N.22 NOVEMBRE 2020
IN QUESTO NUMERO // FARI SUL FUTURO // BEA ATTURA LA SCOPERTA // INSIDE A1: DESIDERIO DI GIOCARE // FOCUS: FUTURO CUORE AZZURRO // INSIDE A2: DAVANTI C’È POSTO // PERESSON, SCELTA DI VITA // CORRENTI: SICILIA MIA // TAVA LA SCRITTRICE // RUBRICHE PINK
NOVEMBRE 2020
N.22
in questo numero 1 EDITORIALE
Nuovo corso
3 inside a1
Desiderio di giocare
9 PINK GLOSSARY 11 Focus
Cuore azzurro
17 cover story
Bea Attura la scoperta
23 inside A2
Davanti c’è posto
29 Primo piano
Scelta di vita
35 altri mondi
Tava la scrittrice
39 storie
Sicilia mia
42 pink mix 45 PALLA E PSICHE
Nel dubbio... restiamo atleti!
46 guardia e ladri
Glos(staff)ario
48 BUZZER BEATER
Ma in mezzo chi c’e’?
DIRETTRICE RESPONSABILE Alice Pedrazzi caporedattore Massimo Mattacheo REDAZIONE Francesco Velluzzi, Giulia Arturi, Manuel Beck, Chiara Borzì, Caterina Caparello, Eduardo Lubrano Susanna Toffali, Alice Buffoni, Silvia Gottardi, Federica Pozzecco (Pink Glossary)
PROGETTO GRAFICO Linda Ronzoni/ Meccano Floreal
IMPAGINAZIONE Grazia Cupolillo/ Meccano Floreal
FOTO DI Marco Brioschi,
Ceretti (Ciamillo/Castoria), Giulia Pesino, Alessandro Vezzoli, Archivio FIP, FIBA Europe, Danny Karnnik, Roberto Liberi PINK BASKET è un periodico di proprietà di Silvia Gottardi
editoriale
fari sul futuro DI ALICE PEDRAZZI
Andare a cercare il domani, con i piedi ben piantati nell’oggi. Perché la migliore innovazione è quella che non rinnega, ma anzi, valorizza la tradizione. Perché il più efficace ricambio generazionale avviene solo con un passaggio di testimone non traumatico, ma graduale. Eppur deciso. A ben guardare sembra proprio questo il corso iniziato con il nuovo mandato presidenziale della nostra Federazione. Almeno, questo è il messaggio che ci torna indietro, forte e abbastanza chiaro, dalla “bolla” di Riga. Pur dentro un isolamento del tutto inedito ed una situazione fuori dagli schemi e da ogni immaginazione, l’idea del nuovo corso tecnico (e non solo) appare convincente. E (già) sufficientemente vincente. Un allenatore nuovo per l’universo donne, che il mondo del basket femminile l’ha studiato più sulla carta che vissuto sulla pelle, un presidente neo(ri)eletto, ma esperto come altri non ce ne possono essere ed un mix di giocatrici esordienti-giovani, esordienti-più-mature ed esperte: eccolo il nuovo cammino azzurro. Appena iniziato, già consolidato. Nel femminile questa filosofia sembra funzionare ed emozionare, con due belle vittorie in terra straniera, una caparbietà quasi commovente e la determinazione di voler essere subito protagoniste, sia individualmente che collettivamente. Chissà, che per una volta, non sia il maschile a seguire la strada tracciata dalla metà rosa del cielo azzurro dei canestri. L’imprinting, forte, che pare aver dato il presidente Petrucci per questo suo nuovo corso, è quello di provare ad “osare un po’ di più”. Forse, diciamo noi, di arrivare davvero a volare là, dove osano le aquile. Spingendosi sempre più in alto, nel ranking europeo, nelle competizioni internazionali, nella visibilità nei confronti dell’opinione pubblica. Salendo su, e ancora su, nel cielo dei canestri. E quale sport migliore del basket, “l’unico che tende al cielo”, per provare a volare un po’ più in là? Buon lavoro a tutti. Al nuovo cittì, Lino Lardo, alle azzurre di prima nomina e a quelle confermate ed al Presidente. Ed anche a noi di Pink, che con umiltà ma serietà, proviamo a dare (nuova) visibilità a questo mondo (per noi) meraviglioso. Noi, ve lo diciamo, nemmeno troppo sommessamente: abbiamo un sogno. Si chiama Olimpiade. Manca da Atlanta 1996. (Ri)portateci là, per favore.
1
CAPITANA RAGUSA È PRONTA A TORNARE IN CAMPO DOPO LA COMPLESSITÀ DOVUTA AI CASI DI COVID-19 REGISTRATI ALL’INTERNO DEL TEAM SQUADRA. IN FOTO, LA CAPITANA CHIARA CONSOLINI.
inside A1
DESIDERIO DI GIOCARE LA SERIE A1 È RIPARTITA A OTTOBRE: VENEZIA CONDUCE LE DANZE, LE ALTRE
INSEGUONO. IL CAMPIONATO VA AVANTI NONOSTANTE LE DIFFICOLTÀ DOVUTE AL DIFFONDERSI DEL COVID-19, ANCHE GRAZIE AL SUPPORTO DI LBF
Di Francesco Velluzzi
V
oglia di scendere in campo. Questo potrebbe essere
lo slogan che accompagna il mondo del basket femminile. A marzo, il diffondersi del Covid-19 aveva imposto lo stop, senza concludere un campionato nato nel 1930 (il primo titolo lo vinse la Ginnastica Triestina, non si è giocato nel 1944 e nel 1945) e che ha visto susseguirsi tante dinastie (l’ultima quella del Famila Schio, campione per 10 volte, con tanto di stella conquistata, dal 2004 al 2019) fino allo scorso anno. Ora, la Lega donne e le squadre intendono proseguire un cammino, complesso ma stimolante, per arrivare in fondo alla stagione. Per assegnare dei trofei.
Ripartenza A ottobre, infatti, le nostre donne del basket sono ripartite, la Nazionale pure, nella bolla di Riga dove ha colto due vittorie importanti che non garantiscono il primo posto, ma regalano autostima e nuova considerazione all’Italia di Lino Lardo. Il campionato non ha potuto vivere la splendida vetrina dell’Ope-
ning Day che tanti ci invidiano, ma è partito bene nonostante tutte le incognite dettate da una situazione tuttora complessa e difficile. Schio e Venezia sembrano le favorite, Ragusa dovrebbe seguire a ruota, il Geas Sesto San Giovanni potrebbe riuscire a inserirsi nel lotto delle prime quattro. Tutte considerazioni fatte vedendo quel che è successo in avvio. Ma il campionato attuale, il numero 90, ha dieci partite da recuperare. Sono soltanto tre le squadre che finora non hanno saltato una gara. La Reyer Umana Venezia è imbattuta dopo le prime otto gare, nonostante la positività del coach Giampiero Ticchi, che potrebbe saltare qualche gara e a cui auguriamo pronta guarigione. Segue a ruota la sorprendente Virtus Segafredo Bologna di Lollo Serventi che ha perso soltanto al supplementare sul campo di Schio dopo una partita incredibile. Pure la Scotti Rosa Empoli di Alessio Cioni le ha giocate tutte, vincendone la metà, quattro. Un buon bilancio per un club che ora sembra essersi posizionato in direzione playoff. Segno di tanta pas-
inside A1
TALENTO AI BOX SARA CRUDO, LEADER DELL’ALLIANZ GEAS, È STATA PROTAGONISTA DI UN AVVIO DI STAGIONE BRILLANTE PRIMA DELLO STOP PER INFORTUNIO AL LEGAMENTO COLLATERALE MEDIALE. A LEI AUGURI DI PRONTA GUARIGIONE.
sione della famiglia Sesoldi, ma anche di buona organizzazione societaria. Tutti gli altri club devono recuperare e sostenere un dicembre intenso, sperando di non cadere in nuovi stop forzati da Covid-19. La Passalacqua Ragusa ha giocato finora solo quattro sfide, vincendone tre. È la più penalizzata la squadra di Gianni Recupido che ha cominciato dal rinvio con Vigarano. Tra le altre, Geas e Vigarano, che non si è ancora staccata dallo zero in classifica, hanno tre match da recuperare compresa la sfida tra loro da disputare in Emilia; il Banco di Sardegna Sassari deve recuperarne due come Lucca, tra cui lo scontro contro le toscane di Antonio Iurlaro. Un solo intoppo per Schio, San Martino di Lupari, Battipaglia, la rivelazione Costa Masnaga, capace di vincere quattro partite su sette, Campobasso e Broni.
Sassari Due partite spettano alla Dinamo Banco di
Sardegna che nelle sei gare disputate ha vinto contro Battipaglia all’esordio largheggiando e ha poi battuto a Sesto San Giovanni il Geas, in una sfida che ha visto la squadra di Cinzia Zanotti rimaneggiata a causa della positività di alcune sue tesserate. Le lombarde hanno chiesto un rinvio non avvenuto. Quella gara l’Allianz Geas l’ha giocata con sole sei giocatrici a disposizione, come consente il regolamento. Durante la partita, poi persa, si è anche fatta male quella che finora è stata forse la miglior italiana della squadra, cioè Sara Crudo che proprio in questi giorni è stata operata al collaterale mediale. Sassari ha vinto e ottenuto due punti particolarmente preziosi in chiave salvezza. Ma la questione la spiega proprio il tecnico sardo Antonello Restivo. “È una situazione molto borderline. Noi avevamo già imbarcato i bagagli. A quel punto ci siamo attenuti al regolamento e siamo arrivati a Sesto giocando”. Successivamente il virus
non ha risparmiato proprio il gruppo sassarese. “Ha colpito me e il mio assistente Roberto Zucca. E in questo caso il regolamento dice che se entrambi gli allenatori sono positivi la partita va rinviata. Quindi adesso dobbiamo recuperare con Lucca e Campobasso. Non è stato un periodo facile per noi, perché anche quattro, cinque ragazze della prima squadra hanno contratto il Covid-19”. Tra queste la leader e capitana Cinzia Arioli, milanese ormai trapiantata in Sardegna che ha dichiarato la sua positività. “Il problema più grosso è che mi trovo a ripartire quasi da zero. Come se avessimo ricominciato la preparazione precampionato. In questa situazione abbiamo dovuto resettare tutto. Per una squadra come la nostra che lotta per salvarsi non è facile. Abbiamo vinto due volte, ma la strada verso l’obiettivo è ancora molto lunga. E giocare in questa condizione, senza pubblico, con tante difficoltà non è bello. C’è chi non
vede la famiglia da tanto e neppure i genitori delle ragazze possono entrare al campo dove, oltre ai dirigenti, è ammesso soltanto qualche giornalista. È una situazione complessa. Ma dobbiamo andare avanti, resistere e portare avanti la stagione. Perché tante persone vivono comunque di questo”.
Qui Geas - A Sesto San Giovanni, anche in linea con quel
che è successo con la seconda ondata in Lombardia, è andata davvero molto male. “Parliamo di 10 giocatrici colpite e tre membri dello staff. Dieci atlete su 12 sono quasi un record. Non è stato facile convivere con una situazione del genere, questo virus, che ti costringe praticamente ricominciare da capo, quasi come a inizio campionato”, racconta la General Manager del club Edy Cavallini, che – come Cinzia Zanotti – non ha contratto il Covid-19. Lei ha cercato di tenere in piedi la baracca. Da lunedì 23 al Geas sono ripresi re-
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inside A1 golarmente gli allenamenti, tutte le giocatrici si sono negativizzate e hanno ripreso a lavorare. La squadra era lanciata, stava andando forte, aveva ipotizzato di arrivare a fine girone di andata al quarto posto, obiettivo ancora raggiungibile. “Dobbiamo recuperare tre partite. Il 2 dicembre la prima contro Costa Masnaga, il 16 andremo a Vigarano, mentre quella con Ragusa in casa la giocheremo il 20 gennaio del 2021 perché sette partite in un mese non le riusciamo a fare proprio”. Sicuramente l’Allianz dovrà giocarle senza Sara Crudo che come dicevamo si è procurata un infortunio al collaterale mediale. È già stata operata ma ne avrà per almeno due mesi. Insomma, quella è stata la partita più sfortunata per le rossonere. E Sassari non ha consentito il rinvio attenendosi al protocollo. Ecco la versione di Cavallini: “Quando abbiamo riscontrato i nostri casi, ho avvisato al telefono i dirigenti di Sassari. Quello di cui sono certa è che quando li ho sentiti, nel primissimo pomeriggio del giorno precedente
vista costretta a fermarsi e pure lei ora deve riorganizzare il proprio calendario per recuperare le quattro partite perse. Con la considerazione che ogni trasferta da un’isola è più problematica. Quel che prima di tutto andava considerato in una situazione di questo tipo era salvaguardare la salute di tutti. Anche perché, proprio pochi giorni dopo la sfida vinta con l’Allianz a Sesto San Giovanni, il Banco ha dovuto fare i conti con alcune positività.
