Uno Stadium illuminato dalla speranza
L’ormai tradizionale ricchezza di Stadium – è attualmente in distribuzione il numero 1 del 2023 – è impreziosita, oltre che da numerosi articoli di particolare significato, dalle due interviste che ci sono state concesse per l’occasione. La prima da don Michele Falabretti, responsabile per la Pastorale Giovanile della Conferenza Episcopale Italiana, e la seconda dal dott. Cosimo Guccione, Assessore per lo Sport e i Giovani del Comune di Firenze. Alla luce delle vicende personali che ci hanno visto fare un pezzo di strada (e di vita) insieme – don Falabretti è stato per alcuni anni prezioso Consulente Ecclesiastico del CSI di Bergamo di cui ero Presidente – ho ritrovato nell’intervista di don Michele, quale responsabile per la Pastorale Giovanile della CEI, il sacerdote, il pastore, la guida dei giovani che conoscevo e che mi è rimasta nel cuore. La personale vicinanza mi permette di cogliere nelle parole che don Michele ha regalato a Stadium la voce del pastore che si fa carico dei giovani, amandoli nel solco dell’amore di Gesù per gli uomini e le donne di questa Terra. La sintesi del pensiero di don Michele è peraltro molto ben espressa nel titolo “Chi vuole bene ai giovani, non resta mai a mani vuote!”. E quelle mani che non sono vuote raccolgono l’acqua
che disseta, nei giovani, la sete di verità, la sete di amore sincero, la sete di fiducia negli ideali più profondi del Cristianesimo. Lo ringrazio anche per le parole di affetto che dedica alla nostra Associazione, quando afferma: «Il CSI per me è stato una famiglia. Mi ha insegnato a sedermi e ad agire con gli altri. Le idee condivise sono sempre più belle e più forti. Penso che offrire esperienze sportive buone sia un modo felice di continuare ad incarnare il Vangelo e a praticarlo». Con questo respiro sinceramente evangelico prosegue tutta l’intervista che raccomando alla lettura dei più giovani così come ai meno giovani per alimentare i loro sentimenti di fiducia nella nostra Associazione.
Sul versante, invece, dell’impegno di un giovane in un ruolo amministrativo pubblico, assume un valore particolare l’intervista all’Assessore dott. Guccione, di Firenze. Iniziamo con questa intervista, bella, aperta, coraggiosa, un viaggio che Stadium ha deciso di intraprendere, a partire proprio da questo numero, nei Comuni italiani. Cercheremo di dar
voce agli amministratori, giovani e non, impegnati nelle diverse realtà amministrative nazionali, dall’estremo Nord al più profondo Sud, in un simbolico dialogo a distanza senza filtri e senza finzioni, così da racchiudere in un unico grande abbraccio tutta la Nazione. Anche questo numero è ricco di tante proposte, di approfondimenti e di analisi che raccomando di non trascurare. Essendo un trimestrale, c’è tempo per la lettura. Ancora una volta, e mi fa piacere sottolinearlo, si tratta di una lettura complessivamente positiva, che non evita di parlare dei problemi esistenti, ma che non perde mai la fiducia nelle potenzialità dell’essere insieme nel CSI, nei nostri dirigenti, nei nostri sostenitori. Una fiducia generata dalla speranza dei cristiani, per i quali il domani non è mai un’incognita angosciante, bensì un’esperienza umana esaltante da vivere, con coraggio e visione profetica, alla luce del messaggio cristiano.
Vittorio Bosio Presidente nazionale CSI“Un numero ricco di tante proposte e di approfondimenti, che non evita di parlare dei problemi esistenti e che non perde mai la fiducia nelle potenzialità
dell’essere insieme nel CSI
Parola di Presidente p. 1
L’angolo dell’Assistente p. 3
Politica: Intervista all’Assessore allo Sport del Comune di Firenze p. 4
Dossier: Il rapporto tra i giovani di oggi e lo sport p. 6
Dossier: Sport per le nuove generazioni. Cosa significa? p. 9
Dossier: Quante sfide aperte sul futuro dello sport p. 10
Nati nel CSI: Dal CSI ai microfoni di Sky, Flavio Tranquillo p. 16
& LA SQUADRA
Polizze&Sport p. 21
L’intervista: don Michele Falabretti p. 22
Attualità: Papa Francesco e gli “sportisti” p. 26
Focus: Junior TIM Cup p. 31
TimeOut: Sport&Go! p. 34
Pillole di storia p. 36
CineSport p. 38
#VitaCSI p. 39
In libreria p. 48
EDITORE E REDAZIONE
Centro Sportivo Italiano Via della Conciliazione, 1 - 00193 Roma www.centrosportivoitaliano.it - comunicazione@csi-net.it
Mail di redazione: stadium@csi-net.it
PERIODICITÀ
Trimestrale
DIRETTORE RESPONSABILE
Leonio Callioni
DIRETTORE EDITORIALE
Vittorio Bosio
REDAZIONE
Felice Alborghetti, Francesca Boldreghini, Daniela
Colella, Massimiliano Dilettuso, Alessio Franchina, Laura Sanvito, Daniele Zaccardi
FOTO
Marco Garelli, Archivio fotografico CSI, Daniele La Monaca
SEGRETERIA DI REDAZIONE
Laura Sanvito
GRAFICA
Gianluca Capponi, Loretta Pizzinga
HANNO COLLABORATO
Chiara Banterla, Giampiero Casale, Mario Casu, Matteo Cornacchia, Massimiliano Dilettuso, Alessia Ferri, Agnese Gagliano, Maddalena Gaita, Francesco Graduato, Michele Lepori, Gilberto Manfrin, Claudio Marrella, Giacomo Mattioli, Giovanni Mauriello, Miranda Parrini, Enrico Pellino, Gianpietro Perrotti, Mario Pertici, Elena Prandini, Antonio Primerano, Biagio Saccoccio, Paolo Seminati, Fabio Setta, Silvia Tagliabue, Roberta Trezza
Stadium è iscritto presso il Tribunale di Roma - Sezione Stampa al n. 158/2021 del 5/10/2021
Stampato da Varigrafica Alto Lazio, Zona Ind.le Settevene - 01036 Nepi (VT) Italia - su carta Fedrigoni Arena White Smooth da 140 gr. biodegradabile e riciclabile
Impariamo dal giardiniere ad ascoltare i giovani
RISPETTANDO LA NATURA, LUI SA BENE CHE OGNI SEME HA UN POTENZIALE, PRECISE ESIGENZE E BISOGNI. NON VIOLA LA SUA ORIGINALITÀ, MA SI ADOPERA AFFINCHÉ FIORISCA
Con troppa facilità e, a volte, moralismo si sente ripetere da più parti lo slogan: “I giovani sono il futuro”. Suona un po’ come una deresponsabilizzazione per noi adulti imbrigliati nelle nostre idee, nei nostri progetti e nella nostra mentalità. Ormai logorati da scelte compiute nei tempi passati, fatichiamo a vedere nei giovani, invece, un “presente” a volte scomodo, che scuote e mette in crisi. La voglia di cambiamento, della ricerca del nuovo, della creatività tipica delle nuove generazioni è interpretata, anche nel nostro CSI, come una minaccia.
Guardando i tanti giovani seduti in platea nel recente meeting dei dirigenti, svoltosi a Roma nei giorni 28-29 gennaio, mi sono chiesto se siamo davvero capaci di sintonizzarci sulle loro frequenze. Se vogliamo veramente ascoltarli, noi adulti dobbiamo metterci nell’atteggiamento di chi è consapevole che da loro possiamo imparare qualcosa. Solo così l’ascolto diventa reale. Quando una persona sa che dall’altro può imparare, diventa più attenta nell’ascoltare e chi parla si sente gratificato. Nella storia raccontata da Michele Serra ne “Gli sdraiati”, c’è un momento in cui, quasi per magia, un padre riesce a portarsi dietro il figlio e suo cugino per una vendemmia di Nebbiolo. Sembra che finalmente
“La voglia di cambiamento, della ricerca del nuovo, della creatività tipica delle nuove generazioni è interpretata, anche nel nostro CSI, come una minaccia. Mettiamoci invece nell’atteggiamento di chi è consapevole che da loro possiamo imparare qualcosa
il figlio segua suo padre, che riconosca il suo insegnamento e la sua testimonianza. Invece no. Anche in questa circostanza, nonostante la bellezza della vendemmia, mentre gli adulti si alzano per lavorare, i due giovani restano a letto fino a tardi. Ma proprio mentre il mondo adulto sentenzia che questi giovani sono molli e incapaci, ci si accorge che i veri “sdraiati” di questa vicenda sono piuttosto gli adulti, incapaci di trasmettere passione ai giovani, di ascoltare i loro interessi e, soprattutto, di lasciarli camminare con fiducia sulla loro strada.
Ci sono due modi, credo, perché questo possa avvenire: seguire la logica del falegname oppure quella del giardiniere.
Il falegname cosa fa? Ha tra le mani un pezzo di legno e in testa l’idea di quello che il pezzo di legno dovrà diventare. Quindi prende martello e scalpello e, con i suoi abili colpi, fa sì che il legno, o il giovane che ha davanti, cresca a immagine e somiglianza delle sue aspettative. Immaginiamo la
vita di questo giovane e, a colpi di ordini, rimproveri, regole e pretese, cerchiamo di farlo crescere secondo il nostro modello.
Un’altra modalità è quella del giardiniere. Lui sa bene che ogni seme ha un suo potenziale e anche determinate esigenze e precisi bisogni. Ogni giardiniere sa che un seme di rosa non potrà mai trasformarsi in geranio. Rispetta la natura. Non viola la sua originalità, ma si adopera perché quel seme, in base alle sue caratteristiche, abbia la giusta quantità d’acqua, di luce, di terra e affinchè possa fiorire. Dobbiamo imparare ad ascoltare l’originalità dei giovani di oggi. La loro creatività, con il cambiamento che richiede, potrebbe anche far paura, perché esige di riorganizzarci in maniera differente, lasciando spazio a idee e modi di vivere a cui non avevamo mai pensato. È l’unica strada percorribile se vogliamo crescere come Associazione.
don Alessio Albertini Assistente Ecclesiastico nazionale CSICosimo Guccione: «Con lo sport benessere, prevenzione e cura»
Cosimo Guccione è un giovane che ha scelto di servire la propria comunità, assumendosi responsabilità rappresentative e amministrative. Oggi è Assessore allo Sport e alle Politiche Giovanili del Comune di Firenze, ma all’incarico non è arrivato per caso: l’abbiamo intervistato per capire come, da ragazzo legato alla sua comunità, sia arrivato a gestire un assessorato tanto rilevante, con importanti deleghe amministrative, e per approfondire le sue misure messe in atto per consentire una pratica sportiva inclusiva, finalizzata all’educazione e alla formazione dei giovani e recettiva del cambiamento.
Assessore Guccione, a più di tre anni dal suo incarico di Assessore allo Sport e alle Politiche Giovanili (e altre deleghe), come valuta la sua esperienza?
La mia valutazione è sicuramente positiva. In questi anni, ho avuto la possibilità di interloquire e di rapportarmi con un mondo variegato e vivace, una realtà fatta di soggetti – siano essi Federazioni o Enti di Promozione Sportiva, Società Sportive o Gruppi Giovanili più o meno strutturati – con i quali ho stabilito un rapporto stimolante ed estremamente costruttivo. Le
emergenze che si sono manifestate, prima fra tutte la pandemia del Covid-19, ci hanno costretto a rimodulare progetti e programmi, indirizzando risorse per risolvere problemi contingenti e, in quel momento, prioritari. Nondimeno, grazie alle risorse del PNRR e dei fondi europei, siamo riusciti a mettere in atto una serie di misure efficaci e – mi risulta – particolarmente apprezzate.
Mi riferisco, ad esempio, al sostegno alle famiglie con redditi bassi, per consentire la pratica sportiva dei figli, all’educazione motoria nella scuola primaria, ai progetti dell’educativa di strada.
Com’è maturata la volontà di mettersi al servizio dei giovani, attraverso l’impegno nel Comune di Firenze?
Fin dai tempi della scuola secondaria, ho cercato di rappresentare esigenze e istanze che, in quel momento, sentivo particolarmente vicine. Sono stato rappresentante degli studenti al Liceo Leonardo da Vinci e poi in Senato Accademico, all’Università degli Studi di Firenze. L’impegno in politica, con i Giovani Democratici, mi ha portato in Consiglio Comunale e poi ad essere nominato, dal Sindaco Nardella, Assessore allo Sport e alle Politiche Giovanili.
Intervista all’Assessore allo Sport e alle Politiche Giovanili del Comune di Firenzedi Francesca Boldreghini
Quali sono i bisogni emergenti, in particolare dopo il Covid, tra i giovani della sua città?
È superfluo affermare che il Covid abbia scavato un solco profondo nella vita di tutti noi, soprattutto nelle giovani generazioni, che per un periodo sono state private di quella “normalità” fatta di scuola, sport, cultura, tempo libero e, più in generale, di socialità. Indubbiamente, c’è un “prima” e un “dopo” il Covid. Come Amministrazione Comunale, abbiamo cercato di intercettare richieste e bisogni: credo di poter affermare che l’impegno sia stato importante e mi auguro sia stato percepito.
Come valuta il contributo educativo e formativo delle società sportive locali alla realizzazione di progetti di sport per tutti?
Ho trovato grande permeabilità e apertura al dialogo. L’approccio allo sport, sia da parte degli atleti, sia, per quel che riguarda l’aspetto gestionale, per le società sportive, sta cambiando. E il Covid ha accelerato questa transizione, esaltando l’attività motoria/sportiva “non strutturata” e all’aria aperta. A tal proposito, abbiamo effettuato un sondaggio e un’indagine demoscopica rivolta a soggetti –sportivi e non – i cui dati sono in fase di elaborazione e ci indirizzeranno nelle future scelte da attuare.
Ritiene che il CSI sia un interlocutore serio e affidabile per la realizzazione del grande progetto della formazione dei giovani?
Quello della formazione è un tema fondamentale. Dirigenti e tecnici devono essere al passo coi tempi per rispondere al meglio al ruolo formativo che lo sport ricopre di diritto. In questi anni, ho potuto apprezzare la professionalità e la
lungimiranza dei rappresentanti del CSI, con i quali ho stabilito un rapporto proficuo. Le iniziative che ci vengono proposte, e per le quali forniamo il nostro supporto, sono particolarmente apprezzate e vanno in questa direzione.
Lo sport può essere strumento di miglioramento di tutta la società, anche per i benèfici effetti sul sistema sociale e su quello sanitario?
Non lo scopro io. Paradossalmente, il Covid ha fatto esplodere ed esaltare la funzione più autentica dello sport, diversa da quella meramente agonistica. L’attività sportiva, praticata a qualsiasi livello e a qualsiasi età, rappresenta un elemento fondamentale per il benessere fisico e psicologico, veicolo di inclusione e di socializzazione, indispensabile strumento di prevenzione e di cura. Un aspetto che le istituzioni, a partire dal Governo e dagli Enti Locali, fino ad arrivare al CONI, alle Federazioni Sportive, agli Enti di Promozione Sportiva e alle Società Sportive, devono recepire, agendo di conseguenza.
Cosa vorrebbe riuscire a realizzare di qui a un anno?
Sono diversi i progetti avviati e che stanno per partire, sia sull’impiantistica che sui programmi e sulle attività. Il primo riguarda lo
Stadio Artemio Franchi, che sarà ristrutturato e adeguato alle normative europee, contestualmente a un complessivo riordino dell’area del Campo di Marte. È di questi giorni l’ufficializzazione della candidatura di Firenze per i Campionati europei di calcio 2032. Partiranno poi, grazie ai fondi PNRR, diversi cantieri per la realizzazione di impianti polivalenti in varie zone della città. Un tema importante è quello che riguarda l’efficientamento energetico su un gran numero di impianti sportivi, che porterà a un consistente risparmio sui consumi energetici, alleggerendo le bollette. Proseguiremo, poi, con una serie di azioni che riguardano lo “Sport per tutti”, con l’apprezzata esperienza dell’educazione motoria nella scuola primaria, così come quella dell’attività motoria nei parchi. Non va dimenticato, infine, l’aspetto relativo ai grandi eventi, che rappresentano un veicolo fondamentale di promozione oltre che un volano per l’economia cittadina. Di qui a fine anno, ospiteremo – oltre ai tradizionali appuntamenti annuali – un torneo internazionale femminile di tennis, il Golden Gala di atletica leggera, gli ottavi e i quarti di finale dei Campionati europei di volley femminile. Fino, naturalmente, al grande appuntamento con la partenza dall’Italia, per la prima volta nella storia, del Tour de France del 29 giugno 2024, proprio da Firenze.
Dirigenti e tecnici devono essere al passo coi tempi per rispondere al meglio al ruolo formativo che lo sport ricopre di diritto
Sport “onlife”
Il rapporto tra i giovani di oggi e lo sport
di Simone Digennaro*Vita onlife: è questa la dimensione esistenziale in cui sono immersi i giovani di oggi. Nativi digitali, essi vivono un’esistenza interconnessa e integrata attraverso le tecnologie digitali, in uno stato esistenziale in cui vita reale e vita virtuale sono tra di loro fuse.
