulle labbra…

Benedetto Sironi benedetto.sironi@sport-press.it

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Stampa: Ingraph - Seregno (MB) - Anno 14 - N. 6 - 2021 Periodico mensile Registrazione al Trib. di Milano n.186 del 20 marzo 2007.

Sport Press Srl SB Responsabile dati: Benedetto Sironi

Chiuso in redazione il 28 giugno 2021

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Il comitato organizzatore dei Giochi olimpici invernali Milano Cortina 2026 ha sottoposto una proposta ufficiale di inserimento dello skialp come sport aggiuntivo. Lo scialpinismo “è uno sport particolarmente diffuso in Italia, con profonde radici storiche e sportive nelle regioni alpine” e, infine, proprio il Belpaese è anche una delle nazioni leader nel mondo, con diversi successi internazionali nelle principali competizioni negli ultimi 10 anni. Sono queste le caratteristiche chiave dello skialp che supportano la sua potenziale inclusione nel programma di Milano Cortina 2026 e che il comitato esecutivo del CIO ha evidenziato nella sua proposta. Saranno cinque i nuovi eventi medaglia: due maschili (sprint/individuale), due femminili (sprint/individuale), una staffetta mista; 48 quote atleti (24 uomini/24 donne) da reperire nel quadro complessivo della quota di 2.900. Per l’approvazione definitiva da parte di circa 100 membri del CIO si dovrà attendere il congresso in programma a Tokyo il prossimo 2021 luglio. Mentre per la definizione del programma completo dell’evento e degli atleti toccherà aspettare giugno 2022, quando verrà organizzata un'apposita riunione del comitato esecutivo.

Outdoor by ISPO e ISPO Munich saranno in presenza Il ministro dell’economia tedesco Hubert Aiwanger ha annunciato ufficialmente il rilancio delle fiere in presenza a partire dal 1° settembre. Di conseguenza, Outdoor by ISPO (5-7 ottobre 2021) e ISPO Munich (23-26 gennaio 2022) potranno svolgersi dal vivo, come previsto, a Monaco di Baviera. Lo stesso ha anche aggiunto di ritenere fuori questione un nuovo annullamento o rinvio delle fiere a causa di una possibile quarta ondata Covid: “Le fiere sono sicure come i supermercati”. In Germania il blocco delle fiere ha causato un danno economico di 40 miliardi di euro. Solo a Monaco sono stati cancellati o rinviati 42 eventi fieristici. Klaus Dittrich, invece, presidente e amministratore delegato di Messe München, ha nominato esplicitamente Outdoor by ISPO come uno dei primi eventi di presenza previsti e ha elogiato ISPO come “pioniere della digitalizzazione”. D’ora in poi, inoltre, tutte le fiere saranno attivate come eventi ibridi con una presenza in loco e una parte digitale: “Dopo una pausa forzata di 16 mesi con una breve interruzione, siamo contenti che ci sia di nuovo una prospettiva. Il nostro motto è: torniamo più forti”.

ph: Messe München

uove distanze ci riavvicineranno”, cantava Zucchero ‘Sugar’ Fornaciari in “Diamante”, uno dei suoi pezzi più belli ed evocativi. Scritto nel 1989 insieme a un certo Francesco De Gregori, tradotto poi in varie lingue e divenuto famoso in tutto il mondo. Una canzone che evoca un viaggio nel tempo, attraverso immagini e suggestioni di una campagna che rinasce con la fine della guerra. Con le cautele del caso e senza voler paragonare la pandemia a un conflitto mondiale come più volte – erroneamente – è stato fatto, ci piaceva però dedicare questo editoriale proprio a due concetti evocati nel brano. Il primo appunto è quello della ripartenza.



NEWS

Progressio SGR investe in ATK Sports Srl

Attraverso il fondo di private equity Progressio Investimenti III, Progressio SGR ha scelto di investire in ATK Sports Srl, rilevando una quota di maggioranza del capitale e affiancando la famiglia Indulti, che continuerà a mantenere la guida operativa della società con Davide Indulti come ad. ATK Sport nel 2020 ha realizzato ricavi per oltre nove milioni di euro, di cui circa l’85% all’estero, affermandosi come player capace di cogliere le opportunità di un settore in rapida e costante crescita. Obiettivo del fondo Progressio è consolidare il posizionamento competitivo in Europa, l’espansione negli USA e la continua ricerca di soluzioni meccaniche e tecnologiche innovative da applicare anche a settori adiacenti. Il piano di sviluppo potrà inoltre prevedere acquisizioni mirate al completamento dell’offerta.

Columbia Sportswear nuovo sponsor dell’esploratore professionista Mike Horn Columbia Sportswear annuncia la nuova sponsorizzazione pluriennale con l’esploratore professionista Mike Horn. La partnership sarà utile, oltre che a sostenerlo nelle sue avventure in giro per il mondo con capi asciutti, caldi e traspiranti, anche alla promozione delle linee di prodotti e le tecnologie dell’azienda stessa. “Crediamo che ci sia una perfetta sintonia tra Mike Horn e Columbia. La nostra missione come brand è quella di sbloccare l’outdoor per tutti. Lui non solo vive avventure incredibili, ma ama anche condividerle con le persone e ispirare gli altri, sia online, attraverso i suoi canali social, che con i programmi televisivi, le lezioni, le conferenze o i libri”, ha dichiarato Matthieu Schegg, vp e dg EMEA del brand.

Dolomite e Skyway Monte Bianco: collaborazione rinnovata per due anni

Consegnata a Sergio Longoni la menzione del premio Rosa Camuna 2020

Nuovo monomarca La Sportiva a Cortina: è l’undicesimo in Europa

Antonio Rossi, sottosegretario con delega allo Sport, Olimpiadi 2026 e Grandi eventi, mercoledì 9 giugno ha consegnato la menzione a Sergio Longoni, presidente di Df Sport Specialist e Bicimania, per il premio Rosa Camuna 2020, annunciata lo scorso novembre ma rimasta in standby a causa dell’emergenza sanitaria. Il premio Rosa Camuna è stato istituito pubblicamente dalla giunta regionale della Lombardia, con l’obiettivo di riconoscere pubblicamente ogni anno l’impegno, l’operosità, la creatività e l’ingegno di coloro che si sono particolarmente distinti nel contribuire allo sviluppo economico, sociale, culturale e sportivo della regione. Longoni, con la sua lunga attività imprenditoriale, ha dimostrato negli anni un grande impegno per lo sviluppo del commercio e il sostegno allo sport sul territorio lombardo.

La Sportiva prosegue l’espansione della rete di negozi monomarca nelle principali destinazioni alpinistiche e arrampicatorie europee con l’inaugurazione di uno store a Cortina d’Ampezzo (BL). Situato in corso Italia 198 nella Ghedina Square, è stato ufficialmente aperto lo scorso 21 giugno nel rispetto di tutti i protocolli di sicurezza attuali e rappresenta l’undicesimo brand store dell’azienda in Europa. Il negozio mira a essere il nuovo punto di riferimento degli appassionati di montagna che scelgono Cortina come località dove trascorrere le proprie vacanze in montagna, a due passi dalle famose Cime di Lavaredo e dall’incantevole Passo Giau. Questo grazie a un assortimento completo su quattro stagioni che copre tutte le discipline sportive outdoor quali climbing, trail running, alpinismo e trekking.

Diego Imperoli è il nuovo agente del Centro Italia per Asolo e Thorlo

ph: Aiace Bazzana

A partire dal 1° luglio, Diego Imperoli è il nuovo agente per Lazio, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise e Campania sia per il marchio Asolo che per le calze Thorlo. Viene supportato da Alessandro Lagrutta quale suo collaboratore per la zona adriatica. Quest’anno la veneta Asolo propone tre nuove linee di scarpe: 1. con Approach la protezione è assicurata dal bloccaggio del tallone con il suo design a “T”, mentre l’inserto in PU sul tallone fornisce supporto al tallone; 2. Hiking, grazie all’intersuola in EVA a doppia densità, offre stabilità, supporto e comfort, come anche aderenza e prestazioni su terreni bagnati e asciutti; 3. in Fastpacking le proposte sono snelle e leggere, con diversi gradi di ammortizzazione, e grande capacità di proteggere dalle asperità del suolo.

Con la proroga, Dolomite si conferma partner tecnico dell’impianto valdostano nonostante le difficoltà dell’ultimo anno. In particolare, per questa stagione estiva, Skyway ha deciso di mettere ai piedi dei suoi dipendenti le nuove Cinquantaquattro Anniversary, versione celebrativa dell’iconico modello Cinquantaquattro. Una scelta dettata dalla loro natura sostenibile ed ecologica, oltre che per comfort e praticità, data la sensibilità che da tempo l’azienda funiviaria ha rivolto alle tematiche legate all’ambiente. Le Cinquantaquattro Anniversary di Dolomite sono interamente realizzate con componenti riciclate e di origine naturale, come le solette in sughero e la suola Dolomite Vibram in mescola N-Oil. È inoltre realizzata per più del 90% con composti non derivati del petrolio e pigmenti naturali al 100%.

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NEWS

Le corse di Fly-Up Sport tornano ad animare valli e sentieri orobici

Nell’estate 2021 tornano, nelle valli e sentieri orobici, le corse di Fly-Up Sport. La asd capeggiata dal campione di skyrunning Mario Poletti ha messo a punto un nuovo portale di facile consultazione e un nuovo progetto: “Siamo pronti a ripartire con ben sei eventi che ci terranno impegnati da luglio a ottobre. Oltre alle gare storiche abbiamo una grande novità: il ritorno delle Orobie Skyraid. Un progetto al quale tengo molto, una scommessa organizzativa destinata a diventare un appuntamento di caratura internazionale per chi ama le medie-lunghe distanze”, ha confermato Mario Poletti, oggi anche product manager running shoes Scott Italia, azienda partner del circuito.

Ritorna il Valtellina Wine Trail: iscrizioni aperte Per l’edizione 2021 il motto sarà “Valtellina Wine Trail is back”. In questo modo si vuole mettere l’accento sulla ripartenza della gara che negli anni ha riscosso un grande successo e animato la Valtellina, e che tornerà tra i filari il 20 novembre 2021 con la possibilità di iscriversi a partire dal 1° luglio. Il comitato organizzatore mette a disposizione 1.500 pettorali suddivisi sulle classiche tre distanze (12 km, 21 km e 42 km) e al momento tutte le prove hanno carattere competitivo: sarà quindi obbligatorio per tutti i partecipanti es-

sere in regola con la visita medica di idoneità alla pratica sportiva dell’atletica leggera ed essere dotati di un tesseramento. A tutti i concorrenti verrà garantito un ricco pacco gara a base di prodotti tipici locali oltre a gadget tecnici di valore. Cronometraggio con chip e pettorale personalizzato. Trasporto gratuito dalla zona di partenza di Sondrio (via treno o bus) alla partenza. Buono pasto, servizio massaggi, navetta gratuita per spogliatoi e docce. Pizzoccherata post gara nell’apposito tendone allestito in zona arrivo e successivo party con wine bar e degustazioni.

Nasce il Trofeo Skyclimb Mezzalama by Dynafit

Dopo l’annullamento dell’edizione invernale, il Trofeo Mezzalama esordisce quest’anno con una prova estiva. Al via il prossimo 28 agosto, si tratterà di una gara a coppie dedicata ai corridori del cielo, nonché agli scialpinisti che vorranno vivere il percorso al Castore anche nella bella stagione. Dynafit si riconferma partner della competizione, per cui sono previsti 25 km e 2.533 metri d+ (e altrettanti di dislivello negativo), fino a superare quota 4.000 metri. Il Trofeo Mezzalama è selettivo fin dall’iscrizione, possibile solo per chi ha collezionato 600 punti Itra per gli uomini o 450 per le donne, oltre alla valutazione di un curriculum sportivo. Data la tecnicità del percorso, è previsto l’utilizzo di scarpe tecniche e ramponi con punta in acciaio (non ramponcini), imbragatura, corda e piccozza. Per questa prima edizione sono ammesse massimo 80 squadre.

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NEWS

Gli obiettivi della nazionale italiana di skyrunning per un 2021 iridato

Vibram Sole Factor Mobile Lab: focus sul climbing nella prossima tappa

La nazionale italiana di skyrunning torna a correre dopo lo stop forzato del 2020 e si pone due grandi obiettivi per un 2021 che ha un sapore iridato: i campionati del mondo e i campionati europei. Capitanati da Daniele Cappelletti sono una cinquantinaina i corridori del cielo, tra nazionale senior e giovanile. “Gli obiettivi sono ambiziosi dal momento che l’intenzione è quella di migliorare i risultati del 2019, che ha visto la nazionale senior posizionarsi seconda ai campionati europei (dietro alla Spagna e davanti alla Repubblica Ceca). Quella giovanile si era invece aggiudicata il quarto posto ai campionati del mondo e quest’anno cercherà di porre quindi rimedio a quel podio mancato per un soffio”, ha dichiarato il ct della nazionale Roberto Mattioli. Un altro obiettivo della FiSky consiste nel completamento del percorso per l’ingresso in Fasi, in quanto settore federale secondo le direttive del Coni.

Redelk insieme a “Lollo” Perruchon per raggiungere 20 cime in 20 giorni

Garmont al fianco di Aevf nel “Road to Rome 2021” Garmont, in quanto sponsor tecnico dell’Associazione Europea delle Vie Francigene (Aevf), supporta l’ente nel “Via Francigena Road to Rome 2021”, l’evento organizzato in occasione del traguardo dei 20 anni di attività. Le due realtà sono unite da una forte passione per il cammino e, condividendo la filosofia di andare oltre i confini dell’ordinario, hanno instaurato una solida partnership che durerà fino al 2023. La partenza è avvenuta il 16 giugno dalla cattedrale di Canterbury, dove è ubicata la pietra del km zero della Via Francigena, per arrivare a Roma il 10 settembre e concludersi a Santa Maria di Leuca il 18 ottobre. Garmont vuole sostenere coloro che amano viaggiare lentamente e in modo sostenibile. E lo farà fornendo ai pellegrini uno speciale codice promozionale da utilizzare sul sito web. ph: matbnk

“20 montagne, 20 regioni, 20 giorni” è l’ambizioso progetto alpinistico ideato dal noto alpinista Laurent Perruchon, presentato lo scorso 26 maggio allo showroom di Brisval, alle porte della Valchiavenna (SO). Lollo tenterà di raggiungere la cima più alta di ogni regione italiana in 20 giornate, avendo a disposizione solo un’autovettura per gli spostamenti e una mountainbike per raggiungere alcune delle vette. Durante il percorso, il valdostano avrà comunque la fortuna di ritrovare vecchi amici che lo supporteranno negli aspetti logistici e alpinistici in loco. Il progetto è sostenuto da Redelk, che dedicherà all’impresa anche una rubrica specifica sui propri profili social Facebook e Instagram.

Continua il Vibram Sole Factor Mobile Lab, tour virtuale 2021 del brand. Protagonista della tappa appena conclusa la nuova mescola green Vibram XS Eco dedicata al mondo del climbing. È il progetto dedicato alla customizzazione delle performance della scarpa, attraverso l’applicazione di una suola del brand varesino, e dopo il focus sulle discipline della mountainbike, del trail running e sul mondo urban, questa seconda tappa del 2021 è pensata per il free-climbing, una pratica sportiva da sempre target del brand. Per l’occasione al centro è stata posta la nuovissima mescola green oriented Vibram XS Eco con un ottimo bilanciamento tra grip e durata. New entry tra i prodotti del brand, è sviluppata riutilizzando il 20% degli scarti di lavorazione delle mescole d’arrampicata ad alte performance.

Panorama Diffusion e Dolomititrail unite da una partnership Il sodalizio tra le due realtà ha l’obiettivo di creare ulteriore visibilità sia alle aziende coinvolte che al territorio stesso. Più che una competizione, Dolomitrail è un’esperienza che si articola in tre percorsi bike, eBike e running/ trekking. Benché sia richiesta l’iscrizione, non sono previsti tappe, tempo massimo e pettorale. Anche la partenza è libera e può essere effettuata da maggio a ottobre, così da potersi godere, in solitaria o in compagnia, il tempo che si ritiene più opportuno. Per l’esperienza running si tratterà di 157 km con 7.650 metri d+, da percorrere come trekking di più giorni o come ultra trail per i più esperti. Una volta portato a termine l’itinerario camminando, correndo o pedalando si potrà godere della conquista dell’ambito titolo di DoloMitiCo.

Ad agosto torna il Rock Master Festival con una nuova società organizzatrice

PrimAscesa è il docufilm presentato da AKU Un’opera di denuncia, una riflessione profonda e accorata, una parodia divertente e leggera: questo è PrimaAscesa, il docufilm firmato AKU. Il regista, Leonardo Panizza, ha voluto portare in sala un mondo che disgusta e si tende a negare. Lo spettatore è così chiamato a impegnarsi per non distogliere lo sguardo, deve metterci un po’ di impegno per arrivare in cima e comprendere che quel monte che sembra fatto di terra è in realtà il monte di immondizie che lui stesso contribuisce ad accrescere giorno dopo giorno. PrimAscesa ha partecipato alla 69° edizione del Film Festival di Trento appena andata in scena e ha vinto il Premio CinemAMoRE, assegnato alla miglior opera della sezione Orizzonti Vicini, dedicata ai lungometraggi prodotti o girati in Trentino-Alto Adige. Photo © Elisa Bessega

È il 28 agosto la data da segnare a calendario per godersi i migliori atleti nel campo dell’arrampicata sportiva al Rock Master Festival 2021. Il tutto in una cornice d’eccezione come il Climbing Stadium ad Arco di Trento, centro di preparazione della nazionale italiana in vista delle prossime Olimpiadi di Tokyo, che ambisce a confermarsi punto di riferimento per i climber di tutto il mondo. La società Rock Master 20.20 Ssd - il cui nome da una parte indica l’anno di fondazione e dall’altro si pone l’obiettivo di delineare l’arrampicata del futuro per i prossimi 20 anni - è la nuova organizzatrice della manifestazione e ha scelto un’unica data per entrambe le specialità boulder e lead. Un’istituzione che porta con sé grande entusiasmo e che si riverserà inevitabilmente sul Rock Master, grazie all’impegno di autentiche colonne portanti del consiglio di amministrazione.

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NEWS GREEN

Dolomite con Clean Mont Blanc mostra l'impatto dell'uomo sulla montagna

EOCA, grande successo per la raccolta fondi lanciata in occasione dell’Earth Day 2021

Reebok e la sua ricerca sull’allenamento eco-friendly Da una ricerca condotta da Reebok è emerso quanto oggi sia importante allenarsi in modo sostenibile ed è stata stilata una classifica sulle migliori città tenendo in considerazione la percentuale di utilizzo di biciclette, il numero di sentieri, il tasso di criminalità e le ore di luce solare. Tokyo, Sydney e Londra salgono sul podio internazionale, Firenze, Venezia e Bologna su quello italiano. Importante anche considerare il totale di emissioni ottenute dalla produzione di prodotti e attrezzi da palestra: è infatti emerso che le dumbbells fai-da-te sono le migliori in tal senso producendo in media 0.4 kg di emissioni di carbonio per unità e realizzate in un materiale chiamato polietilene. Seguono materassini yoga e le yoga balls.

Il sostegno di Karpos ai progetti “Climb & Clean” e “Help the Mountains” Una traversata dell’Italia esordita nell’aprile 2021 per testare quello che in futuro diventerà un progetto più strutturato e articolato: “Climb & Clean” è un’iniziativa che si pone l’obiettivo di sensibilizzare gli appassionati di arrampicata (e non solo) sulla cattiva condotta dell’abbandono dei rifiuti in falesia, realizzata da Massimo Faletti e Matteo Della Bordella. Karpos, che collabora con entrambi da diverso tempo, ha aderito con entusiasmo all’iniziativa, essendo in linea con la sua mission di supporto al territorio, che lo vedono da sempre in prima linea. L’iniziativa su cui si fonda “Help the Mountains”, invece, è quella di devolvere l’1% del fatturato annuo di Karpos a una serie di iniziative volte al supporto della montagna e alla salvaguardia dell’ambiente, scendendo in campo per difendere la natura che riconosce come casa sua.

Flokly e Oxyburn, impegno green con Repetita e il suo filato eco Sia Flokly che Oxyburn scelgono la fibra firmata Repetita per le sue caratteristiche (altamente resistente, versatile, antibatterica e idrorepellente), che la rendono ideale per creare capi sportswear performanti e confortevoli, offrendo prestazioni eccezionali, superiori ad altre fibre di poliestere presenti sul mercato. I due brand operano così non solo una scelta di qualità, ma anche green, regalando una seconda vita ai rifiuti di plastica. Il marchio italiano Repetita, certificato GRS, si affida infatti al riciclo del poliestere proveniente dalle bottiglie di plastica, trasformando i rifiuti in preziosa risorsa per il tessile sostenibile attraverso particolari processi di lavorazione. Da quattro milioni di bottiglie recuperate e riutilizzate ottiene infatti 160mila kg di filato.

Patagonia: torna “Running Up For Air” per migliorare l’aria d’Europa Un’iconica corsa di resistenza, ospitata da Patagonia, in cui i partecipanti corrono per 3, 6, 12 o 24 ore in montagna con l'obiettivo di migliorare l’aria che respiriamo. Una sfida di resistenza che si terrà il prossimo 31 luglio e a cui sarà possibile partecipare, da solo o con una squadra, da ogni parte d’Europa, attraverso un hub virtuale. Oggi, in tutta Europa, l’aria è tossica e con la loro quota di iscrizione i partecipanti contribuiranno ad aumentare la consapevolezza del suo inquinamento, che provoca danni alla salute e all’ambiente, raccogliendo fondi destinati a 18 gruppi ambientalisti. L’ambassador Patagonia Clare Gallagher: “Non importa dove viviamo: vale sempre la pena dedicare una giornata a correre per riflettere sull’inquinamento atmosferico e fare qualcosa per combatterlo”.

Pubblicato il primo bilancio di sostenibilità di Rab e Lowe Alpine Rab e Lowe Alpine, di proprietà della britannica Equip Outdoor Technologies, hanno rilasciato il loro primo bilancio di sostenibilità relativo all’anno finanziario 2020/21. Al suo interno sono stati dettagliati gli obiettivi raggiunti dall’azienda, facenti parte dei quattro pilastri della responsabilità sociale d’impresa (product, planet, partner, people). Tra i traguardi raggiunti: la sostituzione delle iconiche collezioni Microlight e Cirrus con isolamento e tessuti riciclati e il prolungamento della vita di oltre 7.000 prodotti con lavaggi e riparazioni del Rab Service Centre; il riconoscimento – per il secondo anno – di azienda “South Pole Climate Neutral”; definizione degli obiettivi di riduzione del carbonio per raggiungere l’impatto zero entro il 2030; sostegno all’accesso al mondo outdoor a gruppi svantaggiati.

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photo © Thomas Bohne

Grande successo per la prima raccolta fondi di quest’anno da parte dell’European Outdoor Conservation Association (EOCA), lanciata in occasione della Giornata della Terra dello scorso 22 aprile. Grazie al sostegno di un certo numero di membri, sono stati raccolti quasi 27.000 euro da aggiungere al totale del finanziamento delle iniziative da parte dell’organizzazione per il 2021. Il tema dell’Earth Day è stato “Ripristiniamo la nostra Terra”, un claim che si adattava perfettamente alla strategia quinquennale anciata da EOCA (che pone al suo centro l’azione per il clima) e al nuovo obiettivo biennale “Wild for Nature” (che invece vuole combattere l’urgente problema della perdita di biodiversità). Per questo motivo il denaro raccolto confluirà in progetti che affrontano questi problemi.

Dolomite prosegue con il suo impegno verso l’ambiente con il progetto di responsabilità sociale d’azienda “re-source by Dolomite”. Il brand ha scelto di supportare il progetto Clean Mont Blanc, organizzato dalla fondazione no-profit Summit Foundation e dall’organizzazione scientifica Aqualti. Quello sostenuto da Dolomite è un progetto internazionale che vedrà un gruppo di esperti e volontari perlustrare il massiccio del Monte Bianco, per raccogliere campioni d’acqua alla ricerca di microplastiche e per organizzare dei veri e propri “clean-up days”, dedicati alla pulizia e raccolta di plastica nei rispettivi Paesi (Francia, Italia e Svizzera). Quest'ultima campagna condotta da Summit Foundation, chiarirà qual è il livello d’impatto dell’uomo sull’ecosistema della montagna.


