Les Flâneurs Magazine n.1

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SOMMARIO 1/2020

2 Perché questo magazine? 3 Alla ricerca del senso delle cose 4 Festa al trullo, il party più glamour dell’estate 6 La verità dei topi 8 Forza cinque 10 La carica di Balaklava 11 Le donne della storia • Chiara Pepe dà voce alle eroine del passato 12 Ljudevit Alecsandri, l’ispettore dalla doppia anima 14 Gli imperdibili • Le recensioni di Dino Cassone 16 Eterni precari, il racconto di una generazione 17 Spazio Poesia 18 Premio letterario “Ludovica Castelli” 20 L’amoroso canto, tra letteratura italiana e canzoni pop 21 Sulle tracce di Isabella Morra 23 Matching Scars, un successo da oltre 20mila copie 24 Boulevard • La collana dedicata a cinema, musica e audiovisivi 26 Clairefontaine 28 Siamo ancora qui 30 Nasce Latte di nanna edizioni 32 Dispacci italiani In copertina, omaggio a Caspar David Friedrich - “Viandante sul mare di nebbia”. Illustrazione di Giuseppe Inciardi . LES FLÂNEURS MAGAZINE - 1


Alessio Rega EDITORE

PERCHÉ QUESTO

MAGAZINE?

L’

11 aprile abbiamo festeggiato il nostro quinto compleanno. Sono stati anni intensi ricchi di libri, di storie, di incontri e di presentazioni, di fiere e di festival in giro per l’Italia. Tante esperienze che ci hanno arricchito e ci hanno fatto crescere, motivandoci a dare sempre il meglio. Il nostro obiettivo, sin dalla fondazione, è offrire ai lettori storie degne di essere lette, e lo perseguiamo curando ogni singolo aspetto della pubblicazione, dall’editing alla promozione, ben consapevoli che nessun passaggio possa essere saltato. Per questo motivo ci battiamo contro l’editoria a pagamento. L’idea di questo magazine ci frullava in testa già da un po’ e questa ricorrenza ci è sembrata l’occasione giusta per lanciarlo. La rivista sarà, quindi, uno strumento per essere ancora più vicini ai lettori e ai tanti librai, indipendenti e non, con i quali collaboriamo. Ogni tre mesi proveremo a raccontarvi cosa accade in redazione e vi sveleremo quali sono le novità più interessanti che finiranno sugli scaffali e, ci auguriamo, tra le vostre mani. Con la promessa di rivederci presto vi invitiamo a sfogliare queste pagine e a scegliere la vostra prossima lettura!

a.rega@lesflaneursedizioni.it

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È

stato pubblicato lo scorso dicembre, Giro di vita di Alessio Rega per la collana Bohemien. Il libro, in veste e contenuti nuovi rispetto all’edizione del 2014, ripercorre la storia di Gabriele, un diciottenne della Bari bene che deve affrontare la sua crescita e le sue paure. È un romanzo generazionale e di formazione che potrebbe anche non essere collocato in un tempo definito perché qualsiasi adolescente, che sia degli anni Ottanta o un ragazzo della Generazione Y, a un certo punto della propria vita avverte che dentro di sé si sta generando una crepa. E quella crepa così dolorosa si chiama diventare grandi. Perché non è una questione anagrafica o sociale, crescere è un processo che si può attraversare da un momento all’altro. Basta che cambi un minimo dettaglio, si dica o venga sentita una frase, capiti un avvenimento previsto o meno a far scattare quel meccanismo che inizia a separarci per sempre dai luoghi e le persone che abbiamo fino ad allora abitato. Il romanzo si avvale di una scrittura più matura della sua prima edizione e rimane


ALLA RICERCA DEL SENSO DELLE COSE di Sara Saffi

tuttavia scorrevole e intuitiva, pronta a entrare in sintonia con il lettore che si riconosce tra le pagine. Gabriele, che si aggira fra evoluzione e involuzione come un contemporaneo Holden, affronta una vita che non gli permette di misurarsi con se stesso e quello che lo circonda. Tutto gli sta stretto, lo soffoca, lo urta. È quindi costretto a cercare nuovi spazi e creare nuovi margini che possano contenere lui assieme alla sua nuova forma di vita. L’autore cerca di creare un affresco il più accurato possibile della gioventù attraverso un confronto duro e diretto con la realtà. Lo fa cimentandosi in un genere particolare, atto a mettere in mostra l’evoluzione del personaggio, dei luoghi e dei loro significati. Si destreggia bene in un campo che ha illustri precedenti – il già citato Holden ne è un esempio. Chi meglio di lui rappresenta il distacco

da un’infanzia comoda che non si è pronti a lasciare e un nuovo modo di essere in un nuovo mondo –, ambientando la vicenda nei luoghi che a noi sono più conosciuti. Le strade, gli edifici, gli odori di Bari. È un caso editoriale particolare perché rappresenta la crescita del personaggio e del suo autore, un perfetto esempio di come le cose possano cambiare grazie all’esperienza – quella di Gabriele in due diverse città che gli presentano il conto delle sue scelte, e quella dell’autore che ha ripreso il suo romanzo d’esordio dandogli nuova linfa vitale, rendendolo pronto ad accogliere nuovi lettori e nuovi interessi. Non solo un romanzo di formazione, ma il risultato stesso della formazione di un nuovo autore e un nuovo modo di scrivere più consapevole e maturo, distaccato il giusto da una realtà che si capisce bene – purtroppo – sempre quando è tardi. LES FLÂNEURS MAGAZINE - 3


FESTA AL TRULLO

il party più glamour dell’estate di Teresa Antonacci

UNA SOLA PROTAGONISTA, LA FESTA, E TANTI PERSONAGGI CHE LA COLORANO DELLA PIÙ VARIA UMANITÀ. UNA COMMEDIA NERA, CHE RACCONTA L’ORGANIZZAZIONE DI UN GRANDE EVENTO MODAIOLO IN VALLE D’ITRIA

«L

a musica, le luci, il faro che, posizionato in alto sulla casa, colpiva gli ulivi come un fulmine ripetuto, immortalando per frazioni di secondo in pose spettrali. Per Mimmo tutto questo era solo l’anticipazione di quanto temeva accadesse di lì a poco in quella terra, se non si fosse arrestata l’avanzata da sud della Xylella: un cimitero monumentale di piante. In cui però non sarebbero mancate bellissime feste». Ci sono memorie affettive e olfattive importanti, in questo libro di Chicca Maralfa, a far da contorno efficace al vero motivo portante della narrazione: la considerazione reale che non c’è più, in nessuna cosa, una bellezza oggettiva che possa uniformare inequivocabilmente i giudizi ma solo l’interpretazione personale che ognuno rende all’immaginario collettivo. Una sorta di dittatura dell’emoticon dal pollice alzato, che impone opportunismo e ri-

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vela i risvolti del ritorno di immagine sociale, quel sentirsi parte di qualcosa di omologato che, in una sorta di sudditanza psicologica, impone tendenze – cannibalizzandole – solo per fare incetta di like in un mondo ormai globalmente fondamentalista. Della stessa protagonista, Chiara Laera, si legge nel romanzo che: «… nell’assecondare più l’apparire che l’essere, si era persa per strada i contenuti veri dell’esistere». Virtuale e reale diventano quindi parte integrante di una festa che racchiude all’interno tutto questo e che interpreta fisicamente il grande nulla fatto di news, fake e social network. Non basta più “soltanto” la fiabesca atmosfera dei trulli e della campagna salentina; non si impone la maschia visione dei nodosi ulivi centenari, feriti dalla Xylella, che pure dominano prepotenti la scena; non è sufficiente l’atmosfera simil-felliniana, che accoglie e comprende attori improvvisati che interpretano se stessi, in una sorta di grande circo folk tradizionale ma d’avanguardia al tempo stesso: Chicca Maralfa padroneggia tutto questo, nel suo


Festa al trullo (pag. 190, € 14) non è solo un romanzo ma anche un concept editoriale. L’uscita del libro è stata preceduta da una campagna teaser sui social dedicati (Facebook, Instagram e Twitter), creando curiosità e aspettativa intorno all’organizzazione di una fantomatica festa in Valle d’Itria, un evento assolutamente glamour. Promotrice Chiara Laera, la più importante influencer mondiale nella moda. Intorno a lei una inarrestabile macchina organizzativa. Nella homepage del sito www.festaltrullo.it ha campeggiato per quasi due mesi un countdown accompagnato dal messaggio: “La festa è quasi pronta. E tu sei sicuro di essere fra gli invitati?”, e qualcuno si è davvero invitato alla festa. Terminato il conto alla rovescia si è svelato l’arcano: la festa c’è, ma solo nel romanzo. Per parteciparvi bisogna leggerlo. Nel sito i personaggi vengono raccontati come fossero protagonisti di una fiction, i luoghi in cui si svolge il romanzo diventano set paesaggistici che viene voglia di visitare, e le tradizioni e i piatti citati sono integrati in metatesti di approfondimento di quanto narrato in questa black comedy. Per sapere come va a finire, si deve leggere il libro. In un momento storico in cui il troppo tempo trascorso sui social allontana dalla lettura, gli stessi social, i loro linguaggi e contenuti sono stati usati per l’operazione inversa: riavvicinare alla lettura. Una sorta di rimedio omeopatico, un esperimento di promozione editoriale che ci ha molto divertito e speriamo diverta anche i lettori. CHICCA MARALFA È nata e vive a Bari. Giornalista, è responsabile dell’ufficio stampa dell’Unioncamere Puglia. Si è laureata in Giurisprudenza per tenere contento suo padre e ha sempre scritto storie – mai pubblicate – fra cui, ai tempi del Liceo Classico, una biografia non autorizzata dei Rolling Stones. Appassionata di rock indipendente, ha collaborato per le pagine culturali della Gazzetta del Mezzogiorno, i periodici Ciao 2001 e Music, Antenna Sud e Rete 4. Si è occupata anche di cronaca nera. È stata ideatrice del concorso internazionale di fotografia “Bariphotocamera”, insieme a Cosmo Laera, curando il catalogo edito da Federico Motta. Viaggia spesso, è fan sfegatata della band americana The National. Ha una figlia femmina, Nicole, e due gatti maschi, Storm e Noel. romanzo, saggiamente cosciente delle origini che descrive e che domina, con le sue citazioni. Perché, come lei stessa scrive a proposito di Vanni Loperfido – lo stilista a cui Chiara Laera ha dedicato la festa al trullo, «le sue linee parlano, danno voce al nostro presente ma anche alle nostre contraddizioni, a quel tempo di mezzo, ormai indefinibile, che è la nostra vita». Anche i suoi personaggi sono descritti meticolosamente, nel loro vissuto passato che a tratti stride con il percorso 2.0 che poi hanno intrapreso. Mimmo in particolare, che è il custode del trullo, è la contrapposizione più evidente, che impone carattere alla

storia e che, probabilmente, restituisce in maniera diretta il messaggio che Chicca Maralfa vuol lanciare: la quiete della campagna contrapposta al turismo invasivo; l’uso sconsiderato che si fa delle tradizioni e della saggezza ancestrale verso la pochezza degli invasori virtuali; i mutamenti globali che inficiano la qualità di vita e infondono insofferenza per il futuro di una terra dalle secolari virtù; i timori che accompagnano questi cambiamenti e l’inadeguatezza dei suoi abitanti a cambiare rotta. Perché non sempre la promozione commerciale e la valorizzazione del territorio vanno di pari passo. LES FLÂNEURS MAGAZINE - 5