Le attività quotidiane, le relazioni, le modalità di socializzazione, perfino le scelte di vita sono influenzate e
modellate dall’uso di Internet, dei social media, dei dispositivi mobili e delle numerose tecnologie oggi disponibili. Un modo di vivere unico nella storia dell’umanità, che evolve in modo organico con lo sviluppo delle tecnologie digitali, le quali sono tutt’oggi in grado di portare dei cambiamenti significativi nella società, nell’economia, nella cultura e nelle relazioni personali. La vita onlife offre opportunità
inimmaginabili, tra cui la possibilità di accedere a una vasta gamma di informazioni, di connettersi con persone in tutto il mondo, di ampliare la portata delle proprie esperienze di vita. Ma cela anche il rischio della dipendenza dalle tecnologie digitali, dell’anaffettività, della perdita di contatto con la realtà fisica e sociale.
Tuttavia, è un fatto ineludibile, un processo che non può essere
Il CSI si interroga su cosa significa, oggi, proporre attività sportiva
fermato, ma che deve poter essere prima compreso e poi governato. All’interno di questa complessa dinamica sociale e culturale rientra anche lo sport, e il modo in cui i giovani di oggi scelgono, praticano e vivono l’attività sportiva. La virtualizzazione dello sport è ormai un fenomeno diffuso. Il numero di sportivi e di squadre eSport (giochi sportivi elettronici) è in costante aumento, così come i campionati e le competizioni. Gli eSport sono anche stati inclusi nei programmi di alcuni eventi sportivi tradizionali, come le Olimpiadi Asiatiche e i Giochi del Sud-Est Asiatico, e ci sono state discussioni sulla loro inclusione nei Giochi Olimpici.
Secondo una ricerca della Newzoo, nel 2022 ci sono stati circa 729 milioni di spettatori di eSport in tutto il mondo, in aumento rispetto ai 454 milioni stimati nel 2019. E non è un caso che molte società sportive canoniche abbiano aperto sezioni dedicate agli eSport e che le Federazioni Sportive stiano procedendo nella stessa direzione. Al tempo della vita onlife cambia anche la storica distinzione proposta dal sociologo dello sport Eric Dunning tra play – praticare lo sport – e display – fruire dello sport in maniera passiva, da osservatore. Guardare un evento sportivo, oggi, è soprattutto un’esperienza social, in cui si commentano le azioni interagendo con utenti sparsi su tutto il globo, a colpi di hashtag, commenti e like. Ma c’è di più. La NBA, da sempre alla ricerca di nuove modalità di pratica e di fruizione, è stata la prima organizzazione a utilizzare la realtà virtuale applicata alla visione delle partite, favorendo una totale esperienza immersiva
e dando agli utenti la possibilità di scegliere liberamente il proprio punto di vista sull’azione.
Nella Formula E è stato introdotto il cosiddetto fanboost, un sistema che consente ai fan di votare il loro pilota preferito, assegnandogli potenza extra durante la gara, e di fatto influenzandone (in parte) l’esito. Più in generale, le esperienze sportive sono sempre più scelte nella misura in cui possono essere condivise sui social media, creando una comunità online attorno alla pratica sportiva.
Una delle caratteristiche che più di tutte connota la vita onlife è la fluidità dei valori e dei principi, che si traduce in forme di esistenza fluide. Fluidità che i giovani di oggi si aspettano di poter avere anche nelle scelte quotidiane relative, ad esempio, ai vestiti da indossare, ai libri da leggere, agli hobby da intraprendere. E anche nelle scelte in fatto di pratica sportiva si notano i primi segni della fluidità. La fine delle etichette è un chiaro esempio di quanto sta avvenendo: le tradizionali distinzioni tra sport maschili e sport femminili vacillano, “liberando” molte discipline sportive un tempo appannaggio dei soli uomini, o delle sole donne. Finalmente, non è infrequente vedere nei parchi bambine e ragazze che si dedicano a una partita di calcio. O bambini e ragazzi che scelgono di praticare sport – come la danza, l’aerobica, ecc. – un tempo considerati solo per il genere femminile. Ma la tendenza sembra andare oltre, con la nascita di molte discipline in cui la competizione è mista, con uomini e donne che si confrontano e gareggiano nelle stesse circostanze.
“
Una delle caratteristiche che più di tutte connota la vita onlife è la fluidità dei valori e dei principi, che si traduce in forme di esistenze fluide.
Tra le nuove generazioni stanno cambiando anche i luoghi della pratica. L’home gym, la ginnastica da casa, svolta con apparecchiature connesse alla rete, ha visto negli ultimi anni un deciso aumento di praticanti. Il fenomeno è stato anche letto e intercettato dai centri fitness, nei quali la possibilità di avere apparecchiature connesse ad Internet rappresenta oggi una condizione imprescindibile nel ventaglio di offerte di servizi rivolte ai più giovani. Si osserva, inoltre, una maggiore propensione a luoghi di pratica meno canonici e standardizzati, anch’essi fluidi e più personalizzati. È interessante, ad esempio, l’esperienza Maluan Bay Smart Sports Park, in Cina, nella provincia di Fujian, un parco pubblico in cui è stata installata, lungo un percorso di fitness di 2000 metri, una serie di attrezzature sportive, connesse con la rete e dotate di monitor, sistemi di rilevazione del battito cardiaco, ecc., e che ogni avventore del parco può utilizzare a proprio piacimento collegandosi con il proprio smartphone e impostando un percorso di allenamento personalizzato.
Il maggiore accesso alle informazioni e l’attenzione crescente sui temi della sostenibilità e dell’impatto ambientale si riflettono nelle scelte in fatto di pratica sportiva, con una crescente attenzione a sport ecosostenibili, all’uso di attrezzature e materiali dal basso impatto ambientale e anche agli effetti che una determinata pratica sportiva ha sulla comunità. Le scelte, dunque, non sono dettate da soli fattori individuali, ma subiscono anche l’influenza di principi e valori che sono collettivamente condivisi.
La vita onlife sta dunque rivoluzionando dalle fondamenta quel complesso e articolato sistema di attività che chiamiamo sport, che da sempre si rinnova insieme alle dinamiche sociali e culturali che lo circondano. I giovani di oggi stanno plasmando lo sport a propria immagine e somiglianza, portando dentro di esso i propri valori, i propri desideri, la propria visione del mondo e della società. Si tratta di un cambiamento che non può essere fermato, ma di cui il sistema sportivo si deve far carico, cambiando la propria offerta di servizi, ripensando i luoghi e le modalità di
pratica, rinnovando il modo di intendere e di organizzare le attività, favorendo l’ingresso di nuovi profili professionali, sviluppando una stretta sinergia con la tecnologia. Dalla vita onlife deve poter emergere un nuovo modo di pensare, organizzare e praticare lo sport. Uno sport onlife, in cui l’esperienza umana diventa sempre più interconnessa e integrata attraverso le tecnologie digitali. E che allo stesso tempo permette di trovare un punto di equilibrio, tra vita reale e vita virtuale, tra tangibile ed effimero, tra la carne e il digitale.
“
I giovani di oggi stanno plasmando lo sport a propria immagine e somiglianza, portando dentro di essi i propri valori e la propria visione del mondo
Sport per le nuove generazioni Cosa significa?
La domanda si pone perché i confini della pratica sportiva si confondono con l’attività motoria e fisica e perché, soprattutto negli ultimi anni, sono emerse discipline sportive che hanno attratto l’attenzione al pari di quelle maggiormente conosciute e, a volte, anche di più. Un nucleo di interessanti suggestioni, rispetto alle esperienze sportive, proviene dalla cosiddetta “generazione zeta”, ovvero quei giovani nati tra il 1997 e il 2012, che vivono lo sport in maniera sensibilmente diversa dalle altre fasce di età. Proprio alla generazione zeta il Centro Sportivo Italiano dedica un percorso di riflessione e di approfondimento, perché è quella che, al momento, rappresenta un punto di riferimento con cui confrontarsi per cogliere quelle dimensioni che possano favorire incontro, aggregazione, divertimento ed educazione attraverso lo sport. Grazie al progetto “ZportSocial generation 5.0”, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, si sta cercando di aprire uno sguardo sulle nuove dimensioni che l’associazionismo sportivo deve sperimentare. In effetti, il primo tema riguarda le discipline sportive su cui investire e il modello comunicativo con cui promuoverle: una generazione di nativi digitali, che ridefinisce anche le relazioni a partire dai device, come incontra lo sport e qual è il suo rapporto con la tecnologia?
Nessun massimalismo è vincente, ma è evidente che occorra individuare un equilibrio, ricorrendo a un diverso uso dei social, ad un utilizzo di app, ecc., assicurando, però, che il “cuore associativo” non arresti il suo battito. Nello stesso tempo, l’associazionismo sportivo (e non solo, a dire la verità) soffre una crisi dirigenziale. La prossima stagione dovrà vedere protagonista proprio la generazione zeta nel recuperare un impegno
nel volontariato sportivo. A quali condizioni? Con quali caratteristiche? Con quali orizzonti e obiettivi? A queste domande si inizierà a rispondere attraverso tre appuntamenti, destinati a giovani under 35 delle associazioni sportive e dei Comitati territoriali del CSI: tre “World Cafè Digitali”, in cui si chiederà ai partecipanti di riflettere e offrire una propria visione sul futuro dell’associazionismo sportivo. Gli appuntamenti, che vedranno il susseguirsi di testimonianze di apertura da parte di dirigenti sportivi, docenti ed esperti, affronteranno i temi del drop out e dei nuovi modelli di sport per sfidare il futuro, dei valori dell’esperienza sportiva, del coinvolgere ed emozionare i nuovi volontari nello sport. I gruppi di approfondimento, composti esclusivamente dai giovani partecipanti, produrranno dei documenti che saranno presentati come piste di lavoro e studio per il CSI, ma anche per tutti coloro che intendono promuovere l’educazione attraverso lo sport. Non è un caso che il progetto abbia sostenuto una campagna di promozione del volontariato nello sport, all’insegna dell’hashtag #EssereVolontari, realizzata via social. Sono state raccolte le testimonianze e le immagini di volontari e volontarie dello sport che hanno lanciato un messaggio di cittadinanza e di speranza, attraverso il loro essere arbitri, dirigenti di società sportive, allenatori, animatori… Occorre un passaggio di testimone, delicato e importante in un’epoca di disincanti e disimpegni che mette a rischio tutto l’associazionismo, compreso quello sportivo. Il Ministro Abodi ha fatto appello all’esigenza di saper suscitare entusiasmo e vocazioni sportive al servizio dello sport di base.
Il CSI ha già risposto e continuerà a farlo.
In programma una serie di appuntamenti per i giovani under 35 in cui verranno affrontati i temi del drop out e dei nuovi modelli sportivi per sfidare il futuro
Quante sfide aperte sul futuro dello sport
A Roma i vertici dello sport italiano per il Meeting Nazionale Dirigenti del Centro Sportivo Italiano
di Alessio FranchinaDI FRONTE AD UNA PLATEA
DI 400 PERSONE, FRA
QUADRI E RESPONSABILI
ASSOCIATIVI, MOLTI SPUNTI NEL
CONFRONTO APERTO TRA LE
MASSIME ISTITUZIONI IN ITALIA.
DIVERSE LE POSIZIONI DEI VARI
INTERLOCUTORI. DAL MINISTRO
PER LO SPORT E PER I GIOVANI, ANDREA ABODI, A VITO
COZZOLI, PRESIDENTE E AD DI
SPORT E SALUTE, AL NUMERO 1
DEL CONI, GIOVANNI MALAGÒ
Nel suo intervento conclusivo del 29 gennaio al Meeting Nazionale Dirigenti di Roma – presenti oltre 400 persone, donne e uomini, giovani e meno giovani – il Presidente nazionale Vittorio Bosio ha offerto una “fotografia” sostanziale dello stato di salute del Centro Sportivo Italiano: «Un servizio intramontabile, di cui l’Italia ha ancora grande bisogno, da offrire con cuore sincero e con mente libera». In queste parole è riassunto il senso dei due giorni di lavoro ai quali hanno partecipato numerosi giovani dirigenti provenienti da tutta Italia. Di alcuni di loro pubblichiamo in queste pagine le riflessioni sull’incontro che rispondono alla domanda: «Come vedi il CSI del futuro?».
Il Meeting si è arricchito della presenza, non simbolica ma particolarmente sentita, del Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, del Presidente del CONI, Giovanni Malagò, e del Presidente e Amministratore Delegato di Sport e Salute, Vito Cozzoli.
L’Hotel Ergife di Roma è stato il luogo e l’occasione per un’ampia
riflessione interna al CSI sul progetto culturale e sportivo, sulle attività proposte, sul significato dell’essere dirigenti nel mondo dello sport, oltre che sulle nuove discipline sportive e sul modello dei Campionati Nazionali. Il metodo di lavoro ha visto protagonisti il confronto e il dibattito sui vari temi. La revisione e la riscrittura del progetto culturale e sportivo dell’Associazione sono stati il cuore del percorso assembleare. C’è dunque voglia di sognare e immaginare insieme un futuro che sia frutto di una volontà ampia e di una condivisione reale da parte dei territori, dei dirigenti e degli uomini e delle donne del CSI.
In particolare il Presidente nazionale Vittorio Bosio ha sottolineato: «Abbiamo fortemente voluto in questo Meeting i giovani, perché siamo convinti che siano loro il futuro dell’Associazione. Stiamo dalla parte dello sport, del CSI, dei valori che ci portiamo dietro da quasi 80 anni. Abbiamo capito chiaramente, dagli autorevoli interventi di chi governa lo sport italiano, che c’è la volontà di portare gli Enti di Promozione Sportiva dentro il Dipartimento dello Sport, probabilmente fuori dal sistema sportivo nazionale, in un qualcosa che al momento non è ben definito. Personalmente ritengo che dobbiamo essere protagonisti del sistema sportivo nazionale, seppur magari con altre formule. È importante inoltre che vengano stabiliti dei confini sui temi delle attività e delle competenze e che si costruiscano rapporti sereni ma chiari e trasparenti con le Federazioni Sportive Nazionali».
Si rivolgono poi altrove le sue parole: «Lo sport sociale non funziona perché lo si chiama così; funziona solo se lo si pratica con il cuore, così come abbiamo fatto da sempre, con progetti e attività di azione sociale vera. Abbiamo incluso nello
scuola e lo sviluppo delle politiche di sport sociale».
sport le persone con disabilità – per fare un esempio, ma ne potrei fare altri – ben prima che si costituisse un movimento paralimpico così strutturato.
Tra gli auspici di questo 2023 proveremo poi a ricostruire un rapporto fecondo con la Chiesa e, sul piano delle attività sportive, continueremo a valorizzare il territorio, al quale per alcune discipline abbiamo affidato l’organizzazione di Campionati Nazionali. La nostra Associazione va tenuta unita: sono convinto che il Centro Sportivo Italiano tornerà ad essere grande come lo era prima della pandemia, grazie alle tante persone generose che lo abitano».
Il Ministro per lo Sport e per i Giovani
Andrea Abodi ha iniziato, come aveva fatto il presidente Bosio, ricordando l’amico Carlo Tavecchio, scomparso da poche ore: «È una giornata buia perché è andato via un amico, Carlo Tavecchio. È andato in un luogo dove si è sempre presenti e dove un giorno ci ritroveremo. Il connubio sport e giovani può produrre grandi risultati e dei giovani abbiamo l’obbligo di occuparci ancora di più. Rilanceremo i giochi della gioventù con un’agenda multidisciplinare in collaborazione tra Ministeri. L’obiettivo principale del mio Ministero è la scuola e lo sviluppo delle politiche di sport sociale. L’entrata in vigore della Riforma dello Sport è prevista il 1° luglio, data di partenza inevitabile.
“ Abodi: «il connubio sport e giovani può produrre grandi risultati e dei giovani abbiamo l’obbligo di occuparci ancora di più. L’obiettivo principale del mio Ministero è la
Quante sfide aperte sul futuro dello sport
I 6 mesi di proroga serviranno per eventuali aggiustamenti, frutto dell’ascolto con le realtà interessate, ma l’impronta della riforma non si modifica. Invece, sul limite dei mandati, ritengo che 12 anni sia un tempo lunghissimo per lavorare e, in un sistema aperto, favorire il giusto ricambio per chi successivamente prende l’incarico. Possiamo differenziare le politiche, ma dobbiamo porci domande e riflettere sul tema del ricambio generazionale. Per quanto riguarda Sport e Salute, è una società del Governo e non è antagonista del CONI. Concludo con un mio pensiero: vorrei che gli EPS lavorassero a stretto contatto con il Ministero e che il CONI potesse continuare ad esprimersi al meglio nello sport di vertice, con la grande capacità che lo contraddistingue. Serve infatti chiarezza dei ruoli e complementarità. Se c’è questa
armonia, ci sarà un rilancio nel ricambio generazionale e nella vocazione sportiva dei dirigenti».
Di grande interesse anche l’intervento del presidente del CONI Giovanni Malagò, che ha rivolto un sincero tributo alla nostra Associazione: «Il CSI è un grande Ente di Promozione Sportiva. Conosco bene la storia e l’attività sportiva di base che svolgete sul territorio. Di 13 milioni di praticanti sportivi, 2/3 sono tesserati con gli EPS. Ultimamente ci sono state diverse situazioni conflittuali nella governance dello sport. Abodi ritiene che gli EPS debbano far parte del Governo, ma io ritengo invece che non si possa separare lo sport di base dallo sport di vertice. Lo sport di base è lo sport di vertice. Gli equivoci tra CONI, Sport e Salute e Governo sulla Riforma dello Sport nascono dal fatto che chi fa le norme
e i decreti attuativi dovrebbe tenere conto anche di cosa succede nella realtà sportiva, a tutti i livelli».