PUNTO IOG

N U O VA RUBRI CA

OUTDOOR & RUNNING BUSINESS DAYS 2021: "NOI CI SAREMO" Una manifestazione in crescita, un appuntamento da non perdere con un’area che fa da "centro di gravità permanente". Perché i negozianti e tutti gli operatori outdoor dovrebbero partecipare? _ di Gunther Acherer ceo Panorama Diffusion e presidente IOG

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PERCHÉ ESSERCI? ORBD vuole coinvolgere il rivenditore, vuole essere il punto d’incontro del mondo outdoor e running, un momento di svago, ma soprattutto vuole dare la possibilità al rivenditore specializzato di confrontare e toccare con mano i prodotti. Inoltre, gli viene offerta la possibilità di testarli lungo i diversi percorsi di trail, le falesie che circondano la località dell’evento o semplicemente sugli itinerari escursionistici. L’alto livello raggiunto nell’ultima edizione di Riva del Garda lo si è visto dalle molteplici attività organizzate dalle aziende: presentazioni individuali con test prodotti, uscite notturne, showroom attrezzati con molta fantasia individuale, convegni su materiali e workshop, ritrovo finale con rinfresco a conclusione della giornata di lavoro.

orrei iniziare questo mio intervento con un sentito ringraziamento a Benedetto Sironi, che ci ospita sulla sua testata con questo spazio intitolato Punto IOG. Una rubrica stabile che vuole essere un dialogo aperto tra gli associati IOG e i rivenditori del mondo outdoor.

In questa pubblicazione esprimo il nostro pensiero in merito alla manifestazione Outdoor & Running Business Days di Riva del Garda. Prima di entrare nel merito della stessa, vorrei allargare l’argomento sulle fiere o manifestazioni in generale. Perché al giorno d’oggi è ancora importante partecipare a una fiera? È una delle domande che negli ultimi decenni ho sentito maggiormente. La risposta è facile ed è sempre la stessa: partecipare a una fiera di settore arricchisce le proprie conoscenze e allarga l’orizzonte. Possiamo dire che è come una palestra per un continuo aggiornamento e miglioramento professionale. Quindi indispensabile. Purtroppo, in Italia siamo rimasti poveri di fiere di settore e ci possiamo affidare solo a quelle internazionali, come per noi è sicuramente ISPO di Monaco. Dove, tuttavia, il numero basso di visitatori italiani è ormai risaputo.

Posso pertanto racchiudere tutto il mio pensiero in questa frase: "ORBD è una festa immancabile del mondo dell’outdoor”. Inoltre, posso affermare che gli ORBD fanno ormai parte di questo “allargamento di orizzonte” indispensabile per ogni operatore del settore. Noi come IOG ci crediamo e vogliamo dare la nostra impronta. Saremo presenti agli ORBD con una area dedicata al centro del padiglione. Lo vediamo come un punto d’incontro. Qui i nostri associati potranno organizzare incontri, le aziende non associate informarsi sulle attività del nostro gruppo e forse convincersi a volerne fare parte. Insomma, un luogo aperto, un punto di scambio di opinioni e confronto con i rivenditori. Ma vogliamo essere attivi anche con dibattiti. Infatti, rifacendoci all’incontro avuto nella precedente edizione tra il nostro gruppo di lavoro e un gruppo di rivenditori, organizzeremo la seconda tavola rotonda dedicata ai retailer. Tra i vari temi all’ordine del giorno ci sarà anche la questione della distribuzione e la tematica legata alle date delle svendite di fine stagione. Argomenti sicuramente interessanti e importanti da affrontare assieme.

È ORA DI CAMBIARE ROTTA Gli Outdoor & Running Business Days, per semplificare “ORBD”, sono arrivati alla 7a edizione e ci sono arrivati crescendo. Diversi

di voi si ricorderanno le prime edizioni a Cavalese o a Pietra di Bismantova. L’inizio con tanti forse e tanti ma, sempre però con uno spirito e una carica incredibili, assorbiti subito da molti rivenditori outdoor. Essendo presente fin dalla prima edizione, posso affermare che in molti apprezzano la possibilità di rivedersi ogni anno, anche se alcuni e forse ancora troppi presenziano saltuariamente. Ecco allora che dobbiamo cambiare rotta. Questo appuntamento deve tornare a essere un punto fermo, quasi inderogabile, in ogni agenda o calendario di chi si occupa di outdoor. Deve essere l’evento annuo al quale non si può, non si deve e non si vuole rinunciare. Le aziende del settore investono nella partecipazione per vedervi, per offrirvi la possibilità d’incontro. È un’occasione molto importante, approfittatene! Il mio personale appello è rivolto anche a tutti i colleghi distributori o produttori: partecipare a questo evento è importante per il nostro settore.

Auguro a tutti per i prossimi mesi un ottimo lavoro e spero di vederci il 12 e 13 settembre a Riva del Garda, magari anche per incontrare qualche cliente straniero che possa fare da apripista a un ulteriore sviluppo della manifestazione.

italianoutdoorgroup.it

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SPIRIT

THE CLIMBER'S SPIRIT.

Look minimal e ricerca dei migliori materiali per un futuro più sostenibile, SPIRIT è contaminazione tra mondi diversi, un inno alla libertà e allo spirito climbing. Tomaia in cotone riciclato e biologico, lacci derivati da materiali per imballaggio, mescola del battistrada in gomma riciclata e gomma naturale.

SCARPA.NET


D AT I & S TAT I S T I C H E

CLASSIFICA INSTAGRAM TOP 20 BRAND OUTDOOR ITALIANA

INTERNAZIONALE 1. THE NORTH FACE

@thenorthface

4.873.239

1. LA SPORTIVA

@lasportivagram 361.032

2. PATAGONIA

@patagonia

4.652.107

2. SALEWA

@salewa

186.060

3. SALOMON

@salomon

981.983

3. VIBRAM

@vibram

121.602

4. ARC'TERYX

@arcteryx

960.858

4. SCARPA

@scarpaspa

103.133

5. GARMIN

@garmin

908.407

5. MONTURA

@montura_official 49.199

6. BLACK DIAMOND

@blackdiamond

886.734

6. ASOLO @asolo.official

33.702

7. PETZL

@petzl_official

655.328

7. KARPOS

30.542

8. HOKA ONE ONE

@hokaoneone

574.978

8. E9 @e9clothing_official 29.825

9. TEVA

@teva

561.799

9. FERRINO

@ferrino_official

26.192

10. COLUMBIA

@columbia 1938

482.126

10. TECNICA

@tecnica_sports

25.187

@saucony

417.338

11. DOLOMITE

@dolomite1897

20.046

11. SAUCONY

@karpos

12. MAMMUT

@mammut_swiss1862 389.798

12. CMP

@cmp_official

19.894

13. LA SPORTIVA

@lasportivagram 361.032

13. CAMP

@camp1889

17.308

14. ADIDAS TERREX

@adidasterrex

288.283

14. CRISPI @crispisince1975 15.959

15. THULE

@thule

253.961

15. GARMONT

@garmontboots 15.621

16. PRANA

@prana

243.996

16. SKI TRAB

@ski_trab

11.819

17. FIVE TEN

@fiveten_official 243.699

17. REDELK

@redelkoutdoor

10.703

18. NORRØNA

@norrona

190.132

18. AKU @akutrekkingfootwear 9.980

19. SALEWA

@salewa

186.060

19. ZAMBERLAN

@zamberlan_outdoor 8.286

20. RAB

@rab.equipment

137.362

20. CRAZY

@crazy_theoriginal 7.903 Dati raccolti l'8 giugno 2021

FOLLOW ME Come ogni anno torna il Fansometro per analizzare i profili Instagram dei principali brand outdoor. Ecco i migliori 20 sia in ambito internazionale che italiano _ di Erika Pozzi

A

più di un anno dallo scoppio della pandemia, è ormai innegabile quanto le limitazioni e il distanziamento sociale abbiano spinto sull’acceleratore della comunicazione e del mondo online. E le nostre rubriche “Marketing Tips” e “Panorama Retail” lo confermano ogni mese. Il 2020 potrebbe essere definito come l’anno che ha dato il via a una vera e propria rivoluzione digitale. Mai come in questo momento gli addetti ai lavori si sono dovuti adeguare a consumatori che desiderano sempre maggiore immediatezza, coinvolgimento e la possibilità di vivere esperienze uniche. La comunicazione legata al mondo dei social diventa quindi uno strumento preziosissimo per tutti quei brand che vogliono ancor più fidelizzare il proprio pubblico, rendendolo partecipe dei propri progetti, informandolo e continuando ad alimentare l’interesse per le attività e iniziative che li vedono protagonisti. In quest’ottica acquistano più importanza i momenti di interazione con i consumatori grazie alle dirette Instagram, spesso poi salvate in IGTV, i sondaggi e i box delle domande nelle Stories. Ma anche il coinvolgimento di brand ambassador che il più delle volte sono atleti di alto calibro, ha riscosso un estremo successo.

di follower, svettano creando un bel distacco con il terzo classificato, Salomon, che per poco non raggiunge il milione. È importante considerare che queste aziende, posizionate sul podio del Fansometro 2021, non trattano una categoria merceologica specifica, bensì coprono svariati settori, da quello delle calzature a quello dell’abbigliamento sportivo, a quello degli accessori sino, nel caso di Salomon, all’attrezzatura per sport invernali. Abbiamo inoltre stilato la classifica dei 20 brand italiani con un maggior seguito. Ai primi posti troviamo La Sportiva con i suoi 361.032 follower, e subito dopo Salewa con 186.060, entrambi rientranti anche nella top 20 internazionale. Terza Vibram che raggiunge i 121.602 seguaci. Seguono SCARPA, Montura, Asolo, Karpos, E9, Ferrino, Tecnica e Dolomite, tutte aziende che superano ampiamente i 20mila follower e che hanno subito un’importante crescita nell’ultimo anno. I profili di CMP, CAMP, Crispi, Garmont, Ski Trab e Redelk superano i 10mila, mentre AKU, Zamberlan e Crazy restano poco sotto questa soglia. Secondo Not Just Analytics, infatti, solo nell’ultimo mese alcuni di questi brand italiani hanno aumentato il loro seguito in modo significativo: La Sportiva +3.011, SCARPA +2.032, Salewa +1.837, Vibram +1.828, Montura +899. Gli atri invece in maniera più costante come Aku +546, CMP +509, Ferrino +422, Asolo +356, Karpos +267 e Dolomite +206.

Nella classifica qui riportata, risalente all’8 giugno e stilata grazie a Not Just Analytics, troviamo in vetta due brand di respiro internazionale. The North Face e Patagonia, con i loro ben oltre quattro milioni

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PA N O R A M A R E TA I L

LA GAMIFICATION NEL RETAIL Il coinvolgimento dell’utente durante l’acquisto è il segreto per emergere in un mercato sempre più saturo. Ecco alcuni consigli utili per una strategia efficace _ di Davide Cavalieri

A

lla fine del primo anno di pandemia la popolazione digitale in Italia è aumentata del 4%, l’utilizzo di internet è salito al 74%, con un tempo speso online di oltre tre ore al giorno. La fascia di popolazione più connessa è quella dei giovani, con un’età compresa tra i 18 e i 34 anni.

per differenziare la propria azienda dai concorrenti. Sebbene la gamification non sia un'idea nuova nella vendita al dettaglio, la sua più ampia applicazione nelle app per lo shopping deve ancora essere realizzata. AliExpress offre un eccellente esempio di gamification applicato al retail. La piattaforma di proprietà del gruppo Alibaba consente agli utenti di partecipare alle attività quotidiane e competere con gli altri utenti per guadagnare monete digitali, sconti e coupon. L'app, come è facile immaginare, registra milioni di utenti abituali e alti livelli di soddisfazione e coinvolgimento.

Questo è il quadro che ci restituisce uno studio condotto da ComScore a marzo 2021. I dati riportati mostrano quanto internet sia ormai diventato parte integrante della vita quotidiana, qualcosa a cui, nessuno di noi, riesce più a rinunciare. Ciò rappresenta un vantaggio per il settore del retail perché diventa, per i brand, un’occasione di migliorare la propria visibilità e il proprio business. Offrire esperienze uniche, che coinvolgano l’utente durante l’acquisto, è il segreto per emergere in un mercato sempre più saturo. Per attirare nuovi clienti, o fidelizzare quelli già esistenti, è necessario creare qualcosa che sia attraente e divertente. Basare la propria strategia di vendita solo su promozioni, sconti e offerte speciali, infatti, non è sufficiente. Queste tecniche possono dare risultati per un breve lasso di tempo, ma a lungo andare non sono in grado di aumentare la partecipazione del cliente alle attività del marchio e quindi di creare engagement. COME COINVOLGERE I PROPRI CLIENTI? La gamification (traducibile in italiano in ludicizzazione) rappresenta un’ottima soluzione.

Il principio base di tali strategie è da rintracciare nella naturale tendenza delle persone alla socializzazione, all’apprendimento, alla competizione e al conseguimento di obiettivi. Il gioco diventa uno strumento importante perché può divulgare i valori del brand e raccontare storie significative per i clienti. In questo modo, il marchio diventa più distintivo e l’engagement la chiave

CONSIGLI PER UNA STRATEGIA EFFICACE Se vogliamo inserire il gioco in una strategia

complessiva è necessario che sia implementato, in maniera coerente, con la vision e i valori del un brand. Le attività ludiche devono diventare davvero interessanti per i clienti, per cui è necessario prestare attenzione a non inserire troppe pubblicità che costringano l’utente a visualizzarle per proseguire nel gioco; oppure aver cura di non inserire azioni ripetitive e che richiedono troppo tempo per essere completate, perché potrebbero scoraggiare le persone portandole ad abbondare l’attività. Ma come primo punto di partenza, non dimentichiamoci di definire strategie di gamification soltanto dopo aver eseguito un’analisi approfondita del nostro target, per poter comprendere e anticipare le aspettative, oltre che definire delle attività coinvolgenti che fidelizzino nel tempo. I classici modelli di business vedono davanti a loro un futuro sempre più incerto, mentre i nuovi modelli trovano terreno fertile grazie agli ultimi cambiamenti. Con l’inserimento della gamification nel customer journey, parleremo sempre di più di “player journey”?

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Davide Cavalieri, general manager di Cavalieri Retail

cavalieriretail.com


MARKETING TIPS

I VIDEO EMOZIONALI ROVINERANNO LA TUA COMUNICAZIONE Messaggio e brand image sono la chiave per il successo _ di Andrea Salini (Outdoor Studio)

I

video sono uno strumento di marketing sempre più popolare in tutto il mondo. E lo sono a ragion veduta: abbiamo già discusso in questa rubrica le opportunità uniche che essi riservano rispetto ad altri mezzi di comunicazione come fotografie o contenuti scritti. Una in particolare sta molto a cuore alle aziende outdoor: i filmati sono in grado di unire la potenza delle immagini, dei testi e dei suoni per coinvolgere emotivamente il pubblico a un livello superiore. L’outdoor è un mondo fatto di emozioni, immagini, luoghi unici e spettacolarizzazione. Diciamo la verità: pochi altri settori si prestano così tanto a essere comunicati tramite immagini. Le aziende, così come gli atleti o le destinazioni turistiche, lo sanno bene, motivo per cui gli sforzi in ambito video sono in continua crescita e la priorità della comunicazione di tante aziende del settore è proprio la realizzazione di contenuti audiovisivi. “Il video emozionale” è ormai una richiesta sempre più popolare.

Questi video sono talmente anonimi che nessuno si accorgerebbe della sostituzione del logo di un marchio con un altro. Chiunque abbia studiato le basi della pubblicità sa che esistono due aspetti che compongono un contenuto efficace: il messaggio e la brand image. Il primo è semplicemente il concetto che emerge dalla pubblicità, è ciò che questa comunica. Idealmente dovrebbe essere Sopra, Andrea talmente chiaro, unico e forte da spingere Salini, co-founder gli utenti ad acquistare l’oggetto in questione o – almeno – a informarsi di più. La brand image, invece, è definibile come la “personalità” del prodotto o del marchio che viene trasmessa dal video. Per intenderci: una scarpa da trail running iper leggera sarà presentata con uno stile visivo e un tono molto più aggressivo di uno scarpone da escursionismo per principianti. Lo scopo della brand image è quello di rendere il prodotto appetibile per un certo tipo di persone e, soprattutto, creare uno stile riconoscibile per l'azienda. Nessuno di questi due punti esiste nelle pubblicità che vediamo nel mondo outdoor: non c’è un messaggio e non viene data un’identità al marchio, ma solo vuote sequenze di immagini, tutte uguali.

Purtroppo questa grande spettacolarizzazione, che ci viene offerta su un piatto d’argento, porta con sé un gravissimo problema. Presi dall’estasi della bellezza delle immagini, sembra che le agenzie di marketing o i videomaker si siano dimenticati l’aspetto più importante del mondo della pubblicità: il messaggio. Ecco quindi che i filmati sono un susseguirsi di vallate da sogno, azioni spettacolari, albe, tramonti e cieli stellati, ma sono privi di messaggi. Insomma, non dicono niente! Nulla sul prodotto o sul marchio che promuovono, nulla che spieghi al pubblico perché dovrebbero interessarsi a ciò che stanno vedendo. Non voglio distruggere il romanticismo, ma è bene non dimenticare l’unico scopo finale della pubblicità: vendere. Se non direttamente, almeno nel lungo periodo. Certamente è bello celebrare le bellezze del nostro mondo ma, se un’azienda mette in campo un investimento nella comunicazione, vorrà pur vedere qualche risultato concreto. Emozionare è importante, ma si può davvero pensare che una messa in fila di immagini senza messaggio, un video pubblicitario che non dica nulla, possa servire a qualcosa? E questo problema è più diffuso di quanto non possa sembrare.

La pubblicità è un ambito vasto e complesso, per cui non è facile progettare un contenuto che sia davvero in grado di portare risultati. Ma, prima di concludere, voglio dare qualche spunto per guidare nella direzione corretta: cinque punti validi per qualsiasi azienda o destinazione turistica outdoor, che non garantiranno il successo, ma almeno permettono di mettersi sulla strada giusta. 1. Trovare un messaggio che si vuole veicolare al proprio pubblico e crearci attorno un video, non il contrario. 2. Mostrare nel video la tipologia di utente, più specifica possibile, che potrebbe beneficiare del prodotto. 3. Elencare i benefici che il prodotto offre a queste persone e assicurarsi che nel video emergano 
esplicitamente; 4. Mostrare l’ambiente che meglio di tutti esprima questi benefici; 5. Identificare uno stile visivo e di montaggio che esprime la “personalità” del proprio marchio o prodotto 
(aggressivo, pacifico, ironico, divertente, ecc). 
 Questi punti possono aiutare a capire quale sia la direzione da seguire ma, se si è alla ricerca di indicazioni più approfondite, offriamo gratuitamente ai lettori di Outdoor Magazine il nostro report di screening. Questo, da una parte, contiene i feedback su contenuti che hai eventualmente già realizzato e, dall’altra, indicazioni su come costruire la campagna pubblicitaria perfetta per la tua azienda, dal messaggio alla brand image.

Invito a cercare online quanti filmati di aziende di montagna rientrano nella categoria “messa in fila di immagini”. • Video di una località turistica: un minuto di paesaggi e attività offerte, una in fila all’altra. • Spot di uno scarpone da montagna: un minuto di montagne, una coppia che fa trekking e qualche dettaglio del prodotto. • Spot di un’azienda di abbigliamento: un minuto di persone in montagna con indosso l’ultima collezione.

OUTDOOR STUDIO Outdoor Studio è la prima agenzia pubblicitaria per aziende outdoor e negli ultimi anni abbiamo creato campagne pubblicitarie per Nordica, Dolomite, SCARPA, Enervit e Colmar. Insieme a Outdoor Magazine abbiamo pensato a un modo semplice per fornire ad alcuni lettori un’analisi della loro comunicazione e dunque offriamo gratuitamente il nostro report di screening alle

prime cinque aziende che lo richiedono ogni mese. Compilando un breve quiz online ci darai le informazioni a noi necessarie. Nel report troverai: • come progettare il video perfetto per la tua azienda, quale messaggio raccontare e come; • l’analisi dei contenuti che hai realizzato finora,

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con relativi punti forti e deboli. È una proposta che facciamo senza impegno, per aiutare i lettori di Outdoor Magazine a ottenere i migliori risultati dal proprio marketing. Ma produrre un report del genere richiede tempo e dunque ogni mese abbiamo solo cinque posti. Compila il questionario seguendo il link o inquadrando il QR e prenota il tuo report.

QR Code per il questionario di screening gratuito


FOCUS SHOP

UNA VOCE FUORI DAL CORO Giovanni Galdieri di Duegi Sport si distingue per competenza e sincerità. E (anche) per una parete d’arrampicata a fianco al negozio _ di Chiara Bellini

Q

uasi 40 anni di storia per Duegi Sport, realtà di riferimento del mercato campano, e il suo titolare Giovanni Galdieri, che ancora oggi guida il suo negozio con l’entusiasmo di un ragazzino. La passione per l’outdoor e la natura in generale lo spingono a offrire una varietà di servizi non molto conosciuti sul territorio, ma soprattutto a promuovere continuamente la cultura della montagna come base per un vero e florido sviluppo del settore nel futuro.

no. Però penso che, almeno nelle mie vicinanze, la montagna non sia ben organizzata, i sentieri non sono tutti segnati, non c’è sensibilità da parte degli amministratori e quindi anche adesso gli utenti sono gli stessi di prima. Non noto questo grande aumento d’interesse. L’unica cosa che vedo, anche se non c’entra la pandemia, è l’esigenza di trovare aria migliore, ambienti più sani e salubri. Quindi l’attenzione verso questo ambiente c’è, ma solo per stare meglio, perché c’è un’esigenza sociale. Bisognerebbe educare alla montagna a priori, fin da piccoli, educando e sensibilizzando le nuove generazioni alla pratica delle attivià outdoor.

La tua attività è iniziata nel 1985. Com’è nata l’idea di aprire un negozio e qual è il tuo legame con il mondo outdoor?

Ho conosciuto la montagna da solo e giovanissimo, già a nove anni ci andavo con gli amici. Sono sempre stato educato a rispettarla e per me rappresenta gioco e libertà. Non solo un atto d'amore ma pratico, di vivere la natura in sé. In realtà avere un’attività propria non era la mia aspirazione, ma avevo bisogno di lavorare e tutto ciò che a 25 anni potevo fare che fosse vicino a me era proprio un negozio di articoli sportivi. Lo sport era ed è il mio pane quotidiano e così ho deciso di aprirlo, da zero, forte del mio passato agonistico e d'istruttore di pallavolo e atletica leggera. E a pensarci bene, sono stato anche incosciente.

Giovanni Galdieri, titolare

Come vi muovete sull’online? È per voi un ostacolo o una risorsa?

Non abbiamo un e-commerce, anche se tanti anni fa avevamo intenzione di farlo. Come sempre, c’è un risvolto della medaglia: da una parte è normale che ci sia, è un canale in più di vendita e permette di farsi conoscere da chiunque e ovunque, comodamente da casa. Però abitua la gente al ribasso e si fatica a imporre i buoni prodotti a un prezzo giusto. E poi educa a non avere rapporto con il negozio e a evitare il territorio in cui si vive. È anche vero che poi bisogna saperlo usare bene, seguirlo e aggiornarlo... è complesso.

Cosa significa vendere abbigliamento e attrezzatura outdoor ma

Che rapporto hai con le aziende? Avete ricevuto un supporto in questo

essere vicini al mare?

periodo?

Andrea Gobetti diceva che le grotte erano le radici del cielo, per cui il mare dovrebbe custodire le radici delle montagne in fin dei conti. Questo per dire che se non ci sono le une non c’è neanche l’altro. Ma purtroppo da noi la cultura della montagna non è tanto coltivata, quindi avere un negozio molto tecnico come il mio non è facile. Mi dispiace che a volte si parli poco del Sud per quanto riguarda l'ambiente montano, a livello nazionale. Un tempo si dava per scontato che qui non c’erano cime, e la loro esistenza suscitava meraviglia. Ma in realtà la cultura della montagna è unica, non esiste quella del nord o del sud, esiste la montagna e basta. E dobbiamo farla conoscere e capire a tutti, valorizzarla con le sue unicità e tradizioni.

