Apitalia 1-2/2023

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Apitalia Corso Vittorio Emanuele II, 10100186RomaITALY UEISSN: 03915522ANNO XXXXVII • n. 1-2 • Gennaio--Febbraio 2023 •727Poste Italiane S.p.A. –Spedizione in abbonamento postale –D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1 Comma 1 –Roma Aut. C/RM/18/2016 PAESAGGI CON ALVEARI | Testata giornalistica fondata nel 1974 | Direttore Raffaele Cirone |

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NOI IMPOLLINIAMO

SUL VALORE DELLE API

L’EUROPA SI CONFONDE

Voce del verbo “impollinare”, cioè trasportare polline dalla parte maschile a quella femminile delle piante, che producono semi e frutti. L’impollinazione serve dunque a garantire quantità e qualità del nostro cibo.

È un servizio che le api mellifere svolgono egregiamente e capillarmente da milioni di anni, e tutto questo accade ancora oggi perché l’apicoltore, passando la vita a curare alveari, sa perfettamente come collocare le colonie in campi aperti, serre e frutteti. Il nostro lavoro, insomma, fa produrre di più e meglio l’agricoltura: questo servizio vale in Italia 1,5 miliardi di euro/anno, 15 miliardi di euro/ anno nell’Unione europea.

Noi siamo qui a chiarire il concetto, che pare sfugga alla UE, che quando si dice “impollinatori” parliamo di tutta la biodiversità, fatta sì di insetti selvatici in via di rarefazione, ma soprattutto di api mellifere che aumentano costantemente.

Api solitarie, bombi, vespe e farfalle - che di certo meritano protezione - rappresentano solo il 5% del totale; il 95% degli impollinatori, dunque, è in mano agli apicoltori. Visto però che le iniziative adottate finora, per ridurre la perdita di queste creature, sono risultate inefficaci (lo dice la Corte dei Conti Europea), e visto che si sta rilanciando un’azione (senza base giuridica) che insiste nel distinguere la biodiversità buona da quella cattiva, con la conseguenza che le api mellifere sono considerate persino dannose perché tolgono cibo a quelle selvatiche, è giunto il momento di segnalare questo errore madornale.

Quest’idea confusa genera conflittualità e delegittima gli apicoltori, da sempre chiamati a svolgere quel servizio che veramente rende produttiva l’agricoltura e garantisce cibo alla popolazione europea.

Il nuovo patto europeo per gli impollinatori così non va incontro al principio della tanto agognata sostenibilità alimentare. In Italia si direbbe “prender lucciole per lanterne”.

EDITORIALE
1-2/2023 | Apitalia | 5 DELLE COMPETENZE DI CHI TUTELA ALVEARI RISCHIAMO L’ESPROPRIO © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto Jürgen

Apitalia N. 727 | 1-2/2023 |

gli articoli

5 EDITORIALE

Noi impolliniamo Raffaele Cirone

8 ARTE

Un Van Gogh per il calendario Lega 2023

10 AGENDA LAVORI. NORD-OVEST Cambio di stagione Alberto Guernier

13 AGENDA LAVORI. NORD Pronti alla ripresa Maurizio Ghezzi

15 AGENDA LAVORI. NORD-EST Leggere l’apiario Giacomo Perretta

19 AGENDA LAVORI. CENTRO Verso fine inverno Matteo Giusti

22 AGENDA LAVORI. ISOLE Si naviga a vista Vincenzo Stampa

46 RICERCA

Peste americana e nosema Anna Granato et al.

50 L’OPINIONE

Questione “Carnica” Stefano Dal Colle

53 SOCIETÀ

“Homo smartphonibus” Antonio Ricciardi

speciale impollinatori

ECOSISTEMI IN CRISI

L’UNIONE EUROPEA POTENZIA

IL PATTO PER GLI IMPOLLINATORI

SOMMARIO 19 25
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i nostri recapiti

i nostri riferimenti: per pagare

I paesaggi rurali sono evocativi per natura, composti da elementi semplici e sfumature armoniose. Gli animi più nobili ne colgono la bellezza e gli artisti ne catturano le parti essenziali, che poi superano i confini del tempo. Sono emozioni intime: paesaggi che entrano in noi o tanti noi che si immergono in quel paesaggio. Sono opere d’arte, originali e certificate o sogni rielaborati per ritrovare una persona amata, che in quella scena trova il suo giusto stare. Da Maestro Apicoltore.

abbonamenti: quanto costano

1 anno (10 numeri carta) € 30,00

2 anni (20 numeri carta) € 54,00

Italia, una copia/arretrati € 5,00

Estero: costo variabile per area geografica, richiedere preventivo

hanno collaborato a questo numero

Giuseppe Lega, Alberto Guernier, Maurizio Ghezzi, Giacomo Perretta, Matteo Giusti, Vincenzo Stampa, Anna Granato, Fulvio Bordin, Nicoletta Dainese, Laura Zulian, Albertin Elena, Mauro Caldon, Rosa Colamonico, Franco Mutinelli, Stefano Dal Colle, Antonio Ricciardi, Patrizia Milione, Fabrizio Piacentini, Alessandro Patierno

regina

Secondo un codice standardizzato, le regine sono marcate con un colore (tabella a lato) per permettere all’apicoltore di riconoscerne l’anno di nascita (ultimo numero dell’anno di allevamento, esempio “2023”)

i nostri VALORI

“Il mio non sol, ma l’altrui ben procuro” è il motto che accompagna le firme storiche dell’editoria apistica italiana da cui Apitalia trae origine.

Una Giuria internazionale ci ha premiati come miglior rivista di apicoltura, per i contenuti tecnico-scientifici e la qualità fotografica.

La moneta di Efeso, con l’ape come simbolo riconosciuto a livello internazionale già 500 anni prima di Cristo.

Abbiamo sottoscritto

“Il Manifesto di Assisi”, per un’economia a misura d’uomo. Come apicoltori ci riconosciamo nel Tau.

giallo 2 o 7 3 o 8 rosso 4 o 9 verde 0 o 5 azzurro 1 o 6 bianco marcatura dell’ape
Massimiliano Spinola: nel 1806, a soli 23 anni, scoprì e descrisse l’ape ligustica italiana. Apitalia è impegnata a tenerne viva la memoria.
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ARTE

UN VAN GOGH PER IL CALENDARIO LEGA 2023

Quando si dice “l’orgoglio italiano”. Giuseppe Lega: un personaggio eclettico, che ha dato prova di sentirsi sempre a suo agio, che si trattasse di confrontarsi fin da bambino con le api allevate dal “babbo”, per poi diventare egli stesso apicoltore, ma anche come imprenditore, costruttore, progettista, fotografo e tantissime altre cose fatte sempre per bene e con inusuale passione. Compresa la pittura, che è la sua cifra più alta insieme a quella del già fautore e titolare di un marchio che è vanto dell’Italia nel mondo.

Un personaggio che trova gratificante, nei preziosi momenti di libertà, dare alla sua grande passione per l’arte l’occasione di esprimersi ispirandosi ad un’altrettanto grande passione: l’apicoltura. Quella che l’intera famiglia Lega ha interpretato al meglio per generazioni.

Un’intimità che non va troppo disturbata, ma che Apitalia trova il modo di svelare ai propri lettori. Ed ecco cosa c’è nel quadro che quest’anno Giuseppe Lega offre alla comunità apistica italiana e a quella internazionale.

«Per dare discontinuità alle immagini usate per i calendari Lega che si susseguono da

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molti anni - dice l’artista - questa volta ho scelto di ritornare ad un pittore impressionista che amo moltissimo, Vincent Van Gogh. In effetti, ho preso due suoi dipinti e li ho sovrapposti !».

Ed è questo che ha Lega di sorprendente: l’attitudine a spaziare in un mondo interiore infinito e stratificato, dove non c’è un limite assegnato, uno stile immodificabile. Come a dire che un linguaggio esclusivo non gli basta.

«Il primo è il quadro intitolato “UNA STRADA DI AUVERS-SUR-OISE” - ci racconta ancora il Giuseppe Lega ispirato -. È un dipinto del 1890, dai colori vibranti, creato con pennellate energiche, “grezzo” al punto che alcuni critici l’hanno addirittura considerato come solamente abbozzato. In questo dipinto sono rappresentate alcune case agricole su di una collinetta ad Auvers». E potrebbe bastare già questo per spaziare in una dimensione di per sé sognante.

giudicato che questa sovrapposizione ci stesse bene e mi sono pure convinto che essa completi al meglio il primo dipinto... Poi, per rendere il tutto coinvolto con il mondo apistico, ho posizionato sulla sinistra tre alveari di paglia che nel 1890 erano certamente ancora in uso nella zona ed ho disegnato l’apicoltore seduto, in “adorazione” del volo delle sue api».

Il periodico Apitalia è depositato con il n. 123854 del 17.12.2019 presso il Registro Pubblico Generale delle Opere Protette ai sensi della L. n. 633/1941, come certificato dalla Direzione Generale Biblioteche e Istituti culturali (Servizio II - Patrimonio bibliografico e Diritto d’Autore) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

Ma poi occorre sapere anche che Auvers-sur Oise è ancora oggi un piccolo comune francese di 7.000 abitanti, nella regione dell’ Île-de-France, adagiato sulla destra del fiume Oise e a 27 Km a Nord-Est di Parigi. È un paesino ben noto agli amanti dell’arte per aver ospitato tanti celebri artisti che qui hanno creato molti dei loro capolavori. La tomba di Vincent Van Gogh è qui nel suo cimitero. E, neanche a dirlo, Giuseppe Lega in questi luoghi ci si è immerso in prima persona!

E ancora ci guida nel suo viaggio creativo: «Il secondo quadro intitolato: “CONTADINI CHE

VANNO AL LAVORO” rappresenta una coppia che, con l’asino, di mattina si reca nei campi e ho

Ecco, sembra la descrizione elementare di un bimbo che ci racconta cosa rappresenta davvero il suo disegno. E noi, che abbiamo la fortuna di averne avuto contezza e di poterlo svelare, vi diciamo che qui c’è il segreto dell’opera, con variante apistica, ispirata ai due Van Gogh: c’è il ricordo di un padre (Armando Lega, Apicoltore e Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana) che seduto dinanzi ai propri alveari, per ore intento ad osservare, ogni tanto prendeva tra le dita una bottinatrice di ritorno al predellino, la stringeva delicatamente all’addome per capire se c’era importazione e, se vedeva rilucere una goccia di nettare dalla ligula, sorrideva di quel piacere intenso che oggi tinge i colori del quadro di una profonda nostalgia.

C’è l’affetto per chi non c’è più, ma ci ha lasciato impressa un’immagine indelebile che dalla retina è poi trapelata in fondo al cuore. Un guardare al tempo, attraversando epoche e mondi diversi, un omaggio che nasce intimo e si fa oggi patrimonio di tutti noi amanti delle api.

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Grazie al Giuseppe Lega artista! Giuseppe Lega e Raffaele Cirone Apitalia è opera protetta

APICOLTORI SUL SERIO IN MANCANZA DI CERTEZZE ORA

SERVE TANTA DEDIZIONE

Chi ben comincia…, verrebbe da dire, si trova a metà dell’opera anche se, nel nostro caso, per completare il tutto avremmo bisogno ancora di molto altro. Resta il fatto che un buon inizio è ormai condizione imprescindibile anche in apicoltura. Nel nostro mondo, ad esempio, questo principio presuppone di poter disporre di tutto il materiale di cui necessiteremo, tenuto nelle migliori condizioni possibili e subito disponibile.

Uno degli errori più frequenti, che capitano spesso a chi si trova all’inizio dell’attività, è proprio quello di rincorrere le carenze di materiale, dovute ad errate valutazioni. E quindi, occorre sapere che siamo ancora in tempo per rimediare.

Il prezzo di tutti i materiali - apistici e non, di consumo e strutturali - attualmente in Italia ha raggiunto prezzi decisamente elevati e questo costituisce un handicap per chi si avvicina al mondo dell’apicoltura e non riesce a darsi risposte adeguate dinanzi alla necessità di spendere cifre che qualche volta possono anche metterci in difficoltà.

L’apicoltura, per quanti amano lavorare all’aria aperta, punture a parte, è un bellissimo mondo;

ricco di colori, di profumi, di sapori: il miele più delizioso, non è forse quello assaporato in campo sulla leva?

A fronte di tutto questo, però, restano ancora tante incertezze! Quante volte la nostra mano dovrà schiudersi con dentro nulla. Proviamo quindi a dare qualche consiglio, cominciando dal fatto che non è più possibile avere troppe certezze come invece accadeva un tempo. Questo perché, nonostante allevare api sia un’arte

AGENDA LAVORI. NORD-OVEST PROGRAMMARE
LAVORI E OGNI
I
FUTURA NECESSITÀ
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Foto Gianluca Bedini

mondiale antica e quasi primordiale; oggigiorno, con l’avvio del nuovo anno, abbiamo ancora l’impressione di essere all’anno zero. Se abbiamo acquistato dei nuclei per questa primavera, avremo bisogno di arnie di legno per il successivo travaso. Quanto vale un’arnia usata? Questa è la classica domanda di chi inizia, e di chi iniziava! E giù a spaccarsi il cervello a valutare, a fare conti, a cercare vernici e ferramenta, torce a gas, e a chiedere consigli, come feci io a suo tempo decenni or sono, e mi sentii rispondere: “Zero, un’arnia usata da altri vale zero!”. Questa affermazione, tanto per chiarire, è fondata in quanto un’arnia acquistata come nuova

dovrebbe essere garantita come sana, mentre un’arnia usata di sicuro non lo è, salvo che non si decida di portarla a sterilizzare in appositi impianti e di spenderci su davvero molto tempo e fatica. Allora possiamo decidere di acquistare tutto nuovo, perché è inutile correre rischi, anche se le scelte in economia possono apparire allettanti; metteremo in arnie nuove di fabbrica i nostri nuovi nuclei...

armi, appoggiatevi ad una Associazione Apistica e, soprattutto, fatevi consigliare da persone serie, competenti e che non spariscano dopo l’acquisto.

Il periodico Apitalia è depositato con il n. 123854 del 17.12.2019 presso il Registro Pubblico Generale delle Opere Protette ai sensi della L. n. 633/1941, come certificato dalla Direzione Generale Biblioteche e Istituti culturali (Servizio II - Patrimonio bibliografico e Diritto d’Autore) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

E già qualcuno si starà grattando la testa perché i nuclei di api e i pacchi d’ape non sono nuovi di fabbrica! Ma allora? Esistono i certificati sanitari, che però è bene sapere, non sono come la garanzia del frigorifero. Se siete alle prime

Abbonati!

Altra questione: i buoni propositi, quelli autunno/invernali, spesso si infrangono in primavera, quando il vostro referente, non avrà più un minuto da dedicarvi. Nel frattempo avrete fatto un corso di apicoltura, magari da casa, vi siete iscritti al gruppo social, avete fatto l’abbonamento ad Apitalia e mi state leggendo: resta il fatto che in assenza di certezze, dovrete valutare e fare delle scelte, verificando sempre i risultati, sapendo che occorrerà sacrificare serate, sabati e domeniche! Insomma, non vi dirò

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Apitalia è opera protetta

che siete ancora in tempo per rinunciare, perché non sarebbe corretto; vi esorterò invece a provare e a farlo seriamente il tentativo di diventare un vero apicoltore! Tornando a noi: quelli che tengono dieci casse per autoconsumo o centinaia per cercare di viverci, con la missione comune di produrre del miele sano e genuino da fare arrivare sulle tavole, possono contare solo sulla buona volontà ed esperienza (in Piemonte anche quest’anno si sono registrate importanti morie di api). Importantissimo è il confronto con altri apicoltori, cercando le esperienze dirette di chi queste competenze le ha maturate in anni e anni di intenso lavoro.

troppo alti, se siete nella possibilità di farlo, abbassateli con opportuni interventi di potatura; gli sciami fuoriusciti non vanno lasciati andare, sarebbe una grave perdita e costituiscono comunque materiale potenzialmente infetto e fuori controllo sanitario.

