LA GUERRA DELLE ALPI (1792-1796)

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STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO

LA GUERRA DELLE ALPI ( 1792-1796) ROMA2000

VIRGIUO iLARI, PIERO CROClANI, C IR O PAOLETTl
ì

PRESEN TAZ IO NE

Nel quadro dei due f?randi Bicentenari celebrati in Italia alla fine del Novecento, quello della Rivolll':.ione francese e quello delle Repubbliche giacobine, scarsa attenzione è stata riservata agli aspetti militari. Non certo perché non se ne sia riconosciuta l" importanza determinante, quanto piuttosto per il diffuso pregiudizio che ttttlo o quasi sia stato già detlo in materia, anche grazie alle monografie promosse o pubblicate dali" U.fficio Storico del/ 'Esercito a cavallo della prima guerra mondiale.

Eppure le guerre e le istilll:;ioni militari e navali del periodo 1789-1815 sono oggetlo di un crescente intere.ue da parte della storiogra.fia militare internazionale, in primo luogo di quella anglosassone, la quale ha affrontalO la materia con nuovi metodi e da nuove angolali/re, mettendo in rilie1·o aspe11i e femori. anche di caratlere geopolitico, sinora ignorati o trascurati, di estremo interesse anche per 1"/ra/ia.

Naturalmente anche la nostra sroriografia militare \la dando il suo apporto a questo rinnovato interesse per la «Kuerra mondiale» del/789-1815. Proprio l'intento di valori-;.::are gli studi pilì recenti sulla storia militare italiana del Settecento e dell'età napoleonica e di tracciare nuove ipotesi interpretative, ha motivato la linea di ricerca seguita in questi anni da uno storico delle istitw;Joni militari come Virgilio ILARI, in solida associa::ione con .famosi specialisti di storia militare degli antichi stati italiani come Giancarlo Bot.Rt. Piero CROCtANt e Ciro PAOLE7Tl.

Auento alle linee di sviluppo della ricerca storico militare na::.ionale e intema:ionale, negli ultimi anni anche /'Ufficio Storico dello SME ha avvertito l'esigenza di procedere ad una valoriz-;.a::ione e ad un aggiomamen/0 del suo specifico contributo, risalellte in particolare a primi decenni del XX secolo e in buona misura non ancora «invecchiatO».

Per questa ragione l'Ufficio Storico è lieto di pubblicare. come parte di una serie di opere sulla storia mi/ilare degli antichi stati italiani tra Seltecento e OttocentO. il presente saggio sulla «guerra delle Alpi» del 1792-96. forse davvero, come sostengono gli Alllori, la piiÌ gloriosa, anche se sfortuna/a, delle guerre dell'antico Piemome, la prima comhat/11/a da un 'Armata composta in maggioranza di soldati na-;.ionali: mlontari. coscriui e parligiani della mili:ia generale.

Una guerra che. nel retrospetti1•0 giudi::.io storico impul·tosi durame il Risorgimento, fu combatluta «dalla parte sbagliata», cioè al fianco degli Austriaci e degli Inglesi e comro la Francia e gli ideali della Rh·oltdone. Ma che segnò nondimeno, in modo drammatico, il destino del/" intera Penisola.

Oggi, parte determinante di un "Europa fina/meli/e riconciliata e impegnata intm processo di sempre più ampia integrazione politica. l'Italia non è più soggetta alle

confl·astanti voca-;Joni geopolitiche tra Mitteleuropa ed Europa Occidemale che hanno condizionato non soltwllo la sua politica estera e le sue guerre, ma tutta la sua storia.

Diventa così possibile rivisitare, col necessario distacco, anche la storia di questa guerra rimossa dalla memoria na-;.ionale. Una rivisita-;.ione, quella compiuta dagli Autori, che riserva sorprese tanto maggiori quanto pilÌ si ritiene /'argomemo perfettameme noto. Non a caso questa è, in materia. la prima opera di sintesi, organica e complera, comparsa dopo il volume dedicatogli dal Pine/li nel 1854.

Al di là di queste motiva::.ioni di carattere storiograjico. altre l 'e ne sol/O, minori, fo rse, ma per l'Esercito pur sempre imporwnri e. di per sé sole, già sufficienri a giustificare w/Cl simile pubblica-;.ione. Non soltanto perché con quest'opera l'Ufficio Storico si ricollega alla tradiz)one avviata nei primi anni del secolo XX, con fiumerosi lavori sui fatti d'arme del 1792-1815 e dunque riprende un cammino mai del rutto interrotto. Ma anche perché nelle campagne del 1792-96 comballerono molti Reg gimenti e Corpi perpetuati da unità attive dell'attuale Esercito Italiano , come i Granatieri di Sardegna, Genova Cavalleria e le Armi d'Artiglieria e del Genio. senza contare il Corpo della Regia Marina e la Legione Truppe Leggere, antenate della Marina Militare e della Guardia di Fi11an:a.

Infin e - e gli ultimi saranno i primi in ordine d'importan;.a- fu quella la prima guerra che vide distribuire la Medaglia d'Oro al Va/or Militare in riconoscimento dell"estremo sacrificio dei militari di ogni Arma e Corpo. costituendo così un legame antico, saldo, tacito e indissolubile fra i combattenti di allora e quelli di oggi.

Perché questo legame sia sempre saldo. perché dai fatti del passato si impari a operare nel presef/le, perché la memoria viva e non scompaia, l'Ufficio Storico è lieto di offrire questo libro.

Il Capo dell'Ufficio Storico

Col. a. Enri co PINO

6 LA GUERRA DELLE ALP I (1792·1796)

PREFAZIO NE

«La na-:_ionefrancese rinuncia alle guerre di conquista ... essa non impiegherà mai La forz.a contro la libertà di alcun popolo», questa La dicltiara;.ione di principi approvata dall'Assemblea Costituente francese il 22 maggio 1790 al termine di un dibattito, seguito attefllamente dal corpo diplomatico. sul diritto di decidere della pace e della guerra, che veniva sottrai/o all'esclusiva dell?e per venire condiviso con i rappresen t anti della ai quali in agosto il ministro degli esteri Conte di Montmorin, che verrà ucciso nei massacri del settembre 1792, lesse i dispacci dell'ambasciatore francese a Madrid, violando La tradiz.ionale riservate::.za: era finita un'epoca delle rela:ioni intema;.ionali.1 Due anni dopo, il 20 aprile 1792, L'Assemblea legislati1•a dic:hiara1•a guerra al Re di Ungheria e di Boemia (più noto come Francesco 11, Sacro Romano Imperatore). « Occorre dichiarare la guerra ai re e la pace alle na:ioni >>, esclamò il deputato Merlin de Thionville: «pace alle capanne, guerra ai castelli», scrisse Condorcet. !ll9 novembre la Conven;.ione approvò un decreto nel quale rivendicm·a il diritto di portare «)i·atellaw;.a e soccorso a tuili i popoli rhe volessero riconquistare la loro libe rtà». La guerra riprendeva quel cara/lere ideologico e totalitario che aveva perso dopo la pace di Westfalia del 1648.

In un primo tempo il re .1to dell'Europa guardò quanto meno con indifferenza ai <<disordini di Francia>>, che sembravano eliminare dalla scena una potente protagonisw delle rela::.ioni interna:ionali. L'imperatore Leopoldo //.fratello della Regina Maria Antonietta sollecitò gli altri sm.,-ani ad unirsi per por fine agli eccessi della rivolu:ione, ma solo il Re di Prussia accettò di sottoscrivere con lui a Pil/nit::.. il27 agosto 1791, Wl documento, privo al momemo di effetti concreti, cile di chiara l 'a la situa::.ione in cui si trovava Luigi XV/una «questione di interesse comune a tuili i sovrani d'Europa » A guerra ini-:.iata. il vecchio Kaunit;.. il cancelliere austriaco fautore del «rovesciamento delle alleanze» alla vi[?ifia della guerra dei setre anni, mnmonì che era impossihile domina re la Rivoluzione conlafor-;,a esterna La precipitosa ritirata dei prussiani davami alle cannonate francesi a Valmy, quali ne siano state le ragioni, creò un mito rivoluzionario (altrettanto fasullo della presa della Bastiglia) e disrmsse le illusioni che i professionali eserciti d' Ancicn Régime {ll'rebbero avwo facilmente ragione di for:e volontarie (anche se sul campo i francesi m·evano schierato soprauuuo reggimenti di linea).

/1 giorno successii'O alla cannonade di Valmy, il21 seuembre 1792. la l?epubblica francese dichiarò al Regno di Sardegna la guerra della quale gli Awori, con la loro riconosciwa competen:a. ricostruiscono qui in de/laglio 11111e le vicende tattiche e strategiche. Da questo secondo punto di vista è di particolare importan::.a la solfolineatura del mancato sfrullamento della superiorità navale anglo-spagnola, coordinando

opera<,ioni terrestri e nwrirrime, e dell'incapacità di approjìllore delle rivo/re controrivolu::.ionarie che scuotevano il potere della Conven::.ione. Il Regno di Sardegna era da sempre in prima linea nei confronti della Francia; ma questa era una guerra che accanto a carotieri rradi::.ionali ne presentava di nuovi, le vecchie aspira::.ioni geopoliriche della Francia ai confini naturali si accompagnm•ano il!faui all'idea di esportare la rivoluzione. Così è stuta ad esempio descrilla l'opera del rappresentante in missione A/bitte nella conquisTata Chambéry all'inbo del 1794: «Egli ordinò che .\i demolissero i campanili delle chiese. e si chiudessero quelle di esse, che erano ancora aperte al culTo cauo/ico. Volle che gli aristocratici ponessero i loro figli, dai dieci ai diciotto anni, a esercitare un me.\fiere manuale » . Giusram.enre gli Aurori sottolineano che tu Ile le invasioni francesi del Seuecento avevano dovuto affrontare la «piccola guerra», la guerriglia delle forma::.ioni di «parr eggiani» o <<mili::.ia generale», inquadrare e comandate su base parrocchiale, comunale o baronale. Di fronte alla guerra ideologica della Francia ri1•olu:;ionaria. la guerriglia cominciava ora ad assumere quel carauere più consapevolmente controrivolu::.ionario, Pro Regc, aris et focis. che caratteri::.;:.erà le insorgen::.e antifrance.\i in /rafia e in Europa. parrico/armenre nel triennio I 796-1799, ma d(ffuse comunque fino alla definitiva caduta di Napoleone.

Nelf'ulrimafase della guerra comporre appunTo sulla scena il nuovo astro nascenTe. Napoleone Bonaparre. Proprio da Cherasco, dove fu firmato l'armistizio che concluse i 44 mesi della «Guerra delle Alpi». egli lanciò negli sre:,si giorni il celebre proclwna « Popoli d' lralia.' L'Esercito francese viene a rompere le vostre cmene: il popolo francese è /'(unico di tutti i popoli; le vostre proprietà, la vosrra religione ed i vostri cosrumi saranno rispeTtaTi». Ai suoi so/dari il giol'ane generale aveva però additato come preda le fertili pianure e le ricch e città italiane e nelle istru-:,ioni del 3 febbraio 1797 a Napoleone il DireTtorio souolineò che «la religione romana .\arà sempre la nemica inconciliabile della Repubblica » invitando/o a «distruggere ... il centro di unirà della Chiesa romana ... disTruggere il governo papale».

L'invasione francese si rradusse quindi in 1m regime di scrisriani:za-:.ione e rapina che sconvolgeva la società tradi-;.ionale, a d1jesa della quale si mobilitarono gli insorgenti. «Quando io penso ai mali che abbiamo aTTirato su quesro Pa ese. mi sento riconoscente agli italiani che c i lasciano salva la vita», confesserà nel maggio 1799 la moglie de/ministro france.\e a Firen::.e.

Il Regno di Sardegna era il baluardo che sbarrava la strada all'invasionefran cese della penisola. Il comporwmenro delle altre poren::.e. in primo luogo delf'Ausrria, legato agli schemi della diploma:;ia tradi -;,io nale. rive/à una consapevole:;::.a non adeguata alla posra in gioco, traducendosi in un sostegno /imi raro al Piemonte. al quale il caraTTere ideologico dello sconTro con la Francia impedi\'(1 di accordarsi con Parigi. Gli Autori ricostruiscono con grande obiettiviTà le vicende delle varie campagne militari. sen:;a souacere gli errori o risparmiare le criciche. ma giusTamente ril·endicando le glorie di quell'Armata Sarda che. resistendo più di tre anni e me::.::.o, acquistò nuovi riroli per co.\TÌTuire. più di me::::o :,eco/o dopo, il nerbo del nuo1'0 Esercito Italiano.

Massimo de Leonardis

Professore di Storia delle Relazioni Internazionali Università Catlolica del Sacro Cuore - Milano

8 LA GUERRA OELLEAU'I ( 1792- 1796)

INTRODUZ I ONE

La guerra d ichiarata dalla R epubblica francese a l R egno di Sardegna il 21 settembre 1792 e for malment e conc lu sa co n l ' armi stiz io di C herasco del 28 ap ril e 1796 s eguito da ll a pace dettata a Pa ri g i il s ucces s ivo 15 ma gg io, fu , nel co ntes to della storia e uropea c mondiale, soltanto uno dei conflitti pa11icolari in cui si a rti co lò la g uerra scatenata dalla Prima CoaliLione antifrancese. Fu però anche la prova suprema e decisiva per le del Piemonte e dell'intera Penisola. Essa seg n ò infatti non soltanto la pur onorevole sconfina militare. ma anche la catas trofe sociale del più forte Stato italiano di antico regime, l 'unico ancora in grado di battersi, nonchè il definitivo fa llim e nt o degli s forzi compiuti dopo la pa ce di Aquisgrana per ne utralizzare l ' Italia ri spetto alle g randi guerre e uro pee .

Approfondire lo studi o di questa guerra s i gnifica anche doversi interrogare su lle ragioni di una lacuna significativa non so lo della storia militare europea, ma anche della storia polit ica d 'I talia. Come o servava nel 1883 J. R . Seeley ( The Expansion oj England) la grande storiografia wlzig (ma poi, in forme diverse, anche la succes. iva storiografia libera/) riduceva la storia inglese a ll a sto ri a del parlamentarismo e della legis lazione, di fatto ig no rando il contemporaneo svilupp o dell ' Im pero britannico. Analogo è il più longevo pregiudizio unti-geopolitico de lla g rand e s to riog rafia italiana. Essa ha infatti concepito la storia nazionale come s toria delle élires riformiste e illuminate oppure delle classi subalte m e. due ancora antitetiche all" epoca di Croce e di Gramsci. ma che in seguito sono entrambe confluite nella stori a unitaria del cosiddetto "movimento di liberazione in It al ia". Sono infatti entrambe accomunate dall'interpretat ione della stor ia nazionale come "s toria civi le" della soc ie tà d e ll 'eco nomia della c ultura; e anc he dell e pubbliche ist itu z ioni c d e ll e politic he di gove rn o, tra nne però quelle che maggiormente ca ratteriz zano la soggettiv ità esterna dello Stato, cioè poli ti ca estera e capacità militare. Co n l'eccezione delle due fasi in cui i movimenti democratici condiziona rono direttamente la politica estera e la guerra. cioè R isorgimento e Resistenza. le grandi scuole "civili" hanno infatti ignorat o o del rutto frai nteso i fanori geopoli ti ci e militari della sto ria italiana.

Re lativamente al Settece nt o. l 'interesse militare de ll e gra ndi scuole si è concentra to se mm a i s ug l i indizi o ge rmi di g uerra c i vile , come nel Settecento r(f'ormatore di Franco VcnLUri, o su questioni co ll a tera li come il ruolo delle élites militari nella storia della clas se dirigente, come nelle Armi del princip e di Walter B arberi s . Nell'atti-

ca della ·'storia civile" la guerra delle Alpi non assume infatti alcun rilievo né pone alcuna questione: è semplicemente rultimo atto di un vecchio regime, la scontata velleità di mettersi di traverso alla storia già scr itta. Inutil e è, per la "storia civi le " . la spiegazione dei falliti tentativi di riforma militare c di una sconfitta che si postula comunque fatale; ins ensata. quando non depistante c addirittura provocatoria, l'analisi dei secolari fattori entro i quali, nell'ottica geopolitica, sembra iscriversi l ' intero fato della Peni so la, incluse le ragioni e le sorti della stessa "storia civi le".

Fondamentali, invece, appaiono le biografie eroiche di dieci dozzine di medi c i, avvocati, banchieri. tipografi , orefici. nobili, s tudenti , artisti, eruditi, scienziati, filantropi, spadaccini. nobildonne e preti che sognarono la repubblica la libertà l'uguaglianza comba ttendo c cospirando dalla parte dei francesi e alcuni poi, fatalmente, ribellandosi contro il "tradimento" moderato e bonaparti s ta degli ideali rivoluzionari. Inutile osservare che biografie sostanzialme nt e analoghe ugualmente eroiche o ambigue. compaiono puntualmente, in Italia e ovunque, in occasione di tutte le occupazioni straniere degli ultimi due secoli . A buon diritto. infatti, quelle dei "giacobini" italiani re tano fondamentali, perchè sono davvero germe c modello etico della moderna c las se dirigente

Se il silenzio delle grandi scuole non sorprende, occorre spiegare quello della piccola scuola degli storici militari, in particolare italiani. Infatti la memoria della guerra 1792-96 è stata tramandata soltanto in modo frammentario, attraverso la tradizione sabauda o attraverso la storia delle gue rre napolconichc o della guerra di montagna. È a quest'ultima che l a guerra del 1792-96 deve anzi un nome, sia pure riduttivo: quello cioè di "guerra delle Alpi" È lo stesso nome attribuito dai francesi a ll ' Armata che inizialmente formarono contro il Piemonte. ma dalla quale si distaccò presto un'altra Armata autonoma, detta prima ·'del Varo", e poi, in co nseg uen za della manovra dell'aprile 1794, "d'ltalia". Armata straniera, bcnchè poi integrata da piccole legioni italiane: ma a buon diritto portava quel nome. perchè così tanta pane ebbe nel determinare. anc he nella lun ga durata. il destino e la cultura della società dello stato e della milizia italiani.

Abbiamo accettato anche noi di chiamarla "guerra delle Alpi'', nell'intento di darle un rilievo proprio. indipendente rispetto alla campagna napoleon ica del 1796-97, s ull e cui so rti nessun governo italiano. neanche quelli delle Repubbliche giacobine, ebbe modo di innuire. Infatti la prima campagna italiana di Bonaparte appartiene certo a lla nostra sto ria politica c sociale. ma a rigore non anche a quella propriamente militare, che per il 1796-97 può solo registrare i vagiti militari delle prime repubbliche italian e e il fallimento delle prime tumultuarie insorgenze antifrancesi.

Autonomo rilievo alla guerra del l 792-96 è stato finora pienamente riconosciuto soltanto dal suo primo c migliore s to ric o, il romano Ferdinando Pinelli (18 10-1865). ufficiale dell'Armata Sarda e generale dell 'Esercito italiano, il quale le dedicò il l volume della sua molto citata ma poco letta Storia militare del Piemonte in col/li· nua-:.ione di quella del Salu:;:_o, pubblicata nel 1854, che abbraccia il secolo dalla pace di Aquisgrana alla battaglia di Novara. Storia drammatica, la cui bella prosa ancora trasmette la trattenuta commozione dell'autore, dedicata alle due grandi guerre italiane perdute contro g li opposti nemici di Ponente e Levante, la guerra delle Alpi c la prima guerra di indipendenza. Ma anche sto ri a fortemente ideologica, condizionata da un forte pre gi udi zio antiaustriaco come ha ben sotto lin eato Piero D el Negro.

lO LA GUt:RRA DEL LE ALPI ( 1792 - 1796)

"Guerra delle Alpi" è però una sineddoche riduttiva, forse perfino fuorviante. Fin dall'inizio, infatti, la posta in gioco di quella guerra non fu soltanto il destino del Piemonte, ma dell'intera Italia. E fin dall'inizio si determinò una stretta correlazione e interdipendenza tra le operazioni alpine e quelle navali di cui furono protagoniste non so ltan to le grandi t1otte francese. inglese e spagnola, ma anche le piccole marine sarda e napoletana, nonchè le Isole e le coste del!' Alto e Medio Tirreno e della Provenza.

Per varie ragioni discusse nellll capitolo, l'occasione di unificare il fronte marittimo c quello alpino in un unico teatro operativo interalleato sfumò nel settembre 1793, né in seguito si ripresentò. neppure quando il generale Masséna spostò il baricentro militare di quella guerra dalle Alpi alla Riviera di Ponente e alle vallate de l Tanaro e della Bormida. Nello stesso capitolo cerchiamo di spiegare le ragioni per le quali lo studio delle operazioni navali e marittime svoltesi in Mediterraneo prima della battaglia di Aboukir sia stato finora così negletto anche nell'ambito specialistico della s toria navale. Fatto ..:he ha negativamente condizionato lo stesso Pinelli, mentre la nostra ricerca ci ha convinti che è impossibile comprendere appieno il significato e le ragioni delle operaz ioni alpine senza riferirle costantemente e puntualmente agli sviluppi sul fronte marittimo.

Abbiamo già osservato che la memoria di questa guerra ci è stata tramandata soprattutto attrave rso l'epica napoleonica e la tradizione sabauda. Filtri entrambi deformanti. Come ha ben documentato Paddy Griffith, l 'e pica napoleonica , fortemente condizionata daJI'autopropaganda dello stesso Bonaparte, ha "tiranneggiato", almeno fino a tempi recenti, la storia militare delle guerre della rivoluzione. Non soltanto perchè ha sacrificato questo periodo. riducendolo ad una sorta di prodromo dell' "over-tyrannical. and tyrannical over studied, continuation phase in rhe 1800s", ma anche perchè l'ha intenzionalmente deformata, tacendo, rninimizzando e distorcendo tutti gl i eventi e le figure che potessero offuscare o almeno ridimensionare il ruolo e i meriti del futuro Primo Console e futuro Imperatore, specialmente riguardo all'assedio di Tolone e alle campagne alpine. La stor ia delle campagne del 1793-9 5 è stata così tendenziosamente declassata a noiosa cronaca di inutili spaliate frontali sferrate da ge nerali ingiustamente considerati incompetenti, fino all'arrivo risolutore del genio della guerra. In particolare, come ha sottolineato Griffith, è stato del tutto sottovalutato il ruolo asso lu tamente determ i nante dell'"organizzatore della vittoria" Lazare Camot e di grandi condottieri come Kellermann e Schérer.

Il primo ad esprimere perplessità sull'azione di Bonaparte nella grande battag li a fra Tanaro e Bormida fu Clausewitz, nello studio da lui dedicato alla campagna del 1796. Il secondo fu Guglielmo Ferrero, in un libro singolare e importante, scritto durante l'esilio antifascista a Ginevra e pubblicato nell936, per la cui stesura si avvalse anche di ricerche effettuate da Nello Ro sselli nel Record O.fjice di Londra. Il saggio coglie nella paura prodotta dal crollo della legalità monarchica, l'origine di quell"'abuso della forza", di quella "guerra senza regole" che "non è la sco perta d'una nuo va strategia e d'una nuova tattica, superiori alle antiche, ma un ritorno, con mezzi più potenti, alle guerre delle epoche barbare". "L'avventura italiana del 1796 c 1797", scrisse Ferrero. "è il veicolo del contagio" di quella paura e di quella barbarie "a tutta l 'Europa". Paura, barbarie che g li parve riconoscere nei moderni totaJitarismi e che lo spinsero a scrivere questo libro carico di forte tensione morale. Non però una morale rea -

IN1' RODUZIONF. l l

zionaria. Vi spi ra semmai il pacifismo ' c ivil e" di R obespierre. che pre agiva nella guerra nazionalri voluzio naria propugnata dai gi rondini non già la salvezza della rivolu z io ne bensì la sua perversione in dittatura militare. Vi ec heggia semmai il ranc ore antibonapartista e infine antifrancese del radicali mo unitario italiano, ben analizzato da Renzo De Fel ice nei s uoi sagg i giovanili s ull'Italia giacobina.

Anche la nostra ri ce rca ha trovato varie conferme spec ifich e alle te si ge nerali di Gri ffith e alla particolare intuizione di Fe rrero che la prima grande vittoria s trategica di Bonaparte gli sia stata in rea ltà re ga lata dalla dettagliata pianifica zio ne impostag li da Carnot e da una co mples sa partita diplomatica giocata fra il Direttorio. il partito legittimista e le corti di Torin o e di San Giacomo. Ma soprattutto essa ci ha consentito di ricostruire in dettag li o l'azione dei comandami che precedettero Bonaparte. dalla quale emerge chiaramente che la condotta operativa della sua Armata nell'aprile 1796 fu in realtà il me ro coronamento dei sacrifici e dell'esperienza accumulati in tre anni di lotta. Anche, naturalmente , con il conco rso dello stesso Bonaparte, già comandante dcii' artiglieria d el l 'A rmata d·Italia: ma senza dimenticare quello, ancor più incisivo, di altri strateghi, a cominciare dai nizzardi Rusca e Masséna.

Più sottile è stata la deformazione prodotta dalla tradizione militare nazionale. O gg i le uni che memorie ufficiali di quella guerra sono l'omaggio della Marina alla figura del nocchiero Domeni co Mill e! ire che scacciò Bonaparte dalla Maddal e na . il quadro vivente che ri co rda la mo rte di Del Carretto a Cosseria nel carosello s torico dei Granatieri di Sardegna. le due medaglie d'oro appuntate sullo stendardo del Genova CavaJleria per la carica del Bri cchetto. Dimenti cate invece le sue oltre duecento medaglie individuali, limitate allora so ltant o a i sottufficia li e alla truppa e co ncesse solo a viventi e con criteri diversi da quelli poi fissati per l'auuale ricompensa al valor militare, istituita nel 1833 da Carlo Alberto.

Eppure quella guerra, la prima in c ui venisse in qualche modo registrato e premiato il va.lore dci militari di truppa. fu probabilmente la più gloriosa di tutte quelle combattute da un esercito italiano prima del 1848-49. L'onesto Vittorio Amedeo III non fu certame nte pari ai suo i grandi a ntenati c i s uoi due inetti figli che pretesero di esercitare co mandi operativi. i duchi d'Aosta e del Monferrato. furono responsabili di inutili carneficine e di autentici disastri, dandone poi tutta la colpa al consigliere militare austriaco, ge nerale de V in s, e pregiudicando definitivamente una cooperazione già difficile e precaria per gli obiettivi politici antagonisti perseguiti da Vienna e Torino. Ma la difesa di Cosseria, la ritirata da Ceva a Mondovì fanno onore alla disciplina e al valore dell'Annata sarda , ripctutameme ricon osciuti da ll o stesso Bonaparte.

La difesa d eli' A.uthion. nel giugno 1793, fu impresa maggiore de il· Assietta. Il nome di quel l 'altipiano divenuto francese nel 1860, fu anco ra onorato nel 1847, dandolo ad un avviso a ru ota varato quell'anno, che fu in Crimea, poi al blocco di Gaeta al comando di E milio Faà di Bruno e nel 1873 a Cartagena per imbarcare il duca Amedeo d'Aosta dopo la sua abdica:done al trono di Spagna. R adiato infine nel1882, proprio l'anno della Triplice c dei venti di guerra con la Terza Repubblica per l'occupazione francese di Biserta. Nel 1884 gli ufficiali della Brigata Ferrara, in esercitazione nelle Langhe. vollero commemorare con un cippo la memoria dei '"pochi c valorosi italiani che due giorni contesero il colmo di Cosseria ad un prode esercito e ad un grande capitano''. Ma l'iscrizione è rivelatrice: ignora i '"croati" (tra cui forse si trovavano anche emigrati francesi!) caduti accanto ai granatieri piemontesi, ed

12 LA GUERRA DELLE ALPI ( 1792-1 796)

esp rime ancora la reverenza nei confron1 i di Bonaparte -principale responsabile anche di quell'inutile strage- inculcata dalla pedagogia risorgimentale. In ogni modo sta di fatto che le ultime onoranze ufficiali alla memoria di quella guerra furono deliberate durante le effimere stag ioni antifrancesi della Triplice e del 1934-40. Fu nel 1897, infatti, che allo stendardo di Genova cavalleria furono riconosciute le 2 medaglie d'oro concesse nel 1796 ai Dra goni savoiardi. E fu nel 1934 che la Sa Di visione di fanteria. trasferita da Gen ova a Imperia. fu intitolata a Cosseria. Ma nel 1848 Carlo Alberto sottolineò la svolta costituzionale adottando il Tricolore rivoluzionario e ricevendo a palazzo Carlo Botta. memoria storica dei repubblicani che durante l a guerra delle Alpi avevano comballuto dalla parte dei francesi . E congedando senza commiato g li u ltimi veterani de ll ' Authion e di Mondovì. Dopo il 1848. i custodi liberali della tradit.ione sabauda si trovarono, come poi avvenne nei confronti della guerra 1940-43. di fronte a un serio dilemma. Giudicata con i criteri dell'ideologia risorgimentale, filonapoleonica o democratica. ma comunque francofila e germanofoba anche la guerra delle Alpi, come quella del1940-43, fu infatti combattuta "dalla parte sbagliata". Bisognò pure. allora. sconfiggere il Piemonte per cacciare i tetlcschi dall' I ta li a e impiantarvi l'albero de ll a Libertà e l ' idea de ll ' unità naziona le c di nuovi rapporti socia li c polit ici.

Da una prospettiva strettamente militare e diplomatica la differenza con le guerre precedenti era più di forma che di sostanza. Ma l'ideologia liberale non guardava alla storia nazionale con le gelide lenti. acute ma spietate e in ultima analisi troppo candide. della geopolitica. L'idea che la rivoluzione francese e l'età napoleonica avessero segnato una cesura epocale anche nei criteri del giudiz io storico, consentiva di annettere alle g lorie nazionali le due grandi vittorie del 1706 e 1747 contro i francesi, quando la dinastia sabauda e ra alleata dell'Austria. Bcnchè nel 1747 i francesi difendessero Genova. la Genova democratica ed eroica di " B alilla' ·. assediata non soltanto dagli austriaci ma anche dai piemontesi. Del re!>to la rivolta genovese del 1849. bollata dai liberali come una pugnalata alle spalle dci repubblicani. metteva in pessima lu ce anche il precedente del 1746. Questo fu poi onorato dalla corrente populista de l fascismo. addirittura facendo del "Balilla'· l'idcaltipo del ragazzino italiano propagandato dal regime, ma solo a patto d i forzare la verità storica, spacciando una rivo lta socia le autonomista per una insurrezione nazi ona le anre liueram.

1el 1706 e 17471a Francia era infatti quella aborrita dell'antico regime. Era stato dunque un merito nazionale della dinastia sabauda c del popolo piemontese aver bloccato una monarchia imperialista che avrebbe riconscgnato non solo apoli c Parma, ma anche Mil ano all'oscurantismo In fondo la cavalleresca spada di Carlo Emanuele Ili. il sovra no che per ci nico ca lcolo politico aveva condannato Pietro Giannone all'ergastolo di M io l ans, aveva pur sa lvato la gra nde Mar i a madre del riformismo illuminato che aveva per primo combattuto l'oscurantismo ecclesiastico e promosso anche nei domini italiani i diritti civili delle minoranze religiose. l'ascesa sociale della borghesia c una concezione progre%iMa dell'azione amminis trati va. l on altrenanto ci poteva inorgoglire. dopo il 1848. di aver combanuto contro la Francia che espo rtava la libertà c l'uguaglian za. con tro Napoleone che aveva abbattuto i vecch i reg i mi co rrotti e ridato agli i taliani la virtù guerriera c che ora veniva nuovam e nte o norato da ll a Fran c ia. Di aver combattuto dalla parte. e a l fian co, degli austriaci, degli emig rati . dei sanfcdisti . gli stessi avversari dell'unità italiana.

INTRODUZIONI-. 13

C'erano poi_ nella Moria della dinastia, figure non difendibili come quella di Carlo Emanuele lV, il re sterile c bigotto che aveva ceduto ogni volta alla politica del carciofo condotta dagli occupanti francesi, per ridursi. il 9 dicembre 1798, ad un ' umiliante abdicazione agli Stati di Terraferma. salvo poi rinnegarla all'arrivo del generale Suworov.

Megli o dunque. con la nuova dinastia dei Carignano c con la svolta costituzionale, dimenticare in fretta quel doloroso periodo, salvandone, certo. l'omaggio generico al valore sfortunato, alla commovente fedeltà dci sudd iti. Novara fece presto dimenticare I'Authion Bisognò reagire. reinserire il Piemonte nel contesto europe o, ricosti tuire c riformare l'esercito, creare la marina. le ferrovie, il consenso non so lo dei piemontesi ma di tutti gli italiani, per poi affrontare di nuovo la prova sup rema e vincerla col del nuovo Napoleone.

14 Li\ GUERRA DELLI:i Al Pl ( 1792-179<>1

l - L'AGG RESS ION E FRANCESE

( 178 9-9 2)

'"Abbiate La ma g nanimiTà di lasciare w1 paese dove siete così maltrattati, mal nodriti e mal pagati, per venire solto le bandiere della libertà, godere delle sue g r azie, ricevere Wl buon stipendio e vivere sotto una giusta disciplina ed un governo popolare vedrete c he gli Francesi calunniati per parte di quei notati d'infamia o.stelimenre usciti di Francia, sono veramente d'uomini tranquilli e disposti ad addotta re per i suoi figlioli tutti quei che verranno a cantare secco loro la can=:.onerra deliziosa, 'ah! sa andrà! sa andrà! sa andrà! gl 'aristocrat' alla lanterna!!!"'

Vo l antino francese in Savoia, settembre 1792

La Rivolu::.ione de/1'89 e la crisi dell'allean::.afranrn-sarda

Le più imm ed ia te ripercussioni italia ne della rivoluzione f ra ncese ri g uardarono l 'alleanza franco-sa rd a sancita nel 1773 -75 daltrauato seg reto e dalle tripli c i nozze di un figlio e due figlie di Vi tt orio Amedeo III con una sore ll a c due fratelli di Luigi XVL i conti di Provenza c d'Artois. La crisi della monarchia e la rivo lu zione cosritu' ionale del luglio-agosto 1789 indebolirono infatti l' innuerva del partito filo francese '>UIIa eone di Torino e ne favorirono un cauto e graduale riavvicinamento all'Austria. ' el 1789 il conte Carlo Francesco Perrone di San Martino ( 1718-89) . il Primo seg retario di Stato che aveva reali?Zato e gestito l'in!>crimento del Piemonte nel sistema borbonico, fu sos tituito dal Primo Ufficiale agli C!>teri. conte Giu seppe Pcrrct dc Hauteville. considerato ma soprattutto troppo ca ndido e troppo conservatore per curare efficacemente gli interessi piemon tes i nel nuovo contesto int ernazionale determinato dalla rivoluzio ne. Agli Int erni andò il co nte Pietro Giuseppe Graneri. un giureconsulto intelligente e spreg iu dicato. ostile a li ' Aust ri a e in contatto con gli ambienti progrcssisti. Il ministero della Guerra fu attribuito al generale di cav alleria marchese Giambattista Fontana di Cravanzana. personaggio simpatico ma scialbo. incompetente di questioni militari e dominato dal s uo Primo Uffiziale e nipote cavalier Radicati di Villanuova. uomo di caranere arrogante ed ombroso. Nella nuova situazione politica. i matrimoni francesi che quindici anni prima avevano accresciuto la sicurcua del Piemonte a spese della sua sovranità divennero un fattore destabilizzante. Fuggito da Parigi il 17 luglio 1789, il conte d'Artois pretese di stabilirsi a Torino, dove gi un se li 13 settembre assieme a i duchi d' Ango uleme c di Berry. segu ito poco dopo dal pr in cipe di Condé e dai duchi di Borbone e d'Enghien. l due fratel li di Lu gi XVI intendevano farne il quartier generale dell'emigrazione c tornare in Francia alla tes ta della poderosa c rinomata Armata sabauda c ben presto chiesero al comune suocero Vittorio Amedeo di convincerlo a prestar loro 25.000 so ldati e un sussidio di 6 milioni di lire per invadere c sollevare Provenza e Delfinato. Pur non contrario in linea di massima ad un inter\'ento militare. ma frenato dal parere negativo dell'Tnghiltcrra e del nuovo imperatore Leopoldo IL il re di Sardegna prese tempo. subordinando ogni eventuale opcraL.ionc militare ad una iniziativa comune delle Grandi Potenze su formale richie sta di Luigi XV I. Ma quest'ultimo gli aveva scritto di propr io per scongiurare iniziative militari straniere che avrebbe ro avuto conseguenze disastrose. Più tardi al conte d i Provenza. che tramite il conte di Fro nt lo sollecitava a intervenire. il re fece rispondere che senza fortezze. coi passi aperti verso la Francia. non poteva prendere l 'offensiva . a meno di non ricevere consis tenti aiuti au<;triaci. Gli spiegò che non avrebbe neppure rinforzato il presidio della Savoia. per non rischiare di provocare la Francia.

Nel luglio 1790 Torin o richiamò spontaneamente l'ambasciatore. Vittorio Amedeo Sallier de La Tour di Cordon ( 1726-1800) sostituito da un semplice incaricato d'affari. Deposte. Altrettanto fece Versai richiamando a sua volta il proprio ambasciatore . marchese di ChoiseuL Apparentemente il richiamo eli Cordon. espo nente della massoneria franco-piemo ntese. esprimeva apprensione pe r gli ecces-

I L P IEMO
:TE E LA R IVOLUZIO , E

si rivoluzionari e accentuava la svolta filoaustriaca della politica estera saba uda . Ma il richiamo mirava soprallutto a recidere i rapporti segreti che il marchese manteneva con la cospirazione legittimista grazie alle sue amicizie altolocate e al canale della principessa di Lamballe. la dama sabauda del ramo Carignano che dal 1774 !>Oprintendeva alla casa della regina di Francia.

La rete controrivoluzionaria che Artois dirigeva da Torin o subì un primo scacco con gli arre'>ti di Aix dell"autunno 1790 e uno ancora più grave nel gennaio 1791 a Lione. Uno degli agenti di Artois riuscì tuttavia a fuggire a Torino. in tempo per fermare l'armate Ila di 400 emigrati c giovani arbtocratici piemontesi che Artois e Condé erano in procinto di condurre su Lione per sollevar l a contro la rivoluzione. Il 4 e 6 gennaio Artois e Condé partirono rispellivamente per Vene.lia e Coblenza. !"uno sperando di incontrare il nuovo imperatore, l 'altro per reclutare la progettata Annata dei principi . Tornato a Torino il 6 marzo. Artois ne partì nuovamente in estate e il 7 luglio stabi lì a Coblenza al fratello conte di Pro venza. Decisione non forzata , ma comunque accolta co n so llievo dalla corte sabauda.

Lt1 jàllita rivendica:.ione del Vicariato imperiale in Italia

Privata improvvisamente della sponda borbonica. Torino si illuse di poter mantenere il proprio ruolo regionale. e addiriuura accrescere il proprio margine di autonomia e iniziativa, non già sosti tu endo il protettorato francese con quello austriaco. bensì reinserendosi nel conte.,to i.,tituzionale del Sacro Romano Im pero proprio in funzione antiaustriaca. Sedotto dai velleitari progetti del rappresentante sabaudo in Germania. conte Montagnini di Mirabello. nel!" autunno 1789 ll auteville convinse Vittorio Amedeo a rivendicare, per la prima volta nella stor ia della l"eserciLio effettivo del vicariato imperiale d'Italia. di cui i sovrani sabaudi erano formalmente investiti sin dal 1582, ma che era daii"Eiettore Palatino. secondo il quale i feud i italiani non dipendevano dal vicariato sabaudo bensì da quello francone.

Ncll"aprilc 1790, durante l"interregno aperto dalla morte delrimperatore pe Il. Torino cercò l 'appoggio di Londra c Berlino, titolari degli ele ttorati annovcriano e brandcnburghesc, ma entrambe le risposte furono meno incoraggianti e calorose del previsto. tenuto conto clelia prcvedibilc ostilità a ustriac a. In lu g lio il marchese di Breme formalmente al collegio elettorale di Francoforte di modificare !"articolo 26 della capitolazione da sottoporsi al nuovo imperatore. per formulare in modo più esplicito il contenuto del vicariato sabaudo. La mossa si risol<,e in un vero autogol, perchè dette occasione al collegio di rie sa minare le basi giuridiche del vicaria t o sabaudo. che fu interpretato in senso rigidamente rcstrittivo da un gran numero di giuri!>ti tedeschi al soldo del Palatinato c dell'Austria. Co sì in settembre gli elctlori di Trcviri Colonia e Boemia (cioè Vicnna) si op posero alla proposta brandeburghese di inserire nella capitolazione con Leopoldo Il la modifica chiesta da Torino e alla fine ottennero l'approvazione del t es to Ancor più disastroso fu il tentativo sabaudo di creare un precedente. induce ndo la Comunità di Campofrcddo, uno degli ottanta feudi imperiali delle Langhe, a ricorrere al re di Sardegna per ottenere da lui. in qualità di Vicario pcrpewo in Italia. l"cdci decreti del Consiglio aulico disattesi dai consignori del feudo. cioè la

18 LA GUERRA DELLE ALI) I (1792 · 1796)

Repubblica di Genova e il marchese Domenico Spinola. La mossa deteriorò ulteriormente le difficili relazioni sardo -genovesi, già tese per l'eterna guerra doganale e le continue faide tra le opposte bande di malviventi e contrabbandieri che infestavano il confine fra il territorio genovese c le enclaves sabaude della Riviera di Ponente. Quando a Carosio, località di confine, si verificarono scontri tra i sudditi dei due stati. Torino giunse a concent rare truppe regolrui ad Ormea e a mobilitare le milizie di Millesimo, Mallare e Ormea e dell'intero principato di Oneglia. La Repubblica reagì a sua volta armando le milizie c concentrando truppe a Savona e Finale. La guerra. che sembrava inevitabile. fu scongiurata all'ultimo momento soltanto grazie alla mediazione personale di Lu igi XVI, sollecitata dal suo primo ministro conte di Vergennes. il quale riteneva dannosa per gli interessi della Francia. già travagliata dalla rivoluzione. un 'u lteriore crisi internazionale.

Non per questo cessarono le improvvise e contraddittorie velleità guerriere dell 'anz iano sovrano sabaudo. che Botta ridicoli zzò attribuendogli il vezzo di imitare, durante le ispezioni alle amate truppe, la celebre postura indagatrice di Federico JT. Infatti, non appena conclusi gli accordi col senato genovese. Torino cercò di inserirsi nella crisi austro-olandese relativa alle rivendicazioni imperiali sulla Schelda e si preparò ad una alleanza offensiva con la Francia. nella spe ran za che una rapida vittoria in Lombardia le fruttasse almeno r agognata annessione del principato di FinaJe a spese della Repubblica di Genova. Il re si spinse tino a far studiare dagli ingegneri i punti più convenienti per attraversare il Ticino, ma anche quest'altra crisi fu sco ngiurata in extremis dal personale intervento di Maria Antonietta.

Que sta miope e dissennata politica muscolare. gradita agli ufficiali ma controproducente sotto il profilo diplomatico. tolse la minima credibilità ali ' ultimo di sperato tentativo sabaudo di assumere una effettiva leadership degli stati italiani. Anche stavolta, come dieci anni prima. Vittorio Amedeo ricorse come propagandista al conte Galeani Napione (1748- l 830). generale delle Finanze e autore del progetto di confederazione italiana permanente, con garanzia reciproca dei rispettivi confini e dieta comune per le materie comuni, in particolare per il regolamento del commercio interno e l'espansione dei traffici marittimi verso il Levante. Napoli raccol se favorevolmente. ma soltanto a parole , senza la minima intenzione di tradurlo in concreto. Il rifiuto di Vienna. Venezia e perfino di Roma fu invece secco Genova. palese bersaglio del velleitario presenzialismo sabaudo. era stata intenzionalmente esclusa. La risposta di Firenze fu interlocutoria. ma in definitiva seppellì anch'essa la proposta torinese sotto il controprogetto di una ancor più utopica Lega armata per la comune difesa della neutralità finanziata dai Veneziani.