Innanzitutto pretendo di avere un rapporto umano molto forte con le aziende, mi piace capirle e sentirle. Senza non potrei fare questo lavoro. In generale i rapporti sono ottimi con tutti, perché se non c’è il rapporto umano non ha senso. Anzi mi sento anche aiutato, dico la verità. Per esempio a marzo 2020 Montura ha mandato una lettera in cui diceva che, vista la situazione, posticipava i pagamenti. Uguale anche nella stagione invernale. Mi ha sorpreso e mi ha fatto tenerezza, perché naturalmente è stato un gesto che mi ha aiutato. Una grande differenza rispetto ad altri brand.

Quali sono i principali trend che ultimamente riscontri con la tua attività? Come si è evoluto il mercato e la clientela nel tempo?

Una volta i clienti erano molto più curiosi, attenti, guardavano i particolari, anche ai piccoli accessori e le novità. Insomma, approfondivano di più. Nel tempo questi aspetti sono mancati un po’. Poi erano più umili: prima si confrontavano con me e con gente preparata, mentre adesso sembrano meno informati e l'acquisto è decisamente meno sentito. Forse perché prima quel poco che facevano lo coltivavano con sacrificio, oggi invece si comincia per sentito dire, perché è di moda. Una volta, inoltre, ci si interessava a tutto e si abbracciava l’articolo da montagna nella sua completezza, mentre ora ci si divide più per settori. Credi che la situazione pandemica abbia gettato le basi per un ulteriore sviluppo outdoor nei prossimi anni?

Dove c’era già una certa cultura e organizzazione della montagna, la fruizione forse è aumentata e aumenterà anche in futuro, perché a coloro che sono andati per la prima volta è piaciuto e ci torneran-

Organizzate anche attività ed eventi connessi agli sport outdoor?

Cinque anni fa ho costruito una piccola parete d’arrampicata (7,60 metri) adiacente dal negozio, dove programmiamo incontri con i clienti, ma soprattutto bambini. Fino a due anni fa invece facevamo un vivaio, per poi seminare (e spiegare) le piante in luoghi incendiati e deturpati. Purtroppo lo fanno in pochissimi, visto che è anche impegnativo coltivarle e faticoso trasportarle. Abbiamo inoltre organizzato varie escursioni in montagna e in grotta per persone diversamente abili in carrozzina o con la joelette, ed è sempre stato divertentissimo. Infine, appena la neve si ritira intorno a febbraio, con un gruppo di persone puliamo i sentieri, perché è importante educare a dare alla montagna e non soltanto ricevere.

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SCHEDA TECNICA Nome negozio: Duegi Sport Indirizz0: via Ferreria, 303 Località: Baronissi (SA) N. telefono: 089.951402 E-mail: info@duegisport.it Sito: duegisport.it E-commerce: no Pagina Facebook: Duegi Sport di Giovanni Galdieri Numero sedi: 1 Titolare: Giovanni Galdieri Dipendenti: 1 Anno di nascita negozio:

1985 Numero vetrine: 2 Mq totali: 50 Discipline trattate: alpinismo, trekking, climbing, running, speleologia, soccorso, nuoto, work & safety Noleggio attrezzatura: ciaspole MARCHI OUTDOOR Abbigliamento: Columbia, CMP, Dolomite, E9, Ferrino, Jack Wolfskin, Mammut, Mico, Patagonia, Montura, Rock Experience, Salewa Calzature: Brooks, Columbia, Dolomite, Fitwell, Garmont, Kayland, La Sportiva, Lowa, Mammut, Salewa, Salomon, Saucony, SCARPA, Teva, Zamberlan Attrezzatura: Black Diamond, CAMP, Climbing Technology, DMM, Ferrino, Edelrid, Italbastoni, Kong, Mammut, Petzl, Skylotec, Singing Rock, Wild Country

ALTRI SERVIZI: • risolatura • incordatura racchette tennis • corsi di meteorologia, cartografia e speleologia • lezioni su abbigliamento e attrezzata da montagna • escursioni per rinnovazione del bosco e seminagione nuove piante • pulizia dei sentieri



D AT I & S TAT I S T I C H E

QUELLO CHE LE DONNE (ORA) DICONO Si rinnova e consolida il rapporto tra le appassionate di outdoor e la montagna. E passa attraverso una nuova consapevolezza che si basa su desideri e bisogni legati ad abbigliamento e attrezzatura _ di Sara Canali

CARATTERISTICHE IMPORTANTI NELLA SCELTA DELL’ABBIGLIAMENTO FEMMINILE PER LA MONTAGNA

D

Alta

onne e montagna. Un connubio che la storia ha spesso nascosto sotto antichi stereotipi che vedono il mondo della montagna ancora dominato dagli uomini, anche a livello simbolico. Invece l’appassionata di outdoor oggi ha un rinnovato ruolo nel panorama delle attività all’aria aperta, al punto da aver spinto sempre più aziende a sviluppare linee dedicate, fino alla nascita di vere e proprie realtà capaci di presentare prodotti adeguati e attinenti. Case History è quello di LaMunt, nato proprio con l'obiettivo di rispondere alle esigenze di un pubblico appassionato degli sport e della attività di montagna. La nuova donna non conquista montagne, ma le vive superando le proprie sfide con il proprio corpo e le proprie capacità.

Funzionalità Comfort /Fit Design

Pertinenza

Prezzo Qualità Materiali Sostenibilità

Bassa

Brand

BISOGNI E ABITUDINI - Per arrivare a capire come vengono

analizzati i bisogni, le abitudini e gli atteggiamenti delle donne negli sport outdoor, il Gruppo Oberalp ha commissionato uno studio semiotico al centro Karmasin Behavioural Insights di Vienna, l’istituto di ricerca comportamentale tra i più riconosciuti a livello internazionale. Sono stati coinvolti quattro Paesi e 80 donne, che hanno collaborato in occasione di un workshop di 27 ore. Lo studio è partito dall’individuare il significato e l’importanza che la montagna ha per la donna in una prospettiva semiotica. Sulla base di quanto emerso, quindi, a livello di attrezzatura il mondo femminile cerca qualcosa che non sia né “alpinista ossessivo”, né “girly”, ma una scelta di prodotto nuovo e dedicato a lei.

Disponibilità online

stiche a cui le donne danno maggiore importanza nella scelta di un prodotto, indipendentemente che sia abbigliamento o attrezzatura, seguiti dal design e solo dopo dal prezzo. Non solo, sono disposte a pagare di più (+30% per capi tailormade) rispetto agli uomini e non disdegnano l’acquisto di seconda mano per zaini, giacche, abbigliamento premaman e per bambini. Scarpe, giacche, pantaloni e bra sono i prodotti più importanti per gli sport di montagna. Gli elementi più problematici, soprattutto a causa della loro vestibilità, sono soprattutto top e reggiseni sportivi, che devono garantire sostegno e comodità nella pratica. Apprezzato, infine, un servizio di riparazione per suole e zip.

LA SCELTA - Funzionalità, comfort e vestibilità sono le caratteri-

SCARPE

GIACCA E PANTALONI

T

È

ra i capi più costosi, la scelta della giacca richiede un tempo più lungo per la scelta d'acquisto. La funzionalità è la priorità principale cui si aggiunge una buona capacità impermeabile, ma insieme anche la possibilità di tenere al caldo mantenendo buone caratteristiche di traspirabilità. Cerniere resistenti, materiale leggero, tasche dal design funzionale con la possibilità di essere chiuse tramite zip. Per la parte bassa, la maggiore difficoltà è trovare la giusta vestibilità cui si aggiunge il fatto che spesso i neofiti svolgono attività in jeans o leggins. I requisiti richiesti dalla ricerca al femminile sono una vestibilità perfetta, che non siano troppo ingombranti e che presentino la possibilità di adattarli in base alla temperatura esterna attraverso un sistema di cerniere. Tasche e cerniere di ventilazione sono requisiti funzionali cui si aggiunge la necessità di un tessuto robusto capace di proteggere da cadute e insetti.

difficile trovare le scarpe giuste, infatti sono loro il capo per cui sono richiesti la maggior parte dei consigli di vendita e per questo motivo l'acquisto online avviene meno spesso rispetto ad altre categorie. In generale, si tende a essere disposti a spendere di più per le calzature perché l'aspettativa è molto alta: la vestibilità perfetta, la capacità di proteggere da lesioni e la presenza di una buona suola in grado di affrontare tutti i tipi di terreno sono alcune delle caratteristiche chiave nella scelta di acquisto, cui si aggiunge una predilezione per l'impermeabilità, la traspirazione e la prevenzione delle vesciche.

ZAINI

C

ertamente un elemento centrale delle attività sportive nel mondo outdoor, per questo i consigli di vendita sono ben accetti. Ne deriva che un buono zaino dovrebbe essere leggero e in grado di distribuire il peso su tutta la schiena, promuovendo una posizione eretta. Le cinghie non devono tagliare e al contempo non dovrebbe far sudare troppo. Di grande importanza sono impermeabilità e resistenza, oltre a scomparti e tasche extra per crema solare, borraccia e telefono da raggiungere facilmente. Idealmente uno zaino deve essere adattivo ai diversi sport con una buona organizzazione degli scomparti interni.

BRA

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i sicuro il capo più difficile da acquistare soprattutto per la sensazione di costrizione e le cuciture pruriginose. Invece, nelle richieste emerse dalla ricerca, il fattore di comfort è fondamentale fino al punto di dimenticarsi di starlo indossando. Infatti, il bra deve essere in grado di assecondare i movimenti, senza costringere, tagliare né graffiare, adattandosi alla forma individuale di una donna.

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FOCUS DONNA

#SHE IS OUTDOORS

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È ora di smettere di “adattare” i prodotti maschili e di iniziare a progettarli in modo specifico

ph:Kontrapixel

per vincere?

Dipende dalla categoria naturalmente. Ma mi piace pensare che, se si prova un nuovo prodotto e lo si utilizza o indossa, bisogna esserne felici ed eccitati, perché magari è proprio quello che si è aspettato per anni e si adatta al 100% alle proprie esigenze, perché è affidabile e sicuro, perché è versatile e utilizzabile ovunque… insomma, per vari motivi.

Come e dove nasce l’idea di realizzare un premio dedicato all’attrezzatura femminile?

Lo scorso inverno sono stata invitata a far parte della giuria dello Scandinavian Outdoor Award, un premio semestrale simile a quello di ISPO, ma più piccolo e riservato solo ai marchi scandinavi. Ho partecipato insieme a un famoso youtuber sul mondo outdoor, e mi sono chiesta perché non realizzare qualcosa di simile ma dedicato al solo mondo femminile. All’inizio ero titubante ma sono stata subito incoraggiata dell’ottima idea e mi sono decisa a farlo. Così a febbraio mi sono lanciata in questo progetto insieme a Miriam.

È prevista anche un’edizione invernale. Cosa ci sai dire a proposito?

Non siamo ancora sicuri al 100%, perché prima vogliamo vedere il riscontro di quella estiva e capire cosa migliorare. A ogni modo le iscrizioni dovrebbero aprire a settembre e proseguire fino a ottobre, ma tutto dipende dall’evoluzione della situazione Covid e dalla possibilità di organizzare le riunioni della giuria in presenza.

Perché un premio dedicato alle donne? Come mai questo focus?

So che è difficile concentrarsi solo sulle donne, perché significa escludere gli uomini. Ma è anche vero che, se guardiamo i premi, i prodotti, i test, le giurie, ecc sono per lo più dedicati al mondo maschile. Anche i campioni prodotto che vengono inviati normalmente sono delle collezioni uomo, pochissimi marchi pensano alle quote rosa (a meno che non si tratti di un prodotto esclusivamente femminile). Anche negli sport ciò è evidente: se si parla di guardare una partita di calcio, è sicuramente di uomini, non di donne. Odio dirlo ma i fatti lo confermano purtroppo. E sarà così finché continuerà a essere ancora normale avere un prodotto unisex che per noi va bene… e neanche un premio in versione femminile.

BRAND PARTECIPANTI

Aclima, Altra, Asolo, Bergans, Deuter, Devold, ECCO, Exped, Fjällräven, Gregory, Haglöfs, Hydro Flash, Jack Wolfskin, Klymit, LaMunt, Lowa, Norrøna, ON, Osprey, Peak Performance, PYUA, Salomon, Sasta, SCARPA, Schöffel, Suunto, The North Face, Wechsel

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ph:Kontrapixel

ph: Lukas Reumschuessel

l solo nome è emblemaSi tratta del primo premio dedicato a prodotti tico. Un premio rivolto ai specificamente progettati al femminile. marchi outdoor per abbigliamento, attrezzature e La co-ideatrice Jana Erb lo racconta nei dettagli accessori appositamente _ di Chiara Bellini pensati per le donne. Ma anche un progetto a più Quali sono i marchi coinvolti ampio respiro, che si pone e come si sviluppa il premio? l’obiettivo di dar voce al Hanno aderito 28 marchi mondo femminile attivo e con 37 prodotti. Delle cinque farlo partecipare al processo di sviluppo dei prodotti, categorie previste (professionisti dell’outdoor, camaffinché questi si adattino ai ping, equipaggiamento, loro bisogni e interessi senza più compromessi. Altro calzature e abbigliamento) scopo perseguito è quello sarà decretato il migliore di di battersi per un trattamenciascuna, oltre a un vincitoto paritario delle necessità re assoluto per il prodotto delle donne rispetto alle loro outdoor femminile per eccellenza e un altro per il più controparti maschili, non sostenibile. Per questi ultimi solo nel mondo dell’outdoor. A legiferare una giuria di due i marchi non possono esperte, composta da specandidarsi perché sono cialiste del settore, che tescelti dalla giuria. Le adesterà e valuterà tutti i prodotsioni si sono chiuse a fine ti presentati, giudicandoli in maggio, mentre la premiazione è fissata per il 31 luglio, base a funzionalità, qualità, con i giurati che si riunirà nei due giorni precedenti. scelta dei materiali, sostenibilità, innovazione, possibilità di utilizzo, gruppo target e design.Jana Erb e Miriam Mayer, fotografe, creative digitali e Qual è stata la risposta da parte dei brand? appassionate di settore, sono le ideatrici di #she is outdoors. Alla prima Ottima. Speravamo di avere almeno 20 prodotti altrimenti avremmo dodelle due abbiamo posto qualche domanda. vuto annullare il tutto, altrimenti ci sarebbero stati più premi che candidaInnanzitutto qual è il tuo background? Dove nasce e qual è il tuo rapporto ture. Ma per fortuna siamo andati oltre, con 37 proposte che, in sostancon l’outdoor? za, sono il doppio del minimo a cui aspiravamo. A pensarci bene è stato Fondamentalmente sono una fotografa. Durante i miei studi a Monaco di un azzardo perché abbiamo impiegato tre mesi di lavoro senza sapere Baviera ho lavorato a Globetrotter, uno store tedesco molto importante, cosa sarebbe successo, ma ora è un bel risultato e penso che dimostri per avere un supporto economico e così ho scoperto il mondo outdoor. quanto fosse necessario un progetto di questo genere. Alla fine sono riuscita a sfondare nella fotografia grazie alla mia conoscenza dei prodotti e così sono entrata nel segmento della fotografia del Secondo te quali sono i tre punti di forza che un’attrezzatura deve avere settore.


FOCUS DONNA

WHAT WOMEN WANT? Come una piccola creatura che nasce e cresce definendo sempre più i suoi caratteri distintivi. Genitori alle spalle con know-how e credibilità. A pochi mesi dal suo lancio, LaMunt presenta la prima collezione e Oberalp conquista un altro segmento: le “nuove donne” _ di Karen Pozzi

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isale alla Oberalp Convention di ottobre 2020 la presentazione di LaMunt, il nuovo mountain sports brand di alta qualità che parla al mondo femminile e si fa veicolo di una nuova concezione del rapporto tra montagna e donne. Una realtà fortemente voluta da Ruth Oberrauch, membro dell’executive board di Oberalp, e la cui importanza a livello strategico viene validata dalla ricerca commissionata al Karmasin Behavioural Insights di Vienna (Austria). L’istituto di ricerca comportamentale di fama internazionale aveva infatti condotto un’analisi semiotica sul tema delle donne e gli sport di montagna, evidenziando i loro desideri e i bisogni per quanto riguarda l’abbigliamento e l’attrezzatura per queste attività. Il marchio, creato da donne per donne, esprime e risponde alle reali

esigenze di questo segmento di mercato e le traduce in una collezione che combina performance ed estetica con un’attenzione speciale per sostenibilità, cura per i dettagli e innovazioni esclusive. In occasione della terza edizione virtuale della Convention che si è svolta lo scorso maggio, LaMunt ha presentato ufficialmente ai rivenditori e alla stampa di settore, la prima collezione primavera/estate 2022 (vedi pagina prodotti dedicata sulla nostra Guida Prodotti Preview SS 22). La redazione di Outdoor Magazine l’ha potuta toccare con mano all’evento di lancio che si è tenuto nella scenografica cornice del Lumen, "Il museo di fotografia di montagna” di Plan De Corones. In quell’occasione abbiamo intervistato tre figure chiave.

RUTH OBERRAUCH, FONDATRICE E ANIMA CREATIVA Ti avevamo intervistato il giorno successivo alla presentazione del nuovo marchio. Cos’è cambiato o si è confermato? Quali sono stati i feedback in generale che hai ricevuto nel frattempo? In questi mesi la percezione del brand è diventata sempre più precisa e puntuale. I feedback esterni, il confronto in team, la definizione della strategia di comunicazione e marketing, ci hanno aiutati ad aggiungere ogni giorno un tassello in più e definire l’identità del marchio. I riscontri più consistenti sono giunti dai dealer. In tanti ci hanno scritto per comunicarci quanto fosse interessante questa nuova realtà e per sapere quando sarebbe partita la prima campagna vendite. Reazioni molto positive in generale anche da colleghi e persone del settore che mi hanno trasmesso molta energia e voglia di andare avanti e fare meglio. Il tutto confermato da chi, in queste settimane, ha potuto vedere il primo campionario. Inoltre abbiamo raggiunto una maggior consapevolezza sul come dobbiamo parlare di LaMunt per arrivare forte e chiaro al nostro target. Per esempio all’inizio non sottolineavamo abbastanza la sostenibilità dei materiali e dei processi di produzione, per noi erano assodati come base portante di tutto il progetto. Invece abbiamo capito dalle domande ricevute che dovevamo evidenziare questi aspetti come distintivi.

be unire il premium sportswear, gli outdoor dealer e negozi più urban, non intesi certo come prettamente fashion ma con l’attitudine a vendere un lifestyle sportivo e di montagna. Sul totale la percentuale maggiore sarà sempre quella dei negozi sportivi perché si tratta di una collezione tecnica. Nella creazione del nostro order configurator, abbiamo selezionato i retailer secondo diversi criteri: location con una particolare attenzione a non scegliere negozi troppo vicini e a offrire una certa esclusività, spazio fisico, cura dell’ambiente e attitudine dello staff. Qual è il ruolo del venditore per LaMunt? Sarà molto importante. Investiremo molto nella loro formazione, il nostro è un prodotto con molti dettagli che vanno spiegati. Non può essere inserito in quei negozi poco strutturati dove si lascia solo il cliente durante l’esperienza d’acquisto. La distribuzione online come verrà gestita? Anche per la vendita online abbiamo un approccio selettivo. Per il lancio del marchio non crediamo che player "troppo grandi" siano quelli giusti per noi. Come dicevo, il nostro è un prodotto che va spiegato e quindi ci vuole l’attenzione e la competenza tecnica per farlo. Abbiamo investito parecchio nella produzione di materiale qualitativo: foto di ogni dettaglio, indossato e pochi still life, video prodotti e descrizioni dettagliate che ci permetteranno di andare anche online. Bergzeit sarà uno dei partner online, per fare un nome, accanto a pochi altri. Tuteleremo il negoziante fisico con chiare condizioni di vendita che obbligherà i nostri partner a vendere solo sulle proprie piattaforme e non su quelle terze.

Le appassionate di montagna sono in forte crescita. Con il passare del tempo potrebbero manifestare un’attitudine più legata alla performance. LaMunt potrà fare al caso loro? I nostri capi sono stati pensati per andare in montagna e per fare attività, non solo per andare dalla funivia al rifugio. Io stessa pratico varie discipline, dallo skialp all’ arrampicata e nell’ultimo anno ho indossato soprattutto LaMunt. L’idea di base era quella di realizzare capi funzionali ma che a livello di stile permettesse di avere una maggiore cura del dettaglio e di accompagnare nel percorso da praticante new entry a più tecnica.

In quali Paesi sarete distribuiti? In un primo momento Italia, Austria, Germania, Svizzera e Polonia e in una seconda fase, che vedo nel 2023, l’obiettivo sono Francia e Paesi del Nord. Per il futuro, c’è la previsione di allargare le categorie merceologiche? Al momento abbiamo ancora molto lavoro da fare per consolidare l'abbigliamento, ma mi piacerebbe sviluppare la parte di borse e zaini. Ho visto quanto sia difficile immaginare la donna in montagna senza gli accessori adeguati. Ma non lo faremo a breve.

Al contrario, la donna LaMunt può essere semplicemente un’amante dello stile urban outdoor ma non frequentare la montagna? È come quando sei in montagna e cammini su una cresta. Un lato è diverso dall’altro. LaMunt vuole stare sul lato della donna che vive la montagna in modo attivo apportandole più raffinatezza e stile dandole la possibilità di utilizzare gli stessi capi anche in altre circostanze. Ma non vuole essere il marchio urban che si ispira alla montagna e questo è il principio di sviluppo di ogni capo.

Mi puoi dare qualche anticipazione sulla collezione FW 22-23? Ci stiamo lavorando intensamente e stiamo aspettando l'arrivo dei prototipi. Portiamo avanti ovviamente il nostro concetto di design e la nostra idea di versatilità, Smart Fit Solution e sostenibilità. Oltre all’hiking e al trekking, discipline con un forte potenziale anche d'inverno, proporremo capi pensati per lo scialpinismo. Di sicuro andremo avanti con l’uso del colore blu. Non è più il tempo di variare tonalità ogni stagione, le donne devono poter cambiare un capo e poterlo abbinare a quello della collezione precedente, facendo così, ancora una volta una scelta sostenibile e permettendo alle nostre consumatrici di utilizzare i capi più a lungo.

Distribuzione: come sono stati selezionati i retail? Quali criteri devono soddisfare? Siamo partiti dalla nostra rete vendita selezionando tra i dealer nel nostro cluster quelli che definiamo “premium”, con cui lavoriamo bene e hanno spazi consoni a ospitare LaMunt e con una spiccata propensione al servizio e alla consulenza. Poi abbiamo iniziato a guardato anche oltre: crediamo infatti che il marchio abbia il potenziale di penetrare in un altro tipo di negozio. La distribuzione ideale dovreb-

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FOCUS DONNA

LINDA CERONI, PRODUCT MANAGER

PROSPETTIVA A LUNGO TERMINE Cosa vi ha guidate nello sviluppo della collezione? La priorità era capire quali fossero le esigenze del segmento femminile. Per questo il primo passo è stato un workshop con 20 donne per scoprire cosa mancasse sul mercato e come soddisfare le atlete attive in montagna. Questo incontro, al quale ne sono seguiti molti altri, ci ha rese più consapevoli rispetto ai bisogni che molte di noi avevano ma che erano in parte latenti. Il secondo passo è stato pensare a capi attuali, ma con l’obiettivo finale di renderli durevoli non solo in fatto di resistenza e materiali, ma anche di stile. Motivo per il quale nelle collezioni successive inseriremo colori nuovi che possano però funzionare con quelli continuativi della linea appena presentata. La nostra è una prospettiva a lungo termine, crediamo nella durabilità. Quali sono state le esigenze delle donne emerse nel workshop che ti hanno colpita maggiormente? La necessità di indossare un capo funzionale, ma con anche un perfetto feeling e touch sulla pelle. Da qui è nato il mix dei due materiali Merino e Tencel, che non utilizziamo solo per le magliette, ma anche per rivestire parti di altri capi a stretto contatto con le zone sensibili

del corpo (per esempio il collo di una giacca, i polsini di una felpa o la vita di un pantalone). Inoltre, l'esigenza di coprire la parte lombare dove appoggia lo zaino e si suda di più. Infine, la possibilità di avere un unico capo che sia idoneo a più situazioni. In questa prima collezione, c’è un capo destinato a diventare icona? Abbiamo diversi highlight product ovvero capi chiave della collezione, ma la proposta LaMunt per eccellenza è la LINDA Waterproof 2in1 Jacket perché riesce a esprimere al meglio tutti i principi del brand (come il nostro concetto di Ali Shape, la versatilità e la possibilità di adattare il fit grazie alle Smart Fit Solutions), uniti al concetto di sostenibilità, dal momento che si tratta di una giacca impermeabile ma priva di PFC. Perché non c’è il rosa nella collezione? In primis per non cadere nell’effetto "girly” e perché credo che per fare un capo femminile e tecnico non servano per forza quei colori. Volevamo rompere uno stereotipo e anche differenziarci.