Campionato da concludere - Ora la priorità è riuscire a ter-
minare il campionato nella maniera migliore possibile, per la tutela delle condizioni di tutte le persone che operano all’interno di un sistema e di un movimento che si regge sicuramente sulla smisurata passione, ma dove atlete e tecnici vivono anche di quel che fanno, pur senza sicuramente percepire gli stipendi milionari di altri settori dello sport, ma decenti rimborsi spese. Il nostro auspicio è che la situazione sanitaria migliori in
Il campionato non ha potuto vivere la splendida vetrina dell’Opening Day che tanti ci invidiano, ma è partito bene nonostante tutte le incognite dettate da una situazione tuttora complessa. la partita, erano in loco. La situazione che spiegavo era di difficoltà per tutti, anche per la squadra avversaria. C’era un notevole rischio a giocare una partita contro una squadra in cui probabilmente si era creato un focolaio”. Queste erano le preoccupazioni della società di Sesto San Giovanni. Nella stessa giornata la Passalacqua Ragusa, con tre tesserate positive, aveva ottenuto il rinvio da Vigarano. Poi la Passalacqua si è
primavera. E ci auguriamo tutti quanti di rivedere, dopo la Supercoppa di settembre, vinta da Venezia, anche le finali di Coppa Italia, l’altro grande evento che riunisce il mondo del basket femminile. Sarebbe quella una anche parziale festa, un’occasione per tante ragazze, quelle che in questo momento patiscono maggiormente dal punto di vista psicologico, di ritrovarsi nel luogo che più amano: il campo di pallacanestro.
Uno sforzo organizzativo comune per affrontare questi mesi complessi a causa del diffondersi dell’emergenza sanitaria. Di seguito alcune delle più importanti iniziative promosse da LBF:
- Abbassamento dei costi associativi per tutte le società di Serie A1 e Serie A2, mantenendo tutti i vari servizi che la Lega offre proprio alle associate. - Stipula di una convenzione destinata a tutte le società di Serie A1 e Serie A2 per l'acquisto di tamponi a prezzo agevolato e primo ordine di tamponi a carico di LBF destinato gratuitamente a tutte le associate. - Sostegno a 360 gradi nei confronti di tutte le Società di Serie A1 e Serie A2 che hanno avuto problemi logistici derivati dai vari rinvii delle partite causa Covid-19. - Presenza attiva di LBF nel Comitato 4.0, che ha unito le principali leghe sportive italiane configurando un dialogo con le Istituzioni per temi inerenti la fiscalizzazione (credito d'imposta, forme di ristoro alle società, ...)
LUCCA SQUADRA IN CRESCITA, A LIVELLO DI PRESTAZIONI, NELL’ULTIMO PERIODO QUELLA ALLENATA DA IURLARO. IN FOTO, ALESSANDRA ORSILI FERMATA DAL COVID-19.
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glossary
PINKGLOSSARY Parole del basket che raccontano storie (perlopiù divertenti).
Giocatrice di basket più comunemente: Baskettàra - praticamente mai usato: Cestista
Definizione.
Raro esemplare di umano di genere femminile che ha scelto di praticare uno sport concepito dai più come attività maschile (per qualche strano motivo sconosciuto). Proprio a causa di questa scelta sciagurata, la cestita si ritrova spesso in situazioni di disagio. Dallo shopping - trovare jeans che ospitino cosce di circonferenza non standard è un’impresa - alle relazioni umane. Rispondere a domande come: “Il basket non è uno sport violento per voi ragazze?” o “Ma le donne schiacciano?” è una consuetudine. L’unica reazione possibile: alzare gli occhi al cielo e invocare qualche dea del basket che risponda per noi. Un’altra situazione molto frequente in cui si ritrova la baskettàra ha luogo negli autogrill. Nell’agognata pausa che, dopo interminabili ore di trasferta, finalmente la giocatrice ha a disposizione, scende dal pullman, si sgranchisce le gambe e si avvia, dimenandosi con qualche mossa di stretching, all’entrata dell’autogrill. Pregustandosi già gli orsetti gommosi, gli Oreo e le M&M‘s, si precipita verso la scansia dei dolciumi con le sue compagne di squadra ad una velocità che neanche fosse un contropiede. Ma, questa corsa sognante viene improvvisamente interrotta da un signore un po’ anzianotto, che con occhi increduli squilla: “Che alte che siete signorine! Giocate a pallavolo?”. A quel punto, con finto contenimento per l’offesa appena ricevuta, una delle giocatrici più pazienti risponde: “No, signore, giochiamo a basket! A pal-la-ca-ne-stro”. Che pensandoci bene, cosa le mettiamo a fare le felpe della squadra con scritto “BASKET” a caratteri cubitali, se poi nessuno lo legge? Anche tra le mura domestiche, la giocatrice di basket è solita pagare le conseguenze della propria condizione. La mamma nanetta che chiede: “Chiara, tu che sei alta, mi prenderesti il frullatore nell’ultimo scaffale in alto?”, e il fratello pigro: “Sorellona, mi aiuti tu che sei forte a caricare le valigie in macchina?” e così via. La baskettàra infine è dotata di un risponditore automatico per replicare prontamente quando viene invitata a partecipare ad attività extra-basket. Clic! “No, non posso, ho allenamento”, Clic! “Peccato, quel giorno ho la partita”, Clic! “Vorrei venire, ma ieri avevo atletica e oggi le mie gambe hanno deciso di scioperare”. Clic! Ma noi cestiste amiamo il basket e siamo disposte a tutto per difendere la nostra passione!
(tranne che essere scambiate per pallavoliste, ecchecavolo!)
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LEADER CECILIA ZANDALASINI, AL TIRO, È STATA BRILLANTE PROTAGONISTA DELLE DUE PARTITE DISPUTATE DALL’ITALIA NELLA BOLLA DI RIGA, CHE HANNO AVVICINATO LE AZZURRE A EUROBASKET 2021.
focus
CUORE AZZURRO
L’ITALBASKET COMPIE UN PASSO FORSE DECISIVO VERSO IL RAGGIUNGIMENTO DEL PASS PER EUROBASKET 2021 GRAZIE ALLE VITTORIE CONTRO ROMANIA E REPUBBLICA CECA. UN DEBUTTO DA SOGNO PER IL CT LINO LARDO, CHE HA TROVATO RISPOSTE IMPORTANTI DA TUTTE LE GIOCATRICI IMPIEGATE
DI MASSIMO MATTACHEO
L
a brillantezza della maglia Azzurra, l’ingresso in
campo, il riscaldamento. L’inno di Mameli che risuona nel cielo di Riga. Gli occhi pieni di emozione. I battiti del cuore, accelerati. La palla a due. La gioia, per il ritorno in campo, indossando il colore più bello. L’Azzurro, appunto. In un mondo ormai segnato dalle grandi incertezze dettate dalla diffusione del Covid-19, le qualificazioni all’Europeo di categoria, in programma il prossimo anno, ci restituiscono il volto più sincero, quello appassionato e determinato di dodici ragazze che hanno onorato – così come lo staff tecnico – l’impegno in uno scenario inedito. Quello della “bolla”. Che poteva spaventare, all’inizio. Ma che vede l’Italia uscirne vincitrice. E, sicuramente, fortificata. Perché solo uscendo dalla zona di comfort si può crescere. Con la determinazione e con il feroce cinismo che non può mancare, al massimo livello, per potere essere competitivi. Ma anche con la consapevolezza dei propri mezzi. E a tale ri-
guardo, l’Italdonne ha dato una prova di concretezza e resilienza, superando ostacoli e difficoltà per arrivare al successo. Sognato, ambito e voluto.
Due vittorie e tanti sorrisi, in questo momento delica-
to. La bolla di Riga consegna molte risposte positive all’Italbasket, nelle gare che hanno segnato il debutto del Commissario Tecnico Lino Lardo: la Nazionale compie infatti un passo quantomai importante nel percorso di avvicinamento a EuroBasket 2021. Eppure, le insidie erano tante. A cominciare dallo spauracchio Covid-19, che aleggia nel mondo dello sport e ha portato al rinvio e allo slittamento di numerose gare dei campionati nazionali. E che ha imposto una riorganizzazione delle finestre di qualificazioni FIBA, sapientemente gestite attraverso la creazione di vere e proprie “bolle” per le squadre coinvolte. Hotel e parquet. Parquet e hotel. Una routine nuova, inedita, strana ma “normale”, al giorno d’oggi.
focus
GRUPPO L’UNITÀ DI INTENTI MOSTRATA DALL’ITALBASKET È UN SEGNALE INCORAGGIANTE IN VISTA DEL FUTURO, IN CUI RECITERÀ UN RUOLO DA PROTAGONISTA ANCHE FRANCESCA PAN, AL DEBUTTO IN NAZIONALE A.
Capacità di adattamento. Una qualità intrinseca nell’es-
sere umano, da sempre abituato ad affrontare con orgoglio e determinazione, tutte le sfide che la vita gli propone. E lo sport è una grande palestra di vita. Così, con questa consapevolezza, la delegazione Azzurra – molto ristretta – è volata alla volta di Riga per giocarsi una fetta importante del proprio presente e del futuro prossimo. Lo ha fatto con scelte chiare e forti, che il CT Lino
Lardo ha volutamente pensato per l’occasione. Convocando giocatrici giovani e meno giovani, accomunate da una caratteristica fondamentale al giorno d’oggi, nello sport: l’orgoglio di difendere e rappresentare i colori del proprio paese. Lottare, su ogni pallone, per provare a conquistare – con la fatica e il duro lavoro – il sorriso del successo. La gioia più grande, con la maglia più bella. Quella della Nazionale. La fiducia e il coraggio con cui le Azzurre hanno
impattato la partita con la Romania, primo ostacolo affrontato nella bolla lettone, è l’immagine più preziosa che Lino Lardo si porterà con sé: la feroce determinazione di Carangelo nel togliere dalla partita Godri-Parau – lo spauracchio principale – sin dai primi possessi della gara, la pulizia tecnica di Francesca Pan, che ha bagnato il suo esordio in Nazionale A con una sequenza di triple che hanno indirizzato la partita, la classe e il talento di Cecilia Zandalasini, capace di
regalare giocate di pallacanestro purissima e il contributo di tutte le atlete impiegate hanno portato a un rotondo successo per 90-68 alla sirena. L’urlo, grintoso, di Carangelo stessa sul canestro che ha chiuso l’incontro è un’altra fotografia del nuovo corso Azzurro, in grado di competere con tutte le avversarie.
Dopo la prestazione autorevole contro la nazionale rumena,
a testare il valore dell’Italdonne la sfida con la Re-
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focus pubblica Ceca, capolista imbattuta del Gruppo D fino alla partita di domenica 15 novembre: dopo un primo tempo reso equilibrato dall’infinito talento di Elhotova, l’impatto di Beatrice Attura, la crescita di Zandalasini e l’utilità di Cinili e Bestagno hanno indirizzato la partita verso il corso sperato dal CT. Che ha trovato in Francesca Pan, fromboliera due giorni prima, un eccellente stopper difensivo in grado di togliere Elhotova dalle ostilità. La box-and-one sulla fuoriclasse ceca ha pagato i dividendi sperati, consentendo all’Italia di sprigionare le qualità offensive diffuse in tutte le atlete scese in campo per l’allungo decisivo verso il successo. E se il +9 toccato a poco più di un minuto dal termine ha fatto sperare alla Nazionale di ribaltare addirittura la differenza canestri nel doppio confronto, che sarebbe valsa il primato nel raggruppamento, nemmeno la tripla di Brezinova – la prima della sua gara – può scalfire la solidità che la formazione allenata da Lardo ha mostrato per tutti e quaranta i minuti del confronto.