Il periodico Apitalia è depositato con il n. 123854 del 17.12.2019 presso il Registro Pubblico Generale delle Opere Protette ai sensi della L. n. 633/1941, come certificato dalla Direzione Generale Biblioteche e Istituti culturali (Servizio II - Patrimonio bibliografico e Diritto d’Autore) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

guenza, (anche se in questo periodo, non ancora troppo legata alle ore di volo). Questo monitoraggio dall’esterno non deve essere, comunque, sostitutivo della completa visita dei nidi.

Per affrontare la primavera al meglio, dovrete avere a disposizione dei favi con fogli cerei già montati o perlomeno possedere già tutto; non si può pensare di correre ad acquistare il necessario man mano che se ne presenta la necessità, con il rischio, nemmeno tanto remoto, di non trovare quanto occorre e di dover già da subito ripiegare. Vi troverete a dover recuperare qualche sciame e quindi individuate già ora le possibili situazioni critiche: alberi nelle vicinanze

Occorrerà poi avere tutto l’occorrente per smielare i favi in velocità, in un locale idoneo e predisposto, deumidificato e inaccessibile alle api e poterli riavere presto per la fioritura che segue, diventa assolutamente necessario; spesso, infatti, il tempo tra una fioritura e quella seguente, come acacia e castagno, nelle zone pedemontane e collinari, oppure, acacia e tiglio in altre zone, è appena sufficiente: il miele, infatti, si produce in un periodo variabile, che spesso non corrisponde neppure a tutta la già esigua durata della fioritura.

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Per concludere, un occhio sempre attento alle malattie delle api: oltre che dalla ben visibile varroa, esse sono causate da virus, spore e microorganismi vari; fattori che proprio per la loro piccola dimensione, costituiscono un grande problema e sono difficilmente selezionabili all’interno dei componenti di una famiglia di api; favi, casetta e api, ma anche cera e miele, costituiscono nel loro insieme, più o meno in equilibrio, quell’unicum, quell’esemplare a sé, su cui noi dobbiamo lavorare.

L’osservazione del volo, sul portichetto, rimane poi una pratica molto importante, ci offre anche nel finire dell’inverno ed in primavera una buona fonte di dati; l’importazione di nettare in base al volo, di polline in base alla quantità di api che tornano cariche; alla covata, per diretta conse-

Per questo, dai vostri colleghi apicoltori, vedrete mantici di affumicatori impacchettati, leve e strumenti abbrustoliti, casette numerate, puntine da disegno, guanti usa e getta, crittografie sui coprifavi ed in ogni dove, per scongiurare possibili inquinamenti, di quel mondo unico che è ogni singolo alveare!

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AGENDA LAVORI. NORD-OVEST
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PRONTI ALLA RIPRESA

MA LASCIAMO CHE L’INVERNO FACCIA SEMPRE IL SUO CORSO

OSSERVARE BENE

E COMPRENDERE

I RESIDUI DI FONDO

L’

inverno è ancora nel pieno del suo vigore per cui la sola operazione consentita all’apicoltore, in questo periodo della stagione, è l’attenta sorveglianza degli alveari. Controlliamo i tetti delle arnie e stabilizziamoli perché una forte raffica di vento potrebbe ribaltarli condannando a morte la povera famiglia in esso contenuta. Verifichiamo l’integrità

delle pareti dell’alveare: una fessura e/o un piccolo foro, fatto da un temerario picchio, potrebbero divenire responsabili di una triste fine della colonia quindi, qualora dovessimo riscontrare presenza di danni strutturali alle pareti delle arnie, apprestiamoci a ripararli con urgenza.

In questo periodo in cui è assolutamente proibito anche solo pensare di ispezionare l’alveare, almeno lì dove le temperature rigide ancora non lo permettono, potremo avere informazioni sullo stato di salute delle famiglie semplicemente attraverso l’analisi dei residui accumulati sulla superficie del cassetto in lamiera che chiude il fondo dell’alveare.

Noteremo al suo interno delle strisce, in corrispondenza degli spazi interfavo, di colore marrone scuro, provenienti dai residui degli opercoli dei favi di covata alternate a strisce di colorito più chiaro provenienti dalla rimozione degli opercoli dalle cellette di scorte alimentari. L’ubicazione delle strisce ci fornirà l’esatta posizione occupata dal glomere e la consistenza dello stesso.

Nelle giornate meno fredde, dopo la prima metà di febbraio e verso le

AGENDA LAVORI. NORD
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di Maurizio Ghezzi Foto Federico Vassallo

ore centrali, quando un po’ di tepore regalatoci dai raggi del sole si fa sentire, osserviamo l’inizio delle attività sulla plancia di volo dei nostri alveari, potremo così scoprire bottinatrici far ritorno al proprio nido con le zampette ricolme di polline recuperato sulle iniziali fioriture della stagione quali il nocciolo, l’elleboro, il calicanto, il salice, il bucaneve, il crocus, la lentaggine, il ranuncolo, il mandorlo e altro ancora. Questo simpatico andirivieni testimonia il buono stato di salute della colonia e la ripresa della deposizione da parte della regina. Purtroppo, invece, l’assenza di tale attività sarà indice di una famiglia probabilmente rimasta orfana in autunno e/o durante l’inverno oppure della presenza di una regina vecchia con poca propensione alla ovideposizione: situazione che potremo scoprire meglio solo dopo la prima metà di marzo quando le condizioni climatiche saranno favorevoli e ci consentiranno di poter aprire l’alveare. L’assenza completa di attività dovrà, invece, indurci a sospettare la morte della famiglia, al contrario, la presenza di assenza di volo e la contemporanea presenza

di deiezioni abbondanti color caffè latte, sulla superficie del predellino di volo saranno la testimonianza che quella famiglia è morta per infezione da nosema, in questo caso dovremo fondere i favi e disinfettare, prima di un eventuale riutilizzo, l’interno dell’arnia passandola alla fiamma del “chalumeau”.

Verso la fine di febbraio in una giornata ben soleggiata e con temperatura prossima ai 14/16 gradi centigradi, se la situazione lo richiede, è possibile iniziare un primo trattamento di contenimento dell’infestazione da varroa introducendo, molto velocemente per non raffreddare troppo la covata, due strisce di Amitraz e/o Apivar all’interno del nido, strisce da lasciare per 4 settimane così da poter iniziare la stagione con un basso tasso di parassitosi. In questo particolare momento stagionale tempo ne avremo a sufficienza da dedicare anche ai lavori di magazzino, riassettiamo vecchie arnie e arniette che potrebbero essere utili al momento della formazione dei nuovi nuclei o a seguito del recupero di grossi sciami, disinfettiamo leve e altri strumenti utili alla ri-

presa dell’attività, prepariamo nuovi telai da nido e da melario armandoli e fornendoli di un nuovo foglio cereo così da non vederci costretti a compiere con affanno queste operazioni al momento del bisogno. Soppesiamo di tanto in tanto gli alveari: la ripresa delle attività comporta un aumentato dispendio energetico da parte della famiglia cosa questa che richiede un maggior consumo di cibo per cui, nel caso trovassimo qualche nido pericolosamente alleggeritosi, non esitiamo ad aggiungere allo stesso dell’ottimo candito.

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Vi saluterei ricordandovi che a febbraio la comparsa toppo precoce di buon tempo non è mai auspicabile poiché stimolerebbe una ripresa prematura dell’attività delle famiglie le quali, una volta innescatosi questo meccanismo, molto difficilmente sarebbero in grado di sopportare un prepotente ritorno del freddo, per cui come dicevano i nostri vecchi: “Lasciamo che l’inverno faccia il suo corso” così da poter aspettare fiduciosi l’arrivo della nuova primavera!

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AGENDA LAVORI.
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LEGGERE L’APIARIO

ANNOTARE I DETTAGLI E SEGUIRE LE FAMIGLIE

Le giornate sono leggermente più lunghe, le api ancora riposano ma consumano non solo le loro scorte adipose ma anche quelle immagazzinate: potrebbe sembrare una banale riflessione, ma l’attenzione alle scorte alimentari è importante, la covata sempre più numerosa aumenta le proprie esigenze nutrizionali. L’inverno, sebbene talvolta sia ancora aggressivo, non impedirà alla covata di iniziare ad aprirsi, piccola ma presente, e quindi dobbiamo ricordarci di aggiungere sempre una

scorta di candito proprio sopra la covata che quasi con certezza è al centro del glomere. L’alimento che aggiungiamo in questo periodo non va perso: se avanza potremo sempre alimentare famiglie più deboli; non abbiate paura di alimentare con qualche pacco di candito in più le api ve lo restituiranno in una valuta più pregiata. Come ormai da anni ripeto, mettere un foglio di plastica trasparente sul coprifavo è molto utile. In questo modo, infatti, diventa più facile ogni controllo: ovviamente aprite il meno possibile il nido, in questo periodo la curiosità potrebbe essere dannosa. Alzare i coprifavo e controllare se tutto è tranquillo e su quanti telaini le api sono presenti non richiede molto tempo, l’orario più indicato per quest’operazione è verso le ore più calde della giornata sempre con un po’ di sole ma soprattutto che la temperatura sia superiore ai 12 °C. Nelle nostre zone di pianura non sono rare le giornate con queste caratteristiche. Più attenzione occorre per le zone collinari e montane le cui condizioni prevedono sia un diverso approccio tecnico sia tempi diversi. Appoggiando il panetto di zucchero sui telaini ricordatevi di forare

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L’AZIONE DEL NOCCIOLO STIMOLANTE
AGENDA LAVORI. NORD-EST Foto apicoltorifvgit

il sacchetto che chiude il candito, purtroppo a volte succede di dimenticarlo e più spesso di quanto non immaginiamo. Le cose da fare all’interno degli alveari, in questo periodo, sono comunque minime . Costante è invece l’impegno nell’apiario e in magazzino per non rimanere sorpresi dalla velocità con cui si debba affrontare lo sviluppo primaverile e le relative conseguenze. Nell’apiario ricordo che sono necessari gli interventi di protezione contro il vento, inoltre consiglio di legare l’alveare alla base di appoggio (cavalletto) con una corda che è fatta passare sopra il tetto dell’alveare; molti utilizzano dei mattoni come peso sul tetto per evitare che folate di vento lo possa sollevare, è un metodo molto pratico e in alcuni casi interessante.

LEGGERE L’APIARIO

Molti apicoltori, con riferimento al mattone, hanno costruito un loro linguaggio figurativo, secondo come esso viene posizionato può esprimere la particolare necessità di quell’alveare. Ad esempio: alimen-

tare, controllare le celle reali, presenza di regina non marcata. Con questo linguaggio basta un’occhiata per capire e tenere a mente. Sebbene sia una tecnica interessante e pratica, consiglio ugualmente di legare l’alveare con una corda: purtroppo da qualche anno piccoli e localizzati “cambiamenti climatici”, con venti improvvisi suggeriscono che, purtroppo, il peso del mattone non sia più sufficiente. Ho fatto personale esperienza di una piccola tromba d’aria che ha rovesciato alcuni alveari del mio apiario che per pigrizia avevo rinunciato ad ancorare. Scrivere, del resto, è meglio che interpretare il mattone: la maggioranza degli apicoltori utilizza inserire le note su di un foglio che è conservato sotto il coperchio, una pratica molto efficiente e pratica perché sul foglio, a condizione di esser chiari, si possono scrivere anche tutte le impressioni, cosa che non è possibile fare con la “simbologia” del mattone.

invernali che abbiamo adottato. Partiamo da quella generalmente usata che è il restringimento, dell’attesa del blocco di covata naturale e dell’intervento con i farmaci e le tecniche richieste.

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SVILUPPO DELLA FAMIGLIA

Ciò che accade alla famiglia in primavera è in funzione delle pratiche

La presenza di una piccola covata che andrà pian piano a ingrandirsi e, seppure di poco, a ringiovanire la famiglia, a prima vista potrebbe sembrare poco rilevante. In realtà io credo sia importante: le giovani api sono quelle che svilupperanno le ghiandole ipofaringee le quali produrranno quella gelatina reale che alimenta non solo le giovani larve ma anche e soprattutto la regina: essa si troverà in questo periodo ad avere pappa reale secreta da giovani api indubbiamente più nutriente di quella finora prodotta dalle vecchie api. La famiglia e la regina escono da un lungo inverno che le ha logorate, la regina inizierà però una veloce e progressiva deposizione grazie a questo nutrimento più fresco, sebbene sia anch’essa logorata, riesce a far fronte allo sviluppo della famiglia e anche le giovani larve saranno arricchite da questo alimento con maggiori proprietà.

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AGENDA LAVORI. NORD-EST Foto apicoltoridelpiceno.it
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Se invece avremo adottato la tecnica del blocco della covata invernale della regina, apriremo la gabbia di segregazione a partire da febbraio e, per avere delle giovani nutrici, dovremo aspettare almeno 25-30 gg. In questo caso la regina alimentata per tutto l’inverno da api non più giovanissime, quindi con un alimento di qualità inferiore, potrebbe provocare delle difficoltà nella ripresa primaverile. A seguito delle rassicurazioni di apicoltori esperti, è possibile riconoscere la bontà del metodo e ipotizzando di aver liberato la regina il primo di febbraio, avremo ritardato la covata di almeno una quindicina di giorni se non di più. Però avremo anche che la regina, avendo subito

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un minor logorio per il fatto di non aver deposto durante un periodo particolarmente freddo, abbia un maggior slancio alla deposizione. Inoltre è bene valutare, suppongo, il maggiore e migliore sviluppo della covata sia per le temperature meno aggressive, sia per la ricchezza alimentare del periodo, mi riferisco principalmente al polline. Di piante produttrici di polline è ricco non solo in nostro Nord-Est ma tutta l’Italia e tra le più conosciute senza dubbio c’è il nocciolo. Questa forza proteica, generata dal polline, sarà il propulsore dello sviluppo della covata.

MUFFE

Nelle prime visite di febbraio,

quando le giornate lo permettono, controllate i telaini o meglio i favi, a volte su quelli esterni possono esserci tracce di muffa: in questo caso se possibile levateli. Generalmente se il favo è coperto da muffa significa che è stato abbandonato quindi è un favo in eccesso e occorre toglierlo senza esitazione. Meglio eliminare qualche favo ammuffito che ritrovarsi con infezioni nella famiglia. Consiglio, qualora ci sia una grave infestazione di muffe, di trasportare la famiglia in un alveare pulito e asciutto, ovviamente durante una bella giornata che, a febbraio, non dovrebbe mancare nella nostra zona.

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Giacomo Perretta Apitalia è opera protetta Abbonati!

VERSO FINE INVERNO

API PRONTE A RIPARTIRE GUIDA IL “FOTOPERIODO”

VA MANTENUTO

L’EQUILIBRIO

DELLE SCORTE

Iprimi mesi dell’anno, stando al calendario, rappresentano l’inverno pieno, quello spesso caratterizzato dai freddi più intensi e dove sono più probabili anche le nevicate, se la neve deve cadere. Ma in questo periodo all’interno degli alveari qualcosa si muove già verso quella che sarà la ripresa primaverile. L’allungamento delle giornate, le prime fioriture pollinifere - primo tra tutti il nocciolo - fanno sì che la regina ricominci a deporre le uova. O addirittura che inizi a deporne di più, perché ormai in alcune zone del centro Italia vicine al mare o con una buo-

na esposizione collinare, a causa dell’aumento delle temperature, il blocco naturale di covata invernale a volte non c’è più. E una volta iniziata, questa ripresa primaverile nascosta nel cuore dell’alveare, tende ad proseguire magari lentamente, magari anche con periodi stazionari, fino alla primavere al periodo della sciamatura. Questo periodo di risveglio diventa allora un periodo molto critico per le colonie, dal momento che le esigenze nutritive aumentano, perché la covata richiede più risorse, sia per allevare le larve e le pupe che, soprattutto, per scaldarle e mantenerle ad una temperatura di almeno 30 °C-34 °C. Per questo uno dei lavori fondamentali in questo periodo è il controllo delle scorte di miele o di candito che dobbiamo essere pronti a reintegrare tempestivamente se ce ne è la necessità. Più sarà estesa la covata maggiore sarà il consumo delle scorte; maggiori saranno gli sbalzi climatici, maggiore sarà la difficoltà di valutare e stimare i consumi della famiglia.