ANTJE PFAHL, MARKETING MANAGER

UNA STRATEGIA PRECISA Abbiamo conosciuto il prodotto, ma sappiamo poco su quella che sarà la strategia di comunicazione verso il consumatore finale. Cosa ci puoi dire? Inspirare le donne a spendere il “me-time” in montagna è sicuramente l’elemento centrale. Oltre a questa parte più ispirazionale, una consistente parte della strategia di comunicazione è legata al prodotto, sorprendente, inatteso e nuovo anche per quanto riguarda i colori e il design. Una delle chiavi è veicolare il fatto che si tratta di capi realizzati solo per la donna e non una declinazione di quelli maschili come spesso accade. Ci sono poi tanti dettagli che vanno raccontati e che sono assolutamente il motivo per i quali innamorarsi del brand: i materiali, la forma, la possibilità di adattarsi e i magic moment abilmente posizionati per essere scoperti quasi per caso. Un “effetto sorpresa” che rende unico ogni prodotto: da una frase ispirazionale in una tasca segreta a un’illustrazione applicata nella fodera interna. I contenuti sono realizzati per dimostrare alla donna che può usarli in montagna senza comprometterne la funzionalità. Nello stesso tempo dobbiamo utilizzare anche un approccio più emozionale, che ha come protagonista la “nuova donna”, partendo proprio dai concetti emersi nella ricerca che Oberalp ha commissionato al Karmasin Behavioural Insights per il lancio del brand. Una donna che vive la montagna in modo indipendente e vuole esprimersi al meglio in questo contesto. Ci sono tante donne in montagna e noi vogliamo dire loro che le vediamo, conosciamo le loro aspettative e vogliamo essere con loro. È per questo che è nata LaMunt Crew, un gruppo di donne che vivono la montagna ognuna a suo modo, chiamate a darci spunti sui prodotti, anche testandoli, per avere una visione della collezione da più prospettive.

collezione si possono avere diverse configurazioni di una stessa giacca, così vogliamo far capire alle nostre consumatrici che il capo può essere utilizzato in più contesti. Materiali e iniziative di supporto alla vendita. Cosa fornirete ai retailer? Abbiamo preparato un pacchetto molto ricco che supporti la vendita e porti traffico al negozio fisico. Stiamo sviluppando vetrine tridimensionali di impatto e “highlight areas” nelle quali faremo sempre utilizzo delle nostre illustrazioni molto caratterizzanti per LaMunt. Stiamo, anche, sviluppando del materiale POS per supportare la vendita. Per aumentare il “drive to store”, oltre alla pianificazione media e sui nostri canali, effettueremo campagne social locali. Forniremo contenuti multimediali di qualità come immagini e piccoli video, con presentazioni da poter utilizzare sui canali del negozio. Inoltre abbiamo un customer service dedicato ai retail e stiamo lavorando sull’idea di lanciare un’assistenza specifica di brand e prodotto tramite Telegram o WhatsApp per coinvolgere il sales staff in negozio.

Quali campagne sono previste e su quali canali? Per quanto riguarda la scelta dei media ci concentreremo sulle piattaforme digitali e social: abbiamo previsto principalmente campagne Instagram perché, analizzando il nostro target, abbiamo individuato una fascia tra i 30 e i 40 anni e questo è il social in cui le nostre potenziali consumatrici sono più attive. Manterremo inoltre un certo equilibrio tra la stampa cartacea e online e tra consumer e trade. Non mancherà una comunicazione verticale sull’outdoor e allargheremo il raggio d’azione fino al lifestyle. Questo perché per noi resta molto importante il concetto di “versatilità”; infatti, come in

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INTERVISTE

“PUNTATE SUL MADE IN ITALY: È UNA FORZA” Martin Kössler, esperto commerciale del mondo outdoor, racconta la sua vision del settore e dà consigli su come migliorare il proprio business internazionale _ di Chiara Bellini

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on un nonno originario del Sud Tirolo, Martin Kössler gli sport outdoor e invernali li ha nel sangue. Dopo una formazione in diritto commerciale internazionale in Svezia e Germania, lavora prima in Gore Europe come key account manager, aumentando così la propria esperienza nel campo, e poi nel 1999 in Haglöfs, dove accetta la sfida di aiutare l’azienda a crescere a livello globale e a valicare i confini del nord Europa. Mantenendo tale ruolo due anni più tardi fonda il Scandinavian Outdoor Group, ma le due realtà in cui è attivo crescono velocemente e così nel 2004 decide di focalizzarsi sulla guida di SOG e della sua società di consulenza, Helping You Grow International Business (HuginBiz). Dalla prima si dimette nel 2014 per porsi a capo della Bergans of Norway, nella seconda invece mantiene tuttora il ruolo di ceo e proprietario. A questi combina poi un legame con ISPO di cui, dopo aver fatto parte del comitato consultivo, è oggi socio senior e suo rappresentante in Scandinavia. Forte del suo background e dell’esperienza acquisita negli anni, abbiamo fatto qualche domanda a Kössler per capire qual è la reputazione dei marchi outdoor italiani a livello internazionale e quali sono le strategie da poter attuare in campo commerciale per incrementare i propri business all’estero. Qual è la vostra strategia per far crescere il business internazionale dei marchi outdoor?

Nel tempo ho imparato che non esiste una soluzione standard. Ogni marchio ha il suo dna e la sua cultura e dunque la strategia deve essere diversa per ciascuna azienda, basandosi sui propri punti di forza e bilanciando le debolezze. In generale la mia strategia è quella di identificare le unique selling proposition (le argomentazioni esclusive di vendita) di ogni azienda – di solito è più facile per qualcuno esterno – e valorizzare la vision che la rende unica.

outdoor leggendarie e la fusione tra questa industria e quella della bici offre opportunità interessanti di espansione nel mondo della mtb. Insomma design e stile, uniti all’alta artigianalità, sono associati ai prodotti made in Italy. La situazione attuale ha posto dei limiti a una potenziale internazionalizzazione?

Al contrario, l’online non ha confini e ha effettivamente reso più facile l’internazionalizzazione. L’anno scorso, quando tutte le fiere sono state cancellate, è stato chiesto alla mia azienda di organizzare un programma di incontri online tra marchi coreani ed europei come parte del nuovo accordo di libero scambio. È stato un successo enorme con più di 100 aziende partecipanti, nonostante non potessero incontrarsi dal vivo. La sfida – dunque – è capire come utilizzare i nuovi canali online e allinearli al business tradizionale B2B. Il grande problema ovviamente è per i rivenditori, soprattutto nelle località turistiche, tra cui anche l’Italia. Qual è la situazione del mercato outdoor adesso in Europa e nel mondo? Quale sarà lo scenario futuro?

Ci sono alcuni forti punti di svolta che, a mio avviso, permarranno anche al termine della pandemia, come l’incremento dell’online e lo spostamento dal punto vendita al grande store, dai webshop ai marketplace. Ciò è già successo diversi anni fa negli Stati Uniti e in Cina, con Amazon canale dominante nel primo e TMall nel secondo. Una brutta notizia innanzitutto per le grandi catene di negozi. Constatiamo anche una maggiore consapevolezza dei consumatori negli acquisti, confermata pure da un’apertura verso i capi di seconda mano. Una grande tendenza causata dalle restrizioni sui viaggi (e che mi auguro possa rimanere), inoltre, è quella di vivere più nella natura. Se noi del mondo outdoor riusciamo a incoraggiare i nuovi utenti a continuare a scegliere le attività all’aperto, la nostra industria potrà trarne un vantaggio a lungo termine.

Quali sono le caratteristiche su cui le aziende italiane dovrebbero puntare per espandersi all’estero? Cosa vede e cerca il consumatore

Che consigli puoi dare a un’azienda per espandersi all’estero?

straniero in loro?

Per i marchi già affermati consiglio di concentrarsi maggiormente sui loro mercati più forti. Per quelli più giovani, ancora nuovi nel mercato internazionale, è bene cercare modi per differenziarsi e trovare il loro “posto giusto” con meno concorrenza. E per tutti, invece, suggerisco di usare il potere dei social media, coinvolgendo e motivando i loro consumatori a essere anche loro ambassador. Il futuro, infatti, appartiene a coloro che sono in grado di creare dei "fan" del marchio e formare una comunità.

Dipende dalla categoria del prodotto: per le calzature outdoor la tradizione e la forza della zona di Montebelluna è eccezionale, è un vero potenziale in più. Per i marchi di abbigliamento, invece, la competenza italiana nel settore tessile e del design potrebbe essere sfruttata meglio. Molti sono all’avanguardia nel campo della sostenibilità e la tendenza a delocalizzare la produzione in Europa li renderà più competitivi. L’Italia, poi, vanta una serie di aziende

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Martin Kössler

HUGINBIZ È una società formata da un team di ex dirigenti che aiutano i marchi a svilupparsi a livello internazionale, con strategie specifiche e introduzioni nei mercati chiave. Dal 2004 conta più di 100 aziende coinvolte, tra startup e nomi blasonati. Dal 2007, inoltre, organizza un programma di introduzione al mercato cinese in collaborazione con ISPO, dato il forte potenziale che questa area rappresenta per i brand outdoor.


"Deve dawero essere così scomoda?" La vera storia dell'invenzione dell'abbigliamento Fast and Light. "Appena arrivata a casa mi sono affrettata a togliere quell'orribile giacca da sci. Ci sudavo dentro durante ogni allenamento! Era fredda, pesante e non traspirava per nulla. Deve dawero essere così scomoda? E i pantaloni devono davvero essere così voluminosi, pieni di tasche e avere tessuti così irritanti? E le maglie tecniche devono davvero essere così rigide e gelate sulla pelle?" Non che ci fossero alternative. "Sono questi i vestiti da montagna" mi dicevano tutti. Era il 1989 quando ho deciso che le cose potevano cambiare. Ho voluto credere in questo sogno e creare io stessa l'alternativa. Ho iniziato aprendo una boutique per atleti e ho avuto l'onore di vestire i migliori atleti della montagna moderna.

Dalle necessità di questi atleti ho studiato soluzioni per tutti gli amanti della montagna come te.

Ho unito la migliore tecnologia sul mercato con la ricerca del comfort e della performance.

Creando capi che superassero i limiti dell'abbigliamento tradizionale attraverso innovazioni continue:

Negli anni, molte aziende hanno seguito la strada battuta da Crazy e il sogno in cui ho creduto, oggi si chiama Fast and Light. L'abbigliamento che ha sancito la nuova era di andare in montagna.

• 1989: la prima tuta da sci alpinismo • 1992: la prima giacca nata per lo sci alpinismo • 1995: primo completo da sky running

In Crazy abbiamo inventato l'abbigliamento fast and light e siamo l'unica azienda a seguire questa filosofia con tutti i nostri prodotti.

• 2000: l'intruduzione delle cuciture piatte nel mondo della montagna • 2013: la prima giacca completamente elastica dall'imbottitura ai tessuti

Scopri i nostri prodotti e gli store in cui li puoi trovare su www.crazy.it

• 2020: Jkt Levity, la giacca più leggera del mondo

�.,,CRHZY THE ORIGINAL FAST & LIGHT MOUNTAIN CLOTHING SINCE 1989


ph: Klaus Dell'orto

TRAIL RUNNING

L’ULTRA TRAIL RIPARTE DA QUI

Il popolo della corsa sulle lunghe distanze è tornato a correre alla Lavaredo Ultra Trail. Confermata fino al 2027 la partnership con La Sportiva. Parola al brand e agli organizzatori _ di Karen Pozzi

vere la LaSpo exprience 2021 portandoli sul tracciato di gara, seguendo la testa della corsa e supportando gli atleti del team. Gli opinion leader hanno raccontato al loro pubblico i retroscena di un’ultramaratona. La pandemia ha variato la vostra strategia di sponsorizzazione eventi?

La sponsorizzazione degli eventi continua a essere uno degli asset fondamentali. Non abbiamo contratto nessun investimento e nel momento in cui ripartiranno tutti, come sta succedendo, l’azienda c’è. Per noi infatti è prioritario sostenere tutto il sistema, quello legato alle gare, alle associazioni e al volontariato, che poi ovviamente genera per noi anche business e vendite. ph: Canofotosport

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opo un anno forzato di stop, a Cortina è tornata la Lavaredo Ultra Trail, giunta alla 14esima edizione, che tutti ricorderanno come quella della ripartenza. Un evento che rappresenta uno dei riferimenti internazionali per il popolo del trail running, tornato a correre sulle Dolomiti patrimonio mondiale dell’Unesco per quattro giornate, da giovedì 24 a domenica 27 giugno.Tappa italiana dello Spartan Trail World Championship 2021, l’evento ha registrato 3.500 partecipanti (su 3.800 iscritti), in rappresentanza di 50 nazioni, distribuiti nella quattro gare Cortina Skyrace, Cortina Trail, La Sportiva Lavaredo Ultra Trail e UltraDolomites, l’ultimo nato tra gli eventi LUT. Di seguito l’intervista a Luca Mich, marketing communication manager de La Sportiva, main sponsor dell’evento. Com’è stata la LUT 2021 per il brand La Sportiva?

Vedete un trend in crescita nell’ultratrail? Come vi posizionate in questo segmento e con che tipo di

Molto molto positiva. Pensavamo, in un periodo come questo, di vivere un evento meno partecipato e invece i numeri e l’atmosfera hanno superato di gran lunga le aspettative. Una vera e propria festa dell’ultra running con quattro gare in quattro giorni. Un raduno, più che una gara. Il calore del pubblico non è mancato e l’approccio degli atleti è stato davvero emozionale: c’era tanta tensione positiva e abbiamo visto tanti sorrisi al traguardo ma anche alla partenza.

Vediamo assolutamente un trend in crescita con più atleti che si cimentano, spesso per gradi, nelle ultra distanze. Stiamo andando sempre forte in questa direzione. Il prossimo evento sarà Mozart Ultra Trail a Salisburgo. Per la disciplina proponiamo Akasha, Jackal GTX e la Karacal, La famiglia si sta ampliando in questo senso e per la SS 22 abbiamo già pronto il lancio di Akasha 2.0.

Quali differenze avete riscontrato rispetto alla gara pre-Covid del 2019?

La LUT è stata l’occasione per inaugurare il vostro undicesimo mono-

Rispetto al 2019, la prima edizione delle sette che ci legheranno alla LUT come main sponsor, ci sono stati meno atleti internazionali, elemento che contraddistingue da sempre questo evento.

marca. Perché proprio Cortina?

Quanti dei vostri atleti hanno partecipato? Con quali risultati?

Rispetto alle aspettative hanno partecipato meno dei nostri atleti. Mancava per esempio Michele Graglia, i giapponesi e i cinesi hanno dovuto rinunciare per problematiche legate ai viaggi internazionali. Erano invece presenti una trentina di atleti, alcuni dei quali hanno spiccato per il loro risultato. In particolare due donne e due uomini sono rientrati nella top ten della Lavaredo Ultra Trail. Terzo posto per la svedese Kotka Mimmi e nono per l’inglese Grant Sophie. Nono posto assoluto per Roberto Mastrotto e decimo per il greco Zisimopoulos Fotis. Il nostro atleta Andreas Reiterer è stato primo fino all’80esimo km per poi, purtroppo, ritirarsi. Cristian Modena è invece salito sul podio della UltraDolomites al terzo posto. Oltre agli atleti hanno partecipato alle varie gare una decina di persone dell’azienda. Per noi è diventato un modo per fare team building. A chi ha deciso di correre si sommano poi tutti i colleghi presenti per le varie iniziative. Un modo per confrontarsi e vivere un’esperienza insieme al di fuori del lavoro. Come sono andate le vostre iniziative anche precedenti alla gara?

Abbiamo lanciato il concorso #snapyourtrail circa una settimana prima dell’evento, incentivando i nostri consumatori e affezionati al brand a pubblicare i propri allenamenti in vista dell’evento su Instagram, taggando La Sportiva e utilizzando l’hashtag. Abbiamo ottenuto un ottimo engagement già prima dell’evento, ma a ridosso e durante l’utilizzo è stato davvero consistente. #MyLUT rimane l’hashtag per raccontare la propria esperienza all’evento e anche in questi casi abbiamo ottenuto un ottimo riscontro. Inoltre, abbiamo invitato giornalisti e influencer a vi-

Luca Mich, marketing communication manager La Sportiva

prodotto?

Era già nei nostri piani nel 2020, ma abbiamo dovuto posticipare. Era parte della strategia entrare forte sull’importante piazza di Cortina e così chiudiamo il cerchio. Abbiamo scelto di inaugurarlo in concomitanza dell’evento per “capitalizzarlo” e per sfruttare i numeri che è in grado di realizzare. Infatti abbiamo registrato al suo interno già molte presenze dal martedì precedente la gara, con la vendita del merchandising ma anche dei prodotti in generale della SS 21. Ora puntiamo anche al futuro con le Olimpiadi invernali e la partnership con la LUT fino al 2027. Cortina è una delle piazze più importanti del nord Italia per quanto riguarda sport di montagna, escursionismo e arrampicata, e noi dobbiamo esserci. L’approccio strategico è infatti quello di essere presenti nelle climbing e mountain destination principali nel nostro Paese e in Europa.

LA PAROLA AGLI ORGANIZZATORI Non è stato affatto facile ripartire, facendo fronte a normative e protocolli anti Covid che variano da Paese a Paese e che hanno costretto a un surplus di lavoro rispetto alle edizioni precedenti. Nonostante le difficoltà, siamo ripartiti. L’auspicio è che già dal 2022 si possa tornare alla normalità piena, con una LUT in linea con la tradizione e con più nazioni presenti: gli iscritti pre-Covid erano infatti provenienti da ben 65 Paesi. Ci mettiamo al lavoro forti del rinnovato supporto di La Sportiva: la presenza del brand è fondamentale e ci fa guardare con ancora maggiore determinazione e fiducia a un evento che ha trovato una collocazione ideale a Cortina, località nella quale lo sport, basti pensare ai recenti mondiali di sci alpino e alle Olimpiadi del 2026, è davvero di casa e motore importante per l’economia turistica. Cristina Murgia e Simone Brogioni, responsabili dell'evento

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chalkemy Il momento magico, quando il progetto impossibile diventa realtà. Dietro il successo sta l’alchimia perfetta: magnesite giusta, scarpette come un guanto, attrezzatura performante e superleggera. E naturalmente allenamento, esperienza, amici motivanti, location e condizioni al top. Chalkemy è la nuova gamma completa di magnesite – polvere fine, polvere grezza, panetti, palline e liquida – per un grip senza confronti ogni volta che metti le mani sulla roccia. Scopri di più su www.camp.it.

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LA “GRANDE FOTOGRAFIA” PROPOSTA DA MONTURA “TERRE ALTE”, STRAORDINARIA MOSTRA DI STEVE MCCURRY E LA SECONDA EDIZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE “WARS”, CONFERMANO L’IMPEGNO E IL PRESTIGIO DEL BRAND ANCHE IN QUESTO SETTORE A Trento un progetto inedito ospitato dal 19 giugno al 19 settembre dal Palazzo delle Albere, con la main sponsorship di Montura, racconta la straordinaria carriera di Steve McCurry. Dedicato alle terre e alle genti di montagna, “Terre Alte” è un viaggio tra le altitudini del mondo. L’Afghanistan, il Tibet, la Mongolia, il Giappone, il Brasile, la Birmania e poi le Filippine, il Marocco e lo Yemen narrano le simbiosi tra popoli, animali e paesaggi secondo la cifra espressiva che ha reso McCurry uno dei fotografi contemporanei più amati. In un percorso su due piani, 130 scatti descrivono il fascino della montagna, la fierezza dei suoi popoli, la struggente bellezza dei suoi paesaggi e l’incanto dei suoi silenzi. Le immagini documentano, con potenza inaudita, lo spirito delle vette, la sacralità, gli sguardi e la forza della vita in condizioni estreme. La mostra è arricchita dalla Icons Room, una stanza nella quale si ripercorre sinteticamente la carriera di Steve McCurry attraverso undici fra le più note opere fotografiche. Tra queste il celebre ritratto della “ragazza afgana” dallo sguardo magnetico, realizzata nel 1984. Terre Alte immortala l’incanto di un’opera d’arte, quella della natura, fatta di paesaggi di sublime bellezza e abitata con determinazione incrollabile dalla “gente di montagna”. Emerge con forza l’equilibrio

obiettivo: raccontare il mondo attraverso l’immagine. La giuria sarà formata da Francis Kohn, former AFP Director; Kelli Grant, Yahoo News Senior Photoeditor e Laurence Geai, foto giornalista, vincitrice dell’edizione 2019 di WARS. Il direttore artistico è Fabio Bucciarelli, fotografo e giornalista famoso per i suoi reportage che gli sono valso numerosi riconoscimenti

Al centro uno scatto di Steve McCurry Sotto, foto di Laurence Geai, Mosul, vincitrice del Concorso WARS 2019

dello stile di vita di popoli abituati a confrontarsi con due opposti, il pericolo e l’opportunità. Info: mart.it - montura.it. Sempre in tema di “grande fotografia”, si segnala la nuova edizione di “Wars – War and Revolutionary Stories”, il concorso fotografico internazionale firmato dall’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo e da Montura, in collaborazione con InterSOS e Fondazione Museo storico del Trentino. Per questa seconda edizione, due le categorie previste: quella classica, dedicata ai fotoreportage dalle zone di guerra e di crisi; la seconda, dedicata al racconto della grande pandemia da Coronavirus. Due sezioni, un solo

AL FORTE DI BARD “IL MONTE CERVINO: RICERCA FOTOGRAFICA E SCIENTIFICA” In linea con il format del progetto L’Adieu des glaciers, la nuova mostra al Forte di Bard dal 9 luglio al 17 ottobre 2021 propone una narrazione con l’apporto di autorevoli ricerche scientifiche, rivolte alle trasformazioni climatiche, ambientali e antropiche in Valle d’Aosta. I curatori del progetto sono Enrico Peyrot, fotografo e storico della fotografia e il prof. Michele Freppaz dell’Università di Torino. Più di 70 studiosi hanno risposto all’invito a contribuire all’esposizione. Molti i temi trattati, tra i quali la valutazione dell’impatto del cambiamento climatico. Tra i capolavori fotografici esposti, le vedute realizzate a fine ‘800 da Vittorio Sella e Francesco Negri e le riprese contemporanee di Armin Linke e Olivo Barbieri. fortedibard.it INFO

internazionali, tra i quali la Robert Capa Gold Medal e il World Press Photo. È possibile inviare i materiali entrando nei siti atlanteguerre.it e montura.it.

Cosmo Pro Jacket

È la giacca ideale per l’alpinismo e le varie attività outdoor. Si tratta di un capo impermeabile da uomo con cappuccio. Realizzato in nylon Gore-Tex tre strati in poliammide 6.6 (119 g/mq), con costruzione Ripstop. Fornisce eccellente impermeabilità (28.000 mm water column), traspirabilità (RET < 6) e idrorepellenza, asciuga rapidamente ed è facile da pulire. Offre inoltre elevata resistenza all'usura. Dotato di un’apertura sottoascella con zip per una migliore areazione e accesso ai capi degli strati inferiori, nonché cappuccio con visiera e fascia aderente alla fronte rifinita con elastico e regolazione posteriore.

+39 0445.318911 - montura@montura.it - monturastore.it


PH: GIAMPAOLO CALZÀ

Daniele Cappelletti

Atleta del mese Montura.


TRAIL RUNNING

UN ULTRA ALLEATO Si chiama Enduro ed è lo sportwatch Garmin dalle funzionalità sviluppate per rispondere alle esigenze dei trail runner delle lunghe distanze. Resiliente, come chi corre per più ore, a volte giorni _ di Karen Pozzi

U

n nome che evoca memorie di gare su lunghe distanze sterrate, affrontate con tutta l’energia necessaria per superare vette, vallate, cime e sentieri impervi. All’interno di Enduro troviamo il sistema di ricezione multi-GNSS che garantisce

massima precisione su posizione e dati di spostamento, sensori ABC (altimetro, barometro e bussola), durata estremamente ampia della batteria, funzionalità di allenamento dedicate con monitoraggio delle prestazioni, analisi dei dati per atleti Pro.

