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L’editoriale di Alessandro Busonero ffezionati lettori, novembre è mese d’autunno. In questo periodo, la tanto celebre quanto breve poesia di Giuseppe Ungaretti composta durante gli ultimi mesi della Prima guerra mondiale: Soldati - Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie torna facile alla memoria e non solo per i fogliami dorati che ricoprono i vialetti, ma perché proprio il 4 novembre ricorre la celebrazione della Vittoria della Grande Guerra del 1918, che tanto sacrificio costò ai militari italiani, proprio quelli ricordati dal poeta. Era il 1918 infatti quando il 9 giugno
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due motoscafi armati siluranti (MAS), comandanti da Luigi Rizzo e da Giuseppe Aonzo partirono per la storica “Impresa di Premuda”. All’alba del 10 giugno, proprio al largo dell’isola dalmata, il comandante Rizzo sferrò l’attacco alla flotta austro ungarica con i due MAS armati di siluri riuscendo ad affondare la corazzata Santo Stefano. L’azione bloccò la veemenza della flotta nemica e permise di ottenere il completo controllo del mare Adriatico, spalancando le porte al vittorioso epilogo. Cento anni fa, tra i caduti sul fronte terrestre privi di elementi che potessero permetterne il riconoscimento, Maria Bergamas, madre di uno dei soldati dispersi in battaglia, fu chiamata a scegliere tra 11 salme, quella del Milite Ignoto. Le spoglie del Milite ignoto furono trasportate a Roma dove giunsero il 4 novembre 1921 sull’Altare della Patria al Vittoriano, ad imperitura memoria, in ricordo ai caduti e ai dispersi italiani nelle guerre.Tra le pagine del Notiziario, abbiamo voluto dare il giusto spazio per celebrare il centenario della traslazione del Milite ignoto all’Altare della Patria, ad omaggiare quanti sacrificarono la vita per la nostra Patria. Questo novembre inoltre, è per il mondo dei militari italiani, anche mese di importanti cambiamenti. La Difesa ha un nuovo vertice: l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone ne assume la guida e direzione, lasciando all’ammiraglio Enrico Credendino l’onore di diventare capo di Stato Maggiore della Marina Militare che proprio nel giorno del suo inse-
diamento, il 4 novembre, ha sottolineato come la diffusione della cultura marittima sarà una delle priorità insieme all'attenzione per gli organici del personale della Marina Militare. Cosa non cambia, invece, è la nostra tradizione di amanti e sostenitori del mare, di difensori e amplificatori di quella cultura marittima che per un Paese come il nostro, penisola distesa nel Mediterraneo, non vuol dire solo sicurezza, ma anche benessere e ricchezza. Tra gli articoli di questo numero poi, vi potrete appassionare leggendo della grande esercitazione Mare Aperto 2021 che ha impegnato gran parte della Squadra navale - tra cui la portaerei Cavour e la portaeromobili Giuseppe Garibaldi - nel Mediterraneo centrale per 24 giorni; del cacciamine Viareggio in Mediterraneo e Mar Nero; dell’attività addestrativa dei nostri palombari sul lago di Garda e i 90 anni della Bandiera di combattimento della nave scuola Amerigo Vespucci. Vi racconteremo infine, della presentazione del calendario della Marina Militare 2022 a Civitavecchia a bordo della portaerei Cavour, che vi anticipo in esclusiva, sarà regalato a tutti gli abbonati del Notiziario nel prossimo numero di dicembre! Ma per il momento godiamoci questo numero, già abbastanza ricco di notizie ed emozioni, tutte da leggere! “alla via così”! Buona navigazione tra le pagine del Notiziario della Marina!
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Il Notiziario della Marina è una testata giornalistica mensile fondata nel 1954
SOMMARIO
Registrazione: Tribunale di Roma n.396/1985 dell’ 8 agosto 1985
novembre 2021
Proprietà Ministero della Difesa Editore Ministro della Difesa Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione
Passaggio di consegne al vertice della Marina Militare tra l’ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone e l’ammiraglio di squadra Enrico Credendino.
DIRETTORE RESPONSABILE Alessandro BUSONERO
REDAZIONE Antonello D’AVENIA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO D IREZIONE E R EDAZIONE Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione Notiziario della Marina - piazza della Marina, 4 - 00196 Roma - tel. 06.3680.5556 mail: notiziario.marina@gmail.com segreteria e abbonamenti tel. 06.36806318 partita iva: 02135411003 N ORME
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Al vertice della Difesa l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone di Antonello D’Avenia
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L’ammiraglio Enrico Credendino nuovo capo di Stato Maggiore della Marina di Alessandro Busonero
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Il 4 novembre tra i ricordi di una storia e la Storia da ricordare di Daniela Napoli
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Mare, Aria e Terra: la Squadra navale nella grande esercitazione Mare Aperto 2021 di Antonello D’Avenia
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Minaccia di mine navali: il cacciamine Viareggio si addestra con la NATO di Francesca Lentini
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Comsubin: la scuola subacquei in attività addestrativa in ambienti atipici di Fabrizio Buonaccorsi
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Stampa: Fotolito Moggio srl, Villa Adriana - Tivoli Concessionaria di pubblicità: Difesa Servizi Spa chiuso in redazione il 15 novembre 2021
La Capitale ha il suo Comando Marittimo di Emanuele Scigliuzzo
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Obbiettivi e proiezioni: presentato il calendario Marina 2022 di Alessandro Busonero
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Al Centro Alti Studi della Difesa l’inaugurazione dell’anno accademico di Stefano Febbraro
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Marina Militare e Fondo Ambiente Italiano: ancora insieme di Antonello D’Avenia
© Tutti i diritti sono riservati.Testi e foto non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione del Direttore. COME ABBONARSI
1921-2021: centenario del Milite ignoto di Ebe Pierini
PER LA COLLABORAZIONE
La collaborazione è aperta a tutti, gli elaborati, inediti ed esenti da vincoli editoriali, esprimono le opinioni personali dell’autore, che ne assume la responsabilità. La Direzione si riserva il diritto di dare agli articoli il taglio editoriale ritenuto più opportuno. Gli articoli, concordati con il Direttore, dovranno essere corredati di foto (formato .tif o .jpg, di dimensioni minime 18 x 13 cm, con risoluzione a 300 dpi) e didascalie esplicative; gli elaborati dovranno essere redatti evitando l’uso di acronimi, che eventualmente vanno esplicitati. L’accoglimento degli articoli o proposte di collaborazione non impegnano la Direzione alla pubblicazione nè alla retribuzione.
L’editoriale di Alessandro Busonero
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Salone Internazionale del Libro di Torino di Alessandro Busonero
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Evoluzione e miglioramento del vestiario militare di Angela Bernardi
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Enduring Freedom a 20 anni dalla partenza di Emanuele Scigliuzzo
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Storia e sviluppo dei radar in Italia sulle orme di Ugo Tiberio di Giuseppina Maria Greco
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Aspiranti marinai del secolo blu di Antonino Pulvirenti
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Middle Sea Race 2021 di Pasquale Prinzivalli
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Recensione: Caimano 69 di Fabrizio Buonaccorsi
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’ultimo rappresentante della Marina Militare al vertice della Difesa era stato l’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli che lasciò l’incarico, quasi 7 anni fa, nel febbraio 2015. Dal 5 novembre, è l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone il nuovo capo di Stato Maggiore della Difesa. Il capo di Stato Maggiore della Difesa è il vertice militare delle Forze Armate italiane. Nella piramide gerarchica dipende dal ministro, di cui è l’alto consigliere tecnico-militare e al quale risponde
Al vertice della Difesa L l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone di Antonello D’Avenia N OT I Z I A R I O
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L'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone
dell’esecuzione delle direttive ricevute. Da lui dipendono i capi di Stato Maggiore di Forza Armata e il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri (limitatamente ai compiti militari devoluti alla stessa Arma), e il Segretario generale della Difesa, per le attribuzioni tecnico-operative a quest’ultimo affidate. Un grande onore per l’ammiraglio Cavo Dragone che arriva alla guida interforze dopo 45 anni e un mese di Marina e una carriera all’insegna dell’operatività e del comando di enti apicali della
Marina Militare e interforze. La cerimonia di avvicendamento del capo di Stato Maggiore della Difesa tra il generale Enzo Vecciarelli e il subentrante ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone è avvenuta lo scorso 5 novembre presso l’aeroporto militare di Ciampino, sede del Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro della Difesa on. Guerini precedono il generale Vecciarelli e l’ammiraglio Cavo Dragone durante la cerimonia di passaggio di consegne al vertice della Difesa.
L'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone è nato ad Arquata Scrivia (AL) il 28 febbraio 1957. Ha frequentato l’Accademia navale dal 1976 al 1980. In seguito, ha frequentato le scuole di volo della U.S. Navy in Florida e nel Texas dove conseguiva il brevetto di pilota di velivoli ad ala fissa (multimotori a elica) e quello di pilota di elicotteri. Rientrato in Italia nel settembre 1981, veniva imbarcato come pilota sul cacciatorpediniere Ardito in occasione dell'impiego delle Unità della MMI nelle acque del Libano. Nell’agosto del 1987, nel grado di tenente di vascello ha assunto il comando del cacciamine Milazzo con cui, dal settembre '87 al marzo '88, ha partecipato alla prima missione in Golfo Persico. Successivamente all'approvazione della legge che permetteva alla Marina Militare di acquisire propri velivoli da combattimento da imbarcare sulla portaeromobili Giuseppe Garibaldi, Cavo Dragone ha conseguito l'abilitazione all'appontaggio con velivoli jet da portaerei nel gennaio 1990 in Florida ed il brevetto di pilota di aviogetto in Mississippi nell'agosto dello stesso anno. Dopo la consegna dei primi due velivoli Harrier per la Marina avvenuta nel maggio 1991 in Carolina del Nord (U.S.A.), Cavo Dragone, con il proprio team, ha preparato il rientro in Italia della componente che è stata prelevata da nave Garibaldi nelle acque statunitensi nel settembre dello stesso anno. È stato il primo comandante del gruppo aerei imbarcati (settembre 1991 - settembre 1993). Per un ulteriore anno è stato nuovamente inviato in Arizona per effettuare un addestramento specifico su un modello di Harrier per il combattimento notturno e sulla versione del velivolo con il radar da combattimento. Nel settembre 1996, con il grado di capitano di fregata, gli è stato assegnato il comando della Fregata EURO. Dopo un anno, Cavo Dragone ha comandato il Gruppo Aerei Imbarcati a Grottaglie (TA). Ha al suo attivo oltre 2.500 ore di volo tra elicotteri ed aviogetti da combattimento. Dal settembre 2002 a ottobre 2004, è stato il comandante della portaerei Giuseppe Garibaldi. Da ottobre 2005 a settembre 2008, ha ricoperto l’incarico di comandante delle Forze Aeree della Marina Militare e di capo del 6° Reparto Aeromobili dello Stato Maggiore Marina. Dal settembre 2008 a ottobre 2011, è stato il comandante del Raggruppamento Subacquei ed Incursori della Marina Militare. Da ottobre 2011 a ottobre 2014, ha ricoperto l’incarico di comandante dell’Accademia Navale. Dal novembre 2014 al giugno 2016, ha ricoperto l’incarico di comandante del Comando interforze per le operazioni delle Forze Speciali (COFS). Dal luglio 2016 a giugno 2019, ha assunto l’incarico di comandante del Comando Operativo di vertice Interforze (COI). Dal 21 giugno 2019 al 4 novembre 2021, ha assunto l’incarico di capo di Stato Maggiore della Marina Militare. Dal 5 novembre 2021 ha assunto l’incarico di capo di Stato Maggiore della Difesa.
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31° Stormo dell’Aeronautica Militare, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, del ministro della Difesa, Lorenzo Guerini e dei vertici delle Forze Armate. Il ministro della Difesa ha sottolineato che “l’Italia sta lavorando a una revisione strategica che ci faccia diventare attori protagonisti in aree di assoluto rilievo come quella del Mediterraneo allargato, ed in questa prospettiva il processo di ammodernamento militare rappresenta un tassello necessario per rispondere
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meglio alle sfide che abbiamo di fronte”. L’augurio del capo di Stato Maggiore della Difesa uscente, generale Vecciarelli è stato diretto ad una sempre maggiore integrazione interforze: “Sono certo che le tue pregresse esperienze in special modo quelle in campo interforze illumineranno la tua azione di comando e sotto la tua guida le Forze Armate sapranno finalmente raggiungere quell’obiettivo di piena integrazione interforze tanto agognato perseguendo soluzioni efficienti ed efficaci”. Su queste parole, c’è stata assoluta sintonia con l’ammiraglio Cavo Dragone che ha af-
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fermato: “Il perfezionamento dell'integrazione interforze, lo sviluppo delle attività nei nuovi domini operativi, il potenziamento, a tutto tondo, della nostra capacità di proiezione di intervento e di presenza nel Mediterraneo allargato saranno le mie priorità, per mettere al servizio del Paese, delle Nazioni Unite, della Nato e dell'Unione Europea uno strumento credibile, capace, equilibrato, reattivo e in grado, in primis, di tutelare la nostra sovranità, di proteggere le nostre genti e tutelare i nostri interessi nazionali”. Inoltre, il nuovo capo di Stato Maggiore
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della Difesa ha affermato: “Tra le molteplici e complesse sfide che ci attendono, la più preminente è rappresentata dall’attuale scenario geopolitico di riferimento, in continuo mutamento, che vede nell’area di principale interesse per gli obiettivi strategici del Paese, il Mediterraneo allargato, il proliferare di conflitti e focolai preoccupanti, oltre alla presenza di attori terzi che dispiegano assetti militari, tesi a influenzare e destabilizzare la regione, ponendo a rischio la piena fruizione degli interessi della comunità internazionale nonché i nostri precipui interessi nazionali”. Egli
ha così sottolineato l’importanza del ruolo cui assurgerà la Difesa nei prossimi anni, un ruolo di flessibilità e di sintesi tra le diverse Forze Armate, per gestire in maniera efficace le sfide del futuro che come la storia insegna - a 30 anni dalla caduta del muro di Berlino e a 20 anni dalla missione Enduring Freedom - sono sempre di non facile previsione e gestione. Aeroporto militare di Ciampino, 5 settembre, momenti salienti della cerimonia di passaggio di consegne tra i capi di Stato Maggiore della Difesa.
