PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI
giardiniere N° 028
IL
Maggio – Giugno 2021
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In copertina Enrico Della Giovampaola, giardiniere in una villa privata a Firenze, protagonista della cover story
Giardino mediterraneo, poca acqua, alto impatto
+TECNICHE
Le regole diNUOVA base LA RIVISTA per un tappeto erboso in salute e omogeneo PER IL GIARDINIERE
SPECIALE ATTREZZATURE Utensili manuali: ieri, oggi e domani, sempre indispensabili
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© Andrea Della Giovampaola.
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iere che ci auguriamo aiuti a vedere tutto Eccoci al numero estivo de ILgiardiniere ciò che fa parte della quotidianità – l’attività che svolgiamo in primis – in modo nuovo, più luminoso. Proprio come fa l’estate, che illumina di nuova luce scorci che in altre stagioni sono all’ombra. È questo il fil rouge di queste pagine – che a noi, per deformazione professionale, piace chiamare filo verde – dalla prima LA NUOVA RIVISTA all’ultima. PER IL GIARDINIERE
A partire dall’editoriale di Sandro Degni, a pag. 6, che ci sprona a imparare osservando. Sì, osservando: un’operazione che dovrebbe essere alla base di chi fa giardini e terrazzi e che, invece, viene spesso data per scontata. Mentre il protagonista della cover story, a pag. 12, Enrico Della Giovampaola, giardiniere in una villa privata fiorentina, con grazia e passione, ci svela la sua insaziabile voglia di conoscenza. E chi più di lui, che è diventato anche podcaster, ci fa capire come ciò che abbiamo davanti tutti i giorni può essere visto da un’altra prospettiva: il giardino, luogo del suo mestiere, grazie a uno sguardo differente, è diventato tema principale del suo podcast Life in the Garden. Anche l’agronomo Valerio Pasi, a pag. 16, ci illumina con le regole di base da mettere in pratica per creare un tappeto erboso residenziale in salute e omogeneo: con la sua consueta accuratezza, ne prende in analisi tutte le fasi, dalle operazioni preliminari alla semina, fino alla concimazione. E ancora, ecco i suggerimenti dell’agrotecnico Matteo Ragni, a pag.22 e a pag. 62, su perché proporre giardini mediterranei e sulle piante da scegliere. Non continuo altrimenti spoilero tutto e vi tolgo il gusto della sorpresa, anticipo solo che il resto delle pagine è un susseguirsi di piccole grandi chicche, che possono solleticare curiosità e spingere a sapere, conoscere sempre di più. A guardare ciò che ci circonda, e che riempie la nostra quotidianità, con occhi nuovi. Esattamente come ci insegna l’estate.
di Francesco Tozzi
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Ascolta il podcast su radiogarden.it!
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IM PA R A R E OSSERVANDO
n uno dei miei primi podcast parlavo di quanto sia importante la formazione del Giardiniere, formazione che deve essere costante lungo tutta la carriera e non va vista solo come frequentazione di corsi e seminari, ma anche e soprattutto come osservazione. Un Giardiniere non può assolutamente prescindere dall’osservare quel che fa la natura in ogni momento della stagione, guidandolo nelle scelte di forme e colori, di integrazioni tra piante e delle loro corrette esposizioni.
Quello che, invece, si vede spesso è la presunzione nel voler in ogni modo comandare e governare le piante e l’ambiente nel quale verranno collocate; a volte per arroganza, a volte per mancanza di conoscenza, a volte per vezzo. Cominciando dai colori il gioco è abbastanza facile: prendiamoci il tempo per fare una bella passeggiata in primavera e guardiamoci intorno, vedremmo senza dubbio il giallo e il bianco, i primi viola dei fiori, le spighe tenere e il verde smeraldo dei prati, tutto inserito in contesti semplici, senza troppe strutture. Tutto quello che vediamo colpisce la nostra curiosità nella sua interezza, non stanca la vista, anzi, ci rilassa e tranquillizza. La stessa passeggiata in estate deve insegnarci come i colori cambiano, la costante presenza del giallo ma anche dell’arancio e del rosso, del giallo dei prati, delle spighe sempre presenti ma un po’ più rigide, la presenza dei primi frutti o degli abbozzi degli stessi. Anche in questo caso tutto è inserito con una semplicità spiazzante. Cosa deve fare in questo caso il Giardiniere scrupoloso? Deve disegnare, fotografare, curiosare, chiedere se non conosce e provare a riprodurre copiando da una maestra gratuita, riportando come un “disonesto falsario” su una sua tavolozza, quello che lo circonda. Leggendo tra le righe e provando a interpretare quello che vede attorno a
L’uomo deve rendersi conto che occupa nel creato uno spazio infinitamente piccolo e che nessuna delle sue invenzioni estetiche può competere con un minerale, un insetto o un fiore. Un uccello, uno scarabeo o una farfalla meritano la stessa fervida attenzione di un quadro di Tiziano o del Tintoretto, ma noi abbiamo dimenticato come guardare. Claude Lévi-Strauss
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sé. Non c’è libro migliore, ma la condizione perché tutto questo funzioni è senza dubbio la voglia di lasciarsi investire da ciò che si osserva. Certamente non è sufficiente, quello che osserviamo dobbiamo poi essere in grado di tradurlo e la “Stele di Rosetta” per un Giardiniere è senza dubbio lo studio di altri lavori, di Giardinieri e Giardini storici. Non mi riesco proprio a spiegare come un Giardiniere possa non avere mai frequentato almeno un parco storico o non abbia mai provato a cercare un suo stile nella realizzazione del lavoro: anche in questo caso l’osservazione è un aspetto fondamentale. Quando si dispone degli elementi basilari – fiori, colori, strutture inserite naturalmente in un contesto (il software) – e della conoscenza di strutture storiche oppure di progetti di Giardinieri o architetti (l’hardware), il 50% del lavoro è realizzato. Spesso mi chiedono dove trovi il tempo per pubblicare foto di piante e giardini: è parte del mio lavoro, della mia quotidianità, ho di fatto tutto a portata di macchina fotografica. Questo è il consiglio che mi sento di dare a chi ha voglia di imparare: nel furgone o nel vostro zaino non dovrebbero mai mancare un taccuino, una macchina fotografica compatta
(bene anche il cellulare) e magari qualche matita colorata. Solo facendo lo sforzo di rappresentare quello che ci circonda, impareremo veramente a utilizzare le piante, prenderemo coscienza degli accostamenti tra colori, dell’integrazione tra forme e dimensioni.
testo e foto di Sandro Degni
Il cantiere
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Il mestiere della pazienza
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Impianto e cura del tappeto erboso residenziale
di Daniela Stasi, foto E Enrico Della Giovampaola
di V Valerio Pasi, foto di F Fabrizio Ingegnoli
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Poca acqua, alto impatto di M Matteo Ragni
Vai su radiogarden.it e ascolta IL giardiniere Voice! Lo trovi nella sezione “giardinieri”
SMART
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Cinque in uno
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Semplificare il lavoro
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Una giornata tra professionisti
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Simboli intramontabili
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La forza nei colori
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Metterci la faccia
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Nuovo look in un attimo
di Anita Cavalli di IIrene Nuvola
di Viola Delfino
di Anita Cavalli di Daniela Stasi
di Marta Meggiolaro di V Viola Delfino
gestione
SOMMARIO N°028
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Per stare al passo
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Il giardino botanico del parco di Peradeniya
di Silvia Vasconi
testo e foto di SStefano Gavin
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L’importanza dell’identità di Daniela Stasi
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Più valore al bosco di Daniela Stasi
Invito al cambiamento di Nora Adamsberg
N˚ 028 MAGGIO / GIUGNO 2021 DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net RESPONSABILE EDITORIALE Daniela Stasi / d.stasi@laboratorioverde.net IN REDAZIONE Alice Nicole Ginosa
58 60 61 62
Bombardamento... buono di V Viola Delfino
Le vespe afrodisiache per i lieviti di IIrene Nuvola
Tappeto colorato
di N Nora Adamsberg, foto iBulb
Piante per un giardino mediterraneo di M Matteo Ragni
rubriche
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Editoriale/1
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Editoriale/2
44 64 66
di Francesco Tozzi testo e foto di SSandro Degni
COLLABORATORI Nora Adamsberg, Jessica Bertoni, Lucio Brioschi, Anita Cavalli, Sandro Degni, Viola Delfino, Stefano Gavin, Marta Meggiolaro, Irene Nuvola, Valerio Pasi, Rachele Pozzato, Matteo Ragni, Silvia Vasconi, Anna Zottola GRAFICA Testo&Immagine snc / testoeimmagine@fastwebnet.it PRODUZIONE E SEGRETERIA Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net PROMOZIONE E SVILUPPO Matteo Ragni / m.ragni@laboratorioverde.net Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net STAMPA Ciscra spa, via San Michele 36, Villanova del Ghebbo (RO) DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Laboratorio Verde srls, via E. Cosenz 35, 20158 Milano Tel. +39 02 4244 8445 info@laboratorioverde.net | www.laboratorioverde.net Flortecnica e vivaismo, periodico mensile registrato presso il Tribunale di Piacenza n. 275 del 8/03/1977 – n. R.O.C. 15/171. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.
e d i z io n i
sCOPERTE
Laboratorio
verde
Casa editrice specializzata nei settori florovivaismo, garden e interior
News
AMMINISTRATORE UNICO Francesco Tozzi
Prontuario
SEGRETERIA GENERALE Katiuscia Morello
di Lucio Brioschi
L’opinione
di Anna Zottola
Edizioni Laboratorio Verde srls edita i seguenti prodotti: • GreenUp • Flortecnica e vivaismo • Agenda del Verde • I Quaderni di greenup • Calendario del Verde Rappresentante e collaborazioni: • floorewall.com Edizioni Laboratorio Verde srls, titolare del trattamento dei dati relativi ai destinatari della presente pubblicazione, informa che le finalità di tale trattamento sono rivolte a consentire l’invio della presente rivista, e/o altre di propria edizione, allo scopo di agevolare l’aggiornamento dell’informazione tecnica, nonché alle operazioni necessarie alla gestione amministrativa e contabile dell’abbonamento. Edizioni Laboratorio Verde srls riconosce e garantisce ai medesimi destinatari i diritti di cui all’art. 7 del D.Lgs. 196/03.
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CONTRIBUTI
JESSICA BERTONI Consulente e collaboratrice. Laureata in Economia e Commercio, abilitata alla professione di dottore commercialista, sulle nostre testate ci svela, in modo semplice e diretto, come si può stare sempre informati anche sui temi più ostici. Suoi gli argomenti economici, finanziari e amministrativi.
CAMILLO DE BENI Dottore agronomo e specialista nella gestione agronomica dei manti erbosi, con una ventennale esperienza nell’uso di prodotti naturali e biologici per la cura del verde ornamentale in ambito pubblico e privato. Ha contribuito, già dalla fine degli anni ’90, a introdurre e sviluppare protocolli per l’uso di biotecnologie e di metodologie finalizzate all’incremento di bio-fertilità nei terreni, con l’applicazione di micorrize, batteri benefici, antagonisti naturali per le patologie fungine e biostimolanti per l’incremento della vitalità nelle piante e nei manti erbosi.
Sandro Degni
VALERIO PASI
La sua formazione ha inizio con il corso di realizzazione e manutenzione per parchi e giardini della Scuola Agraria del Parco di Monza, al quale segue nel 1998 la fondazione dell’azienda 100giardini. Lavora con diversi studi di architettura e garden center di Milano e provincia. Nel 2013 con il gruppo di professionisti Giga-G realizza il progetto “Locus genii”, vincitore del Festival Internazionale dei Giardini nel parco del Domaine di Chaumont-sur-Loire, in Francia. Fonda poi lo studio di progettazione Verde Officina.
Dottore agronomo, da più di 20 anni si occupa principalmente di verde ornamentale e di pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste. Diversi gli ambiti: consulenza agronomica, di lotta integrata e biologica alle aziende di produzione nel settore florovivaistico, orticolo e dei piccoli frutti; valutazione dei rischi legati alla stabilità degli alberi pubblici e privati; attività inerenti le trasformazioni territoriali quali quelle di boschi, progetti del verde, sistemazioni idraulico-forestali; consulenza alle pubbliche amministrazioni.
MATTEO RAGNI
Anna Zottola
Si è diplomato presso la Scuola di Minoprio come agrotecnico, e dopo aver seguito due progetti di sviluppo agricolo prima in Kosovo e poi in Libano, è rientrato in Italia e si occupa di rappresentare alcune aziende israeliane e olandesi leader nella produzione di giovani piante. Lavora anche come consulente per imprese floricole e vivaistiche, soprattutto in materia di scelte assortimentali e piani colturali. Da oltre cinque anni è, prima collaboratore, poi consulente tecnico-editoriale per le riviste GreenUp e Flortecnica e vivaismo di Edizioni Laboratorio Verde.
La passione per le piante e per le tematiche socio-educative si conciliano dopo la laurea in Scienze Agrarie con una lunga esperienza di ricerca, docenza e poi gestione della Scuola di Minoprio. Creando la filiera formativa completa, ha tessuto reti nei settori a indirizzo vegetale. Tra i premi: il “Memorial Fabio Rizzi”, il riconoscimento alla carriera in occasione di Myplant & Garden e da Regione Lombardia per l’eccellenza dei risultati raggiunti. Ora collabora con enti e organizzazioni per progetti di formazione e sviluppo del verde.
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Enrico Della Giovampaola nella zona di campagna dove ha trascorso la sua infanzia.
© Andrea Della Giovampaola.