I M U S T H A V E D E L L’ U LT R A T R A I L DURATA CON ESPOSIZIONE AL SOLE /

PERFORMANCE /

lo sportwatch dell’ultra runner non può abbandonare chi lo utilizza e deve giungere con lui al traguardo prefissato. Questo è possibile anche grazie all’impiego dell’innovativa lente a ricarica solare Power Glass, in grado di sfruttare l’energia della luce solare

in Enduro si concentrano le funzioni che Garmin ha rivolto fino a oggi al mondo degli sport outdoor, ora più specifiche per il mondo del trail running • Stima VO2 Max Trail Running • ClimbPro Trail • Ultra Run App • Mountain bike • Recupero • Allenamenti giornalieri consigliati

Smartwatch mode: 50 giorni che si estendono a 65 con la ricarica solare Battery Save mode: da 130 giorni fino all’anno di autonomia GPS mode: uso continuo fino a 80 ore Max Battery GPS mode: fino a 300 ore di utilizzo

SICUREZZA /

RESISTENZA E LEGGEREZZA /

è possibile associare Enduro al comunicatore satellitare Garmin inReach Mini, avendo così la certezza di essere sempre rintracciabili, anche in quelle zone dove il proprio telefono non può funzionare per via dell’assenza di copertura telefonica

un design pensato per garantire il massimo comfort a partire dal cinturino UltraFit in una trama di nylon elasticizzato, assicurato al polso da una serie di chiusure a strappo regolabili. Disponibile in due versioni: con lunetta e fondello in acciaio (72 g) e in titanio rivestito DLC (61 g)

P U N T I D I V I S TA S T E F A N O V I G A N Ò , A M M I N I S T R AT O R E D E L E G AT O D I G A R M I N I TA L I A Nell’ultimo anno la partecipazione delle persone allo sport in generale è cresciuta notevolmente. Tra tutte le discipline cosa vi ha spinto a focalizzarvi proprio sull’ultra running? Durante il 2020, e in parte nel 2021, l’impossibilità di dedicarsi alla propria passione sportiva è stata quasi surreale. È evidente però che in questo scenario si sono aperte delle grandissime opportunità. I sedentari si sono avvicinati, complice il primo lockdown, all’allenamento funzionale in casa. Chi era abituato all’allenamento indoor in palestra ha riscoperto l’allenamento all’aperto. La frequentazione della montagna ha avuto un’impennata fin dalla scorsa estate. Chi invece era abituato già ad allenarsi e gareggiare ha visto crescere la voglia di tornare alle competizioni. La corsa in montagna, il trail running e il vertical sono discipline che erano già ampiamente seguite dai nostri prodotti multisport, in particolare dalla serie fēnix 6. Mancava nella nostra gamma un prodotto ottimizzato per l’endurance estremo, per l’ultra running, una disciplina che più di altre richiede particolari caratteristiche dal proprio sportwatch: leggerezza, resistenza e soprattutto durata. Con questo obiettivo è stato sviluppato e prodotto Garmin Enduro. Qual è la strategia per posizionarvi al meglio in questo segmento di mercato? L’obiettivo è quello di seguire le tracce di fēnix e rendere Enduro un vero e proprio brand: l’orologio di riferimento per l’ultra running. Una campagna pubblicitaria in corso ci accompagnerà fino alla fine della stagione. Vantiamo diversi ambassador che hanno avuto modo di testare la nostra

tecnologia in passato e che ora utilizzano Enduro, uno fra tutti Oliviero Bosatelli, vincitore due volte del Tor des Géants. A proposito di TOR, siamo tornati quest’anno a essere sponsor dell’evento. L’altro grande evento 2021 è rappresentato da Lavaredo Ultra Trail. A supporto delle nostre risorse di marketing, c’è la nostra esperienza consolidata nel mondo dello sport a 360°. La particolarità della nostra azienda, quando parliamo di sportwatch, è l’approccio alle singole discipline. Le esigenze di ogni singolo sport sono la base di partenza per lo sviluppo del relativo profilo all’interno dell’orologio. Funzioni, app, dettagli in grado di dare un reale vantaggio all’atleta che lo indossa: dall’allenamento alla gara. Presenza agli eventi di riferimento: Lavaredo Ultra Trail e Tor des Géants. Perché proprio questi e quali pensate possano essere i feedback della vostra partecipazione? Sono due eventi di riferimento per i runner europei. Siamo sponsor di Lavaredo Ultra Trail da diversi anni, riteniamo sia la gara che ha saputo interpretare nel modo migliore lo sviluppo del movimento trail running e ultra in Italia. Il Tor des Géants è l’evento che evoca imprese epiche, non solo a livello europeo ma mondiale. Abbiamo fortemente voluto essere presenti quest’anno proprio per promuovere il nuovo sportwatch e la sua caratteristica di durata estrema, legandolo saldamente a una gara che mette a dura prova gli atleti e il loro equipaggiamento per diversi giorni. Retailer: avete in programma iniziative a supporto della vendita? Come favorite il “drive to store”? Ora che è possibile muoversi liberamente, oltre alla nostra campagna, stiamo organizzando degli eventi su punti vendita selezionati per presentare direttamente le caratteristiche di Enduro ai nostri clienti.

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O L I V I E R O B O S AT E L L I Cosa pensi di Enduro e come ti trovi? Garmin Enduro è molto più di un orologio, molto più di uno sportwatch. Si tratta di un vero e proprio computer per lo sport e per il monitoraggio della salute. Ha tutto, dalle funzioni dedicate al trail running, ma anche a tante altre discipline, alle opzioni fitness. Imprescindibile la comodità una volta indossato, grazie al suo cinturino, e alla sua leggerezza. Ultima caratteristica, ma assolutamente non per importanza, la durata: tra una ricarica e l'altra passano parecchi giorni, nonostante un uso continuativo dello strumento. Qual è la caratteristica che apprezzi di più? Le sue caratteristiche migliori sono la durata della batteria e il cinturino, e poi ovviamente le grandi potenzialità del sistema ottimizzato per le gare ultra. Raccontaci la tua esperienza in una gara di lunga distanza. Come si è comportato Enduro? Si è comportato da vero professionista: nessun problema di durata batteria e talmente leggero da dimenticarsi di averlo al polso. Molto utile anche la possibilità di impostare i campi dati delle varie schermate, così da avere sempre a disposizione le informazioni più utili in base alle proprie esigenze.

INFO: Garmin Italia - garmin.com


Ispirata alle Dolomiti, creata dai pionieri e indossata dagli avventurieri, dal 1897. CRODA NERA HI GTX


TRAIL RUNNING

DOMINIO SALOMON ALLA OLLA DE NURIA La gara, che ha sostituito Zegama alla prima tappa delle Golden Trail Series, ha visto a podio gli atleti della casa francese sia al maschile che al femminile. L’evento è stato inoltre l’occasione per presentare la nuova S/LAB CROSS2 _ dalla nostra inviata Tatiana Bertera photo: Philipp Reiter

I

l grande atteso era il nostro Davide Magnini, reduce dalla vittoria alla prima prova del Campionato Italiano di corsa in montagna del 31 maggio, che lo ha visto battagliare con il campione in carica Cesare Maestri. Per Magnini è stato inoltre un modo per riprendere il discorso con le Golden Trail Series, lasciato in sospeso nel 2019, quando aveva vinto sia la tappa al Monte Bianco che quella a Canazei. Qualcuno aveva pronosticato di vedere il trentino ai ferri corti in sfida con il polacco Bart Przedwojewski, vincitore delle Championship nel 2020 alle Azzorre, ma il livello dei partecipanti a dir poco stellare rendeva letteralmente impossibile ogni sorta di previsione. E così è stato. Al maschile si è imposto il norvegese Stian Angermund (ideatore e sviluppatore, oltre che tester, della nuova S/LAB CROSS2 presentata alla stampa nella giornata di sabato 12 giugno), davanti allo svizzero Rémi Bonnet e all’italiano Magnini. Bonnet, che dapprima dominava la gara, è stato superato da Stian in seguito a una caduta che lo ha obbligato a rallentare (e gli ha fatto guadagnare tre punti di sutura al braccio sinistro appena dopo aver tagliato il traguardo), e non ce ne è stato più per nessuno. Quarta piazza (peccato!) per l’altro italiano in gara, Nadir “mago” Maguet del team La Sportiva, che per molto tempo è stato alle calcagna del connazionale. Tutti gli atleti a podio, ma anche il mago, hanno battuto il record del percorso detenuto da Kilian Jornet, che nel 2009 aveva fermato il cronometro a 2h14’56”. Quell’anno, in gara e vincitrice per la categoria femminile, la portacolori del nostro Paese Emanuela Brizio. Grande assente il bergamasco William Boffelli del team Crazy, che ha dovuto rinunciare a causa di un piccolo infortunio già in via di risoluzione.

Davide Magnini

1.900 metri di dislivello positivo, la gara è una skyrace che non tocca (mai) l’asfalto. Oltre il 70% del percorso si snoda al di sopra dei 2.700 metri di quota e affronta creste tecniche ma corribili. Tra le cime toccate dagli atleti: il Puigmal (2.913 m), il Pic del Segre (2.809 m), il Pic de Finestrelles (2.827 m) e il Pic de Noufonts (2.651 m).

PODIO MASCHILE / 1_ STIAN ANGERMUND (NOR – SALOMON): 02:04:16 2_ RÉMI BONNET (CHE – SALOMON): 02:05:48 3_ DAVIDE MAGNINI (ITA – SALOMON): 02:06:05

Al femminile la svizzera Maude Mathys ha dominato la gara dall’inizio alla fine. Una corsa in solitaria, la sua, fin dalla prima salita. Per le inseguitrici non c’è stato modo di recuperare terreno. Alle sue spalle, con qualche problema di stomaco in questa occasione ma con una “gamba” da fare invidia, al rientro dalla seconda gravidanza, la svizzera Judith Wyder, altra grande interprete delle GTS e vincitrice a Canazei nel 2019.

PODIO FEMMINILE / 1_ MAUDE MATHYS (CHE – SALOMON): 02:21:52 2_ JUDITH WYDER (CHE – SALOMON): 02:34:24 3_ OIHANA KORTAZAR (ESP – SALOMON): 02:35:35

La Olla De Nuria si svolge in Vall de Núria nei Pirenei, nella provincia di Girona, in Catalunya. 21.5 km di sviluppo con oltre

GLI ITALIANI IN GARA

Davide Magnini e Nadir Maguet sono i runner azzurri che prenderanno parte anche alle prossime tappe

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proposito di Davide, in occasione di questa gara abbiamo scoperto che sta collaborando con Salomon per lo sviluppo di una scarpa da trail che porterà la sua firma. Il nome è ancora top secret ma sappiamo che dovrebbero essere sul mercato a partire da gennaio 2022. “Il bello di gareggiare per un brand importante come Salomon è il fatto di poter anche collaborare nello sviluppo di prodotti, oltre che avere sostegno come atleta. Dare il mio contributo è per me un vero piacere e lo considero un grande onore.

Spero che il prodotto, al cui sviluppo sto ancora lavorando, possa piacere anche agli utenti finali”. Dura e sofferta anche per Nadir Maguet che, post gara, ha commentato: "Il mio obiettivo era di arrivare nei primi cinque, quindi l'ho raggiunto. Ora sono in attesa delle prossime tappe, perché ovviamente posso dare ancora di più. Soprattutto in quella di Canazei, che so essere nelle mie corde e di poter dire la mia”.

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Nadir Maguet


TRAIL RUNNING

TOGLIETEMI TUTTO, MA NON LA MIA S/LAB CROSS2 Un vero e proprio gioiello con motivo iridescente sulla tomaia, è stato ideato e sviluppato dal norvegese Stian Angermund. Atleta Salomon e vincitore della prima tappa delle Golden Trail Series, le ha presentate e testate insieme alla stampa

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ivisitazione della già nota S/LAB CROSS, che torna “vestita dalla festa” e più audace che mai. Sviluppata con il campione dell’Olla De Nuria 2021 Stian Angermund, colpisce subito l’occhio grazie alla nuova tomaia nera iridescente, fortemente voluta proprio dallo stesso norvegese che vede in questo motivo quasi surreale le aurore boreali tipiche del nord Europa e della sua terra natale. Indicata per un corridore che vuole spingere al massimo l’acelleratore sia in salita sia discesa, soprattutto su terreni tecnici e impegnativi. Dopo un primo test di gruppo sui sentieri della Val De Nuria, bisogna sottolineare che non si tratta di una calzatura da beginner ma da runner già evoluto, in grado di padroneggiare le discese tecniche. In cambio offre grande grip e stabilità.

CALZATA AVVOLGENTE / la tecnologia Matryx avvolge il piede per una calzata precisa e una tenuta sicura GRIP SU TUTTI I TERRENI / la geometria dei tasselli della suola Contagrip TA garantisce grip nelle condizioni più impegnative, quali fango, rocce bagnate e terreni tecnici

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QUICKLACE / stringa sottile e robusta per un'allacciatura one-pull. Semplifica la calzata e lo sfilamento della scarpa GHETTA INTEGRATA / pensata per non fare entrare i detriti nella scarpa e fornire più protezione dagli agenti atmosferici


TRAIL RUNNING

LE GARE TRAIL SONO “SICURE”? La morte dei 21 atleti che lo scorso maggio stavano partecipando a una competizione di corsa in montagna in Cina, ci ha spinti a indagare la questione sicurezza. Parla Alessandra Nicoletti, organizzatrice del TORX _ di Tatiana Bertera

U

n episodio di quelli che lasciano l’amaro in bocca. “Una cosa gravissima, che non dovrebbe succedere”, è stato il commento dei tanti runner e organizzatori di eventi trail a cui, alla notizia della morte di 21 atleti per assideramento lo scorso 23 maggio durante lo svolgimento di una gara, si è gelato il sangue nelle vene. In poche, pochissime ore, la notizia ha fatto il giro del web e, di conseguenza, delle maggiori testate e siti di informazione di tutto il mondo. La gara, su cui pare si sia abbattuta una tempesta eccezionale, si svolgeva nella Foresta di pietra del Fiume Giallo, nei pressi della città di Baiyin, nella provincia di Gansu. Ma possibile che gli organizzatori e gli atleti non si fossero premuniti per far fronte al maltempo annunciato? Dei 172 partecipanti della gara - lunga 100 km su un tracciato tra i 2.000 e i 3.000 metri di quota - 21 non sono tornati a casa. Tra le vittime anche Liang Jing, vincitore negli ultimi anni di alcune maratone multiple, e Huang Guanjun, che aveva vinto i 42.195 km per i non udenti ai Giochi Paralimpici Nazionali 2019 a Tianjin. Il fatto di cronaca ci ha portati ad approfondire la questione sicurezza nelle gare trail con Alessandra Nicoletti, organizzatrice del Tor des Géants.

il personale su di esso. Accanto ai professionisti ci sono anche i volontari che contribuiscono alla rete di sicurezza, dalle "scope” ai volontari nei vari punti lungo il percorso, che verificano i passaggi. Altro fattore importante è la conoscenza delle previsioni meteorologiche locali giorno per giorno: il centro meteo regionale ce le fornisce giornalmente e vengono inviate a tutti i punti di ristoro, rifugi e basi vita. Altro aspetto importante è la comunicazione costante tra tutti i punti presidiati e la base operativa, garantita via radio.

Cosa ha pensato non appena ha appreso questa notizia?

Quali sono i punti in cui dislocate il personale addetto ai soccorsi?

Che non si può morire così. Esattamente cosa sia successo non si sa. Sta di fatto che l’accaduto dimostra una certa impreparazione sia da parte dell’organizzatore che dei corridori.

Dipende dal percorso e dalle sue caratteristiche. Sicuramente è meglio avere i soccorsi dislocati in quota, piuttosto che a valle. Si fa prima a scendere che a salire. Poi ci sono i punti difficili, con dei tratti esposti o una quota importante. Lì sicuramente deve essere previsto un presidio, con guide e soccorritori. Il TOR ha poi le basi vita in cui vengono allestiti dei PSA (Presidio Sanitario Avanzato) con medico e personale paramedico.

Lei è alla testa di una delle gare più impegnative ed estreme (oltre che storiche) del mondo trail. Una macchina perfetta anche dal punto di vista della tutela degli atleti. Quante sono le persone che, nella settimana del Tor, garantiscono la sicurezza?

Cosa chiedete agli atleti in gara?

Non chiediamo curriculum, ma nel nostro regolamento è più volte ricordato che “sottovalutare la propria preparazione psico-fisica, l’abbigliamento e l’attrezzatura può portare a conseguenze estreme, anche letali!”. Questo cosa significa? Che non è l’organizzatore a dover dire al corridore cosa deve avere nello zaino o cosa deve aver fatto prima di iscriversi ad una gara di trail. Quindi non c’è lista di materiale obbligatorio, al di fuori di poche cose salvavita, ma una lista di materiale che viene consigliato. Sta poi al corridore decidere cosa portarsi dietro in base al tratto di percorso che deve affrontare, al tempo che ci impiegherà e alle condizioni meteorologiche che ci saranno.

Il nostro sistema prevede il coinvolgimento di molte persone: medici, infermieri, volontari di Protezione Civile, guide alpine. Tra tutti parliamo di circa 300 persone. Costoro fanno riferimento alla nostra base operativa dove sono presenti, h24 per tutta la durata dell’evento, i responsabili sanitari della sicurezza, della protezione civile e la direzione di gara.

Ci sono protocolli da seguire o esercitazioni nel corso dell’anno perché

Come una gara si deve tutelare (anche) a livello giuridico?

dei soccorsi e l’arrivo in ospedale?

Seguendo le regole, preparando un piano di sicurezza e soccorso accurato – che viene approvato dalla AUSL della Valle d’Aosta la quale garantisce la copertura sanitaria (medici e paramedici) – mettendo in campo tutte le persone e i professionisti necessari e soprattutto facendo tanta comunicazione. Bisogna essere chiari con i corridori sulle difficoltà della prova, le problematiche che si potrebbero incontrare, l’importanza dell’esperienza personale e della preparazione fisica e dell’attrezzatura.

Impossibile dirlo. Dipende da tanti fattori: condizioni meteo, giorno o notte, dove succede l’episodio. Cerchiamo di intervenire nel minor tempo e se necessario e possibile viene attivato l’elisoccorso per accelerare l'intervento.

Quali sono i pilastri su cui poggia tutto il servizio sicurezza?

Prima di tutto bisogna conoscere il percorso e le sue criticità. Poi avere

questa macchina funzioni al meglio?

Tutti gli addetti alla sicurezza e soccorso sono professionisti. Gli aggiornamenti sono parte della loro professione. Quanto tempo può intercorrere, in media, tra la richiesta d’aiuto, l’arrivo

Avete avuto esperienze, in tutti questi anni, di soccorsi importanti?

Sì, abbiamo avuto episodi difficili. Nel 2013 abbiamo avuto anche il decesso di un corridore. Ogni brutta esperienza viene analizzata e studiata per rivedere il sistema in generale e fare eventuali aggiustamenti. Ogni anno revisioniamo e aggiorniamo il nostro piano di sicurezza e soccorso, cercando di renderlo sempre migliore.

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Alessandra Nicoletti, organizzatrice Tor des Géants



TREKKING

SEI VIE PER I SASSI Il Cammino Materano raccontato da Angelofabio Attolico, alla scoperta del patrimonio ambientale, culturale ed enogastronomico di Puglia, Basilicata, Campania e Molise. Ferrino ne è lo sponsor tecnico _ di Erika Pozzi

B

en sei vie, ognuna con il nome di una popolazione pre-romana, compongono quello che prende il nome di Cammino Materano e convergono in uno dei più suggestivi e unici luoghi al mondo: la Città dei Sassi. Il progetto nasce nel 2015, prima ancora della candidatura di Matera a capitale della cultura, ed è stato nominato “Best Practice Europea” dall'Interreg Europe Green Pilgrimage. Angelofabio Attolico, Claudio Focarazzo e Lorenzo Lozito, co-autori di Terre di Mezzo e archeologi, avviano questo progetto per far riscoprire la bellezza del cammino e dei luoghi attraverso il turismo lento, destagionalizzato ed ecosostenibile. Il Cammino Materano è organizzato sul modello dell’Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa e dunque, come accade per il Cammino di Santiago e per la Via Francigena, il pellegrino è dotato di una credenziale che attesta lo status di viaggiatore a piedi. Parla Angelofabio Attolico.

Il Cammino Materano può essere quindi considerato un’ulteriore occasione per il rilancio dell’economia outdoor…

Esattamente, basti pensare che nei soli tre mesi estivi dello scorso anno abbiamo registrato numeri maggiori del 2019. Il nostro principale competitor è la Spagna con il Cammino di Santiago che, in epoca pre-Covid, registrava mezzo milione di presenze, il cui 36% erano italiani. Ciò significa che nel nostro Paese c’era già un mercato interno pronto ad accogliere il concetto di “cammino”. Negli ultimi cinque anni si stanno strutturando diversi progetti – rientrano in una rete nazionale nata nel 2015 e chiamata Cammini del Sud – che, verosimilmente, potrebbero mantenere quel 36% di utenti qui. Ovviamente ciò comporta anche una maggior richiesta di materiali e dunque maggior lavoro per i negozi outdoor del Sud Italia. Il Cammino Materano è un’opportunità che consente il raggiungimento di tre obiettivi: la destagionalizzazione perché in Meridione è possibile camminare tutto l’anno, l’internazionalizzazione in quanto si tratta di un concept con un vasto pubblico straniero e diversificazione poiché si tratta di una nuova proposta di turismo che offre al contempo paesaggio, beni culturali ed enogastronomia, irreplicabili nel resto del mondo.

Saranno sei le vie totali, ma solo due sono dichiarate “aperte”. Cosa si intende?

Per progettare un cammino e poi dichiararlo “aperto” sono necessarie una serie di azioni e servizi. Rispetto all’escursionismo infatti parliamo di un apparato di governance più complesso, dovuto al fatto che, oltre alla segnaletica posta lungo di esso, è fondamentale predisporre e attivare tutta la rete di accoglienza, e l’organizzazione dei diversi comitati di tappa, tanti quanti quelli lungo la via. Al momento sono percorribili la Via Peuceta con partenza da Bari e la Via Ellenica che congiunge Brindisi a Matera. Con quale criterio vengono scelti servizi e strutture ricettive?

Si tratta di strutture certificate secondo alcuni standard targhettizzati per rientrare nell’organizzazione del cammino. Pur essendo di diverso genere (ostelli, b&b agriturismi) è importante che siano “walking friendly”, ovvero che, per esempio, si preoccupino di mettere uno spazio per il lavaggio della biancheria, un luogo dove riporre gli scarponi... Lo stesso discorso vale per le strutture ristorative: prediligiamo chi sceglie prodotti locali, preferibilmente a km zero, offrendo dunque al pellegrino un’esperienza anche enogastronomica genuina. Quali sono le altre vie, al momento, “walk in progress”?

Le altre vie, per le quali esistono già gli studi di fattibilità e le tracce gps, saranno la Sveva da Trani (Br), la Jonica che collega Matera a Finibus Terrae (la punta estrema della Puglia), la Dauna con partenza a Termoli (Cb), e la Lucana a Paestum (Sa). Tutte avranno il fine ultimo di promuovere la conoscenza di luoghi autentici attraverso un’esperienza sostenibile, offrendo un’opportunità di crescita reciproca tra i viandanti che le percorrono e le comunità locali.

Angelo mi è stato presentato da Riccardo “the Pathfinder”, il vulcanico camminatore che sta andando da Santa Maria di Leuca a Finisterre. Nel suo progetto c'è il concatenamento dei diversi cammini che percorrono l'Italia e il primo in cui si è imbattuto è proprio quello Materano, una bellissima realtà del nostro Sud Italia. Ciò che mi ha colpito è il suo essere “progetto di un territorio”, con l’obiettivo di promuovere le attività imprenditoriali in una zona che sta scoprendo il turismo lento a passi da gigante e con grande professionalità. Sono luoghi che possono donare, a chi si mette in cammino, emozioni vere e straordinarie. Per questo Ferrino si è schierato a fianco di questa realtà

Qual è il vostro target di riferimento?