In questi periodi infatti, soprattutto a febbraio, possono esserci momenti più o meno lunghi, quasi primaverili, intervallati da freddi intensi. Il controllo delle scorte va

AGENDA LAVORI. CENTRO
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Foto apicoltorifvgit
di Matteo Giusti

quindi programmato a intervalli regolari, possibilmente di una settimana o dieci giorni, o tenuto sotto controllo a distanza con l’uso delle bilance elettroniche. Le bilance, per quanto siano ancora abbastanza costose, diventeranno sempre di più uno strumento importante, in grado di ridurre sensibilmente il numero degli spostamenti, facendo risparmiare tempo e carburante, cosa che ultimamente sta diventando una voce di spesa sempre più pesante. L’ottimo sarebbe quello di poter utilizzare una bilancia ad alveare, come avviene con i podometri negli allevamenti bovini, dove ogni vacca ha il suo dispositivo che comunica con i sistemi di stalla e con il computer o il cellulare dell’allevatore. Ogni alveare infatti ha esigenze e attività diverse, anche molto variabili tra loro, in particolare per quanto riguarda il consumo delle scorte. Non potendo però per ora metter una bilancia sotto ogni alveare, quelle che abbiamo devono essere usate in maniera intelligente, in modo che ci diano un dato a campione che sia il più utile. Il consiglio è quello di posizionarla sotto l’alveare meno ricco di scorte o sotto quello che le consuma più velocemente, in modo da intervenire prontamente su quello e con un margine di anticipo sugli al-

AVVISO DI RETTIFICA

Nell’articolo pubblicato su Apitalia N° 11-12/2022, alle pagg. 27-28, l’Autore affermava che:

• “l’unico principio attivo utilizzabile con efficacia è e resta l’acido ossalico“;

• “la sublimazione può e deve essere ripetuta 4 volte ogni 7 giorni“;

• è consigliabile l’acquisto di “sublimatori“ senza indicare ulteriori dettagli tecnici.

Riguardo a tali affermazioni, che risultano imprecise e fuorvianti, su richiesta della FAI-Federazione Apicoltori Italiani, ci è doveroso pubblicare la seguente rettifica:

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tri. Durante queste visite e questi interventi è possibile anche non aprire le arnie, o al limite togliere solo il coprifavo per dare un’occhiata al glomere, in modo da non disturbare troppo la famiglia. Anche in questo caso poi la tecnologia può venirci in aiuto, con l’uso delle termocamere che possono fornirci dati interessanti come la dimensione, la temperatura del glomere e la sua posizione senza nemmeno aprire l’arnia. In caso sia necessario, si può restringere lo spazio utile alla famiglia, usando o spostando i telaini a diaframma, o anche riposizionare il glomere in una parte più centrale o più vicina al foro di alimentazione del coprifavo in modo che abbia facile accesso al candito se ce n’è bisogno. La nutrizione di soccorso da dare in questa fase infatti deve essere sempre basata sul candito, che poi può essere sostituito da sciroppi ad alta densità con l’avanzare della stagione. Se si vuol iniziare a stimolare le covata si può usare candito proteico, rimanendo consapevoli che all’aumento della covata corrisponderà anche un aumento dei fabbisogni di cibo.

L’alimentazione di soccorso può esser fatta anche con favi di miele opercolato, messi preventivamente in magazzino in autunno, purché provenienti da famiglie in ottima

• è corretto dire che l’acido ossalico è il principio attivo più efficace, ma è sempre necessario indicare i nominativi dei farmaci autorizzati a base di tale principio attivo. Su questo punto la FAI ha condotto una lunga battaglia a favore della legalità che la base associativa è impegnata a rispettare;

• il metodo della sublimazione, come si legge nel foglietto illustrativo dell’ApiBioxal®, è ammesso per un solo trattamento l’anno. Impieghi alternativi non sono quindi da considerarsi consentiti dalle vigenti normative. Evidenze di scarsa efficacia dei trattamenti con prodotti autorizzati vanno segnalate al sistema di “Farmacosorveglianza”.

Redattori e collaboratori delle rubriche tecniche sono invitati a rispettare le linee guida dell’Editore, in osservanza delle norme vigenti prima ancora che delle opinioni personali o di quelle correnti in seno alla comunità apistica.

Il Direttore Responsabile

salute per evitare il rischio di diffondere malattie. Con l’avanzare e l’affermarsi della bella stagione è possibile fare anche dei bilanciamenti di favi di scorte, se sono ancora presenti, tra famiglie in buona salute che eventualmente ne abbia-

20 | Apitalia | 1-2/2023 AGENDA LAVORI. CENTRO Foto blog.3bee.com
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no ancora molti, verso altre che ne abbaino pochi o nessuni. Invece è bene evitare il bilanciamento delle scorte nella fase centrale e finale dell’inverno, perché si rischia di togliere ottime scorte naturali alle famiglie che le hanno, non sapendo ancora come procederà la stagione e rischiando di dover nutrire anche queste famiglie, quando magari sarebbe stato possibile evitarlo. Un altro lavoro da fare in questo periodo è quello di rimuovere ed eliminare i favi vecchi da sostituire, visto che ora è il periodo che con più probabilità si possono trovare liberi sia dalle scorte di miele e di polline che dalla covata, soprattutto se si è avuto cura di metterli in posizione esterna durante le visite di pre-invernamento.

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L’attenzione poi non deve mai mancare anche all’aspetto sanitario. In questo periodo la varroa dovrebbe essere sotto controllo, se i trattamenti invernali sono sono stati fatti bene, mentre con la ripresa della covata è possibile, e importante, monitorare lo stato di salute di larve e pupe per poter tenere sotto osservazione situazioni a rischio o per intervenire prontamente in caso di sintomi di malattie, quali pesti o covata calcificata. L’inverno, con gli alberi spogli è anche il momento migliore per dare uno sguardo verso l’alto e vedere se ci sono nidi di Vespa velutina sui rami alti, soprattutto nelle zone dove il calabrone asiatico è già stato segnalato, come nel nord

ovest della Toscana, ma la prudenza non guasta anche in altre zone d’Italia. Nel caso si veda qualche nido sospetto la cosa da fare è fotografarlo e fare una segnalazione sul sito della rete StopVelutina www. stopvelutina.it, dove i tecnici valuteranno la cosa e decideranno cosa sia opportuno fare. Restano poi i lavori in magazzino. E questo momento è il migliore per quelli di manutenzione e artigianato, dal preparare i telaini con i fogli cerei montati a risistemare arnie e melari che necessitano di un intervento di falegnameria, in modo da avere tutto pronto ed efficiente per la nuova stagione ormai alle porte.

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SI NAVIGA A VISTA

TANTI SE, TANTI MA E SEMPRE CRESCENTI DIFFICOLTÀ

Se lo sfasamento climatico, tale da farci trascorrere il Natale con temperature quasi estive, è stato, per noi umani, molto piacevole: ha però ingannato gli alveari tanto da spingerli verso un anomalo sviluppo di covata a spese delle scorte di miele e polline, in parte accumulate dalle fioriture estive ed autunnali e normalmente destinate a superare i rigori invernali e a sostenere la ripresa primaverile. Di conseguenza è stato d’obbligo, il controllo puntuale dello stato delle famiglie per praticare gli interventi, ove necessari, per limi-

tare l’espansione anomala di una covata che consuma scorte e che, oltre un certo limite, non è funzionale all’esistenza degli alveari.

Se trasferire favi di covata opercolata, dagli alveari esuberanti a quelli meno sviluppati, restringendo di fatto il nido, non è stato sufficiente allora è stato necessario ricorrere ad un intervento più drastico.

L’intervento d’impatto cioè la somministrazione di alimento liquido concentrato, come è la miscela glucosio-fruttosio tal quale, trasferita dalle api velocemente nei favi, intasando il nido ha limitato

AGENDA LAVORI. ISOLE
URGONO DECISIONI UTILI AL CAMBIAMENTO
VIETATO IMPROVVISARE
22 | Apitalia | 1-2/2023
di Vincenzo Stampa Effetti dell’alimentazione liquida.

lo spazio per l’espansione della covata e fornito un’abbondante scorta per l’inverno (foto pag. 22)

Ora è arrivato l’inverno, il classico periodo adatto a risistemare il magazzino e a preparare tutto quanto occorre per la prossima primavera. Ma, abbiamo un progetto?

Le imprevedibili irregolarità climatiche, in ogni stagione, non permettono di fare una programmazione a lungo termine, per cui è diventato “normale” come si suol dire “navigare a vista”. Ma questo non significa improvvisazione!

per risolvere il problema esistenziale dell’alveare causato dalle bizze del clima.

L’esperienza e la conoscenza dei meccanismi che regolano la vita degli alveari ci danno gli strumenti per una soluzione delle problematiche in atto. Pensando alla futura possibile produzione, almeno per le fioriture dei fruttiferi, abbiamo qualche strumento di previsione legato alla misura delle temperature.

autori, nazionali e internazionali, dei numerosi report scientifici consultati, prende in considerazione gli agrumi.

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L’apicoltore, avendo un obiettivo produttivo da raggiungere scelto tra i tanti possibili in apicoltura, deve essere in grado di prendere “ipso facto” una decisione tecnica

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Sappiamo che i fruttiferi, per chiudere il ciclo vegetativo annuale, hanno bisogno di un certo numero di ore di temperature inferiore ai 7 °C prima della fioritura (vedi elenco in tabella dati di letteratura), è da evidenziare che nessuno degli

In letteratura si riporta: “I frutti esotici come avocado, papaya, banana, mango ecc. e gli agrumi, come ad esempio limone, chinotto, arance, non hanno bisogno di inverni freddi. Sono infatti tutte specie originarie di ambienti caldi e umidi, acclimatate a stagioni miti. Questi alberi, quindi, vanno difesi dal gelo prolungato, poiché per loro è dannoso.” Mentre convengo che il gelo è dannoso per le piante in generale, dovemmo trovare un accordo sul concetto di gelo e attribuirgli un valore numerico, in meteorologia il gelo, in senso stretto, è definito

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come “l’abbassamento della temperatura dell’aria sotto il punto di congelamento (0 °C)”, per cui di gelo in questi ultimi anni se ne è visto gran poco per non dire niente; ma anche in passato è stato sempre un fenomeno eccezionale localizzato e di breve durata contro il quale gli agricoltori si sono attrezzati. Le osservazioni in campo sui mandorli e sugli agrumi ci raccontano una storia diversa, ma simile per entrambe le specie confermate dal comportamento delle api le quali non hanno le capannine meteo e pragmaticamente si limitano a constatare il risultato finale come conseguenza delle traversie climatiche subite dalle piante, nel caso specifico la mancanza di nettare e polline nelle fioriture di mandorli e agrumi come conseguenza delle alte temperature invernali degli ultimi anni. Le anomalie che gli autori eviden-

Sognando la primavera.

ziano, come attribuibili al mancato raggiungimento della “quota di freddo”, sono: irregolare e variabile schiusura delle gemme, cascola, fioritura irregolare e insufficiente, allegagione scarsa.

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La scarsa allegagione, che negli ultimi anni è comune anche ad al-

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bicocchi e pruni, può essere la conseguenza del mancato intervento delle api che non trovano conveniente frequentare quelle fioriture. Quindi OCCHIO AL TERMOMETRO, interessiamoci all’andamento delle temperature nelle contrade che intendiamo frequentare! Le osservazioni degli anni scorsi ci dicono che: 1) le piante tardive soffrono meno dell’innalzamento delle temperature invernali; 2) per la stessa specie in fioritura ci sono forti differenze di rendimento legate al microclima locale. Infine ricordiamo che non ci devono ingannare le spettacolari fioriture: l’esplosione della fioritura, infatti, è legata alle ore di luce che attivano gli ormoni florigeni anche se fisiologicamente la pianta non è in grado di produrre nettare e polline.

Vincenzo Stampa

SPECIE ORE DI FREDDO Albicocco 400-600 Olivo 100-250 Melo 600-900 Pesco 700-800 Pistacchio 800 Susino europeo 800-1000 Vite 200 Kiwi 700-1100 Kaki <100 Melograno <100 Mandorlo 250-500 Ciliegio 700-800 24 | Apitalia | 1-2/2023
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ECOSISTEMI IN CRISI

L’UNIONE EUROPEA POTENZIA IL PATTO PER GLI IMPOLLINATORI

NUOVI HABITAT

ENTRO IL 2030

L’Unione europea teme per la propria sicurezza alimentare e per la resilienza degli ecosistemi: i principali indicatori dicono che continuiamo a perdere biodiversità e a utilizzare troppa chimica. Ecco perché la Commissione UE ha deciso di potenziare l’azione a favore degli impollinatori. In effetti l’iniziativa lanciata nel 2018 è stata un flop e a dirlo è addirittura la Corte dei Conti Europea. Serviva dunque un cambio di passo e una raccolta di firme (oltre un milione), promossa da svariate sigle del movimento ambientalista, ha messo in ulteriore evidenza limiti e ritardi della strategia europea per il Green Deal (un pacchetto di iniziative strategiche che mirano ad avviare l’UE sulla strada di una transizione verde; i principali interventi riguardano clima, ambiente, energia, trasporti, industria, agricoltura e finanza sostenibile, tutti settori fortemente interconnessi).

È così che si è iniziato sempre più spesso a parlare prima di morìa delle api, poi di perdita di biodiversità e infine di tutela degli impollinatori. Materie affini solo all’apparenza, che via via stanno facendo emergere da un lato svariati motivi di confusione, dall’altro l’ormai urgente necessità di chiarimenti sostanziali: quali e quanti sono gli impollinatori e chi ha titolo per parlare a loro nome e delineare politiche di salvaguardia? E ancora: la materia in discussione è ambientale o agricola, visto che le legislazioni di riferimento sono completamente diverse? Insomma siamo dinanzi ad un bivio e vanno al più presto superati i motivi di confusione e i conflitti di competenze. Gli apicoltori, intanto, si sono aiutati da soli e il loro patrimonio apistico aumenta costantemente in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea. Al tempo stesso, c’è chi per difendere gli impollinatori ritiene che non si debba dare troppo spazio alle api “gestite” (gli alveari) perché

SPECIALE IMPOLLINATORI
L’AZIONE DI SALVATAGGIO
Nostro Servizio
1-2/2023 | Apitalia | 25
Foto
di Annette Meyer

sottraggono fonti di cibo alle specie “selvatiche”. È in questa chiave che dobbiamo iniziare a leggere l’iniziativa europea a favore degli impollinatori, cercando di definire il prima possibile il ruolo che come apicoltori e detentori del principale patrimonio di biodiversità abbiamo o vogliamo assumere in questa strategia. Per capirlo meglio occorre conoscere nel dettaglio le argomentazioni della Commissione UE. Ecco il documento diramato di recente che si compone di una nota riepilogativa e di un allegato minuziosamente descrittivo: lo pubblichiamo integralmente perché, a nostro avviso, l’apicoltura italiana dovrebbe impararlo a memoria prima che enunciati e propositi si traducano in provvedimenti di natura legislativa e in ulteriori limiti al nostro già difficile lavoro.

Bruxelles, 24.01.2023 - Alla fine di gennaio del 2023 la Commissione UE ha presentato la comunicazione “Un nuovo patto per gli impollinatori” per porre un freno all’allarmante declino degli insetti impollinatori selvatici in Europa, rivedendo l’iniziativa UE del 2018. È un tema che appassiona: in effetti, una parte sempre maggiore dell’opinione pubblica chiede un’azione risoluta per contrastare la perdita di impollinatori, come testimonia il successo dell’iniziativa dei cittadini europei “Salviamo api e agricoltori!” (più di un milione di firme, raccolte dal mondo ambientalista, che ha messo nel logo della campagna di sensibilizzazione un’ape mellifera, ndR).

La nuova versione dell’iniziativa definisce le azioni che l’UE e gli Stati membri devono intraprendere per invertire il declino degli impollinatori entro il 2030: ad oggi, infatti, una specie

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SPECIALE IMPOLLINATORI 26 | Apitalia | 1-2/2023 Foto www.torinofan.it
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su tre di api, farfalle e sirfidi sta scomparendo. Questa iniziativa integra la proposta di normativa sul ripristino della natura presentata dalla Commissione nel giugno 2022 ed è un elemento cardine della strategia sulla biodiversità per il 2030, della strategia “dal produttore al consumatore” e del Green Deal europeo.