IL CANTIERE | in copertina
Enrico Della Giovampaola, giardiniere in una villa privata a Firenze, definisce così il suo lavoro. Dalle sue parole emergono grazia e passione, e un’insaziabile voglia di conoscenza. Ecco cosa ci ha raccontato di Daniela Stasi, foto Enrico Della Giovampaola TEMPO DI LETTU R A: 8 minuti
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e vie del giardinaggio sono infinite. Questa è la frase che trovo più azzeccata per introdurre il protagonista di questa intervista. Sì, perché ho conosciuto Enrico Della Giovampaola in modo “atipico”: non in un giardino, ma ascoltando il suo podcast Life in the Garden. Proprio così, Enrico, giardiniere responsabile dell’orto biologico e di due serre nel giardino di una villa privata a Firenze, è anche un podcaster di successo: riesce a diffondere, con la sua voce, la passione per il giardinaggio e l’emozione che suscita vivere e lavorare in giardino. Gli ho chiesto del perché fa questo splendido mestiere e cosa significhi per lui essere giardiniere oggi. Ecco qui le sue parole, da leggere con la grazia che gli appartiene e, perché no, con un bel sottofondo musicale, come quelli che inserisce nei suoi episodi. Come e perché hai deciso di diventare giardiniere? Ho iniziato a fare il giardiniere quasi per caso, ma devo fare un passo indietro per spiegare un po’
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la mia storia. Da piccolo ho avuto una sorta di imprinting alla vita a contatto con la natura, trascorrendo tutti i fine settimana in campagna nella casa di mia nonna, contadina, con un piccolo podere vicino a Montepulciano, in Toscana. Ho capito molto più tardi che questo periodo mi avrebbe in qualche modo “segnato” e influenzato anche nelle scelte successive. Dopo le scuole superiori, quando si è trattato di scegliere l’università, ho optato per Scienze Forestali e Ambientali a Firenze e così ho avuto modo di approfondire e portare avanti il mio amore per le piante. Mi sono laureato con una tesi sulla flora delle Cinque Terre e un progetto di orto botanico a Riomaggiore, con un’aiuola dedicata alle piante citate nelle canzoni di Fabrizio De André. Progetto che purtroppo non è mai stato realizzato. Dopo la laurea ho continuato gli studi in botanica con un dottorato di ricerca sulle piante invasive. Una volta
Il mestiere de l N°028
Uno scorcio del giardino segreto della villa in cui lavora Enrico, realizzato con siepi di acero campestre e alloro: nelle sue aiuole crescono diverse specie, dai tulipani agli Allium, dall’anemone agli Aster.
che vengono poi messe a dimora nel giardino e nell’orto stesso. Le verdure biologiche prodotte vengono utilizzate dallo chef che lavora per la famiglia che vive nella villa.
concluso, per mancanza di fondi, non ho avuto modo di proseguire la carriera universitaria, ed è a quel punto che mi si è presentata l’occasione di provare a fare il giardiniere.
Vai qui per Come definiresti il mestiere di seguire Enrico giardiniere? Qual è la tua visione? su Instagram Credo che facendo il mestiere di giardiniere si capisca che non si finisce mai di imparare per davvero. Nuove piante da conoscere, nomi da imparare, malattie e insetti con cui “convivere”, nuovi metodi per coltivare l’orto e così via. I giardinieri devono confrontarsi tra loro, non pensare mai di sapere tutto e di essere “arrivati”. È un lavoro di testa e di braccia, di sudore e passione. Il mestiere del giardiniere è il mestiere della pazienza, del saper attendere. In un mondo in cui tutti vogliono tutto e subito, lavorando in giardino occorre sapere aspettare e rispettare i tempi della Natura.
Interessante, dove hai iniziato? A Villa La Pietra, sede della New York University a Firenze, cercavano un giardiniere stagionale e così ho iniziato la mia carriera in un giardino storico splendido, con un panorama mozzafiato su Firenze! Nei sei mesi in cui ho lavorato a Villa La Pietra ho imparato molto e sicuramente il luogo del giardino che prediligevo per lavorare era il pomario, un vero e proprio hortus conclusus, un antico orto racchiuso da mura con numerose conche di terracotta con piante di limoni. Dopo La Pietra ho avuto la possibilità di entrare a lavorare in un giardino di una villa privata sempre a Firenze, che era stata in passato la dimora di Fosco Maraini, antropologo, scrittore e fotografo, e ancora prima di suo padre, lo scultore Antonio Maraini. In questo giardino sono diventato e sono tuttora responsabile dell’orto biologico e di due piccole serre, dove realizzo la propagazione per talea e semina delle piante
Cosa osa rappresenta per te idealmente essere un giardiniere e come consideri oggi il giardinaggio professionale? Tra l’ideale e la realtà dei fatti trovi dissonanze? Daa una parte in Italia, purtroppo, la figura del giardiniere non è abbastanza valorizzata, come invece lo è in altri Paesi, ad esempio in Inghilterra, dove i giardini e gli spazi verdi hanno molta più importanza e in generale sono più curati. Dall’altra parte, a volte, si trovano giardinieri improvvisati che possono fare anche danni; purtroppo come diceva Darwin: “Genera più spesso confidenza l’ignoranza di quanto non faccia la conoscenza”. Idealmente il giardiniere dovrebbe essere ben formato, avendo nozioni di botanica, pedologia,
È un lavoro di testa e di braccia, di sudore e passione. In un mondo in cui tutti vogliono tutto e subito, lavorando in giardino
occorre sapere aspettare e rispettare i tempi della Natura
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IL CANTIERE | in copertina Il giardino della villa dove lavora Enrico è interamente biologico, ed è possibile suddividerlo in diverse “stanze”. Una pergola con numerose piante di rosa e vite e bordure di specie perenni e annuali porta dall’ingresso fino alla zona dell’orto biologico e delle due piccole serre (nella foto) dove viene realizzata la propagazione delle piante necessarie per il giardino.
Sei un giardiniere e vuoi raccontarci la tua storia? Scrivi a d.stasi@laboratorioverde.net
entomologia, patologia e usando in maniera intelligente gli attrezzi che ha a disposizione. Nella realtà questo spesso non avviene.
In queste pagine, oltre agli angoli del giardino in cui lavora Enrico, si scorgono foto naturalistiche, in cui il suo sguardo attento ha immortalato dettagli a lui cari.
Cosa osa pensi sia proritario nel fare giardinaggio professionale? Il rispetto della natura, l’estetica, le scelte dei clienti? O un mix equilibrato di tutti questi fattori? Fare il giardiniere vuol dire F confrontarsi ogni giorno con la Natura; vuol dire accorgersi dei cambiamenti climatici, con eventi meteorologici sempre più estremi che in poche ore possono distruggere il lavoro di mesi realizzato nell’orto o in giardino. Per me il giardinaggio deve essere rispettoso della Natura, sostenibile, biologico, deve proteggere e incoraggiare le api e gli insetti impollinatori e cercare poi di equilibrare tutti questi fattori con i gusti estetici dei clienti. Secondo te come si evolverà in futuro il mestiere del giardiniere? Penso che il giardiniere in futuro dovrà sempre di più adeguarsi e fare i conti proprio con i
LIFE IN THE GARDEN Da anni, mentre lavora, Enrico ascolta spesso podcast di ogni tipo, in inglese e in italiano, dal giardinaggio alla letteratura, dalla poesia alla politica. Così un giorno ha deciso di crearne uno suo, in italiano, intitolato Life in the Garden Garden, dedicato proprio al giardinaggio, ai giardini, ai libri e alla poesia (lo si trova sulle principali piattaforme di podcasting: Spotify, Google e Apple Podcasts, etc.). Negli episodi – impreziositi da poesie, aforismi, frasi di libri, consigli di lettura e di visite a giardini – affronta svariati temi con molti ospiti e tanti interventi (giardinieri, progettisti ed esperti di piante, che lavorano in Italia o all’estero).
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cambiamenti climatici, scegliendo piante più resistenti a temperature estreme e alla siccità, cercando di risparmiare il più possibile l’utilizzo di acqua per l’irrigazione. E poi ancora di più dovrà continuare a studiare, ad aggiornarsi, a confrontarsi con gli altri, a viaggiare all’estero per conoscere nuove piante e nuovi modi di fare giardinaggio. Durante l’anno qual è la stagione che prediligi e qual è la tipologia di lavoro che preferisci effettuare? Lavorando in giardino tutto l’anno si ha la possibilità di apprezzare gli aspetti positivi di tutte le stagioni, anche le giornate fredde col sole basso d’inverno. Adoro l’autunno, i cambi di colore delle foglie, la luce nei giardini e in campagna la mattina presto e la sera al tramonto. E ovviamente amo la rinascita, il Prunus mume fiorito a febbraio, i primi bucaneve verso fine inverno, poi i narcisi e i tulipani, la fioritura del mandorlo, lo scoppio della primavera: peccato sia un periodo così impegnativo in giardino e nell’orto, che spesso si ha poco tempo per goderne. Mi piace molto ogni anno tornare a seminare tutti gli ortaggi per l’orto, sperimentare nuove varietà di pomodori e di peperoncini e poi fare talee e riprodurre così tante varietà di salvia, dalla Salvia ‘Lavender Dilly Dilly’ alla ‘Phyllis Fancy’, dalla ‘Indigo Spires’ alla ‘Amistad’. Infine, quale o quali sono i tuoi punti di forza sul lavoro? Cerco di fare il mio lavoro sempre con passione e umiltà e vorrei non smettere mai di imparare e conoscere. È anche per questo che ho creato un podcast dedicato alla natura, ai giardini, ai libri e alla poesia. Credo che nell’epoca dell’immagine, sia fondamentale anche ascoltare. L’ascolto fa viaggiare la mente e la tiene viva.
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DEL Tappeto erbo s Le regole di base, da mettere in pratica per un prato in salute e omogeneo. Dalle operazioni preliminari alla semina, fino alla concimazione di Valerio Pasi
TEMPO DI LETTU R A: 12 minuti
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l tappeto erboso ornamentale altro non è che una coltura erbacea permanente. Se partiamo da questo concetto, è piuttosto semplice definire alcune regole di base per l’impianto e la cura in ambito residenziale.
IN PRIMIS VALUTARE IL TERRENO
Come ogni coltivazione, è importante partire da solide basi. Quando si procede all’impianto del tappeto, occorre che venga valutata la natura del terreno in modo da correggere eventuali carenze
La maggior parte delle specie
cura
da tappeto erboso sono adattate a condizioni di moderata acidità, quindi con un pH compreso tra 5,5 e 7,0,
anche se con pH inferiore a 6,0 è necessario ricorrere a fertilizzazioni specifiche
o so residenziale o difetti, quali l’eccessivo compattamento, la carenza di drenaggio, la reazione (pH), lo squilibrio della tessitura, che può essere sbilanciata verso componenti argillose o limose. Procedere a una lavorazione profonda 50-60 centimetri con vangatrice o con miniescavatore per smuovere strati compattati dal tempo o dalle macchine da cantiere, nel caso di nuove costruzioni, è indispensabile per assicurare il successo della coltivazione. L’ideale sarebbe fare eseguire un’analisi chimico-fisica del terreno, in modo da correggere i vari parametri con cognizione di causa, ma non sempre è possibile,
soprattutto per ragioni economiche (anche se una spesa di circa 100 euro non incide poi così tanto!). Detto questo, è importante il contenuto di sostanza organica nel terreno, che si può arricchire con un compost di qualità (da soli scarti vegetali e con almeno nove mesi di maturazione) oppure con una letamazione, sia con letame maturo che con letame sfarinato o pellettato (approfondimento nel box “Il ruolo della sostanza organica”). Anche il contenuto di sabbia deve assicurare un corretto drenaggio e capacità per l’aria e va valutata un’integrazione sulla base dell’analisi fisica del terreno. N°028
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COME SOMMINISTRARE L’AZOTO Deve essere in una forma disponibile lentamente, per evitare il lussureggiamento vegetativo seguito da carenza (crea condizioni di stress). Non dobbiamo dimenticarci l’obiettivo della coltivazione, che non è quello di produrre fieno, ma quello di garantire una copertura erbosa il più possibile omogenea e regolare nel tempo. Ottimo quindi l’apporto di azoto sotto forma organica, che si mineralizza lentamente e arricchisce il terreno sia di sostanza organica che di vita, in quanto i microrganismi presenti nel terreno ne vengono stimolati. Un suolo sano è prima di tutto un suolo vivo! Molto efficaci nell’apporto azotato sono
L’IMPORTANZA DELLA CORRETTA ACIDITÀ
anche i concimi a lenta cessione, che possono contenere diverse forme di azoto o degli inibitori della mineralizzazione. I tappeti erbosi a predominanza di Lolium perenne richiedono livelli di azoto più elevati per sostenere una crescita sana rispetto ai prati di agrostide e festuca, soprattutto se la superficie è soggetta a significativo calpestio. La durata di una concimazione azotata organica o a lenta cessione va da 8 a 14 settimane circa, per cui si dovranno poi effettuare concimazioni regolari, apportando anche fosforo e potassio con la cadenza necessaria per il mantenimento della crescita corretta dell’erba.
© Fabrizio Ingegnoli.
La reazione del suolo è importante perché ha una notevole influenza sulla disponibilità degli elementi nutritivi. La maggiore disponibilità di elementi
nutritivi si ha con un pH di 6,5 circa, mentre un’acidità più spiccata, inferiore a 5,5, deprime lo sviluppo delle radici e di conseguenza si avrà uno sviluppo stentato del tappeto erboso. La maggior parte delle specie da tappeto erboso sono adattate a
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Per quanto riguarda la semina la regola principale è quella di misurare: metri quadri da seminare e peso
© Fabrizio Ingegnoli.
dotazione di fosforo al terreno, poiché molto spesso questo elemento è scarsamente presente nella maggior parte dei suoli. Si può quindi integrare al terreno quando lo si lavora sino in profondità un quantitativo di perfosfato semplice variabile a seconda dei risultati analitici, ma indicativamente compreso tra 100 e 250 kg/ha.
© Fabrizio Ingegnoli.
condizioni di moderata acidità, quindi con un pH compreso tra 5,5 e 7,0, anche se con pH inferiore a 6,0 è necessario ricorrere a fertilizzazioni specifiche. Gli effetti negativi dell’acidità sono riconoscibili da un generale declino nella crescita dell’erba, nel suo vigore e nella difficolta di accestimento. L’apparato radicale non si approfondisce, risulta debole e si accompagna ad una colorazione scura della foglia, con accumulo di feltro. Condizioni di acidità del terreno favoriscono anche la suscettibilità agli stress idrici. Per contro, nei terreni soggetti a ristagno idrico o a periodici allagamenti e nei terreni irrigati con acque a pH elevato, contenenti calcio e magnesio, il pH può assumere valori tra 7,5 e 8,4. In queste condizioni decresce la disponibilità di alcuni elementi (ferro, manganese, rame, zinco, boro) e per l’impianto di un tappeto erboso sono impiegabili solo alcune specie macroterme, a meno di operare una correzione con zolfo elementare in fase di impianto e ricorrendo ad apporti di concimi acidificanti. È opportuno anche dare una
della semente da utilizzare
SEMINARE MISURANDO
Per quanto riguarda invece la semina la regola principale è quella di misurare: metri quadri da seminare e peso della semente da utilizzare. Non bisogna eccedere con il quantitativo di seme rispetto alla dose consigliata per ogni miscuglio, perché una fittezza eccessiva inevitabilmente porterà a far morire le piantine più deboli, le altre faranno fatica ad accestire e il risultato sarà di un tappeto debole e già pieno di feltro, per non parlare delle sensibilità alle malattie fogliari e radicali che troveranno terreno fertile per danneggiare l’erba. Una volta seminato, si procederà a una concimazione di partenza, da effettuarsi con dei fertilizzanti specifici (con titolo 20-20-8 o simile, con azoto a lenta cessione).