Il coordinatore nazionale degli Enti di Promozione Sportiva al CONI, Damiano Lembo, ha ricordato: «Da quando è stata costituita Sport e Salute, si è creato un ulteriore soggetto istituzionale, oltre al CONI. Gli EPS si sono trovati al centro di questa situazione con un doppio interlocutore. Come Enti siamo un po’ preoccupati dalla nostra uscita dal sistema sportivo nazionale. Il passaggio degli EPS all’interno del Dipartimento per lo Sport sarà motivo di scontro, anche perché diventa sempre più complicato il rapporto con le Federazioni Sportive Nazionali. Vogliamo che ci venga riconosciuto il nostro ruolo all’interno dello sport di base. Non ultimo, stiamo vivendo una fase delicata anche in vista
dell’entrata in vigore della Riforma dello Sport».
È seguito l’intervento del presidente e AD di Sport e Salute, il quale ha sottolineato: «Sport e Salute e CSI hanno costruito un percorso importante attraverso un lavoro fatto insieme e un comune linguaggio. Il lavoro di squadra e gli investimenti del governo hanno consentito di raggiungere importanti risultati. La strada intrapresa è quella giusta. Grazie agli 80 milioni dedicati allo sport di base, sono stati attribuiti agli Enti di Promozione Sportiva ben 18 progetti, dei quali 4 al CSI. Le sfide non sono nelle parole. Le sfide sono nei fatti. Siamo persone concrete che realizzano fatti. Vogliamo attivare azioni utili alla collettività, avviando sinergie e collaborazioni e portando avanti l’idea dello sport per tutti. Insieme sul territorio possiamo fare la differenza. A tal proposito, abbiamo lanciato un piano sociale che toccherà quartieri, inclusione, sport nei parchi e carceri, che realizzeremo insieme. Lo sport del futuro sono gli spazi che prendono vita e le persone che li abitano. Dobbiamo ritrovare il senso della centralità dello sport, cambiando gli spazi in luoghi e puntando sulla rigenerazione urbana. Non dobbiamo aver paura di innovare. Lo sport può essere uno strumento di crescita economica del Paese».
In occasione della celebrazione della Santa Messa, don Alessio Albertini ha regalato una sintesi degli interventi, ricordando: «Abbiamo sentito tante parole, oggi, e non ce n’è stata una fuori posto. Le nostre parole vogliono esprimere la nostra storia. Vi invito a fare tesoro delle parole che abbiamo ascoltato oggi. Le parole devono infatti dipingere i fatti. La Bibbia è questo. Chiediamoci ora: com’ era intesa la felicità ai tempi di Gesù?
Probabilmente si pensava ad un uomo in salute e sposato con una donna feconda, e una terra in grado di dare buoni frutti. Gesù è l’esatto opposto dell’uomo felice: si preoccupa di rendere felici gli altri, come se si trattasse di un paradosso. Vorrei che la nostra Associazione potesse essere un
po’ paradossale, com’è stato Gesù, nel regalare felicità. Vi invito quindi a non pensare alla felicità utilizzando i canoni normali, a non offrirla come la offrono tutti. In un tempo in cui la gente è demotivata, felici tutti coloro che si impegnano nella nostra Associazione al servizio dello sport e dei giovani».
Allenarsi per il futuro
Sogni e speranze dei giovani dirigenti del CSI
Pronti ad accogliere le novità del mondo sportivo
Massimiliano Dilettuso
In futuro, mi aspetto che il CSI conservi le peculiarità che, nel tempo, hanno reso grande questa Associazione. Auspico che il CSI sia sempre pronto ad accogliere le novità che il mondo sportivo introdurrà nel nostro Paese.
Una sinergia di forze per un futuro condiviso
Vito Grieco
In futuro, spero che il CSI continui ad essere composto da una sinergia di forze: la forza di tanti che diventano una cosa sola.
In cammino verso una visione condivisa e fluida
Alessandro Liguigli
Un CSI come famiglia, composto sia da persone esperte sia da nuove leve, che si incontrino, ma soprattutto che si scontrino, per giungere ad una visione condivisa, adattabile, fluida. Il CSI deve essere come una casa antisismica, forte e solida, ma capace di oscillare e adattarsi ad un contesto mutevole e ambiguo.
Generare futuro sulle solide basi del nostro passato
Alessia Mirante
In questo mondo dinamico anche il CSI è in continua evoluzione; i “giovani” generano futuro, portano novità, ma i “veterani” sono la storia e la tradizione e assicurano basi solide per i giovani. Il CSI del futuro lo vedo pieno di innovazioni, per lo più tecnologiche e questo accade solo grazie ad una continua interazione funzionalista tra giovani e anziani che operano e collaborano insieme per trovare soluzioni migliorative e per assicurare un solido futuro al CSI in questo mondo che cambia giorno dopo giorno.
Attraverso lo sport per diventare cittadini migliori
Giuseppe Birillo
Il CSI del futuro lo vedo di nuovo centrale nella collaborazione sportiva con le parrocchie e gli oratori del territorio in cui opera. Lo sport è sinonimo di passione, inclusione e rispetto delle regole e degli avversari. Solo così potremo aiutare i giovani ad essere futuri cittadini onesti e responsabili.
Vivere la modernità con gli ideali di sempre
Enrico Merelli
Vedo il CSI del futuro come un’organizzazione sempre in movimento e abile nel cercare di stare al passo coi tempi, ma capace comunque di mantenere i suoi ideali e il suo sguardo fisso verso lo sport come strumento popolare di inclusione, di competizione e di confronto per tutti. In una società sempre più fatta di spettatori, al CSI possiamo sempre essere protagonisti.
Essere accolti è sentirsi in famiglia
Eleonora Pasquale Al Meeting Nazionale Dirigenti di Roma ho
vissuto la mia prima “grande” esperienza CSI. Ho trascorso una giornata e mezza incredibile e vissuto un’avventura memorabile.
Ciò che mi ha colpito di più di questa grande famiglia è il senso di accoglienza nei confronti dei più giovani e il valore del gruppo.
Lo sport contenitore di istanze positive
Nicola Battista
Vedo il CSI del futuro come un’Associazione aperta alle sfide del XXI secolo. Lo sport, lo sport del CSI, fattore strategico per il perseguimento dell’obiettivo individuale e comunitario del miglioramento della qualità della vita ed elemento essenziale dell’economia sociale nazionale, deve fare da volano per transizione ecologica, sostenibilità, innovazione, integrazione, il tutto condito con la socialità e l’amicizia che da sempre ci accomunano.
Tecnologia a sostegno della pratica sportiva
Federico Manicone
Alla base della mia idea sul CSI del futuro, troviamo l’utilizzo dei social network, ed in particolare Tik Tok, per integrare tanti giovani under 24 e portarli nella nostra Associazione. Anche le discipline tradizionali si stanno trasformando in momenti di entertainment e nuovi trend sportivi stanno crescendo in modo esponenziale. È il caso degli eSport, che interessano soprattutto le fasce giovanili. Puntare anche sullo sport da “console” oltre che su quello tradizionale, potrebbe far viaggiare i Comitati CSI di Italia in un futuro sportivo-tecnologico, raggiungendo più facilmente i giovani sportivi.
Mettersi in gioco per costruire una comunità educante
Valerio Tarubù
Vedo il CSI del futuro come l’EPS di riferimento per quanto riguarda il perseguimento dei valori di comunità e di educazione all’attività sportiva. Mirando a questi valori, con l’ambizione che a noi “giovani dirigenti” non manca di certo, il CSI diventerà sicuramente un solido e felice punto di riferimento per tutte quelle persone che abbiano voglia di mettersi in gioco e che vogliano sentirsi parte di una grande comunità come la nostra.
Stare al passo col ricambio generazionale
Pietro Lubinu
Nel CSI del futuro vedo tanti giovani e un ricambio generazionale importante. Vedo la gioia e l’allegria nel vivere lo sport giovanile. Vedo la fatica e l’energia di voler stare al passo coi tempi, la volontà di continuare a comunicare la bellezza della fede cristiana attraverso ciò che più ci appassiona. Vedo la speranza nella crescita personale e collettiva di tutto un movimento. Vedo bambini, adolescenti, adulti e allenatori uniti dallo stesso amore: lo sport.
Stadium racconta come si può diventare dei numeri uno, non soltanto da atleti. Con un campione di giornalismo sportivo. Dalle panchine nel CSI ai microfoni di Sky, un lungo “passing game”con Flavio Tranquillo
La grande bellezza cestistica
«CHI CONOSCE LO SPORT SA RACCONTARLO E VIVERLO MEGLIO!»
Si può essere dei campioni di pallacanestro, senza avere il pallone a spicchi in mano? La risposta, positiva, ha un nome, un cognome ed una voce: Flavio Tranquillo, la prosa del basket come non lo avete mai ascoltato e conosciuto.
Generazioni di appassionati e patiti di questo sport, “poesia in movimento”, amano e apprezzano questa disciplina anche grazie alle sue telecronache, al suo timbro vocale su un semplice “pick and roll” giocato fuori dal pitturato, come per l’ennesima tripla realizzata in una gara da Steph Curry. Non staremo qui con lui a narrare oggi antologicamente il “baby hook” di Magic, il “finger roll” di Gervin, Manu Ginobili a Vitoria, Danilovic senza palla, Oscar, Andrea Meneghin contro la Russia o Le Bron da 4515-5. Palese e arcinoto.
Forse non tutti sanno invece che la “carriera” cestistica di Flavio Tranquillo è cominciata a Milano al Rosalba Carriera Dome (oggi scuola Rinascita) nel campionato CSI. «L’amore per questo gioco mi portò ad avventurarmi, nel 1983, come giocatore di una nota squadra del mio quartiere iscritta al campionato del Centro Sportivo Italiano. Interi pomeriggi trascorsi a domare quella palla capricciosa, senza apprezzabili risultati».
UN «DAI E VAI» VELOCE CON LA VOCE PRINCIPE ITALIANA, SIA IN FATTO DI NBA SIA DI ITALBASKET: di Felice AlborghettiNel gioco dei tre secondi, dei tre punti, quanto importanti sono state nel tuo percorso le tre lettere CSI?
Me le ricordo bene. Naturalmente è un periodo lontanissimo da adesso, ma a cui si guarda con tanta nostalgia e piacere. Ricordi sfumati dell’infanzia, ma dall’atmosfera unica ed impagabile. Al centro di tutto c’era quello che facevamo giocando, ma l’acronimo CSI lo ricordo con vero e autentico piacere. Sono cresciuto a Lorenzeggio, e poi sono tornato a giocarci anche più avanti, nel Kolbe.
Qualche particolare?
Scuola Rinascita, GS ARS Milano la squadra. La mia idea era quella di giocare, ma vi erano lì persone che capivano tanto di pallacanestro. Fu un sottile lavoro diplomatico quello fatto con me. Il classico “promoveatur ut removeatur”. Mi è stato presto detto che la squadra aveva bisogno di un allenatore, dunque era un modo carino per dire che avrei comunque fatto meno danni in panchina anziché in campo. E così è iniziata la mia carriera da coach, nonostante l’idea iniziale fosse quella di giocare e nonostante, devo ammettere, mi ritenessi costituzionalmente inibito a ricoprire questo ruolo.
Nel tuo quintetto c’era - se non sbaglio - un certo Federico Buffa. Come ce lo racconta oggi Flavio Tranquillo?
Era un playmaker, ma era una meteora, un vero animale raro, nel senso migliore del termine. Per tutti noi, che iniziavamo a vivere il sogno americano, gli USA erano una questione virtuale. Per lui invece era reale: c’era stato, conosceva gli States. Parlava quella lingua che non era l’inglese della scuola e per noi era come uno che ti porta dentro un mondo misterioso, di cui lui solo aveva le chiavi.
I fondamentali del basket. Quanto importanti sono stati nella tua vita?
Allenare, rispetto a ciò che faccio io, è un’altra cosa, e ritengo che mi abbia aiutato molto anche fare l’arbitro. Pormi nella posizione di allenatore o di arbitro – al di là del doversi documentare rispetto a determinate tecniche o situazioni regolamentari – mi è servito. Tuttavia la parte più importante è stata il cambio di prospettiva: da ragazzi siamo abituati a credere che l’arbitro ce l’abbia con noi o che il coach non ci faccia giocare perché è capriccioso. Mettersi invece dalla parte di chi queste decisioni deve prenderle sentendone il peso aiuta a capire meglio certe dinamiche di gioco.
Il basket “trasmette” il rispetto per gli altri?
Credo che lo sport, a qualsiasi livello, dovrebbe aiutare a portare rispetto agli altri. Non parlerei di trasmettere, parola che invece fa pensare che basti praticare dello sport per acquisirne, quasi per osmosi, tutti i valori. Io penso che lo sport contenga in sé il rispetto per gli altri, ma non è sufficiente mettersi una maglia da gioco, sedersi in panchina,
fare il dirigente o, di rimbalzo, fare il giornalista sportivo per ereditare automaticamente i valori dello sport. Certamente, nello sport meglio che in altri campi, esistono più occasioni per imparare a perdere, o a provare a vincere, o ad esercitare pieno rispetto verso gli altri. Per lo stesso motivo esiste tuttavia anche la possibilità di non imparare a vincere, o a perdere, o a non rispettare; onestamente ciò accade a tantissimi sportivi.
Lo sport oggi spesso è visto dalla tv, dal divano. Ci sono tanti modi per essere tifosi, spettatori, sportivi in generale. Nel basket è normale vedere fischiare un intero palazzetto ad un avversario ai tiri liberi, come invece nel rugby trovare un silenzio assordante a Twickenham mentre piazza un gallese o uno scozzese per il famoso respect to kickers. Nel nostro calcio, invece, anche i minuti di silenzio sono spesso oltraggiati da cori, fischi, o applausi. Ti chiedo: chi gioca, chi è in campo, chi suda e conosce o ha conosciuto le regole del gioco è forse più rispettoso, più sportivo?
La grande bellezza cestistica
Discorso ampio e complesso. In prima battuta certamente sì: mettersi nella condizione del giocatore, dell’allenatore o dell’arbitro, nella condizione di chi fa lo sport, aiuta, a parità di tutto il resto, a capire lo sport. Intendo un’idea di sport filosofico ed astratto. Da qui ai comportamenti che si possono tenere rispetto al proprio ruolo sociale all’interno della vicenda sportiva, ci sono molte differenze. Per questo credo che uno dei problemi più enormi dello sport in Italia sia quello di ricondurre sempre tutto a cosa succede nella finale scudetto, di Champions o di Coppa Italia. Quello è sport in un altro senso. Il motivo per cui si fa sport all’ARS Milano o nel CSI è uno, il motivo per cui si va a vedere uno spettacolo è un altro. È sempre e comunque sbagliatissimo fischiare, disturbare o festeggiare gli errori di un avversario, nonostante, come accennavi, siamo abituati all’atteggiamento dominante che tende a rinforzare tali comportamenti.
Dal mondo USA possiamo imparare qualcosa?
Anche negli Stati Uniti ci sono tutte le gradazioni e i livelli. È vero che nello sport professionistico le persone sono più abituate ad accogliere le
scelte degli arbitri ed è dunque più facile che gli attori capiscano questo meccanismo. Ciò non vuol dire però che lì abbiano nel DNA il gene dello sport sano. Noi banalizziamo spesso e continuiamo a regredire. Occorre invertire la tendenza e andare in profondità.
Approfondendo allora il lato tecnico del tuo mestiere, da narratore di emozioni, non semplice telecronista: quanto ti prepari prima di una gara? Zero. Non voglio certo dire che sia un fatto eccezionale o di bravura: semplicemente non lavoro prima, non mi è mai capitato. Nel mio lavoro, nell’ambito della preparazione ad una partita, mai mi è venuto in mente di segnarmi un modo di dire o di appuntarmi “Se uno fa canestro in tale occasione dico così oppure altro”. Il tempo della preparazione lo utilizzo dedicandomi ad altro, poiché non penso mai prima quello che dirò, visto che ritengo sia il miglior tentativo di provare a rendere spontaneamente quello che vedo. E per farlo penso di avere così il maggior numero di dimensioni interpretative di quello che sta succedendo. Poi, se lo chiamo in un modo o in un altro, sinceramente è irrilevante.
In ogni azione, insomma, il basket ti sorprende e ti emoziona.
Il termine emozione va un po’ depotenziato. Si esagera a mio avviso pensando che lo sport, specie quello guardato, possa e debba in ogni singolo momento regalare emozioni. La cifra principale di ogni attività, incluso lo sport, è l’abitudinarietà. Poi ci sono anche le eccezioni, proprio perché la interrompono. Non è sempre tutto emozionante ma, razionalmente, mi piacciono più i momenti normali in una partita: sono quelli che fanno lo sport.
Perché la pallacanestro possiede così tanta grande bellezza?
Il basket ha una particolare cifra estetica, nel senso più ampio: di visione, di suoni, di ambiente, per quelli che ammettono un valore estetico dentro un palazzetto. C’è una cifra in questo gioco che ti trasmette qualcosa.