Grazie ai dati richiesti all’utente per il rilascio delle credenziali siamo in grado di stilare la profilazione del nostro camminatore: si tratta di una persona tra i 30 e i 60 anni, con un alto livello di istruzione. Per il mercato italiano la prima regione rappresentata è la Lombardia, seguita da Veneto, Lazio e Trentino. L’estero invece è rappresentato più da francofoni che da anglofoni.

Giorgio Rabajoli, direttore vendite Italia di Ferrino (sponsor tecnico del Cammino Materano)

Quali supporti di informazione e comunicazione avete predisposto?

Online è presente il nuovo sito web del Cammino Materano, completamente rinnovato e reso interattivo per essere più intuitivo e fruibile. Inoltre, per ognuna delle vie è prevista una guida cartacea con consigli utili su accoglienza e ristorazione, la suddivisione delle stesse nelle tappe e persino una sorta di “codice etico”. È disponibile anche quella della Via Ellenica ma, per il momento, solo in versione ridotta (digitale e scaricabile in pdf), dato che quella cartacea uscirà all’inizio del 2022. A ogni tappa per di più ci sono dei referenti di comunità, in modo che, qualora arrivasse qualcuno in difficoltà, possa chiamare un numero di telefono, e avere un punto di riferimento.

A proposito di materiali, qui entra in gioco Ferrino.

Anche il rapporto con Ferrino può essere definito un “cammino”. Ciò che condividiamo è soprattutto la ricerca: ci piace molto l’idea di lavorare insieme a prodotti che possano in qualche modo essere targettizzati. Questo è un mercato in costante ascesa e con un sempre maggior numero di utenti che richiedono consigli sull’attrezzatura più idonea alle lunghe percorrenze a piedi. Sono necessari capi tecnici e versatili, che riescano a garantire la performance senza sacrificare comfort, leggerezza e resistenza. Un esempio è lo zaino Finisterre, pensato proprio per affrontare il cammino.

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TREKKING

PER NUOVI UTENTI SERVONO NUOVI RIFUGI? Il frequentatore della montagna sta cambiando e con lui le sue esigenze. Come e in che modo le strutture in quota devono adattare i propri servizi? Parla Emanuele Bergomi, membro del direttivo di Assorifugi Lombardia _ di Sara Canali

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oniugare le esigenze lavorative con la necessità di trascorrere dei momenti rigeneranti all'aria aperta: nasce da qui la proposta del rifugio Zoia, in Valtellina, di coniugare smart working e soggiorno in quota. Un esempio emblematico di come stia cambiando il servizio offerto dai rifugisti in funzione all’evoluzione del fruitore della montagna. Come diverse ricerche hanno sottolineato, il frequentatore della montagna non è più solo un appassionato di escursioni sportive e di attività alpinistiche: la pandemia ha spinto molte persone a cercare nel contatto con la natura una risposta ai disagi che due anni di lockdown hanno provocato a livello umano e lavorativo. Questo significa da una parte un allargamento della clientela che frequenta la montagna, dall’altra una variazione delle esigenze della stessa e le conseguenti richieste. Qual è il limite tra la definizione classica di rifugio e la conciliazione con le nuove esigenze emerse? Lo abbiamo chiesto a Emanuele Bergomi, gestore del rifugio Zoia e membro del direttivo di Assorifugi Lombardia, nonché responsabile della zona di Sondrio.

zazione di eventi come ciaspolate con guide alpine e noleggio dell’attrezzatura. Di sicuro in questo modo viene un po’ snaturato il concetto di rifugio classico, ma allo stesso tempo, se non si assecondano le esigenze del cliente, si finisce per non dare un servizio adeguato e dunque di non lavorare. Esistono delle classificazioni e dei livelli di qualità con cui vengono riconosciute le diverse strutture? Tipo le stelle degli alberghi…

No, come Assorifugi non diamo direttive su come ognuno deve gestire il proprio esercizio. Le normative sono dettate dalle Regioni e dello Stato. Noi siamo un’associazione di categoria che vuole creare sistema, non sottolineare le differenze. Buona parte dei rifugi appartengono al CAI ed è lui a darli in gestione. Ovviamente tra un bravo albergatore e una guida alpina tende a favorire quest’ultima, ciò perché un rifugista è qualcosa di più di colui che fornisce un servizio: è un guardiano della zona che vuole tutelare il territorio. Deve inoltre prestare azioni di soccorso, intervenire e aiutare nelle operazioni. Esiste una sorta di albo di categoria?

Che luoghi sono i rifugi oggi?

Negli ultimi 10 anni il ruolo del rifugio è cambiata molto. Soprattutto quelli di bassa quota. Dobbiamo infatti fare una distinzione tra quelli escursionistici, quindi più accessibili e vicini alla strada, e quelli alpinistici, ovvero di alta montagna. Se i primi sono più soggetti al fenomeno dei nuovi utenti, i secondi continuano ad attrarre gli amanti della montagna che vedono nella performance sportiva il vero obiettivo”.

No, però da quest’anno Regione Lombardia ha introdotto dei corsi obbligatori per chi vuole gestire un rifugio e rilascia nozioni di primo soccorso in montagna e di conoscenza del territorio. Si sta andando sempre più verso un’abilitazione alla professione. In più, tutti i rifugi sono censiti, non puoi aprire una struttura e chiamarla “rifugio” se non fai parte di questo elenco regionale. Oggi sempre più rifugi tendono a “consorziarsi”, per creare degli

Esiste una definizione di rifugio?

itinerari già scritti in una sorta di pacchetto che ha un suo logo e

Esistono dei parametri che danno il nome rifugio a una struttura. È un luogo isolato, fuori dal paese, dove gli approvvigionamenti non sono sempre semplici e i ritmi di lavoro sono spesso legati alle condizioni meteo. Ovviamente queste caratteristiche spesso stridono rispetto alle esigenze dei nuovi utenti che hanno aspettative da albergo in città. Questo spesso crea dei problemi sia al rifugista che non sempre si trova preparato alle richieste del cliente e viceversa.

immagine. Come vedete questa iniziativa come Assorifugi?

Come avete visto cambiare il vostro utente negli ultimi anni?

È stato un cambiamento prima molto lento e che ha avuto un’accelerazione importante lo scorso anno. Tante persone sono venute in montagna e hanno scoperto la vacanza in rifugio. Sicuramente oggi il nostro cliente è diventato più esigente, chiede camere singole e bagni non condivisi e anche sul menù ha richieste più mirate e spesso non facili da soddisfare visto che spesso si tende a lavorare con quello che c’è. Come Assorifugi, invece, come avete visto cambiare le strutture negli ultimi anni?

Molti si sono adattati a questi cambiamenti e hanno cercato di andare incontro alle esigenze che sono cambiate. Io stesso nel rifugio Zoia ho apportato delle modifiche e delle migliorie come una sauna esterna, camere con bagno privato, servizio di smart working e d’inverno organiz-

Creare sistema tra le varie strutture è molto importante perché permette a chi viene in quota di vivere più giornate in montagna. L’utente classico della montagna gira con le sue cartine, traccia il suo itinerario e sa dove andare. I nuovi clienti invece spesso hanno bisogno di una guida che dica loro cosa possono fare e dove possono andare. Fornire loro una panoramica di tutto ciò che possono trovare e delle strutture fa in modo che si fermino più a lungo nel territorio per questo la funzione “pacchetto” può funzionare anche se ogni rifugio deve essere prenotato e trattato come realtà a sé stante. Ci racconti del tuo progetto di smart working in quota?

È qualcosa che mi è stato chiesto dai miei ospiti. Mi hanno prenotato una camera e invece di arrivare solo con scarponi e bastoncini, avevano anche i loro computer. Durante la settimana, adibisco una delle due sale pranzo con postazioni per il lavoro in remoto e in questo modo ho dato la possibilità a diverse persone di vivere un’esperienza. È una richiesta che è aumentata e ho cominciato a proporre dei pacchetti. Ho un buon wi-fi e una vista magnifica, oltre a camere con bagno e privacy. Ho colto questa occasione come opportunità commerciale in grado di riempire momenti vuoti infrasettimanali e dando insieme un servizio nuovo.

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Emanuele Bergomi, gestore del rifugio Zoia (So) e membro del direttivo di Assorifugi Lombardia


INSIEME, PASSO DOPO PASSO CON KAYLAND

ph: Giampaolo Calzà

ALPINISMO

La montagna è una propensione, una visione, uno stato mentale. Gli ambassador del brand sono portavoce del brand, dei suoi valori e ne personificano l’essenza

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ph: Lotta Hintsa

romulgatori e testimoni della qualità del brand continuo confronto con a cui si affidano, gli ambassador di Kayland alpinisti e professionisti, ne rispecchiano valori, vision e mission, con più o meno riconosciuti, l’obiettivo di diffonderne la filosofia e ampliarne il baper riuscire ad alzare l’acino d’utenza, grazie al proprio seguito, alle proprie sticella dell’innovazione affinché possa essere trasmesso, nel modo più corretto, il vero valore delle sue calzaavventure e imprese. ture. Con un profondo legame con l’ambiente montano Come un viaggio che comincia in tenera età e si conclul’azienda trevigiana racconta, attraverso le persone de con la consapevolezza degli anni passati, così l’amcon cui sceglie di accompagnarsi, la sua essenza, bassador del marchio fa esperienza e percorre tutte le fatta di costante ricerca e attenzione ai dettagli. tappe che lo portando a scalare le vette più inviolabili. Da oltre 40 anni l’obiettivo di Kayland è quello di produrre calzature tecniche, per fornire gli strumenti ad La scoperta di se stessi, unita alla presa di coscienza dei appassionati e professionisti che consentano loro di propri punti di forza e al tempo stesso dei limiti, lo guidano verso la sua personale sfida. vivere quei luoghi di cui sentono il richiamo. Creare Per Kayland, dunque, acquista sempre maggior valore il calzature affidabili, prestanti, precise e confortevoli concetto di natural hero impersonificato in chiunque deè il mezzo con cui il marchio con sede a Vedelago sideri compiere un percorso simile a questo, seguendo esaudisce e rinforza il legame con la montagna e un sentiero fatto di tratti più semplici e poi più impegnativi. con i propri ambassador. L'azienda condivide con i suoi portavoce ogni conquista Proprio per questo è fondamentale riuscire a creare fatta, ogni traguardo raggiunto, senza mai dimenticare il una community che, in totale sinergia e connessione, Denis Urubko, vero e personale significato di un’ascesa. L’ambassador gli consenta di raggiungere una dimensione globale. ambassador Kayland INFO: Kayland è quindi un eroe naturale che, giorno dopo giorTutto ciò è possibile solamente se l’utente si sente M.G.M. S.p.A. no, supera i propri limiti cercando nuove vie che possano metterlo parte del processo di ricerca e sviluppo delle collezioni, come an0423.489310 info@kayland.com che delle numerose branding actions. Kayland opera sfruttando il alla prova e portarlo a raggiungere gli obiettivi preposti.

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ALPINISMO

ICE MEMORY: MISSIONE COMPIUTA! AKU e Karpos con i ricercatori italo-svizzeri per un'impresa ambientale di valore storico. Ora il materiale prelevato dovrà essere spedito al Polo Sud dove sarà conservato. Il progetto internazionale è frutto della collaborazione tra il CNR, l’Università Ca’ Foscari Venezia e l’istituto svizzero Paul Scherrer _ di Tatiana Bertera

U

n team di ricercatori, partito il primo giugno da Alagna Valsesia ai piedi del Monte Rosa, ha trascorso cinque giorni a 4.500 metri di quota sul ghiacciaio Gorner con l'obiettivo di effettuare dei carotaggi, arrivando fino a una profondità di 82 metri. Ed è proprio nel ghiaccio più vicino alla roccia, che il campione dovrebbe contenere informazioni sul clima e l'ambiente vecchie di circa 10mila anni. Un magico, spettacolare, incredibile salto indietro nel tempo quello di questi scienziati che, con passione e dedizione, hanno prelevato dei campioni e che ora li dovranno far analizzare per datarli con certezza. Roba da film, verrebbe da dire. E invece no, è successo veramente a inizio giugno. Se le analisi del materiale prelevato daranno ragione alle ipotesi degli studiosi, quello raccolto sarebbe il ghiaccio più antico (mai ritrovato fino a oggi) dell’intero arco alpino. Dopo di che i campioni verranno portati in Antartide, dove verranno conservati in una grotta appositamente preparata. Protagonisti di questa avventura chiamata Ice Memory, partendo dai nostri connazionali, sono stati Jacopo Gabrieli (CNR/Ca’ Foscari), Fabrizio de Blasi (CNR/Ca’ Foscari), Andrea Spolaor (CNR/ Ca’ Foscari), Paolo Conz (guida alpina), Margit Schwikowski (PSI), Theo Jenk (PSI), Francois Burgay (PSI), Sabine Harbeke (ZHdK, PolARTS project). A documentare il tutto c’era Riccardo Selvatico (videomaker). Dopo essersi acclimatati per un paio di giorni al rifugio Capanna Gnifetti, a 3.600 metri, sono saliti al Colle Gnifetti per il caro-

Se i nostri splendidi ghiacciai entro il 2100 davvero, come previsto, spariranno quasi completamente dalle Alpi, così non sarà per la memoria in essi conservata! Jacopo Gabrieli (CNR/Ca’ Foscari)

taggio. Hanno alloggiato poi a Capanna Margherita, il rifugio più alto d’Europa che riaprirà al pubblico di alpinisti dalla seconda metà di giugno. Oltre ad AKU e Karpos che hanno reso possibile quest'avventura, figura anche CAMP in qualità di sponsor tecnico che fornisce parte dell'equipaggiamento. Il bottino è consistito in oltre 700 kg di sezioni di ghiaccio, raccolte in 18 casse termiche che ne preserveranno la qualità. Alcuni campioni sono già stati spediti a Venezia, altri a Villigen, in Svizzera, per analisi chimiche, biologiche e isotopiche. Ma la carota più profonda, quella che costituisce il vero e proprio archivio della storia climatica del pianeta Terra, “[...] farà invece un viaggio ben più lungo, raggiungendo DomeC sul plateau antartico. Qui verrà conservata, sotto l’egida di una fondazione internazionale, in una caverna appositamente preparata, al sicuro dagli effetti dei cambiamenti climatici, quale dono per le generazioni future”. Queste le parole di Jacopo Gabrieli a conclusione del progetto.

Al QR Code l’intervista a Carlo Barbante, direttore CNR-ISP e professore a Ca’ Foscari

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outdoor business days

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settembre

riva del garda quartiere fieristico i numeri della 6^ edizione • 80 brand espositori • Oltre 200 negozi • 450 retailer • Più di 90 persone a ogni workshop • 900 operatori presenti • 3.000 test effettuati

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CLIMBING

TRE ITALIANI A TOKYO Sono Ludovico Fossali, Laura Rogora e Michael Piccolruaz i portabandiera dell’arrampicata azzurra ai prossimi Giochi olimpici. Le emozioni pre-gara di un’edizione che passerà alla storia _ di Tatiana Bertera

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er la prima volta l’arrampicata sportiva sarà disciplina olimpica assieme al karate, allo skateboard e al surf. E come tutte le prime volte sarà un mix di trepidazione, emozioni e paure. Sensazioni che rimarranno indelebili nel cuore dei primi “arrampicatori olimpici” e delle rispettive federazioni. Sport minori che vedono nell’evento che si svolgerà in Giappone il trampolino di lancio per il futuro della disciplina. E come non lasciarsi trasportare, come non immedesimarsi nei tre italiani che porteranno per la prima volta nella storia l’arrampicata tra gli sport di Tokyo 2020. Campioni tra i campioni, saranno loro i primi climber a poter sognare l’oro, l’argento o il bronzo olimpico. E il nostro cuore, nei giorni dal 23 luglio all’8 agosto, batterà all’unisono con il loro.

Sperando di poter udire, al termine delle gare, l’inno di Mameli. L’inclusione nel programma olimpico è un traguardo a cui l’arrampicata ambisce da tempo e il merito va sia alla Federazione Internazionale di Arrampicata Sportiva (Ifsc), che tanto si è adoperata perché il sogno diventasse realtà, sia agli atleti, che grazie all’approdo della disciplina a una delle vetrine più alte dell’intero panorama sportivo vedranno riconosciuti appieno i loro sforzi. Laura Rogora, Ludovico Fossali e Michael Piccolruaz hanno preso parte insieme alla nazionale italiana, il 27 maggio e a meno di due mesi dai Giochi, alla terza prova di Coppa del Mondo Boulder e alla prima tappa per la specialità speed a Salt Lake City (USA).

LE DOMANDE

1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.

LUDOVICO FOSSALI

1.

Credo che non ci siano parole giuste per descrivere una emozione così grande. “Sicuramente è una figata” - come dice Bebe (Beatrice Vio, ndr). Inoltre è un onore rappresentare l'arrampicata sportiva Italiana alle sue prime Olimpiadi.

2.

Ovviamente la preparazione è incentrata su Tokyo, le gare che farò quest'anno sono dei test per vedere se il processo è giusto. L'emozione fa parte del gioco e alle Olimpiadi non so quanto sarà grande! L'obbiettivo non è frenarla ma fare in modo che mi aiuti a dare il meglio.

3.

LAURA ROGORA cità non avrei potuto migliorare più di tanto. Ultimamente, però, ho ricominciato a lavorare sulla forza esplosiva e quindi ho ripreso in mano anche la specialità speed.

lì abbiamo preso in mano la penna. Credo che ognuno di noi stia facendo il possibile per arrivare a Tokyo e lasciare impressa la propria impronta nella storia.

4.

Sì, sicuramente le olimpiadi sono una tappa molto importante per il nostro sport e poter gareggiare proprio in questa prima volta dell’arrampicata tra le discipline olimpiche è una cosa che mi emoziona molto.

5.

Sì, è stato un test per vedere come siamo messi ma che purtroppo non ha dato i risultati che ci siamo posti. A Salt Lake potevo fare certamente meglio, ma non starei a preoccuparmi per una gara andata mediocremente, ci sono ancora pochi appuntamenti per vedere se tutto va bene. Io mi sento bene e in forma, certo è un periodo pesante ma altrimenti non starei preparando le Olimpiadi!

Dovremo competere in questa nuova formula chiamata “combinata”, che sarà una somma delle tre specialità. Essendo specialista della speed devo continuare a mantenere altissimo il livello in questa disciplina; per quanto riguarda lead e boulder mi sto allenando per alzare il più possibile la mia asticella.

Se verranno svolti parteciperò sicuramente ai Mondiali di Mosca, ma quella sarà sicuramente l'ultima gara dell'anno. La mia stagione per il 2021 può finire qualche giorno prima, così da concedermi una pausa.

4.

Quest'anno sono supportato da La Sportiva, CAMP, Sector, Avvera, Trentino e ovviamente la mia seconda famiglia: il CS Esercito.

Direi che la scriviamo da agosto, da quando il mondiale è stata la prima gara per la qualificazione olimpica, da

Cosa significa essere tra i primi 40 arrampicatori di sempre che parteciperanno alle olimpiadi? Dato per scontato che arriverai fisicamente al top (questo è l’obiettivo), come farai a tenere a bada l’emozione? Come sono stati o sono cambiati i tuoi allenamenti in vista di questo appuntamento? Hai realizzato il fatto che tu e gli altri 39 state per scrivere una pagina di storia di questo sport? L’appuntamento di Salt Lake è valso come “prova” per testare lo stato di forma in vista del grande appuntamento? Come è andata e come ti senti? Cosa farai dopo le Olimpiadi? Ci sono dei progetti messi da parte che vorresti riprendere in mano? Quali sono i tuoi sponsor?

6.

7.

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40

1.

È un grande onore. Qualificarsi per far parte della rosa di coloro che avranno la possibilità di gareggiare a Tokyo non è stato semplice. Per questa ragione anche solamente essere presenti a questo storico appuntamento è di per sé un traguardo.

2.

Il fatto di non essere tra le favorite mi aiuterà ad avere l’ansia giusta per dare il meglio.

3.

Durante l’inverno mi sono concentrata soprattutto sul boulder e sulla difficoltà (lead), in quanto sentivo che nella velo-

5.

Effettivamente le prove di coppa del mondo prima delle olimpiadi servono a valutare lo stato di forma e a cercare di arrivare al meglio al grande appuntamento. A Salt Lake City mi sono sentita bene fisicamente, un po’ meno mentalmente.

6.

Dopo le Olimpiadi vorrei tornare a scalare un po' roccia. Ci sono dei progetti che ho provato nella zona di Arco e sui quali vorrei tornare a mettere le mani.

7.

Fiamme Oro, Wild Climb, CAMP, Montura, Barilla, Esselunga, Samsung e Nutrimuscle.


CLIMBING

MICHAEL PICCOLRUAZ

1.

Essere tra i primi 40 arrampicatori di sempre a partecipare alle Olimpiadi è un grandissimo onore. Pur essendo una delle attività fondamentali (l'essere umano ha da sempre sentito il bisogno di arrampicarsi su qualche montagna o albero) lo sport dell'arrampicata non ha mai ricevuto il riconoscimento internazionale che si sarebbe meritato. E adesso ce l’abbiamo finalmente fatta, la consapevolezza di potere rappresentare questo sport a un evento come le Olimpiadi mi dà una forza enorme.

2.

Tenere a bada l’emozione sicuramente non sarà facile, alla fine devo riuscire a pensare che è “solo” una gara, come ne ho già fatte tante. Mi fiderò delle mie capacità fisiche e darò il massimo per riuscire ad arrivare il più in alto possibile. Nient’altro.

3.

In vista delle Olimpiadi i miei allenamenti sono cambiati tantissimo. Il format delle Olimpiadi è nuovo e quindi ho dovuto cambiare in gran parte il mio approccio all'allenamento. Più sessioni, una preparazione fisica diversa e anche capire e ideare tattiche nuove.

4.

So bene che sarà un appuntamento storico per il nostro sport, però per ora devo provare a mantenere la concentrazione sulle mie attività, la mia preparazione e poi, quando sarà il momento, sulla gara. Scrivere la storia della disciplina… Spero di poterlo dire davvero, ma per questo devo aspettare di averlo fatto.

5.

Salt Lake City è stata una prima prova anche se ben diversa da come sarà la gara ai giochi olimpici. Però è stato importante rendersi conto della propria forma fisica e poter confrontarsi sul campo con gli altri atleti che parteciperanno. Le gare di Salt Lake, a dirla tutta, non sono andate molto bene, nonostante ciò sono soddisfatto per come ho affrontato le prove boulder. Devo ancora lavorare un po’ sulla gestione della gara, soprattutto sull’approcio mentale, ma direi che siamo a buon punto. Nella Speed purtroppo non sono al massimo delle mie capacità, poiché nei mesi scorsi non ho potuto allenarmi in questa specialità per via di un infortunio ai gomiti. Quindi ho affrontato la gara come un test per vedere fino a che punto potessi arrivare e devo dire che, nonostante tutto, il risultato è stato oltre le aspettative.

6.

Subito dopo la gara mi prenderò sicuramente un po' di tempo per liberarmi da tutto lo stress e la pressione, soprattutto mentale. Comunque i progetti messi da parte per via della preparazione alle Olimpiadi sono tantissimi e non vedo l’ora di poterli riprendere in mano.

Close to nature

7.

Il mio sponsor più grande è rappresentato dal gruppo sportivo delle Fiamme Oro di Moena. I miei altri sponsor sono Südtirol, Mammut e La Sportiva.

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TEXTILE & TECH

FACCIAMO CHIAREZZA Il webinar di Assosport per aiutare a distinguere materiali bio, eco, compostabili e riciclati. Spazio anche a domande più concrete poste direttamente dai retailer _ di Chiara Bellini

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ivolto a modellisti, product manager e designer delle aziende di abbigliamento sportivo, il webinar organizzato da Assosport (Associazione Nazionale fra i Produttori di Articoli Sportivi) lo scorso 27 maggio ha offerto una panoramica dei materiali presenti sul mercato e dei trend di sviluppo per prodotti più green. Il tema della sostenibilità è oggi di cruciale importanza in questo settore, non solo in relazione alla transizione ecologica prevista nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) ma anche alla luce della crescente attenzione rivoltagli. La domanda di prodotti sostenibili ed eticamente fabbricati da parte dei consumatori sta crescendo negli ultimi anni, soprattutto tra i più giovani. Ecco dunque perché si è ritenuto necessario fare chiarezza sulla differenza tra materiali biodegradabili, eco, compostabili e riciclati.

e naturali: dal riciclo dei primi si ottengono tessuti derivanti da pet, nylon e altri rifiuti industriali post-consumo; dei secondi invece ce ne sono diverse tipologie e, in tutti i casi, si tratta di prodotti già presenti in natura, solitamente di scarto o addirittura dannosi, per cui dunque la loro estrazione o raccolta è più che utile all’ambiente. Si tratta di: • fibre ecologiche e tecnologie dalla natura (come cotone organico, fibre di ortica, di latte, da alga marina, da soia), molto adatte per il contatto con la pelle grazie alle loro proprietà naturali, benefiche e intrinsecamente antibatteriche; • pelle vegetale da foglie delle piante; • tessuti e membrane da fondi di caffè; • inchiostro tessile e materiali espansi da alghe; • fibre 100% in PLA (polimeri bio, derivanti da mais e altre risorse rinnovabili); • fibre bio-based, cioè parzialmente derivanti da risorse naturali ma comunque con un approccio ecosostenibile molto più importante rispetto alle fibre tradizionali derivanti dal petrolio.