Azione dei lombrichi.
CALIBRARE GLI APPORTI DI CONCIME
L L’altro elemento fondamentale per una coltivazione di graminacee è l’azoto. La coltura asporta principalmente azoto, che viene solitamente sottratto con la raccolta dell’erba tagliata. Da questo punto di vista l’utilizzo dei robot può Stratificazione del feltro.
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La regola generale
per la concimazione
è ancora una volta il misurare. Inoltre, sono
© Fabrizio Ingegnoli.
IL CANTIERE | tecniche
fondamentali anche le modalità di applicazione, in quanto bisogna
© Fabrizio Ingegnoli.
assicurarsi che il concime venga applicato uniformemente
essere vantaggioso, in quanto la mineralizzazione dello sfalcio in parte reintegra le perdite, anche se favorisce l’accumulo di feltro. Il potassio gioca un ruolo fondamentale nella gestione dello stress, sia da alte temperature, che da carenza idrica, che da freddo. Occorre quindi calibrare attentamente gli apporti di concime a seconda delle mutevoli esigenze stagionali, agendo sempre in prevenzione. La regola generale per la concimazione è ancora IL RUOLO DELLA SOSTANZA ORGANICA La sostanza organica, che è un colloide scambiabile con azione tampone e chelante, deve essere presente in quantità sufficiente per la coltura (3-3,5% minimo). Il suo ruolo principale è legato ai microrganismi che costituiscono l’edafon, che ha grande importanza per il tappeto erboso in quanto modifica la composizione chimica del terreno (mineralizzazione della sostanza organica, fissazione dell’azoto, ecc.).
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una volta il misurare: metri quadri di superficie e peso del concime da applicare. Inoltre, sono fondamentali anche le modalità di applicazione, in quanto bisogna assicurarsi che il concime venga applicato uniformemente e a questo scopo si consiglia l’utilizzo di carrelli applicatori, tutti dotati di contrassegni e indicazioni di calibrazione. Il consiglio esperto è quello di effettuare sempre la calibrazione prima di usare gli spandiconcime, caricando parzialmente la tramoggia e provare la distribuzione su di una superficie pavimentata, in modo da poter poi recuperare il prodotto. Per una migliore distribuzione con dei carrelli a caduta, è consigliabile effettuare due passate incrociate a metà dose, in modo che la distribuzione sia ancora più uniforme. Con spandiconcime a spaglio, la distribuzione è migliore con due passate non incrociate a metà dose. Attenzione a eventuali deflettori con gli spandiconcime centrifughi, perché possono concentrare la distribuzione creando effetti “striscia”. Se piove bisogna aspettare che la foglia asciughi, in modo da far penetrare i granuli nel cotico. Dopo opo l’applicazione, occorre irrigare se non piove entro due-tre giorni. Nel caso in cui vi siano stress radicali o si volesse intervenire per un supporto in caso di bisogno, sono utili le fertilizzazioni fogliari, magari con l’aggiunta di biostimolanti. In questo caso i concimi liquidi si applicano con un irroratore manuale o montato su un veicolo e si opera in un unico passaggio. È necessario quindi, per evitare sovrapposizione, usare dei picchetti di segnalazione per ogni passata.
IL CANTIERE | progettazione
L’approvvigionamento idrico e la cura delle piante sono temi che ricorrono nella realizzazione sia di giardini sia di terrazzi. La soluzione può essere lo stile mediterraneo. Qui tutti i dettagli e qualche trucco di Matteo Ragni
POCA ACQUA,
alto impatt o
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hi ci segue con attenzione, sa benissimo che generalmente in questa sezione della rivista presentiamo un progetto già realizzato. Per questo numero, come già accaduto in passato, facciamo uno strappo alla regola e vi proponiamo un articolo che vuole essere uno spunto per la progettazione e la realizzazione di nuove aree verdi. Nei giardini, così come nelle terrazze di città, si rende sempre più necessario affrontare in modo deciso e strutturale l’approvvigionamento idrico e la cura delle piante. La soluzione è scegliere varietà che hanno bisogno di poca acqua. Ed eccoci quindi a parlare nuovamente di giardino mediterraneo, che si contraddistingue non solo per le forme funzionali ed essenziali ma anche per la complessità della vegetazione e l’uso sapiente ed essenziale delle piante ad alto fusto. Qui di seguito tutti i dettagli.
TEMPO DI LETTU R A: 12 minuti
SPAZIO RILASSATO
Agapanthus ‘Poppin Purple’.
Lo stile del giardino mediterraneo è una combinazione di caratteristiche paesaggistiche tipiche dei giardini dell’Europa meridionale, del Nord Africa e
INNO AL VASO Fin da piccolo, e ancora di più crescendo, mi hanno sempre colpito i vasi in giardino. Perché in passato usavano coltivare le piante nei vasi anche se si disponeva di tanto spazio? Semplice, per poter avere in giardino anche quelle piante che hanno bisogno di essere riparate in inverno. In genere le piante del Mediterraneo possono tollerare il freddo e sono più colpite dall’eccessiva umidità invernale che dal forte freddo. Tenere le piante in vaso evita anche di perdere le piante che, messe in aiuola, patiscono i ristagni, le nebbie fredde e l’umidità persistente. Sì, perché una pianta in vaso può essere riparata non tanto dal freddo ma più che altro dall’umido. Una pianta in vaso poi, se il vaso è ben capiente, è più facile da bagnare, infatti lo spazio che ha a disposizione è sì limitato, ma a lei tutto dedicato. Se i vasi sono ben dimensionati non avremo il problema che le radici di altre piante rubino l’acqua alla nostra pianta o che l‘acqua che noi apportiamo si perda nelle profondità del giardino. E ancora, sotto il profilo estetico, le piante in vaso, soprattutto in contenitori di coccio o di pietra, esprimono al meglio il carattere del nostro giardino mediterraneo. © Matteo Ragni.
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Ascolta il podcast su radiogarden.it!
Uno scorcio del giardino espositivo di Olivier Filippi, impiegato anche per lo studio e la ricerca e situato a Mèze nel Sud della Francia all’interno del suo vivaio.
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© Plantipp.
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del Medio Oriente. Uno stile riprodotto in molte parti del mondo, dall’Inghilterra alle coste calde degli Stati Uniti fino ad arrivare al Sudafrica e all’Australia. Un giardino che si basa su un clima difficile, caratterizzato da estati calde, secche o aride, e inverni freddi, sempre più asciutti e ventosi. Oggi più che mai – e ciò che abbiamo vissuto di recente servirà da promemoria per il futuro – gli spazi verdi devono favorire uno stile di vita all’aperto: dal poter fare esercizio fisico alla coltivazione di un orto, seppur di dimensioni
È evidente che per ottenere
un giardino di stile mediterraneo, che consideri le esigenze contemporanee e che sia facile da curare, deve essere
un giardino pensato, progettato
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limitate. Deve essere un giardino (o un terrazzo) rilassato, dove la manutenzione è limitata e dove l’acqua per l’irrigazione delle piante non deve essere un problema ma un’alternativa. È evidente © Plantipp.
Lomandra ‘White Sands’.
© Plantipp.
che per ottenere un giardino di stile mediterraneo che consideri le esigenze contemporanee e che sia facile da curare, deve essere un giardino pensato, progettato. L’insegnamento che ho sempre ricevuto dagli amici paesaggisti è quello di imparare a osservare. Osservando l’ambiente che circonda il giardino si semplificano di molto le scelte. Con un’attenta pianificazione e progettazione, la creazione di un giardino mediterraneo è alla portata di qualsiasi regione italiana. Tutti, anche i paesaggisti o gli architetti più fantasiosi, cercano di far rivivere un giardino ideale che hanno in mente o che hanno vissuto. Quante volte ho sentito raccontare a paesaggisti, a Londra così come a Dubai, che il giardino che avevano realizzato aveva preso spunto dal giardino della loro infanzia, o dal giardino ideale che dimorava nei loro pensieri. È sorprendente quanta ispirazione possa venirci dalla nostra memoria, un’ispirazione genuina e unica che rende il giardino personale e autentico.
IMPARARE DALLE PIANTE IN NATURA
Uno degli elementi più importanti per realizzare un giardino mediterraneo – ça va sans dire – è la scelta delle piante. Questo aspetto diventa particolarmente significativo se il giardino (o il terrazzo) rischia di vivere degli inverni freddi e umidi. Il trucco è massimizzare l’esposizione delle piante e assicurarsi che le radici stiano all’asciutto. Ma soprattutto si devono scegliere le piante capaci di adattarsi a tutto, o quasi a tutto! In natura, le strategie di adattamento alla siccità che le piante hanno messo in atto sono molteplici, dalla presenza di spine e di peli per ridurre la traspirazione, alla presenza di oli che possano proteggere le foglie, così come
Dahlia Mystic.
CELEBRARE LA SEMPLICITÀ I giardini mediterranei sono diventati in tutto il mondo il modello di riferimento per un paesaggismo a bassa manutenzione e ad alto impatto. Questi giardini celebrano la semplicità e apprezzano le caratteristiche dei singoli elementi.
la presenza di strutture protettive e di accumulo di riserva. Lee piante dei climi mediterranei hanno sviluppato dei sistemi di protezione efficaci che anche l’uomo mette in pratica: se d’estate fa troppo caldo per stare sotto il sole, allora addormentati fino all’autunno. Le piante che si sono adattate, o che hanno trovato un microclima adeguato alle loro esigenze, spesso sviluppano una bellezza specifica, una forza entusiasmante e un’unicità propria rispetto alle piante della stessa specie e varietà. Questa verità l’ho appresa da Olivier Filippi, coltivatore francese specializzato in piante di ambito mediterraneo (nonché autore del libro Il Mediterraneo nel vostro giardino. Un’ispirazione per il futuro, edito da La Libreria della Natura) che, mentre mi scandalizzavo del fatto che i miei Erodium trifolium continuavano a spostarsi e a
Choisya x dewitteana ‘White Dazzler’.
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Un aspetto grandioso
dei contrasti nei giardini mediterranei è che si possono associare bene tante piante diverse,
piante coltivate in terra con piante coltivate in vaso Per sopravvivere in un ambiente difficile, o in un ambiente che non è quello naturale, le piante in un clima secco hanno dovuto specializzarsi durante la loro evoluzione e continuano a farlo anche quando le introduciamo nel nostro giardino.
Le composizioni di piante, annuali e perenni, che sono di moda in questi ultimi anni, ci sono da sempre nei giardini mediterranei perché le piante si alleano e la più rigogliosa aiuta con la sua ombra quella più piccina.
Per sapere sono quali disseminarsi ovunque tranne dove te per le pian dino pretendevo di piantarli e seminarli r un gia aneo ogni anno, con la sua faccia rr medite a sorniona e con le poche parole vai che lo contraddistinguono, mi ha ! pag. 62 chiesto se pensassi che le piante avessero bisogno di me per crescere. No, le piante non hanno bisogno di me per crescere, sono io che ho bisogno di loro per sentirmi bene! La forza delle piante e la loro capacità di acclimatazione ci permette di vedere delle bellissime canfore protette dai palazzi storici nel centro di Milano, delle piante di limone alte diverse metri nel centro di Bologna così come pareti di Bougainvillea nei giardini di Varese.
DA SAPERE I giardini e i terrazzi mediterranei sono una combinazione di piante annuali, aromatiche e succulente. I giardini asciutti sono tradizionalmente una combinazione di piante adatte a giardini rocciosi, graminacee e piante della macchia mediterranea con delle fioriture annuali d’impatto.
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GIOCARE CON I CONTRASTI
Una soluzione efficace per creare un giardino o una terrazza d’effetto è quello di giocare con i contrasti di forme e di colore. Da alcuni anni grazie ai preziosi suggerimenti di Annarita Manera di Cactusmania, vivaio specializzato nella produzione e vendita di piante grasse, ho un bellissimo vaso di Opuntia consolea che cresce rigogliosa lasciandola otto mesi all’anno all’aperto accanto a un vaso di Lomandra longifolia ‘White Sand’. Foglie lunghe e variegate accanto a una pianta scultura, rigida e dal verde intenso. Un aspetto grandioso dei contrasti nei giardini mediterranei è che si possono associare bene tante piante diverse, piante coltivate in terra con piante coltivate in vaso. È nel giardino mediterraneo, infatti, che nasce l’idea di associare specie diverse per creare delle composizioni: le composizioni di piante, annuali e perenni, che sono di moda in questi ultimi anni, ci sono da sempre nei giardini caldi. Questo perché le piante si alleano e la più rigogliosa aiuta con la sua ombra quella più piccina, che contribuirà a trattenere l’acqua vicino alle sue radici.
TECNOLOGIE . INNOVAZIONI . SOLUZIONI
| macchine a batteria
Cinque IN UNO Il nuovo decespugliatore Excelion 2 di Pellenc grazie a differenti configurazioni permette di decespugliare, diserbare, trinciare, tagliare e sfalciare di Anita Cavalli
P I PLUS • Decespugliamento intensivo, 6.600 giri/min • Diametro 420 mm, filo 3 mm • 30% di peso in meno rispetto a un decespugliatore termico • Impugnatura intelligente con informazioni in tempo reale • Cinque configurazioni: dalla manutenzione al decespugliamento intensivo • Autonomia fino a quattro ore
otenza e multifunzionalità. Queste le due caratteristiche principali di Excelion 2, il nuovo decespugliatore professionale firmato Pellenc. E come tutta la gamma di attrezzature professionali del marchio francese, anche Excelion 2 sfrutta l’alimentazione delle batterie multifunzione ULiB 1500 agli ioni di litio Pellenc, in grado di assicurare un rapporto ideale tra peso, dimensioni e capacità di stoccaggio di energia, lavorando così sempre in assenza di gas di scarico. A favore dell’ambiente e della salute dei professionisti che ne fanno uso.