Ad altri piace il baseball o il cross o altro. Secondo me il primo livello della conoscenza è emotivo-attrattivo. Tanti, come me, evidentemente condividono questa attrazione primaria verso la pallacanestro. Se poi aggiungessimo il lato etico a quello estetico, allora lo sport lo vivremmo in maniera più piena, più soddisfacente ed appagante e su questo abbiamo tutti svariati chilometri davanti da percorrere, perché siamo indietro. E non è colpa della bellezza del basket, ma nascondersi dietro alla bellezza estetica per svicolare dall’etica non è un modus operandi efficace.
Nel basket NBA si parla di difesa illegale, per chi è troppo “flottati” a zona. Ma fuori dal parquet c’è ben altra legalità da difendere e so che tu in
questo senso hai dei passaggi due mani-petto ai giovani da fare. Cosa possiamo fare noi educatori?
Diciamo sempre che la legalità e lo sport hanno in comune il valore delle regole, solo che poi, in campo, troppe volte ce ne scordiamo e anteponiamo il risultato a quel valore. Fino a che la cultura del risultato sarà più forte di quella delle regole, e oggi è così, lo sport non sarà di aiuto sul terreno dell’educazione alla legalità. Semmai, il contrario.
Se tornassi oggi al CSI come coach, cosa diresti nel tuo time out?
Ai miei ragazzi direi sempre di divertirsi giocando e, se vengono in palestra, vuol dire che ciò avviene. Lo si può fare in maniera più o meno costruttiva, che non significa semplicemente fare ciò che ti dicono, ma anche capire quello che stai facendo, comprenderne il senso. Mi piacerebbe idealmente, se tornassi indietro, provare a confrontarmi con i giocatori per cercare, in senso critico, il “cosa stiamo facendo” ed il valore della nostra attività, più che fare un canestro aggiuntivo. E costruire quella gerarchia dei valori capaci di guidare la nostra esistenza: determinazione, intelligenza, responsabilità, agonismo, attenzione. Se i valori sono stabiliti da altri, in un altro posto, non sono valori, poiché i valori si costruiscono, non si osservano.
I valori della Nazionale italiana alla vigilia del Mondiale. Vedi talenti particolari?
La Nazionale è divertente e positiva, ma è difficile ragionarci sopra: una valutazione risulta inibita da tutte queste interruzioni. E allora parlo del fatto che tutti giocano per arrivare in Nazionale: non so se sia corretto. Sarebbe importante avere altri motivi
per far sport. Perché l’obiettivo della Nazionale può essere raggiunto solo da un numero infinitesimale di atleti. Non possiamo far sentire fallito chi fa sport e non arriva in azzurro. Stiamo facendo un lavoro inefficace se pensiamo frasi come “Comincia a fare sport, poi se arrivi in Nazionale…”. Sarebbe meglio dire: “Se ti va fai dello sport perché ti darà
questo, quest’altro e altro ancora per te. Poi, se fai parte di quello 0,00003% che merita l’azzurro, allora buon per te, ma anche gli altri, il 99,9997%, possono prendere dallo sport tutto ciò che prende chi va in Nazionale”.
Insomma, non c’è solo la NBA, i Mondiali o le Olimpiadi. Si gioca e ci si diverte anche nel CSI!
Chi è la voce italiana del basket
Flavio Tranquillo è nato a Milano il 31 gennaio 1962. Diplomato al Liceo Ginnasio “Tito Livio” di Milano e laureato in Economia e Commercio alla “Bocconi”, con una tesi intitolata “Governance multi-stakeholder e valore economico nel basket professionistico: il conflitto FIBA – EuroLega”.
Gioca (poco) e allena nel 1983 nel CSI la GS ARS Milano. Collabora con pubblicazioni specializzate dedicate al football americano ed al basket, in particolare con la rivista Superbasket, all’epoca diretta dal maestro Aldo Giordani.
Tante esperienze come radiocronista. In seguito si trasforma in giornalista e telecronista per Italia 1, TV Koper Capodistria, Tele+ ed attualmente per SKY Sport. Per molti anni ha commentato anche il basket NCAA, prima di dedicarsi completamente al basket di Serie A, Euroleague ed NBA, in quest’ultimo caso con il commento tecnico di Federico Buffa fino al 2013 e di Davide Pessina, Marco Crespi e Matteo Soragna oggi.
La sua voce è anche legata alla Nazionale Italiana di basket che ha seguito in Francia nel vittorioso Campionato Europeo del 1999 e in Svezia nell’edizione del 2003, dove la Nazionale colse il terzo posto che le permise di qualificarsi per il Torneo Olimpico di Atene 2004.
Come scrittore ha pubblicato sette libri sul basket e sulla legalità.
Sposato con Maria Luisa, dal 2003 è padre di due gemelli, Francesco e Michele. Ammira tutti quelli che si battono davvero contro le mafie e spera di vedere una verità storica accettabile sulle stragi del dopoguerra.
Con CSI e Marsh, la sicurezza nello sport è un gioco di squadra!
Lo sport non solo è un’attività fisica che aiuta a mantenere la salute, ma offre anche l’opportunità di socializzare e di imparare importanti valori come la cooperazione, l’impegno e il rispetto delle regole. Tuttavia non si può negare che la pratica sportiva comporti anche dei rischi, come infortuni, incidenti e lesioni. Ecco perché la sicurezza è un aspetto cruciale che deve essere preso in considerazione da tutti gli attori coinvolti.
Atleti e allenatori sono tra i protagonisti principali nella promozione della sicurezza nello sport: dal rispetto delle regole di gioco al mantenimento di un’attitudine responsabile in campo e fuori, fino all’utilizzo in modo appropriato delle strutture e degli equipaggiamenti sportivi, che devono essere sempre in
condizioni ottimali. Anche le organizzazioni sportive giocano un ruolo importante, dovendosi assicurare che le misure di sicurezza adottate e le strutture messe a disposizione siano a norma e garantendo la formazione necessaria a identificare e gestire le situazioni di pericolo a tutto il personale coinvolto nelle manifestazioni sportive.
La sicurezza nello sport, quindi, è davvero un gioco di squadra. Atleti, allenatori, genitori e organizzazioni sportive devono lavorare insieme per garantire che tutti possano godere del loro sport in modo sicuro e responsabile.
Marsh e CSI scendono in campo per supportare tutti gli sportivi e le organizzazioni nella partita della sicurezza. Il Centro Sportivo Italiano collabora da diversi anni con Marsh, leader mondiale
nell’intermediazione assicurativa e consulenza sui rischi, per tutelare i propri iscritti da eventuali rischi derivanti dalle numerose iniziative e attività organizzate ogni anno. Oltre alle garanzie assicurative collegate all’affiliazione e al tesseramento (obbligatorie ex D.P.C.M. del 03/11/2010), CSI e Marsh mettono a disposizione una serie di prodotti integrativi preventivabili e acquistabili in totale autonomia sul sito
www.marshaffinity.it/csi: un portale online intuitivo per individuare le coperture assicurative più adatte e procedere alla denuncia dei propri sinistri. Attraverso la app MyCSI è invece possibile acquistare tutte le tessere integrative pensate per ciascun tesserato, oltre ad avere tutte le informazioni sempre a portata di mano, direttamente su smartphone.
«Chi vuole bene ai giovani, non resta mai a mani vuote!»
IL SACERDOTE BERGAMASCO: «IL CSI PER ME È STATO UNA FAMIGLIA.
MI HA INSEGNATO A SEDERMI E AD AGIRE CON GLI ALTRI. PENSO CHE OFFRIRE ESPERIENZE SPORTIVE BUONE SIA UN MODO FELICE DI CONTINUARE A INCARNARE IL VANGELO E A PRATICARLO»
di Leonio Callioni e Alessio Franchina
La GMG di Lisbona ai primi di agosto del 2023 ha già migliaia di iscritti: un bel segno di rinascita e di ritorno alla vita. Che a tutti sta a cuore. Per la Chiesa italiana, a sostenere la partecipazione dei giovani e delle diocesi, aiutando i ragazzi a vivere una simile esperienza di vita, è il responsabile del Servizio nazionale per la Pastorale Giovanile della CEI, don Michele Falabretti, prete bergamasco, in passato Consulente orobico del CSI, che è sempre pronto ad incoraggiare i giovani sportivi.
Il suo rapporto con gli oratori e con i giovani è molto intenso e ha segnato gran parte della sua storia. Quando ha capito che la sua strada sarebbe stata nella vicinanza e nel sostegno dei giovani?
Qualche tempo fa mi è capitato di pensare che quest’anno sono trent’anni che sono prete: li ho spesi tutti lavorando per i giovani. In realtà non c’è un momento preciso in cui mi è capitato di deciderlo. Ricordo che, nei giorni vicini all’ordinazione, un prete a me caro mi disse: «Vorrei andare dal Vescovo a chiedergli di mandarti a studiare». Gli risposi: «No, voglio andare in oratorio». Mi disse: «Hai ragione, avrei risposto così anche io». In oratorio sono cresciuto e, vivendolo, ho capito la forza che ha nell’offrire una crescita, di una comunità, nel segno delle relazioni. Mi è sempre sembrata una cosa bella, che cresceva in me sempre
Verso la GMG di Lisbona, Stadium intervista don Michele Falabretti, responsabile per la Pastorale Giovanile della CEI
di più; mi è capitato di non smettere mai di sognare un modo per stare accanto ai ragazzi che crescono attraverso l’avventura educativa: è qualcosa che non smette di stupirmi e che oggi penso che vorrei fare fino alla fine della vita. I giovani hanno la capacità di tenere viva la forza della vita e provocano in me, ormai adulto, il desiderio di onorarla, facendola crescere sempre di più. Penso che non esista niente di più affascinante.
Lei ha affermato, anche recentemente, che: «fare pastorale giovanile significa incrociare il desiderio profondo che abita ogni bambino, ragazzo, adolescente e giovane che incontriamo. Sapendo che il loro desiderio può placarsi soltanto attraverso la relazione con gli altri che in definitiva
sanno mostrarci la possibilità di incontrare l’Eterno». Si tratta di un’intuizione molto significativa, che lega una fase importante dell’età di ogni persona, quella della gioventù, all’anelito che c’è in ognuno di noi di vivere l’eterno. Cosa può fare il CSI per aiutare ogni ragazzo a realizzare, nella vita di ogni giorno, questo desiderio?
Il CSI può fare tantissimo. Non ho impiegato molto tempo, in oratorio, a capire che non tutti i ragazzi avrebbero potuto crescere attraverso processi educativi più tradizionali e meno legati al gioco, come la catechesi e le esperienze di spiritualità. Lo sport, per loro, è stato davvero una dimensione di salvezza: hanno imparato a vivere accanto agli altri nel rispetto e
“
Vivendo l’oratorio ho capito la forza che ha nell’offrire una crescita della comunità nel segno delle relazioni. Non ho mai smesso di sognare un modo per stare accanto ai ragazzi che crescono
nella collaborazione, hanno aperto il cuore a pensieri più profondi attraverso il gioco. Così ho capito che nello sport entrano dimensioni umane molto significative e importanti, ma ho capito anche che nelle cose che consideriamo più “serie” l’elemento del gioco non può mancare. Se il CSI continuerà ad accettare di praticare un’attività veramente educativa e lavorerà insieme a tutti gli altri, potrà soltanto fare del bene a tutta la comunità: uno sport che rimane fedele ai principi più veri è un grande aiuto per capire che, al di là della classifica e della gara, ci sono le persone e la vita.
Lei spesso usa un’espressione meravigliosa: «Vogliamo bene ai nostri ragazzi e vogliamo il loro bene». Pensa che i giovani sentano questa vicinanza dei sacerdoti e degli educatori?
Dipende dai preti e dagli educatori, ovviamente. Quando ci si vuol far sentire vicini, e non è una cosa difficile, i giovani capiscono. Sono molto sensibili alla cura e all’accompagnamento, perché, quando lo si fa con sincerità, percepiscono di avere a disposizione un appoggio importante per la vita. Quando sento un adulto che parla male dei giovani, mi domando sempre se si sia mai fatto due domande sul suo modo di stare accanto a loro. Chi vuole bene ai giovani, non resta mai a mani vuote.
Lei è stato Consulente Ecclesiastico del CSI di Bergamo (oggi sono Assistenti Ecclesiastici): cosa porta ancora nel cuore di quel tempo?
Anzitutto una grande accoglienza.
Ogni volta che varcavo la soglia della sede, non c’era una persona che non mi sorridesse o non mi facesse capire che lì dentro ero il benvenuto: il CSI per me è stato una famiglia. Poi mi colpiva sempre il fatto che tutti quelli che erano lì erano continuamente indaffarati, al lavoro. Le cose belle non crescono da sole: la dedizione di molti portava ad un radicamento e ad un legame con il territorio che per il CSI è
fondamentale. Questo permetteva sempre di superare le difficoltà: nello sport non mancano mai i momenti di contestazione ma, quando c’è fiducia reciproca, non c’è niente che non si possa superare. Ricordo che, quando c’era qualche attrito in oratorio, si faceva un gioco strano: io finivo per prendere le parti della società sportiva davanti al prete, il presidente teneva le parti del prete o della parrocchia davanti alla società
«Chi vuole bene ai giovani, non resta mai a mani vuote!»
sportiva. Funzionava, ed era un vero gioco di squadra. E poi il lavorare insieme: l’Associazione mi ha insegnato a sedermi e ad agire con gli altri. Le idee condivise sono sempre più belle e più forti: ascoltare mi aiutava ad allargare i miei orizzonti, a capire di più le situazioni. Non ricordo una riunione o un incontro dal quale sia uscito pensando di aver perso tempo.
Sento di dover aggiungere una parola per il Presidente nazionale; Vittorio per me è stato molte cose: un padre, quando mi sentivo in difficoltà; un fratello maggiore, quando dovevo progettare qualcosa; un amico, quando potevo condividere con lui aspetti di vita che non erano sempre legati all’attività sportiva. In quegli anni abbiamo fatto insieme davvero un lavoro bellissimo.
Pensa che il Centro Sportivo Italiano abbia un ruolo importante nella formazione dei giovani e che possa contribuire a formare una società più giusta, solidale e incentrata sui valori cristiani? Credo che sia la ragione per cui il CSI è nato e queste cose stanno scritte nel suo statuto. La giustizia, la solidarietà, l’amore cristiano sono scritti dentro lo sport che, come una parabola, mette in scena la vita così come la vorremmo: con delle regole, perché tutti abbiano le stesse condizioni; affrontandosi da avversari, senza diventare nemici; facendo spazio a tutti, perché ciascuno possa mettersi alla prova e poter dire di avere un posto nel mondo. Quando una società sportiva riesce a far vivere in questo modo lo sport, sta creando un’oasi di pace, di giustizia, di fraternità dentro questo mondo. Sono semi importanti che possono crescere e produrre qualcosa che contamina in modo buono la vita di tutti. Nessuno di noi può fermare da solo la guerra e le ingiustizie del mondo, ma, se riusciamo a produrre spazi di vita buona, il bene comincia a respirare in tutta la società.
Ha ancora senso che gli oratori e le parrocchie facciano attività sportiva?
La Chiesa sta vivendo dentro un cambiamento radicale. Le domande su come deve essere e cosa dovrebbe fare sono all’ordine del giorno. Io penso che offrire esperienze sportive buone non sia soltanto un servizio a questo mondo e a questo tempo. Penso che sia un modo felice di continuare a incarnare il Vangelo e a praticarlo.
Papa Francesco e gli “sportisti”
Come avesse realizzato un punto, trasformato una meta, marcato un gol, segnato un tiro libero. Papa Francesco è stato per il CSI un importante compagno di squadra. Da vero leader e capitano del Centro Sportivo Italiano, ha fatto molto di più di quanto avrebbe fatto un semplice campione. Ha infatti fornito numerosi assist, ogni qualvolta in udienza si è intrattenuto in dialogo con gli sportivi, indicando la “tattica”, la “rotta”, la “meta” e spronando tutti a dare il meglio di sé, parlando sempre degli aspetti fondamentali dello sport alla luce della fede. Indimenticabili per il CSI quei dodici minuti di time out, il 7 giugno 2014, nel giorno del 70° anniversario della nascita dell’Associazione, quando il pontefice spronò così la gente del CSI: «Da capitano vi sprono a non chiudervi in difesa, ma a venire in attacco, a giocare insieme la nostra partita che è quella del Vangelo». Stadium, in occasione della ricorrenza, il 13 marzo del 2023, dei dieci anni trascorsi al soglio di Pietro, ha voluto festeggiare l’argentino Vescovo di Roma attraverso i valori messi in campo nelle parole di alcuni suoi celebri discorsi alle Federazioni o agli esponenti dello sport italiano.
Il CSI celebra i dieci anni di pontificato di Papa Bergoglio, vero leader e capitano della sua squadra
di Felice Alborghetti
BERGOGLIO HA TRATTATO LO SPORT, RITENENDOLO UN CANALE SPECIALE PER PROMUOVERE FRATELLANZA, PACE E UNITÀ. AL FINE DI «METTERSI IN GIOCO FINO IN FONDO NELL’INCONTRO CON GLI ALTRI».
“
Se nella vita non hai fatto canestro, non hai perso per sempre «Vorrei dire una cosa proprio pensando alla pallacanestro. Il vostro è uno sport che eleva verso il cielo perché, come disse un ex giocatore famoso, è uno sport che guarda in alto, verso il canestro e, perciò, è una vera e propria sfida per tutti coloro che sono abituati a vivere con lo sguardo sempre rivolto a terra. Vorrei che questo fosse per voi anche un nobile compito: promuovere il gioco sano tra i bambini e i ragazzi, aiutare i giovani a guardare in alto, a non arrendersi mai, a scoprire che la vita è un cammino fatto di sconfitte e di vittorie, ma che l’importante è non perdere la voglia di “giocarsi la partita”. E aiutarli a capire che, quando nella vita “non hai fatto canestro”, non hai perso per sempre. Puoi sempre scendere in campo nuovamente, puoi ancora fare squadra con gli altri e puoi tentare un altro tiro».