LA VERITÀ DEI TOPI ovvero la rocambolesca storia del mondo attraverso gli occhi di un bambino

di Antonietta Rubino

È

arrivato da poco sugli scaffali delle librerie La to del giovanissimo protagonista, che per un colpo verità dei topi di Massimiliano Nuzzolo. Un ro- del destino viene adottato dalla facoltosa contessa manzo denso e stratificato, profondo, commo- Du Marchant, a capo di un impero economico, e con vente. E divertente. Fantasmagorico, se si volesse nuove prospettive si affaccia nello spazio sociale e provare a contenere in un solo aggettivo la strari- va ad esplorare il mondo senza dimenticare da dove pante materia di questo libro. viene. Perché possa ricevere «una brillante formaIl grosso topo che campeggia sulla copertina, fra zione», viene inviato da Caracas a Ginevra, dove una le quinte di un teatrino di carta, chiarisce subito che partita di calcio incendiaria cambia di nuovo il corso ci si muove nel camdella sua esistenza; «Fu allora che mi convinsi po dell’assurdo e del attraversa i boschi surreale. La sinossi del cuore dell’Euroche i libri chiamano le persone, nel risvolto mette supa, quindi passa in convinzione che conservo ancora oggi. bito in guardia il letAlgeria, e poi in Spatore: sarà coinvolto gna fino ai confini Non sono le persone a cercarli, in una farsa a «tratti della terra… e in ogni sono loro a chiamare» talmente grottesca luogo Edgar incontra da sembrare reale». personaggi straordinari che lo accompagnano nella La verità dei topi è l’odissea ironica e psichedelica conoscenza dei misteri della vita attraverso le invissuta da Edgar Kospic, un bambino di undici nato venzioni della scrittura, in quello che si rivela come in Venezuela ma d’origine ungherese, scampato un grande atto d’amore da parte dell’autore nei all’incendio che ha ucciso tutta la sua famiglia. Tra confronti della letteratura e del cinema. La scrittura topi, favelas, narcotraffico, peregrinazioni e innu- è permeata in maniera palpabile dalla suggestione merevoli peripezie si compie l’incerto apprendista- dei grandi classici – Le Mille e una notte, I viaggi di

LA VERITÀ DEI TOPI (Pagg. 172 • € 14) Prendete la tv, la fantapolitica e i thriller. L’hard-boiled, l’avventura, il sogno e l’incubo. I film, la musica, i grandi romanzi. Le chiacchiere, i filò, i rumors. Certa letteratura sudamericana e l’esistenzialismo francese. Aggiungete due pugni di ironia, una stilla di vetriolo, una manciata di emozioni, intrighi, complotti e peripezie, l’ingenuità di un bambino, un pizzico di dolore, una spruzzata d’amore, un cucchiaio di zucchero e un tuorlo. Pettinatevi con cura, e tritate tutto in un frullatore. Otterrete una farsa fantasmagorica, a tratti talmente grottesca da sembrare reale.

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A TU PER TU CON MASSIMILIANO NUZZOLO Come nasce questo libro e di cosa parla? Come per gli altri miei libri anche questo nasce da un’idea che arriva simile a una visione definita quasi in ogni dettaglio, un’idea che ne è il cuore pulsante e basterebbe trascriverla per ottenere il miglior risultato con il minimo sforzo; il fatto è che poi l’idea esplode e va a ricomporsi sulla pagina nelle maniere più impensabili. In altre parole, con un termine mutuato dalla scienza, ironia a parte, faccio “ricerca”. Chiude il mio viaggio tra gli esistenzialisti francesi e lo fa scomodando Boris Vian che tra loro fu il più divertente e irriverente. Ho pensato che mi sarebbe piaciuto leggere un “ipertesto” (i riferimenti al postmodernismo sono molti) in cui dentro finisse di tutto in maniera “assurda”: elementi fortemente drammatici, bagatelle, riferimenti alti, medi, bassi, l’avventura, l’amore, la suspense, il caso, eccetera, eccetera, un po’ come per l’esistenza. In primo luogo volevo divertirmi, giocando con i generi e i libri letti dall’infanzia a oggi, poi volevo in qualche modo scrollarmi di dosso il peso del passato e, perché no, ironizzare su certe onanistiche situazioni italiane che sono quanto meno grottesche. “La verità dei topi” sostanzialmente parla di Amore per la scrittura e per la vita e lo fa in modo bizzarro e mi auguro sorprendente, “intercettando” spesso autori ben più noti di me. Certo, anche l’osservazione metodica di un topolino ha avuto la sua importanza. Infatti… A chi si rivolge? In primo luogo a chi mi segue da anni, ai lettori dei miei romanzi “L’ultimo disco dei Cure”, di “Fratture”, eccetera. Ma mi auguro che “La verità dei topi” possa rivolgersi a tutti. Dal lettore forte ed esperto che potrà divertirsi e ritrovare facilmente elementi e citazioni disseminati nel testo (probabilmente qualcuno si innervosirà, l’ho messo in conto e mi fa sorridere) passando per il lettore occasionale che mi auguro venga catturato dalla storia e possa goderla e magari iniziare una propria ricerca e affinare un proprio gusto, fino al lettore del tutto svogliato o a chi non si sognerebbe mai di comprare e leggere un libro, a parte questo ovviamente. Sarebbe una cosa meravigliosa se, date le statistiche terribili sulla lettura in Italia, i più giovani trovandoselo tra le mani ne fossero affascinati tanto da andare a scoprire gli altri autori ben più importanti citati nel romanzo e iniziassero così a leggere libri con costanza. A me è capitato più o meno così quando ero un bambino. Qual è il messaggio che vuoi lanciare al lettore? Nessun messaggio in particolare. Mi interessa divertire e allo stesso tempo raccontare e instillare il desiderio di continuare a leggere. Ci sono milioni di libri che attendono solo di essere scoperti, sfogliati e assaporati fino all’ultima riga. Chi o cosa rappresenta Edgar Kospic? Edgar Kospic è un bambino a cui viene tolto per cause di forza maggiore il proprio habitat ed è costretto a tirare fuori la grinta per affrontare la vita, mantenendo però l’ingenuità e la meraviglia verso il mondo. Mi auguro possa rappresentare noi tutti, o almeno chi ha ancora voglia di mettersi in gioco. Gulliver, Robinson Crusoe, Don Chisciotte della Mancia, Moby Dick –, di Bulgakov, Bolaño, Jodorowsky, dell’esistenzialismo francese, di Camus. E ancora di Carver, Roth, Wallace, Dostojevskij, Robbins, Pincio, Pelevin, Vonnegut, Alfred Hitchcock, Quentin Tarantino, Ingmar Bergman, Paul Thomas Anderson. E su tutti aleggia lo spirito di Boris Vian. Un romanzo di formazione, dunque, con tutti gli ingredienti del genere – viaggio e avventura, vagabondaggio, un pizzico di bohème e lo smarrimento – in un movimento costante e inarrestabile che alimenta la crescita interiore, di Edgar e nostra. Sì,

perché attraverso gli occhi ingenui di un bambino di undici anni, La verità dei topi disegna l’assurda e rocambolesca storia del mondo – i flagelli dell’umanità, la guerra, il capitalismo, le storture del sistema, la rincorsa al successo, il terrorismo, il dolore, l’amore, la morte… – che i grandi romanzi, i film, la musica hanno saputo raccontare, intessendo la narrazione di citazioni più o meno scoperte e riconoscibili, in un gioco postmoderno di rimandi e rielaborazioni che ci rammentano il meraviglioso e vitale ruolo che ha l’arte nell’esistenza umana. LES FLÂNEURS MAGAZINE - 7


FORZA “QUASI” È IL QUINTO ROMANZO DI TERESA ANTONACCI CON LES FLÂNEURS EDIZIONI

di Carmen Nolasco

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QUASI (Pagg. 134 • € 13) Dopo la morte dell’amatissimo Nicola e il trasferimento nella casa di dodici stanze, a Polignano, ad Alina tocca ricominciare tutto da capo, o quasi. Ormai donna matura e realizzata, che ha fatto pace con il proprio dono – la sindrome di Asperger –, dovrà mettere insieme i cocci del passato e provare a costruire una nuova serenità dopo averla rincorsa, raggiunta e ripersa. Ma i déjà-vu accadono, e l’amore pure, e lei si troverà di nuovo in balia della sorte, ad accoglierne le svolte inaspettate e le speranze disattese. Perché, come diceva nonno Giuseppe, «Dio dà e Dio toglie» e le cose irrisolte della vita prima o poi tornano pressanti. Riuscirà a pareggiare i conti con il destino, questa volta?

T

utto inizia in un quasi. L’aria sembrava quasi oziasse. La calma era quasi surreale. Ti ero arrivata accanto che quasi non me n’ero accorta. I quasi di Alina sono presenti a rafforzare la sfumatura che caratterizza la sua vita, dove nulla è bianco o nero, e passato e presente sono nuance delicate, è vero, ma anche perfettamente determinate. Nella sua quasi determinatezza Alina ha raggiunto la dimensione dolce e consapevole della maturità. Non ha nulla da aspettarsi perché ha tanto avuto e tanto perso, giacché è così che accade, Dio dà e Dio toglie. Nicola anch’egli ha i suoi quasi. Quasi saccente, quasi baldanzoso, quasi sempre in giro per il mondo. Quasi convinto a lasciar perdere tutto e rientrare in Italia. In quell’anfratto di tempo del quasi, germogliano così le prime parole di un colloquio amoroso tra Alina e Nicola. Anzi, di Alina per Nicola. L’amore non si sceglie, l’amore accade. Accade una mattina umida. Sembrava quasi primavera, quella LES FLÂNEURS MAGAZINE - 8

mattina. Il loro tempo insieme comincia in un intermezzo di vita talmente intenso da non poter essere fermato e si snoda come un fluire incerto, eppure goduto pienamente. Alina sa leggere il tempo, conosce gli attimi mutevoli e la caducità degli eventi. Ed è in questa sfuggevolezza che lei si muove attenta, sempre pronta a ricucire, senza affanno alcuno, ciò che poi la vita, inevitabilmente, disfa. Quasi è il titolo di un romanzo intenso ed equilibrato, una storia che conduce al cuore del sentimento senza sbavature, è una narrazione densa ed essenziale da cui trapelano forza e serenità interiore. Quasi è l’avverbio che racchiude l’incompiutezza delle cose, ma anche la loro bastevolezza. È poco meno che, ed è già sufficiente. È la condizione non pienamente raggiunta, quando siamo a un pelo da. Ed è proprio lì, in quel punto di equilibrio tra il poco e il tutto che si infilano gli amori, le scelte, le relazioni. La felicità.


