Made In Cuneo 02/2021 - Aprile

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02/21 MADE IN CUNEO - MENSILE DI CONFINDUSTRIA CUNEO - ANNO III - ISCRIZIONE TRIBUNALE DI CUNEO 11.04.2018 - NR. 673 - EURO 5,00 - EDITO DAL C.S.I. CUNEO - CONTIENE I.P. DIRETTORE RESPONSABILE: CLAUDIO PUPPIONE

A P R I L E

Bertola srl a Marene da 75 anni cresce con la cultura del dare

Guido Saracco, rettore del Politecnico di Torino «Verso un’università “umanistica”, interdipliscinare e trasversale tra mondo della tecnica e della filosofia»



L’Altra Copertina

Blizz Primatist a caccia di record all’insegna delle emissioni zero

B

lizz Primatist è un’automobile totalmente elettrica che

va a caccia di primati di velocità, nata per cercare di realizzare tempi record e che contribuisce a valorizzare il mercato delle auto alimentate da motori a zero emissioni. La vettura è stata costruita con fibra di carbonio e acciaio. Questa scelta consente al prototipo di essere molto leggero e lo rende in grado di migliorare le prestazioni fornite dal motore elettrico capace di sprigionare una potenza da 204 cavalli con una batteria agli ioni di litio da 30 kW. Si tratta di un vero “missile”, con il telaio in e determinazione ha dato

acciaio a struttura tubolare, mentre la carrozzeria è realizzata in fibra di carbonio e le sue

vita a Blizz Primatist.

forme sono state definite dopo lunghe sessioni

La vettura si ispira alla Zer,

in galleria del vento. Il progetto, la cui “anima” è il pilota Gianmaria Aghem, ha contato sul supporto del Politecnico di Torino, di professionisti con lunghe esperienze nell’automotive e nel motorsport, ma anche di aziende all’avanguardia come la Podium En-

Guarda il video

gineering di Pont-Saint-Martin e la Carbonteam di Saluzzo. A quest’ultima “Made In Cuneo” dedica un ampio approfondimento alle pagg. 76-79. Nel filmato visibile grazie al Qr Code riportato a sinistra: il racconto emozionante di un sogno e della sua realizzazione vissuto attraverso le parole di Gianmaria Aghem che, con eccezionali impegno, passione

auto elettrica disegnata nel 1994 negli stabilimenti Bertone e, come abbiamo riportato, punta a battere i primati mondiali di velocità nella categoria A VIII 1 (fino a 500 chilogrammi di peso). L’appuntamento con questa storica sfida che vedrà coprotagonista Carbonteam, fissato molto a breve, è sul circuito pugliese di Nardò.


Sommario Editoriale. Gli untori tornano utili come nel 1630? 2 Mauro Gola. Meritocrazia non è una parolaccia 4 Moving. Lascia o raddoppia? Raddoppio! 6 Moving. Arriva la Pubblica amministrazione 4.0 12

02/21

Moving. Nell’etere della Granda 14 Moving. I 45 anni di Radio Alba 17

A P R I L E

Giuliana Cirio. Meglio reazionari che resilienti 20 Personaggi. Guido Saracco, lo scienziato, il professore, il rettore del Politecnico di Torino 22 Personaggi. Il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario all’emergenza Covid-19: un Alpino “nato” a Saluzzo e Fossano 26

Direttore responsabile: Claudio Puppione

L’Intervista. Cleo Guarna: la Sede provinciale cuneese dell’Inps non si è arresa al Covid-19 28

Vicedirettore editoriale: Elena Angaramo

L’Intervista. Vincenzo Bennardo: «La ricompensa per i Vigili del fuoco? Essere utili a tutti» 32

In copertina: Bertola srl di Marene ha spento 75 candeline con una festa tra collaboratori e familiari: una bella storia d’impresa ispirata ai princìpi del movimento dell’Economia di comunione (Edc) che coinvolge imprese, associazioni, istituzioni economiche, lavoratori e persone comuni.

Info su MadeInCuneo

Società editrice: Centro Servizi per l’Industria Corso Dante, 51 - 12100 - Cuneo - Tel. 0171.455455 Grafica: Autorivari (enzio.isaia@autorivari.com) C.so IV Novembre, 8 - 12100 - Cuneo - Tel. 0171.601962 Pubblicità Associati a Confindustria Cuneo: comunicazione@confindustriacuneo.it - Tel.0171.455503 Non associati a Confindustria Cuneo: Tec Arti Grafiche s.r.l. (adv@tec-artigrafiche.it) Via dei Fontanili, 12 - 12045 - Fossano - Tel. 0172.695897

Chiusura: 16/03/2021 Tiratura: 6.000 copie

Stampa: L’Artistica Savigliano s.r.l. Via Togliatti, 44 12038 Savigliano Tel. 0172.22361 info@lartisavi.it

L’informativa sulla privacy completa può essere consultata al seguente link: https://www.confindustriacuneo.it/menu/madeincuneo.

Direttore editoriale: Giuliana Cirio

L’Impiccione. Federico Borgna: «Goldrake, il mio sogno» 36 Cultura d’Impresa. ITT Motion Technologies di Barge: si vince con l’innovazione e con la sostenibilità 38 Cultura d’Impresa. Un asso in più per Saluzzo 42 Primo Piano. Dal 7 maggio tutti ad Alba! 44 Primo Piano. Un piano per il Piemonte per tornare alla crescita 46 Primo Piano. Superare i pregiudizi per lavorare meglio 50 Primo Piano. La preziosa opera di Lollo 52 Anniversari. Bertola srl cresce con la cultura del dare 54 Anniversari. Lai, quando la ristrutturazione è “chiavi in mano” 58 Il Salotto. La parità di genere salvi la femminilità 60 Fotonotizia. Una meraviglia di ferrovia 62 Bello e Ben Fatto. Con Tecno World Group è “made in Cuneo” la soluzione smart per le città del futuro 64 Bello e Ben Fatto. Più belle con Barò grazie all’uva bio 68 Bello e Ben Fatto. I viaggi “Covid tested” di Alpitour 72 Emergenti. Carbonteam: l’innovazione ha un cuore che batte della provincia Granda 76 La Bella Storia. Da Arcidiocesi di Torino e Intesa Sanpaolo un forte sostegno alle microimprese e ai lavoratori autonomi 80 La Bella Storia. Russia e Italia: un amore ricambiato 84 Arte Industriale. Carlo Mollino, la molteplicità architettonica 88 Fotonotizia. Il Re dei vini e vino dei Re nacque qui 94 Startupper. TakeMyThings, la geniale “BlaBlaCar degli oggetti”, è saluzzese 96 Imprese Smart. Fratelli Castellino, non solo “pane dei poveri”! 98 Confindustria news 100 Aziende news 102


Gli untori tornano utili come nel 1630?

«È Claudio Puppione Direttore responsabile di “Made In Cuneo”

un sollievo il pensare che, se non seppero quello che facevano, fu per non volerlo sapere, fu per quell’ignoranza che l’uomo assume e perde a suo piacere. E non è una scusa, ma una colpa», Alessandro Manzoni, da “Storia della colonna infame”. La frase è incisa sulla lapide che, a Milano, spiega: «Qui sorgeva la casa di Giangiacomo Mora, ingiustamente torturato e condannato a morte come untore durante la pestilenza del 1630». A lui è dedicata una via nel cuore della metropoli, un altro monito riguardo all’auspicata irripetibilità di atti che l’odierna umanità dice di disconoscere e che, tra l’altro, contribuirono alla nascita delle tesi espresse da Cesare Beccaria in “Dei delitti e delle pene”. Il barbitonsore (barbiere) Mora, con il commissario di sanità Guglielmo Piazza, che l’aveva tirato in ballo sotto tortura e dietro promessa di grazia se avesse denunciato i “complici”, fu il principale accusato nel processo agli untori che si concluse il 1° agosto di quell’anno con la condanna a morte dei “rei confessi”. I particolari dell’atroce esecuzione pubblica e dei metodi usati per ottenere le ammissioni di colpa sono sunteggiati dallo stesso autore de “I promessi sposi”. Dove aveva casa il barbitonsore (abbattuta, con il contemporaneo allontamento dalla città di moglie

e figli) e pressappoco dove ora si legge la citata lapide, eressero la “colonna infame”, a perpetuo ricordo del più mostruoso tra i delitti, ricordava un’epigrafe latina sulla parete dell’edificio di fronte, poi trasferita nel Castello sforzesco. Essa si conclude con un orribile invito: «Procui hinc procui», «Lungi da qui lungi, buoni cittadini, ché voi l’infelice infame suolo non contamini». Insomma, una condanna protratta nel tempo, senza possibilità di prescrizione, frutto di violenza e di superstizione, come vien facile dire a noi cittadini del 2021. Oltre che da Beccaria, sempre nella seconda metà del XVIII secolo, la vicenda fu esecrata da Pietro Verri ne “Le osservazioni sulla tortura”. In un paio di passaggi ho sottolineato che ci diciamo moderni e avanzati, scevri da condizionamenti legati alla crassa ignoranza o a credenze assurde, pertanto riteniamo tali accadimenti retaggio di un passato oscuro, archiviato per sempre. Non sono certo che sia così. Non credo che l’animo umano si sia emendato grazie al maggior grado di “civilizzazione” o presunta tale. Il “mai più”, associato ad aberrazioni come quelle naziste, appare un dato di fatto. Ma non è così e garantisco che in vari luogi del pianeta oggi, sì oggi, si susseguono crimini del tutto simili a quelli hitleriani, solo che, per ora, non godono di cattiva stampa, anzi sono presentati, quando se ne parla, e si fa di rado, come gentili

Editoriale esportazioni di democrazia. Però non è su ciò che desidero soffermarmi, bensì sull’epidemia. Se la peste provocò, quattro secoli fa, quelle che definiamo follie, come la caccia agli untori, io ho riscontrato atteggiamenti non dissimili, cresciuti di pari passo con l’inarrestabile diffusione del Covid-19, mortifero in modo non paragonabile al morbo manzoniano. Siccome da una virgola fuori posto in poi è probabile che venga appioppato l’epiteto di negazionista (e pure su di esso avrei da ridire, considerato il riferimento subliminale alla storia recente), preciso che concordo con le regole sui comportamenti individuali promossi per limitare i contagi e che le rispetto. Ma non mi metto al volante con la mascherina se sono da solo in auto e, se mi trovo in aperta campagna per una passeggiata solitaria, ne faccio altrettanto volentieri a meno. Purtroppo in questi mesi ho visto, sentito e letto “cose che voi umani...”: dalle filippiche sui social (per carità, altrettanto sdegno mi procurano i no vax duri e puri) alle aggressioni verbali, quando non fisiche, di passanti accusati di non essere adeguatamente protetti, fino alle delazioni, magari accompagnate da foto scattate di nascosto, atto peraltro perseguibile penalmente. Ahimé, a me sembra che in certe fasce della popolazione, purtroppo non minoritarie, le attitudini di base non siano diverse da quelle che andavano per la maggiore nel 1630 essendo ritenute, per di più, “scientifiche”. L’untore torna utile in fondo. “Homo homini lupus”: basta (relativamente) poco per trovarne la tristissima conferma.

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Meritocrazia non è una parolaccia

«D Mauro Gola Presidente di Confindustria Cuneo

a noi la meritocrazia non è mai decollata: siamo il fanalino di coda in numero di laureati, siamo tra i Paesi con più donne nei Cda, ma pochissime fra i top-manager. Sono mancati i valori della vera meritocrazia: l’eccellenza, la competizione e l’ambizione. Ma, soprattutto, sono mancati gli incentivi per il talento e l’istruzione, perché l’economia è rimasta nelle mani della vecchia aristocrazia: un sistema capitalista responsabile dell’ecatombe delle grandi imprese industriali, della vendita di quelle del “Made in Italy” e di un crescente digital gap». Parole di Roger Abravanel, autore del saggio, uscito a fine gennaio, “Aristocrazia 2.0-Una nuova élite per salvare l’Italia” (Solferino editore) che ha avuto la positiva recensione di Ferruccio De Bortoli sul “Corriere della Sera” (il titolo: “Essere ambiziosi non è peccato”). Laureatosi al Politecnico di Milano nel 1968, ad appena 21 anni, Abravanel vinse il premio quale “più giovane ingegnere d’Italia”. Per 35 anni ha lavorato per la McKinsey in Italia, Europa, Asia, Usa, America Latina e Medio Oriente e il suo curriculum è denso di incarichi di grande responsabilità e alto prestigio. Nel 2010, nel cinquantenario della fondazione dell’Insead (Institut européen d’administration des affaires), è stato

selezionato, tra i 40.000 allievi, come uno tra i “cinquanta che hanno cambiato il mondo». Direi che sia titolato a esprimersi sull’argomento scelto per descrivere le ideali linee di sviluppo dell’Italia. «Per saltare sul treno dell’economia della conoscenza abbiamo bisogno dell’aristocrazia 2.0», è la sua tesi. «Nel saggio spiego che da noi è possibile, racconto storie di aristocratici 2.0 che stanno già cambiando il Paese. Per rafforzare tutto deve nascere un nuovo capitalismo, rifiutando lo statalismo di ritorno post pandemia e portando i migliori capitali privati della borsa del private equity nelle aziende migliori, creando un sistema universitario d’eccellenza e meritocratico, con maggiori pesi e contrappesi per rendere la magistratura più responsabile nei confronti del Paese e avere una burocrazia più efficiente». Sono temi fondamentali, alcuni dei quali urtano certe sensibilità, affrontati senza peli sulla lingua. Le ricette da mettere in pratica per ridare vitalità all’Italia e finalmente iniziare a risalire la china da cui siamo scesi a rotta di collo almeno fin dal 2008 non sono semplici e, forse, è utopistico che la politica, a cui spetterebbe imprimere la svolta, le faccia subito proprie, giacché la ricerca del consenso e il tentativo di mantenerlo non aiutano a coltivare visioni dagli orizzonti ampi e dalla gittata ultradecennale. Confindustria, che non ha questi

A Che Punto Siamo vincoli, per qualche verso comprensibili, sebbene non giustificabili, per volontà dalle profonde radici ribadita con forza dal presidente Carlo Bonomi cerca invece di far la sua parte, come testimonia il volume “Il coraggio del futuro-Italia 20302050”. Per i tipi de “La Nave di Teseo”, inoltre, è uscito il libro “Italia 2030-Proposte per lo sviluppo” che, realizzato su stimolo dello stesso Bonomi e con la sua prefazione, raccoglie gli interventi propositivi di undici esperti. Nel libro balza in evidenza la tesi per cui, per migliorare l’Italia, occorre che tutti ripensino il proprio ruolo: la politica, i corpi intermedi e le imprese devono mettere a fattor comune ciascuno il contributo offerto per sostenere la crescita. L’orizzonte strategico è costituito dalla green economy e dall’economia digitale, secondo le stesse indicazioni del Recovery Fund. Oltre all’analisi della situazione attuale, il volume offre indicazioni su cosa fare e come fare, quali riforme avviare entro questo decennio, perché proprio ora bisogna avere attitudine alla concretezza e uno sguardo al lungo periodo. Sono presenti proposte di metodo e intervento su Pubblica amministrazione, scuola, infrastrutture, legislazioni, relazioni politiche. Questo numero di “Made In Cuneo”, tra i suoi contenuti, propone un’intervista al rettore del Politecnico di Torino che dimostra come nel mondo accademico vi siano le attitudini, le idee e la disponibilità a far sì che un’autentica, utile meritocrazia contribuisca a formare la classe dirigente che l’Italia merita.


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CONSUMO CICLO MISTO WLTP: 4,4 - 6,1 l/100 km. EMISSIONI DI CO2 CICLO MISTO WLTP 0 - 139 g/km. CONSUMO ENERGETICO: 17.0 - 18.3 kWh/100.


Nell’anno della pandemia chi decide di investire non è sparuta minoranza

Lascia o raddoppia? Raddoppio! Pur in una fase congiunturale così difficile, anche nella nostra provincia molti imprenditori programmano investimenti a lungo termine, convinti che questo sia il modo migliore per affrontare la pandemia

I

Fabio Rubero

nvestire. Un termine, un’azione con cui ogni imprenditore e ogni azienda si confronta ogni

giorno. Un verbo che, in ogni declinazione e in ogni modo e tempo, condiziona inevitabilmente chi fa impresa. Questo vale da sempre, ma soprattutto in questi ultimi anni quando, in ogni àmbito, il considerevole aumento dell’offerta e, di conseguenza, di una concorrenza sempre più qualificata impone alle imprese una crescita quanto meno in linea con quella del mercato o dei mercati a cui fanno riferimento. Ma oggi, a più di un anno dall’esplosione di quell’autentico ordigno rappresentato dall’emergenza sanitaria tuttora in corso, quando è l’incertezza a contraddistinguere il clima, aziende e imprendi-

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tori si trovano di fronte a un bivio e a un quesito di “bongiorniana” memoria: lasciare o raddoppiare? A fronte della pur comprensibile scelta di molte aziende di preoccuparsi, al momento, più che altro di conservare le fette di mercato acquisite, ce ne sono altre che, anche in un momento così difficile, programmano investimenti a lungo termine, convinte che questo sia il modo migliore per affrontare la crisi. Si tratta di un’azione, per certi versi davvero coraggiosa, che è stata resa possibile anche grazie al qualificato supporto fornito dallo Sportello bandi e finanziamenti di Confindustria Cuneo che ha accompagnato tre importanti imprese cuneesi nella partecipazione ad altrettanti bandi. Da questa sinergia le imprese hanno ottenuto preziosissimi fondi utili allo sviluppo del loro businness.

CUNEO INOX «I nostri quasi settant’anni di vita ci hanno insegnato che, in qualunque momento storico, compreso questo, le esigenze delle persone non cambiano e, pertanto, riteniamo normale continuare a lavorare e a investire. Il 2020 è stato difficile anche per noi, è chiaro, ma, nonostante le difficoltà del lockdown, siamo riusciti a chiuderlo con un fatturato simile a quello dell’anno precedente, senza ricorrere a nemmeno un’ora di cassa integrazione e


Tre importanti imprese della Granda hanno partecipato ad altrettanti bandi pubblici che hanno consentito loro di ottenere preziosissimi fondi, utili allo sviluppo aziendale

Moving menti regionali ed europei ottenuti attraverso i bandi presentati insieme allo Sportello bandi e finanziamenti di Confindustria Cuneo. «L’idea è nata dalla possibilità concessa dal Comune di Castelletto Stura di ampliare la sede aziendale, già notevolmente estesasi negli anni. Nel 2006 abbiamo costruito la prima sede di 3.000 metri quadrati che nel 2009 sono diventati 6.000 e 12.000 nel 2016. Nel 2020, nonostante la pandemia, visto che il mercato ce lo richiedeva, abbiamo pensato di ampliarci ancora aggiungendo 11.000 metri quadrati adiacenti a quelli esistenti, dotando inoltre l’azienda di nuovissimi macchinari in chiave Industria 4.0. Oggi, dunque, oltre alla storica sede legale di 3.500 metri quadrati di Madonna delle Grazie (Cuneo) per i lavori di carpenteria, disponiamo di circa 26.000 metri quadrati coperti nella sede di Castelletto Stura dove, oltre agli uffici amministrativi e commerciali, produciamo semilavorati in lamiera», spiega l’amministratore delegato, Fabrizio Pavan, il cui cognome tradisce la “non cuneesità” delle origini di un’azienda che nel capoluogo di provincia ha però individuato la prima parola della

La Cuneo Inox (foto sotto) è stata costituita nel 1990 sotto la guida dalla famiglia Pavan che da oltre 65 anni svolge l’attività nel settore siderurgico. La società opera su tutto il territorio nazionale e sta iniziando ad affacciarsi sul mercato internazionale

mantenendo in azienda tutti i dipendenti», riferiscono dalla Cuneo Inox che, nel 2020, ha realizzato un grande investimento, raddoppiando il proprio capannone di Castelletto Stura, grazie anche a finanzia-

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La famiglia Pavan guida l’azienda nata dalla vena imprenditoriale di Elio che, a 18 anni, era uno degli unici quattro saldatori patentati d’Italia e, nel 1953, aprì a Cuneo la bottega “Elvio Pavan Saldature”

ragione sociale. «Sì, è vero,

pendente, tuttavia, durò poco, perché nel 1953

abbiamo origini venete», chia-

apri a Cuneo una piccola bottega in via Alba,

risce Pavan. «Mio nonno Elio

denominata “Elio Pavan Saldature”, nella quale

era padovano e a soli 18 anni

venivano effettuate soprattutto saldature di

era uno deI pochi saldatori

trattori e di macchinari per il mondo agricolo».

patentati in Italia. Per questo

Questa è la genesi della ormai lunga storia

venne chiamato dalla Burgo

imprenditoriale della ditta che nel 1957, con

di Verzuolo e, dopo aver cono-

l’ingresso in azienda dei figli di Elio, Pierottavio

sciuto mia nonna nel saluz-

e Aldo, diventa la Salderia Pavan e successiva-

zese, mise, come si suol dire,

mente, per la precisione nel 1980, proprio in

le radici nella Granda. La sua

virtù del fatto che comincia a lavorare l’acciaio

condizione di lavoratore di-

inossidabile, diventa Pavan Inox snc.

Nel 1990 viene costituita la Cuneo Inox, all’inizio affiancandosi alla Pavan Inox vendendone i prodotti e poi fondendosi con essa nel 2002, dando vita all’unica grande realtà odierna. Gestita dai figli di Pierottavio, Fabrizio e Davide, in Cuneo Inox ha già fatto ingresso la quarta generazione della famiglia Pavan, rappresentata dai tre figli di Fabrizio e dalla figlia di Davide. «Siccome storicamente siamo un’azienda familiare, teniamo molto al fatto che tutti i nostri dipendenti possano a loro volta avere un rapporto familiare con noi. Per noi il personale è di fondamentale importanza e tutte le scelte le facciamo sempre in funzione dei nostri collaboratori, i quali attualmente sono una cinquantina», conclude Fabrizio Pavan, oggi alla guida di uno dei primi poli dell’acciaio inossidabile in Italia.

Confindustria Cuneo per i bandi e i finanziamenti

Nicolò Cometto Servizio credito e finanza agevolata di Confindustria Cuneo

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Lo Sportello bandi e finanziamenti di Confindustria Cuneo rappresenta l’interlocutore ideale per le imprese che desiderino provare ad accedere alle significative opportunità di finanziamento promosse da enti pubblici e privati. Si tratta di strumenti che, in molti casi, sono in grado di fornire un aiuto importante, talvolta decisivo, ai fini dello sviluppo e della crescita dell’attività aziendale. «Attraverso le società nostre partner, sulla base di quelle che sono le particolari esigenze di ogni bando, siamo in grado di individuare quale sia la migliore strada da percorrere per far ottenere il finanziamento all’azienda che ha in noi un unico interlocutore che così l’accompagna dall’inizio alla fine del percorso», spiega Nicolò Cometto, responsabile dello Sportello. «Anche nel caso in cui ci siano delle problematiche relative alla pratica i nostri contatti diretti con le autorità di gestione dei bandi (Regione Piemonte, Finpiemonte, ministeri, ecc.) consentono di intervenire velocemente favorendo l’incontro tra le parti e riducendo i tempi di risoluzione delle eventuali problematiche stesse». Per avere maggiori informazioni: tel. 0171-455431.


Moving MG SRL Anche la fossanese MG srl, uno dei principali produttori di curvatrici, curva profilati e spianatrici per lamiere nel mondo, di recente ha ottenuto un finanziamento dalla Regione Piemonte da destinare all’ampliamento dello stabilimento e all’introduzione di nuove lavorazioni. «Siamo dell’idea che, nei momenti di crisi, la cosa migliore da fare sia investire»,

Perché vanno premiati i veri “capitani coraggiosi” Quella che segue è una riflessione di Christian Benna pubblicata nella rubrica “#Torinoexpress” dell’inserto torinese del “Corriere della sera”. «“Il Governo deve inventare un’iniziativa per premiare chi non licenzia”. Così sei mesi fa si esprimeva il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, lanciando un’idea che l’Esecutivo avrebbe potuto fare propria. Il blocco dei licenziamenti è stato prorogato a fine aprile. Poi il Paese dovrà fare i conti con la realtà. E la tenuta occupazionale nel sistema produttivo è a forte rischio. La proposta di Cirio ritorna di forte attualità. L’opportunità del Recovery Plan non può non tener conto della sfida del lavoro. E non può non tener conto di tutti quegli imprenditori, spesso dimenticati dalle cronache, che continuano a investire e a scommettere sul territorio. Vent’anni fa i finanzieri che scalarono (a debito) Telecom furono chiamati “capitani coraggiosi”. Oggi ci servono sul serio i capitani coraggiosi, quelli veri, coloro che investono di tasca propria. In Piemonte ce ne sono tantissimi. Spesso guidano piccole e medie imprese. Producono beni intermedi. Esportano e innovano. Cirio ha ragione da vendere. Chi investe va premiato».

commenta Giorgio Giraudo, amministratore delegato

in questo inizio 2021. Nonostante il periodo

con forno di asciugatura, ed

dell’azienda. «Dopo mesi one-

abbiamo deciso di investire acquisendo un fab-

è una grande soddisfazione

stamente difficili, devo dire

bricato adiacente al nostro: un’occasione che

poter annunciare che soltan-

che la parola “vaccino” sem-

non potevamo farci scappare. Inoltre il bando

to pochi giorni fa abbiamo

bra avere risvegliato il mondo

regionale calzava a pennello con le nostre esi-

finalmente prodotto il primo

intero. Il nostro, pur essendo

genze, ovvero quella di riqualificare un edificio

pezzo verniciato da noi. È il

noi una piccola realtà, è un

esistente e di investire in nuovi macchinari.

primo frutto tangibile di un

marchio conosciuto in tutto

Così, oggi, siamo in grado di fare “in casa” tanti

investimento iniziato parecchi

il mondo nel nostro compar-

lavori per i quali prima non eravamo strutturati

mesi fa, nonché un simbo-

to e, dunque, confidiamo in

e che dunque facevamo svolgere esternamente,

lico segnale di una vera ed

una rapida ripresa che, dopo

con inevitabili pesanti ricadute su tempi e costi

effettiva ripartenza dopo un

un 2020 problematico, pare

aziendali. Abbiamo internalizzato la produzio-

periodo piuttosto difficoltoso

davvero potersi concretizzare

ne della carpenteria e la verniciatura ad acqua

per le aziende come la nostra, le quali di certo non possono

Sotto: realizzazioni che utilizano i semilavorati “made in MG srl”. L’azienda fossanese è uno dei principali produttori di curvatrici per lamiere in Europa. L’investimento deciso dai titolari riguarda l’ampliamento della sede e la dotazione di nuovi macchinari

completamente lavorare in “smart working”».

ANIMALSIDE È un’altra vicenda familiare, invece, quella della Animalside, start-up innovativa che ha vinto il bando Sc-Up grazie al quale si è aggiudicata un contributo di 400 mila euro a fondo perduto. Dopo 13 mesi di duro e intenso lavoro, Finpiemonte ha approvato la domanda con grande soddisfazione dei tre soci fondatori che, oltre ai ge-

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Moving fondire tanti aspetti e, quando approfondisci, scopri tante cose nuove. La soddisfazione è enorme, ma la vogliamo condividere con Confindustria Cuneo e in particolare con Nicolò Cometto, il cui lavoro è stato encomiabile. Ci ha letteralmente presi per mano e, in Altri progetti concretizzati ricorrendo anche ai semilavorati di MG srl. L’azienda è stata fondata nel 1959 da Giovanni Roccia e Bruno Giraudo e nel 1981 ha iniziato la costruzione di curvatrici per lamiera e profili

nitori, condividono anche la professione di veterinario: Cristiano, Davide e Gianluca Mattalia, titolari di una clinica veterinaria a Margarita. «Lavoriamo insieme da tanto tempo», riferisce Davide, «e così abbiamo pensato fosse giunto il momento di fare un passo in più. Gli obiettivi erano, da un lato, offrire ai clienti un centro diagnostico per animali con macchinari innovativi (ad esempio una risonanza magnetica unica in Piemonte) e, dall’altro, rappresentare un’interfaccia per i veterinari sia per quanto concerne l’àmbito medico (servizi ai veterinari), sia per quanto riguarda l’alimentazione degli animali. È un progetto di ricerca in cui sono entrati l’Istituto profilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, l’Univer-

“Made In Cuneo” in queste pagine propone storie imprenditoriali molto diverse tra loro, le quali tuttavia dimostrano, tutte, come possa non essere proibitivo investire nei momenti di maggiore difficoltà

un percorso rivelatosi meraviglioso, ci ha accompagnati fino all’ottenimento del finanziamento: gli dobbiamo buona parte del successo avuto». Abbiamo proposto storie molto diverse tra loro che tuttavia dimostrano, tutte, come possa non essere proibitivo investire nei momenti di maggiore difficoltà. La questione non è tanto se farlo o non farlo, bensì come farlo perché, come postulò John Maynard Keynes, non bisogna mai dimenticare che «investire con successo significa anticipare le anticipazioni degli altri».

sità di Torino, l’Università di Saragozza e altre realtà che lavorano nel campo e la cui bontà in termini di innovazione è stata evidentemente riconosciuta da Finpiemonte che ha ritenuto il progetto degno del finanziamento». L’impegno protrattosi per tredici mesi per i fratelli Mattalia ha rappresentato anche un’occasione di grande crescita professionale. «È stato un percorso lungo, affrontato con grande serietà dall’ente che ci ha stimolato, chiedendoci integrazioni e spiegazioni a più riprese», aggiunge Davide Mattalia. «Finpiemonte si è dimostrata molto disponibile, ma anche, giustamente, molto esigente. Ogni osservazione che ci è stata rivolta ha fatto crescere il nostro progetto e noi insieme a esso. Ci ha fatto appro-

10

Da sinistra: Davide, Cristiano e Gianluca Mattalia, i tre titolari della Animalside di Margarita. Il progetto che percepirà il contributo di Finpiemonte prevede, tra l’altro, un moderno centro diagnostico



Sportelli virtuali in Provincia, mentre l’Ente camerale...

Arriva la Pubblica amministrazione 4.0

un sistema multicanale che utilizza videochiamate sulla piattaforma Zoom, chiamate telefoniche ai cellulari dedicati ai servizi, in chat via Whatsapp e con la casella di posta e-mail dedicata al servizio per ogni ufficio attivato. Sul sito è sempre a disposizione tutta la modulisti-

Gilberto Manfrin

N

asce un nuovo modo di rapportarsi con la

Pubblica amministrazione: non più il cittadino o l’azienda che si reca presso un ufficio pubblico per avere un documento o espletare una pratica, ma la stessa Pubblica amministrazione che entra in casa e negli uffici, per rispondere in tempo reale alle necessità del richiedente. Dai primi mesi del 2020 la pandemia in corso ha obbligato un po’ tutti a un nuovo modo di lavorare. Un modus operandi al quale ha dovuto allinearsi anche la Pubblica amministrazione per garantire lo svolgimento dei servizi essenziali e trovare metodi per continuare a erogare servizi agli utenti e al ter-

ritorio, sfruttando quanto più possibile mezzi

ca dell’ufficio accedendo

e tecnologie garanti di sicurezza e distanzia-

dall’home-page della sezione

mento sociale. La Pubblica amministrazione

interessata.

ha avuto modo di testare e apprezzare metodi

Al momento sono stati atti-

di lavoro innovativi come lo smart working,

vati dieci uffici: Acque; Acque

l’uso giornaliero di strumenti di videochiama-

minerali, termali e tartufi;

ta e videoconferenza sul web, l’interazione con

Autorizzazioni integrate am-

cittadini e imprese tramite servizi on-line e

bientali (Aia); Cave; Controllo

app, il tutto nell’ottica di non limitare l’azione

emissioni ed energia; Gestio-

amministrativa, ma, al contrario, di potenziar-

ne rifiuti; Trasporti ecceziona-

ne i servizi, la loro semplificazione e, di con-

li; Ufficio Valutazione impatto

seguenza, anche l’accessibilità. La linea della

ambientale (Via); Viabilità;

Pubblica amministrazione del futuro, dunque,

Trasporti e supporto all’area

sarà quella di non riaprire più tutti gli sportelli

vasta. Il personale incaricato

in presenza, ma abilitarne anche di virtuali.

di ogni ufficio è disponibile

Un po’ come ha ritenuto opportuno fare, stan-

nella stanza di lavoro virtuale

do come si suol dire “al passo con i tempi”,

dal lunedì al venerdì, dalle 9

anche la Provincia di Cuneo che, dal 15 feb-

alle 12,30.

braio, ha reso operativo il sistema multicanale

«Quello che offriamo», com-

per accedere agli uffici con videochiamate,

menta il presidente della

cellulari, Whatsapp, e-mail anche nei giorni di

Provincia (e sindaco di Cu-

chiusura al pubblico. Gli uffici sono accessibili

neo), Federico Borgna, «è un

dalla home-page del portale istituzionale, alla

servizio multicanale che fa

voce

ricorso a molte funzioni mes-

“Sportelli virtuali” (https://www. provincia.cuneo.gov.it/ente/ sportelli-virtuali). Cittadini e aziende possono

12

se a disposizione dalla moderna tecnologia e che potrà rendere un po’ più facile la

mettersi subito in contat-

vita soprattutto alle aziende

to con gli uffici grazie a

che devono districarsi nella


Moving giungla della burocrazia. Era un nostro impegno e l’abbiamo portato avanti nella convinzione che contatti più semplici e rapidi tra enti pubblici e privati non possono che rendere più efficace ed efficiente il lavoro di tutti». Ma non è tutto: in linea con gli obiettivi del Piano nazionale d’impresa 4.0 con l’introduzione di strumenti fruibili on-line dalle imprese, si è mossa anche la Camera di commercio di Cuneo che ha attivato dal primo marzo “Pago Pa”, una nuova modalità che semplifica, in questo caso, i servizi di pagamento per le imprese con l’Ente camerale. “Pago Pa” è un sistema di pagamento elettronico che facilita i pagamenti e che permette anche di contenere i costi di commissione, rispetto ai bonifici bancari. «PagoPa significa omogeneità e semplicità della user experience», evidenziano i vertici camerali, «con una pluralità di funzioni accessorie al pa-

gamento: dalla consultazione della propria posizione aggiornata alla ricevuta immediata con valore liberatorio».