La lealtà del rugby e la corsa verso la meta
«Il rugby è uno sport molto simpatico, e vi dico perché lo vedo così: perché è uno sport duro, c’è molto scontro fisico ma non c’è violenza, c’è grande lealtà, grande rispetto. Giocare a rugby è faticoso, non è una passeggiata! E questo penso che sia utile anche a temprare il carattere, la forza di volontà.
Un altro aspetto che risalta è l’equilibrio tra il gruppo e l’individuo.
Ci sono le famose “mischie”, che a volte fanno impressione! Le due squadre si affrontano, due gruppi compatti, che spingono insieme uno contro l’altro e si bilanciano. E poi ci sono le azioni individuali, le corse agili verso la “meta”. Ecco, nel rugby si corre verso la “meta”! Questa parola così bella, così importante, ci fa pensare alla vita, perché tutta la nostra vita tende a una meta; e questa ricerca è faticosa, richiede lotta, impegno, ma l’importante è non correre da soli! Per arrivare bisogna correre insieme, e la palla viene passata di mano in mano, e si avanza insieme, finché si arriva alla meta. E allora si festeggia!»
I fondamentali del volley: «C’è sempre qualcuno da servire» «Vorrei dunque incoraggiarvi a proseguire nel cammino intrapreso, proponendo alcune indicazioni che traggo dalle azioni fondamentali del vostro sport.
Innanzitutto, la battuta, che è il primo colpo che dà il via al gioco. Nella partita, così come nella vita di ogni giorno, occorre prendere l’iniziativa, assumersi la responsabilità, coinvolgersi...
Quando nella vita non hai fatto canestro, non hai perso per sempre. Puoi sempre scendere in campo nuovamente, puoi ancora fare squadra con gli altri e puoi tentare un altro tiro
Francesco e gli “sportisti”
Alla battuta corrisponde la ricezione. Come bisogna essere pronti a ricevere la palla per indirizzarla in una determinata area, così è importante essere disponibili ad accogliere suggerimenti e ad ascoltare, con umiltà e pazienza... C’è poi l’alzata, il passaggio verso il compagno o la compagna che ha il compito di finalizzare l’azione. Non si è mai soli, c’è sempre qualcuno da servire. Non esiste solo la dimensione individuale, ma si è parte di un gruppo: ognuno è chiamato a dare il proprio contributo perché si possa vincere insieme. Decisiva è certamente l’azione di attacco, che consente di fare punti e di costruire la vittoria. Per opporsi all’attacco, si fa il muro. Questa parola ci fa pensare ai muri presenti in diversi luoghi del mondo, segno di divisione e di chiusura, dell’incapacità degli uomini di dialogare, della presunzione di chi pensa che ci si può salvare da soli. Invece, nella pallavolo, quando si fa muro, si salta in alto per affrontare la schiacciata avversaria: questo gesto ci aiuta a pensare la parola in un’accezione positiva. Saltare in alto significa distaccarsi da terra, dalla materialità e dunque da tutte quelle logiche di business che intaccano lo spirito sportivo. I soldi e il successo non devono mai far venir meno la componente di gioco, di divertimento. E per questo mi raccomando tanto: non lasciare mai la dimensione amatoriale dello sport. Lo sport o è amatoriale o non è sport. Questo va custodito bene, perché con questo voi custodite anche il vostro cuore».
Il Papa al CSI. Sport: scuola di regole e di incontro
Lo sport «è una grande scuola, a condizione che lo si viva nel controllo di sé e nel rispetto dell’altro».
Insegna infatti il rispetto delle regole
«Una grande lezione dello sport, che ci aiuta ad affrontare anche la fatica quotidiana dello studio e del lavoro come pure le relazioni con gli altri, è che ci si può divertire solo in un quadro di regole ben precise. Infatti, se in una gara qualcuno si rifiutasse di rispettare la regola del fuorigioco, o partisse prima del “via”, o in uno slalom saltasse qualche bandierina, non ci sarebbe più competizione, ma solo prestazioni individuali e disordinate. Al contrario, quando affrontate una gara, voi imparate che le regole sono essenziali per vivere insieme; che la felicità non la si trova nella sregolatezza, ma nel perseguire con fedeltà i propri obiettivi; e imparate anche che non ci si sente più liberi quando non si hanno limiti, ma quando, coi propri limiti, si dà il massimo. Dobbiamo essere padroni dei nostri limiti e non schiavi dei nostri limiti».
“E per questo mi raccomando tanto: non lasciare mai la dimensione amatoriale dello sport. Lo sport o è amatoriale o non è sport. Questo va custodito bene, perchè con questo voi custodite anche il vostro cuore
e promuove la cultura dell’incontro. Se vissuto in quest’ottica, esso diventa uno «strumento per promuovere l’accoglienza, la salute, l’occupazione, le pari opportunità, la salvaguardia dell’ambiente, la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, la coesione e l’integrazione sociale... Possiate essere sempre grati a chi vi educa e vi accompagna, agli allenatori, agli educatori, ai genitori e alle vostre famiglie. Possiate essere portatori di speranza in tutti gli ambienti nei quali vi trovate a vivere; e state sempre vicino a chi tra voi è più debole a causa di una disabilità, in modo che partecipi alle varie attività insieme agli altri e non si senta mai escluso. Possiate anche accompagnare, con la vostra amicizia e il sostegno fattivo, quanti fra voi si dedicano ai progetti di volontariato sportivo internazionale, che state realizzando in diversi Paesi e rappresentano un
segno prezioso per il nostro tempo».
La capacità ludica aiuta la dimensione spirituale
«Lo sport ci può aiutare, perché ci insegna che con la pazienza, con l’esercizio, con la creatività e la perseveranza si può migliorare, si possono raggiungere traguardi che sembravano impensabili.
E questo avviene attraverso una dimensione che sta al di sotto di tutte le altre e le anima tutte: la dimensione spirituale. Non mi riferisco a quella psicologica, che pure è decisiva, ma proprio a quella spirituale, cioè alla nostra relazione con il senso del vivere, del nostro essere e delle nostre relazioni. E la capacità ludica aiuta questa dimensione spirituale. Al centro dell’essere umano c’è un cuore, non in senso fisico, ma simbolico, un cuore che sa ricevere e dare amore».
Anche quest’anno, alla competizione sportiva, sono affiancati diversi appuntamenti, iniziative ed attività di riflessione, contro il razzismo ed ogni forma di discriminazione.
Junior TIM Cup - Keep Racism Out
Il Torneo degli Oratori
Torna uno degli appuntamenti più attesi per i giovanissimi calciatori degli oratori: la “Junior TIM Cup – Keep Racism Out”. Giunto alla sua decima edizione, il torneo giovanile di calcio a 7 riservato agli under 14 è organizzato da Lega Serie A, TIM e Centro Sportivo Italiano. Anche nel 2023, dunque, i tre partner hanno deciso di promuovere i valori del calcio oratoriale, che sarà sotto i riflettori del massimo campionato italiano. «Quest’anno festeggiamo la decima edizione della Junior TIM Cup, un grande traguardo che merita di essere raccontato e che dimostra, ancora una volta, quanto i giovani siano fondamentali per il calcio e quanto lo sport sia fondamentale per loro. In questi dieci anni il mondo è cambiato, ma non l’impegno di Lega, TIM e CSI – sostiene Lorenzo Casini, Presidente della Lega Serie A – dobbiamo essere orgogliosi di aver coinvolto oltre 83mila
ragazzi facendoli giocare in una competizione nazionale, mettendo sempre al centro i valori sani dello sport e del vivere civile». Al centro del progetto spicca la “difesa a 3”, ossia il modulo pensato dai tre organizzatori del torneo che punta a ‘mettere in fuorigioco’ il razzismo, nel calcio come nella vita. Anche la decima edizione della Junior TIM Cup, infatti, sarà caratterizzata dall’impegno a sostegno della campagna Keep Racism Out,
ideata per garantire la parità di trattamento, la tutela dei diritti umani nel calcio e per tenere il razzismo fuori dagli stadi, sensibilizzando gli appassionati di calcio, specie i più giovani, a combattere ogni forma di discriminazione e di intolleranza. «Siamo orgogliosi di affiancare la Junior TIM Cup per il decimo anno consecutivo. Anche per questa stagione sosteniamo il progetto “Keep Racism Out” per sensibilizzare i giovani sull’importanza dei valori sportivi, promuovendo l’inclusione per contrastare il razzismo e tutte le forme di discriminazioni – dichiara Sandra Aitala, responsabile Brand Strategy, Media & Commercial Communication di TIM – Un’iniziativa che consolida la collaborazione tra TIM, Lega Serie A e CSI con l’obiettivo di alimentare i sogni dei ragazzi under 14 coniugando educazione e sport, valori del gioco oratoriale e del calcio professionistico».
Come di consueto ormai, le squadre
“ La competizione promossa da Lega Serie A, TIM e CSI raggiunge la decima edizione
degli oratori, composte da aspiranti calciatori, saranno a turno ospiti nei diciassette stadi delle città dove si disputa la Serie A TIM per vivere esperienze indimenticabili grazie alle attività e alle iniziative a loro dedicate, che sono realizzate in collaborazione con i club della Lega Serie A. Fratellanza, integrazione e accoglienza saranno i valori cardine della competizione sia sui campi da gioco sia sugli spalti, dove i calciatori in erba osserveranno le gesta dei propri beniamini, ospiti dei club della massima serie. «L’edizione della stella sarà dedicata alla campagna “Keep Racism Out”, la stessa di cui saranno protagonisti tutti i campioni della Serie A nella 26ª e 27ª giornata, al fine di sensibilizzare anche le generazioni più giovani sui temi del rispetto e della lotta al razzismo e ad ogni forma di discriminazione. Perché per essere campioni in campo, bisogna esserlo prima nella vita», sottolinea Casini. A testimoniare e a sensibilizzare le
generazioni più giovani sui temi del rispetto e della lotta ad ogni tipo di discriminazione non mancheranno occasioni in cui i protagonisti del mondo del calcio italiano, esperti ed educatori incontreranno i calciatori in erba delle squadre oratoriali del CSI.
I ragazzi degli oratori Junior TIM Cup, infatti, oltre che sui campi di calcio, saranno coinvolti in attività educative sul tema antirazzismo.
«Con immensa gratitudine ai compagni di squadra Lega Serie A e TIM siamo pronti a ripartire con una nuova edizione della Junior TIM Cup – afferma il Presidente nazionale del Centro Sportivo Italiano, Vittorio Bosio – È la ‘decima’ che nel mondo calcistico significa una stella. Proprio così: per noi e per i nostri oratori questo torneo è davvero una luce che accende i riflettori sulla straordinaria amicizia e il legame che unisce il calcio delle parrocchie a quello di vertice».
Le squadre vincitrici delle fasi
oratoriali si affronteranno in primavera nelle fasi regionali o interregionali di qualificazione e, a seguire, le vincenti si contenderanno il titolo di campioni della competizione. Dopo aver visto giocare e divertirsi nelle precedenti edizioni più di 6mila oratori e oltre 83mila ragazzi in tutta Italia, e fatto disputare quasi 33mila partite, anche quest’anno sono pronti a scendere in campo i tanti giovani under 14 iscritti alla Junior TIM Cup KRO per un’altra edizione da sogno accanto ai campioni e alle squadre della Serie A TIM. «È sempre suggestivo trovare oggi, in molte squadre di Serie A, giovani campioni nati in oratorio, che ricordano con affetto e riconoscenza da dove sono partiti – conclude il Presidente Bosio – Importante, poi, sottolineare e allenare i nostri giovani atleti al tema dell’antirazzismo e della lotta ad ogni discriminazione, specialmente in un momento come quello attuale segnato dal crescente fenomeno dell’odio in rete».
Crescere con lo sport Sport&Go!
«SONO CONTENTO CHE, DOPO TANTO TEMPO, UN EVENTO COSÌ SIGNIFICATIVO PER LA NOSTRA ASSOCIAZIONE ABBIA LUOGO NEL SUD ITALIA, IN PARTICOLARE IN BASILICATA – RACCONTA IL PRESIDENTE NAZIONALE CSI VITTORIO BOSIO – IL COINVOLGIMENTO DEL TERRITORIO È UNO DEI PUNTI CARDINE DI QUESTA PRESIDENZA ED È PER ME FONTE DI GRANDE SODDISFAZIONE INIZIARE PROPRIO DA QUI E CON UNO DEGLI EVENTI A CUI TENIAMO MAGGIORMENTE COME ASSOCIAZIONE, VISTO L’ENORME COINVOLGIMENTO DI BAMBINI, BAMBINE, RAGAZZI E RAGAZZE»
Si terranno in Basilicata, dal 14 al 18 giugno, le Finali Nazionali rivolte ai “kids” under 10 ed ai “giovanissimi” under 12
Oltre mille partecipanti, tra atleti, tecnici, dirigenti e famiglie, si ritroveranno presso il villaggio “Giardini d’Oriente” di Nova Siri per vivere insieme una forte esperienza associativa a conclusione del percorso formativo di attività sportiva rivolto ai giovani “kids” under 10 e “giovanissimi” under 12, in una delle loro più importanti fasi di crescita, quella in cui il vero desiderio di ogni ragazzo e ragazza è di poter “giocare” con i propri amici e, in questa esperienza, sviluppare tutti quei talenti che serviranno anche nello sport ma soprattutto nella vita. Sport&Go! prevede un modello di attività basato sulla polisportività, in cui oltre alle discipline sportive del calcio a 5 e calcio a 7, della pallacanestro e della pallavolo, i ragazzi e le ragazze sono coinvolti nel triathlon di atletica: corsa veloce 60 metri, salto in lungo e lancio del vortex.Tanti sport diversi, quindi, semplificati e regolati in base all’età dei partecipanti alle gare, per promuovere il valore del giocare insieme e perseguire l’obiettivo primario del CSI: concentrarsi non tanto sul futuro campione nascosto in qualcuno quanto sull’uomo che ciascuno potrà diventare, anche attraverso quello che avrà appreso nel cammino percorso insieme, allenando il corpo, imparando le regole, gioendo nella festa, imparando dalla sconfitta, amando i propri compagni e gli avversari. Da tempo ormai, con Sport&Go!, il CSI punta sull’attività sportiva dei più giovani con l’obiettivo di crescere uomini e donne del futuro attraverso quella che crediamo sia una sentenza ormai assodata: mens sana in corpore sano. Corpo e mente che crescono insieme attraverso il movimento fisico,
attraverso il rispetto delle regole del gioco, attraverso il rispetto dell’avversario, attraverso il desiderio di superare i propri limiti e anche quello di saper fare squadra, valore quest’ultimo che ci permetterà sempre, nella vita, nelle cadute di una volata, di trovare una mano tesa ad aiutarci per poter riprendere la nostra partita. Sono valori che si possono imparare sempre, ad ogni età, ma non sarà mai più così facile come impararli da ragazzini, quando in realtà fanno già parte di noi e dobbiamo solo riconoscerli e conservarli nel diventare grandi… grandi sportivi, grandi uomini e donne. Da anni, quindi, Sport&Go! viene proposto ai nostri giovani raccogliendo partecipazione ed entusiasmo, ma mai come oggi riteniamo necessario rilanciarlo,
dopo aver dovuto contare i danni subiti dalle giovani generazioni a seguito della pandemia. Mai come oggi diventa importante stare insieme, giocare insieme, muoversi insieme. Mai come oggi è importante tornare a sentire il rumore della palla che batte sul canestro, il leggero dolore sui polsi dopo un bagher, l’aria sulla faccia mentre salti più in là che puoi, i piedi che si alternano nel tocco della terra della pista per poi risollevarsi.
Mai come oggi diventa importante l’incontro con gli occhi di un avversario, l’abbraccio di un compagno, l’esaltazione di una sfida vera, il battere un cinque. Mai come oggi abbiamo creduto nella verità del nostro progetto. I ragazzi non sono fatti per lo sport&stay! I ragazzi sono nati per lo Sport&Go!.
La ri-nascita del Centro Sportivo Italiano
di Leonio CallioniPer capire quanto caotica fosse la situazione in Italia nella seconda parte della Seconda Guerra mondiale, ci si può affidare alla lettura della situazione dello sport a livello nazionale. Ci soffermiamo su un articolo di Valerio Piccioni, pubblicato dalla Gazzetta Sportiva del 23 aprile 1995, ripreso dal secondo volume dei “Cent’anni di storia nella realtà dello sport italiano” (che si conferma un’ampia e preziosa fonte di informazioni). Ecco uno stralcio dell’articolo: «Lo sport è normalità, è identità, è… potere. Così anche a Roma, appena 24 giorni dopo la liberazione, il 28 giugno 1944, il presidente del consiglio Ivanoe Bonomi nomina Giulio Onesti “reggente provvisorio” del CONI. In quel periodo l’Italia sportiva si spezza in tre: la Federazione siciliana, il CONI dell’Italia liberata
al Centro e al Sud, il CONI filorepubblichino al Nord…». Basterebbero queste note, lette in filigrana rispetto alla situazione attuale, per avere un’idea della devastazione sociale conseguita alla guerra. Scopriamo inoltre che la Federazione siciliana era stata proposta dal tenente colonnello statunitense, ufficiale capo degli affari civili della Sicilia, il quale l’11 novembre 1943 aveva chiesto alle prefetture dell’isola «che venga sciolta in tutta la Sicilia ogni attività del CONI e venga istituita la Federazione siciliana degli sport con il compito di ricostruire i disciolti comitati delle Federazioni».