LA DODICESIMA STANZA (Pagg. 142 • € 12) Alina ha i capelli rossi, gli occhi verdi e un’intelligenza fuori dal comune: a due anni sa già leggere e contare. Ama sezionare chirurgicamente il mondo che la circonda e ascoltare le storie che nonno Giuseppe le racconta, mentre vagabondano tra i vicoli e gli scogli di Polignano. È un’infanzia atipica, la sua, sempre in bilico fra genialità e disagio, tappe bruciate e bullismo incombente. Perché lei è sempre quella più piccola, quella più brava, quella più forte e fragile insieme. Pesce fuor d’acqua dai “superpoteri” intellettivi e sensoriali, con depressione e anoressia sempre in agguato. Fino a quando non arriverà Nicola a rompere la sua sfera di cristallo. Un amore tanto forte quanto socialmente inaccettabile che segnerà l’inizio della sua vita vera, della sua crescita obbligata, del suo precoce sbocciare in donna forte, capace di amare e di soffrire. Questa è la storia di Alina e del suo modo di essere, con la sindrome di Asperger addosso, in un crescendo di emozioni “diversamente” provate tra Polignano, Milano e Parigi, per poi far ritorno al punto di partenza: la dodicesima stanza.

ENRICO FATTO DI VENTO (Pagg. 120 • € 12) Lei è una brillante, indomabile quarantenne con troppo cuore in testa e poca voglia di legami. Lui è un affascinante, irriducibile idealista che irrompe come un uragano nella sua vita, spazzandone via dubbi e incertezze: non le resta che piegarsi alla sua furia amorevole e costruirci insieme una favola, la più bella e inattesa. Anche le favole però vacillano dinanzi a quella realtà, chiamata spettro autistico, che entrambi dovrebbero conoscere bene per via del loro lavoro, ma che si rivela ben altra cosa quando a esserne toccati sono i loro stessi figli. Persino un amore dalle radici così solide viene travolto dalla burrasca. La sfida sarà quella di resisterle e tentare di ritrovare un lieto fine.

UNA STORIA IMPERFETTA (Pagg. 184 • € 14) Un omicidio. Bari sullo sfondo. Due donne: da una parte l’assassina colta in flagranza di reato, condannata a prescindere; dall’altra, l’avvocatessa decisa a difenderla a prescindere dalle apparenze. Giulia e Chiara non si conoscono ma sono legate da un filo strettissimo, rosso come il quaderno che, con i suoi segreti indicibili, sarà il primo tassello del puzzle da comporre per tornare a essere protagoniste della propria esistenza. Fra indagini, tragedie famigliari e sintonie ritrovate, le due donne dovranno imparare a comprendere il non detto e a rileggere le certezze di una vita. Una storia imperfetta è un romanzo in grado di rallentare il tempo, piegarlo e dilatarlo a piacimento per raccontare il doppio binario su cui potrebbe correre la vita di un Asperger: dalla consapevolezza di chi ha avuto una diagnosi alla sofferenza di chi invece non sa spiegarsi il proprio speciale punto di vista.

LA CASA DELLA DOMENICA (Pagg. 178 • € 14) Silvia è una donna personalmente e professionalmente realizzata, ma la serenità della sua famiglia non è destinata a durare. A turbarla contribuiranno una serie di eventi, tra cui l’incontro con Pier, un geniale chirurgo, molto più giovane di lei, di cui si innamora perdutamente a dispetto della differenza d’età. Milano fa da sfondo alla loro storia e al viaggio introspettivo in cui l’autrice ci guida conducendoci alla riflessione su importanti tematiche, quali la caducità del tempo e la falsa morale che, al giorno d’oggi, troppo spesso etichetta le relazioni. “La casa della domenica”, scritto e pubblicato nel 2015, riappare in una nuova veste, frutto della riscrittura della Antonacci alla luce delle nuove consapevolezze acquisite nel corso di questi anni. La stessa protagonista, tratteggiata a propria immagine e somiglianza prima che le venisse diagnosticata la sindrome di Asperger, in questa nuova edizione, è da (ri)conoscere con un nuovo sguardo.

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LA CARICA DI BALAKLAVA il romanzo che narra l’assurdità della guerra di Antonietta Rubino

U

n atto bellico insensato. Così si riassume la più celebre carica della storia militare, seicento uomini della brigata leggera della cavalleria britannica lanciati al galoppo contro le bocche dei cannoni delle possenti batterie russe dislocate lungo la Valle della Morte, il 25 ottobre 1854. Passarono alla storia per il loro epico valore, agli ordini di generali che si distinsero per incompetenza e incapacità in quello che gli storici considerano il primo conflitto moderno. Per la prima volta, infatti, si ricorse ampiamente a navi a vapore e alle ferrovie; il telegrafo portò sul fronte diversi corrispondenti che inviavano alle redazioni resoconti a cadenza regolare; furono scattate le prime fotografie di guerra – Roger Fenton girava nell’accampamento con una camera oscura itinerante –; si posero le basi per le scienze infermieristiche e la riorganizzazione degli ospedali da campo. Ma nonostante l’eccezionalità delle circostanze, fu una guerra folle, scoppiata per futili motivi che gli stessi soldati che la combattevano faticavano a comprendere. LES FLÂNEURS MAGAZINE - 10

Dopo Gli ussari alati e La fortezza di Dio, con il suo terzo romanzo Daniele Cellamare affronta la Guerra di Crimea per raccontare con intensità e forza emotiva le storie individuali che si intrecciano con il corso dei grandi eventi della Storia, tenendo il lettore avvinto fino all’ultima riga. Con la precisione documentaria dello storico e l’ineguagliabile mordente costituito dalla veridicità dei fatti narrati, La carica di Balaklava, (pagg. 374, € 19), percorre le vicende di George Dillon, giovane contadino irlandese il cui destino viene irrimediabilmente stravolto dalla Grande Carestia del 1845. Arrestato insieme al suo amico Thomas per aver partecipato a una rivolta organizzata dalla Giovane Irlanda e recluso nell’agghiacciante carcere di Kilmainham a Dublino, viene liberato al prezzo di un ingaggio nella guerra d’Oriente dove vestirà la divisa del 17° reggimento Lancieri di Sua Maestà, gli uomini della Morte o della Gloria. A Balaklava, sede del campo britannico, George ritroverà la sua amata Janet, infermiera nell’ospedale militare diretto da


Florence Nightingale, l’instancabile Lady con la lampada. Attorno a loro, abilmente tratteggiati dall’autore, gli umanissimi e fallibili personaggi storici, i cui gesti così caratteristici risalgono a fonti documentarie, anche se il genere non ne obbliga la citazione. La costruzione drammatica si sviluppa attraverso una prosa asciutta, dettagliata ma senza fronzoli, che al discorso indiretto preferisce i dialoghi e riesce

a temperare le parti più propriamente narrative e di invenzione con gli episodi documentati dalla storiografia, senza trascurare il contesto socio-culturale dell’epoca, le note di costume, ma non dilungandosi mai in digressioni accessorie. Su tutte, brillano le pagine di strategia e tattica militare, che rivelano la profondissima conoscenza di Cellamare in questo ambito.

LE DONNE DELLA STORIA

Chiara Pepe dà voce alle eroine del passato Confessioni di donne (Pagg. 104 • € 11) Figure di donne della storia e del mito si alternano in una carrellata di ritratti rivelatori dei loro più intimi sentimenti. Attraverso i loro monologhi, voci del passato – reale e di fantasia – reclamano il riscatto della loro memoria, spesso condannata dal tempo a una sorta di damnatio velata di misoginia. Donne come Maria Antonietta e Anna Bolena, ma anche Cassandra e Ifigenia, interloquiscono direttamente col lettore, raccontando la loro personale versione dei fatti. Un punto di vista privato ed esclusivamente femminile, solitamente trascurato dalla storia dei grandi eventi, che è quella fatta inesorabilmente dagli uomini.

Voci dal mondo antico (Pagg. 146 • € 12) Otto donne vissute nel “mondo antico” – storico, letterario o mitologico che sia – si confidano e si raccontano, immaginate nell’atto di trasmettere le proprie memorie a figure da loro ritenute importanti: genitori, figli, amori perduti… rivali perfino. Personaggi femminili dalle vicende poco note, o note solo in parte, che agirono da semplici comparse in un palcoscenico più grande di loro, all’ombra dei grandi uomini attorno a cui gravitò la loro intera esistenza; figure silenti a cui adesso, finalmente, viene restituita una voce, donando loro sentimenti, angosce, paure e speranze. Ne emergono otto ritratti inusitati, incredibilmente plausibili nella loro toccante umanità. CHIARA PEPE

Laureata in Scienze storiche con lode, è dottoranda in Storia della scienza presso l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” e assessore alla Polizia Locale del Comune di Polignano a Mare. Dal 2013 al 2014 ha collaborato con la “Fondazione Pino Pascali, museo d’arte contemporanea”, in qualità di operatrice museale. Ha partecipato a convegni nazionali e internazionali in qualità di relatrice, tra cui il congresso nazionale “Fonti per la storia della medicina in Italia in età medievale e moderna” (2018), il convegno nazionale “Scienza, Innovazione. Istituzioni” organizzato dalla Società italiana di Storia della scienza (2016) e la ESHHS Conference (2017). Ha al suo attivo alcune pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali e internazionali.