L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone è il settimo ammiraglio a rivestire la carica di capo di Stato Maggiore della Difesa.
Eugenio Henke, da agosto 1972 a gennaio 1975
Giovanni Torrisi, da febbraio 1980 a settembre 1981
Mario Porta, da aprile 1988 a marzo 1990
Guido Venturoni, da gennaio 1994 a febbraio 1999
Giampaolo di Paola, da marzo 2004 a febbraio 2008
Luigi Binelli Mantelli, da gennaio 2013 a febbraio 2015
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L’ammiraglio Enrico Credendino nuovo capo di Stato Maggiore della Marina Militare di Alessandro Busonero
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chieramento attenti - Reparto d’onore attenti – Presentat’arm Onori alla Bandiera di guerra della Marina Militare e delle Forze Navali”. Nella formalità del cerimoniale delle grandi occasioni è avvenuto il 4 novembre - giornata dal profondo valore nazionale - il cambio al comando della Marina Militare alla presenza del ministro della Difesa Lorenzo Guerini e dei sottosegretari di Stato alla Difesa, Stefania Pucciarelli e Giorgio Mulè. N OT I Z I A R I O
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A Roma nel piazzale di Palazzo Marina, l’ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone ha ceduto il Comando della Marina all’ammiraglio di squadra Enrico Credendino, comandante in Capo della Squadra navale. "Oggi - ha detto l’amm. Cavo Dragone - lascio il comando della Marina un po' in anticipo, dopo 2 anni e 4 mesi. Di questi 28 mesi però devo dire che soltanto otto, i primi, sono stati normali perché gli altri 20 sono stati drammati-
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camente condizionati dalla pandemia. La Marina in questo frangente così difficile ha dovuto combattere su tre fronti: il primo, quello interno, supportando la Difesa per aiutare il Sistema Sanitario nazionale; il secondo, quello esterno, in cui non abbiamo avuto flessioni e abbiamo mantenuto tutti gli impegni, tutto l'output operativo negli impegni nazionali e soprattutto internazionali […]; Il terzo fronte è stato quello più inaspettato, quello nel sup-
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portare chi aveva bisogno, le famiglie che colpite dalla pandemia erano bloccate in casa per giorni e giorni, le famiglie che vedevano partire i loro cari in missione e che, quindi si trovavano senza un punto fondamentale del dispositivo familiare. Sono nate delle squadre ad hoc promosse dai Comandi dipendenti che hanno lavorato giorno e notte, tutti i giorni”. L’ammiraglio Credendino, torinese 58 anni, nel suo discorso d’insediamento ha detto: “Nell’assumere il più alto comando in Forza Armata sono pienamente consapevole di raccogliere un'eredità pregiata, fatta, come dice la nostra preghiera, di petti di ferro, di impegno, di eccellenze e di grandissima dedizione
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La lunga navigazione che in 160 anni ha condotto la Marina fin qui è contraddistinta da un solido apprezzamento internazionale, risultato dell’efficace contributo alla sicurezza dei mari, in particolare negli ultimi anni nell’ambito dell'Unione Europea, della Nato e dei consessi sovranazionali e multinazionali di cui l'Italia fa parte Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini
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verso il Paese”. Ha poi sottolineato come: “La diffusione della cultura marittima sarà una delle mie priorità insieme all’attenzione per il personale della Marina Militare" e poi ha proseguito: "Manterrò saldo il timone sulla rotta tracciata dall'ammiraglio Cavo Dragone assicurando ogni sforzo per garantire l’operatività dello strumento marittimo e la sicurezza nel Mediterraneo, che oggi più che mai rappresenta il fianco sud dell’architettura di sicurezza e difesa dell'UE" e che “è nostro imperativo difendere e tutelare”. Roma - Palazzo Marina, 4 novembre: momenti della cerimonia del passaggio di consegne al vertice della Marina Militare alla presenza del ministro della Difesa on. Lorenzo Guerini. A destra, l’ alfiere della Bandiera di guerra della Marina Militare e delle Forze Navali è stata la sottotenente di vascello Mariamartina Paviglianiti.
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La diffusione della cultura marittima sarà una delle mie priorità insieme all’attenzione per il personale della Marina Militare
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il capo di Stato Maggiore della Marina Militare ammiraglio di squadra Enrico Credendino
Il generale Enzo Vecciarelli, capo di Stato Maggiore della Difesa ha poi precisato che: “la nostra Marina Militare rappresenta uno strumento unico nel panorama delle Marine Militari europee e mediterranee, pronta ad esprimere una capacità aeronavale di ultima generazione, elemento di indiscussa levatura e vanto per le nostre Forze Armate e la nostra industria” e al neo capo di Stato Maggiore della Marina Militare ha rivolto i migliori auguri per questo incarico: “Le qualità indiscusse che hai saputo dimostrare in questi anni di servizio continueranno a esserti preziose” - chiedendogli di: “continuare nel solco tracciato dai tuoi predecessori”. Nell’intervento conclusivo, il ministro della Difesa ha evidenziato come: “Il dominio marittimo è centrale. La recente decisione di istituire una Zona Economica Esclusiva nazionale ne è la conferma. Nella sua attuazione sarà importante valorizzare le capacità delle Forze Armate per la sua tutela e a garanzia dei nostri diritti e rendere visibile a tutti la presenza italiana attraverso una rafforzata attività di sorveglianza e di contrasto delle azioni illegittime”. Ha poi continuato:“E’ evidente in questo contesto il ruolo fondamentale che svolge e dovrà continuare a svolgere la Marina Militare. Il Mediterraneo è il nostro mare e sappiamo bene quanto sia importante per gli equilibri geopolitici globali. In questo senso l’aggiornamento della strategia di difesa e sicurezza che abbiamo avviato, in coerenza con l’ammodernamento in atto dello strumento militare ci deve consentire di individuare aree di sviluppo per fare del nostro Paese un agente di stabilità adeguato al rilievo delle sfide di sicurezza”. Guerini ha poi ribadito che “l’azione italiana sugli scenari internazionali, quale portatrice di sicurezza, non può prescindere da un approccio convintamente e compiutamente interforze per il quale N OT I Z I A R I O
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è essenziale il contributo di ciascuna Forza Armata, pur con le proprie specificità. Anche la Marina è chiamata a proseguire questo percorso imprescindibile, per rendere sempre più rilevante il contributo italiano alla sicurezza globale”.
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In alto, l’ammiraglio di squadra Enrico Credendino, neo capo di Stato Maggiore della Marina, durante l’intervento di insediamento. A destra, saluto ai lettori dell’ammiraglio Cavo Dragone durante l’intervista con il Direttore del Notiziario della Marina.
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Intervista esclusiva dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone al Notiziario della Marina di Alessandro Busonero ella missione di raccontare il grande Equipaggio della Marina, il Notiziario della Marina ha seguito e si è fatto portavoce delle indicazioni del Comandante della Marina. Abbiamo seguito, durante il suo mandato, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone nelle sue attività di guida, di presenza e di vicinanza al personale. Con piacere gli abbiamo rivolto, prima di assumere il nuovo e prestigioso incarico di capo di Stato Maggiore della Difesa, alcune domande per i lettori della nostra rivista.
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Ammiraglio in quasi 2 anni e mezzo al comando della Marina c’è un ricordo che più di altri l’ha emozionato e che serba con particolare affetto? Sicuramente questi 2 anni e mezzo sono stati connotati dalla pandemia, quindi aldilà di tutte le avventure che io ho vissuto nella Forza Armata e che sono state tante, molto divertenti e molto motivanti, io credo che la cosa che mi rimarrà più impressa di questo periodo è come la Marina si è comportata in quest’occasione: come le nostre donne e uomini nonostante tutto siano partiti, hanno lasciato le famiglie, hanno lasciato una situazione di pericolo, di indecisione e hanno portato a termine tutto
quello che è stato chiesto: Quindi, questo secondo me, va al di sopra di tutte le esperienze che ho vissuto e le ripeto sono tante e che mi rimarrà sicuramente tatuato sulla pelle. Il Notiziario della Marina è seguito con attenzione e passione all’interno e all’esterno della Marina. Chi è a casa, attraverso il Notiziario ben comprende la professione del figlio, del fratello, del padre, della madre, ma anche del marito o della moglie. C’è un messaggio che vorrebbe dare alle famiglie che leggono il Notiziario della Marina? Attraverso il Notiziario noi cerchiamo di illustrare quella che è la nostra vita con determinati spaccati e con determinate ottiche. Quello che posso dire alle famiglie che leggono il Notiziario della Marina è di continuare a sostenerci perché se non lo facessero non riusciremmo a fare quello che facciamo. Quale augurio per il futuro della nostra Marina e per il suo successore: l’ammiraglio Enrico Credendino?
L’augurio è quello di avere sempre una squadra così coesa, una squadra così focalizzata al conseguimento della missione e soprattutto sempre paziente e disponibile a fare cose ben al di sopra delle nostre capacità, soprattutto con i numeri che abbiamo oggi. Direi di avere pazienza. Lavoreremo sempre e comunque per cercare di aumentare questi numeri perché lo meritiamo. Grazie ammiraglio, in chiusura un saluto diretto ai lettori del Notiziario della Marina, come ha detto lei, un oblò mensile sulle attività della Marina in Italia e nel mondo. L’augurio è quello di continuare a mietere i successi che sono stati conseguiti fino ad adesso. Se posso dare una raccomandazione e lanciare un appello: ricordiamoci dell’Istituto Andrea Doria* perché abbiamo bisogno di supportarlo al meglio. Abbiamo bisogno di foraggiarlo perché è la nostra istituzione e si prende cura dei più deboli della nostra confraternita.
L’Istituto Andrea Doria ’Andrea Doria, si base sul principio originario e fondante, di assistere le famiglie dei marinai attraverso una forma di solidarietà volontaria tra tutti coloro che a bordo ed a terra fanno parte della grande famiglia marinara (per donare, consulta www.marina.difesa.it – Istituto Andrea Doria). L’Istituto Andrea Doria assiste, se in stato di bisogno: gli orfani dei militari della Marina deceduti a seguito di lesioni o malattie contratte per causa di servizio; in servizio ed in quiescenza; i figli dei grandi invalidi della Marina (coloro che per lesioni o malattie contratte per cause di servizio risultino totalmente inabili a proficuo lavoro); gli orfani dei militari della Marina deceduti in servizio per cause non attinenti al servizio; le vedove dei caduti in guerra della Marina che all’atto del decesso del
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marito non avevano prole; consentendolo le disponibilità finanziarie, potranno essere concessi contributi straordinari al personale militare in servizio o che abbia prestato servizio militare nella Marina che si trovi in particolari e documentate situazioni di bisogno. L’assistenza agli orfani si attua mediante: la concessione di un sussidio annuale; la corresponsione della retta entro i limiti di spesa stabiliti, agli orfani studenti presso Istituti di istruzione come convittori; la eventuale concessione agli orfani di premi di profitto negli studi; la concessione di eventuali contributi in casi di comprovata particolare necessità; l’assegnazione di un contributo finale alla cessazione dell’assistenza. Assiste le famiglie dei marinai in caso di bisogno.