L'unico concreto suc cesso d i que l periodo furono le nozze del secondogenito VittOiio Emanuele duca d'Aosta ( 1759- l 824) con Maria Teresa d'Austria-Este, figlia del governatore di Milano e nipote del! 'imperatore. Un matrimonio combinato già nel marzo 1788. dopo aver brevemente valutato l'opzione parmense .

L' insicure::::.a interna

Anche la sicurezza interna dello Stato cominciava a destare preoccupazione. L'as ilo accordato agli em igrati francesi si rivelò presto un grave errore politico. Già la

L'AGGRESSIONE FRAN CESE ( 1789-92) 19

sfacciata comparsa a Torino della contessa Balbi, amante del conte di Provenza, fu un affronto sanguinoso a casa Savoia. La bigotta corte sabauda fu indignata dal comportamento fatuo e arrogante e dalle abirudini libertine degli aristocratici francesi. mentre i loro cinici e rancorosi domestici scanda li zzavano le anime pie spiattcllando vizi e nefandeZ7C dci padroni e diffondevano la propaganda rivolu.donaria nella stessa capitale, dove circolavano feroci epigrammi come Augusra Taurinonm1 re.fugium peccatorum. Ma g l i emigrati non si limitavano a scandalìz7are i moralìsti. Già nel 1790 il governatore di izza. marchese della Planargia, appariva molto preoccupato per le possibili ripercussioni interne delle continue provoca7ioni controrivoluzionarie organi nate dal settuagenario marchese dì Marignano e dal conte di Castellane.

In vari centri della Savoia. sempre più calamitata dal polo economico e culmrale lionese. le campane a festa avevano salutato la convocazione degli Stati generali francesi e l'elezione dei deputati del Delfinato. Ciò non mancò di provocare scre7i sempre pìtr gravi tra borghesi e militari. Quando un ufficiale di Aosta cavalleria colpì col frustino un avvocato di Mommelliano scoppiò un tumulto. a stento rientrato dopo l'immediato trasferimento dell'intero reggimento. Ma la rivoluzione penetrava anche nelle famiglie dei più alti ufficiali savoiardi. come quella dei Bcllegarde, legata alla loggia massonica dei Trois Mortiers. che aveva dato numerosi ufficiali agli eserciti europei, incluso il famoso conte Federico Enrico (1760-1845) futuro difensore del Tirolo ne l 1799 e feldmaresciallo austriaco. A Chambéry il bellissimo immoralista l l érault des Seychelles. coetaneo e fedelissimo di Danton fino alla gh iglìottina, spedito a raccogliere informazioni sulle propensioni democratiche dci salotti sabaudi, divenne ovviamente l'amante della bellissima sposa bambina del brigadiere Bellegarde. estasiata di scandalizzare i benpensanti con i suoi atteggiamenti femministi c libertini assieme alla sorella nubile. soprmmominata "la Simonette·· pcrchè era. a sua volta. l'amante del prete Simon.

Se a Chambéry, Nizza e Torino la borghesia emergente c una parte della stessa aristocntLia militare si lasciavano sedurre dalle idee democratiche nelle campagne la crisi economica c la carestia scatenavano tumulti e saccheggi e circolavano libelli sedizios i c agenti rivoluzionari. La propaganda francese era concentrata soprattutto in Savoia, dove nel maggio 1790 si verificò il primo LUmulto antifeudale. concluso col saccheggio del castello di Carouge, il disarmo della forza pubblica c la liberazione dei detenuti politici rinchiusi nella tetra fortcaa di M iolan<;. Un analogo episodio avvenne in giugno a Masserano, nella provincia industriale di Vercelli. dove vi furono anche tumulti contro i l malgoverno delle Opere Pie e dove il movimento democratico era animato dal tipografo e libcllista autodidatta Giovanni Antonio RanLa ( 1741-1801).

L'episodio più grave c funesto avvenne però nuovamente in Savoia. a Thonon. Qui una protesta antifiscale degenerò in aperta rivolta separatista, con lo scopo dichiarato di anneuere la Savoia alla Francia oppure alla Repubblica di Ginevra. Un appello contro "il giogo della tirannia" e le "finte carezze del Piemonte.. convocò i savoiardi alla pianura delle Marches il 15 sctlcmbrc, per il giuramento rivoluzionario. Per la prima volta la repressione si fece duri-.sima. con arresti e condanne capitali. Ma molti promotori ripararono nel Delfinato. da dove organiuarono la prima rete clandestina antisabauda. intanto, fra il giugno 1790 c il settembre 179 1 si consumavano la rivoluLione del comado venosino c l'occupa7ionc francese di Avi-

20 LA GlJf:.RRA DELLE ALI> t ( 1792 - 1796)

gnone. allarmante precedente per i domini sabaudi inclu!>i nei confini naturali'' rivendicati dalla Francia.

/)a Pillnit-:_ alla guerra contro !"Austria (27 agosto 1791 - 20 aprile 1792)

Ancora nella primavera del 1791, malgrado la crescente apprensione per il contagio sovve rsivo, nessuna corte eu ropea percepiva la fatale logica di guerra innescata dalla Rivoluzione francese. Soltanto Vienna aveva direttamente sperimentato la rivoluzione con l'insurrezione di Bruxelles. la cacciata delle truppe austriache e la proclama7ione dcll'indipcndcnta del Bel gio (11 gennaio 1790). Ma poi l'Armata del Brabante. guidata dal mare!>ciallo Johann B ender ( 1713-98) aveva schiacciato l' Armata belga di van der Mersch e restituito fiducia ncll'c!>crcito professionale e priorità ai progetti di seconda spartizione della Polonia. L' In ghilterra immunizzata dall'esperienza della propria pa!>sata rivoluzione costituzionale. si raHegrava addirittura che l'anarchia interna avesse neutralizzato la presenza int ernaz iona le della Francia c inte ndeva fme del suo meglio per tradurla in un permanente declassamento della Poten?a a ntagonista.

Lo stesso imperatore Leopoldo II. fratello della regina di Francia, era convinto che la situazione si sarebbe naturalmente risolta in modo pacifico una volta che l'augusto cognato fosse <>tato mc!>so al sicuro sotto la protezione della guarnigione au'>triaca del Belgio. ei primi mesi del 179 l circolò anche a Torino la voce che l'imperatore aveva offerto al re di Francia l'intervento delle truppe imperiali in Alsazia c nella ChaJnpagne. in contemporanea con un 'offensiva di 15.000 bernesi su Lione e di 15.000 piemontesi su Grénoblc. Tuttavia soltanto il 2 c 6 luglio. dopo il fallimento della fuga di Varcnncs (20 giugno). Leopoldo prese per una dichiarazione co ng iunta dei sov rani europei in difesa della libertà e dell'onore del Crist ianissimo. Napoli e Madrid. geograficamente le più lontan e, furono le uniche corti ad aderire con entusiasmo. La Prussia pose come condizione che il proprio contingente fosse interamente a carico degli alleati. L'Inghilterra dichiarò di non volersi intromettcre negli affari interni francesi. La Russia cercò di spingere Au•>tria e Prussia a impegnarsi contro la Francia al solo copo dì ìndebolirle sulla questione polacca e balcanica. Il Piemonte subordinò la propria <Vione alla risposta degli stati interpellati e attenuò l"ottimismo di Leopoldo II su lla possibilità di pronunciamcnti monarchici in Provenza e Delfinato sostenendo al contrario che quelle province erano "più furiose delle altre". Inoltre chiese l'invio di un corpo di truppe in caso di minaccia al proprio territorio e di un alto ufficiale di co ll egamento austriaco, indicando l a propria preferenza per il genera le Giuseppe Ferraris ( 1726 - 1814) un oriundo genovese che si era illustrato nella guerra dei Sette anni c aveva un fratello tenente generale nell'Armata smda.

Di fronte a queste risposte, Leopoldo Il dovette infine accontentarsi dì una semplice dichiarazione congiunta austro-prussiana. firmata a Pillnit7 il 27 agosto. che impegnava le due potente a difendere con le armi l'integrità territoriale delrimpero. Bcnchè i toni fossero in realtà la dichiarationc s ubordinava ogni concreta initiativa militare al consenso di tutte le potenze europee. clausola che la privava di ogni efficacia pratica l'opposizione inglese nonchè le riserve formulate dalla stessa Prussia.

L"AGGRESSIO>.E FRANCF-SE ( 1789 92! 21

Anche tra i rivoluzionari i bellicisti erano minoranza. Soltanto i girondini puntavano sulla guerra. convinti che solo esportandola in tutta Europa la Rivoluzione avrebbe potuto trionfare !>Ui suoi nemici interni. Ma i girondini univano al bellici<>mo intemazionalista la vecchia tesi geopolitica delle ··frontiere naturali .. e il nuovo principio dell"'unità della nazione francese·'. rivendicando il Belgio. la sponda sinistra del Reno, il Nizzardo e la Savoia. c·era inoltre un recondito calcolo finanziario, perchè la guerra avrebbe consentito di congelare i debiti dello Stato e di ridurli mediante la svaluta;;ione.

Al contrario Robcsp ierre (1758-94) temeva che la guerra avrebbe sconfitto la Rivoluzione. avviando la Francia una dittatura militare. Proprio per questo, però, la volevano i monarchici. E alla fine. spaventa t a dal fallimento del colpo di stato di Lafayette (1757-1834) e sobillata dagli emigrati. anche la corte scebc la politica del tanto peggio tanto meglio. come la regina, capofila dell'optione militare. scrisse al suo devoto Fersen (1755-1810) il25 novembre 1791. Il3 dicembre Luigi

XVT scrisse segretame nte a l re di Pru ssia ( 1744-97) invocando l'intervento dei <;0vrani d·Europa per fermare i faLiosi. ristabilire l" ordine e arrestare il contagio rivoluzionario.

Tn realtà fu proprio la fazione monarchica a concordare segretamente il casus belli con il nemico c a montarlo abi lm ente di fronte ali' Assemblea legislativa. Ad innescare la miccia pr ovvide. il IO dicembre. il rifiuto dcii" imperatore di riconoscere le annessioni dei feudi principeschi effettuat e in Alsazia e Lorena. Seguirono il l 4. di fronte ali' Assemblea. l'ultimatum del re contro r arcivescovo -elettore di Trcviri reo di offrire ricette agli emigrati c un discorso del ministro della guerra Narbonnc ( J7551813) in !>Ostegno de li 'intervento armato. La mossa successiva fu la scontata nota del 21 dicembre in cui l'imperatore dichiara va che avrebbe difeso Treviri in base alla dichiarazione di Pillnitz.

La risposta dcii" Assemblea furono il decreto sui battag li oni volon t ari. un c redito di guerra di 20 milioni e la crea1ionc di 3 Armate (del Nord. del Centro e del Reno) forti di 120.000 uomini, contro 138.000 austro -pru !.siani. Ma a questo punto fu J acques-Pierre Brissot ( 1754-93). capo della fa7ione girondina, a prendere la guida della politica bellicista. con obiettivi diametralmente opposti a quelli della Corte. Nella seduta del l 7 gennaio 1792 fu lui a perorare la guerra. Il 25. mentre Charles Mauricc Talleyrand-Périgord ( 1754-1838) giungeva a Londra per tentare una riconci li azione con I"Inghilterra. l'Assemblea rivolse un ultimatum ali" imperatore.

La conven7ione miJjtare del 7 febbraio regoli> lo smembramento della Polonia c. secondariamente. r intervento congiunto contro la Francia. Era un accordo bilaterale che non fu neppure notificato al re di Sardegna. il quale di conseguenza si ritenne sciolto da ogni impegno. Informò tuttavia il suo inviato straordinario a Vicnna, marchese di Breme. di aver dato ordine di predisporre un eventuale passaggio dalla difensiva al l 'offensiva in caso di una comune iniziativa europea.

Del resto il l o marzo Lcopoldo Il morì e gli succedette il figlio Francesco ll ( 17681835). Il 7 marzo il duca di Brunswick (l 735-1806) fu designato al comando delle due armate coalizzate . Il l 5 mar..w un ministero .. girondino'·. con Jean - Marie Roland ( 1734-93) agli Interni e il generale Dumouriez ( 1739-1823) agli Esteri. sostituì il precedente accusato di tradimento. Il 20 aprile la Francia dichiarò guerra al ·'re di Boemia c Ungheria". lasciando gli stati tedeschi fuori dal conOitto. Nove giorni più tardi

22 LA GUERRA DrLLEALPI ( 1792 - 1796)

l'Armata del Nord era disfatta e gli austriaci dilagavano in Belgio. mentre i reggimenti tedeschi passava110 al nemico.

La minaccia di guerra conrro il Piemonte (marzo-maggio 1792)

L o scoppio della guerra franco-ausu·iaca non coinvolgeva automaticamente I'Ttalia. Malgrado il rafforzamento delle relazioni austro - sarde e le rivendicazioni francesi su Nizzardo e Savoia, né l'imperatore né il ministero girondino intendevano aggiungere un fronte italiano a quello germanico. Certamente la rottura dell'asse franco-austriaco minava la neutralità italiana, ma entrambi i contendent i avevano forze e obiettivi limitati (rispettivamente la restaurazione della monarchia e la conquista delle frontiere naturali) che entrambi confidavano di poter raggiungere rapidamente e conso li dare con una stabile pace. Infatti lo stato di guerra non interruppe il fiorente conunercio franco-austriaco: ancora nell'agosto 1792 l'Austria continuava a fornire attraverso la Svizzera e in cambio di buoi, il rame dei Carpazi utilizzato dai 5 nuovi stabilimenti d 'a rtiglieria istituiti dall'Assemblea.

Questa situazione accresceva però i rischi e l 'isolamento del Regno di Sardegna, dividendolo in due zone a sicurezza differenziata, quella transaJpina, minacciata dal programma espansionistico del governo girondino, e quella subalpina. protetta dall' irril evanza strategica della Penisola ma espost a comunque al contagio rivoluzionario. Nessuna potenza, tranne l'Inghilterra che restava però neutrale. aveva interesse a difendere la sovranità sarda su Nizza e Savoia. La loro annessione alla Francia avrebbe addirittura favorito i disegni di Yienna, trasformando il Piemonte in un protettorato austriaco. Quanto alle altre Potenze italiane, non potevano rischiare ritorsioni francesi per sostenere gli interessi di Torino. Alla sua richiesta di aiuti, Roma rispose con brutale franchezza di ritenere improbabile un'invasione deirltaJia e che non avrebbe considerato come violazione della neutralità itali ana un attacco francese Lim itato ai territori transalpini.

Il consiglio di stato del IO marzo 1792 approvò il rinforzo dei presidi sardi in Savoia e nel Nizzardo. deciso esclusivamente per ragioni di sicurezza interna. Ma Hérault des SeycheJles si presentò a Torino accusando la corte di vo lere la guerra. Appena formato il ministero girondino, il nuovo ministro degli esteri generale Dumouriez ufficializzò la reazione francese ordinando all'incaricato d'affari a Torino, de Lalande, di chiedere ad Hauteville spiegazioni per asseriti movimenti di truppe sarde a l confine e di dichiarare le intenzioni de l re di Sardegna, in modo che ' ' la naz ione non dovesse restare incerta sul numero dei suoi nemici'·. La risposta sarda fu ambigua 11 governo dichiarò che lo scopo dei movimenti era di rafforzare la sicu rezza interna, aggiungendo però che il re era padrone di fare quel che voleva in casa propria. E sottolineò che le autorità locali manifestavano la loro buona volontà tollerando perfino gesti sovversivi come l'esibizione di coccarde tricolori da parte dei cittadini francesi che quotidianamente varcavano la frontiera per recarsi neg li empori savoiardi di Saint Genis, Les Echelles, Seysscl e Pont Beauvoisis. Il re aggiunse personali proteste di amicizia in una lettera a Luigi XVI. Intanto però incaricò il marchese di Breme di negoziare un'alleanza con il primo ministro Kaunitz.

Due settimane dopo alla vigilia della dichiarazione di guerra, Dumouriez volle cost rin gere Tori no a scoprire le carte offrendole un·alleanza offensiva contro l' Au -

L'AGGRESSIONE FRANCESE ( 1789-92) 23

s tria, con la proposta di cedere le province transalpine alla Francia in cambio della Lombardia. Que s ta offerta dal s inistro tono ultimativo. fu accompagnata da un gesto che a Torino apparve provocatorio: infatti Dumourie z. senza chiedere il preventivo gradime nto del governo sardo, incaricò l'ambasciatore a Genova marchese di Sémonville ( 1759-1839) di recarsi a Torino . Ma il governo sardo. in base alle informative ric evute dal proprio residente a Genova. conte Nomis de Cossi la. riten eva che Sémonville fosse in realtà incaricato dcll'agita7ione rivoluzionaria in Piemonte. Senta contare che anche la polizia .,arda aveva confermato i sosperti sul marchese. accusa ndolo formalmente di aver so billato un ammutinamento veri ficatosi poco prima nella guarnigione di Torino. Vittorio Amedeo prese personalmente la rischiosa decisione di reagire alla provoca7ione, ritenendola un'ottima occasione per poter rinforzare la Savoia senza suscitare altri allarmi cd evitare ogni responsabi lità morale in caso di guerra. l l 19 aprile il marchese Solaro. governa t ore di Alessandria. trattenne Sémonville impedendogli, sia pure con pretesti cortesi, di rag gi ungere Torino, benchè il marchese si fosse dichiarato lat ore dell'offerta francese della corona d'Italia. Ri entrato a Genova. Sémonville scrisse subito un durissimo rapporto al suo governo. accusando quello sardo di aver arrecato offesa all'onore della Francia c violato l'immunità diplomatica.

Intanto a Vienna l'inviato straordinario sardo, marchese di Breme. cercava di ottenere dal primo mini stro Kaunitz un formale trattato di allean7a. 11 nuovo imperatore Francesco H deluse però le aspettative del re di Sardegna. Il 24 aprile lo invitò ad aderire al "nuovo concerto da &tabilirsi fra le principali potenze". infonnandolo però di non poter distoghere truppe dal fronte germanico c di potergli eventualmente concedere . in caso di attacco. soltanto gli 8.000 uomini di presidio in Lombardia. Quel contri but o poco più che simbolico testimoniava l'intenzione austriaca di scaricare sul Piemonte la difesa avanzata della pianura Padana. come era avvenuto nel 1742: c anche stavo lta senza alcuna contropartita politica e sen;.a neppure un chiaro impegno strategico. Pertanto. pur aderendo in linea di massima al '·nuovo concerto". il re evitò a sua volta di assumere precisi impegni di carallere strateg ico.

In altri tempi un tal e atteggiamento austriaco avrebbe risospinto Torino verso la Francia: ma l'inedita dimensione ideologica del contenzioso franco-sardo tendeva ad irrigidire le positioni rendendo più difficile l'a ccordo. Spiegazioni e note diplomatiche non bastarono ad ammorbidire la pregiudit.iale sarda contro Sérnonville. Così il 26 Dumouriez accusò Vittorio Amedeo di aver violato il dirillo internazionale e il 3 maggio Lalande lasciò Torino se nza prendere co ngedo dal re.

Altra grave provocatione venne dall'Assemblea nationale. che in aprile autorizzò l a formazione, a Grénoble. della Legi one degli Allobrogi, propagandata dal medico Doppet. comandata dal giovane Louis Charles Desaix ( 1768 - 1800 ) e composta di esuli savoiardi e piemontesi c di abitanti del Delfinato c dell'Ain. Agenti francesi te ntarono. senza riuscirei. di con·ompere il fedele sergente capo lcva Carre!. che si illustrò poi combauendo a Tolonc c Mondovì. promettendogli il grado di capitano per consegnare alla Legione le reclute del Reggimento Savoia. l n maggio la Le gione concorse a formare. assieme a 50 battaglioni di volontari. la nu ova Armata del Mezz ogiorno. forte di 23.000 reclute inesperte al comando del generale Montesquiou ( 173998) . In luglio nel porto di Tolonc cominciò l'alle s timento di 18 navi da g uerra .

I ntanto la stampa francese moltiplicava gli attacchi contro il regime sabaudo e

24 LA (ilJERRA DI-.I . LE ALPI ( 1792-1 796)

presentava sono una luce rivoluzionaria gli incidenti provocati a Torino dagli studenti universitari. insorti contro l'arresto illegale di un loro collega accusato di aver calunniato una donna di malaffare protetta dalla polizia. l comandanti del presidio. marchesi del Borgo e di Rondon. avevano aggravato il caso ordinando una carica di cavalleria in piazza Castello. Gli studenti, rinforzati dagli a ll ievi dei collegi dci Nobili e delle Province . reagirono asserraglia ndosi nell'università e, pe rduta la testa. la truppa fece fuoco contro una manifestazione di artigiani c bottegai indetta proprio per protestare contro le provocazioni goliardiche, con un bi lancio di 3 morti c vari feriti. Accorso da Moncalieri. il re fu acclamato dagli studenti e per calmarli si rassegnò a destituire il funzionario di politia responsabile dell'arresto.

l preparativi militari

In giugno il re convocò in consiglio di guerra i principi del sangue. i ministri Hautcville c Cravanzana, i governatori della città c della cittadella di Torino, cava l iere di Sa l mo u r e marchese di Cirié, e i pr incipa l i generali. sottoponendo alloro parere il progetto di invadere il Delfinato con 20.000 uomini. 11 piano prevedeva dj prendere rort Barraux mediante tradimento o bombardamento e poi di marciare su Grénoble e Lione, centri mercantili che. seco ndo il progeno. si sa rebbero arresi per evitare i danni del bombardamento c del sacc heggio.

Si opposero fermamente c;ia Hautcville che il generale Carlo Francesco Thaon di Revcl e di Saint-And ré ( 1725-1807) i quali consigliarono invece di assumere una -;trcua difensiva e di sollecitare ingenti aiuti austriaci. Toccò al maggior generale, il famoso scrittore militare Asinari di Bernezzo detto "il marchese di Brézé predisporre il piano di concentramento delle truppe alla frontiera. ripartcndole in tre corpi (Savoia, Susa e Nizza) al comando nomina le dei duchi d'Aosta, del Monferrato e de l Chiablese e a quello cffcllivo dc i generali Giovanni Battista Lazzary, savoiardo. di Sant'Andrea. nizzardo e Luigi Eugenio de Courten. il primo settuagenario c il terzo addirittura ultraolluagenario. Il piano prevedeva inoltre di rafforzare i presidi di Oneglia e Sardegna, la copertura dei valichi alpini e il controllo dell'ordine interno.

In confronto alle improvv isa te forze francesi. quelle sarde non erano trascurabili. el 1 izzardo erano <,tan;iati circa 9.000 uomini (7.900 fanti. 600 cavalli e 600 cannonieri) con 100 pezzi da forteaa e 8 da campagna. Altri 12.000 difendevano la Savoia (10.329 fanti, 1.200 cavalieri e 16 pezzi da campagna). 11 Corpo del Nizzardo era costituito da:

R battaglioni d'ordinanza: J o Piemonte, 2° Saluzzo. l o c 2° La Regina. l o e 2° Lombardia. l o vallesano de Courtcn. l o grig ione Christ

4 battaglioni provinciali: l 0 e 2° ina. l o e 2° Mondovi

• 2 compagnie provinciali: 4° Accampamenti

3 ( l dragoni di Piemonte. 2° e 3° Aosta cavalleria)

2 compagnie d'artiglieria c cannonieri ausiliari

l compagnia invalidi

2 battaglioni di marina (Equ ipa ggi c Granatieri delle Fre gate)

FRANCESE ( 1789·92) 25

Il Corpo della Savoia contava invece:

12 battaglioni d'ordinan;a: l 0 Guardie. 2° Savoia, 1° e 2° Monferrato. l o e 2° Aosta. l o e 2 ° La Marina. l 0 c 2° bernesi Rockmondet. l o c 2° Sardegna

2 battaglioni provinciali scelti: ) 0 c 3° Accampamenti

7 battag lioni provinciali: l o c 2° Genevcse. ) 0 c 2° Moriana. l o c 2° 2° Casale

l battaglione truppe leggere (a Manhey. con la Sa compagnia cacciatori a Molenes )

6 sq uadroni: l o c 3 ° Dra go ni della Regina, Regg imento Cavalleggeri del Re l compagnia d'artiglieria.

Ma le fortificai' ioni apprestate prima in Savoia e poi nel Nizzardo dal conte Pinto. colonnello della Legione Accampamenti, un ufficiale già al servizio prussiano e figlio del defunto comandante degli ingegneri sardi. furono duramente criticate da due generali. uno ninardo e l'altro savoiardo. c he ru.piravano a sostituire dc Courten e Lazzary. In particolare Sant'Andrea. che conosceva bene il f ronte del Varo per essere nato a Nizza e avervi combanuto durante la guerra di !)Ucccs-,ione austriaca, il 7 giugno scrisse al re che vari trinceramenti e posti erano mal dislocati e che Pinto aveva trasc urato di guarnire l'Aspromonte. il punto più importante per la difesa di Nizza e le comunicazioni con I'Escarène, come pure Montalbano. gagliardamente difeso nell'assedio de l 1744, e Villafranca, perno della difesa costiera. Il generale concludeva che ··se tutto quello che si faceva era per un fine politico. si poteva fare diversamente e con molto minore spesa". li rapporto di Sant'Andrea fece impressione, ma de Courten si accontentò di allungare la linea difensiva fino all'Aspromonte, di rinforzare il castello di Villafranca e il forte di Montalbano c di autorizzare la formazione di corpi volontari nizzardi (ma suscitò malcontento c rimostranze scegliendo gli ufficiali fra le famiglie dell'alta società che l'avevano accolto con feste e ricevimenti. benchè molti di costoro si atteggiassero a simpatizzanti della rivoluzione). In realtà il dispo!>itivo del NiZLardo era troppo ampio: de Courten aveva disperso eccessivamente le forze. tnnto da averne sottomano meno di un terLo, forse 2.500 uomini.

ln luglio seguì un rapporto del savoiardo marchese di Cordon. l'ex-ambasciatore a Parigi, che grazie al suo grado militare (maggior genera le) aveva ottenuto di aflìancare Laaary. nei confronti del quale nutriva forte animosità. I n toni assai aspri. Cordon gli rimproverava di aver adottato un debole schieramento a cordone con aliquote al Ccnisio e nel Chiablcsc fino allago di Ginevra. c di non aver provveduto a fortificare Mommeliano e Conflans (Aibertville). In realtà Lauary aveva suddiviso le forze in tre aliquote: una a Seysscl per coprire Annécy c Rumilly. una a Lcs Echelles per coprire Chambéry e la tcr7a all' Asprémont di fronte alla base francese di Fort Barraux, da dove si potevano imboccare entrambe le va ll ate di Moriana e Tarantasia. Pinto aveva fortificato l' Asprémont con un semicerchio di ridotte (al ture della Rocchetta, Sant'Hélène, La Chavannc. Mommeliano, Francio, Torre Bcllegarde, castello delle Marchese colle di Sant'Andrea). Lo spatio antistante le trincee doveva essere protetto da uno sbarramento di artiglieria, direrto dal maggiore Debuttet, con tiri incrociati dal castello delle Marchese dalle Albins dc Mians.

Crcsceya intanto il fermento al confine sardo. Il 7 giugno, a Nina, 7 vescovi c 238 preti emigrati fecero una solenne processione. Seguirono il 26 solenni festeggiamenti per il ge netliaco del re. li 4 luglio. al posto di San Lorenzo. i volonta ri francesi insultarono e presero a fucilate i dragoni piemontes i che pattugliavano la sinistra del

26 LA GUERRA DELLE ALPI ( 1792- 1796)

Varo e che si ritirarono obbedendo alfordine di non rispondere alle provocazioni. A Marsiglia si vendeva una stam pa raffigurante la presa di Nizza e il massacro degli ab itanti , mentre le truppe francesi moltiplicavano g li sconfinamenti e i sacc heggi . In Savoia la propaganda rivoluzionaria cercava invece di accattivarsi i soldati d'ordinanza sardi. Un volantino francese li invitava a disertare mescolando, in un italiano approssimativo. la promessa di paghe migliori (80 li re i fanti, 120 i cavalieri) con le minacce di stenniruo e gli appelli rivoluzionari alla comune lotta contro aristocratici e tiranni .

Il negoziato militare con Vienna e Napoli

Tuttavia i rovesci militari subiti sul fronte settentrionale convinsero Dumouriez a soprassedere all'invasione della Savoia e riprendere il negoziato in modo ufficioso. tramite l'intermediario Audibert Caille. Il relativo successo di questo nego z iato influì però negativamente su quello para ll elo in corso con Vienna. Sospettando segrete intese franco-sarde, i l 16 giugno l'imperatore rifiutò nuovamente di assumere impegni precisi. limitandosi a vaghe promesse di concorrere alla difesa dei so li territori subalpini con le sole truppe di stanza in Lombardia.

La freddezza austriaca condizionò anche il piano faticosamente concordato a Napoli tra il ministro Acton e l'inviato sardo a Napoli, conte di Castelalfero, per spedire in Lombardia un contingente napoletano di 6.000 fanti, 900 cavalli e 24 pezzi al comando di de Gambs allo sco po di poter impiegare la guarnigione austriaca in soccorso del Piemonte. Per non fornire alla Francia un casus belli il piano prevedeva però di tenere 4.000 uomini nello Stato dei Presidi (sotto sovranità napoletana) e di qualificare gli altri 2.000 come truppe mercenarie ingaggiate dali ' Austria per garantire la neutralità del Granducato. In luglio, dopo l"approvaz ione imperiale, i reggimenti prescelti furono mobilitati, ma ai primi di agosto la partenza fu sospesa. Ferdinando IV, suggestionato dalle apprensioni di Maria Carolina, dagli ammonimenti del fratello Carlo IV di Spagna e dai preparativi navali francesi, temeva infatti che sg uarnire Napoli potesse accrescere i l risch i o di un int ervento f rancese e/o di una insurrezione giacobina.

La direttiva strategica sarda (9

Intanto, fa lli ti i tentativi controrivoluzionari di Lafayette. l' 11 luglio l'Assemblea aveva decretato l'e mergenza nazionale (la patrie en danger). Il25 un proclama di Brunswick minacciò i parigini di spietate rappresaglie qualora si fosse verificato il minimo attentato contro i Reali di Francia. Propenso all'intervento e all'offensiva, il 9 agosto Vittorio Amedeo ascoltò, alla presenza dei principi reali, il parere dello speciale "congresso di generali" composto dal marchese di Cirié, dai cavalieri di Salmour e de Courten e dai conti di Sant'Andrea e di Robilant. Il responso fu che in mancanza di consistenti rinforzi austriaci il re non poteva assumere l'impegno di sferrare un 'offensiva. I generali gli consigliavano perciò di tenersi "sur une défensive imposante vis-à-vis des Français, mais avec la liberté d'opérer activemenr". secon -

L" AGGRESS I ONE FRANCESE (1789-92) 27

do le circol>tanze e in propor tione delle forze c dei mcai disponibili. Il re approvò questa compromissoria e troppo generica direlliva strategica, ordi nando la mobilitazione dei tre Corpi di Savoia. Alpi e Nizza. ma ordinò al tempo stesso di non rispondere alle continue provocazioni dei soldati francesi.

La conven:ione di Milano del 22 seffembre 1792

Il IO agosto il popolo di Parigi invase il palazzo delle Tuilcrics mal>sacrando la fedele Guardia svinera e reclamando la decadenza del re. che il 13 fu rinchiuso al Tempio. Fallito un ultimo tentativo di marciare su Parigi con l'armata di Strasburgo, il 19 agosto Lafayette si arrese agli austriaci e Dum ouriez assunse il comando dell' Armata del Nord. Lo stesso giorno, rinforzato dall'armata dei principi e degli emig rati. Brunswic k varcò la frontiera de l Reno e la Conven z ione delibe rò la g uerra co ntro i l Piem onte.

Proprio in quel momento a Torino prevaleva un 'atmosfera più distesa. Le dichiarazioni del ministro della guerra francese. generale Scrvant. sulla concentrazione delle forze per la difesa del Nord -Est. venivano interpretate come la prova che la Francia non intendeva aprire nuovi fronti. A Chambéry un sedicente emigrato francese c sed icente oriundo irlande se provvedeva a tranquilli zza re sia l 'ones to e benevolo governatore della Savoia Perrone. quanto il violento e detestato comandan te della città. cavalier di Collegno.

Dal Varo giungevano notizie contrastanti. Il 27 agosto un esploratore sardo. l 'avvocato nizzardo Cristini. segnalava che il campo francese era del tutto tranquillo. ma H au te villc scriveva a Cossila che le ultime noti7ie da Nizza davano a temere un prossimo attacco da terra e da mare. ln falli ai primi di settembre Montesqui ou ordinò alla divisione di Pro vcnLa di prendere le posizioni d'attacco e quasi tutte le truppe sarde avanzarono in osservazione verso il Varo. Alla Turbie si accampò anche un corpo volontario di 200 nobili e borg he s i nizzardi armati a proprie spese.

Il 2 settembre Verdun si arrese ai prussiani. mentre a Parigi. Versailles. Lione. Orléans e Reims 1.200 pri gionieri realisti furono massacrati dai sanculo tti. Tra cos to ro anche la prin c ipessa di Lamballe. la cui testa issata su lla picca fu mostrata alla regina attraverso la lìnestra della sua prigione. Il 15 Dum ouriez ordinò la ritirata dalle Argonne, ma il 20 l'armata prussiana fu banuta a Valmy, a fronte rovesciato. dal tiro incro ciato della potente artig li er ia francese. TI 21 la Convenzione nazionale proclamò la Repubblica.

Questi ultimi eventi non erano ancora noti in Italia quando, il 22 sette mbre a Milano , il maggior gene rale Asinari di Berneno e il Commissario imperiale barone Stein sonoscrissero finalmente la dettagliata conven1ione militare austro - sarda. siglata anche dai commissari di guerra Cerini c Spech.

L'Austria si impegnava a fornire un corpo ausi liari o di 9.000 uomini (7 battaglioni, 4 squadroni di cavalleria leggera. 22 pezzi e 1.000 irregolari) a totale carico. però, del Regno di Sardegna, cui incombevano gli oneri re lativi all"'alta pa ga". ai viveri da ca mpagna, ai serv izi di intendenza c ai premi per la consegna di disertori (fissati nella misura di 52 lire ciascuno). Per le truppe austriache era prevista una eventuale integrazione rispetto alla razione piemontese qualora quest'ultima sta ta consi -

28 LA GUERRA DI:LLEAI Pl ( 1792- 1796 1

derata insufficiente , con facoltà dei comandanti austriaci di richiedere il controvalore in moneta. Fatti salvi quelli già avvenuti, erano vietati nuovi arruolamenti di sudditi s ardi nel contingente austriaco e di sudditi austriaci nelle truppe sa rde , con l'impegno reciproco a riconsegnare i disertori all'esercito di provenienza. Altre minuziose disposizioni di scipl inavano lo scambio dei prigionieri e la ripartizione del bottino.

L'OFFENSIVA FRANCESE

La mancata difesa della Savoia (21-30 se ll emb re)

Mentre a Milano si firmava la convenzione austro-sarda. La Savoia era già virtualmente perduta. Alcuni giorni prima Montesquiou si era messo in marcia con gli 8.000 volontari raccolti al campo di Cessieux per raggiungerne altrettettanti già in linea a Fort Barraux. Per ingannare i sardi sulla vera direttrice d 'attacco, Montesquiou aveva avviato l'avanguardia comandata dal generale corso Raffaele Casabianca ( 1738-1825) in direzione delle Echelles, come se avesse l'inten zio ne di marciare su Chambéry. Poi, resosi conto che le ridotte sarde del!' Asprémont erano quasi ultimate e che si s tavano piazzando le artiglierie, il 21 settembre Monte sq uiou firmò un proclama ai '·fratell i savo iardi" in cui prometteva '·guerra ai castelli e pace alle ca panne" e ordinò al maresciaJJo di campo Laroque di risalire l' lsère con 12 battaglioni granatieri, 12 picchetti, 400 cacciatori a piedi e 200 dragoni. A notte Laroque si attestò a Chapareillan e all'alba gelida e piovosa del 22 giunse davanti alle ridotte avanzate di Asprémont e Mians difese da 800 uomini ( l 0 Guardie e 2° Savoia).

Avvertito il movimento nemico, alle 5 del mattino iJ capoposto e il comandante della compagnia delle Guardie che guarniva il castello delle Marches, capitani Chiabrera e Vuillet d'Yenne, chiesero al comando di Mommeliano il permesso di aprire il fuoco con i 6 pezzi del castello. Lazzary rispose di non essere autorizzato ad aprire il fuoco per primo e che al momento opportuno avrebbe dato egli stesso l'ordine, poi, per evitare ulteriori discussiorù. si ritirò nel suo alloggio e vi si chiuse a chiave. Invano i due ufficiali scong iurarono Cordon di autorizzarli in vece del superiore. Due ore dopo i francesi presero le ridotte all'arma bianca e s ubito le distrussero . Chiabrera si ritirò al ponte di legno sull' lsère per proteggere la ritirata della fanteria dislocata sulla sponda destra del fiume.

Tu ttavia, all'avvicinarsi del nemico, il capitano prese la decisione di rompere metà del ponte nel senso della lunghezza, in modo da consentire il tran si to della retroguardia sarda ma non quello dei cannoni francesi Rimasero però sull'altra sponda un delle forze, 5 battaglioni (l o Guardie , 2° Savoia, Rockm o ndet, Mariana, Genevese) più la compagnia leggera e tutti gli squadroni.

Costoro riuscirono ugualmente a sganciarsi e a risalire la destra deii'T sè re fino a Conflans , ma ciò convinse Lazza ry ad abbandonare Mommeliano e a rag g iung e re la sua retroguardia per poter far massa contro il nemico incalzante. Il 22 Montesquiou avanzò il quartier generale alle Marches. Qui una delegazione andò ad offrirgli le ch ia vi di Chambéry, dove il generale entrò il 24 accolto come un libe ratore. La posizio ne di Conflans era buona ma non predisposta e Lazzary, convintosi di non potervi

OPERA 29

per mancanza di artiglierie c vettovaglie. ordinò la ritirata generale ai passi alpini, guidando egli stesso la colonna principale per la Tarantasia e affidando quella di Moriana al settuagenario barone Pio Chino ( 1722-95) un abile generale veterano dell' Assietta.

l francesi si gettarono all'i nseguime nto , anch'essi divisi in due colonne: Casabianca. con 7.000 uomini, verso la Tarantasia. il generale Ro ssi. con 2 brigate di fanteria e l di cavalleria e 20 cannoni, sulla Moriana. A Bourg Saint Maurice la resistenza del Reggimento Acqui e i cannoni del capitano Sasso lino (Bozzo lino ?) consentirono a Lazzary di guadagnare qualche ora di vantaggio su Casabianca e di recuperare il battaglione degli Accampamenti del ca' aliere di Bellegarde, ripiegato da P ont Bcauvo isis. Momesquiou entrò a Mouti ers il 28 settembre, anche qui ossequiato dalle autorità cittadine. Il l o ottobre. senLa aver combartuto e con l a cavalleria rimasta quasi tutta appiedata. la colonna di Tarantasia si attestò al Piccolo San Bernardo. Subito dopo Lazzary tornò a Torino, lasciando il comando al marchese Roberto Girolamo Alfieri di Sostegno.

Anche in Moriana Chino guadagnò un ceno vantaggio su Rossi, rallentato dalla piena autunnale dell'lsère. Solo ad Albigny, sop ra Aigucbelle, i francesi presero co ntatto con la retroguardia sarda, formata dai Reggimenti La Marina e Sardegna. Quest ' ultimo, gettato nel panico da notit.ie allarmistiche, si sbandò fuggendo vilmente fino alla Chambre (i tre ufficiali s uperiori furono degradati, tuttavia il colonnello Magliano. dopo aver servito come semplice granatiere fu reintegrato nel grado). La Marina raggiunse invece in buon ordine San Giovanni di Moriana c poi il Moncenisio, dove Chino imbastì una linea di re s iste nza trincerando 5 battaglioni alla Ramassa ( l 0 Marina). all'Ospizio (2° Marina). alla Posta dci cavalli (Casale) e alla Gran Croce (Sardegna), sostenuto sul versante piemontese dal R eggimento Asti, accorso di rincalzo da Susa. A cose fatte arrivò Cordon a rilevare il comando di settore.

Più a Nord. l'avanzata francese nel Gencvese e Faucigny tagliò fuori i 3 battaglioni che a Carouge e Tbonon presidiavano il Chiablesc. Le autorità vallesane concessero il transito al la Sa compagnia leggera c al batt ag lione bernesc Roc kmond et ma non ai 2 provinciali di Moriana. che già consideravano sudditi francesi. Al loro colonnello Chevron de Villette non restò allora che rispedirli a casa, con l'ordine di radunarsi a Susa il l 0 gennaio.

Il bottino francese fu di IO cannoni. mille fucili, 3.000 sacchi di grano. ingenti quantità di munizioni e materiali da guerra e quasi tutti gli equipaggi degli ufficiali. Quel l i del l 0 Guardie furono g li uruci a rifiutare l'indennizzo accordato dal re.

La ritirata dal e l'arroccamenro a Saorgio (24-30 settembre)

Mentre Montesquiou occupava la Savoia. a ltri 6.000 francesi investivano il Nizzardo al comando del generale Jacqu cs d'Ansclme ( 1740-1812). La divisione terrestre. basata ad Antibes e Cagnes . era appoggiata dalla divisione navale del giovane comrammiraglio Laurcnt Truguet ( 1762-1837), già distintosi nella guerra di indipendenza americana.

Mal consigliato dal suo apprensi\'O capo di stato maggiore. conte Pinto. De Courten riteneva di non poter soste nere un attacco combinato da terra e dal mare. Dopo

30 LA GUERRA DELLE All'l ( 1791 - 1796)

aver fatto approvare le sue valutazioni da un consiglio di guerra inusualmente allargato ai maggiorenti di Nizza, aveva chiesto e ottenuto da Torino l 'autorizzazione ad abbandonare la contea qualora risultasse assolutamente imposs ibil e difender la.

1124 settembre l'intendente generale della Contea, Crist iani spedì la cassa pubblica al sicuro nel forte di Saorgio. Il giorno seguente 9 vasce lli comparvero nella rada di Nizza. Mentre i cannonieri correvano ai pezzi, la fazione giacobina abbozzò un tumulto gridando "à La poteme". ma fu dispersa dalle milizie legittimiste. A causa del forte vento le navi dovettero prendere il largo, ma il giorno seguente ricomparvero schierandosi a mezzo tiro di cannone dalla città. Una scia lupp a dell'ammiraglia Tonnant sbarcò un parlamentare, con l'intimazione di rilasciare il console francese, arrestato per ritorsione contro l'analogo trattamento fatto al console sardo a Marsiglia. ln assenza di de Courten, che si trovava in ricognizione lungo il corso superiore del Varo. e del marchese della Planargia, a Torino per riferire della situazione politica, il parlamentare fu ricevuto cortesemente dall'irlandese O'Brennan. che faceva le veci del governatore.

Frattanto Anselme iniziò il passaggio del Varo. Ma un improvviso ingrossamento del fiume bloccò sulla sponda francese metà delle sue forte. De Courten avrebbe potuto approfittarne per tentare un attacco contro la debole avanguardia nemica. Ma le sue vedette. scan1biando per tì ancesi i 2 squadroni di dragoni di Sua Maestà che sorvegliavano la sinislra del Varo, gli riferirono che il nemico era già o ltre il fiume. proprio mentre da Nizza lo avvisavano deUa comparsa di Truguet e dell'invasione della Savoia.

Allora de Courten tornò precipitosamente a Nizza e liberò il ons.:>le che il 27 potè imbarcarsi su l Tonnant e raggiungere Anselme a Golfe Juan. Du e dopo sarebbe tornato a Nizza in qualità di sindaco repubblicano. In città il Consiglio generale perorava la resistenza. stimando di poter armare 3.000 cittadini, ma Pinto demoralizzò dc Courten sostenendo che i francesi fossero addirittura 40.000, otto volte la forza reale. Temendo che il nemico potesse tagliargli le retrovie sbarcando a Monaco. il vegliardo generale ordinò allora l'immediato ripiegamento sulla posizione del Braus. che domina la strada postale tra L'Escarène e Sospello, a guardia dei valichi di Tenda e delle Finestre.