Una solidità mentale che fa ben sperare per il prosieguo del
percorso, che si chiama Danimarca e Romania nella
ta tecnica della guida della squadra, ma si allarga anche alle decisioni compiute nel momento della diramazione della lista di convocate per questo importante impegno. Spazio infatti a tante giovani di sicuro avvenire – tra cui Madera, Pan, Penna – alla prima vera esperienza da protagoniste con la maglia della Nazionale maggiore, affiancate da atlete come Carangelo e Bestagno – straordinarie protagoniste dell’avvio scintillante dell’Umana Reyer Venezia sul suolo nostrano – che, alla soglia dei trent’anni, si sono ritrovate con l’Azzurro indosso in un ruolo di primo piano. Tutte giocatrici che, per la prima volta, hanno avuto l’opportunità di esprimere appieno il proprio potenziale, scelte perché identikit perfetti del mantra del nuovo Commissario Tecnico, fatto di energia e intensità. Qualità che non devono mai mancare in una squadra che ha elementi di riferimento dal punto di vista offensivo, ma che vuole essere versatile e proporre soluzioni e quintetti tattici diversi in ogni momento della partita. La capacità di molte giocatrici di scendere in campo in più ruoli è una variabile importante per Lino Lardo, che contro Romania
La strada per la gloria sarà fatta di momenti belli alternati ad altri difficili, ma una cosa è certa: questa Italia piace e scalda il cuore degli appassionati e degli addetti ai lavori. finestra di febbraio (nuovamente disputata in bolle), quella con cui le Azzurre hanno lasciato Riga dopo 80 minuti convincenti di pallacanestro. Già, proprio la pallacanestro, il nostro amato sport, che così tanto ci era mancato nei mesi passati. E che ora restituisce all’Italdonne, grazie al duro lavoro, un frutto desiderato: essere padrone del proprio destino. Che di questi tempi non è cosa da sottovalutare. Saranno necessari, infatti, due successi di un solo punto nelle ultime due partite che attendono Zandalasini e compagne negli ultimi impegni di qualificazione per centrare matematicamente l’accesso a EuroBasket 2021, che si disputerà il prossimo anno in Francia e Spagna. Un obiettivo chiesto dalla Federazione al CT Lino Lardo al momento della firma sul contratto biennale part-time che legherà l’allenatore ligure – head coach anche della Cestistica San Severo militante nel Girone Rosso del campionato di Serie A2 Old Wild West – ai colori azzurri. Colori che lo stesso Commissario Tecnico ha l’onore di indossare, dopo non esservi riuscito da giocatore. E questo suo orgoglio trasuda in ogni momento in cui rende onore al proprio paese natale, negli allenamenti e in partita.
La ventata di novità del nuovo corso non si limita alla scel-
e Repubblica Ceca ha alternato quintetti “piccoli” e “grandi” a seconda dei vari momenti della partita. L’evoluzione della squadra, negli ottanta minuti giocati in terra di Lettonia, si è manifestata nella capacità di leggere e sfruttare a proprio vantaggio tutte le soluzioni tattiche differenti che avrebbero potuto portare a canestri facili. La forza del collettivo, in grado di sopperire al difficile primo tempo di Zandalasini contro le ceche, è un altro mattoncino che la Nazionale si porta via dalla trasferta di Riga.
La strada per la gloria sarà fatta di momenti belli al-
ternati ad altri difficili, ma una cosa è certa: questa Italia piace e scalda il cuore degli appassionati e degli addetti ai lavori. Perché forte di una identità già evidente nonostante i pochi giorni di lavoro comune e una voglia encomiabile di mostrare collaborazioni offensive e difensive per raggiungere il risultato sperato. Il noi prima dell’io. Questo, per diventare una squadra vincente. Questo, per arrivare ad essere la versione migliore possibile dell’Italbasket. E per fare sì che il debutto da sogno di cui ha parlato Lino Lardo dopo la partita contro la Romania diventi sempre di più e più spesso una piacevole abitudine azzurra.
INTENSITÀ UNA DELLE PREROGATIVE CHE COACH LARDO HA CHIESTO ALLE AZZURRE NEL SUO DEBUTTO UFFICIALE SULLA PANCHINA DELL’ITALIA. UN ESEMPIO, LA GRINTA DI OLBIS FUTO ANDRÈ.
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BEATRICE ATTURA, 1994, È ALLA SUA SECONDA STAGIONE IN ITALIA. L’ANNO SCORSO A VIGARANO HA CHIUSO CON 12.2 PUNTI 3.6 ASSIST DI MEDIA.
cover story
BEA ATTURA LA SCOPERTA DI LEI SI SAPEVA POCO: I 20 PUNTI DA GRANDE GIOCATRICE IN MAGLIA AZZURRA CONTRO LA REPUBBLICA CECA L’HANNO POSTA ALL’ATTENZIONE DI TUTTI. SENTIAMOLA RACCONTARE LA SUA STORIA CHE COMINCIA COSÌ: “SONO NATA A ROMA DA GENITORI ITALIANI, MA POI...”
DI GIULIA ARTURI
A
ttura chi? Il suo arrivo nel nostro campionato, nel-
la stagione scorsa, ha destato molte domande. Si sapeva poco del suo passato cestistico e perfino della sua nazionalità: italiana o americana? Anche sul piano del gioco i segnali erano un po’ contraddittori: a prima vista pareva un play d’ordine, con un fisico come tanti; poi però, all’improvviso, la vedevi accendersi in gesti esplosivi da attaccante di razza, che ti confondevano le idee, e segnava tanto. Insomma, quanto vale questa Attura? E chi è davvero? Che passato ha? Nel frattempo, dopo una stagione convincente a Vigarano, chiusa a 12 punti di media, la ragazza passa alla Reyer, società che tende a scegliere il meglio, e viene convocata in Nazionale: due indizi fanno una prova. È una signora giocatrice, allora. Il mistero, almeno quello tecnico, cade del tutto la sera del 15 novembre, nella bolla di Riga, dove la nuova compagine di Lino Lardo affronta la seconda partita della miniserie per le qualificazioni agli europei: il successo di due giorni prima
con la Romania è stato rassicurante ma non del tutto probante, considerato il non eccelso livello tecnico delle avversarie, per di più in formazione rimaneggiata. Le ceche sono un’altra cosa e lo dimostreranno per tutta la durata dell’incontro, duro, teso. Finché arriva Beatrice, che è poi il nome di battesimo di Attura. Un’epifania, addirittura: 20 punti, in poco più di 18 minuti, con 5 su 6 da due e 2 su 4 da tre. Imprendibile in entrata, pericolosa dall’arco, tenacissima nella difesa a tutto campo. Mvp senza discussioni per una meritata vittoria finale di capitale importanza. “Attura chi” diventa una giocatrice chiave della Nazionale. La nostra Beatrice.
Correre a conoscerla meglio è un obbligo. Il suo italiano è per-
fetto, qui siamo in presenza di un’italiana, orgogliosa di esserlo e di indossare la maglia azzurra. Com’è stato qualche anno fa per Maria Laterza, la pugliese di Brooklyn o, per chi conosce qualcosa della storia del nostro sport, per Luigina Agostinelli, la brasiliana di Vittorio Veneto che caratterizzò il primo ciclo vincente di
cover story
Vicenza negli anni 60. Ma ora è tempo di sentire proprio da lei la sua storia. Raccontaci la tua storia. “Sono nata in Italia, a Roma, da genitori italiani. Mio papà è un ingegnere e quando avevo un anno ci siamo trasferiti a Dallas per il suo lavoro. E lì sono cresciuta, ho la doppia cittadinanza. Ovviamente a scuola parlavo solo inglese, ma i miei genitori hanno sempre parlato italiano in casa così sono cresciuta bilingue. Mi sono sempre sentita 50 e 50, le radici del mio paese di origine sono state sempre molto forti: d’estate tornavamo spesso, andavamo al mare con i nonni, e a casa si cucinava sempre italiano”. Come è nata la tua passione per la pallacanestro? “Quando ero piccola i miei genitori mi hanno iscritta a tanti sport diversi, e a casa se ne guardava molto. Ho sempre seguito i Dallas Mavericks, in cui giocava Nowitzki, un giocatore europeo anche lui. E da lì
mi sono innamorata del basket”. Com’è stata la tua carriera universitaria? “Sono andata alla Northwestern State University, in Louisiana. Sono stati anni tosti, mi allenavano marito e moglie e ho imparato tantissimo. I primi due anni siamo riuscite a vincere la nostra Conference, un risultato senza precedenti nella storia dell’università. E al mio secondo anno sono stata Mvp della Conference, quindi davvero un bel percorso”. Quando hai cominciato a pensare che la pallacanestro potesse diventare l’opportunità che ti avrebbe riportato in Europa? “Appena il basket è iniziato a diventare una cosa seria nella mia vita, nella mia testa c’era il sogno di tornare in Italia, un posto che sento essere casa, a giocare a pallacanestro”. Il primo step è stato la Germania.
ITALBASKET HA ESORDITO CON LA MAGLIA DELLA NAZIONALE IL 13 NOVEMBRE, CONTRO LA ROMANIA. DUE GIORNI DOPO, CONTRO LA REPUBBLICA CECA, HA CHIUSO CON 20 PT.
“Sì, e in questa scelta è stato determinante l’aiuto del mio procuratore. Anche lui sapeva che l’obiettivo era riuscire a venire in Italia, ma era difficile fare il salto subito, in un campionato così importante. La scelta più ragionevole per un percorso di crescita è stata appunto la Germania, all’Herner TC. È stata una decisione che si è rivelata giusta: mi sono trovata benissimo, sono maturata, e al secondo anno, confermata tutta la squadra, abbiamo vinto il campionato e la coppa. Sono migliorata tanto dal punto di vista atletico, mi sono preparata a campionati più fisici”.
genza Covid-19. Mi è piaciuto tutto, anche l’atmosfera fuori dal campo, io che sono grande appassionata di vino e del cibo italiano. Appena sono arrivata, per i primi tempi, appena potevo andavo fuori a cena! Durante la pausa di Natale sono riuscita ad andare a trovare mia nonna a Roma, e ho rivissuto tutte le emozioni di sempre”.
A quel punto eri pronta per l’Italia? “Si è presentata l’occasione di Vigarano, la squadra ideale per continuare il mio percorso, in cui potevo esprimere al meglio le mie caratteristiche, con un gioco molto libero, basato soprattutto sulla velocità. È stata una grande emozione poter tornare in Italia per giocare una stagione intera, nonostante sia stato un anno strano, interrotto a metà a causa dell’emer-
Qual è stato il bilancio della tua prima stagione in Italia dal punto di vista cestistico? “Ho avuto l’opportunità di giocare tanti minuti. A Vigarano ho avuto un ruolo più importante in campo, rispetto a quello che avevo ricoperto in Germania. Era una squadra dove Bocchetti, Miccoli ed io eravamo le giocatrici più esperte in un gruppo con molte giovani e rookie. Così ho potuto crescere anche dal
A proposito di cucina, qual è il tuo piatto preferito? “La carbonara! Certo non è molto leggero, ma è buonissima”.
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cover story punto di vista della leadership sul campo. Per farlo penso sia importante riuscire a gestire i momenti di difficoltà con calma, parlando con le compagne, senza lasciare che la situazione arrivi ad un punto in cui è difficile rimetterla a posto. In campo il modo giusto è far vedere come fare le cose, dare l’esempio”. Secondo te qual è la qualità più importante che una giocatrice deve avere? E la tua qual è? “Dare sempre tutto in campo, il 100%. Questo non dipende dal ruolo che si ha in una squadra: ognuno nel suo può farlo, prendendo i rimbalzi, facendo i blocchi, facendo le piccole cose. Una squadra è vincente quando tutti danno il loro massimo. Penso che la grinta sia una cosa che metto sempre in campo. Se una giocatrice non ha quel fuoco dentro di sé, manca proprio l’energia vincente. Succede spesso che atleti,
ero piccola. Quando è arrivata la convocazione è stato un momento davvero molto emozionante. E lo è stato ancora di più per mia mamma che ha sempre condiviso con me questo sogno. I miei genitori mi seguono sempre: per fortuna giochiamo di sabato o di domenica sera, e nonostante la differenza del fuso orario si riescono a collegare in streaming. Queste ultime partite di qualificazione sono state anche molto divertenti da giocare, si vedeva che ci tenevamo molto a vincere: abbiamo espresso un bel gioco di squadra, senza nessun protagonismo, e con un gruppo così è davvero bello stare in campo”. Sei una grande appassionata anche di altri sport. C’è qualcosa che guardi in particolare? “Sì, guardo un po’ di tutto, ma in particolare il football americano. Crescendo a Dallas è impossibile non tifa-
Con la Nazionale abbiamo espresso un bel gioco di squadra, senza nessun protagonismo, e con un gruppo così è davvero bello stare in campo. anche con meno talento, ma con tanta determinazione riescano a fare la differenza”. E invece quello che ti dà più soddisfazione fare in campo? “Direi fare pressione in difesa. Perché è qualcosa che una giocatrice può sempre fare, anche quando il tiro non va perché è una giornata storta in attacco, in difesa si può sempre dare il massimo”. Ora sei una delle protagoniste del grande inizio della Reyer. È stato difficile l’approdo ad un club di grandi ambizioni come Venezia? “C’è sempre stata l’ambizione di giocare in una squadra così importante. È stato gratificante che una società come la Reyer mi abbia voluto fortemente e ringrazio il Club per questa opportunità. Penso che dovrebbe essere l’aspirazione di ogni giocatrice: per poter migliorare al massimo bisogna sognare in grande. Ovviamente sapevo che avrei avuto un ruolo diverso rispetto all’anno scorso, ma è stato facile. Tante compagne sono in squadra da diversi anni, ho capito subito come inserirmi in campo. Sto lavorando sul mio tiro da tre, perché sia più consistente e sulle letture delle situazioni in campo, per non giocare completamente d’istinto, come mi succedeva a Vigarano”. Hai appena vestito la maglia azzurra nelle due partite di qualificazione che la Nazionale ha giocato in vista di Eurobasket 2021. Cosa significa per te? “È stato veramente sempre un sogno, già da quando
re i Cowboys, franchigia di NFL. Sono la squadra più importante della città e di tutto il Texas e ogni domenica da piccola c’era l’appuntamento fisso con il football. Ancora adesso, nonostante la differenza di fuso orario lo renda un po’ complicato, quando posso cerco di continuare a seguirli”. Nba o Eurolega? “Entrambe. Quando sono in Europa ho l’abbonamento per seguire l’Nba, in diretta è impossibile, ma mi tengo sempre aggiornata. Anche l’Eurolega la guardo spesso, come pure l’Eurocup dove gioca la nostra squadra maschile. Non ho una preferenza, mi piacciono entrambe”. Difficile pensare a Dallas senza arrivare a Luka Doncic per un appassionato di pallacanestro. Cosa gli ruberesti se potessi? “Sicuramente il suo step back da 3 punti! Nessuno lo riesce a contenere!”. La Reyer ha grandi ambizioni in campionato. Come si gestiscono le aspettative? “È sempre una bella sfida trovarsi in una realtà che ha grandi aspettative dalla stagione. Sono stata fortunata in carriera, ho giocato al college con un gruppo che ha vinto, lo stesso vale per la mia esperienza in Germania. Non voglio dire che sono abituata a giocare per vincere, ma le esperienze passate mi aiutano. È difficile ma anche divertente, ogni volta superarsi per raggiungere un obiettivo più ambizioso”.