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LJUDEVIT ALECSANDRI

l’ispettore dalla doppia anima di Dino Cassone

U

n esordio che promette bene quello del salernitano Davide Bottiglieri. Due romanzi storici tra loro legati, dove finisce uno comincia l’altro: Omicidi in si minore e Prove per un Requiem (che Bottiglieri con furbizia annuncia già alla fine del primo romanzo con un epilogo dallo stesso identico titolo). Tutto inizia una gelida notte di dicembre del 1780. Maria Teresa d’Austria è morta da pochi mesi e a regnare da solo sul trono del Sacro Romano Impero è rimasto suo figlio, l’illuminista Giuseppe II. Ci troviamo a Cluj, nel nord-ovest della Romania, l’antica capitale della Transilvania, terra che evoca in tutti noi mistero e terrore: il Conte Dracula, “Vlad l’Impalatore”, il figlio del diavolo. Lo stesso diavolo che in qualche maniera è anche l’oscuro protagonista di questa storia, assieme a Ljudevit Alecsandri, il più giovane ispettore di tutto l’impero austriaco, membro del Plotone di esecuzione. Un uomo dalla doppia anima, lettore incallito di Ezechiele, che si troverà alle prese con una catena di efferati omicidi e con un segreto celato tra le mura di un palazzo signorile. Lì dove vive un’affascinante ma tostissima donzella che gli farà LES FLÂNEURS MAGAZINE - 12

battere il cuore. Per combattere il male il nostro protagonista dovrà scendere negli Inferi, anche quelli che sono nascosti nella sua anima. Il secondo romanzo, suddiviso come il primo in partiture anziché capitoli, si apre con un omaggio al visionario talento di Bergman e del suo “Il settimo sigillo”, con una partita a dama (nel film erano scacchi). Siamo nel febbraio del 1781 e l’azione si sposterà nell’algida e splendida Vienna. Il segugio di Cluj ha da inseguire nemici reali e fantasmi della sua nera coscienza. Anche nel seguito Bottiglieri è bravo a mantenere il livello di attenzione del lettore molto alto, grazie a una scrittura sempre raffinata e a un intreccio davvero intrigante. Il romanticismo intenso delle scene descrittive che si respirava nelle pagine di Omicidi in si minore lascia spazio all’oscuro goticismo e al ritmo incessante degli avvenimenti. Il finale di Prove per un Requiem – dove il talento di Bottiglieri si veste di nuovo di solida tecnica – è scaltro e ci lascia in sospeso con un’ennesima immagine: le rive di Parigi, dove con ogni probabilità sarà ambientato il nuovo romanzo. Speriamo presto.


DAVIDE BOTTIGLIERI Scrittore e co-fondatore della Vitruvio Entertainment, vincitore del Premio Letteratura Italiana 2014 e del Premio Adriana Paulon (Sez. Giovani del Premio Internazionale “Un Solo Mondo”). Con la Les Flâneurs Edizioni pubblica nel 2016 una raccolta di racconti fantasy per ragazzi dal titolo Le Cronache di Teseo e, rispettivamente nel 2017 e nel 2018, il suo romanzo d’esordio Omicidi in si minore e il sequel Prove per un requiem, entrambi vincitori di numerosi concorsi letterari nazionali e internazionali.

Omicidi in si minore (Pagg. 160 • € 14) Cluj, dicembre 1780. In una fredda e sinistra giornata d’inverno, piazza Unirii è stracolma per assistere all’ennesimo spettacolo di morte. Ad alzare il sipario su questa nuova esecuzione, è stato il neo ispettore Ljudevit Alecsandri, il cui nome è sulla bocca di tutti i cittadini per le vicende che l’hanno visto protagonista nei mesi precedenti a quel momento. La vita apparentemente tranquilla di un remoto paese della Transilvania sta per conoscere terribili vicende. Le sue vie e le sue genti, intrise di superstizione e mistero, saranno invase da un’ombra oscura che porta con sé una scia di paura e morte. Sarà il giovane ispettore a dover far fronte a questa situazione che, però, nasconde una terribile minaccia: riuscirà il suo lato oscuro, quel secondo Ljudevit Alecsandri, a non riemergere ed essere associato lui stesso al demone che abita Cluj? Prove per un requiem (Pagg. 160 • € 20) Quando l’ispettore Ljudevit Alecsandri si lancia nell’ennesimo inseguimento del suo nemico, ha due certezze: che il demone di Cluj non arresterà la sua sete di sangue e che la sua amata Helena ormai non c’è più. Accompagnato dal fedele dottor Mesmer intraprende un viaggio alla volta di Vienna, scenario tanto bello quanto crudele, nuova testimone di efferati delitti. Nella capitale si è pronti a giocare una partita le cui pedine sono tutte nuove e aspettano, ignare, che sia la mano dell’ispettore, sempre più in lotta con le sue ombre, o del demone a fare la prima, eclatante mossa. E a continuare il proprio gioco fino all’ultimo duello.

IN ARRIVO ANCHE UNA GRAPHIC NOVEL Illustrazioni di Salvatore Parola

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Le recensioni di Dino

Cassone

THRILLER MADE IN ITALY D avvero intrigante “Progetto R.” (Pagg. 158, € 14), l’ultimo romanzo scritto dal pugliese Antonello Marchitelli. Un thriller, che consigliamo a tutti gli appassionati del genere, ambientato nella nostra Italia, tra Roma, Torino e Ovindoli, che si sviluppa tra le pieghe oscure della rete informatica, proprio lì dove si annida il male peggiore. Un progetto dal nome sinistro di Redrum (ma attenzione a leggerlo al contrario perché la parola diventa murder, ovvero omicidio), diventato un sito on-line dove si danno appuntamento internauti ignari di essere incappati in una rete da cui non si può più tornare indietro. E proprio in questa rete sono cascate due donne, rispettivamente mogli di Mario Berni e di Carlo Tebaldi, le cui vite saranno inevitabilmente e similmente sconvolte a distanza di cinque anni. Cosa ha spinto le due donne a lanciarsi entrambe dal balcone della propria abitazione con i rispettivi figlioletti? Cosa avrà scoperto l’investigatore privato assunto da Tebaldi che a sua volta ha coinvolto un giovanissimo e talentuosissimo hacker di nome Sugarfree? Perché un’organizzazione segreta, che ha affidato all’intraprendente Ivan il compito di dare la caccia a un fantomatico personaggio soprannominato il Creativo (l’ideatore ormai fuori controllo del pericoloso Progetto R. del titolo) finisce anche sulle tracce dei due vedovi e non solo, affidando però il lavoro sporco a uno spietato killer che si fa chiamare “il Pediatra”? Grazie a una scrittura ritmata e fluida Marchitelli ci regala qualche ora di puro svago, non senza togliersi la soddisfazione di mettere il dito in una piaga quanto mai attuale, uno dei grandi pericoli che è sotto gli occhi di tutti: il web. Come è nata l’idea di Progetto R.? Nasce dalla contaminazione tra due paure: una è quella di veder precipitare una persona da una grande altezza, che mi è stata trasmessa anni fa da un’amica che si trovò per caso sul luogo dove era appena avvenuto un suicidio di questo genere; l’altra è la paura di essere manipolati ed essere costretti a fare ciò che mai si vorrebbe fare. ANTONELLO MARCHITELLI (Bari, 1969). Dopo la maturità classica (1987), consegue la laurea in Giurisprudenza nel 1997 e collabora con uno studio legale e civilista fino al 2002. Scrittore prolifico, fra i suoi romanzi gli ultimi sono Gillo Armadillo, Un futuro radioso, vincitore del Premio della Giuria Narrativa Edita al Concorso Letterario “Città di Pontremoli” Ed. 2016 e della Menzione d’Onore al Premio Letterario “Bari Città Aperta” Edizione 2016 e L’ineluttabile destino dello scarabeo stercorario.

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P

UN’AVVENTURA TUTTA DA RIDERE

er creare il protagonista del suo romanzo “La maledizione della pecora” Maurizio Parlati, che nella vita fa l’attore di teatro, regista e sceneggiatore, ha deciso di giocare in casa. Il suo personaggio principale, Antonio Elia, infatti è un attore. Simpatico il nostro Antonio, maldestro, povero in canna e sfigato quanto basta, che è innamorato perso – e non contraccambiato – della bella collega Silvia, e ha come migliore amico uno strampalato e drogatissimo regista di nome Alessandro. Ma la vita riserva sempre sorprese ed ecco che una sera appare Paolina Avitabile, un conturbante avvocato che gli rivela di essere l’unico erede di una fortuna esagerata lasciata da un prozio mai visto prima, Mario Elia. Insieme alle numerose proprietà – e una misteriosa terra chiamata Diospyros con tutti gli abitanti – il nostro imparerà anche di aver ereditato pure un maleficio che non può essere sconfitto ma solo tramandato di generazione in generazione, di erede in erede. Da qui parte una girandola di gustose – per il lettore – avventure che porteranno Antonio ad essere come il protagonista di uno di quei film di serie B di una volta, sconclusionato, pieno zeppo di personaggi bizzarri e sempre sopra le righe: il malavitoso Mimì il Gigante, l’irascibile domestico Ernesto, spacciatori, trafficanti di armi e chi più ne ha più ne metta. Eppure il personaggio più bello di tutti, disegnato dall’abile penna di Parlati, è il morto; sì perché a un certo punto, ci troviamo a leggere le pagine più belle del libro, quelle di una seduta spiritica, e grazie a una medium agèe facciamo la conoscenza del famigerato prozio Mario: cazzutissimo e spassosissimo che ha capito tutto della vita. «Ah, adesso ricordo» rispose Mario nel corpo di Samantha. «Tu sei il povero fesso che ho incastrato. Dimmi, come ti trovi nei miei panni? Ti sei già pentito di aver accettato l’eredità?». «Ma no, zio. Mi hai lasciato un mucchio di soldi. Pensavo di doverti ringraziare». «Questo vuol dire che ho scelto la persona giusta». «Perché dimostro senso di responsabilità e abnegazione?». «No. Perché sei ancora più fesso di quanto immaginassi. Ma non temere, se non ti sei già pentito, presto lo farai». Non vi resta che leggere “La maledizione della pecora” dunque. Una sana risata non fa mai male. Come è nata l’idea della Maledizione della pecora? Nasce dall’esigenza di combattere un grave malessere personale. L’angosciante incapacità di tollerare l’incomunicabilità derivante dal sovraccarico di comunicazione, tipico dei nostri giorni, che trasforma la sovrabbondanza di messaggi in semplice rumore. Dove il dialogo diviene parodia di se stesso poiché il confronto dialettico sempre più spesso si riduce ad abbracciare acriticamente una versione della realtà che prescinde, non solo dalle argomentazioni dell’interlocutore, ma anche dalla semplice logica razionale e perfino dai fatti stessi. Questi vengono declassati a opinioni e come tali accettati o respinti secondo gradimento. Per combattere tale malessere ho scelto di utilizzare l’arma più potente a disposizione dell’intelletto: l’ironia, che amo brandire per randellare cinismo, trasformismo e mediocrità. Strumenti di manipolazione di massa tanto cari ai truffatori dell’informazione. LES FLÂNEURS MAGAZINE - 15