Anselme giunse al Varo il mattino del 28, attestandosi alla ridotta di San Lorenzo. Le truppe sarde, frammiste a migliaia di profughi. tra cui 3.000 congiunti di emigrati francesi, sgombrarono Nizza nella notte sul 29, sotto una pioggia scrosciante. Nell'oscurità l'arrivo dei 2 squadroni che si ritiravano dal Vam gettò il panico nella colonn.t fuggiasca . I maggiori Robbi e Villamarina, del Reggimento provinciale di SaluzzJ, furono cassati per aver perduto la testa. Si distinsero invece per sa11gue freddo il brigadiere Asinari di Bernezzo col nipote marchese e il maggiore d'artiglieria Roccati.

A Nizza erano circa 800 emigrati francesi, radunati in armi in piazza Vittorio: ma abbandonarono presto il proposito di resistere fino alla morte, rassegnandosi a imitare il presidio sardo. Subito si scatenarono bande di saccheggiatori, soprattutto marinai e portuali. che le autorità municipali pensarono di fronteggiare sollecitando ranivo dei francesi. Ma Anselme, sospettando un agguato. temporeggiò limitandosi a far perlu:-.trare il bosco della riva c ad avviare 30 dragoni sulla s trada mae s tra. seguiti da I battaglione traghettato grazie ai cavalli dei dragoni. Soltanto il rapporto sulla ritirata sarda speditogli dal figlio del console francese lo con-

OPERA 31

a ordinare all'avanguardia di ent rare in città. l francesi entrarono alle 4 del pomeriggio. piaaando un avamposto all'abbazia di San Ponzio. sulla destra del Pag li one e a cavallo clelia strada per l ' Escarè nc.

All'arrivo del nemico il colonnello Cacciardi_ lasciato sen7'ordini. tentò di evacuare il forte di M onta lban o. ma visti sfi lare 200 dragoni francesi, prefe rì arrendersi prima ancora dell'intimazione e si consegnò co n 180 g ranatieri c alcuni cannonieri invalidi_ Intanto il comandaJllc della marina e prcstigioso accademico savoiardo Pi c rre-Marie-François Daviet dc Foncenex ( 1734-99) abbandonava le batterie costiere chiudendosi nel castello. An se lme entrò a Nina a mez zog iorno del 30 sette mbre Anche Foncenex si arrese con 200 uomini. senza sparare un colpo. L'i mportanza che la tradizione francese attribuiva alla conquista di Villafranca è tes tim oniata dal fallo c he ancora nel 18 39 l'episodio della resa fu immortalato da Hyppo lyte Lccomt e in un quadro cele brati vo dal re Luigi Filippo.

Nel quadro il ciclo è ovviame nte radioso. Ma nella realtà qu el g iorno pioveva ancora. dopo la trem enda tempe s ta che durante la notte aveva divelto il ponte su l Varo. Così i 2.500 francesi che erano già passati sulla sponda rimasero tagliati fuori dal rest o della Divisione (3 .500 rego lari e altrettanti volontari, tra cui la famosa Legione marsigliese). Se le due forteue di Nizza avessero re sisti to qualche giorno e de Courtcn fosse tornato indietro. avrebbe potuto mettere davvero a mal partito l'avanguardia fra nce se, che le co ndizi o ni del mare imp ed ivano alla sq uadra fran cese sia di sostenere che di evacuare. Occorscro alcuni giorni per poter sbarcare rinforzi ad Antibo c far passare il Varo al della Divisione. da quella brulla su bito i francesi cost ruiro no a San Lore nzo un ponte s u robuste pa lafittc. u ltimato in sci settimane.

La fine della :,quadm sarda

A Montalbano e Villafranca i francesi catturarono 3 co lonn e lli, 3 maggio ri, 12 ufficiali, più di 100 cannonni. ingente materiale da guerra e 4 bandiere. portate in trionfo per le strade di Li one . esibite in molte altre cirtà francesi c infine legate capovolte all'albero della Libertà. Si impadronirono anch e della fregata in disarmo San Carlo c delle 2 corvette guardacoste. impiegate per tra<;portare a Tolone il materiale saccheggiato neU'ar'ienale. Sfuggirono alla cattura soltanto !'"Armamento leggero della Sardegna" (2 mezze galere, 3 ga leotte e 4 gondo le) nonchè la San Viuorio, l 'unica fregata parzialmente operativa. I l suo comandante. lo sconese R oss. riuscì a prendere il largo col trucco di inalberare la bandiera inglese, ancora neutrale, e a salvare una parte del presidio sbarcandolo ad Oneglia.

Sostenuto da vari colleghi. il primo luogotenente Giorgio Andrea cles Geneys ( 1761-1831 ), futuro comandante generale della marina sarda, consigliò allora di far vela s ulla Sa rdegna c poi su lla costa Nordafricana per doppiare Gibilterra c dedicarsi alla guerra di corsa in Atlantico. Ross invece di rifugiarsi a Livorno. ma la caccia nemica lo costrinse invece a raggiungere Genova, dove chiese istruzioni a Torin o. Gli ru co muni ca to l'ordine di dirigersi a Napoli per unirsi alla flotta borbonica. ma. cedendo alle pressioni francesi. le autorità genovesi gli impedirono di salpare. Così il vascello fu messo in disarmo c i 185 marinai supers titi trasferiti a Torino.

32 l ,\G UERRA Df'LLEALPI (1 792- 1796!

Qui g li operai f uro no in co rp orat i ne ll e m aest ranze dell'artiglieria, me ntre i can nonieri furono sped iti a Ceva e Limone e i fucilieri a Saorgio. La compagn ia g ra na ti eri delle fregate fu interamente catturata a Villafranca. ma gran parte riuscì poi ad evadere e a raggiungere Saorgio, ri costit uendo così un piccolo battaglione impiegato per la difesa costiera di Oneglia e Po 1t0 Maurizio (Reggime nto Nuova Marina, poi Oneglia).

Il bastione di (l o ottobre- 3 dicembre)

Il 29 settembre gi un sero a Sao rg io g li a r chivi dell'amministrazione provinciale sarda. assieme a migliaia di profughi, i c ui bisogni s uperava no largamente le g ià sca rse risorse di que ll e misere contrade. TI l o ottobre l' avang uard i a del genera le Brunei (n . 17 34) occupò l ' Escarè n e, dove trovò vi ve ri e muni zion i di gue rra non evacuati dai sardi. Temendo di esse re aggirato, de Courten abbandonò allora a nch e il Braus e Sospe ll o, ritirandosi sotto il cannone di Sao rgio, ultimo sbarramento della strada postale ai piedi del passo di Tenda. De Courten pose il q ua r tier generale poco sop ra Breglio, a lla Giandola, s itu ata allo sbocco del ri o Mag li a nella R oja. Lo schie r amen to era appogg iato a Sud - Est su l colle de l Brouis c ad Ovest sugli impervi contrafforti del l ' Authio n , che fu rono poi il teatro delle fallite spaliate francesi per l'intero 1793. Brunet potè così attestarsi sul Braus avanza nd o il proprio quartier ge ne ra le a Sospello. TI piano di Ansc l me era logicamente quello di aggirare il fianco sinistro sardo passando per il territo ri o genovese c l'enclave sabauda di Oncglia, come i piemontesi temevano e come un anno e mezzo dopo avrebbe fatto Masséna. Ma Brunet doveva fissare il nemico su ll e posiLioni montane per impedirgli di pren d ere su l fianco la colonna principale.

Il 16 ottobre Brun et sagg i ò il Brouis con 600 granatier i, ma ne fu respinto dal Regg im ento Lombardia, il cui aiutante magg iore, conte Zenone, ebbe occasione eli distingue rsi. Il 18 un mig li aio di francesi ritentò dalla sinistra della Roia: occupata e saccheggiata Breglio, spinsero un'avanguardia fino al ponte comunale sotto Saorgio. intimando la resa alla fo11ezza. Ma s ubit o dal Brouis accorsero i battag li oni La Marina e 2° Lombardia e il 19 i francesi dovettero ritirarsi.

Finalmente il 22 ottobre Vitt01io Amedeo si decise a sostituire de Courten col generale Sant'Andrea, il quale raggiunse Saorgio il30. Riorganizzate le truppe, ai primi eli novembre il nuovo comandante tentò con 7 .000 uomini eli riprendere Sospello e il Braus. L'esecuzione dell'attacco non fu brillante: la colonna eli destra sbagliò strada perdendo ore verso Lucéran . Ciò ma lgrado Brunet dovette ripiegare all'Escarène abbandonando s ia Sospe ll o che il Braus e l asciando sul campo 150 morti e feriti nonchè 3 cannoni da montagna.

Resistette però tenacemente il 2 ° battaglione dei Volontari del Varo, comandato da l futuro maresciallo napoleonico André Masséna ( 1758-18 J 7). Sostenuto da d'Anse lm e. accorso da Nizza con 4 battaglioni di rinforzo. Masséna contrattaccò, respingendo i sardi su Saorgio e B reg li o Ma questi ultimi riuscirono comunque amantenere un forte avamposto sul Braus e i l successivo accorciamento della linea francese consentì loro di rioccupare Sospello.

L" at tacco sardo e il rifiuto genovese di accorda re i l passo da Ventimiglia costrinsero Ansclme a modificare il suo piano originario. dirottando a Sospc ll o, per conso -

OPERA 33

lidare il fianco s ini stro. i 12 bauaglioni che da izza dovevano marciare lungo la cos ta su Ventimiglia e Oncglia. Dovette però utilizzarne metà tra I'Escarène (al comando del sc ttuagenario ma esperto generale Da gobert) c Leven10 ( generale Barrai ) per custodire i collegamenti, molestati dai partigiani di Belvedere, Lantosca e LevenLO insorti co ntro le requisizioni. i saccheggi e le dcvastaLioni. di cui -.i resero responsabili sopratt utto i legionari mar'>igliesi.

Di co nsegu e nLa 1· auacco sfe rrato il 19 nov e mbre su Sospcllo da Masséna coi granatieri. i volontari corsi c dell'Hérault. il3 ° leggero e r 11 ° .40° e 61 ° di linea non fu risolutivo. Tnfani il 2 1 dovette volger'>i s u Lucéran c Bessa per prote ggere la strada NiLZa-Sospello c infine sgombe rare ancora una volta Sospello per spostarsi verso il Braus. s ul fianco destro del di spos iti H) nemic o .

L'ultima operazione alpina dell'anno fu l'ultimo attacco sa rdo clel3 dicembre s ul Braus. respinto da Dagobert. I n questi combattimenti si distinsero il cavalier Operti. giovane ufficiale di artiglieria. c il cavalier Strcng d'Arembcrg. maggiore del Reggimento Yallesano. promosso tenente colo nnell o sul campo.

34 J.t\ Cil ERRA DELLE AlPI 1 17<>6!

II -LA RESISTEN ZA SARDA ( 1792-93)

'"Ora io non dirò cerro che fossero rose le deli-:_ie dell'assolutismo in P iemonte, e peggio in Lombardia e a Napoli, ma veramente ji-a un governo assoluto, ma ordinato, e ques t 'o rda di malandrini che colla bocca piena delle parolone di libertà e di patria, attendevano intanto ad em pire le tasche, io non vedo si potesse dai pie momesi titubar un istante sulla scelta, n é quale garanzia dar potesse quella guerra di miglior avvenire"

Ferdinando A. Pinclli, Storia militare del Piemonte, l 854, li , p. 10.

NUOVA GUERRA. NUOVA STRATEGIA

Acheronta movebo

Nei due campi gli effetti psicologici della vittoria francese e della sconfitta sarda furono enormemente amplificati dal carattere ideologico della guerra. A P arigi, ga lvanizzata dalle prime vittorie repubblicane. riprese for7.a l'idea ''brissottina·· della rivoluzione mondiale. Il 16 novembre Chaumette dichiarava che presto l'intera Europa sarebbe stata ··francesizzata. municipalizzata. giacobinit tata". Tre giorni dopo la Convenzione lanciò la sfida a tutte le monarchie europee proclamando l'imernazionalismo democratico e il diritto di intervento dovunque i popoli ··vorranno ritrovare la loro libertà''. Per il Piemonte significava che la Francia non intendeva fermarsi a NiZla c Chambéry.

Inoltre la propaganda controrivoluzionaria aveva descritto il nemico come una banda di straccioni e sacchcggiatori, preconizzando che si sarebbero volatilizzati al primo scontro con un esercito regolare. Ma in Savoia e nel N izza rd o, per la seconda volta dopo Yalmy, era accaduto proprio il contrario. L'ambasciatore russo a Torino. furioso di essersi fatto ingannare dal suo aspetto mar7ialc. che l'Armata sarda aveva "deluso le persone serie" e "perso la reputazione" e che il re era incapace di punire i colpevoli.

Per porre fine alle polemiche di Cordon, lo ste so Lauary chiese di essere deferito al consiglio di guerra. Fu condannato alla dimissione per i due primi capi d'accusa e assolto per il tel7o, cioè di non aver provveduto alla ritirata attraverso le Beaugcs. avendo provato che i suoi ordini non erano stati eseguiti. Tuttavia per grazia sovrana in riconoscimento del valore mostrato da giovane nella difesa del caste ll o di Gabbiano. conservò il grado c ottenne una ricca pensione. Cordon ottenne il comando de ll a Di visione di Susa. mentre de Courten fu nominato governatore di Cuneo e poco dopo collocato a riposo.

11 capitano Borgarclli reo di insubordinazione per le parole sdegnate rivolte a de Courten, fu degradato ma potè arruolarsi quale semplice volontario nei cacciatori di Piemonte e un anno più tardi fu reintegrato. promosso maggiore e nominato comandante del corpo franco. P into fu degradato e condannato a 3 anni dì fortezza a Biella. Alla fine del 1793 dc Foncenex e Cacciardi. con altri 7 ufficiali catLUrati nei forti di Nizza. furono liberati sulla parola e tornarono a Torino. dove furono sottoposti alla corte marziale. Destituiti entrambi. ebbero IO anni di fortezza. Foncenex morì poco tempo dopo essere stato g ra ziato. stroncato dalla vergogna e dalla dura detenzione, proprio nel momento della catastrofe fina le. Paradossalmente. però, neanche i loro vittoriosi avversari ebbero miglior fortuna. In novembre Montesquiou fu infalli assurdamente destituito c sotto processo per aver trattato senza permes s o con la Repubblica di Ginevra anzichè assediarla c liberare anche la Sviucra. Per salvare la pelle fu costretto a fuggire. come pure Ans elme. accusato di incrLia c. forse con maggior fondamento. di malversazione e vess aL.ioni contro i "fratelli niaardi" (fu poi arrestato. Liberato dopo il Termidoro, abbandonò l'esercito). Furono sostituiti rispettivamente da Kcllcrmann (1735-1820)

l'eroe di Valmy. e dal generale Brunet (al quale, come vedremo. toccò sorte peggiore

di Anselmc). Soltanto nel febbraio 1793 r Armata del Mezzogiorno fu sdoppiata nelle due Armare delle Alpi c del Varo. A comandare que st'u ltima fu destinato, con un rifort.o di 5.000 uomini. il general e Biron.

Intanto il Pi emonte si metteva in stato di guerra. A Torino fu armata la Cittadella, chiusa l' Università e istituita la guardia urbana. Furono istituiti controlli alle frontiere, espulsi i cittadini francesi sospetti di attività sovversive c rilasciate le patenti per la guerra di corsa cont ro i mercantili francesi.

Il 14 ottobre la Savoia elesse una Assemblea nazionale degli Allobrogi, senza alcun valore rappresentativo, che il22 votò, quasi all'unanimità, l'annessione alla Francia. Nel Nizzardo le violenze degli invasori (poi deplorate da R obespicrre) c !"alto numero di profughi impedirono una analoga iniziativa, ma i marsigliesi organizzarono ugualme nte un pronunciamento annessionista dei pochi simpatizzant i nizzardi (21 ottobre). La Convenzione decretò le due annessioni ri spe ttivamente il 27 novembre e 31 gennaio, trasfom1ando la due province sabaude nei nuovi dipartimenti del Monte Bianco (84°) e delle Alpi Marittime (8r)

Fedeltà al re e fedeltà alla na::.ione

Sostenute o accettate dalla borghesia urbana e da una parte dell'aristOcratia, rannes!>ione alla Francia c le innovazioni repubblicane trovarono però scar-;o consenso e anche un· armata nelle campagne. Anche in Piemonte la condizione dci ceti umili stava rapidamente peggiorando a causa del nuovo ceto di imprenditori agrari, incentivati dall'aumento dei prezzi agricoli determinato dall'espansione demografica. Questi nuovi imprenditori. in maggioranza affittuari dci domini baronali. sovvertivano infatti i vecchi equilibri feudali, erodendo quegli "usi civici". in particolare pascolo e lc gnatico, che garantivano la stessa sopravvcnza delle comunità. Nel dicembre 1792 il governo sabaudo prese molt o sul serio - promuovendo un 'i nchiestala denuncia "dei poveri e bassa gente'' di Moretta (Saluzzo) che proclamava fedeltà al re ("siam pronti a mcter la vita per difendere lo Stato c la sua Corona") ma al tempo stesso. in mancanta di provvedimenti governativi, minacciava <,o Ile' uioni spontanee, senza "bi sog no dei francesi". co ntro "q uest i Lupi infe rnali de Signori c dciii affittauoli".

La rea zio ne popolare co ntro i francesi no n infatti da avversione ideologica con tro la ri voluzione né, almeno allora, dalla predicazione allucinata di parroci " militanti ". E neppure tanto dalle violenze c dagli stupri occasionalmentc perpetrati dagli invasori. Era invece la tradiLionale e quasi obbligata autodifesa contadina contro le massicce requisizioni, i saccheggi e le devastazioni che mettevano a rischio le riserve alimentari e dunque letteralmente la sopravvivenza di intere famiglie e villaggi

Proprio a LcvenLo, paese natale di André il pre sid io marsigliese fu massacrato e arse il primo fuoco di guerriglia. g uidato dal conte della Rocca ( Laroque), tenente del Reggimento Nizza. Sarebbe ingiusto considerare Masséna un traditore del re di Sardegna. pcrchè col suo consenso si era arruolato giovanissimo nell'alleato esercito francese ( Re gg im ento Royal - l talicn). E quando. discriminato nell'avanzamento per le sue umili origini. aveva ottenuto il congedo. Masséna era diventato un

38 LA GUEKRA DELLE ALPI ( 1792-
1796)

vero marsigliese. Ma almeno quattro suoi parenti combatterono valorosamente contro di lui: Pietro. capitano di milizia. ferito più vo lt e e collocato negli invalidi nel 1794 con lo stipendio di tenente di linea; Onorato, alfiere di Oneglia, promosso sottotenente nell'ottobre 1795 '·in ricompensa del dimostrato va lore"; Maurizio, sergente di Pi emonte, decorato di medaglia d· oro per essere entrato per primo nella ridotta della Spinarda il 22 giugno l 795; un altro Maurizio. anch'egli sergente ed ex-soldato del Royalltalien, che l '8 aprile 1796 catturò a Bagnasco il genera le Barthélemy.

Fu di conforto che ben due terzi dei so ldati provinciali d i Moriana, rinviati alle loro case al momento della ritirata dalla Savoia, obbedissero puntualmente all'ordine di presentarsi individualmente a Susa il l o gennaio 1793 per ricostituire le loro compagnie. Tra co loro che non si presentarono c·erano però quasi tutti gli ufficiali, a cominciare proprio dal colonnello Villette. Uno, il capitano Blonay. aveva addirittura aderito al nuovo regime accettando la carica di maire ad Evian. Tutti costoro furono cassat i. Nuovo colonnello di Moriana fu nominato il marchese Roero di San Severino, con de Forax come nuovo tenente colonnello. Durante la guerra le truppe savoiarde (4 reggimenti di fanteria e 2 di cavalleria) dettero quasi sempre buona prova ed ebbero numerosi decorati al valore, e durante la breve e parziale rioccupazione della Savoia arruolarono forse un migliaio di volontari Ma le perdi te non poterono poi più essere sostituite da nuovi reclutamenti, tanto che, in deroga alle nonne generali, si dovette consentire ai reggimenti savoiardi di riammettere i disertori recuperati, mentre nel resto dell'armata erano spediti al Corpo franco, una unità di disciplina impiegata per le piLJ rischiose operazioni di prima linea. Ma migliaia di savo iardi servivano anche nell 'ese rcito francese. Nel marzo 1793 tre ufficiali del l o Savoia furono cassati dai ruoli per essere evasi dalla Cittadella di Alessandria e altri due per mancato rientro dal congedo.

Malgrado il suo cieco e meschino conservatorismo. la c lasse dirigente subalpina fu la prima, in Italia, a dover constatare che la potenza del fattore ideologico e nazionale aveva spostato il fulcro della guerra dalla conquista delle posizioni militari alla conquista de l consenso sociale. Stava emergendo che il vero baluardo del Regno non erano le A lpi, i cannoni, gli aiuti esterni, ma la fedeltà dei soldati e delle campagne. Diversamente dalla borghesia delle profes sio ni e dalla stessa aristocrazia militare. la fedeltà delle c la ssi umili dipendeva meno dal calcolo personale che da valori e intere ss i collettivi. Ma questi ultimi si identificavano più con la piccola comunità locale che con il grande Stato del re. La fedeltà non era più s udditan za che si potesse pretendere e aì tempo stesso disprezzare. ma già l'embrione di una cittadinanza, di un diritto poi itico gcrmogl iato all'interno dell'obbedienza e del rispetto non per la persona fisica del re, bensì per il valore simbolico e collettivo del suo ufficio. Un sentimento che metteva a nudo. e nuovamente in questione, la fonte ultima della legittimità. Quel popolo e quell 'ese rcito avrebbero obbedito. Ma anche giudicato.

Già nell'ottobre 1792, quando Vittorio Amedeo e largì una indennità agli ufficiali delle Guardie che avevano perso i bagag li personali nella ritirata dalla Savoia. costoro rinunciarono a favore dei soldati. In seguito, su suggerimento del generale de Vins ,

LA RESISTENZA SARDA ( 1792-93) 39
La Tapferkeitsmedaille austriaca e la medaglia al valore sarda

anche il Piemonte estese ai militari dì truppa la dignità guerriera fino ad allora ri servata solo agli ufficiali.

Così il 21 maggio 1793. probabilmente imitando la golde11e Tapferkeitsmedaille austriaca (istituita a Petcrwardcin il 19 luglio 1789). Vittorio Amedeo istituì una speciale decorazione (medaglia d'oro o d"argento) per premiare gli atti di valo re individuali dei soldati. caporali e se rge nti dì tutti i corpi (escluso il treno d'artiglieria).

La medaglia era conferita dal re su proposta del colonnello e appuntata petto del decorato alla presenza de l re gg imento con bandiera e musica. Essa comportava inoltre r"alta paga··. c ioè un soprassoldo permanente pari al 50 o al l 00 per cento della paga a seconda del tipo dì medaglia. Quella decorazione speciale ribadiva la distìn7ione di ceto c dì rango tra gli ufficiali e la truppa: ma contribuì a rin sa ldare lo spirito dci re gg im enti. Indicando il reparto di appartenen?a . ma raramente specificando il tipo di medaglia. Pin elli menziona in tutto 224 decorati al valore. di cui 53 nel 1793. 59 nel 1794. 73 nel 1795 e 49 nel 1796. l loro nomi, ingiustamente dimenticati dalla tradi7.ìone militare italiana (fa tta ecce7ione di una ventina menzionati nell' E11ciclopedia Militare). lì citeremo anche noi nel corso della nostra narrazione. Tra le motivazioni più frequenti, l'es sere e ntrati per primi nelle ridotte nemiche. l'aver salvato un ufficiale o averne catLUrato uno nemico. Il totale del 1793 include un militare croato e quello del 1794 anche 8 marinai dell'Armamento leggero di Sardegna. decorati per il combattimento dell'Isola Cerbicali contro 2 sciabecchi barbareschi. Gli ufficiali venivano premiati con gratifiche in denaro . con la promozione al grado supe ri ore oppure con r antico Ordine mauri7iano. Per meriti di guerra furono accordate almeno 19 croci dì cavaliere, tre delle quali ad ufficiali austriaci: 14 nel 1793. altre 3 nel 1795 e 2 nel 1796 (capitano grìgionc Schreìber e colonnello dci dragoni Chaffardon). I l 24 settembre 1793 fu accordata la gran c roce al tenente maresciallo C olli, e 1'8 aprile 1794 anche al tenente generale Dellcra c al maggior generale Chino.

Con patente del28 febbraio 1794 fu concesso alle famiglie dei caduti in battaglia un sussidio decennale di 150 lire annue. più la riduzione di l lira sul preuo dì una libbra di sale la preccden;ra sulle altre categorie assistite da opere pie. l'is truzione g ratuita dei lìgli maschi nelle scuole pubbliche e una dote (massimo di 300 lire) per le lìglic. Inoltre si stabilì di collocare nelle piazze dci paesi lapidi con i nomi dei concittadini caduti.

Perchè 11011 si pensò di adoTtare la difesa in profondilà

Nella primavera 1793 l'Armata sarda aveva in Piemonte 35.000 fanti, 3.000 artig lieri e 3.200 cavalieri e dragoni. più 4.400 fanti e 800 dragoni austriaci. 800 croati c 5 .000 cacciatori e cannonieri di milizia alpina. Era quindi quasi pari ai 50.000 fanti francesi. che erano per giunta divisi in due masse non direttamente cooperanti (30.000 in Savoia c Delfinato c 20.000 nel Niu.ardo). Ma quasi tutta la cavalleria austro-sm·da (3.400) fu lasciata in riserva tra Saluzzo c P inerolo e due terzi degli artiglieri e un quarto dei 45.000 fanti furono addetti al servizio eli guarnigione. l restanti 34.000 furono i in 4 corpi non cooperanti . a cordone per chiudere tutti i passi alpini. I l ri sulta to fu. ovviamente. dì essere debo li dovunque e di cedere l'iniziativa al nemico. libero di scegliere a proprio pìacimento la direttrice d"attacco.

40 I.AGUERRA DELLE A LPI ( 1792-1796 )

Resa tecnicamente possibile dagli acquisti territoriali del 1713 e da un successivo mezzo secolo di fortificazione scientifica. la difesa a cordone sui passi alpini contraddiceva la tradizione nazionale, perchè in tutte le guerre precedenti i piemontesi sì erano sempre difesi attaccando il nemico allo sbocco dalle valli. E l'avevano sempre fatto concentrando rapidamente le truppe nel settore critico, saldamente appoggiate al ridotto torinese e all'asse del Po. con quell'arte della manovra a cavallo dei fiumi in cui eccellevano quanto nella guerra di montagna . Il costo ben noto di quella strategia, in passato obbligata, era di rendere più precari i rifornimenti terrestri e marittimi e i collegamenti con la !lotta inglese; abbandonare al nemico le risorse alimentari e logistiche della pianura: rischiare l'assedio di Cuneo e Torino. E, stavolta, anche la rivoluzione e la guerra civile.

Ma la difesa in profondità avrebbe comportato gli stessi vantaggi verificati nel 1743-45: i piemontesi avrebbero costretto gli austriaci a impegnarsi, ad affermare l'indivisibilità politica della difesa del Piemonte da quella della Lombardia e dei Ducat i padani. Avrebbero congiunto le forze addossando le proprie alle austriache; ristretto il perimetro difensivo; sfruttato il valore difensivo del territorio e delle fortezze. E sfruttato la propria cavalleria. di cui stavolta il nemico era quasi del tutto privo. li maggiore Ferdinando Pinclli è l'unico stor ico della guerra delle Alpi ad aver biasimato la scelta strategica dell'autunno 1792. sostenendo che l'alto comando austro-sardo avrebbe invece dovuto concentrare tutte le forze nel ridotto di Torino. Si può co ncordare con lui che almeno sul piano strettamente militare, la difesa in profondità avrebbe restituito l'iniziativa ai piemontesi. Av.rebbero obbligato i francesi amarciare e combattere sul l'itinerario e nei punti più adatti alla difesa, a lasciarsi alle spalle un reticolo di poderose cittadelle che, diversamente dal 1745, non potevano assediare per mancanza di a11iglieria pesante. Man mano che avanzava, il nemico avrebbe dovuto allungare le linee di comunicazione esponendole al sabotaggio e alla rapida giustizia di contadini e partigiani, che nel 1706 c nel 1745 si erano rivelati non meno efficaci del blocco navale inglese.

Ma adottare la difesa in profondità nel 1792 avrebbe implicato un radicale rovesciamento non so lo della strategia militare, bensì dell'intera politica estera sabauda. L'atteggiamento difensivo assunto dal Piemonte nel 1792 era infatti soltanto il penoso risultato di una dissimulata velleità bellicista, un'impotenza spacciata per castità. Restava l'intento di guadag nare anche da quella guerra, di pesare sulla scena europea: non solo di recuperare Nizza e Savoia. ma di interferire a Lione, capitaie del polo socio-culturale ed economico in cui il Piemonte era saldamente inserito da almeno un ventennio. Pur avvertendo a tratti la novità di quel conflitto che scatenava i fattori sociali e ideologici spingendosi verso la fonna assoluta della guerra, i militari e i diplomatici piemontesi. come del resto i loro alleati. continuarono a pensarlo secondo categorie tradizionali. entro illimitato contesto della razionalità economica e geopolitica.

A rendere addirittura impensabile la difesa in profondità e ad imporre naturalmente quella avanzata concorsero poi altri fattori strutturali . Anzitutto il sis tema di fortificazione alpina scelto intorno al 1725, basato appunto sulla volontà di sbarrare tutti gli accessi al Piemonte proprio per scongiurare nuove tragedie come quella del 1704-06, ripetutasi su sca la minore nel 1744-46. In secondo luogo il carattere familiare e collegiale del vertice militare, che prefigurava la spartizione delle forze tra

LA RESISTEN%A SAKOA ( 1792 -93) 41

comandi separati. Infine la voluta subordinazionc della strategia nazionale al sostegno e di conseguenza agli interessi

Nel!' aprile 1794. quando le Armate delle Alpi c del Varo scatenarono 1· offensiva per la conquista dei passi alpini, la dirigenza piemontese pensò. sia pure non seriamente. alla ritirata strategica con delle pia7Zeforti e arroccamento tra Chera:-.co e Torino. Furono i generali austriaci. e in particolare il barone Colli, a soffocare sul nascere un simile progetto contrario non tanto alla sicurezza militare della Lombardia quanto ai calco li geopolitici asburgici. Vi riuscirono soltanto per un colpo di fortuna. cioè l'improvvisa caduta di Robespierre che bloccò la tenaglia francese. con<>entendo agli alleati di imbastire una linea di difesa avanzata ancor più precaria e m.surda di quella stabilita nel 1792. E di concentrare tra Lombardia e Appennino Ligure una riserva mobile interamente austriaca il cui vero -;copo non era di sconfiggere i francesi in cooperazione con la flotta inglese, ma appunto di separare le sorti di Torino da quelle di Milano. come poi apparve chiaro nel fatale aprile 1796.

La storia militare dimostra del resto che quasi mai il governo di un paese invaso sceglie di proposito la difesa in profondità. Essa implica infatti la coesione politica interna, il supporto esterno. la capac i tà di direzione e controllo di tutte le istituzioni. il consenso sociale. il coraggio e la volontà di combattere necessari per la mobilitazione totale c la resistenza oltre le linee. Quando questi fattori sono troppo deboli per consentire un'ulteriore <>calata della violcn;ra bellica, ma ancora abbastanza forti per tentare di resistere, inevitabilmente si è indotti a tentare la sorte una volta per tutte.

La difesa avanzata non è altro. in definitiva, che lo sfruttamento militare ("naturale") del confine giurisdi7ionale. cioè del fattore mediante il quale. dal XVI al XX !>ccolo. tutti gli Stati europei. ad eccezione dell'insulare I nghilterra. hanno cercato di compensare la debolc7Za politica. amministrativa c sociale delle loro istituzioni centrali e del loro sistema fiscale e confessionale.

Al contrario. la difesa in profondità massimizza il vantaggio di cui. secondo Clausewitz. il gode nei confronti dell'attaccante que ll o di poter cedere spaL'io in cambio di tempo. Sul che il tempo lavori a danno dell'attaccante. moltiplicando l'effetto che l'attrito (Friklion) dell'avanzata provoca su ll e sue fol7.e materiali e soprattutto sulla sua volontà.

Nel 1792 fu l'Austria ad adottare la in profondità. almeno sul fronte italiano: ma solo perchè lo spazio ceduto, prima al di là c poi al di qua delle Alpi, era quello dell'odiato Piemonte. Nel 1745 la copertura della capitale piemontese le era costata l'invasione del Parmense, del Modenese c del Milanese. Ma allora la sua dipendenza dal denaro e dalla strategia inglese e dal valore de li' Armata sarda l'avevano obbligata a cooperare con il Piemonte. Adesso Vicnna contava invece che la Francia si sarebbe accontentata di fermarsi alle Alpi.

Ma, come avverte Clauscwitz, la guerra è un camaleonte . la validità dei suoi contraddittori principi dipende dalla dimensione politica della posta in gioco. Quella del 1745 era soltanto r effimera Corona di Lombardia. Quella del 1792 era la sopravvivenza dell'antico regime. I n ogni caso lo spatio che il Piemonte di Vittorio Amedeo rn avrebbe ancora potuto cedere non sa rebbe bastato a logorare il tempo della rivoluzione. la nuova arma strategica inventata dalla Francia. né, alla fine. la volontà ferrea di un uomo eccezionale co m e Napoleone. TI vecchio regime sabaudo era già sconfitto ben prima che Bonaparte venisse a imporgli la pace dei vinti.

42 1./\ Gl'l Of; I.LE ALPI l 1792-1 7% )

IL COMANDO E GLI STATI MAGGIORI

La costituzione dell'Alto comando austro -sardo (21 dicembre)

La sconfitta ridusse ulteriormente il potere negoziale del vertice politico-militare sabaudo. Anche questa volta fallì un nuovo tentativo di rilanciare la chimerica Lega Italiana. Tramite l'ambasciatore toscano a Pari gi, conte Carletti, il nuovo ministro degli esteri austriaco. barone Franz Maria von Thugut (1739-1818), propose alla Francia di cederle il Belgio in cambio della Ba viera, ma non volle discutere la controproposta di tacitare Torino cedendole la L ombardia a compenso di Nizza e Savoia. Dal canto suo la Francia offerse al Piemonte un'alleanza difensiva e offensiva a condizione di rinunciare alle province transalpine e mantenere per un triennio presidi francesi in alcune fortezze. Successive offerte riguardarono l'annessione di Genova in cambio del libero passo alle truppe francesi.

Intanto l'ambasciatore imperiale a Torino Gherardini si adoperava per ammorbidire la posizione austriaca, sottolineando le pressioni del principe di Piemonte per indurre il re a imitare la Spagna dichiarando la propria neutralità e l'offerta del Regno di Lombardia, o addirittura d'Italia, avanzata dalla Francia. Ma Thugut era dichiaratamente ostile al Piemonte e nel nuovo negoziato sulla coope razione militare pretese non solo la piena autonomia del Corpo ausiliario . ma anche il comando austriaco delle Regie Armate riunite. Questa pretesa contrastava però con la tradizione sabauda, perchè mai in passato il sovrano aveva formalmente delegato ad altri, tanto meno a uno straniero. il comando delle proprie truppe.

Alla fine, il 21 dicembre 1792. si giunse al compromesso di riconoscere al re il comando generale e ai due capitani generali. i duchi di Aosta e del Chiablese, quello effettivo delle truppe sarde. ma non di quelle austriache loro assegnate. Queste ultime sarebbero rimaste alle dirette dipendenze del barone vallone Joseph de Yins, un anziano generale d'artiglieria decorato dell'Ordine di Maria Teresa, protetto dal defunto maresciallo Laudon ma inviso al barone Stein, afflitto dalla podagra e da una sordida avarizia. Tuttavia il comando congiunto avrebbe assunto struttura collegiale. un Consiglio di guerra formato dal re, dal principe di Piemonte (nom in ale ·'comandante generale in secondo" del l 'Armata sarda) e dallo stesso de Yins.

De Vins fu dunque nominato non già comandante. bensì soltanto Ispettore generale delle Regie armate riunite, con il grado di capitano generale del!' Armata sarda e con paga annua di 37.125 lire. più 30 razioni di pane e 44 piazze di fieno al giorno. il doppio delle spettanze di un capitano generale sardo, il triplo di un tenente generale . [n realtà de Yins rimase fisso a Torino. da dove gli attacchi di gotta non g li consentivano di muoversi. l suoi numerosi detrattori sospettavano del resto che la sua stupefacente flemma fosse calcolata, in forza delle istruzioni segrete del suo governo , allo scopo di aggravare l'esposizione militare del Piemonte nei confronti della Francia per meglio assoggettarlo al controllo e in prospettiva ai reconditi disegni geopolitici di Vienna.

LA RESISTENZA SARDA ( 1792-93 \ 43

Gli ufficiali stranieri addetti allo Stato Generale

Con dc Vins giu n sero a Torino un aiutante di campo (maggiore dei Croati Wiscr), due ufficiali di maggiore (capitano Marsian i e t e nente Rota) e due del genio (maggio re Marchctti c capitano Martonitz). Nonchè il condutto re dci carri e bagagli Bimncfeld, che seco ndo la memorialistica sabauda avrebbe realizzato in ge nti profitli illeciti.

Tra gli ''addetti alla perso na del re " o del generalissimo. c'erano vari emigrati francesi, tra cui Bonne de Savardin, già emil.sario del conte di Artois a Li one . c il co nte di Clcrmont de Saint Jean dc la Batie c he esibiva però antiche origini savoiarde. Qu esfult im o millantò di poter reclutare un reggimento di emigrati, ma si limitò in realtà a goder s i grado e st ipendio. Nel 1793 formò comunque un corpo con milizie di Susa e Ao!>ta. volontari savoiardi e numerosi emigrati accorsi dalla Svizzera, nel quale furono ammessi ufficiali già cassati per varie colpe che intendevano riabilitarsi servendo quali semplici volontari come Loche. Chessel, Arborio e Mcnon. Non abbiamo potuto ver ifi care l'ipotesi che proprio da questo corpo fosse tratta la colonna fantasma di 250 uomini che ncll"agosto 1793 raggiunse il Faucigny auraverso il territori o vallesano. Ma Clermont seguì il re nella s ua ispezione sul fronte del Varo.

Tra g li "addetti allo stato generale.. c'era anche il principe di Marsico uovo (poi di Molitern o) Girolamo Pi gna t.elli , figlio dell'ambasciatore napoletano a Torino c futuro comandante dei Lazzari napoletani che nel dicembre 1798 si opposero a Championnet. Vi se rvivano anche tre s udditi pontifici originari del contado Vcnassino. cavalieri de Joly. Fléchicr de Séne7 c de Jarjays, il quale, scelto da Luigi XVIII quale s uo rappres e ntante in Piemonte. ebbe un ruolo non secondario nelle ultime decisioni dcir aprile 1796. Avignonese era anche il conte di Fontanieux, nominat o colonnello del Re gg imento del duca del Chiablese c poi aiutante generale di Cordon a Susa (nel 1797 gli fu affidato il comando della Di visione ausiliaria fornita dal Piemonte ali' Armata di Bonaparte).

L'orgrmi:;:;a-;.ione degli srati maggiori

Principali collaboratori del re in campo militare erano il cava li e r Asinari di Bernezzo noto come il marchese di Brézé e il Giuseppe Enrico CoMa di Beauregard (1752- 18 24). AJI'initio del 1793 furono nominati gli aiutanti di campo. ri brigadiere conte Delfino di Trivié. già segretario della Loggia massonica torinese ed aiutante di campo del sov rano dal 1774 al 1790 nonchè regista della riforma militare del 1774, lasciò il comando del Reggimento provinciale di Novara per assumere la carica di Primo aiutante di ca mpo del re. Gli altri 8 aiutanti di campo erano i marchesi Paolo Francesco di Salcs (tenente generale), Ottavio Maria Tommaso Mossi di Marano (brigadiere). Jacquc!. Clcrmont M ont Saint J ean de la Bati e (colonnello) c Giuseppe Novarina di Spigno (maggiore) . i co nti Bernando De Rossi di Ternen go (co lonnello ). Giu seppe Fau ssone di Germagnano (lenente colonnello) c Cesare Gaetano Balbiano di Viale (maggio re ) c il cavalier Filippo del Carretto di Camerana (maggiore).

44 LA GUERRA DELLe Al Pl ( 1792 -1 796)

ovarina era il cugino naturale del re, essendo nipote naturale di Vittorio Amedeo li e della contcl.sa di Spigno. Suo padre. Paolo Novarina conte di San Sebastiano. era stato il comandante del l 0 battaglione delle Guardie che il 19 luglio 1747 aveva inchiodato il cavaliere di Belle-lsle sulla Testa de li" As!>ictta. Germagnano e del Carretto caddero poi eroicamente in combattimento. il primo a Tolone il 13 dicembre 1793. l'altro a Cosseria il 13 aprile 1796.

Germagnano. già capitano di marina , nel 1787 era entrato al servizio russo combattendo contro i turchi. addcllo allo stato maggiore del principe Potemk.in. Aveva poi preso parte all'offensiva nella Champa gne . addetto alla Divisione del principe di Nassau che faceva parte dell· Armata del duca di Brunswick, rientrando al servizio sabaudo dopo l'aggressione francese. Nell'Armata sa rda servivano già ben sette suoi fratelli. due dei quali caddero s ul fronte Nivardo (Angelo a Milleforc he il 12 giugno 1793. Ga s pare alla ridotta di Fel z il 27 aprile 1794).

Del Carretto (n. 1758). nipote omonimo del Primo Elemosiniere. si era arruolato diciassettenne nel Reg g iment o Aosta, comandato dal padre Giuseppe. poi governatore di Casale; ma nel 1781 aveva disertato a causa di un amore contrastato. Graziato dal re, era stato però da l l'Armata e si era ritirato con la sposa nella sua tenuta di Pareto. Allo scoppio della guerra ottenne la riammis s ione e il comando del Corpo franco dci disertori graziati. Dopo aver impiantato e diretto la guerriglia nelle valli dell'Alto Varo e deii'Estcron. a seguito di due gravi ferite nell'ottobre 1793 passò al meno gravoso servizio di <;tato maggiore. Nell'esercito militava anche un altro Del Carretto. conte di Millesimo. in seguito colonnello del Reggimento Torino c comandante della colonna volante che nell'aprile 1798 distru sse la s pedizione giacobina su Pallanza.

TI 26 marL.o 1793 furono nominati 11 ufficiali ··applicati allo Stato maggiore dell' Armata": l maggiore di fanteria (barone Bonne de Savardin). 2 capitani di cavalleria sotto-a iutanti genera l i di dipartimento (marchese di e conte d'Agliano), 2 capitani di fanteria (Maulandi c conte di Robilant), l capitano tenente (Augié. istruttore delle scuole teoriche c pratiche), 3 tenenti (Rubini. vassallo Mallone e Di Martinet) e l insegna del Re ggimento Grigione ( De Grandi).

Il l o aprile dc Yins comun icò al brigadiere marche se di Salicetto. comandante della guarnigione di Torino. che il re ·'accordava" il congedo agli ufficiali non più idonei alle fatiche di guerra. con la Yelata minaccia di ··..,evcrissime punizioni'' per quanti non intendessero spontaneamente conformarsi al dc!>iderio del re.