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Il 4 novembre tra i ricordi di una storia e la Storia da ricordare di Daniela Napoli ono le ore 9 del 4 novembre del 1986. Il bidello entra in classe e chiede al maestro Piccolo di mettere in fila gli alunni e accompagnarli nel cortile antistante l’ingresso principale della scuola elementare. A due a due i piccoli scolaretti si dispongono in fila, ordinati. Nella piazzetta del Ponte c’è un po’ di movimento, si
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intravedono degli uomini in uniforme e un signore con baffi e con fascia tricolore addosso, che poggiano una corona d’alloro ai piedi di una statua che ritrae un soldato pronto ad andare incontro ad un qualcosa. Un “qualcosa” che gli occhi di una bambina di otto anni non sono ancora in grado di capire. Tutte le classi della scuola sono fuori, a
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formare 5 rette parallele, sui gradoni sono state messe altre corone di fiori, grandi e imponenti. C’è un silenzio irreale, anche le auto sul corso principale si sono fermate, le attività commerciali hanno interrotto i loro esercizi. Alle spalle dell’adunata si sentono tre squilli di tromba e dai cancelli ai gradoni avanza la banda musicale del Comune
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preceduta da un piccolo gruppo di anziani che con orgoglio sfilano con le loro divise e portano in alto il medagliere luccicante e tintinnante che reca la scritta: “Associazione Nazionale Combattenti e Reduci. Sez. Pomigliano d’Arco”. “Combattenti e reduci”: gli occhi della bambina leggono quelle tre parole mentre la banda inizia a suonare una musica emozionate e bellissima che lei ricorda di aver ascoltato in televisione anche in altre circostanze. Nell’aria vibrano le note dell’inno nazionale. Si trova in quella scuola da due mesi ed è la prima volta che le
capita di assistere alla cerimonia, per questo motivo - suggellato il tutto con un grande applauso dei presenti - una volta in classe, la bambina chiede al suo maestro cosa rappresentasse quel momento e soprattutto chi fossero i combattenti e i reduci. Il maestro spiega che quel giorno si celebra la Giornata delle dell’Unità nazionale e delle Forze armate e con essa anche la fine della Prima guerra mondiale, perché il 4 novembre del 1918 entrò in vigore l’armistizio di Villa Giusti (Padova) tra il Regno d’Italia e il Regno austro-ungarico che sancì il trionfo italiano, dopo l’impresa per mare di un manipolo di uomini valorosi guidati da Luigi Rizzo che affondarono la principale corazzata nemica e dopo la stoica compattezza dell’artiglieria dell’esercito che alla guida di Armando Diaz riparò alla disfatta di Caporetto con la resistenza sul Piave fino alla celebre Vittoria di Vittorio Veneto, con la quale le città di Trento e di Trieste tornarono a far parte del territorio italiano. Il maestro racconta ai suoi alunni che i nostri soldati - dal 24 maggio del 1915 al 4 novembre del 1918 - lottarono strenuamente per 41 mesi per difendere l’unità e l’indipendenza della nazione; più di seicentomila di loro morirono in battaglia, decine di migliaia i prigionieri, i feriti e i mutilati. Ecco chi erano i combattenti e i reduci: uomini provenienti da tutte le province d’Italia - dalla Sicilia alle Alpi, dal Tirreno all’Adriatico - che in tre anni e mezzo di Grande Guerra hanno affrontato il conflitto con coraggio e determinazione, pronti a sacrificare la loro vita per il
Paese. Estremo sacrificio, come quello compiuto dal soldato della statua in piazza, il milite che va fiero verso “quel qualcosa” pur sapendo che potrebbe non far più ritorno alla sua casa, ai suoi affetti. Lui e tanti altri caddero in anonimato. La bambina con il tempo e lo studio ha compreso che “ignoto” fu solo il “chi”. Conosciuto invece il “cosa”: il loro coraggio e il loro valore, perché la grandezza non ha tempo e non ha un nome, se non quello della nostra Patria. Come ogni anno, dal 1922 ad oggi, è celebrato il 4 novembre. Il momento finale di tutte le cerimonie istituzionali in programma, si è svolto all’Altare della Patria di Roma dove sono stati commemorati i cento anni dalla traslazione della salma del Milite ignoto. La Marina Militare si è unita a tutte le altre Forze Armate in questa importante ricorrenza per l’Italia, dedicando e scrivendo nella stessa giornata un capitolo altrettanto fondamentale per la sua di memoria: l’avvicendamento a capo di Stato Maggiore della Marina tra l’ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone – neo capo di Stato Maggiore delle Forze armate - e l’ammiraglio di squadra Enrico Credendino. Una Storia da ricordare e un’altra da scrivere.
In alto a sinistra, il Presidente della Repubblica all’altare della Patria il 4 novembre, giorno dell’Unità nazionale e giornata delle Forze Armate. In alto, locandina commemorativa del ministero della Difesa.
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1921-2021: centenario del Milite ignoto Un ricordo e un omaggio a tutti coloro che hanno dato la vita per la Patria di Ebe Pierini ento anni fa, un soldato senza nome divenne il simbolo del sacrificio di un intero popolo duramente provato dalla Prima guerra mondiale. Fu Maria Bergamas, una donna alla quale la guerra aveva strappato un figlio mai tornato, scelta per incarnare il ruolo di “madre d’Italia”, a scegliere tra le salme di 11 soldati rinvenute sui più sanguinosi campi di battaglia del Primo conflitto mondiale, il Milite ignoto che sarebbe poi stato tu-
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mulato a Roma, all’Altare della Patria. Quel soldato senza identità incarnò il ricordo dolce di tutti i figli, i padri, i mariti, i cari, gli amici mai tornati dalla guerra, di tutti i 650.000 morti che sacrificarono la propria vita per la Vittoria. Con l’approvazione della legge dell’11 agosto 1921, “per la sepoltura in Roma, sull’Altare della Patria, della salma di un soldato ignoto caduto in guerra” si era deciso infatti di onorare i sacrifici di un’intera nazione cele-
brando la salma di quel povero soldato sconosciuto. Il corpo del Milite ignoto fu trasferito da Aquileia a Roma con un treno speciale che attraversò l’Italia divenendo simbolo di unità nazionale. Lungo il tragitto, ovunque il convoglio transitasse, la gente si inginocchiava, pregava, lanciava fiori. Ad accoglierlo al suo arrivo, il 2 novembre, c’erano il re Vittorio Emanuele III, la famiglia reale ed i vertici militari. La sua bara fu trasportata nella basilica di Santa Maria degli Angeli e due giorni dopo, il 4 novembre, il feretro portato a spalla da sei reduci decorati al Valor Militare fu deposto nell’Altare della Patria alla presenza di migliaia di persone commosse. Con l’apposizione della lastra di marmo fu consegnato alla storia e al mito. Quest’anno è stato celebrato il centenario della traslazione della salma del Milite ignoto da Aquileia all’Altare della Patria. Oggi come allora, quell’evento è stato sentito e vissuto con grande trasporto emotivo. Cento anni fa, l’Italia visse un momento di profondo cordoglio collettivo. QueIl capo dello Stato rende omaggio al Milite ignoto all’Altare della Patria. In basso a sinistra, il ministro della Difesa on. Guerini accoglie il treno commemorativo del viaggio che portò la salma del Milite ignoto da Aquileia a Roma. (foto: Stato Maggiore Difesa - DIPICOM)
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Cento anni fa Roma (Piazza Venezia), 4 novembre 1921. Il Milite ignoto raggiunge la piazza gremita di gente. La salma viene prima salutata militarmente dalle bandiere dei diversi reggimenti, quindi presa sulle spalle dai combattenti decorati con medaglie d’oro, tra i quali è presente anche Luigi Rizzo st’anno sono stati migliaia i comuni che hanno raccolto la proposta dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia) di concedere al Milite ignoto la cittadinanza onoraria. Al Milite ignoto sono stati dedicati un francobollo, una moneta ed il treno della memoria ha ripercorso il tragitto compiuto dal feretro 100 anni fa. In ogni stazione ferroviaria dove ha fatto scalo è stato accolto con calore da cittadini di ogni età, ma soprattutto dai bambini. Le celebrazioni sono culminate con una solenne cerimonia all’Altare della Patria il 4 novembre, alla quale hanno preso parte le massime autorità dello Stato. “Celebrare il Milite ignoto significa diventare tutti padri, madri, fratelli e sorelle di quei militari che riposano nei nostri sacrari e di cui ancora non conosciamo il nome - ha dichiarato il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini - a cento anni di distanza vuol dire celebrare un momento fondamentale della storia del nostro Paese. Significa rendere omaggio a un simbolo che onora il nostro passato, richiama la nostra memoria, unisce un popolo. Perché è anche intorno ai simboli che si costruisce l’unità di una nazione”. Un secolo dopo, attorno al ricordo del Milite ignoto che riposa nel grembo di marmo del Vittoriano, si è stretto l’intero Paese.
(foto: Ufficio Storico Marina Militare)
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Mare, Aria e Terra: la Squadra navale nella grande esercitazione Mare Aperto 2021 di Antonello D’Avenia
Nel Mediterraneo centrale, la Marina Militare si addestra con le altre Forze Armate e con le Marine alleate e partner, all’insegna dell’interoperabilità
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’addestramento è tra i fattori chiave che permette alle forze marittime militari di diventare operative e soprattutto di lavorare come un’unica componente, capace di assolvere al meglio le missioni assegnate. La Mare Aperto 2021 rappresenta l’esercitazione con il più alto livello di addestramento della Marina Militare. Il banco di prova più importante e complesso
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dove viene coinvolta la Squadra navale in tutte le sue espressioni specialistiche che si trovano a lavorare - in funzione del contesto simulato - fianco a fianco: un’importante occasione per testare procedure consolidate e nuove, oppure fronteggiarsi, in partiti contrapposti, in uno scenario geopolitico verosimile creato ad hoc durante la fase di pianificazione. L’esercitazione stimola i team operazioni di bordo ad affrontare difficoltà sempre crescenti: nelle prime settimane conducono attività seriali e schedulate, mentre nelle ultime si confrontano in contesti di crisi internazionale verosimili in cui il vero protagonista diventa l’elevato realismo. La minaccia continua sprona il processo di pianificazione dei comandanti in mare, in relazione alle missioni assegnate e alle istruzioni delle catene di comando e controllo. Dal 4 al 27 ottobre 2021 il Mar Mediterraneo centrale ne è stato lo scenario, dopo oltre un anno e mezzo in cui la pandemia legata al Covid-19 aveva impedito la periodica esecuzione. Per ven-
tiquattro giorni si sono addestrati oltre 4.000 donne e uomini appartenenti a 8 differenti Marine, alleate e partner, 21 navi militari tra cui portaerei, cacciatorpediniere, fregate, navi rifornitrici, pattugliatori, cacciamine, sommergibili, aerei imbarcati in aggiunta a quelli dell’Aeronautica Militare basati a terra ed elicotteri imbarcati di cui due da combattimento dell’Esercito Italiano. Oltre alle navi militari, in questa edizione della Mare Aperto sono stati coinvolti il mercantile “Eurocargo Malta” del Gruppo Grimaldi e la Confederazione Italiana Armatori (CONFITARMA) che hanno lavorato insieme al Comando in Capo della Squadra navale (CINCNAV) consolidando la loro intesa e sinergia. Tra gli obiettivi di questa edizione 2021, si annovera la certificazione del comando della Terza Divisione navale e della Brigata Marina San Marco quale Commander Amphibious Task Force e Commander Landing Force, assetti che saranno disponibili quale forza di risposta rapida della NATO nel 2022 (Nato Response Force - NRF 2022). Lo scopo dell’ad-
destramento è stato consolidare ed incrementare le capacità di fronteggiare le principali forme di lotta sul mare e dal mare, di prevenzione e contrasto ai traffici illeciti, di gestione delle crisi caratterizzate dalla presenza di minacce convenzionali e asimmetriche: in sintesi incrementare la combat readiness (prontezza operativa) degli assetti partecipanti. Il lavoro svolto ha migliorato interoperabilità e integrazione tra le diverse Forze Armate, le Marine estere e le agenzie del cluster marittimo nazionali, tutti accomunati dall’obiettivo di difendere gli interessi nazionali, rafforzando in particolar modo la presenza e la sorveglianza marittima del Mediterraneo allargato. La Mare Aperto 2021 è stata coordinata e gestita dall’ammiraglio di squadra Enrico Credendino, comandante in Capo della Squadra navale, coadiuvato dal suo staff e dal personale del Centro Le unità della Squadra navale con al centro la portaerei Cavour, navigano in formazione durante l’esercitazione Mare Aperto 2021.
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Con queste parole l’ammiraglio Credendino ha sottolineato l’importanza della diffusione della cultura marittima per la nostra penisola, durante la presentazione dei risultati dell’esercitazione a bordo della portaerei Cavour a Civitavecchia: “In questo discorso di rilancio della marittimità nazionale che la Marina ha intrapreso soprattutto in questi ultimi due anni con molta forza, vogliamo andare a toccare le principali città di mare con le nostre navi in modo da poter lavorare insieme alla collettività e cercare di convincere e ricordare a tutti, dagli studenti delle scuole medie inferiori fino alla classe politica, che l’Italia è un Paese marittimo che vive per il mare e grazie al mare, la cui sicurezza, ma anche il cui benessere, sono strettamente connessi con il mare; troppo spesso lo diamo per scontato, in alcuni casi lo dimentichiamo, e invece bisogna insistere per combattere questa “malattia” che gli inglesi chiamano sea blindness: cecità nei confronti del mare e quindi siamo qui anche per questo.”
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Addestramento Aeronavale (MARICENTADD) di Taranto, imbarcato sulla portaerei Cavour. Come nelle precedenti edizioni, hanno partecipato alla Mare Aperto 45 studenti provenienti da 9 atenei: l’Università degli studi di Bari, l’Università di Genova, la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali (LUISS) di Roma, l’Università per Stranieri di Siena, l’Università Sant’Anna di Pisa, l’Università di Catania,
l’Università di Perugia, l’Università Federico II di Napoli e l’Università di Trieste. Studenti e docenti accompagnatori hanno integrato gli staff imbarcati sulle navi della Squadra navale e hanno messo in pratica, in base al loro percorso di laurea, i ruoli di political advisor, legal advisor, addetti alla Pubblica Informazione, ai sistemi innovativi di propulsione, di architettura navale e di esplorazione dell’ambiente marino.
In alto, la componente aerea imbarcata in azione. Al centro la portaeromobili Giuseppe Garibaldi. In basso da sinistra, sommergibile classe U212; il contrammiraglio Valentino Rinaldi e il capitano di vascello Marcello Grivelli intenti alla manovra con lo staff di plancia; sottufficiali e marinai durante il rifornimento laterale.
