Qui Italia di Nicola Maschio
Rapporto 2019 situazione carceri in Italia
C
ome ogni anno, i dati forniti dal Garante dei Detenuti della Provincia Autonoma di Trento sullo stato dell’arte delle carceri in Italia ci permettono di delineare i trend e le situazioni sulle quali porre la maggior attenzione. Il numero di detenuti infatti, negli ultimi anni, ha subìto una leggera flessione, salvo poi tornare ad aumentare in quest’ultimo periodo. Dati comunque distanti dal picco raggiunto nel 2012 (ben 65.701 persone detenute in tutta Italia), ma che restano tuttavia preoccupanti per una serie di motivi. Prima di tutto, la capienza regolamentare e complessiva delle carceri a livello nazionale: nel 2012 infatti, a fronte dei più di 65mila detenuti sopra citati vi erano solamente 47.040 posti realmente disponibili. Numero quest’ultimo che è aumentato nel tempo, prima ai 49.640 del 2015 ed ora, nel 2019, ai 50.688 complessivamente a disposizione. Eppure, questa quantità non si può ancora definire soddisfacente: dopo il calo di detenuti registrato nel 2015, ovvero 52.434 (abbastanza in linea con il numero di cel-
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augana
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le disponibili), la quantità dei detenuti stessi è aumentata di circa 2mila unità all’anno, con un incremento stabile del 3,6%. I 3.648 nuovi posti all’interno delle carceri creati negli ultimi otto anni sono dunque ancora insufficienti, a fronte di un numero di detenuti pari a 60.769 nel solo 2019. A pesare, soprattutto in alcune Regioni, è oggettivamente la percentuale di detenuti stranieri sul totale dei presenti in carcere: se la Toscana arriva al 49%, percentuali superiori si registrano in Emilia Romagna (50%), Veneto (54%), Liguria (55%), Valle d’Aosta (65%) ma anche in Trentino Alto Adige, con il dato che si attesta al 62%. Complessivamente, considerando la media a livello nazionale, i detenuti stranieri rappresentano un terzo della popolazione detenuta, anche se in specifiche aree geografiche questo fenomeno è quasi capovolto. Le percentuali minori si registrano in Basilicata (appena il 12%), Campania e Puglia (entrambe al 13%), Abruzzo e Sicilia (ferme tutte e due al 18%). A conti fatti perciò, la media nazionale riporta un
37% di detenuti stranieri contro il 63% di italiani. Ma come sono suddivisi questi 60.769 detenuti sul territorio nazionale? In tutto, il nostro Paese conta 189 istituti penitenziari: ben 23 di questi si trovano in Sicilia, 18 in Lombardia, 16 in Toscana, 15 in Campania e 13 in Piemonte. Chiudono la “classifica” invece Basilicata e Molise con 3 istituti, il Trentino Alto Adige con 2 e la Valle d’Aosta, con appena un carcere per tutto il territorio. I problemi di sovraffollamento sono comunque evidenti, soprattutto in alcuni casi come quello pugliese (2.517 posti contro 3.814 detenuti complessivi), piemontese (3.971 posti a fronte di 4.531 detenuti), ed in particolar modo lombardo (6.199 rispetto ai ben 8.547 carcerati presenti) e campano, dove i 6.164 posti sono decisamente insufficienti se pensiamo ai 7.412 detenuti. Numeri, per così dire, “normali” invece quelli di Sicilia (6.497 posti e 6.445 detenuti), Sardegna (2.710 spazi e 2.288 carcerati) e Marche, che sforano solamente di alcune unità (898 detenuti su un totale di 857 posti). Le Regioni con il maggior numero di stranieri sono invece Emilia Romagna (1.930), Lazio (2.486) e Lombardia (3.630). Rispetto al genere invece, solo il 4% sono detenute donne, mentre il restante 96% sono uomini. Infine, le misure alternative alla detenzione: 18.132 sono gli affidamenti in prova al servizio sociale, 1.040 le semilibertà, 10.429 le detenzioni domiciliari, 18.180 le messe alla prova, 8.314 detenuti sono impiegati in lavori di pubblica utilità, 4.148 in libertà vigilata, 114 in libertà controllata e solamente 3 in semidetenzione.