VENEZIA CON LA MAGLIA DELLA REYER HA VINTO GIÀ UNA SUPERCOPPA ED È TRA LE PROTAGONISTE DEL SUPER AVVIO: 8 VITTORIE SU ALTRETTANTE GARE DISPUTATE.
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Davanti c’è posto IN UN PANORAMA FRAMMENTATO DAI RINVII PER COVID-19, LE CARTE SI
RIMESCOLANO: NESSUNA È PIÙ IMBATTUTA, C’È SPAZIO AI VERTICI PER CHI SA SORPRENDERE. COME UDINE AL NORD E BRESCIA AL SUD. MERCATO: SI SPOSTANO LE DUE OLAJIDE. A FAENZA SOSTITUITO PAOLO ROSSI CON SGUAIZER
di manuel beck
«N
ovember Rain», cantavano i Guns N’ Roses una
trentina d’anni fa. In questo novembre di A2, a piovere sono purtroppo i rinvii per positività al Covid-19: scriviamo dopo l’ottava giornata, e il conto è di 10 partite da recuperare nel girone Nord e 6 nel girone Sud. Non saranno le ultime. Le due squadre di Bolzano si sono dovute fermare – almeno per due settimane – dopo un’ordinanza della Provincia autonoma, che consentiva di continuare l’attività sportiva solo alle squadre della massima serie (quindi non l’A2). Altre società hanno chiesto di valutare uno stop generale, indicativamente di un mese. Per ora prevale, però, la volontà di giocare, nonostante le classifiche piene di asterischi, i valori condizionati dagli “stop and go” (c’è chi gioca dopo essersi dovuto fermare per due o anche tre settimane e chi invece ha potuto lavorare con continuità), le gare a porte chiuse, i tamponi e tutti gli altri protocolli d’obbligo. Anche questo mese dobbiamo dirlo: benedetto lo streaming.
Servirà più tempo per trovare dei fili conduttori coerenti nelle vicende del campionato. Un dato di fatto: non c’è più nessuna a punteggio pieno. Al Nord, Crema è tornata sulla Terra dopo un mese da marziana, perdendo due volte all’ultimo tiro. Castelnuovo, che l’ha battuta per prima, ha dovuto poi rinviare due partite. Peggio è andata a Moncalieri, rimasta senza giocare per 4 settimane. Alpo ha già perso 4 volte. E quindi chi ha le carte in regola per il vertice? Si sono proposte con merito Udine, Vicenza e Mantova, ma dovranno superare l’esame della durata. Ultim’ora: Carugate esonera coach Fassina, torna Cesari. Al Sud è caduta Faenza, subito dopo l’esonero di Paolo Rossi, cui non è bastato dominare imbattuto. Nelle ultime giornate la squadra migliore è stata S. Giovanni Valdarno. Qui le sorprese sono le matricole Brescia (6 vittorie di fila) e Firenze (leggermente ridimensionata dopo il poker in avvio di stagione). Ma anche Umbertide e Selargius stanno facendo meglio del previsto.
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Girone Nord // Tanti finali all’ultimo tiro: tra le vittime anche Crema, due volte. Bene Castelnuovo prima di doversi fermare. Sanga ride e piange. Stupisce Mantova, zoppica Alpo. Riemerge Ponzano, non ancora Carugate Aspirazioni. Quelle di Udine e Vicenza: inattese ma legittime, per quanto mostrato in campo finora. Dopo l’ottava giornata, il miglior bilancio vinte-perse (5-1) è il loro. Le friulane viaggiano a suon di triple e a oltre 70 punti di media, sfruttando panchina lunga, rimbalzi (62 contro Alpo), l’asse Peresson-Cvijanovic per fare la differenza. Le venete hanno la difesa meno perforata del girone, tante palle recuperate e un attacco “democratico”, guidato da Tibè (quasi 12 punti e 7 rimbalzi a partita). Balbettante. Quattro sconfitte nelle prime 6 gare, rischiando la quinta contro Albino (da +21 a -1 prima di cavarsela), sono troppe per le eccellenti abitudini di Alpo. Tutti gli stop in realtà sono giunti contro avversarie di alta classifica, tranne Ponzano. E con Udine c’è stata una bella rimonta prima di cedere al supplementare. Nulla quindi di irreversibile, ma preoccupano i momenti di blackout. Castelnuovo. Il rinvio dei due big match con Udine e Vicenza ha impedito alla squadra di Zara di dare continuità alla sua crescita, che l’aveva portata a imporre il primo stop a Crema. Contro cui ha dominato con le due torri Podrug e Valentina Gatti (20 punti e 24 rimbalzi in coppia; mancava Nori di là). Ha anche tanta creatività perimetrale fra Madonna, Colli, Pavia e Bonvecchio. Interessante la crescita di D’Angelo. Margini di miglioramento nelle palle perse: 28 contro Crema. Decisive. I tanti rinvii non hanno impedito di goderci una serie di partite risolte sulla sirena o appena prima. Madonna in entrata decide Castelnuovo-Crema (5956). Toffali con un intercetto e contropiede vince per Milano a Ponzano (71-73 dopo che entrambe avevano rimontato da -15 e oltre). Tagliapietra... taglia le gambe a Bolzano con una tripla per Vicenza (55-51). Scarsi con un canestro più aggiuntivo lancia Udine a Milano (79-82). Dell’Olio con un piazzato dalla media salva Alpo in casa di Albino (49-52). Ma la “posizione numero 1” è per la pennellata di Viviani, in arresto e tiro dai 6 metri, dentro di tabellone a 3 decimi dalla fine, nell’impresa di Sarcedo su Crema (58-56). Guerriere. Mantova continua a sorprendere. Altre 3 vittorie, di cui due senza la leader Monica. La squadra di Borghi ha carattere, come ha dimostrato venendo fuori nell’ultimo quarto sia con Sarcedo (54-50, Llorente 19 punti e 15 rimbalzi) sia soprattutto a S. Martino, quando era sotto di 15 all’intervallo, ancora di 9 a 5’ dalla fine e ha vinto al supplementare (21 punti per l’emergente Marchi; 18 rimbalzi per Llorente).
Lupette. Per ora hanno... azzannato, cioè fatto risultato, solo una volta, contro Carugate. Pesano i due overtime persi, dopo aver comandato a lungo, con Albino e Mantova. Ma al di là dei punti in classifica è sempre interessante seguire S. Martino, con la sua continua proposta di nomi nuovi. Quello di novembre è Sara Nezaj, ala 2001 di buon fisico: lo scorso anno segnava 2.7 punti di media, quest’anno è a 8. Milica. Romantico, ma anche concreto e umile, perché c’è da lottare con le unghie per la salvezza. Stiamo parlando del ritorno di Milica Micovic a Carugate dopo 13 anni, di cui 11 trascorsi in A1. La ripartenza della 36enne italo-serba dal club che, dopo Parma, l’aveva lanciata nella sua carriera da senior, è iniziata con poca fortuna: due sconfitte e un’uscita per infortunio. Over 30. Sono in tre ad aver superato il 30 di valutazione in una partita, soglia dell’eccellenza statistica. Reani ha registrato un 32 (frutto di 23 punti, 6 rimbalzi e 5 assist) pur nella sconfitta di Alpo con Udine; 32 anche per Costanza Miccoli (11/15 dal campo) nel successo di Ponzano a Carugate. Ma il top, a sorpresa, è di Colognesi, 2002 di Carugate, nell’appena citata gara con Ponzano: 38 di valutazione grazie a 17 punti, 8/10 al tiro e 15 rimbalzi. Sbloccata. Dopo la catena d’infortuni e la sconfitta rocambolesca con Milano, sesta di fila, sembrava stregata la stagione di Ponzano. Invece la squadra di Zanco si è rialzata con l’impresa ad Alpo (Iannucci 25 con 13/13 ai liberi) e il bis a Carugate (Iannucci e C. Miccoli 26). L’innesto di Giordano ha dato equilibrio ed esperienza al quintetto; con il progressivo ritorno in salute delle giovani avrà anche freschezza e profondità. Tegole. Non solo l’ordinanza provinciale anti-Covid-19 a mettere bastoni fra le ruote del BC Bolzano, ma anche un grave infortunio a Molnar. È successo nella fase iniziale della partita con Albino, quando la lunga croata si è rotta un crociato. Stava viaggiando a oltre 12 punti e 7 rimbalzi di media, col 71% da 2, e sembrava già ben inserita nel collettivo. Ventelliste. Le 3 migliori marcatrici di A2 (dopo 8 giornate) sono tutte in questo girone: Pieropan (Sarcedo, 20,3), una Toffali caldissima in novembre (Milano, 20 tondi) e l’ancor più solita Iannucci (Ponzano, 19,6). Zimerle. L’altra “grande Z” al debutto in panchina è lei, l’ex azzurra alla guida di una Sarcedo che in casa ha già fermato due big come Moncalieri e Crema, e che si è installata nella metà alta della classifica.
ILARIA BERNARDONI CON LE SUE PRESTAZIONI STA AIUTANDO MANTOVA, UNA DELLE SORPRESE PIÙ LIETE DI QUESTA FASE INIZIALE DEL CAMPIONATO. AUTRICE DI SCALPI IMPORTANTI, È NEL GRUPPO DELLE SECONDE DELLA CLASSE.
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FEDERICA GIUDICE UMBERTIDE SI STA CONFERMANDO UNA DELLE SQUADRE PIÙ AMBIZIOSE DEL GIRONE SUD DEL CAMPIONATO, FORTE DI UN RUOLINO DI MARCIA FATTO DI CINQUE VITTORIE IN SETTE PARTITE.
Girone Sud // Le 6 perle di fila per Valdarno e Brescia: sono in testa insieme a Faenza, sgambettata però da Umbertide alla prima uscita dopo il divorzio da Rossi. Patti dalle multe al riscatto, in ritardo la Nico Ascensore. L’ha preso S. Giovanni Valdarno, in serie aperta di 6 vittorie. Di misura quella a Patti (68-71), dominante su Firenze (84-62). Miccio è la top scorer con 13,5 a partita, ma l’attacco di coach Franchini è molto bilanciato, con le varie Trehub, Bona, De Pasquale, Missanelli, Nativi sopra o vicine alla doppia cifra di media. È arrivato anche un rinforzo: Isabella Olajide, in uscita da Battipaglia. Brescia. Anche per lei 6 vittorie di fila. Ha strappato a Firenze lo scettro di “matricola top” dominandola nello scontro diretto (80-47). Poi ha steso in volata Nico e La Spezia. Clamorosa la rimonta a Ponte Buggianese, dove era ormai k.o. sul -4 a 15” dalla fine, ma ha trovato il sorpasso con una tripla e due liberi di Zanardi, complice uno 0/4 in lunetta delle toscane. La 15enne figlia del coach ha risolto anche con le spezzine: 21 punti, 13 rimbalzi, 37 di valutazione. E ora l’organico si rinforza con Beatrice Olajide, che ha lasciato Carugate dove stava viaggiando a 13.7 punti e 7 rimbalzi di media. Civitanova. Era tra le meno considerate a inizio stagione, avendo allestito un organico molto giovane e in gran parte “a chilometro zero”. In effetti non ha i mezzi per competere contro le più forti. Ma finora è impeccabile nel cogliere le occasioni alla portata: in questo mese ha battuto le due cagliaritane, trascinata da Rosellini (20 punti contro il Cus, 19 contro la Virtus) e da Paoletti (15 entrambe le volte). Dodici. Le sconfitte già totalizzate dalle due cagliaritane: 7 dalla Virtus, ancora a secco di vittorie, 5 dal Cus che però ha piazzato un bel colpo a Umbertide (49-52) e, considerando che Striulli non ha ancora giocato, è in linea con quello che poteva fare. Sono invece le virtussine di Iris Ferazzoli a non ingranare, nonostante il prezioso ritorno di Favento dopo un anno (ancora fuori però Ledesma, solo una gara giocata). È ancora lunga ma le sconfitte con le dirette rivali Livorno e Civitanova rischiano di pesare. Esonero. Ha fatto clamore il divorzio tra Faenza e Paolo Rossi. Una scelta societaria motivata ovviamente non dai risultati: la E-Work stava volando, 6 vittorie in 6 partite, quasi tutte con scarti abbondanti. Ma il presidente Fermi stava vedendo “in allenamento meno motivazioni e meno intensità, ma soprattutto facce diverse delle giocatrici, più tristi e meno felici della scorsa stagione”. Dopo un interim alla vice Bassi, coinciso con il primo stop stagionale (all’overtime con Umbertide, nonostante 17 di Morsiani), è subentrato Diego Sguaizer, ex Crema.