ERGONOMIA HI-TECH
Excelion 2 è disponibile sia con impugnatura rotonda che a manubrio, in modo da poter scegliere la configurazione in base alle proprie preferenze. L’impugnatura peraltro è smart con display, e permette di avere sempre sotto controllo tutti i parametri della macchina durante il lavoro, in tempo reale. La produttività è garantita da un diametro di taglio fino a 420 mm con filo e da un’elevata velocità di rotazione (fino a 6.600 giri/min). La possibilità di utilizzare una grande varietà di teste di taglio, in base alla tipologia di lavoro da svolgere,
Per saperne di più: www.pellenc.com
O Excelion 2 con impugnatura rotonda.
Excelion 2 con impugnatura a manubrio.
consente inoltre di impiegare al massimo l’attrezzatura durante le operazioni di decespugliamento, sfalcio, diserbo e trinciatura. EXCELION 2 DH Impugnatura manubrio
IINSTANCABILE TUTTOFARE
Leggero e resistente, Excelion 2 è multifunzione: permette di decespugliare, triturare, diserbare, falciare e tagliare. Ecco i dettagli: la testa Tap Cut 3 è utile per il decespugliamento di erba e di vegetazione densa; il disco trituratore permette la frantumazione di erba alta e arbusti; la testa di diserbo City Cut robusta e anti-proiezioni è la soluzione alternativa ottimale ai prodotti chimici in ambiente urbano, su terreni ghiaiosi, terreni stabilizzati o asfaltati; il coltello a tre denti e due lame è per la falciatura di erbe alte o arbusti; e infine, il disco dentato leggero è per il taglio di erbe alte o arbusti.
DA UNA A QUATTRO ORE La batteria ULiB 1500 dura da una a quattro ore, a seconda della velocità e del tipo di vegetazione. Importante ricordare: il disco trituratore consuma meno energia del filo nel caso di erbe grasse!
Diametro di taglio filo - mm Diametro di taglio coltello trituratore / lame / taglio - mm
EXCELION 2 LH Impugnatura rotonda
420 290 / 320 / 230
Peso (con Tap Cut 3 + carter, senza cavo) - kg
6,5
5,5
Peso (senza Tap Cut 3, senza carter, senza cavo) - kg
5,9
4,9
Velocità di rotazione - giri/mn
1 = 3000 / 2 = 4200 / 3 = 5400 / 4 = 6600 Boost
Diametro del filo maxi - mm
2,4 a 3
Lunghezza totale - mm Teste interscambiabili e coltelli/lame adattabili al legno
1870 Tap Cut 2 e 3, City Cut, kit triturazione con calotta alta + disco trituratore, kit taglio + disco, coltello a tre denti o due lame + calotta bassa.
| piattaforme aeree
A porsi questo obiettivo è Traccess 270, il nuovo ragno della trentina Cte. Pensato per la manutenzione del verde, presenta varie innovazioni, tra cui la tecnologia S3 EVO, per posizionare ogni singolo stabilizzatore in una diversa posizione di Irene Nuvola
CARTA D’IDENTITÀ • Altezza di lavoro 27 m • Sbraccio 14 m • Portata max 250 kg • Motore diesel Kubota D902, 3 cilindri • Lunghezza 6.471 mm • Larghezza 1.470 mm • Altezza 2.045 • Peso: 4.350 kg
Semplificare ficare
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uovo ragno in casa Cte, il più alto della gamma, Traccess 270. Il modello si aggiunge alla serie Traccess, che già comprende Traccess 135, Traccess 160, Traccess 170, Traccess 200 e Traccess 230 e va ad ampliarla raggiungendo la massima altezza prodotta da Cte prima d’ora per i suoi ragni.
TUTTE LE FUNZIONI DA RADIOCOMANDO
T Traccess 270 nasce come evoluzione del Traccess 230 ma con l’aggiunta di numerose innovazioni, tra cui spicca la presenza di S3 EVO, tecnologia per il sistema di gestione in tempo reale delle prestazioni: dà la possibilità di posizionare ogni singolo stabilizzatore in una diversa posizione; posizionati gli stabilizzatori, si procede con la
i
e
SOLUZIONE IBRIDA Peculiarità di Traccess 270 è la presenza di tre diverse motorizzazioni contemporaneamente: motore diesel, pacco batterie AGM Deep Cycle, che fornisce energia per circa un’ora di lavoro e alimenta un motore AC da 48 V, e, quando le batterie sono in fase di esaurimento, è possibile attaccare la piattaforma alla rete elettrica, grazie alla presa 220V o 110V multi-voltaggio. Una soluzione, dunque, totalmente ibrida per operare all’interno o all’esterno.
il lavoro stabilizzazione automatica della piattaforma. Da evidenziare anche il quadro comandi: un radiocomando wireless utilizzabile sia da terra che in navicella, che consente tutte le funzioni e manovre disponibili (es. stabilizzazione automatica, home function). Il display grafico permette di avere sotto controllo e visualizzare quali sono le manovre consentite: ad esempio, nel caso delle manovre di stabilizzazione, tutti i comandi saranno disponibili quando l’operazione di stabilizzazione sarà completata. Grazie a S3 EVO, ogni singola manovra è controllata dal sistema che, attraverso la grafica integrata a display, indica quale manovra è consentita. Tutto ciò per garantire l’assoluta sicurezza. E a tal proposito, grazie alla funzione rise&drive, il modello può traslare con il jib sollevato, utile su terreni in pendenza o su rampe.
GESTIONE EFFICIENTE
T Traccess 270, inoltre, dispone di tutti gli automatismi necessari a una gestione efficiente del mezzo, quali: regimazione automatica del motore, gestione Smart dell’elettropompa, chiusura e apertura automatica, rampe e rallentamenti, centratura automatica del cesto, anticollisioni automatiche, Più info su manovre simultanee www.ctelift.com e proporzionali con antisaturativo.
Guarda il video del Traccess 270
| eventi
Il 9 luglio alla Fondazione Minoprio si svolge l’AIPV Day, dedicato al tema della sostenibilità nella cura e gestione del verde con incontri e workshop tenuti da esperti e aziende. È anche possibile provare le macchine e le attrezzature esposte. Ingresso gratuito con iscrizione obbligatoria di Viola Delfino
settore ,
all appello COME CI SI ISCRIVE • Ingresso gratuito con iscrizione obbligatoria • Sul sito web • Chiamando il numero 351 9691794 • Mandando un messaggio sms o su WhatsApp al 351 9691794 indicando nome, cognome, numero di telefono, indirizzo mail e ragione sociale
È
Iscriviti qui: https://aipv. it/prodotto/ aipvday/
l’evento a livello nazionaattraverso la formazione e la tecnologia, le che AIPV (Associazioinsieme alle nuove opportunità che il ne Italiana Professionisti settore propone. Partendo da questa del Verde) organizza in premessa, l’AIPV Day vuole essere una presenza nel 2021. S’ingiornata di incontro e confronto, di titola AIPV Day, si svolge il 9 luglio condivisione di principi e idee. L’evenpresso la Fondazione Minoprio ed to, nel dettaglio, è articolato in incontri è rivolto a tutti i professionisti della con gli esperti (approfondimento nel box “Gli filiera del verde: dai giardinieri agli arboincontri in programma”) e in seminari e workshop ricoltori, dai formatori ai paesaggisti, dai tecnici ai tecnico-commerciali, condotti dalle aziende e dalle vivaisti, fino a tutte le altre figure del settore. Tema associazioni che hanno aderito all’iniziativa. In partiportante della manifestazione: sostenibilità nella colare, sono diverse le occasioni per parlare della cura e gestione del verde, argomento affrontato da gestione dell’acqua, del tema alberi (con prove in tecnici ed esperti nelle sue varie declinazioni. campo) e soprattutto della gestione innovativa del L’approccio nella cura e L verde: il focus è su macchine, attreznella gestione del verde zature hardware e software con ben AIPV Day sta cambiando: il rispet13 workshop, dalle novità sul tappeto 9 luglio, Fondazione Minoprio, to dell’ambiente passa erboso ai microrganismi e funghi, pasVertemate con Minoprio (CO) sando per software ed esoscheletri come www.aipv.it supporto posturale. T Tutte le aziende presenti, infine, propongono dimostrazioni e prove dei propri prodotti: per farsi un’idea oggettiva, direttamente sul campo. GLI INCONTRI IN PROGRAMMA Il programma degli incontri con gli esperti è stato diviso in quattro macroaree, tutte incentrate sulla sostenibilità nella cura e gestione del verde: acqua, alberi, certificazioni, gestione innovativa del verde. Gli interventi si svolgono presso la sala convegni della Fondazione Minoprio e hanno una durata di 40 minuti ciascuno.
| Speciale attrezzature
E
cco qui il secondo speciale dell’anno de IL giardiniere, dedicato alle attrezzature. Un breve approfondimento sul mercato degli utensili manuali, con un’analisi dell’offerta e delle novità. Oltre a un richiamo sull’opportunità di utilizzo di prodotti innovativi. Le attrezzature manuali sono state, sono e saranno sempre compagne fedeli dei giardinieri: l’evoluzione tecnologica fa passi da giganti a ritmi vertiginosi, nascono – per fortuna – macchine sempre più performanti e più rispettose della salute di chi le usa e dell’ambiente, ma il caro
vecchio attrezzo manuale non tramonterà mai. Simbolo del lavoro del giardiniere, potrà cambiare forma e materiali, ma la sua essenza e il suo ruolo sono immutabili. Tempo fa, un giardiniere ormai anziano, mi raccontò quanto per lui fosse stata importante la consegna delle forbici, quando era un ragazzo, da parte del capo giardiniere prossimo alla pensione. Una sorta di rito di passaggio, in cui l’oggetto si fa emblema, e diventa sigillo di professionalità. In queste pagine vi presentiamo le novità e i best seller di tre aziende: Archman, Sabart e Wolf-Garten.
Simboli
intramontabili Ieri, oggi e domani, gli utensili manuali sempre indispensabili. In queste pagine le proposte di tre delle principali aziende del settore di Anita Cavalli
| Speciale attrezzature EX250.
L´ELETTRONICA AL SERVIZIO DELLA MANUALITÀ La nuova linea Extreme Line a marchio Forestal è una delle novità della reggiana Sabart. Ne fanno parte due modelli di forbici elettroniche, EX250 ed EX350, leggere e pratiche. Grazie alla batteria al litio ricaricabile e al motore brushless da 150 W (con sistema di movimento a ingranaggi), assicurano la massima potenza con tempi di ricarica rapidi. Le lame in acciaio sono intercambiabili e l’impugnatura ergonomica permette una presa sicura. Sono dotate di un display con contagiri totale e parziale e controllo del livello di carica della batteria. Con un diametro di taglio rispettivamente di 25 e 35 mm, consentono la regolazione dell’apertura: a tre livelli la EX350, qualunque misura la EX250. Entrambe le forbici hanno due modalità di taglio: progressivo e non progressivo. Info: www.sabart.it
EX350.
UN CLICK, MILLE COMBINAZIONI E UNA GARANZIA DI 35 ANNI Possibilità di abbinare 70 diversi accessori a innesto rapido con 15 tipologie di manici e ottenere ben 1.000 combinazioni. Questa la caratteristica del sistema click brevettato della gamma multi-star dello storico marchio Wolf-Garten, testata da oltre 38 anni. Tra le sette categorie di applicazione è possibile trovare la gamma multi-star Mini, composta da piccoli attrezzi pensati per la cura di aree verdi di piccole dimensioni e di terrazzi. E proprio a proposito della gamma Mini, segnaliamo il nuovo manico ZM 015 che, ancora più funzionale ed ergonomico, permette di lavorare agevolmente grazie alle zone speciali di sicurezza, situate all’estremità dell’impugnatura, combinate con il rivestimento centrale in materiale antiscivolo. Da evidenziare, infine, che, per l’intera gamma multi-star, Wolf-Garten, distribuito da MTD Products Italia Italia, offre una garanzia di 35 anni, testimonianza della passione con cui vengono realizzati i prodotti. Info: www.wolfgarten.com/it/
S
orta nel ‘68 dalla passione di Giovanni Pittau, la friulana Archman è oggi specializzata nella produzione di attrezzi professionali per la potatura e nella realizzazione di stampi per lavorazioni (stampi di tranciatura, di imbottitura e di plastificazione di materie plastiche). Quest’ultima attività, in particolare, rappresenta un punto di forza perché garantisce la capacità di progettare e costruire internamente l’attrezzatura per la produzione di nuovi
articoli utilizzando impianti ad alta tecnologia e di alta precisione. Cuore dell’attività è l’ufficio tecnico che, grazie al personale dalla pluriennale esperienza, permette di ampliare costantemente l’offerta e di soddisfare le richieste di personalizzazione da parte dei clienti. Da mettere in evidenza, infine, l’assistenza post-vendita: per tutti i prodotti Archman sono disponibili ricambi facilmente sostituibili, a favore di una maggiore durata. In questa pagina tre prodotti best seller.
OLTRE 50 ANNI DI ESPERIENZA Tutte le info: www.archman.it
Q STOP ALLA FATICA
LA GAMMA • Forbici taglia siepe • Troncarami • Forbici a doppio taglio • Forbici cogliuva/ coglifiore • Seghetti da potatura • Svettatoi • Accessori quali pietre affilatrici, foderi, espositori, etc. • Forbici manuali per la potatura
Forbici per la potatura a lama curva teflonata con controlama/ battente realizzata in lega di alluminio ultraleggera per non affaticare la mano di chi la utilizza, manici in materiale gommoso antiscivolo ed ergonomici. Taglia fino a un diametro di 25 mm e pesa solamente 180 grammi.
R PER OGNI PIANTA Il troncaramo a battente a lama curva teflonata è leggero, maneggevole e resistente, adatto a ogni tipo di pianta. Taglio garantito fino a un diametro di 40 mm. L’impugnatura è ergonomica e antiscivolo. Disponibile in varie misure da 50 fino a 100 cm. Fa parte della linea troncarami di Archman: taglio by pass, taglio dritto a battente e con sistema di leveraggio. Q TRADIZIONALE E CONTEMPORANEA Forbici taglia siepe a lama ondulata, adatte per il taglio di siepi e arbusti sia a foglia larga che a foglia stretta. Sono disponibili in due versioni: tradizionale con i manici in legno di faggio al naturale e più moderna con i manici in alluminio anodizzato (tale versione è disponibile in tre lunghezze: 55, 65 e 75 cm).
| vasi
La forza nei c L’ampia varietà delle palette è la peculiarità del marchio Altèra, in grado di trasformare il vaso in un oggetto di design creato su misura di Daniela Stasi
N
uovo marchio di vasi di design, veri complementi d’arredo raffinati e funzionali, interamente made in Italy, pensati sia per l’outdoor che per l’indoor. Si chiama Altèra ed è un brand della vicentina Teraplast. Lo proponiamo sulle pagine della nostra rivista per la sua ricca palette colori. Qui di seguito tutti i dettagli.