Quali sono le conseguenze di questo concreto smembramento dell’Italia in più parti è facile intuirlo.
«Le rotaie su cui corrono i treni della ripresa
sportiva sono di due tipi: il tuffo in mezzo alla cultura sportiva dei soldati alleati, Anzio e Nettuno si immergono nel baseball; dall’altra il ridestarsi delle abitudini nostrane, soprattutto calcistiche». Qui addirittura si arriva alla reciproca smentita fra Giulio Onesti e Fulvio Bernardini. Quest’ultimo scrive su “L’Uomo Qualunque” (espressione di un movimento politico che ebbe una forte rilevanza in una certa parte della storia italiana, NdR) che lo sport italiano dopo il 25 luglio (giorno della destituzione di Mussolini da parte del re Vittorio Emanuele III, a seguito dell’approvazione da parte del Gran Consiglio del Fascismo dell’Ordine del giorno proposto, quale primo firmatario, da Dino Grandi, imitato da Farinacci e da Scorza: NdR) è cambiato poco o niente. Onesti gli risponde sul “Corriere dello Sport” vantando l’autonomia del CONI, bocciando il periodo di commissariamento di Bernardini (subito dopo la liberazione di Roma) e puntando l’indice sulla difficile situazione finanziaria ereditata... Profetica fu, alla luce di questa drammatica situazione che pesava totalmente sulle spalle dei più poveri ed emarginati, l’iniziativa della Chiesa per uno sport di ispirazione cristiana. Apprendiamo dal libro prima citato: «In tale situazione Pio XII chiamò a raccolta i cattolici affinché, lasciatisi alle spalle i dissensi che potevano essere stati generati da scelte precedenti, si preparassero ad intervenire uniti nella costruzione del nuovo ordine che sarebbe sorto alla fine della guerra». Questo progetto era contenuto in un radiomessaggio di Pio XII in occasione del Natale del 1942 (radiomessaggio poi sequestrato dal fascismo per impedirne la diffusione). Richiamo l’attenzione, per sottolineare appunto il valore profetico della posizione della Chiesa, sulla data: Natale 1942. La fine della guerra era ancora lontana, anche se le sconfitte militari di Italia e Germania e dei loro alleati cominciavano ad essere indicative di una situazione molto difficile. In realtà la Germania, potentissima dal punto di vista economico e militare, stava preparando ancora il terribile razzo V2, progettato da Wernher von Braun, che nel giugno 1944, in una prova che ebbe successo e che preoccupò in particolare l’Inghilterra (non da sola ovviamente), raggiunse lo spazio
ad un’altitudine di quasi 180 chilometri. Era il primo razzo militare ad ottenere questi risultati e faceva seguito al V1 che, nello stesso mese, era stato lanciato su Londra creando terrore e distruzione. Erano i giorni della contemporanea distruzione delle città tedesche e di tanta parte d’Europa con i massicci bombardamenti aerei degli Alleati. Cosa ne sarebbe stato dell’Europa e del mondo intero dopo questi anni di terribile pazzia è ancora tutto da valutare. Il muro di Berlino, per esempio. O i carri armati a Praga. Oppure le molte guerre in tutto il mondo: Vietnam, Afghanistan, Medio Oriente… via via senza soluzione di continuità per arrivare alle guerre in corso ancora oggi, non ultima (ma non sola) quella in Ucraina. Molto prima di tutto ciò, il Papa aveva condotto i cristiani a farsi carico di una proposta nuova con radici nel passato: la rinascita del CSI, erede della FASCI con gli stessi valori seppur con orizzonti e obiettivi totalmente diversi. C’era da ricostruire l’Italia. Bisognava restituire la speranza agli italiani. Tornando al CSI, da ricordare che nella primavera del 1944 un’apposita commissione, costituita dalla Presidenza centrale dell’Azione Cattolica, scrive una bozza di Statuto e di Regolamento organico. Successivamente, nell’autunno dello stesso anno, viene approvato il primo Statuto del CSI, che mette a fondamento della propria attività il fine di «sviluppare le attività sportive ed agonistiche guardando ad esse con spirito cristiano, e cioè come ad un valido mezzo di salvaguardia morale e di perfezionamento psicofisico dell’individuo». Quindi uno sport a forte valenza educativa, da estendere a tutta la comunità. Questo il principio cardine dell’Associazione: attività promossa da cristiani, aperta a tutti, in sinergia con tutti coloro che vogliono promuovere uno sport a servizio della persona. Da sottolineare, perché significativo del terreno nel quale si sono nutrite le nostre radici fin dalla nascita, che lo sport del CSI, leggiamo sul libro citato, «si forma inizialmente all’ombra dei campanili: le sue Società sportive si coagulano attorno agli Uffici Sportivi Diocesani e sono espressione, per la maggior parte, di Parrocchie e Istituti religiosi».
Il quinto set
Dopo esser precipitato in basso nella classifica mondiale, un tennista si presenta all’Open di Francia per riscattarsi.
IL QUINTO SET
Regia di Quentin Reynaud con Alex Lutz, Ana Girardot, Kristin Scott Thomas Genere Drammatico Francia 2020, durata 105 minuti.
Ancora una volta un film in cui nello sport si gioca la partita della vita. Quella di una ex promessa del tennis francese, infelice per troppi anni di delusioni sportive. Una moglie ed una madre capaci di piazzare colpi vincenti e traiettorie incidenti sull’animo di un debole sul viale del tramonto. Non un film sul tennis, bensì sulla competizione parallela che non lascia spazio all’incertezza di chi sarà il vincitore. Il buio oltre la rete. Thomas soffia i 37 su di una vita logorata fino allo spasimo: la venosa cicatrice di un ginocchio costantemente monitorato; il callo bucato che sanguina come stimmate sul palmo destro; il pensiero costante al fuggente attimo in cui vent’anni prima il destino gli avrebbe permesso una fama forse imperitura. «È lo sport, ragazzo », sembra dirgli l’algida mater matrigna che da quella sconfitta agli Open di Francia non ha più seguito il figliolo; «È il tennis, marito mio » , sembra sussurrargli tra un silenzio e l’altro la dolce moglie che ha lasciato la racchetta nell’angolo per costruire una famiglia. Ma Thomas non ascolta nessuno: né mater né mulier né gli anni che passano né la voce ‘maestro’ che risuona da allievi intermittenti che sanano in parte il conto in banca. L’applauso del Roland Garros è il trofeo che ancora vuole strappare, benché nessuno più punti su di lui.
Il regista francese Reynaud cava dal cilindro del cinema una storia vera più di mille altre, che in ogni istante porta lo spettatore dentro la fatica fisica e mentale di chi vive la “vita da mediano” senza neppure il conforto di una canzone del grande Liga. L’Open di Francia – ma potrebbe
essere benissimo un qualsiasi altro grande torneo – è narrato dagli occhi e dalle caviglie di un talento mai sbocciato, sul viale del tramonto di una vita sportiva mai abbagliante, che affronta le qualificazioni con mille paure e poche certezze. Vincerà? Perderà? Riuscirà ad andare al primo turno nonostante di Borg abbia soltanto faccia e fascetta? Il mondo è cambiato, ma Thomas è rimasto un ragazzo incompiuto alla ricerca del colpo vincente. Intorno a lui anche il tennis non ha più il biancore innocente di una maglietta uguale alle altre, ed entrare nel tabellone dei migliori garantisce una targhetta sulla spalla capace di ripianare il debito dell’anno precedente, la linea rossa di chi spende per giocare più di quanto riesca ad incassare. Perciò la pallina rimbalza lentamente prima che la sinistra la riprenda nel cavo del pugno chiuso. Perciò Thomas, con le ultime stoiche energie, si trascina al quinto set, piega le ginocchia e il gomito ed è pronto a colpire, mentre il sangue cola dall’impugnatura. La vita per chi non s’arrende batte cuore solo per il match point successivo. E dunque grazie ad Alex Lutz per aver dato corpo e sguardo ad un personaggio memorabile. Così vero e simile a noi che non possiamo che averne ammirazione. E paura.
Telefono 06 68404592
Email stadium@csi-net.it
Web www.centrosportivoitaliano.it
Ad Albate la gimkana del polisportivo
Giocare allo sport e giocare a più sport, questo l’obiettivo del Campionato Polisportivo promosso dal CSI Como che, domenica 19 marzo, è tornato protagonista ad Albate con la prova alternativa di gimkana ginnica. Dopo le gare di corsa campestre e di tennis dolce, le categorie under 10 e under 12 del calcio e del volley hanno affrontato un dinamico e divertente percorso ricco di salti, skip e slalom mettendo alla prova velocità e coordinazione.
L’Oratorio San Giovanni Bosco di Albate ha aperto le sue porte a 400 giovani atleti e ai loro accompagnatori per una giornata di sport e divertimento. Ben 25 le società sportive presenti che dal mattino presto a metà pomeriggio si sono alternate sul nuovo campo sintetico. Ogni concorrente aveva a disposizione due manche per ottenere il miglior tempo ed accaparrarsi così punti preziosi per la classifica individuale e di squadra che permetterà alle migliori compagini lariane di partecipare alla fase regionale di Sport&Go. Tanta la voglia di fare bene, tantissimo l’en-
PARMA
tusiasmo di questi atleti che, per una domenica, hanno accantonato calcio e volley per dedicarsi ad un’attività sportiva alternativa.
CREMONA
Cremona pro Bahia Lo sport è mondiale
Nel corso dell’Assemblea Territoriale del CSI Cremona, tenutasi nel periodo prenatalizio, è stato presentato il progetto “Bahia, col CSI lo sport è mondiale”, proposto in collaborazione con la Diocesi di Cremona, per tutta l’annata sportiva. Si tratta di una raccolta fondi finalizzata a sostenere l’attività sportiva promossa dalla parrocchia Gesù Cristo Risorto a Salvador de Bahia, in Brasile, dove opera il sacerdote cremonese don Davide Ferretti, amico storico del CSI e grande appassionato di sport, prete diocesano di Cremona e ora missionario fidei donum oltreoceano. Il Comitato di Cremona del CSI promuove tra le società sportive aderenti e tra tutti i tesserati questa raccolta fondi.
Una delle iniziative pastorali intraprese a favore dei bambini e dei giovani, provenienti dal contesto sociale della favela dove vivono e crescono, passa attraverso l’azione educativa e formativa dello sport di squadra. Il CSI ha trovato in questo una perfetta sintonia con i suoi valori fondanti, perciò ha scelto di sostenere don Davide e la sua comunità.
Tennistavolo: il CSI di Parma con gli Special Olympics
Si è svolto in marzo a Sorbolo, in provincia di Parma, un torneo nazionale di Tennistavolo promosso e organizzato dal team Special Olympics Italia insieme al CSI. Alla manifestazione hanno partecipato squadre provenienti da Vigevano, Torino, Arezzo e Parma. A difendere i colori della città ducale sono stati i pongisti della ASD Sanseverina Parma. «È stata una bellissima giornata e i ragazzi si sono divertiti molto – spiega Francesco Franchini, tecnico che segue e allena la San Severina – Per loro questi momenti di aggregazione sono molto importanti e stimolanti, e l’entusiasmo che sprigionano in gara è contagioso». Tante sfide nel corso della mattinata, in cui hanno presenziato anche il sindaco e l’assessore allo sport di Sorbolo Nicola Cesari e Gianmaria Fava, il presidente del CSI parmense Claudio Bassi, la vicepresidente della Sanseverina Federica Pattini
e il vicepresidente nazionale di Special Olympics, Roberto Ghiretti. La collaborazione tra il CSI di Parma e gli Special Olympics non si è però esaurita. Dal 14 al 16 aprile, infatti, Salsomaggiore ospiterà
una tappa di Play the Games, il lungo appuntamento con lo sport che si snoda in tutta Italia per garantire agli Atleti Speciali opportunità di preparazione, allenamento e confronto.
#VitaCSI
Il territorio al centro
CAMPANIA
“Sportivi Sempre”, parte l’attività nelle carceri
Le attività sportive e formative del CSI Campania entrano in carcere grazie al progetto “Sportivi Sempre”, finanziato da Sport e Salute, che coinvolge centinaia di ospiti di diversi istituti di pena sulle tematiche educative e di reinserimento sociale, condivise dal Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria regionale. Dirigenti, tecnici e istruttori del comitato campano hanno avviato nelle carceri di Carinola (Caserta) e Pozzuoli (Napoli), corsi per arbitro di calcio a 5 e per istruttore di fitness, al pari delle attività in palestra per le detenute della struttura flegrea. In questo primo step sono coinvolte oltre cinquanta donne.
Intanto nelle carceri di Secondigliano, Aversa e Benevento, previste iniziative parallele, una programmazione complessa che impegna le varie direzioni degli istituti di pena, assieme ai dirigenti dei comitati CSI territoriali, coordinati dal presidente regionale Enrico Pellino. Nel peni-
BARI
tenziario napoletano di Secondigliano sono coinvolti cinque dei numerosi reparti.
L’articolato progetto è stato illustrato il 4 marzo, alla presenza della direttrice Giulia Russo, dei presidenti regionale e provinciale del CSI, Enrico Pellino e Salvatore Maturo e dei dirigenti dell’area educativa.
Si parte con l’attività di ginnastica tradizionale e ginnastica dolce, per proseguire con i corsi per istruttore giovanile di primo livello, fitness e per arbitro di calcio.
Alla casa di reclusione Filippo Saporito di Aversa prova sperimentale per una cinquantina di ospiti, con percorsi formativi per istruttori giovanili di primo livello, mentre chi sta scontando una pena scenderà in campo due volte a settimana per allenarsi in vista di un mini torneo di calcio a 5.
A Carinola e Benevento spazio poi agli aspiranti arbitri di calcio e alle attività di pallavolo.
Un tuffo nel mare per un anno di sport
Una passeggiata sportiva e l’immancabile primo tuffo nel mare di Bari. È cominciato così l’anno 2023 per il Comitato CSI di Bari, che a Capodanno ha organizzato la 22a edizione della Marcialonga Nicolaiana, in partnership con la UISP Bari ed una rete di associazioni del territorio, e con il patrocinio dell’Assessorato allo Sport del capoluogo pugliese. Dopo due anni di sosta forzata, dunque, si è rinnovato il consueto appuntamento
con la corsa non competitiva nata dopo i Giochi del Mediterraneo per avvicinare le istituzioni e i cittadini al mare, sotto l’egida di San Nicola. Un appuntamento sportivo, ma anche culturale, che sa di storia, tradizione e buon auspicio per il nuovo anno.
A seguito della benedizione del priore, nel piazzale antistante la Basilica di San Nicola, i partecipanti hanno raggiunto il lungomare: i più temerari, poi, si sono tuffati sfidando il freddo del primo giorno dell’anno. Tra questi, presenti anche il sindaco di Bari Antonio Decaro e il suo delegato allo sport Pietro Petruzzelli. «Facciamo sport già dal giorno di Capodanno per iniziare nel migliore dei modi il 2023 – ha commentato Serafina Grandolfo, presidente del CSI Bari – A distanza di due anni ci riprendiamo le spiagge, le strade e il mare per promuovere lo sport. Il nostro mare è una palestra a cielo aperto e cercheremo in tutti i modi di valorizzarlo».
Email stadium@csi-net.it
Web www.centrosportivoitaliano.it
IMOLA
All Star Game, è calcio a 5 stelle
Il 29 gennaio si è disputata la prima edizione dell’All Star di calcio a 5 del CSI Imola, una speciale partita di beneficenza che ha visto scendere in campo alcuni tra i migliori giocatori appartenenti alle squadre iscritte al campionato. «L’evento è stato il primo memorial dedicato a Massimiliano Lopizzo – racconta Maurizio Ciarlariello, responsabile del settore calcio a 5 del comitato – un grande amico scomparso a giugno dell’anno scorso, dirigente di una delle squadre iscritte al campionato. Per la prima volta, abbiamo proposto la formula dell’All Star: una sfida tra le stelle del campionato. Tutte le squadre hanno aderito alla nostra iniziativa, mettendoci a disposizione tre fra i migliori giocatori di cui dispongono. La partita di quest’anno è solo la prima di una lunga serie: in futuro, infatti, riproporremo sicuramente questo tipo di evento.
Il ricavato della serata è stato interamente devoluto all’Istituto Oncologico Romagnolo». A fine partita, i vincitori e gli MVP di questa prima edizione sono stati premiati da Antonio, Antonella, Chiara e Sabrina, rispettivamente fratello, moglie e figlie di Lopizzo, che hanno scelto di condividere il ricordo con gli amici del CSI.
