Storia di ieri e di oggi di Marco Nicolò Perinelli
La via Claudia Augusta:
2000 anni di storia lungo 350 miglia La strada si inerpicava ben visibile lungo il fianco del colle, il segno dell’arrivo della civiltà in quella terra ancora in parte selvaggia. Erano passati ottantacinque anni da quando Druso ne aveva iniziato la costruzione e i lavori portati avanti dall’Imperatore Claudio l’avevano resa degna dell’Impero che serviva.
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on era la prima volta che Caio Servilio, Prefetto della Legio XXI Rapax inviata da Vespasiano contro i Batavi in rivolta Germania, cavalcava lungo quel tracciato. Pochi mesi prima aveva scelto di non seguire il resto della sua Legione quando Vitellio aveva deciso di marciare contro Roma stessa e, insieme agli ausiliari al suo comando, aveva fatto ritorno nella sua Aquileia, distaccandosi dal resto dell’esercito e rischiando così la sua stessa vita. Ma ora, ristabilito l’ordine e fiducioso nelle capacità del nuovo Imperatore, aveva risposto alla chiamata e stava dirigendo verso Abodiacum, al di là delle Alpi, dove avrebbe atteso l’arrivo del resto dell’armata, partita da più di una settimana dall’accampamento estivo e diretta a nord. Lungo il tracciato ben delineato della strada, si vedevano qua e là campi coltivati, con bassi vigneti da cui proveniva quel vino retico tanto apprezzato nella capitale. Caio si fermò a guardare il grande specchio d’acqua ai piedi del colle e scese da cavallo per poter appoggiare i piedi al suolo dopo tante miglia. Si mise ad ascoltare in silenzio i suoni che provenivano dalla cima del colle e distinse chiaramente un vociare di bambini. “Loro si godono la pace – pensò amaramente – senza sapere cosa sta accadendo nel resto dell’Impero”. Come si era aspettato, arrivato in cima al pendio, si imbatté in una mutatio, una stazione di posta, dove riposare e ristorarsi. Attorno al basso edificio in pietra, si addossavano alcune case in legno con il tetto in paglia. Animali
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da cortile scorrazzavano qua e là e alcuni bambini li inseguivano per rimetterli nei recinti prima del tramonto del sole. Il suo arrivo non era stato inosservato e un uomo dal volto segnato dagli anni, vestito in abiti civili, si avvicinò appoggiando il passo claudicante a un bastone di vite. Il Prefetto lo osservò e notò il gladio appeso a sinistra, come era solito fare ai centurioni. “Benvenuto – disse l’uomo avvicinandosi e sollevando l’indice in segno di saluto – quali notizie porti, Equites?”. “Ave et tu, Miles – rispose Caio – Sono diretto a nord dove i Germani si agitano al confine”. Il suo sguardo si posò allora su una pietra miliare con incisa la cifra LXI. “Sessantuno miglia da Feltria – disse pensando ad alta voce – per oggi posso fermarmi”. La bellezza del luogo lo aveva colpito e aveva deciso di fermarsi lì a riposare per quella sera, godendosi il calore di quell’ultimo sole primaverile che ancora gli ricordava il Mare Nostrum e i profumi della sua terra affacciata sul mare, una terra che forse non avrebbe rivisto mai più”. Questo è il racconto immaginario di un viaggio che un antico romano, nel 70 d.C., avrebbe potuto compiere per raggiungere la Germania Superiore partendo da Aquileia, una delle città più ricche dell’Impero, passando per Altino, dove avrebbe incrociato la via che collegava il Veneto, l’Emilia Romagna e la Baviera. Una strada che, nelle sue diramazioni, rappresentava una straordinaria via di comunicazione tra il sud e il nord delle Alpi e del quale rimangono alcune importanti tracce archeologi-
Via Claudia Augusta Altinate
La copia di una pietra miliare romana indica a Donauwîrth l'inizio della pista ciclabile Claudia Augusta