E la Regione aiuta i piccoli Comuni per servizi più smart

Continuano a essere accettati i pagamenti con Bancomat e carte di credito effettuati allo sportello (in contanti sino a 10 euro) e i pagamenti attraverso il sistema prepagato Telemaco usato dai professionisti per l’invio delle pratiche telematiche del Registro imprese, dei certificati di origine, ecc. Questi alcuni dei servizi interessati dall’introduzione della modalità di pagamento PagoPa: diritto annuale, firma digitale e Cns, certificati di origine, rilascio di carte tachigrafiche, deposito di marchi e brevetti, visure e certificati, richieste di atti, bilanci ed elenchi, vidimazione dei libri contabili, Modello unico di dichiarazione ambientale (Mud). E allora apriamo la porta: una Pubblica amministrazione sempre più smart è

Dal 28 febbraio le amministrazioni pubbliche italiane, per legge, dovevano avviare la trasformazione digitale per rendere accessibili ai cittadini i servizi on-line. Obiettivo della transizione digitale è semplificare il rapporto tra cittadino e Pubblica amministrazione con tecnologie come lo Spid, il sistema pubblico di identità digitale che identifica ciascun cittadino e che permette di accedere a servizi come pagamenti e informazioni sanitarie, o accedere al sito dell’Inps; il sistema PagoPa che permette di pagare tasse, tributi, rette e qualsiasi altro tipo di debito verso la Pubblica amministrazione; la app IO che, dal cellulare, consente di accedere, dopo essersi identificati con l’identità digitale, a tutti i servizi (non solo pagare tasse, tributi, multe o un bollo, ma anche ricevere aggiornamenti e notifiche delle scadenze dei pagamenti). La Giunta di piazza Castello si è attivata in supporto al percorso di avviamento alla transizione digitale: a quasi trecento Comuni di piccole dimensioni, con attiva la convenzione con la Regione attraverso l’accordo PiemontePay, è stata concessa la possibilità di usufruire dei sistemi regionali e del supporto tecnico di Csi Piemonte per rendere disponibili ai cittadini i primi servizi. «Continua l’attività di transizione digitale da noi impostata», è il commento dell’assessore regionale all’innovazione, Matteo Marnati. «Sosteniamo infatti i Comuni per agevolare l’avviamento di servizi utili e

facili dadiventa usare per i cittadini piemontesi». “Made In Cuneo” mensile

pronta a entrare nelle nostre case e nei nostri uffici.

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«Amo la radio, perché arriva dalla gente. E, se una radio è libera, ma libera veramente, mi piace ancor di più perché libera la mente» (Eugenio Finardi, 1976)

Marcello Pasquero

Tra 1975 e 1976 esplose il fenomeno delle “radio libere”

Nell’etere della Granda nica fino a Napoli e nel sud-est della Francia,

N

in onde medie, sui «1.466 chilocicli pari a 428

libere” hanno saputo, forse

stazione radio rimase fino al 1974. La legge

meglio di ogni altro mezzo di

riservava allo Stato l’esercizio esclusivo della

comunicazione, raccontare

radiodiffusione circolare. Le uniche eccezioni,

l’Italia, narrandone i cambia-

dopo la caduta del regime fascista, erano state

menti e la storia. La prima a

Radio Sardegna (1943-1952) e Radio Ferrara.

rompere il monopolio della

Nel 1974 la Corte costituzionale emise una

Rai nelle trasmissioni in ita-

sentenza che riscrisse la storia. Da quel mo-

ate in un periodo

metri» come si diceva al tempo.

di grande fermento culturale e artistico, le “radio

L’Fm per Rmc arrivò solamente nel 1981.

liano fu Radio Monte Carlo, con l’escamotage di avere gli studi a pochi chilometri dal confine, in terra monegasca. Alle 14 del 6 marzo 1966 nacque la prima, vera “radio libera”, ascoltabile lungo la fascia tirre-

Fu un successo immediato. In Italia il ferreo divieto ai privati di aprire una

mento i privati ebbero la facoltà di trasmettere via cavo in àmbito locale, grazie alla prima declaratoria della Suprema Corte contro il monopolio statale. Due anni più tardi, nel 1976,

emittenti la limitazione territoriale, in quanto la sentenza stabiliva che dovessero avere carattere locale. L’ostacolo venne ben presto superato creando reti interconnesse (network) in grado di coprire il territorio nazionale. Quella che era ritenuta una moda passeggera invece prese piede e divenne una fucina di idee e personaggi che rivoluzionarono la comunicazione e che ancora oggi ne dettano la tendenza. Basti pensare ai due presentatori del Festival di Sanremo

arrivò una seconda, decisiva, sentenza (la numero 202 del 28 luglio) con cui venne liberalizzata la trasmissione via etere in àmbito locale. Le radio libere nate nei garage o negli scantinati poterono uscire allo scoperto e moltiplicarsi in tutta la penisola. Rimaneva per tutte le

Con la radio si può scrivere, leggere o cucinare (...). E forse proprio questo che me la fa preferire è che con la radio non si smette di pensare» (Finardi)

Parte delle informazioni riportate in questo servizio dedicato all’epopea delle radio libere sono tratte dal sito https://storiaradiotv.wordpress.com

14


Moving 2021 Amadeus e Fiorello, en-

Zizzola, diventata un crocevia per decine di

portò alla svolta determinata

trambi legati fin dalle origini

speaker che si alternavano ai microfoni.

dalla storica sentenza della

alle radio libere e a un grande

Le trasmissioni partirono con questo claim:

Corte costituzionale del 1976.

scopritore di talenti quale è

«Questa volta la notizia è grossa e farà rumore:

Fra chiusure e riaperture, con

stato Claudio Cecchetto.

da martedì 17 giugno, alle ore 7, inizieranno le

mesi di interruzioni, Radio

PROTAGONISTA LA PROVINCIA DI CUNEO...

trasmissioni di Radiobrà onde rosse. Si tra-

Bra onde rosse restò nell’e-

smetterà in modulazione di frequenza a 101

tere fino al febbraio 1978,

Mhz, la ricezione sarà perfetta in un raggio di

quando chiuse definitivamen-

20 chilometri intorno a Bra e dovrebbe essere

te i battenti. In tempi recen-

discreta fino a 25-40 chilometri».

tissimi, dalle ceneri di quella

La Granda è stata all’avan-

In quel momento era la quarta radio libera in

esperienza, è nata Radio

guardia nella nascita delle

Italia, dopo Radio Parma (primo gennaio 1975),

Braontherocks, una webradio.

radio libere. Già nel 1975 ini-

Radio Milano International (marzo 1975) e

A luglio 1975 a Cuneo prese

ziarono le prime trasmissioni.

Radio Roma che precedette l’emittente attiva

le mosse Radio Tele Mondo,

È difficile stabilire con certez-

sotto la Zizzola di un solo giorno, essendo nata

fondatore il docente di labo-

za la primogenitura assoluta

il 16 giugno. Le trasmissioni di Radio Bra onde

ratorio di elettronica all’Itis di

in provincia, vista l’artigiana-

rosse vennero interrotte quasi subito, il 14

Mondovì Luciano Garra.

lità delle trasmissioni iniziali,

luglio, da un sequestro ordinato dalla magi-

nate dall’attività “clandesti-

stratura che agiva ancora in un quadro norma-

na” di gruppi di amici.

tivo di monopolio. Per solidarietà Dario Fo, con

La prima iniziativa “struttu-

Franca Rame, si trasferì a Bra per tre settimane

rata” fu Radio Bra onde rosse

partecipando alle manifestazioni che seguiro-

che iniziò a trasmettere il 17

no l’applicazione dell’atto giudiziario.

giugno 1975 per iniziativa di

Il secondo sequestro, con l’intervento di perso-

Carlo Petrini, futuro fondato-

nalità come Roberto Benigni, Francesco Guc-

re di Slow Food, e degli amici

cini, Guido Aristarco e Nuto Revelli, si rivelò

Azio Citi, Domenico Chiesa e

fondamentale per creare il movimento che

Giovanni Ravinale. I quattro

Da “Bra onde rosse” e dai sequestri che la colpirono partì il movimento che portò alla storica sentenza della Corte costituzionale

comprarono un radio baracchino al mercato di Livorno, dando vita alla radio. La matrice era politica, fin dal nome: il primo brano mandato in onda fu l’Internazionale, poi alternato con “Pablo” di Francesco De Gregori come brano per cominciare i programmi ogni giorno. La sede era in piazza XX settembre, nel centro della città della

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Moving La prima sede fu in piazza

Silvio Giachino. L’emittente,

una seconda rete, Amica Radio.

Santa Maria Maggiore.

basata sul volontariato, pro-

A inizio 1977 debuttò un altro progetto che ha

Nel 1977 la radio si trasferì

poneva informazione, dibat-

scritto la storia tra le emittenti della provincia:

a Mondovì, diventando Tele

titi politici, rubriche musicali

Trs-Tele Radio Savigliano, arrivata fino a oggi

Radio City Mondovì.

varie, proposte “alternative” e

con un’affiatata squadra di speaker.

Nel 1979, a seguito dei po-

trasmise per quasi dieci anni

Mentre per Radio Alba rinviamo all’articolo

tenziamenti voluti dal nuovo

chiudendo i battenti a metà

qui accanto, citiamo anche Cuneo Nord, «dal

socio, Gianni Diaspro, conse-

degli anni Ottanta.

1987 la radio preferita da un pubblico di età

guì il riconoscimento di “Pri-

Nel 1976, il 21 dicembre, entrò

superiore ai 50 anni. Ogni nostro programma è

maradio Piemonte” con oltre

in attività, a Borgo San Dal-

confezionato su misura proprio per i “grandi”»,

100 mila ascolti tra Piemonte

mazzo, una delle esperienze

recita il claim aziendale.

e Liguria. Il successo però

più longeve della provincia e

Le radio libere hanno rivoluzionato l’informa-

durò poco perché nel 1982

della regione: Radio Piemonte

zione e l’intrattenimento arrivando fino a oggi

l’emittente chiuse a causa di

Sound. Partita come antenna

grazie alla capacità di raccontare con compe-

difficoltà finanziarie.

locale pionieristica, negli anni

tenza e allegria la realtà, diventando voci ami-

Sempre nel 1975 a Cuneo fu

ha allargato l’area di copertu-

che per i 35 milioni di italiani che ogni giorno

avviata Radio Stereo 5 che

ra arrivando ad aprire anche

si sintonizzano su un’emittente radiofonica.

continuò a crescere anno dopo anno arrivando, nel 1997, ad avere un notiziario ascoltato in gran parte della provincia. Nel giugno del 1976 a Santo Stefano Belbo un gruppo di amici (Franco Fabiano, Piero Carosso, attuale presidente del Consiglio d’amministrazione, e Felice Giovine, oggi vicepresidente) fondò Radio Valle Belbo, tuttora una delle emittenti più ascoltate del basso Piemonte. La voce storica era Piero Carosso che, dopo avere trasmesso per vent’anni con lo pseudonimo di Mackenzie, oggi si dedica alla parte dirigenziale. Anche nel capoluogo della Granda vide la luce un’esperienza con una forte connotazione politica: si trattava di Radio Cuneo Democratica, voce dell’estrema sinistra, nata nel 1976 per iniziativa di

16

Piero Montanaro, il pioniere: galeotta fu la radio Il 13 settembre 1975 iniziarono ufficialmente le trasmissioni di Radio Asti. Quel giorno, negli studi di corso Savona 289, con vista sul Tanaro, c’era anche il cantautore Piero Montanaro (nelle foto sotto, la prima del ’75, la seconda di un anno dopo), al timone della trasmissione “Tilt”. Aveva al fianco Cristina Bonello: una conduzione a due ripresa poi da gran parte delle emittenti. È lui a raccontare: «La scaletta dei brani di quel debutto ricalcava le mie esperienze di cantante di sala da ballo. Alternavo i brani secondo il tempo (lenti o veloci) e il genere (cantanti singoli, gruppi italiani e angloamericani). Fu subito successo per la trasmissione e per la radio. Per ascoltarci, gli astigiani e non solo corsero ad acquistare radio che captassero le onde in Mf, tanto che andarono a ruba nei negozi di elettrodomestici. Tutto era da creare del nulla, soprattutto il palinsesto, ma ci supportavano il grande seguito e l’affetto degli ascoltatori. Inventai e condussi molti programmi. La sede divenne mèta di tanti visitatori che volevano conoscere gli animatori. Ogni visita era accompagnata da qualche omaggio: fiori, dolci, bottiglie, gadget, ecc. Una domenica pomeriggio, oltre il vetro dello studio, vidi una ragazza splendida. Germana si fermò fino al termine della mia trasmissione e la rividi seduta sul divano della sala d’attesa. Colpo di fulmine! Per farla breve, galeotta fu la radio... undici mesi dopo ci sposammo. Radio Asti è pure stata una fucina di talenti, tra cui ricordo Giorgio Faletti e Massimo Cotto, il quale in un’intervista ebbe modo di gratificarmi come suo “maestro”. Troppo buono! Molto tempo è passato da quell’indimenticabile esperienza, ma mi capita ancora di incontrare persone che si ricordano i miei programmi, le mie prime canzoni incise (“La Langa”, “Un’altra estate”, “Io sognavo”, “Fiore d’ingenuità”, “Mondo di carta”), i numerosi inviti a pranzo e a cena... Ma il mio grazie più sincero va all’amico Ugo Dezzani, il quale ha sacrificato un patrimonio e anni della sua esistenza alla radio, non ricevendone in cambio la dovuta riconoscenza».


La celebre immagine realizzata con Alberto Levi e i collaboratori di allora quando Radio Alba si trasferì da Montelupo negli studi di corso Europa, nella capitale delle Langhe da cui tuttora trasmette. Sotto: un’immagine del “Radio Alba festival” organizzato ogni anno all’inizio di settembre nel cuore della città

Il 29 febbraio 1976 partì la sfida di Alberto Levi

Quei 45 anni di Radio Alba

S

Marcello Pasquero

ono passati 45 anni da quella domenica 29 febbraio 1976 in cui Alberto Levi, con un gruppo di amici, fondò Radio Alba, l’emittente punto di riferimento per albese, braidese, astigiano, Langhe e Roero. 45 anni della “Radio del Sole”, una delle prime radio libere a trasmettere nella Granda, tra le più longeve d’Italia. Dopo un primo periodo vissuto negli studi di Montelupo Albese, la “Radio del Sole” approdò

ad Alba, in corso Europa 61, nell’attuale sede, dov’è cresciuta supportata dai tanti affezionati ascoltatori. Antonella Levi, sorella del fondatore, deceduto nel 2012, ricorda i primi vagiti dell’emittente: «Il mio pensiero e ringraziamento va ai soci fondatori Piero Sartori, Sergio Montersino, Mino Borzone ed Eugenio Rabino, che condivisero con Alberto la “follia” di fondare una radio locale ad Alba, e a tutti i collaboratori che si sono susseguiti, primi tra tutti la voce storica Paolo Ciliutti e il

compianto giornalista Pier Cesare Pellegrino che hanno fatto sì che Radio Alba abbia raggiunto questo importante traguardo». Dal 2016 la radio è passata nelle mani dell’enotecnico Claudio Rosso, imprenditore vitivinicolo e presidente della Fondazione “Radici” che, senza snaturarla, ha rimesso al centro informazione e musica puntando sul radicamento in Langhe e Roero. La scelta vincente ha permesso all’emittente di imporsi sul territorio d’elezione sfruttando nel migliore dei modi l’opportunità nata dall’avvento dei social e diventando la radio piemontese con più “Mi piace” su Facebook e una delle più seguite su Instagram. Rosso, salutando l’importante traguardo dei 45 anni dell’antenna, che coincide con il primo quinquennio della sua gestione, chiosa: «Sono

17


Moving orgoglioso di aver dato a Radio

cantare, ballare, ma anche riflettere e rivivere le

Alba l’opportunità di conti-

grandi emozioni a cavallo tra la fine del Nove-

nuare nel percorso a servizio

cento e il nuovo millennio.

di Langhe e Roero che oggi si

Nel corso del 2021 ci saranno momenti per rivi-

amplia con i social, il digitale

vere la storia dell’emittente albese con intervi-

e le app, potendo arrivare in

ste ad alcuni dei “ragazzi” che l’hanno fondata,

tutta la regione e persino in

con Alberto Levi. Il programma più citato sarà

tutto il mondo. Sono fiero dei

“Profumo di ricordi” con le immancabili dedi-

collaboratori che, a vari livelli,

che, format dal successo enorme.

ogni giorno danno l’energia

Il passato glorioso non offusca un presente

giusta alla radio che è nel cuo-

di grande creatività e fermento. A distanza

re di tutti noi».

di 45 anni Radio Alba è più che mai un punto

Per celebrare al meglio la

di riferimento con un palinsesto giornaliero

ricorrenza Radio Alba propone

composto da programmi originali, rubriche,

nella sua programmazione

intrattenimento, uniti all’informazione locale e

un appuntamento che abbina

nazionale, e da ottima musica italiana e stra-

per ciascuna annata, dal 1976

niera. Una realtà sempre più viva e dinamica,

al 2020, le cinque canzoni

composta da una squadra giovane che punta

più significative e conosciute,

sulla tradizione, ma anche sull’innovazione.

accostate agli eventi salienti

L’emittente è radio ufficiale di “Alba capitale

di ogni anno. Gli speaker più

della cultura d’impresa 2021” di Confindustria

volte al giorno ripercorrono la

Cuneo, un grande evento per la città e per tutto

storia di 45 anni di Radio Alba

il territorio, seguito con programmi ad hoc per

e delle emittenti italiane, del

raccontare l’unicità dell’imprenditoria locale.

territorio e del mondo intero,

Oltre alle classiche radiofrequenze 103.4 e 104.6

al ritmo dei pezzi più suonati

Mhz, Radio Alba può essere ascoltata in tutto il

degli ultimi nove lustri, per

mondo grazie alla nuovissima app sui vari devi-

Da sinistra: Alberto Levi, fondatore di Radio Alba ed eclettico imprenditore nel mondo dell’intrattenimento; Marcello Pasquero, don Giusto Truglia, direttore di “Gazzetta d’Alba”, e Liliana Fantini al “Radio Alba festival”

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Cinque anni fa la “Radio del Sole” venne rilevata da Claudio Rosso, oggi presidente anche della Fondazione “Radici” ces, tra cui Alexa, e sul sito www.radioalba.it. Inoltre Radio Alba è digitale e con il Dab Digital Radio la si ascolta a Torino, nel torinese e in parte del cuneese. Come dicevamo, i social network sono diventati una parte sempre più importante nella vita radiofonica albese: la pagina Facebook, con quasi 34 mila “Mi piace”, è ricca di video in diretta realizzati nel corso delle interviste in studio, mentre la pagina ufficiale Instagram riporta gli scatti più belli in compagnia di ospiti e amici di Radio Alba. Ultimo, ma non per importanza, “Brio”, il periodico nato da un’intuizione di Alberto Levi e rieditato dal 2018, a cadenza annuale, con lo scopo di raccontare le novità di Radio Alba: è un nuovo strumento di comunicazione e promozione della radio sul territorio. Durante l’anno saranno molte le iniziative promosse, a partire dalle esterne, ad Alba e Bra, con la presenza di musicisti e artisti locali, occasione per incontrare gli ascoltatori e regalare i gadget della radio.


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Meglio reazionari che resilienti

“R Giuliana Cirio Direttore di Confindustria Cuneo

esilienza” è entrata nel frasario quotidiano. L’ha più volte citata il precedente premier, Giuseppe Conte, mentre i mass media l’hanno fatta diventare di uso comune, fin troppo comune forse. La fortuna del termine pare sia dovuta all’estro di Gianluca Vacchi, il quale si tatuò tale parola sull’addome quando ancora suonava piuttosto esotica per il vocabolario della maggioranza delle persone. L’avvento della pandemia ha incoronato il concetto in via definitiva. Oggi pressoché ogni appello a fronteggiare gli effetti della crisi sanitaria, diventata economica e sociale, comprende l’invito a essere resilienti. Però, se si guarda all’etimologia, qualche riflessione critica è autorizzata. Le origini sono latine, dal verbo “resilire” che significa “saltare indietro”, “rimbalzare”. La resilienza viene considerata la capacità di far fronte a un evento traumatico oppure a un periodo di difficoltà, “trasformandolo in un’opportunità”. Nulla da eccepire, anzi è proprio ciò che auguriamo

acceleri la ripresa che seguirà ai tempi infausti in cui ci ha immersi il Covid-19. Se ci appelliamo a ciò che significa resilienza, pensiamo a qualcosa che non è fragile. Ma essa non è neppure “resistenza”: intende infatti la capacità di adattarsi e, così, saper rispondere a situazioni negative. Il che non è male, certo. Tuttavia la nostra lingua in questo àmbito lessicale mette a disposizione un altro concetto piuttosto significativo, quello della “reazione”, non preso in considerazione, anzi dimenticato, quando non disprezzato. E, sentendolo, si innesca l’immediata associazione a una valenza negativa. Definirsi “resiliente” è una gran bella cosa, e comunque va di moda; dirsi invece “reazionario” equivale a tirarsi addosso critiche, quasi un autolesionistico cercare di farsi mettere al bando dal consesso civile. Non è il luogo, questo, per affrontare il tema del politicamente corretto che ha preso di mira il linguaggio senza trovare adeguata... reazione. Però, diciamocelo: intesa come viene intesa, la resilienza è una qualità

Industria e Dintorni adatta a una società non più in grado di gestire i rischi creati nel tentativo di risolvere altri rischi che, giocando sulla semantica, vengono definiti “opportunità”. In sintesi è un invito a sbrigarsela da soli, poiché la collettività, il sistema sociale di cui facciamo parte, non pare in grado di risolvere le crisi sistemiche che la scuotono. Come ben è stato detto, un governo che invochi la resilienza ammette con ciò stesso la propria incapacità progettuale, in sintesi la propria impotenza. Nicolas Gomez Davila, uno dei massimi critici della modernità, ha scritto che «la sinistra e la destra hanno firmato contro il reazionario un patto segreto di aggressione perpetua», ma qui si vuole esulare dalla politica, anche perché certe messe all’indice sono legate al revanscismo monarchico dopo la caduta di Napoleone, roba di due secoli fa e oltre. È una questione di lana caprina? Può darsi, ma se dirsi relienti equivale a perdere il controllo della situazione, del lavoro e della stessa propria esistenza, limitandosi a cercare di organizzarsi sperando che in qualche modo, da qualche parte, arrivi la soluzione che consenta di assimilare il trauma nel miglior modo possibile, allora è preferibile comportarsi da reazionari. Ed esserlo.

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L’obiettivo è la convergenza formativa tra Ateneo e mondo del lavoro

Guido

Saracco Guido Saracco, classe 1965, nel 1989 si è laureato in ingegneria chimica presso il Politecnico di Torino con 110 e lode e dignità di stampa. È stato eletto rettore dello stesso Ateneo dal marzo 2018. La sua attività di ricerca è soprattutto nell’area della fotochimica. Ha oltre 500 pubblicazioni all’attivo

Lo scienziato, il professore, il rettore del Politecnico di Torino

G

Stefania Camoletto

uido Saracco, professore ordinario di chimica industriale e tecnologica con oltre cinquecento pubblicazioni scientifiche all’attivo, rettore del Politecnico di Torino dal 2018, racconta il suo progetto didattico per incentivare la convergenza formativa tra Università e mondo del lavoro, per sostenere la ricerca applicata interdisciplinare e la terza missione dell’Università. Grazie alla sua proposta paradigmatica il Politecnico si impegnerà per la creazione di una nuova università “umanistica”, interdisciplinare e trasversale tra mondo della tecnica e della filosofia. Ho ascoltato con interesse il suo intervento per la relazione inaugurale dell’anno accademico 2020-2021. Lei

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parla di un cambio paradigmatico ed essenziale nell’impostazione formativa che l’Università è chiamata ad attuare. Quali sono le proposte per il Politecnico? «È essenziale che, in una società dinamica e veloce come quella attuale, il Politecnico si apra al sapere creativo e divergente. Di fatto l’ingegnere, basandosi sulle conoscenze scientifiche e tecnologiche proprie alle scienze “dure”, ha da sempre progettato qualcosa di utile per la società, ma è essenziale che, in un momento come questo, si vada oltre il paradigma educativo lineare e “illuministico” che ha contraddistinto una società stabile come quella in cui sono cresciuto e mi sono formato. Questo ci ha portato per molto tempo a ragionare in termini lineari e deduttivi in un mondo in cui il sapere tecnico era esclusivamente al servizio dell’industria: per tale ragione i professionisti dovevano essere affidabili e “squadrati”. Ma la società di allora era molto più semplice: c’erano pochi assiomi tra

cui la famiglia e il “pezzo di carta” che ti garantiva un lavoro. Oggi bisogna essere in grado di pensare, creare, comunicare e convincere in modo creativo e innovativo. E questa proposta innovativa si può generare solo attraverso l’ausilio delle scienze umanistiche quali la filosofia, l’etica, la storia e la sociologia che indichino la traiettoria d’indagine e d’azione ai tecnologi. A differenza di quanto accadeva in passato, soprattutto nelle grandi imprese dove permaneva una rigida divisione del sapere e d’azione tra specialisti della cono-

Verso un’università “umanistica”, interdisciplinare e trasversale tra mondo della tecnica e della filosofia


Personaggi

«“Concordia parvae res crescunt, discordia maximae dilabuntur”, diceva Sallustio. Molto di grande è svanito nel nostro Paese perché non abbiamo saputo collaborare. La “coopetizione”, calco del termine inglese “coopetition”, è una strategia di sviluppo che prevede la collaborazione tra attori che, di norma, competono tra loro, ma che si alleano per creare massa critica, più efficiente complessivamente nell’uso delle risorse e di servizi».

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scenza tecnica, economica, legale e sociale, l’ingegnere contemporaneo non può più permettersi di ignorare il nuovo, indissolubile rapporto tra la tecnologia e la società: è chiamato a comprendere, interpretare, anticipare le dinamiche sociali». A livello pratico, quali cambiamenti sono previsti e auspicabili per formare l’ingegnere “creativo” del XXI secolo? «Al fine di rinnovare parte della filiera della formazione, già dalla triennale abbiamo attivato un percorso multidisciplinare per studenti selezionati: gli “Intraprendenti”, discenti appartenenti a diversi percorsi che sono invitati a sviluppare in modo interattivo e multidisciplinare le soft skills necessarie per far fronte a sfide lavorative e contesti sociali complessi: potenziare la creatività e il pensiero laterale e divergente, saper comunicare in modo efficace, saper lavorare in gruppo, essere in grado di tenere testa allo stress, sviluppare capacità di problem solving e intraprenden-

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«Per fare fronte a un’era paragonibile all’urlo di Munch da cui traspira fragilità, sospensione, capacità di (r)esistere, desiderio di umanità, bisogna mettere la formazione interdisciplinare al centro, al fine di trasformare quest’urlo sofferente in un urlo carico di passione e di orgoglio».

za. Naturale continuazione di questo percorso a livello delle lauree magistrali è l’Alta Scuola Politecnica, dove altrettanti gruppi di studenti, selezionati dal Politecnico di Torino e da quello di Milano, seguiranno un programma formativo intensificato che prossimamente sperimenterà elementi di formazione progettata ad hoc, personalizzata sulle singole caratteristiche e richieste dell’individuo. Il Politecnico, e più in generale l’Università, ha tutte le carte in regola per trasformarsi in un’autentica knowledge innovation community di stampo europeo: un luogo fisico, caratterizzato da un’area tematica e operativa, in grado di produrre ricadute di conoscenza sulla società, un luogo di formazione e ibridazione dove gli scienziati, insieme ad altri stakeholders, possano generare processi di formazione a qualsiasi livello, anche uscendo dalla zona di comfort della formazione accademica tradizionale». Il Politecnico è sempre stata un’eccellenza nel panorama formativo torinese e nazionale, una fucina di ingegneri e di talenti universali, da Pareto a Olivetti, il quale per primo comprese che i processi di ibridazione e di fertilizzazione multidisciplinare erano alla base di qualsiasi processo innovativo. L’impresa olivettiana è considerata un’opera universale e ante litteram anche per la coorte di intellettuali “umanisti” che lavoravano

a stretto contatto con gli ingegneri. C’è un po’ di ispirazione olivettiana nella sua proposta? «Certamente sì. Bisogna però dire che quando Adriano Olivetti si laureò era più facile essere creativi. Ma lui fu uno dei primi a operare secondo lo schema formativo che stiamo emendando in questo momento. Inoltre il mondo era molto più semplice e gli intellettuali di quel tempo erano molti di meno: si frequentavano tra di loro, si tenevano aggiornati e costituivano un’élite di pochi. Poi arrivò il Sessantotto che, con il suo slogan “Vogliamo pensare!”, stravolse quel sistema élitario. Ora siamo nel magma della rivoluzione digitale ed è necessario trovare una terza via che non è più quella della generazione di Olivetti o quella del ’68: qua il lavoro di gruppo aziendale, il pensiero laterale e la creatività hanno anche il lungimirante obiettivo di tenere aperta la mente, rendere più ambiziosi gli studenti, creare un legame tra mondo della formazione e mondo dell’impresa. Olivetti ha anticipato di gran lunga i tempi, ma poi il suo modello è stato stritolato da quello neoliberista. La nostra

«Per il processo di insediamento nella sede monregalese è stato fondamentale il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e del Comune di Mondovì»


Personaggi proposta, che riecheggia quella pionieristica di Olivetti, si rivela la ricetta ideale per uscire da una crisi che, a fase alterne, dura da oltre un decennio».

connubio formazione tecnica-sapere socio-filosofico. La tecnica, essendo strumento e prolungamento dell’uomo, può e deve essere a disposizione di tutti».

Il filosofo Arnold Gehlen sostiene che la tecnica sia il più autentico prodotto umano e che il rapporto uomo-tecnica debba essere letto in senso “tecnico-scientifico” per l’appunto, ma anche soprattutto antropologico. Questo rapporto uomo-tecnica oggi viene spesso percepito come artificiale e sbilanciato a favore di quest’ultima. Si dice che la tecnologia stia «letteralmente creando il mondo in cui viviamo» e il termine tecnocrazia viene spesso usato in senso negativo. Come vede l’evoluzione di questa relazione, ad esempio considerando i cambiamenti che l’intelligenza artificiale potrà determinare nel prossimo decennio? Quali saranno i benefìci e quali i potenziali rischi di un mondo sempre più dipendente dalla tecnologia? «Posso affermare con certezza che il rapporto uomo-tecnica di per sé non rappresenti un problema, anzi! È altresì vero che può diventare problematico se resta un sapere élitario, creato, maneggiato e compreso da pochi. L’accezione negativa spesso associata al termine tecnocrazia si riferisce, quindi, a una gestione “oligarchica” e poco condivisa della tecnica. Ma la nostra sfida sta proprio in questo: attraverso la formazione, vogliamo arrivare a instillare la consapevolezza che ciascuno di noi può essere il protagonista e l’artefice del cambiamento, di questa possibilità di mutare il mondo attraverso il

In quale modo il sapere tecnico potrà quindi contribuire alla risoluzione delle grandi sfide che si svilupperanno nel XXI secolo? «Il Politecnico di Torino si sta impegnando anche in questa direzione. È stato attivato un corso straordinariamente innovativo dedicato alle “Grandi sfide globali” che tratterà i temi cardine del nostro tempo come la rivoluzione digitale, le sfide ambientali e climatiche, la salute e le mobilities. Il corso farà capo a due figure essenziali e complementari: un tecnologo e un esperto in discipline umanistiche e sociali. Chi si formerà da noi potrà beneficiare di due punti di vista e approcci complementari e, attraverso questi, elaborare il proprio contributo originale e utile per il benessere dell’umanità. Perché uno degli obiettivi primari del corso è riaccendere l’entusiasmo, la speranza e la visione del futuro in una generazione più impaurita e meno ambiziosa: miriamo a riattivare la loro possibilità di pensare in grande ed esasperare il meglio di sé. Alle Grandi sfide delle lauree triennali faranno da riscontro le Challenge delle magistrali. Le “Challenge@ PoliTo” si basano su proposte di imprese su loro obiettivi di innovazione o proposte degli studenti stessi, e si rifanno a una nuova dimensione formativa basata sull’ibridazione multidisciplinare volta a preparare gli studenti in modo allineato alle richieste emergenti da parte delle imprese.