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Marinai per un mese di Matteo Negro, studente Luiss (Libera Università Internazionale degli Studi Sociali - Guido Carli) l 3 ottobre iniziava per noi studenti l’imbarco sulla portaerei Cavour. Ventisei ragazzi provenienti da tutta Italia: studenti di Scienze Politiche, Relazioni Internazionali, Giurisprudenza e Ingegneria Navale. Università LUISS, Sant’Anna, Trieste, Siena. Ancora non ci conoscevamo, ma di fatto eravamo già uniti dalla scelta di metterci in gioco per un mese, testando i nostri studi accademici in una realtà a noi ancora sco-
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nosciuta: il mare, all’interno di un’opportunità più unica che rara: la “Mare Aperto 2021”, la più grande e importante esercitazione annuale della Marina Militare. Non saprei ricordare con esattezza le nostre emozioni o le nostre aspettative appena saliti a bordo dell’ammiraglia (portaerei Cavour – n.d.r), ma sicuramente ero inebriato dal senso del nuovo, dall’emozione e dalla consapevolezza di essere sul punto di lasciare un porto conosciuto per salpare verso l’ignoto. E poi ricordo bene - e con felicità - le aspettative “tradite”. Pensavamo che il nostro contributo sarebbe stato al più superficiale, formale. Che fossimo qui quasi come osserva-
tori, coinvolti solo se necessario e secondariamente. Quanto ci sbagliavamo! Dopo poche ore eravamo già al lavoro, integrati con lo staff e i team dell’esercitazione. I briefing e i de-briefing iniziavano ad alternarsi mentre noi, piano piano, venivamo integrati nella vita di bordo. L’apertura mentale dell’equipaggio, dimostrata verso di noi, da comandanti ed ammiragli, ufficiali, sottufficiali e marinai, ci ha stupito e lusingato, spingendoci a dare il massimo e a sforzarci di non deludere questa incredibile fiducia. Un’insaziabile curiosità ha animato le nostre conversazioni: da una parte donne e uomini in divisa che hanno scelto le “stellette” quando noi sceglie-
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Elicottero EH-101 durante un’ esercitazione di recupero naufrago. In basso, foto ricordo degli studenti universitari con la guardiamarina Sara Rebecca Cutrona nell’hangar della portaerei Cavour; a seguire personale della Brigata Marina San Marco durante lo sbarco anfibio.
vamo la facoltà e gli studi da intraprendere; dall’altra, noi studenti quasi al termine del percorso universitario, ancora inconsapevoli delle numerose strade che la Marina Militare e le Forze Armate offrono oggi a professionisti e laureati. All’interno dell’esercitazione ne abbiamo avuto un assaggio: come membro del team Pubblica Informazione (P.I.) ho avuto l’opportunità di pianificare e sviluppare differenti strategie comunicative, simulando una campagna mediatica politica parallela allo scenario militare dell’esercitazione. I colleghi di giurisprudenza sono stati inseriti nel team Legad (Legal Advisor), dove hanno avuto la possibilità di analizzare e mo-
dificare il framework legale dell’operazione. Gli studenti di Scienze Politiche venivano chiamati per esprimere consulenze e opinioni sulla pianificazione strategico-politica dell’intero piano in qualità di Political Advisor. Non potranno mai bastare queste poche righe per riassumere le emozioni, i ricordi e le competenze acquisite con cui sbar-
cheremo da nave Cavour. Sicuramente, per tutti, una delle più belle esperienze delle nostre vite. La memoria più bella? Senza dubbio, la nostra flotta mentre sfila al tramonto in una località non precisata del Mar Tirreno, accanto a donne e uomini di mare orgogliosi della divisa che indossano e del ruolo che ricoprono.
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Minaccia di mine navali: il cacciamine Viareggio si addestra
con la NATO di Francesca Lentini
La Turchia ospita l’esercitazione multinazionale di contromisure mine NUSRET 2021
a libertà di navigazione è sancita dalla convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 ed è presupposto alla base dell’economia dei principali Paesi al mondo. Consapevole dell’importanza di questo principio, il cacciamine Viareggio - appartenente al comando delle Forze di Contromisure Mine e dislocato nella Base Navale di La Spezia - si è unito al Secondo Gruppo Navale Permanente di Contromisure Mine della NATO (SNMCMG2): la Forza marittima multinazionale integrata che ha l’obiettivo di garantire la salvaguardia delle vie di comunicazione marittime e gli accessi ai porti dalla minaccia di mine navali. La nave, dopo essere salpata il 13 set-
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tembre da La Spezia, ha raggiunto il porto turco di Istanbul, attraverso lo Stretto dei Dardanelli, e poi il porto di Batumi in Georgia, entrando in Mar Nero e navigando nello Stretto del Bosforo, dove sono state svolte diverse attività addestrative con le navi della Guardia Costiera georgiana. L’impegno internazionale del cacciamine Viareggio è culminato con la partecipazione all’ esercitazione multinazionale di contromisure mine denominata NUSRET 2021, ospitata dalla Turchia dal 18 al 28 ottobre nel golfo di Saros nel Mar Egeo del nord. All’esercitazione hanno partecipato anche i cacciamine di Spagna, Grecia e Turchia. L’equipaggio del Viareggio ha potuto testare in mare
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tutte le procedure in vigore a livello Nato e affiatare la collaborazione con gli altri specialisti imbarcati sui cacciamine. Al comandante del cacciamine Viareggio e al sottufficiale responsabile del “sistema Pluto” abbiamo rivolto alcune domande: Comandante Catania (tenente di vascello Simone Catania – n.d.a.), lei è al suo primo Comando navale, che emozioni prova a rappresentare l’Italia in un contesto di cooperazione internazionale? Dal 24 ottobre 2020 sono il comandante del cacciamine Viareggio, nave militare
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dalle soluzioni ingegneristiche all’avanguardia e dalla elevata professionalità del personale. Qui ho potuto compiere la mia prima esperienza di comandante in un contesto internazionale quale culmine di un intenso percorso di addestramento avanzato. Ogni giorno sento la responsabilità di portare il “tricolore” in giro per i mari e vederlo sventolare sull’albero vicino alla bandiera della NATO mi riempie il cuore di orgoglio e gratitudine per la Forza Armata che mi ha consentito di vivere questa esperienza, accordandomi la fiducia di comandare questa unità. Capo De Fanis (C°1ª cl SSC/RD
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Daniele De Fanis – n.d.a.), lei a bordo è il pilota del sistema Pluto, ci spieghi cosa è e quali sono le sue mansioni a bordo durante la ricerca di mine, nel cosiddetto “ruolo cacciamine”? Il “ruolo cacciamine” rappresenta l’atto conclusivo di tutte le attività operative. Durante questo ruolo ho il compito di assistere l’ufficiale in Comando di Guardia (specialista in contromisure mine) nella ricerca e classificazione dei contatti subacquei, gestendo le attività degli operatori al sonar e, durante la fase di identificazione, conduco il veicolo filoguidato.
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Il cacciamine Viareggio è dotato del sistema di ispezioni subacquee Pluto, composto da due veicoli filoguidati (ROV - Remotely Operated Vehicle): il Pluto Gigas e Pluto Plus. I veicoli sono utilizzati per l’identificazione ottica di contatti subacquei individuati tramite il sonar di bordo, mediante l’impiego della telecamera di cui sono dotati, che consente l’acquisizione di immagini in tempo reale fino ad una profondità di 600 metri. Anche la successiva fase di neutralizzazione può essere condotta mediante l’impiego dei veicoli filoguidati, rappresentando così un’alternativa all’impiego dei palombari
presenti a bordo, consentendo al contempo di mantenere il personale in sicurezza, quanto più lontano possibile dalla minaccia. Per acquisire le capacità necessarie a condurre le operazioni con i ROV è fondamentale l’attività condotta dal Centro Addestramento Guerra di Mine di La Spezia (MARICENDRAG). Il modulo di formazione teorico, i continui tirocini addestrativi ai quali siamo sottoposti, insieme a un periodo di “training on the job” mi hanno consentito di ottenere il giusto livello di conoscenza del sistema. Durante le fasi iniziali delle operazioni,
insieme all’ufficiale capo Reparto Operazioni acquisisco le informazioni necessarie: dai fattori ambientali alle minacce presenti. Queste operazioni consentono una corretta pianificazione delle attività, nelle quali l’impiego dei veicoli filoguidati è solo l’ultima fase della lotta alle mine subacquee. In alto da sinistra, operatore al radar, messa a mare del ROV (Remotely Operated Vehicle) Pluto; navigazione con il cacciamine turco Edincik. In basso, passaggio dello stretto dei Dardanelli, attività addestrativa con i palombari in camera di decompressione; foto ricordo durante la sosta nel porto di Batumi (Georgia).
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Comsubin: la Scuola subacquei in attività addestrativa in ambienti atipici di Fabrizio Buonaccorsi
Due stage particolarmente significativi sul Lago di Garda e presso il Poligono di Furbara dell’Aeronautica Militare, a favore del Corso Ordinario Palombari 2021 N OT I Z I A R I O
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l Comando Subacquei e Incursori (Comsubin) le attività formative, al pari di quelle operative, non si fermano mai e si svolgono anche in contesti non prettamente marittimi: il dipendente Gruppo Scuole ha organizzato, nel rispetto delle norme anti-covid, due stage particolarmente significativi sul Lago di Garda e presso il Poligono di Furbara dell’Aeronautica Militare, per gli allievi del Corso Ordinario Palombari 2021. Due scenari che si prestano alla perfezione alle esigenze di immersione in ambienti atipici e di insegnamento alla disattivazione di ordigni bellici inesplosi.
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La superficie del lago distingue due mondi: sopra quello mite, solare e denso di contrasti paesaggistici che attenuano il rumore della vita quotidiana e sotto il buio totale, il freddo ed il silenzio che esaltano le caratteristiche di chi vi si avventura a respirare con le bombole. Gli allievi palombari della Marina Militare si sono addestrati alle immersioni fino a 40 metri di profondità con l’utilizzo di autorespiratori ad aria e a miscela, ed hanno potuto familiarizzare con le tecniche e procedure principali per l’esecuzione di immersioni in acque fredde, buie e con scarsa visibilità. I vantaggi addestrativi di un tale ambiente,
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volto ad acquisire le capacità di base in ambito EOD (Explosive Ordnance Disposal – bonifica di ordigni esplosivi), nonché a prendere dimestichezza con tutte le procedure e i materiali impiegati dai reparti subacquei della Marina Militare per la bonifica di un UXO (Unexploded Explosive Ordnance – ordigni inesplosi), simulando scenari il più possibile realistici. Nel corso di questo periodo gli allievi, seguiti da un team di istruttori, hanno progressivamente messo in pratica tutte le nozioni teoriche apprese durante i mesi di corso presso la sede del Varignano. Partendo dall’EOR (Explosive Ordnance Reconnaissance – riconoscimento dell’ordigno esplosivo) sono poi passati a mettere in pratica le tecniche di inutilizzazione previste dalle normative Marina Militare e NATO, le quali prevedono la distruzione mediante la realizzazione di circuiti detonanti, elettrodetonanti e non detonanti, oltre che la composizione delle contro-cariche da posizionare. Inoltre, sono state affrontate le tecniche di neutralizzazione di ordigni convenzionali, mirate a renderne inefficaci i congegni di attivazione, completando l’apprendimento delle procedure e conoscenze che costituiscono una parte fondamentale nella formazione dei pa-
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in particolare le basse temperature, completano senza ombra di dubbio il percorso didattico di un futuro palombaro, offrendo una formazione poliedrica che lo abilita ad un versatile impiego in ambienti acquatici differenti. L’attività, che ha visto il prezioso supporto logistico del porto di San Nicolò e del gruppo sommozzatori di Riva del Garda, conclusasi con la visita dell’ammiraglio comandante di Comsubin contrammiraglio Massimiliano Rossi, ha segnato quindi un momento formativo di sensibile rilievo per il prosieguo del corso, che volge verso le ultime fasi prima del raggiungimento dell’ambito basco blu. Il percorso è poi proseguito presso il poligono dell’aeroporto di Furbara, sede del 17° Stormo incursori dell’Aeronautica Militare, dove gli allievi hanno svolto un’attività di poligono “a caldo” con impiego di esplosivi ed armi portatili,
le attività formative, al pari di quelle operative, non si fermano mai e si svolgono anche in contesti non prettamente marittimi
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lombari, i quali sono impegnati giornalmente, su tutto il territorio nazionale, nella bonifica di ordigni convenzionali di nuova generazione o risalenti alla Prima e Seconda guerra mondiale, con lo scopo principale di garantire la sicurezza della collettività.
In alto a sinistra, istruttore palombaro in attività subacquea valutativa; A destra dall’alto, gli allievi palombari in addestramento sul Lago di Garda; allievo palombaro impegnato in attività di riconoscimento di ordigni esplosivi e a seguire misurazione di tali ordigni.
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La Capitale ha il suo Comando Marittimo La Marina ha cambiato il proprio assetto territoriale ridistribuendo le competenze includendo il nuovo comando con sede in Roma
di Emanuele Scigliuzzo ’organizzazione territoriale della Marina Militare cambia per adeguarsi alle moderne necessità. Dal primo di ottobre è stato istituito il Comando Marittimo Centro e Capitale (CMCC), che prende il posto del Comando Marittimo della Capitale. Il nuovo ente della Marina si aggiunge al Comando Marittimo Nord (MARINA NORD), al Comando Marittimo Sud
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(MARINA SUD) e al Comando Marittimo Sicilia (MARISICILIA) assumendo le stesse funzioni. Questi quattro pilastri dell’organizzazione della Marina svolgeranno insieme, ciascuno per il territorio di propria competenza, l’interfaccia con le autorità governative, le amministrazioni e gli enti locali. Il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, nel suo intervento durante la cerimonia di inaugurazione del Comando ha sottolineato come “sia stata colta l’esigenza
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di evoluzione del modello organizzativo della nostra Forza Armata, in modo da rivedere e ridistribuire la superficie in maniera funzionale”. Al Comando Marittimo Centro e Capitale è affidata la fascia centrale dell’Italia che include, oltre il Lazio, anche Marche e Umbria. La novità più importante riguarda i due tratti di costa che rientrano nelle sue competenze e che vanno da Pesaro a San Benedetto del Tronto sul versante Adriatico, da Civitavecchia a Gaeta, sul Tirreno. L’ultima importante innovazione,
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Roma, la caserma sottotenente di vascello Riccardo Grazioli Lante, sede del nuovo Comando Marittimo Centro e Capitale (CMCC).
relativa ai comandi di competenza territoriale, risale al 2014, quando vennero riorganizzati il Dipartimento Militare Marittimo dell’Alto Tirreno, il Dipartimento Militare Marittimo dello Ionio e del Canale d’Otranto e il Comando Militare Marittimo Autonomo in Sicilia. Incontriamo l’ammiraglio Cesare Bruno Petragnani per comprendere meglio le competenze di questo comando, il perché di una sala operativa e le sostanziali novità per la capitale. Ammiraglio Petragnani, da cosa
nasce l’esigenza di ridistribuire le competenze territoriali della Marina e quali sono le funzioni e gli incarichi affidati a questo nuovo ente? La riconfigurazione dei Comandi Marittimi e l’ampliamento di Maricapitale, che mi pregio di dirigere, nasce dall’orientamento dei vertici della Marina di riequilibrare l’estensione delle aree di giurisdizione, di perseguire una maggiore aderenza sul territorio del Comando Marittimo quale interfaccia con le autorità governative ed
amministrative locali. Alle funzioni classiche si sono aggiunte competenze nei settori del supporto operativo e mobilitazione delle forze. Come mai è attiva una centrale operativa? Fra le competenze acquisite risalta la marittimità del nuovo comando che per monitorare la propria giurisdizione sul mare e contribuire alla sicurezza della navigazione, ha dovuto, a similitudine degli altri Comandi Marittimi, dotarsi di una sala operativa presidiata 24 ore su 24.