INVERTIRE IL DECLINO DEGLI IMPOLLINATORI ENTRO IL 2030

La versione riveduta dell’iniziativa a favore degli impollinatori stabilisce una serie di obiettivi per il 2030 e di azioni individuando tre priorità, prima fra tutte quella di migliorare la conservazione degli impollinatori e affrontare le cause del loro declino. Quest’obiettivo dovrà essere perseguito:

• migliorando la conservazione delle specie e degli habitat. Ad esempio la Commissione metterà a punto i piani di conservazione per le spe-

cie di impollinatori minacciate, individuerà gli impollinatori tipici degli habitat protetti dalla direttiva Habitat che gli Stati membri dovrebbero tutelare e insieme agli Stati membri progetterà una rete di corridoi ecologici per gli impollinatori, o “Buzz Lines”;

• ripristinando gli habitat degli impollinatori nei paesaggi agricoli, in particolare attraverso un maggiore sostegno all’agricoltura rispettosa di questi insetti nell’ambito della politica agricola comune;

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• attenuando l’impatto dei pesticidi sugli impollinatori, per esempio introducendo l’obbligo giuridico di attuare la difesa integrata, o metodi di prova supplementari per determinare la tossicità dei pesticidi per gli impollinatori, compresi gli effetti subletali e cronici. Poiché l’uso eccessivo dei pesticidi è una delle principali cause della perdita di impollinatori, sarà fondamentale ridurre il rischio e l’impiego di questi prodotti, come indicato nella proposta della Commissione sull’uso sostenibile dei pesticidi;

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• migliorando gli habitat degli impollinatori nelle zone urbane;

• affrontando gli effetti negativi che hanno su di essi i cambiamenti climatici, le specie esotiche invasive e altre minacce, come i biocidi e l’inquinamento luminoso.

L’iniziativa si concentrerà anche su come migliorare le conoscenze sul declino degli impollinatori e sulle relative cause e conseguenze. Tra i possibili interventi figurano l’istituzione di un sistema di monitoraggio globale, il sostegno alle attività di ricerca e valutazione, per esempio mappando entro il 2025 le aree principali con impollinatori, e azioni mirate a promuovere lo sviluppo di capacità e la diffusione delle conoscenze. Un’ultima priorità è mobilitare la società e promuovere la pianificazione e la cooperazione strategiche. La Commissione sosterrà gli Stati membri nell’elaborare strategie nazionali a favore degli impollinatori. La Commissione e gli Stati membri aiuteranno inoltre i cittadini e le imprese ad agire, per esempio sensibilizzando l’opinione pubblica e promuovendo la scienza dei cittadini.

1-2/2023 | Apitalia | 27
Apitalia è opera protetta

SPECIALE IMPOLLINATORI

L’elenco completo delle azioni figura nel documento allegato, che Apitalia riporta integralmente, dove si descrivono i contenuti di “Un nuovo patto per gli impollinatori”.

PROSSIME TAPPE

La Commissione invita il Parlamento europeo e il Consiglio ad approvare le nuove azioni e a impegnarsi attivamente nella loro attuazione, in stretta collaborazione con l’insieme dei portatori d’interessi. Le nuove azioni integreranno i futuri piani nazionali di ripristino (previsti dalla proposta di normativa sul ripristino della natura), in cui gli Stati membri individueranno le misure da adottare per centrare l’obiettivo giuridicamente vincolante di invertire la diminuzione delle popolazioni di impollinatori entro il 2030. Nel corso dell’anno la Commissione risponderà all’iniziativa dei cittadini “Salviamo api e agricoltori!” con un’apposita comunicazione.

CONTESTO

CITAZIONI

«Dalle piccole cose possono nascere grandi cambiamenti. Basta pensare agli impollinatori: questi insetti così piccoli definiranno il futuro della natura e della sicurezza alimentare a lungo termine. Abbiamo bisogno di azioni immediate e mirate per salvare gli impollinatori, che sono estremamente preziosi per i nostri ecosistemi, le nostre società e le nostre economie. Il nuovo patto per gli impollinatori dell’UE rappresenta un passo avanti decisivo per l’Unione ma non solo, e potrà ispirare azioni analoghe in tutto il mondo. Diamoci da fare prima che sia troppo tardi».

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Gli impollinatori sono parte integrante di ogni ecosistema sano. Senza di loro si assisterebbe al declino e all’estinzione di molte specie vegetali e degli organismi che da loro dipendono, con gravi implicazioni ecologiche, sociali ed economiche. Dato che circa l’80% delle colture e della flora selvatica dipende dall’impollinazione animale, la perdita di impollinatori è una delle più gravi minacce per la natura dell’UE, il benessere dei suoi abitanti e la sicurezza alimentare, perché compromette la produzione agricola sostenibile a lungo termine. L’attuale contesto geopolitico ha reso ancora più necessario creare un sistema alimentare più resiliente, anche proteggendo e ripristinando le popolazioni di questi insetti. L’iniziativa si basa su un ampio processo di consultazione dei portatori di interessi e sulle osservazioni del Parlamento europeo, del Consiglio, del Comitato delle regioni e della Corte dei conti europea ed è in linea con il quadro globale di Kunming-Montréal sulla biodiversità, recentemente adottato, che comprende un traguardo mondiale di diminuzione dei rischi derivanti dai pesticidi di almeno il 50% entro il 2030.

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«Proteggere gli impollinatori è fondamentale per preservare la biodiversità e il pianeta per le generazioni future. I cittadini chiedono costantemente un’azione risoluta a livello dell’UE. Sappiamo che usare troppi pesticidi ed esserne eccessivamente dipendenti rappresenta una minaccia per la sicurezza alimentare, la redditività delle aziende agricole, la biodiversità e l’ambiente. Continueremo a lavorare intensamente per diminuire l’uso di pesticidi e ridurre al minimo la perdita di impollinatori in futuro».

«La richiesta dei cittadini europei è molto chiara: dobbiamo agire per proteggere gli impollinatori. Già ad oggi la situazione non è facile per metà delle colture dell’UE che dipendono dall’impollinazione. Ridurre e sostituire i pesticidi chimici è assolutamente necessario. Se vogliamo che gli agricoltori europei siano produttivi in un ambiente sano, le farfalle e le api dovranno tornare a prosperare».

«Gli agricoltori subiscono in prima persona l’impatto dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità. Sappiamo che il declino degli impollinatori rappresenta un rischio diretto per la produttività agricola. Senza una maggiore sostenibilità non può esistere sicurezza alimentare a lungo termine. Riconosco e ammiro il duro lavoro quotidiano degli agricoltori che si adoperano per portare cibo sulle nostre tavole rispettando nel contempo i requisiti ambientali più ambiziosi al mondo. I piani strategici della PAC li aiuteranno nella transizione verso pratiche più rispettose dell’ambiente».

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Virginijus Sinkevičius Commissario europeo per l’Ambiente, gli oceani e la pesca Stella Kyriakides Commissaria europea per la Salute e la sicurezza alimentare Frans Timmermans Vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo Janusz Wojciechowski Commissario europeo per l’Agricoltura Apitalia è opera protetta

Bruxelles, 24.1.2023

COM(2023) 35 final

{SWD(2023) 18 final}

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI

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1. INTRODUZIONE

Revisione dell’iniziativa dell’UE a favore degli impollinatori

Un nuovo patto per gli impollinatori

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Il declino degli impollinatori selvatici e le sue conseguenze per la sicurezza alimentare, la salute umana, la qualità della vita e il funzionamento degli ecosistemi sono fonte di gravi preoccupazioni a tutti i livelli della società. Da più parti, scienziati e società civile in particolare, sono giunti appelli per un intervento risolutivo che ne debelli le cause. Ne è un esempio la recente iniziativa dei cittadini europei “Salviamo api e agricoltori!”, presentata con successo alla Commissione europea nell’ottobre 2022 dopo aver raccolto oltre un milione di dichiarazioni di sostegno tra i cittadini dell’UE e in cui si chiede una transizione verso un’agricoltura più favorevole alle api.

In Europa, circa quattro specie su cinque di colture e flora selvatica dipendono, almeno in parte, dall’impollinazione animale assicurata da migliaia di specie di insetti. Questo è un servizio che comporta benefici tangibili per l’economia: secondo le stime, infatti, il contributo dell’impollinazione animale alla produzione agricola dell’UE ammonterebbe ad almeno 5 miliardi di EUR l’anno. I benefici essenziali attribuibili agli impollinatori, come il contributo che questi apportano alla sicurezza nutrizionale e alla salute umana o al mantenimento della salute e della resilienza degli ecosistemi attraverso l’impollinazione delle piante selvatiche, rimangono per la maggior parte non quantificati. Eppure l’Europa e il mondo intero si trovano di fronte a una drastica perdita di impollinatori selvatici. Secondo la lista rossa europea, la popolazione di circa una specie su tre di api (foto pag. 25), farfalle (foto pag. 30) e sirfidi (foto pag. 37) è in declino. Inoltre una specie di api e farfalle su dieci e una specie di sirfidi su tre sono minacciate

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Il periodico Apitalia è depositato con il n. 123854 del 17.12.2019 presso il Registro Pubblico Generale delle Opere Protette ai sensi della L. n. 633/1941, come certificato dalla Direzione Generale Biblioteche e Istituti culturali (Servizio II - Patrimonio bibliografico e Diritto d’Autore) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

di estinzione. Sebbene queste cifre rappresentino già un campanello d’allarme, la verità è che non si ha ancora il quadro completo del fenomeno e una migliore comprensione

5 dello stato degli impollinatori potrebbe rivelare una situazione ancor più preoccupante . Il declino degli impollinatori rappresenta una minaccia sia per il benessere umano che per la natura. La perdita di impollinatori compromette la produttività agricola a lungo termine, aggravando ulteriormente una tendenza che risente di altri fattori, in particolare dell’attuale situazione geopolitica determinata dalla guerra di aggressione russa nei confronti dell’Ucraina. Nel dicembre 2022, in occasione della 15a conferenza delle parti (COP15) della convenzione

delle Nazioni Unite sulla diversità biologica, sono stati compiuti sforzi su scala mondiale per affrontare la crisi della biodiversità. Tali sforzi devono essere accompagnati da misure ambiziose. a livello dell’UE per proteggere e ripristinare la biodiversità, un patrimonio di cui gli impollinatori costituiscono parte integrante.

Con l’iniziativa dell’UE a favore degli impollinatori , nel 2018 la Commissione ha adottato il primo quadro dell’Unione europea volto ad affrontare il declino degli impollinatori selvatici, fissando obiettivi a lungo termine per il 2030 e un insieme completo di azioni da attuare nel breve e medio periodo. L’iniziativa, sostenuta con forza da tutti i gruppi di portatori di interessi, ha suscitato un notevole interesse pubbli-

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quinamento zero, la strategia per le foreste e la strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, contribuiscono a contrastare le minacce che gravano sugli impollinatori.

La presente comunicazione propone un quadro d’azione riveduto per l’iniziativa dell’UE a favore degli impollinatori, elaborato sulla base di un ampio processo di consultazione dei portatori di interessi e del feedback istituzionale ricevuto dal Parlamento europeo, dal Consiglio, dal Comitato delle regioni e dalla Corte dei conti europea. Al suo interno sono definite le azioni che l’UE e i suoi Stati membri devono adottare per invertire il declino degli impollinatori entro il 2030.

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co. Il Green Deal europeo ne ha ampiamente promosso gli obiettivi.

La strategia dell’UE sulla biodiversità per il 20307 ha fissato l’obiettivo generale di invertire la diminuzione del numero e della verità degli impollinatori entro il 2030 iscrivendolo nel quadro di una serie di impegni e obiettivi finalizzati al ripristino della natura nell’UE. Essa ha istituito inoltre la piattaforma dell’UE sulla biodiversità, nell’ambito della quale è stato creato un gruppo di lavoro per gli impollinatori quale principale piattaforma di governance per l’iniziativa a favore degli impollinatori. Altre iniziative che rientrano nel quadro del Green Deal europeo, come la strategia “Dal produttore al consumatore”, il piano d’azione per l’in-

La revisione fa seguito all’esame dei progressi compiuti nell’attuazione dell’iniziativa a favore degli impollinatori, analisi che la Commissione ha intrapreso nel 2021 e da cui è emerso che sebbene l’iniziativa rimanga uno strumento strategico valido, vi sono ancora importanti sfide da superare per arrestare il declino degli impollinatori e invertire la tendenza. In particolare, per contrastare in modo efficace i fattori di questo declino, occorre adottare ulteriori misure supportate da solidi meccanismi di monitoraggio e di governance. Dall’esame una revisione dell’iniziativa quale presupposto per attuarne pienamente gli obiettivi a lungo termine. La revisione fa seguito anche alla relazione speciale della Corte dei conti europea sulle azioni dell’UE per proteggere gli impollinatori selvatici. Tale documento ha individuato lacune nelle principali politiche dell’UE tese ad affrontare le principali minacce agli impollinatori selvatici e ha raccomandato alla Commissione di valutare la necessità di misure specifiche volte a contrastare le minacce di cui l’iniziativa a favore degli impollinatori non tiene attualmente conto. Ha inoltre evidenziato la necessità di integrare meglio azioni volte a proteggere gli impollinatori selvatici nelle strategie dell’UE relative alla conservazione della biodiversità e all’agricoltura e di migliorare la protezione degli impollinatori selvatici dai pesticidi.

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Nel giugno 2022 la Commissione ha presentato una proposta di normativa sul ripristino della natura12 che mira a sancire per legge l’ambizione della strategia sulla biodiversità: per gli Stati membri dell’UE è previsto infatti l’obiettivo giuridicamente vincolante di invertire la diminuzione delle popolazioni di impollinatori entro il 2030 e di mantenere successivamente una tendenza all’aumento. La normativa sul ripristino della natura e la presente iniziativa riveduta a favore degli impollinatori sono sinergiche: da un lato, la proposta legislativa concede agli Stati membri la flessibilità di decidere, nei rispettivi piani nazionali di ripristino, le misure più efficaci per conseguire l’obiettivo, dall’altro, le azioni della presente iniziativa riveduta, che abbracciano un ampio spettro di politiche dell’UE, mirano a sostenere e integrare le misure nazionali di ripristino prescritte dalla proposta di normativa sul ripristino della natura.

2. AZIONI DELL’UE VOLTE A INVERTIRE IL DECLINO DEGLI IMPOLLINATORI

fini della conservazione degli impollinatori, ma vi sono ancora profonde lacune da colmare. Sono necessari ulteriori sforzi per istituire un robusto sistema di monitoraggio degli impollinatori a livello dell’UE, effettuare valutazioni critiche e analisi territoriali e promuovere attività mirate di ricerca e innovazione.

Istituire un sistema di monitoraggio globale

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La versione riveduta dell’iniziativa a favore degli impollinatori definisce gli obiettivi per il 2030 e le azioni correlate in base a tre priorità:

I: migliorare le conoscenze sul declino degli impollinatori, le sue cause e le conseguenze;

II: migliorare la conservazione degli impollinatori e affrontare le cause del loro declino;

III: mobilitare la società e promuovere la pianificazione e la cooperazione strategiche a tutti i livelli.

I capitoli che seguono offrono una trattazione più diffusa delle tre priorità e delle azioni correlate, mentre la tabella in allegato elenca tutte le azioni contemplate.

2.1. PRIORITÀ I: migliorare le conoscenze sul declino degli impollinatori, le sue cause e le conseguenze

Le azioni a favore degli impollinatori devono essere sostenute da solide conoscenze scientifiche.

Dal 2018 sono stati compiuti progressi importanti nella raccolta di conoscenze spendibili ai

Per adottare misure efficaci di conservazione e ripristino a favore delle popolazioni di impollinatori è necessario mapparne la distribuzione, lo stato e le tendenze con un livello di dettaglio spazio-temporale sufficientemente accurato. Ciò richiede un solido sistema di monitoraggio a livello dell’UE che garantisca un apporto regolare e frequente di informazioni per un periodo di tempo prolungato. La Commissione e gli Stati membri stanno lavorando a una metodologia di monitoraggio basata sulle opzioni tecniche previste per un sistema di monitoraggio degli impollinatori a livello dell’UE (EU-PoMS). Per misurare rigorosamente le tendenze in termini di quantità e diversità degli impollinatori e valutare in modo affidabile i progressi nell’inversione del loro declino, sarà necessario espletare il monitoraggio presso un numero sufficiente di siti. Secondo quanto previsto dalla proposta di normativa sul ripristino della natura, gli Stati membri sarebbero tenuti a effettuare il monitoraggio delle specie di impollinatori ogni anno, secondo una metodologia standardizzata.