Telefono 06 68404592
Email stadium@csi-net.it
Web www.centrosportivoitaliano.it
SportivaMente Abili: scuola e sport senza barriere
Avviato con il supporto del CSI Mantova il Progetto “Scuola, Sport e Disabilità” presso il Liceo “Maggi” dell’Istituto Superiore “E. Sanfelice” di Viadana (MN). È un progetto sperimentale di attività sportiva integrata che si svilupperà fino al termine dell’anno scolastico e che vede protagonisti i giovani con disabilità frequentanti i CDD “La Cometa”, la Comunità Alloggio “Al Primo Piano” di Marcaria, SFA “L’Alveare” e il CSE “Cantoni” di Pomponesco: il progetto prevede la pratica di attività motorie e sportive insieme agli studenti del Liceo “Maggi” di Viadana. Le esperienze di “sport adattato”, integrate nel curricolo scolastico, rientrano in un più vasto ambito educativo di progettazione a sostegno dei Bisogni Educativi Speciali, finalizzato a sensibilizzare i ragazzi ad un pieno riconoscimento delle diversità o meglio delle “diverse abilità”, confrontandosi attraverso il gioco e lo sport.
Le attività consentiranno agli studenti di sviluppare buone pratiche di educazione civica, condividendo un approc-
PORDENONE
cio a forte contenuto sociale. Proprio per questo il progetto “Scuola, Sport e Disabilità” vuole rappresentare un momento di vera inclusione sociale attraverso lo sviluppo di molteplici esperienze ludico-sportive integrate, in cui soggetti abili e meno abili hanno l’opportunità di conoscersi, confrontarsi, dialogare e riscoprire il valore
A Pasqua vince il Cornacchia World Cup
Vacanze di Pasqua sotto la rete del volley a Pordenone, dove ha riacceso i riflettori il Cornacchia World Cup, il più grande torneo internazionale di pallavolo in Europa, a cui hanno partecipato 80 formazioni tra selezioni nazionali e squadre professionistiche. Finalmente abbiamo rivisto migliaia di persone da tutto il mondo stare insieme e divertirsi in uno spirito di grande fratellanza. È stato un vero e proprio festival dello sport, culminato sia con la Palestra di Porcia che con il Palazzetto di Pordenone riempiti ben al di sopra delle loro capacità, oltre che con la visita graditissima di Julio Velasco.
Abbiamo visto i giocatori della Nazionale dell’Egitto inchinarsi ad Allah durante le partite baciando il campo, ballare alla Cerimonia d’Apertura nei viali medievali della città con le ragazze americane del Northen Lights. Ab-
biamo visto atleti in lacrime ai saluti finali. Sul campo c’è stato uno spettacolo incredibile con la Nazionale italiana U19 (nella foto) nella pallavolo, che si è aggiudicata una delle categorie in palio, ma tutto ciò è solo il con-
altamente educativo dell’accoglienza. Come sottolinea il responsabile del progetto, prof. Gilberto Pilati, la promozione di attività sportive capaci di accogliere persone con disabilità rappresenta un impegno di grande spessore sociale e civile per l’integrazione e lo sviluppo del diritto di cittadinanza. La tutela dei diritti delle persone con disabilità passa anche attraverso la possibilità di praticare uno sport. L’impianto progettuale si sviluppa attraverso una serie di incontri a cadenza quindicinale, che termineranno nel mese di maggio con una grande manifestazione polisportiva provinciale. È un percorso vincente che pone la scuola ad interagire con l’associazionismo sportivo, i servizi sociali e le realtà no profit, attraverso la costituzione di un “laboratorio di animazione ludico-sportiva di comunità”, capace di attivare azioni in rete sul territorio, dove il CSI mantovano è sempre in prima linea per sostenere “buone pratiche” di prevenzione al disagio sociale.
torno di un evento che ha come obiettivo, nel pieno spirito del CSI, quello di unire a Pordenone le più diverse realtà culturali e sociali del pianeta all’insegna dello sport e dello stare insieme.
MILANO
Real Eyes Sport: presentata la squadra di calcio a 5 ipovedenti
Gli ingredienti per fare la magia ci sono tutti: il CSI, un pluricampione paralimpico dal sorriso contagioso, una squadra di calcio a 5 di ragazzi ipovedenti con una grinta e una bravura tecnica spaventosa e una location di prestigio. Tanto è servito per creare l’effetto meraviglia a Palazzo Marino quando il Presidente del CSI Milano, Massimo Achini, e il Presidente di Real Eyes Sport, Daniele Cassioli, hanno presentato alla stampa il progetto di calcio inclusivo sull’ipovedenza. Al tavolo dei relatori anche il Presidente della Commissione Olimpiadi e Paralimpiadi di Milano Cortina 2026, Alessandro Giungi, e l’Assessore allo Sport e ai Giovani di Regione Lombardia, Stefano Bolognini. «È una gioia presentare insieme al CSI questo campionato perché, con tale iniziativa, appare chiaro quanto si possa fare giocando di squadra. Avere accanto il CSI di Milano, Ente che è da anni un riferimento per lo sport di base, ci sta regalando opportunità inimmaginabili. Sono sicuro che questo sia il primo mattoncino di un’amicizia e collaborazione che ci farà fare grandi cose e soprattutto che sia una speranza per tutti quei ragazzi disabili che, pur non andando alle Paralimpiadi, sognano di fare sport al pari dei propri amici vedenti». Queste le parole di Daniele Cassioli, entusiasta quanto il Presidente Achini, che ha subito lanciato una sfida agli uffici comunali e al primo cittadino: «Abbiamo pensato di creare, parallelamente a questo primo campionato per ragazzi ipovedenti, una Champions League fatta di una serie di match particolari che hanno il sapore della sfida – ha spiegato Massimo Achini – Abbiamo ufficialmente invitato il Sindaco di Milano Giuseppe Sala a compiere una follia: creare una squadra di calcetto, indossare la maschera che riproduce la disabilità visiva dei calciatori di Real Eyes e affrontarli sul campo in una partita vera e propria. Lo stesso invito vorremmo estenderlo al personale medico dei reparti di Oculistica dei grandi ospedali milanesi, con cui già collaboriamo». Il guanto di sfida è stato lanciato. Gianluca, Matteo, Marco, Gianluca, Alessio, Giacomo e il loro capitano Alfonso aspettano solo che venga raccolto. All’evento hanno preso parte e sono intervenuti anche i massimi vertici delle istituzioni sportive regionali, come il Presidente del CIP Lombardia, Pierangelo Santelli, e i vicepresidenti del CONI Lombardia, Claudio Pedrazzini e Carola Mangiarotti, oltre a Jacopo Mazzetti di Fondazione Milano Cortina 2026, ad Andrea Citterio di AC Monza e a Filippo Grassia, Presidente del Panathlon e volto storico del giornalismo sportivo.
VARESE Disentis Camp in Svizzera. Una vacanza sportiva indimenticabile
Come da tradizione torna Disentis Camp, con la proposta per l’attività estiva giovanile 2023 promossa in Svizzera, nel cuore del Canton Grigione, dal CSI Varese. Si tratta di una vacanza sportiva per ragazzi, con un format talmente consolidato che viene proposto da 25 anni. Nel dettaglio parliamo di un camp estivo formativo, incentrato sulla pratica di tanti sport, grazie all’apporto di istruttori qualificati. Dal calcio alla pallavolo, ma anche arrampicata, tiro con l’arco, tennis e tantissimo altro (elenco completo su www.disentis.it). Immancabili i classici momenti formativi, con lavori di gruppo, meditazioni in mezzo alla natura, silenzi e riflessioni sotto il cielo aperto. Senza contare le gite e il divertimento nelle serate organizzate dagli animatori. Ormai la macchina è ben rodata da decenni di esperienza e dal successo delle passate edizioni, con oltre 450 iscritti di media. Primo turno 18-25 giugno (nati nel 2012-2016), secondo turno 25 giugno-2 luglio (2010- 2013) e terzo turno 2-9 luglio (2006-2010). «Dopo qualche anno difficile, torniamo alla piena normalità per i ragazzi. Disentis Camp era già una realtà consolidata, ma in queste ultime edizioni ha avuto un impatto ancora più grande a livello aggregativo e associativo. Siamo al lavoro per fare tesoro di quanto imparato e migliorarci ancora», queste le parole di Silvano Zanovello, direttore generale del camp e ideatore dell’iniziativa.
CATANZARO
A Soverato si danza a teatro
Il Comitato di Catanzaro del CSI, in collaborazione con le tre ASD “AMA Danzando” di Davoli, “Let Me Dance” di Montepaone Lido e “Sueno Latino” di Isca, ha messo in scena presso il Teatro di Soverato (CZ) lo spettacolo “Il Dono della Danza”, un galà di danza che è stato anche un prezioso evento di beneficenza. La serata, patrocinata dal comune di Soverato, è stata un susseguirsi di emozioni, con oltre 120 ballerini di tutte le età che hanno incantato il pubblico e le autorità presenti.
Il presidente del CSI Catanzaro, Antonio Primerano, si è detto molto soddisfatto del risultato finale. Sottolineando l’armonia e la collaborazione tra le realtà danzanti, lancia il messaggio, molto chiaro, di come la danza sia un’arte meravigliosa e come tale debba essere momento di condivisione e mai di competizione. L’incasso della manifestazione è stato devoluto alle Politiche Sociali del Comune di Soverato. Un gesto di solidarietà, una carezza per i più bisognosi.
MODENA
Le donne corrono
Nell’ambito del progetto “La Palestra del Dire e del Giocare Consapevole”, ideato da CSI Modena Volontariato e finanziato dal Bando Personale della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena 2022, il comitato è sceso in campo in occasione dell’8 marzo, giornata internazionale dei diritti della donna. Sabato 11 marzo, alla Polisportiva San Donnino, alle ore 14.30 c’è stato il fischio d’inizio del torneo di calcio a 5 femminile “Donne che corrono”. L’intento dell’iniziativa è quello di promuovere e diffondere una cultura sportiva inclusiva, accogliente e fondata sul rispetto reciproco, vivendo lo sport come esperienza socializzante e non solo come traguardo agonistico. Il torneo è aperto sia a squadre abituate a incontrarsi sul campo da gioco durante il campionato, sia a squadre che si ritrovano a fare allenamento insieme per condividere momenti a favore del proprio benessere psicofisico.
L’obiettivo è stare insieme, come un’unica comunità sportiva che crede e persegue gli stessi valori, ovvero quelli positivi e benefici che caratterizzano lo sport.
Nel corso del pomeriggio tutte le partecipanti sono state invitate a fermarsi per un caffè o una bibita calda, potendo fare così anche un’esperienza di riflessione e condivisione di tutti quei valori e diritti che accomunano la comunità femminile sportiva riunita nel torneo. Per evidenziare e portare all’attenzione ciò che maggiormente sta a cuore: il rispetto come diritto imprescindibile nella vita quotidiana di ogni donna.
Gli eventi proposti erano gratuiti, patrocinati dal Comune di Modena e promossi in collaborazione con il Comitato Territoriale CSI di Modena e Arcigay Modena “Matthew Shepard”.
TRENTO
50 anni di Marcialonga, 50 anni di sport trentino
Fiemme e Fassa possono vantare fiori all’occhiello collegando come sempre montagne e comunità che “raccontano” la loro bellezza. E poi la straordinaria Marcialonga che, al giro di boa dei suoi cinquant’anni, è stata ancora una volta una festa dello sport con molto CSI al suo interno.
A cominciare dalla partecipazione, sia come atleti sia come volontari, delle sue società, come Dolomitica Predazzo, Cermis Masi di Cavalese Cornacci Tesero, Lavazé, Monti Pallidi Moena, Cauriol Ziano, Pol. Molina e GS Castello. Tra i personaggi collegati con la Marcialonga, che hanno fatto la storia del CSI Trentino, oltre al primo oro olimpico azzurro nello sci di fondo, Franco Nones, e al sempre presente Cristian “Zorro” Zorzi, anche lui medaglia d’oro olimpica “nato nel CSI”, una segnalazione particolare merita Valentino Dellantonio di Predazzo, da poco over 90, che ideò le mitiche Olimpiadi Vitt targate CSI Trentino, con la 1a edizione disputata a Predazzo nell’anno delle Olimpiadi di Roma.
Se la Marcialonga ha tagliato il traguardo delle nozze d’oro, si stanno avvicinando a quota 50 anche gli anni di presenza nel mondo sportivo di don Franco Torresani, il “prete volante” già Con-
sulente Ecclesiastico del CSI trentino, come sempre, da grande atleta qual è, immancabile a questo tipo di gare, specie se nella sua terra. «La mia presenza quest’anno alla Marcialonga ha assunto un significato particolare – ci racconta il più volte campione del mondo di corsa in montagna, chiamato al momento più intenso, ovvero la benedizione della manifestazione scandita dal canto dell’Inno nazionale – Avevo appena sessanta secondi a disposizione, ma sono bastati, comunque, per rivolgere un grande grazie a Chi dall’alto delle nevi eterne ha custodito cinquanta edizioni, con un ricordo riconoscente per quanti hanno ormai terminato la “Marcialonga” più lunga e impegnativa, quella della vita».
Nasce una scuola del CSI per manager dello sport
Una scuola di manager dello sport nasce nell’isola di Procida su iniziativa del Centro Sportivo Italiano di Napoli, in collaborazione con l’amministrazione comunale isolana. Trenta ore di lezioni formative, che si concluderanno a giugno, per acquisire il titolo di esperto in organizzazione d’eventi. Una cinquantina gli iscritti al corso, tra i 16 e i 60 anni, provenienti dalle regioni del centro-sud, tra cui Lazio, Abruzzo, Calabria, oltre che dall’area flegrea e napoletana; tra loro un ragazzo con autismo ed uno con sindrome di Down. Esempi di inclusione per “Procida: dove anche lo sport è cultura”, come recita il tema portante di un percorso culturale e sportivo, illustrato il 1° marzo, nel corso della cerimonia di presentazione nella sala comunale dal sindaco Titta
Lubrano, dal delegato allo sport Carmine Sabia, dal Presidente del CSI territoriale di Napoli Salvatore Maturo e dalla giornalista sportiva Donatella Scarnati, collegata in streaming, cui è stato assegnato il premio Ondina Valla, la prima donna italiana a vincere una medaglia d’oro, ottenuta ai Giochi Olimpici di Berlino 1936. Il corso è coordinato dal sociologo ed ex arbitro CSI Gennaro Testa, che, nella lezione inaugurale, è stato primo relatore. Quindici gli incontri programmati su diverse tematiche. L’apertura ha visto partecipanti coinvolti sui temi degli stili di vita sportivi, del doping e del fair play, fino al concetto di essere protagonisti senza essere campioni. Gli esami finali permetteranno di accedere ad un mondo di lavoro nuovo a molti giovani.
Il territorio al centro
SUD SARDEGNAParte il Campionato Provinciale di corsa campestre
TERAMO
Diplomati i nuovi tecnici di nuoto
Si è concluso martedì 28 febbraio il corso di primo livello per “Tecnici di Nuoto” del CSI di Teramo iniziato il 13 dicembre 2022, con lo sviluppo di 34 ore di lezioni frontali e con un’alternanza tra lezioni teoriche e tecniche nella sede del CSI e presso i centri natatori di Montorio al Vomano e il Blufitness di Giulianova.
Grande entusiasmo dei neo insegnanti acquatici, guidati nel percorso di formazione dai docenti Angelo De Marcellis per l’area associativa, Mattia Pelliccioni per l’area psicomotoria, e Stefano Bachetti, Gianpaolo Lesti e Luca Primoli per le lezioni tecniche di disciplina.
Partenza al chiaroscuro del cross CSI organizzato dal Comitato Sud Sardegna, coadiuvato egregiamente dall’Atletica Podistica San Gavino, che, sul prato dell’impianto sportivo “Santa Lucia” di San Gavino Monreale, ha disegnato un percorso da palcoscenico. Domenica 29 gennaio una calda mattinata ha accompagnato tutte le gare ed è stato un bello spettacolo veder gareggiare i giovanissimi sardi con tanta sportività e ardore, in un clima di entusiasmo generale. La prima fase del Campionato Provinciale, abbinato al 1° Trofeo Giovanile riservato alle categorie esordienti, ragazzi e cadetti M/F e valido anche per la qualificazione al prossimo Campionato Nazionale, ha visto protagoniste le società dell’Olympia Villacidro, San Paolo Sini, Joannes B di Sanluri, Nuoro Track And Field e Atletica Podistica San Gavino. Per finire, spazio alle staffette miste promozionali, alle quali hanno potuto partecipare tutti i giovanissimi a prescindere dalla categoria di appartenenza, un gioco che ha divertito ed appassionato persino i tanti accompagnatori presenti. In pista velocissimo il vivaio dell’Olympia Villacidro, balzata subito in testa alla classifica seguita da Joannes B e Atletica Podistica San Gavino. Al termine, con la partecipazione dell’Assessore allo Sport del Comune di San Gavino Monreale, le premiazioni per i partecipanti con tanti applausi per tutti.
CUNEO
Tanti sportivi, ma anche allenatori, arbitri di calcio, dirigenti ed ex dirigenti di tante società sportive hanno preso parte venerdì 10 marzo all’incontro pubblico “Il calcio di rigore: quell’attimo che contiene la vita”, organizzato presso il teatro parrocchiale del Cuore Immacolato di Cuneo dal CSI Cuneo in collaborazione con la parrocchia Cuore Immacolato di Maria e l’ASD San Tarcisio Cuneo. Protagonisti della serata sono stati
Tra i temi trattati: schemi motori di base, acquaticità e gli step per scoprire, insegnare e consolidare i diversi stili. Ma si è discusso anche della parte educativa che deve ricoprire un istruttore e dell’empatia come elemento fondamentale per il proprio curriculum. Non sono mancate le basilari e fondamentali norme di primo soccorso e di primo intervento. Al corso hanno preso parte aspiranti operatori sportivi, ma anche figure che già operano a vario titolo nelle piscine della provincia di Teramo.