In quest’ottica sono stati attivati diversi corsi anche nella sede di Mondovì: l’obiettivo è creare figure professionalizzanti nel settore agroalimentare, ma anche esperti in tecnologie della manifattura industriale e nell’economia circolare. E vorrei ricordare che, in questo processo di insediamento nella sede cuneese, è stato fondamentale il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e del Comune di Mondovì». Saremo quindi in grado di far fronte alle istanze socio-ambientali di questo secolo? «Assolutamente sì! Benché si parli degli effetti del cambiamento climatico e di sfide ambientali, la qualità dell’aria sta migliorando e sono convinto che presto saremo in grado di ridurre le emissioni di anidride carbonica e far fronte ai cambiamenti climatici. Bisogna solo fare in fretta ed evitare le concentrazioni monopolistiche di potere e sapere. Ma questa crisi è arrivata anche per l’esasperazione delle diseguaglianze. Ora siamo pronti per ripartire “olivettianamente”, ponendo al centro di questo cambiamento la formazione, strumento infallibile ed essenziale per l’eliminazione delle disuguaglianze, la produzione di conoscenza e la creazione di tecnologie al servizio dell’uomo». La collaborazione tra Politecnico, sede di Mondovì, Confindustria Cuneo, numerose aziende associate e Regione Piemonte ha consentito di avviare importanti master di secondo livello

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Personaggi

Figliuolo Francesco Paolo

Lorenzo Vallese

U

n Alpino che, per di più, ha iniziato la carriera di ufficiale delle Penne nere nella Granda è stato scelto dal presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, per un compito da far tremare i polsi. Il Premier ha infatti nominato il generale di corpo d’armata a Francesco Paolo Figliuolo commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, in sostituzione di Domenico Arcuri. Questo delicato compito sarà svolto dall’alto ufficiale senza percepire compensi specifici, mantenendo egli il ruolo di comandante logistico dell’Esercito attribuitogli nel novembre del 2018. Il militare è laureato in scienze poli-

Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19

Un Alpino “nato” a Saluzzo e Fossano

tiche presso l’Università di Salerno, in scienze strategiche, con relativo master di secondo livello presso l’Università di Torino, e in scienze internazionali e diplomatiche presso l’Università di Trieste. Dal ministro della difesa, Lorenzo Guerini, gli sono subito giunti gli auspici di svolgere un buon lavoro: «I miei più sinceri auguri al Generale Francesco Paolo Figliuolo per questa importante nomina, frutto di un lavoro costante portato avanti con grande e impeccabile professionalità fin dall’inizio dell’emergen-

Il Qr Code rimanda al video pubblicato sul canale Youtube ufficiale della Presidenza della Repubblica Italiana dedicato alla cerimonia, svoltasi nel 2016 presso il palazzo del Quirinale, durante la quale il capo dello Stato, Sergio Mattarella, consegnò la decorazione dell’Ordine militare d’Italia (Omi) al generale degli Alpini Francesco Paolo Figliuolo. All’evento intervenne anche l’allora ministro della difesa, Roberta Pinotti. Furono insigniti, oltre al nuovo Commissario per l’emergenza Covid, il generale di brigata Michele Risi, il contrammiraglio Paolo Pezzutti, il generale di brigata Fabrizio Parrulli e il maresciallo aiutante sostituto ufficiale di Pubblica sicurezza Ferruccio Guidolin

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za. In questi mesi di grande impegno per la Difesa, ho potuto constatare in ogni circostanza la tempestività di intervento e le capacità con le quali i nostri militari hanno operato durante la pandemia. Le Forze armate sono a disposizione del Paese fin dall’inizio dell’emergenza e continueranno a esserlo. Buon lavoro al generale Figliuolo, da parte mia e di tutta la Difesa». Una nota ufficiale diramata dall’Esercito italiano ha segnalato come una nomina a una carica così importante sia «motivo di orgoglio e di soddisfazione per tutti gli uomini e le donne delle Forze armate, oltre che un riconoscimento della qualità organizzativa, dell’impegno e del lavoro che la Difesa e l’Esercito italiano hanno svolto sin dall’inizio della contingente emergenza sanitaria, per servire il Paese e i suoi cittadini».


Classe 1961, nato a potenza, ufficiale di artiglieria da montagna, ha svolto le primissime esperienze di comando presso il gruppo artiglieria “Aosta”, a Saluzzo, per divenirne comandante, nella sede di Fossano, negli anni 1999-2000, periodo in cui conduce l’unità in missione in Kosovo, nell’enclave serba di Goradzevac (Pèc). Comandante del I Reggimento di artiglieria da montagna di Fossano negli anni 2004-2005, dal settembre 2009 all’ottobre 2010 è vicecomandante della brigata alpina “Taurinense” per assumerne, senza soluzione di continuità, il comando sino all’ottobre 2011. Alterna ai precedenti periodi esperienze ad ampio spettro nei campi della formazione di base e avanzata degli ufficiali dell’Esercito, presso la Scuola di applicazione di Torino, della pianificazione operativa e dell’addestramento in àmbito Nato, presso il Joint Command South di Verona e, non ultimo, della logistica, ricoprendo le funzioni di capo Ufficio logistico del Comando delle truppe alpine e in seguito quelle di capo Ufficio coordinamento del IV Reparto logistico dello Stato maggiore dell’Esercito, dove assumerà i successivi incarichi di vicecapo reparto dal novembre 2011 all’agosto 2014 e caporeparto dall’agosto 2015 al maggio 2016. Ricopre quindi, sino al 5 novembre 2018, l’incarico di capo Ufficio generale del Capo di Stato maggiore della Difesa, in un momento di fondamentale trasformazione delle Forze armate in chiave interforze. Di rilievo è l’esperienza internazionale quale comandante del contin-

A sinistra: generale Francesco Paolo Figliuolo ritratto nel 2015, quando comandava la Kosovo Force, con il visegretario generale della Nato, Richard Froh. A destra: l’alto ufficiale con il ministro della difesa, Lorenzo Guerini

gente nazionale in Afghanistan, nell’àmbito dell’operazione Isaf (settembre 2014-agosto 2015) e quella diciannovesimo comandante delle Forze Nato in Kosovo (settembre 2015-agosto 2016), nella stessa area di crisi balcanica che l’aveva visto impegnato agli inizi degli anni 2000, quale comandante della task force “Istrice” in Goradzevac e, nel 1999, nell’organizzazione logistica del Comando Nato-Sfor in Sarajevo. Il generale Figliuolo vive a Torino con la moglie Enza e ha due figli, Salvatore e Federico. Appassionato di lettura e sport, pratica nuoto e sci di cui è istruttore militare. Il settimanale fossanese “La fedeltà” ha ricordato che nel 2011 era tornato nella città degli Acaja in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria al I Reggimento. «Rammento con grande affetto quegli anni», aveva commentato nell’occasione. «Le cerimonie di Santa Barbara, le importanti missioni in Kosovo e in Afghanistan, a Kabul, nel 20042005. E ricordo con affetto e tanta gratitudine tutti i militari che hanno prestato servizio nel I Reggimento in quelle missioni. Siamo riusciti a portare sempre tutti a casa. Fossano porta bene al I Reggimento».

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Gua Claudio Puppione

L

a dottoressa Cleo Guarna da circa un anno è il direttore dell’Inps provinciale cuneese, ente incaricato di un ruolo a dir poco fondamentale che ha stretta attinenza con la vita dei singoli cittadini, così come con quella delle aziende. “Made In Cuneo” le ha rivolto alcune domande, a cui ha risposto con molta chiarezza.

Per l’Istituto un impegno di straordinarie proporzioni che però ne ha confermato il ruolo strategico in campo sia sociale che economico LE ISTANZE PERVENUTE ALLA SEDE INPS PROVINCIALE

CIGD (Cassa integrazione in deroga)

ANNO 2020

20.238 2.507

CIGO (Cassa integrazione ordinaria)

9.139

FIS (Fondo integrazione salariale-Aso)

5.364

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GEN/FEB 2021

1.141 850

Quelli dell’emergenza sanitaria sono stati mesi difficili sotto ogni punto di vista. Cosa hanno comportato per l’Inps, e in particolare per la Direzione provinciale cuneese? «L’anno appena trascorso ha rappresentato per l’Istituto un impegno di straordinarie proporzioni che però ne ha riconfermato il ruolo strategico in campo sia sociale che economico. Nello specifico, anche l’Inps della Sede di Cuneo, così come tutte le altre sul territorio piemontese, ha dovuto far fronte a un pervenuto di domande di prestazioni legate all’emergenza sanitaria. Le percentuali di prodotto esportato nella provincia, rilevate dal Centro Studi di Confindustria Cuneo e che Giacomo Bordone, responsabile dell’Area lavoro e previdenza dell’associazione, ha condiviso con me di recente, testimoniano l’estrema rilevanza economica dell’interconnessione e della mobilità per questo territorio».


arna Cleo

L’Intervista sti mesi recenti, oltre che per lo straordinario impegno e per la grande dedizione del personale, il quale ha saputo interpretare consapevolmente la pressante e inderogabile esigenza della società». Dal mondo imprenditoriale provinciale non mancano attestati di forte stima in merito alla tempestività e all’efficienza dimostrate dall’Inps cuneese. Credo sia una buona soddisfazione per una mole di lavoro assai impegnativa... «I rapporti tra il mondo imprenditoriale e l’Inps cuneese sono sempre stati improntati alla massima stima e al reciproco rispetto. Quando ho avuto il piacere di assume-

“Made in Cuneo” ha dialogato con il Direttore dell’Istituto nazionale per la previdenza sociale, cardine di un sistema che ha fatto fronte con efficienza e abnegazione agli effetti dell’emergenza sanitaria

La Sede provinciale dell’Inps non si è arresa al Covid-19 Per quanto concerne gli ammortizzatori sociali Covid, quali sono i numeri relativi alla Granda? «Per il Fondo di integrazione salariale ci attestiamo sul 90,95% di istanze definite, per la Cassa integrazione in deroga sul 95,28%, per la Cassa integrazione ordinaria sul 98,78%, per la Cassa integrazione salariale operai agricoli sul 93,05% e per i pagamenti diretti ai lavoratori sul 98,58%. Riguardo alle indennità Covid-19 una tantum (bonus da 600 euro), per i professionisti con partita Iva e i lavoratori co.co.co. siamo sul 99,84% di definito, per i lavoratori autonomi iscritti alle gestioni speciali (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri) sul 99,70%, per i lavoratori stagio-

nali del turismo e degli stabilimenti termali sul 99,72%. Per i lavoratori agricoli operai a tempo determinato ci attestiamo al 99,89%, per i lavoratori dello spettacolo al 99,01% e per i lavoratori stagionali in settori diversi del turismo al 99,52». Può riassumere quelli nazionali fino alla data disponibile in atti ufficiali? «All’8 febbraio 2021 possiamo parlare del 98% delle autorizzazioni alle aziende e del 99,1% dei pagamenti diretti ai lavoratori. Si è trattato di un flusso di richieste davvero eccezionale, a cui l’Istituto ha saputo fare fronte grazie al fatto che nel passato si è investito molto sulla digitalizzazione e attraverso lo sforzo di potenziamento tecnologico proseguito in que-

Dalle associazioni di categoria e dagli enti istituzionali sono state espresse parole di sincero apprezzamento per la proficua e leale collaborazione con una squadra di “civic servant” di altissimo profilo 29


Laureata in giurisprudenza all’Università degli studi di Torino, la dottoressa Guarna presso lo stesso Ateneo ha conseguito anche il diploma biennale di specializzazione in professioni legali

re la direzione della Sede di Cuneo, nel marzo 2020, a ridosso dello “tsunami” emergenziale che ha travolto la comunità, le prime parole che ho raccolto dai principali rappresentanti degli intermediari, delle associazioni di categoria e dagli enti istituzionali sono state di sincero apprezzamento per la proficua e leale collaborazione con una squadra di “civil servant” di altissimo profilo. L’appartenenza a un territorio di grandi tradizioni, intraprendenza economica e capacità di reazione, di cui si sono avute storicamente ripetute dimostrazioni, accomuna virtuosamente ogni àmbito lavorativo della società provinciale cuneese. Parimenti, ho trovato nei colleghi dell’Inps provinciale di Cuneo lo stesso identico spirito di abnegazione di cui è intriso questo territorio». Cosa può dire a proposito dei rapporti con le aziende, e in particolare con le associazioni di categoria come Confindustria Cuneo? «I rapporti sono storicamente caratterizzati dalla massima collaborazione, sempre indirizzata alla risoluzione concreta dei problemi. In particolare con il dottor Bordone, che ho avuto il piacere di conoscere, anche se per ora solo attraverso i canali da “remoto”, con cui non è mai venuta meno durante questi difficili mesi la disponibilità e la volontà di superare le inevitabili criticità». L’emergenza Covid ha costretto ad attuare mutamenti nella vostra struttura organizzativa e nell’operatività con il pubblico?

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«L’organizzazione del lavoro, per la forte esposizione dell’Istituto nel garantire tempestive risposte in àmbito sociale ed economico, è stata necessariamente ridefinita in tempi strettissimi. Lo smart working è stato uno strumento fondamentale durante la fase acuta dell’emergenza epidemiologica e il forte investimento nella digitalizzazione che l’Istituto ha fatto negli anni passati si è rilevato fondamentale per garantire non solo la continuità delle lavorazioni ordinarie, che non è mai venuta meno, ma anche la gestione di un flusso di richieste che, su scala nazionale, è stato di circa venti volte superiore rispetto al 2019. Durante il primo lockdown la relazione con il pubblico è stata garantita dai presìdi telefonici e telematici, potenziati e diversificati. Con la modulazione successiva delle misure di contenimento del rischio Covid-19, l’accoglienza del pubblico, considerato dall’Istituto un servizio indifferibile, è stata garantita in presenza dagli operatori dedicati, previa prenotazione dell’appuntamento tramite uno dei diversi canali

disponibili: app Inps Mobile, portale internet dell’Istituto (www.inps.it), contact center (servizio automatico vocale o con operatore), casella di posta elettronica dedicata. L’accesso su prenotazione è stato anche, ed è tuttora, funzionale al duplice scopo di contingentare gli accessi, come misura volta a garantire il rispetto del protocollo sanitario (rilevazione della temperatura all’ingresso e igienizzazione delle mani), a tutela della salute dell’utenza e del personale, e di facilitare il contact tracing in caso di necessità di ricostruzione della catena dei contatti». Com’è strutturato territorialmente l’Inps provinciale e come è articolato il suo organico? «La Sede provinciale Inps di Cuneo si compone di 175 dipendenti, di cui 119 a Cuneo, 25 ad Alba, 16 a Saluzzo e 15 a Mondovì. Il bacino di utenza è molto vasto, in coerenza con un territorio provinciale molto esteso e assai articolato. Purtroppo abbiamo avuto, negli ultimi anni, consistenti pensionamenti del personale che hanno reso il carico di lavoro più “pesante” per chi è rimasto in servizio».

La Sede provinciale cuneese si compone di 175 dipendenti, di cui 119 a Cuneo, 25 ad Alba, 16 a Saluzzo e 15 a Mondovì


L’Intervista L’Istituto, per accelerare ulteriormente le procedure relative alla concessione degli ammortizzatori sociali Covid, ha varato un progetto pilota presso alcune sedi. In cosa consistono le novità in fase di rodaggio? Con quale tempistica si pensa possano essere estese a tutta la penisola? «Il legislatore, in conseguenza dell’emergenza epidemiologica, ha previsto una serie di semplificazioni per il riconoscimento delle prestazioni della Cassa integrazione. Con particolare riferimento alla Cassa integrazione guadagni ordinaria con causale Covid-19, è stata rilasciata una procedura che consente la gestione interamente centralizzata delle domande e la massima automazione dell’istruttoria. In particolare, i controlli di preistruttoria/istruttoria saranno eseguiti da un’elaborazione massiva, con generazione automatica delle autorizzazioni, in assenza di segnalazioni bloccanti o di attenzione. Concluso il periodo di sperimentazione, previsto per alcune sedi sul territorio nazionale, la procedura verrà estesa a tutte le nostre strutture attive nella penisola». I trattamenti di integrazione salariale ordinaria con causale Covid-19 sono stati prorogati al 31 marzo 2021 (invece che al 31 gennaio). Quali sono le regole al riguardo? «L’utilizzo degli ammortizzatori sociali con causale Covid-19 sono stati previsti come uno degli strumenti per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Inizialmente per una durata di nove settimane, per periodi decorrenti dal 23 febbraio al 31 agosto 2020,

Nell’emergenza sanitaria il servizio pubblico, rappresentato anche da medici, infermieri, forze di sicurezza e Inps, fa la differenza

incrementate di ulteriori cinque settimane nel medesimo periodo, per i soli datori di lavoro che abbiamo interamente fruito il periodo di nove settimane concesso in precedenza. Con il decreto legge n. 104/2020 è stata prevista la possibilità di usufruire di due ulteriori periodi di Cassa integrazione di nove più nove settimane, a partire dal 13 luglio entro il 31 dicembre 2020. Con il decreto legge n. 137/2020 la durata degli ammortizzatori sociali è stata estesa per ulteriori sei settimane, a partire dal 16 novembre entro il 31 gennaio 2021. L’anno 2021 vede la conferma di tutte le tipologie. Possono accedere alle ulteriori settimane di trattamento salariale i datori di lavoro che abbiano dovuto interrompere, o ridurre, l’attività produttiva per eventi riconducibili all’emergenza epidemiologica da Covid-19, indipendentemente dal precedente utilizzo degli ammortizzatori sociali con causale Covid-19. I periodi di trattamento autorizzati in precedenza, che cadono in periodi successivi al primo gennaio 2021, sono imputati alle dodici settimane introdotte con la Legge di bilancio».

Può illustrare le nuove misure di integrazione salariale fruibili nel 2021? «La Cassa integrazione ordinaria per aziende industriali ed edili per causali ben specificate (non dipendenti dalla volontà del datore di lavoro, temporanee e transitorie) diverse dal Covid-19, la Cassa integrazione ordinaria per aziende industriali ed edili con causale Covid-19, il Fondo di integrazione salariale (Aso) per aziende diverse da industria ed edilizia (con media occupazionale superiore a soglie dimensionali stabilite e per le quali non sono stati stipulati accordi per l’attivazione di Fondo di solidarietà) per causali ben specificate (non dipendenti dalla volontà del datore di lavoro, temporanee e transitorie) diverse dal Covid-19, il Fondo di integrazione salariale (Aso) per aziende diverse da industria ed edilizia (con media occupazionale superiore a cinque dipendenti e per le quali non sono stati stipulati accordi per l’attivazione di Fondo di solidarietà) con causale Covid-19, la Cassa integrazione in deroga, per aziende e lavoratori che non fruiscono di altri ammortizzatori, normalmente nei casi in cui alcuni settori (tessile, abbigliamento, calzaturiero, orafo, ecc.) versino in grave crisi occupazionale, la Cassa integrazione in deroga, per aziende e lavoratori che non fruiscono di altri ammortizzatori con causale Covid 19». Torniamo, in conclusione, a una tematica generale senza dubbio importante: l’esperienza legata al Covid-19, dal suo punto di vista, ha aiutato a superare le barriere culturali che a volte si frappongono fra la vostra realtà e il mondo delle imprese e a sfatare alcuni pregiudizi? «L’emergenza pandemica ha riportato al centro della scena quello che viene complessivamente designato come il mondo dei servizi pubblici. Quando ci sono emergenze sanitarie, come quella purtroppo ancora in atto, la consapevolezza del valore e della missione del servizio pubblico nel suo complesso, rappresentato anche dai medici, dagli infermieri, dalle forze di sicurezza e dall’Inps, sta facendo la differenza. Il mondo delle imprese, in particolare in questo territorio così dinamico e concreto, non ha mai mancato occasione, in questi mesi, di renderne atto. Questo ci riempie di orgoglio e di responsabilità, ma certamente fa onore a chi lo ha sempre pubblicamente riconosciuto».

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Comandante provinciale dei Vigili del fuoco dal 2019

La ricompensa? Essere utili a tutti Matteo Borgetto

«S

ono un alto funzionario, ma di incendi in carriera ne ho spenti tanti anch’io. Il primo intervento fu durante il corso per dirigenti a Roma: crollò una palazzina nel quartiere Portuense, diversi morti, situazione terribile. Rientrato a Torino appena finito il corso, era il

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24 marzo 1999, quello stesso giorno ci fu l’incendio nel traforo del Monte Bianco: 39 vittime. A volte, se chiudo gli occhi, rivedo gli avvenimenti drammatici e le tragedie che spesso hanno spezzato tante vite, segnando anche la mia. E non è facile conviverci». Vincenzo Bennardo, 52 anni, è il comandante provinciale dei Vigili del fuoco di Cuneo, un incarico che ricopre dal maggio 2019. Guida un “esercito” di 300 Vigili permanenti distribuiti tra la sede centrale e caserma di corso Alcide De Gasperi, nel capoluogo, i distaccamenti dell’aeroporto di Levaldigi, Saluzzo, Alba e Mondovì. Coordina anche l’attività dei quasi 300 pompieri volontari nei sedici distac-

Lo stemma araldico del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco. «Blasonatura: di verde, al drago d’oro, di due zampe, passante, la coda in anello e desinente in dardo all’insù, ignivomo di rosso, allumato e armato, dello stesso; al capo di rosso, caricato da sei asce d’argento, in tre gruppi, decussate, i manici in sbarra attraversanti. Lo scudo è timbrato dalla corona, formata dal cerchio, con due cordonate a muro sui margini, sostenente quattro torri quadre, tre visibili, chiuse e finestrate di nero, merlate in ogni lato di tre alla guelfa, riunite da cortine di muro, esse cortine merlate alla guelfa di venti, dieci visibili, cinque e cinque, alternanti le torri, il tutto d’oro e murato di nero. Sotto lo scudo, su una lista bifida e svolazzante d’oro, il motto, in lettere maiuscole di nero, “FLAMMAS DOMAMUS DONAMUS CORDA” (“Domiamo le fiamme, doniamo i cuori”, ndr)». Decreto del Presidente della Repubblica del 24 novembre 2009; registrato nei registri dell’Ufficio onorificenze e araldica il 27 novembre 2009, registro anno 2009, pag. 41; trascritto nel Registro araldico dell’Archivio centrale dello Stato il 26 novembre 2009.

B


L’Intervista camenti che coprono e garantiscono gli interventi di soccorso in tutta la Granda. Originario di Torino, perito industriale in costruzioni aeronautiche, laurea in ingegneria aeronautica con una tesi sugli incendi boschivi e gli aerei antincendio, poi tre anni di dottorato di ricerca in energetica, con una tesi sugli incendi in galleria. Il primo incarico a Torino, dov’è rimasto 12 anni occupandosi di formazione, corpi speciali, Polizia giudiziaria, area di soccorso, pianificazione emergenza. Promosso a primo dirigente nel 2010, è stato comandante a Prato, comandante vicario a Torino (con una breve reggenza a Biella), poi ha guidato il Comando provinciale di Savona e circa due anni fa è arrivato a Cuneo. Abita nell’alloggio di servizio della caserma, insieme alla moglie Anna (lavora al Tribunale di Cuneo), in una sorta di “full immersion” operativa quotidiana. Sempre presente al Comando, dall’alba al tramonto. Che idea si è fatto di Cuneo? «La conoscevo da torinese, solo in modo indiretto, perché alle superiori e all’Università ho avuto compagni di scuola e di corso cuneesi, ma non conoscevo la realtà effettiva. La percezione è di una provincia laboriosa, a livello imprenditoriale e artigianale,

con un buon tenore di vita e un positivo tessuto sociale. Gente che si dà da fare, forse un po’ timida nel proporsi, nel pubblicizzarsi, ma comunque tuttora un’isola felice». La provincia di Cuneo è anche terra di alta enogastronomia. «I formaggi mi piacciono tutti. Il piatto indimenticabile è il bollito di Carrù, però adoro anche la battuta di carne di fassona e la salsiccia cruda di Bra». E la città? «A causa della pandemia, non sono ancora riuscito a godermela. Il mio luogo preferito è la parte centrale, da via Roma a piazza Duccio Galimberti. Dispiace anche non aver potuto visitare meglio la provincia, dove mi sono mosso più per lavoro». Che anno è stato, quello della pandemia? «Strano. Da una parte abbiamo vissuto il problema sociale che ha portato alla riduzione di alcune tipologie di interventi. Gli incidenti stradali durante il lockdown sono crollati, vertiginosamente. Finito il confinamento, sono aumentati di colpo, come se da un mese all’altro la gente avesse dimenticato come si guida. Nei primi due mesi del 2021, tuttavia, l’attività

Qui e nella pagina successiva: interventi dei Vigili del fuoco del Comando provinciale di Cuneo che nei primi due mesi del 2021 ne hanno effettuati 1.040

è stata abbastanza in linea con gli standard: 1.040 interventi, di cui 755 per incidenti di vario tipo». Quali sono state le principali difficoltà? «Il territorio è molto esteso. Si dice “provincia Granda”, ma te ne rendi conto solo quando ci sei. Cuneo ha una superficie maggiore dell’intera Liguria, con grandi distanze da percorrere e luoghi nelle vallate dove non è facile arrivare, servono tempi lunghi e le attività diventano impegnative». A leggere il suo curriculum, non sembra un aspetto insuperabile. «In carriera ne ho viste tante, il funzionario mediamente assiste agli interventi più impegnativi. Penso all’alluvione del 2000 a Torino, che ho vissuto da Vigile del fuoco e anche da alluvionato, all’incendio del castello di Moncalieri, a un rogo a Prato in una fabbrica cinese (sette morti), a una mareggiata a Savona con un migliaio di auto poi distrutte dalle fiamme, senza dimenticare il Monte Bianco, il terremoto de L’Aquila, gli interventi umanitari all’estero».

Vincenzo

Bennardo 33


L’Intervista quasi subito: un dramma indescrivibile. A livello operativo, l’alluvione di Limone Piemonte, uno scenario che avevo già vissuto a Torino più volte». Può succedere di sbagliare, l’errore è umano. Come lo affrontate? «Al rientro in caserma si ridiscute insieme quello che è avvenuto, per trarne sempre un insegnamento e migliorare. Resta il rammarico, ma le scelte il più delle volte sono dovute al contesto, spesso è questione di istanti».

L’ingegner Bennardo guida il Comando composto da 300 Vigili permanenti e coordina l’attività dei quasi altrettanti volontari suddivisi in sedici distaccamenti.

C’è un episodio che l’ha toccata più profondamente di altri? «In generale, gli interventi che riguardano i bambini. Ricordo un piccolo di 2 anni che non parlava ancora. Il papà lo faceva giocare con i grissini vicino a un tritacarne e la manina rimase incastrata. Portammo il bimbo al pronto soccorso con la mano attaccata alla macchina, dovette venire un tecnico per smontarla e aiutare i medici durante l’operazione. E ripenso spesso ad Haiti, quando ci fu il terremoto: per parlare al telefono satellitare salivo su una torretta e da lì si potevano vedere dei “fagottini” composti in una zona della città. Erano tutti bambini deceduti. Una scena davvero straziante». Come si riesce a mantenere la lucidità nelle situazioni estreme? «Il nostro vantaggio è che il dover operare permette di avere quel giusto distacco per non sentire il carico emotivo. Viviamo anche noi il pericolo, si rischia spesso la vita e, in questo, fondamentale è la paura,

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perché ti permette di stare attento. Chi non ha paura, rischia di fare le cose da incosciente». E il coraggio? «C’è anche quello, però lo vedo di più nel concentrarsi in quello che si fa in quel momento, attraverso azioni in cui riesci a distaccare l’aspetto emotivo che ti potrebbe bloccare, grazie alla professionalità e all’esperienza. Spesso comporta anche un rapporto umano con la vittima e devo dire che i Vigili del fuoco, rispetto ad altri corpi di soccorritori, hanno in genere una maggiore sensibilità, un approccio diverso». Gli eventi più drammatici del 2020 in provincia? «A livello emotivo, l’incidente di Castelmagno ad agosto, dove hanno perso la vita cinque ragazzi. Mi ha colpito la loro giovanissima età in un contesto idilliaco di montagna, di quelli fiabeschi o che si vedono nei film. I familiari erano vicini al luogo dell’incidente e sono arrivati

Nell’elenco delle drammaticità, c’è spazio per le soddisfazioni? «La migliore è il grazie della gente comune, attraverso piccoli gesti. A L’Aquila, accompagnai un terremotato rimasto in camicia da notte e ciabatte verso la sua casa, rasa al suolo. Recuperammo un po’ di soldi, due vestiti, documenti, qualche foto di famiglia. Gliele portammo in un sacco e lui ci disse: “Mi avete fatto rinascere”. A Genova, per il ponte “Morandi”, a mezzanotte arrivò un pony express con 50 pizze. Nessuno le aveva ordinate, il ragazzo ci spiegò che il datore di lavoro gli aveva ordinato di farle prima di chiudere la pizzeria e di portarcele. E poi tanti altri episodi, che gratificano il nostro mestiere». Chi è il Vigile del fuoco? «Quello al quale il cittadino si rivolge quando non riesce a trovare un’altra soluzione; quello che deve anche risolvere le situazioni più strane. Agisce sempre in squadra, conosce il concetto di gruppo. Ciò permette di avere maggiori professionalità da dispiegare durante l’intervento. Ed è comunque un uomo innamorato del suo lavoro, che fa soprattutto per passione. Se non lo fosse, nel lungo periodo andrebbe a cercare altro, anche perché la soddisfazione economica non è grandissima». Da quasi due anni a Cuneo: secondo la tradizione dei Vigili del fuoco, nel prossimo mese di maggio potrebbe già essere trasferito... «Mi auguro di rimanere ancora un anno, per finire i progetti avviati con i miei ragazzi. Gente seria, brava, preparata, professionale e laboriosa, quel tipico carattere tutto cuneese che ho imparato ad apprezzare. Cuneo, poi, è un posto bellissimo in cui vivere e lavorare. A me forse piace più il caos cittadino di Torino, ma non troppo».


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Federico Borgna:

«Goldrake, il mio sogno» Intervista al sindaco di Cuneo e presidente della Provincia

I Le interviste sbarazzine di Gian Maria Aliberti Gerbotto

l secondo ospite della rubrica “L’impiccione” è Federico Borgna, presidente della Provincia di Cuneo. Una sua passione? «Viaggiare. Ho da sempre il mal d’Africa, un luogo che mi dà una sensazione di pace incredibile. È dal 2012 che non ci torno, ma prima o poi visiterò gli altipiani ugandesi». Sport? «Ho giocato a calcio a livello agonistico sino al 1998. Non avevo i piedi buoni, ma correvo un sacco. Oggi che non ci vedo più, faccio nuoto». Scaramanzie? «Ho smesso di giocare a calcio perché mi son distrutto la caviglia e quell’anno sciagurato combinazione vestivo la maglia numero 17 che nessuno dei miei compagni di squadra aveva voluto. Seguo sempre le partite della squadra del cuore, la Juve, da solo e bevendomi una Coca-Cola tra primo e secondo tempo, così come feci quando l’Italia vinse un’importante partita ai mondiali». Una collezione. «Da ragazzino, le “cartine”, ovvero le

Federico Borgna è anche sindaco del capoluogo della Granda. Venne eletto per la prima volta nel 2012 e confermato nel 2017

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mitiche figurine Panini. Ebbi il mio momento di gloria quando riuscii a scambiare quella rarissima dello scudetto con ben 81 figurine dei giocatori. Un affare da calcio mercato!». Il suo rapporto con i fornelli. «Cucinare mi rilassa. Son bravo con i primi. Risotto, radicchio e Castelmagno è il mio piatto forte». Cosa non manca nel suo frigo? «Uova, cipolla e Parmigiano. Con questi ingredienti ti arrangi sempre». L’ultima dieta che ha fatto? «A volte cerco di mettermi un po’ in bolla, dopo le abbuffate delle feste, ma non riesco a seguirle perché sono troppo goloso». Un programma imperdibile in tv. «Telegiornali e partite a parte, a dire il vero seguo molto più spesso Youtube. Adoro le lezioni storiche del professor Alessandro Barbero». Una pazzia che ha fatto per amore. «Diciottenne, in Grecia in vacanza con i genitori, partii da solo per tornare in Calabria dove avevo conosciuto una ragazza napoletana e festeggiare con lei il ferragosto. Avevo già perso molto della mia vista e mio padre era preoccupatissimo, mentre mia madre faceva il tifo per me». Il personaggio storico. «L’imperatore Claudio, il patrigno di Nerone. Era considerato un po’ sfigato perché zoppo e con mille altri problemi, invece pose le basi per il futuro dell’impero romano». Il sogno ricorrente. «Da bambino sognavo di essere Actarus e guidare Goldrake. Adesso sogno spesso di giocare a calcio». Se non avesse intrapreso la carrie-

L’Impiccione ra di amministratore pubblico? «Io continuo l’attività di promotore finanziario come facevo prima di entrare in politica. Ma, se non avessi scelto questa strada, forse sarei il presidente nazionale dell’Unione Italiana Ciechi. Ci sono ancora molte cose da fare. Spesso in tv passano pubblicità fatte solo di immagini e musica, senza un parlato che spieghi almeno di che prodotto si tratta. Non so chi crei questi spot, ma, così facendo, si perde stupidamente circa il 3 per cento del mercato potenziale, tra ciechi e ipovedenti». Cosa ha acquistato con i primi soldi? «Ho fuso i miei risparmi da zero a diciott’anni in un viaggio di tre mesi negli Stati Uniti. Oggi, quando raggiungo un obiettivo cui ambivo tanto, tendo a premiarmi. Dopo la mia vittoria alle elezioni, mi sono regalato un super amplificatore della Bose». La sua icona sexy. «Da teen-ager ogni volta che ero triste correvo ad ammirare il poster di Heather Parisi che avevo appeso in cameretta. Guardando quel bel viso, mi rinfrancavo». La parte del corpo più seducente, nell’altro sesso? «La voce. Io non riuscirei mai a stare con una donna che abbia una voce che non mi piace... e mia moglie Alessandra ne ha una bellissima, nonché moltissimi altri pregi». Oroscopi, sì o no? «Devo ammettere che ogni tanto, su Google, una sbirciatina la do». Una gaffe. «Amo girare da solo con il bastone per la città, perché per me è una sorta di sfida motivante, ma ogni volta che sento qualcuno nelle vicinanze dire “Ciao” ricambio subito il saluto, senza rendermi conto che spesso sono soltanto persone che stanno rispondendo al cellulare».


