I fiumi d’Italia / I progetti
SULLE SPONDE DI CITTÀ DI ANTONIA MATARRESE
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li antichi li veneravano. Consapevoli della loro forza distruttiva in seguito alle inondazioni ma anche degli elementi positivi quali approvvigionamento di acqua, pulizia, trasporto. Nelle società attuali, i fiumi sono spesso dimenticati, mortificati dal cemento e dall’incuria, intrappolati fra argini inaccessibili ai più. «Le città, grandi e piccole che siano, vedono l’acqua come un nemico, estranea al tessuto urbano. Abbiamo imparato a gestire e controllare la portata dei fiumi ma ci siamo scordati di rispettarli», esordisce Edoardo Borgomeo, ricercatore all’università di Oxford e autore del libro “Oro Blu – Storie di acqua e cambiamento climatico” (Laterza). «Prendiamo per esempio i centri abitati degli Stati Uniti: non hanno fontane e i corsi d’acqua sono stati incanalati. Eppure l’acqua non sparisce. Anzi. Ha una memoria formidabile e torna sempre dov’era. Se cerchiamo di nasconderla non facciamo altro che aumentare il rischio che si ripresenti con una forza ancora più distruttiva». Ora, però, la crisi climatica e la siccità invertono la tendenza, portando alla riscoperta dei fiumi e del loro ruolo vitale. «La nuova relazione con l’acqua passa dall’urbanistica e sono sempre più numerose le realtà che si ricollegano a questo ele-
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31 luglio 2022
mento», osserva Borgomeo. «A Monaco il fiume Isaar, che la percorre per 14 chilometri, è l’oasi verde più importante con una riviera balneabile per fare attività sportive. Stessa cosa lungo il Danubio a Vienna. Dall’altro capo del mondo, a Seoul, il fiume Cheonggyecheon, coperto da un viadotto negli anni ’70, è tornato alla luce come parco lineare. In tutti questi casi, i benefici sono ambientali perché i fiumi e la vegetazione portano alla riduzione delle temperature, economici in quanto attirano turisti e pure psicologici. Vivere in prossimità di un corso d’acqua contribuisce al benessere mentale». Insomma un fiume, più che dividerla, può unire una città. Come nel caso di Torino che, di corsi d’acqua, ne conta ben quattro: Po, Sangone, Dora Riparia e Stura. «I torinesi amano il fiume e lo vivono: dalle piste ciclabili alle aree per picnic passando per gli sport acquatici come il canottaggio nei circoli storici quali Esperia, Caprera, Amici del Fiume, tutti con accesso da Corso Moncalieri sulla sponda destra del Po», racconta Michela Rota, architetto esperto in sostenibilità dall’animo green. «La vegetazione è composta da tigli e platani, la fauna Antonia conta cormorani, gru cenerine, rondini, anaMatarrese Giornalista tre, gallinelle d’acqua. La siccità si percepisce