Il 14 aprile furono stabilit i gli organic i dei quattro stati maggiori. uno d'Armata e 3 di Corpo d'armata. ln tutt o 4 viccauditori, l cappellano. l chirurgo maggiore. 5 ingeg neri topo grafi con 5 assistenti. l quartiermastro. l cond uttore carri e bagagli, 7 furieri. l gran prevosto in 2 ° c 3 prevosti. A ciascuno s tato maggiore erano inoltre assegnati un dJappello di guide a cavallo (l capitano c 12 guide) e una sezione delle regie poste con l commissario. 2 postiglioni e 2 palafrenicri. risentimento tra gli aiutanti generali piemontesi l'inserimento di ufficiali austriaci in tutti gli stati maggiori divisionali.

Il 25 giugno. soppressa per economia la categoria degli aiutanti c sottoaiutanti ge nerali dei dipartimenti. i marchesi di San Marzano. di Caluso. di Varax e d' Azeglio e il conte Cu sano furono nominati aiutanti di campo rbpettivamente di de Vins. del duca d'Aosta, dei tenenti generali Cordone Sant'Andrea c del duca del Chiable -

LA RESISTENZA SARDA ( 1792 -CJ J) 45

se. A San t· Andrea fu assegnato anche il conte Alcìati, me nt re il figlio del generale nìzzardo, cavalie r Ignazio Th aon dì Revel ( 1760-1835). fu poi capo dì stato maggiore del duca d'Aosta.

l QUATTRO CORPI o' ARMATA

La riparti:ione delle for:e

Dopo laboriose trattative, le forze mobili furono s uddi vise in 4 Corpi d'Armata. con la seguente for?a e dislocazione:

li grosso della cavalleria. 2.600 sardi c 800 dragoni austriaci. era in riserva nella pianura tra Pinerolo e Saluuo oppure ad Asti c Alessandria Oltre a 2.000 invalidi c 1.800 artiglieri. i presidi interni del Piemonte comprendevano circa 11.000 fanti, cioè:

l l compagnie di riserva dei Reggimenri provinciali (ciascuna con 30 istruttori e 240 reclute)

Il battaglioni incompleti (2 ° Savoia. 2° Royal Allemand. 2° Chablais, 2° La Regina. 2 ° Sardegna. 2° Christ, 2° Oneglia. 2° 2 ° Moriana. l o e 2 ° Novara )

• 2 battaglioni di Truppe Leggiere

2 battaglioni di guarnigione di 700 uomini (uno e uno austriaco)

2 battagl ioni di Guastatori o Pionieri derivati dalla Legione degli Accampamenti che al comando del conte di Roubion guarnivano le opere avanzate della piaaa di Torino.

l due Corpi più piccoli, della Val d'Aosta e di Susa. dovevano coprire gli sbocchi dal Pi ccolo San Bernardo. dal Moncenisio e dal Mongincvro. il terzo quelli dall'Agnello, dalla Maddalena e dall'Argentera. L'ultimo e più forte doveva sbarrare la strada di Tenda sul versante NiZ7ardo. Il Corpo d'Armata della Val d'Aosta era comandato dal tenente gene rale Bertone di Sambuy con in sottordinc Argentcau. Aveva il quarticr generale ad Aosta e sbarrava il P iccolo San Bernardo con tre nuclei al lago di Combat (Courmayeur) alla Thuile e al Col du Mont. Contava 5.600 fanti ( 14 battaglioni). 400 cavalleggeri del Re c 14 peZ?i.

L'autonomia del Corpo d'Armata di Susa rifletteva anche l'intento di compiacere il marchese di Cordon dandogli un comando indipendente. Tecnicamente incompetente. s i avvaleva della consulenza del fratello e suo pari grado. barone Giuseppe

46 LA GUORRA OELLE ALPI C1792 1796)
Settori Comandante Fanteria Cavalleria pe:.zi Val d'Aosta Bertone Sambuy 5.500 400 14 Susa Cordon 3.200 14 Moncenisio Chino 800 9 Valle Stura Strassoldo 6.000 200 Saluzzo Pro vera 5.800 8 Contea di Nizza S. Andrea-Colli 12.000 24 Riserva 11.000 3.200 7òrale 44.300 4.000 69

Amedeo Sallier de La Tour ( 1737-1820), del tenente colonnello Varax, del francese Bonne-Savardin e dell'esperto ma quasi settuagenario barone casalese Chino (n. 1725). promosso maggior generale. ri corpo contava 3.600 fanti (9 battaglioni). 400 fanti leggeri . 200 dragoni e 5 compagnie cannonieri con 23 peni, suddivisi in quattro n ori:

Moncenisio (Ridolle Vi llar<!. Rivet e Ba raccone): 2 bauag l ion i granatieri (6° e JO) e 2 compagnie cannonieri con 9 peai:

Susa e Forti di Exilles. e Brunetta: 6 battaglioni (2° cacciatOri Fatio. l o e 2° Susa. l o l o Muriana. 2° Granatieri Reali Bellegardc), 4 compagnie leggere. di:.taccamenti di guastatori. 2 \quadroni di Dragoni di Piemonte e 3 compagnie cannonieri con 14 peZ7i da campagna:

• Valle di Gl.tio (Mongincvro): 3 battaglioni {1° Royal Allemand. l o e 2° Pinerolo ) e milizie locali del nobile d'Aprii:

Valli d'Orco e di Lan.t o: miliLic locali del conte France>etti di Meaenile. già capitano dell'esercito austriaco.

Il terzo Co r po d'Armata era comandato da Strassoldo. con in sottordine Provera c col principe di Carignano quale capo di stato maggiore. Con 11.000 fanti (25 battag lioni ) 800 croati c 2 compagnie cannonieri con 8 pcui. sbarrava le direttrici di Saluno e di Cuneo. suddivic;o in tre settori:

Valli di Lucerna e San Martino (Val Pellice ) : colonnello Gaudin. svizzero protestante. con 5 compagnie , alde\i di Angrogna c Villar del marchc:.e Carlo Emanuele d'Angrogna appoggiate al modesto Forte di Mirabouc:

Valli del Po (Agnello): generale Provera. 3.000 ( l granatieri Stra!>Soldo. 2 Belgioioso . 2 Caprara), 1.600 ( 1° Piemonte, 5° granatieri d'Andezeno. 2° Mondovì. l 0 Granatieri Reali Bel lcgarde). 400 sv izzeri di nuova leva ( Il 0 granatieri Mesmer e Rcdi ng) e 800 croat i (Brcntano) con 2 compagnie artiglieria c 8 pczLi. con quartier generale a le del Po. sopra le valli Vamita e Maira:

• Valle Stura (Maddalena e Argentera): generale Strassoldo. 4.()()() piemontesi (l o c 2° Guardie. t o Savoia. l o c 2° l o c 2° Ivrea. l o c 2 ° e 2.000 :.vizzeri di nuova leva <Bachmann Zimmermann. Pey er- Imhoff) più alcune centinaia di milizie. capisaldi alle Barricate e a Demonte e forti avanguardie a Valdieri e a Vinadio.

!l Corpo d'Armata della Contea di

Il più fo r te era però il Corpo d'Armata della Contea di Nizza, coma ndato da Sant'Andrea. che aveva in sottordine Colli e il scttuagenarin maggior generale saluzi'Csc Giuseppe Antonio Dcllcra barone di Co11cranze ( 1721 - 180 l) con quarticr generale alla Giandola sopra Brc glio. Erano in tutto 12.000 uomini: 1.600 granatieri, 7.200 fucilieri. 800 truppe leggere e cacciatori, 1.800 cacciatori franchi c volontari c 600 25 battaglioni regolari e 6 compagnie d'artiglieria con 24 pezzi. Il Corpo era attestato poco sotto Saorgio. spartiacquc tra Varo e Roja c tra Roja e Severa. sbarrando le valli adducenti ai passi delle Finestre (Argentera) c di Tenda. L'ala a destra di Saorgio. comandata da Colli con in sottordine Dellera. occupava la dorsale del monte Capclct (Cappelletto) e l'altipiano trapczoidale de li' Authion

LA RLSISTE:>IZA SARDA< 17'12·<11) 47

(una diramationc di monte Clapicr) protetto ali 'estrema destra dal caposaldo del Raus. Contava 4.000 uomini, con base nel campo trincerato di Millcforche (Fromagine) sostenuto alle spa ll e dalle trincee deii'Ortighera e da una poderosa ridotta detta '"il castello deii"Authion'·.

L'ala sinistra. comandata dal brigadiere Perni gotti, faceva perno sul colle de l Brouis. poco a Sud-E'>t di Saorgio c Breglio, occupando la diramazione Sospcllo. subito a Nord del confine sardo-genovese. Una debole linea di ridotte collegava i capi..,aldi di Authion e Brouis dal ca mpo di Millcforche ai colli di Mangiabò e Perus. L" artiglieria non era disposta in batterie. ma con pochi cannoni sapientcmcnte collocat i dagli ufficiali Roccati. Zin e fratelli Vaira. dominava tutte le gole e le strade d'accesso. so r vegliate dalle milizie c dai cacciatori scelti.

Come dimostrarono i fatti. la positione scelta già da de Courten aveva un forte valore difensivo c non solo gli attacchi frontali ma anche il tentativo di aggirarla dal fianco occidentale logorarono inutilmente per diciotto mesi l'Armata del Varo. Ma. come videro subito Anse! me e gli altri quattro generali che dopo di lui comanda rono l'Armata. la vulnerabilità della posizione sarda stava nella possibilità di aggirarla dal fianco orientale, co mpletamente sguarnito di truppe. Per farlo occorreva però violare la neutralità della Repubbli ca di Genova. Una neutralità di fatto disarmata, ma che la Francia non s i riso lse a violare subito a causa della propria dipendenza dal credito e dal commercio ge novesi c che poi rispettò solo pc rchè impe g nata a consolidare le rclrovie dell'Armata sconvolte dalla notta in glese c dalla co ntrorivoluzone interna. Così quello schieramento erroneo sotto il profilo <;trenamentc militare, fu nondimeno per alcun tempo efficace; ma cad de poi alla prima favorevole. con la manovra attuata da Masséna nelraprilc 1794.

Durante quel primo inverno di guerra in montagna Kcllcrmann risparmiò saggiamente le proprie truppe la sc iando so lo qualche g ran guard ia nelle alte val li savoiarde e ricoverando in pianura il grosso dell'Armata delle Alpi. Invece Brunet. rimasto al comando interinale delle truppe del Varo, si illuse di poter attaccare, malgrado rinclcmem:a della stagione. un avversario che al contrario di lui era facilmente rifornito dalle retrovic e attestato su posizioni elevate e impenetrabili, del le quali Brunet non aveva per giunta esatta cogniLionc. Senza contare che le linee francesi erano continuamente molestate dai partigiani nizzardi e che Sant'Andrea controllava molto bene la situazione nemica grazie ai disertori, ai valligiani e alle spie. tra le quali si distinse Alessandro Durafous. che tra febbraio e maoo effettuò una spericolata ma incontrastata missione informativa fra le truppe nemiche del Nizzardo c del Delfinato.

Solo 14 dei 39 battaglioni francesi sve rnarono tra la costa e L'Escarène Gli altri 25 rirnao,ero in montagna. schierati a semicerchio su una linea troppo estesa i cui collegamenti con le retrovie erano minacciati dai posti avanzati mantenuti dall'Armata sarda nelle alte vall i della Tin éa. del Varo c della Vcsubia. I settori francesi erano. da Ovest ad Est. i seguenti:

Vesubia Casabianca): da San Martino di Lantosca a Roccabiglicra. Belvedere c Bollena

• Peiracava (colonnello Masséna)

• Strada di Tenda (generale Dagobcrt)

• Castiglione (generale Dumerbion).

48 LA GUERRA DELLE ALPI l 17Q2- 1796l

L'Il febbraio Brunct tentò il primo as alto. Malgrado la fitta nebbia e la neve poco so lida la colonna Mica s prese la ridotta di Madonna delle Grazie (Amenouz) ma le fu ritolta dal contrauacco del corpo franco di Del CarreLLo. Dopo aver vagato per ore. a sera Brunet giunse so tto le trincee di Milleforche dove lo sbarrame nto d'artig lieria lo costrinse a tornare a Lucéran. Due giorni dopo, appena entrati in linea. 1.200 austriaci occuparono Sospcllo asserraglia nd osi al convento e al colombaio assieme alle milizie del maggiore Trabaud. Brunet e Dagobcrt li contrattaccarono frontalmente mentre una terza colonna li aggirò a sinistra dalla Turbie, costringendoli a ripiegare. l francesi non occuparono per non estendere ulteriormente la loro linea, ma ottennero comunque il risultato di uccidere Trabaud c catturare 250 granatieri col loro maggiore Strassoldo. nipote del generale. li manca10 intervento delle truppe sarde s uscitò il primo grave scretio tra Colli e Sant'Andrea.

Il comando nominale dei duchi del Chiablese, di Monferrato e d'Aosta

L'affiancamento di Co lli c Sant'Andrea si rivelò così uno dei principali errori comp iuti dall'accordo del 2 1 dicembre 1792. Per ri so lvere il dissidio de Vins dovette risolversi a lasciare T'orino c a recarsi alla Giandola. dove giunse il 17 marzo. Naturalmente. ne fosse convinto o meno. si affrettò ad approvare l'intero operato di Sant'Andrea. on aveva alternativa. perchè altrimenti avrebbe ri schiato un ammutinamento dello stato maggiore sardo. già insofferente della inframmcuenm austriaca. Ad ogni buon conto de Vins ordinò al generale nizzardo di resta re sulla difensiva se nLa assumere nuove ini7iativc.

Ma siccome Colli non accettava la subordinazionc a Sant'Andrea si di rila faccenda attribuendo formalmente il comando del Corpo d'Armata al frate ll astro del re, il capitano ge nerale Benedetto Maria Maurizio duca del Chiablcsc ( 1741 - 1808). Il duca fu nominato il 27 ap ril e, ma non assunse mai il comando effettivo, limitandosi ad effettuare due brevi visite al fronte, poco prima e subito dopo la gra nde battaglia dell'8-12 giugno. Del resto la vera funlione era la supervisionc della polizia politica e dell'efficiente se rvizio informazioni militare. diretti dal cavalier di R oub ion.

Altro errore fu lo sdoppiamento della vecchia Armata di LaZ?ary nei due Corpi autonomi di Aosta c Susa. Per s uperare le rivalità tra Bertone e Cordon c in vista della prossima spedizione in Savoia, nel giugno 1793 Benone fu promosso tenente generale c rispedito a Torin o quale nuovo comandante della g uarnigione, mentre i comandi dei due Corpi vennero formalmente riuniti nelle mani dcl tcrzogenito del re, il g iovane principe Maurii'io Maria Giuseppe, capitano ge nerale e duca del Monferrato ( 1762-99), lasciando però Cordo n al comando dell'auton o ma Divisione di Susa. 11 duca era cavalleresco. coraggioso e ben voluto dalle truppe, ma privo di esperienza. Gli venne così affiancato come consigliere il generale Argenteau. che doveva il grado ai suoi meriti di cortigiano più che a quelli di soldato. In tal modo i 10.000 uomini che custodivano i pass i ertentrionali furono lasciati in mano a tre generali incompetenti circondati da un nu go lo di cortigiani e di politicanti. Infin e ad agosto anche il pri ncipc Vittorio Emanuele duca d'Aosta ( 1759 - 1824 ), secondogcnito del re. ottenne il comando di una nuova Divisione di 6.000 uomini formata in Valle Stura per l'of-

I.A Rt:;SISl P.NZA SARDA ( 1791 -911 49

fensiva sul Varo, ostentando poi provocatoriamente di volerlo esereitare in modo del tutto autonomo c indipendente dalle direttive e dai consigli di de Vins. Le con-;eguenze furono anche peggiori, e non solo sul piano strettamente militare ma anche su quello politico. È infatti ai duchi d' Ao:-.ta e del Monferrato che va attribuita la maggiore responsabilità del fallimento delle due campagne parallele in Savoia e s ul Varo condotte nell'estate - autunno del 1793.

LE TRUPPE STRANIERE

L'arri1•o del comingeme ausiliario auMriaco

Il timore che attraverso la Riviera i francesi potessero puntare direttamente su Milano indusse gli austriaci a sospendere la partenza del loro contingente fin quando dal Tirolo non fossero giunte le truppe destinate a formare il nuovo Corpo d'Armata di Lombardia. Il 5 gennaio l 793 Vittorio Amedeo ne seri veva a l marchese di Breme. osservando che gli austriaci si erano impegnati a fornirlo soltanto quando non vi sarà piC1 nulla da temere per la Lombardia...

Ma alla fine di febbraio il contingente austriaco raggiunse finalmente il territorio piemontese per andarsi a schierare qua-,i tutto in Valle Stura. IJ nerbo era formato dal 2 ° Reggimento di Guarnigione ( LR 6) e dai due reggimenti "italiani .. (lR 44 Bclgioio:-.o e 48 Caprara poi Schmidtfcld) con il relativo battaglione granatie r i (Wollust, poi Strassoldo). Reclutati nelle carceri e fra gli ex -disertori di tutti gli eserciti. i reggimenti 44 e 48 godevano di pessima riputazione. Migliori erano i granatieri c i presidiari, ma erano soldati anziani, che poi i francesi avrebbero banezzato ..reverend pères". Il 2° battaglione fu destinato al Nin.ardo e fu la prima unità austriaca ad entrare in linea nel settore del Brouis. ma il l o rimase di guarnigione a Torino di r info,-zo all'analogo battaglione sardo. Completavano il contingente 800 dragoni veterani del Reggimento Laudon. rimasti tra Asti c Alessandria. e 815 croati del corpo franco Gyulaj comandati dal maggiore Brcntano, che raggiunsero la Val Maira solo nel giugno 1793.

Bcnchè l'organico dci battagHoni austriaci fosse il doppio di quelli sardi.le fonti suggeriscono che fossero incompleti, perchè li calcolano soltanto su 600 o 700 uomini. di modo che la forza effettiva del contingente austriaco viene calcolata convenzionalmente intorno ai 6.000 uomini, di cui 3.800 in Valle Stura. 700 al Brouis. 700 a Torino e 800 ad Asti e Alessandria. Non vi è neppure traccia dci 24 pezzi da campagna a ustriaci previsti dalla convenzione di Milano.

Comandava il contingente un anziano conte friulano, il tenente maresciallo Lcopoldo Strassoldo, con in sottordine tre maggiori generali, tutti veterani della guerra dci setre anni e della guerra contro la Turchia. Due erano lombardi, il barone vogherese Michelangelo Alessandro Colli Marchini ( 1738 - 1808) e i l marchese pavese Giovanni Provera (1736-J 804). Il terzo era licgese. il conte Eugène Guillaume Alcxis Argenteau (1741-1819).

Colli, ancora maggiore a cinquant'anni, doveva la sua improvvisa carriera all'astuto stratagemma con il quale . durante la guerra contro i turchi. era riuscito a farsi

50 LA GUERRA l>f·LLE ALPI (

finalmente notare dal mare sciallo Laudon (venuto a sapere che Laudon avrebbe ispeLionato il fronte. Colli si fece trovare mentre scavava trincee assieme ai soldati e finse di non essersi accorto del maresciallo perchè stremato dalla fatica e dall'impegno).

Di ben altro lignaggio era Argenteau. discendente dai due generali lorenesi Mercy caduti a Nordlingen e Parma nel 1645 e 1736 e lontano cugino del diplomatico Florindo C laudio ( 1727-94) consigliere di Maria Antonietta di Francia. Ma Argenteau, che doveva il grado più ai suoi meriti di cortigiano che alle modestissime capacità militari. era anche cognato di Amédée François Laharpc ( 1754-96) un ufficiale della milizia bernese che nel 1793 si arruolò nell'esercito francese per servire la Rivoluzione e che per ben due volte lo avrebbe sconfitto in battaglia, il 23 novembre 1795 a Bardineto e i l 13 apri le 1796 a Montenotte.

l :-,ei Reggimenri svi::.:.eri

ln base all'alleanza del 1764. estesa nel 1772 anche ai cantoni protestanti e rinnovata col trattato di Soletta dcl28 maggio 1777, alla vigilia della Rivoluzione sviz7eri e grigionj fornivano alla Francia e agli altri stati membri del Patto di Famjglia o alleati della Francia un cen tinaio di generali e ben 40.000 fanti permanenti. pari al 2.7 per cento della popolazione ( 1.5 mjJioni). l 30 Re ggimenti permanenti svineri, reclutati su base volomaria mediante capitolazioni collettive con imprese familiari, erano così distribuiti: 13 alla Francia (16.500 in pace c 24.500 in guerra). 6 all'Olanda (7.500), 4 alla Spagna (4.988) 4 a apoli (5 .833) e 3 al P1emonte (3.237). Inoltre la Francia poteva di fatto contare sulla formidabile milizia bernese, forte di 21 Reggimenti di prima linea con 26.000 effettivi, mobilitata nel 1781 per reprimere lo sc iopero sindacale delle nuove reclute per il Reggimento di f-riburgo e nel 1783 per l 'intervento franco-sardo-bcrncsc in sostegno dei reazionari ginevrini l tre reggimenti sviz:.ccri permanenti a l servizio sardo erano tradizionalmente capitolati coi cantoni del Vallcsc (de Courten) e di Berna ( Rockmondet) e con le Leghe Grigie (C hrist). Tutti c tre furono impiegati al fronte, ma i primi due con scarso apprezzamento. Anzi il capi tan o bernese Bego z. alla cui buona fede credette poi soltanto il suo connazionale barone Jomini. fu sospettato di aver consegnato per denaro la ridotta Vallesana del Piccolo San Bernardo. deve rese per primo la spada al nemico il 23 aprile 1794. Inv ece il Reggimento Grigionc dette buona prova illustrandosi aii'A uthion e specialmente nella battaglia del 19 aprile 1796 al San Michele , dove la s itua z ione fu sa l vata dalla 2a compagnia granatieri inquadrata da Paolo e lpp olito Schreiber, figli di un ufficiale grigione a l servizio genovese.

Archiviato il progetto di spe dire un proprio contingente. Napoli si impegnò tuttavia a somministrare al Piem o nte un sussidio annuo di 400.000 ducati per mantenere 5.000 svizze ri , ma ne corrispose solo la prima rata trimc st ral e. Servirono per capitolare 3 reggimenti. due co n il cantone di Lucerna c il principato di San Gallo c uno mi!.to con contingenti dci cantoni di Sciaffusa, Schwitz. Zug e Obwald. Li comandavano rispettivamente i colonnelli Christian Emmanucl Zimmermann. Nicholas Bachmann e Jean Conrad Peyer- lmh of.

Le reclute si tro varono in abbondanza, anche per il diffuso desiderio dj vendicare la strage dei loro connazionali alle Tuilcries. Ma i colonne lli inta scava no sistemati -

LA KESISTI".NZA SARDA ( 1792-931 51

ca mente gli anticipi concessi per l 'equipaggiamento e le paghe, negando alle reclute viveri e e provocando ondate di forti della sbalorditiva arrendevolena mostrata nei loro riguardi da Vittorio Amedeo. Gli innumerevoli privilegi concessi alle truppe estere. e il loro costo esorbitante suscitarono infinite rivalità erilievi di carattere tecnico e amministrativo. Ma il re non volle privarsene, perchè, secondo il criterio adottato dalle monarchie francese, spagnola e napoletana nonchè dal governo dello Starholder olande:.e. continuava a considerare gli svizzeri le uniche truppe di cui potersi fidare per compiti di sicurezza interna.

Nell'estate 1793 i tre reggimenti di nuova leva. con metà degli organici previsti, furono spediti in Valle Stura per far parte della nuova Divisione creata per il duca d'Aosta. Ma neanche allora ebbero occasione di vedere il nemico e i fucilieri furono in seguito tenuti nelle guarnigioni interne. mentre i granatieri furono riuniti nell' 11 ° battaglione di formazione, comandato dal maggiore Reding. di presidio nelle valli di Pinerolo e di Luserna. Un centinaio furono catturati nel maggio 1794 al forte di Mirabocco, il cui comandante. maggiore Mcssmer, venne processato e fucilato per averlo evacuato senza combattere. Sciolto l' 11° con la smobilitazione del 1796. gli altri 6 battaglioni furono conservati e ancora nella primavera del 1798 il maggiore Audiberg comandò 200 uomini del Peycr-lmhoff aggregati alla colonna volante di Pallanza. I n dicembre ne restavano circa 800. che formarono la 2a Legione Elvetica al servizio del governo provvisorio piemontese.

l Reggime11ti Royai-AI/emand e Chablais

Oltre agli sviucri. l'Armata sarda includeva altri 2 reggimenti esteri, di cui uno privilegiato fom1ato da tedeschi (Royal Allemand. di proprietà del maggior generale Brempt) che non dette buona prova. e uno non privilegiato di proprietà del duca del Chiablcse. A rigore quest ' ultimo non era considerato estero. bensì nazionale. perchè era inquadrato da ufficiali savoiardi e reclutava savoiardi. valdesi e anche piemontesi. Ma ammetteva anche francesi e italiani non regnicoli c nell'autunno 1793 vi furono incorporati numero:.i emigrati francesi, in seguito anche gli esuli toloncsi rifugiati a Valenza Po c scarsamente sussicliati dall' l nghilterra.

LA FANTERIA LEGGERA

Il battaglione cacciatori carabinieri di Canale

Anche nell'Armata sarda. ad imitatione dei Freikorps di cacciatori (jaeg e r ) costituiti nel 1788-92 in Tirolo (Fcnner), Germania (Dandini). Galizia (O'Donnell). Basso Reno (Laudon) c Paesi Bassi (Le Loup) vennero costituiti speciali corpi franchi specializzati nelle operazioni di "piccola guerra • in montagna, che nell'estate 1794 raggiunsero la forza di 1.800 uomini.

H primo reparto di questo tipo fu la "centuria·· di "cacciatori-carabinieri". con un organico di 337 uomini. Armata di carabina e reclutata fra i contrabbandieri della

52 LA GUERRA DELLii ALPI (
1792- 1796)

frontie ra ligure, inclusi numerosi sudditi genovesi. la centuria fu costituita il 28 ottobre 1792 dal maggiore Pi etro Francesco Malabayla conte di Canale. già capitano delle Guardie, con criteri abbastanza simili a quelli dei futuri bersaglieri di Lamarmora. Suoi capitani erano Nicola Galleani d'Agliano e il nizzardo Francesco Gapidelli di Quincinetto. In seguito il corpo fu e levato a battaglione c sdoppiato in 2 centurie. Abile e valoroso. Malabayla aveva però una spiccata propensione per il peculato, tanto che nel 1794 , accusato di essersi speso le paghe dci s uoi carabinieri. fu rimos so alla chetichella dal comando c sped ito a Torino quale ''gentiluomo di bocca··. mentre le compagn ie furono aggregate al corpo franco.

La compagnia li francesi

Nel corpo franco furono ini7ialmente incorporati anche una cinquantina di emigrati francesi, ma, data la difficile co nvivenza con gli cx-discnori . il 31 dicembre furono riuniti in una quinta compag nia autonoma, inquadrata dal capitano e più tardi maggiore Domenico Fedele dc Bonncaud e vari subalterni tra cui de La Fare e il cavaliere Palamede dc Forbin. c he aveva da vendicare un fratello massacrato dai sanculotti ad Avignone c che guadagnò la croce mauriziana il30 giugno 1795 al Moncenisio. Non tutti erano però ugualmente fedeli: il tenente de Motthy fu ad esempio arre lato e cassato per sospetto tradimento.

Ma in genere combattevano con spietata ferocìa. incuranti della vita. Del resto sapevano che, in caso di cattura. il minimo che li attendeva era il plotone di esecuzione. Non pochi lo evitarono combattendo a oltranza c poi piantandosi in testa l'ultima palla. come. il 2 settembre 1795. fece lo stesso de Bonncaud. circondato e ferito a San Martino di Lantosca.

Ricostituito con di se rtori francesi dopo aver perso 70 uomini alla ridotta di San Severo (19 aprile 1794) il reparto di Bonneaud salì nell 'es tate 1795 a 300 effettivi, tutti stra nieri ma non tutti francesi c il re ordinò di eleva rl o a centuria su 2 compagnie. L'ordine fu però revocato perchè il reparto fu annientato nella feroce incursione su San Martino di Lantosca e fu ricostituito a livello compagnia passando nel corpo franco al comando del barone Ripert du Borret.

Il corpo franco

11 9 marzo 1793 Filippo Del Carretto ebbe il comando della centuria franca di diserto ri graziati di stanza s ul Continente. In settembre a causa dell'alto numero di diser tori il corpo fu elevato a 4 compagnie, comandate da Francesco Saverio Saissi.

Vincenzo Ferrere di Buria sco, Michele Spirito di Patono c Michele Preti Saint Ambroise d'lsonc. In ottobre, a seguito delle ferite riponate al Brouis e all'Authion, D el Carretto cedette il comando al conte Borgarelli d'lsone. il giovane ufficiale degradato per la meritoria insubordinazione nei confronti di dc Courten e del tutto riabilitato dal valo re c dall'iniLiativa dimostrati durante la spedizione in Savoia.

el dicembre 1793 il re autoriLLò la formazione di un unico Corpo franco di 13 robuste compagnie con organico di 2.133 effettivi. indicato talora dalle fonti come "legione straniera". Ciò consen tiva anche ai partigiani niznrdi di potersi arruolare in

LA RESISTENZA SARDA ( 1792-CJ 3) 53

un corpo permanente e godere così di un soldo maggiore e di maggiori opportunità di avanzamento. Alle 4 compagnie di disertori se ne aggiunse così l di ri serva formata dalla banda Laroque. dove furono versati anche i superstiti della banda Radicati, il cui comandante fu destinato a organizza re la nuova ce nturia dci cacciatori di Oneglia.

Altri tre reparti franchi seguirono nel 1794. Due compagnie. una di 150 "cacciatori .. e r altra di· l 20 ..carabinieri", vennero reclutate a Castagnole d'Asti e R eve ll o dal capitano Michele Antonio Piano (m. 1842), già ferito alla Gilctta, e dal conte Luigi Martin Montù Beccaria (m. 1834). Seguì in luglio una analoga reclutata da Giuseppe Pandini, mentre le prime due furono eleva te a centu ri e. costituendo altre due compagnie (2a Piano, comandata dal fratello Giuseppe, e 2a Martin , comandata dal figlio Giuseppe).

In settembre Martin cadde prigioniero c la s ua centuria fu soppressa (il figlio combattè poi con Napoleone) e durante l'inverno tutti i reparti franchi passarono agli ordini di Borgarclli d'Tsone formando un unico Corpo franco di 11 compagnie di 160 uomini (la d' lsone, 2a Saissi. 3a di Buriasco . 4a Patono. 5a de B onncaud, 6a di riserva , 7a Piano-l, 8a Piano-n, 9a Pandini, IOa d'Agliano, Ila Quincinetto). Il 17 febbraio 1795 le compagnie furono così riordinate: la Pandini . 2a Buriasco, 3a Saissi, 4a Francini, 5a Martin. 6a Bovarin o. 7a Riv arona , 8a Patono. 9a Pi ano, IOa De Bonneaud, lla di Riserva.

Tenente della compagnia Patono era il fratello vassallo Benedetto, autore delle Mémoires pour servirà l'histoire de la dernière guerre des Alpes. Già ufficiale dci Dragoni del Re, Patono era stato trasferito al corpo franco per ragioni disciplinari c alla fine del 1795 lasciò il serviL iO ritirandosi a Berlino, dove nel 1802 pubblicò le Mémoires. Seco ndo Pinelli (p. 561, nt. l) l'opera lascia trasparire "l'ira che lo dominava.. , ma getta .. molta luce su vari fatti" e già nel 1854 era "rari ssim(a) . perchè nel 1815 qualche potente, mal concio dalla sua penna, fece distruggere tutte le copie che poté raggiun gere".

Le "truppe leggiere" e i cacciatori reggimentali

Oltre ai cacciatori franchi r Armata includeva la Legione delle truppe leggiere··. comandata dal generale Dellera, progenitricc dell'attuale Guardia di Finanza. Addetta al servizio anticontrabbando c reclutata tra ex contrabbandieri e malviventi (al punto che era vietato ai suoi uomini entrare nelle città) la legione comprendeva inizialmente 4 battaglioni di 6 compagnie (inclusi granatieri e cacciatori): era inoltre previla costituzione di un reparto di cavalleria. poi annullata per le sopravvenute esigenze belliche. ll 7 aprile 1795, a Mondovì. D ellera riordinò la Legione su 2 reggimenti di 1.389 effettivi. ciascuno su IO compagnie fucilieri. 2 di granatieri e 2 di cacciatori, comandati dai colonnelli conte ùi Antignano c cavalier Leotardi (tenenti colonnelli Bcllegarde e Balegno, maggiori Massimino. Bava, Nicolis c Santi). Contava in tutto 100 ufficiali. inclu s i 15 prigionieri dei francesi e il conte l gnaLiO Bianco di San Severo, già colo nllello in 2° della Legione e ora Ispettore dei due Reggimenti.

Sedici delle 20 compagnie reggimentali di cacciatori. incluse 5 estere, furono subito riunite in 2 battaglioni di formazione. il l o a Breglio (cavalieri Lu tcma di Cam -

54 LA GUERRA DELLEAI.PI ( 1792-1 796)

pigi ione c Incisa di Santo Stefano) e il2° a Susa (cavalier Fatio c conte Colleoni ). Dopo la battaglia deli'Authion il comando del 1° battaglione fu rilevato dal marche..,e Colli Ricci di Felizzano, già maggiore provinciale del Re ggimento Mondovì. 11 20 rnar1.0 1796 i due battaglioni furono riuniti in Re ggimento di 18 compagnie. Fra il 1793 e il 1796 ne vennero formate altre 16. quattro delle truppe leggere e le altre 12, autonome, con reclute e volontari provinciali (2 oncglicsi, 3 astigiane, l monregalesc, 2 savoiarde, l aostana, l novarese, l vercellese c l mista eli riserva).

VOLON TARI, MILIZIE E 8ARB ETII

l cacciatori mlontari e i cacciatori scelti del

Tutte le invasioni francesi del Settecento do venero sperimentare l'efficacia della "piccola guerra'' condotta dalle improvvisate formazioni di "parteggiani'' o "milizia generale". inquadrate c comandate su base parrocchiale, comunale o baronale. E non 1.o ltanto in montagna. dove s i distinsero soprattutro i "barbctti'' valdcsi. ma anche in pianura, in particolare durante gli assedi di Torino ( 1706) c di Cuneo (1744). Allora le bande del Cuneese. comandate dal barone de Lornay. colonnello del Reggimento di Tarantasia. avevano raggiunto la forza di circa 2.500 uomini, e allri 8.000 erano '>la ti organizzati nella pro' incia di Mondovì dal marchese d'Ormea.

Già nel gennaio 1793 sorsero nelle valli della Vesubia c della Roia \'ere e proprie bande partigiane, formate da volontari ma anche da banditi c contrabbandieri. Benchè combattessero in uniforme o comunque con contrassegni. in caso di cattura i francesi li fucilavano inesorabilmente. pcrchè. avendo annesso Niaa alla Francia. li consi deravano ribelli c traditori della patria. Una prassi che, unitamcnte ai sacc heggi c alle feroci rappresaglie contro famiglie e villaggi che aiutavano i partigiani, ebbe il so lo effetto di accrescere odio c vendetta contro l'in vasore. "Gli abitanti dei villaggi di montagna- diceva un rapporto dell'Armata del Varo- sono talmente esacerbati che hanno giurato di sterminare tutti i soldati. Non passa giorno che qualche militare non venga ucciso fino ai po<oti della città: questi barbets sono ancora più da dci soldati nemici··. L'e co arrivava anche all'opinione pubblica francese: il Courier Uni rene! del 30 maggio 1793 <;criveva infatti: "i barbers ci aspettano dietro una rupe. o un cespuglio. c ci mandano fucilate che noi non sappiamo di dove vengano. comaledetti contadini fanno più danni dei soldati di linea, conoscendo il paese fuggono da un dirupo a un altro facendo continuamente fuoco e non lasciandosi mai avvicinare".

I partigiani dell'Alto Niz7ardo furono almeno 2.000: un di reclutamento che appare addirittura plcbi-;citario, se si considerano la detcrrcnta psicologica delle rappresaglie nemiche c il potcntialc demografico della contea- appena 150.000 abitanti. due terzi dei nella LOna controllata dal nemico- c per giunta già scremato dall'aliquota collaborationista e dalle leve francesi c ..,abaude ( oltre ai partigiani. infatti. l'Armata sarda conta"a un forte nucleo nizzardo nel Reggimento Piemonte e un intero reggimento di mille provinciali ni77ardi. c<htantemente reclutato nel corso della guerra).

LA RESISTENZA SARDA ( 17CJ2 55

l primi comandanti delle bande furono i capitani di milizia Cauvin. Cristi n i e d'Aiglun; i tenenti conte della Rocca (Laroque), del Reggimento Nizza, c Faraud . di milizia: i cavalieri di Santa Margherita, di Sant" Antonino e Radicali di Brozolo. nonchè il tenente dei Grigion i Andrioli. autore degli Annali mi/ilari dei Reali di Savoia. Le formazioni furono poi comandate, assieme alle compagnie franche c ai carabinieri reggimentali. dai tenenti colonnelli Belmond. di milizia. e Colli Ricci. del l o cacciatori. nonchè dai capitani di milizia Salici, Cimiez. Domcrego, Comes. To rdo e baro n i Giletta e Galea.

Il generale Sant'Andrea scrisse che "ques t i volontari attivi c infaticabili. audaci fino alla temerità, attaccavano sen7a posa il nemico, sorvegliavano gli accampamenti cd asso l vevano il compito di esplora/.ionc per conto delle truppe regolari. Attaccando improvvisamente i posti isolati ed i convogli, si impadronivano d i tu ll o . Superando con faciltà gli ostacoli della montagna. penetravano profondamente nelle Iineee nemiche, catturando prigionieri che venivano tradotti agli accampamenti ancora sorpresi della loro disavventura. Nascosti nei fondi valle o trincerati sulle alture. sempre att i vi1.simi, essi mai si lasciarono scoraggiare".

Ma non mancavano ombre. Malgrado una relativa indulgenza, nel l 'inverno 179394 Santa M argheria fu cassato per malversazione. Cauvin. processato per il medesimo reato, fu invece assolto. Congedati anche il prete Sandré e i l fra te se r vita Borg hese. il cui arruolamento contraveniva alla disciplina ccclesistica.

Perduto l'A l to Nizzardo, nel maggio-giugno 1794 i resti de ll e bande formarono 8 compagnie di ··cacciatori scelti del iaardo" (la L aroque. 2a Cristi n i, 3a Tordo. 4a Giletta. Sa Cauvin, 6a Domercgo, 7a Comes. 8a Galea) che continuarono a battersi strenuamente fronte di Loano e delle Langhe.

La Mi/i::Ja I'Oiontaria terriloriale

Come si era sempre fano nelle guerre precedenti. con editto IO ottobre 1792 Vittorio Amedeo ordinò r··armamcnto generale·· a cura e s pese dei comuni. per formare una Mili.tia territoriale con volontari dai l 6 ai 60 anni. Le compagnie dovevano avere un minimo di 36 c un massimo di 48 uomini . con 3 ufficiali nel primo caso e 4 nel secondo. D ue compagnie formavano una centuria. e sci un battaglione. comandato da un maggiore. Erano previ!>ti anche tenenti colonnelli nei centri in cui si formavano più battaglioni. Gli ufficiali di compagnia. improvvisati ma non necessariamente meno capaci erano dai comuni fra la piccola nobiltà e la picco la borghesia locale (notai. medici. possidenti). con prefererlLa per i militari in congedo non soggetti a richiamo. Al capitano spellavano 21irc per ogni giorno di servizio. aJ tenente l e meua e l aJ sonotenentc.

I l conte astigiano Garetti di Ferrere. senatore. presentò di propria iniziativa un autonomo e più concreto progetto di armamento generale, suggerendo di sperimentar lo nelle colline delle Langhe. A s tigiano e Monferrato. Il piano suddivideva il territorio fra Asti e il Tanaro in tre mandamenti e p revedeva la formazione di 88 squadre reclutate. inquadrate. armate. equipaggiate e vc lto,agliate a cura delle autorità locali e a spese dei volonta r i abbienti . con lim itate somministra1ioni di fucili e denaro da parte dello stato per provvedere alle particolari. Il piano fu sottoposto ad un

56 LA GUI;RRA DELLE: ALPI (
1792-1796)

apposito ··congresso·· formato dai ministri Grancri e Cravanzana. dalruditorc generale di guerra Carlevaris, dal cava li e r Damiano Pri occa e dal comandante della cinà di Torino conte Valperga di Caluso. Su parere del co ngresso. il re lo approvò 1'8 novembre.

Secondo Pinelli alla fine del 1792 la milizia gene rale registrava 391 ce nturie e 35.602 iscritti. Tutta via, in man canza di armi, lo stesso gove rno dovette poi ch iarire che la milizia sarebbe s tata chiama ta per aliquote e periodi limitati secondo le esigenze locali Ciò significava differen1iare enormemente le milizie da pro vinc ia a provincia c da com une a comune. Di fatto le uniche militi e effettivamente impiegate al fronte furono quelle alpine. specialmente le valdesi. e quelle delle Langh e, non più di 8- 10.000 uomini Quelle dclrinterno svolsero comunque un ruolo indiretto. sostituendo nelle guarn igioni e nell e retrovie una aliquota di truppe regolari c he potè pertanto essere impiegata al fronte.

el maggio 1793le milizi e di Acqui e Mondovì furono riorganizzate dai brigadieri Caminada c Ross i. Erano 20 compagnie (4 di Cairo, 2 di Màllarc c 14 levate ad Ormea, Monesiglio e A st i ) comandate da Saluzzo di Montemale, Inci sa di Camerana, conte Roccatagliata. Vico c Frassone di Monta ldo.

Le disposit.ioni regie del 179 3 equiparavano i miliziani ai soldati, c il ge nerale Strassoldo s i dichiarò "felice" di avere alle sue dipendenze ·'dei così bravi so ldati''. Ben diverso. però. il giudizio dell'apposito ..congrcs o·· di alti uffi cial i deputato allo studio dei provvedimenti per migliorare la mili zia e o rga ni77are l'armamento generale. ella sua relazione del 6 gennaio 1794, il congresso scr iveva che le mili:tic cos tituivano una spesa eccessiva e del tutto inutile. Gli ufficiali di milizia era no per la maggior parte incapaci e avidi oltre l'inunaginabilc, facendo commercio dci loro uomini e inta sca ndo le paghe de g li Male armale. mal comandante, non addes trate. usate dai generali come ca rn e da cannone per coprire 1· avanzata dai rego lari. al primo colpo di fucile le milizie si davano alla fuga. malgrado fossero compos te da volontari. Del re to nel 1794 furono cassati anche -.ari ufficiali che proteggevano i contrabbandieri c tagl.ieggia va no i v illaggi , come Landi e Camperio delle milizie acquesi. c Fcrrcro c Destefanis.

Su rapporto del congresso, nell'inverno 1794 le milizie vennero ri o rga nizzate con criteri unifo rmi e un organico teor ico di 32.628 fucilieri, 5.418 cacciatori e 512 ca nn on ieri. Le compagnie. a base co munale o intercomunale, erano 429. esattam e nte lo stesso numero delle compagnie regolari ( 1794 - 95). Le 339 compagnie fucilieri avevano un organ ico di 100 uomini. inclusi l o 2 a costituire 16 plotoni can noni eri (32 e 4 cannoni leggeri) assegnati ad altrettanti reggimenti di milizia.

Le 90 compagnie di cacciatori alpini delle Valli Chi.,onc ( 1.240) e Lu serna ( 1.500 Valdesi e 840 cattol ici di Pinerol o) e delle su l ve rsa nte ligure delle Alpi Marittime (2.520 di Oneglia c 558 di Loano) avevano un o rga nico di soli 60 - 62 uomini.