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Nella moderna sede dell’azienda produttrice di pastiglie per freni lavorano 1.180 persone (nel mondo sono cinquemila). Il 2020 è stato un anno che, dopo un avvio negativo, ha portato ottimi risultati operativi

Gabriele Destefanis

«I

mprenditorialità, dedizione e duro lavoro». Secondo il presidente, Carlo Ghirardo, il segreto di ITT Motion Technologies, 5.000 dipendenti nel mondo di cui 1.180 nella sede principale di Barge, sta in queste poche e semplici parole. Dentro, c’è tutto: passato, presente e futuro di una realtà che ha saputo “partire dal basso” per intra-

prendere un percorso che l’ha portata a diventare quello che è, cioè la più grande azienda produttrice di pastiglie per freni per primo impianto al mondo. Che ciò avvenga in un paese di meno di 8.000 abitanti, in provincia di Cuneo, fa un certo effetto. Ma è così: Barge è lo stabilimento più grande della multinazionale statunitense ITT, un colosso con un fatturato di 2,5 miliardi di dollari e 10 mila dipendenti in 35 Paesi. Produce componenti speciali per i mercati aerospaziale, dei trasporti e dell’energia. La divisione Motion Technologies, che rappresenta il 45% dell’attività di ITT, è specializzata in pastiglie per freni, ammortizzatori e componenti per l’assorbimento dell’energia per auto, veicoli commerciali

Secondo il presidente, Carlo Ghirardo (foto sotto), il segreto di ITT Motion Technologies di Barge è racchiuso nei concetti di imprenditorialità, dedizione e duro lavoro. La sezione Motion Technologies rappresenta il 45% dell’attività di ITT ed è specializzata in pastiglie per freni e supporti metallici per il trasporto pubblico e privato

ITT Motion Technologies di Barge è lo stabilimento più grande della multinazionale

Si vince con l’innovazione e con la sostenibilità Occhiello Occhiello Occhiello Occhiello Occhiello

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Cultura d’Impresa leggeri e treni, anche quelli ad alta velocità che sfrecciano a 300 km/h e oltre sulle ferrovie di tutto il mondo. ITT Motion Technologies è uno dei più importanti fornitori per l’industria automobilistica globale, per il mondo del trasporto su rotaia e per quello della difesa. E la Granda ne ospita il fulcro. Presidente Ghirardo, che anno è stato il 2020? «È stato un anno vissuto con grande preoccupazione, la quale

almeno parzialmente persiste tuttora, visto che la situazione non è ancora tornata alla normalità. Dal punto di vista del business, sono stati mesi molto contraddittori: dopo essere partiti molto bene, tra aprile, maggio e giugno abbiamo avuto un trimestre complesso. Abbiamo dovuto far ricorso alla cassa integrazione, come penso tutti nel settore dell’auto. In estate però si è iniziata a vedere una ripresa e da settembre i volumi si sono ulteriormente incrementati, arrivando a farci chiudere l’anno con numeri importanti. La tendenza positiva è proseguita all’inizio del 2021 e sta continuando. Insomma, è stato un periodo di grande altalena: dai peggiori tre mesi, siamo passati a uno dei migliori trimestri della

I pannelli solari che saranno installati sull’Innovation Center contribuiranno all’autosostenibilità di tutto il fabbricato in termini di energia elettrica e il nuovo sistema di cogenerazione permetterà di ridurre dell’11% le emissioni specifiche di CO2

Presso l’Innovation Center, in fase di ampliamento, sarà sviluppata lo Smart Pad (R), una pastiglia per freni connessa, un vero abilitatore di alcune funzioni che altrimenti non potrebbero avvenire nostra azienda. Stiamo vivendo una forte contraddizione, perché, mentre facciamo i conti con una situazione locale di grande sofferenza, il business procede su un’altra via, parallela. Noi esportiamo in Europa e nel resto del mondo, e devo dire che stiamo vivendo un periodo di volumi e di carichi alti con tutti i nostri clienti internazionali. La speranza è di confermare l’andamento nei prossimi mesi». Quando si potrà tornare a

Il presidente Carlo Ghirardo: «Ho grandi speranze nel vaccino anti Covid-19 per uscire dall’emergenza, anche vedendo ciò che sta accadendo nei Paesi extraeuropei dove il numero di persone immunizzate è già molto elevato»

una situazione di normalità? «È difficile fare una previsione sul breve termine, perché gli effetti del Covid-19 non possiamo conoscerli. Tuttavia penso che davvero il vaccino ci possa portare fuori da questa situazione. Ho grandi speranze in tal senso, anche vedendo ciò che accade nei Paesi extraeuropei dove il numero di persone vaccinate è già elevato. Credo che con il vaccino si potrà finalmente tornare alla normalità e, quindi, anche a poter lavorare nel modo migliore».

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Riguardo al sito produttivo bargese negli anni c’è stata una grande capacità imprenditoriale che ha consentito anche di attivare, specialmente nella ricerca e nella tecnologia, i migliori talenti. E va dato atto alla ITT di aver creduto nella realtà di Barge, investendo sempre molto in essa, come sta continuando a fare tuttora

Parlando della realtà di Barge, qual è il segreto che vi ha portati a essere oggi i maggiori produttori di pastiglie per freni del mondo? «Questa è una realtà che ha costruito la sua fortuna partendo davvero dal basso e da lontano. Negli anni Sessanta era uno stabilimento distaccato dell’allora Galfer. Con il tempo, grazie all’eccellente gestione di chi ci ha preceduto, è diventato non

C’è stata una grande capacità imprenditoriale che

solo il più grande stabilimento

ha consentito anche di attrarre, specie nella ricerca e

della ITT, ma anche, complessi-

nelle tecnologie, i migliori talenti. E poi va dato atto

vamente, il maggiore produttore

alla ITT di aver creduto fortemente nella realtà di

al mondo di pastiglie freni per

Barge, investendo sempre molto in essa».

primo impianto. Se mi chiede il segreto, io credo che stia nel

Qual è il vostro rapporto con il territorio?

duro lavoro, nella dedizione di

«Il territorio ci dà tantissimo. Ecco, guardi, tra i

una serie di persone che hanno

segreti del successo della nostra azienda si deve

saputo portare delle innovazioni,

aggiungere anche questo aspetto, perché credo che

dal punto di vista sia del prodot-

essere in un piccolo paese sotto il Monviso abbia

to sia delle fabbricazioni, a cui

dato una marcia in più, in termini di laboriosità e di

nessun altro è riuscito ad arri-

imprenditorialità. Noi con il territorio abbiamo un

vare prima e che poi, in un modo

rapporto molto stretto e collaboriamo con le Ammi-

o nell’altro, tutti hanno copiato.

nistrazioni locali in diversi modi, sostenendo anche

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Il rapporto con il territorio creatosi negli anni è davvero molto stretto. L’azienda collabora con le Amministrazioni locali in diversi modi, sostenendo anche iniziative di vario genere


Cultura d’Impresa Innovazione, ma anche sostenibilità... «Sì, ci crediamo molto e abbiamo

Veloce, globale e dinamica

avviato numerosi progetti. Tra questi, ricordo i pannelli solari che installeremo sull’Innovation Center e che contribuiranno alla autosostenibilità di tutto il fabbricato in termini di energia elettrica. C’è poi un progetto molto importante legato a un nuovo sistema che consentirà di cogenerare l’energia elettrica, il calore e i fluidi frigoriferi, tutti necessari al funzionamento dello stabilimento e delle funzioni collegate. Questo sistema permetterà di ridurre dell’11% le emissioni iniziative di vario genere. Loro

specifiche di CO2 nell’atmosfera.

sono contenti di avere noi e, allo

Inoltre stiamo lavorando sull’uso,

stesso modo, noi siamo contenti

nei nostri prodotti, di materia-

di essere su questo territorio».

li completamente sostenibili e riciclabili».

L’innovazione è uno dei vostri punti di forza e l’Innova-

In conclusione, quali sono le

tion Center ha dato un forte

sfide future da affrontare per

impulso: il prossimo passo?

ITT Motion Technologies?

«L’Innovation Center ha portato

«Il settore dell’auto è nel bel

a Barge, dal 2018, un maggiore

mezzo di una rivoluzione che si

respiro internazionale e modalità

muove su due strade: l’elettrifi-

di lavoro del tutto nuove. Stiamo

cazione e l’ecosostenibilità. Sono

raddoppiandolo, un’occasione

queste le sfide per il futuro e noi

che abbiamo voluto cogliere e che

vogliamo avere un ruolo impor-

ci permetterà di completare lo

tante al loro interno. Sul fronte

studio e lanciare una nuova tipo-

dell’elettrificazione, crediamo che

logia di prodotti. Smart Pad (R)

lo Smart Pad, di cui abbiamo già

è un esempio: una pastiglia per

parlato, possa davvero aprire

freni connessa, un vero abilitato-

scenari importanti e inediti. Per

re di alcune funzioni che altri-

quanto riguarda la ricerca di un

menti non potrebbero avvenire.

prodotto sempre più ecosostenibi-

La nuova parte dell’Innovation

lie, il nostro progetto di realizzare

Center sarà il luogo dove iniziere-

pastiglie per freni con materiali

mo a realizzare questo prototipo

ecocompatibili è un’altra inizia-

che pensiamo possa rappresenta-

tiva che credo ci porterà verso

re il futuro».

nuove frontiere».

Il vicepresidente e responsabile del personale di ITT Motion Technologies è Nicola Parrini (foto sotto): la persona giusta per svelarci alcuni segreti del successo dell’azienda di Barge, a partire dal rivoluzionario Innovation Center, inaugurato a tempo di record nel 2018. Come ha cambiato il vostro modo di lavorare? «Non ci sono uffici e posti fissi: lo scambio di opinioni circola più libero e le idee arrivano con immediatezza. Ha cambiato il paradigma a cui siamo abituati: dall’organizzazione verticale a un modello orizzontale. È un percorso che richiede dedizione e costanza». Parlando dell’emergenza Covid, come l’avete affrontata internamente? «Fin da subito abbiamo introdotto misure forti, promuovendo lo smart working e adottando per primi tutti i sistemi di sicurezza necessari. Abbiamo avviato una campagna di test sierologici rapidi per i dipendenti, su base volontaria, ed è stato acquistato un macchinario per i tamponi rapidi. Sono state lanciate nuove app per prenotare il posto in mensa e sul bus. È stato un momento emotivamente complesso, quindi abbiamo cercato di aiutare i dipendenti, supportandoli con una serie di servizi legati alla persona e alle famiglie». I dipendenti sono al centro anche di numerose iniziative in termini di inclusione e di diversità. «È vero: la diversità che abbiamo sui nostri mercati, vogliamo replicarla in azienda, altrimenti faremo fatica a comprenderla e ad avere il giusto rapporto con il cliente. Pensiamo che la diversità generi interazioni positive, è uno dei valori della sostenibilità. Abbiamo tre pilastri intorno a cui si muovono le nostre azioni: equità, formazione e una particolare attenzione alla diversità locale, perché ogni realtà ha una peculiare complessità e le proprie barriere da provare ad abbattere» Ha poche parole per descrivere ITT Motion Technologies: quali sceglie? «Realtà auto imprenditoriale, veloce, globale e dinamica».

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Il bando per i cento anni della nascita di Luigi Gullino

Un asso in più per Saluzzo

I figli dell’agronomo hanno promosso un concorso, riservato alle nuove generazioni, che ben si agffianca alla candidatura a Capitale italiana della cultura 2024

Luigi Gullino (nella pagina accanto) nacque del 1921 e morì nel 1996. I figli Pierantonio e Maria Lodovica, vicerettore dell’Università di Torino (a destra in basso, con Angelo Garibaldi), gli dedicano l’iniziativa

Lorenzo Boratto

«V

olevamo ricordare il centenario della nascita

“Agrinnova”. È stata la prima donna presidente della Società internazionale di patologia vegetale (Ispp). Ed è promotrice, con il fratello, di un premio riservato alle giovani generazioni e intitolato al padre, Luigi Gullino, nato nel 1921 e morto nel 1996. La famiglia Gullino (cognome molto presente non

di mio padre, agronomo e frutti-

solo nel saluzzese) ha una gloriosa tradizione nella

coltore, ma anche sottolinearne il

frutticoltura: Augusto Gullino, di Lagnasco, cavalie-

forte legame con Saluzzo in occa-

re del lavoro e cugino di Luigi, portò la coltura delle

sione della candidatura a Capitale

pesche nella zona dal Roero, con le prime 30 giornate

raccogliendo ogni anno circa

italiana della cultura per il 2024.

piemontesi, pari a 11,5 ettari, messe a dimora già

250 mila tonnellate di ortofrutta

Ricordo che mia mamma, Maria

negli anni ’20, mentre negli anni ’40 sorsero i primi

“made in Italy” destinata a tutto

Vittoria Ferraris, originaria di Ca-

magazzini per la frigoconservazione realizzati da

il mondo. Non solo: Luigi credeva

sale Monferrato, anche lei agro-

Augusto e da altri imprenditori.

nell’innovazione e fu tra i pro-

noma, avrebbe voluto trasferirsi

Luigi, invece, fu agronomo “attento alla sostenibilità”

motori dell’Istituto professionale

a Cuneo, ma mio padre Luigi non

già nel dopoguerra e nel bando per il premio si legge

agrario di Verzuolo.

l’avrebbe fatto per niente al mon-

che fu «appassionato e instancabile imprenditore

Ancora Maria Lodovica Gullino:

do». A parlare è Maria Lodovica

agricolo» e «degno successore» del cugino.

«Io e mio fratello Pierantonio,

Gullino, 68 anni, origini saluz-

Fu anche presidente dell’Unione agricoltori della

religioso salesiano a Castelnuovo

zesi e vicerettore dell’Università

provincia di Cuneo e tra i fondatori di Asprofrut,

Don Bosco, nell’astigiano, vole-

degli studi di Torino, docente di

diventata un colosso che riunisce produttori dal

vamo ricordare nostro padre in

patologia vegetale, direttore di

Piemonte al Lazio, dalla Liguria alla Valle d’Aosta,

modo da coinvolgere le nuove

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Cultura d’Impresa generazioni. Speriamo che i gio-

Marchesato. Sono in realtà tre distinti riconoscimenti

vani ci stupiscano, anche con le

«destinati a ricerche e studi nel campo della frutticol-

capacità multi e crossmediali che

tura, con particolare riferimento a ricerche, svolte da

hanno: un modo per coinvolgerle

giovani ricercatori, nel campo della difesa sostenibile

e mantenere un legame con una

dai parassiti e a studi o ricerche, svolte da studenti

tradizione molto radicata».

delle superiori, relativi alla storia della frutticoltura

“Agroinnova” è un centro di

nel saluzzese».

competenza dell’Ateneo torinese

I dettagli: sono previste due categorie, senior (ricer-

che nel 2022 festeggerà i 20 anni

catori che non abbiano compiuto 30 anni al momento

di attività: è specializzato nella

della domanda) e junior (studenti delle superiori che

biosicurezza in agricoltura e nello

abbiano condotto studi e ricerche anche ricorrendo

studio dei patogeni (dagli insetti

a strumenti innovativi) con l’intento di «coniugare

alieni ai batteri) che attaccano le

e rappresentare al meglio la relazione tra cultura e

colture orticole seguendo la globa-

frutticoltura, contribuendo così alla candidatura di

lizzazione delle merci e i cambia-

Saluzzo». Non solo: saranno preferite le tematiche

menti climatici.

relative alla “difesa sostenibile” delle colture frutti-

Chiarisce la patologa vegetale: «Il

cole. I premi: 1.000 euro per la categoria senior e 500

centro l’abbiamo fondato insieme

ciascuno per i due primi classificati nella categoria

al collega docente universitario

junior per “studi di tipo scolastico-educativo”.

Angelo Garibaldi: “Agroinnova”

La partecipazione è libera e gratuita, richiede un’i-

si occupa di ricerca di base e

scrizione preliminare compilando un modulo da

applicata ed è stata pionieristica

mandare via e-mail a agroinnova@unito.it entro il

nel trasferimento tecnologico per

31 marzo. All’atto dell’iscrizione sarà data comuni-

le imprese, occupandosi anche di

cazione via posta elettronica dell’accettazione della

formazione permanente. Quattro

domanda e verrà assegnato un codice da riportare

lustri fa il trasferimento tecnolo-

sul progetto, il quale dovrà essere spedito allo stesso

gico sembrava quasi trascurabile,

indirizzo e-mail non oltre il 15 maggio.

invece adesso si è capito quanto

I premi saranno consegnati in un convegno che si

sia fondamentale. Curiosamen-

svolgerà quest’anno a Saluzzo. I vincitori saranno

te Angelo Garibaldi e io siamo

resi noti anche sul sito www.agroinnova.unito.it.

entrambi figli di agricoltori: lui è

La candidatura con orizzonte temporale 2024 di Sa-

ligure e la sua famiglia si occupa-

luzzo, con le terre del Monviso, è stata lanciata

va di floricoltura».

a fine 2020: l’antica capitale del Marchesato

Lo speciale premio “Gullino” è le-

corre per diventare Capitale italiana della

gato al maggiore distretto agrico-

cultura e punta sul territorio circostante,

lo del Piemonte e all’ambiziosa candidatura della città del

non solo montano. Ha ricevuto il sostegno di una miriade di istituzioni, associa-

zioni, fondazioni, enti culturali e personalità di spicco. «La nostra idea», ha spiegato il sindaco, Mauro Calderoni, «è alimentare un processo collettivo e condiviso, basandoci proprio sui giovani. Partiamo in anticipo perché vogliamo sfruttare al meglio il tempo che abbiamo e utilizzare il percorso di costruzione del dossier per coinvolgere il territorio e ottenere delle ricadute positive». E ha aggiunto: «La nostra visione della cultura è ampia, non soltanto arte ed eventi in senso stretto, ma cultura dei territori: tradizione, ambiente, storia, paesaggio, lingua e religione».

L’iniziativa è legata al maggiore distretto agricolo del Piemonte e al dossier promosso dal Comune per la città e le terre del Monviso

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Il Pala Alba Capitale, quartier generale della serie di manifestazioni, sorgerà in un luogo simbolo dell’imprenditoria locale, piazza San Paolo, e ospiterà decine di incontri La città si sta stringendo intorno a un evento che rappresenterà una ripartenza dopo mesi difficilissimi e lancerà un segnale a tutta l’Italia di un territorio che non si ferma, con la forza delle idee e dei progetti. Il Pala Alba Capitale sarà teatro di salotti culturali, dibattiti, concerti e mostre con decine di appuntamenti

L

In otto mesi si succederanno più di 90 eventi

sosterranno la manifestazione

Dal 7 maggio tutti ad Alba!

i loro contributi consentiranno

Marcello Pasquero

’inaugurazione di Alba Capitale della cultura d’impresa è prevista venerdì 7 maggio nel teatro sociale “Giorgio Busca”. Si succederanno più di novanta eventi in otto mesi con un film e uno spettacolo teatrale creati ad hoc, convegni, concerti, mostre e molto altro per raccontare la vocazione imprenditoriale della città e del territorio albese. Rimasto a lungo segreto, ora è possibile svelare il punto nevralgico della manifestazione, il quartier generale in cui saranno messi in scena gran parte degli

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eventi: il Pala Alba Capitale. Fortemente voluto, in primis, dal direttore di Confindustria Cuneo, Giuliana Cirio, svetterà in un luogo simbolo dell’imprenditoria locale, piazza San Paolo, spazio centrale e allo stesso tempo appartato della capitale delle Langhe. Il compito di arredare il Pala Alba Capitale è stato affidato a un’eccellenza industriale del territorio: la Gufram, marchio di fama mondiale acquistato e rilanciato dall’imprenditrice Sandra Vezza e dal figlio Charley, capace negli anni di rivoluzionare il mondo del design partendo da prodotti industriali per trasformarli in opere iconiche. Il Pala Alba Capitale sarà alto quasi 7 metri, misurerà poco più di 400 metri quadrati e potrà ospitare fino a 260 spettatori. Sarà pannellato e colorato seguendo il motivo del logo della Capitale della cultura d’impresa ideato da Claudio Burlando. Sulle facciate spiccheranno i loghi degli sponsor che

e degli sponsor tecnici che con alla manifestazione di essere un’eccellenza per il territorio. La struttura diventerà un punto di riferimento per gli albesi e gli ospiti in transito in corso Michele Coppino e in via Beato Giacomo Alberione fino a dicembre. All’interno del Pala Alba capitale sarà ospitato oltre l’80% degli eventi in programma. Nella struttura troveranno posto spazi per i main sponsor e per i media partner, in un ambiente accogliente e studiato per una fruizione ottimale da parte del pubblico. La capienza potrà essere modulata secondo la normativa sanitaria in vigore e la struttura sarà attrezzata per la trasmissione in streaming di tutti gli eventi in calendario. Va sottolineata la collaborazione del Quartiere San Paolo, a partire dall’attivissima presidente Monja Amione Monte, dell’Aca


Primo Piano (Associazione di commercianti albesi) e dei Paolini che in piazza San Paolo hanno la sede storica. Grande è la collaborazione anche da parte degli ambulanti che hanno accolto di buon grado lo spostamento e la riorganizzazione del mercato del mercoledì, accettando di diventare i protagonisti del “Marcello Press”, il programma di Radio Alba che

ogni mercoledì mattina sarà

Cortemilia 2021.

trasmesso in diretta proprio dal

Dopo la pausa agostana settembre sarà ricco di

Pala Alba Capitale.

appuntamenti, dalla presentazione della mostra

Il via alle danze è previsto il 7

di Aganahuei al museo “Ettore Fico” di Torino,

maggio con la presentazione nel

passando per “Alba Carbon Neutral”, in collabora-

Teatro sociale per svelare non

zione con Egea, la settimana della mobilità sosteni-

solo il programma di Alba Capi-

bile, fino al gran finale di Circonomia. Ente turismo

tale, ma anche gli eventi di Vi-

e Comune di Alba saranno i co-organizzatori di un

num con l’Ente Fiera internazio-

convegno incentrato sui brand “Langhe” e “Tartu-

nale del tartufo bianco d’Alba,

fo bianco d’Alba”, per dare il via al periodo della

della “Primavera di Alba” con il

Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba. Una

Comune di Alba e di Circonomia

stretta collaborazione è stata siglata anche con

con la cooperativa Erica.

Barolo Città del vino 2021. Essa permetterà la con-

Il giorno dopo ad aprire uffi-

Il Pala Alba Capitale ospiterà

divisione di tutti gli eventi nei rispettivi calendari. Ottobre sarà il mese della prima de “Lo straordinario”, spettacolo dell’attore Paolo Tibaldi presentato nel Teatro sociale, aperto sulle due sale, con l’aiuto di una assai suggestiva scenografia e di una voce fuori campo d’eccezione. Non mancheranno i grandi nomi dello spettacolo, dello sport, della moda che racconteranno le proprie esperienza, a volte note, altre meno, nel mondo dell’imprenditoria. Il ciclo “Storie di impresa” porterà ad Alba Capitale imprenditori, del territorio e no, con una storia da raccontare. Spazio sarà dato anche alle start-up innovative e allo sport con la disciplina simbolo di Langhe e Roero: la pallapugno. Novembre sarà il mese del Forum nazionale della piccola industria che porterà ad Alba centinaia di imprenditori da tutta la penisola. A chiudere il programma saranno il primo premio giornalistico di Confindustria Cuneo, rivolto a giornalisti e blogger under 30 e che punta a diventare un punto di riferimento per i giovani cronisti italiani, una lectio magistralis dello scrittore e fondatore di Scuola Holden, Alessandro Baricco, sul tema della cultura d’impresa e una Messa di benedizione finale per gli imprenditori nella

anche la presentazione della

Cattedrale di San Lorenzo, musicata da Alba Music

Fiera nazionale della nocciola di

Festival.

cialmente il Pala Alba Capitale sarà “Un passo alla volta”, film realizzato da Confindustria Cuneo con il produttore associato Fondazione “Radici”. Il direttore generale di Confindustria Cuneo, Giuliana Cirio, con il regista pluripremiato Max Chicco che ha firmato il docufilm “Un passo alla volta” proiettato l’8 maggio

Nei giorni seguenti saranno proposti un percorso turistico sulle strade della cultura d’impresa albese e una mostra fotografica e prenderà il via Circonomia, il festival dell’economia circolare, con un’edizione mai così lunga e ricca di rendez-vous e ospiti. Uno dei momenti clou nel Pala Alba Capitale sarà l’assemblea annuale di Confindustria Cuneo, in programma il 18 giugno con un ospite d’eccezione. Va sottolineata la collaborazione con lo storico festival Monfortinjazz. Sul palco dell’auditorium “Horszowski” dialogheranno il jazzista Paolo Fresu e l’economista ed esperto di gestione aziendale Severino Salvemini sul libro “Jazz d’impresa” di Frank J.Barrett. Seguirà il concerto di Fresu.

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Il Piano industriale per il Piemonte che guarda al futuro

Così torneremo alla crescita Mario Rosa

«A

bbiamo dato seguito al

percorso di confronto iniziato nello scorso mese di settembre, presentando un Piano industriale che mette il treno Piemonte sui binari giusti»: parole del presidente di Confindustria Piemonte, Marco

Illustrato alla Regione dal presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay, indica la via per colmare il gap accumulato rispetto all’Europa

Gay, in occasione della presentazione del Piano industriale del Piemonte al Presidente della Regione, Alberto Cirio, e alla sua Giunta. «Serve una visione europea, questa è la direzione che vogliamo», ha aggiunto Gay. «Il ritardo accu-

alla grande capacità posseduta

mulato pesa sulla nostra capacità di competere, di crescere e di essere attrattivi. Ma nei prossimi anni si può recuperare, partendo dagli investimenti e dalla capacità di sviluppare un partenariato pubblico-privato che dev’essere in grado far crescere l’industria piemontese e di attrarre investimenti da fuori, portando le aziende a insediarsi qui, grazie

regionale di 42 miliardi.

dal nostro territorio di esprimere innovazione». L’obiettivo è tornare a crescere del 3% l’anno, aumentando il Pil Si tratta di un “open plan”, da integrare e da aggiornare periodicamente, che vuole essere anche uno strumento di lavoro per concordare, in primis con l’Unione europea, i filoni prioritari di sviluppo e finanziamento. Il Quadro finanziario pluriennale

Il presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay, e il presidente della Regione, Alberto Cirio, durante la presentazione del Piano industriale, un “open plan” da integrare e aggiornare periodicamente

2021-2027 e il piano Next generation Eu potrebbero portare in Piemonte fino a 16 miliardi di euro. Sono risorse che saranno una leva strategica di sviluppo per l’intera economia piemontese. La pandemia che dura da oltre un anno ha ridotto di ulteriori 11 miliardi il Pil regionale, su cui già gravava un differenziale di 31 miliardi rispetto alle regioni europee comparabili. Ciò equivale a un divario pro capite di 7.136 euro che nell’ultimo decennio è stato determinato da 3,9 miliardi annui di minori investimenti pubblici legati all’economia. Questo vero e proprio deragliamento però non è stato accompagnato da un calo degli investimenti in edilizia, mac-

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Primo Piano chinari e impianti, i quali sono E migliore risulta la propensione delle imprese all’investimento

Il Piano industriale del Piemonte prevede investimenti per 7.433 milioni di euro in infrastrutture, compatibili con il Pnrr NgEu. Lo schema sottostante riassume la ripartizione della spesa per beni e servizi fondamentali per lo sviluppo del sistema

manifatturiero, che è stato pari

Città salute Novara

al 6,6% del Pil: si tratta di un

Parco salute Torino

valore tra i più alti in Europa e che colloca il Piemonte al primo posto nella penisola.

Automotive, agrifood, aerospaziale e tessile Per colmare il gap rispetto all’Europa, il piano, in questa prima stesura, individua quattro

Rete ospedaliera Rete territoriale (TO-41) Edilizia scolastica Collegi studenti Sport Retrofit edifici pubblici Rig. Urb. & Soc. Hous. Territorio e risorse idriche Infra. Digit. P.A. Mobilità sostenibile

settori verticali: automotive, che

Banda ultra larga

occupa 60 mila persone, fattura

Close ciclo rifiuti (riciclo)

20 miliardi di euro, escludendo le

320 455 200 240 540 80 700 792 280 500 580 302,5 110

2334

case costruttrici, e deve pun-

Lo strumento operativo per realizzare queste diret-

Psr, un Piano di sviluppo rurale,

tare sulla mobilità sostenibile;

trici è una progettazione integrata delle partecipa-

ma non ha mai previsto per i

agrifood, dove operano 100 mila

zioni pubblico-private all’interno di una revisione

territori un Piano di sviluppo

persone, che deve legarsi anche

della missione di Finpiemonte.

industriale», ha rimarcato il

al turismo e al bio; aerospazia-

Vengono suggeriti un maggiore ricorso all’appalto

presidente della Regione Pie-

le, comparto che oggi impiega

pre-commerciale, il partenariato per l’innovazione

monte, Alberto Cirio. «La conse-

14.800 persone, fattura 4 miliar-

e l’appalto di soluzioni innovative.

guenza è che ognuno di questi

di e deve incalzare il progresso

Nel comparto delle infrastrutture il piano ne censi-

settori (agricoltura, industria,

tecnologico con nuovi materiali e

sce un gruppo di “subito cantierabili” per un valore

artigianato) è rimasto spesso

robotica; tessile, con ampi mar-

complessivo di 7,43 miliardi di euro, mentre sul

in compartimenti stagni, senza

gini di espansione nel bio tessile

fronte della formazione si auspica una riduzione

quell’interazione reciproca che,

e smart-textile.

della dispersione scolastica e un’implementazione

invece, è indispensabile. Per

A questi si aggiungono due

della formazione tecnica superiore.

àmbiti orizzontali di applica-

Queste linee d’azione si intrecciano con le richieste

zione tecnologica: le tecnologie

espresse dalla Regione al Governo per i fondi Next

4.0, per sviluppare un’industria

Generation Eu: circa 8 miliardi per la rivoluzione

sempre più sostenibile, e l’intelli-

verde e la transizione economica, 1,7 miliardi per

genza artificiale, un mercato che

la salute, 1,34 miliardi per istruzione, formazione,

cresce del 30% l’anno.

ricerca e cultura, 1,22 miliardi per le infrastrutture

Tra le nuove opportunità il piano

per la mobilità, 736 milioni per la digitalizzazione,

individua la bioedilizia, àmbito

innovazione e competitività del sistema produttivo,

nel quale il Piemonte ha possibi-

24 milioni per l’equità sociale e territoriale.

lità di creare una nuova filiera.

«La programmazione europea ha sempre avuto un

Protagoniste saranno le tecnologie 4.0, per sviluppare un’industria sempre più sostenibile, e l’intelligenza artificiale 47

[Fonte: Confindustria Piemonte]

rimasti nella media europea.


Primo Piano Recovery Plan: la Regione, dopo aver consultato i territori, ha ultimato le linee di indirizzo da inviare a Roma

questo il lavoro che Confindustria Piemonte ci ha presentato, un lavoro concreto e ingegneristico, è prezioso. Lo raccogliamo felici che sia il primo passo di un importante momento di concertazione e di dialogo che abbiamo deciso di fare con tutto il territorio, al fine di definire insieme le priorità che guideranno le po-

litiche economiche del Piemonte nei prossimi dieci anni. Da una parte vi è la nuova programmazione 2021-2027, con l’obiettivo di arrivare a un accordo con tutti gli interlocutori del partenariato economico, sociale e istituzionale entro la fine dell’anno. E dall’altra abbiamo il Recovery Plan: entro aprile il Governo italiano dovrà trasmettere all’Europa il proprio Piano di investimenti e noi entro marzo manderemo a Roma le nostre linee di indirizzo, non scritte dentro i palazzi, bensì condivise sul campo con i nostri sindaci e i nostri imprenditori che del Piemonte sono l’anima». In tal senso, “Piemonte cuore d’Europa” è stato il roadshow che la Regione ha organizzato per condividere con i rappresentanti del mondo economico, sociale e degli enti locali di tutte le province i documenti di lavoro che delineano le priorità su cui concentrare le risorse in arrivo nei prossimi anni dall’Europa. A Cuneo l’appuntamento fra i vertici della Regione Piemonte, gli amministratori pubblici locali e le rappresentanze delle realtà economiche della Granda si è svolto giovedì 11 marzo presso la sede dell’Ente camerale (foto a sinistra).

CITTÀ SALUTE NOVARA PARCO SALUTE TORINO RETE OSPEDALIERA RETE TERRITORIALE (TO-41) EDILIZIA SCOLASTICA COLLEGI STUDENTI SPORT RETROFIT EDIFICI PUBBLICI RIG. URB. & SOC. HOUS. TERRITORIO E RISORSE IDRICHE INFRA. DIGIT PA MOBILITÀ SOSTENIBILE BANDA ULTRALARGA CLOSE CICLO RIFIUTI (RICICLO) ITS EMPOWERING

48

Totale

2021

2022

2023

2024

2025

2026

2027

2028

320 455 200 240 540 80 700 792 280 500 580 2.334 302,5 110 120

• • • • • 11 84 92 34 69 74 304 • • •

38 58 20 35 77 9 90 95 39 55 65 256 43 13 13

75 108 41 58 130 18 148 180 62 107 136 515 64 26 29

79 108 49 56 116 17 154 172 61 112 140 507 61 24 29

48 107 43 53 124 20 153 169 68 106 133 566 64 22 26

38 34 17 18 26 5 37 36 22 35 27 133 16 9 8

17 19 9 15 32 4 59 49 14 44 52 94 22 8 7

24 21 21 4 35 7 61 92 15 42 29 263 32 8 8

[Fonte: Confindustria Piemonte]

La ripartizione degli interventi fino al 2028 (in milioni di euro)



Disability manager e Rete regionale antidiscriminazione: sono a disposizione delle aziende per contribuire a formare il personale all’accoglienza verso i soggetti deboli

Alberto Prieri

nuova risorsa con preparazioni e

iù ci si espone alle realtà verso le quali si hanno pregiudizi, più questi stessi pregiudizi crollano». Parola di Alessandra Dogliani e di

preclusione nel caso in cui la per-

«P

capacità specifiche, non ha alcuna sona che le possiede sia disabile», chiarisce Alessandra. «Inoltre, quando gli imprenditori conosco-

Matteo Salvagno: lei è disability manager, lui com-

no direttamente la persona con

ponente della Rete antidiscriminazione della Regione

disabilità, è più facile che essi

Piemonte. Entrambi sono figure professionali che

stessi abbiano meno pregiudizi

Confindustria Cuneo ha messo in campo per dare dei

e promuovano un inserimento

servizi alle aziende e far capire quali possano essere

efficace».

le opportunità per unire crescita produttiva, solida-

Questo perché gli eventuali

rietà e rispetto delle normative. È indubbio, infatti,

problemi non nascono tanto nei

che molte realtà aziendali siano indotte ad assumere

vertici aziendali che decidono chi

personale con disabilità quando rientrino nei para-

inserire in organico, quanto con i

metri di legge che le obbliga a farlo.

dipendenti che si confrontano nel

«Va detto, però, che quando un’impresa ricerca una

quotidiano con la disabilità.