ETERNI PRECARI

IL RACCONTO DI UNA GENERAZIONE di Giuseppe Scaglione

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i sono percorsi dei quali è impossibile pensare un inizio e una fine. La silloge di Giuseppe Di Matteo Frammenti di un precario è uno di questi percorsi circolari, che esplora senza cautele certe verità, incarnando l’io collettivo di un’intera generazione. Quella dei precari intellettuali, figli della società postmoderna che pretende di sterilizzare la ribellione innata nei giovani, spingendoli verso falsi, acquiescenti miti. Ma l’autore trova nella Poesia una strada per riappropriarsene, come elemento introspettivo ed esperienziale. Valori e simboli che riconosce nelle proprie pulsioni e avverte come splendida eredità della tradizione letteraria che richiama il mito del sud di Scotellaro. Così il verso risente della riduzione dell’io (“Di rigurgiti non vivo più / sono già vecchio / per la rabbia dei poeti disillusi”) senza cedere alla sconfitta del disincanto (“Ho fame / di domani / in una città / mai costruita”) al quale oppone un graffiante disgusto (“Ora finalmente so / perché siamo una generazione senza palle. / Non voi, ma io: mi prendo volentieri la croce / che trascinate barcollando a ogni scalino”). Nei versi il passato, il presente e il futuro non sono campi sincronici marginali. Piuttosto visioni, nitide o volutamente sfocate, che illuminano a lampi il pensiero. Versi a volte atonali,

oppure accesi di note surrealiste o compostamente aperti alla sinestesia, oppure ancora intrisi della sottile malinconia dell’esistere che fu di Bodini. Di Matteo è un uomo colto, genuinamente affascinato dalla grande letteratura e ne fa contrappunti a una partitura che il verso stende sulla consapevolezza dell’età adulta. Guardarsi indietro è un atto maieutico dal quale trae uno per uno i significati ontologici che la silloge propone. Famiglia, religiosità, lavoro, sport, politica, tradizione, speranza, futuro, amore, sono tutti paradigmi di un lessico asciutto e sincretico, ma prima ancora tesori custoditi nello zainetto che porta in spalla lungo questo viaggio in versi lungo lo stivale, sineddoche della vita stessa. L’approccio è sincero al limite della confessione, impregna le parole nel chiaroscuro dell’esistenza. Chiama a raccolta sogni, energie e amore per la vita, ma è anche espressione di sofferenza, di meridionale solitudine quale significato dell’essere stranieri a se stessi. E sostanzia la contraddizione lacerante in cui è immersa una intera generazione, in bilico tra la gioventù incompiuta e la maturità precoce e necessaria.

FRAMMENTI DI UN PRECARIO (Pagg. 120 • € 10) Come pezzi di uno specchio infranto – colmo di ricordi, immagini ed emozioni – i frammenti poetici di Giuseppe Di Matteo vengono ripartiti in questa raccolta nei momenti di una simbolica partita di calcio. Al loro interno l’autore lascia galleggiare le sue schegge di poesia, che ci restituiscono dolori e gioie di un uomo che si fa ritratto di un’intera generazione: perduta, disillusa, precaria (nel senso più totale e profondo del termine), amareggiata. Ma non ancora sconfitta. Da un capo all’altro dello “Stivale”, dalla brumosa Milano alla natia e soleggiata Puglia, la potenza evocativa della parola ci restituisce abbaglianti squarci di luce fra le tenebre, alla ricerca di risposte e di un approdo sicuro nell’oceano incostante della vita.

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AZIO OESIA

DUE PROPOSTE IN VERSI DA TENERE SEMPRE A PORTATA DI MANO VA TUTTO BENE (Pagg. 126 • € 12) Le liriche di Raffaele Montesano colpiscono sin da subito per lo stile e la varietà tematica che le caratterizzano. I versi, brevi e musicali, racchiudono certamente l’amore dell’autore per la sua terra – la Lucania – ma sono anche l’espressione di un percorso di sperimentazione, finalizzato a offrire al lettore un prodotto nuovo, in cui poter riconoscere la sua vena compositiva originale ma lasciando anche intuire i modelli che l’hanno ispirato. Ironia e profondità si intrecciano dando vita a una raccolta che risulta a tratti romantica, a tratti allegra e scanzonata, ma sempre vivace e dal sapore autentico. Il risultato è un piccolo gioiello da gustare, lasciandosi travolgere dalle sensazioni che le parole, pagina dopo pagina, sapranno suscitare. «Ci sono tre elementi costanti in quasi tutti i miei lavori: lo sforzo di sviluppare una poetica personale; l’amore per la mia terra, la Basilicata; l’attenzione al linguaggio, intesa come ricerca tecnica sulla lingua della narrazione. In Va tutto bene queste tre direzioni sono organizzate nei tre capitoli in cui il libro è diviso e che ho chiamato Canzonieri: Sull’amore e altre forme di scortesia, con liriche incentrate sull’amore, tentando però di esprimerlo in maniera nuova, rivoltandone gli stereotipi; Verso la terra, è apertamente un canto devozionale dedicato al posto in cui sono nato; Scherzi è la parte in cui sperimento con la scrittura, come un gioco, un po’ lo stesso metodo che il bambino utilizza per scoprire il mondo. I miei libri non vanno visti come singoli episodi nati dall’esigenza espressiva del momento, ma come tanti piccoli tasselli di un discorso che – almeno nelle intenzioni – vorrei portare avanti per tutta la mia carriera. Va tutto bene è il mio primo lavoro sulla poesia, in un certo senso è il mio esordio. Mi sembrava giusto iniziare con una dichiarazione d’intenti. Questa è un’altra chiave di lettura del libro. Le tre sezioni, i tre macrotemi – anche se poi si vanno a frammentare ed articolare in altre situazioni narrative – rappresentano un po’ il sunto di quello che sono io come autore fino a questo momento; mostrano il mio portfolio di paesaggi letterari». ORO, LUCE E MIELE (Pagg. 66 • € 8) Una raccolta di liriche sognanti, luminose e malinconiche al tempo stesso. Con poche, soavi pennellate, Gabriele Zanini ci immerge negli echi della sua infanzia e giovinezza, lontane ma mai veramente perdute; nelle gioie e nelle trepidazioni del suo presente; nell’incertezza e nel timore per il futuro. Diverse stagioni della vita, ma ugualmente filtrate dall’occhio di un cantore che, in ogni dettaglio dell’esistenza – l’immensità del mare, la benedizione della pioggia, il sorriso di una figlia, un momento condiviso con una persona amata, il ricordo di chi non c’è più –, riesce a vedere (e a ritrasmetterci intatta) tutta la sfolgorante e dolorosa bellezza dell’esistenza. «È urgente ritrovare l’amore per le piccole cose, per la semplicità. Abbandonare l’effimero e affidarsi al vero è, oggi più che mai, un imperativo. Oro, luce e miele nasce con questo obiettivo e intende regalare, con profonda umiltà, suggerimenti e “istruzioni per l’uso”. Richiamare alla mente gli echi dell’infanzia, della giovinezza, di un mondo solo anagraficamente perduto, può essere un viatico per affrontare le difficoltà dell’oggi e per permetterci di tornare all’essenza del nostro “essere” umani. La forma poetica, in questo, aiuta. La poesia, infatti, è ricerca di senso da racchiudersi in poche righe. La scarnificazione delle parole è opera da cesellatori dell’animo, da artigiani della lingua, da viaggiatori dell’io. Ho avuto la fortuna di trascorrere un’infanzia bellissima, circondato dalla natura, da riti collettivi oramai perduti, da donne e uomini che avevano nello sguardo il “passaggio della Storia”; sento di avere un debito di profonda riconoscenza verso quelle figure e quel mondo. Ecco, questo vuol essere Oro, luce e miele, un piccolo scrigno di memoria e di sincera gratitudine».

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Premio Letterario

LUDOVICA CASTELLI

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n concorso letterario riservato agli under 35, con un occhio di riguardo per gli scrittori emergenti. Con questo obiettivo è nato, nel 2016, il premio letterario Les Flâneurs Edizioni che ha visto vincitori nelle prime due edizioni Milica Marinković con il romanzo Piacere, Amelia e l’anno successivo Carmen Nolasco con Il tempo è un concetto inutile quando ancora il premio non aveva limiti d’età per la partecipazione e non era dedicato a Ludovica Castelli. Nel 2018, il riconoscimento è andato a Viviana Guarini con il suo romanzo Non dirlo al cuore. Nel 2019, successo per Davide Simeone con Le ragazze stanno bene.

Chi era Ludovica Castelli?

Nata a Catania nel 1978, è stata una giornalista e scrittrice con la passione per la poesia e il teatro. Dopo la maturità linguistica ha svolto diverse attività nel campo della comunicazione, collaborato con numerose testate e frequentato diverse scuole di recitazione e cinematografia, tra cui il Conservatorio teatrale di Roma. Ha esordito nel 2008 con il romanzo Fumiamoci una sigaretta. La geometria dei fiori (Pagg. 200 • € 15) Come in una lunga improvvisazione jazz, ogni nota in apparenza disordinata è invece al suo posto e riga dopo riga delinea la vita di Bianca, fioraia trentenne. La perdita prematura del padre ha aperto in lei una voragine, un vuoto di sentimenti nei confronti di una madre sin troppo presa dal suo dolore per poter pensare ad altro. Bianca è cinica, insoddisfatta. Innamorata. Ma qual è il vero amore? Come fare a riconoscerlo, a distinguerlo dalla passione tossica o dall’amicizia? Nella sua ricerca la protagonista compie un sofferto percorso di consapevolezza, impara a rapportarsi al desiderio e al senso di colpa. Conoscerà la sua ora più buia solo per uscirne fortificata, pronta ad affrontare un nuovo nemico. La geometria dei fiori è una poesia strappata e restituita a frammenti, una storia fatta di sottrazioni che profuma di vita, che può accarezzare o pungere e che in ogni sua piega custodisce il talento di Ludovica Castelli. LES FLÂNEURS MAGAZINE - 18


2018 - Viviana Guarini Non dirlo al cuore (Pagg. 88 • € 10) Al molo di Bari, fra le barche più o meno grandi che ogni giorno prendono il largo e vengono ormeggiate, ce n’è una più piccola di tutte le altre. Bianca ed esile ha sullo scafo inciso in nero il proprio insolito nome. I passanti si chiedono perché mai qualcuno possa chiamare così una barca, quale può essere la storia che si nasconde dietro una scelta tanto particolare ed eccentrica. Se lo chiede anche Luppola che, ormai da troppo tempo, ogni tanto ritorna a quel molo a guardare l’orizzonte di una vita che ha ormai mutato forma, ma deve comunque andare avanti, nonostante le incertezze e i dolori di una storia d’amore già finita. Se ne sta come quella barca, a guardare tutto quello che la circonda e a soffermarsi sui gesti delle persone che incontra. E forse entrambe hanno una storia da raccontare.