ESTETICA E FUNZIONALITÀ
La palette colori Altèra è il risultato di un’attenta ricerca sulle tendenze del mondo del design per garantire una proposta abbinabile a tutti gli elementi da accostare. Da segnalare, la personalizzazione nei colori e nelle finiture, in grado di donare unicità a ogni progetto, senza trascurare le esigenze estetiche e funzionali.
PERSONALIZZAZIONE TOTALE I vasi e le fioriere Altèra sono personalizzabili anche grazie a quattro tipologie di finiture. ◗ Laquer: effetto laccato lucido sulle tonalità White, Red e Black. ◗ Glossy Metal: effetto metallizzato lucido e brillante nelle tonalità Gold, Copper e Coffee.
◗ Dusty Metal: effetto metallizzato opaco nelle tonalità Gold, Copper, Dark Purple. ◗ Satin Metal: nelle tonalità eleganti Gold e Champagne, per un effetto illuminante e prezioso.
colori Tre le palette colori. Partiamo da Nature, reinterpretazione moderna delle tonalità più classiche e naturali utilizzate nel mondo dei vasi e delle fioriere; comprende: Licorice, Light Khaki, Camo, Burgundy e Siena. Ed ecco Candy, la proposta pastello della collezione: tre Per saperne sfumature delicate sulle tonalità di più vai del rosa, del grigio e dell’azzurro, al sito web www.altera.design nei colori Sweet Berry, Sugar e Soft Blue. E infine, Vintage, la palette di colori intensi, per un tocco di personalità alle situazioni più lineari dello stile contemporaneo: l’Off White rappresenta il filo conduttore fra i colori più accesi Moutard, Deep Sea e Spice.
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Metterc i Matteo Foschi è un professionista del verde che usa i social come parte integrante della sua attività. Lo abbiamo intervistato per sapere come e perché ha usato Instagram per farsi conoscere di Marta Meggiolaro
L
a pagina Instagram del suo studio milanese di progettazione e realizzazione di giardini e spazi verdi, Odd Garden, conta 10.000 follower, il suo profilo personale 6.000 ed entrambi godono di una buona dose di interazione reale. Stiamo parlando di Matteo Foschi, lo presentiamo come esempio di chi considera l’impegno sui social come una parte fondamentale della propria attività. Partiamo dal nome, cosa significa Odd Garden? Odd Garden è uno studio di progettazione che si occupa di verde a 360°, da terrazze e giardini a installazioni artistiche. Odd vuol dire dispari, nel senso di non-pari, qualcosa di strano, qualcosa che non è conforme alla norma, fuori dagli schemi. È un aggettivo che mi è sempre piaciuto. Inoltre, dal punto di vista grafico mi piace l’interazione delle due iniziali, O e G. Come sei arrivato a fare il progettista del verde? Ho frequentato la Scuola Agraria del Parco di Monza. Prima ero un giocatore professionista di rugby e già all’epoca la dimensione del verde mi era familiare; molti giocatori erano anche giardinieri o appartenevano al mondo del verde, oltre al fatto che ci sono degli elementi di continuità fra
c i la
faccia
le due professioni, rugbista e il garden designer: il contatto con gli elementi, terra, acqua, erba e il contesto curato dal punto di vista paesaggistico. A 35 anni mi sono rotto un braccio e ho capito che la mia carriera sportiva era giunta al termine. Ho iniziato a riflettere sul futuro e la scelta di sviluppare un mio progetto green è arrivata in modo del tutto naturale. Un’importante ispirazione è stata la famiglia: mia madre, architetto urbanista,
mio padre ingegnere meccanico, sono entrambi professori universitari: la progettazione ce l’abbiamo nel sangue. Da bambino disegnavo sul tecnigrafo e passavo le vacanze a gironzolare con mia madre per diverse città in giro per il mondo a osservare palazzi, strutture, parchi, musei e… rotatorie. All’inizio All’inizio per me è stato fondamentale approfondire diversi aspetti di questo lavoro, mi sono rimboccato le maniche e ho conseguito un diploma che mi desse le basi necessarie per proseguire con il mio progetto. Ho avuto la fortuna di incontrare persone che mi hanno dato fiducia da subito, questa è stata la cosa più importante, prima ancora che io dimostrassi a me stesso di potercela fare, di essere capace. Spero di non aver deluso le aspettative. I social sono sempre stati parte del progetto Odd Garden? Hai iniziato subito a raccontare di voi? In qualche modo sì. Ancora prima che il sogno diventasse realtà, Nelle foto di queste pagine alcuni progetti realizzati da Odd Garden.
| case history social
notevolmente i nostri follower, anche grazie all’intervento di alcune influencer che hanno sposato la nostra filosofia e ci hanno supportato.
fotografavo piante e mettevo l’hashtag #oddgarden. Il mio profilo IG è stato essenziale, anche se non ho spinto su questo versante fin da subito. Non volevo essere un talent da social network, volevo essere conosciuto e riconosciuto per quello che faccio ma soprattutto volevo essere autentico. Mi sono detto: fino a quando non otterrò i risultati che mi aspetto e non raggiungo gli obbiettivi che mi sono prefissato, non voglio auto-pubblicizzarmi. Non sono un grande fan dell’apparire per apparire. C’è una strategia alla base? C’è stata da subito, o si è strutturata nel tempo? Si sono avvicendate diverse strategie, utili per arrivare dove siamo, ma è ancora un work in progress. Ho avuto una collaboratrice, Erica, appassionata di fotografia, che sul sito ha creato una sezione dedicata a fotografi landscape. Questo ha dato i suoi frutti attirando l’attenzione mediatica, ma poi ci siamo detti: vogliamo essere un blog ispirazionale o essere noi a ispirare con i nostri lavori? Tutto ciò che abbiamo fatto è servito, apportando T le opportune correzioni di volta in volta. Ad esempio, durante il lockdown abbiamo aperto lo shop online di piante, ma Odd Garden è uno studio creativo e, una volta ristabilita la normalità, abbiamo preferito concentrare le nostre energie sulla progettazione. Lo shop online però ci ha permesso, oltre a farci conoscere a Milano, a creare dei format digital che hanno aumentato
Chi si occupa della gestione dei social per Odd Garden? Se ne occupa una mia collaboratrice, Senia, che in questo momento sta lavorando a pieno regime, insieme a me e ad altri professionisti, alla ristrutturazione di tutta la parte digitale dell’attività: l’obiettivo è far diventare Odd Garden un brand. Sicuramente riattiveremo lo shop online con prodotti legati al green, una sorta di concept store online, e proporremo nuovi contenuti video su diversi argomenti. Q Quali sono i temi che fanno parte del piano editoriale dei vostri social? Abbiamo cercato di rispondere alle domande A che i clienti ci facevano in direct con tutorial e video che trattassero argomenti come i travasi, l’accoglienza di una pianta in casa, la pulizia delle foglie dalla Cocciniglia. Ancora oggi quando riceviamo richieste di questo genere inviamo loro il link della nostra IGTV. Quello che mi interesserebbe sviluppare nei prossimi video e nei prossimi contenuti è legato di più alla progettazione. L’importanza di una buona progettazione in Italia è ancora sottovalutata, tanti insuccessi dipendono dalla mancanza di pianificazione, non da lacune in materia di pollice verde. Vorrei sviluppare dei concept sulla pianificazione del verde ornamentale e sui viaggi: mi piacerebbe raccontare l’Italia e l’estero con i miei occhi e far provare a chi ci segue le stesse sensazioni che provo io quando sto a contatto con le piante. Devo solo lavorare sulla mia timidezza di fronte alla camera... ma ci siamo quasi. Dietro alle mie stories ci sono io, per me Instagram è uno strumento per promuovere i miei lavori e per scambiare idee con professionisti del verde. Per quanto riguarda Odd Garden, ci focalizziamo sugli aspetti del nostro lavoro: facciamo vedere dettagli
tempo alla realizzazione di contenuti, però ricominceremo presto. Ci sono effetti negativi dello stare online? Per il momento non ho Per saperne incontrato lati negativi, di più vai a parte la mia timidezza. al sito web Il nostro non è un oddgarden.com ambito in cui capita di incontrare haters o trolls, non mi è capitato di essere attaccato online. Sicuramente va sottolineato che essere presenti sui social richiede molto tempo. Ma per me è un investimento. Va fatto nel momento giusto, quando hai capito che può essere una risorsa e che i contenuti che realizzi interessano veramente chi ti segue. Quando ristruttureremo la comunicazione verranno fatti ulteriori investimenti. I social media sono troppo importanti per la promozione di una realtà come la nostra. Ti aiutano a superare i confini: io non voglio fermarmi a Milano, vorrei portare Odd Garden ovunque, ma senza un buon piano di comunicazione non avrei molte speranze. dei nostri work in progress, installazioni realizzate, momenti di quotidianità e delle manutenzioni, Quali altri investimenti hai in mente Q e la gente segue con interesse, fa domande, è nell’ambito della comunicazione? curiosa. È importante farsi vedere attivi, crea una Il progetto è più ampio, in realtà, ed è strutturarmi. percezione di operatività e di risultato. Il lavoro sta Quest’anno ho capito che avevo bisogno di incrementando e ci stiamo strutturando in maniera un consulente per la gestione del personale e tale che tutto sia sempre pianificato e organizzato. ho ottenuto ottimi risultati nel breve tempo. I profili di Matteo Foschi e Odd Garden sono due Sistemato questo step, il secondo è stato investire realtà parallele che si supportano a vicenda. sull’immagine coordinata, la base su cui fondare la nuova promozione di Odd Garden. Quando Una parte interessante è il tuo “metterci U la nuova veste grafica sarà pronta, ci affideremo a la faccia” ed essere un divulgatore del verde… un professionista che seguirà tutto l’aspetto della Per ispirare fiducia deve esserci un frontman, promozione, anche sui social. Odd Garden sta meglio ancora se il frontman è quello che lavorando bene e ora possiamo fare investimenti effettivamente realizza il prodotto. Il cliente che fino a qualche tempo fa era impossibile vuole vedere chi è la persona a cui si rivolge, a chi immaginare. Abbiamo grandi progetti! commissionerà il suo angolo di paradiso verde. C’è anche l’obiettivo di essere un divulgatore credibile. Saper divulgare vuol dire padroneggiare quell’argomento, dimostrare di sapere di cosa stai parlando. Abbiamo iniziato due-tre anni fa. Abbiamo fatto diverse prove e le mie performance stanno migliorando, anche se come detto c’è sempre un po’ di timidezza. Il 2020 è stato un buon trampolino perché abbiamo potuto dedicare a questa attività tanto tempo. Il 2021 ci ha portato molto lavoro e quindi abbiamo dedicato meno
| materiali
Nuovo look in un attimo Skyconcrete Outdoor di Isoplam è il cemento creativo per esterni dal basso spessore e semplice da posare. Senza rimuovere o demolire le superfici esistenti di Viola Delfino
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stetica, comfort e funzionalità. Skyconcrete Outdoor di Isoplam è il cemento creativo a basso spessore che unisce libertà espressiva, resistenza e versatilità applicativa. In soli 3-4 mm, supera i tradizionali limiti del calcestruzzo – pesantezza, possibili fessurazioni, presenza di giunti di dilatazione – regalando un effetto fiammato senza fughe, materico e caratterizzato da una notevole attenzione cromatica.
RESISTENTE, PRATICO E VELOCE
Antiscivolo e antisdrucciolo, Skyconcrete Outdoor è pensato per rivestire i bordi piscina e i camminamenti attigui, ma non solo: le elevate prestazioni in termini di resistenza all’usura, agli agenti chimici, ai fattori atmosferici, all’abrasione e alla fessurazione, rendono questa soluzione ideale anche in contesti a traffico elevato, come gli spazi urbani, i parchi giochi, i parchi tematici, etc. Infine, il basso spessore, unito all’alta aderenza, permettono di rivestire le superfici esistenti senza la necessità di rimuoverle o demolirle. Il rivestimento, infatti, può essere applicato su ceramica, piastrelle, marmo, cemento, massetto in sabbia-cemento o su autolivellante.
FORTE PERSONALITÀ Disponibile in 36 diverse colorazioni, Skyconcrete Outdoor accentua le tenui sfumature tipiche dei rivestimenti effetto nuvolato per interni e le trasforma in dinamismi dal look graffiato. La forte personalità consente di creare superfici continue – senza fughe e quindi facili da pulire – in grado di integrarsi perfettamente in ogni situazione, sia essa residenziale o pubblica.
NEWS DA L MERCATO
News ACQUISIZIONI VERSO UN SOLIDO FUTURO Il gruppo multimarca statunitense Dan Ariens e Maria Lange, rispettivamente AriensCo ha rilevato il 100% delle alla guida delle aziende azioni della tedesca As-Motor, AriensCo e As-Motor. distribuita in esclusiva per l’Italia dalla piemontese Oberto. Entrambe le aziende sono a conduzione familiare: AriensCo dal Wisconsin si è allargata al mercato globale proponendo diversi marchi, giungendo oggi fino alla quarta generazione sotto la guida di Dan Ariens; As-Motor dalla Germania ha invece conquistato il mercato austriaco, svizzero e francese, specializzandosi nella produzione di macchine per esigenze particolari, come pendii o erba alta. As-Motor negli ultimi anni si è distinta nel settore sotto la guida di Maria Lange, che resta al timone e continua a operare sotto la nuova casa madre. La Lange può dunque usufruire di nuove tecnologie e di accessi a nuovi mercati, mentre Ariens gode del servizio di un partner già firma forte del gruppo in passato. Info: www.oberto.eu
BORSE DI STUDIO SUL PAESAGGIO
C’è tempo fino al 31 agosto 2021 per candidarsi all’assegnazione di due borse di studio semestrali sul paesaggio istituite dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche. Come aree tematiche, la settima edizione prevede, rispettivamente, “progetto di paesaggio” e “natura e giardino”. L’iniziativa è rivolta ai laureati di tutto il mondo entro i 40 anni d’età e si svolgerà tra gennaio e luglio del prossimo anno. Il valore di ciascuna borsa è fissato in euro 10.000 lordi. Info: www.fbsr.it
TORNA MYPLANT Myplant & Garden ha annunciato il ritorno a Milano per il 2022: la sesta edizione si terrà infatti nel quartiere fieristico di Rho tra il 23 e il 25 febbraio. Secondo i dati dell’Aefi (Associazione Esposizioni e Fiere Italiane), il settore delle fiere, pur essendo uno dei più proliferi dell’economia nostrana (200.000 imprese coinvolte ogni anno e un indotto che supera i 60 miliardi di euro), non sarebbe stato sufficientemente tutelato durante la crisi portata dalla pandemia. Nel rispetto delle norme sanitarie imposte dal periodo storico, l’obiettivo di Myplant è dunque quello di riportare un intero settore al centro del mercato. Info: www.myplantgarden.com
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GESTIONE | formazione/1 in collaborazione con
per stare al PASSO
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a formazione professionale continua riguarda tutti i lavoratori, in qualunque settore; l’apprendimento e il miglioramento personale, infatti, non conoscono mai fine, nemmeno dopo aver ottenuto la posizione professionale desiderata. Anche chi ha raggiunto una posizione di rilievo dal punto di vista delle responsabilità e del riscontro economico deve sempre investire sulla formazione
LA DEFINIZIONE Quella che viene definita formazione professionale continua si riferisce a percorsi formativi volti ad aggiornare le nozioni dei professionisti e a offrire la possibilità di acquisire nuove competenze.