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Proiezioni e obiettivi: presentato il calendario Marina 2022 Tecnologia, fattore umano e addestramento: il “Tridente” della Marina di Alessandro Busonero
arina Militare e calendario istituzionale: ormai un evento atteso non solo dalle donne e dagli uomini della Forza Armata, ma anche dai tanti cittadini, che da veri appassionati del mare e della Marina non vedono l’ora di continuare a collezionare uno degli strumenti di comunicazione più apprezzati. La presentazione del calendario Marina 2022 dal tema Obiettivi e proiezioni si è tenuta a Civitavecchia il 28 ottobre. Moderatrice Germana Brizzolari, giornalista di RAI Radio 1 appassionata ed esperta di mare, in un palcoscenico d’eccezione: l’hangar della portaerei Cavour, nave ammiraglia della Squadra navale reduce dalla Mare Aperto 2021, l’esercitazione aero-navale più importante della Marina. “Obbiettivi e proiezioni, parte da un obiettivo fotografico di particolare qualità – dice il contrammiraglio Angelo Virdis responsabile della Pubblica Informazione e Comunicazione dello Stato Maggiore Marina – quello del fotografo Massimo Sestini che è riuscito attraverso scatti inediti e particolarmente significati a cogliere attimi unici di operatività che testimoniano alcune specifiche e pregiate capacità della Marina Militare. Evocate dal termine “Tridente”, sono capacità costituite da un insieme pregiato di tecnologia, fattore umano e addestramento. Questo insieme consente di concretizzare le tre punte del tridente: la capacità portaerei, la capacità anfibia e il binomio sottomarini – forze speciali. Queste capacità possono esse proiettate laddove è necessario, dove si originano le crisi, oltre l’orizzonte per garantire la libertà di navigazione, la tutela della
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sicurezza e della pace internazionale. Queste capacità – continua Virdis – possono essere impiegate in ambito nazionale, europeo e internazionale. Quindi, una vocazione alla capacità di proiezione sul mare, egregiamente raccontata nelle 12 pagine del calendario 2022 della Marina Militare”. Come consuetudine per la Marina, non è mancata anche quest’anno l’iniziativa di solidarietà, quest’anno dedicata alla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli. Il direttore sanitario, Andrea Cambieri ha colto l’occasione per sottolineare l’eccellente sintonia tra le
due istituzioni con l’immagine del calendario che rappresenta “…quattro giovani, persone vestite di bianco. Due sono medici o infermieri e due sono marinai. Quest’icona rappresenta gli stessi valori: sono persone giovani, motivate che lavorano per proteggere e per servire il loro Paese, le fragilità, le persone in difficoltà. Questa è la missione che noi condividiamo”. Protagonista indiscusso, è stato un fotografo d’autore che non ha bisogno di presentazioni e da anni ci ha abituato (bene n.d.a.) condividendoci immagini spettacolari e soprattutto scattate da
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prospettive a dir poco inconsuete: Massimo Sestini. “Da queste fotografie devono scaturire delle emozioni, date da quello che si vede perché rappresentano la realtà. Quando una fotografia emoziona vuol dire che verrà ricordata e quindi abbiamo raggiunto un punto preciso: la comunicazione”. Ha detto nel suo intervento il fotografo toscano. “Sono innamorato delle persone che lavorano sulle navi, sono innamorato della Marina perché trovo un ambiente di persone veramente genuine, semplici e innamorate del loro lavoro, quindi miei simili. La passione porta alla professionalità”. Abbiamo poi chiesto quale fosse la foto preferita? “Ce ne sono tre. Una è l’F35 B che apponta perché è un momento storico veramente straordinario per la Marina perché è il primo che arriva e soprattutto crea una geometria sull’acqua veramente insolita vista dall’alto. L’altra quella del battello (sottomarino n.d.a.) che naviga a velocità di crociera e io mi sono avvicinato sopra con l’elicottero abbassandomi talmente tanto da creare una sorta di vortice sull’acqua con un effetto unico. Nella terza, io sognavo di “raccontare” le 120 flares lanciate da un elicottero che è un’esercitazione in caso di attacco missilistico. Il mio sogno era quello di farlo vedere anche ai piloti, una cosa che non ha mai fatto nessuno”. Il calendario è in vendita su: amazon.it/marinamilitare e gemmagraf.it L’intervento dell’ammiraglio di squadra Enrico Credendino durante la presentazione del calendario 2022 della Marina Militare, caratterizzato dai 12 scatti rappresentati nella pagina a fianco.
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Al Centro Alti Studi della Difesa l’inaugurazione dell’anno accademico di Stefano Febbraro i è svolta il 13 ottobre, a palazzo Salviati a Roma, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico di tutte le “Scuole e gli Istituti di Formazione
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della Difesa”. Nella sala Andreatta, il presidente del Centro Alti Studi per la Difesa (CASD), ammiraglio di divisione Giacinto Ottaviani nel suo discorso di benvenuto ha affermato: “In un mondo caratterizzato da un’elevata volatilità, incertezza e rapidità di cambiamento,
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qui al CASD siamo continuamente impegnati a chiederci come dovranno essere i leader del futuro”. Ha continuato dicendo: “quest’anno abbiamo tanti frequentatori stranieri provenienti da 34 Paesi e 4 continenti, e 2 onorevoli parlamentari. Il parterre dei
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nostri docenti è qualificatissimo. Tutti questi elementi sono un elemento distintivo e sintomatico della nostra eccellenza formativa”. A seguire, il professore Roberto Baldoni, direttore della neo-agenzia della Cyber-sicurezza, durante la sua lectio magistralis, ha spiegato che la cybersecurity è tra le emergenze globali più importanti come il cambiamento climatico, i fenomeni migratori e la pandemia. Ha definito cosa è il Cyber-spazio: “un insieme di servizi automatizzati in uno spazio globale fatto da migliaia di reti e milioni di programmi software stratificati, i cui dati sono immagazzinati in immensi sistemi cloud”. Ha poi preso la parola il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, che dopo aver analizzato le
attuali sfide dove è impegnata la Difesa, ha “formalmente aperto l’anno accademico 2021-2022 di tutti gli Istituti di formazione delle Forze Armate”. La cerimonia ha segnato l’avvio ufficiale della 73ª Sessione del CASD che vede la partecipazione di 86 frequentatori dell’Istituto Alti Studi per la Difesa (IASD) e 159 dell’Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze (ISSMI). A termine cerimonia ha preso la parola il ministro della Difesa Lorenzo Guerini: “Ci troviamo nel massimo istituto di formazione della Difesa: la nostra Università militare. Il CASD ha un grande compito e una grande responsabilità perché rappresenta un vero e proprio hub del pensiero strategico. È un forum di confronto privilegiato per sviluppare riflessioni e categorie interpretative per
far sì che l’Europa diventi un attore di livello globale nel contesto della Difesa e della Sicurezza. Rafforzare la cooperazione di scambio di intelligenze, soprattutto a livello europeo, potrebbe essere una chiave per accelerare questo processo e conseguire l’obiettivo che ci siamo prefissati e che Lei signor presidente (Sergio Mattarella n.d.r.), ha più volte sottolineato nei suoi autorevoli interventi quale orizzonte imprescindibile per l’Unione Europea”.
Cerimonia di apertura del nuovo anno accademico al CASD alla presenza del Presidente della Repubblica, del capo di Stato Maggiore della Difesa e del ministro della Difesa.
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Marina Militare e Fondo Ambiente Italiano: ancora insieme Le giornate FAI d’autunno tra storia e cultura, da Venezia a Trapani. Tre siti della Marina Militare aprono le porte al pubblico di Antonello D’Avenia
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na manifestazione nel segno della ripresa del Paese che quest'anno, per quanto riguarda la Difesa, assume ancora maggiore rilevanza perché si inserisce in modo particolare con le celebrazioni per il Centenario del Milite ignoto”. Con queste parole, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha sottolineato l’importanza della “X edizione delle Giornate FAI d'autunno”, la cui presentazione si è svolta a Roma nella Biblioteca di Palazzo Esercito. Il FAI (Fondo Ambiente Italiano) è la fondazione senza scopo di lucro nata nel 1975, con il fine di tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano.
Sabato 16 e domenica 17 ottobre, durante le giornate FAI d’autunno si è potuto partecipare alle visite proposte dai gruppi FAI Giovani, con il supporto di tutte le delegazioni e i gruppi FAI, in diversi luoghi di solito inaccessibili oppure poco noti e bisognosi di valorizzazione. Tra i luoghi aperti - circa 600 in 300 diverse località - ci sono stati palazzi, ville, chiese, castelli, aree archeologiche, esempi di archeologia in-
dustriale, musei e siti militari. Tre i siti della Marina Militare aperti al pubblico durante le giornate FAI d’autunno: il Castello Svevo di Brindisi, il Faro di San Vito Lo Capo e lo storico Arsenale di Venezia. L’adesione alle giornate FAI ha rappresentato un’opportunità per quanti hanno voluto approfondire e conoscere i luoghi e le strutture che la Difesa custodisce con la responsabilità derivante dal valore storico e culturale che essi hanno per l’intera comunità. Tali eventi suggellano l’importante legame tra le Forze Armate e la tutela della cultura e del turismo locale, sottolineando l’attenzione che la Difesa da sempre rivolge verso il proprio personale, la popolazione e il territorio in genere.
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a fondazione FAI nasce nel 1975 per la tutela, la salvaguardia e valorizzazione del patrimonio artistico e naturale italiano, attraverso il restauro e l’apertura al pubblico dei beni storici, artistici o naturalistici ricevuti per donazione, eredità o comodato. La fondazione, che agisce senza scopo di lucro, promuove l’educazione e la sensibilizzazione della collettività alla conoscenza, al rispetto e alla cura dell’arte e della natura e l’intervento sul territorio in difesa del paesaggio e dei beni culturali italiani. La fondazione nasce dall’idea di Elena Croce, figlia del filosofo Benedetto Croce che si ispirò al ‘‘National Trust for Places of Historic Interest or Natural Beauty’’ spingendo l’amica Giulia Maria Mozzoni Crespi a costituire il FAI. Oltre al censimento nazionale “I Luoghi del Cuore”, la Fondazione ha lanciato nel 2010 il progetto “Puntiamo i riflettori” grazie al quale le delegazioni FAI possono segnalare i beni del loro territorio abbandonati o vittime di degrado facendosi
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promotori della loro rinascita attraverso un’attività di sensibilizzazione e raccolta fondi a livello locale. La Giornata FAI di primavera è la manifestazione che offre la possibilità di visitare numerosi beni italiani di interesse culturale e naturalistico normalmente chiusi al pubblico. Oltre ai beni aperti, grazie al lavoro di 7000 volontari della Fondazione, vengono proposte visite guidate ed eventi. “Ricordati di salvare l'Italia” è un'altra campagna nazionale di raccolta fondi che avviene nel mese di ottobre, durante la quale si svolge la “Faimarathon”, maratona culturale per riscoprire le bellezze che circondano gli italiani. Per dare concretezza all'articolo 9 della Costituzione italiana (“La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”), dal 2011 ha lanciato il progetto “Via lattea” per promuovere e valorizzare il patrimonio di natura e cultura costituito dalla cintura agricola che cinge Milano.