Gruppo. È quello delle prime 6, di cui fanno parte anche Umbertide e Selargius. In comune il fatto di essere sopra le previsioni finora, ma anche di aver commesso un passo falso senza il quale sarebbero al vertice. Le umbre hanno firmato un’impresa a Faenza (74-78 d.t.s., con 20 di Kotnis) ma prima erano scivolate in casa col Cus Cagliari. Le giallonere sarde hanno vinto e convinto a Spezia (57-67 con 15 di Granzotto) ma si sono fatte bastonare nel loro “Geodetico” da Patti (-35). Multe. Raffica di provvedimenti a carico di Patti per la partita del 6° turno contro Valdarno: 1260 euro totalizzati per 5 infrazioni diverse (pubblico non autorizzato; ambulanza in ritardo; mancata estensione del tunnel spogliatoi; offese del pubblico; comportamento non regolamentare del delegato alla vigilanza). Il club siciliano, con un comunicato di replica, ha smentito che i fatti siano andati come descritto dal rapporto arbitrale. Perfette. Cifre sontuose per Isabel Hernandez (La Spezia) e Pochobradska (Firenze), entrambe contro Civitanova. La guardia romano-messicana ha raccolto un 40 tondo di valutazione, frutto di 28 punti, 11/11 dal campo e 8 rimbalzi. L’ala grande ceca ha firmato 23 punti, 10/10 al tiro, 15 rimbalzi, 39 di valutazione; è la leader assoluta di A2 nei rimbalzi, con oltre 12 di media, nonostante la sua partita con Valdarno sia durata solo 12’ per infortunio. Ritardo. È quello che frena in classifica due squadre tra le più accreditate, Nico e La Spezia. È messa peggio Ponte Buggianese: 5 sconfitte nelle prime 6 gare, di cui quella con Brescia davvero bruciante (mancavano Giglio Tos e Frustaci). Le spezzine hanno raccolto 4 vittorie, però anche 4 sconfitte, in pratica tutti gli scontri diretti disputati finora. In comune tra le due situazioni? Non stanno bastando due terzetti che viaggiano intorno ai 50 punti di media complessiva: Gianolla, Ramò e Botteghi per le toscane; Templari, Packovski e Hernandez per le liguri. Scossa. Patti si ritrovava a 1 vinta-5 perse dopo le sconfitte con Faenza e Valdarno. Il conto rischiava di aggiornarsi in negativo quando, in casa col Cus Cagliari, le ragazze di Mara Buzzanca erano sotto in doppia cifra nei primi 3 quarti. Invece lì è scattato qualcosa: parziale di 27-8 nell’ultimo periodo e vittoria (con 26 di Cupido e 20 di M. Verona), poi una partita stradominata a Selargius (56-91 con 31 di Galbiati e altri 20 di Verona). Giocando così, le siciliane possono tener fede al credito ottenuto nei pronostici prestagionali.
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ANTONIA PERESSON È LA GIOCATRICE DI RIFERIMENTO DI UDINE, PROTAGONISTA DI UNA PARTENZA SPRINT IN QUESTA PRIMA FASE DEL GIRONE NORD DEL CAMPIONATO DI SERIE A2.
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SCELTA DI VITA
ITALIA-AMERICA, ANDATA E RITORNO. LA STORIA DI ANTONIA PERESSON, LEADER DELLA SORPRESA UDINE È RICCA DI ESPERIENZE DI ALTO LIVELLO NELLA PALLACANESTRO, DA GIOCATRICE E ALLENATRICE. DAL SOGNO A STELLE E STRISCE DIVENTATO REALTÀ, AL RITORNO IN ITALIA, A DUE PASSI DA CASA
Di EDUARDO LUBRANO
“Q
uanto mi mancava giocare! E quanto mi diver-
to soprattutto! C’è poco da fare, giocare a pallacanestro è davvero una delle cose più belle in assoluto...”. Parole, musica ed entusiasmo travolgente di Antonia Peresson, classe 1995 da Pordenone. Sta giocando nella serie A2 femminile, girone Nord con la Delser Crich Udine quindi a due passi da casa. E sta viaggiando, mentre scriviamo, con queste cifre: 18.4 punti a partita, con il 42% da due ed il 47% da 3... l’89% dalla linea della carità come dicono in America, 2.4 assist a partita e ben 8.9 rimbalzi a gara, dato notevole per lei che è una guardia di 1.75 metri. Al di là delle cifre che dimostrano una cifra tecnica assolutamente superiore, questi numeri esprimono veramente l’immagine di una ragazza che sta facendo quello è il suo sogno. La pallacanestro di alto livello Antonia l’ha conosciuta sin da giovane, con le nazionali giovanili e poi con la Reyer Venezia. Ma soprattutto dal 2014 al 2018 con la squadra di Georgia
Tech University nella NCAA a stelle e strisce. “Un’esperienza che sognavo da piccola. Il mio approccio col basket si deve a mio fratello, che ha sei anni più di me, perché quando ero piccolina io volevo fare tutto quello che faceva lui. Giocava a tennis? Anche io. Andava a nuotare per esempio? Anche io. Giocava a basket? Eccomi pronta a seguire il suo esempio. Ed è scoccata la scintilla con questo sport ed è nata la voglia di provare ad andare dall’altra parte dell’Oceano. Per continuare a mettere insieme la voglia di studiare con quella di giocare”. E come è stato? L’approccio ed il seguito? “L’approccio è quello con un mondo del tutto nuovo nel quale devi abituarti da subito alle differenze che, specie a quell’età, sono enormi o almeno così ti sembrano. Il seguito è stato bellissimo perché un po’ alla volta ho scoperto che quello che vivevo era sempre più simile a quello che sognavo. Se vai in America per giocare a basket, o in generale per fare sport, ti
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danno tutto quello che possono e tutto quello che ti serve per farlo al meglio. E dico dalla macchina che ti spara i palloni per farti tirare in continuità, alla possibilità di rivedere il tuo allenamento per correggerti; dagli allenatori che sono sempre disponibili a venire in palestra con te al servizio che ti dice per esempio ”se fai palleggio arresto e tiro a destra segni con x per cento, se lo fai a sinistra segni con y per cento...se ti arresti in transizione per tirare venendo da destra...”. Lì per lì pensi siano dettagli, in realtà sono straordinari strumenti per migliorare te stessa ed il tuo gioco.”
E la pressione di giocare per Georgia Tech? “Mi ci sono abituata presto anche a quella. Perché è evidente che esiste sempre e non solo in una università importante come la mia. Ripeto: in America ti mettono nelle migliori condizioni per crescere, quindi l’aspettativa in merito è alta, così come l’impegno che da te si attendono. Noi abbiamo sempre giocato nella Division più forte, ho affrontato tante giocatrici che poi sono sbarcate nella WNBA, ho giocato due partite a settimana. In ogni spostamento ho notato la grandezza del sistema: ci siamo sempre mosse con il
SOGNO AMERICANO LA GUARDIA HA VISSUTO UNA ESPERIENZA IMPORTANTE IN AMERICA, GIOCANDO PER IL COLLEGE DI GEORGIA TECH DOVE È STATA COMPAGNA DI SQUADRA DI FRANCESCA PAN, TRA LE STELLE DELLA REYER VENEZIA.
jet privato. E certo Georgia Tech è una università di alto livello anche a livello scolastico quindi la sfida è stata doppia. Ma è stato bello”.
rienza che stavamo vivendo. Le amicizie che sono nate in questo periodo credo siano molto forti e con valori veri”.
E poi ha trovato tante giocatrici italiane. “Che bello scendere in campo e sapere che stai per abbracciare una tua connazionale che gioca nell’altra squadra. Io ho giocato insieme a Francesca Pan e Lorela Cubaj ma nei quattro anni che sono stata lì ne ho incontrate tante ed ogni volta è stata una festa perché tutte consapevoli dell’importanza dell’espe-
Dalle sue parole sembra tutto bellissimo. Qualche difficoltà ci sarà in un cambio di vita così importante? “Le difficoltà sono tante proprio perché è un cambio di vita. La famiglia è lontana. La gente diversa da noi. Al cibo differente ci si abitua ma i sapori della nostra terra ti restano dentro e non vedi l’ora di riassaggiare
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primo piano uno dei tuoi piatti preferiti... La cultura molto diversa. E torniamo al discorso delle aspettative. Di quello che ti chiedono. Penso alle prime volte che mi son trovata a fare atletica alle sei del mattino e mi chiedevo perché. Oggi posso dire che ho fatto anche quello e che dunque molte cose che sembrano difficili non lo sono se comparate a quelle sveglie all’alba, sempre rimanendo nell’ambito sportivo. I due mondi rimangono diversi anche quando ti sei abituata, ma se vuoi giocare a basket, loro, gli americani dico, sono i migliori”. In cosa sono i più bravi? “In tante cose. In quello che ho detto prima, cioè nel fornirti tutto quello che ti serve. Nell’organizzazione. Nel fatto che durante l’inverno esiste la squadra ma durante l’estate si lavora per sé, per migliorare i propri fondamentali. E sono i più bravi nella ripetizione di certe cose. Mi spiego. Il fatto che tu abbia la possibilità di migliorare così tanto perché hai tanti strumenti e persone per farlo, ti induce a lavorare molto ripetendo ogni giorno certi movimenti, certi atteggiamenti, certe letture. Al punto che arrivi ad automatizzare queste cose e correggere il più possibile le tue mancanze. Questa ripetitività ti consegna stima in te stessa e ti permette di lavorare su un’altra
Solita domanda: il ricordo più bello o la partita vinta che stavate perdendo? “Momenti belli ce ne sono tantissimi. La partita che abbiamo vinto è stata quella volta in cui all’intervallo eravamo sotto di trenta ed abbiamo vinto alla fine dimostrando ancora una volta che la bellezza di questo sport risiede proprio nel fatto di non dare mai nulla per deciso, dove il cuore e la passione possono farti fare cose che sembrano impossibili. Un altro ricordo straordinario è stata la prima volta nella storia di Georgia Tech nella quale abbiamo vinto sul campo di Duke, il campo di coach K...che festa!”. Parliamo del rientro in Italia e del ritorno sul campo: come è andata? “Beh io anche nei due anni da assistente in America non avevo perso la voglia di giocare, si era assopita perché ero presa dalla novità. Ma quest’estate a casa non ce la facevo più: volevo giocare. È capitata l’occasione di Udine, una scelta perfetta per tanti motivi: la società, il coach Alberto Matassini che sta facendo un grande lavoro e ha messo insieme una squadra di giovanissime molto interessanti – alcune sono prospetti nazionali – e molto divertente, il fatto che sia vicino casa. Insomma per adesso sto benissimo”.
Udine è una scelta perfetta: la società, il coach Matassini che sta facendo un grande lavoro e ha messo insieme una squadra di giovanissime molto interessanti e divertente, il fatto che sia vicino casa. cosa una volta che hai sistemato quella precedente. Attenzione, non sto dicendo che in Italia o in Europa questo non accada ma in America accade in maniera diversa, forse più completa”. Quando ha iniziato a pensare di fare l’allenatrice? “Durante i quattro anni in Georgia ho visto come si vive la pallacanestro in America e questo mi ha fatto accendere una lampadina. Quando arrivi all’ultimo anno da giocatrice tutti si aspettano che tu sia pronta ad aiutare le ragazze più giovani e questo fatto mi ha convinto che la carriera da allenatrice mi sarebbe piaciuta. Mi hanno offerto di fare da Graduate Assistant nel 2018 prima nella mia Università e poi ad Eastern Kentucky, ho accettato ed ho scoperto che mi piace proprio. Sarei rimasta volentieri e in America tutti mi chiedevano di farlo ma sia le difficoltà di ottenere il visto di lavoro negli Stati Uniti sia l’evolversi della pandemia, con mio padre che ha premuto da marzo per il mio rientro, mi hanno convinto a tornare in Italia. Per cui ora allenare è in secondo piano rispetto al giocare”.