Ciò dipendev a dalla necessità. imp os ta dalla conforma:tionc c dalla densità di popolazione delle va ll ate, di moltipli ca re i centri di allarme e radunata.

l "RES IS1tNZASARDA ( 1792 9 31 57
L<> YO caccimori e cannonieri e le J!.uide alpine

l cannonieri di milizia rivelarono molto preLiosi per il delle batterie da posizione erette sulle Alpi. tanto che l'alto comando decise di raddoppiarne i l numero c formarne 18 compagnie di 61 uomini, salite in seguito a 21. Otto compagnie furono costituite riunendo i 16 plotoni cannonieri le altre IO pe1 trasformaLionc di altrettante compagnie cacciatori. Tuttavia. poiché il servi t io alle batterie alpine era ben più gravoso e di quello normale, le compagnie non vi furono dest inate d'autorità bensì e lasciate libere di decidere a maggioranza dci componenti accogliere o respingere la richiesta. La risposta fu generalmente pos itiva, in particolar modo fra quelle di Oncglia, a causa dell'odio per i francogenovesi rinfocolato dal saccheggio e dalla devastazione delle loro case.

Nel maggio 1794 l'attacco francese in Val fece dubitare della fedeltà di una parte delle milizie valdesi. Il capitano Al barca. sospettato di simpatie repubblicane, fu cassato. ritenente colonnello Maurauda fu addirittura arrestato. ma tre mesi dopo fu riconosciuto innocente e indenniaato. Valoro),o fu invece il comportamento delle compagnie niZtarde (Saorgio. Sospello. Pigna. Briga). liguri ( D olceacqua e Oneglia), (Limone, Vernante, Molinctto. Bersezio. Ormea). de ll a Val Susa (Bardonecchia. Susa), (Lanw) c (Ar' icr. Avise, Camporcher). M a neanche queste compagnie gradivano lunghe permanenzc in trincea. Ad esempio. nell'ottobre 1793 i sindaci di Saorgio dovettero recarsi a l campo del Raus per evitare lo scioglimento della loro compagnia. dato che i militi pretendevano il congedo e non obbedivano più a l capitano Daon. erano poi i servizi deUc guide alpine. Nel 1794 quelle ninarde formarono una compagnia comandata dal capitano Ramoino e poi dal tenente Lamberti. mentre un reparto di 100 alpieri fu ingaggiato in apri le tra i contrabbandieri di Briga. Altre due compagnie di guide, Gondolo c Ccrruti, sono men7ionate nell'estate 1795. Ma. più per denaro che per simpatie politiche, non poche furono le guide che. lungo !"intero fronte, accettarono di aiutare il nemico.

L 'Armamento generale del MOI!{errmo

Dal maggio 1794. nom inato comandante della città c provincia di Mondovì. il tenente generale Dellera riorganiuò !"armamento generale nel Monregalesc, il cui potenzia le venne poi stoltamente c cinicamente sprecato nell'inutile e sanguinosa incursione su Loano guidata dall'avvocato Pcppino Robusti. M alg rado ciò all'u ltima battaglia del 13-21 aprile 1796 parte 50 compagnie delle milizie monferrinc e un loro reparto fu probabilmente fra i difen.,ori del castello di Cosseria.

l "barheui"

Tali mili:tie non vanno confuse coi ··barbctti" equivalente alpino dci Si indicavano con tal nome le feroci bande di contrabbandieri e briganti. inda disertori. -;bandati, fanatici c contadini sradicati, che, annidate presso i va l ichi. trucidavano corrieri e assaltavano convogli soprattutto a scopo di rapina, distinguendo a fatica gli obiettivi militari dalle vittime civili. Nel l 'agosto 1795. dopo

58 LA CìUI-.HRA DHLLE ALl'l ( 1792- 1796)

e ss ere miracolosamente sfuggito ad un agguato dei barbetti .. nemici"'. Kellermann impartì !"ordine di giustiziarli sul posto della cattura, costume del resto abitualmente praticato da entrambi i contendenti.

l cittadini volontari o Guardia Urbana

G ià durante le guerre di successione spagno la c austriaca era stata organ izzata a Torino la milizia urbana. Nel 1792 fu riattivata su progetto del decurione, conte P ros pero Balbo, presentato il 27 settemb re. L e domande di arruolamento furono 4.256, di cui 3.574 accolte. Fra cos toro anche 37 sacerd01i. Ma la Militia o Guardia Urbana di-.ponc va di appena 300 fucili. s ufficienti soltanto per i "fazionieri .. professionisti ass oldati a spese dei militi Anal oghi corpi di ·'ciuadini volontari furono organiLZ.ati a Venaria Reale (62 cffeuivi ), Pinerolo e Cuneo.

La Guardia di Torino, comandata da un militare a ripos o. il brigadiere Griffa, dccorata ne l 1796 del titolo di '·Rea le" e resa permanente ne l 1797. fu presto ridotta a 2.000 effettivi e 500 riscrvisti.

I A RESISTENZA SARDA ( 1792-93) 59

Tabella l -Vertice militare sard o 1792

Comandante Generale

Comandante Generale in 2°

Primo Aiutante di Campo

Capo di Stato Maggiore

Comandante della l a Ala

Comandante della 2a Ala

Ispettore della Cavalleria

Comandante delle rimonte

Comandante Gen.Artiglieria

Comandante Gen.lngegneri

Comandante Gen.Marina

Direttore Regie Scuole

Direttore Accademia Reale

Ministro di Stato Guerra

Primo Uffiziale di Guerra

Segretario di Guerra

Ufficio Generale del Soldo

Gran Mastro d'Artiglieria

Intendente Generale F.F.

Auditore Gen. di Guerra

Avvocato Fiscale Militare

Intendente Gen. di Guerra

Stato Gen era le 1792

Capitani Generali Generali

Lu ogotenenti Generali

Maggiori Generali

Colonnelli Brigadieri

Totale Generali

Pi ccolo Stato Maggiore

R egol. 5 gi ugno 1776

l Aiutante Generale

4 Aiutanti Generali di

4 Sottoaiutanti gen .

Aiut.Maggiori dei Corpi

Quartiermastro Generale

Quartiermastri dei Corpi

Gran Prcvosto d" Armata

Capitano dei Bagag li

Sua Maestà il Re

Principe di Piemonte

Delfino di Trivié

Costa di Beauregard

Duca d· Aosta

Duca del Chiablese

Asinari di Bernezzo

cav. Benso di Cavour

Saluzzo di Monesiglio

Nicolis di Robilant

P.Daviet de Fonccnex

Giovanni Bozzolino

Saluzzo Dell a Manta

Fontana di Cravanzana

Radicati di Villanuova

Poi icarpo Sescha

V. Serra d'Albugnano

Gabaleone di Salmour

G.Apollinarc Morctti

Carlevaris di S.Damiano

Luigi M aria Prandi

A. Ferrcro Ponziglionc

Pi cco lo Stato Ma gg iore

R egol. 25 ma ggi o 1792

l o Dit>art.(Aiutantc G e n )

guardie.picchetti.di taccl

di re zio ne magazzini viveri

2 Osp.Reali e 4 Volanti

2° Dipart. (Qu a rti e rmas tro )

marce.accamp.topogratia

3° Dipart.( l s p. Poli zia)

ri forni m. vettovagl. polizia!

60 LA GUERRA DI'-LLE ALPI ( 17 92 17 96)
Fan t. Cav. lO 6 17 6 39 Il 41 7 107 30
To t. 3 16 23 50 48 140

Tabella 2 - Ordinamento dell e Regie Trupp e Sa rd e 1786-92

Fanteria Divi s ioni d 'ordin. Divi s ioni Pro vin c.

Ala Di p . Brg Regg imenti Br g R eggim enti

la l o la Guardie la Tor in o

Bernese Ivrea

2a Piemonte 2a

Alemanno

20 la Aosta la Nizza

Grigionc Mondo vì

2a Vali esano 2a Pinerolo

Monferrato Asti

2a 30 l a Chiablese l a Gcncvcse

Saluzzo Moriana

2a Savoia 2a .

Marina .

40 la Regina la Vercelli

Sardegna Tortona

2a Lombardia 2a o vara . . Acqui

Di p. Cava ll e ri a e Dragoni Batta g li oni Brg Regg imenti Acca mp . Art. l o l a Piemonte Reale Cavali l o j O

Ad ogni Dipartim ento assegnate inoltre:

- 3 compagnie Truppe Lcggicrc

- l divisione del Treno

- l ospedale volante

l \ SARDA ( 61
Aosta Cavalleria 20 2a Dragoni di S. M. 2 0 20 Dragoni del Chiablese . . 30 3a Cavalleggeri di S. \Il_ )O 30 Savoia Cavalleria . 4 0 4a Dragoni di Piemonte 4 0 40 Dragoni della Regina . .

Tabella 3- Ordine di battaglia d ell 'A rmata Sarda (sette mbre 1792)

Forza dell 'Ar mata Sarda

Forza bilanciata: circa 50.000 uomini

32 battaglioni ( 13 piemontesi, 2 savoiardi, 2 2 sardi.

2 lombardi. 2 esteri, 2 alemanni. 2 2 bernesi, 2 grigioni. l misto) su 400 fucilieri c 100 granatieri

32 battaglioni provinciali ( 19 piemontesi. 4 savoiardi. l niz.wrdo. 4 lombardi. 4 scelti)

20 compagnie cacciatori reggimentali (1.200)

16 compagnie di Truppe Leggiere ( 1.600)

2 compagnie leggere di Sardegna (200)

6 compagnie franche di disertori gratiati (400 ad Alcs-,andria. 200 in Sardegna)

16 compagnie cannonieri (2.400)

4 compagnie specialisti d'artiglieria (500)

l compagnia bombisti di Sardegna (l 00)

22 compagnie di invalidi (2.000)

14 compagnie provinciali di riserva (420 istruttori e 3.360 reclute)

32 squadroni ( 1.600 cavalleggeri c 1.600 drago n i )

200 dragoni di Sardegna

600 Casa R ea le ( 160 Guardie del corpo. l 00 SviL.Zcri. 240 Archibugieri. 100 Dragoni)

600 Corpo della Reale Marina

Co rpo della Savo ia

Comandante: tenente generale de LaLary

Forza: 10.3 25 fanti, 1.200 cavalli. 16 pe77i da campagna

• 12 battaglioni d'ordinanLa: l 0 Guardie, 2° Savoia. l o e 2° Monferrato . l o c 2° Aosta. l 0 e 2° La M arina. l o e 2° Rockmond et. l o e 2° Sardegna

2 battaglioni provinciali scelti: l o e 3° Accampamenti

7 battaglioni provinciali: 1° e 2° Gcnevese. l o e 2° Moriana. l o e 2° Susa.

l compagnia d'ordinanza: Sa Truppe Legg e re

6 squadroni: 1° e 3° Dragoni della Regina, 1°, 2 °,3° c 4° Cavalleggeri del Re

l compagnia cannonieri

Co r po della Co ntea di Nizza

Comandante: tenente generale de Courten

Fooa: 8.500 fanti. 600 cavalli. 600 cannonieri. 8 pezzi da campagna

• 8 Battaglioni d'ordinan7a: 1° Piemonte. 2° Saluzzo, ] 0 c 2° La Re g ina, ] 0 e 2° Lombardia. l 0 de Courtcn. l o Christ

4 battaglioni provinciali: ! 0 e 2° Nia:a, 1° c 2° Mondovì

62 LA GUtR RA ()f'LLE Al Pl !1792- 1796)

2 battaglioni di marina: Reali Eq uipaggi, F regate

2 compagnie provincia li scelte: gra natieri Accampamenti

3 squadroni: l o Dragoni di Piemonte, 2° c 3° Aosta cavalleria

2 compagnie cannonieri

3 compagni e inva l idi (Villafranca, O neg li a, Loano)

Pro vincia di Saluzz o

• Sa luzzo c ittà: 4 compagnie (l o Sal uzzo)

• Sampey re e Barge: 2 compagn ie gra na t ie ri (Sa lu zzo)

• P aesana: l compagnia cacciatoli (Sa l uzzo)

Castelde l fino, Acceglio, PonteCh ia nale. Cesana. Ch iapera e Stroppo: 300 mi lizie Valli Varaita. Po e L use rn a

Provincia di Cuneo

Cuneo: 4 battaglioni (l o e 2° Pinerolo, 2° Ch r ist, 2° Accampamenti) 2 co m pag n ie riserva (Lombardia)

Demonte: 4 compagnie granatieri (2 P inero lo, 2 Christ) e 150 mil izie

B usca: l battaglione (4° Accampamenti) e 4 pezzi leggeri

Provincia di Susa

• Susa: 4 battaglioni (l o e 2° Asti. 2° Casale 3° dc Courtcn) , 120 miliziani, l centuria d i r ise r va (Aosta). l 20 milizie

• Exilles: l battag lione (2° Torino) e 50 milizie Bardonecchia, Oulx e Cesana: 4 compagnie granatieri Asti, Casale, de Courten)

Provincia di Pinerolo

• M i rabocco e P ra les: l battaglione (l o Torino) c l squadrone {2° Dragoni della Regina)

Pres idio d e ll a Sarde gna

• ForLa: circa 3.000 uomini

3 ballaglioni d'ordinanza: 2° Piemonte, 2° de Courten, Schmidt

2 squadroni di Dragoni di Sardegna

l compagnia bombisti di Sardegna (Cagliari)

l centuria leggera (2 compagnie a Cag l iari e Iglesias)

l compagnia invalidi (Cagliari)

• 42 Torri costiere (40 alcaidi. 31 cannonieri e 195 soldati)

Armamento Leggero della Sardegna (La Maddalena)

C ittade ll e di To rin o e di Aless a ndri a e altre pi azze fo rti d e l Pi emonte

Forza: circa 15.000 uomini

6 battag lioni d'ordinanLa (2° Gu<u·dic. 1° Savoia, 1° e 2° Chablais. [ 0 e 2° Real Alemanno)

l O battaglioni provinciali (l o e 2° Acqui. l o c 2° Vercelli. l 0 e 2° Ivrea, l o e 2° Novara. l 0 e 2° Tortona)

LA RESISTENZA SARDA ( 1792-931
63

2 compagnie sce lte provinciali: granat ier i Accampamenti

15 compagnie Truppe Leggicre

4 compagnie franche disertori graziati

16 compagnie invalidi

22 squadroni (4 Piemonte Reale, 4 Savoia Cavalleria, 1° c 4 ° Ao s ta Cavalleria, 4 dragoni del R e, 4 ° dragoni della Regina, 2°, 3° e 4° dragoni di Piemonte. 4 dragoni del Chjablese)

13 compagnie cannonieri

64 L A GUERRA DE LLE ALPI f 1792-17 96)

Fo rza atti va d eli' Armata sa rda (48.200 )

5 .200 gra nati eri ( 13 battaglioni)

1.200 cacciatori (20 compagnie)

26.400 fucilie ri (66 battaglioni)

1.600 truppe leggere (l 6 compagn ie)

800 guastatori (2 battag li oni)

3.000 riserve

2 .600 pres idi a ri e i nvalidi

1.200 truppe locali di Sardegna

3.200 cavallegge ri e dragoni

3.000 artiglieri

69 pezzi da campagna

Forze s peciali ( 5.000 )

400 cacc i ato ri f ranchi

300 cacc iato ri carabinieri

l 00 emigrati

1.000 cacciatori vo lontari del Nizzardo

3.200 cacciatori -cannonieri delle m il izie a lpin e

C ontingente austriaco (6.000)

600 granat ieri (l battaglione)

2.400 fucilier i C4 battaglioni)

1.400 guarnigione C2 battaglioni)

800 dragoni C5 squadroni di 160)

800 croa ti (l battag li one)

Corpo d' A rmata di Aosta

Forza: 5.600 fanti ( 1.200 granatieri e 4.400 fucilieri), 400 cavalleggeri, 400 cannonieri. 14 pezzi

Comandante: principe Maurizio duca di Monferrato

In sottordine: generale Argenteau

Dislocazione: L ago di Comba t (Cou rm ayeu r ); La Thuile; Col du Mont: Aosta

Granatieri: 3 battaglioni ( 2°, 3°, lQ0 )

Fanteria: l l battaglioni (l o e 2° Monferrato, l o e 2° La Marina. l o de Courten, l o e 2° Rockmondet , l o Mondovì , l o Genevese, l o e 2° Torino)

• Cavalleria: 4 squadroni dei Cavalleggeri del Re

• Artiglieria: 4 compagnie e 14 pezzi

Divisione di S usa

Forza: 4 .000 fanti C1.200 granatieri 2.800 fucilieri), 400 cacciatori, 400 truppe leggere, 2.000 milizie, 200 dragoni, 500 cannonieri. 23 pezzi

LA RESISTENZA SARDA ( 1792-93 ) 65
Tabella 4 - Ordine di battaglia dell 'Armata A ustro- sarda (7 giugno 1793)

• Comandante: marchese di Cordon

• In so tton.Jin e: generale Pi o Ch in o, cavalier Latour

M oncenisio ( Rid otte Villard. Ri vet e Baraccone): 2 battaglioni granatieri (6° e 7°) e 1 compagnie cannonie ri con 9 peni e F orti di Exill es . Fenes trelle c Brunetta: 6 battag li oni (2° c acciatori F atio. l o e 2° Susa. l o Chablais. l 0 Moriana. 2° Granatieri R eali Bellegarde) con 4 compagnie leggere, distaccamenti di guastatori. 2 di Dragoni di Piem o nte e 3 compagnie cannonieri con 14 pezzi da campagna:

Valle di Ultio (Monginevro): 3 battaglioni (l 0 Royal Allemand. l o e 2° Pin ero lo ) c milizie loca li d e l nobile d'Apri i : Valli d' Orco e di LanLO: milizie locali del conte France'>Ctti di Mezzenile. già capitano dell'esercito austriaco.

Corpo d'Armata di Demonte

f·orza: 11.000 fanti ( 1.800 granatieri. 9.200 fucilieri). 1.000 militie. 200 cannonieri. 8 pezzi

Comandante: generale Stra'>'>Oido

In generale Provera. principe di Cangnano

Valli di Lu cerna e San Martin o (Val Pellice): colonnello Gaudin. svizzero protestante. con 5 compagn1e valdesi di Angrogna e\ illar del Carlo Em anuele d" Angrogna appoggitlle al modesto Forte di Mirahouc:

• Valli del Po (Ag nello): generale Provcra con 3.000 aw trolombardi (l granatieri Stra c; soldo. 2 Belgioio..,o. 2 Caprara). 1.600 piemontesi (l 0 Piemonte, 5° g ranati eri d'Andezeno. l o Granatieri Real1 Bellegarde. 2° M o ndo vì).

400 svi:ucr i ( Il o granat ieri Mc:-.mer c Rcding) c X15 croati (Brentano) con 2 l:Ompagnie artiglieria c X pcai. <:on quarticr a presso le sorge nti del Po, sopra le valli Varaita c Maira: Valle Stura (Maddalena e gcnerak 4.000 piemonte:-.i ( l o e 2° Guardie. l o Savoia. l o e ::! Ao-.ta. l 0 e ::! 0 h rea l o c 2° A:-. ti) e 2.000 sviueri di nuova leva (Bachrnann, Zimmerman n. P cyc r - l mhoff) più alcune centinaia di militic. capi-.aldi alle Barricate c a Demonte e forti a\anguardie a Valdieri c a Vinadio

Co rpo d ' Armata della Giand ola

Forza: 9.400 fanti ( 1.600

7.800 fucilie ri ). 400 cacciatori. 400 truppe leggere. 1.800 irregolari c militic. 600 can nonieri c 24 petti

• Comandante: duca del Chiahlc-,e

• In tenente genera le Sant'Andrea. maggior genera li Co lli c Dellera

Ala D e.11ra

• Quartier generale a l ·romaginc. poi ali" Authion: Colli c Ocllera . Comandante dcii" Artiglieria Roccati:

66 I M\ GLERRA DELLE AlPI( 179(1)

• Terre Rosse: l compagnia (ba nde di Berra e Levenzo. conte della Rocca ) e volontari;

Testa di Ruggero: l compagnia (bande ni zza rdc capitano Auda); Cima del Capelletto: l centuria di Acqui;

• R a us ( brigadiere Costa di Montafia): 2 battag li oni ( l o e 2° Acqui) con 2 cannoni (in trinceramento di terra a secco s ulla mulattiera per cima Cappeletto);

• Baissa di Saint Véran, Ortighea e Grange di Paret: l battaglione (l 0 Leggicro d'Antignano) con 2 cannoni;

• C ima Tueis. Camp Argent e Mantegas (fronte a Peiracava): Milizie del tenente R occaforte e l 50 vo lon tari.

Milleforche: 6 battag li oni (1° e 2° Casa le, 1° e 2° Lombardia, \ ° Christ. 9° granatieri Solaro) accampati su ll a costa:

• Testa dell' Authion: 2 obici e alcuni cannoni sulla linea ancora in costruz ione ;

Ala Sinistra

Quartier generale a Breglio: Sant'Andrea. Comandante dell'Artiglieria:

Zin:

Roches de Goeta o Hautes Liniéras (cavalier d'Osasco ): 1, Vercelli con 2 cannoncini da 3 li bbre in ridotta

Dorsale delle Liniéras: 2 compagnie trincerate (2° Vercelli) con numerose granguardie di milizie e volontari

Grange di Fontanin: 2 compagnie (2° Vercelli) in riserva di settore

Col Froid o Basses Liniéras: 2 battaglioni (2° Nizza e 2° Saluzzo) in ridotta;

Monte Béolet e Albarea (Luserna di Campiglione): l battaglione (l o cacciatori) meno l compagnia;

Colle del Pérus (fra' Policarpo d'Osasco): l battaglione (4° granatieri Saluzzo-Vercelli-Tortona); 2 compagnie austriache (2. Garnison); 2 cannoncini da montagna e 3 di medio calibro

Lungo la Niega: Milizie del cavalier Radicati e volontari;

Fronte alla Bevera: 2 compagnie (l cacciatori carabinieri di Canale e l banda nizzarda):

Mo l inetto e 2 posti avanzati a sinistra della Bevera: 2 compagnie (banda Cauvin e carabinieri di Canale);

Grange di Sambuco: a Nord Corpo franco Del Carretto, a Sud l compagnia (cacciatori Guardie La Motte):

Brouis (Pernigotti): 9 battaglioni (l 0 Regina, l 0 e 2° Tortona, l 0 Oneglia, l 0 Nizza, l 0 Saluzzo, l 0 e 8° granatieri. l 0 Sardegna) e 2 compagnie austriache (2 Garnison)

Pres idi interni in Piemonte

• Forza: 4.400 fucilieri. 800 truppe leggere, 800 guastatori, 3 000 truppe di

LA RESISTENZA SARDA ( 1792-93) 67

riserva, l AOO presidi ari, 2.000 inva lidi. 4.300 cavalleggeri e dragoni. 3.200 cannonren

Il compagnie di riserva dei Reggimenti provi nciali subalpin i (ciascuna con 30 istruttori e 240 reclute )

• Il battaglioni incompleti (2° Savoia. 2° Royal Allemand. 2° 2° La R egina, 2° Sardegna, 2° Chr ist. 2° Oneglia, 2° Gcnevese, 2° Moriana. l o e 2° o vara)

• R compagnie di Truppe Leggicre

2 battaglioni di guarnigione (u no sardo c uno austriaco)

2 battaglioni di Gua statori o Pionieri derivati dalla Legione degli Accampamen t i che a l comando del co nte di R oubio n guarnivano le opere avanzate della pialla di Torino.

20 compagnie invalidi

Cavall er ia : 3.500 sardi c 800 austriaci. in ri!>erva nella pianura tra Pinerolo e Saluzzo.

Pres idio de ll a Sardegna

Forza: 1.500 fanti . 200 dragoni, 1.000 truppe locali

3 battagl io ni d'ordinanza: 2° Piemonte. 2° dc Courtcn. Schmidt

2 squadroni di Dragoni di Sardegna (200)

I compagnia bombis t i di Sardegna (l 07)

I centuria leggera (200)

l centuria franca di!>crtori (200)

I compagnia invalidi ( 100)

42 Torri costiere (49 a/caidi. 31 cannonieri e 195 soldat i)

Armamento Leggero della Sardegna (500)

I, A GUERRA OELLr: i\l, PI ( 17q2 1796)

Tabella 5 - I 92 Battaglioni e le 429 co mpagn i e del 1794-96

L\ l \SARDA C1792-931 69
Reggimenti d'Ordinanza Provinciali, Vo l ontari Btg C p :"Jazionali Guardie Granatieri Reali 4 16 Savoiardi Sa,·oia Gene' Moriana 6 24 Monferrini Monferrat o Asti. Casale. Acqui 8 32 Piemonte si Piemonte Torino. Vercelli, Susa 8 32 Saluzzesi Saluzzo Pinero lo 4 16 Valdostani Aosta Ivrea 4 16 Nizza-Cuneo La Marina NizLa. Mondovì 6 24 Val dese La Re gina - 2 8 Sardo Sardegna - 2 8 Estero Duca del - 2 8 Vallesano de Courten (S treng) - 2 8 Bernese Rochmondct (Stettler) - 2 8 Grigione Christ dc Sanz - 2 8 Alemanno RealAiemann o - 2 8 Lombardi Lombardia Tonona. ' o vara 6 24 Nazionali Legione Leggera Pionieri 6 24 Nizzardi Oneglia Cacciatori Nizzardo 4 16 Glaris-App. Schmidt - 2 8 di SanGallo Bachmann - 2 8 di Lucerna Zi m mem1a n n - 2 8 di Peyer-lmh off - 2 8 d ·Annata Bau. di Guarnigione - l 6 Cacciatori 1° -2° B tg (20cp) 9 compagnie (3 Asti) 2 29 Corpo Franco - Disertori graziat i - s Corpo Franco - Canale. Pian o. Pandini - s Granatieri 1° Rg t Bert one di Sambuy (2 °- 10° ) 2 12 Granatieri 2° R gt d'Oi>asco di Cantarana (4 °- 5 ° ) 2 12 Granatieri 3° Rgt Pastori s <.li Sa lu gg ia (6° -7°) 2 12 Granatieri 4° Rgt Solaro della Chiusa (8° -9 ° ) 2 12 Granatieri l o Btg Di chat (Guardie Asti. Casale) l 6 Granatieri 3° Btg (Monferrato. Piem onte. Bernese) l 6 Granatieri Il o Btg (Bachmann . Zimmermann. Peyer- fmhoff) l 6 Totale Fanteria: 92 Battaglioni, 5 centur ie, 429 co m1> agn ic
70 LA GlJI-.RRA DELLE ALPI (1792-17961
Province Compagnie Uomini Province Compagnie Uomini Aosta IO 1.000 Biella 7 700 l vrca 20 2_()()() Vercelli 12 1.200 Valdos tana 30 3.000 Valses ia 19 1.900 Fenestrelle 20 1.240 Arona l 100 Su sa IO 1.000 Novara 14 1.400 Torino 20 2.000 Ticino 15 1.500 Valle Susa 50 4.240 Pinerolo 14 840 Val dese 25 1. 500 Mor·tara 12 1.200 Val Luse rna 39 2.340 Valenza 4 400 Saluzzo 20 2.000 14 1.400 Savigliano 5 500 Sud-Est 18 1.800 4 400 Tortona 29 2.900 M. Saluzzo 29 2.900 Alba-Langhe 20 2.000 Cuneo 30 3.000 Casale 15 1.500 Mondovì 40 4.000 Oncglia 42 2.520 Asti 12 1.200 Loano 9 558 Acqui 20 2.000 Sud -O vest 121 10.078 Monferrato 47 4.700
Tabella 6. Le 429 Compagnie di Milizia ( 1794)

III - IL POTERE MARITI IMO (

1792-93)

'Le opera-;.ioni combinate, che erano l'espressione normale del metodo britannico di fare la guerra su base limitata si dividevano in due classi principali

P rimo, vi erano quelle destinate solamente alla conquisfll degli obielli1·i per i quali entral'(fmo in guerra. ohiettil'i elle di solito erano coloniali o lontani territori oltremare; secondo . opercdoni più o meno sulla costa europea, progettate non per la conquista permanente, ma come metodo per disturbare i piani dei nostri nemici e rinfor::.are i nostri alleati e la nostra posi::,ione . Tali opera:ioni potevano prendere la forma di insignificanti diversioni costiere oppure potevano salire n ella scala d'importon-;.afino a diven tare, come le opera::.ioni eli Wellington nella Penisola I berica, indistinguibili, nella forma, da una regolare guerra cominentale"

J uli an S. Corbctt, Alc uni pr incipi di strategia marittinw (19 1 1), cd. it. 1995 . pp 59-60.

LA CROCIERA TRICOLORE

Il piano strategico francese per il controllo del Tirreno

Luigi XVI ben rner itavnla sta t ua equest r e che ne l 1785 gli fu eretta a Brest per aver rifondato la marina, consentendole d i me tt ere i n seria difficoltà, a nc he se non di sco nfiggere, la flotta durante la guerra navale c colonia le de l 1776-83. A Il ora la flotta francese contava infatti 256 legni (72 vascelli. 74 fregate. 28 corvette. 36 tra!>porti. 27 cuuer e 19 galeotte e scialuppe) con 8.363 cannoni e una forza di 48.000 uomini in pace e 70.000 in guerra c un bilancio di 45 milioni di lire. Per compensare la smilitarizzazione di Dunkerque. un nuovo porto militare a Cherbourg e nel 1786 i vascelli salirono a 90. incluso uno da ben 124 cannoni.

Ma anche l'Inghilterra. incurante della crescita csponcr1L.ialc del proprio debito (250 milion i di sterline nel 1787. con 12 m ilioni di interessi annui) aveva accettato la sfida francese de ll a corsa a l riarmo. Nel 1785, soltanto nelle I sole Britanniche, manteneva 58.000 so ldati e 196 legni (76 vasce ll i, 89 f regate c 31 scia l uppe). Nel lustro successivo alla pace de l 1783 la flotta e ra aumentata di 30 vascelli e 38 fregate e manteneva 2.045 ufficiali di riserva, inclusi 56 ammiragli e 424 capitani. Nel 1792 aveva 38.000 uomini con un bilancio di quasi 4 milioni di '>tcrline. cifre quadruplicate nel corso delle guerre napoleonicbe.

Inoltre l'ordinamento della marina francese era carattcriaato da forti tensioni socia li. acuite dalla sua improvvba espan ·ione. La rivolu1ionc fece esplodere il rancore accumulato dagli ufficiali non-nobili. i 'blu" . contro gli aristocratici . i "rossi", che nel 1770 avevano ridotto numero e opportunità di carriera dci "blu ottenendo l'abolizio ne della scuo la di marina e del Corpo dei costruttori nava li A l tro fa ttore destabi li zzante fu il corpo regolare dei marinai e canno n ieri, ist ituito nel 1786 senza poter immaginare che avrebbe costituito i l contesto istituzionale necessari o pe r sviluppare l'agitazione politica all'interno della flotta. Il Terrore provocò una radicale c sanguinosa epurazione che privò la marina della maggior parte dci quadri superiori e degli ufficiali esperti.

Restavano comunque lena' i: nel 1792 la flotta francese ne conta' a ancora 241. incluse 83 di linea e 77 fregate. una forza che non poteva certo compete re con le flotte riunite delle altre poten1e marittime. ma che. data la perdurante neutralità di ques te ultime. poteva essere spesa contro i punti vulnerabili del nemico continentale. del tutto privo di mar ina. Di conseguenza anche la strategia francese tentò di copiare que ll a britan n ica dc ii ' indirecr approaclt po tenziandola con l'impiego dell'arma id eologica di cui la rivo luzione l'aveva temporaneamente dotata, "ia per colpi r e i centri di comando e le retrovie nemiche sia per incrinarne le alleanze c neutralizzare i poten7iali avversari con la minaccia indiretta di sollevazioni giacobine.

In concomitanza con l'offen siva alpina. il governo francc!>e deci!>c pertanto di '>postare in Mediterraneo la Divisione navale di Bres t. comandata dall'ammiraglio Latouche Tréville (l 745- l 80-H con la mi sione di neutraliaare Genova e. apoli e precludere agli inglesi c agli i. non ancora belligeranti ma sempre potenziali nemici. il con t rollo dell'Alto c Medio Tirreno. La D ivisione di Villafranca. comandata da Truguet, doveva invece cooperare stettamentc con le operazioni terrestri sul

fronte ligure. tagliando i collegamenti del Piemonte con la Sardegna c con i porti neutrali di Genova e Livorno c assicurando quelli con i porti provcn1ali. A ciò il generale Anselme fece aggiungere la mi,sione secondaria di neutraliu.are il porto di Oneglia dal quale i corsari sardi minacciavano i rifornimenti marittimi della Provenza. ed eventualmente costituirvi una testa di ponte in di un possibile aggiramento della posizione dell' Autlùon.

L'obiettivo prioritario dci francesi e ra di prevenire la costitu7ionc di inglesi e spagnole nell'Alto Tirreno e raffortare le proprie, ancora limitate a Tolonc. San Fiorenzo e Villafranca. Assicurata per via diplomatica la neutralità di Genova c Livorno. la marina francese temeva adesso le potenzialità di Oncglia. Civitavecchia, Napoli c Cagliari. nonchè dell'Arcipelago della Maddalena e del si\tema formato dall'Isola di San Pietro e dalla Penisola sulcitana di Sant' Antioco. Quest'ultimo. in particolare. aveva già interessato la Marine Royale. quale punto d'appoggio logistico utile per poter operare con maggiore autononùa c profondità nel Baso.;o Tirreno c nel Canale di Sicilia.

A tali obiettivi militari si aggiunse subito il più ambizio!-.o obiettivo politico di ridurre anche la -;otto il diretto controllo A segnalare l 'opportunità di sbarcare in Sardegna per pro,ocarvi la rivoluzione fu il console francese a Cagliari . il cui progetto destò l'entusiasmo e il calcolo personale del generale corso Cao;abianca. Secondo il rapporto del console l'impresa era assai facile. perchè il malgoverno del viccré, il cavaliere mclitense Vincento Balbiano. aveva suscitato vivo malcontento c acuito il conflitto con le istanze autonomiste, simili a quelle dci malcontenti" corsi. rappresentate dall'antico parlamento dell'hola. formato. come in Sicilia, dai tre Starnenti'' ecclesiastico, militare e regio. Né mancava il condimento di gravi contrasti intcrmunicipali, faide familiari e fermenti antibaronali. Ai suggerimenti del console a Cagliari seguì presto la missione segreta effettuata nell' Isola da uno dei migliori e più famo!>i agenti rivolu?ionari, il gentiluomo pisano Filippo Michele Bu onarroti (1761-1837) membro della massoneria e capo dclrorgani11azione dei Sublimi Maestri Perfetti.

Le dimostra::.ioni navali su Oneglia e Genova (23 - 29 ottobre 1792)

Mentre Latouchc raggiungeva Tolone. il 17 ottobre 1792 Truguet salpò da Villafranca con 9 vascelli . 4 fregate. l brigantino e un convoglio con 900 soldati al comando del generale La Houlière. nipote di Anse! me. A causa dci venti contrari Truguct impiegò sei giorni per raggiungere la rada di Oncglia. difesa dal cavalier Ricca di Castelvecchio con 3 magre compagnie del Battaglione di Marina.

Al mattino del24 Truguet spedì a terra il capitano du Chaila per intimare la resa. ma una squadra di civili armati. forse istigati da un prete, lo accolse a fucilate, ferendolo. Allertati dalla sparatoria. apersero il fuoco anche i cannoni della piaua, affondando la scialuppa francese c m assacrando l'equipaggio. tranne i pochi che riu sc irono a raggiungere a nuoto le navi. A tale palese violatione del diritto internazionale Truguet ri spose bombardando la città, costringendo ad evacuare il presidio c la popolazione sulle colline circmtanti.

Poche ore prima Latouche -Trévillc era comparso minacciosamente nella rada di Genova, dove si trovava già la fregata Mode.1·1e, cost rin ge nd o il debole governo della

74 l •\GLL:RRADI.LLEALP((I 792-l 796l

Superba a riconoscere la Repubblica francese "una e indi visibile". TI giorno success ivo, 24 ottobre, il residente francese a Genova trasmise a Latouche l'ordine di recarsi a Napoli per esigere soddisfazione delle offese arrecate al buon nome della Francia con le insinuazioni di Acton circa l'azione diplomatica svolta da Sémonville in Turchia nel 1790 e il più recente rifiuto di ricevere le credenziali del nuovo ambasciatore Makau.

Intanto Truguet completava la punizione di Oneglia, saccheggiata e data alle fiamme da 900 soldati c 1.000 marinai. Dopo aver passato a fil di spada tutti i religiosi scovati . i francesi attaccarono i trinceramenti eretti a difesa del vallone boscoso in cui si erano rifugiati i civili. Furono però respinti da un deciso contrattacco della milizia locale, mentre dal Piemonte marciava a tappe forzate una colonna di soccorso comandata dal capitano Panissero. l francesi sostarono a terra per 5 giorni. finchè Oneglia non fu completamente distrutta. e il 29 ottobre si reimbarcarono indi sturbati.

La squadra francese del Mediterraneo

L8 novembre Truguet e Latouche tennero consig lio di guerra a Genova, prendendo in esame anche l'ipotesi di uno sbarco acl Anzio per minacciare Gaeta ed eventualmente sollevare Roma contro il governo pontificio.

Jll2 Truguet tornò a Villafranca per imbarc arvi Casabianca e la famigerata Legione marsigliese, della quale sia i nizzardi sia i genera li francesi non vedevano l 'ora di potersi sbarazzare. Poco dopo le due squadre si riunirono, e. fatto rifornimento a La Spezia, fecero vela sulla Corsica e infine scalo a San Lorenzo, dove dovevano imbru care anche un contingente corso.

Comandante militare della Corsica (23a Divisione) e ra allora lo strenuo campione della sua indipendenza, Pasquale Paoli ( 1725-1807) nominato nel 1790 dali' Assemblea legislativa proprio per recuperare la fedeltà dell'isola alla nuova Francia. Ben presto, però. Paoli aveva ripreso a cospirare e stabilito accordi col Piemonte e l'Inghilterra tramite i l console sardo a Livorno. Paolo Baretti, per sollevare l'isola cont ro il dominio francese. Di conseguenza fece del suo meglio per sabotare la s pedizione contro la Sardegna. almeno finchè l'indisciplina e le prepotenze dei marsigliesi non lo convi nsero ad allontanarli al più presto.

l preparativi di difesa a Roma e Napoli

A seguito delle dettagliate informazioni raccolte a Genova. fin dal maggio 1792

Roma e Napoli erano a conoscenza dei piani francesi per una grande spedizione navale nel Tirreno e avevano febbrilmente rinforzato le difese litoranee.

Tn novembre, sotto l'energica direzione di Fabrizio Ruffo (1744-1827), tesoriere generale e commissario del mare. venne fortificata nsola Sacra di Fiumicino (presidiata da 600 Guardie e Corsi) e costruite strade militari per migliorare i difficili co llegamenti tra l a capitale c la Spiaggia Romana. In dicembre le truppe del litorale. agli ordini del generale Giovan Paolo Borgia e del colonnello Giambattista Severi, contavano 4 battaglioni: Lante a Civi tavecchia; Clarelli tra Corneto, Montalto e Tolfa;

IL POTER H MARITrJMO ( 1792-91 ) 75

Dandini a Fiumicino : R onca ad Anzio c Terracina. In tutto 3.000 fanti, 270 cavalli c 160 artig li eri con 198 peni (21 in balleria ad Anzio. IO a Fiumicino e 167 a Civitavecchia), !>O'>tenuti da 295 marinai con 6 lancioni. 8 barche cannoniere e l barca fornella e da 29 torri costiere. Vi furono anche proposte. rimaste allo stato teorico. per istituire una militia litoranea "alla in realtà più simile ai contemporanei Sea Fencib/es ("'difen sori del mare") istituiti nelle Isole Britanniche.

A Napoli. già in maggio. il rctroammiraglio Fortcguerri c !"ingeg nere Guillichini avevano saldamente munito le batterie di Vigliena. Posillipo c Pietrarsa c rinforLato le difese del porto aggiungendo 23 mortai . 4 obici c 179 cannoni ai 206 prcesistcnti. mentre per gli allestimenti militari era stato raccolto un milione di ducati.

A Napo li regnava però grande incertezza sui possibili obiettivi della flotta francese. Oltre ad un anacco di reno contro la capitale si temevano sbarchi in Puglia o in Sicilia. li 13 se ttemb re fu va rato a Castellammare il quarto vascello (Sannita). Il 15 ottobre la Sicilia venne rinforzata con 1.200 fanti ( Reggimento Calabria) c con 2 vascelli (Tancredi c Guiscardo) c 6 frega te.

Solo il 28 ottobre fu ordinato lo schieramento alla frontiera c !>Ul litorale di 13 battaglioni fucilieri e 5 granatieri (9 .581) tratti dai reggimenti di Napoli (Macedonia, l o Estero. Regina. Rea! Italiano. Puglia. Lucania. Sannio ) Capua ( Re e Borgo gna) e Gaeta ( Rea l apoli e Mc!>sapia ) nonchè di 12 squadroni ( 1.828), otto della Brigata modello di Aversa (Re c Regina) e quattro distaccati da altrettanti reggimenti. Per sostituirli nelle guarnigioni furono chiamati anche 3.300 milizioni tratti da 58 compagn ie provinciali. Il Golfo era difeso da 2 vascell i (Parrenope e Sannita). 4 fregate. 55 barche cannoniere e 8 poderose batterie galleggianti (3 3 fregate e 2 corvette). Altre 150 cannoniere e 60 barche coralline armate guardavano il litorale.

Gli apprestamenti difensil'i in Sardegna

Le capacità di autodifesa dell'Isola erano assa i limitate. L' un ica città relativamente fortificata era Cagliari c il presidio, appena rinforzato da l compagnia di Truppe Leggìere, contava 3 billtaglìoni (2° Piem onte 2° de Courtcn, Schmidt) e 1.500 truppe sedentarie. cioè 25 alabardieri vicereali. 107 artiglieri "bombisti'". 200 cu)>todi dci pcniten;.iari di Cagliari c I glesias, 200 disertori graziati. 100 invalidi, 49 alcaidi. 31 cannonieri e 195 soldati addetti alle 42 torri di difesa 200 dragoni utilizzati come corrieri c gendarmi e forse 500 marinai c forzati dell'Armamento Leggero di Sardegna. con base alla Maddalena. Non era di stanza nell' Isola il Reggimento indigeno di Sardegna. SO!>tituito nel 1738 al sopp re sso Reggimento di Sicilia: da poco portato alla forza di 2 battaglioni, era infatti normalmente di guarnigione a Niaa. e in quel momento scontando al Moncenisio la pc'>Sima prova appena data in Savoia.

Tuttavia proprio il che lo !>barco francese una rivoluzione sociale ebbe effeni controproducenti. Ciò indu sse infatti gli Stamenti ad accantonare per il momento il loro contlitto istituzionale cd anzi ad approfittare per dimostrare il loro politico e mcuere in risalto la dcbole?la. se non addirittura la propensione al tradimento. deiJ'odiato viceré. Furono proprio i rappresentanti più combattivi. infatti. ad assumere la direzione politica ed ideologica della resisten-

76 LAC;l ERRA DCLLEAI Pl

ta. offrendo senza ri!>parmio denaro c milizie volontarie baronali. Il commerciante cag liaritano Giuseppe Rapallo versò un donativo di 100.000 lire c si offerse di corr isponderne altrettante in caso di necessità nonchè di mettere a disposi lione del tesoro !->Omme anche maggiori sulle piatte di Genova c apoli. Con i donativi in natura si formarono magaZlini a Sassari. Tempio. lglesia'> c Alghero In quest'ultima città !->i formarono 4 cenwrie di vo lontari a piedi e 2 a cavallo. mentre Galluresi e popolani del Goceano si offersero di comballerc a proprie spese anche fuori della provincia.