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L’Arsenale di Venezia di Patrizia Rigo ono stati circa 700 i visitatori, che già dalla prima giornata di prenotazioni hanno esaurito i posti a disposizione per ammirare, nel rispetto delle norme anti-COVID19, quello che è stato per secoli il fulcro dell’industria navale della Serenissima, simbolo del potere della Venezia militare e commerciale sul mare e culla della tradizione marittima italiana, oggi custodito con orgoglio dalla Marina Militare. Una volta oltrepassato il maestoso portale d’ingresso rinascimentale, i tanti visitatori hanno potuto osservare, tra le altre cose, la “Sala degli Squadratori” (la più grande sala antica d'Europa senza colonne), lo “Squero del Bucintoro” (scalo coperto in cui era custodito il vascello dogale) e il sommergibile “Enrico Dandolo”, dal 2002 “approdato” presso l’Arsenale come sommergibile-museo. L'Arsenale di Ve-
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nezia, nato oltre otto secoli fa da una lungimirante intuizione del Senato veneziano, riunì e concentrò, in una cittadella fortificata, tutte le esperienze e le abilità tecniche per la costruzione di navi da commercio e da guerra. I cantieri, le officine, i depositi e i magazzini, gestiti con maestria da generazioni di valenti artigiani, portarono alla produzione di centinaia di imbarcazioni che solcarono i mari assicurando alla Repubblica Serenissima prestigio e prosperità. Un modello industriale ante litteram che colpì perfino Dante, tanto da indurlo a farne menzione nel XXI Canto dell’Inferno: Quale ne l'arzanà de' Viniziani bolle l'inverno la tenace pecea rimpalmare i legni lor non sani (Come nell'Arsenale dei Veneziani d’inverno bolle la pece viscosa per riparare le loro navi danneggiate… ). L’Arsenale è oggi la sede dell’Istituto di Studi Militari Marittimi, polo culturale della Marina Militare presso il quale gli ufficiali frequentano, insieme a studenti universitari, il Corso Normale di Stato Maggiore che, grazie ad un accordo di
collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia, permette il conseguimento di un master di 2° livello in “Studi Strategici e Sicurezza Internazionale”. L’Arsenale - oltre ad essere una base navale militare a tutti gli effetti, essendo il porto di assegnazione della nave idrografica “Aretusa” e della nave Moto Trasporto Fari Ponza - è anche una location di eccellenza per lo svolgimento di grandi eventi di rilievo internazionale organizzati dalla Marina, quali il “Trans Regional Seapower Symposium” (Simposio internazionale delle Marine) e il Salone Nautico di Venezia. “L’attenta opera svolta dalla Marina per la valorizzazione dell’antico Arsenale di Venezia” - ha sottolineato il contrammiraglio Andrea Romani, Comandante dell’Istituto di Studi Militari Marittimi “si concretizza anche attraverso attività come le Giornate FAI d’Autunno, durante le quali è possibile visitare e conoscere questo luogo unico, che custodiamo con grande cura, consapevoli del suo inestimabile valore storico e culturale”.
Il Castello Svevo di Brindisi di Marco Mollica
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l Castello Svevo, detto anche Castello grande o di terra per distinguerlo da quello Aragonese o di mare, venne costruito nel 1227 dall’Imperatore Federico II di Svevia come residenza fortificata e per le sue guarnigioni. Il Castello è nel centro storico di Brindisi ed è il secondo dei quattro castelli fatti costruire nella città. La sua impostazione a forma trapezoidale fu cambiata dopo circa due secoli per riadattarlo alle esigenze del tempo e all’evoluzioni delle armi, in
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particolare quelle da fuoco. Nel 1488 gli Aragonesi ampliarono il Castello costruendone uno più moderno che meglio rispondeva alle esigenze del momento e che racchiudeva il nucleo principale. Al centro del castello, in Piazza d’Armi, oggi troviamo la sala Federico II, al cui interno si trovano tre quadri risalenti al 1600, e la Sala Storica della Brigata Marina San Marco, nella quale sono conservati cimeli e testimonianze delle esperienze vissute nel corso dei 100 anni di storia del reparto dalla costi-
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tuzione fino ai giorni nostri. Dal 1814 ai primi anni del 1900 il Castello venne trasformato ed utilizzato come “bagno penale”, per poi essere impiegato nel 1909 dalla Marina Militare come stazione Torpediniera, nel 1910 come base del Comando dei Sommergibili e nel 1916 come più importante riferimento della flottiglia MAS (Motoscafo Armato Silurante). Di proprietà del Demanio dello Stato, oggi il Castello Svevo ospita il Comando della Brigata Marina San Marco che ne cura la manutenzione e la conservazione.
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Il Faro di San Vito Lo Capo (TP) di Fabio Cacciatore
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l faro di San Vito Lo Capo, con la spiaggia e il Santuario, rappresenta uno dei simboli della cittadina del trapanese, una classica immagine da cartolina con un panorama che affascina e regala intense emozioni: La struttura è alta 43 metri sul livello del mare e la sua luce riesce ad arrivare fino a più di venti miglia marine: per questo motivo è uno dei fari più importanti della Sicilia. Nel corso degli anni ha evitato tanti naufragi sulle rocce appuntite, che in passato hanno visto frantumarsi
navi romane, fenicie, arabe e normanne. La sua luce, infatti, segnala la secca rocciosa che si estende in direzione nord. La costruzione del faro risale al Regno Borbonico. Negli anni tra il 1800 e il 1850, si decise di edificare numerosi punti lungo le coste del Regno delle Due Sicilie, per rendere più sicura la navigazione d’altura e quella costiera. I lavori iniziarono nel 1854 e l’accensione della prima luce, con luce bianca fissa e rossa a splendori, risale al 1 agosto 1859. Il faro ed il fanale sono gestiti dal Comando Zona Fari della Marina Militare con sede a Messina.
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Un Salone del Libro “a gonfie vele” anche per le Forze Armate. Oltre 900 visitatori hanno assistito ai 30 eventi dello Stato Maggiore della Difesa
di Alessandro Busonero ita Supernova è stato il tema di questa XXXIII edizione del Salone del Libro di Torino dal 14 al 18 ottobre. Un’insolita edizione autunnale, ma soprattutto il segnale dell’atteso ritorno alla normalità. “L’anno in cui si celebra Dante Alighieri coincide con il ritorno in presenza della principale fiera dell’editoria italiana, uno degli appuntamenti culturali più ricchi e amati. Il riferimento dantesco nel titolo contiene un gioco di parole piuttosto indicativo del periodo che stiamo vivendo. La Supernova è una stella che esplode. La sua energia può essere utile o distruttiva, la sua luce può accecare o illuminare. Il mondo dopo il Covid è la grande incognita che ci troviamo a decifrare. Avremo bisogno di uno sguar-
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do molto lungo per costruire un futuro in cui valga la pena vivere. Ci sarà bisogno di coraggio, intelligenza, senso di responsabilità, immaginazione. Il Salone è un formidabile laboratorio di idee, dove i temi più urgenti trovano occasione di dibattito”. Queste le parole con il quale il direttore editoriale del Salone del Libro, Nicola Lagioia, ha dato il via all’edizione 2021 dopo più di due anni di stop forzato a causa della pandemia. Per gli editori, il Salone è stato la più importante occasione di vendita e di presentazione delle ultime novità editoriali. Per gli oltre 151.000 visitatori, muniti di green pass e mascherina, il Salone ha rappresentato un grande festival internazionale della cultura, con le voci più importanti del nostro tempo. Oltre 2.000 gli ospiti da ogni parte del mondo per un totale di 1.200 eventi.
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Diciottomila i metri quadrati in più ricavati all’interno dei padiglioni 1, 2, 3 e Oval del centro polifunzionale Lingotto, dove la rinnovata larghezza dei corridoi di 4 metri – particolarmente apprezzata anche dagli editori – ha facilitato i flussi e l’accesso alle nuove sale a disposizione. Importante la presenza del Ministero della Difesa che ha condiviso il padiglione Oval con i big dell’editoria italiana quali: Rai, Mondadori, Il Corriere della Sera e La Stampa, per citarne alcuni. Nello stand promozionale interforze, visitato da oltre 900 persone, soldati, marinai, avieri e carabinieri hanno illustrato le ultime offerte editoriali delle Forze Armate. Sono stati 30 gli eventi organizzati dal personale e alternati tra mattino e pomeriggio nei cinque giorni dell'evento. Tra i temi affrontati, forte è stato il richiamo ai valori etici delle Forze Armate con la presentazione, tra
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gli altri, di prodotti editoriali sul Milite ignoto nell’anno della commemorazione del Centenario della sua traslazione nel sacello dell'Altare della Patria. Tutti ben apprezzati dal pubblico i sei eventi della Marina: “I sommergibili raccontati ai ragazzi” di Roberto Baiano; “Aviazione navale italiana raccontata nei libri dell’USMM (Ufficio Storico Marina Militare n.d.a.)” di Michele CosenIn alto, l’ammiraglio Virdis alla presentazione del libro “Noi siamo la Marina”. In alto a destra, Bruno Vespa presso lo stand della Difesa. In basso a sinistra, flusso di visitatori nei pressi dello stand della Difesa, a seguire la presentazione del Notiziario della Marina al Salone del Libro con il giornalista Vincenzo Grienti.
tino; “La Storia Navale italiana nell’editoria dell’USMM” di Alessandro Vagnini e Daniele Borsani;“Noi siamo la Marina” di Anita Fiaschetti; “Navi d’Italia: i pattugliatori e le motosiluranti” di Emilio Cernuschi e di Andrea Tirandola; il “Notiziario della Marina” che ho avuto il piacere di raccontare. In sintonia con il motto dell’Associazione Nazionale Marina d’Italia (ANMI),“Una volta marinaio, marinaio per sempre”, i soci del gruppo ANMI Umberto Grosso di Torino hanno fatto parte dell’equipaggio della Marina sbarcata nel capoluogo piemontese. Come sempre la loro prestigiosa sede ci ha accolti e sorpresi con la torretta del Regio sommergibile Provana che svetta nel cuore del parco del Valentino dal 1928. Una testimonianza più unica
che rara nel suo genere e di alta importanza storica, custodita gelosamente e con orgoglio mostrata al pubblico con visite guidate. Che questa XXXIII edizione del salone torinese sia stata un grande successo lo dicono soprattutto alcuni numeri: “record di sempre con più di 151.000 visitatori, oltre 40.000 scatti realizzati dal team fotografi, oltre 3500 pagine di rassegna stampa raccolte nei soli giorni della fiera e 320 passaggi su radio e televisione. Gli accrediti professionali dell’edizione 2021 hanno visto inoltre un sensibile incremento: Stampa 1.576; Blogger 658; Professionali 2.980 (+ 150%) per un totale di 5.214 (+ 53%)”. Quale migliore auspicio per la prossima edizione di maggio 2022?
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Record di sempre con più di 151.000 visitatori, oltre 40.000 scatti realizzati dal team fotografi, oltre 3500 pagine di rassegna stampa raccolte nei soli giorni della fiera e 320 passaggi su radio e televisione
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Evoluzione e miglioramento del vestiario militare di Angela Bernardi
Comfort e funzionalità nella vestibilità, senza tralasciare l’eleganza che da sempre contraddistingue la Marina Militare N OT I Z I A R I O
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n un mondo che evolve sempre più rapidamente, saper accettare il cambiamento diviene la regola per restare al passo coi tempi. Per una Forza Armata moderna come la Marina Militare, da sempre all’avanguardia e che considera l’innovazione, non solo in
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campo tecnologico, ma anche in ambito sociale, la vera chiave di volta per affrontare le sfide del futuro, il cambiamento diventa un’esigenza. Il confronto con altre realtà e la ricerca di nuove soluzioni per conseguire miglioramenti è un modus operandi connaturato al ruolo proprio della Marina Militare che lo applica in tutti gli ambiti operativi. In quest’ottica, la Forza Armata ha da tempo in corso un processo di generale revisione delle dotazioni di vestiario, parte integrante degli equipaggiamenti personali, con l’obiettivo di individuare capi che seguano gli sviluppi tecnici dei materiali per essere sempre più performanti e adeguati alle
diverse condizioni in cui il proprio personale viene impiegato. Le difficoltà dell’emergenza pandemica, che pur hanno avuto pesanti ripercussioni sul comparto tessile di riferimento e sulla regolarità degli approvvigionamenti, non hanno rallentato questo processo che proprio in questo periodo ha avuto nuovi stimoli e ha sviluppato ulteriori iniziative. Cominciando dai nuovi capi operativi per il personale imbarcato adottati negli ultimi anni, oggetto di recenti studi per migliorare la foggia e la composizione dei tessuti, per fare in modo che siano sempre rispondenti alle esigenze di sicurezza per l’impiego a bordo. Sono
state inoltre previste nuove tenute per il personale dell’Aviazione Navale e per il personale sommergibilista della componente subacquea. È proseguita la ricerca di capi tecnici all’avanguardia per le Forze Speciali e sono state interamente rinnovate le dotazioni di vestiario del personale della Brigata Marina San Marco inquadrato nella componente anfibia. Non sono inoltre mancate le iniziative a favore del personale civile dell’amministrazione Difesa impiegato presso i Comandi della F.A., le cui dotazioni di vestiario sono in via di graduale rinnovamento. Per loro è stata approvata, con il sostegno delle organizzazioni sin-
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Nel solco di questi processi migliorativi che riguardano donne e uomini della Marina Militare, si innesta anche l’iniziativa per la revisione del vestiario ordinario del personale femminile, interamente ridisegnato con nuovi modelli migliorati in termini di vestibilità e di comfort. Analoga iniziativa verrà presto avviata per i capi maschili, per aggiornare i modelli sulla base di linee di vestibilità più moderne
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dacali di categoria, l’adozione di nuove tenute più funzionali per il personale impiegato nei servizi di vigilanza e gli approvvigionamenti dei nuovi capi sono stati già finalizzati in diverse sedi o sono in via di completamento. Sono stati, inoltre, individuati nuovi capi di vestiario per il personale tecnico degli stabilimenti di lavoro e dei Servizi Efficienza Navi dei Comandi di Stazione Navale, per i quali è in corso l’approvvigionamento dei prototipi. Il processo di rinnovamento del vestiario militare della Forza Armata, del quale si occupa il 4° Reparto Infrastrutture e Logistica dello Stato Maggiore, si estende anche al vestiario ordinario e viene condotto attraverso la ricerca di un generalizzato innalzamento della qualità delle materie prime e di tecniche di confezionamento innovative ed ecosostenibili, in linea con i più avanzati criteri ambientali di settore. Il rispetto dei canoni di eleganza che contraddistinguono le uniformi della Marina Militare, inoltre, è stato attuato anche mediante l’attivazione nelle principali sedi di servizio (Roma, Taranto, La Spezia, Augusta e Ancona) di convenzioni sartoriali che consentono al personale di adattare meglio, alla propria corporatura, i capi di vestiario senza alterarne il modello o di chiedere eventuali riparazioni a seguito del loro normale utilizzo. Nel solco di questi processi migliorativi che riguardano donne e uomini della Marina Militare, si innesta anche l’iniziativa per la revisione del vestiario ordinario del personale femminile, interamente ridisegnato con nuovi modelli migliorati in termini di vestibilità e di comfort.Analoga iniziativa verrà presto avviata per i capi maschili, per aggiornare i modelli sulla base di linee di vestibilità più moderne. In ultimo, sempre per quanto riguarda il vestiario ordinario, è stata realizzata una divisa che accompagni le nostre donne militari nel periodo della gravidanza e fino ai mesi successivi al parto. “Abbiamo pensato a modifiche migliorative nel comfort, nella funzionalità e nella vestibilità, senza tralasciare l’eleganza che da sempre contraddistingue la nostra Forza Armata” queste le parole del capo del Reparto Infrastrutture e Logistica, ammiraglio di divisione Valter Zappellini. La divisa è il simbolo di appartenenza del personale alla Forza Armata e rappresenta un bagaglio unico e peculiare di valori e tradizioni. “Per questo è stato naturale pensare ad una divisa che il personale femminile potesse
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indossare anche in un periodo, certamente delicato, ma che caratterizza il servizio attivo regolarmente prestato di una qualunque donna che veste l’uniforme” dice nell’intervista per la rivista The Italian Times il tenente di vascello Carolina Richiedei. Sono 3.240 le donne in Marina, comprese le colleghe appartenenti al Corpo delle Capitanerie di Porto, che potranno cogliere questa opportunità. Già da novembre, infatti, le uniformi sono disponibili su richiesta. Con l’adozione delle uniformi prémaman, inoltre, la Marina Militare è la prima tra le Forze Armate italiane ad aver studiato e realizzato capi specifici per il personale femminile che vive l’esperienza della maternità. Un ulteriore riconoscimento per il ruolo che le donne in uniforme svolgono anche durante un periodo così importante e delicato della loro vita familiare. Le divise della Marina Militare: dalla tradizione della divisa storica degli allievi della 1ª classe dell’Accademia Navale, all’innovazione della nuova divisa prémaman.