50

«È l’accoglienza che dev’essere preparata», interviene Matteo. «Ogni dipendente dovrà confrontarsi con la propria percezione di stereotipi e pregiudizi, dovrà sviluppare un nuovo approccio nei confronti dell’eventuale arrivo di un nuovo collega disabile». Senza giri di parole, può verificarsi la situazione in cui chi venga a sapere che dovrà lavorare insieme a una persona in carrozzina pensi che la o il collega nuova/o farà perdere tempo, non riuscirà

Verso una crescita civile che contribuisca a riconoscere e archiviare i dannosi stereotipi, di qualsiasi natura essi siano


Primo Piano

L’inserimento delle persone con disabilità

Superare i pregiudizi per lavorare meglio Gli eventuali problemi “di convivenza” non nascono tanto nei vertici aziendali, quanto con i dipendenti che si confrontano nel quotidiano con la disabilità

«Inoltre vanno suggerite le modifiche necessarie alle postazioni e agli strumenti di lavoro che, spesso, con un minimo forzo rendono più efficiente il lavoratore disabile nell’intera catena». Un esempio, realmente accaduto, è quello di un dipendente che, per poter effettuare delle terapie mediche, aveva necessità di utilizzare il bagno più tempo rispetto ai compagni di reparto. È bastato fornirgli la chiave di uno dei due servizi igienici presenti su quel piano, in modo che lo potesse utilizzare a sua discrezione, così da non doverlo costringere a tornare a casa propria e poi rientrare in fabbrica, con una perdita di tempo chissà quanto maggiore al quarto d’ora necessario a compiere l’operazione sul posto di lavoro. Molto importante è anche lavorare sulla flessibilità dell’orario di lavoro: «Per esempio, se un dipendente disabile ha necessità di terapie specifiche, basta offrire un orario flessibile in ingresso la mattina, così che possa entrare più tardi al lavoro senza dover

a compiere tutte le operazioni richieste, insomma avrà impedimenti che comporteranno scocciature nello svolgimento dei propri compiti. In questo senso, per affrontare in modo serio e produttivo la questione disabilità in azienda, è fondamentale la formazione del personale. Per gestire con efficacia l’inserimento lavorativo e

migliorare il clima aziendale (sia per il neoassunto, sia per gli altri addetti), Confindustria Cuneo ha investito su Alessandra e Matteo (entrambi assistenti sociali, con passata esperienza nell’àmbito sociale e con una preparazione specifica in questo campo), per supportare le aziende associate. «Si tratta di una questione culturale», conferma Alessandra.

prendere tutta la giornata». «Quando l’inserimento è preparato e va bene, tutto il gruppo ne guadagna», ribadiscono Alessandra e Matteo. «Aiutare l’altro aiuta ognuno dei soggetti coinvolti nel gruppo di lavoro unito da una nuova solidarietà e genera energie positive, rafforzando i legami, la cooperazione e l’efficienza». Così come nel caso della disabilità, Confindustria Cuneo ha affrontato in modo deciso anche il tema della discriminazione. E ha trasmesso un messaggio forte e chiaro, aderendo alla Rete Regionale antidiscriminazione, prima associazione industriale in Piemonte a fare questo passo. Ne sono seguiti eventi di sensibilizzazione e formazione nei confronti degli imprenditori e dei responsabili delle aziende associate, ma anche di numerose realtà del territorio pubbliche e private interessate al tema. Questo momento ha rappresentato un percorso di crescita civile che ha contribuito a riconoscere e a superare pregiudizi e stereotipi, di qualsiasi natura essi siano.

Alessandra Dogliani e Matteo Salvagno, figure professionali messe in campo da Confindustria Cuneo per le associate

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di Ubris, quest’ultimo non si è fatto sfuggire l’occasione e l’ha “assunto”. «Per ora si tratta di un progetto che portiamo avanti con l’associazione “L’Airone” di Manta, affiancati dalle assistenti sociali del consorzio Monviso Solidale», precisa Tallone. «Ma il nostro obiettivo è inserire stabilmente Lorenzo nel nostro organico». Non tanto per “fare beneficenza”, quanto per accettare il confronto con una realtà nuova e avere un collaboratore di valore.

Quando Silvio Tallone, il titolare di Ubris srl, ha conosciuto Lorenzo, l’“ambasciatore del sorriso”, non si è fatto sfuggire l’occasione e l’ha “assunto”, da allora Lollo lavora al “tavolo della creatività”

A Savigliano un bell’esempio virtuoso di integrazione

La preziosa opera di Lollo

L

Alberto Prieri

ollo arriva puntualissimo ogni lunedì mattina, il primo dei suoi due giorni di lavoro a settimana. Si siede al “tavolo della creatività”, lo spazio creato appositamente per lui, e inizia a darsi da fare. Con movimenti precisi, che ha affinato nel tempo, completa le confezioni destinate a tutta Italia, inserendo garanzie e certificati di autenticità. Il suo

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è un apporto prezioso all’intero ciclo di lavorazione di Ubris srl, azienda che produce gioielli a Savigliano, commercializzati con diversi marchi. Uno dei più conosciuti è Happy Family, ed è questa la linea che vede impegnato Lollo. Tutti lo chiamano così, ma all’anagrafe è Lorenzo Cardone, un bel ragazzone di 21 anni, affetto da autismo. Papà Franco lo ha coinvolto in iniziative speciali, tanto che lo ha fatto diventare l’“ambasciatore del saluto” in giro per la penisola. Ma il sogno più grande è sempre stato quello più semplice: trovare un lavoro per Lollo e aiutarlo a concretizzare un futuro sereno. Così, quando Lorenzo ha portato il suo saluto a Silvio Tallone, il titolare

«Le operazioni che fa Lollo, seppure semplici, sono quelle che dovremmo affidare a un altro dipendente», conferma Tallone. «Ma lui le svolge al meglio e, rispetto ai primi giorni in cui ha iniziato, sette mesi fa, è cresciuto molto professionalmente». Di pari passo, è migliorato l’affiatamento del gruppo dei dodici addetti di Ubris. Lorenzo è diventato un catalizzatore di energie nuove; la sua singola debolezza si è trasformata nella forza di tutti. La disponibilità verso di lui è di-

L’autismo non impedisce a Lorenzo di preparare con tanta cura le confezioni dei gioielli delle collezioni “Happy Family”, con certificati e garanzie


Primo Piano Saper valorizzare i talenti diversi genera effetti positivi L’esempio di Lollo pone un tema importante: la valorizzazione dei talenti diversi. Sono tanti i giovani che, come lui, sono affetti da disturbi o disabilità che ne rendono difficile l’inserimento sociale e lavorativo. Il welfare statale spesso non riesce a centrare questo obiettivo e la scuola fa ciò che può ma, dopo il diploma, questi ragazzi e i loro genitori di fatto sono abbandonati a loro stessi. Al contrario, il welfare aziendale può offrire reali opportunità di inclusione: la frequenza costante di un ambiente dinamico genera effetti positivi sia sui soggetti svantaggiati sia sulle famiglie, le quali vedono crescere i propri figli e possono riappropriarsi di una parte del loro tempo, finora dedicato totalmente all’assistenza.

sue esigenze, ma credo che, qualsiasi azienda che sia in salute e che abbia avuto la fortuna di continuare l’attività anche in questo periodo difficile, abbia la responsabilità morale di restituire un po’ di questa fortuna a chi, invece, ha difficoltà ben maggiori. In ultimo, non nascondo che un’operazione di questo tipo, oltre a fare bene al cuore, fa bene anche alla stessa impresa, perché ne rafforza la reputazione sociale e l’immagine pubblica, con un conseguente vantaggio in termini di marketing». A Lollo tutti questi ragionamenti interessano poco. Continua a inserire i cartoncini delle garanzie e dei certificati di qualità nelle confezioni dei preziosi. A fine turno, riveste i panni dell’“ambasciatore del saluto”

e con grandi gesti annuncia agli altri che tornerà tra un paio di giorni per continuare il lavoro. Ha preso il ritmo giusto, forse aumenterà il numero di mattinate in cui sarà impegnato. Nel laboratorio appena aperto da Ubris in via Cervino, a Savigliano, è stato creato anche uno spazio tutto nuovo solo per lui. Quando ci arriva, gli brillano gli occhi. Forse è anche per questo che i gioielli Happy Family sono così luminosi.

Lorenzo Cardone, per tutti Lollo, con la famiglia Tallone (Silvio, la moglie Silvia e i figli Alessia e Andrea) e i collaboratori dell’azienda saviglianese Cristina, Michela, Giulia, Lorenzo, Giuliana e Miriam fotografati nel nuovo laboratorio della Ubris srl

ventata disponibilità nei confronti dei colleghi, così da cementare la squadra e renderla ancora più unita ed efficiente. Ancora Tallone: «Gli effetti positivi dell’arrivo di Lorenzo sul gruppo dei dipendenti rappresentano uno dei motivi per i quali mi sento di consigliare a tutti i colleghi imprenditori di avviare un percorso analogo. È pur vero che è stato necessario creare spazi e definire tempi specifici per le

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I mesi del primo lockdown hanno visto aumentare il fatturato dell’azienda familiare di Marene fondata nel lontano 1946

Bertola cresce con la cultura del dare

L’Economia di comunione ne è la stella polare

Accanto al titolo: il copriserbatoio della Ducati Diavel 1200 Cromo, uno dei progetti commissionati alla Bertola srl da aziende di respiro internazionale. La ditta marenese è specializzata nella cromatura e nei trattamenti galvanici

Paolo Ragazzo

«I

n piena pandemia da Covid-19, c’è stato richiesto uno sforzo importante per investire sulla lavorazione dell’alluminio; un vero e proprio bivio per la nostra azienda che ha richiesto di assumerci dei rischi, ma che abbiamo deciso consapevolmente di correre, attrezzando una linea dismessa. Ciò ha comportato l’assunzione di nuovo personale e lo abbiamo selezionato tra i più bisognosi in cerca di occupazione e “gente ai margini”. Ci siamo fidati della Provvidenza e siamo stati premiati dai numeri, con il fatturato cresciuto del 50%. Ecco cosa può succedere quando si mettono le persone al centro di un progetto, facendole sentire parte integrante di esso». Livio Bertola, presidente e amministratore delegato della Bertola srl di Marene, azienda

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specializzata nella cromatura e nei trattamenti galvanici, non trattiene l’euforia nel raccontare come l’azienda abbia trasformato in realtà proprio quel principio guida per cui lui stesso si batte da tutta una vita: valorizzare la “cultura del dare” all’interno della propria impresa, con atti concreti. Quale miglior regalo di compleanno, allora, per una realtà industriale che ha mosso i primi passi nell’immediato dopoguerra a Torino e il 12 febbraio ha spento 75 candeline con una festa “fatta in casa” tra familiari e collaboratori, i due ingredienti protagonisti di

75°

questa bella storia di impresa. Da un lato il nucleo familiare in senso stretto, saldamente al timone dell’azienda con Livio, la moglie Teresina e i tre figli Marco, Paolo e Caterina (e Maria Grazia, sorella di Livio, socia esterna residente in Olanda da oltre trent’anni), dall’altro la famiglia Bertola allargata, ossia tutti i dipendenti, che negli ultimi 12 mesi


Anniversari sono passati da 27 a 42 unità.

perseguendo un’inclusione

Proprio il ruolo di ciascun

comunitaria e produttiva».

lavoratore nella compagine

Proprio ciò che invita a fare

produttiva è per Livio fon-

l’Economia di comunione,

damentale: «C’è un affiata-

fondata da Chiara Lubich nel

mento particolare tra tutti

maggio 1991 e che trova una

coloro i quali operano nella

delle espressioni più concrete

nostra struttura, a prescin-

a livello nazionale nell’asso-

dere dall’estrazione sociale e

ciazione Aipec (Associazione

dall’età anagrafica di ciascuno,

Italiana Imprenditori per un’E-

e questo è il felice risultato del

conomia di Comunione, con

modo in cui abbiamo imposta-

sede in Toscana presso il Polo

to la nostra azienda e l’abbia-

Lionello Bonfanti), di cui Livio

mo gestita negli anni: vivere

Bertola è presidente.

l’impresa come vocazione

Saldi princìpi etici, dunque,

e servizio al bene comune e

uniti a talento imprenditoria-

agli esclusi, combattendo così

le, per un connubio capace di

le varie forme di indigenza,

resistere alla “tempesta” che

stiamo attraversando da ormai oltre un anno. Un po’ come accade ai prodotti dell’azienda. Bertola, infatti, si rivolge soprattutto alle imprese che necessitano di trattamenti galvanici di alta qualità, capaci di resistere alla corrosione, abbinando un eccezionale risultato estetico. Tanti degli articoli trattati riguardano componenti di case automobilistiche e motociclistiche, noti marchi nazionali e internazionali, ma anche industrie specializzate in attrezzature sportive, sanitarie, arredamenti d’interni e molto altro ancora.

Sopra: accanto alla nuova moto R18 Bmw, Marco Bertola, la mamma Anna Teresina Allemandi, il papà Livio (presidente e amministratore delegato) e il fratello Paolo, tutti amministratori della Bertola srl. A sinistra: la cornice cromata del radiatore della Ferrari California. Sotto: leve freno cromate per le Harley Davidson e corpi per lampade realizzati dalla start-up Ht Italia srl

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Anniversari

Ma la storia imprenditoriale ha radici nel 1929 È il 1929 quando il marenese Michele Bertola fonda a Torino una piccola azienda di nichelatura, ponendo le condizioni per riunire tutta la famiglia (genitori, due fratelli e cinque sorelle) sotto la Mole. L’arrivo della guerra danneggia, in modo pesante e a più riprese, l’azienda e così nel 1942 si decide di avviare un’altra piccola attività a Marene. I fratelli Michele, Antonio e Giuseppe il 12 febbraio 1946 costituiscono l’“Officina Galvanica Marene”, specializzata in trattamenti galvanici, smerigliatura e lucidatura metalli. Lo sviluppo è immediato e l’azienda arriva a offrire lavoro a una cinquantina di dipendenti già nei primi anni ’50, che diventano oltre 100 negli anni ’60. In seguito la maggior richiesta di produzione da parte di grandi industrie torinesi fa avviare l’opera di progressiva automazione degli impianti. Si arriva agli anni ’70, quando l’azienda, divenuta Cromatura Bertola srl, accoglie al suo interno i quattro figli di Antonio: Ezio, Bruno, Livio e Maria Grazia. Dopo un periodo stazionario e incerto dal punto di vista commerciale e finanziario, agli inizi degli anni ’90 la Bertola subisce la più grave crisi della sua storia che ne decima la produttività e, di conseguenza, l’occupazione interna ed esterna. Si decide di resistere alla tentazione di chiusura dell’azienda, quasi per costrizione, dovuta alla forte crisi in atto, e di reagire con resilienza e, pur nelle gravi ristrettezze economiche, di rilanciare, investendo sempre più in efficienza e in qualità del prodotto, fino a quel momento poco apprezzata dal mercato “ubriaco” dello stile mainstream consumista “usa e getta”. Inizia così un periodo di forte crescita e consolidamento grazie a lavorazioni puntuali e di qualità che riforniscono impianti di case automobilistiche e motociclistiche del calibro di Ferrari, Jaguar, Rover, Maserati, Moto Guzzi, Ducati, Triumph, Harley Davidson, Bmw, Fiat e Gruppo Piaggio, ma anche importanti industrie per la costruzione di attrezzature sportive (Technogym su tutti) e sanitarie. Bertola ha saputo proseguire lungo questa strada, diventando un’azienda leader nel settore. A guidare costantemente il suo sviluppo, fino ai giorni nostri, sono i princìpi dell’Economia di comunione (Edc), il movimento che coinvolge imprese, associazioni, istituzioni economiche, lavoratori e persone comuni. Nato grazie a un’intuizione di Chiara Lubich nel maggio del 1991 (quest’anno se ne festeggerà il trentesimo anniversario) a San Paolo, in Brasile, coinvolge numerose aziende in tutto il mondo e chi vi aderisce s’impegna a vivere alla luce della cultura della comunione, sia come singolo sia nelle organizzazioni in cui opera. L’asse portante dell’Economia di comunione è rappresentato proprio da imprese come la Bertola che hanno fatto della “cultura del dare” il proprio mantra quotidiano.

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«Il 2020 è stato un anno complicato dal punto di vista organizzativo, perché abbiamo dovuto adeguare l’azienda alle richieste del mercato, assumendo nuovi addetti e formandoli in fretta», spiega l’Amministratore delegato. «Gli sforzi sono stati tuttavia ben ripagati, grazie ad alcune nuove commesse, come quella che seguivamo dal 2017 per la lavorazione di componenti della nuova moto Bmw R-18, con la partecipazione di Brembo, o al boom delle vendite di attrezzature per il fitness, per ginnastica da casa della Technogym, il nostro principale cliente. In ultimo, è stata premiata la nostra propensione a lavorare un materiale complesso come l’alluminio». La Bertola negli anni ha imparato infatti a trattare qualsiasi tipo di materiale ferroso. Materiali via via sempre più leggeri del ferro, anch’essi completamente riciclabili


come prevedono i canoni dell’economia circolare. «Internamente recuperiamo gli scarti di lavorazione grazie a un recentissimo impianto, realizzato subito dopo il lockdown della scorsa primavera, e a breve ne ultimeremo un altro», prosegue Livio Bertola. «Ma, anche se non si riesce a recuperare tutto, il componente viene rifuso nelle fonderie, pronto a essere materiale riutilizzabile». L’azienda ha acquisito una

produttività, in alternativa ai processi galvanici con l’ausilio dei processi di verniciatura. La maggior parte dei prodotti di Ht Italia vanno a comporre l’illuminazione urbana, interna e decorativa, o particolari per automotive e motociclo. A soli quattro anni dalla fondazione lo spin-off della Bertola ha chiuso il 2020 con un fatturato di oltre 1,2 milioni e 13 dipendenti. Alla domanda finale su cosa si attenda per la sua azienda

forte impronta “green” fin dagli anni Settanta, allorché realizzò il primo impianto di depurazione, per proseguire con investimenti costanti sugli scarichi idrici e i controlli delle emissioni in atmosfera e del rumore, fino a giungere all’ultima realtà nata in casa Bertola: la High Tecnology Italia srl. È una start-up con sede a Cherasco che propone un trattamento tecnologico ecologico con alta efficienza e

dal 2021, la risposta di Livio Bertola non può che essere: «Continuare lungo la scia positiva degli ultimi sette mesi dello scorso anno, consolidando i progetti in corso, ma intravedendo all’orizzonte già altre interessanti ulteriori opportunità che si potrebbero concretizzare a breve, tuttavia senza mai dimenticare la centralità delle persone che rendono possibile ogni nostro traguardo».

Sopra: Caterina Bertola, amministratore della start-up High Technology Italia, con sede a Cherasco (foto in basso). Sotto: immagine aerea degli impianti di Marene della Bertola srl

Durante un convegno internazionale dedicato all’Edc, papa Francesco saluta Livio Bertola, presidente nazionale dell’Aipec (Associazione Italiana Imprenditori per un’Economia di Comunione). Sotto: la famiglia di Livio, comprensiva dei dieci nipotini. A destra: i fratelli Antonio, Michele (il maggiore) e Giuseppe Bertola, fondatori dell’“Officina Galvanica Marene”, oggi Bertola srl

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15°

Elettroimpianti Lai ha sede a Fossano

Quando la ristrutturazione è “chiavi in mano” I fratelli Fabrizio e Raffaele Lai (da destra, in alto) guidano l’azienda che porta il nome di famiglia con sede nella città degli Acaja, presso la quale lavorano oltre 40 persone

Accanto alla impiantistica civile e industriale, l’azienda propone un servizio “chiavi in mano” in àmbito edilizio

to ciò potrà essere considerato davvero passato,

Fabrizio Lai spiega: «La divisio-

avendo comunque la consapevolezza che nulla

ne edile è iscritta all’Albo dei

sarà più come prima. Vedo come anche i miei

gestori ambientali e si occu-

figli, nonostante abbiano solo 4 e 6 anni, subi-

pa anche di smaltimento di

scano questa situazione nella quotidianità. In

amianto e di nuove coperture.

àmbito imprenditoriale chi è riuscito a portare

Realizziamo ristrutturazioni

nel settore elettrico. Gli inizi,

avanti l’attività spesso ha dovuto ridurla ai mi-

occupandoci a 360 gradi del

come per chiunque abbandoni

nimi termini. La diversificazione ci ha permes-

cantiere. Il committente si

il “posto fisso” per mettersi

so di resistere un po’ meglio. La Elettroimpianti

deve interfacciare con un unico

in gioco come imprendito-

Lai si occupa soprattutto di impianti elettrici,

interlocutore per ogni lavora-

idraulici, fotovoltaici e di ristrutturazioni edili.

zione. Occupandosi una sola

In relazione a quest’ultimo àmbito, spero che

azienda di tutte le lavorazioni,

l’impegno dello Stato, tramite il sistema di bo-

il cliente, oltre a essere sgrava-

nus, ecobonus, detrazioni e cessione del credi-

to di compiti logistico-organiz-

to, aiuti il comparto a riprendersi».

zativi, non correrà il rischio di

«Ci siamo strutturati», prosegue l’imprenditore,

imprevisti ritardi e spenderà

«per offrire un reale servizio “chiavi in mano”,

di meno. Abbiamo creato, al

dalle demolizioni alla casa o all’alloggio finito.

fianco della divisione elettrica,

Non è stato facile affermarci come persone e

quella edile proprio per essere

come ditta seria e professionalmente valida.

del tutto autosufficienti».

Ma da sempre penso che la serietà e la cor-

E poi vi è l’ingrediente “segre-

rettezza debbano essere i pilastri portanti di

to”: «La nostra filosofia azien-

F

Claudio Puppione

abrizio Lai, classe 1980, nel 2005 ha aperto una ditta individuale operante

re, sono stati difficili, ma la professionalità e la tenacia l’hanno premiato e oggi vanta un organico di oltre 40 dipendenti. Per un breve periodo ha operato da solo, in seguito è entrato nella società il fratello Raffaele ed è nata la Elettroimpianti Lai srl, con sede a Fossano. L’emergenza sanitaria è un pensiero costante che va oltre l’àmbito professiona-

un’attività e credo che i fatti mi abbiano dato

dale da sempre è volta alla

le: «La mia paura più grande,

ragione. La denominazione potrebbe far pensa-

qualità del servizio che ritenia-

da padre e da imprenditore»,

re che ci occupiamo “solo” di impianti elettrici:

mo parta dalla selezione dei

ammette Fabrizio, «è il non

nella realtà da anni operiamo su diversi fronti,

prodotti e dei servizi trattati e

avere certezze, il non sapere

ma non abbiamo cambiato un nome ormai

installati, per arrivare alla qua-

come, e in quanto tempo, tut-

radicato e conosciuto».

lità professionale della nostra

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Anniversari manodopera». Questa storia imprenditoriale è degna di nota ed evidenzia un’altra sfaccettatura di quello che per la Granda è una sorta di “genius loci”: «Abbiamo iniziato operando nell’impiantistica civile e industriale, per proseguire nella progettazione e nelle applicazioni di sistemi di automazione. Oggi automatizziamo, ammoderniamo, rendiamo più efficienti e più sicure le linee produttive di importanti aziende. Oltre alla presenza in Granda, facciamo parte del consorzio creato dalla Valtellina spa e abbiamo maturato esperienze in Francia, Spagna, Romania, Belgio, Olanda, Estonia, Inghilterra, Oman, Qatar ed Emirati Arabi. Abbiamo inoltre operato sia nel settore delle macchine per il vetro che in quello ferrotranviario. Avendo installato oltre 60 Megawatt di impianti fotovoltaici, grazie alla notevole esperienza e ai grandi volumi d’acquisto, pratichiamo prezzi molto competitivi che permettono di rientrare degli investimenti in tempi brevi. Offriamo ad esempio la possibilità di sostituire una copertura in amianto con una nuova, concedendo il “diritto di superficie” ad aziende serie e selezionate che realizzeranno

nel caso in cui il cliente non abbia abbastanza Irpef da cui defalcarlo. Allo stesso modo ci proponiamo per il Superbonus 110% per l’efficientamento energetico». «La divisione meccanica si occupa di lavorazioni in ferro che spaziano dalla ringhiera alla stalla, dalle tettoie alle carpenterie in ferro a disegno, dai cancelli ai portoni», precisa Fabrizio Lai. «La diversificazione si è rivelata una mossa vitale per l’azienda, ancor più durante la pandemia. Il difficile è stato creare un team di professionisti, ognuno altamente specializzato nel proprio settore di competenza, che avessero nel contempo professionalità tali da poter interagire e cooperare tra loro nel

migliore dei modi. Avere un alto livello di professionalità in ciascuna divisione, creando appunto un team composto da specialisti, è l’unico modo per garantire, oggi, la massima soddisfazione al cliente. Alla fine, è la cosa che conta davvero!». Tornando alla pandemia, in azienda ci si è attrezzati al meglio, spiega l’imprenditore: «Abbiamo subito adottato tutti i protocolli previsti dalla legge, ma non limitandoci a essi, per salvaguardare la salute dei dipendenti: mascherine, guanti, eseguiamo sistematicamente tamponi rapidi, distanziamento, controllo sistematico della temperatura. Dedicando molta attenzione alla sicurezza, abbiamo contrastato il Covid-19 in modo efficace».

il proprio impianto fotovoltaico sul tetto del cliente, il quale così non dovrà spendere nulla. Ci siamo strutturati, inoltre, per acquisire direttamente la detrazione fiscale, sostituendoci al cliente e sollevandolo da qualsiasi incombenza. Egli riceverà una fattura contenente lo sconto del 50%, pagando metà dell’importo concordato e cedendo a noi il credito, che peraltro avrebbe potuto scalare solo in 10 anni, soprattutto

La Elettroimpianti Lai nel 2018 ha adottato il Sgs, ovvero l’applicazione del Sistema di gestione della sicurezza e salute durante il lavoro, secondo la norma Bs Ohsas, perseguendo il miglioramento continuo delle sue prestazioni. L’azienda fossanese (sito web: www.elettroimpiantilai.it) inoltre è certificata Iso 9001 ed è in possesso della Soa Og9 e 10 e Os30

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Il Salotto

LaSapremo parità di riformare genere salvi la femminilità burocrazia?

C S Giovanna Marzo

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arissimi, marzo ci ha tiamo entrare nel fatto per alcuni inutilissimi nuovo che,cinque confiregali:anno almeno dando siacanzoni messa al sotto pietose Fecontrollo l’epidemia stival, un odioso galoppo di contagi globale, vedrà impegnati nell’avCovid, lacichiusura dei parrucchieri vio di unacittà ripresa che dovrà essere in molte e il solito siparietto stabile e consentirci di quanto tornare falsi, a perbenista di melliflui, una solida crescitalasostenibile, auguri alle donne: consueta grazie alla quale sarà tiritera della durata di possibile 24 ore, con porre rimedio ai danni, nonamenità soltanto urticante buonismo e altre economici, dell’emergenza sanitaria. che mi hanno portato la gastrite L’italia, in particolare il suo sistema a livelli esorbitanti e si sa che noi imprenditoriale, come riferiamo cuneesi, temprati sin da bambini nelleilpagine “Made con bagnetsuccessive verd, con ladigastrite In Cuneo”, dopo mai. la prima ondata di non scherziamo contagi ha dimostrato saper reDel Festival non potrei di dirvi niente, agire una vitalità forse inattesa se noncon parlarvi di Zlatan Ibrahimovic e delmeglio fatto che e ancor ha abbia fatto larisvegliato provincia in me un forte interesse per il Granda. calcio, un fortissimo Il Covid-19 poi ha di interesse. nuovo portato Non dirò nienteanticontagio sui parrucchieri, alle restrizioni che cise non che, dai dati del Centro studi, costringono a vivere il periodo delle risulta che il 94,5% degli imprenfestività come non l’abbiamo mai ditori sia riuscito a vissutodieConfindustria come non dimenticherefarsi Ma la tinta prima che mo. lo sguardo va alchiudessero, futuro, con illa3,9% è calvo e l’1,6% ha fatto un ferma volontà di non arrenderci. trapianto e, pertanto, se ne frega. Lo dobbiamo, in particolare, alle Vi allieterò, invece, con alcuni banali pensieri sulle donne e sulle donne cuneesi in particolare, tanto,

se avete sopportato il ritorno di nuove generazioni. Renato Brunetta Governo, po- naAi fini del rilancioaldell’economia tete resistere anche a questo. sarà zionale un ruolo fondamentale Ecco, iniziamo dal governo svolto dagli ingenti fondi comunitari Draghi: visto la ceriin arrivo.avete Per incassarli, sono state monia di insediamento? Le donne programmate 500 mila assunzioni erano vestite daAmministrazione, suore laiche, per nella pubblica mortificate in tailleur essere nero, maschie, quello che dovrebbe un draquasi a dover dimostrare con questico rinnovamento della burocrazia sto outfit una maggior serietà. italiana. Fabiana che all’8 marzo Affronto ilDadone, tema anche in virtù del ostentava foto con i piedi sulla ruolo che mi è stato attribuito scrivania ministeriale, si è presentata nell’Ente camerale lìcuneese, il quale come mia zia Tina alla processione mi ha consentito di apprezzare le del Corpus Domini delcostante 1963. dei capacità e l’impegno Care Ministre siate meno sottodipendenti. messe, fondo è solo Draghidai e, di Occorreinsgombrare il cambo certo, non ha faticato come voi per pregiudizi, senza per questo voler arrivare dov’è ora. minimamente negare i macroscopiNel pleistocene confindustriale ho ci quotidiani problemi di inefficienza riempito i miei armadiadiche tailleur con cui tutti abbiamo fare: i come quelli dellepubblici Ministre, finché nostri lavoratori non sono un giorno un’imprenditrice meravitroppi, rispetto a quelli degli altri gliosa mi fece notare quanto fosse Paesi europei. sciocco non ne esternare mio mille amore La Norvegia ha 160ilogni per i colori i gioielli, nell’inutile abitanti, la eDanimarca oltre 140, tentativo di ricalcare il modello più o meno come la Svezia, e la maschile. Finlandia 115. Più di noi ne hanno Proveniamo tutte quante da famiFrancia, Regno Unito, Austria e glie patriarcali. Mio nonno, quando Belgio. Noi ci attestiamo al sedicenacqui, disse tono dell’Ue, compassato simo posto fracon gli Stati con a56mia madre: «Non preoccuparti, dipendenti pubblici ogni mille la prossima volta andrà meglio». abitanti, un terzo di quelli norvegesi, Siamo state sempre impreceduti anche dallatalmente Germania. pegnate fare, che abbiamocalati avuto Nel 2018a erano 3.224.822, poco spazio per offenderci e zero di ventimila unità rispetto all’anno interesse a mettere piedi sullein precedente e di beni 212.000 nostre caotiche tra azienconfronto a dieciscrivanie: anni prima, cenda e figli, spesso ci rimaneva tomila delle quali non decurtate dagli neanche un minuto per una ceretta, organici delle Regioni.