A Cagliari furono armati i tre nuovi forti del Molo. della Darsena e del colle di Sant'Elia. Tagliare. argini e fornelli per arroventare le palle munirono il Lazzareuo. la spiaggia di Quarto e la foce dello stagno della Scaffa. Si dovette però rinunciare al progcuo di allestire una batteria mobile montando cannoncini su carretti. per non viola re la privativa subito invocata dall'appaltatore delle casse d'artiglieria, un continentale. Il presidio. agli ordini del comandante delle armi. cavaliere dc la Flcchère. contava

• 2 ° battaglione Picmonre ( tenemc colonnello Pamp:mllo e maggiore Saverio Saluuo )

• 2° battaglione dc Courten (maggiore De Torrente)

• l compagnia distaccata dalla Legione R. Truppe Leggere (sottotcnenre Yan7i)

• l compagnia invalidi

• l compagnia franca gra1iati compagnia bombi,! i (capitano Ali monti ) dragoni di Sarde g na (tenente co lonnello Muffa! di Saint Amour)

Numerosi cag li aritani furono addestrati quali cannonieri ausiliari dal capitano Azimonti e dal cavalier Ascher dc Flumini. I volontari del circondario formarono a s pc-.c dci baroni IO battaglioni a piedi. comandati dal marchese di Neoneli. mentre il comando dei 2.000 volontari a cavallo ru assunto dal comandante dci dragoni. tenente co lo nnello Francesco Muffat. barone di Saint-Amour.

La difesa cost iera del Golfo di Palmas e dell'istmo tra la Sardegna e la peniso la suleitana di Sanr Antioco . altri possibil i obiettivi nemici. venne invece affidata a 3.000 volontari del Sulcis. comandati dal cavalier Filippo Buschetti e spronati dal domenicano Arrius. Il vescovo Porcheddu e facoltosi iglesienti si incaricarono di equipagg iarli e vettovagliarl i. Due picchetti misti di 100 uomini, comandati da Antonio Camu rati della Roncaglia e dal barone de La Rochette. capitano e aiutante maggiore dci Dragoni di Sardegna. presidiavano ri<;pcttivamente l'I s ola di San Pietro e l'istmo di Sant' Antioco.

La dimosrra-;.ione IUII'ale conrro Nupo/i ( 16 dicemhre 1792)

La divi!>ione di Latouche conta"a 13 unità da g uerra ( 8 vascelli. 2 fregate. 2 galeotte e l barca bombardiera ) e 30 navi onerarie. Il ritardo accumulato in Corsica e il mare cattivo convinsero l'ammiraglio a rinunciare allo sbarco ad An7io e a proseguire per Napoli, dove comparve al le tre del l 6 dicembre. Benchè il primo ministro Acton consigliasse di resistere. prevalsero nel Consiglio borbonico le apprensioni della regina Maria Carolina. fortemente impressionata dal processo in cor!>o contro il re dctroniuato c dal di una in'>urrezionc giacobina. Così. in appena tre ore '>i

IL I'Oll· RI:. \IARITIIM O 931 77

decise di accogliere quasi lUtte le ricrue<.,te francesi, pur con la riserva mentale di non eseguirle.

In tal modo già il 17 Latouche potè far vela su Cagliari per riunirsi a Truguct. Tuttavia. sorpreso nelle acque di PonLa da una forte burrasca. dovette rientrar subito a Napoli con l'ammiraglia c un altro vascello. per riparare le gravi avarie ncll'ar<.,enale e a spese del governo borbonico. Il re curò personalmente il disarmo del vascello Tancredi, le cui alberature servirono a riparare !"ammiraglia. il vascello Languedoc da 80 cannoni. Per giunta proprio a bordo della nave i giacobini napoletani costituirono il club Sen;a Compromc.,si. con Latouche membro onorario. Iniziative rivoluzionarie note, ma tollerate e addirittura favorite. per calcolo politico. dal lungimirante Vicario di polizia, cavalier Luigi Medici d"Ottaiano.

Tra i giacobini ricevuti da Latoucbe c'era il medico siracusano Pasquale Matera ( 1768 - 99) figlio del chirurgo maggiore del Reggimento Real Napoli. Sospettato di aver procurato a Latouche la pianta della difesa costiera del Golfo di Napoli, Matera preferì defilarsi seguendo a Roma Ugo de Bassville, agente ri\oluzionario sotto copertura diplomatica.

FIASCO IN SARDEGNA

San Pietro e Sant'Antioco (2/ dicembre- 17 gennaio 1793)

lntanto. rallentato dal maltempo c dopo aver perso il vascello Le Vcngeur per una errata manovra. il 21 dicembre Tntguet aveva raggiunto le insidiose acque di Cagliari con l l vascelli. 3 fregate c 3 bombardiere. Una forte libccciata impedì a Truguet di agire immediatamente e disperse le sue navi tra Napoli, la Sicilia e il Nordafrica. La sola ammiragHa trovò rifugio nel golfo di Palmas, dove fu poi raggiunta dal resto della flotta.

Il 29 una fregata tentò di scandagliare i fondali ed esplorare gli approdi del golfo di Quarto, località prcscelta per lo sbarco. ln città vi furono timide manifestazioni filofr ancesi subito rientrate con !"arrivo dci volontari a cavallo. Intanto le torri litoranee e un drappello di Piemonte comandato dal tenente Bussolino apersero il fuoco contro le !ance francesi che stavano piombinando. costringendole ad allontanarsi. Seguì un breve e inane scambio di colpi tra le torri e la nave. che tosto prese il largo. La tempor<1nea vittoria fu celebrata da una solenne processione al bastione di Sant'Efisio, proclamato '·generalissimo·· della città.

Il 7 gennaio 1793 un commissario vicereale giunse all'Isola di San Pietro con l'ordine tli l>gombrarc immediatamente il presidio c la popola? ione. giudicati non difendibili. Jl capitano Camurati fece appena in tempo a inchiodare i cannoni e partire con i suoi 100 uomini per Sant'Antioco. pcrchè il mattino seguente 2 navi nemiche sbarcarono le truppe. Nella piazza di Carloforte i francesi abbatterono la statua marmorea di Carlo Emanuele UI. fondatore della colonia. sostilllcndola con l'albero della Libertà. Giunto all'istmo di Sant' Antioco. Ca murati rilevò anche il comando degli altri 100 \Oiontari che già lo presidiavano.

Convinto cbe ormai i francesi avessero rinunciato ad impadronirsi di Cagliari. il 14 gennaio il viccré rispedì a casa la cavalleria miliziana. In quelle stes'>e ore altre 2

7!! I.A GUERRA I)J , LLE ALPI ( 1792- 1796)

fregate presentavano di fronte ali" istmo tra la Sardegna e la penisola sulcitana di Sanf Antioco. già evacuata dai con le loro greggi. Al mattino due scialuppe un parlamentare. il tenente di vascello Rcidcllet di Sesset. che intimò la rc!>a ai 200 sardi (il picchetto or iginario più quello ritirato da San Pietro. entrambi comandati da Camurati, in luogo di La Rochette. gravemente ammalato).

Mentre tergiversava fidando ne l l'accorrere di rinforti, Camurati si avvide che intanto 600 francesi erano già sbarcati nella Penisola alla Calasetta. Allora, accusando il parlamentare di averlo ingannato. il capitano lo fece prigioniero c aperse il fuoco sulle scialuppe, costringendole ad allontanarsi. Poi !.i ritirò dal g ran ponte, lasciando un drappello di 7 cavalieri a guardia del piccolo ponte di Santa Caterina e riunendosi con le mili;ie ... utcitane di Buschetti. Il 17 i francesi ce rcarono di sorprendere il drappello di Santa Caterina. ma i prodi li accolsero a fucilate e poi li caricarono a cavallo. !'\ella confusa mischia tre persero la vita (Giovanni Lcbìu. Francesco Matzeu e Salvatore Pani). Gli altri. di cui uno l>Oio illeso. ripararono ad I glesias trascinando su una barella i cadaveri di tre nemici simi li nell'abito e nel costume ai guerrieri apache.

Le impreviste difficoltà atmosferiche e logistiche imp ediro no alla squadra francese di vendicare col bombardamento di Civitavecchia il rifiuto del governo pontificio di issare le insegne repubblicane sul consolato di Francia a Roma c l'uccisione ( 13 gennaio 1793) di nel corso di un grave tumulto popolare antifrancese non adeguatamente fronteggiato dalle truppe pontilìcic.

Cagliari (22 gennaio- 17 febbraio)

Il 22 gennaio la squadra di Truguet ricomparve al completo dinanzi a Cagliari c il 23 dette fondo a distanza di sicu rena dalle batterie costiere. 11 24 un palischermo con segnale di parlamentare accostò a punta San t· Elia, ma anche qui, come era già accaduto ad Oneglia, fu accolto a fucilate dalle squadre di popolani. inseguito da una barca armata e infine affondato a cannonate con tutto l'equipaggio. Soltanto il 25 Truguet riuscì a far pervenire un foglio al viccré. il quale lo rcl>pinse senza leggerlo.

Il 26 la cattura di un pe)chereccio da parte dci francesi provocò una forte indigmv:ione popolare. Vincen.w Sulis. uno dei capipopolo nominato aiutante di campo, si incar1cò di una rappresaglia, appostando nottetempo 100 tiratori scelti dietro i cespugli di una spiaggia. Il mattino dopo alcuni pescherecci fecero da esca. allirando varie !ance nemiche nella trappola. Quando le !ance accostarono nel punto dell'agguato, furono investite dalle scariche dci tiratori che falciarono una quarantina di marinai nemici.

Alle 21 del 27 due fregate apersero il fuoco, continuandolo fino alle 3 di notte con l'intervento di 2 val.cclli e di un'altra fregata. A Cagliari i danni furono licvis!.imi. con un solo artigliere ucci-.o da una scheggia. La sera del 28 l'azione fu ripresa da 7 vascelli e 2 fregate bombardiere. Per altre sei ore la città fu investita con una cadenza di 40 colpi al minuto. ma anche stavolta subì danni al.sai lievi. con 5 civili morti e quache decina dì feriti. Fu invece l'anuniraglia Towza111 a subire gravi avarie. tanto che alle l Odel mattino dovette allontanarsi per i lavori di raddobbo.

JLPOTEREI\1ARTTIIMOIJ792 'li) 79

I difensori approfittarono della tregua per scavare trincee e 2 ridotte sul lato di Quarto e schierarvi 800 piemontesi c vallesani. 40 artiglieri con alcuni cannoni. 1.000 miliziani a piedi e 2.000 a cavallo comandati dal marchese Borro di San Carlo c da Saint Amour. Comandava il reggimento a piedi schierato nel campo di Gliuc il cavalier Pitzolu. membro dello Stamenlo militare.

Finalmente ill 0 febbraio arrivò a Palmas il primo scaglione del convoglio che trasportava 2.600 marsigliesi (milizia c 2 battaglioni di volontari nazionali). 1.400 regolari (3 battaglioni della 26a. 42a e 52a Mezza Brigata di Linea) e 6 corpi franchi provenzali (Martigues . Aix, Tarascon, L'Union, Luberon c Vauclouse). Il 2 febbraio la squadra doppiò capo Pula c il 7 si presentarono in rada 27 na' i da guerra e 42 onerarie. Il 9 febbraio 4 fregate furono allontanate dai cannoni della To1Te di Pul a. Con la scialuppa di della Torre di Calamosca. l'alcaide Giovanni Monteleone riuscì perfino a catturare. a 30 miglia dalla costa, una tartana francese. portandola trionfalmente a Cagliari.

L'li l'intera francese andò ad ancorarsi al Golfo di Quano. La sera del l 2, dopo preparazione d'artiglielia. dalla flotta si distaccò una lancia che effettuò una ricogni.lione delle posizioni nemiche. 11 13, approfittando di un forte maestrale che impediva i tiri di interdizione dell'artiglieria costiera. i francesi sbarcarono i primi 1.000 u<r mini, che subito s ì trincerarono al Margine Rosso. sotto il cannone delle navi. Que<;tc ultime. non appena caduto il maestrale. cominciarono un intenso bombardamento.

fl consiglio di guerra. convocato da Balbiano, approvò la proposta di SaintAmour di non la t esta di sbarco. nonostante le insìstenze di Sulis. Cionondimeno le animose milizie sarde tormentarono in continuazione i francesi . Un drappello di Il mili7iani a cavallo caricò 50 nemici uccidcndonc IO. Cadde valorosamente Antonio Tatti di Villanovaforru, si i l tenente Antonio Dessì di Serramanna. il cagliaritano Agostino Fadda c il prete di Ussano.

Il 14. protetti da un intenso sbarramento di artiglieria. i francesi completarono lo sbarco, mettendo a terra circa 6.000 uomini. Mentre 2 navi bombardavano il litorale del Lanaretto e Forte Sant'lgna7io. il Tonnant si accaniva contro la Torre di Calamosca. dove si dirigevano a nche 5 scialuppe nemiche. Ma Pitzolu. accorso con una centuria di mili7iani, impedì loro di accostare e sbarcare la fanteria. Durante l'azione si distinsero i torricri Giovanni Frongia e Angiolo Migonc. nonché il notaio cagliaritano Sotgiu. Altre scialuppe tentarono allora di accostare sul lato occidentale della torre. defilato rispetto ai •.uoi cannoni. Qui lo sbarco fu impedito dai miliziani del marchese di Neoneli c si distinsero il visconte di Flumini. il cavalier. icola e nuovamente Vincen10 Sulis.

Furioso per l'inattesa resistenza, Truguet concluse la giornata con una ricognitione delle difese portuali. 11 15 l'ammiraglio emanò un proclama. con il consueto motto ··guerra ai tiranni c pace alle capanne". e per dodici ore 5 vascelli e l fregata scaricarono su Cagliari ben 12.000 colpi. riportando gravi avarie nel duello con i cannoni della piazzaforte c provocando soltanto lievi danni. oltre alla morte di 7 civili.

Il giorno seguente i si schierarono sulle alture circostanti. mentre Saint- Amour spostava in continuazione la cavalleria per sottrarla al tiro delle navi. Quando i miliziani scorsero le due colon ne nemiche che. intonando La Marsigliese. marciavano l'una verso la villa di Quano e l'altra verso Sant'Elia. furono colti dal panico e cominciarono a sbandarsi c disertare. abbandonando il fortino cretto di fron -

80 lA GUERRA DELLF- i\LPI l 1792-1
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te a Quarto. A salvare la situacione fu riniziativa di un ufficiale di milizia. il notaio Antonio Pisano di Bari Sardo. che corse a presidiare il fortino. dotato di 4 cannoni. con un pugno di cagliaritani e di popolani di Quarto. La loro fiera resistenza. e le equivocate evoluzioni della cavalleria sarda. spensero a loro volta l"ardore guerriero dei marsigliesi, convincendoli a fermarsi.

Al far della notte 3.000 francesi avanzarono verso il co ll e di Sant'Elia. Ma ignoravano l'esatta d is locazione dei mlliziani. silenziosi e vigili, che Pi t zolu e il marchese di Neoneli avevano ben mimetizzato tra le siepi de l le vigne. l! latrato di un cane salvò l'avanguardia nemica dall'imboscata ma non dai cavalli imbizzarriti lanciati loro contro dal cavalier Cerruti. Nella confusione notturna il primo scaglione si -;bandò. provocando il panico in quelli successivi. Tsanculotti si credettero accerchiati: cominciarono a spararsi tra loro e alla fine fuggirono in di-.ordine in tutte le direLioni. Non pochi annegarono nello stagno. Il resto. abbandonati zaini. armi. tamburi e bandiere. corse alla spiaggia reclamando le scialuppe. Accorso a riordinarli. lo stesCasabianca sfiorò la morte. a ste nto salvato da un pugno di regolari.

Non restava altro a Truguet che reimbarcare quell'accoaaglia di fanfaroni spacciatisi per so ldati. Ma le cond izioni del mare non lo consentivano. e per altri due giorni i cannoni francesi continuarono a sprecare polvere comro Sant'Elia e Calamosca, dove Monteleone respinse un nuovo tentativo di sbarco.

La situazione precipitò il 17. quando un vento violentissimo fece sospendere i tiri e mise a soqquadro la flotta. Mal governate dagli improvvisati comandanti rivoluzionari. navi e )ance furono !>battute sulla spiaggia e il vascello da 80 cannoni Uopard. spinto dal vento sotto le batterie sarde e poi contro gli scogli. Il vento impedì a Sulis di distruggerlo con i brulotti da lui improvvisati. Soltanto il 19. approfittando di un miglioramento delle condizioni atmosferiche. Truguet potè effettuare il reimbarco. Il 26 . recuperato il conso le fuggito da Cagliari per evitare i l linciaggio. e incendiato lo sca fo del Uopard dopo averne rccuperato le dotazioni. la squadra umiliata sgombrò definitivamente Ja rada di Cag liari riparando nuovamente a Palmas.

A parte lo smacco c la perdita del Léopard, il danno dei francesi fu piuttosto limitato. perchè le loro 600 perdite furono sostenute tutte dalla Legione marsiche era più una banda di briganti perduti che una vera unità militare. Regolari c milizie sarde ebbero appena 9 morti c 20 feriti. Ali" incirca altrettante furono le vittime civili dei bombardamenti navali. Furono decorati della croce mauriziana Monteleone e il maggiore vallesano Dc Torrente. Fra gli artiglieri il capitano Azimonti venne ferito e il caporale Pietro Bragionc decorato al valore. Furono promossi il tenente Vanzi e i soldati Bono c Martinez. In memoria del fausto evento i cagliaritani istituirono una festa annua le in onore di Sant'Efisio. Il re ricompensò la fede l tà degli isolani concedendo l'amnistia. Inoltre donò 1.000 scudi all'ospedale di Cagliari eriservò ai cagliaritani 4 borse di s tudio. 6 piazze gratuite nei collegi dei Nobili di Cagliari c Torino e 24 doti annuali di 60 scudi.

Nel frattempo. all'altro capo dell"lsola. il colonnello corso Colonna Cesari-Rocca . nipote di Paoli. cercò di impadronirsi di sorpresa dell'arcipelago della Maddalena

lL POTERE '-1ARl1ì'IM0 l 81
La Maddalena (22-26 febbraio)

per annetterlo alla Corsica. Il contingente contava 150 francesi della 52a mezza brigata (capitano Richard Raunies) e 450 corsi del 2° battaglione volontari. comandato dal colonnello Quenza e dal tenente colonnello B onaparte (che era anche capitano dell'artiglieria francese).

Avutane informaLione. ranziano governatore sardo. capitano Giuseppe Maria Riccio (n. 1726), animò la resistenza i!l<>ando sul forte di Sant'Andrea una bandiera con la scritta "Per Dio e per il Re. vincere o morire". La difesa disponeva di 2 batte rie Sant'Andrea a puma Teggia e B albiano a monte dell'abitato. Il presidio contava 40 vallesani (tenente Borman o Bem1en). altri 50 rcgolali e 400 volontari locali e miliziotti di Gallura. Nel porto era ancorato l'intero Armamento leggero. composto da l gondola (Aquila). 3 galeotte (Serpeme. Sultana e Sibilla) e 2 mezze galere, Santa Barbara e Beata Magherita. Queste ultime erano comandate dal carlofortino Carlo Vittorio Porci le ( 1765-1815) e dal nizzardo Felice de Costanti n conte di Chateaunef (che assunse poi anche il comando della piazza).

11 convoglio di 16 battelli. scortato dalla corvetta francese Fauvefle. salpò da Bonifacio il 20 febbraio. Il 22, dopo aver compiuto una diversione all'isolotto di Spargi. la flottiglia entrò nel canale tra La Maddalena e l 'Iso la di Santo Stefano. che la separa dalla costa sarda di Palau. Su segnalazione delle galeotte in crociera. le batterie sarde apersero il fuoco contro la Fauvette. senza impedirle di imbot.zarsi a punta Teggia. Il grosso sbarc<) invece ad Ovest dell'isola di Santo Stefano e all'imbrunire del 23 prese la torre nella cala melidionale di Villamarina. Qui Bonaparte piaaò una batteria dotata di l mortaio da 320 mm e 2 obici, utili zza nd o per il puntamento un rono archipendolo che pare fosse stato da lui personalmente costruito.

Ma i difensori non rimasero passivi. Col favore delle tenebre, ilnocchiero sardo Domenico Mill e lire ( 1761-1827) riuscì a trasportare a Palau prima 2 c poi 4 cannoni che presero alle spalle la batteria francese. :-enza peraltro impedirle di bombardare per due giorni La Maddalena (una delle bombe sfo nd ò la volta della chiesa e si fermò senza esplodere ai piedi del l 'altare). Il bombardamento preparava lo !>barco delle truppe franco -corse, pianificato per il 25 febbraio. Ma i sardi lo prevennero piaaando altri 4 cannoni a Capo prospiciente la Caprera. Di qui presero d'infilata la tlottiglia nemica. danneggiando il battello Le 7igge c costringendo la Fau1 •eue ariparare in una piccola cala. Inseguita anche lì dalle canno nate sarde, la corvetta dovette poi accostare alla Caprera, sen:ta poter più intimorire le 2 mezzegalere sarde che si apprestavano a loro volta a sbarcare a Santo Stefano 400 popolani armati.

A questo punto l' equipagg io della corvetta francese si ammutinò, ch iedendo di far vela verso il golfo di Arzachena per rientrare ad Ajaccio. Colonna Cesari riuscì a stento a placarlo ordinando il reimbarco delle truppe. Bonaparte tentò invano di convincerlo che ormai la resa di Maddalena era a portata di mano e. irritato dalla freddezza e dall'ostilità del suo comandante e rivale politico, rivolto agli altri ufficiali: ·'non mi capisce!". Colonna reagì offcndendolo. ma il giovane Napoleone riuscì a dominarsi e ad obbedire.

Nel frattempo Millelire, annati un paio di lancioni con cannoni e soldati, tentò un co lpo di mano su Santo Stefano, passando per lo stretto della Moneta e girando attorno alla Caprera per sfuggire alle vedette nemiche. Arrivato a Sud di Santo Stefano. a ca la Villamarina sbarcò il se rgente Asmard con 20 sviaeri i quali, guadagnata l'altura centrale. apersero il fuoco alle spalle dei cannonieri francesi. costringendoli

82 LA GUERRA DELLE ALPI ( 1792- 179())

a guadagnare i 2 feluconi che li attendevano in spiaggia. Ma in quell"istante sbucò nella cala anche la lancia di Millclirc che nel frattempo aveva circumnavigato !"isolotto e il suo unico cannone impedì ai francesi di salvare la batteria. ad eccezione di uno solo dei due obici.

I sardi catturarono l l 4 prigionieri c ingente materiale da guerra. O bice e mortaio furono trasferiti come trofei all'Arsenale di Torino. L'arch ipendolo, finito poi in eredità al viccammiraglio senatore Albini che lo regalò alla Regia Marina. figurava nel 1854 nella Sala dei modelli a Genova. Bonaparte scaricò la colpa su Colonna Cesari. accusandolo falsamente di tradimento. Asmard e Millclirc furono decorati di medaglia d'oro. T uttavia, per un disguido. la medaglia fu conferita al piloto Agostino MilIci ire ( m. 1816). comandante del porto della Maddalena e fratello del nocchiero. L'errore fu poi emendato decorando il vero destinatario. ma per non doverlo ammettere. la medaglia di Agostino non fu revocata: ci si limitò a sostenere che gli era stata concessa anche in considera7ionc rctroauiva del suo valoroso comportamento durante lo scontro del 15 aprile 1787 tra la Beata Margherita e uno sciabccco barbaresco.

La ririrala francese e la nuova strategia dei giacobini italiani

Privo di rinforzi e ridotto alla fame, anche Truguet dovette rassegnarsi a lasciare l'approdo cagliaritano e far rotta verso Tolone. li 3 mar;o 7 <>cialuppe francesi che tentavano di rifornirsi a Tempio di Gallura furono respinte dalla milizia a cavallo dei capitani Franco Carropino c Giorgio Molinas. Rima sero però 2 fregate e due distaccamenti a presidiare Sant'Antioco c San Pietro. Malgrado le pressioni degli Stamenti, il viccré Balbiano non volle rischiare di riprenderle con la forza.

Dopo l'uccisione di Bassvillc, la direzione della rete filofranccsc in I talia era passata a François Cacault, che operava tra Genova e Firenze. Anche Matera, onnai promosso agente di collegamento con le reti giacobine meridionali. si era trasferito a Genova. Il gruppo genovese più estremista, quello di Gaspare Sauli, che preparava già il colpo di stato contro il gove rno patrizio, spedì Matera a Niua, a perorare l'aiuto dell'Annata d'Italia. Il nuovo comandante. generale Biron, lo ricevette due vo lte, il 3 c 4 aprile. e lo aggregò allo stato maggiore dell'Armata. ma di intervento aGenova non volle nemmeno discutere.

A Nizza fervevano le init.iative degli esuli italiani: Giambanista Rusca ( 17591814). un medico di Briga già chirurgo del presidio sardo di Nizza. pubblicava Il Manitore Italiano politico e l e rr erario , il romano Enrico M ichele L'Aurora ( 1760/541803?) già sognava di formare una Legione italiana. l nuovi militari francesi, giovani. politicizzati e ambi7iosi, sapevano valutare l'utilità di disporre di consulenti, spie c quinte colonne motivate dall'ideologia. Ma i militari erano al tempo stesso i più refrattari all'idea di farsi dettare ordini dagli esuli rivoluzi onari. Perciò archiviarono subito i progetti di legioni italiane c offersero ai rivoluzionari più intelligenti e spregiudicati di arruolarsi direttamente nell'esercito francc-.c. aggregati al genio o allo stato maggiore Tra costoro ci furono i due medici Ru sca c Matera. Non a caso erano tra i più estremisti: giacobini c militari ragionavano nello stesso modo. si capivano. tini vano invariabilmente per spa lleggiarsi reciprocamente contro le "inframmettcnte'' delle autorità civili c dello stesso governo. Così furono proprio i pochi veri gia-

IL POTERE MARJTIIMO <l 792-93) 83

cobini italiani ad accantonare insurrezione e spontaneismo c ad accettare runiforme francese come atto di coerenLa rivoluzionaria c di disciplina internalionalista.

ARRIVJ\l'\0 GLI l ' GLESI

Pitt e la Prima Coali:ione (l 0 febbraio · 5 aprile)

Non furono le pcrorazioni di Edmond Burke ( 1728-97) cont ro gli eccessi e i perico li della rivolulionc, ma l' espansione geopolitica della Francia a mutare la politica estera inglese. L'evento decisivo che il primo ministro Pin (1759 -1 806) a decidere la guerra non fu r esccut.ione di Luigi Capcto (21 gennaio 1793 ), usata poi come motivazione u l'ficiale. bensì 1·occupazione del Belgio e l'insediamento della Francia ad Anversa. Del resto. concludendo un crescendo di provocazioni. fu la Conven;ione. il l 0 febbraio. a dichiarare per prima la guerra contro t'In ghilterra c le Province Unite e poi. il 7 marzo, anche co ntro la Spagna.

La risposta di Pitt fu la formazione della prima Coalizione. che rovesciava lo chema della precedente guerra anglo - franee!>e. quando il Palio di Famiglia borbonico e la Lega di Neutralità Armata tra le Potenze Balti che avevano costretto l' fnghiltcrra a combattere so la contro tutto il mondo. La diplomaLia inglese riuscì ad aggregare alle Poten7e cobelligeranti anche gli stati del Sacro Romano Im pero e ad innestare sulla rinnovata alleanza anglo - germanica una serie di a ll eanze bilaterali con la Ru :-sia (25 marzo). il Piemonlc (25 aprile), Napoli ( 121uglio). l'Austria (31 agosto) c infine la Toscana (28 onobre).

Gli accordi militari e navali con Madrid, San Pietroburgo c Torino. come quelli successivame nte concl usi con Napoli c Firenze. miravano ad aprire il fronte Mediterraneo. assegnando il coordinamento strategico al comandante della Squadra inglese. ammiraglio Samucl Hood. Conformenente alla tradit.ionale strategia dell' indirect approadz, gli inglesi non consideravano il Mediterraneo come un fronte secondario. ma come il punto più vulnerabile della Francia. dal quale era possibile affamarla. destabilinarla e colpirla alle spalle. L. inedita allea nLa anglo-spagnola rendeva lìnalmente possibile una manovra a tenaglia dalle Alpi e dai Pirenei, combinata con una dalle Fiandre e dal Reno. mentre la politica del Meao giorno poteva sa ldarsi con l'insurretionc della Vandea. Intanto la bandiera inglese avrebbe se non rincuorato almeno co!-.treno le imbelli e pavide corti italiane a s ostenere lo sfor7o alleato anzichè subi re le umilianti imposi;,ioni dei regicidi.

All'inizio la fortuna delle armi arrise ai Coaliaati. Abilmente diretta dal prc!>tigioso ammiraglio R ic hard Howe (1726 -99) la Flotta del Canale sbarrò i porti e le coste nemiche dell'Atlantico mentre i più agili Squadroni Nordamcricani e Indiano si impadronirono facilmente dci possedimenti coloniali francesi. lasciando ai 73 vascelli della marina spagnola. comandata dall'ammiraglio Juan de Langara ( 17301800). il compito di coprire l'arrivo di una seconda Fl otta inglese nel Medjtcrraneo. A comandarla fu destinato l'ammiraglio Samuel Hood ( 1724-1816). un energico e abile marinaio. già fatto visconte per le importanti vittorie riportate nei Caraibi nel 1781-82 conrro 1·ammiraglio francese dc Grasse.

84 L\ Gl 1-.RR \ DI-LLE ALPI (

Sul fronte fiammingo, l'Armata anglo-olandese de l duca di York ( 1763-1827), figlio del re Giorgio III ( 1738-1820) e comandante in capo. s i congiunse con quella austro-prus s iana del duca di Bruns" ick e batté il nemico a Ncerwinden ( 18 marzo). Contemporaneamente scattava la grande offensiva dell' insorgen7a vandcana (3 mar70) e a Parigi si scatenava una partira decisiva c mortale tra le fazio n i g iacobina e girondina. Il 5 aprile Dumouriez pas s ava al nemic o Tre giorni prima. scoperta la co'>pirazione di Paoli la Convenzione l'aveva convocato per di sc olparsi c con due giacobini. che impiantarono un nuovo governo a Bastia. Ma Paoli !>i tri nce rò a Corte e cominciò a raccog liere u n esercito.

La non-coopera:inne austriaca e /'al/ean:a anglo -sarda ( 12-25 aprile)

Il disegno mediterraneo di Pitt si !>contrò ben presto con le particolari difficoltà del pilastro italiano, le -;tc!.se sulle quali era naufragata nel 1756 l'analoga iniziativa di suo padre per una allean7a sardo-napoletana. Uno dei primi ostacoli fu la resistent-a del granduca d i Toscana ad abbandonare la neutralità di Livorno per mctterla a dis posizione della flotta inglese. Già alla fine di marzo Vienna aveva incaricato il proprio ambasciatore a Firen7e di assicurare al granduca che la flotta del duca de Alcudia avrebbe garantito la sicurezza non solo delle coste toscane ma dell'intero Tirreno. Se nza neppure accennarv i , a ncora il6 aprile Ferdi nando Tll ribadì all'imperato re che il granducato non aveva alternative alla neutralità.

Entusiastica fu invece la collabora? ione piemontese. I ncoraggiato dall'Inghilterra. Vittorio Amedeo riprese in esame le assicurazioni del conte di Percy, un monarchico francese rifugiato a Torino. circa la si tuazione politica di L ione, dove cresceva l'opposi7ione contro gli eccessi giacobini. D ifficilmente il re giocò la carta di Lione perchè foss e davvero com into di poter marciare s u un obiettivo tanto dalle Alpi: in ogni modo Lione gli forniva un argomemo per temarc, con l'appoggio inglese, di recuperare la Savo ia c di conv in cere o alme no costringere Vicnna ad accrescere il proprio sforzo militare, impegnando la poderosa Armata che nel frattempo si stava concentrando in Lombardia per sferrare una robusta offensiva congiunta in Savoia e Delfinato.

Ma dall'Austria com'era prevedibile, giunse una doccia gelata. U 12 aprile il ministro degli Esteri Thugut rispose che seco ndo i l governo imperiale le attual i forze austrosarde erano sufficienti per difendersi e che volerle accrescere imp licava la volontà di impiegarle per progetti e s pansionistici. Pertanto ammoniva Torino che qualunque ingrandimento territoriale del Piemonte avrebbe aherato l'equilibrio italiano. costringendo l'Austria a compensarlo con un aumento proporzionale dci propri territori italiani. E poneva come cond iz ione per intervenire oltre le Alpi la rin uncia sabauda a lutti i territori cedutigli da Maria Teresa nel 1743 col trattato di impegnandos i a lasciare in cambio al Piemonte le 2 piccole enc/al'es imperiali di Bre:.sa c Bugey. che ora facevano prutc anch'esse. come tutta la Savoia, del dipa11imento francese del Monte Bianco. Condizione sprezzante e derisoria, dalla qua le traspariva anche un a evidente irritaz ione per il ruolo direttivo preteso dall'alleata ma s empre temuta Inghilterra. Una irrita; ione che si tradusse nel vero e proprio sabotaggi o attuato da de Vins . for!-.c il fattore che maggiormente determinò, con conseguenze disastrose, il mancato sfruttamento della tinestra di opportunità apertasi per gli alleati ne lla p1i mavera-cstate de l 1793.

IL POTER F \1 \RITTI:'-10 l 85

Nell'immediato la non collaborazione austriaca incrementò tuttavia il ruolo strategico del Piemonte, ampiamente riconosciuto dal trattato firmato a Londra il 25 aprile dall'ambasciatore Filippo San Martino conte di Front. Modellato sui precedenti trattati anglo-sardi stipulati durante le guerre di successione e austriaca, raccordo militare concedeva a Vittorio Amedeo un sussidio annuo di 200.000 sterline in rate trimcstrali anticipate con l'obbligo di mantenere sul piede di guerra 50.000 uomini. di cui 20.000 a disposizione della flotta inglese. Quest'ultima avrebbe cooperato al recupero del Ninardo, tuttavia soltanto compatibilmente con le circostanze di servi1io e con la disposizione delle forze nemiche.

l corsari di Oneglia e l'Armamento leggero di Sardegna

Fallita l'operazione su Cagliari, la squadra francese, demoralizzata e decapitata dalle epurazioni politiche e minacciata dalle superiori forze spagnole. rimase inattiva a Tolone. D al febbraio al luglio 1793. fino all'arrivo della flotta inglese. il dominio de li' Alto Tirreno lo ebbe di fano la flortiglia corsara di Oneglia. forte di una quindicina di unità. in prevalenza sciabccchi. Quattro erano comandati da ufficiali regolari (dc May, dc Chevillard, d' Arcollières e Mattone di 13encvello), due da capitani mercantili genovesi (Francesco Tubino di Chiavari e Benedetto Solari di Rapallo) e dieci da onegliesi (padrone Carlo Calzamiglia. capitani Comes. Ardoino, Natta. Miraglia. Amoretti, Bcrio e Giauna e il barone Galea).

Dal 3 gennaio al 13 novembre 1793 i corsari sardi prcdarono almeno una ventina di tartane. feluche c gondole, metà francesi e il resto genovesi, savonesi e livornesi, portandole ad Oneglia. L'episodio più clamoroso avvenne il 27 aprile tra Corsica e Sardegna, quando il barone Galea assalì 3 piccole vele francesi. catturandone due con un borrino di 6 piccoli peni d'artiglieria e 30 fucili. La terza naufragò sulla costa della Corsica.

II 3 maggio 5 corsari onegliesi attaccarono un convoglio di 17 mercantili che da Livorno trasportava in Francia un carico di grano. La scorta francese, costituita dal vascello Thémistocle e dalla fregata Modeste. mise in fuga i cor-.ari. inseguendo! i fin sono il cannone di Oneglia. Pur ostacolato dai bassi fondali. 1'8 maggio il Thémistocle si portò sottocosta per bombardare la città. ma le batterie costiere, dirette da de Chevillard e d' Arcollières, lo costrinsero a battere in ritirata. Dieci giorni dopo si presentarono a Oncglia 2 vascelli. 4 fregate, l brigantino c varie cannoniere francesi pronti alla rappresaglia. La popolazione incitò il governatore dc La Piace a resistere. chiedendo armi e ancora una volta le batterie costiere di Chevillard c d' Arcollières allontanarono il nemico.

Le 5 unità del!" Armamento leggero (mezzegalerc Bema Margherita e Sanra Barbara, galeotte Serpente c Sultana e gondola Sardina) ebbero presto occasione di illustrarsi nuovamente nei compiti di istituto. Il 2 c 3 gennaio 1794 dcrtero infatti la caccia a 2 sciabecchi pirati. raggiunti all'altezza dell'boia Ccrbicali. Uno, con 12 cannoni e 96 uomini, fu incendiato e saltò in aria. L'altro (18 cannoni, 6 spingarde c 70 uomini) comandato dal rais Muhammed Zii. fu abbordato c catturato. dopo aver perduto 28 morti, contro 7 morti c 75 feriti sardi. Cadde il nocchicro Bargone e si distinsero i comandanti delle mcaegalere (capitani Chevillard e Porcile. con i loro se-

86 LA (;Uf-.RRA DELLE ALl'l ( 1792 · 1796)

condì Gìacobi e Barbaro) c delle gaJeotte (tenenti Bìstolfi e Zon;a). Cesare Zonza fu decorato di medaglia d"oro. am:he in riconoscimento del valore mostrato alla difesa della Maddalena. Ebbero quella d'argenro i fratelli Milici ire (nocchìero e piloto). il -.ouuffìcìalc Rossetti, i nocchìcrì Ornano e Sparro c 3 marinai (La Fedeltà. La Pace e Fogli) che si erano gettati sullo scìabecco in tìammc per strapparne la bandiera. Promosso maggiore ed espulso dall' Isola a seguito della ribellione autonomista di aprile, Chcv illard passò nel con t inente al comando del le mi l izie niuarde.

/.·arri l'O degli anglo-spagnoli

ella prima metà di maggio !"ammiraglio Hood salpò da Spìthead con la Flotta del Mediterraneo. mentre dalle Baleari la Squadra spagnola delrammìraglìo Francì!>CO Borjcs marchese de (1726-1808) punta\ a su San Pietro e Sant'Antìoco. I l 21 maggio 23 navi da guerra con bandiera comparvero nelle acque del Sulcis: giunte però in prossimità dell'obiettivo, sì rivelarono per spagnole c alla prima intimazione ottennero la resa del piccolo presidio francese. LI bottino, condotto poi a Barcellona, fu dì lWO prigionieri. 24 cannoni. 5 mortai e 4 obìci di bronzo. La fregata Hélène. ancorata a Carloforte. fu incendiata. L'ammiraglio Langara incrociava con 4.000 soldati il Golfo di Provenza. spargendo voci dì sbarchi imminenti in Liguria o nel Ninardo.

Il 22 maggio l'ambasciatore inglese a Firenze, Lord Hcn ·ey. informò il ministro Antonio Scrristori che la '>quadra inglese era entrata nel Mediterraneo e il giorno seguente richiese ufficialmente esclusivo di Livorno. Il 26 maggio scoppiò in la rivolta indipendentiMa. Tre giorni dopo Lione contro la Convenzione e arrestò i capì delle fai' ioni C)>tremiste (montagnardì e arrabbiati). Il 6 giugno. alla notizia che la Conven7ionc aveva fatto arrestare i deputati girondini. insorsero anche Marsiglia, Nimes, Tolosa. Avignone e Bordeaux. I l 13, mentre sì scatenava la grande offensiva vandeana c il Calvados. i rappresentanti dei 60 dipartimentì inso11ì si radunarono a Cacn.

L"8 c il 12 giugno fallì la spallata contro l" Authìon. di cui tratteremo nel pro'><>ìmo capitolo. Il 27 giugno la flotta inglese lasciò Gibilterra. collegandosi con quella spagnola. 11 12 luglio. mentre a Napoli !"ammiraglio Hood firmava l'alleanLa segreta con le Due Sicilie che gli metteva a una base e 4 moderni vascelli. anche Tolonc. la principale base navale francese del Mediterraneo. sì unì alla ribellione delle città meridionali. mentre la guida del movimento pas)>ava in mano ad elementi dichiaratamente realisti c fìloìnglc:-.ì.

1122 luglio l'avanguardia di Hood entrò a Livorno accolta dall'entusiamo della popolazione e dalla freddenu del governo granducale. o:-.tinatamente aggrappato, comc quello genove:.c. ad una neutralità formale che in quel momento equivaleva ad un fattivo sostegno alla france!>e. Ai primi dì ago s to incrociavano comunque nell'Alto Tirreno 43 vele inglesi e 22 (ìnclu-.i 2 da 100 e 3 da 98 cannoni) c 14 fregate. più 2 brick. 3 bombardiere c 2 na\ i logi'>tìchc. Salirono poi a 7 5 unità da guerra. 38 -.pagnolc c 37 inglesi. A Genova i rappre-.entanti sardo e ìnglc-.e a\ viarono subito i primi colloqui per concordare opera; ioni combinate contro le rctrovic dclrArmata del Varo. con bombardamenti ed eventuali

IL POTERE MARITTIMO ( 1792-')1 ) 87

TOLONE

l/fronte intemo e lo sbarco alleato a Tolone (29/ug/io - 28 agosto)

Nel frattempo Kellermann reagiva. distaccando a Valencc 2.000 uomini con il co lon nell o Cartca ux ( 1751 - 1813) e marciando s u Lione con metà dell'Arm ata d e ll e Alpi. Diri geva la re sis ten7a in Proven7a il ·'rappresentante in mis!>ione"' DuboisCrancé ( 1746-1814). Vi accorse anche Bonaparte, to rnato al s uo impiego di capo battaglione d'artiglieria dopo aver definiti va mente rotto con l'indipendentismo corso ( il 29 luglio sc ri sse Le souper de Beaucaire. l 'oppo rtuni st ic o libello fil og iacobino che gli av rebbe aperto la s trada del successo politico).

L'8 agosto Ke ll crma nn mise l'assedio a Li o ne. Fratta nt o Carteaux sba ra g liava ad Orange la piccola armata marsigliese e riprendeva Avignone. Il 20 agosto prese anche A ix c puntò direllamente su Marsiglia . I l 22 cen tinaia di profughi si rifugiarono a Tolone. In preda al panico. le nuove autorità cittadine decisero di giocare il tutto per tutto. Presi accordi con Hood per consegnargli flotta arsenale e pia;.za c mettersi sotto la prote7ione della sua squadra. arrestarono due rappresentanti in mi ss ione, mentre altri due. Fréron e Barras ( 1755 -1829) scampavano a Nizza assieme al general e Lapoype.

TI 25 agosto Cartcaux occupò Marsiglia. Hood fece però in tempo a raggiungere Tolone c nella notte sul 28 se ne impadronì di sorpresa grazie al tradimento del viccammiragio Trogoff c del capitano di vascello Imbert L' ammiraglio lea lista (Saint ) Juli en riuscì a sa lpare con 7 vascelli. ma in mano agli inglesi ne caddero 17, senza contare i 4 in ripara zione e i 7 in armamento c le unità minori ( 12 fregate e 5 corvette). Quasi metà della flotta francese fu così neutralinata.

Tolonc accobe gli inglesi impavesata con la bandiera borbonica, proclamò re Luigi XVTl il D e l fino prigioniero e chiese di poter inviare una delegazione a Torino per invitare lo zio. il duca di Provenza, a raggiungere la città e animarne la difesa. Ma sir Gilbcrt Ell io tt. il pragmatico rappresentante politico di re Giorgio 111 a Tolone. cestinò subito quell'idea balzana, che rischiava ingenuamente di mostrare la pusillanimità del futuro Luigi XVII l e di complicare ulteriormente i problemi degli inglesi. Del resto la popola7ione, pur in larga maggioranza monarchica, era aspramente divisa tra legitt imi sti puri e sostenitori della costituzione del 1791. Senza contare che l"occupuione inglese. con l'immediata requisizione di tutto l'ingente materiale da guerra custod ito nella base. non mancò di rinfocolarc antichi ran co ri nazionali e acuire il rimorso c il terrore di chi I" aveva consegnato all-.ccolarc nemico della Francia.