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Oltre agli impollinatori, sarebbe necessario monitorare anche le principali minacce che contribuiscono al loro declino. L’iniziativa di monitoraggio europeo della biodiversità nei paesaggi agricoli (EMBAL) , che raccoglie informazioni sugli habitat degli impollinatori nei paesaggi agricoli, e il progetto Insignia, che mira a monitorare i pesticidi e altri inquinanti utilizzando le api mellifere come bioindicatore, offrono soluzioni efficienti per colmare le lacune informative riguardo allo stato degli habitat degli impollinatori e all’inquinamento ambientale. Questi processi richiedono un’attuazione sistematica a

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lungo termine. L’istituzione di un quadro integrato per il monitoraggio del declino degli impollinatori e delle relative cause e conseguenze secondo il modello d’intervento DPSIR (indicatori di cause primarie, indicatori di pressione ambientale, indicatori di stato, indicatori di impatto e indicatori di risposta), consentirebbe di tenere traccia delle realizzazioni e dei risultati delle azioni strategiche d’interesse.

Sostenere le attività di ricerca e valutazione

Per generare conoscenze spendibili basate su informazioni e dati raccolti con sistematicità, continueranno a essere necessarie attività di ricerca e innovazione sostenute dal programma quadro dell’UE per la ricerca e l’innovazione - Orizzonte Europa - nonché da iniziative di ricerca nazionali. Occorre comprendere meglio la diversità tassonomica e funzionale delle comunità di impollinatori e la loro distribuzione, le minacce che gravano sugli impollinatori e le interazioni tra di esse. Quest’ultima indicazione vale in particolare per le minacce meno note (cfr. priorità II).

vo europeo sulla biodiversità (BISE), dovrebbero essere sfruttati appieno per condividere i risultati di monitoraggio e le conoscenze generate grazie alle attività di ricerca e innovazione. È necessario a tal fine un impegno a livello sia dell’UE che nazionale, con il sostegno dell’Agenzia europea dell’ambiente. La condivisione delle conoscenze, unitamente al libero accesso ai dati, aumenterà l’efficienza degli investimenti pubblici e garantirà la trasparenza dei processi delle politiche in ambito scientifico nonché del processo decisionale.

2.2. PRIORITÀ II: migliorare la conservazione degli impollinatori e affrontare le cause del loro declino

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Sarà inoltre necessario sviluppare ulteriormente strumenti valutativi quali la valutazione della lista rossa e la mappatura a livello dell’UE delle principali aree con impollinatori, al fine di rendere possibili misure mirate di conservazione e ripristino.

Promuovere lo sviluppo di capacità e la condivisione delle conoscenze

Il monitoraggio e la ricerca sono attività che richiedono un notevole dispiego di risorse, finanziarie e umane, che dovranno essere utilizzate in modo efficace sotto il profilo dei costi. Lo sviluppo strategico di infrastrutture di ricerca, strumenti di monitoraggio e competenze specialistiche può dare un utile contributo a questo riguardo. In particolare, sarà importante potenziare la capacità della scienza - sia professionale che dei cittadini - di svolgere attività tassonomiche, offrendo opportunità di lavoro, istruzione e formazione. Gli strumenti online esistenti, quali il polo di informazioni dell’UE sugli impollinatori “EU Pollinator Information Hive” e il Sistema informati-

Tra le principali minacce che incombono sugli impollinatori selvatici figurano il cambiamento della destinazione dei suoli (compresa l’urbanizzazione), le pratiche di agricoltura intensiva (compreso l’uso dei pesticidi), l’inquinamento ambientale (compreso l’inquinamento luminoso), le specie esotiche invasive e i cambiamenti climatici. Potrebbero emergerne anche altre, ad aumentare il carico di pressione già gravante sugli impollinatori. Alcune minacce, come l’agricoltura intensiva e l’uso dei pesticidi, sono più conosciute di altre: le misure più appropriate per attenuarne gli effetti sono ben note e vi è l’urgente bisogno di incrementarne rapidamente il tasso di adozione. Per altre minacce, come l’inquinamento da sostanze chimiche, inquinanti atmosferici e metalli pesanti, l’insufficiente patrimonio di conoscenze non permette di stimare la portata e la distribuzione degli effetti sugli impollinatori né di elaborare un’adeguata strategia di intervento. In questo caso sono necessarie ulteriori attività di monitoraggio, ricerca e innovazione per poter contrapporre al declino degli impollinatori una risposta basata su fondamenti scientifici.

Migliorare la conservazione delle specie e degli habitat degli impollinatori Le pressioni che subiscono le popolazioni di impollinatori in diversi paesaggi e usi del suolo interagiscono tra loro amplificando ulteriormente

34 | Apitalia | 1-2/2023 SPECIALE IMPOLLINATORI
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gli impatti nocivi. Pertanto è necessario che le azioni volte ad attenuare tali impatti non siano adottate isolatamente, ma coordinate tra i settori e pianificate in modo adeguato per garantire coerenza, sinergie ed efficacia in termini di costi. Le zone protette e una gestione adeguata del territorio sono la chiave di volta attorno a cui deve ruotare la conservazione della ricca diversità delle specie di impollinatori e su cui dovrebbero imperniarsi attività di ripristino strategicamente pianificate, per garantire agli impollinatori aree adeguate di habitat ben collegati tra loro e di alta qualità. I piani di conservazione delle specie16 costituiscono uno strumento fondamentale per coordinare questo approccio strategico, in particolare per quanto riguarda le specie più minacciate. I piani forniscono informazioni sulla situazione, l’ecologia, le minacce e le misure di conservazione in atto per le singole specie ed elencano le azioni chiave necessarie per migliorarne lo stato

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di conservazione nel rispettivo areale all’interno dell’UE. Attualmente la Commissione sta elaborando tre piani di conservazione dedicati ad alcuni gruppi di specie di impollinatori minacciate. Due di essi riguarderanno i paesaggi agricoli e forestali di tutta l’UE, il terzo interesserà un’area geografica specifica, le isole Canarie. Il sostegno di varie fonti di finanziamento, tra cui il programma LIFE, dovrebbe garantire l’adozione e l’attuazione su ampia scala di questi piani, una volta che saranno stati ultimati.

La conservazione degli impollinatori dovrebbe essere integrata efficacemente nella gestione delle zone protette, in particolare della rete Natura 2000. Molti tipi di habitat tutelati dalla direttiva Habitat sono infatti essenziali per gli impollinatori. Includendo gli impollinatori come specie tipiche nel monitoraggio e nella valutazione dello stato di conservazione di tali habitat si contribuirebbe a razionalizzare la conservazione degli im-

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pollinatori nei piani di gestione di Natura 2000. La diffusione del monitoraggio degli impollinatori contribuirà a una migliore mappatura delle specie di impollinatori rare e minacciate. Tali informazioni dovrebbero essere utilizzate per perfezionare gli sforzi di conservazione e ripristino e per designare nuove zone protette nel contesto dell’obiettivo dell’UE di raggiungere il 30 % di zone protette entro il 2030 come previsto dalla strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030.

La destinazione dei suoli e i cambiamenti di destinazione dei suoli, come l’intensificazione dell’agricoltura e della silvicoltura, l’urbanizzazione e lo sviluppo delle infrastrutture, possono ripercuotersi negativamente sugli impollinatori, riducendo la disponibilità degli habitat e aumentando la frammentazione di questi ultimi. Per contrastare la frammentazione degli habitat occorre un approccio integrato nei confronti dei paesaggi naturali e culturali. L’obiettivo può essere conseguito attraverso una rete strategicamente pianificata di tratti di habitat che, insieme, formino un’infrastruttura interconnessa in tutto il paesaggio, estendendosi attraverso regioni biogeografiche e amministrative. Questi corridoi ecologici per gli impollinatori - che proponiamo di chiamare “Buzz Lines” - consentirebbero alle specie di muoversi alla ricerca di cibo, rifugio e luoghi di nidificazione e riproduzione. Fungerebbero altresì da rotte migratorie per le specie colpite dai cambiamenti climatici, sostenendo in tal modo gli sforzi di adattamento. I processi di pianificazione territoriale, a tutti i livelli di governance, sono di importanza fondamentale per l’efficace attuazione della rete di “Buzz Lines”.

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Ripristinare gli habitat degli impollinatori nei paesaggi agricoli

Le azioni a favore degli impollinatori nei diversi paesaggi dovrebbero essere sostenute ulteriormente dai fondi dell’UE, in particolare dalla politica agricola comune (PAC), dai fondi della politica di coesione e dal programma LIFE. In più gli Stati membri dovrebbero incoraggiare e agevolare fortemente la cooperazione transfrontaliera a tale riguardo.

Tra le pressioni note che determinano il declino degli impollinatori nei paesaggi agricoli vi sono pratiche di gestione agricola quali la monocoltura, l’uso elevato di pesticidi e la lavorazione intensiva del suolo, le pratiche di pascolo o falciatura intensive e, ove presente, l’eccessiva fertilizzazione dei prati. Fondamentale per invertire questa tendenza è una maggiore diffusione delle tecniche agronomiche favorevoli agli impollinatori, in particolare l’agroecologia. La PAC è uno dei principali strumenti atti a sostenere questo tipo di transizione attraverso misure quali l’agricoltura biologica, il mante-

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nimento e lo sviluppo di elementi caratteristici del paesaggio, l’agrosilvicoltura, la riduzione dell’uso di sostanze chimiche e la protezione delle piante favorevoli agli impollinatori nei pascoli e nelle fasce tampone. Nel periodo 202327 la PAC sarà retta da una nuova architettura verde, con requisiti di base rafforzati e nuovi regimi ecologici nell’ambito del primo pilastro, combinati con misure del secondo pilastro quali gli impegni in materia di gestione agro-climatico-ambientale. Gli interventi a vantaggio degli impollinatori nei paesaggi agricoli dovrebbero essere pianificati in modo strategico e coordinato sulla base delle esigenze individuate a livello locale. I paesaggi favorevoli agli impollinatori

sono ricchi di biodiversità e di elementi caratteristici del paesaggio e offrono un adeguato numero di habitat di alta qualità ed efficacemente interconnessi.

Nell’ambito della PAC gli Stati membri possono progettare interventi strategici che contribuiscano agli obiettivi specifici di carattere economico, ambientale e sociale. Ad esempio, i regimi di pagamento basati sui risultati possono rendere l’approccio più efficace e offrire maggiore flessibilità e incentivi agli agricoltori affinché attuino pratiche rispettose dell’ambiente. Inoltre gli Stati membri sono incoraggiati ad attenuare le pressioni a livello del paesaggio attraverso i regimi collettivi che incentivano la collaborazione tra gli

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agricoltori nell’attuazione collettiva degli impegni agro-climatico-ambientali. I piani strategici della PAC elaborati dagli Stati membri comprendono una serie di azioni contraddistinte da un elevato potenziale di protezione degli impollinatori. Ve ne sono diversi, ad esempio, che mirano a creare aree di alimentazione favorevoli agli impollinatori selvatici attraverso colture floreali, la coltivazione di piante mellifere annuali o altri elementi caratteristici del paesaggio idonei allo scopo. Altri impegni riguardano la creazione di superfici non produttive nei seminativi al fine di migliorare, tra l’altro, lo stato degli impollinatori e di potenziare l’approvvigionamento alimentare degli insetti impollinatori. I piani possono inoltre mirare a sostituire i prodotti fitosanitari chimici con metodi biologici di controllo degli organismi nocivi, contribuendo in modo significativo alla protezione degli impollinatori. Occorre inoltre attenuare in maniera adeguata i rischi posti dai prodotti chimici per l’agricoltura (in particolare pesticidi ed elevati carichi di nutrienti). Ciò richiede sforzi comuni e la cooperazione tra autorità pubbliche e agricoltori. La presenza di consulenti agricoli che abbiano ricevuto una formazione adeguata in materia di biodiversità e conservazione degli impollinatori, nonché la disponibilità di attività di dimostrazione e comunicazione sono elementi chiave per facilitare una migliore adozione di misure mirate. Per valutare l’impatto degli interventi dovrebbero essere utilizzati, una volta disponibili, solidi indicatori basati sulla metodologia di monitoraggio degli impollinatori a livello dell’UE (cfr. priorità I). Nell’ambito della PAC, per sostenere la diffusione del sistema di monitoraggio degli impollinatori (EU-PoMS) è possibile utilizzare, tra le varie fonti di finanziamento, l’assistenza tecnica su iniziativa degli Stati membri.

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Attenuare le ripercussioni sugli impollinatori dovute all’uso dei pesticidi

I pesticidi continuano a essere una delle principali cause del declino degli impollinatori e il

loro impatto deve essere attenuato attraverso politiche e pratiche mirate. Nella strategia “Dal produttore al consumatore” e nella strategia sulla biodiversità dell’UE la Commissione si è impegnata a ridurre del 50 %, entro il 2030, l’uso e i rischi dei pesticidi nonché l’uso dei pesticidi più pericolosi. Tali obiettivi sono destinati a essere attuati, in particolare, dal regolamento relativo all’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari proposto dalla Commissione, la quale svolgerà inoltre un ulteriore lavoro per migliorare gli indicatori impiegati per quantificare la riduzione dei rischi e dell’uso dei prodotti fitosanitari. Nell’ambito del progetto di regolamento relativo all’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, la Commissione ha anche proposto di vietare l’uso di pesticidi nelle aree sensibili, tra le quali figurano le zone protette per la conservazione della natura e le aree che ospitano impollinatori minacciati di estinzione. Nell’ambito dei negoziati interistituzionali, il Parlamento europeo e il Consiglio stanno esaminando in dettaglio le modalità di tale divieto. Il progetto di regolamento prevede inoltre una maggiore diffusione della difesa integrata. È stabilita una gerarchia degli interventi di protezione fitosanitaria in cui l’accento è posto sulle misure a basso rischio e in cui i pesticidi chimici sono utilizzati solo in ultima istanza. Una preoccupazione crescente riguarda il rilascio da parte degli Stati membri di autorizzazioni di emergenza per i pesticidi non più approvati a livello dell’UE. La Commissione continuerà a monitorare la situazione e incaricherà l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) di verificare la validità delle giustificazioni fornite dagli Stati membri per tali autorizzazioni, come ha già fatto più volte in relazione alle autorizzazioni di emergenza per l’uso di alcuni neonicotinoidi. La Commissione sta inoltre adottando misure per migliorare la disponibilità di alternative al controllo chimico degli organismi nocivi che presentino un basso profilo di rischio, guardando in particolare a soluzioni biologiche come i microrganismi.

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La Commissione si sta adoperando per raffor-

38 | Apitalia | 1-2/2023 SPECIALE IMPOLLINATORI
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zare la valutazione dei rischi cui sono esposti gli impollinatori a causa dei pesticidi. Si inserisce in questo quadro il rafforzamento della valutazione dei rischi per le api23 inteso a ridurre al minimo gli effetti indesiderati dell’uso di pesticidi sulle api mellifere e sulle specie di api selvatiche. Vi è inoltre la pressante necessità di rendere disponibili più velocemente metodi di prova che consentano di determinare la tossicità dei pesticidi per gli impollinatori selvatici. È necessario altresì garantire, attraverso un divieto, che i coformulanti non possano essere utilizzati insieme alle sostanze attive nei prodotti fitosanitari quando si ritiene che abbiano effetti inaccettabili sull’ambiente, compreso sugli impollinatori.

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li), aziende agricole urbane, tetti e pareti verdi. La Commissione ha elaborato orientamenti per rendere le città adatte agli impollinatori che dovrebbero essere ulteriormente promossi e applicati su vasta scala dalle città. Il tema della conservazione degli impollinatori dovrebbe essere inoltre considerato in sede di elaborazione dei piani di inverdimento urbano. Le zone urbane sono anche punti nevralgici per le iniziative di coinvolgimento e svolgono quindi un ruolo importante nell’aumentare la partecipazione dei cittadini alle attività di conservazione.