Altra domanda classica: la o le sue giocatrici preferite? “Anche qui tante. Tutte le italiane per cominciare. Se devo fare un nome per non far torto a nessuna devo dire che Jewell Lloyd mi ha davvero impressionato. Quando ci abbiamo giocato contro – lei era a Notre Dame – una sera ha segnato 30 punti ma la cosa incredibile è che ha cancellato dal campo quella che era il nostro miglior difensore. Una giocatrice totale, un leader in campo e fuori. Non a caso gioca nelle Seattle Storm che hanno vinto il titolo anche quest’anno”. Va bene. Qualcuno dice che lei tornerà in America a fare l’allenatrice: quando? “Perché no? Ma non per adesso, calma. Sto giocando un campionato di alto livello dove ci sono squadre molto forti anche grazie alla presenza di diverse ex giocatrici di serie A1. Stiamo facendo con la mia squadra un ottimo lavoro e vorrei far parte della crescita di questo gruppo. Quindi per ora non se ne parla anche perché mi diverto troppo a giocare e fino a quando mi divertirò io rimarrò in campo”.
CATALIZZATRICE PERESSON È PROTAGONISTA, FINO A QUESTO MOMENTO, DI UNA STAGIONE TOTALE, FATTA DI PUNTI, RIMBALZI E ASSIST. E CON LEI, UDINE SOGNA IN GRANDE.
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ALESSANDRA TAVA, CLASSE 1991, È NATA A VOGHERA. DAL 2019 MILITA IN A1 CON LA VIRTUS SEGAFREDO BOLOGNA. DEBUTTA CON IL SUO PRIMO ROMANZO “BUTTATI CHE È MORBIDO”.
altri mondi
Tava la scrittrice DUE DONNE E DUE UOMINI DIVERSI TRA LORO, PER ETÀ E CARATTERE. QUATTRO
PERSONAGGI ACCOMUNATI DA UNA CITTÀ, NEW YORK, CHE LI ACCOGLIE E LI AMA PER COME SONO. “BUTTATI CHE È MORBIDO” È IL PRIMO ROMANZO SCRITTO DA ALESSANDRA TAVA, ALA GRANDE DELLA VIRTUS SEGRAFREDO BOLOGNA
DI CATERINA CAPARELLO
Q
uand’è stata l’ultima volta in cui ti sei buttata in qualcosa?
Qualcosa a cui tenevi ma di cui, allo stesso tempo, avevi paura? E quando ti sei tappata gli occhi, hai trattenuto il fiato, e ti sei buttata, alla fine hai scoperto che sotto di te era morbido. E che avresti dovuto farlo molto prima. Con “Buttati che è morbido” (ed. Albatros) Alessandra Tava ha realizzato un romanzo che non ti aspetti. Un romanzo pieno d’amore, nei confronti di se stessi e degli altri, di passione, di sogni nel cassetto, ma soprattutto pieno di vita. Una vita che lei stessa, in prima persona, ha vissuto trasferendosi per quasi un anno a New York. “Andare a New York è stata una sfida. Ero arrivata a un punto di stallo con la pallacanestro che era quasi diventata un peso, ma dato che non volevo lo diventasse, ed essendo la cosa che più amo in assoluto, decisi di prendermi un break. A quel punto sono partita. Per me andare all’estero era una di quelle cose che volevo assolutamente fare e il basket, nonostante abbia giocato in Svezia (nel 2015 con l’Udominate Umea ndr), non mi ha permesso di vivere appieno quell’esperienza
extra cestistica. È stata davvero una sfida con me stessa” racconta la giocatrice della Virtus Segafredo Bologna.
Un viaggio che si è tramutato in una scoperta, in un romanzo: “La
scrittura non mi ha mai abbandonata, infatti a New York ho iniziato a scrivere tutto quello che mi succedeva. E non c’era assolutamente l’idea di dar vita a un libro. È arrivata in un secondo momento, rileggendo tutto quello che mi era successo attraverso quello che avevo scritto. Lì, ho pensato come veramente ci fosse del materiale per un romanzo. Questo è un libro che prima ho vissuto, poi l’ho trascritto e solo successivamente è diventato un romanzo”. Lo stesso titolo, “Buttati che è morbido”, è una vera e propria esortazione a non avere paura, infondendo in se stessa e negli altri fiducia: “È una frase che può dare coraggio, che incita a non aver paura di seguire i propri sogni, a non aver paura di fare quel passo in più, anche se qualche volta può sembrare spaventoso. Non bisogna lasciarsi frenare, ma seguire l’istinto e buttarsi. Prendere
altri mondi delle scelte che si vogliono davvero fare, raramente portano a superfici dure, oppure se ci si scontra con quella durezza allora ci si rialza e si va avanti, con uno sguardo rivolto all’indietro, soddisfatti di quello che si è provato a fare”. E Vanna, Ginevra, Richard e Leon, i quattro personaggi del romanzo, provano a buttarsi, a cambiare le loro vite o, almeno, a renderle consapevolmente felici. E ne parlano liberamente a chi li sta leggendo, in prima persona. “Ho scelto di far parlare i personaggi in prima persona perché volevo che il lettore si immedesimasse in loro. Creare un impatto diretto, come se il personaggio parlasse direttamente al lettore. Personalmente, sono innamorata
dare l’appoggio a Ginevra, in realtà è l’esatto opposto”. A risplendere con le sue luci, i suoi grattaceli e il suo verde è la città di New York, un importante valore aggiunto, meta di sognatori, appassionati e di persone che vogliono vivere liberamente. “A New York puoi essere chi ti pare e piace. Personalmente, vivendo lì, ho cercato di conoscere più persone possibili e di farmi raccontare le loro storie, viverle assieme a loro. E poi mi sono innamorata follemente della città. In realtà, c’ero già stata ma da semplice turista e non mi aveva entusiasmata affatto. Mentre viverci e circondarsi di persone che realmente la vivevano, gente di New York o che viveva lì da anni che mi ha mostrato la città non da turista ma da cittadina, è stato un
IL BASKET E LA SCRITTURA SONO DUE AMORI DIVERSISSIMI, MA IL FILO ROSSO CHE LI accomuna È SENTIRMI ME STESSA. ENTRAMBE LE COSE MI FANNO STAR BENE. dei miei personaggi perché sono ispirati a persone che ho realmente conosciuto. C’è Ginevra, la ragazza più giovane di tutti, che affronta la vita con entusiasmo e col sorriso, sempre piena di energia. Vanna, la trentenne con una storia più complicata alle spalle. Richard, questo ragazzo gay che vive la sua omosessualità liberamente e con serenità. E poi c’è Leon, l’anima persa del gruppo. Apparentemente questi quattro non hanno niente che li possa legare tra loro, ma le storie si intrecciano”. Ciò che rende “Buttati che è morbido” un romanzo nuovo è la molteplicità dell’amore: “Ho scritto un libro di amore, di amicizia, di amore omosessuale ed eterosessuale. Non ho deciso di scrivere un libro su un solo tipo di amore ma sugli amori del 2020, dove sono venuti fuori tutti i tipi di amore. Perché è così che, fortunatamente, va il mondo”. Tra le tematiche che Tava affronta ce n’è una particolarmente e dolorosamente attuale, la violenza domestica. Una tematica che sviluppa in toni diversi, ma non senza la dovuta importanza. “Potrebbe anche essere una critica il pensare che io abbia affrontato l’argomento con superficialità. Ma non è così. Ho trattato la tematica con toni diversi, con la consapevolezza che, purtroppo, sia una realtà che accade e che può accadere. È un modo ulteriore per darne importanza non sminuirla”. E anche le donne hanno il loro fondamentale spazio, nelle figure di Vanna e Ginevra: “Sono donne forti. Totalmente diverse, ma complementari. Una rappresenta la spensieratezza dei 19-20 anni, la ragazza che pensa di essere donna ma che, in realtà, è ancora una bambina, col mondo tra le mani dove può fare ciò che vuole della sua vita. Dall’altra parte c’è la donna forte che ha avuto tanti problemi da cui sta cercando di uscire. Una si affida all’altra ma, anche se sembra che sia Vanna a
qualcosa di completamente diverso. Mi sono sentita proprio newyorchese in quegli 8 mesi. Lavoravo e studiavo. Per due mesi sono andata a scuola per migliorare l’inglese, ho anche seguito un corso di business, dopodiché ho iniziato a lavorare per l’American Diabetes Association nel settore comunicazione e organizzazione eventi”.
Oltre ad essere una scrittrice, con altri due libri in cantiere,
Alessandra Tava è prima di tutto una lettrice. Sono stati infatti i libri e i suoi autori e autrici ad accompagnarla in questo percorso. “Il libro che in questo momento ho sul comodino, consigliatomi da un’amica, è “Una vita come tante” di Hanya Yanagihara. Dopodiché le mie letture variano in base al periodo, come Nick Hornby e Gianrico Carofiglio. Tra le autrici che più amo ci sono Sophie Kinsella, i suoi libri li divoro da quando ho 16 anni, Isabel Allende e la grande Candace Bushnell. Tutti conoscono Sarah Jessica Parker e la serie “Sex and the City”, ma chi è davvero appassionato conosce bene la penna che si trova dietro tutto questo e, per me, la Bushnell è l’incarnazione della scrittrice all’avanguardia che, negli anni ’90, ha raccontato tematiche ancora oggi attuali”. Nonostante non sia all’interno di “Buttati che è morbido”, il basket per Tava è come la scrittura, un mondo e un modo in cui può esprimersi al meglio. “Sono due amori diversissimi, ma il filo rosso che li accomuna è sentirmi me stessa. Sul campo da basket do il 100% e quando scrivo altrettanto. La sensazione di sentirsi se stessi è una delle più belle che si possa provare. Entrambe le cose mi fanno star bene. Proprio per questo, riguardo al mio futuro mi auguro di riuscire a far qualcosa che mi appassioni e che mi entusiasmi. Due caratteristiche che, a mio avviso, sono necessarie per affrontare la vita in generale. Passione ed entusiasmo”.
NEL 2015, TAVA HA INDOSSATO LA MAGLIA DELL’UMEA, SQUADRA SVEDESE, GIOCANDO 16 PARTITE E DEBUTTANDO IN EUROCUP. QUI IN MAGLIA VIRTUS BOLOGNA.
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CRISTINA CORRENTI, NELLA FOTO CON IL VICEPRESIDENTE VICARIO FIP GAETANO LAGUARDIA. HA RICEVUTO NEL 2012 LA TARGA D’ONORE DALLA FEDERAZIONE.
storie
SICILIA MIA
UNA VITA PER LA PALLACANESTRO E PER LA SICILIA, LA SUA REGIONE NATIA: MARIA CRISTINA CORRENTI, PRESIDENTESSA FIP, SI RACCONTA IN UNA INTERVISTA A 360 GRADI. DALLA SUA CARRIERA DA GIOCATRICE, AL MATRIMONIO CON UN ARBITRO INTERNAZIONALE – TOLGA SAHIN – FINO AD ARRIVARE AL SUO RUOLO ATTUALE
DI CHIARA BORZÌ
M
aria Cristina Correnti è la prima presidente
donna della Fip Sicilia. L’ex giocatrice di P.C.R Messina, Rescifina Messina e Cras Taranto è oggi al vertice del Comitato Regionale isolano con alle spalle un’esperienza da Consigliere Federale ed in campo uno scudetto vinto con le pugliesi nella stagione 20022003, 32 presenze in Nazionale Italiana U16, 118 in Nazionale Sperimentale e 13 nel team Azzurro. Classe 1972, da pochi mesi ha ottenuto una nuova posizione di vertice e ha una vice presidente donna, l’ex arbitressa Cinzia Savoca.
LA POLITICA HA CERCATO ME “Non ho mai cercato la politi-
ca, ma è successo il contrario – spiega la presidentessa Fip Sicilia -. Credo nel destino e dunque credo che questo cammino fosse scritto. Tutto inizia venti anni fa, quando giocavo alla Rescifina ho ricevuto la telefonata di Peppe Cassì (allora presidente Giba) che chiedeva la mia disponibilità a candidar-
mi come consigliere federale. Ero ancora solo una giocatrice e non conoscevo il ruolo, ma mi era stato chiesto di sostenere una battaglia che era innanzitutto di ideali: dire no all’assegnazione senza ratio dei posti riservati agli atleti in politica. L’ho spuntata inaspettatamente contro Mara Fullin. Il Presidente Maifredi mi ha conosciuta e dopo quattro anni mi ha chiesto di rimanere. Nel frattempo però mi ero sposata e volevo abilitarmi commercialista, per me questi obiettivi avevano la precedenza e ho rifiutato la proposta, iniziando una vita da mamma e da professionista. Appena i miei figli sono cresciuti ho deciso di riaffiliare la P.C.R fondata da mio padre e nel 2016 ho ricevuto la proposta di candidarmi a presidente. Avevo già detto diversi no, ma stavolta ho accettato! Entrando in Fip Sicilia come consigliere di minoranza ho da subito avuto la possibilità di notare le visioni differenti sui temi economici e di vicinanza alle società della presidenza che mi ha poi preceduta, per questo mi sono dimessa
storie
VINCENTE NEL CORSO DELLA SUA CARRIERA DA GIOCATRICE, NELLA FOTO CON LA MAGLIA N.9 HA VINTO ALCUNI TROFEI. QUI I FESTEGGIAMENTI PER L’ORO ALLE UNIVERSIADI DI FUKUOKA NEL 1995.
preferendo la possibilità di lavorare con il mio centro minibasket. Ho scelto però di ricandidarmi alle elezioni 2020 che ho vinto. Oggi lavoro in Comitato per azzerare la distanza tra politica regionale e squadre siciliane, seguo tutte le categorie e i comitati su Zoom, firmo le certificazioni perché credo la federazione siamo noi, nella gestione. Non credo nella firma della delega in bianco quando votiamo. In politica non ho mai avuto la certezza di vincere,
ma neppure paura di perdere, sono giocatrice e mi metto in gioco”.