SINTETICO VS NATURALE Tra i materiali da riciclo maggiormente presenti sul mercato d’oggi, bisogna innanzitutto fare una macro-divisione tra sintetici

QUESTION & ANSWER Qual è un esempio concreto di progettazione circolare nell’abbigliamento? Napapijri ha lanciato la giacca Skidoo Circular, sostituendo tutte le parti che tradizionalmente erano realizzate in materiali diversi e utilizzando il tessuto Econyl dove possibile. Insieme ha creato un progetto che parla direttamente ai propri consumatori che, non prima di due anni, possono restituire la giacca, in modo che possa essere riciclata a sua volta. Come si giustifica il costo aggiuntivo rispetto alle materie vergini? Tutti i prodotti riciclati hanno un costo aggiuntivo rispetto ai tradizionali, perché da parte dei filatori c’è un impegno maggiore

su più aspetti. Inoltre in questo periodo il mercato delle fibre sta decisamente subendo delle oscillazioni di prezzi. E il fatto di pensare alla circolarità cambierà molto anche il costo delle materie prime, dato che possono essere impiegate in prodotti che poi hanno una seconda vita. È anche vero che oggi, con una buona strategia di marketing, quella somma aggiuntiva viene totalmente assorbita trattandosi di una delle tematiche di vendite più calde al momento. Come posso verificare la garanzia di sostenibilità per una produzione extra UE? Bisogna sempre far riferimento alle certificazioni che i produttori devono allegare a quei prodotti.

Non ci si può più affidare alla parola, ma deve esserci un ente esterno che lo assicuri. Ormai ce ne sono in tutto il mondo (europee, africane, asiatiche) e tutti si devono adeguare. C’è una percentuale minima che un tessuto deve avere per essere dichiarato riciclato (secondo la normativa attuale)? Per dichiararlo riciclato no, dato che nella composizione bisogna scrivere quanta percentuale di materiale riciclato contiene. Dunque nessuno vieta di pubblicizzare un capo che al suo interno ha solo il 10% di materiale riciclato, purché ciò sia vero. Ma se si vuole usufruire della normativa GRS in questo caso serve un minimo del 50% in peso.

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TEXTILE & TECH

C OS A P U Ò FARE U N ’ AZ I E N DA? Per comprendere qual è la miglior soluzione per sé rispetto un ampio ventaglio di possibilità messe a disposizione dal mercato in termini di materiale, tecnologie e sostenibilità, un’azienda può eseguire l’analisi dell’LCA, uno degli strumenti ufficialmente ritenuti più validi anche dalla certificazione UNI EN ISO 14040 (ente normatore). L’LCA (Life Cycle Assessment, ovvero analisi del ciclo di vita di un prodotto) è infatti molto efficace per avere una fotografia del proprio impatto ambientale, attraverso l’analisi di ogni singolo step nella realizzazione di un prodotto. In questo modo identifica qual è il passaggio meno virtuoso al suo interno e, di conseguenza, su cosa ha senso concentrare la propria attenzione. Per esempio si può scoprire che la fase di produzione del cotone impatta moltissimo e dunque bisogna capire quale soluzione adottare per rimediare al consumo eccessivo.

BIOPOLIMERI Parlando di risorse rinnovabili spesso il biopolimero crea confusione a causa della

sua doppia definizione. Esso è infatti sia un polimero biodegradabile, status comprovato dalla normativa europea n. 13432 (che è quella di riferimento e sempre riportata sul prodotto), sia un polimero basato su materie prime rinnovabili (quindi bio-based o biopolimeri). Per questo motivo il biopolimero può essere o un polimero biodegradabile che deriva da risorse rinnovabili e non, oppure un polimero derivante da risorse rinnovabili che può essere biodegradabile e non. BIODEGRADABILITÀ VS COMPOSTABILITÀ Sempre facendo riferimento alla normativa europea n. 13432, si scopre che un materiale compostabile deve avere determinate caratteristiche: essere biodegradabile e disintegrabile, avere bassi effetti di metalli presenti e non avere effetti negativi

sul processo di riciclaggio. Non è quindi detto che un materiale biodegradabile sia anche compostabile, mentre è corretto il contrario, sbaragliando così la convinzione che biodegradabilità equivalga a compostabilità

L’LCA è quindi uno strumento nele mani dell’azienda per capire quale sia la strada migliore da precorrere, una risorsa per confrontarsi con la concorrenza, nonché un potente mezzo di comunicazione nei confronti dei clienti. Oggi infatti la parola d’ordine non è solo ecostenibilità ma anche (se non soprattutto) economia circolare. Patagonia, da sempre devota alla causa green, è un esempio eclatante, arrivando addirittura a suggerire ai propri clienti la riparazione del prodotto anziché l’acquisto di uno nuovo, con il claim “Don’t buy this jacket”. Come il marchio statunitense, altri numerosi brand mirano a ottenere abbigliamento o attrezzature riparabili, assemblabili o persino riciclabili, sulla scia della sempre maggiore attenzione rivolta alla fonte e al fine vita dei manufatti.

WE ARE

Sport Alliance International Spa – info@sportalliance.it

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TEXTILE & TECH

CARATTERISTICHE

CON L’ARGENTO VIVO ADDOSSO Nastrotex Cufra amplia sempre di più la propria gamma di nastri elastici. E con K-Silver sfrutta le naturali proprietà del metallo contro la proliferazione di batteri

U

n nastro elastico con proprietà antibatteriche, antifunghine e stimolanti della rigenerazione cutanea. Quella di Nastrotex è una proposta che fa sue le caratteristiche naturali dell’argento, integrandole in K-Silver. Le proprietà del metallo sono note sin dai tempi più antichi: purificante e capace di prevenire le infezioni, è l’alleato ideale per combattere gli odori e la proliferazione di batteri. Infatti, le molte ricerche in campo microbiologico hanno dimostrato come l’argento inibisca la replicazione di batteri, limitando dunque le infezioni, le contaminazioni da microrganismi e i cattivi odori, oltre che essere un antimicotico e un antinfiammatorio. In quanto metallo, inoltre, è un conduttore elettrico e

termico e per questo motivo viene spesso utilizzato all’interno di capi tecnici: il suo essere antistatico garantisce la regolazione della temperatura corporea, con una minima dispersione del calore durante la stagione fredda e, d’estate, una conduzione veloce e uniforme che ne accelera il raffreddamento. K-Silver, grazie alla sua composizione in poliestere, possiede un’ottima resistenza al lavaggio e mantiene inalterate nel tempo tutte le caratteristiche dell’argento. Realizzabile in diverse altezze, che variano da 10 a 120 mm, è personalizzabile in base a necessità e svariate esigenze. Il filato d’argento infatti può essere inserito all’interno di molti degli elastici Nastrotex, lavorato in jacquard e stampato.

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IL MIGLIOR ALLEATO Scegliere capi realizzati con Dryarn significa puntare sull’innovazione. Performance e comfort sono assicurati

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utte le attività outdoor hanno un denominatore comune: sottopongono il corpo a forte sudorazione, specialmente nei mesi estivi. Ma Dryarn, al contrario di molte fibre che bloccano la normale traspirazione o la consentono solo parzialmente e per un tempo limitato, gestisce il flusso di calore e vapore in modo tale da non sbilanciare il sistema di termoregolazione e conservare la pelle asciutta. In presenza di sforzo fisico elevato non solo è in grado di gestire il sudore allo stato liquido ma riesce a regolarne la veicolazione, armonizzandosi con le variazioni di intensità della traspirazione e mantenendo il microclima ideale della pelle. Dryarn è una fibra dermatologicamente testata, ideale per la creazione di first layer comodi e performanti che vestono il corpo senza costringere e supportano i movimenti. Grazie al suo basso peso specifico, inoltre, permette

di realizzare capi estremamente leggeri che, unitamente alla loro capacità d’isolamento termico, alleggeriscono il numero d’indumenti da indossare. Assolutamente traspirante, è batteriostatico e dunque evita la proliferazione di batteri, muffe, tarme o altri microrganismi e il conseguente sviluppo di fenomeni allergici e cattivi odori. Si tratta di una microfibra molto resistente e duratura nel tempo, resistente all’abrasione e anti-pilling. Dryarn può infine essere sottoposto a lunghe esposizioni di luce e calore senza subire sensibili alterazioni. Facile da pulire, vanta una lunga solidità di colore, resistenza ai lavaggi frequenti, non assorbe acqua e si asciuga molto velocemente.

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TEXTILE & TECH

UNA STORIA ALL'INSEGNA DELL'INNOVAZIONE Nell’ambito della campagna Peaking Since ‘91, Polartec annuncia il lancio della sua ricca timeline. Inizia con l’invenzione del PolarFleece nel 1981

E

ra il 1981 quando il PolarFleece è stato inventato. E ancora oggi, a distanza di 40 anni, quello che è diventato un compagno insostituibile del nostro quotidiano, ovvero il pile come lo conosciamo, conferma Polartec tra i leader di soluzioni tessili innovative e sostenibili. Nell’ambito della campagna Peaking Since ‘91, il brand americano lancia la timeline dedicata all’innovazione che proprio nell’ “anno dell’eureka” vede il suo inizio. La fondazione del marchio Polartec avviene nel poi 1991, un arco di tempo di 10 anni ricco di collaborazioni, spunti e intuizioni. La linea del tempo interattiva continua fino ai giorni nostri, si arricchisce di aneddoti e dettagli e riesce a evidenziare come nel tempo Polartec sia stato riconosciuto tra i più grandi inventori di

tecnologie dedicate ai tessuti performanti. Questo strumento digitale consultabile sul sito del marchio mette in luce le diverse collaborazioni che si sono susseguite nel tempo e che hanno rafforzato l’immagine dell’ingredient brand cui i marchi leader a livello mondiale si sono rivolti per dare vita a prodotti in grado di dare slancio agli appassionati delle attività all’aria aperta per generazioni. Innovazioni, prodotti tessili iconici, ma anche pietre miliari della cultura outdoor e appunti sulle spedizioni sponsorizzate da Polartec nel corso del tempo: questi sono gli elementi che la timeline evidenzia, attingendo da un archivio di pubblicità d’epoca, ma anche di documenti e bozzetti dei prodotti vincenti del Polartec Challenge Grant del passato.

PREVIEW SS 22 - HAGLÖFS GIOCA IL TRIS

COME NASCE POLARTEC? 1981 - Malden Mills crea un nuovo tipo di tessuto partendo da filato di poliestere e, lavorandolo con una spazzola metallica cilindrica, rompe i cappi del filo e indirizza le fibre verso l’alto. Il risultato è un tessuto leggero, morbido e ad asciugatura rapida. Ma ha un problema: sulla parte esterna del tessuto si crea un accentuato effetto peeling. Il rapporto calore/peso è però ottimo, così come la traspirabilità e la durata, vantaggi apprezzati da alcuni pionieri del mercato outdoor.

1984 - Yvon Chouinard, ceo di Patagonia, è un grande fan di Polarfleece ed esorta Malden Mills a portare il tessuto a un altro livello, in particolare a risolvere il problema del pilling. Il nuovo pile a due lati è anche più morbido e mantiene la sua integrità più a lungo fornendo uno straordinario rapporto calore-peso, traspirabilità, asciugatura ancora più rapida e regolazione termica in una vasta gamma di condizioni e attività. È il Santo Graal del tessuto, che Patagonia ottiene per un accordo esclusivo di due anni sui colori a tinta unita. L’accordo segna l’inizio di un rapporto di collaborazione tra Patagonia e Malden che è durato decenni e ha cambiato il modo in cui il mondo si veste. 1985 - Patagonia introduce Synchilla (synthetic + chinchilla), un fleece esclusivo che nasce dal tessuto proposto da Malden, dando vita allo Snap-T, capo iconico degli appassionati

NEW

di montagna ma anche nei campus universitari. 1988 - La cinquantenne Helen Thayer conduce una spedizione in solitaria al Polo Nord con gli sci e senza ossigeno, accompagnata dal cane Charlie: si tratta della prima donna a riuscire nell’impresa. Per la sua spedizione, Helen indossa un capo in PolarFleece, il che dà grande credibilità e una crescita a livello di immagine importante al prodotto.

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Sync 2 Mid

Sync 1 Mid

Si chiama Synchronized Performance Layering System ed è la proposta Haglöfs per vivere al massimo le esperienze all’aria aperta negli elementi naturali. Si compone di tre strati in cui i tessuti in Polartec giocano un ruolo e fondamentale per garantire prestazioni, comfort e protezione.

1988 - The North Face presenta la sua giacca in pile Denali, che presto diventerà iconica, utilizzando Polarfleece, che gli scalatori Todd Skinner e Paul Piana indossano durante la loro prima salita di 30 giorni della Salathé Wall di El Capitan, in Yosemite. Un anno dopo, Conrad Anker indossa il pile Denali, su una scalata dell’attuale Denali in Alaska.

L.I.M. ZT Base (man/woman) Un buon base layer è un elemento imprescindibile per vivere avventure all’aria aperta ed è ottimizzato per asciugarsi rapidamente così da tenere l’umidità lontana dalla pelle, oltre a fornire un perfetto rapporto tra poco peso e molto calore. Il segreto è il Polartec Power Grid, una costruzione tecnica in pile con pattern geometrici che rafforza efficientemente la performance aumentando calore e traspirabilità senza aggiungere materiale. Costruito per il 91% in poliestere e il 9% in elastene, è leggero e insieme capace di migliorare la gestione del sudore.

1991 - Nasce il marchio Polartec e la fabbrica tessile nota come Malden Mills diventa un fornitore di tessuti tecnici per l’industria dell’outdoor e non solo. Anche l’impegno dell’azienda nel fornire ai propri clienti un’ampia scelta è saldamente radicato, poiché il pile Polartec viene lanciato in tre pesi: 100, 200 e 300. Da questo momento in poi, inzia la storia di Polartec con tutte le sue innovazioni ed evoluzioni che hanno portato il marchio fino a oggi. Il resto della storia potrete leggerla sul prossimo numero di Outdoor Magazine.

L.I.M. ZT Sync 2 Mid Jacket (man/woman) Nelle situazioni di esplorazione più complicate, indossare i giusti strati può davvero fare la differenza e spingere ad andare oltre i proprio limiti. Questa giacca rappresenta il mid layer della linea. Disegnata con una combinazione di tre strati di tessuto Polartec, Alpha, Power Air e Power Dry, assicura rapida traspirabilità e trasferimento dell’umidità mantenendo un ottimo rapporto calore/peso. Grande è la cura dei dettagli, come il colletto aderente per impedire l’ingresso dell’aria e una tasca di sicurezza. Confezionata in Polartec Alpha, composto per il 54% da poliestere riciclato, e per il 46% da poliestere a bassa intensità con isolamento a maglia che garantisce ottima traspirabilità e asciugatura rapida, è in grado di mantenere caldi facendo comunque circolare l’aria con un peso di 60 g/m2. A questo si aggiunge anche Polartec Power Air 100% poliestere riciclato e air jersey, lavorato a maglia, dal peso di 220 g/m2, e il Polartec Power Dry 100% poliestere riciclato, costruzione a rete aperta, 156 g/m2. I tre tessuti sono approvati da bluesign.

... to be continued...

L.I.M. ZT Sync 1 Mid Hood (man/woman) La parte più esterna del sistema proposto da Haglöfs è questo guscio disegnato per assicurare massima traspirabilità e passaggio dell’aria, al fine di poter ottimizzare al meglio la propria performance. La combinazione tra Polartec Power Air e Polartec Power Dry, entrambi 100% in poliestere riciclato, fornisce una efficienza avanzata in termini di gestione dell’umidità. È inoltre fornita di tasche strategiche ed elementi compatibili con l’attrezzatura da arrampicata.

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INFO: polartec.com


INTERVISTE

COLMAR, DIREZIONE FUTURO L'amministratore delegato Giulio Colombo fa una panoramica sulle prospettive dell’azienda, per un inverno di ripartenza nel segno della sostenibilità # di Sara Canali

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iparte con lo sguardo aperto verso il futuro Colmar, consapevole di essere uno dei player di riferimento per la ripresa del settore neve per l’inverno 2021. In occasione della misurazione delle tute per gli atleti della Slovenia, avvenuta il 26 maggio nella sede di Monza, abbiamo intervistato Giulio Colombo, amministratore delegato assieme al fratello Carlo di un marchio che l’anno prossimo compirà 100 anni. Come vi state preparando per questo nuovo slancio dopo due anni che hanno messo in difficoltà il mondo dello sci alpino?

Stiamo continuando a fare quello che sappiamo fare: ovvero, stiamo lavorando sulla collezione Inverno 2022 con l’idea di portare grosse novità sia nelle collezioni sci che in quelle Originals. Questo era l’anno per rilanciarsi e per dare un segnale forte di resistenza e non solo aziendale, ma di tutto il movimento. C’è anche da dire che a compensare il segmento neve ha concorso la parte fashion che ha performato bene. stiamo tornando ai livelli pre-Covid e la risalita è addirittura più rapida di ciò che si poteva pensare. Inoltre nel 2023 ci sarà il nostro centenario e stiamo pensando a una serie di avvenimenti per festeggiare questo importante traguardo. Infine, stiamo mettendo mano al nostro archivio storico, operazione che non è assolutamente scontata visto che siamo di fronte a un qualcosa di gigantesco, con molte parti cartacee, foto, filmati e capi fisici che stiamo ricatalogando. Ci fa un breve riassunto di questi 100 anni?

Nel 1923 mio nonno Mario cominciò a produrre ghette di feltro visto che questa era la zona di produzione dei cappelli di questo materiale. Poi si è passati a produrre abiti da lavoro, di cui abbiamo ogni tipo di materiale racchiuso nel nostro archivio. Subito dopo la guerra mio padre e mio zio sono partiti con lo sport e dal 1942 al 1992 abbiamo vestito la Nazionale italiana Sci, dopodiché ci siamo legati alla Francia e ala Croazia quando Kostelic vinse la Coppa Generale nel 2011. Una ricchezza enorme quella dell’archivio visto che non racconta solo la storia di un’azienda, ma gli usi e i costumi di diverse epoche

Ci fa un bilancio della stagione invernale conclusa? È stata così disastrosa?

Questo periodo è stato ovviamente difficile, ma abbiamo tutti combattuto, ognuno con le proprie armi. Siamo riusciti a limitare i danni e abbiamo avuto risultati superiori a quelli preventivati. Questo forse perché il mercato sta premiando le aziende più solide e con più tradizione. Quando succedono queste cose, le aziende strutturate sono una garanzia, quindi siamo ottimisti per l’immediato futuro. Da oggi in poi bisogna assolutamente uscire da questa situazione perché altrimenti rischia di diventare davvero un’incognita ingestibile. Ovviamente, questi risultati sono da imputare anche ai top player che si sono organizzati con un loro e-commerce e si sono dati da fare. La distribuzione ha lavorato bene e anche le piccole realtà hanno trovato il loro modo per andare incontro alle necessità dei clienti.

storiche. Cosa vuol dire per voi?

È un patrimonio cui attingiamo quotidianamente dal punto di vista della creatività e dell’ispirazione. Abbiamo anche delle capsule pazzesche, delle collaborazioni con stilisti internazionali che rendono questo archivio davvero un qualcosa di unico. Anche nelle featuring più moderne la prima cosa da cui i vari stilisti e designer esterni restano incantati è proprio questo incredibile archivio.

Quanto è cambiato l’approccio alla montagna?

Tantissimo, soprattutto nel “come”. Chi è andato sulla neve lo scorso inverno l’ha vissuta in modo molto diversa e siamo convinti che questo trend possa rimanere, bisogna pensare a questo nuovo utente. Quando vi parlavo delle novità che ci saranno per il prossimo inverno, pensavo già a questo nuovo frequentatore della montagna e la

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Giulio Colombo, ad Colmar


INTERVISTE

che facciamo da tempo, in grado di essere usati in diverse situazioni e di durare nel tempo, allora è inutile parlare di atteggiamento responsabile. Secondo noi, nel pacchetto green rientrano più aspetti che arrivano fino a una visione dell’acquisto molto più consapevole e sostenibile. Vogliamo davvero continuare su questo percorso, non solo per un discorso di marketing.

conseguente rivisitazione della collezione terrà in considerazione anche questo modo di vivere la passione invernale. Pensa che questo cambiamento riguardi solo l’appassionato di sport invernali?

Assolutamente no, è un cambio di paradigma che coinvolge i consumi in generale. L’attitudine dei giovani sta cambiando verso valori che includano la sostenibilità e la voglia di fare attività all’aria aperta, che non è per forza fare fatica ma godersi la natura. Questa pandemia ha accelerato dei processi che erano già in corso ma che andranno a consolidarsi e le aziende dovranno adeguarsi a questa nuova voglia di consumare.

Parlare di produzione responsabile è più semplice nella linea Active o in quella Originals?

È più semplice nel segmento fashion, perché l’abbigliamento tecnico è ancora difficile da rimpiazzare totalmente in termini di performance. Bisogna far capire al consumatore che il prodotto ecosostenibile può non essere così performante come uno normale. Noi siamo attenti alla qualità e prima di arrivare con un prodotto sul mercato è necessario fare degli studi approfonditi.

In questo senso, su che aspetti vi state muovendo principalmente?

Stiamo lavorando sugli aspetti che riguardano la sostenibilità delle nostre collezioni. Ogni volta che dobbiamo inserire un nuovo capo, partiamo da un materiale ecologico. Questo vale sia per la collezione Active che per quella Originals: anche nel fashion il discorso green è diventato imprescindibile, tanto che a settembre lanceremo una capsule interamente dedicata a questo tema sotto tutti i punti di vista.

In vista di Pechino 2022, il governo cinese sta spingendo molto nell’invogliare 300 milioni di cinesi a praticare sport invernali. Risentite di questo incentivo?

A livello di sci siamo distribuiti in Cina da alcuni anni e abbiamo forte percezione di questo incremento, anche se ancora non si può parlare di boom. Contiamo che i Giochi diano uno sprint importante a un mercato che da 12 anni promette sullo sci senza poi mantenere. Dove gli impianti sono rimasti aperti il nostro mercato ha funzionato e tanti clienti e i top player sono organizzati con le piattaforme e-commerce. La distribuzione ha lavorato bene, tutti si sono dati da fare.

Cosa intende Colmar con “sostenibilità”?

