PER ALLENARMI UN PO’
UNIK Dieci suoi amici avevano un fratellino. Sette sue amichette avevano una sorellina. Per non dire di quei beati che avevano sia l’uno che l’altro. Lui invece era figlio unico. Unik, non conosciamo il suo nome, un po’ si lamentava e un po’ si rallegrava. Si lamentava quando i suoi amici tornavano nelle loro case e lui si ritrovava da solo nella cameretta vuota. Si rallegrava quando arrivavano i regali tutti per lui. Non era però così sicuro che non dividere niente con nessuno fosse così divertente. Un mattino il nostro Unik fu svegliato da insoliti rumori. Che cosa stava succedendo? Corse alla finestra. Una gru stava trasportando, al piano sopra di lui, tavoli, seggiole, divani, poltrone. Insomma era un trasloco. Una nuova famiglia veniva ad abitare sopra il suo appartamento. Osservò con attenzione tutto ciò che stava sfilando sopra la sua testa, sulla gru. Ecco un indizio: un calcetto! Unik fece un salto, di sicuro era in arrivo un bambino. Era Giorgio, anche lui un Unik! Unik ora era felice, ma proprio felice-felice. Vivian Lamarque, Unik, storia di un figlio unico, Bompiani
IL TESTO SOTTO LA LENTE COMPRENSIONE
Quali idee si possono ricavare dal testo? Indica SÌ o NO.
• Unik si chiama così perché è solo. • Unik desiderava avere un fratellino o una sorellina. • A Unik piaceva stare da solo. • Gli altri bambini lo invidiavano un po’. • Unik stava bene con i suoi amici. • Il suo passatempo preferito era guardare la gru. • È bello tenere tutto per sé, senza condividere. • Unik è strafelice perché arriva un altro Unik come lui.
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