DAI DIECI ANNI SUL PARQUET Alta già da bambina, Cristina
Correnti ha iniziato a giocare spinta dallo zio allenatore della Liberi Sportivi di Messina. “Avevo provato prima tanti altri sport, la mia famiglia teneva al fatto che ne facessi uno, ma appena sono entrata in un campo da basket ho capito di
sentirmi a mio agio e a posteriori di potergli dedicare la vita. A dieci anni ero alta 1.72, giocavo alla scuola “Quasimodo” e poi mi sono spostata al PalaTracuzzi poco dopo l’inaugurazione (1983). Quel campo è stato tenuto a battesimo da una nostra partita minibasket; per noi che provenivamo dai cortili era un sogno, il campo era bordeaux con le panchine posizionate nel lato opposto rispetto ad oggi” (disposizioni cambiate quando siamo salite in Serie A1).
QUANDO LA SICILIA ERA UN TERZO DELLA SERIE A1 La Serie A1
degli anni Novanta rappresenta sicuramente uno dei momenti più alti della pallacanestro siciliana negli ultimi trent’anni. Un periodo irripetibile per varie motivazioni. “Erano anni diversi – spiega la presidente Fip Sicilia Correnti – anche eticamente. Le squadre femminili in A1 erano tantissime, i campionati diversi perché c’era una vicinanza geografica tra le squadre partecipanti e a Messina lo sport per eccellenza era il basket. Le nostre abitudini erano legate a doppio filo con la pallacanestro, che era una costante della nostra vita. Vedi ad esempio i pomeriggi passati alla palestra “Juvara” per vedere semplicemente la partita di turno. C’era un altro spirito, credo le quote abbiano cambiato tutto, hanno tolto rispetto. Per la Sicilia di allora io ero un fenomeno. Nell’89-90 arrivo per la prima volta in Serie A1 e vado in Na-
SPOSARE UN ARBITRO INTERNAZIONALE Maria Cristina è mo-
glie di Tolga Sahin, arbitro internazionale dal 1999 e insieme hanno due figli. “Vivo in una famiglia di basket e questo mi agevola tanto. Con Tolga abbiamo vissuto insieme un quarto della vita condivisa da una “coppia normale” ed è come se fossimo sempre fidanzati! Viviamo un arricchimento reciproco, grazie a lui ho punti di vista e una visione della pallacanestro a 360° gradi. Mio figlio è anche mini arbitro, ma non ha mai arbitrato perché la P.C.R fa tutti i campionati maschili. Renato e Lara sono anche bravi come giocatori, starà a loro scegliere cosa vorranno fare da grandi”.
COME STA LA PALLACANESTRO FEMMINILE? Quest’anno ho ini-
ziato di nuovo a seguire la Serie A2 grazie all’Alma Patti, prima seguivo solo l’A1. Con maggiore lucidità credo potranno andare lontano e in A1 spero possa tornare uno scudetto in Sicilia grazie alla Passalacqua Ragusa. Spero anche le società femminili continuino a lavorare con le giovanili. Le bimbe che giocano oggi dove vanno? Devono andare dove si gioca basket femminile. Lo svincolo di queste ragazze diventa molto importante. Questo tipo di collaborazione è peculiare in Sicilia, ma anche nel resto d’Italia un cartellino dopo i 13-14 anni dovrebbe essere libero, a meno che nella stessa società non si faccia attività giovanile femminile. Uno dei moti-
Con Tolga abbiamo vissuto insieme un quarto della vita condivisa da una “coppia normale”: viviamo un arricchimento reciproco, grazie a lui ho punti di vista e una visione della pallacanestro a 360° gradi. zionale cadette, contemporaneamente mio padre fonda la P.C.R, ricevo offerte dal Nord e da Priolo, ma lui voleva che studiassi e l’ho fatto, preferendo la scalata della P.C.R dalla Serie C. Questo mi ha tolto la Nazionale, ma non mi è dispiaciuto perché più è difficile il momento e più m’impegno. Arrivate di nuovo in A eravamo la squadra della città ed ero trattata alla pari di un giocatore di calcio. Andavamo in TV, durante i derby non uscivo di casa perché avrei trovato sicuramente dei tifosi con cui iniziare chiacchierate lunghissime. Ho voluto sempre restare a Messina – ammette l’ex atleta Azzurra - amo molto la mia città e la Sicilia, mi piace pensare si possa fare meglio anziché lasciarla. Quando la P.C.R ha smesso l’attività scelsi di spostarmi alla Rescifina e quando Antonio (Rescifina, ndr) scelse di chiudere ho accettato l’offerta di Taranto. L’infortunio che mi ha portato a subire una paresi facciale mi convinse a smettere di giocare”.
vi dell’abbandono nel basket è proprio il cartellino. Non siamo noi a dover dire ad una ragazzina cosa deve fare quando non siamo neppure i genitori. Per tutte le società e in particolare quelle siciliane impegnate in un campionato nazionale spero arrivi maggiore aiuto. Le trasferte sono un grosso peso economico. Quando ero giovane c’erano le due squadre di Messina, Priolo e Alcamo e il campionato era indubbiamente più sostenibile per le variabili di trasferta. Alle siciliane di Serie A è necessario il sostegno della Regione, non per speculare ma per coprire i costi di trasferta. La legge 8 distribuisce in maniera equa i fondi tra coloro che fanno attività e va anche bene, mentre con la legge 31 vige il contributo alle società nazionali. La Regione Sicilia dovrebbe aiutare a sostenere i costi di biglietteria, agevolare accordi con i vettori aerei per mettere un freno anche alla migrazione dei talenti sportivi dal Sud Italia”.
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pink mix DI Manuel Beck
serie A1 serie A1 eurolega SCATENATE MERCATO E INFORTUNI PRIMA BOLLA AL VIA Pur con poche partite, tra la sosta per la Nazionale e i rinvii per Covid (scriviamo dopo l’8° turno), nel novembre di A1 sono fioccati gli exploit individuali. Nella supersfida tra Schio e Bologna, vinta all’overtime dal Famila, Harmon ha chiuso con 26 punti, 12/12 ai liberi e 30 di valutazione, mentre alla Virtus non è bastata Bishop, 30 punti con 5/9 da 3. L’australiana ha poi totalizzato anche un 37 di valutazione a Campobasso. Altri “trentelli” in punti e/o valutazione sono stati timbrati da Hersler (Battipaglia), Jablonowski (Costa), Mathias (Empoli), Gruda (Schio, nel big match perso a Venezia). Meglio di tutte Premasunac (Empoli) contro Lucca: 25 punti, 20 rimbalzi, un lussuoso 44 di valutazione. Italiane? Sì, Madera (Broni), 30 di valutazione contro S. Martino, e Del Pero (Costa): 34 punti con 12/18 al tiro a Vigarano.
BEATRICE DEL PERO 34PT ALL’ULTIMA USCITA, GRANDE MOMENTO DI FORMA PER LEI.
Cambio della guardia a Schio: rescisso il contratto con Natasha Cloud, il Famila l’ha sostituita con Kim Mestdagh, colonna della nazionale belga e campionessa Wnba nel 2019. La sua connazionale Linskens (Campobasso) dovrà invece saltare gran parte della stagione, se non tutta, dopo che l’iniziale prognosi di un mese si è rivelata inesatta. Hanno inserito rinforzi Battipaglia (Danielle McCray, guardia-ala già a Schio 8 anni fa) e Vigarano (Elena Bestagno, che torna in Italia dopo 3 stagioni in Belgio). È tornata in campo Francesca Dotto, con un impatto subito tangibile per Schio (7 punti in 15’) contro Venezia. Ancora in fase di recupero la gemella Caterina, ormai fuori da più di due anni in campionato. LUTTO È scomparsa a 95 anni Francesca Cipriani, ex azzurra e campionessa d’Italia, vedova del grande giornalista Aldo Giordani.
Dopo la scorsa edizione annullata dall’irruzione del Covid-19 quando si stavano disputando i playoff, Euroleague Women riparte con una formula iper-compressa, ma più al riparo dalle incognite sanitarie. Il format è quello delle “bolle”: le 4 squadre di ognuno dei 4 gironi si ritroveranno in due sole finestre, una per l’andata (1-4 dicembre) e una per il ritorno (19-22 gennaio). Le prime due di ogni gruppo vanno ai quarti di finale. Schio è con Riga, Girona (che ospita la prima bolla) e la perenne favorita Ekaterinburg (Breanna Stewart, Meesseman, Torrens, Quigley...). Occhi puntati, per noi, anche sul Fenerbahce di Cecilia Zandalasini (eletta nel quintetto ideale della scorsa stagione), che ha preso Kia Vaughn e l’emergente tedesca Sabally per confermare le ambizioni da Final Four, anche se è partita Iagupova, mvp dell’edizione troncata.
EURO ’21 gesti SOTTANA COSÌ LE ALTRE AZZURRE DI CUORE LETTERA APERTA Dell’Italia abbiamo parlato nel relativo articolo. Vediamo la situazione negli altri gironi di qualificazione a Eurobasket Women 2021. Oltre alle ospitanti Francia e Spagna, c’è già anche il Belgio, primo a strappare la matematica ammissione nel proprio gruppo, con 4 vinte-0 perse. Ricordiamo che passa la prima di ogni girone più le 5 migliori seconde (su 9). Quasi fatta per la Slovenia (4-0) nel gruppo A; per il 2° posto se la giocano Grecia e Bulgaria. Stesso discorso per la Serbia (4-0) nell’E, dopo aver battuto Turchia e Lituania in questa finestra. Nel C sono appaiate Russia (differenza canestri a favore) e Bosnia. Bella lotta nell’I: Croazia e Germania in testa (3-1) ma la Lettonia (2-2) può ancora rimontarle. Nei 3 gironcini a 3 squadre, guidano rispettivamente la Svezia di Marco Crespi (3-0), l’Olanda e la Gran Bretagna.
In un periodo difficile per tutti, le giocatrici italiane hanno dimostrato (anzi, confermato) di saper dare attenzione a chi ha bisogno. Sabrina Cinili, Marcella Filippi, Tayara Madonna, Ashley Ravelli e Giulia Rulli hanno dato il via (insieme all’onlus Make-A-Wish Italia e alle altre atlete che si sono poi aggregate) a una raccolta fondi in favore di Martina, una ragazza di 13 anni malata di leucemia con il sogno di andare a Parigi. L’obiettivo di 2300 euro è già stato ampiamente superato. Un’altra iniziativa si è svolta durante la spedizione della Nazionale alle qualificazioni europee: una maglia azzurra è stata inviata a casa di 14 bambine del minibasket, alle quali attualmente – come a tutte le praticanti d’Italia tranne quelle di A1 e A2 – è vietato giocare. Splendido il video con le reazioni delle giovani destinatarie del regalo.
Alla vigilia della spedizione dell’Italia a Riga, ha fatto rumore la lettera aperta pubblicata da Giorgia Sottana dopo che il nuovo c.t. Lardo non l’ha convocata per le qualificazioni europee. “Cara Maglia Azzurra, ti scrivo perché non so se t’incontrerò ancora”, esordisce la capitana uscente della Nazionale. Che prosegue: “Non so come ci hanno portate a questo punto, e come senza neanche accorgermene ti hanno allontanata e non posso più toccarti: se vuoi delle spiegazioni non chiedermele, se vuoi delle ragioni non pretenderle da me - io non le so”. La lettera continua con la gratitudine di Sottana nei confronti della maglia azzurra, “per tutto ciò che mi hai permesso di vivere” e soprattutto “per le compagne di viaggio”. La conclusione lascia aperta una porta: “io lo so che qualcuno - prima o poi - ci riporterà assieme...”.
NEW ENTRY KIM MESTDAGH È LA RISPOSTA DEL FAMILA SCHIO ALL’ADDIO DI NATASHA CLOUD. CON LE VENETE SI APPRESTA A DEBUTTARE NELLA BOLLA DI EUROLEGA.
