PINK BASKET N.22

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BEA ATTURA LA SCOPERTA DI LEI SI SAPEVA POCO: I 20 PUNTI DA GRANDE GIOCATRICE IN MAGLIA AZZURRA CONTRO LA REPUBBLICA CECA L’HANNO POSTA ALL’ATTENZIONE DI TUTTI. SENTIAMOLA RACCONTARE LA SUA STORIA CHE COMINCIA COSÌ: “SONO NATA A ROMA DA GENITORI ITALIANI, MA POI...”

DI GIULIA ARTURI

A

ttura chi? Il suo arrivo nel nostro campionato, nel-

la stagione scorsa, ha destato molte domande. Si sapeva poco del suo passato cestistico e perfino della sua nazionalità: italiana o americana? Anche sul piano del gioco i segnali erano un po’ contraddittori: a prima vista pareva un play d’ordine, con un fisico come tanti; poi però, all’improvviso, la vedevi accendersi in gesti esplosivi da attaccante di razza, che ti confondevano le idee, e segnava tanto. Insomma, quanto vale questa Attura? E chi è davvero? Che passato ha? Nel frattempo, dopo una stagione convincente a Vigarano, chiusa a 12 punti di media, la ragazza passa alla Reyer, società che tende a scegliere il meglio, e viene convocata in Nazionale: due indizi fanno una prova. È una signora giocatrice, allora. Il mistero, almeno quello tecnico, cade del tutto la sera del 15 novembre, nella bolla di Riga, dove la nuova compagine di Lino Lardo affronta la seconda partita della miniserie per le qualificazioni agli europei: il successo di due giorni prima

con la Romania è stato rassicurante ma non del tutto probante, considerato il non eccelso livello tecnico delle avversarie, per di più in formazione rimaneggiata. Le ceche sono un’altra cosa e lo dimostreranno per tutta la durata dell’incontro, duro, teso. Finché arriva Beatrice, che è poi il nome di battesimo di Attura. Un’epifania, addirittura: 20 punti, in poco più di 18 minuti, con 5 su 6 da due e 2 su 4 da tre. Imprendibile in entrata, pericolosa dall’arco, tenacissima nella difesa a tutto campo. Mvp senza discussioni per una meritata vittoria finale di capitale importanza. “Attura chi” diventa una giocatrice chiave della Nazionale. La nostra Beatrice.

Correre a conoscerla meglio è un obbligo. Il suo italiano è per-

fetto, qui siamo in presenza di un’italiana, orgogliosa di esserlo e di indossare la maglia azzurra. Com’è stato qualche anno fa per Maria Laterza, la pugliese di Brooklyn o, per chi conosce qualcosa della storia del nostro sport, per Luigina Agostinelli, la brasiliana di Vittorio Veneto che caratterizzò il primo ciclo vincente di


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