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Enduring Freedom a venti anni dalla partenza
Dopo gli attentati dell’11 settembre alle Torri Gemelle di New York, partì il primo Gruppo Navale italiano. Le navi operarono in appoggio alla coalizione nell’ambito dell’Enduring Freedom, la missione lanciata dagli Stati Uniti
di Emanuele Scigliuzzo N OT I Z I A R I O
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e ostruzioni del porto di La Spezia ormai in vista, il mare calmo e nave Aviere navigava per rientrare alla base dopo un periodo di attività operativa nella sede di Taranto. Nel silenzio della plancia irrompe, dalla Centrale Operativa di Combattimento, il capo Reparto Operazioni che con sguardo sconvolto annuncia: “Hanno fatto un attentato alle torri gemelle di New York”. Un momento che rimarrà indelebile nei miei ricordi vissuto durante una delle guardie in plancia al “brogliaccio” nel mio periodo di imbarco. Nessuno dell’equipaggio avrebbe mai immaginato che da lì a breve sarebbe stato impegnato in una missione storica. Anche perché
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per nave Aviere, era quasi arrivato il momento di cambiare sede di assegnazione e passare da La Spezia a Taranto. Ci aspettava un periodo di cambiamento, invece nelle settimane successive iniziammo la preparazione per unirci al Gruppo Navale. Quel giorno, l’11 settembre del 2001, è stato un crocevia per la storia mondiale. A seguito dei brutali attentati, gli Stati Uniti iniziarono la loro guerra in Afghanistan conclusa recentemente nei modi raccontati dalle pagine di cronaca. Il governo italiano scelse di partecipare, insieme ad altre nazioni europee, all’operazione Enduring Freedom (Libertà Duratura), lanciata dagli U.S.A. nei giorni immediatamente successivi agli attacchi
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terroristici. Una missione storica anche perché gli Stati Uniti si appellarono all’art. 5 del Trattato Nord Atlantico e al diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall'art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite. L’inizio delle operazioni avvenne il 7 ottobre del 2001, con un attacco missilistico condotto da Stati Uniti e Regno Unito. L’Italia si dimostrò fin dalle prime ore intenzionata a prendere parte alle operazioni militari, era necessario però capire con quali modalità e mezzi. Il 7 novembre l’allora ministro della Difesa, Antonio Martino, in un discorso alla Camera annuncia: “Gli assetti costituenti il pacchetto di forze sono stati determinati […] per la Marina è previsto
un Gruppo navale, che dovrebbe essere inserito nel dispositivo che opera a nord del Mare Arabico o del Golfo Persico e che sarà composto dalla portareomobili Garibaldi (con imbarcati otto velivoli a decollo verticale ‘AV-8B plus’ e quattro elicotteri ‘SH-3D’), una o due fregate di scorta ravvicinata (con imbarcati tre elicotteri ‘AB-212’) e una unità rifornitrice di squadra (con eventualmente imbarcati un elicottero ‘AB212’ ed en ‘SH-3D’)”. Il Gruppo Navale che sarebbe partito da Taranto era costituito oltre dalla nave ammiraglia anche dalla fregata Zeffiro, dal pattugliatore di squadra Aviere e dalla nave rifornitrice Etna. In totale 1.475 uomini, tutti professionisti come
riportano le pagine del Notiziario della Marina di quei mesi che, allora come oggi, sono testimoni dei principali avvenimenti della Forza Armata. A queste, dopo un impegno di quattro mesi, sarebbe seguita la partecipazione di un altro Gruppo Navale, costituito dal cacciatorpediniere Luigi Durand de la Penne e dalla fregata Maestrale. L’impegno delle nostre navi continuò a rotazione anche negli anni successivi. Sarebbe toccato alla Marina quindi, partire per prima e unirsi alle forze della
Mar Mediterraneo, domenica 18 novembre 2001, il Gruppo Navale italiano, in partenza per la missione Enduring Freedom.
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coalizione per cooperare nella ricerca dei membri di Al Qaeda, responsabili dei vili attacchi. Il teatro delle operazioni in cui era necessario agire era principalmente l’Afghanistan, culla del regime talebano e coprire le possibili vie di fuga o di rifornimento. Erano circa le 14.00 di domenica 18 novembre 2001, quando le navi designate per la partenza mollarono gli ormeggi dalla base navale in Mar Grande a Taranto, per fare rotta verso il Mar Arabico. Era lì che avrebbero agito per un tempo ancora non determinato, in attività che al momento della partenza non erano ancora definite nel dettaglio. La missione era iniziata e la partecipazione dell’Italia era finalizzata al concorso per il conseguimento dell’obiettivo strategico contro il terrorismo internazionale fissati dalla missione Enduring Freedom. L’importante background di attività di pattugliamento e sorveglianza avrebbe
fornito agli equipaggi della Marina, una preparazione che poi si sarebbe dimostrata determinante nell’economia delle attività svolte. Furono affidate alle navi italiane zone di operazioni in cui eseguire azioni di interdizione, controllo e ispezioni del traffico marittimo e la salvaguardia delle linee di comunicazione. I compiti assegnati inoltre prevedevano il sostegno aerotattico delle operazioni, ricognizione e difesa aerea della Forza Navale e operazioni di sostegno logistico con gli elicotteri imbarcati. Proprio l’impiego degli AV-8B fu uno dei contribuiti più apprezzati da parte del personale degli Stati Uniti. I nostri piloti nei primi mesi di Enduring Freedom non erano autorizzati a portare carico bellico. Dal 31 dicembre invece, arrivò un riconoscimento importante da parte degli U.S.A.: l’autorizzazione a condurre missioni in maniera autonoma. La nostra Aviazione navale in quel pe-
Il vice presidente del Consiglio dei Ministri Gianfranco Fini, il ministro della Difesa Antonio Martino, il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Rolando Mosca Moschini e il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Marcello de Donno a bordo della portaeromobili Giuseppe Garibaldi, passano in rassegna lo schieramento. Nelle altre immagini, momenti delle attività condotte in mare.
riodo disponeva del “Pod Ligthning 2”, uno strumento che permetteva una maggiore precisione che venne apprezzato dai piloti americani, perché più efficace della loro dotazione. Lo testimoniano i protagonisti di quella missione in un allegato alla Rivista Marittima pubblicato nel 2003. L’obiettivo dell’azione in mare era intercettare possibili tentativi di fuga da parte degli uomini del regime Talebano, e mettere in atto tutte le azioni necessarie per il contrasto ai rifornimenti di
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armi verso i responsabili degli attacchi terroristici di New York. L’apparente incertezza nel tipo di impiego che avrebbe coinvolto le navi della Marina in brevissimo tempo, ha determinato uno sforzo maggiore in fase di approntamento, che ha segnato un momento di particolare impegno. Prevedere e ipotizzare quanto necessario dal punto di vista logistico e del munizionamento non era semplice, ma l’obiettivo fu centrato in pieno da tutte le navi impiegate. La partenza, cosi come il rientro dopo quattro mesi del primo Gruppo Navale, che avvenne il 18 marzo del 2002 a Taranto, fu segnata da una straordinaria partecipazione da parte della popolazione civile. Segno tangibile di un importante senso di unità nazionale e di vicinanza alla Marina Militare. La missione ha rappresentato un cambiamento anche per le nostre Forze
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Il Gruppo Navale che sarebbe partito da Taranto era costituito oltre dalla nave ammiraglia anche dalla fregata Zeffiro, dal pattugliatore di squadra Aviere e dalla nave rifornitrice Etna. In totale 1.475 uomini Armate apportando una nuova vision geo-politica, ma non solo. Enduring Freedom portava con sé nuovi rischi non previsti da una guerra convenzionale. Le minacce sarebbero potute arrivare da un esercito non riconosciuto e non riconoscibile. La missione Enduring Freedom impegnò in totale 14 navi della Marina nell’arco di sei anni, e ha messo in luce l’aspetto expeditionary by nature della Forza Armata: la capacità di essere polivalente e proiettabile con breve preavviso dove
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è necessario per operare, anche per lunghi periodi, in difesa degli interessi nazionali e per la sicurezza del Paese. L’allora ministro della Difesa disse: “Un impegno nuovo e straordinario, in luoghi lontani, dove però si compiono eventi decisivi per gli interessi e la sicurezza dell’Italia, per la stabilità internazionale e l’avvenire del mondo libero”. Una dichiarazione attuale anche nell’ottica degli impegni internazionali e nazionali a cui la Marina oggi risponde con la presenza dei suoi equipaggi.
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Storia e sviluppo dei radar in Italia sulle orme di Ugo Tiberio Coltano (PI): la “Fondazione Tiberio” assegna le borse di studio per gli anni 2019 e 2020 a due giovani tenenti di vascello dell’Accademia navale di Livorno di Giuseppina Maria Greco
i è tenuto il 5 ottobre 2021 nella storica Villa Medicea di Coltano, l’ottavo workshop “Ugo Tiberio”, promosso dall’omonima Fondazione che da molti anni svolge attività di promozione e valorizzazione della figura dell’illustre studioso e del suo ruolo determinante nello sviluppo dei radar italiani. La scelta della location non è casuale. Proprio a Coltano, nel pisano, vi è la stazione radio intercontinentale costruita e impiegata da Guglielmo Marconi per gli esperimenti sui collegamenti radio oltreoceano, il più famoso dei quali è senz’altro quello del 1931 che vide partire il segnale radio che illuminò la statua del Redentore di Rio de Janeiro. Stazione radio che fu impie-
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gata per un periodo anche dalla Marina per i collegamenti con le proprie navi in navigazione. Il professor Ugo Tiberio, partendo dalle intuizioni e dalle sperimentazioni di Marconi sulla riflessione delle onde elettromagnetiche, è stato il primo nella comunità scientifica a formulare l’equazione del radar e a progettarne e costruirne il primo prototipo della Regia Marina. L’evento
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è stato introdotto dal presidente della Fondazione Tiberio, l’ammiraglio ispettore capo Giuseppe Abbamonte: “Possiamo prendere atto di come le basi gettate dai pionieri delle telecomunicazioni e dell’elettronica in Italia non siano andate perdute. Al contrario, i semi da loro piantati continuano a germogliare presso l’industria elettronica nazionale, presso le università e presso i centri di ricerca della Marina Militare e, più in generale, della Difesa”. Dopo il saluto dell’ammiraglio Giorgio Lazio, comandante del Comando Marittimo di Marina Nord, in rappresentanza del capo di Stato Maggiore della Marina, e l’intervento del professor Paolo Tiberio, figlio di Ugo Tiberio, è stata illustrata la storia e le caratteristiche della stazione radio di Coltano dal professor Giuliano Manara dell’Università di Pisa. A seguire, un focus sullo sviluppo e sull’attualità dei radar in Italia grazie al contributo del professor Alfonso Farina della società Leonardo:“Evviva la cultura tecnica e l’impegno dei giovani e dei meno giovani per portare avanti la tecnologia per il progresso del Paese – commenta Farina – Leonardo persegue questo obiettivo da più di settant’anni, il nome dell’azienda è cambiato ma la missione è sempre la stessa, c’è una continuità a livello industriale, dalla concezione, progettazione, realizzazione e manutenzione
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dei nostri sistemi, si fa in modo che siano utili alla Difesa nazionale e più in generale al benessere della nazione”. Presenti in sala il vice sindaco della città di Pisa, l’avvocato Raffaella Bonsangue, e gli ufficiali dell’Accademia navale del Corso “D’Ilario” che nei prossimi mesi conseguiranno la laurea ultimando così il loro ciclo di studi; si tratta di un corso particolarmente importante in quanto ha segnato la ripresa degli arruolamenti nella specialità delle Armi Navali. Il Workshop ha offerto l’occasione per la presentazione degli elaborati dei vincitori delle borse di studio per gli anni 2019 e 2020, assegnate a due giovani ufficiali del corpo Armi navali dell’Accademia navale di Livorno, i tenenti di vascello Vincenzo Manzari e Gianluca Cellamare. “Aumentare l’autonomia delle operazioni dei veicoli subacquei” è stato il tema dell’elaborato premiato a firma del tenente di vascello Manzari. Il lavoro dell’ufficiale è stato presentato dal capitano di fregata Mirko Stifani, tutor militare del lavoro prodotto nell’ambito del dottorato di ricerca attinente all’elettroacustica subacquea, in quanto il giovane ufficiale era impegnato in mare con la portaerei Cavour per un’esercitazione. Manzari affronta nel suo elaborato nuove e interessanti prospettive che potrebbero anche mutare gli attuali scenari operativi, fino ad incidere sugli oramai consolidati equilibri di forza, come ad esempio poter disporre di un poligono di misura subacquea in grado di verificare e validare le performance di navigazione di oggetti operanti in profondità e che potrebbe garantire notevoli risparmi nella fase di proget-
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Ugo Tiberio si laureò in ingegneria ed entrò all'Istituto Superiore delle Trasmissioni. Nel 1936 con il collega professor Nello Carrara mise a punto un sistema di localizzazione degli oggetti a distanza con onde magnetiche detto “radio telemetro” EC1, cioè il “radar”
tazione e test di tali sistemi. Il tenente di vascello Cellamare ha invece elaborato la tesi avente per oggetto “Studio di laser impulsati ad alta potenza di picco ed alta potenza media in propagazione atmosferica per la generazione di effetti remoti di carattere meccanico (onde d’urto) ed elettromagnetico”. L’elaborato dell’ufficiale, è stato ritenuto valido anche alla luce delle più recenti tattiche impiegate per l’effettuazione di attacchi di tipo asimmetrico, facenti uso di droni o barchini veloci, considerato che lo sviluppo di sistemi d’arma non più volti alla distruzione, bensì all’inabilitazione della minaccia, è sempre più richiesto dalle forze militari.