Migliorare gli habitat degli impollinatori nelle zone urbane

L’urbanizzazione e lo sviluppo delle infrastrutture riducono la disponibilità di habitat naturali propizi agli impollinatori. Tuttavia, se adeguatamente pianificate e gestite, le zone urbane possono fungere da rifugio per gli impollinatori, soprattutto in un contesto paesaggistico più vasto povero di risorse floreali. Possono inoltre migliorare l’interconnessione tra gli habitat mettendo a disposizione habitat-passerella, come parchi pubblici, giardini privati (anche nelle zone rura-

Ridurre l’impatto delle specie esotiche invasive sugli impollinatori

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Alcune specie esotiche invasive possono esercitare pressioni dirette o indirette sugli impollinatori. Possono predare gli impollinatori autoctoni, entrare in competizione con loro per assicurarsi le fonti di cibo o essere vettori di nuove malattie e di agenti patogeni. Le piante esotiche invasive possono sopraffare le piante autoctone, modificando in tal modo le comunità vegetali da cui dipendono gli impollinatori autoctoni. Per impedire l’ulteriore introduzione e diffusione di specie esotiche invasive che potrebbero avere un grave impatto sugli impollinatori, si valuterà la possibilità di includere le stesse nell’elenco del-

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le specie esotiche invasive di rilevanza unionale. Per fare in modo che la limitazione dell’uso di pesticidi nelle aree sensibili non comprometta la futura gestione delle specie di piante esotiche invasive, sarà importante incrementare la disponibilità, l’utilizzo e l’efficacia delle opzioni di gestione non chimiche.

Il rischio di introduzione e diffusione di specie esotiche nocive per gli impollinatori dovrebbe essere ulteriormente ridotto promuovendo l’uso di piante autoctone e miscele di sementi favorevoli agli impollinatori in zone tra cui giardini privati, aree pubbliche, terreni agricoli e foreste.

Contrastare i cambiamenti climatici e le altre cause del declino degli impollinatori I cambiamenti climatici alterano le condizioni meteorologiche locali in termini di temperatura e precipitazioni e possono pertanto ridurre le risorse a disposizione degli impollinatori (ad esempio, a causa della siccità) e perturbare alcuni rapporti di coevoluzione innescatisi tra piante e

impollinatori, come i tempi di fioritura e la comparsa di impollinatori specializzati.

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In particolare si ipotizza che, per adattarsi alle mutate condizioni climatiche, molte specie debbano modificare il proprio areale di distribuzione, con la conseguente necessità di spostarsi in nuove zone. Nei prossimi decenni, nonostante la serie di politiche e strategie climatiche poste in atto dall’UE per diventare il primo continente climaticamente neutro e resiliente ai cambiamenti climatici entro il 2050 , gli ecosistemi europei risentiranno inevitabilmente dei cambiamenti climatici. Sarà quindi importante considerare gli effetti di questo fenomeno sugli impollinatori e sui relativi habitat e individuare le zone più vulnerabili a tali mutamenti dal punto di vista degli impollinatori, al fine di elaborare e attuare misure di attenuazione mirate.

Il fatto che si possieda una buona conoscenza degli effetti dell’inquinamento luminoso sugli impollinatori notturni rende possibili misure di attenuazione specifiche a livello nazionale, regionale e locale. La Commissione ha integrato nei

40 | Apitalia | 1-2/2023 SPECIALE IMPOLLINATORI
Foto Jody Davis Apitalia è opera protetta

mobilitazione e di rete. È opportuno promuovere ulteriormente la partecipazione del pubblico al monitoraggio e alla conservazione degli impollinatori, sfruttando sia la scienza dei cittadini sia i processi organizzati di partecipazione del pubblico alle attività di monitoraggio e conservazione a tutti i livelli pertinenti. Il quadro europeo delle competenze in materia di sostenibilità può mettere i cittadini nelle condizioni di agire in tal senso.

Poiché si prevede che il declino degli impollinatori avrà un forte impatto sulle generazioni future, si dovrebbe anche prestare particolare attenzione all’impegno dei giovani. A tale riguardo, le nuove tecnologie offrono canali complementari per coinvolgere la società in generale, come esemplificato dall’esperienza virtuale Pollinator Park (parco degli impollinatori).

Il periodico Apitalia è depositato con il n. 123854 del 17.12.2019 presso il Registro Pubblico Generale delle Opere Protette ai sensi della L. n. 633/1941, come certificato dalla Direzione Generale Biblioteche e Istituti culturali (Servizio II - Patrimonio bibliografico e Diritto d’Autore) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

suoi orientamenti per i cittadini e le città alcune raccomandazioni su come attenuare questo fenomeno e continuerà a promuoverle. Anche i biocidi possono avere un impatto sugli impollinatori. L’approvazione dei principi attivi e l’autorizzazione dei biocidi che li contengono sono soggette a una rigorosa valutazione dei rischi. L’Agenzia europea per le sostanze chimiche sta attualmente elaborando un approccio specifico per valutare i rischi che i biocidi comportano per gli impollinatori.

2.3. PRIORITÀ III: mobilitare la società e promuovere la pianificazione e la cooperazione strategiche a tutti i livelli

Aiutare i cittadini e le imprese ad agire

Per realizzare le azioni di cui alle due priorità precedenti servirà un’ampia mobilitazione di tutti gli attori pertinenti, compresi scienziati, responsabili politici, cittadini, agricoltori e imprese. A supporto di tale mobilitazione saranno necessarie attività efficaci di comunicazione, di

L’impegno dei principali settori economici dovrebbe essere ulteriormente agevolato attraverso le reti esistenti, al fine di promuovere un’adozione trasversale degli orientamenti sulle azioni di conservazione degli impollinatori.

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Promuovere la pianificazione e la cooperazione strategiche a tutti i livelli L’iniziativa a favore degli impollinatori dovrà essere tradotta a livello nazionale, regionale e locale in approcci strategici ben strutturati. Solo una linea d’azione coerente a tutti i livelli di governance potrà invertire il declino degli impollinatori. Le strategie nazionali a favore degli impollinatori dovrebbero coordinare e stimolare gli sforzi in tutti i settori e le politiche pertinenti al fine di invertire il declino degli impollinatori entro il 2030, anche attraverso misure sostenute dai fondi della politica di coesione dell’UE. Tali strategie dovrebbero essere tradotte in piani d’azione a livello regionale e locale. È necessario che le strategie e i piani d’azione siano elaborati in modo trasparente, in stretta collaborazione con l’insieme dei portatori d’interesse e utilizzando le reti e le piattaforme esistenti per facilitare la collaborazione tra più attori. Ove necessario, si dovrebbe valutare la

1-2/2023 | Apitalia | 41
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possibilità di istituire nuove reti e piattaforme. Per i temi e gli interventi che suscitano controversie, i processi partecipativi, deliberativi e di co-creazione offrono ulteriori strumenti per appianare le tensioni tra i diversi attori, compresi i cittadini. Un ruolo attivo del Comitato europeo delle regioni sarà di particolare importanza per promuovere l’impegno e la collaborazione a livello regionale. Infine il declino degli impollinatori non è una sfida solo europea. L’azione dell’UE dovrebbe contribuire agli sforzi internazionali volti a invertire questa tendenza globale, nell’ambito dell’iniziativa internazionale a favore degli impollinatori e attraverso altri consessi internazionali pertinenti.

3. CONCLUSIONI

Per preservare la biodiversità, che è fondamentale per il benessere umano, l’UE non ha altra alternativa che arrestare e invertire il declino degli impollinatori selvatici. Il nuovo quadro d’azione dell’iniziativa dell’UE a favore degli impollinatori delinea la via che l’UE dovrà seguire per affrontare questa sfida e, insieme alla proposta di normativa sul ripristino della natura, rappresenta un nuovo patto per gli impollinatori nell’UE. Questa iniziativa riveduta contribuirà agli obiettivi del Green Deal europeo, in particolare alla strategia sulla biodiversità e alla strategia “Dal produttore al consumatore”. Fornirà inoltre un prezioso contributo ai progressi dell’UE verso il conseguimento dei pertinenti obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e l’adempimento degli impegni concordati nell’ambito della convenzione sulla diversità biologica.

PRIORITÀ I: migliorare le conoscenze sul declino degli impollinatori, le sue cause e le conseguenze

Obiettivi da conseguire entro il 2030

Regolare monitoraggio, mediante un sistema di monitoraggio a livello dell’UE, e valutazione periodica dello stato degli impollinatori e delle principali cause del loro declino. Il monitoraggio e la valutazione costituiscono la base per lo sviluppo di solidi indicatori volti a fornire informazioni riguardo agli impatti delle pertinenti politiche dell’UE e nazionali in materia di impollinatori. Sono colmate le gravi lacune di conoscenze sul declino degli impollinatori, le sue cause e le conseguenze per la società e l’economia. I dati e le informazioni sugli impollinatori sono liberamente accessibili.

Azione

1. ISTITUIRE UN SISTEMA DI MONITORAGGIO GLOBALE

1.1

La Commissione e gli Stati membri dovrebbero completare l’elaborazione e la verifica di una metodologia standardizzata per un sistema di monitoraggio degli impollinatori a livello dell’UE (EU-PoMS). Grazie a questa metodologia saranno messe a disposizione serie di dati annuali sulla quantità e la diversità delle specie di impollinatori con un livello di potenza statistica sufficientemente alto da permettere di valutare se il declino degli impollinatori sia stato invertito a livello sia dell’UE che nazionale. Una volta disponibile la metodologia, gli Stati membri dovrebbero mettere in funzione sul campo il sistema di monitoraggio.

2026

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La Commissione invita il Parlamento europeo e il Consiglio ad approvare il nuovo quadro d’azione previsto nel quadro di questa iniziativa e a impegnarsi attivamente nella sua attuazione, in stretta collaborazione con l’insieme dei portatori d’interesse.

1.2

La Commissione, con il sostegno degli Stati membri e dell’Agenzia europea dell’ambiente, elaborerà un quadro integrato per il monitoraggio del declino degli impollinatori e delle relative cause e conseguenze1. Continuerà inoltre a sostenere la raccolta sistematica di dati sulle principali minacce che gravano sugli impollinatori, in particolare attraverso le iniziative EMBAL2 e Insignia3

2026

1.3

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La Commissione svilupperà indicatori sullo stato delle popolazioni di impollinatori e sulle pressioni a loro carico e vaglierà le opzioni a disposizione per elaborare indicatori che misurino gli effetti degli impollinatori sulla salute degli ecosistemi, sull’economia e sul benessere umano. Il loro sviluppo mirerà a contribuire, tra l’altro, alla valutazione delle politiche pertinenti, come la politica agricola comune (collegamento all’azione 5.4).

2. SOSTENERE LE ATTIVITÀ DI RICERCA E VALUTAZIONE

2.1

La Commissione e gli Stati membri dovrebbero promuovere la ricerca e l’innovazione sullo stato degli impollinatori e sulle cause e conseguenze del loro declino nonché misure di attenuazione efficaci. La ricerca di base e applicata di carattere prioritario, sostenuta dal programma quadro dell’UE per la ricerca e l’innovazione - Orizzonte Europa - e gli sforzi di ricerca nazionali dovrebbero ampliare la base di 2030 conoscenze sui diversi gruppi di impollinatori e migliorare la comprensione delle minacce emergenti per gli impollinatori.

Permanente fino al 2030

2.2

2.3

La Commissione completerà la valutazione della lista rossa europea per quanto riguarda i principali gruppi di 2024 insetti impollinatori - api, sirfidi, farfalle e falene.

La Commissione, insieme agli Stati membri e all’Agenzia europea dell’ambiente, individuerà e mapperà le 2025 principali aree con impollinatori dell’UE sulle quali concentrare gli sforzi di conservazione e ripristino.

Permanente fino al 2030

2024

2025

3. PROMUOVERE LO SVILUPPO DI CAPACITÀ E LA CONDIVISIONE DELLE CONOSCENZE

3.1

Prendendo le mosse da una valutazione delle lacune, la Commissione e gli Stati membri dovrebbero sostenere gli investimenti volti a rafforzare la capacità degli esperti dell’UE in tassonomia degli impollinatori (ossia la scienza della denominazione, della descrizione e della classificazione di tali organismi), al fine di soddisfare le esigenze in materia di ricerca e monitoraggio. Gli Stati membri dovrebbero intensificare gli sforzi nel campo dell’istruzione e creare opportunità di lavoro in questo settore.

Permanente fino al 2030

1 Secondo il modello d’intervento DPSIR (indicatori di cause primarie, di pressione ambientale, di stato, di impatto e di risposta).

2 https://wikis.ec.europa.eu/pages/viewpage.action?pageId=25560696.

3 https://wikis.ec.europa.eu/pages/viewpage.action?pageId=36702461.

42 | Apitalia | 1-2/2023 SPECIALE IMPOLLINATORI
CONCLUSIONE ENTRO IL
Apitalia è opera protetta

PESTE AMERICANA E NOSEMA

ELIMINARE I VECCHI FAVI

PREVENZIONE AL PRIMO POSTO

di Anna Granato, Fulvio Bordin, Nicoletta Dainese, Laura Zulian, Albertin Elena, Mauro Caldon, Rosa Colamonico, Franco Mutinelli*

INTRODUZIONE

La corretta gestione degli apiari è uno dei cardini nella lotta e prevenzione delle malattie delle api, poiché, ad oggi, per la maggior parte dei patogeni non sono disponibili trattamenti efficaci o risolutivi. Tra le buone pratiche apistiche la rimozione sistematica dei favi vecchi dall’alveare (2-3/anno) e la loro sostituzione con fogli cerei nuovi rappresenta una delle azioni efficaci nella prevenzione delle principali malattie dell’alveare ed in particolare di quelle causate da microrganismi sporigeni quali Nosema spp. e Paenibacillus larvae (foto a lato), responsabili, rispettivamente, della nosemiasi e della peste americana. Per questi patogeni, infatti, le spore rappresentano la forma di resistenza e di propagazione, in quanto sono in grado di sopravvivere per molto tempo, anche anni, e in condizioni ambientali non ottimali, preservando la loro capacità infettante. Valutare la presenza di spore di Nosema spp. e di P. larvae nei favi vecchi, eliminati nell’ambito del-

le buone pratiche apistiche, può essere utile per ottenere informazioni sulla presenza di questi patogeni e, più in generale, sullo stato di salute dell’alveare e sull’eventuale rischio di poter sviluppare la malattia. Mentre è ormai noto che da ben più di un decennio Nosema apis è stato soppiantato da Nosema ceranae, per P. larvae, ad oggi, sono stati identificati 5 diversi genotipi (denominati ERIC = Enterobacterial Repetitive Intergenic Consensus): ERIC I, ERIC II, ERIC III, ERIC IV e ERIC V) che si differenziano, oltre che per la forma delle spore e le caratteristiche morfologiche delle colonie in coltura, anche per il diverso grado di virulenza. ERIC I è il ceppo meno virulento, è responsabile della peste americana classica ed è presente sia in Europa sia in America; ERIC II è più virulento del primo ed è presente solo in Europa; ERIC III ed ERIC IV sono, come ERIC II, genotipi molto virulenti, ma raramente sono stati riscontrati in

RICERCA 46 | Apitalia | 1-2/2023 DAL VENETO UN’ESPERIENZA UTILE A TUTTI
Foto journals.asm.org

NPC: controllo negativo di estrazione; Marker: marcatore di peso molecolare (da 100 bp a 1500 bp con banda addizionale a 2642 bp); ERIC I: controllo positivo genotipo ERIC I; ERIC II: controllo positivo genotipo ERIC II; ERIC IV: controllo positivo genotipo ERIC IV; C+: controllo positivo di amplificazione per P. larvae (B) Elettroforesi su gel di agarosio 1.7% di 4 isolati di P. larvae per meglio evidenziarne il genotipo. Il periodico Apitalia è depositato con il n. 123854 del 17.12.2019 presso il Registro Pubblico Generale delle Opere Protette ai sensi della L. n. 633/1941, come certificato dalla Direzione Generale Biblioteche e Istituti culturali (Servizio II - Patrimonio bibliografico e Diritto d’Autore) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

campo e pertanto sono di scarsa rilevanza epidemiologica; ERIC V, isolato nel 2020 in Spagna da un campione di miele, ha dimostrato, in prove sperimentali, una virulenza paragonabile, se non maggiore, a quella di ERIC II (Beims et al., 2020). Ad oggi le informazioni disponibili sui ceppi di P. larvae che circolano sul territorio della regione Veneto sono molto scarse.