CERTEZZA IL PALLONE DA BASKET, LO STRUMENTO DI LAVORO DELLE ATLETE, È UNA DELLE CERTEZZE PIÙ PIACEVOLI CHE UNA GIOCATRICE POSSA AVERE IN QUESTO MOMENTO.
Nel dubbio... restiamo atleti! Di Alice Buffoni - Centro Studi e Formazione in Psicologia dello Sport La paura dell’ignoto è un sentimento ancestrale e radicato nell’essere umano, che tende perciò a replicare e ricercare tutte quelle situazioni che lo hanno fatto sentire sicuro e appagato. Qualsiasi elemento che intervenga a rompere questo equilibrio e che lo porti ad uscire dalla zona di comfort, causa reazioni negative a livello emozionale, cognitivo e comportamentale. La situazione sanitaria attuale ha contribuito a consolidare una sensazione diffusa di grande incertezza, le conseguenze più dirette sono l’aumento di ansia, paura, rabbia anche in soggetti che normalmente non ne avevano mai sofferto. Per gestire il disagio che ne deriva, ecco alcuni accorgimenti da adottare quotidianamente, che potranno aiutarci a recuperare una sensazione di controllo, mettendo un freno ai pensieri disfunzionali.
1. Fare attenzione a quello che ci si dice Ricordiamo che la nostra mente funziona per immagini e non riconosce le ne-
gazioni del linguaggio. Se ci diciamo: non voglio pensare al mio infortunio, la prima cosa a cui penserò sarà proprio l’infortunio e poi dovrò compiere uno sforzo mentale per sostituirlo con un’altra immagine. Un linguaggio interno positivo e incoraggiante è dunque il primo alleato per arginare le sensazioni negative causate dall’incertezza e per dirigere la nostra attenzione su ciò che possiamo controllare. Non è semplice imparare a controllare il dialogo interno, ma con l’esercizio e un po’ di attenzione si ottengono ottimi risultati!
2. Mettersi alla prova Per gli atleti la sfida è il pane quotidiano, perché allora non utilizzare questa skill a proprio
vantaggio? Allenarsi ad uscire dalla zona di comfort in modo graduale e protetto consente di diminuire le sensazioni negative che l’incerto provoca. Come? Una buona soluzione è imparare qualcosa di nuovo, mettersi alla prova in compiti mai affrontati prima o in attività che ci incuriosiscono. Quando affrontiamo qualcosa per la prima volta il nostro cervello si attiva per risolvere il nuovo problema, sperimentando e poi consolidando strategie di adattamento che poi torneranno molto utili: sapremo già come reagire in caso di imprevisto!
3. Occuparsi e non preoccuparsi Invece di pre-occuparci di ciò che potrebbe succedere, assumiamo un atteggiamento
attivo: occupiamoci di ciò che possiamo controllare, trovando soluzioni di volta in volta. Ad esempio, prendersi cura della nostra dimensione di atleti è qualcosa che possiamo controllare; seguire i ritmi di vita più funzionali alla nostra attività agonistica è un ottimo modo per costruire una routine di certezze: andare a letto presto, mangiare in modo sano, allenarci con costanza e attenzione, dedicare momenti della giornata prestabiliti ad attività che ci fanno stare bene. Il bello di essere giocatrici di pallacanestro è che ogni settimana, con la successiva partita in calendario, abbiamo una nuova chance per metterci alla prova, per riscattarci o per confermare il livello che abbiamo raggiunto. Qualcosa sfuggirà sempre al nostro controllo, ma il basket ci insegna che ci è sempre data la possibilità per ricominciare.
Questa rubrica è tenuta da Centro Studi e Formazione in Psicologia dello Sport, una realtà che utilizza la Positive Psychology con atleti e allenatori, dai settori giovanili all’alto livello agonistico, per rispondere alle principali criticità che si incontrano sul campo di gara e di allenamento, per migliorare performance individuali e ottimizzare il rendimento di squadra.
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GUARDIA E LADRI
GLOS(STAFF)ARIO Breve raccolta di vocaboli decisamente bisognosi di spiegazione Di Susanna Toffali 1. Coach
[kəʊʧ = “kowch”, s.m., der. “to coach”: allenare, insegnare, preparare] Grandissimo esperto di public relations, incontra sempre notevoli difficoltà nel mandare garbatamente a quel paese l’arbitro dopo il nono fallo fischiato contro la sua squadra. Fornitore ufficiale di Golia Activ Plus, non viaggia mai senza tenerne un quantitativo irragionevole nello zaino: dopotutto servono a preservare il suo strumento di lavoro. Nonostante le numerose leggi fisiche sull’acustica decretino senza alcun dubbio che, a meno che tu non sia Mika, la tua voce non possa superare i 115 decibel, le corde vocali dell’allenatore se ne fregano, e vibrano ininterrottamente ben al di sopra del livello designato per tutti i 40 minuti di partita, in modo che persino il cassiere della Pam antistante il palazzetto sappia che non hai portato l’aiuto dal lato debole.
2. Vice
[viːʧe = “vice”, s.m. e f. inv., dal lat. “vice”, caso abl. del nome difettivo “vicis”: che sta in vece di] Silenzioso stratega in grado di fregare persino Ulisse, fa del ghostwriting il suo Cavallo di Troia. Detto in parole decisamente meno epiche: studia, organizza, architetta, escogita, pianifica e, puntualmente, non si prende mai i meriti. Ha da tempo abbandonato Netflix per abbonarsi a LBFTV e passare nottate notevolmente più divertenti. Per chi se lo stesse chiedendo: no, guardare infime partite di bassa classifica fino alle tre di notte non è una tortura. È proprio il suo lavoro.
3. Preparatore
[prepaˈraːtoˈre = “oggi metabolico”, s.m., il tecnico che si occupa della preparazione fisica] Accumulatore seriale di strumenti non ben identificati e dai nomi perennemente anglosassoni (kettlebell, speed ladder, trx, landmine, easy blade), vede nelle sue atlete delle cavie ottimali per la risoluzione di qualsiasi enigma biomeccanico. Si scrive “preparazione atletica”, si legge “ho una remota speranza di rientrare a casa ancora in pieno possesso delle mie facoltà cardio-respiratorie”.
4. Fisio
[fi-ʃio = “fisiooooo”, s.m. e f., tecnico paramedico specializzato in fisioterapia] Ermetico raccoglitore di lamentele per antonomasia, diventa spesso per le ragazze ciò che è Barbara D’Urso per i personaggi televisivi: confidente, psicologo, terapista, dispensatore di pareri e consigli non richiesti. Fautore dell’inverosimile teoria del “se fa male, fa bene”, è ormai abituato al turpiloquio a cui le giocatrici ricorrono per ringraziarlo cavallerescamente dopo lo sblocco del muscolo piriforme (tecnica che prevede il posizionamento del gomito a livello della natica, seguito da una gradevolissima pressione dello stesso, ndr).
STAFF DIETRO LE QUINTE IL LAVORO DI UN GRUPPO COESO DI PERSONE È IMPORTANTE PER OTTENERE GRANDI RISULTATI. NELLA FOTO LO STAFF DEL GEAS.
5. Team Manager
[ma’naʤer = “teem menahjer”, s.m., der. “to manage”: amministrare, governare] Figura quasi mitologica, dotata di spiccato senso della puntualità e generatrice di ansia prettamente immotivata. Mediante un mirato utilizzo del teletrasporto, riesce sempre ad essere esattamente dove non dovrebbe e a smascherare congetture organizzative e proposte di partenze in ritardo come se nulla fosse. Costante presenza all’allenamento del venerdì, semina il panico grazie a minacciosissime frasi quali “Domani ritrovo alle 14” e “Ricordatevi la carta d’identità”.
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BUZZER BEATER
MA IN MEZZO CHI C’E’? Di Silvia Gottardi Non so voi, ma io la prima cosa che faccio alla domenica sera, dopo aver dato un occhio ai risultati, è andare a guardare le statistiche personali di Matilde Villa e Carlotta Zanardi, per vedere se riescono ancora a ripetersi. Cioè, se hai 15 anni ed un talento smisurato, ci può stare che una volta infili un ventello in Serie A in una giornata di grazia, di quelle che anche tirando dallo spogliatoio ti entra tutto, ma se continui a ripeterti allora forse c’è dell’altro. Sì, lo so che ormai le conoscete tutti, ma voglio mettere nero su bianco alcuni dati delle due enfant prodige di questa prima parte di stagione, giusto per convincermi, ancora una volta, che non sto sognando. Matilde è nata il 9 dicembre 2004. In maglia Costa Masnaga sta viaggiando quest’anno a 15.9 punti, 2.9 assist e 12.7 di valutazione di media in A1, dopo 7 partite giocate. Per fortuna, nell’ultima uscita, per la prima volta non è andata in doppia cifra, mostrandoci di essere almeno un po’ umana. Il suo esordio in A1 è avvenuto la scorsa stagione, a 15 anni ancora non compiuti. Gli onori della cronaca sono arrivati quando ha segnato 21 punti contro il Geas… Ma quest’anno i ventelli stanno diventando un’abitudine. Carlotta è nata il 15 marzo 2005 ed è al suo primo campionato di A2, con la maglia della Brixia Brescia. Figlia d’arte di Laura Marcolini, della quale è stata anche compagna di squadra nel 2018 all’esordio in B a 13 anni. Quest’anno sta viaggiando, dopo 8 partite, a 17.9 punti, 3.4 assist e ben 22.4 di valutazione di media. Matilde è un grandissimo talento tecnico, sfodera giocate difficilissime come fosse al campetto, senza smettere mai di sorridere. Carlotta è una tiratrice e una leader, ha la capacità di finalizzare i palloni pesanti che nessuno vuole. Settimana dopo settimana le due ragazzine continuano ad incantare, l’unica cosa che possiamo fare è seguire la loro cavalcata, nella speranza che la crescita continui e che loro possano diventare due punti di riferimento per il nostro futuro. Ma il presente? Mi fermo un attimo e rifletto sul presente. Forse c’è qualcosa che non va se due quindicenni hanno questi numeri da capogiro nei massimi campionati nazionali. E se ci sono anche tante altre giovani che stanno facendo molto bene, tra cui in A1 Madera (2000), Del Pero (’99), Spinelli (2002), Verona (’99) ecc. Sono davvero dei fenomeni o queste prestazioni le riescono a fare perché il livello generale si è abbassato?
MATILDE VILLA E CARLOTTA ZANARDI SONO DUE DELLE GIOVANI PIÙ BRILLANTI DELLA NOSTRA PALLACANESTRO. IL FUTURO, MA ANCHE IL PRESENTE, È LORO.
È un po’ il ragionamento che si può fare anche al contrario parlando delle “grandi veterane”: Ballardini (‘81) che in A2 domina come e quando vuole, Carolina Sanchez (‘76) che ancora dice la sua in A1 (19 pt in 36 minuti di utilizzo nell’ultima uscita), Cinzia Arioli (‘84) leader di Sassari o Laura Macchi (‘79) che si è ritirata solo per avere più tempo per lo shopping, visto che sarebbe titolare praticamente in tutte le squadre di A1. Ogni tanto mi domando: dove sono tutte le giocatrici di mezzo, che dovrebbero costituire lo zoccolo duro di un movimento sano? Tolte le giocatrici top del giro della Nazionale, che comunque tendenzialmente si concentrano in poche Società, le altre sono davvero all’altezza dei campionati che giocano? Sì, lo ammetto, non sono una fan del campionato a 14 squadre (per fortuna abbiamo scongiurato le 16), perché penso che non ci siano giocatrici a sufficienza per mantenere alto il livello. Ma è davvero colpa delle giocatrici di mezzo? Mi sembra che, tanto quanto negli ultimi anni si è lavorato bene sulle giovani (lo testimoniano i risultati delle Azzurrine), tanto si sono fatti errori su queste atlete. Sostanzialmente molte, quelle che non fanno parte delle top, vengono accantonate perché costano più delle ragazzine. Inoltre, si parla spesso di professionismo femminile, ma poi quelle che possono vivere con uno stipendio da giocatrici quante sono davvero? L’altro lato della medaglia è che proprio grazie alla mancanza di queste giocatrici di mezzo tutte le giovani e giovanissime trovano spazio in campo e hanno modo di mettersi in mostra. In una situazione normale, la quattordicenne Matilde Villa probabilmente non si sarebbe mai nemmeno allenata con la prima squadra, e avremmo dovuto aspettare ancora diversi anni prima di vedere le sue prodezze. Ma quindi costruiamo il nostro futuro sulla mediocrità o sui talenti che finalmente sbocciano perché hanno spazio in campo? Non importa come la leggete, l’importante è che tutte queste ragazze continuino a lavorare in palestra per crescere, giorno dopo giorno. Alcune diventeranno delle top player, è questo l’augurio per Matilde e Carlotta, ma è importante che anche tutte le altre non si perdano per strada. È importante che diventino delle buone giocatrici di categoria, che diventino giocatrici di mezzo, perché è grazie a loro che tutto il nostro movimento potrà tornare a splendere.
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