A sinistra, conferenziere durante il workshop svolto a Coltano (Pisa), a destra, foto del padre del radar Ugo Tiberio.
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Aspiranti marinai del secolo blu di Antonino Pulvirenti
Selezione del personale: il primo passo importante per divenire #professionisti del mare N OT I Z I A R I O
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oi tutti, nessuno escluso, viviamo nell’era definita “secolo blu” dove il 90% delle merci viaggia sul mare. Renderlo più sicuro è quindi sinonimo di progresso e prosperità per il nostro Paese e per la comunità internazionale. La Marina Militare in questi anni e in futuro sarà sempre più chiamata ad operare in Mediterraneo e negli oceani per garantire la sicurezza delle vie di comunicazioni marittime globali e allo stesso tempo garantire il mantenimento della
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pace (es. Golfo di Aden e di Guinea in operazioni internazionali per il contrasto alla pirateria marittima). Si tratta di operazioni navali complesse, spesso rischiose, nelle quali i nostri uomini e donne sono chiamati a rispondere con professionalità, efficacia senza tralasciare la generosità d’animo, propria della nostra cultura. È indispensabile dunque poter contare su personale altamente qualificato, non solo sul piano operativo e tecnico-militare, ma preparato anche sul piano
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stata definita, sono assai diverse rispetto al passato. L’attività di selezione del personale militare è, dunque, rivolta in linea di massima ad individuare persone sane nel fisico e nella mente, ma soprattutto animati da una reale e sana spinta motivazionale verso la professione. L’obiettivo è quello di soddisfare le esigenze di impiego in un vasto campo di attività (es: nei teatri operativi o esercitazioni) ed in ambienti particolarmente impegnativi. Dall’ufficiale, dal sottufficiale, dal militare di truppa e dal graduato, ciascuno secondo il diverso livello di responsabilità, si esige una particolare maturità di fronte ai compiti che lo attendono, ed una straordinaria adesione a quello che potrebbe definirsi “lo spirito del volontario”, sia pure in armi. Quello
spirito nel quale la dimensione del dare prevale su quella dell’avere. Uno spirito saldamente ancorato alla tradizione navale che è specchio della millenaria cultura civile ed umanistica dell’Italia, nel quale affianco all’assoluta competenza professionale, deve coesistere un senso di grande solidarietà sociale ed una ancora più grande sensibilità umana.
A sinistra, cadetti dell’Accademia navale in attività di rappresentaza a bordo di nave Vespucci. In basso, allievi ufficiali impegnati in una lezione di carteggio; a seguire un volontario in ferma prefissata in una postazione COC (Centrale Operativa di Combattimento) a bordo della fregata Bergamini.
della sensibilità e dell’attitudine ad intervenire in Italia e all’estero nei vari scenari di crisi, con un approccio mentale aperto e flessibile. Si comprende dunque come i requisiti posti alla base della selezione dei vari concorsi d’accesso alla Forza Armata non debbano essere dettati da una mera concezione corporativa dell’istituzione militare.Tali attitudini debbono considerare soprattutto il rispetto degli uomini e donne che chiedono di aderire ad un modello di vita e comportamentale che impone la capacità di assolvere in pieno il delicato ruolo assegnato. Le qualità mentali, culturali, psicologiche richieste al giovane di oggi – la generazione Z – come è
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Middle Sea Race 2021 Una regata dura, caratterizzata dalle condizioni meteo marine avverse, giunta alla 42ª edizione ha visto la partecipazione del ketch della Marina Militare Orsa Maggiore di Pasquale Prinzivalli
avigare per oltre 600 miglia nautiche in barca a vela intorno alla Sicilia. Partire tagliando la linea dello start da Malta, dirigere per Capo Passero, puntare verso nord per attraversare lo stretto di Sicilia e da lì passare l’Isola di Stromboli, navigare lungo la costa settentrionale della Sicilia, raggiungere Favignana, perla delle Egadi, poi Pantelleria, Lampedusa
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e tagliare l’arrivo sempre a Malta. Tutto questo è la Rolex Middle Sea Race, organizzata dal Royal Malta Yacht Club (RMYC). La regata velica si disputa dal lontano 1968, ideata dal circolo maltese in collaborazione con il Royal Ocean Racing Club, lo stesso circolo che organizza la Rolex Fastnet Race nel canale della Manica in Atlantico. Il percorso di oltre 600 miglia è lungo
come il vecchio percorso del Fastnet (nella nuova versione supera le 700 miglia). Il record della Rolex Middle Sea Race risale all’edizione del 2007 e appartiene al Maxi Rambler dell’americano George David che riuscì a terminare la regata in 47 ore, 55 minuti e 3 secondi. Non vi è dubbio, la Middle è tra le più dure e allo stesso tempo affascinanti regate che si disputano in Mediterraneo.
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A renderla più interessante contribuiscono le impegnative condizioni meteo-marine, tipiche di ottobre. In questo mese, il Mar Mediterraneo è attraversato da flussi freddi che provengono dall’Oceano Atlantico, capaci di rompere le alte pressioni. Infatti, capita spesso che la Middle Sea Race sia contraddistinta da forti venti, di scirocco o di maestrale, che mettono a dura prova gli equipaggi. Giunta alla 42ª edizione, la regata ha preso il via sabato 23 ottobre. Sulla linea di partenza ben 120 imbarcazioni, di cui 23 italiane. Una di queste è stata l’Orsa Maggiore della Marina Militare: costruita nel 1994 su progetto del prestigioso yacht designer Andrea Vallicelli, realizzata nei cantieri Tencara di Venezia e consegnata alla Marina Militare nel 1995 per compiti formativi come nave scuola a vela minore (NSVM), è uno yacht oceanico da regata, armato a ketch (albero di mezzana a
proravia del timone) e del tutto unico nel genere, così da essere categorizzato come “Maxi Yacht-Prototipe”. Oltre alla barca a vela della Marina Militare, ha spiccato tra gli iscritti il Multi 70 Maserati di Giovanni Soldini, reduce delle ultime tre vittorie consecutive. Le condizioni meteo, come preannunciato, sono state severe, ma non hanno interessato le “primissime” barche, bensì le imbarcazioni più piccole rimaste indietro che hanno dovuto affrontare le giornate di sabato e domenica con un vento di grecale che ha raggiunto un’intensità anche superiore ai 40 nodi. A causa delle condizioni meteo-marine avverse, il comitato di regata ha dovuto gestire una situazione complicata: nella zona della Marsamxett Harbour (Malta), dove era posizionato il traguardo, le onde frangenti rendevano molto pericoloso l’arrivo delle ultime barche. Tale circostanza ha fatto sì che il comitato di regata spostasse il traguardo nel Ca-
nale di Comino (Malta), poche miglia prima, in modo da consentire alle ultime barche in gara di tagliare la linea di arrivo in sicurezza. La riduzione di percorso è stata applicata anche alle barche che avevano già tagliato il traguardo facendo in modo che a tutta la flotta venisse tolto qualche miglio di percorso. Questa riduzione ha fatto sì che il tempo di percorrenza sul percorso sia cambiato per tutti, e di conseguenza anche la classifica finale. Con gli arrivi calcolati sul Canale di Comino, secondo la nuova classifica, il vincitore della Rolex Middle Sea Race 2021 è il maxi 100 Comanche, a seguire Alba il JPK 1180 ed in terza posizione il Ker 46 Daguet 3 Corum. Un arrivederci alla prossima edizione. La Valletta (Malta), 23 ottobre 2021. La partenza della Middle Sea Race scandita dal classico colpo di cannone del Saluting Battery al Grand Harbour.
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RECENSIONE Caimano 69 - Sabbia e Polvere di Fabrizio Buonaccorsi
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vanziamo sott’acqua nell’oscurità assoluta. La visuale è ridotta a meno di un metro, la presenza degli operatori accanto a me è manifestata dalla fosforescenza dell’acqua generata durante il nuoto. Ogni singolo secondo è dedicato a quello che stiamo facendo e a quello che andrà fatto: siamo impegnati in un volo subacqueo, sospesi in un’altra dimensione, ammantati in un ambiente oscuro, paradossalmente calmo dove, i pensieri e la fatica, si amplificano per innalzarsi a unici rumori percepiti. La potenza del silenzio sconfigge il rumore. Tutto tace.” È così che inizia “Caimano 69 - Sabbia e Polvere”, la prima biografia autorizzata di un incursore della Marina Militare italiana, che ci immerge sott’acqua. Ci sentiamo quasi al suo fianco, grazie a una straordinaria capacità descrittiva, in quelle che sono le attività più qualificanti e che caratterizzano un incursore: l’assalto subacqueo contro il naviglio nemico. Mario Chima, pseudonimo dietro il quale si cela l’autore, si
brevetta incursore del Comsubin (Comando Subacqueo e Incursori) nel 2000 e da allora partecipa a tutti gli schieramenti del Reparto tra cui,Albania, Libano, Iraq e Afghanistan. Questo libro racconta la sua decennale esperienza in missioni con la Task Force 45 e negli altri teatri operativi. È il viaggio di un giovane italiano animato da un desiderio irrefrenabile: quello di voler dedicare la sua vita a qualcosa di giusto, che vuole essere utile alla Patria e alla sicurezza del proprio Paese. Un desiderio appunto che si concretizza realizzando il suo sogno: diventare un incursore della Marina Militare, erede di quegli straordinari e indimenticabili uomini che hanno scritto pagine indelebili della storia della guerra sul mare durante il Secondo conflitto mondiale con le imprese della Regia Marina. Nell’opera si alternano squarci dinamici, furenti, sia addestrativi che di esperienze operative reali, logoranti nel fisico e nella mente, con attimi di riflessione introspettiva e citazioni colte. Nella descrizione delle attività operative più impegnative non si evince il desiderio di gloria, di onori, la ricerca
di medaglie o di una algida scalata gerarchica. Non ce ne è bisogno. Il desiderio ultimo è molto più modesto e sincero: fare quello che va fatto e per cui ci si è tanto addestrati. L’opera non inneggia al retorico eroismo, all’esaltazione del corpo e delle capacità fisiche racchiuse nello stereotipo del militare delle forze speciali che non ha paura e non indietreggia mai. Tutt’altro: l’autore parla di uomini, marinai, mariti, padri che cercano di essere dei professionisti ogni giorno migliori. L’autore non ha timore nel parlare della fredda paura da cui si è braccati con una tale intensità raggiungibile solo in quegli attimi in cui la vita è messa in pericolo; perché è proprio lì, in quei momenti estremi in cui si è a un passo dal cedere che grazie all’addestramento incessante, alla forza mentale più che al vigore fisico, forgiato durante il Corso Ordinario Incursori, ma soprattutto grazie alla “fratellanza in armi”, che si riesce a proseguire, a non arrendersi, continuando a combattere. L’insieme di straordinari colleghi che lo scrittore ama definire “solitari insieme”, sempre e per sempre al suo fianco, sono la vera energia del reparto. Probabilmente racchiuso in quel concetto di fratellanza vi è il senso ultimo del libro, quasi una urgenza di raccontarsi, come la definisce lui stesso, ed esaltare il pronome personale “noi”, rispetto a quello dell’“io”. Perché solo nella virtù del singolo trae la forza il gruppo. Il Gruppo Operativo Incursori. Concludo questa recensione con una citazione dell’autore: “Ho sentito dire che leggere è sognare per mano altrui. Ebbene, non pretendo di far sognare con il mio scritto, ma certamente posso auguravi di leggere e sognare per tutta la vita”. Mario Chima. Incorsore della Marina Militare, foto di repertorio.
Autore: Mario Chima Anno di pubblicazione: 2020 Lingua: italiano numero pagine: 579 brossura prezzo: € 20,00 N OT I Z I A R I O
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