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professionale, per acquisire nuove competenze e per restare al passo con le novità del settore in cui si lavora. Il settore del giardinaggio e della manutenzione del verde non fa eccezione ed è in continua evoluzione, ill che significa che le conoscenze acquisite durante il percorso di studi e le abilità conquistate con l’esperienza dovrebbero essere aggiornate, completate e, in qualche caso, sostituite.
Essere costantemente aggiornati è indispensabile affinché il proprio profilo professionale resti attrattivo per il mercato del lavoro. Ecco qui le proposte di formazione continua della Fondazione Minoprio di Silvia Vasconi
Web: www.fondazioneminoprio.it (sezione Formazione - Formazione extra-obbligo) Facebook: @corsidiminoprio
INVESTIMENTO PER IL FUTURO Investire sulla formazione continua è dunque indispensabile affinché il proprio profilo professionale resti attrattivo per il mercato del lavoro; i corsi proposti nell’ambito della formazione professionale continua seguono infatti le novità del mercato e consentono ai lavoratori di non farsi trovare impreparati alle nuove sfide. Fondazione Minoprio propone una vasta gamma di corsi di formazione continua, rivolti a chi vuole avvicinarsi al settore del verde preparato e aggiornato sulle più moderne teorie e tecniche di lavoro e a chi, lavorando già in questo ambito, vuole mantenersi al passo con i tempi e proporsi sul mercato più competitivo. I corsi sono tenuti dai docenti tecnici di Fondazione Minoprio, con lunga esperienza in materia di insegnamento, e da professionisti del settore, chiamati a collaborare per portare le proprie esperienze di lavoro come esempio e spunto per gli allievi di ogni età.
L’OFFERTA FORMATIVA Ecco un breve elenco dell’offerta formativa di Fondazione Minoprio. Settore forestale: ◗ corso per operatore forestale e per operatore forestale specializzato. Arboricoltura: ◗ corso di tree climbing base e relativo aggiornamento e corso di tree climbing avanzato. Corsi specifici: ◗ aggiornamento dell’abilitazione per operatori addetti alla conduzione di trattori agricoli e forestali / piattaforme di lavoro elevabili / macchine movimento terra;
◗ utilizzatori professionali e distributori di prodotti fitosanitari e relativi aggiornamenti; ◗ corso di abilitazione manutentore del verde, obbligatorio per avviare un’attività di manutenzione del verde. I corsi che non prevedono una parte pratica sono organizzati online, utilizzando piattaforme gratuite e di facile accesso. Per ulteriori info: Giovanni Rossoni: 031.4127064; e-mail: g.rossoni@ fondazioneminoprio.it Silvia Vasconi: 348.4712178; e-mail: s.vasconi@ fondazioneminoprio.it N°028
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GESTIONE | formazione/2 in collaborazione con
Su questo numero il viaggio nei giardini storici illustrati dai giardinieri che hanno preso parte al corso per Esperto di giardini e parchi storici promosso dalla Scuola Agraria del Parco di Monza, va oltre i confini nazionali. Giunge fino allo Sri Lanka e ci fa sognare a occhi aperti testo e foto di Stefano Gavin
Serra di orchidee.
IL GIARDINO B
PARCO DI P C i troviamo in Asia, nell’Oceano Indiano, in quell’isola a forma di pera che incantò Marco Polo: lo Sri Lanka. Un paese che affascina per usi e costumi della popolazione e soprattutto per la biodiversità dei suoi ambienti naturali. Precisamente siamo a pochi chilometri da Kandy, nel cuore dell’isola, capitale dell’ultimo regno singalese, caduta nel 1815 nelle mani degli inglesi, e visitiamo il giardino botanico di Peradeniya, il più grande orto botanico dello Sri Lanka e, per dimensioni, il secondo in Asia.
L’ARCHITETTURA DEL GIARDINO
Dal 1371 il giardino era riservato agli svaghi della famiglia reale singalese. Dopo aver resistito per
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secoli alle dominazioni portoghesi e olandesi, nel 1821 il governo inglese affida ad Alexander Moon il compito di realizzare un giardino botanico, e ne diventa il primo direttore. Una vasta superficie di 60 ettari, dei quali 40 destinati al giardino e alle serre per la coltivazione di fiori tropicali e campi per la coltivazione sperimentale, in particolare di caffè, cacao, cannella. La villa reale diventa per alcuni anni la residenza per il soggiorno temporaneo di nobili inglesi e gli edifici sono destinati alle attività dell’esercito. Nel 1843 il botanico George Gardner apporta alcune modifiche che ancora oggi si possono osservare. L’ingresso richiama lo stile del giardino formale e accoglie i visitatori attraverso un parterre geometrico ben ordinato; si raggiunge poi, al centro, una fontana. Proseguendo si possono
Per maggiori informazioni
www.monzaflora.it
Orchidea ibrido di Vanda.
Couroupita guianensis.
O BOTANICO DEL
I PERADENIYA attraversare diversi sentieri che disegnano un vero parco paesaggistico all’inglese, formato da spaziose aiuole che ospitano collezioni botaniche di pregio, e un laghetto coperto da Nymphaea. Al termine del parco, l’ansa del fiume Mahaweli Ganga, con i suoi 335 km il più lungo dello Sri Lanka, grazie alle mani dell’uomo, separa con perfetta maestria il giardino botanico dalla natura lussureggiante della confinante giungla.
IL PATRIMONIO BOTANICO
Sono state classificate oltre 4.000 specie vegetali. L’orto delle specie officinali permette di conoscere piante a noi note, come la noce moscata, i chiodi di garofano, il cardamomo e altre spezie: noi le troviamo solo in cucina – già pronte all’uso –, mentre in questo Paese crescono e prosperano.
L’AUTORE DELL’ARTICOLO Nato in una località del Nord Milano, trascorre la sua infanzia fra i boschi del Trentino, dove sviluppa un forte legame con la natura. Perito agrario di formazione, frequenta la facoltà di Scienze Naturali presso l’Università di Milano. La sua professione si stabilizza nel giardinaggio e da qui l’interesse a specializzarsi sulle tematiche del giardino storico continuando i propri studi presso la Scuola Agraria del Parco di Monza. N°028
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GESTIONE | formazione/2
Viale di Coleus.
Vuoi saperne di più sul corso per Esperto di giardini e parchi storici? Trovi due approfondimenti sulle pagine della nostra rivista: uno sul numero 022 a pag. 48, l’altro sul numero 025 a pag. 32.
mq e possiede radici in rilievo. Si ricorda anche il Couroupita guianensis, l’albero dalle palle di cannone, piantato nel 1901 da re Giorgio V e dalla regina Maria d’Inghilterra, caratteristico per i suoi fiori, vistosi e profumati, di colore dal giallo al rosso. Viale di palme.
Le serre riqualificate ospitano una rassegna di 300, tra specie e varietà, di orchidee e altre piante di origine tropicale. Il giardino incanta per il viale delle Palme reali, piantate nel 1950, e il viale delle Palme Frutto del cacao. da cocco (coco de mer), una noce che può pesare fino a 20 kg. Conservati in ottime condizioni i Dendrocalamus giganteus, i bambù giganti – i più grandi nel mondo – e altri esemplari di piante monumentali, tra i quali il Ficus benjamina, Fico gigante di Giava, che copre una superficie di 1.600
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LA GESTIONE E GLI USI: CRITICITÀ E POTENZIALITÀ
Uno degli aspetti che potrebbe infastidire i visitatori occidentali è la presenza delle volpi volanti (Pteropus giganteus) che defogliano gli alberi, ma che provvedono, con il guano prodotto, a concimare le aiuole sottostanti. L’attuale riqualificazione del sito storico a orto botanico ha ridato vita a questo luogo. La fortuna sta nella copresenza di quattro importanti istituzioni governative: il Dipartimento dell’Agricoltura di Cylon, la locale Università di Agraria, la Scuola di Floricoltura e Giardinaggio e il National Erbarium. Realtà che hanno creato un moderno polo di ricerca botanica, formazione, apprendistato e divulgazione. Il Parco, visitabile con l’acquisto di un biglietto, stima due milioni di visitatori all’anno.
GESTIONE | associazioni
L´importanza
TEMPO DI LETTU R A: 4 minuti
Tiriamo le fila della conferenza organizzata da Coldiretti insieme ad Assofloro, Sia e altre realtà del settore verde. Incontro che ha fatto da connessione tra il florovivaismo e l’arboricoltura. Qui, in sintesi, alcuni dei concetti emersi di Daniela Stasi
FLOROVIVAISMO IN PIEMONTE • Oltre 130 milioni di euro di produzione lorda vendibile • 1.100 imprese diffuse sul territorio • Superficie totale di 1.300 ettari • Più di 10 milioni di produzione di piante ornamentali • Circa 3.500 addetti
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on capita sempre di uscire da una conferenza con la sensazione che quelle appena ascoltate siano parole che rappresentano fatti. Ecco, è accaduto all’incontro dal titolo “Florovivaismo italiano tra ambiente, salute e le opportunità di sviluppo delle imprese”, svoltosi a giugno presso l’azienda vitivinicola Il Roccolo a Mezzomenico, in provincia di Novara. Noi de IL giardiniere eravamo presenti, equipaggiati di taccuino e penna. Organizzato da Assofloro, Coldiretti Novara-Vco, Coldiretti Vercelli-Biella, Coldiretti Piemonte, insieme ad Associazione Arboricoltori, Sia (Società Italiana di Arboricoltura) e AssoGreen (Associazione Nazionale Specialisti Macchine da Giardino), è stata un’intera giornata dedicata al florovivaismo e all’arboricoltura, per analizzare l’attuale situazione dopo un anno difficile e complicato per il settore. Giusto due numeri che fanno da istantanea: il settore florovivaistico – che lo scorso anno, secondo i dati Coldiretti, ha pagato un prezzo pesante a causa dell’emergenza Covid con un crack da 1,7 miliardi di euro – sta conoscendo
una forte domanda anche dall’estero con un aumento record del 33% delle esportazioni di piante Made in Italy nel primo trimestre del 2021.
COMPLEMENTARIETÀ TRA SETTORI
La conferenza è stata suddivisa in due macro temi: il verde e le opportunità per le città e il territorio, e la floricoltura 4.0, sfide e opportunità per il futuro. Da una parte si sono ribaditi gli effetti benefici del verde in ambito urbano, dall’altra si è parlato di produzione delle piante. Si sono analizzate da vicino quindi due settori che, nella filiera del verde, sono fortemente intrecciati tra loro: la progettazione e la realizzazione di aree verdi necessita di piante di qualità, i produttori per poter pianificare la produzione a lungo termine hanno bisogno di una pianificazione organica della progettazione. Andrea Pellegatta, presidente Sia, ha posto l’accento, in particolare, sull’importanza – troppo spesso sottovalutata – del rinnovo del patrimonio arboreo, elemento fondamentale per una pianificazione del verde urbano realizzata con criterio.
, a dell identità VERDE MANIA
Con la pandemia quasi sette italiani su dieci (68%) frequentano i vivai alla ricerca di piante per impreziosire case e giardini, contrastare il caldo, per difendersi da insetti molesti o per coltivare direttamente frutta e ortaggi. È quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixe’, che dimostra come, con l’emergenza sanitaria, siano cambiate le priorità dei cittadini facendo esplodere il bisogno di verde nelle case, nelle città e sul territorio nazionale. Una vera piante-mania evidenziata
UNIONE DI MONDI APPARENTEMENTE LONTANI
Sono emersi anche nuovi approcci e nuove prospettive, che suggeriscono in modo concreto altre modalità di valorizzazione del territorio e, di conseguenza, nuove opportunità per creare valore economico. Un esempio decisamente interessante è quello proposto da Stefano Lorenzi, arboricoltore e appassionato di vino: negli anni ha sviluppato diversi progetti di valorizzazione di grandi alberi presenti nelle aziende vitivinicole, per avvicinare la vigna al bosco, due mondi apparentemente lontani. Un approccio nuovo che ha una duplice funzione: far comprendere ai viticoltori che gli alberi non sono “nemici” della vigna – come a lungo si è creduto – e dimostrare come il patrimonio arboreo in un sito produttivo possa creare un reale valore anche nell’ottica dell’enoturismo e del turismo botanico.
dalla stessa Bankitalia che, nell’ultima relazione annuale del governatore Ignazio Visco, ha rilevato come nell’anno della pandemia sia raddoppiato l’interesse per le case con giardino con un profondo cambiamento nel mercato immobiliare spinto dalla voglia degli italiani di spazi verdi sia all’interno che all’esterno delle abitazioni. Per godersi un po’ di piante il 74% delle famiglie può contare almeno su un balcone mentre il 42% vive in una casa con giardino.