Lo studio ha previsto l’analisi di favi vecchi per la ricerca di spore di:

• P. larvae con caratterizzazione genetica delle eventuali colonie positive isolate dall’esame colturale dei favi e di alcuni campioni di DNA di isolati di P. larvae di archivio;

• Nosema spp. ed eventuale identificazione di specie N. apis/N. ceranae

MATERIALI E METODI

Il progetto è stato realizzato con la

collaborazione di 10 associazioni di apicoltori della regione del Veneto (Tabella 1). d ogni associazione è stato richiesto l’invio di 20 favi vecchi, eliminati secondo le buone pratiche apistiche, da almeno 10 dei loro apicoltori (2 favi per ogni apicoltore).

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Ogni favo pervenuto è stato sottoposto ad esame ispettivo per verificare la presenza di eventuali segni riferibili alla presenza di P. larvae e, successivamente, dalla zona centrale di ognuno di essi è stata ritagliata una porzione di circa 10 x 10 cm per le successive analisi. La rilevazione di spore di P. larvae è stata effettuata mediante esame colturale su opportuno terreno di coltura e le colonie isolate sono state successivamente identificate mediante test biochimico e colorazione di Gram. La determinazione del genotipo di P. larvae è stata effettuata a partire sia da DNA estratto da colonie isolate dai favi

vecchi risultate positive all’esame colturale sia da 7 campioni di DNA di archivio mediante l’amplificazione tramite PCR (Polymerase Chain Reaction) di sequenze ripetitive (ERIC) presenti nel genoma di questo batterio. Il numero così esiguo di campioni di DNA di archivio deriva dal fatto che negli ultimi anni sono stati pochi i campioni risultati positivi a questo batterio e che l’esame colturale è di per sé conclusivo e non necessita, pertanto, di ulteriori approfondimenti. Studi recenti hanno dimostrato che ciascun genotipo di P. larvae presenta, dopo elettroforesi su gel, dei prodotti di amplificazione con dimensioni, espresse in paia di basi (bp), caratteristiche: ERIC I banda a circa 970 bp; ERIC II banda a 2500 bp e 970

ERIC III

1-2/2023 | Apitalia | 47
bp; doppia banda tra 1500-2000 bp e banda a 500 bp; ERIC IV banda intensa a 500 bp e altre bande inferiori a 1200 bp; ERIC V una ban- Figura 1 - (A) Elettroforesi su gel di agarosio 1.7% degli 8 isolati di P. larvae da favi vecchi (identificati dai numeri). Apitalia è opera protetta

sui 205 favi conferiti (rilevazione presenza di N. ceranae, N. apis e P. larvae e determinazione del genotipo ERIC di P. larvae).

da a 1200 bp.

Per la rilevazione di Nosema spp. e l’identificazione di specie N. apis o N. ceranae, il DNA estratto da ciascun campione di favo è stato analizzato mediante PCR e i prodotti di amplificazione sono stati visualizzati mediante elettroforesi capillare microfluidica.

RISULTATI E DISCUSSIONE

Tutte e 10 le associazioni di apicoltori coinvolte hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto con il conferimento di un numero, talvolta anche maggiore rispetto al richiesto, di favi vecchi eliminati nell’ambito delle buone pratiche apistiche. I risultati ottenuti sono riassunti nella Tabella 1 Sono stati conferiti in totale 205 favi vecchi ritenuti non più idonei al loro utilizzo. L’esame ispettivo ha rilevato segni riferibili alla presenza di peste americana solo in 4 di loro (1.95%). L’esame colturale per P. larvae dei 205 favi non solo ha confermato la presenza di questo batterio in 3 dei 4 favi risultati

sospetti all’esame ispettivo, ma anche altri 5 favi (3.9% in totale). Per i restanti 197 (96.1%) non è stata rilevata alcuna crescita o la stessa non era attribuibile a P. larvae. La successiva analisi del genotipo di questi 8 isolati di P. larvae ha evidenziato che ERIC I è il genotipo prevalente nei campioni esaminati (5 su 8) a cui segue ERIC II (2 su 8). Un campione presentava un quadro elettroforetico dubbio per la presenza di una banda a 1200 bp descritta in letteratura come caratteristica del genotipo ERIC V. Tuttavia, la mancanza di materiale di riferimento per questo recente genotipo non ha permesso di caratterizzare con certezza questo campione che necessita pertanto di ulteriori indagini di verifica e di conferma. I risultati della genotipizzazione sono presentati nella Figura 1 e riassunti nella Tabella 1. Anche in 6 dei 7 campioni di DNA di archivio di P. larvae sono stati rilevati i due genotipi più comuni: ERIC I è il genotipo più

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frequente (4 campioni su 7) a cui segue ERIC II (2 campioni su 7). Non è stato possibile attribuire il genotipo ad un campione per la presenza di una banda a circa 1300 bp. I risultati della genotipizzazione sono mostrati nella Figura 2. Per quanto riguarda la ricerca di Nosema spp. e l’identificazione di specie N. apis/N. ceranae, solo in 4 favi su 205 (1.95%) è stata rilevato la presenza di N. ceranae, mentre in nessun favo è stato riscontrato N. apis (Tabella 1).

CONCLUSIONI

Questo studio, realizzato con il sostegno finanziario del Regolamento (UE) N. 1308/2013, azione F2 della regione del Veneto, ha permesso di mettere a punto un protocollo per l’analisi di una matrice non convenzionale come il favo, a partire dalla fase

cruciale della preparazione del campione, al fine di rilevare la presenza di spore di P. larvae e N. apis/N.

48 | Apitalia | 1-2/2023
più
ceranae. Entrambi questi microrganismi hanno
RICERCA
Provenienza dei campioni N° favi conferiti N° favi positivi N. apis N° favi positivi N. ceranae N° favi positivi P. Larvae Genotipo P. Larvae Associazione Patavina Apicoltori in Padova 26 0/26 1/26 0/26A.P.A.V. - Associazione Provinciale Apicoltori di Vicenza 20 0/20 0/20 5/20 ERIC I (2/5) ERIC II (2/5) Dubbio (1/5) Apidolomiti S.C.A. a R.L. 24 0/24 0/24 0/24Associazione Apicoltori Astico Brenta 20 0/20 0/20 0/20A.P.A.V. - Associazione Provinciale Apicoltori Veronesi 4 0/4 0/4 0/4Il Favo - Associazione Produttori Apistici Veneti 0 0 0 0Apimarca - Associazione Apicoltori 22 0/22 1/22 0/22APAT - Apicoltori in Veneto 31 0/31 2/31 0/31Associazione Regionale Apicoltori del Veneto 18 0/18 0/18 0/18A.P.A.V. O. - Associazione Produttori Apistici del Veneto Orientale 20 0/20 0/20 3/20 ERIC I (3/3)
Tabella 1 - Elenco delle Associazioni di apicoltori che hanno aderito allo studio e risultati delle analisi effettuate Apitalia è opera protetta

nelle spore il loro meccanismo di difesa e di resistenza, nonché di diffusione dell’infezione. L’esiguo numero di favi risultati positivi a questi patogeni (< 5%) ha confermato un’appropriata e corretta gestione degli apiari da parte degli apicoltori delle associazioni aderenti al progetto, focalizzata sulla prevenzione delle malattie dell’alveare mediante la regolare e periodica sostituzione dei favi (almeno 2-3 favi per alveare/anno) che aiuta a ridurre o eliminare la diffusione di queste malattie. Va inoltre sottolineato che il numero molto basso di favi in cui è stata rilevata la presenza di spore di N. ceranae (1,95%) indurrebbe a ritenere che i favi vecchi non costituiscano un particolare pericolo per l’alveare rispetto a questo microrganismo. È stato inoltre sviluppato e testato un protocollo molecolare per discriminare i differenti ceppi di P. larvae a partire da colonie ot-

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tenute dall’esame colturale. La sua applicazione sugli isolati ottenuti dai favi vecchi e sui campioni di DNA di archivio ha confermato quanto già descritto in letteratura riguardo alla maggior diffusione dei genotipi ERIC I e II di questo batterio. L’applicazione del protocollo sviluppato ha dato risultati soddisfacenti, offrendo così la possibilità di poter effettuare in futuro studi epidemiologici su

questo patogeno. L’analisi dei favi eliminati nell’ambito delle buone pratiche apistiche può costituire perciò un utile strumento per ottenere informazioni sulla presenza dei sopracitati patogeni dell’alveare e sul rischio di sviluppare la malattia, nonché per caratterizzare i genotipi di P. larvae circolanti nel nostro territorio.

Anna Granato, Fulvio Bordin, Nicoletta Dainese, Laura Zulian, Albertin Elena, Mauro Caldon, Rosa Colamonico, Franco Mutinelli

Titolo originale del lavoro: Paenibacillus larvae e Nosema spp. in favi vecchi eliminati secondo le buone pratiche apistiche

Gli Autori di questo articolo sono tutti appartenenti alla struttura

Figura 2 - Pattern elettroforetico su gel di agarosio 1.7% dei 7 campioni di DNA di archivio di P. larvae (identificati con i numeri da 1 a 7). Marker: marcatore di peso molecolare (da 100 bp a 1500 bp con banda addizionale a 2642 bp); ERIC I: controllo positivo genotipo ERIC I; ERIC II: controllo positivo genotipo ERIC II; ERICIV: controllo positivo genotipo ERIC IV; NTC: controllo negativo reagenti; NPC: controllo negativo di processo; C+: controllo positivo di amplificazione.

Istituto Zooprofilattico

Sperimentale delle Venezie, CRN per l’Apicoltura, Legnaro (PD)

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Foto www.researchgate.net
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QUESTIONE “CARNICA”

IMPOSSIBILE CONFINARE UN’APE NATURALIZZATA

Viste le emergenti e crescenti problematiche concernenti l’impiego di api mellifere di sottospecie diverse sul territorio italiano, considerando i fenomeni di ibridazione conclamata e le attività di allevamento e commercializzazione che la favoriscono, appare doveroso fornire qualche spunto di riflessione che porti al superamento di una situazione di stallo: situazione che rischia, ingiustamente, di trasformarsi in un ostacolo agli allevatori che operano nell’area del Nord-Est d’Italia e in particolare della regione del Veneto. Con l’emanazione del Decreto Ministeriale n. 0614768 del 30.11.2022 - “Disposizioni nazionali di attuazione del REGOLAMENTO (UE) 2021/2115 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 2 dicembre 2021, recante norme sul sostegno ai piani strategici che gli Stati membri devono redigere nell’ambito della politica agricola comune (piani strategici della PAC) e finanziati dal Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) e dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e che abroga i regolamenti (UE) n. 1305/2013 e (UE) n. 1307/2013,

per quanto concerne gli interventi a favore del settore dell’apicoltura.” - il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste ha definito, dopo aver acquisito il parere unanime del Tavolo Apistico Nazionale, i requisiti di ammissibilità per la concessione dei contributi destinati all’acquisto di api di razza “Carnica”. L’area geografica di accesso alle risorse del Regolamento comunitario, finora estesa a tutti gli Apicoltori attivi nella regione del Veneto, è stata così delimitata a chi alleva api solo sul territorio della provincia di Belluno (in quanto unica zona di confine nazionale con un altro Paese, l’Austria, in cui viene allevata in purezza l’ape della sottospecie “Carnica”). Tale decisione ha modificato i provvedimenti attuativi del precedente Regolamento UE n. 1308/2013 che, per oltre quindici anni, avevano riconosciuto l’ammissibilità all’acquisto di api di razza “Carnica” - su tutto il territorio del Nord-Est - equiparandola alle due sottospecie presenti sul territorio nazionale (come stabilito dalla legge n. 313/2004 per la Disciplina dell’Apicoltura), ovvero l’intera Penisola per l’ape

50 | Apitalia | 1-2/2023 È NECESSARIO PRESERVARLA NEL NORD-EST
L’OPINIONE

“Ligustica” e la sola regione Sicilia per la “Sicula”.

Lo spirito della recente disposizione sta facendo tuttavia emergere l’assurda conseguenza che gli Apicoltori della regione del Veneto, e in particolare quelli delle province di Treviso e Vicenza, che intendono continuare ad allevare l’ape più adatta ai propri territori, si vedano ora costretti a rinunciare ai contributi previsti dal Reg. UE 2021/2115. Sta inoltre emergendo un flusso commerciale orientato ad acquistare, giocoforza, api provenienti da regioni confinanti e tale situazione si ripercuote negativamente sulle attività di rilevanza economica di una parte consisten-

te dell’apicoltura veneta ad orientamento imprenditoriale. Appare pertanto opportuna la riconsiderazione del provvedimento adottato dal MASAF, affinché torni ad essere prevista la possibilità d’acquisto di api di razza “Carnica”, allevate e commercializzate esclusivamente sul territorio del Veneto.

Ciò anche in considerazione delle specificità e unicità della genetica delle api nell’areale del Nord-Est, prendendo atto della realtà attuale e di come essa sia il frutto di una ormai secolare evoluzione delle popolazioni apistiche di tale territorio, soprattutto nelle province di Belluno, Treviso e Vicenza.

Va infatti chiarito, a supporto di quanto sopra anticipato, che:

• l’apicoltura si distingue da tutte le altre attività zootecniche per l’impossibilità di controllare la fecondazione dei capi allevati; attività e progetti di miglioramento apistico sono quindi profondamente influenzati e condizionati dalla genetica dei ceppi di api presenti nel territorio;

• in gran parte del territorio del Veneto e particolarmente nelle citate province di Belluno, Treviso e Vicenza, si sono evoluti l’incrocio e la prevalenza dei caratteri distintivi delle varie “razze” presenti: “Ligustica” e “Carnica”;

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• a proposito di “Carnica” gli esperti

Un corso di formazione in apicoltura. Le attività dimostrative vengono svolte con ceppi di ape “Carnica” naturalizzata in Veneto: la mansuetudine di questi alveari, l’inutilità dei dispositivi di protezione individuale e l’adattabilità alle condizioni climatiche locali, sono i caratteri che gli apicoltori di questo territorio prediligono e vogliono preservare.

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1-2/2023 | Apitalia | 51
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del settore ritengono che i caratteri di questa sottospecie (colore, predisposizione alla sciamatura, ciclo di deposizione, adeguata quantità di scorte per il periodo freddo in zone del Nord Italia), presente da secoli e certamente già all’epoca della dominazione austro-ungarica in provincia di Belluno e Treviso fino all’altopiano di Asiago in provincia di Vicenza, continuano ad esse-

re allevati e apprezzati in questi territori dove la “Carnica” risulta ormai “naturalizzata”;

• vista tale diffusione di api di ceppo “Carnica” in Veneto (come risulta dai censimenti in BDN (Banca dati dell’Anagrafe Apistica Nazionale), riteniamo doveroso farci parte diligente affinché tale situazione venga portata all’attenzione degli organi competenti, con particolare

riferimento al Ministero dell’Agricoltura, al CREA-AA, alla CTC (Commissione Tecnica Centrale dell’Albo Allevatori di Api Italiane) e alla Regione del Veneto per le deliberazioni conseguenti il recepimento dei dati sopra citati che rispecchiano la realtà e l’attualità del comparto apistico regionale.