Il problema, grosso, viene dal fatto che non pare l’attuale pubblica Amministrazione sia in grado di gestire gli oltre 200 miliardi in arrivo da Bruxelles. Infatti, secondo il Forum Disuguaglianze Diversità, l’associazione Movimenta e il Forum Pa, la burocrazia italiana non è pronta ad affrontare l’enorme sfida che attende il Paese. I motivi? È sempre più anziana (l’età media continua a salire, oggi è prossima prima di andare a sfoggiare con ai 55 anni e gli ultrasessantenni fierezza l’accento sono il 16,9% delpiemontese tolate) ed ènelle spiagge liguri, nostre amategiovani; colonie. incapace di attrarre talenti A me e alle mie amiche imprendichi vi lavora non è formato in modo trici cuneesi, del politically correct, adeguato (la maggior parte delle non può fregar di meno. professionalità è sbilanciato verso In estrema sintesi, posso dirvi profili non si riscontra che la giuridici); parità di genere ci sarà nel una propensione all’innovazione momento in cui le nostre figlie e neppure a utilizzare il confronto troveranno senza problemi quel e la partecipazione per migliorare minuto per la ceretta, tra lavoro ele proprie conoscenze. famiglia, senza dover fare il triplo salto carpiato In definitiva la senza nostrarete. Pa è troppo Queste facezie sono pillole della incentrata sul rispetto formale dei nostra Women way, piccole strade processi, invece che sul raggiungitracciate di un modo di porsi che in cui mento sostanziale di risultati crediamo, in cui c’è percezione e cambino in meglio la vita quotidiaaccettazione di essere diverse dagli na di cittadini e imprese. Non posuomini, senza volontà di guerra tra siamo più permettercelo e, quindi, i sessi, senza necessità di emulare ecco l’auspicio che la coinvolge già il maschio, ma con precisa le intencitate nuove generazioni: la macchizione di lasciare un’impronta che narappresenti dello Stato edeve subito riuscireal ci possa esprimere a riformarele enostre a modernizzare massimo peculiaritàlae poi, burocrazia, selezionando i nostri sia chiaro una volta per tutte, caso mai ci chiamassero “streghe”, ci fa-è giovani migliori. La sfida del 2021 remmo pure una risata, perché qui questa. le streghe si chiamano “masche” e, come si suol dire, «Furba come una masca». Pertanto anche un tentativo denigratorio, a Cuneo, si tramuta inMauro un complimento. Gola Ditemi Presidente se dinon Confindustria è magia!Cuneo



Una meraviglia di ferrovia La Cuneo-Ventimiglia-Nizza “luogo del cuore” del Fai

L

a decima edizione de “I luoghi del cuore” si è conclusa con il miglior risultato di sempre per il censimento del Fondo Ambiente Italiano (Fai) e di Intesa Sanpaolo. La partecipa-

zione sorprendente, nell’anno del Covid-19, si carica di significato e racconta un’Italia coesa, vitale e fiera delle proprie bellezze: i voti sono stati ben 2.353.932, il record assoluto, con oltre 39.500 luoghi segnalati in 6.504 Comuni. Con 75.586 preferenze si è imposta la tratta ferrata Cuneo-Ventimiglia-Nizza, la “Ferrovia delle meraviglie” (foto di Giorgio Bernardi; il Qr Code rimanda alla gallery proposta dal sito ufficiale del Fai). Il podio è stato completato dal castello e parco di Sammezzano di Reggello (Firenze), che ha ricevuto 62.690 segnalazioni, e dal castello di Brescia (43.469). La linea, pensata e realizzata quasi due secoli fa, «è un luogo che ne racchiude molti altri, una straordinaria opera dell’ingegno umano che sfida i limiti fisici per creare un ardito collegamento tra territori e tra nazioni. Sulle sue rotaie si intraprende un viaggio che è scoperta del territorio e del paesaggio: oltre 100 chilometri di emozioni, durante i quali scorrono dal finestrino la pianura piemontese, le coste della Liguria di ponente e della Costa Azzurra francese, i parchi naturali delle Alpi Marittime e del Mercantour». La “Ferrovia delle meraviglie” nel 2016 era già stata inserita dalla rivista tedesca “Hörzu” tra le dieci tratte più belle del mondo. Questo successo, che inorgoglisce anche la Delegazione Fai di Cuneo guidata da Roberto Audisio, si spera offra lo stimolo per non solo salvare l’infrastruttura, ma per potenziare il servizio, turistico e non solo, che essa è in grado di offrire.

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Fotonotizia

[Foto: G.Bernardi]

Guarda il video

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La proposta concerne un arredo urbano in chiave smart, perfettamente integrabile con le più moderne tecnologie, per fornire una serie di servizi al cittadino e al turista, con una particolare attenzione all’ecosostenibilità

Tecno World Group ha brevettato il Technic Smart Pole

È made in Cuneo la soluzione smart per le città del futuro

L

Cristina Borgogno

a città intelligente che non vuole rinunciare al bello e al design si studia a Cuneo. Più precisamente a Madonna dell’Olmo, dove dalla visione di Alberto Mandrile quindici anni fa è nata la Tecno World Group, un system integrator che progetta e realizza

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soluzioni smart per privati, imprese e pubbliche amministrazioni. Entusiasmo da vendere e carattere caparbio, con l’obiettivo di restituire decoro e arte alle città che hanno sempre più bisogno di tecnologia, cinque anni fa, Mandrile ha avuto la sua intuizione: il Technic Smart Pole, prodotto completamente “made in Cuneo”

di cui la Tecno World Group ha registrato il brevetto. Di che si tratta? «È un palo modulare in cui vengono “appese” in modo ordinato le tecnologie. Un arredo urbano in chiave smart, perfettamente integrabile con le più moderne tecnologie, per fornire una serie di servizi al cittadino e al turista, con una particolare attenzione


Bello e Ben Fatto all’ecosostenibilità. Dalle tele-

la, per sette anni, è stata la

camere di videosorveglianza

Bottero spa. Lì, occupandomi

alle webcam e al sistema di il-

di manutenzione, ho scoperto

luminazione, per arrivare alla

la rete informatica. Dopo un

chiamata sos, ai servizi wi-fi,

piccolo percorso in un’azienda

ai monitor informativi, alle

come elettricista e poi nella

prese di ricarica come quelle

telefonia, nel 1999 ho avuto

per le e-bike, ma pure per le

a che fare per la prima volta

auto elettriche».

con una telecamera di rete Ip. Me ne sono subito innamora-

Com’è iniziata la sua avventu-

to e ho capito che avrei fatto

ra imprenditoriale?

questo nella vita. Ma creando

«Dico sempre che sono un

qualcosa di mio. Così è stato,

autodidatta. Ho 43 anni e ho

grazie anche al supporto e ai

iniziato a lavorare quando ne

consigli di mia moglie Anna».

avevo 16, dopo aver frequentato un corso di elettronica al

Era quello che sognava di fare

Cfp di Donero. La mia scuo-

fin da bambino?

Alberto Mandrile ha fondato la Tecno World Group circa tre lustri fa. 43enne, iniziò a lavorare quando aveva 16 anni e la sua ispirazione imprenditoriale è nata dalla scoperta delle telecamere di rete Ip

L’obiettivo perseguito da Alberto Mandrile e dal suo staff è restituire decoro e arte alle città che hanno sempre più bisogno di tecnologia

«Da piccolo sognavo soprattutto di fare qualcosa di nuovo. E, nel bene e nel male, ho sempre avuto la fortuna di fare ciò che volevo. Giocavo con i Lego, ne sono sempre stato un grande appassionato. Ho passato tanto tempo con mio nonno che faceva il bastaio (l’antico mestiere di chi fabbricava i basti, le selle di legno da porre sul dorso delle bestie da soma per collocarvi o appendervi il

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Limone Piemonte sarà un “case history” internazionale: è già sulla strada della smart city, con benefìci per residenti e i tanti turisti che scelgono una mèta tranquilla, a misura d’uomo, ma allo stesso tempo hanno bisogno di connessioni internet veloci, servizi digitali di ultima generazione e micromobilità sostenibile

carico, ndr) e così ho imparato

ci vede impegnati a Limone Piemonte, fin da

anche a lavorare il legno e a

prima dell’ultima alluvione. Ora, dopo alcuni ri-

restaurare mobili. L’elettronica

pristini importanti, l’obiettivo è fare di Limone

è arrivata con la prima espe-

il Comune turistico più smart per densità e per

rienza del corso».

collocazione territoriale. Inoltre stiamo fornendo la nostra consulenza alle municipalizzate di

Quando ha pensato al primo

Roma per importanti interventi all’Eur e sull’a-

modulo?

eroporto di Fiumicino, siamo al lavoro sulle

«È un prodotto nato nel 2015

piste ciclabili di Sanremo e Nuoro e, per quanto

da una sfida con il Comune di

riguarda la Granda, siamo particolarmente

Cuneo, con cui credo abbiamo

impegnati a Fossano che, sono sicuro, diventerà

fatto un grandissimo lavoro

presto un modello in provincia».

di riqualificazione del centro storico, partendo da un ampio

In che cosa la Tecno World è diversa dalle altre

progetto per la videosorve-

società che si occupano di soluzioni integrate?

glianza urbana. Da allora

«Siamo un team molto variegato, composto

abbiamo ottenuto diverse

di una quindicina di persone, in cui ognuno

consulenze a livello naziona-

porta la propria competenza: ci sono ingegneri

le e stiamo portando avanti

elettronici e specializzati in telecomunicazioni,

progetti integrati di vario tipo

amministrativi, commerciali, periti e tecnici,

in tutta Italia».

soci di capitale che credono nel mio progetto. Abbiamo pensato, integrato e costruito un

Dove per esempio?

prodotto di soluzioni smart chiavi in mano che

«Il più ambizioso, tuttora in

arriva al cliente in scatola. Proprio come un

evoluzione, è il progetto che

Lego. Pronto per essere installato in maniera

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A parte i componenti ad alta tcnologia, l’azienda di Madonna dell’Olmo si affida soltanto a qualificati artigiani della Granda estremamente rapida e intuitiva, senza troppe competenze specifiche. La sua modularità da un lato e la sua personalizzazione dall’altro ne garantiscono la totale flessibilità e la continua adattabilità in funzione dell’evoluzione del contesto in cui viene inserito». Dove realizzate il Technic Smart Pole? «Qui, in provincia. Siamo un’azienda che fa sviluppo e


Bello e Ben Fatto che si è affidata agli artigiani

coltivare tanta curiosità, ma

Tutto si è rimesso in moto e, benché avessimo

locali, cablatori professionisti,

anche tanta “fame”».

previsto una crescita del 20%, siamo riusciti a chiudere il 2020 in pareggio rispetto al 2019. Ora

fabbri per la parte meccanica, verniciatori. È una filiera arti-

A un anno esatto dall’inizio

nel piano industriale 2021-2023, grazie anche a

giana che, esclusa la tecnolo-

dell’emergenza sanitaria, quali

importanti investimenti a livello di marketing e

gia, come per quanto riguarda

sono stati gli effetti della pan-

a nuovi progetti di respiro nazionale, la pro-

le telecamere, è totalmente

demia nel vostro settore?

spettiva è di incrementare ancora».

cuneese».

«Ad aprile 2020 ci siamo di fatto fermati. Tutti pensano

Come immagina la città del futuro?

La provincia è quindi un serba-

che il settore della tecnologia

«Immagino uno sviluppo di qualità nei piccoli

toio indispensabile di compe-

non abbia avuto battute d’ar-

centri. Per le loro caratteristiche e problemati-

tenze per la sua azienda.

resto in questo anno di crisi

che le grandi città avranno maggiori difficoltà,

«Qui abbiamo la fortuna di

sanitaria, ma noi non lavo-

ma nelle cittadine ad altissima vocazione turi-

avere realtà raffinate e su-

riamo con le multinazionali.

stica il futuro è già presente. Penso che quello

per professionalizzate. Come

Il tessuto delle piccole e delle

di Limone Piemonte sarà un “case history”

system integrator noi siamo

medie imprese e gli enti locali

internazionale: una località di confine che è

un collante di diverse filiere,

hanno rallentato bruscamente

già sulla strada della smart city, con benefìci

che studia le proprie soluzioni

le attività per quattro mesi. Di

per residenti e i tanti turisti che scelgono una

mettendo insieme al know-

conseguenza anche il nostro

mèta tranquilla, a misura d’uomo, ma allo

how la parte manifatturiera.

fatturato è calato. Per fortu-

stesso tempo hanno bisogno di connessioni

Noi produciamo i nostri mo-

na abbiamo recuperato bene,

internet veloci, servizi digitali di ultima gene-

duli, convinti che per le smart

anche perché siamo un’a-

razione e micromobilità sostenibile e, quindi,

city servano competenze

zienda ormai ben strutturata.

ecologica».

artigiane». Tanti ragazzi si stanno appassionando alla tecnologia e

Il progetto Technic Smart Pole della Tecno World Group è partito nel 2015 da una sfida con il Comune di Cuneo, avviando un imponente lavoro di riqualificazione del centro storico, partito da un ampio progetto per la videosorveglianza urbana

all’informatica e sognano di lavorare in questo settore. E molte scuole negli ultimi anni si sono specializzate nella formazione. Cosa consiglierebbe oggi a un giovane che vuole farsi strada in questo campo? «Di coltivare questa vocazione, di scegliere questo lavoro e di appassionarsi, ma sempre con un profilo umile. Le scuole oggi sono di alto profilo, ma, in base alla mia esperienza, sono convinto che, oltre alla formazione, sia fondamentale la voglia di mettersi in gioco e di partire dal basso. Bisogna avere e

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Una rivoluzionaria linea di cosmetici “regalati” dalla natura

Più belle con Barò grazie all’uva bio

Beppe Malò

S

apete cos’hanno in comune il sontuoso Barolo che state degustando e il fresco contorno occhi scelto dalla bella signora che sta cenando con voi? Entrambi contengono una quantità importante di polifenoli e, per questo, sono in grado di proteggere i nostri tessuti dal danno ossidativo prodotto dai radicali liberi, principale causa dell’invecchiamento della pelle. Forse nessuno avrebbe scommesso che l’enologia e la bellezza, un giorno, avrebbero incrociato i loro destini. Eppure, oggi, la cosmetologia ha messo a punto numerose formule che si basano su princìpi attivi naturali presenti nelle vinacce e nei semi d’uva. Se, ormai da anni, il ruolo del resveratrolo ha consentito di svelare le cause biochimiche del “paradosso francese” (per cui le arterie dei cugini transalpini invecchiano me-

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Tutta la produzione è conforme alle migliori pratiche del settore cosmetico ed è garantita dalla certificazione Challenge Test


Bello e Ben Fatto glio delle nostre, nonostante valori più elevati di colesterolo e di trigliceridi), oggi il plusvalore dei tannini offre alla ricerca cosmetica strumenti di grandissimo interesse. Tra le aziende più attente e più solerti nel comprendere e nel mettere a frutto queste nuove risorse c’è Barò Cosmetics, protagonista della nuova frontiera della cosmesi che ha da poco inaugurato la nuova sede albese, a Vaccheria di Guarene, in corso Asti 39.

Nebbiolo biologica, attenendosi alle migliori pratiche di produzione del settore cosmetico. Tutti i numerosi prodotti presenti in catalogo sono a base di un efficace fitoestratto ricavato da un’alta concentrazione di polifenoli contenuti nei semi d’uva coltivata biologicamente a Barolo. Il principio attivo è l’elemento chiave per ottenere una capacità antiossidante tra le più potenti messe a disposizione dalla natura ed è prezioso per riequilibrare i processi naturali che hanno sede nella cute. I prodotti di Barò Cosmetics sono garantiti dal controllo di tutta la filiera, da continui test in laboratori specializzati e sono certificati da Bio

Barò Cosmetics è un’azienda tutta italiana che presenta una linea innovativa di alta cosmetica e un nuovo modo di fare vinoterapia. Appartiene ai soci Alberto e Simone Toppino, Luca Barone e Guido Rosso e ha messo a punto una linea di prodotti a base di estratti di semi d’uva

La farmacista, cosmetologa e ricercatrice Giovanna Menegati e sotto, da sinistra, Luca Barone e Simone Topppino i quali, con i soci Alberto Toppino e Guido Rosso, guidano l’azienda Barò Cosmetics, da poco trasferita nella nuova sede albese

Un nuovo modo di fare vinoterapia che consente di provare il fantastico piacere dei trattamenti di una spa direttamente nell’intimità di casa Basic Europe e dal Centro di cosmetologia dell’Università di Ferrara. «I polifenoli», spiega la dottoressa Giovanna Menegati, farmacista, cosmetologa e ricercatrice, «grazie alle loro proprietà antiossidanti, sono i principali alleati naturali contro l’invecchiamento della pelle e combattono i radicali liberi. In sinergia con i lipidi eudermici, essi possono penetrare nell’epidermide idratandola in modo profondo e prolungato, ristrutturandola e purificandola». Barò Cosmetics ha acquistato le formule studiate dalla dottoressa Menegati e fornisce alla studiosa le vinacce di Nebbiolo provenienti da Barolo. La lavorazione della materia prima viene eseguita a cura della studiosa, così come la preparazione delle diverse linee di prodotti messe a disposizione delle clienti. Presso la sede albese lavorano 31 persone, con un’età media di 32 anni, impegnate nella ricerca e sviluppo curata dalla biologa dottoressa Giorgia Chiusano, nella vendita diretta e nella spedizione dei pro-

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«Ammetto», riprende Barone, «che la pandemia, per chi opera nell’e-commerce, è stata una variabile, un’opportunità che ha spostato molti utenti sui negozi virtuali. Fatta questa premessa, va detto che la nostra iniziativa piace perché è “green”, dal momento che rimette in circolo una materia prima considerata di scarto, la quale invece contieI prodotti sono al 100 per cento italiani e non contengono alcol, parabeni, paraffine, derivati animali e petrolati, né sono testati su animali

ne un tesoro di elementi naturali per la cura della bellezza. Perché il nostro prodotto è al 100% italiano e non contie-

Niente pubblicità tradizionale: la promozione avviene attraverso il sito e e i social e le clienti vengono assistite in tempo reale dotti. La commercializzazione non prevede intermediari, grossisti, distributori, agenti e negozi. I prodotti sono messi in vendita utilizzando solo i canali web, digital e social, oltre a un contact center che occupa quaranta consulenti di bellezza sempre disponibili gratuitamente, sia telefonicamente che in on-line chat.

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«In pratica», spiega Luca Barone, per otto

ne alcol, parabeni, paraffine,

anni direttore marketing della Giordano Vini,

derivati animali, petrolati, né

«abbiamo scelto di non investire risorse nel-

eseguiamo test su animali.

la pubblicità tradizionale, bensì di investire

Perché a tutto ciò affianchia-

tutto sui prodotti offerti gratuitamente tramite

mo un servizio di consegna a

operazioni di comarketing con i più importanti

domicilio e di assistenza post

operatori nel segmento retail e sui canali so-

vendita dichiarato eccellente

cial. Il passo successivo è quello di seguire ogni

dalle stesse clienti. E perché,

singola cliente utilizzando tutti gli strumenti

infine, puntiamo sulla ricerca

digitali, le community Facebook e Instagram, la

continua per lo sviluppo e la

messaggistica e la posta elettronica. Alle nostre

creazione di nuovi prodotti

clienti mettiamo a disposizione consulenze di

che ci consentono di avere

bellezza gratuite per rispondere a domande

un catalogo ampio ed esau-

che hanno per oggetto i prodotti, le loro carat-

riente che inizia con lo skin

teristiche e il migliore utilizzo a seconda delle

care sino a comprendere il

tipologie di pelle e di età».

make-up, gli integratori dell’a-

Quale è, dunque, la ricetta che sta premiando

limentazione e la nutraceuti-

Barò Cosmetics?

ca».

I radicali liberi: perché sono nostri nemici? I radicali liberi sono molecole o atomi particolarmente reattivi, perché non sono in equilibrio dal punto di vista elettromagnetico. A causa di questa caratteristica sono altamente instabili e cercano di tornare all’equilibrio “rubando” all’atomo vicino l’elettrone necessario per tornare a essere elettricamente neutri. Questo meccanismo crea nuove molecole instabili, innescando una reazione a catena che finisce con il danneggiare le strutture cellulari, a causa di reazioni ossidative. La produzione di radicali liberi è un evento fisiologico che si verifica nelle reazioni biochimiche cellulari, soprattutto in quelle che utilizzano ossigeno per produrre energia.


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Gianni Scarpace

a una parte c’è l’esigenza di ridare serenità ai clienti, dall’altra quella

di assicurare l’efficienza per alcuni aspetti che la pandemia ha sottratto al mondo intero: la vacanza e il relax. Oggi il nome magico per il settore fa rima con “Covid tested”, cioè un modo sicuro, dal punto di vista sanitario, di tornare a viaggiare. Chi è più attrezzato centra l’obiettivo e, proprio in questo campo, il nome Alpitour gioca facile perché, partendo da un marchio tutto cuneese, oggi è leader in Italia nel settore del turismo, sinonimo di professionalità, innovazione e scoperta ed entrato nell’immaginario collettivo come il gruppo che fa viaggiare gli italiani da oltre 70 anni. La struttura è composta da cinque divisioni che presidiano l’intera filiera del turismo e hanno sedi in Italia e

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Quando gli spostamenti saranno possibili, ecco la soluzione

I viaggi “Covid tested” di Alpitour all’estero: Tour operating, Aviation, Hotel management, Incoming e Travel agencies. Ognuna rappresenta un’eccellenza nel settore di riferimento e contribuisce alla solidità del gruppo e alle nuove forme di vacanza. Con queste premes-

ta alle esigenze delle persone e degli operatori turistici, in vista di una più ampia ripartenza dei flussi e degli spostamenti. Le Canarie, negli anni

se è facile capire come Alpitour abbia messo in campo una strategia precisa: accompagnare il turista dall’inizio del viaggio fino al ritorno a casa in sicurezza, garantendo qualità, convenienza e professionalità. I test antigenici rapidi in fase di check-in per il volo si sommano alle altre iniziative previste dal gruppo per sostenere le prenotazioni e la distribuzione come una maggiore flessibilità che si riflette sulla vasta possibilità di modificare e riscattare il voucher, oltre alle tutele ad hoc in caso di positività da Covid-19.

Ottanta primo ponte verso

Al via i corridoi affidabili verso le isole Canarie. E poi... La strada della ripartenza passa dai viaggi “Covid tested” e il Gruppo Alpitour ha deciso di avviare la prima fase della sperimentazione per le vacanze di questo tipo: corridoi sicuri verso le Canarie per verificare le misure inserite nelle proposte di viaggio. Una prima risposta concre-

Gabriele Burgio Presidente del Gruppo Alpitour

Dopo la sperimentazione nell’arcipelago spagnolo, il modello sarà replicato per altre mète, come Maldive, Zanzibar, Messico, Mar Rosso...


Bello e Ben Fatto l’estero, l’esotico a portata di mano, sono la prima mèta internazionale raggiungibile con le vacanze “Covid tested” proposte da Alpitour. Sono due le misure straordinarie comprese nella quota del pacchetto: un’agevolazione per effettuare il tampone molecolare 72 ore prima della partenza dall’Italia e un secondo test gestito direttamente dal gruppo, sia economicamente, sia operativamente, realizzato agli ospiti in resort prima del rientro. I viaggiatori saranno così rassicurati

Il Voi Arenella Resort di Siracusa. Per le Canarie, dopo il tampone molecolare 72 ore prima della partenza dall’Italia, Alpitour gestirà economicamente e operativamente un test prima del rientro

dalla propria e altrui negatività, oltre a essere alleggeriti di gran parte delle procedure

bar, Repubblica Dominicana,

collezione di resort e alberghi del Gruppo Alpi-

burocratiche e sanitarie per gli

Mar Rosso, Messico e ulteriori

tour, annuncia che anche quest’anno le strut-

spostamenti. I voli Neos colle-

destinazioni irraggiungibili

ture nella penisola saranno conformi al proto-

gheranno Milano Malpensa a

da un anno e che molti non

collo “Sicuri con voi”, realizzato da un pool di

Tenerife e Fuerteventura.

vedono l’ora di riscoprire.

esperti e società di consulenza che si occupano

Le strutture selezionate saran-

di certificazioni ambientali e di sicurezza.

ch Resort a Fuerteventura.

Con le strutture alberghiere “Sicuri con voi” ritorna il mito dell’estate italiana

Il Gruppo Alpitour indica

La voglia di viaggiare è limi-

Le ultime ricerche segnalano, infatti, come gli

così quella che auspica possa

tata dalla pandemia, si re-

italiani vogliano partire al più presto. “VoiHo-

essere la nuova procedura per

stringono le scelte delle mète

tels” riproporrà così nelle proprie strutture in

le vacanze internazionali: a

nel mondo. Di certo in Italia

Italia il protocollo “Sicuri con voi”, costruito

seguito della sperimentazione

è possibile individuare alcuni

attorno a cinque passaggi interconnessi: “Sani-

alle Canarie, la volontà è di

splendidi luoghi di vacanza in

fica, distanzia, comunica, proteggi e gusta”.

replicare il modello per altre

cui sicurezza, bellezza della

Ogni passo segue le linee dell’Oms per la prepa-

mète ritenute idonee, come

natura e relax si coniugano

razione di camere e spazi comuni, aree giochi,

Maldive, Madagascar, Zanzi-

perfettamente. “VoiHotels”, la

spiagge e ristoranti, ma aggiunge ulteriori ser-

no di Alpitour e Francorosso, rispettivamente il Jacaranda e l’H10 Costa Adeje Palace a Tenerife e l’Occidental Jandia Playa e il Barcelò Castillo Bea-

L’auspicio è che nei prossimi mesi vi sia un graduale ripristino della circolazione fra le regioni conformi a determinati requisiti sanitari: si tratta di un’altra piccola conquista per l’Italia che riparte; una speranza che conferma una voglia di viaggiare che non si è mai spenta.

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Bello e Ben Fatto

Carlo Stradiotti Amministratore delegato di Neos

Si auspica l’avvio di un percorso che porti, con le dovute cautele, alla ripartenza dei voli e del turismo

vizi, aspetti e misure di sicurezza che accompa-

dell’isola il Voi Baia di Tindari

gnano gli ospiti durante tutta la vacanza. Sono

Resort, alle pendici dei mon-

state implementate nuove funzioni sulla app di

ti Nebrodi. In Puglia, sulla

“VoiHotels”, come il web check-in e il no cash

splendida costa del Salento, si

in house, oltre a rendere disponibili i program-

trovano invece il Voi Alimini

mi quotidiani, con la possibilità di prenotare at-

Resort e il Voi Daniela Resort,

tività, spettacoli e tavoli nei ristoranti. Gli orari

poco distanti dalle suggesti-

sono stati dilatati, il buffet è stato sostituito dal

ve Otranto e Lecce. Chiude la

servizio al tavolo e con menù da asporto.

raccolta la Calabria, con il Voi

Il “Voi Concierge” proporrà esperienze sul

Floriana Resort, a poca distan-

territorio conformi a procedure di prevenzione,

za dal parco naturale di Capo

mentre le attività per adulti e bambini sono

Rizzuto e il nuovo Voi Tropea

state fortemente ampliate per creare gruppi più

Beach Resort, a pochi chilo-

piccoli, senza rinunciare al divertimento.

metri da Tropea. Un discorso a

I “VoiHotels” della collezione leisure: in Sar-

parte meritano i due Lifestyle

degna il Voi Tanka Village a Villasimius e il Voi

a Taormina: il Voi Grand Hotel

Colonna Village a Olbia, vicino a Golfo Aranci;

Atlantis Bay e Voi Grand Hotel

in Sicilia, nei dintorni di Siracusa, luogo ideale

Mazzarò Sea Palace, cinque

per respirare la storia fra Noto, Modica, Taor-

stelle lusso dalle atmosfere

mina e Agrigento, ci saranno il Voi Arenella

magiche, affacciati su due

Resort e il Voi Marsa Siclà Resort a Scicli, nei

insenature private e a poca

luoghi del commissario Montalbano; a nord-est

distanza dalla funicolare.

Coccolati e protetti in ogni fase: la sperimentazione (riuscita) della tratta aerea Milano-Nanchino di Neos Per spiegare meglio quali sono le possibilità, occorre fare un passo indietro, al 26 novembre 2020. Alle 13,45 di quel giorno decolla dall’aeroporto di Milano Malpensa il primo volo “Covid free” internazionale con destinazione Nanchino. Il collegamento diretto è operato da Neos, la compagnia aerea del Gruppo Alpitour che, durante l’emergenza dei mesi scorsi, si è distinta per lo stretto rapporto di collaborazione e sostegno con le istituzioni cinesi e il Governo italiano. Il volo diretto di Neos, che unisce Malpensa a Nanchino, è l’unico oggi operativo fra i due Paesi: la compagnia aerea ha voluto perciò inserire a suo carico un terzo tampone rapido durante il check-in, per ridurre al minimo i rischi del personale navigante e dei passeggeri. Il test si somma al tampone molecolare e al test sierologico, richiesti dalla normativa cinese e da effettuare entro le 48 ore che precedono la partenza. I passeggeri, avvertiti in precedenza, sono accolti in aeroporto e guidati dal personale sanitario nell’iter di registrazione, realizzazione e comunicazione dell’esito del tampone. L’area adibita ai test è allestita in una zona contigua a quella dei check-in, con percorsi dedicati, onde garantire il corretto distanziamento in ogni fase. L’ulteriore passo inserito in fase di check-in è stato deciso in seguito alla raccomandazione del Consolato generale cinese e dell’Amministrazione dell’aviazione civile della Cina (Caac): l’obiettivo è predisporre il rafforzamento delle misure di prevenzione contro la trasmissione del virus, scongiurando il blocco delle attività e dei flussi fra i due Paesi. Una volta atterrati a Nanchino, è previsto un ultimo tampone per confermare la negatività dei passeggeri al Covid-19. Carlo Stradiotti, amministratore delegato di Neos, dichiara a “Made In Cuneo”: «Siamo molto soddisfatti dell’importante traguardo raggiunto. In questi mesi Neos si è spesa profondamente per il Paese, realizzando voli umanitari e di rimpatrio. Ora è essenziale fissare una procedura che ponga le basi per un protocollo condiviso, propedeutico all’avvio di un percorso che porti, con le dovute cautele, alla ripartenza del trasporto aereo e del settore turistico. Speriamo che questo possa essere un primo passo in tale direzione».

