afgano e della zona di Kunduz, l'aviazione Usa ha bombardato un ospedale di Medici senza frontiere uccidendo 22 tra pazienti e medici. Tre milioni di afgani continuano a vivere all'estero, soprattutto in Iran e Pakistan, mentre gli sfollati interni hanno raggiunto la cifra di un milione. Denunce di tortura sono arrivate da numerosi Paesi, tra cui Cina, Corea del Nord, Figi, Filippine, India, Indonesia, Malesia, Mongolia, Nepal, Thailandia, Timor-Leste, Uzbekistan e Vietnam. In Cina, la libertà di fede religiosa è stata sistematicamente negata. Nella Provincia dello Zhejiang il Governo ha lanciato una campagna per demolire le chiese ed eliminare il simbolo della croce. È rimasto ferreo il controllo sui monasteri buddisti tibetani. In India, le autorità non hanno voluto impedire molti casi di violenza religiosa e in alcuni casi hanno attizzato l'odio religioso contro i musulmani.
La discriminazione e la violenza contro le donne sono rimaste diffuse in vari Paesi, tra cui Nepal e Papua Nuova Guinea. Da quest'ultimo Paese sono arrivate altre denunce di uccisioni di donne e bambine ritenute streghe. La pena di morte è stata applicata massicciamente in Cina, pur se è diminuito il numero dei reati capitali. Il Pakistan è entrato nell'elenco dei Paesi che più usano la pena di morte, con oltre 300 esecuzioni, mentre in Giappone hanno avuto luogo tre impiccagioni. In direzione contraria, le isole Figi sono diventate il 100esimo stato completamente abolizionista e in Mongolia è stato approvato il nuovo codice penale, che non prevede la pena di morte.
TENTATIVI DI PACE A cura di Giovanni Scotto
Il Continente vive nell'instabilità Una buona parte del continente asiatico vive un periodo di incertezza e instabilità. In Pakistan una serie di attacchi terroristici è culminata a novembre 2015 con l'attentato all'università Bacha Kahn, dove si commemorava il leader nonviolento Pashtun Abdul Ghaffar Kahn, e con il massacro di Lahore durante le feste di Pasqua del 2016. L'Afghanistan nel 2015 ha contato 11mila vittime civili nella guerra in corso, e la produzione di oppio ha raggiunto nuovi record. Nonostante i tentativi fatti, ad oggi non si è ancora avviato un processo negoziale con i talebani. La diplomazia sta provando a muoversi e da qualche tempo è attivo un “processo quadrilaterale” con Usa, Afghanistan, Pakistan e Cina alla ricerca di una via di uscita negoziale dalla guerra. Ma intorno all'Afghanistan anche altro si muo-
ve, come i progetti di infrastrutture e sfruttamento minerario in cui sono coinvolti l'Iran e l'India, due Paesi tradizionalmente in buoni rapporti con Kabul. Proprio l'Iran sta iniziando una nuova fase nei suoi rapporti con il resto del mondo. Con l'accordo sul programma nucleare, Teheran ha superato una lunga fase di isolamento, e ha l'opportunità di consolidare il proprio ruolo nella Regione. Nel subcontinente indiano, si moltiplicano le voci di chi intende rimettere in discussione la ormai secolare rivalità tra India e Pakistan. I due Paesi oggi hanno entrambi relazioni politiche economiche strette (e contraddittorie) con Kabul. E se la chiave per la pace nel continente asiatico fosse l'Afghanistan?
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