RISCATTO E AFFERMAZIONE
R Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti Piemonte, ha analizzato i punti di forza e le criticità del DDL “Legge sul florovivaismo”, disegno di legge attualmente all’esame della Commissione Agricoltura del Senato. Ha ricordato l’importante evoluzione vissuta di recente dall’agricoltura, rammentando che negli anni Ottanta era stata relegata a settore di serie B. E sottolineando come solo con una definizione coerente dell’identità del settore, anche il florovivaismo possa vivere lo stesso percorso di riscatto e affermazione. Identità e definizione, sono davvero due parole chiave su cui gli addetti ai lavori dovrebbero a lungo fermarsi. Una grande attenzione è stata posta, infine, sul futuro della floricoltura. Nada Forbici, presidente Assofloro, ha presentato le finalità della Consulta Florovivaismo di Coldiretti, composta da imprenditori del settore e finalizzata a trasformare il comparto in un settore meno frammentato e più coeso.
Un momento della prima parte dell’incontro.
Nada Forbici, presidente Assofloro.
Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti Piemonte.
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GESTIONE | mondo web
Forest Sharing è una piattaforma digitale dove i proprietari di boschi si incontrano con le imprese e i tecnici forestali, creando una comunità che permette di valorizzare aree boschive abbandonate o non gestite. Un’occasione di rendita, un esempio da seguire di Daniela Stasi
Più valore TEMPO DI LETTU R A: 4 minuti
AL BOSCO I progetti, quelli interessanti, utili, innovativi, devono essere promossi. E chi fa il nostro mestiere ha un’importante responsabilità: quella di scovarli e di presentarli. Forest Sharing è uno di questi, scoperto per caso, sui social. Di cosa si tratta? È una piattaforma web ideata per accorpare le proprietà forestali medie e piccole non gestite, in modo sostenibile secondo i principi dell’economia di scala, con gli strumenti della ricerca scientifica e della selvicoltura di precisione. Un metodo che si ispira ai veri principi della sharing economy: si crea valore con le persone, non sulle persone. Forest Sharing propone quindi una gestione attiva e responsabile (e consapevole!) delle risorse forestali, valorizzando il bosco e creando una filiera
corta di qualità. In pratica è una community di proprietari forestali che, insieme a professionisti e tecnici del settore, uniscono le forze, per gestire le superfici boschive abbandonate o non gestite. Creata da Bluebiloba, start-up innovativa e spinoff dell’Università degli Studi di Firenze, al momento in cui scriviamo, conta 4.500 ettari e 400 proprietari di boschi.
COME FUNZIONA
Importante dire, innanzitutto, che, grazie a una grafica molto intuitiva, l’iscrizione alla piattaforma è semplice e immediata e l’accesso è gratuito. Vediamo come funziona. Il proprietario forestale inserisce i dati del proprio bosco e sceglie le modalità di gestione (taglio legname, valorizzazione
IL PROGETTO Nasce dal percorso di incubazione universitaria di un gruppo di ricercatori nel settore forestale e oggi vede impegnato un corposo gruppo di giovani imprenditori e professionisti. A testimoniare la buona riuscita del progetto, il lungo elenco di riconoscimenti ricevuti. Giusto per citarne alcuni, Forest Sharing è stato selezionato come best practice per l’innovazione forestale all’interno del progetto Rosewood della Commissione Europea e ha vinto il premio Comunità Forestali Sostenibili 2020, promosso da PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes, Programma di Valutazione degli schemi di certificazione forestale, organizzazione di certificazione per la gestione sostenibile delle foreste) e Legambiente nella categoria Gestione Forestale Sostenibile, per aver messo la Sharing Economy al servizio della conoscenza del territorio e della gestione forestale. Da evidenziare, infine, il rigore scientifico del metodo promosso, che segue gli standard qualitativi fissati da PEFC.
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IL TEAM
I VANTAGGI
ricreativo turistica, mantenimento), che possono essere gestite singolarmente o combinate tra di loro. A tal punto, i tecnici di Forest Sharing analizzano le proprietà forestali, e scelgono insieme ai proprietari le soluzioni ottimali. Dopodiché si dà avvio alla gestione e il valore del bosco, nel momento in cui viene creato, viene condiviso. Il proprietario può ottenere così una rendita, che può rappresentare una fonte di reddito aggiuntiva o uno strumento per il mantenimento del bosco e dei costi di gestione. Ma chi stabilisce quanto vale il bosco? La valutazione viene fatta in base a: specie arborea, estensione, età, tipo di bosco, accessibilità, condizioni stazionali (suolo, precipitazioni, altitudine). Parte di queste valutazioni vengono effettuate con tecnologie di telerilevamento (satelliti), parte attraverso sopralluoghi e voli con drone. Quando tempo ci vuole
per avere una rendita? Dipende dal tempo in cui Forest Sharing riesce a formare il lotto forestale, grazie alla partecipazione degli utenti, quindi dalle caratteristiche e l’estensione dei boschi degli utenti confinanti o limitrofi.
GESTIONE CONDIVISA
Gestire il bosco significa prendere decisioni relative alla conduzione del bosco stesso, come per esempio quando operare un intervento colturale, quale specie reimpiantare, accettare un’offerta economica per il legname. Tali decisioni vengono prese in autonomia dall’utente iscritto a Forest Sharing: il proprietario indica espressamente sulla piattaforma la sua attitudine, cioè quella che vuole sia la modalità di gestione della proprietà forestale; i tecnici di Forest Sharing valutano poi la fattibilità dell’attitudine espressa dal proprietario, sulla base delle caratteristiche del bosco (esempio: ubicazione, estensione, etc.). Alla scelta di forma gestionale più adatta si arriva insieme, mediante confronto tra il proprietario e i tecnici.
• Riconoscimento del bosco come bene prezioso • Gestione attiva della risorsa forestale • Accesso alla piattaforma gratuito • Le proprietà inutilizzate o abbandonate tornano a essere un luogo da vivere • Rendita inaspettata • Un team di professionisti per gestire gli aspetti tecnici e gestionali
Per saperne di più vai al sito forestsharing.it
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GESTIONE | iniziative
Vuole presentarsi così il Libro Bianco del Verde, pubblicazione promossa da Confagricoltura e Assoverde, rivolta ai soggetti istituzionali e alla collettività. Proposte tecniche e soluzioni concrete per innovare processi e modelli di Nora Adamsberg
Invito
Per saperne di più: www.assoverde.it
al cambiamento TEMPO DI LETTU R A: 2 minuti
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iportare il verde e la natura a uno stato di equilibro con l’uomo. Questo l’obiettivo del Libro Bianco del Verde, un’iniziativa promossa da Confagricoltura e Assoverde (Associazione Italiana Costruttori del Verde) per migliorare le conoscenze, eliminare le pratiche obsolete e rinnovare la cura e la gestione del verde grazie a proposte tecniche e soluzioni concrete, supportate da decisioni politiche. Si tratta di una pubblicazione, in versione cartacea e digitale, che, a fine settembre, sarà consegnata formalmente ai ministri della
Transizione Ecologica, dell’Agricoltura, della Cultura, già patrocinanti del Libro, insieme ad Anci, Ordini professionali, associazioni ed enti del settore. Titolo dell’edizione 2021, la prima, è “Per un Neorinascimento della Cura e della Gestione del Verde”. L’idea di Confagricoltura e Assoverde è far diventare il Libro Bianco del Verde – alla cui redazione è coinvolta una vasta platea di soggetti pubblici e privati, politici e tecnici, istituzionali, accademici ed imprenditoriali – un appuntamento con cadenza annuale, per supportare e indirizzare la programmazione istituzionale.
PER CHI? A seguito della presentazione nel convegno di fine settembre, il Libro Bianco del Verde sarà fornito gratuitamente a: ◗ istituzioni, gli interlocutori politici, a cui è demandato il governo del settore, la definizione di modelli e regole per incentivare e valorizzare il settore, oltre che l’uso ottimale delle risorse disponibili; ◗ tecnici delle Amministrazioni che sui territori devono gestire strumenti e disponibilità; ◗ università ed enti di ricerca per la definizione di modelli
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innovativi di sviluppo sostenibile e il trasferimento di best practice nazionali e internazionali; ◗ ordini professionali, federazioni, associazioni, rappresentanze di categoria, per rafforzare le sinergie; ◗ imprese, professionisti e studi professionali, per far coincidere la ripresa economica e sociale del Paese con modelli di sviluppo compatibili con l’ambiente; ◗ cittadini e la collettività, verso una “cultura” del valore del verde.
Fino a metà novembre, ai Giardini di Castel Trauttmansdorff, si può assistere alla pioggia di bombe di semi. Un inno alla biodiversità di Viola Delfino
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© Giardini di Castel Trauttmansdorff - Karlheinz Sollbauer.
SCOPERTE | luoghi
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utti i giorni, fino a metà novembre 2021, ogni 30 minuti, chi si trova nella serra dei Giardini di Castel Trauttmansdorff a Merano può sentire il rumore del passaggio dei biplani, della pioggia di bombe di semi sganciate dall’alto, dei vetri infranti della serra, i tonfi delle bombe sul terreno e della loro schiusura: come fossero uova, rilasciano il loro contenuto e partecipano così al ciclo vitale. Il tema della biodiversità, che nel parco botanico meranese viene riproposto per la seconda stagione, quest’anno viene trattato anche attraverso una nuova installazione di seed bombing bombing: le bombe di semi, che nel 2020 erano state collocate in due luoghi dei Giardini (sui blocchi
LA FALENA PIÙ GRANDE D’EUROPA © Peter Huemer.
Durante il primo censimento della biodiversità delle falene notturne svolto a maggio ai Giardini di Castel Trauttmansdorff è stata rilevata la presenza di esemplari di saturnia del pero (anche detta pavonia maggiore), falena caratterizzata da un’apertura alare che può raggiungere i 16 centimetri. Minacciata in molti luoghi e diventata rara anche in Alto Adige, è un lepidottero esclusivamente notturno, che vive nel periodo tra maggio e la prima metà di giugno. In questa fase, il suo obiettivo primario è di trovare un partner: i maschi non possono né vedere né sentire le femmine, ma riescono con le loro antenne piumate a captarne l’odore anche in lontananza, fino a 10 chilometri di distanza. Falena saturnia del pero.
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Maschio con antenne piumate.
di porfido all’ingresso e nel laghetto dei Boschi del Mondo), ora si trovano pure all’interno della serra.
PRATICA RATICA DI RIFORESTAZIONE AEREA
Autori della nuova installazione sono Vera A Bonaventura e Roberto Mainardi di Officinadïdue, che hanno realizzato delle bombe in vetro soffiato riempite di semi di varia natura, in attesa di una loro ideale schiusura nella terra della serra. «Il vetro non solo racchiude la fragilità della vita, ma è anche l’elemento alchemico dove avvengono le trasformazioni dei vari elementi», commenta Bonaventura e Mainardi aggiunge: «Questa installazione è una forma di eternità, una forma di ricchezza interiore». IIl seed bombing bombing, infatti, è una pratica di riforestazione aerea er. em Hu in uso in molte foreste canadesi r ete ©P e nordamericane: utilizzando degli aeromobili, che riescono a raggiungere luoghi remoti o di difficile accesso in poco tempo, vengono rilasciate su territori piuttosto ampi
Bombardamen t N°028
Gli autori dell’installazione, Vera Bonaventura e Roberto Mainardi di Officinadïdue.
© Giardini di Castel Trauttmansdorff - Alexander Pichler.
Per saperne di più: www.trauttmansdorff.it
colpiti da incendi, inariditi o deforestati, delle palline/bombe di creta con dentro i semi insieme a humus e sostanze nutritive. Anche la perdita di biodiversità porta a inaridire i terreni, perché le monoculture intensive impoveriscono e avvelenano il terreno in pochi anni, portando a carestie e a inevitabili squilibri geopolitici e demografici con conseguenti migrazioni di animali e popoli. Questi spostamenti costituiscono un grande rischio che può portare a gravi conflitti; pertanto, le bombe di vetro di Officinadïdue presenti ai Giardini di Castel Trauttmansdorff hanno un duplice scopo: curare la terra e mettere in evidenza come alla biodiversità sia collegata anche la pace fra gli esseri umani.
© Giardini di Castel Trauttmansdorff.
L’installazione di seed bombing promossa dai Giardini di Castel Trauttmansdorff per affrontare il tema della biodiversità.
Bombe in vetro soffiato riempite di semi di varia natura, in attesa di una loro ideale schiusura nella terra della serra.
OLTRE 80 PAESAGGI BOTANICI IN UN UNICO LUOGO Suddivisi in quattro aree tematiche, i Giardini di Castel Trauttmansdorff presentano, su una superficie di 12 ettari, più di 80 paesaggi botanici con piante da tutto il mondo, alcune delle quali sono esemplari rari. A forma di anfiteatro naturale, si estendono su un dislivello di oltre 100 metri, aprendo affascinanti prospettive panoramiche sulle montagne circostanti e sulla città di Merano e integrandosi con armonia nel paesaggio naturale circostante. Nel cuore dei Giardini, ecco Castel Trauttmansdorff dove, un tempo l’imperatrice Elisabetta, meglio conosciuta come Sissi, trascorreva la stagione invernale.
n to… BUONO
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SCOPERTE | ricerche
LE VESPE
Proprio così, e uno studio dell’Università di Torino cercherà di capire perché. La notizia non riguarda strettamente il lavoro dei giardinieri, ma è una di quelle scoperte che contribuisce a cambiare il modo di interfacciarsi con l’ambiente che ci circonda di Irene Nuvola
AFRODISIACHE PER I LIEVITI
S
ebbene fondamentale per pratiche indispensabili per l’uomo, come la produzione di vino, birra e panificati, solo negli ultimi anni si è osservato che il lievito Saccharomyces cerevisiae (noto come lievito di birra) possa sopravvivere anche in ambienti naturali, in particolare grazie al contributo degli insetti sociali che lo mantengono e trasportano. Infatti, gli insetti sociali, come le vespe e i calabroni, sono in grado di mantenere popolazioni di cellule del lievito nel proprio microbiota intestinale durante tutto l’anno per poi diffonderle nei vari ambienti naturali che colonizzano. Ma Per maggiori info: la notizia è un’altra: di recente i ricerwww.unito.it catori dell’Università di Torino hanno scoperto che nel microbiota intestinale di questi insetti, le cellule di S. cerevisiae sono in grado di riprodursi sessualmente.
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FINANZIAMENTO DI QUASI 1,4 MILIONI DI DOLLARI
Q Quali sono le proprietà di questi animali che favoriscono gli incroci del lievito? Quali meccanismi molecolari adotta il lievito per effettuare la
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riproduzione sessuata nel microbiota degli insetti sociali? A queste domande risponderà il progetto di Irene Stefanini, microbiologa del Laboratorio di Microbiologia e Virologia del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino, vincitrice di uno dei prestigiosi Research Grants promossi dallo Human Frontier Science Program, organizzazione internazionale con sede a Strasburgo che promuove nuove collaborazioni scientifiche finanziando progetti a elevato contenuto di internazionalità, interdisciplinarietà e impatto scientifico. Alla ricerca è stato assegnato un finanfinan ziamento di quasi 1,4 milioni di dollari.