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Tailored Advanced Logistics


Putet Carlo

Carlo Putetto, come a suo tempo Pietro, fa parte del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Cuneo, «occasione importante di dialogo e confronto con persone amiche che condividono la passione e i rischi che questo ruolo comporta» Didascalia

Carbonteam: l’innovazione ha un cuore che batte nella Granda Anna Cavallera

C

ome, per quattromila anni, fior di studiosi, da Aristotele a Pitagora, da Paracelso a Flamel, si sono dedicati alla ricerca della pietra filosofale, così Carlo e Pietro Putetto sembrano continuare nella ricerca del nuovo oro e della quadratura alchemica, il simbolo geometrico del triplo potere della famosa pietra della saga di Harry Potter. A Saluzzo, angolo di straordinaria bellezza della Granda, passando per la sindrome di Icaro e per le macchine di Leonardo da Vinci, i poliedrici e talentuosi fratelli si sono imbattuti nella fibra di carbonio, materiale che ha permesso loro di fare impresa, proiettandosi nel futuro. Pietro e Carlo ereditano la capacità imprenditoriale dal

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tto Il veicolo sperimentale elettrico Blizz Primatist, “made in Saluzzo”, ad aprile in Puglia punterà al record mondiale di velocità

padre Giuseppe, titolare dal 1968, insieme al capostipite Romolo, della Putetto srl, società di impianti idraulici ed elettrici destinati a uso sia civile che industriale. Oltre alla professionalità e all’amore per il lavoro, l’imprenditore instilla nei figli un’altra passione, quella per l’aeromodellismo e per gli aerei, che li porterà a spiccare il volo nel mondo dell’impresa, con l’azienda Carbonteam srl. Dalla costruzione di modelli radiocomandati Pietro e Carlo sono passati alla realizzazione di velivoli veri e propri (un aliante e un ultraleggero) e l’approccio concreto all’aeronautica li ha condotti all’arte del saper

Emergenti fare con nuovi materiali avveniristici, come la fibra di carbonio. Essa possiede le stesse caratteristiche e resistenza dell’acciaio, ma ha un peso assai inferiore, così da consentire un aumento delle prestazioni e soluzioni innovative. Dopo la laurea in ingegneria aerospaziale (Pietro) e meccanica (Carlo), i Putetto decidono di proseguire la tradizione di famiglia diversificandone l’attività e il core business legato all’impiantistica. Nel 2007 fondano la Carbonteam, realtà attiva nell’àmbito dei materiali compositi, specializzata nella progettazione e nella produzione di parti e componenti personalizzati nei settori industriale, racing, automotive, medicale, robotico e design. Costruiscono due forni per la lavorazione del materiale e iniziano subito a esportare per un importante costruttore svizzero i pezzi destinati al campionato automobilistico Gt3. Nel 2009 abbandonano la prima sede per spostarsi in via Sabatini 15, luogo dove troverà posto, nel 2011, la prima autoclave, il massimo della tecnologia costruttiva dei manufatti in fibra di carbonio. Nel 2014 acquistano il nuovo plotter di taglio, nel 2017 arriva la seconda autoclave e nel 2018 si dotano della fresa a 5 assi per la creazione di modelli e stampi in resina e la rifilatura del materiale composito. La fibra di carbonio, conservata in freezer a meno 20° C, è lavorata nella clean room, stanza asettica ideale per la laminazione dei pre-pregs, dove sono garantiti il raggiungimento e il mantenimento di condizioni ottimali di temperatura, umidità e concentrazione di polvere in aria. Dopo che la grande fresa ha creato il modello,

si procede allo stampo in fibra di carbonio, il quale sarà messo in un sacco a vuoto, quindi inserito nelle autoclavi (1,4x4 metri e 1,10x3 metri). Da queste uscirà il pezzo che, una volta assemblato, dovrà superare il controllo qualità. La forte esperienza di Carbonteam nella realizzazione di prodotti di livello garantisce la fornitura di componenti assemblati e verniciati personalizzati, dalla produzione di tavole da sala operatoria alla realizzazione di componenti di automobili sportive extralusso (le top-player italiane delle supercar e le automobili per le mitiche sfide sul circuito di Le Mans), dall’oggettistica d’arredamento ai nuovi progetti innovativi nel settore ciclo. Con il tempo Pietro sceglie di dedicarsi in prevalenza alla Putetto srl, mentre Carlo prende in mano le redini della Carbonteam e l’azienda, che nell’ultimo anno ha raddoppiato i dipendenti (quattro donne e altrettanti uomini), diventa un punto di riferimento nella lavorazione della fibra di carbonio. L’esperienza pluriennale sviluppata nel campo dei materiali compositi ha permesso a Carbonteam di collaborare alla creazione del Blizz Primatist, veicolo sperimentale elettrico ultraleggero per il quale i Putetto hanno realizzato componenti della carrozzeria e delle parti strutturali. Al suo volante Gianmaria Aghem, ad aprile, a Nardò (Lecce), punterà a battere il primato mondiale di velocità nella categoria A VIII 1 (fino a 500 chilogrammi). L’azienda collabora con enti e importanti istituti del settore tecnologico e industriale, dal Politecnico di Torino all’Unione Industriale torinese, a Confindustria Cuneo. Nell’associazione datoriale provinciale Pietro ha svolto il ruolo di consigliere per tre anni e altrettanti come vicepreMentre Pietro Putetto ha deciso di dedicarsi in prevalenza all’azienda fondata nel 1968 dal nonno e dal padre, Carlo guida la Carbonteam

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Emergenti

Carbonteam, fondata nel 2007, progetta e produce parti e componenti nei settori industriale, racing, automotive, medicale, robotico e design

Pietro è nel Direttivo del Comitato Piccola Industria, mentre Carlo fa parte del Gruppo Giovani Imprenditori di Cuneo sidente nel Gruppo Giovani Imprenditori. Al momento è consigliere del Comitato Piccola Industria. Carlo fa parte del Ggi di Cuneo e tal proposito commenta: «Il Gruppo Giovani Imprenditori è un’occasione importante di dialogo e confronto con persone che, come me, condividono non solo il modo di affrontare l’impresa, ma anche la passione e i rischi che questo ruolo comporta. Nel tempo, oltre a crearsi una buona rete d’impresa che mi permette di confrontarmi sui problemi concreti e sulle tematiche inerenti all’azienda, sono nate amicizie che proseguono al di fuori del lavoro». «La fibra grezza è fatta di grafite, compressa e poi intrecciata come un tessuto, fino a creare un filamento all’interno del quale possono esserci sino a 12000 fili di carbonio», spiega Carlo, tornando a parlare dell’a-

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zienda. «La manodopera è costosa perché non è automatizzata e il valore aggiunto è rappresentato proprio dalle persone: senza la loro capacità i macchinari sarebbero inutili. Il gruppo riesce a serrare i ranghi sui progetti. La mia più grande soddisfazione è avere capaci collaboratori di fiducia che fanno affidamento su di me, oltre ai clienti che rispondono bene ai nostri prodotti. La costante crescita dell’azienda mi inorgoglisce e mi tira giù dal letto presto la mattina, carico di energia. È un lavoro difficile, da svolgere con precisione: per reggere la concorrenza bisogna puntare sulla qualità del lavoro e dell’ambiente lavorativo». Carlo Putetto racconta come essere imprenditori sia un ruolo che comporta burocrazia e solitudine: «È difficile fare impresa tutti i giorni, ma, se ce l’hai nel sangue e credi sino in fondo nella tua idea innovativa, pian piano riesci ad acquistare la fiducia dei clienti e prendi il volo». È passato dal fare fisicamente i pezzi a spiegare come si fanno, a coordinare le persone, ma l’inizio è stato traumatico, con le crisi del 2008 e del 2012, entrambe superate. «Bisogna sempre resistere e per arginare

questo isolamento l’anno scorso ho istituito un Consiglio di gestione», un gruppo formato da esterni e interni, per discutere, confrontarsi ed elaborare strategie capaci di far affrontare all’azienda una crescita sostenibile e a lungo termine. «Vorrei creare un team variegato per lavorare insieme, divertendosi. Come dichiara Anthony Hesketh, professore associato della Lancaster University, “Salire su un board richiede di fare un passo indietro. Il ruolo è quello di esaminare, incoraggiare, consigliare e non operare”». Per consegnare in tempo le commesse spesso gli capita di rifilare i pezzi il sabato e la domenica: il lavoro manuale diverte e soddisfa il giovane imprenditore. «Non avrei mai potuto fare il dipendente: senza che me ne accorgessi, i miei genitori mi hanno insegnato a essere responsabile, perfezionista, severo ed esigente con me stesso». La formazione ricevuta cerca di trasferirla ai più giovani, tant’è che, oltre a insegnare dal 2011 presso il Cemi (Centro europeo di modellismo industriale) di Savigliano, da quattro anni ospita presso la sede di via Sabatini la Squadra corse del Politecnico di Torino che, grazie alla collaborazione con Carbonteam, nel 2019 si è aggiudicata la medaglia d’oro nella gara Formula Sae, ottenendo anche il prestigioso premio “Abarth”. Da bambino Carlo sognava di fare l’attore o il dentista, mentre studiava il violino e giocava al piccolo mago. Oggi colleziona carte legate all’automotive, gli piacciono «tutte le vecchie cose che puzzano di officina» e fa il papà di Ludovica, Costanza ed Umberto. «Tengo a trascorrere il mio tempo con loro, a vederli crescere. Mia moglie Federica mi aiuta a gestire i rapporti umani con i collaboratori, aspetto che a Ingegneria meccanica nessuno ti insegna ed è invece importantissimo, perché tutti i giorni gestisci persone. Non per niente Sergio Marchionne aveva una laurea in psicologia: oltre al master in business administration, ne farei uno in psicologia anch’io».

«È un impegno difficile, da svolgere con precisione: per reggere la concorrenza bisogna puntare sulla qualità del lavoro e dell’ambiente lavorativo»


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Progetto di Arcidiocesi di Torino e Intesa Sanpaolo

Monsignor Cesare Nosiglia: «Rivolgersi ai “piccoli” è un modo obbligato di essere realisti»

Un forte sostegno alle microimprese e ai lavoratori autonomi messi in crisi dal Covid

T

Mariachiara Giacosa

ante hanno chiuso per il lockdown dell’anno scorso, altre devono fare i conti con attività a singhiozzo; migliaia hanno fatto ricorso alla

cassa integrazione, molte non hanno comunque le forze per rialzarsi e intercettare, quando ci sarà, la ripresa. Sono le vittime della crisi sanitaria prima e di quella economica poi. Sono la base del tessuto produttivo del Piemonte, fatto da migliaia di microimprese che hanno fatto la forza di questo territorio e che ora scricchiolano, quando non crollano. La flessibilità e la tenuta delle aziende piccole, che tante volte in passato sono state più dinamiche dei colossi e delle multinazionali, ora potrebbero sgretolarsi, sotto i colpi del Covid-19. Si rivolge a loro l’iniziativa, lanciata da Arcidiocesi di Torino e Intesa Sanpaolo, che punta a sostenere le microimprese e i lavoratori autonomi colpiti in modo particolare dalla pandemia e dall’incertezza economica. L’obiettivo è un servizio di accompagnamento al credito per riprogrammare un futuro lavorativo, un supporto professionale per la valutazione dei progetti, ma anche una sorta di sostegno morale garantito dalle competenze finanziarie dei soggetti in campo. I finanziamenti concessi, rimborsabili entro sei anni, beneficiano di un tasso dello 0,4% grazie alla garanzia prestata dalla Fondazione “Operti”,

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Mons. Cesare Nosiglia (classe 1944) dall’11 ottobre 2010 è 94º arcivescovo metropolita di Torino e dal 12 ottobre 2019 amministratore apostolico di Susa

moltiplicata da Intesa Sanpaolo. «È un passo avanti rispetto al fondo “So.rri.so.” nato nello scorso maggio, al termine del primo lockdown nazionale, per volontà delle Diocesi di Torino e Susa, per promuovere l’idea che la solidarietà possa essere un fatto concreto», spiega monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino. «“So.rri.so.” è un fondo di solidarietà a sostegno delle fasce

grigie che rischiano di intercettare pochi strumenti di aiuto, come le partite Iva e chi ha contratti di lavoro non stabili e precari. Oggi partiamo con una seconda filiera di intervento rivolta specificamente a microimprese e lavoratori autonomi, per permettere loro di avere un altro strumento che li sostenga in questo momento di grande difficoltà. Abbiamo pensato a questo target specifico


La Bella Storia perché sappiamo come il tessuto produttivo locale e nazionale sia costituito dalla micro e dalla piccola impresa». Il progetto coinvolge le associazioni di categoria (Cna, Coldiretti, Confesercenti, Confcommercio, Confartigianato e Api) e Compagnia di San Paolo che hanno il compito di promuovere le opportunità del progetto. I territori interessati coincidono con il perimetro dell’Arcidiocesi di Torino: 137 Comuni della Città metropolitana, 6 in provincia di Asti e 15 in provincia di Cuneo (sono Bra, Savigliano, Racconigi, Sommariva del Bosco, Sanfrè, Polonghera, Moretta, Murello, Marene, Monasterolo di Savigliano, Faule, Cavallerleone, Cavallermaggiore, Casalgrasso e Caramagna Piemonte). «Il nostro dialogo con gli enti che hanno a cuore il sostegno sociale delle nostre comunità ha radici molto profonde», sostiene il presidente del Consiglio d’amministrazione

di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro. «Noi siamo una banca d’impatto e questo ci permette di dare ascolto e risposta a esigenze che vanno oltre alla tradizionale attività creditizia, ma che reputiamo fondamentali per il benessere comune». Gros-Pietro parla poi di «uno strumento facilmente accessibile, formulato con la specifica finalità di dare rapido sollievo a categorie oggi in grande difficoltà per le conseguenze dell’emergenza sanitaria in corso».

prosegue, «l’iniziativa di oggi è in grado di attivare investimenti che renderanno le imprese beneficiarie più solide e “attrezzate”, rendendo al contempo più solido e attrezzato anche il tessuto economico del nostro territorio nel suo complesso». Territorio su cui il Covid-19 ha avuto l’effetto di un uragano. L’impatto della pandemia sul tessuto socioeconomico piemontese è drammatico. Secondo i dati di Ires Piemonte fino a dicembre 2020 oltre 33 mila aziende e quasi 100 mila lavoratori hanno fatto ricorso alla cassa integrazione in deroga, con una spesa stimata di circa 182 milioni di euro. Solo tra gennaio-novembre 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, si registrano 174 mila assunzioni in meno ed è aumentato il numero di famiglie bene-

«Oltre al beneficio immediato»,

ficiarie di misure pubbliche a sostegno del reddito, come il reddito di emergenza, richiesto da 15,1 famiglie piemontesi ogni mille, più della media nazionale. Sono numeri che potranno ancora peggiorare nel prossimo futuro e che l’arcivescovo Nosiglia ha ben presenti: «È impressionante, quando centinaia di lavoratori si ritrovano senza prospettive perché ciò moltiplica l’incertezza e la precarietà di migliaia di famiglie. Tuttavia l’esperienza della Pastorale del lavoro, a Torino e in tutto il Piemonte, ci ha insegnato che, dietro i grandi complessi industriali, ci sono situazioni di disagio capillari e ramificate, e questo vale soprattutto per l’area torinese, colpita più duramente dalla ristrutturazione dell’automotive, ma anche per le realtà cuneese e astigiana». «Rivolgersi ai “piccoli”, allora, non è soltanto una questione di giustizia distributiva, ma un modo obbligato di essere realisti», afferma l’Arcivescovo. «Perché le situazioni di disagio che sono circoscritte a un’impresa, a una famiglia (o comunque a piccole quantità) possono trovare più facilmente prospettive, e addirittura soluzioni, proprio nel contesto locale». Monsignor Nosiglia azzarda un paragone: «Anche noi ripartiamo dal “microcredito” lanciato in India o in Africa proprio per sostenere l’attività economica delle donne e dei nuclei familiari. Si è visto

Gian Maria Gros-Pietro: «Uno strumento facilmente accessibile, formulato con la specifica finalità di dare rapido sollievo a categorie oggi in grande difficoltà»

Gian Maria Gros-Pietro (classe 1942) presiede il Consiglio d’amministrazione di Intesa Sanpaolo dal 27 aprile 2016. Fa parte del Cda dell’università Luiss Guido Carli di Roma

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La Bella Storia negli anni come que-

quotidiano e nei grandi

sto meccanismo, poco

progetti. In Piemonte

globale, ma davvero

nell’ultimo anno ab-

molto concreto, ha

biamo contribuito alla

generato sviluppo e

crescita di dodicimila

aiutato moltissime

organizzazioni del terzo

persone a uscire dalla

settore con erogazioni

miseria. Dove si riesce

per 89 milioni di euro».

a intervenire nel piccolo,

Nonostante i numeri

spesso si prevengono

della crisi, Diocesi di

guai di portata mag-

Torino e banca sono

giore. La riprova che questa scommessa ha un senso anche economico è venuta, mi pare, proprio dal mondo del credito: le banche con cui stiamo operando si sono impegnate a fare la loro parte, mettendo a disposizione risorse a tassi agevolati, con la garanzia della nostra fondazione “Operti” che agisce come braccio operativo della Diocesi di Torino». Quella che arriva dal mondo del credito è in effetti una mano tesa: «Il Piemonte per noi è un’area strategica», osserva ancora Gian Maria Gros-Pietro. «Qui

convinti che la ripresa sia afferrabile. «Abbiamo piena fiducia nel potenziale di crescita della città e del Piemonte e nella forza propulsiva che questo territorio può esprimere», assicura Gros-Pietro. Per monsignor Cesare Nosiglia è proprio nelle situazioni di accentuata difficoltà che la solidarietà può aiutare le persone e le aziende: «La struttura produttiva articolata in aziende medie e piccole può esporre, in qualche caso, a fragilità improvvise e perciò più difficili da affrontare. Sono tutti elementi che richiamano

abbiamo oltre il 10 per

il concetto di solidarietà

cento del nostro per-

fra territori sì diversi,

sonale e qui, nel corso

ma uniti nella mede-

del 2020, la banca ha

sima realtà diocesana.

erogato 1,7 miliardi

Come è sempre accadu-

di euro per iniziative

to, per condividere risor-

legate all’emergenza

se, idee e prossimità

Covid-19 e 3,9 miliardi

con il resto del territorio

di euro di finanziamenti

subalpino, ci aspettiamo

che hanno aiutato le fa-

molto dalle comunità

miglie e le imprese nel

“cuneesi”».

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Il Gruppo Gino a fianco della Lilt Si è svolta l’importante iniziativa solidale promossa dal Gruppo Gino in collaborazione con la Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori) di Cuneo. Sulla scia del progetto realizzato nello stesso periodo del 2020 dalle concessionarie Gino Bmw e Mini, il Gruppo guidato da oltre 60 anni dalla famiglia Gino, oggi uno dei più importanti dealer d’Italia, ha rilanciato coinvolgendo tutti i brand rappresentati. Con una diretta Facebook Alessandro Gino, general manager del Gruppo, e Patrizia Manassero, presidente della Lilt Cuneo, hanno dato il via alla raccolta fondi destinata all’acquisto di un ecografo, per ampliare il più possibile gli esami diagnostici di prevenzione del tumore al seno. Alessandro Gino commenta: «Abbiamo ampliato l’impegno su un tema che sta molto a cuore a me e alla mia famiglia cogliendo l’occasione della Giornata internazionale della donna per continuare il progetto iniziato nel 2020. La proposta è stata accolta con entusiasmo dall’associazione WeCuneo che unisce oltre 220 commercianti del capoluogo. Grazie alla collaborazione con Satispay tutte le persone hanno potuto effettuare una donazione direttamente alla Lilt Cuneo. Chi non era provvisto ha potuto effettuare un bonifico tradizionale. Come Gruppo ci siamo impegnati a “trasformare” in denaro la potenza delle auto vendute nella settimana. Ogni “cavallo” è diventato un euro che ha contribuito a raggiungere l’obiettivo dell’acquisto dell’ecografo. L’iniziativa è stata un successo e ringrazio il Comune che ci ha concesso, nel pieno rispetto delle norme vigenti, di svolgere la presentazione in piazza Galimberti. Di lì abbiamo dato vita alla chiusura del progetto con una diretta Facebook raggiungendo gli oltre 250.000 utenti che ci seguono, sparsi in tutta Italia e non solo. La presenza di personalità quali il sindaco, Federico Borgna, il direttore di Confindustria Cuneo, Giuliana Cirio, il presidente della Fondazione Crc, Giandomenico Genta, oltre a quella fondamentale del primario di oncologia dell’Aso “Santa Croce e Carle”, professor Gianmauro Numico, e della dottoressa Ornella Garrone, ha permesso di dare un’importante valenza territoriale a questo evento. Continueremo su questa strada nel prossimo futuro». L’invito a donare resta valido ed è rivolto anche a tutti i lettori di “Made In Cuneo”: basta inquadrare il Qr Code, riservato ai possessori di Satispay, o effettuare la donazione tramite bonifico (Iban: IT63B0311110200000000007273; causale: “Donazione per ecografo”).

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La cultura, la storia e il turismo sono trait-d’union indissolubili

Russia e Italia Un amore ricambiato Nell’immagine grande: uno scorcio del ristorante “Barbaresco” nel cuore del centro storico di San Pietroburgo, che per un lustro è stato “un falò di Langa tra le onde di zinco del Baltico” . Dal punto di vista culturale vi sono accordi di collaborazione fra l’Ermitage e la nostra regione di elevatissimo spessore, con eventi straordinari

Pietro Giovannini

«N

on si può capire la Russia con la mente, nella Russia si può solo credere». Parafrasando il celebre aforisma di Fëdor Ivanovič Tjutčev, oggi «non bisogna credere alla Russia», almeno a ciò che se ne scrive in occidente: un misto di propaganda, demonizzazione,

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disinformazione e profonda ignoranza che spinge il mondo verso una seconda guerra fredda, in cui però stavolta i “cattivi” certo non sono loro. Esistono voci fuori dal coro, professionisti ed esperti (come Fulvio Scaglione o Giorgio Bianchi), ma non li vedete in prima serata in tv. Ed è un peccato, perché, se è vero che non esiste il lupo cattivo delle fiabe, meno ancora esiste l’orso cattivo di tutte le Russie. Il “Paese più grande del mondo” ha vissuto trent’anni incredibili, sopravvivendo a tragedie, saccheggi, scempi e devastazione economica, bruciando sulla pira del Mercato anche le (poche) cose buone del socialismo, soprattutto un assetto sociale

che garantiva un welfare reale a quasi 300 milioni di cittadini sovietici. C’era libertà? No. C’era felicità? Sì. In ogni caso la Russia ancora una volta è risorta e oggi è un Paese a tratti all’avanguardia (scientifica, culturale, geopolitica). Per capire cosa è davvero successo si leggano i libri bellissimi, commoventi e drammaticamente autentici di Svjatlana Aleksievich (premio “Nobel”


La Bella Storia

Nel “Paese più grande del mondo” l’attento interesse (che poi è vera ammirazione) verso tutto ciò che arriva dalla penisola (e anche dalla Granda) è mai venuto meno

2015), soprattutto “Tempo di seconda mano” che racconta gli anni ’90 di Boris Nikolaevič El’cin, uno che in occidente piaceva tantissimo sebbene facesse bombardare la Duma (con un migliaio di morti) nel golpe del 1993, evento praticamente ignorato dagli stessi media che poi avrebbero documentato minuziosamente le guerre cecene. Chi scrive in Russia va da oltre 15 anni e ha visto cambiare il Paese a una velocità impensabile, la stessa con cui mutava

Però qui racconto solo due cose tra le mille: l’amore sconfinato dei russi per l’Italia (ben oltre il Festival di Sanremo) e i legami a volte insospettabili che ci legano a quel Paese meraviglioso ben più ricco e sorprendente dei triti luoghi comuni. I legami sono anche, lo scrivo con gioia, molto piemontesi. Ad esempio lo stesso Tjutčev è stato un poeta, ma anche un diplomatico, accreditato a Torino a metà ’800. E se entrate al Consolato di Pietroburgo (dove il nostro personale, come all’Ambasciata di Mosca, all’Enit e alla Camera di commercio, è meraviglioso) vi accoglierà il busto di Costantino Nigra, primo ambasciatore del Regno d’Italia presso l’Impero russo, nonché uno dei protagonisti del Risorgimento accanto a Cavour. Tutti sanno che Pietroburgo

il parco auto di Pietroburgo o lo skyline di Mosca. Dai concerti della rock band “Leningrad” agli stadi dei mondiali di calcio, dai social media alle serie tv, dagli stilisti ai ristoranti, davvero la Russia non ha nulla da invidiare all’Europa (e tanto meno all’America). Un proverbio russo dice: «La Russia ci mette molto a sellare il cavallo. Però poi cavalca veloce!» ed è così.

venne “disegnata” (palazzi, giardini e chiese) dagli italiani: Rastrelli, Quarenghi, Rossi sono solo i nomi più noti dei tanti architetti che affrontarono quel compito sovrumano. Meno persone sanno che anche le mura del Cremlino (le prime mura in mattoni della Russia) furono edificate da muratori toscani chiamati da Ivan il Grande a meta ’400 e che la nuova piazza, per la bivalenza della radice Kras, non era affatto la Rossa, ma, molto meno internazionalmente, solo la Bella: la piazza più bella di Mosca,

L’ambasciatore d’Italia nella Federazione russa, Pasquale Terracciano, durante il collegamento in diretta con Mosca dell’Asta mondiale del tartufo bianco d’Alba. A destra: la Cattedrale della Resurrezione (Cattedrale di Smol’nyj), una delle più importanti chiese rococò di San Pietroburgo

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La Bella Storia appunto, come è ancora e come sarà sempre. Quasi nessuno sa poi che a Pietroburgo c’è una scuola, dedicata a Gianni Rodari (Cipollino in Russia è una star!), molto richiesta e in cui le lezioni sono in italiano. Quando i militari e gli scienziati russi arrivarono a Bergamo, a marzo 2020, qualcuno, afflitto da sindrome da caccia alle streghe, storse il naso dimenticando che spesso in passato la Russia

e Scarpa sono oggi proprietà russe, migliorando nettamente le prestazioni sui mercati. A Pietroburgo di solito dormo in un hotel di una catena italiana (Domina) e a Mosca sono tanti i grandi cuochi italiani famosissimi, tra cui ricordo i tre amici

come Mircko Zago (della celebre rete di locali di Arkadij Novikov), Nino Graziano (stellato siciliano del Semifreddo) e Davide Corso (lo chef nientemeno del Bosco Café ai Gum, i grandi magazzini belle époque sulla piazza Rossa). Con loro (e con Ente Fiera in-

era già venuta in aiuto dell’Italia e che comunque

ternazionale del tartufo bianco

dispone di uno dei dipartimenti di ricerca militare

d’Alba, Atl Langhe, Monferrato,

più avanzati del mondo: lo prova l’efficacia dello

Roero e Atl del Cuneese), ab-

Sputnik V che oggi, dopo tante ironie fuori luogo,

biamo indetto tanti eventi di

è richiesto da tutti. Potremmo ricordare che fu la

promozione, tra cui il prestigioso

flotta russa la prima a soccorrere la popolazione di

traguardo dell’Asta mondiale del

Messina dopo il terribile sisma del 1908 (al porto

2019 e del 2020, grazie a Amba-

c’è un tardivo monumento del 2012) e che furono

sciata, Enit ed Enoteca regionale

sempre i russi dell’esploratore Rudolf Lazarevich

piemontese “Cavour”, con sede

Samojlovich a salvare al Polo nord l’equipaggio del

nel castello di Grinzane.

dirigibile “Italia” di Umberto Nobile.

Ma le cose più belle forse le ab-

Ma torniamo ai giorni nostri: i rapporti economici

biamo fatte a Pietroburgo, dove

bilaterali tra Italia e Russia sono molto solidi fin dai tempi di Togliattigrad (la città della Fiat) e delle prime forniture di gas del 1969. Malgrado lo sciagurato embargo, restano numerosissime le aziende con interessi e investimenti in Russia, e molte di esse sono piemontesi, quando non cuneesi. Vale anche il contrario: le aziende vinicole Gancia

I legami culturali, turistici e connessi all’enogastronomia della Russia con il Piemonte sono decisamente... bipartisan

ho abitato (cercando di imparare il russo, alla mia età) e che, parafrasando Iosif Brodskij, considero «una mia personale forma di paradiso». Nel 2011, come Enoteca regionale del Barbaresco, abbiamo “fatto” aprire un locale meraviglioso nel cuore del centro, chiamato proprio “Barba-

L’inaugurazione a Pietroburgo, nel 2011, del “Barbaresco”, locale che spopolò per cinque anni, presente Gérard Depardieu, che in alto vediamo “sfidare” Pietro Giovannini, deus ex machina dell’evento

resco”, che è stato per 5 anni un falò di Langa tra le onde di zinco del Baltico: all’inaugurazione c’erano il Gotha delle istituzioni piemontesi (Alberto Cirio in testa), tutta la Pietroburgo che conta, un Gerard Depardieu in gran spolvero (che parlava in italiano e chiamava il Piemonte sua seconda patria) e solo Barbaresco servito in magnum. Gli effetti li abbiamo visti negli anni successivi, con la crescita vertiginosa di turismo e consumi dalla Russia (feci apposta monitorare all’Enoteca spesa pro

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trenko (bravissima responsabile dell’Enit Russia), Fabio Mastrangelo (direttore Teatro di Stato di San Pietroburgo e della Filarmonica di Mosca), Marc Innaro (sede Rai di Mosca), Marisa Florio (Camera di commercio italo-russa) e Marzio Scamolla (S7 Airlines): un seminario sulle relazioni Italia-Russia in àmbito economico, turistico e culturale che ha toccato anche il problema dei visti reciproci che paralizzano i rispettivi mercati turistici, in attesa magari di una maggiore circolazione dei vaccini, propedeutica a quella delle persone. Sappiate comunque che in ogni momento il “Paese più grande del mondo” vi attende a braccia aperte, con tutto l’amore e l’ospitalità di cui è capace, per accogliervi, coccolarvi, sorprendervi e farvi felici. Cosa che a me è capitata ogni volta che ci sono andato. Soprattutto, sappiate che i russi, malgrado la cattiva stampa, sono tra i nostri turisti ideali: sono spesso persone timide, gentili e generose che parlano una lingua difficile, con un La pista di pattinaggio che ogni inverno viene allestita sulla piazza Rossa dall’Enit Russia, oggi diretta da Irina Petrenko. In basso: un altro momento dell’Asta mondiale del tartufo bianco d’Alba

capite e provenienza dei turisti).

Visit Piemonte), dal

Nel 2017 Mikhail Piotrovskij,

buffet all’Ermitage

il direttore dell’Ermitage, volle

alle due perfette cene

una mostra del Museo egizio di

di gala (la prima da

Torino, chiudendo con Antonella

Rudy presso Romeo,

Parigi (sia lode a lei!) un accor-

la seconda da Antonio

do di collaborazione tra i musei

Fresia presso Jérôme).

piemontesi e quello russo per

E intanto girai “i sotterranei

scambi annuali di eventi.

del museo” con un invidiatissi-

Il direttore dell’Egizio, Christian

mo pass “all areas” tra campi

Greco, realizzò una mostra incre-

di volley e gatti strafottenti,

dibile, ospitata nella galleria più

consegnando infine un magnum

prestigiosa dell’Ermitage.

di Barbaresco istituzionale alle

Come si vede la Russia per il

commosse mani di Piotrovskij...

Piemonte è davvero bipartisan!

il quale pareva ricevesse un

Io mi occupai, come sempre, di

Caravaggio!

cibo e vino con il grandissimo

Venerdì 5 marzo si è tenuta

Luciano Tona, Mauro Carbone

a Mosca la tavola rotonda su

dell’Atl Langhe, Monferrato, Roe-

“Russia-Attendere prego”, a

ro e l’agenzia regionale Spt (oggi

cura di Arium Lab, con Irina Pe-

altro alfabeto. Ma quando sognano, credetemi, lo fanno in italiano.

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Mollino Carlo

Molteplicità architettonica La sede della Federazione Provinciale Fascista Agricoltori di Cuneo

Visita il sito dedicato

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Arte Industriale

L’edificio cuneese progettato da questa eclettica personalità dà lo spunto per presentare una delle più belle intelligenze del XX secolo

Carlo Mollino (Torino, 1905-1973) fu architetto, designer, fotografo e aviatore

L

Fabrizio Gardinali

a tela ha una doppia focalizzazione: lo sfondo richiama Cuneo e la vallata dello Stura tagliata dai profili dei due ponti che sfumano fra le tracce degli edifici cittadini sulla destra e l’azzurro acciaio delle montagne sullo sfondo, sovrastate da nubi grigio-bianche che quasi si posano sulle arcate del nuovo ponte. Il primo piano è dominato da una figura femminile gradevole e nel contempo “quotidiana”, una sorta di ninfa domestica; accanto ha i frutti della terra, quasi un’allegoria del mondo rurale. Però la vegetazione circostante è insolita, esotica, in un certo senso irreale; un albero spezzato, cavalli al galoppo nell’alveo del fiume. L’atmosfera complessiva è nel contempo semplice e sospesa, vagamente surreale.

È opera di Italo Cremona, risente dell’influenza del suo maestro Casorati e dell’ambiente vivace della Torino di quello scorcio di anni ’30 ancorato fra suggestioni metafisiche e “ritorno all’ordine” di “Novecento” di Margherita Sarfatti. Il dipinto era di sicuro collocato nell’atrio della Federazione Provinciale Fascista Agricoltori, in corso IV novembre a Cuneo, palazzo realizzato dal giovane Carlo Mollino, da poco laureato, in collaborazione con Vittorio Baudi di Selve, cuneese di Confreria, su progetto definito nel 1933 e completato nell’estate del ’35 (il collaudo avvenne ad agosto). Diversi elementi lo confermano: intanto, per dimensioni, il quadro corrisponde perfettamente al vano con cornice presente all’ingresso. In secondo luogo la figura femminile tiene in mano, ben visibile, la planimetria dell’edificio di Mollino. Per la datazione ci si può riferire tra l’altro alla presenza del “ponte nuovo” di Cuneo, la cui costruzione terminò nel 1933 per quanto riguarda la viabilità stradale e completata nel 1937 per quella ferroviaria. Quindi coincide con la costruzione di Mollino, anzi un documento del gennaio 1935 dà la certezza che l’opera sia stata “commissionata” da quest’ultimo a decorazione dell’edificio rappresentandone allegoricamente le finalità e che essa sia stata realizzata alla fine dell’anno precedente. Va poi sottolineata l’amicizia fra i due scaturita nella Torino dopo la metà degli anni ’20 che vede la contemporanea presenza di personalità quali Lionello Venturi, Felice Casorati, la nascita del gruppo pittorico dei “Sei di Torino”, l’imprenditore e amante d’arte Riccardo Gualino ed Edoardo Persico. Sono gli anni in cui è direttore de “La Stampa” Curzio Malaparte, il quale chiama nel capoluogo piemontese Mino La tela di Italo Cremona da cui parte l’analisi di Fabrizio Gardinali. Il Qr Code porta al sito dedicato a Carlo Mollino curato da Fulvio e Napoleone Ferrari

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Arte Industriale

La Società Ippica Torinese, capolavoro architettonico, la cui demolizione avvenne nel 1960. A destra: un tavolino in compensato curvato ideato nel 1950 da Mollino. Sotto: l’auto “Bisiluro DaMolNar”, studiata in collaborazione con Enrico Nardi e Mario Damonte

Maccari, fondatore del “Selvaggio”, la rivista antiborghese della corrente “Strapaese”, sulla quale Mollino pubblica a puntate, fra il 1934 e il 1936, il suo romanzo “L’amante del Duca”. Mentre su “Casabella”, fra luglio e novembre 1933, uscì “Vita di Oberon”, sorta di autobiografia di formazione. Sul palazzo cuneese il progettista sarà in seguito alquanto severo, considerandola un’esercitazione ordinata, di corretta composizione in linea con il razionalismo dominante nel periodo, ma priva di slanci originali che ne denotassero un preciso carattere. Il progetto, che era stato presentato con il titolo “Luce”, è il frutto di un percorso di maturazione ancora in atto. Rivela, accanto all’attenzione rigorosa per la tecnica, la commistione fra un linguaggio razionale arricchito dalle istanze del secondo futurismo, con l’introduzione di almeno un elemento innovatore: è la prima realizzazione

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in Italia di una finestra “a nastro” su tutta la facciata curva ad angolo e completamente aggettante sulla scalinata di ingresso. Figura non facilmente inquadrabile, Carlo Mollino nasce a Torino il 6 maggio 1905, figlio di Eugenio, ingegnere e architetto alquanto stimato all’epoca, tra l’altro progettista delle Molinette. Era benestante, il che gli consentì di perseguire le sue molteplici passioni, quali lo sci, il volo, l’automobilismo, parti importanti di una personalità poliedrica, positivamente inquieta e ansiosa di esperienze e vitalismo. Si laurea in architettura nel 1931, lavora per un breve periodo nello studio del padre, per poi distaccarsene alla ricerca di una dimensione autonoma. Dopo il progetto per la Federazione Agricoltori di Cuneo, fra il 1937 e il 1940 realizza, sempre

Per la prima volta in Italia, a Cuneo viene realizzata una finestra “a nastro” su tutta la facciata curva ad angolo e completamente aggettante sulla scalinata di ingresso con Baudi di Selve, la sede della Società Ippica Torinese in corso Dante, inopinatamente demolita nel 1960, considerato uno dei suoi lavori più importanti, capolavoro architettonico in cui Giuseppe Pagano vedrà la capacità di «liricizzare il razionalismo» e di «rendere funzionale la poesia». Dagli anni Trenta si dedica anche all’attività di designer, progettando pezzi unici fatti artigianalmente o prodotti in piccola serie, fra questi ad esempio le sedie e gli sgabelli per la sala da ballo “Lutrario” prodotti dall’azienda cuneese “Doro Napoleone” nel 1960. “Doro” del resto aveva


Come designer, Mollino progettò pezzi unici artigianali o prodotti in piccola serie, fra questi le sedie e gli sgabelli per la sala da ballo “Lutrario” prodotti dall’azienda cuneese “Doro Napoleone” nel 1960

già realizzato alcuni elementi per la Federazione Agricoltori. La collaborazione con l’amico Cremona porta alla realizzazione degli arredi di casa Miller, in verità un semplice bilocale in via Talucchi, a Torino, dove il richiamo al surrealismo porta all’uso di accorgimenti, ispirati a forme naturali in una specie di rivisitazione dell’Art Nouveau che trasformano lo spazio e creano una sorta di straniamento. I suoi mobili, in gran parte pezzi unici, modellati su specifiche richieste, non sono destinati alla produzione seriale. Gli anni del secondo dopoguerra sono molto attivi per Mollino e vedono nascere alcuni dei suoi più interessanti lavori, come la Capanna del lago Nero di Sauze d’Oulx e il monumento ai caduti per la libertà a Torino, realizzato insieme allo scultore Umberto Mastroianni.