Siamo convinti che l’aspetto della sostenibilità non possa essere solo legato ai materiali più o meno eco, ma anche alla costruzione dei capi. Se devo buttare via un capo ogni sei mesi non sto facendo un’attività ecologica. Se non lavoriamo per produrre capi di qualità, cosa

A LTA SA RTO R IA L IT À

COME UNA SECONDA PELLE Colmar costruisce le tute per i suoi atleti cucendole letteralmente addosso. Un lavoro che si basa sulle misurazioni di alcuni sciatori tra i più forti al mondo Il primo fu Ivica Kostelic: per lui Colmar produsse la tuta da gara costruita su misura direttamente all’interno della sua azienda affidandosi a una modellista e ai suoi anni di esperienza nel settore. L’atleta croato portò poi questa creazione al Politecnico di Zagabria per tutti i test e, capendo di aver prodotto qualcosa di davvero performante, il brand brianzolo decise di continuare in questa avventura. Da 10 anni, dunque, Colmar disegna e progetta l’abbigliamento da competizione di Coppa del Mondo per gli atleti delle Nazionali di cui è sponsor. Si tratta di un lavoro di alta sartoria applicato a materiali tecnici e che si sviluppa in diversi step che hanno come attività centrale la presa delle misure dei fisici degli atleti. Ogni corpo infatti subisce delle trasformazioni durante il periodo di allenamento, per questo il monitoraggio è un’attività fondamentale per dare vita all’abbigliamento più performante. La prima prova avviene a maggio, come appena successo con la Slovenia che, al secondo anno di collaborazione con Colmar, lo scorso 26 maggio si è presentata in azienda per questo primo momento di misurazione. A gennaio i vari atleti sono richiamati per una seconda fase e infine quando la preparazione atletica è finita. In questo modo è possibile creare uno storico del corpo di ogni atleta, capire come cambia nel tempo e nel corso della preparazione: essendo la tuta una calza, deve essere costruita direttamente sul corpo. Colmar è un’azienda che da anni ha al suo interno gli uffici di produzione: tutta la prototipia e la ricerca vengono sviluppate nella sede e questo rappresenta un plus che nessun’altra realtà al mondo può vantare. In caso contrario, bisognerebbe

appoggiarsi a dei service esterni specializzati in questo settore e che sono solo tre in tutto il mondo. Si comincia creando le varie taglie che vengono poi modellate singolarmente su ogni singolo sciatore di cui si fa il fitting, ma prima di ciò c’è un passaggio fondamentale che è quello che riguarda la ricerca in ambito di tessuto, modello e vestibilità. La ricerca avviene ascoltando le esigenze del team, dopodiché i materiali di costruzione selezionati vengono portati in galleria del vento dove vengono eseguiti i test del passaggio dell’aria al fine di trovare quello più performante, capace al contempo di rispondere alle direttive della FIS. Ci vogliono circa due anni per mettere a punto un tessuto e svilupparlo e in questi anni Colmar è stata all’avanguardia nel scegliere componenti innovative come il grafene e oggi l’argento, capace di scaricare massa a terra. Una volta che la tuta viene prodotta, la prima prova avviene direttamente in gara in modo che arrivi perfetta, senza essere stata allungata o stressata per poter vestire perfettamente sul corpo dello sciatore. Inoltre, se la grafica viene scelta dell’azienda in funzione della propria collezione, diverso è il discorso che riguarda i loghi, un campo complesso che prende in considerazione i diversi posizionamenti nelle aree del corpo e come vengono deformati in base allo stretch del tessuto. A seconda della disciplina, il tessuto cambia, mentre invariata è la confezione che resta sempre la stessa. La cura per il dettaglio fa la differenza perché una tuta per una gara non va vista come elemento di una collezione, ma come vero e proprio strumento di lavoro che, se non aderente nel modo giusto, può far perdere fino a 10/12 centesimi di secondo.

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GREEN

LA SECONDA VITA DEGLI SCARPONI DA SCI Dalbello è partner del progetto europeo Life Reskiboot, il cui obiettivo primario è quello di trovare una soluzione alternativa allo smaltimento e riutilizzo delle plastiche tecniche # di Sara Canali

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i chiama Life Reskiboot ed è un progetto europeo che si pone l'obiettivo di definire un modello di business di economia circolare per la produzione e commercializzazione di scarponi da sci realizzati con plastiche riciclate morbide e dure. Un traguardo cui si vuole arrivare attraverso un percorso pluriennale che ha coinvolto tre Paesi e anche la Comunità Europea, finanziatrice dell’iniziativa. Proprio a testimonianza della sua attenzione al tema del fine vita degli scarponi, Dalbello ha annunciato di essere partner di questo circolo virtuoso che vuole dare una seconda vita alle calzature da sci usate, trasformandole in materie prime secondarie. Da parte sua l'azienda veneta mette a disposizione competenza ed esperienza maturate negli anni sul campo e si presta a consulente tecnico sull’ottimizzazione dei processi produttivi e sullo sviluppo degli scarponi in materiale riciclato. Scopo principale del progetto è quello di produrre scarponi da sci per adulti, che vengono poi testati sulle piste per mettere alla prova comfort e prestazioni affinché soddisfino tutti gli standard qualitativi necessari e possano essere immessi sul mercato. La produzione finale avviene nello stabilimento di Dalbello ad Asolo. Per arrivare a questo risultato finale si passa attraverso diverse fasi di studio e, fra gli altri obiettivi di Life Reskiboot, vi è anche lo sviluppo di un processo produttivo ottimizzato, basato sull’utilizzo di circa il 90% di materie prime riciclate e sull’eliminazione degli scarti di produzione, oltre all'elaborazione di direttive per la produzione di scarponi volte a una separazione più semplice ed efficiente del materiale. Questa economia circolare delle materie plastiche, che coinvolge l’intero ciclo di vita degli oggetti, prevede anche un sistema di resa e di riutilizzo dei prodotti provenienti dal settore del noleggio, i cui componenti in plastica multipla vengono separati e riciclati. PROGETTO - Life Reskiboot coinvolge tre stati europei (Bulgaria, Italia e Belgio) per un budget totale pari a 2.819.037 euro, di cui il 55% è

cofinanziato dalla Comunità Europea. Si sviluppa su un ampio arco temporale che va dal 1° settembre 2020 al 29 febbraio 2024 e coinvolge diversi partner: • Grifone Srl – Bulgaria – Coordinatore • Dalbello Srl – Italia • EPSI - La piattaforma europea per l'innovazione sportiva – Belgio • Plastic Sort Srl – Italia • Rent a Sport Italia Srl – Italia • Studio Fieschi e soci Srl – Italia • Università di Bologna (DICAM) – Italia I PRINCIPALI OBIETTIVI:

1. Produzione di scarponi da sci riciclati al 90% - Gli scarponi da sci postconsumo vengono recuperati dai noleggi, selezionati e riutilizzati come materie prime secondarie, che vengono poi messe a confronto con materie prime vergini. In questo modo è possibile ottimizzare il progetto e la produzione dei componenti. 2. Test degli scarponi realizzati - Primo obiettivo è la fabbricazione di 1.000 paia di scarponi da sci con materie prime secondarie, successivamente provati sulla neve per testarne le proprietà in termini di comfort, caratteristiche tecniche e sicurezza e dimostrarne la possibile commercializzazione. 3. Sviluppare un processo di fabbricazione ottimizzato - In questo senso è importante che gli scarponi possano garantire l'utilizzo del 90% di materia prima riciclata, l'eliminazione degli scarti di lavorazione e la successiva miglioria in termini di design del prodotto, con lo scopo di rendere il processo di produzione più semplice. 4. Attuare un nuovo modello di business di economia circolare -

Sede Dalbello, Asolo (Tv) di raccogliere scarponi da sci post-consumo da trasformare in materie prime secondarie e definendo un nuovo servizio con l'obiettivo di riutilizzare l'involucro esterno, sostituendo solo il rivestimento interno con uno riciclato. Infine, si vuole ottenere un calo di almeno il 7% sul costo finale degli scarponi da sci, giustificato dal ridotto utilizzo di materia prima vergine. 5. Monitoraggio delle prestazioni ambientali e circolari - Misurare il miglioramento rispetto alla linea di base effettiva realizzando una Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD) certificata e fornire un Product Category Rules (PCR) per altri produttori di scarponi da sci. Infine, comunicare ampiamente i risultati di Reskiboot a professionisti, aziende, università, istituti di ricerca e clienti finali.

LA RIVOLUZIONE GREEN DI SCARPA È NELL’ANIMA Pebax Rnew è un polimero derivato dall’olio di ricino che, dopo la lavorazione, diventa un materiale bio-plastico estremamente leggero e resistente. Utilizzato da SCARPA dal 2009 Gea e Maestrale sono gli scarponi che confermano l’agire responsabile di SCARPA: sono infatti realizzati con Pebax Rnew, un materiale naturale, biologico e riciclabile proveniente da una fonte rinnovabile. L’azienda è stata la prima al mondo a utilizzare i materiali Pebax nella realizzazione degli scarponi, dapprima da telemark e successivamente anche da scialpinismo. Proveniente da coltivazioni indiane e realizzato da Arkema, multinazionale specializzata nella produzione di composti innovativi, il Pianta di ricino Pebax è un polimero derivato dall’olio di ricino che, dopo la lavorazione, diventa un materiale bio-plastico estremamente leggero, resistente e capace di mantenere inalterate le prestazioni anche molti gradi sottozero. Pebax Rnew nasce nel 2007 ed è la versione più recente del composto ancora oggi utilizzato dall'azienda di Asolo. “La collaborazione tra SCARPA e Arkema nasce più di 40 anni fa, quando per la prima volta fu utilizzato il Pebax per la realizzazione di uno scarpone d’alta quota in materiale plastico, il Vega”, racconta Massimo Pellizzer, category manager scialpinismo. “Poi lo sviluppo negli Anni ‘90 del primo modello da telemark in plastica ha rafforzato la sinergia tra le due realtà, che è sfociata con l’introduzione del Pebax Rnew nel 2009 su altri scarponi per questa disciplina e anche per lo skialp. Il rapporto che lega le due aziende va quindi oltre alla semplice fornitura di materia prima, ma esiste un forte legame tra i responsabili R&D che si incontrano, si scambiano informazioni ed esperienze con il fine di raggiungere nuovi obiettivi, per sviluppare prodotti sempre più performanti, leggeri e sostenibili”. Il Pebax Rnew è un polimero di derivazione naturale e le sue prestazioni meccaniche consentono un’eccezionale leggerezza, resistenza e ritorno di energia. Diventa quindi il materiale ideale per la realizzazione di scarponi da scialpinismo leggeri e performanti. Scegliere il Pebax Rnew significa un risparmio di energia del 29%, rispetto all’equivalente che si sarebbe dovuta usare coi materiali plastici standard, senza dimenticare una riduzione del 32% delle emissioni di anidride carbonica. “La principale area di produzione dell’olio di semi di ricino si trova nella regione del Gujarat, in India. Il ricino cresce nelle regioni aride, dove c’è poca crescita delle foreste i semi sono resistenti alla siccità e sfruttano i cicli delle piogge monsoniche. I fagioli vengono schiacciati per produrre l’olio che, una volta raffinato, è trasformato nella materia prima a base biologica primaria nel polimero”.

Questo può avvenire definendo un sistema di ritiro dei noleggi, al fine

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SOSTENIBILITÀ SU TUTTA LA LINEA Per Salomon l’impegno con l’ambiente si amplifica e si incarna in un nuovo obiettivo: il lancio dello sci nordico S/Max eSkin con un nucleo in plastica riciclata # di Sara Canali

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er il brand francese, quello verso la sostenibilità è un impegno già intrapreso da tempo, soprattutto per quanto riguarda il settore degli sport invernali che include articoli come sci, scarponi, occhiali e caschi. La definizione di un nuovo obiettivo di design più green per tutta la sua intera linea è un altro passo verso la realizzazione degli impegni globali che l'azienda ha assunto per ridurre il proprio impatto ambientale. Entro il 2030 infatti, Salomon si è proposta di diminuire le sue emissioni complessive di CO2 del 30% e si è impegnata a creare il 100% dei suoi prodotti attraverso i principi dell’economia circolare. Riconoscendo come il futuro dello sci alpino, dello sci nordico e dello snowboard sia direttamente influenzato dai cambiamenti climatici, ha stabilito un piano per operare a lungo termine in modo più sostenibile: riducendo gli imballaggi, migliorando la durata e la riparabilità dei prodotti, rimuovendo sostanze chimiche e composti inquinanti e, poi, integrando l'uso di materiali che rispettino maggiormente l'ambiente.

• definizione di un elenco di “principi fondamentali” che tutti i prodotti per gli sport invernali dovranno soddisfare entro il 2025, in linea con la strategia di sostenibilità globale di Salomon; • collaborazione con i partner commerciali e nei canali di distribuzione, nonché l’impegno con la comunità degli sport invernali per definire un dialogo collettivo verso obiettivi responsabili. IL NUOVO SCI NORDICO S/MAX eSKIN - Salomon presenta il nuovo sci nordico S/Max eSkin: la costruzione principale dello sci utilizza bottiglie di plastica riciclate. La nuova anima si chiama S-Core 45, dove la S sta per “sostenibile” e “45” rappresenta la percentuale del peso del nucleo prodotta dalla schiuma di poliuretano (PET) riciclata dalle bottiglie di plastica (la percentuale si riferisce a una lunghezza di 201 cm). Il PET riciclato viene inserito in uno stampo Densolite, conferendo all'S-Core 45 la miscela perfetta di leggerezza e durata. Il nuovo S/Max eSkin ha tutte le caratteristiche di un prodotto per accelerare sulla neve. Non a caso, presenta lo stesso profilo e la sciancratura degli sci da gara utilizzati da Salomon in Coppa del Mondo, ovvero, lo sci S/Lab Carbon Classic prodotto di riferimento per quanto è in grado di offrire in scorrevolezza e accelerazione. I nuovi sci S/Max eSkin saranno disponibili a partire dall’autunno del 2021.

Per agire concretamente lungo l'intera filiera Salomon Winter Sports ha stabilito un piano con l'obiettivo di operare a lungo termine in modo più green: • lancio di una linea di prodotti per gli sport invernali innovativi e altamente sostenibili;

NEL SEGNO DEL RESPECT La campagna del Gruppo Rossignol non riguarda solo il prodotto finito, ma coinvolge tutto il processo produttivo. Compreso il sostegno ad atleti e ambassador Nel 2020 il Gruppo Rossignol ha lanciato il suo programma Respect, con i marchi Rossignol, Dynastar, Lange, Look e Kerma. Una filosofia che parte dall’analisi delle emissioni annue stesse del Gruppo, pari 100.000 tonnellate, con l’obiettivo di ridurre il più possibile l’impatto sull’ambiente. Si tratta del nuovo piano di social & environmental responsibility con tre ambiziosi obiettivi: diminuire del 40% la produzione di rifiuti degli stabilimenti entro il 2025, del 30% l’impronta ambientale entro il 2030, arrivando alla neutralità carbonica nel 2050, e promuovere uno stile di vita in armonia con la natura. Obiettivi che si perseguono partendo dai prodotti, per i quali ci sono quattro imperativi: usare materiali che siano naturali e riciclati, certificati, la cui produzione rispetti il benessere degli animali e ridurre il più possibile l’uso di prodotti di origine chimica o fossile.

LE SEDI - L’headquarter di Saint Jean de Moirans, nei pressi di Grenoble, in Francia, è un gioiello architettonico costruito nel 2009 con criteri di ecosostenibilità. Ma la prima certificazione ISO 14001 di un impianto di produzione è del 2003 per il sito di St. Etienne de Crossey, sempre sul suolo francese. Tutti gli impianti di produzione sono alimentati al 100% da energie rinnovabili e sono già stati raggiunti altri obiettivi: la riduzione del 51% dei consumi per l’illuminazione a Sallanches e Nevers in Francia e Artès in Spagna, del 97% dell'utilizzo di acqua per i sistemi di raffreddamento del sito di Sallanches, ai piedi del Monte Bianco. In tutte le fabbriche, nella piattaforma logistica e nella sede, nel corso del 2020 sono stati montati 600 pannelli fotovoltaici in grado di produrre 200.000 kWh/anno, l’equivalente del fabbisogno di 87 abitazioni. Anche la filiale italiana del Gruppo Rossignol di Formigliana (VC), nella pianura piemontese tra Biella e Vercelli, ha coperto la superficie del tetto con pannelli fotovoltaici in grado di produrre di 700.000 kWh/anno di energia pulita, equivalente al consumo medio annuo di circa 260 famiglie italiane. Una delle esternalità negative maggiori è legata al trasporto dei prodotti e il Gruppo Rossignol controlla due fabbriche in Francia, una in Italia (a Montebelluna) e una in Spagna dove viene realizzata l’80% dell’attrezzatura, in quella stessa Europa che assorbe il 61% delle vendite. Inoltre, sul piano istituzionale, Gruppo Rossignol ha aderito al Fashion Pact presentato al G7 di Biarritz del 2019 e alla Fashion Industry Charter for Climate Action delle Nazioni Unite, abolendo all’interno delle proprie sedi le stoviglie di plastica dal 2017, oltre ad avere installato 12 alveari negli spazi all’aperto. Non mancano le iniziative di supporto ad atleti e ambassador impegnati nel sociale o il sostegno a organizzazioni come POW (Protect Our Winters). Nel 2019 Rossignol ha trasformato il Black Friday in un White Friday, convertendo parte degli incassi in una donazione di 35.000 euro all’associazione.

SCARPONI E SCI - Rossignol sta lavorando per semplificare la costruzione di sci, scarponi e attacchi, in modo da renderli più facilmente smontabili e riciclabili nelle varie parti, ma anche promuovendo la riparazione o il riutilizzo. Il programma “Collecting & recycling”, lanciato nel 2015 in Francia, Svizzera, Italia e Austria, ha raggiunto i 10.000 prodotti raccolti su base annua. L’operazione “Rental New Deal”, in collaborazione con Tri-Vallées, ha visto oltre sette tonnellate di sci, scarponi, bastoncini e snowboard raccolti e riciclati ogni anno. Inoltre la sostenibilità si è spostata anche nel reparto produttivo, visto che il design ‘eco’ ha trovato la sua massima espressione nel nuovo sci Blackops Sender TI. Il top di gamma della linea freeride utilizza solo legno di pioppo e paulownia da foreste certificate FSC o PEFC, lamine con acciaio alla sua seconda vita, solette con il 30-70% di componenti riciclati e topsheet con il 15% di materiale da riutilizzo.

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FOCUS ON

PERCHÉ QUELLO A FUNE È UNO DEI MEZZI DI TRASPORTO PIÙ SICURI AL MONDO? A maggior ragione, dopo l'incidente del Mottarone, Franco Torretta, presidente di Anitif, fa una panoramica sulle misure di sicurezza necessarie per un impianto di risalita # di Sara Canali

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uando si parla di trasporto a fune, si prende in considerazione uno dei mezzi più sicuri al mondo per via delle caratteristiche costruttive, la possibilità di salvataggio dei passeggeri in caso di arresto non ripristinabile dell'impianto e le strette misure di sicurezza, controllo e manutenzione. Nonostante ciò sono passati pochi giorni dall’incidente della linea Stresa-Mottarone che ha sollevato diversi interrogativi circa la gestione della manutenzione degli impianti. Abbiamo chiesto all’ingegnere Franco Torretta, presidente dell’Associazione Nazionale Italiana Tecnici Impianti Funiviari, di farci una panoramica sugli obblighi e le modalità di controllo. Gli interventi sono governati dalla norma funiviaria italiana e dal “manuale di uso e manutenzione dell’impianto” fornito dall’azienda costruttrice. Procedendo secondo un ordine di frequenza, i primi adempimenti quando una funivia è in servizio avvengono a cadenza giornaliera prima della sua apertura al pubblico: si tratta sommariamente di cento operazioni sui componenti elettromeccanici e infrastruttualle revisioni quinquennali: alcune parti “campione” venrali che vengono svolte quotidianamente e che richiedono Franco Torretta gono smontate e analizzate per vedere se ci sono usure intorno alla mezz'ora. L’esito di queste verifiche viene annoe per accertare in questo modo lo stato generale della tato sul “registro giornale” che resta a disposizione di tutti. Ci sono poi struttura. In presenza di difetti il campione viene esteso, diversamente dei controlli mensili che si aggiungono a quelli giornalieri integrandoli è possibile dedurre lo stato di salute dell’intero impianto. Dopo i primi 20 anni si effettuano le revisioni generali che hanno poi una cadene approfondendoli. Al fianco di queste operazioni, in ogni manuale za decennale: in questa occasione l’impianto viene smontato quasi sono indicate le manutenzioni da fare e la loro cadenza che può integralmente e controllato, dopodiché si procede ad adeguamenti essere settimanale, mensile o trimestrale: queste fanno parte della routine meccanica ed elettrica, e vengono registrate sul “registro e rinnovi rispetto allo stato dell’arte e infine a un collaudo finale da di controllo e manutenzione”. Tali operazioni si dividono a loro volta parte del direttore dell’esercizio e di una commissione formata da tra ordinarie e straordinarie e sono svolte dal personale in servizio o tecnici del ministero dei Trasporti. da quello specializzato nella manutenzione. Il responsabile tecnico Per gli impianti messi in servizio prima del 2005, costruiti secondo la dell’impianto (direttore dell’esercizio) deve svolgere annualmente normativa italiana, dopo 40 anni è prevista la scadenza di “fine vita tecnica”; successivamente, possono essere sostituiti oppure contiun'ispezione complessiva sulle modalità di funzionamento insieme, nuare l’esercizio a fronte di un rinnovamento completo o di particolari a cadenze prefissate, ai funzionari tecnici del ministero dei Trasporti. revisioni. In ogni caso, la sostituzione degli impianti avviene prima di Durante questa operazione viene verificato il funzionamento dell’impianto in tutte le condizioni di servizio: vengono testati gli sforzi mototale scadenza in ragione di mutate esigenze di capacità di trasporto re e freno e il comportamento dei vari componenti nelle condizioni o di comfort/attrattività. di carico più gravose sottomettendo l’impianto stesso al trasporto di Per le strutture entrate in servizio dopo il 2005, costruite secondo la normativa europea che fissa requisiti fondamentali di sicurezza a liappositi pesi. Questo collaudo annuale ripete sostanzialmente le vello comunitario, non è più prevista la scadenza di “fine vita tecnica” stesse prove e verifiche svolte alla prima installazione del medesimo, e la manutenzione è interamente governata dal manuale fornito dal assicurando così la permanenza delle condizioni di sicurezza. costruttore. Proseguendo con l’analisi temporale degli adempimenti, si arriva

LE PROFESSIONI DIRETTORE D’ESERCIZIO / ingegnere abilitato alla professione e ulteriormente abilitato dal ministero attraverso un esame specifico. Può gestire un numero contingentato di impianti CAPO SERVIZIO / perito che, tramite un esame teorico scritto, orale e pratico, viene abilitato dal ministero per svolgere la sua mansione. Può dedicarsi a un numero limitato di impianti MACCHINISTA / persona preposta alla movimentazione dell’impianto, abilitato dal direttore dell’esercizio e nominato sull’impianto AGENTE DI RINVIO / persona abilitata dal direttore dell’esercizio e nominata sull’impianto presente alla stazione non motrice. Può fermare l’impianto, ma non farlo partire VETTURINI / persona abilitata dal direttore dell’esercizio e nominata sull’impianto presente a bordo di veicoli di grosse dimensioni

I NUMERI DEL SETTORE Più di 1.500 impianti di risalita e un fatturato di 3,8 miliardi. Questi i dati raccolti da Anef sul comparto funiviario italiano Secondo i dati diffusi da Anef e aggiornati a gennaio 2021, in Italia le aziende funiviarie sono oltre 400, con 1.500 impianti di risalita di diversa tipologia e un fatturato che si attesta attorno a 1,2 miliardi di euro, di cui 900 milioni da vendita di skipass e il resto da servizi e ristorazione. Si tratta di dati nazionali che includono anche i non soci dell’associazione. Il 25% di questi impianti sono aperti anche in estate e la quasi totalità accetta il trasporto delle biciclette. Se ogni anno nella stagione invernale il comparto registra 41 milioni di giornate sci (primi ingressi), per quanto riguarda la stagione calda, sono circa 5 milioni i passaggi e riguardano principalmente gli

appassionati di bike (in forte crescita) e di trekking. Gli impianti sono serviti da circa 3.200 km di piste di lunghezza lineare, che per il 72% sono dotate di innevamento programmato. Le piste “occupano” una superficie di 90,5 km2, che costituiscono lo 0,03% della superficie totale del territorio italiano. Le aziende funiviarie a livello nazionale utilizzano, e poi rilasciano nel ciclo naturale, 26,2 milioni di m3 di acqua ogni anno - dei quali quasi il 40% prelevati da bacini di accumulo, mentre i consumi energetici del settore ammontano a 357 milioni di kWh annui, dei quali oltre il 40% deriva da fonti rinnovabili certificate.

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Il comparto occupa in modo diretto 15.000 persone, alle quali si devono aggiungere almeno altri 2.000 lavoratori operanti nelle attività connesse e interdipendenti (rifugi, noleggi, scuole di sci, etc.). Le immobilizzazioni superano i 2,2 miliardi di euro (impianti, edifici, macchinari, etc.). L’indotto economico dovuto alle attività direttamente collegate alle piste e agli impianti di sci (rifugi, noleggi, maestri, impianti) genera un fatturato di più di 3,8 miliardi di euro, che salgono a 7 miliardi se si considera anche l’indotto generato grazie alla loro presenza sul territorio (lavori edili, acquisto di beni e servizi, alberghi, negozi, ristorazione, eventi, etc.).


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