Claudio Cortese (psicologo del dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino), Alberto Galimberti (giornalista e scrittore), Mauro Tomatis (Presidente del Comitato CSI Cuneo) e Don Gabriele Mecca (Assistente Ecclesiastico CSI Cuneo).
La serata è stata un’occasione per riflettere sul ruolo educativo dello sport anche nella vita di tutti i giorni e per presentare il nuovo libro del giornalista Alberto Galimberti dal ti -
tolo “Alessandro Del Piero. L’ultimo atto di un campione infinito” (Diarkos, 2022).
«Il rigore è metafora di vita: allenamento, responsabilità, rischio consapevole – ha dichiarato Mauro Tomatis, presidente del CSI Cuneo –Come altri gesti sportivi, è un momento da cui non si torna indietro, che aiuta a capire chi siamo davvero, scoprendo potenzialità, paure e limiti superabili di ognuno di noi».
“Il calcio di rigore: quell’attimo che contiene la vita”
PER CONTATTARE
LA REDAZIONE
Telefono 06 68404592
Email stadium@csi-net.it
Web www.centrosportivoitaliano.it
CARPI
Insieme nel Campionato di ginnastica ritmica
I Comitati Territoriali CSI di Carpi e di Modena hanno organizzato il Campionato Provinciale di ginnastica ritmica. Sabato 18 febbraio si sono esibite, nella palestra del liceo Fanti di Carpi, le società affiliate ai Comitati di Reggio Emilia, Faenza e Mantova. Domenica 19 invece, nel Palazzetto dello Sport a Formigine, si sono sfidate le affiliate ai Comitati di Carpi e Modena. Nel 2022, ai provinciali, avevano partecipato 220 ginnaste. Quest’anno in pedana quasi il doppio, 415, motivo per cui, vista la grande affluenza, si è reso necessario organizzare due giornate. I Campionati Provinciali rappresentano una grande opportunità per tutte le ginnaste partecipanti che hanno così potuto prendere parte ai regionali, nelle giornate del 18, 19, 25 e 26 marzo a Formigine. Sebbene molte ginnaste fossero alla prima esperienza di gara, è stata evidente la grande voglia di gareggiare.
TOSCANA
Quaranta tappe organizzate dal CSI Toscana con il patrocinio di Regione Toscana, ANCI, CONI, Sport e Salute. Adesione anche del main sponsor Esselunga e di Menarini Group. “CSI in tour, a ciascuno il suo sport” prenderà il via a Firenze il 16 aprile e si concluderà il 22 ottobre al termine di quaranta tappe che, con l’itinerante “villaggio dello sport” a ingresso gratuito, porteranno lo sport e il gioco nelle piazze di decine di città e borghi toscani, nei loro impianti sportivi e nei complessi scolastici, nei centri ricreativi e negli spazi parrocchiali.
Particolare attenzione, fin dalla tappa di avvio del CSI in tour a Firenze, sarà dedicata allo sport e al gioco intesi come “linguaggi trasversali”, in cui i giovani possono unirsi nel divertimento. Il tour, oltre a tutte le province toscane, sarà fra le altre piazze a Montepulciano, Viareggio, Cortona, Volterra, Rapolano Terme, Poggibonsi e Cascina.
SALERNO
Il minirugby va in meta
Pienone di giovanissimi rugbisti e rugbiste allo Stadio Vestuti di Salerno, in occasione del secondo torneo organizzato con il Centro Sportivo Italiano e la FIR, nel pomeriggio di sabato 1° aprile. Le squadre partecipanti al torneo, dedicato ai giovanissimi rugbisti provenienti da ogni parte della Campania, hanno regalato alla città di Salerno una giornata di sport davvero indimenticabile.
Tutto il minirugby, dall’under 5 all’under 11, ha preso parte alla Festa del Rugby e dato vita ad un emozionante torneo senza vinti: soprattutto da piccolissimi, i giocatori hanno bisogno di comprendere l’importanza delle regole non scritte di questo sport, per cui tutti i partecipanti hanno avuto la possibilità di essere premiati e applauditi per la performance sportiva di cui sono stati protagonisti. Premiati con una medaglia ricordo, messa a disposizione proprio dal CSI Salerno, anche i numerosi aspiranti rugbisti che hanno preso parte all’open day realizzatosi nella giornata stessa al “Vestuti”: tecnici della FederRugby e dell’Arechi Rugby si sono dedicati ad oltre 30 nuove leve che non avevano ancora mai provato l’esperienza di giocare con il pallone ovale, ottenendo feedback importanti. La presidente del CSI Salerno, Teresa Falco, ha così salutato i partecipanti: «Questa è la seconda edizione di un torneo che puntiamo a rendere appuntamento fisso dello sport salernitano. Il nostro obiettivo è di realizzare questi appuntamenti anche nel resto della Campania, ma Salerno è fieramente capofila di questa iniziativa che vede sempre grande partecipazione».
MARCHE
Al via il primo torneo di Calico
Non conosce sosta l’attività della neonata Commissione Regionale CSI Marche per l’Attività Ludica: dopo aver messo a punto il 1° corso di formazione per Operatore Ludico di 1° livello, è partito ad aprile anche il 1° Torneo Nazionale di uno dei giochi da tavolo più coinvolgenti del momento: Calico, edito da Little Rocket Games. Si tratta di un puzzle game per tutta la famiglia, dove i giocatori saranno in competizione per creare trapunte più comode, belle e accoglienti per gli adorabili gattini, mentre scelgono e posizionano Tessere Patch di diversi colori e motivi sulla loro plancia trapunta. Queste tutte le tappe del torneo: 01/04 Pesaro, 15/04 Urbino, 23/04 Ancona, 29/04 Ascoli Piceno, 06/05 Macerata, 13/05 Rimini.
“CSI in tour, a ciascuno il suo sport” 2023
Il territorio al centro
SPECIAL OLYMPICS
Ai Giochi Invernali di Bardonecchia 43 atleti CSI
«Nessuno ci deve trattare diversamente perchè noi siamo come gli altri; con più difficoltà sì, però siamo persone e chiediamo rispetto e fiducia nelle nostre potenzialità». Sono queste parole di un atleta a concludere la XXXIV edizione dei Giochi Nazionali Invernali Special Olympics disputati a metà marzo a Bardonecchia. Coinvolti 250 atleti, tra cui anche diversi con disabilità intellettivo-relazionale provenienti da ogni parte d’Italia e pronti a dare prova di capacità e talento nello sport e ad offrire, attraverso di esso, punti di vista diversi da cui osservare le persone con
LOMBARDIA
disabilità, portatrici di autonomia ed inclusione. Tra loro, in pista e sul palco, c’erano 7 società del CSI, impegnate con 43 atleti in gara (34 nello sci alpino,
2 nello snowboard e 7 nella danza sportiva, disciplina che per la prima volta ha esordito in questa cornice), con 15 tecnici al seguito.
Sirmione ancora capitale della danza
Dopo il successo dello scorso anno, il Campionato Regionale di Danza torna ad animare il CSI Lombardia in quel di Sirmione, con il patronato della Regione Lombardia e i patrocini della Provincia di Brescia, del Comune di Sirmione e dell’US Rovizza ADS. Accanto al Comitato Regionale troviamo anche il Comitato Territoriale CSI di Brescia, ma vera anima organizzativa della manifestazione saranno nuovamente l’US Rovizza e, in particolare, la realtà di Sirmione Dance, parte del sodalizio sportivo bresciano.
La gara si terrà domenica 30 aprile dalle 9 alle 18 e, come lo scorso anno, sono attesi numeri importanti di par -
tecipazione, con oltre 400 atleti in gara.
Quattro le categorie ammesse: In punta di piedi, Bambini, Junior e Senior. Le sei discipline in gara sono invece: Danza classica e Neoclassica, Modern-Jazz-Contemporaneo, Sessione coreografica open-Fantasy, Acrobatica e Acrodance, Show dance e Latin Show e Danze Urbane e Hip Hop, che daranno vita ad uno spettacolo che si preannuncia unico nel suo genere. La direzione artistica è a cura di Chiara Banterla, con giudici d’eccezione quali Stefania Cantarelli (già ballerina solista, insegnante e coreografa) e Giovanni Patti (già primo ballerino e insegnante), entrambi di Fondazione Arena Verona e Direzione Artistica Eventi Danza Verona, che, insieme a Maria Giuliana Gardoni (assistente qualificata Giocodanza®, insegnante e coreografa), saranno chiamati a definire i risultati finali di questo appassionante contest.
Appuntamento quindi a Sirmione il 30 aprile per una giornata da vivere, ma soprattutto da danzare.
Si è svolto a Catania, domenica 26 marzo al Parco degli Ulivi, nel quartiere di San Nullo/San Giovanni Galermo, l’evento green “Un parco per amico”, che si inserisce nell’ambito delle attività previste dal progetto “Rigenerazione Green” del Servizio Civile Universale. L’evento ha animato una splendida mattinata di sole con giochi, attività e laboratori creativi per i più piccoli. Si è svolta inoltre un’assemblea di quartiere in cui si è discusso delle iniziative volte a riqualificare il parco. La manifestazione ha visto il contributo in termini di proposte del DipBIOGEO, del Di3A e del DICAR dell’Università di Catania, oltre ad un importantissimo lavoro di rete del CSI catanese con la Parrocchia San Michele Arcangelo, l’AGESCI, la Cooperativa Prospettiva, l’Ass. Soccorso e Fratellanza e il presidio di Libera di Catania.
Telefono 06 68404592
Email stadium@csi-net.it
Web www.centrosportivoitaliano.it
ROMA
Smile! Sei alla Coppa del Sorriso
Ripartita l’edizione 2023 della Coppa del Sorriso, il torneo di calcio a 5 del CSI Roma che vede protagonisti gli atleti e le atlete con disabilità intellettivo-relazionale. Il 18 marzo alla Totti Soccer School e il 2 aprile alla Stella Azzurra si sono svolte le prime delle 2 giornate di gara che, prima novità di questa edizione, vedranno in campo tutte e 12 le squadre partecipanti. Tra queste, la new entry Insuperabili, una realtà associativa di grande spessore, nata a Torino ma ora presente in tante città d’Italia, e il gradito ritorno della FILO Onlus.
Lo spirito gioioso della manifestazione si nota già dai nomi stravaganti dei gironi Tranqui e Funky e dei gironcini finali: Ma che davero? - Bella fratè - Daje tutta – Annamo bene. Al primo impatto, è evidente un sostanziale ringiova-
nimento delle rose e un complessivo miglioramento tecnico. Bene così: c’è voglia di competere e di far bene, con entusiasmo, senza essere inseguiti dall’ansia del risultato.
Merito anche degli arbitri del CSI Roma, bisogna dire: con saggezza e gentilezza, si dimostrano sempre disponibili al dialogo e a dispensare sorrisi e pacche sulle spalle. Sono 12 le squadre coinvolte nel progetto di integrazione sociale attraverso lo sport: Albano Blu, Albano Rossa, Blu Star, Castelli Bianca, Castelli Grigia, Il Filo Onlus, Insuperabili, Mai Soli, Spartiti di testa, Totti Soccer School, più le due fuori provincia, ossia Casa dell’Amicizia di Frosinone e Juppiter Sport di Viterbo. Le finali, invece, sono già programmate il 27 maggio alla Totti Soccer School.
VOLTERRA In piscina con Caronte
Gli studenti dell’Istituto comprensivo di Pomarance (PI) sono stati convocati presso la struttura di Larderello alla fine di un percorso formativo teso all’acquisizione di una migliore acquaticità in piscina. Il progetto, inserito nella programmazione “Sogni e Bisogni” e condiviso dal CSI di Volterra è inserito nell’agenda scolastica 2022-2023. Alla manifestazione hanno partecipato anche alcuni studenti con disabilità, effettuando le gare insieme ai compagni di gioco. Gioco, o meglio gioco sportivo, non meno impegnativo dello sport tradizionale e sicuramente più divertente. Alla presenza della Dirigente scolastica e di alcuni insegnanti, gli studenti convocati si sono impegnati in quattro simpatici giochi finalizzati all’allenamento dei fondamentali del nuoto (equilibrio, forza di braccia, velocità, galleggiabilità, forza posteriore e assetto).
FROSINONE
Ciclismo e territorio. Quante escursioni nel Basso Lazio
Ha preso il via dal Lago di Canterno il progetto del cicloescursionismo in MTB “Ciclismo e Territorio Cup Lazio”. Un successo annunciato per la prima delle 13 prove del “BIKE TOUR tra Strade e Sentieri d’Italia Cup Lazio” condotto dal Comitato CSI Frosinone. La prima prova, curata dal Team Ruote Libere Ferentino, ha registrato la partecipazione di un centinaio di biker del Centro Sportivo Italiano, che hanno potuto apprezzare da vicino le bellezze naturalistiche della Riserva Naturale del Lago di Canterno. Partiti sul percorso disegnato dai promotori, snodato sulla ciclabile del Lago di Canterno, godendo di un en-
tusiasmante colpo d’occhio, il gruppo di escursionisti sulle due ruote ha toccato i territori di quattro città del circondario: Ferentino, Fumone, Trivigliano e Fiuggi. Quindi la carovana dei biker, percorrendo la ciclabile, ha fatto ritorno al luogo di partenza, accolta dallo staff Ruote Libere con un tonificante buffet. Ad aprile in calendario due tappe, una a Terracina il 16 e l’altra a Ceccano il 30; nel mese di maggio appuntamenti previsti a Colleferro il 14 e ad Itri il 28; infine da segnare le date di giugno, il 4 a Supino e il 18 a Collepardo, per vivere in amicizia ed in bike i meravigliosi territori pontini e ciociari del Basso Lazio.
Pagine di sport tra gli scaffali
CALCIO D’INIZIO (SERIE GOL!)
di Luigi GarlandoEditore: Piemme
Ci sono ragazzi e ragazze nel cui sangue, fin dalla nascita, scorre lo sport. Tra questi c’è sicuramente Tommi, 10 anni. Di calcio è un fanatico, ma così fanatico che, quando trova un’arancia per terra nel cortile, non esita ad alzarla e a farci qualche palleggio, come un piccolo Maradona qualunque.
Il caso vuole che proprio in quel momento lo chef francese Gaston Champignon, con un passato da calciatore professionista, lo noti e ne rimanga affascinato. Da lì, il colpo di genio: perché non fondare una nuova squadra, in modo da permettere a tutti i ragazzi appassionati del quartiere di poter giocare?
È così che nasce, e vive tuttora, la serie Gol! di Luigi Garlando, da anni punto di riferimento per tantissimi giovani sportivi. Una prova autentica di come si possa ragionare sulla vita e sui suoi insegnamenti, anche facendo rotolare un pallone.
Perché, proprio come le mitiche
Cipolline amano gridare a squarciagola nello spogliatoio prima di ogni loro partita, «Non siamo petali, siamo un fiore!».
KOBE E LA COMPAGNIA DEGLI ANELLI
di Jeff Pearlman
Editore: Magazzini Salani
Spesso si sostiene che alla base di grandi trionfi sportivi risiedano forti legami interni alla squadra vincente. Si pensi, per esempio, al primato italiano ottenuto nel corso dell’ultimo Europeo calcistico, da molti definito come la vittoria del gruppo. Ecco. La storia recente dei Lakers si candida a diventare l’eccezione alla regola.
Tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del nuovo millennio, la squadra di Los Angeles vive uno dei momenti più floridi della propria esistenza. La storica conquista di tre anelli NBA consecutivi porta numerose firme in calce, tra cui spiccano quelle di coach Phil Jackson e dei campioni Shaquille O’Neal e Kobe Bryant.
È proprio il rapporto tra gli ultimi due a trovarsi al centro del testo, dal quale emerge una relazione burrascosa fra queste luminosissime stelle della storia del basket. Dissidi che però, una volta giunti sul rettangolo di gioco, sono stati messi da parte, almeno temporaneamente, per permettere ai LA Lakers di compiere un’indimenticabile impresa sportiva.
BACI OLIMPIONICI. STORIE D’AMORE E DI MEDAGLIE D’ORO di Valerio Piccioni
Editore: Zolfo
In fondo le Olimpiadi sono storie di persone, che si piacciono, si amano, si separano o restano insieme. Quel bacio tra Emil Zatopek e Dana Zatopkova, campioni cecoslovacchi che vincono la medaglia d’oro a Helsinki a distanza di un’ora, dà l’idea di che cosa è capace un’Olimpiade. Come loro anche Glenn e Neli, Vera e Josef o Sue e Megan. Le Olimpiadi sono state anche dei grandi amori. Lunghi o brevissimi, appassiti in fretta o durati tutta la vita, romanzi tragici e pagine di rotocalco, distanti un oceano o nati e cresciuti fra ragazzi della porta accanto. Unioni diventate persino capitoli di storia. Non solo dello sport. Storia e storie d’amore e di medaglie d’oro che Valerio Piccioni, giornalista de La Gazzetta dello Sport, ha scelto di raccontare nel suo nuovo libro. «Le Olimpiadi sono come gli amori che hanno fatto nascere – si legge sulla retrocopertina del libro – un percorso che parte con un sogno e poi diventa gioia, delusione, prime pagine o minuscoli ritagli. Bisogna avvicinarsi con la consapevolezza che non basta afferrare l’attimo fuggente per capirne lo spirito».