In realtà l'imprevisto sbarco inglese a Tolone aveva d eterminato un g ran de equivoco strategico. Tutto sembra infatti indicare che. diver!>amente da monarchici repubblicani , piemontesi e austriaci, Elliott e H ood non considerassero affatto Tolone come una testa di sbarco da difendere ad oltranza in vista di ulteriori penetrazioni, ma semplicemen te come la più munita base navale nemica del Mediterraneo, che si

88 I A GUERRA DI:I.LEALI'I ( 1792- 1796)
La siruazione a Tolone dopo lo sbarNJ inglese (l 0 - 9 settembre)

poteva utilmente saccheggiare e distruggere ma non neutralizzare a tempo indeterminato.

Lungi dal pensare a colpi di mano in Proven7a. il loro assillo più urgente era di provvedere alla difesa di Tolone. già minacciata dal nemico. Il l o settembre Kellermann aveva lasciato il quartier generale stabilito sotto le mura di Lione ed era rientrato a quello di per riordinare l'Annata delle Alpi e del Varo. Sua prima cura fu d i dis t accare da l Varo 5.000 uomi n i e 2 ballcrie da campagna pe r coprire la Provenza orientale tra la costa e il Deltù1ato. Con queste forze Lapoypc, F réron e Barras tornarono verso Tolone c, occupate le Isole di Hyères. si accamparono a Sollies con avan1posti ala Valette per bloccare gli accessi occidentali alla piazzaforte.

Le truppe inglesi di Tolone. comandate da Lord Mulgravc. contavano appena 2. 100 uomini su 6 battaglioni (2nd/1s t. 1st/ 11th. l st118th. 1st/25th. l st/30th. 1st/69th Foot). Hood e Mulgrave diffidavano della lealtà delle 1.600 guardie nazionali della città. tanto da disarmarle. ma in ottobre consentirono al conte Toustain di reclutare un battaglione di sicura fede tra le ex-guardie nazionali e tra gli equipaggi della marina. Il battaglione, salito da 300 a 500 uomini nonostante aspre perdite. fu organizzato da l colonnello Thomas Graham col nome di Leg ione Roya i - Louis. Anche gli spagnoli reclutarono volontari realisti, costituendo in novembre il Reggimento Royal-Provence.

Tramite Lord Trevor, inviato straordinario inglese presso le corti italiane, Elliott e Hood chiesero inoltre urgenti rinforzi a Torino. Napoli c Vienna. A differenza delle due corti italiane. che spedi rono complessivamente circa 9.000 uomini, Vienna re'>pinse seccamente la richiesta di 5.000 soldati austriaci. In vece l'ammiraglio Langara mise subito a disposi tione la sua fanteria imbarcata c già il4 sette mbre sbarcarono a Tolone 4.000 soldati spagnoli. inclusi l battaglione di lnfanteria Naval, 2 irlandesi (Hibcrnia), 2 svizzeri (Bctschart). 6 regolari (Cordoba. Malaga e Mallorca) c 2 provinciali (Chinchilla c Mallorca). Soprattutto gl i irlandesi erano t r uppe violente e indisciplinate , che odiavano. ricambiate . gli inglesi c che sottoposero la popolazione ad ogni genere di angherie. Comandava la divisione navale s pagnola i l contrammiraglio Federico Carlo duca di Gravina (1747-1806) un valente ufficiale di origine palem1itana che allo scoppio della guerra aveva interrotto una missione di studio in Inghilte rra rientrando di propria ini.liativa a Cadice.

L'arrivo dei 4.000 spagnoli consentì di disarmare le infide guardie nazionali. Ma accrebbe il fabbisogno di viveri e per contenerlo in limiti accettabili fu necessario liccnt.iarc gli equipaggi france!>i, imbarcando altrettanti marinai bretoni e normanni su 4 vascelli disarmati che li condussero a Brest e Rochcfort.

Proprio negli stessi giorni (8-10 settembre) falliva mi se ramente, per colpa del duca d'Aosta, l'ambiziosa offensiva sul Varo. di cui daremo i dettag l i nel prossimo capitolo. Appena appreso che Tolonc era stata occupata dagli inglesi. il re vi aveva spedito il secondogenito del generale Sant'Andrea. cavalier Jgnazio Thaon de Revel, con !"incarico di convincere Hood a gettarsi sulle rctrovie dell'Armata del Varo in concomitanza con l'offensiva sarda. Malgrado la giovane età. Revel fu scelto anche in ragione della sua amiciLia con il figlio del residente ingle e Lord North. che si trovava anch ·egli a Tolone. addetto allo stato maggiore di Lord Mulgrave. A Re vel fu anche affidato il comando interi naie di un primo contingente di 1.200 piemontesi spedito al più presto ad ad Oncglia.

Il I'Ort·KE MARITTIMO c 1792 9:\l 89

Il blocco di Tolone e l'arrivo di Bonaparte (l 0-22 setfembre)

Fortificata da Yauban, Tolone era protetta a Nord - Est dai 2 forti della Croix e del Pharon. Altri 4. due per ciascun lato. proteggevano l" avvallamento tra il Pharon c i bastioni urbani, dove Mul grave formò il campo trincerato di Sainte- Anne. Sci forti difendevano la Grande e la Piccola Rada. separate a Sud-O vest dal promontorio dell" Aiguilleuc. sulla !>ponda meridionale di fronte al porto. Naturalmente la piazza era stata fortificata in funzione della minaccia anglo-sarda. senza poter immaginare che un giorno sarebbe stata dalla pane di Ollioules. Perciò il lato meglio difeso era quello Nordoccidentale. tra i forti del Ph aron e quello della Malgue. la fortifica; ione più moderna c potente fm ad allora costruita in Fnmcia. mentre si era trascurato quello opposto. considerandolo già abbastanza defilato dal Ph aron e dalle navi in rada. Gli alleati dovettero quindi protcggerlo con opere campali, la più ampia delle quali era il forte Malbosquet. l 6.400 uomini di cui disponeva Mulgrave all'8 scltembrc erano appena ti per guarnire le fortificazioni orientali c quelle del Pharon. Ne occorrevano almeno altrettanti per erigere e presidiare fortificaLioni campali sul lato occidentale. dove stava arrivando Cartcaux con altri 7.000 uomini e con i rappresentanti del popolo Albittc. Gasparin c Saliceti ( 1757-1809). L'l) settembre questo generale improv' isato. ex-pittore ed cx-poliliouo. si impadronì facilmente delle gole di 01lioules. avamposto orientale della pia? La forte. II lO prese la posizione di Sixfours c raggiunse la l>piaggia. riarmando il porticciolo di Natcr.

Tuttavia le forze di Lapoype e Carteaux non potevano essendo separate non solo dalla rada. ma anche dalla città e dal dominante monte Pharon. Ci vollero tre scuimane pcrchè. alla fine di settembre. il consiglio di guerra francese riche il lato più vulnerabile era quello orientale c pertanto r azione principale a Cartcaux.

Ma la miglior difesa di Tolone erano la borio..,a inettitudine dci comandanti nemici e la comp leta disorganil' dell'Armata rivoluzionaria. Il comando dc ii 'artiglieria di Carteaux . in tutto 3 batterie a ca,allo c 8 petti da 2-l. era vacante dal 7 settembre, quando il capobattaglione Dammar1in era <;tato gravemente ferito. fu direttamente il Comitato di Salute Pubblica a '>Ostituirlo con il parigrado Bonaparte. Sulle circostame di questa nomina. che segnò il destino del futuro Imperatore. esistono versioni 'aghc c discordanti. Probabilmente il '>UO nome fu fatto da Albitte. che a-.cva come segretario Giuseppe Bonaparte. il fratello di Napoleone. piuttosto che dal compatriota Saliceti.

Il 12 scllcmbre Bonaparte si presentò a Bcausset. sede del Quartier Generale di Carteaux. c già il mattino seguente potè rendcr..,i conto dell'arduo compito che l'at tendeva. Carteaux aveva giù puntato 6 pezzi da 24 sulla Piccola Rada. ma l i aveva piauati appena più avanti di Ollioules. a tre gittate dali" obiettivo. Inoltre ave-.a sprecato due senza raccogliere il materiale necessario. preoccupandosi invece di requisire qualunque baracca dotata di camino per arro,cntarci le palle da cannone. Per prima cosa Bonaparte fece avanzare i peu:i sino alla spiaggia c già il 20 settembre. da Cap Brega.le batterie La Montagne c Sans-Coulottcs apri\anO il fuoco wntro la notta inglcl>e. colando a picco vari legni minori. danneggiando alcuni vascelli c col>lringendo Hood a spostare le na' i dalla Piccola alla Grande Rada. da do' e non potevano più coprire il '>ettore inve!>tito dai francesi.

90 IAGLI-RRA DII LE All'l (l7Q2 1796)

Poi, rastrellati un po' di ufficiali competenti, fece affidare l'arsenale di Marsiglia al colonnello Gasscndi, il quale gli recuperò in un paio di mesi circa duecento pezzi, un quarto dei quali pesanti. Per accontentare Carteaux, Bonaparte dovette far trasportare a Tolone anche una gigantesca quanto inutile colubri na , alla quale si attribuivano poteri prodigiosi. Essenziale fu anche l'arrivo del capobattaglione del genio Marescot, accompagnato da var ie brigate di ingegneri e topografi.

Fin dall'ispezione del 13 settembre. Bon aparte aveva notato l'impOJtanza dell'altura del Cairo che dominava il promontorio tra le due rade. L'altura era occupata da 400 francesi al comando dell'aiutante generale Laborde Gli alleati controllavano invece la punta del promontorio con due ridotte. L'Aiguillette e il Balagnier. Invano solleci tato da Bonaparte. Cartcaux omise di rinforzare il Cairo. Così lasciò l'iniziativa ad Hood, che il 20 settemb re vi sbarcò 4.000 anglo-spagnoli.

Il 22 Bonaparte convinse Carteaux a tentare di riprendere la posizione, ma l'assalto. sferrato da poche ceminaia di soldati. si risolse in un fiasco. Il giovane capobattaglione era l'unico. o ltre agli inglesi. ad aver compreso che quella posizione, proleggendo le due batterie costie re che dominavano le due rade e perciò i collegamenti marittimi de ll a piazzaforte, era il vero perno della difesa. Il comandante terrestre alleato. maggior generale Lord Mulgrave, impiegò tutta la mano d 'o pera disponibile, inclusi i forzati . per tagliare gl i alberi ed erigere una nuova gra nde opera, che gli inglesi chiamavano Fort Mulgravc c i francesi "Piccola Gibilterra". Nel frattempo gli alleati fortificarono anche la batteria dirimpettaia di Cap Brun, principale avamposto de l Forte della Malgue.

L'arrivo dei 9.000 italiani (27 settembre- 28 ottobre)

Col sostegno inglese il Piemonte poté nuovamente riarmare la fregata San Vittorio. spedendo a Genova il capitano Ross col suo vecchio equipaggio. li primo impiego della fregata fu il trasporto a Tolone del contingente piemontese, in tutto 28 compagnie e 2.470 uomini. Il comandante era il brigadiere vallesano Francesco Antonio de Bucler (o BueUer), recuperato dalla Sardegna, ma l'incarico di COITispondere con il re fu attribuito a Revel, nominato suo capo di stato maggiore. Il contingente fu spedito in due scaglioni, uno di 16 compagnie granatieri e cacciatori veterani dell' Authion imbarcato ad Oneglia sulla San Vittorio e 5 ve le inglesi e sbarcato il 27 settembre, e uno di 12 compagnie de l presidio di Cagliari imbarcati con Bucler sulla San Vittorio, su l vascello Colossus e su due mercati! i, uno ragusco e uno spagnolo, noleggiati dagli inglesi. Il contingente includeva le seguenti unità:

6 compagnie granatieri dei Reggimenti Saluzzo, Vercelli e Tortona (4° battaglione di formazione. colonnello Ratti e maggio re dc Fora x)

l O com pagnie cacciatori dei Reggimenti Saluzzo. Aosta. Piemonte. La Regina e Lombardia riunite in 2 battaglioni di formazione (tenenti colonnelli Incisa di Santo Stefano e Faussone di Germagnano e ma ggio ri d"Auvare e Provana)

2° battaglione Piemonte ( tenente co lonnello Pamparato e maggiore Saverio Saluzzo)

• 2° battaglione dc Courten (colon nello Butler e maggiore De Torrente)

IL POTERE MARIITIMO (1792-93 ) 91

11 granatiere di Piemonte Blandin. c he non aveva potuto imbarcarsi pcn.:hè malato. partì poco dopo su un altro legno. Costretto dal maltempo ad approdare a Genova e non essendogli concesso di attraversare annato il territorio della Repubblica, impegnò i propri effetti per poter raggiungere Dronero. onde il re gli accordò tre mec;i di paga per poter pagare il controvalore dell'equipaggiamento. L'arrivo dei disciplinati soldati piemonte si fu accolto con grande so llievo e g iubilo dai cittadini di Tolone. sommamente angariati dagli spagnoli e già in preda a profondo rancore nei confronti degli

Il 27 settembre da Napoli. agli ordini del retroammiraglio Forteguerri. i vascelli Guiscardo, Sannita e Tancredi. le fregate Arerusa. Miner va . Sihilla e Sirena. le corvette Aurora e Fortuna e i brigantini Span:iero e Vulcano. Comandava il Tancredi Francesco Caracciolo ( 1752-99). Oltre agli equipaggi ( 1.200) le navi imbru·cavano il primo scag lione di 4.000 uomini del contingente napoletano. armato con i moderni fucili mod. 1788. Era comandato dal brigadiere principe Fabritio Pignatelli di Cerchiara e così composto:

300 cannonieri di marina ( tenente colonnel lo Angelo Minichini);

4 battaglioni rinforzati 5 compagnie di 189 fucilieri (2° Re. 2° Rcal Napoli. 1° Borgogna 1° Messapia: colonnelli Micherou\, Arcuo. Sarano e Cusai):

l battaglione di forma? ione su 4 <.:O mpagnie di 122 granatieri.

1121 ottobre salpò da Napoli anche i l secondo scag l ione. comandato dal brigadiere svizzero Jean Dani el De Gambs ( 1744-1823). con altri 2.500 uomini c 30 pcai d. artiglieria:

2 battaglioni fucilieri rinforLati ( 1° Re. 2° Borgogna)

l divisione del Regg im e nto Illiri co (214 g ranati eri) con funzione di fanteria di marim1

l brigata d'artiglieria da campagna (maggiore d'Ayala c capitano Alc"andro Begani )

l parco d'assedio (m ag giore Savcrio de l Re)

Ben presto Rcvel si rese conto che gli inglesi n on pen savano affatto ad aiutare Vittorio Amedeo a recuperare ina c nei suoi rapporti consigliò ripetutamentc di richiamare il contingente. Ma onnai era impossibile. perchè, allo scopo di risparmiare le proprie truppe , Mulgrave e Gravina avevano destinato i 2.400 sardi e i 6.500 napoletani. tra i quali si trovavano anche alcuni cadetti della unziatella, ai servi7i più gravosi e ri sc hiosi negli avamposti come nelle sortite del 1° c 14 ouobre e del 15 novembre. Bcnchè l'apprezzamento maggiore riguardasse le truppe sarde . Lord Mulgravc che i napoletani erano stati i più valoro si di tutti nella presa del forte di Sant'Antonio. Giovanni Bausan si distinse quale direttore di tiro a bordo dell"Aretusa (Thurn) c poi del Guiscardo (Latour).

L'accordo navale con Firen:e e la trappola della Modeste (8-28 ollobre)

La disponibilità di To Ione aveva reso meno urgente ottenere da Firenze l'uso esclusivo di Livorno e della base militare di Portoferraio e le crociere dci corsari onegliesi e della squadra inglese meno acuta la questione di G enova, da dove. sia pure con gran-

92 LAGUERRAI>ELLEALI'I(17921796)

de difficoltà, continuavano a partire i rifornimenti per Marsiglia e Vi ll afranca. Ma la resa di Lione ai repubblicani, avvenuta il 9 ottobre ( 18 vendemmiaio. secondo capodanno della Repubblica francese) fece precipitare la situazione. Con chiaro realismo Elliottla giudicava già inimediabilmente compromessa e proprio per questo ritenne di dover urgentemente attrezzare le retrovie in vista di una probabile ritirata.

Nel caso toscano il capzioso sequestro giudiziario di un carico di cereali acquistati a Livorno da commercianti eli Tolone offerse il pretesto. L'8 ottobre Lord Harvey trasmise al governo toscano l ' ultimatum di Giorgio Ili che intimava l'espulsione dei francesi a com inciare dall'incaricato d'affari de La Flotte, pena l'apertura delle ostilità contro il porto e la città di Livorno. li 28 ottobre il granduca dovette rassegnarsi a sottoscrivere una convenzione con la quale in cambio del la tutela militare inglese, si impegnava a mettere a disposizione di Hood tutti i propri pot1i senza limitazioni di sorta, nonchè a impedire il ritorno dei francesi espulsi e a collaborare alla cattura degli emissari dei regicicli.

Invece nel caso di Genova, evitando un negoziato prevedi bi l mente lungo e inconcludente, data la rivalità sardo - genovese, la solidità dei rapporti geoeconomici franco -genovesi e la relativa capacità mi l itare genovese. Hood e Elliott giocarono la carta di una brutale provocazione. Il 15 ottobre 3 vascelli e 2 fregate inglesi entrarono nel porto di Genova e una ancorò accanto alla Modeste. Proditoriamente gli inglesi abbordarono l'unità francese catturando parte dell'equipaggio e massacrando quelli che tentavano di fuggire a nuoto. Subito in città la fazione giacobina inscenò manifestazioni di protesta e malmenò l'agente inglese Drake. Naturalmente il senato condannò la violazione della neutralità genovese compiuta dagli inglesi, ma tutto quel che potè offrire alla Francia furono le scuse ufficiali del doge Doria . A Marsiglia i rappresentanti del popolo decretarono stoltamente l'embargo ai bastimenti genovesi, nella certezza che la Convenzione avrebbe reagito alla mancata difesa della neutralità con una controproducente dichiarazione di guerra. Una dichiarazione che avrebbe fatto il gioco degli inglesi. mentre in tutta la Francia e soprattutto in Provenza infuriava la carestia e i rifomimenti assicurati dalla bandiera genovese erano di importanza vitale Perciò Parigi preferì ostentare un'interessata clemenza e si limitò a imporre all'umiliata Superba una riparazione pecuniaria di 4 milioni di genoine.

l cannoni di Bonaparte ( 15 ottobre - 30 nol'emhre)

A Tolone lo stallo sembrava completo. a parte le inutili spal i ate di Lapoype contro la Croix Pharon. Il 30 settembre i francesi avevano infatti occupato 2 ridotte avanzate, ma la notte seguente i brigadieri Skirds e Pignatelli li contrattaccarono su tre colonne, una di 800 granatieri napoletani e 800 spagnoli dal Fo11e Sant' Antonio, una centrale di 500 inglesi, 300 realisti c 800 piemontesi e una di 1.000 inglesi sul fianco sinistro. l francesi, evacuate le ridotte, furono inseguiti alla baionetta dagli ispanonapoletani e dai cacciatori di Saluzzo e Aosta guidati da Incisa. I piemontesi ebbero 5 morti e 30 feriti: si distinsero ReveL Dichat ed Etienne e a de Forax i tolonesi decretarono una corona d'alloro. Guadagnarono la medaglia d'oro, per essere entrati per prim i nelle ridotte, i cacciatori Francesco Scanu "La Granata", cagliaritano. e Giambattista Marciandi di Frassinetto.

IL POTERE MARI"ITIMO ( 1792 -93) 93

Il 7 ottobre, con rarrivo di altri 2 reggimenti inglesi. le truppe alleate '>alirono a 15.000 uomini. TI 14 Mulgravc sferrò una sortita di 4.000 uomini dal forte Malb osquet, con lo scopo di distruggere l'artiglieria nemica. Mentre una colonna effettuava un attacco diversivo su Ollioules. un'altra seguì la costa puntando sulle due temibili batterie di Cap Brcga. Ma le truppe napoletane. che gli inglesi avevano mes so in testa. non dettero buona prova, determinando il fallimento dell'attacco.

Il giorno seguente Lapoypc rispose espugnando la ridotta di Cap Brun. malgrado la tenace difesa del Royal Louis (che perse l 00 uomini su 400) c di l 00 in glesi del 30th Foot. Dovette però cederla a sua volta sotto il contrauacco di 7 compagnie granatieri e cacciatori dci Reggimenti Regina e Lombardia. Si distinse Germagnano, l sergente fu promosso alliere. altri 2 (i l savo iard o Carre! c il sardo Caneda detto "B c llizia") e il cacciatore Dogliani guadagnarono la medaglia d'argento.

La sera stessa del l 5 ottobre. a Ollioules. Ga!.parin presiedette il consiglio di guerra convocato per discutere il piano di attacco elaborato a Parigi dal Com it ato delle fortificazioni. Autore del piano era il generale del genio Jean Claude Le Michaud d'Arçon (1733-1800). famoso per le gigantesche batterie galleggianti con cui undici anni prima aveva tentato di prendere Gibilterra dal mare c c he invece l'artiglieria inglese aveva trasformato in un micidiale rogo. Il piano di d'Arçon richiedeva almeno sei mesi e 60.000 uomini. Bi!>ognava a suo avvi<;o prendere atuitutto le alture del Pharon. poi i forti Rouge e Blanc e quello di Santa Caterina e infine aprire la trin cea sul fronte centrale della cinta cilladina. Bonaparte presentò allora il suo contropiano. TI punto di forza del nemico era il controllo della rada. Ma . prendendo il promontorio dell' Aiguillctte e piazzandovi le batterie, si poteva costringere Hood a reimbarcar<,i c abbandonare la città. piuttosto che rischiare di finire imbottigliato nella Piccola Rada e di perdere così navi c guarnigione. n contropiano suscitò forti riserve da parte degli ingegneri. ma alla tinc Marcscot dichiarò che la presa della Piccola Gibilterra. pur in-,ufficiente di per -.é a determinare la caduta di Tolone. era comunque una condizione necessaria per poter avviare l'attacco dalla parte di terra. Confortato da questo parere. il consiglio di guerra approvò allora il piano di Bonaparte.

Subito cominciò la costrutionc delle batterie che dovevano bombardare la Piccola Gibilterra. Le prime due. sulle alture parallele dci Quatre Moulins e delle Sablettcs, erano fuori gittata. ma dovevano consentire di piauarne altre tre più avanzate ( Hommes '>an<; Peur. Braves e du M idi) a 100 te'>e dal dominante forte Mulgravc.

Intant o i rapporti tra Bonaparte e Carteaux peggioravano continuamente per le continue interferente e gli ordini asl.urdi dell"ex-pittore. come quello di evacuare le batterie della Montagna c dci Sanculotti. Bonaparte si rifiutò di eseguirlo c si mise a rapporto da Gasparin. Quest'ultimo spedì subito un corriere straordinario a Parigi . li 23 ottobre giunse rordine del Comitato di Salute Pubblica che promuoveva Carteaux a generale di divisione, lo richiamava immediatamente a Nizza e lo rimpiazzava a Tolone col generale Doppet (n. 1753). un medico savoiardo. più intelligente ma non meno incompetente del predecessore. 1125. su richiesta di Bonaparte e Saliccti. Gasparin spedì un appello al Comitato di salute pubblica in cui denunciava i pregiudizi di "quella massa di incapaci dello stato maggiore" e gli chiedeva di affidare l'artiglieria ad un generale esperto e di grado su fficiente a farsi rispettare. Dopo lunghe esituioni lo accontentarono nominando Jean Du Teil, un anziano genera le che era

94 (il. ERRA !WLLEALPI (1792-1796)

stato insegnante di Bonaparte alle scuole ùi Auxonne e Valence e che lo stimava abbastanza per limitarsi a coprirlo con la sua autorità senza interferire nelle sue decisioni.

ln attesa del nuovo comandante, fu Lapoype ad assumere il comando, trasferendolo ad Olliou les. L'8 novembre gli alleati. anche stavo lta con in testa i napoletani, fecero una sortita da Fort Mulgrave per distruggere le prime due batterie francesi e riuscirono a prendere di sorpresa quella delle Sablettes, comandata da l capitano Victor. Ma quest'ultima era nel raggio delle due batterie costiere di Cap Brega, le quali costrinsero il nemico ad una rapida ritirata.

Due giorni dopo Doppet e Duteil arrivarono a Ol!ioules L'li novembre i volontari del l o Battaglione della Cote d'Or, in linea di fronte a Fort Mulgrave. lo attaccarono di propria iniziativa. indignati alla vista dei maltrattamenti inflitti ad un loro commilitone catturato da un reparto spagnolo. imprevedibilmente, l'assalto spontaneo ebbe successo trasc inando anche il Reggimento Bourgogne. Accorso sul posto assieme a Bonaparte. Doppet fece intervenire l'intera divisione del generale Brulé. Ma poco dopo, vedendo il suo aiutante di campo cadere morto al suo fianco, fu colto dal panico e fece battere la ritirata proprio nel momento in cui i granatieri stavano arrivando alla gola della ridotta. Una settimana dopo, ill9 novembre. il Conùtato di Salute Pubblica lo sostituì con un vero professionista, l'anziano generale Dugommier il quale un mese prima si era segna lato sulla linea del Varo respingendo alla Giletta l'offensiva austro -s arda di cui tratteremo più avanti.

Nel frattempo Bonaparte continuava il piazzamento delle batte ic: tra il 15 ottobre e il 30 novembre ne eresse l l. con 39 pezzi pesanti conrro il Forte lviulgrave. 9 contro il Forte Malbousquet (a mezza via tra Tolone e il promontorio. s ulla spiaggia settentrionale della Piccola Rada ) e 6 mortai a lunga gittata contro Tolone. Il 25 il consig lio di guerra approvò il piano proposto dal comandante dell'artiglieria: bombardamento massiccio contro le difese del promontorio, attacco diurno contro Forte Mulgrave appoggiato da una diversione contro i l Pharon e infine piazzamento di una batteria aii'Aiguillette per cannoneggiare la flotta nemica con proiettili incendiari.

La sorriw degli Areniers (20-30 novembre)

Ma la stasi delle operazioni e il concentramento degli sforzi contro un promontorio an7ichè contro la città. allarmarono l'opinione pubblica e le soc ietà popolari cominciaono a gridare al tradimento. In questo clima , nel pomeriggio del 20 novembre un gruppo di deputati volle ispezionare una delle nuove batterie, quella della Convenzione. postata al centro dell"ala s ini stra francese . sul colle degli Arenier<;. li compito dei suoi 8 cannoni da 24 e dei suoi 4 mortai pesanti era di battere il fone Malbosquet. ma soltanto al momento dell'assalto fina le alla Piccola Gibilterra. Perciò era stata costruita dietro il ciglione del co ll e, che fungeva da parapetto e dal quale spuntavano appena le bocche da fuoco. Ma i deputati, sdegnati dal silenzio della batteria e sordi ad ogni ragione, pretesero a tutti i costi che aprisse il fuoco. e di conseguenza la rivelarono al nemico.

1128 novembre giunse da Gibilterra il prcstigioso generale O"Hara. anch'egli. comc d ' Arçons . vete rano dell'assedio borbonico del 1782. Dopo una rapida ricognizio -

IL POTERE MARITriMO (1 792-931 95

ne. O'Hara decise di eliminare la batteria che martellava Malbosquet c possibilmente anche il parco e i magazzini di Ollioules, per cos trin gere il nemico a togliere l 'assed io e abbandonare la Proven za. Riunita a Malbosqu ct una forza d'attacco di 3.500 uomini. nella notte sul 30 O'Hara mosse su 4 colonne:

500 ingl esi deU' Il th Foot per l'attacco frontale batteria

• 380 granar ieri e cacciatori picmontc•.i ( Rcvel e De Torrente ) di rincal7o a destra. !>opra

Chateau Fourier

• R50 spagnoli di rim;a lzo a s ini st ra

1.000 napoletani ( PignateUi ) c 260 (Royal Louis ) in riserva. anch siniwa

All'alba le colonne raggiunsero il fiume Nuovo (torrente Loz ) dove. al poggio di Mi ssié, g li inglesi piazzarono 2 cannoni per proteggere la ritirata. Pignatelli si attestò ulla riva, sotto il fortino di San t" Antonio. in attesa che le altre due colonne espug nasse ro la batteria ne mica. Guadato il torrent e anglo - spag noli e piemontesi ri sa lirono il colle gettando il grido di guerra. I pochi difensori. colti di sorpresa e non potendo puntare i pezzi contro gli attaccanti a causa del ciglione . furono presi dal panico e fuggirono.

Lasciandosi trasportare dall'entusiasmo. gli anglo-spagnoli inseguirono i superstiti fino ad Ollioules. Du gommier. coadiuvato dai generali Arena e Cervoni. riuscì però a riorgan iz zare le truppe e a contrattaccare ricaccia ndo g li anglo-spagnoli su l ciglione del colle. Le 2 compagnie grana tie ri provinciali di Vercelli. temendo di restare isolate. cedettero dandosi anch'esse alla fuga. Tennero invece 60 granatieri del 2° Piemont e e 80 cacciatori del 2° de Courten: questi so lidi ve te rani di Sardegna co ntrattaccarono anzi alla baionetta assieme a 100 spagnoli e 200 inglesi . consentendo agli altri di inchiodare 5 cannoni.

Intanto Bonaparte raggiunta l'altura di e tro la batt e ria, scese, alla testa di un battaglione. per uno stretto canalone nascosto dalla vegetazione. L a sorp resa fu tale che quando i francesi aperf.c ro il fuoco, O'Hara pensò che si trattasse di un errore della propria ala destra. Accorso per chiarire il presunto equivoco. fu co lpito da una fucilata alla mano destra e catturato da un Sul momento i soldati francesi volevano fucilarlo, applicando il decreto di rappresaglia del l o agosto 1792. che disponeva l'esecuzione immediata degli uffi cia li nemici insigniti di tit o li nobiliari. Naturalmente, per evitare controrappresaglie nemiche. la prassi de!rcscrcito francese era di fucilare soltanto disertori cd emigrati (inclusi nizzardi c savoiardi) ma nel caso di o· l !ara sembra che Bonaparte abbia faticato non poco a salvarg li la vita.

Gli inglesi non si accorsero che il loro comandante era stato catturato. ma la sua li demoralizzò e, non sostenuti dai napoletani. dovettero infine cedere. non senza rifil are a Bon aparte una baionettata di striscio nella coscia. Ripa ssato il Loz. ancora una volta furono i sardi a fare da retroguardia. resistendo per qualche tempo al poggio di Mi ssié.

Comunque i francesi in segui rono gli alleati fino a Malbosquct e tentarono perfino di scalare il muro. el razione si il battaglione delrlsère e Dugomrnier fu leggermente ferito. La sortita costò ai fra nce si 5 cannoni pesanti c 115 perdite. inclusi alcuni prigionieri. Oltre ad o· Hara. l'avanguardia alleata perse un ter/O degli effettivi (200 inglesi e 95 piemontesi) mentre gli spagnoli ebbero 80 perdite. i realisti 20 c i napoletani appena 5 morti e 20 feriti. J benefici de lla so rtita furono di breve

96 LA GUERRA DKLEALI'I 11792- 1796 )

durata. pe rchè, rioccupato il colle. Bonaparte vi eresse una nuova batteria. più potente e meglio defilata.

La presa della Piccola Gibil terra ( 14- 17 dicembre)

l te mpi della politica e ran o più brevi dei tempi te c ni c i richiesti dal piazzamento delle batterie e dall 'a rri vo dei rinforzi. Le autorità loca li e ra no sempre più pressa te dal timore della ca res ti a, aggrava ta dalle requisizioni per le truppe c he a um e nta vano di giorno in giorno. D al canto loro i rappresentan ti del popolo presso l'Armata pavemavano le ire di Parigi per l'apparente stallo delle operationi. per non parlare de lle terribili conseguenze personali di un eventuale Così ai pri mi di dicembre. da M arsiglia . Fréron c Barrali credettero di cautela rsi sc rivendo alla Convenzione che le cose andavano per le lunghe e suggerendo di ordinare la ritirata oltre la Durance, come aveva fatto Francesco l all'epoca d e ll ' in vasione di Ca rl o V. Abband onare la Pr ove nza - scrisse- so ltanto sca ri ca re s ul nemico l'onere di nutrirl a durante l'inverno e po te rla facilmente recuperare dopo il racco lto. La loro lettera era già da vari giorni all'esame della Convenzione qu a nd o g li inglesi evac uar o no To lone. Gli autori scamparono la ghig li ottina soltan to spergiurando di non ave rl a scritta, che si trattava di un apocrifo.

F rattanto, con l'arrivo di 2.500 granatieri e cacciatori scelti distaccati dall'Armata del Varo. le forze francc!>i raggiunsero i 28.000 uomini. il doppio degli alleati. Il 14 dicembre . a segui to di una ricognizione condotta con Bonaparte e Marescot. Dugommicr fece aprire il fuoco di preparazione co ntro la Piccola Gibi lterra , difesa da 3.000 tra s p ag noli, can nonieri inglesi e reparti del 2° Pi emonte col maggiore Saluz.:o. Per tre giorni 30 ca nn o ni e 15 m ortai la marte ll a ro no co n 8.000 bombe. Ma il 16 . proprio la vigilia dell'atta cco, s i sc atenò una pio gg ia to rre nz ia le e molti uffi c iali ritennero impo ss ibil e a ttacca re in quelle condi zioni. Su ri c hi es ta dei deputati della Co nvenzione in Prove nza si tenne cosl ad Olli o ul es un nuovo consiglio di guerra , dove anche Du gommier apparve propenso al rinvio. Fu Bonaparte a insistere e a convincere che la pioggia non non ostacolava. ma anzi facilitava !"attaccante.

Così alle 4 del pomeriggio 6.000 uomini lasciarono gli accampamenti per concentrarsi a mezzanotte nella base d'attacco il villaggio co ti ero della Sei ne. a Nord del promontorio. Ali" una di notte del 17 dicembre partirono 4 colonne. due deboli sui fianchi del promontorio per bloccare le ridotte costiere, una in riserva e la quarta, formata dalle truppe scelte d e l ge nerale Laborde. co n Dugommier in testa per attaccare la P icco la G ibi !terra Bo napart e e ra co n l a colonna dista ccata s ull ' Aigui llette. Contemporaneamente Masséna attaccava nel settore del Ph a ro n. ment re altre due co lonn e bloccavano eventuali so rtite dci napoletani dai forti Sant'Antonio c Malbosquet.

l francesi contavano su ll a l>Orpresa perché i difensori di Fort Mulgrave, per sott rarsi al bombardamento. erano accampati fuori delle opere. M a. contrariamente alle speranze degli attaccan t i. i posti avanzati funzionarono egregia mente, iniziando la fucileria già al piede della collina e consentendo al grosso di accorrere ai posti di combattimento. In pochi minuti !"intensa fucileria c il tiro a mitraglia inchiodarono mille uomini della prima ondata e Du gommier si sentì perduto. vedendosi già sul patibolo. A sa l va re la situaz ione fu il cap itan o Muiron, aggiunto di Bonaparte. il quale

IL.I'O'fERE \1ARI1TfMO C1792-931 97

conosceva perfcuamentc il terreno. Alla testa di l bauaglione di cacciatori, seguito a tiro di fucile dalla colonna di riserva. Muiron salì la co llin a sfruttandone abilmente le sinum.ità. E. sboccati quasi incolumi ai piedi del forte. i cacciatori penetrarono facilmente per le cannoniere. scannando s ul posto tutti i se rventi. l difensori riuscirono a ricacciarli. ma furono presto sop raffatti dalle ),UCcessivc ondate nemiche.

Subito i cannoni furono voltati sulle ridotte costiere. Tre ore più tardi i deputati presentarono a Fort Mulgrave co n le s pade sgua in atc a ri vendica re la loro parte di gloria (si disse. falsamente. che avevano marciato alla testa delle truppe).

Il reimbarco degli alleati ( 17-19 dicembre)

AH" alba del 17 i francesi occuparono le ridotte d eli" Aiguillette e del Balagnier. già evacute via mare dal nemic o . Bonaparte contava di poter da queste aprire il fuoco suJJa flotta inglese già a meuogiorno. ma dovette constatare che le batterie espugnate non erano adaue. pcrchè le due grosse torri di ma!toni che custodivano la gola delle ridotte erano troppo vicine alle piattaforme dei pezzi. accrescendo la vulnerabilità dei serventi alle schegge e al probabile rimbalzo delle palle nemiche. Fu quindi giocoforLa piantare nuove batterie sulle alture sovra-;tanti le due ridotte c attendere il martino seg uen te per aprire il fuoco. Ciè> consentì a Hood di limitare i danni dando o rdine ai vascelli di levare le ancore c la rada. Fallita un·ultima sortita generale, il co nsiglio di guerra alleato approvò il reimbarco immediato proposto dall'ammiraglio. nonostante. sem bra. il diverso parere di Langara. Le opcnvioni furono ostacolate dal fuoco incessante delle bauerie francesi. che provocarono avarie a molte unità da gue rra e affondarono molti tra spo rt i carichi di truppe.

Masséna si gcuava intanto sul P haron. imc'>tito dalla Brigata Mouret. Germagnano ne respinse vari assalti, poi. C),auritc le munizioni, lottò coi e i calci dci fucili. Infine. piuttosto che l'onta della resa ai rcgicidi. andò a cercare eroica morte in mezzo al nemico con un"ultima carica alla baioneua. tamburino piemontese Manera. detto "La Fortuna". guadagnò quel giorno la medaglia d'oro servendo un peZ70 da 5 e ),alvandolo assieme a 2 camerati. Intanto la Brigata Garnier. e),pugnate le rid otlc di Sam·Antonio e Sant'Andrea. accaniva contro Malbosquet, tenacemente difeso dai napoletani, infine piegati dall'arrivo di Mourct

Occupato Malbo squct. nel tardo pomerigio del 18 Bonaparte cominciò a anche da lì contro i baluardi della pia7.7a. In atl.:Sa dei p · ai. impiegò g li obici per bombardare il porto. il n.: imbarco. A contro gli assalti di Lapoypc rimase la grossa Torre San Lu igi. cinta dal mare. occupata dal2° Piemonte del maggiore Saluzzo. col sostegno esterno dci granatieri del marchese C'o:.ta di Beaurcgard. Poi i piemontesi ripiegarono al forte della Malgue riunendosi a Revel e ai cacciatori del maggiore d"Auvan;. Il maggior generale David Dundas. comandante della Malgue. elogiò Saluvo, Re vel c l"ufficiale Napione.

Nella notte sul 19 gli inglesi fecero ..,altare l'Arsenale ( Fort Poné ) e incendiarono 13 vele francesi (9 vascelli da 74 e 4 fregate). Non potendo più reg gere il mare. fu data alle fiamme anche la vecchia fregata sarda. sostituita dalla fregata ex-francese A/ceste. Nella fretta di abbandonare la San Vittorio. Ross dimenticò a bordo la cas:-a reggimentale. rccuperata però dal granatiere di Saluuo Accomanno. che fu per tal

98 LA (ìl I::RRA DELLE ALPI l 1792 1796)

fano decorato di medaglia d'oro. Ai borbonici toccò invece la gabarra Lmnpreda. Tra il divampare degli incendi, al mattino del 19 la flona alleata salpò. dimenticando a terra gli ultimi 400 soldati napoletani. P oco dopo la alle 9 del mattino. la formazione della squadra alleata fu sconvolta da una violenta libecciata che la cost rinse a rifugiarsi allargo delle Isole di Hyères. Qui si provvide a riordinare per nat ionalità le truppe confuse dal tumultuoso reimbarco.Mentre il Sannita faceva vela per Napoli (dove giunse il 17 gennaio) il resto della squadra borbonica. che imbarcava 400 notabili realisti e la fanteria italiana. raggiunse La Spetia per sbarcare i piemontesi. TI 2 febbraio sbarcò a Gaeta i napoletani e rientrò a Napoli nel marzo 1794

Revel fu promosso tenente colonnello. Oltre alle 6 medaglie al valore concesse alla truppa. il tenente colonnello Pamparato. i tenenti Paoletti c d'Aibion e i sottotencnti Valfré. Radicali e Toni n i ebbero la menzione onorevole. Per combattimenti e malattie. il contingente piemontese perse più di un terzo degli effettivi (250 morti e 50 prigionieri più 600 feriti e malati evacuati) e materiali per un valore di 213.000 lire. Le perdite napoletane furono inferiori a un decimo degli effettivi (200 morti e 400 prigionie ri ) ma il contingente lasciò a Tolone metà dei cannoni (15 su 30) nonchè tutti i cavalli e tutto il materiale logistico.

Quanto a Tolonc, Hood l'abbanò alla feroce vendetta rivoluzionaria. Su una popolazione di 20.000 abitanti vi furono in tutto 800 esecuzioni sommarie seguite più tardi da altre 300 condanne a morte. Secondo una fonte inglese. lo stesso Napoleone falciò a cannonate. nella piana grande di Tolone, alcune centinaia di cittadini realisti e galeoni liberati. Scamparono invece i \Oiontari evacuati dagli inglesi e dagli spagnoli. l 92 granatieri del Royai - Louis (capitano Boisgclin) furono poi impiegati come marines sull'HM$ Terrible e i 150 cacciatori come co rpo franco in Corsica. Nel giugno 1794 i 300 fucilieri furono incorporati nel nuovo reggimento di emigrati organizzato in In gh ilt eJTa dal conte d' Hcrvilly. che da loro fu nominato anch'esso RoyalLouis c che nel lu g lio 1795, dopo lo sbarco di Quiberon, finì quasi interamente massacrato dai repubblicani. Più fortunati furono gli emigrati al servizio spagnolo (RoyaiProvence), che nel giugno 1794 vennero aggregati con la Lcgion Catholique et Royale des Pyrénées a formare la nuova Legion de la Reine. a sua volta incorporata nel 1796 nel nuovo Reggimento Borbon. el gen naio 1794. sciolta l'Annata di To Ione. Dugornmicr fu ferito a comandare quella dci Pirenei c i reparti distaccati rientrarono alle Am1ate delle Alpi e del Varo. Ai primi di gennaio Bonaparte. promosso generale di brigata. ebbe il comando dell'artiglieria dell'Armata del Varo. avendo come aiutanti di campo Marmo nt ( 1774-1852) e .Junot ( 1771-1813) c con l'incarico di ispezionare e ammodernare la difesa costiera della Provenza, dalle Bocche del Rodano a Nizza, inclusa quella delle isole di Hyères.

L A CORSICA

L inglese della Cor\ i ca ( 7 febbraio-l O Gf!.OSto 1794)

L'TnghilteJTa compensò la perdita di Tolone con l' occupa7io ne della Corsica. Nel gennaio 1794 la guarnigione francese finì assediata dagli insorti nelle piazze

Il I'OIERE\1ARIITIM0t1792-931 99

costiere c. per averne ragione. Pa oli offerse l'alta sovranità dell'l-;ola a re Giorgio

111. La squadra lasciò allora Livorno e il 7 febbraio sbarcò il generale Dundas con 5 reggimenti inglesi e le 2 compagnie cacciatori del Royal Loui s. S. Fiorenzo s i arrese il 17 febbraio. ma l'attacco contro Bastia si rivel ò più difficile del previsto. suscitando aspre divergenze fra il cauto Dundas c il Hood. complicato dall'imprecisa definizione delle rispettive competenze. Dundas finì per rinunciare al proprio comando quando Hood minacciò di chiedere al re di nominare un comandante supremo del l'operazione combinata contro lntanto , con 26 vascelli. Howe dava la caccia ad un convoglio francese di 130 mercantili salpato dagl i Stati Uniti in aprile nonchè alla sq uadra francese di YillaretJoyeu se che gli era andata incontro da Brest. Il ·'glorioso Primo giugno·'. allargo di Sant'Elena. How e affondava 7 vascelli nemici costringendo gli altri a tornare a Brest, ma il convoglio potè comunque ra ggi ungere incolume la Francia. Meglio andarono le cose nel Mediterraneo: la spedizione francese in Corsica fu annullata quando la sq uadra di H ood costri nse i pochi vascelli di Martin a chiudersi nel Golfc Juan. dove rima:-..ero bloccati per cinque mesi. Bastia cadde il 20 maggio e il IO agosto toccò a Calvi arrendersi a Horario Nelson ( 1758- 1805) comandante dell'Agamennon.