Parteciperà anche al concorso per la realizzazione del palazzo del lavoro di “Italia ’61” nel 1959, con Sergio Musmeci, uno dei principali ingegneri del tempo, e Carlo Alberto Bordogna:

arriverà secondo, l’incarico verrà affidato a Pier Luigi Nervi e sarà una delle maggiori delusioni della sua vita. Si dedicò pure all’insegnamento, prima come docente di “decorazione” poi di “architettura degli interni”. Dal 1953 ha la cattedra di “composizione architettonica” e diventa direttore dell’Istituto di composizione architettonica della Facoltà di architettura di Torino, un’esperienza abbastanza controversa e non pienamente appagante. Tenendo fede alla sua pluralità di interessi e al personale amore per i motori, nel 1954 allestisce per l’Agip-Gas l’autobus promozionale “Nube d’argento”, dall’originalissima livrea, che resterà “in servizio” fino al 1990. Del 1955 è la “Bisiluro DaMolNar”, studiata in collaborazione con Enrico Nardi e Mario Damonte: un’auto da competizione assai particolare, nata adottando il propulsore alla scocca e non viceversa. L’idea era privilegiare l’efficienza aerodinamica, ottenendo le prestazioni anche con un motore di cilindrata e potenza limitate. Ne nacque un veicolo composto da due carlinghe unite da un profilo alare che rivestiva il telaio tubolare a traliccio. Nella fusoliera di destra trovavano posto il pilota e il serbatoio, mentre in quella di sinistra erano alloggiati il propulsore, un Giannini di soli 750 cc, derivato dal quattro cilindri della Moto Guzzi da gran premio, e gli organi di trasmissione. Sul piano centrale campeggiava l’ampio radiatore in ottone di tipo aeronautico costituito da uno scambiatore termico acqua-aria formato da sottili lamelle

La Casa-Museo di via Napione affacciata sul Po La città di Torino che si espande vorace al ritmo del miracolo economico ingloba, nel 1960, la Società Ippica Torinese, primo capolavoro che ha portato alla ribalta il giovane Carlo Mollino sulle riviste d’architettura anteguerra. Ormai l’edificio e i suoi cavalli non sono più affacciati sui campi di periferia e l’Ippica viene impietosamente demolita. Il colpo è duro per Mollino, lui che non ha discendenza perde una tra le sue creature a cui più è affezionato. Nasce in quel momento la necessità e il progetto della “Casa per il Riposo del Guerriero”. Il Guerriero impiegò otto anni, senza correre (peraltro in quel momento stava costruendo la Camera di commercio e il Teatro Regio a Torino), per ristrutturare con funzionalità esoterica il piano nobile di una palazzina ottocentesca deliziosamente affacciata sul Po di fronte allo zoo. Tende di velluto, specchi, gigantografie di boschi, conchiglie e quant’altro gli era caro sono simbolicamente composti come un viatico per l’avventuroso viaggio nell’oltretomba, quello che sta compiendo ancor oggi tra noi... che non appare propriamente riposo. Mollino non abitò mai la Casa né la fotografò. Per il visitatore oggi il luogo condensa come rugiada la personalità eclettica del suo autore nutrito di cultura politecnica fertilizzata dalla cultura surrealista. Napoleone Ferrari Il Museo Casa Mollino di Torino è in via Giovanni Francesco Napione 2 ed è visitabile soltanto su appuntamento, scrivendo a cm@carlomollino.org.

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Arte Industriale

Grande appassionato di fotografia (celebri le bellezze mulìebri da lui immortalate), Mollino nel 1949 pubblicò “Il messaggio della camera oscura”, fondamentale trattato di storia e di critica fotografica

di rame. Era lunga 3,85 metri, larga 1,56, alta un metro, pesava solo 450 chili e poteva raggiungere i 215 chilometri orari. Partecipò alla “24 ore di Le Mans” guidata da Mario Damonte, ma la sua corsa durò solo due ore: venne buttata fuori pista dallo spostamento d’aria di una grossa Jaguar in fase di sorpasso. Nel periodo dal 1960 al 1968 Mollino realizzò la sua casa di via Napione 2, a Torino, che non fu mai abitata. Venne usata solo come set fotografico. Un luogo privatissimo, in pratica segreto, pieno di oggetti raffinati e costosi: uno spazio solo per sé, per i propri sogni e gli afflati

estetisti, dove coltivare le proprie passioni e, perché no, le proprie paure. Come la fotografia, della quale Mollino fu un appassionato tanto da pubblicare nel 1949 “Il messaggio dalla camera oscura”, fondamentale volume di storia e critica fotografica, senza dubbio la sua pubblicazione più importante. Scattò più di duemila immagini, dal 1936 al 1943 in grande formato utilizzando una Leica e dagli anni ’60 esclusivamente la Polaroid (la storia della fotografia di Mollino è consultabile qui: https:// www.carlomollino.org/photography). Esse raffigurano scene, interni, allestimenti, ma soprattutto donne,

Gli architetti Napoleone Ferrari, direttore del Museo Casa Mollino di Torino,e Michelangelo Sabatino stanno per dare alle stampe un volume dedicato all’architettura di Carlo Mollino che conterrà un ampio capitolo dedicato alla sede della Federazione Provinciale Fascista Agricoltori di Cuneo

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spesso in atteggiamenti sensuali e poco o nulla vestite, conosciute nei vagabondaggi notturni in città, anche negli ambienti un po’ ambigui e rifuggiti dalla borghesia perbenista. Scatti privati non destinati ad essere diffusi. È il periodo in cui ottenne i due incarichi forse più importanti della sua carriera: nel 1964 la progettazione della Camera di commercio e poi quella del Teatro Regio che venne inaugurato nell’aprile 1973. Pochi mesi dopo, il 27 agosto, morì improvvisamente, a soli 68 anni, nel suo studio torinese. Personaggio complesso, a volte ingombrante, fu autonomo sia nelle scelte professionali sia, ancor di più, nella condotta di vita. Giovanni Arpino lo definì «l’ultimo grande bizzarro», Federico Zeri «un inguaribile ragazzino». Mollino fu forse un incompreso, ma non certo un emarginato, più stimato all’estero che in Italia dove i suoi oggetti d’arredo nelle aste raggiungono quotazioni considerevoli. Riferendosi a se stesso, alle sue molte passioni e alla concezione che aveva della professione di architetto, ebbe a dire, con una buona dose di provocatoria ironia: «L’architetto oltre che poeta e matematico, dev’essere anche meccanico, ingegnere, avvocato, becero, maestro di belle maniere, ingoiatore di rospi e charmeur, danzatore con vecchia signora, incantatore di serpenti, pena la morte se rifiuta». Carlo Mollino progettò la sede della Camera di commerio e il Teatro Regio di Torino (sotto). Morì pochi mesi dopo l’inaugurazione di quest’ultimo


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I filari di “Cascina Gustava”, a ridosso del castello di Grinzane Cavour, acquisiti dalla Fondazione Crc e messi a disposizione degli studenti dell’Enologica di Alba

Il Re dei vini e vino dei Re nacque qui

fosi per diventare il “Re dei

re perfezionando le tecniche

I

vini e il vino dei Re”. Furono

di coltivazione, vendemmia,

i filari di “Cascina Gustava”,

trasformazione e affinamento.

uno dei cru più interessanti di

Il cammino, anche grazie al

Grinzane, a essere scelti dal

contributo del generale Paolo

conte Camillo Benso di Ca-

Francesco Staglieno, della

le della visita al maniero che dall’estate 2014 è

vour, il più illustre ospite del

contessa Giulia Falletti Colbert

sito Unesco nell’àmbito dei paesaggi vitivinicoli

castello, e sindaco del paese,

e dell’enologo francese Louis

di Langhe-Roero e Monferrato (il Qr Code ri-

per eseguire le operazioni che

Oudart, ha consentito la cre-

manda a un breve video che ne illustra storie e

consentirono di trasformare

azione di un vino sintesi per-

caratteristiche). Le falde dell’altura su cui domi-

«un vino chiaretto dal sapore

fetta tra il territorio e le sue

na il castello sono occupate da secoli da colture

abboccato» nell’eccellenza

eccellenze. Il vigneto è stato

a vigneto, ed è in questo luogo che nella prima

celebrata dai maggiori recen-

acquisito dalla Fondazione Crc

metà dell’Ottocento iniziò la sperimentazione

sori e dagli appassionati più

presieduta da Giandomenico

delle tecniche di coltivazione e di vinificazione

esigenti. Il Conte di Cavour fu

Genta, la quale l’ha messo a

che portarono al Barolo moderno. Camminare

assai lungimirante nell’intuire

disposizione degli studenti

tra quei filari porta il visitatore all’origine di un

le potenzialità che l’uva Neb-

della scuola enologica “Um-

mito, là dove il Nebbiolo cominciò la metamor-

biolo avrebbe potuto esprime-

berto I” di Alba.

Beppe Malò l vigneto sottostante il castello di Grinzane Cavour è uno dei più importanti e nobili retaggi della storia del Barolo. Per questo rappresenta un complemento irrinunciabi-

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La startup TakeMyThings, creata nel 2015, ha la missione di movimentare le cose sfruttando gli spostamenti di mezzi e persone: ecco la logistica a impatto zero

H

a mosso i primi passi nel 2015 e, ora che è... svezzata, la app TakeMyThings guarda a orizzonti assai vasti. Intuita e concretizzata come la “BlaBlaCar degli oggetti” dal saluzzese Francesco Demichelis, coltiva l’obiettivo, come spiega l’ideatore, «di fornire uno strumento digitale innovativo per trasportare le cose, ricorrendo agli spostamenti già previsti delle persone, a piedi o con ogni tipo di mezzo (privati, pubblici, elettrici, ecc.). Proponiamo una versione digitalizzata e sostenibile

La BlaBlaCar degli oggetti è saluzzese Il Qr Code consente di visionare in automatico lo spot tv di TakeMyThings per le reti Mediaset

di logistica e, per questo nostro impegno, alcuni mesi fa siamo giunti terzi all’evento “IoMobility Awards” per la categoria “City logistics”». Fra i tanti lati positivi della proposta vi è il fatto che essa sia concretizzabile in ogni ora della giornata, sette giorni su sette. Il progetto si sta dispiegando su tre fronti. Il primo è la piattaforma TakeMyThings vera e propria, su app gratuita scaricabile da Google Play e App Store, la quale opera in piena modalità crowdshipping (in italiano è

traducibile in “logistica della folla”) per il C2C (“customer-to-customer”, modello di business che consente ai consumatori di acquistare beni o servizi da altri consumatori): «Abbiamo circa 15.000 iscritti», chiarisce Demichelis, «e lavoriamo con qualche migliaio di operazioni all’anno. Gli utenti inseriscono gli oggetti che hanno la necessità di movimentare e altre persone li trasportano verso le destinazioni richieste, in occasione dei propri

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Startupper spostamenti che verrebbero comunque effettuati». Un’altra divisione si occupa delle attività B2B (“business-to-business”, il commercio interaziendale, locuzione usata per descrivere le transazioni commerciali elettroniche tra imprese): «Selezionando tipologie di cliente e di prodotto di alta qualità che necessitano di trasporti personalizzati e di standard elevati», spiega il Ceo, «trasportiamo con flotte di trasportatori attrezzati con mezzi green, quali bike, cargo bike e scooter elettrici». In ultimo, e non per importanza, cresce la progettualità con Bus Company/Benese denominata BusMyThings «che unisce le due anime di trasporto business con una flotta di sharing economy a impatto zero». Quella del movimentare oggetti mediante la rete del trasporto pubblico, per ora della Granda, appare un autentico uovo di Colombo. Bastava pensarci, ma prima nessuno l’aveva fatto. Molti possono essere coinvolti e usufruire del servizio: attività artigiane, officine, installatori, farmacie, carrozzerie, pasticcerie, uffici e studi professionali, minimarket di vallata, altre attività commerciali e chi più ne ha, più ne metta. I vantaggi sono numerosi: la costante disponibilità, la consegna in giornata anche nei fine settimana, la flessibilità e l’economicità, la sicurezza garantita e il fatto che siamo sempre in àmbito rigorosamente “eco friendly”. Il funzionamento è semplice: il cliente compila un modulo elettronico che viene trasmesso alla centrale operativa la quale, ricevuta la richiesta, elabora in tempo reale la soluzione migliore e risponde al cliente indicandogli i dettagli e le istruzioni per

effettuare la spedizione. Questi si reca alla fermata indicata e consegna il pacco al conducente. A sua volta, il destinatario si recherà alla fermata a lui più comoda per ritirare quanto sta attendendo. Un’app gestirà l’intero processo di spedizione, dall’ordine alla consegna, e ogni pacco sarà tracciato in modo

univoco. Peraltro il destinatario non sarà obbligato ad arrivare puntuale alla fermata, perché il suo pacco potrà essere depositato in un locker e pertanto sarà possibile ritirarlo nel momento voluto. Non male per un’idea generata da... un banale, quanto comune, incidente di percorso, allorché Francesco Demichelis, giunto al mare per qualche giorno di meritato riposo, si accorse di aver dimenticato le chiavi a casa e si chiese quale potesse essere un modo veloce per farsele recapitare.

Francesco Demichelis narra com’è spuntata l’idea della app che sta diffondendosi a ritmi sempre più serrati: messosi in viaggio verso le spiagge liguri, arrivato a destinazione, si accorse di aver dimenticato le chiavi a casa. Se qualcuno gliele avesse potute portare...

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Ad esempio, ha portato a ottimi risultati la decisione coraggiosa di puntare forte sulla produzione di uva fragola, una specie autoctona presente in zona da più di 200 anni

“Fratelli Castellino”, eccellente da oltre 30 anni

Non solo “pane dei poveri”!

Gabriele Destefanis

G

ià nel Medioevo si erano resi conto di quanto la castagna potesse essere un ali-

mento allo stesso tempo nutriente e gustoso. Veniva definito “pane dei poveri”, perché se ne poteva ricavare una farina alla portata di tutti. Molti secoli dopo due fratelli di Villanova Mondovì intorno alla castagna hanno costruito la propria fortuna, facendo una scelta coraggiosa: ricominciare da zero in un mondo completamente nuovo, dopo aver lasciato una

di quello che abbiamo costruito

maturata tra campo e magazzino.

precedente attività.

partendo dal nulla», possono

Una dote che ha permesso all’azienda di Villanova

Eugenio e Valter Castellino quella

commentare con fierezza i due

Mondovì di comprendere l’importanza di puntare

scommessa l’hanno vinta. Più di

fondatori, ancora al timone dell’a-

sul prodotto fresco (castagne e marroni), ma anche

trent’anni dopo l’inizio dell’av-

zienda che hanno creato. Un’a-

sui lavorati e semilavorati, come la farina, la cui

ventura, l’azienda che porta il

zienda leader nel proprio settore,

domanda è in costante ascesa grazie anche alla forte

loro nome è una realtà solida e

con un fatturato tra i 14 e i 18

affermazione dei prodotti “gluten free”, proprio come

affermata che opera nella lavora-

milioni di euro e venti dipendenti

la castagna.

zione e nella commercializzazione

che possono arrivare a cinquanta

Tra le specialità di “Fratelli Castellino” figurano

delle castagne, dei marroni e

nell’alta stagione. I segreti? La

anche le tradizionali castagne secche intere o in

delle produzioni tipiche dell’area

qualità finale del prodotto e una

granella, i fiocchi e la purea di castagne surgelata,

montana e pedemontana.

capacità di “leggere” e interpre-

un semilavorato utilizzato sia per la produzione di

«Sì, è stata una scelta corag-

tare il mercato in anticipo che

creme spalmabili a base castagne che per ripieni.

giosa, ma oggi siamo orgogliosi

nasce dall’esperienza quotidiana

L’ultima novità tra i prodotti legati al “pane dei

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Imprese Smart

I fratelli Eugenio e Valter Castellino a Villanova Mondovì hanno dato vita all’azienda che lavora e commercia castagne e molti altri frutti, nonché verdure. Oggi fatturano fra i 14 e i 18 milioni di euro l’anno

poveri” sono le castagne cotte a

a volte controcorrente, ma spesso

vapore e confezionate sottovuoto,

vincenti. Ecco un esempio: la

con cui l’azienda ha fatto l’in-

decisione di puntare forte sulla

gresso nell’importante segmento

produzione di uva fragola, una

degli snack.

specie autoctona presente in zona

Ma “Fratelli Castellino” non è solo

da più di 200 anni, dalla polpa

castagne. C’è anche tanto altro: i

dolce e dal profilo aromatico che

piccoli frutti, come mirtilli, lam-

ricorda la fragola matura, su cui

poni, more, ribes, fragole.

l’azienda ha investito molto negli

Le susine dalmassine (“ramasin”,

ultimi anni.

in dialetto), un prodotto tipico del basso Piemonte usato tradizionalmente per la confettura o i ripieni di dolci, oltre a una gamma di verdure locali tra cui spicca il fagiolo borlotto. Senza dimenticare un’attenzione crescente per la produzione biologica, per cui l’azienda è certificata dal 2006. Gli sbocchi principali di

«Siamo sempre stati convinti della bontà di questa coltura, anche se i risultati economici non arrivavano», spiegano i titolari dell’azienda, Eugenio e Valter Castellino. «Così abbiamo piantato

6 ettari nell’azienda agricola di proprietà e abbiamo coinvolto alcuni dei nostri conferitori che ci potessero garantire standard qualitativi adeguati. Dopo sei anni e quattro campagne di commercializzazione, possiamo ritenerci soddisfatti: catene italiane ed estere hanno inserito nel proprio assortimento il nostro prodotto, richiesto con continuità anche dal mercato all’ingrosso. Abbiamo inoltre individuato sbocchi di esportazione per la vendita dell’uva fragola da industria per la produzione di succhi e marmellate, con buone prospettive di accordi con importanti partner nazionali. E per il futuro stiamo testando nuove varietà». Un futuro che è ancora avvolto nell’incertezza, per tutti, per via di un’emergenza sanitaria che da un anno ha cambiato le nostre vite e ancora non ci permette di tornare alla tanto desiderata normalità. «La pandemia? Ha stravolto considerevolmente il nostro lavoro», confermano i fratelli Castellino, i quali però sono riusciti a non farsi cogliere completamente alla sprovvista. «Con le restrizioni introdotte, soprattutto nelle grandi città la gente ha preferito fare tutti i propri acquisti nei supermercati, piuttosto che comprare nei negozi specializzati. Il mercato delle castagne è stato particolarmente toccato dalla pandemia: essendo saltate quasi tutte le sagre delle caldarroste, le persone hanno acquistato molto di più presso i negozi, per un consumo domestico. La nostra scelta di attrezzarci sempre meglio per servire questo tipo di clientela, per quanto riguarda sia i macchinari di confezionamento che le certificazioni, ha pagato».

La lungimiranza dei titolari permette di capire le richieste del mercato e di interpretarlo, operando scelte a volte controcorrente, ma spesso vincenti, come l’attenzione crescente dedicata alla produzione biologica, per cui l’azienda è certificata dal 2006

questi prodotti sono da sempre la grande distribuzione italiana ed estera, i grossisti sui più importanti mercati e, per i piccoli frutti surgelati, le aziende produttrici di confetture e succhi. Si diceva di una visione imprenditoriale lungimirante che permette di capire le richieste del mercato e di interpretarlo, operando scelte

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Confindustria nazionale ha lanciato l’iniziativa “Steam space” in collaborazione con la task force del ministro Patrizio Bianchi

U

n nuovo modello per promuovere metodologie didattiche all’avanguardia che orientino gli studenti verso una formazione aperta a imprese e territorio: si chiama “Steam space”, dove Steam unisce l’acronimo inglese Stem (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica) alla “a” di arte. Il progetto innovativo è nato dal dialogo fra Confindustria e la task force sulla riapertura delle scuole presieduta dal ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi. L’obiettivo è rilanciare le scuole medie attraverso una “nuova didattica”, fondata su multidisciplinarità e laborialità. Il progetto prevede una prima fase sperimentale con la costruzione di 200 “Steam space”, dieci per ogni regione. Oltre a realizzare questi punti,

Aule multimediali per le scuole medie

L’iniziativa di avviare in via sperimentale la realizzazione di duecento “Steam space” (dieci per regione) è stata discussa dai vertici di Confindustria in Parlamento e con il Governo, ricevendo ampi consensi

saranno formati docenti-orientatori (gli “Steam masters”) che ne alimentino la didattica, anche in collaborazione con le imprese. «L’obiettivo», ha detto il vicepresidente di Confindustria,

Da sinistra: Gabriele Buia, presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili, e Gabriele Gazzano, presidente di Ance Cuneo

Giovanni Brugnoli, «è costruire in tutte le scuole medie della penisola una vera e propria finestra sul futuro, affinché i giovani e le loro famiglie possano conoscere la qualità dell’industria italiana e le competenze che è necessario acquisire per vivere da protagonisti il lavoro del futuro».

Il Superbonus 110% esteso fino al 2023?

P

are aver trovato accoglienza la richiesta lanciata da Gabriele Buia, presidente nazionale dell’Ance, durante l’audizione informale in merito al Pnrr svoltasi davanti alle Commissioni riunite bilancio e politiche Ue del Senato della Repubblica. Ai parlamentari che l’ascoltavano Buia ha spiegato che il Superbonus 110% va prorogato almeno sino alla fine del 2023, considerando gli ottimi riscontri sul mercato degli ultimi mesi. Per l’Ance il Superbonus «è uno strumento strategico per lo sviluppo e per l’attuazione di un progranma concreto di riqualificazione del patrimonio edilizio italiano, in linea con gli obiettivi di sostenibilità e di riduzione del consumo del suolo definiti nell’àmbito del “Green Deal” europeo». Al momento la scadenza della misura è fissata al 31 dicembre 2022, però più di un segnale induce a pensare che il termine sarà prorogato di almeno dodici mesi, in linea con le sollecitazioni dell’Ance.

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Confindustria News

Nomine regionali e nuovi incarichi

Al fianco del popolo della montagna

A

ltri esponenti di Confindustria Cuneo sono stati inseriti nelle Commissioni regionali di Confindustria Piemonte: Semplificazione, Alberto Biraghi (Valgrana spa); Logistica, Giovanni Battista Mellano (Nord Ovest spa); Digitalizzazione, Michele Pagliuzzi (Etaeria spa); Sostenibilità: Corrado Dentis (Dentis Recycling Italy). Si tratta di realtà composte da esperti di valore che affiancheranno il lavoro del presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay, che concluderà il proprio mandato nel 2024 e che in queste settimane si sta impegnando, come le associazioni territoriali, sul fronte dei vaccini per «i nostri dipendenti e i familiari, ma anche per fungere con le nostre fabbriche da punti logistici». Segnaliamo altresì che Claudio Formento (Mec spa) è entrato a far parte della Commissione di Mercato del Miac (Mercato Ingrosso Agroalimentare Cuneo scpa). Inoltre il presidente Mauro Gola ha nominato Enrico Galleano (Bus Company srl) nel Consiglio Generale di Confindustria Cuneo.

I

l popolo della montagna (maestri di sci, gestori di impianti, noleggiatori di attrezzature, commercianti di articoli sportivi, gestori di baite e di ristoranti) il 22 febbraio si è dato appuntamento di fronte alla sede di Confindustria Cuneo per la manifestazione organizzata da Cuneo Neve, presieduta da Roberto Gosso, dopo lo stop alla stagione dello sci deciso dell’ordinanza del ministro della salute, Roberto Speranza, a poche ore dall’annunciata riapertura degli impianti. Sono intervenuti, tra gli altri, il presidente della Regione, Alberto Cirio, numerosi sindaci e il presidente della Camera di commercio e di Confindustria Cuneo, Mauro Gola (foto). Inoltre ha partecipato, con un video, la campionessa di sci cuneese Marta Bassino, fresca di medaglia d’oro ai mondiali di Cortina d’Ampezzo. Sono state sollecitate azioni concrete e rapide: ristori per consentire di sopravvivere dopo una stagione “a fatturato zero”.

Alberto Biraghi

Giovanni Battista Mellano

Michele Pagliuzzi

Commissione Semplificazione

Commissione Logistica Trasporti

Commissione Digitalizzazione

Corrado Dentis

Claudio Formento

Enrico Galleano

Commissione Sostenibilità

Miac, Commissione di Mercato

Consiglio Generale di Confindustria Cuneo

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Aziende news

Aziende

BANCO AZZOAGLIO

Master di alto livello a disposizione dei clienti I

l Banco Azzoaglio di Ceva ha sottoscritto un accordo con la Padus Business Academy legata alla Saa-School of management dell’Università di Torino per facilitare l’accesso ai percorsi di formazione professionale dell’ente di alta formazione, player primario nella progettazione e nella tenuta di master aziendali, executive e universitari. L’accordo dà la possibilità ai clienti, aziende incluse, dell’istituto bancario di accedere a condizioni agevolate a prestigiosi master volti a sviluppare competenze e abilità, tra i quali sono al via ad aprile: art business management, per l’integrazione tra l’arte e la logica del mercato; wealth management, sulle tecniche di gestione di valori, beni, prodotti e servizi riguardanti la gestione degli attivi patrimoniali; wine business management, sulle tecniche di gestione delle aziende vitivinicole e i loro prodotti. Info: comunicazione@ azzoaglio.it. In foto: Lambert Diomande Samou della Padus Business Academy, Erica Azzoaglio, presidente dell’istituto di credito, e Lamberto Vallarino Gancia, docente e presidente del Comitato scientifico del master executive in wine business.

Anche in Brianza (a Brugherio) il cielo è sempre più blu MOLLO NOLEGGIO

A

Brugherio, in viale Lombardia 280, Mollo Noleggio ha aperto le porte alle imprese locali alla ricerca di un noleggio professionale e di qualità, offrendo alla clientela un ulteriore avamposto (il settimo in Lombardia, il trentacinquesimo in Italia) per l’approvvigionamento di macchine, attrezzature e prodotti professionali per edilizia, industria e agricoltura. Su un’area di 3.000 metri quadrati i clienti trovano piattaforme aeree per lavori in quota, mezzi per il sollevamento, movimento terra, autocarri, macchine e attrezzature edili, monoblocchi e container, bagni mobili... Mollo Noleggio in Italia, nel proprio settore, è il player con il maggior numero di collaboratori (330 professionisti) e di centri nolo in Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Umbria, il più vasto parco macchine (oltre 8.000 unità), con un’età media tra le più basse (4,2 anni). Questi numeri a ottobre 2019 hanno consentito all’azienda albese di vincere, per la seconda volta consecutiva, il premio quale “Miglior azienda di noleggio di piattaforme aeree” nella penisola e, a giugno dell’anno scorso, di aggiudicarsi il riconoscimento internazionale “Grande società di noleggio” promosso dall’Era (European Rental Association).

Andrea Ferrero, ceo della start-up, fra gli under 30 da tener d’occhio per “Forbes” YOUNG PLATFORM

A

ndrea Ferrero, ceo della start-up “Young Platform”, fondata da sei ragazzi della provincia Granda, è stato inserito da “Forbes” nella classifica degli under 30 più influenti d’Italia. Parlando del boom delle criptovalute, la rivista si sofferma su «un intero team di giovanissimi fondatori guidati da Andrea Ferrero» che «sta provando a rivoluzionare il settore con Young Platform. La loro start-up ha infatti sviluppato un vero e proprio portafoglio digitale che permette a utenti, anche poco esperti, di negoziare le monete digitali come i bitcoin». Un tema, questo, che merita di essere approfondito.

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Aziende news Alberto Bertone e le buone prassi per recuperare la plastica

Sicurezza aziendale e antinfortunistica da oltre trent’anni

ACQUA SANT’ANNA

ALBA FIRE

C

ome fare a risolvere il problema della dispersione della plastica nell’ambiente? Serve introdurre il deposito su cauzione come si fa in Germania. E servono raccoglitori “smart” in grado di leggere le etichette. Lo ha dichiarato Alberto Bertone (foto), fondatore dell’acqua Sant’Anna, la più venduta d’Italia, nel talk trasmesso su LinkedIn “New normal live” condotto dal giornalista e influencer Filippo Poletti e dalla psicologa Monica Bormetti. «Il deposito cauzionale farà raccogliere le bottiglie consumate», ha detto Bertone. «Comprando la bottiglia, pagheremo dei centesimi in più per la cauzione: finito di berla avremo dei centesimi da riscuotere. Nessuno butterà per strada i centesimi di cauzione. Il problema della plastica è simile a quello di altri materiali: bisogna mettere la cauzione anche per le ruote e per i televisori». Fondata negli anni Novanta, Sant’Anna produce oggi 1,5 miliardi di bottiglie all’anno. «Il sistema con cui raccoglia-

I mo le bottiglie non funziona», ha aggiunto Bertone. Bisogna sapere come era stata utilizzata la bottiglia prima di riciclarla. Chi vorrebbe bere in una bottiglia di plastica, dove dentro ci sono stati candeggina od olio? Per questo dobbiamo separare le bottiglie, in base all’utilizzo, nelle macchinette della raccolta. I raccoglitori saranno in grado di accettare, ad esempio, solo quelle bottiglie in cui c’è stata l’acqua».

n trent’anni di attività Alba Fire, nata nel 1990 a Grinzane Cavour, con sede odierna a Verduno, in borgata Molino 30 (tel. 0172-470232), con cuore e radici nelle Langhe, ha accresciuto il volume d’affari, estendendo le proprie attività a tutta l’Italia centro-settentrionale. Tre decenni trascorsi tra competenza, passione, responsabilità sociale e investimenti virtuosi, suggellati con l’iscrizione a Confindustria Cuneo. L’azienda è specializzata nell’àmbito delle forniture e della manutezione di attrezzature e impianti antincendio, antinfortunistica e segnaletica.

Il Kinara si veste di solidarietà per aiutare la Protezione civile italiana FATTORIE FIANDINO

L

e Fattorie Fiandino di Villafalletto hanno attivato un’iniziativa di solidarietà legata alla pandemia, con un’edizione speciale del loro formaggio a lunga stagionatura e a caglio vegetale. Il Kinara, grazie a un nuovo packaging, si veste di solidarietà: una parte dei ricavi delle vendite sarà destinata alla Protezione civile italiana che sostiene i familiari degli operatori sanitari vittime della lotta al Covid-19. Egidio Fiandino spiega: «Finalmente concretizziamo un progetto fortemente voluto fin dall’inizio dell’emergenza. Gli spicchi di Kinara sono già commercializzati in tutti i negozi. È il nostro modo per ringraziare la Protezione civile e tutto il settore sanitario». L’incarto del Kinara promuove anche il conto corrente della Protezione civile, a cui ogni cittadino può contribuire tramite un versamento volontario, ulteriore aiuto rispetto a quanto donato dalle Fattorie Fiandino. «Il cliente può acquistare un formaggio buono in tutti i sensi», continua Mario Fiandino, «realizzato in modo artigianale con vero caglio vegetale, essendo consapevole di compiere un gesto di solidarietà. Ringraziamo la tipografia Abax & Food Safety di Parma che ha realizzato parte del packaging di questa edizione speciale del Kinara a prezzi agevolati, permettendoci di aumentare la quota destinata alla Protezione civile».

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CONCESSIONARIA

Via Torin

cuneotre@


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Aziende news

5min
pages 104-108

Confindustria news

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pages 102-103

Arte Industriale. Carlo Mollino, la molteplicità architettonica

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Imprese Smart. Fratelli Castellino, non solo “pane dei poveri”

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Fotonotizia. Il Re dei vini e vino dei Re nacque qui

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Startupper. TakeMyThings, la geniale “BlaBlaCar degli oggetti”, è saluzzese

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La Bella Storia. Russia e Italia: un amore ricambiato

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Emergenti. Carbonteam: l’innovazione ha un cuore che batte della provincia Granda

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Bello e Ben Fatto. Più belle con Barò grazie all’uva bio

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Bello e Ben Fatto. Con Tecno World Group è “made in Cuneo” la soluzione smart per le città del futuro

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Anniversari. Bertola srl cresce con la cultura del dare

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Il Salotto. La parità di genere salvi la femminilità

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Fotonotizia. Una meraviglia di ferrovia

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Primo Piano. La preziosa opera di Lollo

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Primo Piano. Dal 7 maggio tutti ad Alba

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Cultura d’Impresa. Un asso in più per Saluzzo

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Cultura d’Impresa. ITT Motion Technologies di Barge: si vince con l’innovazione e con la sostenibilità

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Personaggi. Guido Saracco, lo scienziato, il professore, il rettore del Politecnico di Torino

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Personaggi. Il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario all’emergenza Covid-19: un Alpino “nato” a Saluzzo e Fossano

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Moving. I 45 anni di Radio Alba

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Moving. Nell’etere della Granda

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L’Intervista. Vincenzo Bennardo: «La ricompensa per i Vigili del fuoco? Essere utili a tutti»

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L’Intervista. Cleo Guarna: la Sede provinciale cuneese dell’Inps non si è arresa al Covid-19

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L’Impiccione. Federico Borgna: «Goldrake, il mio sogno»

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Moving. Lascia o raddoppia? Raddoppio

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