2019 - Davide Simeone Le ragazze stanno bene (Pagg. 202 • € 15) A vent’anni ti parlano di farfalle nello stomaco e di occhi a cuore, ma cosa succede quando le farfalle muoiono e gli occhi si riempiono di lacrime? Quando la paura di scegliere (e di crescere) si trasforma nella rinuncia all’amore, alle persone, ai rapporti profondi? Fra una concezione confusa e paranoica della felicità, tradimenti e incomprensioni, dating app e Instagram Stories, malattie e frustrazioni, si intrecciano e si consumano le vicende di giovani donne e uomini che provano a fare i conti con i propri errori e le proprie insicurezze, consapevoli che la vita non è un gioco interattivo in cui puoi scegliere il finale che preferisci o ricominciare dall’inizio e provare percorsi alternativi. Ma alla fine, nonostante tutto, da qualche parte le ragazze stanno bene. LES FLÂNEURS MAGAZINE - 19


L’AMOROSO CANTO TRA LETTERATURA ITALIANA E CANZONI POP

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Albo (a cura di Trifone Gargano con illustrazioni di Malika Roberto, pag. 70, €12) propone un viaggio tra i testi più belli e conosciuti della letteratura italiana e delle canzoni pop che hanno ri-scritto e musicato proprio quei testi, con un gusto e con una sensibilità vicini a noi. Tutti i testi sono accompagnati da un codice informatico, il così detto Code QR (stampato accanto al testo della canzone); pertanto, il giovane lettore può ascoltare le canzoni via via proposte, semplicemente scansionandolo. Gli abbinamenti tra testo d’Autore e canzoni contemporanee sono davvero sorprendenti. Ecco alcuni esempi: Jacopo da Lentini, Amore è un desio - Capossela, Cos’è l’amore; Cecco Angiolieri, S’i’ fosse - De Andrè, S’i’ fosse; Dante, Tanto gentile - Buva, Beatrice; Petrarca, Erano i capei d’oro - Meta, Bionda; Foscolo, Alla sera - Carone, Di notte; Manzoni, il “sugo” della storia - Brunori SAS, Don Abbondio; Leopardi, L’infinito - Vecchioni, Il violinista sul tetto; Palazzeschi, Lasciatemi divertire - Carone, Un clown che piange; Montale, Non chiederci la parola - Caparezza, L’infinto ...e tanti altri ancora. Un viaggio, dunque, tra le parole e le note musicali, della nostra migliore tradizione letteraria e canora. Una educazione al gusto e al bello, da avviare già in piccola età, ma anche una educazione a tutti quei valori culturali, civili, sociali, linguistici, ecc., che hanno de-

terminato la nostra identità italiana, da Dante a oggi. Il libro si divide in tre grandi percorsi, scanditi dalla canonica divisione temporale della nostra tradizione letteraria (Le Origini – L’età Moderna – L’età Contemporanea). Ciascun periodo (o modulo) è introdotto da note essenziali di storia della lingua e della letteratura italiane, scritte in modo semplice, dalla parte cioè delle lettrici e dei lettori di quella fascia d’età. Le sezioni Laboratorio contengono esercitazioni ludiche (cruci-puzzle, cruci-verba, disegni). Di grande effetto e pregio comunicativo e artistico, in tutto l’Albo, le illustrazioni curate da Malika Roberto. La copertina è particolarmente suggestiva: il disegno ritrae, in un praticello verde, il cantautore Ermal Meta, posto al centro tra Dante Alighieri e Giacomo Leopardi, che ascoltano, evidentemente, il suo «amoroso canto». L’Albo, dunque, come educazione al bello, attraverso la lettura di pagine scelte dei poeti e degli scrittori italiani più grandi. Una galleria dei nostri antenati, una scelta tra i testi più belli e amati, e tra le canzoni che li hanno saputi re-interpretare. Libro di lettura domestica, non solo libro scolastico. Abbiamo voluto realizzare, cioè, un libro che accompagnasse ovunque e sempre le lettrici e i lettori, sapendo che la poesia ha il grande potere di portare ordine dove c’è disordine; bello dove c’è brutto; armonia dove c’è caos. La poesia potenzia la realtà e la rende più bella.

TRIFONE GARGANO Insegna Lettere nel Liceo “don L. Milani” di Acquaviva delle Fonti. È stato professore di «Didattica della lingua italiana» e di «Informatica per la Letteratura» per l’Università di Foggia. MARIA ROBERTO in arte MALIKA Illustratrice, diplomata presso il Liceo Artistico Statale “De Nittis-Pascali” di Bari. LES FLÂNEURS MAGAZINE - 20


Sulle tracce di ISABELLA MORRA STELLE CONTROVENTO (Pagg. 178 • € 12) Rosa è un’adolescente inquieta e impulsiva. La sua vita non è affatto facile: un padre assente, una madre malata. Inoltre, ha appena lasciato la sua Roma per trasferirsi dai parenti più vicini in un paesino dell’entroterra lucano. Come affronterà questo enorme cambiamento senza i suoi amici, l’affetto materno e privata perfino di internet? Prevarrà la noia, la rabbia, la voglia di fuggire? E se una voce dal passato misterioso di quel borgo riuscisse, invece, a trattenerla e a farla addirittura innamorare?

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l romanzo dà vita a due storie parallele, quella di Rosa e quella di Isabella Morra. Rosa è un’adolescente inquieta e impulsiva. La sua vita non è affatto facile: un padre assente, una madre malata. Ha appena lasciato la sua Roma per trasferirsi dai parenti più vicini in un paesino dell’entroterra lucano. Come affronterà questo enorme cambiamento senza i suoi amici, l’affetto materno e privata perfino di internet? E se una voce dal passato misterioso di quel borgo riuscisse, invece, a trattenerla e a farla addirittura innamorare? Nelle sue passeggiate solitarie, Rosa esplora il paese e un giorno scopre per caso il busto di una donna, la poetessa di Valsinni: Isabella Morra. Entra qui in scena la controversa vicenda di Isabella, proveniente da un passato del Sud. Le “circostanze” della poetessa lucana s’intersecano a quelle di Rosa, in un dinamico avvicendarsi di accadimenti. La Morra fu accusata di intrattenere una relazione con il nobile Diego Sandoval Di Castro. Anche Diego amava le letture, anche lui scriveva poesie. Tra il giovane e Isabella i rapporti presto si intensificarono, grazie anche all’intercessione del maestro di corte dei

Morra, il precettore Torquato, che si incaricò di fare da portalettere nello scambio di missive tra i due. Ma in questa storia s’infittiva il giallo: girava, in quelle corti, il sospetto che la relazione tra Isabella e Diego non fosse solo di carattere culturale e letterario, e il nobile Di Castro era inviso ai Morra per motivi politici. Sulla vicenda umana di Isabella Morra si è scritto molto (anche Benedetto Croce affrontò un viaggio sino a Valsinni, sulle tracce di Isabella), ma non si è mai fatta piena chiarezza e forse è anche per quel qualcosa di irrisolto che la sua storia continua ad affascinare. Stelle controvento è dunque un racconto per riflettere su un caso di femminicidio del lontano Cinquecento. Un viaggio nel tempo e nello spazio, in una Lucania poco conosciuta e affascinante; ha l’intento di essere un’opera di risarcimento, una riflessione sul passato, sull’amore per il presente, sulla fiducia verso il futuro. Dedicato a chi segue le stelle, a chi si sente stella controvento, capace di brillare senza se e senza ma, a chi ascolta il cuore, a chi cerca una storia vera, a chi ama viaggiare nel tempo, a chi scommette ogni giorno in un sorriso. Marianna Carrara Maria Pia Latorre LES FLÂNEURS MAGAZINE - 21


I VOLUMI DELLA TRILOGIA

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UN SUCCESSO DA MIGLIAIA DI COPIE

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atching Scars Series, una trilogia ambientata fra la Florida e il Canada, è la storia d’amore fra Caterina Zanetti, una giovane ragazza italiana appena sbarcata a Orlando, e Benjamin Carter, il suo vicino di casa, anche lui studente alla University of Central Florida e cantante della rock-band “Matching Scars”. Un solo sguardo fra i due, appena scesa dal taxi, sarà sufficiente per stravolgere la vita di entrambi. La loro storia d’amore sarà turbolenta come un viaggio sulle montagne russe, una corsa contro il tempo e contro tutte le persone che cercheranno di mettersi fra loro nel corso degli anni. Si feriranno in ogni modo possibile pur di non cedere di un passo, cercheranno di dimenticare quei caldi pomeriggi passati insieme lontani dal mondo in Florida, si butteranno a capofitto in nuove storie pur di non pensare, ma il loro legame sarà più forte di tutto. Complice un concerto a New York City e un matrimonio al quale nessuno dei due può mancare, si ritroveranno l’uno davanti all’altra per la resa dei conti. Questa volta non basteranno promesse vuote e muri invalicabili per difendersi: quando si troveranno davanti al bivio più importante della loro vita, dovranno decidere da che parte andare consapevoli che, una volta imboccata una strada, non si potrà più tornare indietro. VALENTINA FERRARO, classe 1981, è nata a Roma ma, per esigenze lavorative del padre, ha vissuto tutta la sua vita in giro per il mondo. Si è laureata in Giurisprudenza a Roma per poi trasferirsi di nuovo all’estero alla volta di nuove esperienze lavorative. Da qualche anno vive a Verona con il marito Francesco, che ha conosciuto a Dubai e sposato nel 2013. Con Les Flâneurs Edizioni ha pubblicato la fortunata trilogia Matching Scars Series, un new adult ambientato fra gli Stati Uniti e il Canada, e i romanzi Naked Truth e Never Ever. LES FLÂNEURS MAGAZINE - 23


BOULEVARD LA COLLANA DEDICATA A MUSICA, CINEMA E AUDIOVISIVI di Arianna Caprioli

«Boulevard è una passeggiata tra le arti, sotto la luce calda dei lampioni del Novecento o davanti alla luce blu dei dispositivi da cui spesso oggi fruiamo i prodotti culturali. Racconta la musica, il cinema, le varie forme dell’audiovisivo. Esplora scene e movimenti, opere e artisti che in diversi modi hanno influenzato il nostro immaginario».