SCOPERTE | vegetali / 1 IN BREVE • Per ottenere un tappeto colorato utilizzare almeno cinquanta bulbi per un metro quadrato • Non è molto esigente • Il terreno deve essere ben drenato • I bulbi hanno bisogno del freddo per crescere, ma sopportano primavere secche ed estati torride • Cresce rigogliosa anche vicino al mare
Tappeto
colorato
Ne parliamo con largo anticipo, perché prevenire… è sempre meglio. Se anche tu hai clienti bulbomaniaci, ecco la carta da giocare quest’anno in previsione dell’inverno: Chionodoxa, bulbosa meno conosciuta dal grande pubblico di Nora Adamsberg, foto iBulb
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ulbi, bulbi, bulbi. Ci sono clienti che vogliono solo loro. Ecco qui un consiglio: per il prossimo inverno provate a proporre la gloria della neve, in grado di regalare un vero tappeto colorato in giardino. Piuttosto sconosciuta rispetto ai tulipani e ai narcisi, è una bulbosa che cresce spontaneamente sui monti della Turchia. I suoi fiori variopinti creano suggestive macchie di colore nel manto nevoso. Lo dice anche il nome botanico Chionodoxa: la parola greca chiōn significa neve, mentre doxa significa gloria o lustro: inizia a fiorire abbondantemente da febbraio e vanta piccoli fiori vigorosi composti da sei petali saldati tra loro. Solitamente sono di colore blu, ma possono essere anche rosa o bianchi. La gloria della
Per maggiori info: www.bulbidifiore.it
neve è ottimale per l’inselvatichimento, che non avviene attraverso il bulbo, ma tramite i semi dei fiori appassiti: le escrescenze dei semi contengono una sostanza zuccherina di cui le formiche sono ghiotte; ma essendo amaro, il seme non viene mangiato, rimane sul terreno e l’anno successivo dà vita a nuove piante. IL CONSIGLIO I toni blu della gloria della neve creano piacevoli contrasti con i narcisi gialli e bianchi e con i tulipani rossi a fioritura precoce. La varietà bianca e rosa si accosta ai narcisi gialli e al bossolo dei dadi. E ancora, la Chionodoxa è ideale accanto alle piante e agli arbusti caducifogli. N°028
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SCOPERTE | vegetali/2
Piante per un gi a
mediterr a
A pagina 22 abbiamo visto le peculiarità di questo stile, ora indossiamo vesti pratiche e posiamo lo sguardo su alcune varietà ad hoc firmate Plantipp
Per info vai al sito www.plantipp.eu
di Matteo Ragni TEMPO DI LETTU R A: 4 minuti
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Gardenia ‘Pinwheel’.
e abbiamo parlato lungamente qualche pagina fa. L’aspetto tra i più sorprendenti dei giardini mediterranei è che consente di associare – bene, in modo armonico ed equilibrato – tante piante diverse, coltivate in terra e coltivate in vaso. I giardini e i terrazzi mediterranei rappresentano così una combinazione di piante: annuali, aromatiche, succulente, adatte a giardini rocciosi, graminacee e varietà della macchia mediterranea con fioriture che incantano. Ecco qui una breve panoramica della selezione Plantipp.
Gardenia ‘Double Diamonds’.
Gardenia ‘Crown Jewel’.
H GARDENIA ‘CROWN JEWEL’, GARDENIA ‘PINWHEEL’ E GARDENIA ‘DOUBLE DIAMONDS’ Le Gardenia sono sempre usate come piante da fiore, una volta finita la fioritura spesso vengono messe nell’angolo della vergogna del giardino, dove si accatastano le piante che non riusciamo a fare stare bene. Grazie alla selezione di Plantipp sono disponibili varietà come la Gardenia ‘Crown Jewel’, compatta e molto prolifica, la Gardenia ‘Pinwheel’, con molti fiori singoli, e la Gardenia ‘Double Diamonds’, con fiori doppi molto profumati.
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i ardino
P DIANELLA REVOLUTA ‘COOLVISTA’® Si sviluppa rapidamente un ciuffo denso, offrendo sfumature di grigio, verde e blu in un solido ordito di foglie. Molti germogli laterali emergono dal terreno attorno alla base della pianta, rendendola ancora più folta. ‘Coolvista’® tollera l’asciutto e resiste abbastanza bene al freddo. La fioritura è gentile e gradevole.
r aneo H EUPHORBIA ‘BLACKBIRD’ Una pianta bella sempre, sia in vaso che in terra. Più sole prende e più resta compatta. Resiste molto bene al freddo e ha dei fiori spettacolari: grandi, gialli e pieni di nettare!
H CHOISYA X DEWITTEANA ‘WHITE DAZZLER’® Una meraviglia di Choisya. È compatta e porta molti fiori bianchi profumati. Se il tempo è abbastanza buono può anche fiorire una seconda e una terza volta! P LOMANDRA LONGIFOLIA ‘WHITE SANDS’
È la prima Lomandra variegata. Il fogliame è grigio-verde con una striscia bianca nel mezzo e bordi bianchi all’esterno. Da ricordare che Lomandra è una perenne sempreverde e non un’erba! È facile da coltivare e dalla rapida crescita e richiede poca manutenzione.
H SCHIZACHYRIUM SCOPARIUM ‘STANDING OVATION’ Il fogliame blu-verde dello Schizachyrium ‘Standing Ovation’ si colora durante l’autunno. Standing Ovation prospera bene in pieno sole in un terreno da secco a medio umido e ben drenato. Questa bella erba ornamentale ha foglie più spesse rispetto agli altri Schizachyrium. A causa del portamento robusto e verticale, non cade. Standing Ovation raggiunge i 90 cm di altezza e i 40 di larghezza ed è resistente fino a -30 °C. N°028
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IL PRONTUARIO
Ascolta il podcast su radiogarden.it!
Qual è IL FUTURO
dELLA PROFESS I Tra tecnologie sempre più evolute e pseudo professionisti improvvisati, il domani può apparire incerto. Ma una risposta c’è, e la si rintraccia in quelle caratteristiche dell’essere giardinieri che sono, e saranno, insostituibili di Lucio Brioschi
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uello espresso nel titolo, è un bell’interrogativo. In un mercato, spinto dal virus, molte sono state le figure che si sono inventate un mestiere tra quelli concessi dalle norme per fronteggiare la pandemia, e la professione del giardiniere è stata ancora una volta tra le prescelte. A onor del vero il verde, soprattutto privato, ha ritrovato nuova vita e il settore è stato
Fare o operare quale giardiniere non è solo tagliare, potare, piantare, ma assemblare, curare dettagli,
saper combinare forme, colori ed esigenze di un materiale vivo
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avvantaggiato dalla situazione. Ciò ha spinto diverse persone che di lavoro facevano tutt’altro, obbligatoriamente impossibilitate ad agire, a crearsi alternative.
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(NON) PROFESSIONISTI
iro molto e dormo spesso in hotel; proprio questa settimana (quando è stato scritto questo articolo era maggio inoltrato, ndr) raggiungo una delle mie solite location (sono abitudinario) e trovo il titolare dell’albergo che, con attrezzatura di marca, sta potando siepi, glicini, diserbando manualmente aiuole, soffiando foglie, ecc. Mi racconta che nel 2020, e in parte nel 2021, vivendo di clientela turistica di passaggio – oltreché di artigiani, professionisti che girano per il territorio – ha visto le sue entrate crollare. Il verde che circonda l’hotel, in parte piantato dal padre, era curato da due artigiani giardinieri. I conti e i relativi costi arrivavano, ma non il denaro per pagarli, quindi si è improvvisato giardiniere di sé stesso con determinazione, caparbietà e, non essendo un professionista, commettendo errori. L’esempio è calzante: chi non riesce a permettersi un intervento professionale si inventa artefice del proprio spazio verde e della sua manutenzione.
È fondamentale che un giardiniere professionista non sia solo un semplice esecutore, bensì un creativo, un artista che assembla colori,
tratta di coltivazione, materia per lavorare sulla bianca tavolozza che la natura ci mette a disposizione
S IONE?
E
REALTÀ O FANTASCIENZA?
cco che nasce una riflessione: in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale (AI) e la robotica stanno galoppando velocemente verso soluzioni prima inimmaginabili, una figura come il giardiniere potrà avere ancora un ruolo fondamentale nella gestione del verde pubblico e privato? • Sensori che attivano l’impianto di irrigazione in
base a parametri multipli potrebbero sostituire la conoscenza che permette a un giardiniere di programmare la centralina per i diversi settori. • Droni che effettuano trattamenti anche in quota potrebbero rendere inutili piattaforme o conoscenze di tree climbing. • Nuove piante dallo sviluppo contenuto, o che non producono polline o semi, richiederanno meno manutenzione (in questo caso non è intelligenza artificiale ma genetica, favorita dalle sempre più ampie conoscenze e dalle tecnologie di riproduzione). • Robot tagliaerba già operano, raccolgono palline da golf, insetti dannosi (dorifora), ecc.
Quindi cosà servirà? Un progettista informatico/ meccanico, un costruttore di schede e microchip e poi il giardiniere verrà sostituito da un software che penserà a tutto? Non è fantascienza ma realtà prossima.
IL BUON SENSO E LA CREATIVITÀ
P
er fortuna non sarà così, almeno per un po’ di tempo, perché due aspetti ci distinguono dai robot e dall’intelligenza artificiale:
• il buon senso, ovvero la capacità di interpretare la realtà e agire per il meglio; • la creatività, ovvero la capacità, a partire da pochi elementi, di ricavare un manufatto, un’opera d’arte o un bellissimo angolo verde.
P
LA CONOSCENZA È SALVIFICA
roprio per questo motivo la professione del giardiniere, intesa nel senso più ampio e nobile del temine, non si spegnerà, perché fare o operare quale giardiniere non è solo tagliare, potare, piantare, ma assemblare, curare dettagli, saper combinare forme, colori ed esigenze di un materiale vivo. Materiale che richiede rispetto e attenzioni che, a oggi, almeno salvo smentite, un sistema artificiale non sarebbe in grado di avere. Soprattutto adattandosi come farebbe la creatività umana e con la capacità di fantasticare sui risultati ottenibili. In altri settori spariranno dei “mestieri” eseguiti da macchine e software, ma per il nostro amato/odiato verde, per il momento sarà difficile. Ecco perché è fondamentale che un giardiniere professionista non sia solo un semplice esecutore, bensì un creativo, un artista che assembla colori, tratta di coltivazione (nell’arte verrebbero definiti pittorici), materia per lavorare sulla bianca tavolozza che la natura ci mette a disposizione. Coltiviamo la conoscenza delle piante, del perché agiscono in un modo, quali risposte danno a determinate azioni. Anche la padronanza dei meccanismi di lotta integrata, di lotta sostenibile per dare equilibrio alla natura, saranno fondamentali affinché il giardiniere abbia lunga vita. Solo così sapremo gestire qualcosa che non sarà né facile, né immediato, sostituire con una macchina. Buon lavoro! N°028
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L’OPINIONE
Ascolta il podcast su radiogarden.it!
di Anna Zottola
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a tempo pensavo di scrivere un articolo dedicato a Emilio Trabella, il Giardiniere paesaggista che ci ha lasciato nel 2019, da poche settimane raggiunto dalla sua fedelissima moglie Clelia. È una testimonianza che ci può essere di insegnamento, a partire dalle sue qualità umane: passione e disponibilità. Passione, che alimentava con la curiosità di conoscere, capire, apprendere. Studiava la località che accoglieva il suo prossimo giardino, pensava quali piante avrebbe conservato e quali avrebbe sostituito, si aggiornava sulle innovazioni di prodotto e sulle tecnologie. Ascoltava i racconti dei più anziani per conoscere le storie sullo sviluppo dei giardini che voleva riqualificare, e acquistava stampe e libri antichi e contemporanei provenienti da ogni parte del mondo. Era sempre disponibile per tutti. Generosità senza limiti, per clienti e colleghi. Dopo i suoi studi a Minoprio, Emilio ha poi sviluppato cultura e competenza professionale, maturata nell’azienda comasca Ratti. Una straordinaria professionalità, accresciuta dalle numerose esperienze in tutta Italia. A lui erano particolarmente care quelle nei giardini affacciati sul Lago di Como. Giardini che ritrasformava solo dopo lunghe soste, e frequenti osservazioni dalla barca, per raccogliere i particolari offerti da ogni terrazza o balconata, la vista sui viali, e lo specchio che riflette con tinte irreali le ville e i parchi che si affacciano
sul Lario. Era la ricerca continua per percepire l’insieme, il paesaggio. Quel paesaggio ricostruito con minuziosi particolari che ricomponeva solo con il gusto del bello, e che riproponeva ai suoi clienti nei progetti che presentava sotto forma di acquarelli. Una tecnica, questa, poco utilizzata dai giardinieri. L’acquarello incantava i proprietari, che si trattasse di nobili o di uomini della finanza. Lo stesso incanto che creava quando faceva da cicerone agli appassionati di giardinaggio – per la storica Società Ortofloricola Comense che ha presieduto per tanti anni – per l’evento Orticolario, per diversi Garden Club italiani e per il Fai, del quale è stato consulente. Nessuno escluso: lui faceva da guida agli studenti delle scuole agrarie e insegnava la botanica, quella vera, che nasceva dalle sue osservazioni giorno dopo giorno della vita delle piante. Aggiungendo curiosità, aneddoti e favole. Tra le numerose piante che Emilio proponeva nei suoi giardini lacustri, c’è la Camellia. Una nuova varietà di sasanqua, selezionata dalla Società Italiana della Camellia, ha preso il nome di “Emilio Trabella” (ne abbiamo parlato sul numero 20 a pag. 60): cresce nel Parco della Villa del Grumello, uno dei giardini sul lago che più amava. Il ricordo di Emilio non svanirà tra i professionisti del verde, sarà solido come la scultura permanente a lui dedicata da uno dei suoi fratelli d’adozione, Pierluigi Ratti. Un albero artistico installato nel bosco della Tenuta dell’Annunziata a Uggiate Trevano (CO).
Il Giardiniere CHE RACCONTA
IL GIARDINO 66
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