52 | Apitalia | 1-2/2023 L’OPINIONE
Stefano Dal Colle Apitalia è opera protetta

“HOMO SMARTPHONIBUS”

RIFLETTERE SUL CAMBIAMENTO PERCHÉ SIAMO IN UNA NUOVA ERA

Sì, esiste per davvero: l’hanno detto l’altro giorno alla radio! Ne parlava in un’intervista un esperto nel settore della comunicazione, affermando che i nuovi strumenti hanno segnato un passo reale nell’evoluzione della specie umana. Proprio un fenomeno evolutivo che però non si misura in decine, centinaia, milioni e miliardi di anni ma... in decenni. Tra i nostri primi antenati umanoidi, quale l’homo neanderthalensis e l’homo sapiens da cui direttamente discendiamo, passano diverse centinaia di migliaia di anni, non cosi tra l’homo “ante-cellulare” e l’odierno smartphonibus. Infatti, l’esperto parlava di un uomo nuovo nato appena quindici anni fa, con considerazioni interessantissime che partono però da

Abbiamo l’onore e il piacere di ospitare questo contributo a firma del Generale di Corpo d’Armata Antonio Ricciardi, già Comandante delle Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari Carabinieri e Vice Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri. Prosegue così una collaborazione che i lettori di Apitalia apprezzano visto l’invito a dedicare la loro attenzione a temi di attualità, in uno spazio di lettura che favorisca riflessioni utili oltre che agli apicoltori anche agli operatori e simpatizzanti del mondo apistico che seguono la nostra testata.

un po’ di tempo prima, con l’invenzione del telefono, qual è quello che noi moderni del XXI secolo crediamo ancora di utilizzare con le nostre mani... solo per parlare. Quando Antonio Meucci nel 1800 inventò il “telegrafo parlante” (chiamato “telettrofono”, primo dispositivo di comunicazione vocale a distanza) pensò sostanzialmente di inviare la voce da un microfono nelle mani di un uomo, attraverso un filo, a un altro apparato, ben localizzato e in possesso di un secondo individuo: nel 1854 la moglie Ester fu costretta a letto da una grave forma di artrite reumatoide, che la rese invalida per trent’anni, e Meucci per poter comunicare con lei degente in casa, realizzò un collegamento vocale stabile tra la camera da letto e il suo laboratorio.

E così è stato per tantissimi anni, migliorando sempre più la qualità e la tecnica degli apparati che consentivano la comunicazione da punto a punto, finché il cellulare ha portato i dispositivi oltre le mura domestiche, o degli ambienti a ciò destinati, collegando non più “punti” ma “uomini”, ovunque si trovassero.

Ricordo negli anni ‘80, quando per motivi del mio servizio dovevo

SOCIETÀ 1-2/2023 | Apitalia | 53
FA BENE
STACCARE OGNI TANTO CI

assicurare costantemente la “reperibilità”, avvertita non come semplice modalità organizzativa ma come responsabilità di valore quasi morale, la vita mia e della mia famiglia era condizionata sempre dalla presenza di un apparecchio collegato a un filo cui potersi aggrappare in ogni istante: quanta libertà, improvvisamente, con la dotazione del primo “mattone” cellulare con cui poter rispondere ovunque a ogni chiamata. Ma la tecnologia è andata avanti, considerava sempre il nostro esperto, e oggi i social network, se ancora possiamo limitarci a definirli tali, non collegano più tra loro uomini che si cercano e si frequentano in qualche modo ma intere comunità, per lo più di sconosciuti, creando la necessità per ciascuno di essere “connesso” per non restare out dalle dinamiche sociali.

Il periodico Apitalia è depositato con il n. 123854 del 17.12.2019 presso il Registro Pubblico Generale delle Opere Protette ai sensi della L. n. 633/1941, come certificato dalla Direzione Generale Biblioteche e Istituti culturali (Servizio II - Patrimonio bibliografico e Diritto d’Autore) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

Abbonati!

Così, tutte le piattaforme che consentono di collegarsi con tutti i nostri contatti predefiniti (Facebook, Whatsapp) oggi sono state sopravanzate da quelle che inviano il pensiero di chiunque pubblichi qualcosa a tutti coloro che ne fanno uso (Tick tock, Instagram). La vera rivoluzione si è avuta con l’avvento dello Smartphone, già pensato alla fine del secolo scorso ma divenuto negli ultimi decenni uno strumento di massa, un “telefono intelligente” e non più solo parlante, con capacità molto avanzate grazie ai sistemi operativi per cellulari, arricchiti sempre più con i dispositivi multimediali per ascoltare musica, scattare foto, girare video ma, soprattutto, in grado di installare tantissime

altre funzionalità aggiuntive con le “App”, scaricabili online, divenendo progressivamente un vero e proprio fenomeno culturale in molte parti del mondo, legato al consumismo elettronico e alla globalizzazione della cultura. Nelle foto di famiglia, quelle per le grandi occasioni, tutti ma proprio tutti, dai nonni ai nipotini ultimi nati, guardavano diritti davanti al proprio naso ridendo verso l’obiettivo della macchina, oggi invece ognuno di loro ha lo sguardo basso a fissare il proprio monitor, ciascuno immerso in un diverso mondo virtuale che non

si concilia con la realtà che stanno vivendo o, almeno, nella quale sono occasionalmente presenti. E così anche tra gli innamorati, dove i sentimenti lasciano in breve spazio ai rispettivi cellulari, subito connessi con i propri contatti appena esauriti i selfy di rito... Comme te po’ capi’ chi te vo’ bene, si tu le parle miezo americano? Quanno se fa l’ammore sott’ ‘a luna, comme te vene ‘ncapa ‘e di’ I love you?”, cantava Carosone ironizzando sulla moda americanizzante degli anni ‘50: cosa canterebbe oggi se potesse ancora scherzare sui costumi correnti?

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Apitalia è opera protetta

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Ma la connessione globale è ben più invasiva, con il bene e il male che ogni innovazione apporta, perché stimolata soprattutto dalla recente pandemia, ha creato anche nuovi modelli produttivi, con lo smart working entrato a gamba tesa in un mondo ancora non maturo per una rivoluzione culturale che non significa solo rispondere da casa ma cambiare radicalmente i processi lavorativi, così come non è del tutto infondato il timore di un Grande Fratello (non quello molto banale che ci propone la televisione) che attraverso la tecnologia guidi le coscienze, e

quindi le nostre scelte, verso fini che sfuggono ai singoli e alle masse, come preconizzava George Orwell nel suo utopico romanzo

“1984”, molto ma molto tempo prima dall’avvento delle odierne tecnologie, che pur descriveva previgentemente nelle sue pagine. Ma scendendo dalla filosofia alla medicina, il timore degli studiosi del nostro cervello e dei suoi processi mentali è che l’uso sfrenato, quasi totalizzante, della connessione informatica porti a forme progressive di stupidità e, via via, a una vera e propria schizofrenia, così come la stimolazione eccessiva

di questo muscolo possa sfruttare le funzioni cerebrali oltre il limite delle possibilità fisiche di un organo che avrebbe invece bisogno dei normali tempi evolutivi per adattarsi alle nuove situazioni esterne. “Homo smartphonicus”, ne siamo quindi convinti? Cerchiamo di staccarci solo per qualche minuto dal nostro cellulare, se ancora ci riusciamo (magari appena dopo avere terminato la lettura di questo articolo), e riflettiamo poco poco... con autonomia e indipendenza!

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Antonio Ricciardi Foto Gary Cassel Apitalia è opera protetta

Ape Sicura: e stai tranquillo

Polizza si Assicurazione sulla Responsabilità Civile (R.C.) Alveari

COME ASSICURARE I PROPRI ALVEARI

Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA che desiderano assicurare i propri alveari contro i rischi derivanti dalla responsabilità civile per eventuali danni provocati a terzi, debbono compilare l’apposito modulo di adesione alla Polizza collettiva “Ape Sicura” e trasmetterlo alla Segreteria della Rivista APITALIA. Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA possono attivare una Polizza per ciascun apiario posseduto. È garantita la copertura assicurativa per un intero anno (12 mesi). Il Certificato di Polizza sarà prodotto (in formato cartaceo e/o elettronico) e trasmesso - solo a seguito dell’invio delle attestazioni di pagamento e del Modulo di Adesione - alla segreteria della Rivista APITALIA. La volontà di recesso dalla Polizza collettiva non dovrà essere preventivamente comunicata vista l’automatica scadenza annuale della copertura assicurativa.

CONDIZIONI GENERALI DI POLIZZA

1) Rischi assicurati.

La Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria” assicura a ciascun abbonato alla Rivista APITALIA - purché Apicoltore e come tale iscritto all’Anagrafe Apisatica Nazionale - il pagamento delle somme che, quale proprietario-esercente l’apicoltura, sia tenuto a corrispondere, in quanto civilmente responsabile ai sensi di legge, a titolo di risarcimento per danni involontariamente cagionati a terzi, sia per lesioni a persone che per danni materiali a cose o animali, in conseguenza ad un fatto accidentale, compresi i rischi derivanti dalle operazioni di carico e scarico degli apiari e dal trasferimento da una zona all’altra degli apiari stessi, escluso il rischio della circolazione su strada di uso pubblico o su aree a questa equiparate dai mezzi impiegati (in conformità alle norme della legge 24/12/69 n. 990 e del DPR 24/11/70 n. 973 è infatti obbligatoria l’assicurazione per rischi di responsabilità civile auto). Sono compresi nel novero dei terzi, limitatamente a lesioni personali, gli aiutanti occasionali dell’assicurato, sempreché vi sia responsabilità dell’assicurato stesso. La polizza collettiva “Ape Sicura” copre inoltre i rischi inerenti alla partecipazione degli Assicurati a Fiere, Mostre e Mercati, compreso il rischio derivante dall’allestimento e dallo smontaggio dello stand, ma con l’esclusione dei danni agli espositori ed alle cose esposte.

2) Massimali e Franchigia.

L’Assicurazione vale fino alla concorrenza massima complessiva, per capitale, interessi e spese di: Euro 1.000.000,00 (un milione/00 di Euro) per ogni sinistro e relativi danneggiamenti arrecati a persona, animali e cose. Per ciascun sinistro è prevista una franchigia pari a Euro 250,00 che dovrà essere corrisposta dall’assicurato all’atto della denuncia del sinistro

3) Partecipazione all’Assicurazione.

Possono essere incluse nella Polizza collettiva “Ape Sicura” le persone e gli enti che siano Abbonati alla Rivista APITALIA - purché Apicoltori o Proprietari di alveari e come tali iscritti all’Anagrafe Apicstica Nazionale. Per beneficiare dell’Assicurazione gli Apicoltori debbono:

A) versare sul conto corrente postale n. 46157004 intestato a:

FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma,o con qualsiasi altro mezzo ritenuto idoneo, il premio assicurativo di 15,00 Euro (per ciascun apiario da assicurare).

La Compagnia assicuratrice si riserva di modificare l’entitàdel premio in base all’andamento tecnico sul rapporto sinistri/annualità);

B) comunicare alla Segreteria della Rivista APITALIA con appostio modulo di adesione l’ubicazione esatta dell’apiario odegli apiari da assicurare.

4) Decorrenza.

La validità della garanzia decorre dalla data di versamento del premio assicurativo, che dovrà essere contestuale alla data di sottoscrizione all’abbonamnto annuale alla Rivista APITALIA, ha la durata di un anno a partire dalle ore 24 del giorno di versamento.

5) Norme e sinistri.

In caso di sinistro l’assicurare deve darne denuncia scritta alla Segreteria della Rivista APITALIA - Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma (tel. 06.6852556; fax 06.6852287; email segreteria@federapi.biz) entro cinque anni dal fatto o al momento in cui ne viene a conoscenza. Per i sinistri implicanti gravi lesioni corporali, l’assicurato oltre a darne notizia alla Segreteria della Rivista APITALIA, ne darà comunicazione alla Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria”(indirizzo PEC: unipolsaiassicurazioni@pec.unipol.it), indicando anche il codice della polizza n. 159877505. Non adempiendo all’obbligo della denuncia l’assicurato perde il diritto al risarcimento. Parimenti decade da tale diritto qualora pregiudichi i diritti interessi della Compagnia nella difesa o contro le azioni o pretese per il risarcimento dei danni che ad essa esclusivamente spetta di condurre in qualsiasi sede o modo, in nome e con la collaborazione dell’assicurato.

6) Accettazione condizioni generali e particolari.

Il versamento del premio di assicrazione significa piena accettazione di tutte le condizioni generali e particolari della Polizza n. 159877505, di cui gli interessati possono, su richiesta, prendere visione, dovendosi intendere il rapporto assicurativo, indipendemente dall’opera intermediaria della contraente, direttamente intercedente fra la Compagnia assicuratrice e i singoli assicurati e regolato unicamente dalle condizioni stabilite nella Polizza citata.

Mod. 01/2022

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IL SOTTOSCRITTO INDIRZZO CAP ................................. LOCALITÀ....................................................................................................................... PROVINCIA

TELEFONO........................................................................... EMAIL

CODICE FISCALE................................................................ PARTITA IVA

nella sua qualità di Abbonato alla Rivista APITALIA:

a) chiede di essere incluso nella Polizza collettiva ”Ape Sicura” di Assicurazione per la responsabilità civile contratta a beneficio degli Apicoltori che aderiscono all’iniziativa;

b) dichiara, sotto la propria responsabilità, di essere iscritto all’Anagrafe Apistica Nazionale con Codice di Allevamento n.

Apiario composto da n°..................................... alveari Comune, Provincia Indirizzo, Frazione Località, Fondo Coordinate satellitari

NOTA BENE

Utilizzare n. 1 modulo per ogni apiario da assicurare Proseguire su altri fogli fotocopiati per eventuali altri apiari da assicurare.

Che rimette a mezzo ccp n. 46157004 - FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma a mezzo bonifico bancario, MPS Banca - IBAN IT65T0103003283000061424927 unitamente alla presente

Data ............................................... Firma (leggibile) dell’Assicurato .........................................................................................................................

Data ............................................... Firma per accettazione da parte della Compagnia .........................................................................................

Acconsento all’utilizzo dei miei dati personali ai sensi della normativa sulla Tutela della Privacy (Art. 10 Legge n. 196/2003 e del Reg. UE 2017/679) ai fini del trattamento da parte della Rivista Apitalia e dalla FAI-Federazione Apicoltori Italiani per l’invio di materiale amministrativo, informativo e/o promozionale. I miei dati non ppotranno essere ceduti a terzi e mi riservo il pieno diritto di conoscere, aggiornare, modificare o cancellare le informazioni a me riferite.

Data ............................................... Firma (leggibile) dell’Assicurato ...........................................................................................................

Mod. 01/2022

Questo modulo annulla e sostituisce tutti i precedenti

1-2/2023 | Apitalia | 57

INSERZIONISTI

ICKO pag. 2

Prodotti per l’apicoltura www.icko-apiculture.com

APIMELL pag. 3

Mostra Mercato Internazionale commerciale2@piacenzaexpo.it

AL NATURALE pag. 11 Laboratorio erboristico info@alnaturale.com

A.R.A. Ass. Romagnola Apicoltori pag. 14 Allevamento api regine info@arapicoltori.com

APICOLTURA PEDRIGNE pag. 17 Lavorazione cera cereriapedrigne@gmail.com

ENOLAPI pag. 21 Alimenti per api info@enolapi.it

LAPED pag. 23

Alimentazione per api info@lapeditalia.com

ALVEIS pag. 33

Prodotti per la cura e nutrizione delle api info@chemicalslaif.it

DOMENICI pag. 35

Prodotti di apicoltura di erboristeria info@domenici.it

OTTOLINA pag. 39 Caramelle di qualità apicolturaottolina@gmail.com

VITA ITALIA pag. 45

Prodotti per la cura delle api vitaitalia@vitaitalia.191.it

ONETTI ERBORISTERIA APISTICA pag. 52

Prodotti per l’apicoltura store@apistore.it

LEGA pag. 60

Prodotti per l’apicoltura info@legaitaly.com

Registro Stampa

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 15447 del 01.04.1974

ISSN: 0391-5522 - Iscrizione R.O.C.: 26230

Editore

FAI Apicoltura S.r.l.

Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma - Italia - UE

Telefono +39. 06. 6852556 info@faiapicoltura.biz

Direttore Responsabile Raffaele Cirone redazione@apitalia.net

Redazione e Segreteria

Corso Vittorio Emanuele II, 101 00186 Roma - Italia - UE

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Grafica e Impaginazione

Alberto Nardi redazione@apitalia.net

Comunicazione e Social Media redazione@apitalia.net

Esperto Apistico Fabrizio Piacentini redazione@apitalia.net

Promozioni e Pubblicità

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Stampa Tipografica

EuroInterstampa

Via Eleonora Carlo Ruffini 1 - 00145 Roma

Web

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Associata USPI Unione Stampa Periodica Italiana

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