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uesto recita la nota editoriale che precede i testi della collana di saggistica “pop” targata Les Flâneurs Edizioni. Le materie che abbraccia sono moltissime, le tematiche eterogenee. Qual è dunque la cifra stilistica che ne raccoglie i titoli dentro la stessa cornice? Risposta: la leggerezza. L’intento divulgativo. Tuttavia, si potrebbe obiettare, argomenti del genere sono stati trattati infinite volte da innumerevoli esperti del settore, che novità apporta l’ennesimo saggio sul rock o su Federico Fellini? Risposta: l’approccio laterale. Lo sguardo alternativo. Che sia un sapiente miscuglio di fiction e non-fiction, una chiave di lettura che collega menti e opere concettualmente lontane o il cappello dell’autobiografia sulla storia di una generazione, ciò che conta è quel quid di soggettività che dona sfumature irripetibili a qualcosa che il lettore credeva di conoscere e che invece si ritrova a guardare da un nuovo punto di osservazione. LES FLÂNEURS MAGAZINE - 24

È proprio questa la bellezza di cui Boulevard si fa promotrice: l’impossibilità di dire cose già dette poiché non c’è esperienza di vita uguale a un’altra, non c’è sguardo che non possa recare qualcosa di emozionante e originale, magari opinabile ma sempre generato da una passione. Del resto, la sopracitata nota editoriale specifica la natura non accademica dei libri in questione: a muoverli è appunto la passione, o un’intuizione, un tentativo di farsi archivio di memoria in un momento storico in cui il flusso incessante del digitale minaccia di lasciarsi dietro un deserto documentario. In tale ottica i testi critici ma anche i ricordi personali, le collezioni, i reportage narrativi, le biografie romanzate, le raccolte di recensioni acquisiscono un proprio valore intrinseco. Un valore dato dal fatto di essere piccoli ma tangibili contributi alla conservazione di testimonianze della cultura postmoderna, appetibili non solo per i nostalgici e i retromaniaci di cui parla Simon Reynolds, ma per chiunque volesse riscoprire in essi frammenti della propria identità. E allora tutti invitati a passeggiare su questo viale, lentamente, alla maniera dei flâneurs. Il paesaggio è cangiante dal centro alle periferie, dal presente al passato; perdendovi lungo la via scoprirete orizzonti sempre diversi, incontrerete sempre nuovi ciceroni pronti a illustrarvi la loro personalissima visione sull’arte.


Internet ha ucciso il rock di Giancarlo Caracciolo (Pagg. 268 • € 15) Lizzy è un’adolescente di Liverpool che rifugge dalle oppressioni della famiglia per cercare di incontrare il suo amore platonico, Paul McCartney. Jack ha il compito di trovare nei pressi di Woodstock un terreno grande abbastanza da ospitare il festival del secolo. Tyler vive nella Seattle degli anni Novanta e sogna di sfondare con la sua band per aiutare economicamente la sua famiglia. Vivono in tempi e luoghi diversi, ognuno con le proprie battaglie da combattere e i propri sogni da rincorrere ma tutti con la stessa passione: la musica. Alternando momenti narrativi ad altri di carattere divulgativo, undici fotografie di altrettante epoche storiche raccontano come i progressi tecnologici influenzino la musica e come questa a sua volta influenzi la società. Quello che resta è la portata rivoluzionaria del rock in tutte le sue declinazioni, la sua capacità di stravolgere un destino. E l’inesorabile affievolimento della sua fiamma nell’era digitale.

Edificio Fellini. Anime e corpi di Federico di Isabella Cesarini (Pagg. 160 • € 14) Ogni artista trova spontaneamente la fonte cui attingere per rinverdire il proprio immaginario. Federico Fellini si è nutrito di letteratura, poesia, umorismo e cultura popolare ma anche di psicoanalisi e di un certo esoterismo. Questa è un’indagine sui personaggi che hanno incrociato la sua formazione e dunque la sua carriera, un viaggio tra le sue fondamenta culturali che va da Italo Calvino a Charles Dickens, da Tonino Guerra a Edgar Allan Poe, da Dino Buzzati a Gustavo Rol. Il tutto osservato attraverso la lente della psicologia analitica, poiché un’assidua frequentazione ha legato per molti anni il regista romagnolo a Ernst Bernhard, allievo di Jung. Anni in cui il suo estro ha dato vita a un cinema che è una vera e propria festa onirica, una discesa nelle viscere dell’inconscio, tanto più profonda quanto più vertiginosa è la scalata della sua arte.

La terra promessa. Autobiografia rock di Otello Marcacci (Pagg. 386 • € 20) Raccontarsi significa ripercorrere mentalmente la propria esistenza, le persone incrociate, i viaggi compiuti. E la musica ascoltata. Accade così che una storia personale diventi paradigmatica della storia collettiva di una subcultura, che i sogni di un individuo incarnino i sogni di intere generazioni e che l’autobiografia sia solo un filo conduttore, un pretesto per rievocare canzoni e concerti, star mondiali e magnifici perdenti, locali underground come il CBGB o strade come Abbey Road, che hanno fatto da sfondo a eventi memorabili dando loro un volto e assorbendone l’anima. La terra promessa. Autobiografia rock è una cartografia di questi luoghi bramati e talvolta raggiunti, un archivio di memoria, una bussola che consenta ai nostalgici di rivivere i propri anni d’oro e ai “retromaniaci” di orientarsi nelle terre del rock.

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Fútbol alla valenciana di Alfonso Fasano (Pagg. 136 • € 13) A Valencia il fútbol è un’estensione della vita: per la comunità il calcio costituisce un mezzo per affermare la propria identità e rendersi riconoscibile agli occhi del mondo. Questo modo di vivere una passione non si esprime in un’ideologia esasperata e radicale, come in altre zone della Spagna, ma in un sostegno incondizionato alle due squadre della città. Fare un viaggio nella storia e nell’oggi del Valencia Club de Fútbol permette di conoscere la cultura e la grandezza di un brand sportivo riconoscibile nel mondo, eppure ammantato da una sensazione di perenne incompiutezza. È il racconto di un popolo fiero, per cui il sentimiento valencianista e i trofei alzati al cielo dai giocatori in maglia blanca y negra sono un transfer per sentirsi vicino ai sostenitori del Real Madrid, del Barcellona e dell’Atletico Madrid, anche dal punto di vista politico e sociale. La scoperta dell’altra realtà calcistica della città, il Levante, espande tale modo di vivere l’appartenenza: i tifosi granotas arrivano dalle zone costiere della città, sostengono una squadra storicamente subalterna rispetto al Valencia, eppure sono orgogliosi di rappresentare e alimentare un’istituzione significativa.

Notturno Jugoslavo di Emanuele Giulianelli e Paolo Frusca (Pagg. 230 • € 15) Romanzo di una generazione – «La Jugoslavia finì su un campo di calcio». Così sentenzia il protagonista di questo toccante omaggio al mitico calcio di uno Stato che non c’è più. Attraverso l’immaginaria ed “esemplare” vicenda di Aca Mirković e della sua famiglia riviviamo l’intera parabola del football jugoslavo: dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino alla tragica dissoluzione della Repubblica Federale. Una lunga serie di eventi sportivi e drammi storici inestricabilmente intrecciati. Alternando la fittizia conversazione con Aca, lo splendido racconto romanzato della sua vita e le interviste (realmente avvenute) con le leggende del calcio jugoslavo, gli autori ci trascinano in un’altalena di vittorie e fallimenti, cadute e risalite, nello sport come nella vita. Su tutto si innalza il fascino di un gioco incredibile, capace di unire, dividere e scatenare emozioni uniche.

Football Rail. L’alfabeto delle città del calcio a cura di Cristiano Carriero (Pagg. 210 • € 15) Non un elenco ordinato delle capitali del calcio ma piuttosto una raccolta di storie aventi il calcio come unica forma di comunicazione universale. Perché il calcio, quello vero, non è lo sport che divide in base al colore della maglietta che si indossa, ma – come si evince da questi racconti in cui la vita di vecchie leggende si intreccia con episodi mai realmente accaduti – è un emozionante viaggio, in cerca di qualcosa o semplicemente alla scoperta dell’inatteso, ma avendo sempre nel proprio bagaglio passione, libertà, fiducia e speranza, capaci di unire in campo come nella vita.

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CLAIREFONTAINE

RACCONTARE LA SOCIETÀ ATTRAVERSO LO SPORT PIÙ PRATICATO AL MONDO

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ggi più che mai ci accorgiamo di quanto lo sport, e il calcio in particolare, sia fondamentale per la nostra cultura, per la conoscenza, per le discussioni. Tanti di noi hanno imparato la storia, la geografia, arrivo a dire l’antropologia, grazie ai racconti dello sport. Leggende come quelle di Jesse Owens che nel 1936 a Berlino sfida il regime di Hitler facendo appassionare i tedeschi alle sue performance, o il ruggito sommesso di Tommie Smith e John Carlos sul podio di Messico ’68. Di storie ce ne sono tantissime, il difficile è andarle a scovare, scoprire dove è il confine tra i fatti, la fiction e l’epica e perché no mischiare il tutto, perché come dice la prefazione di un bellissimo romanzo che si chiama Come i wanderers vinsero la coppa d’Inghilterra (James Lloyd Carr): «È possibile fare in modo che questa impresa incredibile sembri vera, anche se non è mai avvenuta?». Questo è l’obiettivo della collana Clairefontaine, che va alla ricerca di imprese in grado di raccontare la società, prima ancora che lo sport. E così il libro di Alfonso Fasano (Rivista11) parla della comunità valenciana e del rapporto viscerale tra Paese e squadra, quello di Paolo Frusca, già co-auotre di Federico Buffa ne L’ultima estate di Berlino, ed Emanuele Giulianelli racconta l’ultima – e visti gli standard del calcio attuali irripetibile – grande impresa di una squadra dell’Est Europa in una competizione internazionale: la Coppa dei Campioni. Notturno Jugoslavo è un romanzo che mischia la fiction con le interviste fatte ai veri giocatori di quella Stella Rossa con espedienti narrativi che lo rendono molto vicino ad una sceneggiatura teatrale. Dagli occhi di un personaggio “minore”, quell’Aka, storico massaggiatore

di Cristiano Carriero della Stella, che ha visto tutto: 6 Repubbliche, 5 Nazioni, 4 lingue, 3 religioni, 2 alfabeti e 1 Tito, fino alla Guerra dei Balcani. Di prossima uscita la raccolta Football Rail, l’alfabeto delle città del calcio – idea di chi scrive – che rappresenta un abbecedario dalla A alla Z di tante città del mondo, una per lettera, che attraverso il calcio ci hanno insegnato la geografia, l’indipendentismo, il femminismo, l’ambizione, la musica, il potere, la rivincita o semplicemente l’amore viscerale per i colori della squadra di una città che mai avremmo conosciuto senza il pallone. Un vero e proprio viaggio fatto assieme ai tanti autori, tutte penne importanti del giornalismo sportivo, che hanno scelto un luogo – il segreto di un buon racconto è qui, che ci sia un luogo e ci sia un tempo – a testa facendosi ispirare dai ricordi dell’infanzia, da un approdo o dai ritagli di un vecchio Guerin Sportivo. La collana proseguirà con altri titoli, tutti su questa falsariga e sempre con la voglia, e l’ambizione, di andare oltre lo sport e oltre il calcio. Perché chi sa solo di calcio non sa nulla di calcio.

CRISTIANO CARRIERO Fondatore de La Content, giornalista sportivo. Scrive per Rivista Undici, Esquire e Quattrotretre. Cura Il Nero e L’Azzurro insieme a Michele Dalai, forma le aziende con la metodologia sportiva di Clutch Academy. Ha pubblicato numerosi libri tra cui: Che storia La Bari, una accolta di 25 racconti popolari, per esprimere la passione per il calcio e il tifo per la propria squadra del cuore: La Bari, e La Bari siete voi, le storie più affascinanti vissute da 30 giocatori della Bari negli ultimi 30 anni. Ha fatto 7 interrail, e la considera la cosa più rilevante del suo curriculum. LES FLÂNEURS MAGAZINE - 27


SIAMO ANCORA QUI

IL PASSATO E IL PRESENTE DEI NATIVI AMERICANI

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n un periodo in cui, subito dopo essersi schierati sulla questione ambientalista rappresentata dalla giovanissima attivista Greta Thunberg (abbracciando la causa, minimizzandone la portata o scegliendo di ignorarla, quando non schernendone la coraggiosa esponente), la pandemia ha travolto il nostro pianeta costringendoci a fermarci, può essere utile rivolgere lo sguardo ad altre strutture sociali. Siamo ancora qui. Il passato e il presente dei nativi americani è l’ultima delle pubblicazioni prodotte in casa DOTS, il nostro marchio editoriale che ha optato per un catalogo sostenibile, snello, con poche, selezionate pubblicazioni all’anno, a prevalenza saggistica. È autrice del testo (pubblicato anche in lingua inglese) la nativa americana Danielle Seewalker, esponente di quegli eredi di minoranze culturali che rifiutano di far scomparire la propria individualità nel melting pot statunitense; il libro è parimenti composto dalle fotografie di Carlotta Cardana, il cui Red Road Project, realizzato insieme a Seewalker, ha inteso interrogare la complessità degli indiano-americani che vivono con «un piede in un mocassino e un altro in scarpe Nike». In Siamo ancora qui viene ripercorsa in maniera asciutta e concisa la storia delle numerose popolazioni tribali native americane travolte dalla colonizzazione europea, costrette ad abbandonare le terre a loro sacre e a lottare perché la propria cultura non fosse completamente cancellata al motto di “Uccidi l’indiano, salva l’uomo”. Il rapporto dei nativi con “nonna terra”, esemplato nelle cosmogonie di ciascuna tribù (nel libro se ne ripropone una) mostra un ribaltamento di prospettiva che dovrebbe far riflettere: siamo noi a essere ospiti su questa Terra, e trattarla con rispetto è un dovere imprescindibile. Il libro, come da impostazione di DOTS, è corredato da box di approfondimento a cura di Lorena Carbonara, regista della pubblicazione e terza punta del triangolo virtuoso che unisce Italia, Inghilterra e Stati Uniti e in cui è inscritto questo prezioso libricino.

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NASCE LATTE DI NANNA EDIZIONI

MATERNITÀ E GENITORIALITÀ, I TEMI PRINCIPALI DELLA NUOVA CASA EDITRICE di Sabrina Rega

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atte di Nanna nasce dall’Amore. Dall’Amore per i miei figli, Dafne e Raoul, che mi hanno dato, prima l’una e poi l’altro la spinta, l’emozione, l’entusiasmo e il desiderio di parlare dei bambini alle mamme. E dall’Amore per il mio stato di mamma, che mi riempie totalmente, pur con le sue innumerevoli difficoltà, e che mi dà l’energia e la passione per rivolgermi alle mamme in primis, e poi ai papà, alle nonne e ai nonni. Perché la maternità, l’essere genitori, e i figli sono sempre un miracolo, un dono e penso che tutti dobbiamo fare del nostro meglio per tirare fuori e coltivare il nostro istinto genitoriale affinché il bambino di oggi possa vivere l’esperienza neonatale e dell’infanzia nel modo migliore possibile, dandogli ottime basi per essere un buon adulto domani. Pertanto l’obiettivo editoriale è quello di proporre principalmente testi dedicati a neomamme e neopapà che attraversano ed esplorano l’intero mondo della genitorialità, a partire dalla gravidanza, per passare dal parto e poi sfociare nell’accudimento ad alto contatto. Verranno trattati temi sulla genitorialità consapevole, sulla sana relazione familiare, per poter instaurare un rapporto con i figli efficace e basato sul rispetto, anche quando i figli sono già grandi o addirittura genitori a loro volta. Il bambino e i genitori saranno il centro su cui ruoterà la nostra linea editoriale con la collana Per Conoscere con testi che avranno principalmente basi LES FLÂNEURS MAGAZINE - 30

scientifiche e psicologico-comportamentali ma carattere divulgativo in modo da poter essere letti dai papà e le mamme con estrema semplicità. Ci proponiamo però di avviare, a latere, una collana dal gusto più scientifico-informativo dedicata ai medici ed operatori sanitari che affronteranno tematiche legate alla gravidanza e in ambito pediatrico, per la cura della donna e del bambino, dal titolo Salute. Grande attenzione e risalto vogliamo dare al rivoluzionario metodo Montessori di cui oggi e a ragione tanto sentiamo parlare pubblicando testi a riguardo dedicati non solo ai genitori ma a tutti gli operatori del settore infanzia come insegnanti ed educatori con la collana Montessori. Troviamo, infine, naturale affiancare ai libri di Latte di Nanna una collana di fiabe per bambini dal titolo Per sognare, che si propone di raccontare storie per bambini da fin che sono nella pancia fino ai 10 anni, che mettono al centro sempre i temi dell’alto contatto, della pace, dell’ascolto, dell’espressione dei propri bisogni, del rapporto con il proprio mondo interiore ed esteriore, colorati e con disegni semplici. Sono libri fatti per avvicinare la famiglia, per essere letti insieme, in quel dolce momento che viene prima di andare a nanna, magari poppando o sorseggiando una buona tazza di latte e iniziare, appunto, a sognare. Ci riserviamo anche di tradurre, visto il mio primo lavoro di traduttrice, testi esteri sull’argomento.


Latte di Nanna sarà poi un blog, con un gruppo Facebook e scatti su Instagram, con esperti, oltre me come mamma, per piccole chicche quotidiane, oltre a essere anche un contenitore di laboratori e workshop. Ringrazio mio marito Quirico per la fiducia, il sostegno, la pazienza e l’Amore quotidiano. I miei

genitori, aiuto e sostegno senza fine. L’ostetrica Concetta Quintano che è stata un grande punto di avvio di questo progetto. Un grazie di cuore va a mio fratello Alessio, editore, grande professionista e partner del progetto, che ha cucito un abito su misura per la mia idea e senza cui, quindi, Latte di Nanna non esisterebbe.

Pelle a pelle. Nuove ostetriche per nuovi genitori di Concetta Quintano (Uscita prevista, giugno 2020) In questo saggio l’ostetrica Concetta Quintano propone un approccio inedito al tema della maternità, o meglio della genitorialità. Protagonisti, infatti, sono i racconti delle mamme e dei papà di ieri e di oggi, a cui fanno da cornice nozioni tecniche e aneddoti, sintesi del bagaglio di esperienze professionali e umane raccolte in quarant’anni di passione e dedizione verso il proprio lavoro. Un testo pregno di delicatezza, speranza e di puro amore che l’autrice affida nelle mani accoglienti dei neogenitori che si accingono ad assistere al miracolo della vita.

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DISPACCI ITALIANI

di Davide Grittani

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on sono un viaggiatore ma ho avuto la fortuna di mettere piede in tutti i continenti, alternando posti umiliati dal turismo di massa a sentieri in cui valeva la pena perdersi. E in tutti i posti in cui sono stato ho sempre portato con me due cose, una canzone e una lezione. La canzone è Mio fratello che guardi il mondo di Ivano Fossati, di fronte al cui ascolto ognuno reagisce come sa, come può. La lezione è quella lasciata da Tiziano Terzani nel suo requiem alla società pre-digitale, un testamento contenuto in Un indovino mi disse. Arrivare nei posti non è lo stesso che farsi portare, entrare in una città non è come piombarci in aereo. Terzani non scrisse solo una dichiarazione d’amore nei confronti dei viaggi che non “staccano” mai da terra e mare, ma psicanalizzò il bisogno (quasi esclusivamente Occidentale) di possedere un luogo prima di attraversarlo, di saturarlo nel nostro immaginario prima di inalarne gli odori. Ho sempre sperato di dare vita a un progetto editoriale che si occupasse del viaggio come conoscenza, non come bene di consumo. Nel Viaggio in Italia Guido Piovene fissava le tappe ma a guidare era sua moglie, perché lui non sapeva farlo: battendo strade isolate, sentieri minacciosi, campagne straordinarie e dimenticate, Piovene ha cancellato l’antica narrazione diaristica per far posto alla nobiltà letteraria della cronaca. Lo aveva già fatto, meglio di chiunque altro, Pier Paolo Pasolini in La lunga strada di sabbia e Comizi d’amore, così come all’inventore della candid camera all’italiana, Nanni Loi, si deve la mappa delle reazioni istintive (quelle che il lessico politico avrebbe ribattezzato in «pancia del Paese»). La collana Dispacci Italiani (Viaggi d’amore in un Paese di pazzi) che curerò per Les Flâneurs Edizioni, grazie alla disponibilità e alla generosità di Alessio Rega, rappresenta un po’ il coronamento di quella speranza, forse bizzarra ma certamente indomabile. L’Italia è un Paese in cui due sole città superano il milione e mezzo di abitanti, tutto il resto – per quanto si atteggi a modernità – è adorabile provincia, indistinto pettegolezzo tra amici e nemici, duplicazione esponenziale del sistema feudale, in una parola «cortile». Gli autori chiamati a raccontare il meraviglioso cortile dell’Italia sono tra Collana | Dispacci Italiani (Viaggi d’amore in un Paese di pazzi) i più apprezzati e coraggiosi della narrativa Curatore | Davide Grittani e del giornalismo contemporanei, ciascuno Piano delle pubblicazioni | 20, un volume per ogni regione scriverà della propria regione (quella in cui Frequenza delle pubblicazioni | Semestrale è nato, talvolta quella che l’ha adottato) con Prima uscita | Giugno 2020 - Toscana, l’atelier della bestemmia lo spirito di chi non sa “staccarsi” da terra e Prossima uscita | Dicembre 2020 - Puglia mare, di chi arriva nei posti senza farsi portaComposizione degli Autori per ogni uscita | 4 Scrittori + 3 Esordi re. Di chi viaggiando fa i conti con sé stesso. LES FLÂNEURS MAGAZINE - 32


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