Un'Assemblea generale riunita a Corte e dominata da Paoli deci se di costituirsi in regno sotto sovranità inglese. Tuttavia. ostacolato dalle faLioni interne, Paoli non riuscì nell'intento di ottenere l'ufficio vicereale, allribuito invece ad Elliot, e nell'Ottobre 1795. cedendo alle pressioni inglesi, dovette ritirarsi a Londra. Il governo fu assunto dal segretario di stato Pozt o di Borgo. li succes ore di Hood ammiraglio Hotham. ebbe così a disposizione la base di San Fiorenzo. meno attrezzata di Livorno ma. a diffcrcrv.a di questa. posta sotto la diretta sovranità inglese c più vicina alla costa nemica.

Gli inglesi l'esperienza della breve campagna del 1794. I nfatti la solidità della vecchia totTc c ircolare di Mortella, difesa da 38 uomini con 3 cannoni e atTesasi il IO febbraio 1794 dopo due giorni di bombardamento, suggerì al War Office un nuovo modello di fortificazione costiera, denominato, storpiando il nome corso Martello tower. Fra il l 805 e il l 812 ne furono costruite ben l 03 lungo le coste del Susscx, Kent cd Essex. ma moltrc altre sorsero nelle Iso le del Canale. in Irlanda (baia di Dublino ). in Canada. nelle i ndie Occidentali e a Minorca.

La ri1•olw di Cagliari (aprile-giugno 1794)

l in glesi in Corsica furono però wrbati dalle vicende della Sardegna. sguarnita dalle truppe impie gate a Tolone e destabilizzata dalla ribellione autonomista dalla rivalità tra Cagliari c Sassari c da una serie di w multi e massacri antibaronali innescati dalla gravissima crisi economica. Nel maggio 1793 gli Stamenti avevano cercato di ri sc uotere il credito ottenuto con la vittoriosa resistenza delle milizie sarde spedendo a Torino una delegazione con richieste autonomiste. L'accoglien1:a di Vittorio Amedeo fu però talmente deludente che nell'aprile 1794 i cagliaritani insorsero. Il 28 la folla invase il castello disarmando la guarnigione e puntando i cannoni contro la fregata Alces1e (San Viuorio). che stava rientrando in porto dopo una missione di pattugliamento. Balbiano. con tuui gli ufficiali e i funzionari fu

100 l AGUERR t\ 1>"1 LE ALPI fl792-1796 l

imbarcato a forta sul convoglio mercantile veneziano in partenza per Livorno. Vi furono imbar cati anche i 2 squadroni di dragoni di Sardegna e le compagnie franche, mentre al Battaglione svizzero Schmidt. che non aveva contrastato il moto popolare. fu di riparare in Corsica sotto la protezione inglese.

Poco prima della parten1.a del convoglio des Gcncys riuscì. grazie a un travestimento. a prendere contatto con Balbiano. ma l'ex-\ iccré gli ordinò di evitare reazioni L. A/cesie salpò poco dopo col favore delle tenebre. scrua però poter raggiungere il convoglio. Respinta la proposta di des Geneys di raggiungere Chevillard alla Madd alena per riunire tutte le forze navali Ross proseguì comunque per Livorno, dove ricevette l'ordine di mettersi a di sposizione della flo tt a inglese e cooperare alle operazioni in Corsica. Infatti. ras sicura t a dalle profferte di fedeltà fatte dagli autonomisti. Torino decise saggiamente di ingoiare il rospo limitandosi a sostituire Balbiano col marchese Vi valda. Peraltro. non potendo né sostituire né reintegrare i vecchi ed esperti funtionari. il conte Grancri non poté ripristinare nelr l sola nessuno dci preesistenti serviLi amministrativi. Poté comunque recuperare i 400 dragoni c caccia t ori franchi sbarcati il 7 maggio a Livorno. seguit i più tardi da l ufficiale e 60 sv i zLc ri . Fu quella l'uni ca aliquota de l Battaglione Schmidt rc cuperata dal Piemonte. perchè il resto aveva già disertato durantc il in Corsica. invogliato dal maggior so ldo offerto dagli inglesi. i quali avevano bisogno di truppe per l'assedio di Calvi.

La carrura de//'Alceste (8 o IO giugno 1794)

L" A/ceste. giunta a Bastia proprio per recuperare il Battaglione sviucro. fu dunque rispedita vuota da Hood a portare ordini urgenti alla divisione dell'ammiraglio Hotham che. nelle acque di bloccava la squadra dell'ammiraglio franco-canadese Pierre Martin ( m. 1820). A mezzogiorno dell'8 (o del l 0?) giugno. a largo di Fréjus. la fregata sarda 14 vcle scambiandolc per inglesi. Riconosciuta da ll a forma la loro vecc hia fre gata catturata dai sa rdi, i coprirono le polene per nascondere i berretto fr ig io c lasciarono avvicinare la preda disponendosi lentame nte a semicerchio.

Giunta a 15 miglia dal capo dell' Isola del T itano. la vedetta Scoffier e l'aspirante Albini -,corsero le polcnc velate e la forn1a non britannica delle navi e avvertirono il barone des ordinò allora la' irata verso Capo Cor!>o. fidando nella maggior velocità della fregata. ma dai due la t i le fregate Junon c Boudeuse da 40 e 36 cannoni, soste nute dai vasce lli Scìpion e Tonnam da 80, innal1.arono il Tricolore rivolu7ionario e la Junon la prima bordata. La distanza ridu sse i danni ma per due ore l'A/cesie fu cannoneggiata dalla Junon che finalmente riuscì ad abbattere l'albero di trinchetto. mentre la Boudeuse (capitano Charbonnière) l'assaliva da prora sostenuta dal Tonnant. Prima di arrendersi. Ross si vendicò della Boudeu.\e e. con tiro più rapido e preciso di questa. le distrusse l'alberatura e la costrinse ad allontammi con 45 perdite.

Trasbordato su l Sancufolle. l' equ ipaggio sardo fu interrogato personalmente da Martin , poi sbarcato a Golfc Juan, tra percosse c minacce di morte quali "agenti di Pitt". Tsoli ufficiali furono liberati sulla parola 1795 potendo rimpatriare

IL POTERE 1\IARITTIJ\10 ( 101

soltanto alla conclusione della pace. Recuperata dai il7 marzo 1795 I'Alcesle contribuì alla cattura. nelle acque dell'Elba. del vascello inglese 8e1wick. ma sei giorni dopo. alla battaglia di Alassio. fu nuovamente catturata dal nemico assieme ai vascelli ça Ira e Censeur.

Nota sulle truppe anglo -corse (oltobre 1794- giuRnO 1797)

Responsabile della difesa del Regno di Corsica rimase il tenente genera le Stuart, che aveva alle dipendenze il colonnello Green. Ispettore delle truppe levate in Corsica c il conte Colonna Cesari Rocca, comandante generale della milizia e della gendarmeria. La forza del nuovo esercito anglo-corso era prevista su circa 2.000 uomini. A partire dall" ottobre 1794 vennero costituiti i seguenti corpi:

3 BaltaRiùmi Anglo - Coni (l 0 Quenza. 2• Colonna di Lcca. 3° Giampietri) ciascuno di IO compagnie e 529 effettivi (tutti corsi inclusi gli ufficiali -.uperiori ) Completati il 15 marLO 1795. i battaglioni erano di guarnigione a Bonifacio, Aiaccio e Corte. con magazzini a Ba stia e distaccamenti a San Fiorenzo. Vi vario e Torre di Viaavona Benchè in vari distretti (Casinca. c Tavagna) si aperta propaganda per la e la forLa dci banaglioni si di oltre un terLo (329 il J• c 315 il 3° ). nel giugno 1795 venne deci:,a la di un 4° battaglione. attivato a settembre.

• 2 Plmnni di Dragoni Leggeri Corsi. cia!.cuno di 35 uomini più 4 ufficiali inglesi e 2 corsi. Il reparto non fu però mai completato e fu subito afflitto dalle diserzioni. che già nel luglio 1795 l'avevano ridotto ad appena 12 dragoni. obbligando gli inglesi a licen1iarlo. Gendarmeria Reale AnKin -Corsa. comandata dal tenente colonnello Colonna di Leca, che si avvaleva del rinfor1o di 32 compagnie franche di mili.da nonchè del prcesistcntc servi7io di custodia del litorale. Il 4 mano 1796 la gendarmeria conta\ a 4 compagnie di 50 uomint. La più auiva era quella di Aiaccio (capitano Casanova e tenente Banoli) ma nell'aprile 1796 due compagnie furono accerchiate e disarmate dai ribelli a Bocognano c gli ufficiali (capitano e tenente furono come traditori al inglese Nel luglio 1796 si decise di riordinare la gendarmeria su 12 compagnie. con 38 ufficiali e 600 uomini al comando del tenente colonnello Peraldi.

• Regg imento deii'Cnione (Cnnican Regiment o Smitll :,. Tlle Union Regimem of Foot ) reclutato nell'aprile 1795 al comando del colonnello Gcorge Smith e completato i l 16 settembre con la forza di 20 ufficiali (l l inglesi e 9 e 654 uo mini. di cui 54 i. c italiani. Dopo essere stato impiegato in compiti di polizia militare. nel marLo 1796 il battaglione prese guarnigione a Bonifacio. dove il24 giugno contava ancora 546 effettivi.

Per rinforzare il contingente inglese. ridotto al 18th Foot e ai 150 cacciatori francesi di Tolone French Chasseurs ) . nel febbraio 1795 un emigrato francese. il cavaliere De Corn, su offerse di reclutare 2 battaglioni di mal tesi. Tuttavia il reclutamento non fu autorizzato dall'Ordine per non violare la propria neutralità e si ai soli maltesi residenti in Corsica. con i quali si poté formare a stento una compagnia di artiglieria. In cambio nel l 'estate 1795 Edward Dillon e da altri due ufficiali della Brigata Irlandese dell"Armée Royale reclutarono in Alta Italia 1 battaglione di 750 uomini. Gli ufficiali erano quasi tutti emigrati e franco - irlandesi, ma questi ultimi formavano solo un quarto della truppa: il resto consi-;teva soprattut-

102 LAGLERRA l)lòl 1.1:. ,\LPI ( 1792-1796)

todi italiani c tedeschi. con aliquote di croati e corsi. ;-.lell'iO\erno <>eguente fu reclutato un 2° battaglione. nel quale furono incorporati i tedeschi del Reggimento Jerningham. uno dei 5 corpi dell'Armata dci Principi francesi disciolti in Svevia nell'ottobre 1795.

112° Dillon giunse in Corsica il 22 aprile 1796 assieme a 1.238 svizzeri (e alemanni) reclutati nella primavera del 1795 dal barone dc Roll, già capitano delle Carde.\ Suisses e uno dei pochi sopravvissuti al massacro delle Tuileries. Il Re ggimento, reclutato per l'Armata dci Principi e inizialmente stanziato nel Wurttemberg. era stato infatti assoldato dagli per rinforzare la Corsica c, attraverso Costanza e il Tirolo. trasferito a Mantova. dove avrebbe dovuto proseguire per imbarcarsi a Trie'>te. Vene7ia. per non irritare i francesi. non volle però concedere il passo. e così sia gli svizzeri che il 2° Dillon dovettero attraversare il territorio pontificio per imbarcarsi a Civitavecchia. Una volta giunti in Corsica. i due battaglioni svizzeri furono -.tantiati il l o a Bastia c il 2° ad Aiaccio. Benchè meglio di sciplina to del Reggimento Dillon (i cui eccessi suscitarono varie proteste dell'arcivescovo) anche quello svizt.ero fu presto assai indebolito dalle diserzioni, compensate solo in parte dall'incorpora:t.ionc degli svizzeri del battagl ione Schmidt che due anni prima avevano disertato il servizio sardo per pa<>sarc a l soldo inglese.

È da notare che i 5 battaglioni ( 18th Foot. l o e 2° Dillon. l 0 e 2° de Roll) di guarnigione in Corsica costituivano. assieme ai 4 di presidio a Gibilterra. le uniche truppe inglesi nel Mediterraneo. pari ad un dodicesimo dell'intero esercito britannico. forte. nell'ottobre 1795. di 105 battaglioni e 50.000 uomini. poco più dell'Armata '>arda.

Il 6 giugno 1796 i 4 battaglioni anglo -corsi vennero concentrati a Corte per prendere parte alla spedizione dell'El ba e furono contratti su 2 !>O l i battaglioni e 2 compagnie 1.celte ("flank") al comando del tenente colonne ll o inglese Pringle. Numerosi ufficiali c sottufficiali corsi vennero licen ziati c sostituiti da personale britannico. Solo una parte del2° battaglione anglo-corso giunse però il 171uglio all'E lba , pasagli ordini del governatore inglese Montrésor. ln agosto il resto delle truppe corse ( 1.000-1.500) fu riordinato in compagnie franche, che in ottobre rifiutarono in massa di seguire il reimbarco del 18th Foot. come del resto fecero anche molti soldati dci Reggimenti Dillon c de Roll.

A parte alcune donine di ufficiali. l'unica unità organica anglo-corsa che si imbarcò per Portoferraio fu il Reggime nto Unione. Si pensò initialmente di ricoMituirlo versandovi le aliquote del 2° anglo-corso già trasferite nell' Isola a luglio. ma nel maggio 1797, quando l'Elba fu evacuata dagli inglesi in cambio dell'evacuazione francese da Livorno. si preferì sciog li ere anche quest'ultima unità versando la nel Reggimento Dill on. Il 26 giugno 1797 la compagnia di cannonieri maltesi, ridotta a 4 ufficiali e 71 uomini. venne con una analoga di 5 ufficiali e 58 cannonieri francesi. formata dai superstiti di Tolonc. Nuove unità furono poi costituite nel 1799.

Il. POII:RE ( 1792-'1.1) 103

IV -LABAITAG LI A D ELL'AUTH ION (1793)

Dio delle Armate, io corro dove mi chiama il vostro coma11do; animate il mio coraggio, sos1enete il mio braccio. Dio onnipotente. io metto in voi tutte le mie speranze; la Vittoria dipende da Voi , o Dio forte; io ho nulla a temere per me; non ahba11donate il vostro servo, Dio della misericordie/'.

Preghiera dci solda ti sardi prima della battaglia

Analisi storico-milirare della campagna del 1793

Dal punto di vista della storia militare, gli u nici aspetti veramente importanti della campagna del 1793 su l tea t ro Mediterra neo sono ill im itato sfruttame nt o de ll a crisi interna francese, utiliu.ata di fatto solo per neutra li7.7are la squadra nemica di Tolone, e di conseguenza il mancato raccordo tra il fronte alpino e quello marittimo in un unico teatro operativo. che invece costituiva la ragion detrìntervemo navale anglo-spagnolo.

Ciò dipese dalle scelte che Lord Elliot e l" ammiraglio Hood dovettero compie re campo quando poterono misurare la reale divergcn;a tra i diversi obiettivi degli alleati e comprendere che rivendicare il comando supremo di teatro significava compromettere la g i à difficile coopcra.lione anglo-austriaca. Vittorio Amedeo fu runico a caldeggiare il raccordo tra i due front i e cercò perfino di imporlo agli alleati. Ma lo fece in modo miope e controproducen te, subordinando tutto ali 'effime ro vantagg io immediato della riconquista di Nizza e Savoia e partorendo piani velleitari e tecnicamente erronei. Lungi dal favorire l'unificazione del fronte alpino con quello marirtìmo. dì fatto l'ordinamento c l"a.lione dell'alto comando sardo produssero addirittura la frammentazione di quello alpino in due fronti del tutto autonomi. sui quali nell'edel 1793 vennero condotte. oltre tutlo anche con gravi errori tattici, due catastrofiche campagne parallele.

La loro consegucn;a fu di vanificare la vittoria dcii'Authion. logorare le ridotte risorse piemontesi e comprometlere irrimediabilmcntc sia il morale deJresercito sia la reciproca fiducia interallcata. Anche più grave fu la conscguen7a de l mancato raccordo tra il fronte alpino c il fronte marittimo, co n il precario arrocca me n to della flotta inglese in Corsica. Fu così rimossa, infatti, l<t minaccia navale che nel 1792 - 93 aveva impedito ai france!>i di aggirare il saliente di Saorgio attraverso la Riviera di Ponente. Una opportunità di cui il nemico non mancò di approtittare nell'aprile 1794, gli alleati oltre Tenda. !>postando la guerra tra Ormea e Savona e minacciando direttamente la pianura Padana.

Quel mancato raccordo continua a condizionare negativamente anche la storiografia militare. inclinando gli autori a trattare separatamcntc dci due fronti. A ciò si aggiunge un fuorviante squilibrio. perchè mentre le opera; ioni terrestri della guerra delle Alpi sono state accuratamente studiate (sia per il loro interesse ai fi n i della dottrina di guerra in montagna, sia pcrchè annesse ali" epopea napoleon ica) non a ltrettanto lo sono state que ll e navali. Di ciò è responsabi le la storiogratìa nava le ing lese, i l cui interesse per il Mediterraneo è calibrato sullo studio delle grandi battaglie navali e quindi. per il periodo delle coali.lioni antifrancesi, comincia con Aboukir. Di con'>Cguenza anche i migliori storici navali accennano appena. c malvolentieri. allo sciame di bagatelle costiere \Crificatesi in Mediterraneo tra il 1793 e il 1798. oltretutto complicate da!rintervcmo di micromarinc come quelle italiane.

Dopo attenta pondcraLione. abbiamo ritenuto anche noi di attenerci al canone espositivo ormai dedicando alla campagna del 1793 ben tre capitoli distinti e paralleli, uno relativo a l fronte marittimo c due relativi alle due fasi che ca -

L'AUTHIO

raneriZ7arono le opera7ioni sulle Alpi. La ragione di questa \celta è stata di non sacriticare alla sintesi strategica la spiega7ione analitica di operazioni militari non sempre ben narrate e comprese dalla storiografia più recente. E neppure la narrazione di farti e deuagli da cui traspaiono le carattelistiche sociali di quella guerra e di quegli eserciti. Speriamo tuttavia di aver sufficientemente o.;egnalato al lettore che. al di là della capacità degli alleati di combinarli in un unico teatro e in un 'unica strategia, i due fronti, come anche le due campagne transa lpine dell'Armata austro-sarda. furono non 1>oltanto concomitanti ma oggettivamente interdipendenti.

Dobbiamo adesso narrare gli eventi che 1>i nel corso del 1793 sul fronte alpino. meno determinante di quello marittimo. In sintesi furono caratterizzati da due fasi: una. corrispondente al primo semestre in cui l'Armata del Varo fallì. al prezzo di almeno 5.000 perdite, il tentativo di sfondare le posizioni nemiche sull' Authion . L'altra fase. corri!>pondente al secondo semestre. invece il fallimen10 delle errate o mal condoHe offensive alleate in Savoia, Delfinato e Nizzardo. Fallimento che impedì il raccordo con le operazioni navali inglesi. demoralizzò la corte e l'esercito ed esasperò il risentimento piemontese nei confronti dell'Austria . Tenuto conto delle malattie. si può stimare che nel corso de li 'anno oltre diecimila francesi c austro-sardi abbiano perso la vita sull'arco alpino sen7a che il loro sacrificio s ervisse almeno a mutare la situa7ione di stai lo.

Le spaliate di Biro n ( 15.febbraio - 19 aprile 1793)

Il 15 febbraio il Biron (n. 1747) giunse con 5.000 rinforzi ad assumere il comando dell'Armata del Varo. ormai forte di 20.000 uomini e resa autonoma da quella delle Alpi. ma già dalle intemperie e dalla penuria dei rifornimenti logistici. Erano soldati già laceri quelli che svernarono sulle Alpi Marillimc. tanto che ancora a giugno molti indossavano ancora le bianche uniformi borboniche dci loro vecchi reggimenti: Barrois, Lyonnais. Ligne. Médoc. VieiUe Marine ... Sottovaluando queste difficoltà anche Biron. come già Brunet. volle sfidare l a e i l 28 sferrò la prima massiccia spaJiata contro le posi7ioni nemiche.

A sinistra Dumerbion guadò la Vcsubia c:.pugnando il villaggio di Utcllcs e il campo dci Miracoli, ma fu bloccato dai sardi attestati a Roccabiglicra e Belvedere dietro il torrente Gordolasca. A destra. presa Peiracava, Dagobert si smarrì nella selva di Melissa (Lemairis) dove a notte fu assalito dalle milizie perdendo vari morti e 30 prigionieri. Inoltre il terreno rotto da precipizi gli impedì di l'attacco centrale di Brunei. il quale. forano il pao.;so di Figarctto e guadato il rio. dovcuc attaccare da so lo Lantosca. L' accanita resistenza opposta dai sardi asserragliati alle ca:.e di Sant'Arnoldo lo obbligò a sostare alcune ore prima di attaccare Roccabigliera. l sardi lo prevennero con un colllrattacco alla baionella, ma presto cedettero e furono inseguiti dai francesi fin sotto le trincee del Raus. perdendo 2 cannoni e 200 prigionieri. Per la prima volta combatté as pramente attorno al Raus e mancò poco che Biron lo conquistasse. Ma il successo g l i costò comunque altissime perdite. cin.:a 1.500 uomini.

Intanto l'azione delle bande irregolari cominciava a inquietare seriamente le retrovie francesi. minacciando i collegamenti con la pianaforte <>trategica di Tournoux.

l OR LA G l ERR I\ 1)1 U E ALl'l <

nel Basso Delfinato. La prima incursione di una certa ampiezza !"aveva compiuta in gennaio. nella valle de li· Estcron. la banda Santa Margherita-Faraud. Fallita la sorpresa contro il castello di Quéiras. la banda aveva respinto gli in seguitori a La Penna ripiegando incolume. La banda Cauvin agiva invece nella terra di nessuno fra le opposte lince so tto rAuthion. Annidata nell'avamposto del Molinetto, sop ra Sospello la banda 'ii infiltrò varie volte nelle linee nemi che per attaccare il Braus. ma soprattutto saccheggiò i dintorni. con effetti controproducenti sull'aneggiamcnto della popolazione.

Per due volte Cauvin respinse il nemico che cercava di sorprenderlo al Moli netto. La seconda volta, il 30 marLO, ebbe su 60 uomini 22 caduti e molti feriti, incluso il fratello del capitano. uccidendo 19 cacciatori nemici e catturandone l O. Lo stesso giorno 5 ufficiali topografi francesi e 4 uomini di scorta caddero nell'agguato teso dal sergente di milizia Paolo Beniconi detto ··IJ Romano". il primo a ri cc,ere la medaglia d'oro dalle mani del duca del Chiablese.

Intanto Biron decise di avanLare le sue ali verso il Raus c il Brouis. L'II aprile avanzò la sinistra sloggiando il nemico da Lantosca e il 14la destra, occupando definiti vamente Sospello. Ne risultò infine uno schie ram ento con inclinazione Nord-Ovest:

(Ma:-.séna): in riserva lungo la Ycsubia. da Bollcna alla Madonna delle Finestre:

Centro (Sérurier): fronte aii'Authion. tra Lanto!>ea e Belvedere:

Destra ( Dumerbion): fronte al tra Lucéran e So<>pello.

Il 17, per saggiare il nemico. Biron guidè> personalmente !"attacco contro il Pérus, uno degli avampost i del Brouis. La posizione, circondata a O vest. Sud ed Est dai torrenti Liniéras. Bevera e era difesa dal colonnello Luguia col Reggimento Sardegna. sostenuto da 250 volontari c miliziotti del maggiore Saisi accampati al colle di Ancglia. Attraversato il Liniéra s. Biron occupò il dor:.o del monte. Dopo quattro ore di fucilieria. al secondo a.,.,alto il l o battaglione (Villamarina ) fu autoriu.ato a ritirarsi. lasciando sul campo 5 morti. 38 feriti c 74 prigionieri ma salvando i 2 cannoncini c 53 feriti (incl usi 13 ufficiali).

Le perdite fra ncesi furono anche più mode ste e Biron si limitò a distruggere laridotta senza occupar la. Il 19 Colli la rioccupò con 2 compagnie di croati seguite dal 4° granatieri c.: dal I o Sardegna. ma il nemico mantenne il colle Agairen. dove aveva piantato l'Albero della Libertà. Furono promossi al grado superio re il maggiore Villamarina e il capita no Amat di premiati i capitani Cuggia e Ravanedda. i tenenti Quesada, Decandia e Maramaldo e !"alfiere Sanna: decorati al valore il sergente La Gratia e il tamburo "Cocur de Roi'. per aver ripreso un cannone perduto e il gra nati ere di Sa luz zo Anselmino: citati i soldati Zampini. Girella e Gelsomino.

Alla fine di aprile Dagobert fu trasferito sui Pirenei Orientali e Biron al comando dell'Armata di Yandea, lasciando quello del Varo nuovamente a Brunct. Tuttavia poichè que s t'ultimo non riscuoteva la piena fiducia dci rappresentanti politici. il comando del Varo fu nuovan1ente subordina to a quello delle Alpi. retto da Kellermann.

LA BATTAGliA DF:LL'ALTIII0"1 1 17931 109
Il piano d'auacco di Bnmer (21 aprile- 7 giugno)

Il 21 aprile un distaccamento francese occupò Isola nell'Alta Tinea. minacciando gli avamposti sardi rimasti nella valle. Nel frattempo l'Armata fu rinfortata toccando per la prima volta i 30.000 uomini. Tuttavia un terzo fu assorbito da compiti di sicurezza sulle coste e verso l'interno, sia a causa della situai',ione politica sia per le voci di un prossimo sbarco spagnolo in Provenza. Inoltre. a parte i colpi di mano contro il Molinetto c qualche imboscata di pattuglia di cui s'è già fatto cenno parlando delle forze speciali. Brunet non poteva intraprendere alcuna vera operazione offensiva finchè non fosse scemata la piena primaverile dci torrenti, perchè per attaccare le posizioni sarde i francesi dovevano necessariamente guadarne un gran numero sotto il fuoco nemico.

Il piano prevedeva due attacchi laterali da Sospello contro Perus c Brouis (Dumerbion) c dal Belvedere contro Testa di Toro e il Raus (Sérurier) per fissare il nemico sulle posiL.ioni e coprire lo sfondamento centrale. guidato dallo stesso Brunet. Questo doveva avvenire partendo da Pciracava e San Colombano. nell'angusto varco tra gli affluenti della Gordolasca c della Severa, coperto dalle selve di Melissa e della Fraccia. espugnando l'avamposto del Molinetto e lanciando poi contro Monte Ciarmetta e il colle di Mangiabò e d'Ortoman contro il fianco meridionale dcll 'Authion, guarnito da sole milizie attestate alle ridotte di Mantegas, CampArgent e Tue is.

La riuscita del piano era di fatto impossibile. Brunct aveva 20.000 uomini contro 12.000, ma, al contrario delle truppe alleate, quelle francesi uscivano dali' inverno stremate c l'aumento degli effetti vi aveva ulteriormente aggravato l' insufficien7a dci rifornimenti. l francesi dovevano attaccare in un terreno impervio. dal basso sotto un poderoso sbarramento di artiglieria, mentre i potevano facilmente ripiegare verso l'alto rendendo così la loro linea via via più compatta al centro e alla destra. come del resto si verificò durante la battaglia. Inoltre. in caso di sconfitta. potevano ritirarsi sul versante piemontese c attaccare di fianco il nemico una volta sceso nelle valli. Senza contare che. privo di parco d'a:.sedio. Brunet stato comunque bloccato dal cannone di Cuneo e Demonte.

In ogni modo Brunct cercò di preparare l'attacco con la maggior accuratezza pol>sibile. Il 3 maggio i francesi !>ferrarono un terzo attacco al Molinetto. stavolta difeso dalla banda d' Aiglun, ma furono respinti dal pronto intervento di 54 cacciatori di Canale, perdendo Il prigionieri. All'estrema aJa Nord-Occidentale il colonnello Masséna e il generale Rossi ristabilirono le comunicazioni con la piazza di Tournoux formando aJia Giletta. tra Esteron e Tinea, una colonna volante che ripulì le valli fino all'Alto Varo e alla Vesubia dai partigiani nemici. Ma Co lli Ricci riuscì poi a reinscdiarveli e a ristabilire a sua volta i collegamenti alleati con la Valle Stura.

L'Il maggio 5 cacciatori catturarono il generale Casabianca mentre effettuava. travestito da contadino e con un dragone, una ricognizione delle posizioni sarde. Benchè fosse uso fucilare sul posto i nemici sorpresi senza l'uniforme. il duca del Chiablcse ricevette amabilmente il generale corso a Fontane. dopo una breve conversazione sulla situazione interna della Francia. lo fece internare a Breglio con l'indennità menl>ile di 700 lire spettante ai parigrado sardi. Solo in !>Cguito ad un tentativo di evasione Casabianca fu rinchiuso nella Cittadella di Ales sandria. Fu libera to in novembre. per lo scambio con 2 ufficiali austriaci catturati a Giletta. Come illustra un famoso racconto di Alfrcd de Vigny. evadere infrangendo la parola data era

IlO I AGUhRRAD!:I.LEALPI (1792 - 1796!

considerato più disonorante della resa. ma tanto i gentiluomini quanto i buoni repubblicani potevano cavillare all'infinito se la parola li impegnasse anche nei confronti dei regicidi ovvero dci servi dei tiranni. A seguito delle rimostranLe francesi per l'evasione di ufficiali sardi internati a Nizza. il re ordinò a San t 'Andrea di punirlì severamente e dispose la libera;.ionc di un ugual numero di prigionieri francesi.

11 23 maggio toccò al Corpo franco d i Del Carretto a compiere un'incursione su Pciracava. con un bi lancio di IO perdite contro 22 prigionieri francesi. I l 31 maggio i colon nel l i Sérurier e Marquard mossero dal Belvedere e dalla Bollena verso 1·Authion c il Tueis. Altra perlustraLione compì il l o giugno Séruricr. che. tratto in errore dai disertori e dai contadini. ne fece troppo ottimistico rapporto a Brune!. Il 5 giugno il capobrigata Laissac raggiunse la posizione d'anacco sotto la Testa di Ruggiero. Le forze francesi erano così distribuite: 10.000 uomini a So'>pcllo con Dumerbion. 7.000 a Pciracava e San Colombano con Brunet e appena 3.000 a Ro ccabigliera con Sérurier.

Lo schieramenro sardo alla vi}( ilio della battaglia (7

Nel frattempo le forze alleate si erano ben fortificate su lle loro posizioni, i cui vantaggi naturali erano <;lati ben sfruttati dall'eccellente disposizione delle artiglierie. una ventina di pezzi diretti da Zin e Roccati con l'a!.sistcnLa dei capitani fratelli Yaira. Come si è già detto. il 27 aprile il comando del fronte era Mato attribuito al duca del Chiablese, declassando Sant'Andrea al comando dell'ala sinistra.lll7 maggio il duca ispezionò le posi1.ioni dell'ala destra approvando le disposizioni di Colli. ma il 27 tornò a Torino. lasciando nuovamente il comando a Sant'Andrea. Lo stesso giorno gli u l timi avamposti sardi abbandonarono l'Alta Tinea e i129 i magazzini di Saint - Etien ne furono evacuati attraverso il passo di Barbacane. Il 7 giugno il duca era in procrnto di tornare al fronte, ma lo raggiunse solo dopo la prima battaglia (sappiamo soltanto che l'Il era al nuovo quartier generale arretrato di Fontane il 12 alla Venta).

L'Ala Destra (A uthion ) contava 4.000 uomini (9 ballaglioni e 400 milizie) e 1012 peni:

Quartier generale a rromag1nc. poi all' Authion: Colli r Dcllera. Comandante dell'Artiglieria Roccati:

Terre Rosse: l compagnia (ba nde di Berra e Levenzo. conle della Rocca) e volontar-i; di Ruggero: l compagnia (bande niaarde capi1ano Auda);

• Cima del Capellctto: l centuria di Acqui;

• Raus (brigadiere Costa di Montafia): 2 battaglioni (l • c 2• Acqui) con 2 cannoni (in trinceramento di terra a secco mulattiera per cima Cappclleuo);

Ba issa di Saint Véran. Or1ighea c Grange di Pare1 : l bauaglione (l o Lcggicro d'Antignano) con 2 cannoni:

Cima Camp Argent c ( fronte a Peiraca\a): Mili7ie del tenente Roccafor1e e 150 ,·olontari.

• Mille forche: 6 bauaglioni (l 0 c 2 ° Casale. l • e 2• Lombardia. l ° Christ. 9° granatieri Solaro) accampati sulla cos ta;

Testa dell' Authion: 2 obici c alcuni cannoni sulla linea ancora in costruzione:

l \ BATIAGLIA DEU; Al'THION l 17<1' ) Ili

L'A la Sinistra (Brouis) ne contava 8.000 ( 16 battaglioni e 1.200 irregolari e rniliLic) e 7 peni . col seguente schieramento:

Quarticr generale a Brcglio: Sant'Andrea. Comandante dell'Artiglieria: Zin:

Rochc:. dc Goeta o Hautcs Liniéras (cavalier 1° Vercelli con 2 cannoncini da 3 libbre in ridotta

• Dorsale delle 2 compagnie trincerate {2° Vercelli) con numerose granguardie di mililie c volontari

• Grange di Fontanin: 2 compagn ie (2° Vercelli) in riserva di settore

• Col Froid o Basses Liniéras: 2 banaglioni (2° Nina e 2 ° Saluzzo ) in ridona:

Monte Béolet c Albarea (Luserna di Campiglione): l battaglione (l o caccia tori ) meno l compagnia:

Colle del Pérus ( fra· Policarpo d'Osasco): l banaglione granatieri Saluao-VcrcelliTortona): 2 compag ni e austriache (2. Garnison): 2 ca nn o ncini da montagna e 3 di med io calibro

Lungo la ' iega: Milizie del cavalier Radicati e volontari:

Fron te alla Be vera: 2 com pagni e (l cacciatori cambinicri di Canale c l banda nizzarda):

Molinet!o e 2 posti avan/ati a della Severa: 2 compagnie (banda Cauvin c carabinieri di Canale ):

Grange d i Sambuco: a No rd Corpo franco Del Carretto. a Sud l compagnia (cacc iatori Guardie La Motte ):

• (Pernigoui): 9 battaglioni ( l o Regina, l o c 2° Tortona. l o Oncglia. l o Nizza. l o Saluzzo. l 0 e go grana ti eri. l 0 Sardegna) e 2 compagnie austriache (2. Garnison).

La battaglia del/'8 giugno: a) /'ammwinamento dei co 1critti di Vercelli

L'attac co scattò all'alba dell' 8 g iugno. Nel setto re di Dum erb ion. guadata la Bevera e risalito il rio Lini éras. i tiragliatori della Brigata Miakowski cominciarono rapidi ad arrampicarsi verso le trincee nem iche. Calmo c sic uro, s ubito il colonnello cavalier d'Osasco di Cantarana. fiero comandante alle Roches de Gocta, fece dare l'allarme al 1° Vercelli. 1400 fucilieri accorsero a inquadrarsi. ma all'ordine di ragg iungere i posti di combattimento ne ss uno s i mosse. 1 capitan i lo ripeterono. Nulla. Le compagnie restavano immobili. inquadrate. con l'arma al piede. Gli ufficiali mettevano in conto il panico dei coscritti. Ma quello non era panico. Era la tattica del mulo. Qu alcosa di inaudito. di terrificante: uno !>ciopero militare. non il primo. ma anche l'unico della storia militare piemontese comp iuto di fronte al nemico.

Sergenti e so ldati erano i tutt i di leva. reclutati nel l 'unica provincia industriale del Piemonte. già epicentro delle agitaLioni operaie e patria del Giovanni Ranza. Da mesi covavano il rancore per l'arroganza e l'ingiusti.da de l lo ro colonnello, che non risparmiava nemmeno g li ufficiali. soprattutto quelli c he difendevano la truppa. Ma stavolta aveva pa ss ato il Il loro turno in linea quei fucilieri l'avevano già fatto. Quel gio rno a ll e Lini éras avrebbe dovuto esserci il Reggimento Oncglia. reclutato tra gente. quella sì!. che i francesi non vedeva l'ora di poteri i scannare, non tanto per amore del re quanto per odio dei genovesi. Non che Oneg l ia non fosse arrivato: lo e ra ecco m e . Era d'Osasco. come avevano poi sve lato

112 LA GUERRA OI::LLEALPI ( 1792- 17l)(>)

i sergenti. a insistere con il collega. conte Vitale. per prendere il suo posto. sac rificando alla tronfia va nag loria il r iposo e la so rte dei s uoi uomini. E Sant'And rea , che doveva co mandare, quella g lo ri a idiota g li e l 'aveva co ncessa . pe r debolezza. per scambio di favori come se la guerra fosse affare privato di signo ri. non sa ng ue di cristiani. Tanto peggio, allora! N oi non si scappa, no, che vig liacchi non siamo. Ma se vogl iono che moriamo per loro. che almeno imparino a trattarci come da macello.

A null a valsero le urla. le minacce. g li insulti di fronte a quel muro di facce mute. astu te, beffard e . Pallido di rabbia d'Osasco chiamò g li ufficiali. Obbediron o sgomenti, andando g li appresso in un a folle carica s ui c id a Come a Balaclava, chi s tava in testa ebbe maggior fortuna di chi seguiva: d ' Osasco se la cavò con una ferita, e con lui altri sei. ma il tenente colonnello Cara vana sopravvisse paralizzato. Ne caddero solo quattro due capitani e due subalrerni. Sette i prigionieri. quattro capitani e tre tenenti. Perduti gli ufficiali gli ammutinati furono colri dal panico c si sbandarono dandosi prigionieri o fuggendo in disordine.

b) la ritiraw dell'ala sinistra sarda dietro il rio Ma g lia

R espinto sul Béolet un contrattacco del 1° cacciatori. Miakowski volse sul Perus i 2 pezzi catturati. mentre i suoi uomini spaz.zavano la dorsale delle Liniéras dal 2° Vercelli e sloggiavano 2° iua c 2° Saluzzo dall'opposta ridotta di Col Freddo.

Teneva il Perus il colonnello dei g ranati eri fra' Policarpo d'Osasco. cavaliere melitense c frate ll o del colonne ll o di Vercell i. Sott o il tiro della dominante ridotta di Goeta . attaccato da Dumerbion c po i a nche da Miak owsk i. caduto il tenente co lonnello Avogadro di Valdengo. fra· Poli carpo do veli c ripiegare al colle della Coguta. Fallito un contrattacco alla baionetta del 2° Guarnigione auslriaco. a fra· Polica rpo non rimase che guadagna re il fondovalle, passare la Roja e attestar i a Brcglio. appena sotto il quanier generale della Giandola. coi resti di 6 battaglioni.

Dumcrbion e M iakowski si vo lsero allora contro l 'altro bastione avanzato del Brouis. qu e ll o più sette ntrional e del Béolet-Albarea, dove furono più vo lte co ntrattaccati alla baionetta dalle truppe irregola ri e leggere. Ancora più a Nord. Gardanne sloggiava dal Molinetto le bande di Cauvi n e Canale. invano sostenute dal l o Casale accorso da Mill eforche ma a ripiegare con 82 perdite. Irrompevano nel varco Masséna e d'Onoman . il primo gettandosi sul Mangiabò. l'altro prendendo alle spalle i l Béolct. Per evitare r accerchiamento Sant'Andrea dovette allora abbandonare il Brouis ord inare la ritirata generale oltre il Maglia. con adunata a l la Croce del Gau sul Man giabò. s ul cui clcclivo si sch ierarono il l 0 e 4° g ranatieri. l prodi cacciatori franchi tennero la retro g uardia, conse ntendo lo sgombero dei feriti c dci 5 pezzi residui. ma Del Carretto fu gravemente fe rito ad una coscia.

c) la tenuta dell"ala destra e la sortita di Colli e Del/era

Nel frattempo Sérurier aveva fallito l'impossibile attacco frontale contro il lato o ccidental e dell' Authio n . Mi tragliata frontalmente da l Raus e di imbre cciata ai fianc hi dai bastioni di Testa di Toro e Testa di Ru ggero, invano contrattaccata dal 9° granatieri di Biscarctti. l'avanguardia di M icas era infine arrivata ai piedi del Raus, tra -

I.A BAriA< il lA DELL'AUTHIOJ\ <17931 113

scinandosi dietro 2 cannoncini da montagna. Ma al penultimo dente dei trinceramenti i francesi furono bloccati da precipizi invalicabili di fronte alla Testa di Ruggero, tenuta dalle milii'ie del capitano Auda. sostenute sulla Cima del Capellctto da 2 compagnie di fucilieri provinciali di Acqui.

Il comandante dci fucilieri. capitano marchese di Cavoretto, non sentendosi all' altezza della responsabilità, preferì cedere il comando al più e!>perto tenente marchese Roero di Sanseverino c combattere come semplice fuciliere. Gesto poi dipinto in rosa dall'agiografia o;abauda. ma che invece illustra bene i criteri di nomina degli ufficiali provinciali, dove famiglia c clientela prevalevano sull'attitudine al comando. Fortunatamente per i CO!>Critti di Acqui. il loro inetto capitano ebbe il buon sen)o,o di togliersi di mezzo prima di combinare guai. Fu opportuna resipiscenza. ma a patto di non riprendere poi grado e stipendio come invece avvenne. Anzi il comando dell'Armata volle addirittura spacciar la come edificante esempio di virtuosa modestia. Nondimeno. ben comandati da Roero, i fucilieri e lo stesso Cavoretto combatterono con grande tenacia e coraggio. Varie fonti sostengono che dagli stessi assalitori si levassero grida di ·'bravo Acqui!". Stupisce però che pensassero a complimentare un avversario il quale si trovava in una situaLione sicuramente meno esposta della loro. Stremati c decimati dai fucilieri di Acqui e del l o Leggero. alla fine i france),i dovettero ritirarsi. Sérurier volle ricondurli avanti. ma nuovamente furono respinti c inseguiti fino a Tueis dal contrattacco alla baionetta del battaglione grigione c dal tiro di infilata di 2 cannoncini da montagna condotti da Zin. Poi i valorosi grigioni c cannonieri di Acqui rientrarono nelle lince, accolti al grido di "viva il re! viva r artiglieria!".

Ugualmente fallimentare fu l'attacco di Brunet contro Milleforche. respinto principalmente dal Reggimento Lombardia. Alle due del pomeriggio Co lli c Dellcra guidarono una sortita, ricacciando il nemico esausto oltre la Bcvera. D'Ortoman fece da retroguardia sul declivo di Monte Ciarmctta mentre le truppe francesi si riordinarono al campo dell" Argenta. La giornata era costata forse 1.200 perdite ai francesi c 500 agli alleati.

Il nuovo sc hieramento alleato e i combattimenti deliO-Il giugno

La sera dell'8 il sottotencnte delle Guardie conte Morazzani e 30 granatieri effettuarono una ricognizione su Mangiabò. Costò l morto, 4 feriti c 9 prigionieri. ma con sentì a Sant'Andrea di avere un'idea precisa delle posiLioni nemiche, a -,eguito della quale, allo scopo di raccorciare e compattare lo schieramento, decise di arretrare il quartier generale a Fontane l'ala sinistra dalla linea Maglia - Breglio alla linea Ca iros-Saorgio.

La prima linea al leata correva adesso esattamente da Ovest ad Est. partendo dal Cappelletto e proseguendo per il Raus, I'Authion e il saliente di Millcforche. Di qui tagliava il Maglia proseguendo per Béolct e Collabassa, traversava la Roia c terminava a Forcoin in Val di Nervia. Una seconda linea arretrata correva parallela alla prima dal campo trincerato di Fromagine sulla sinistra del Cairos al castello di Malamonc e alla rocca di Saorgio. Le opere furono allestite febbrilmente, portando in linea nuove bocche da fuoco servite dai cannonieri provinciali di Oneglia.

114 L/\ GUERRA DELLE ALPI ( 1792- 1796)

Dalla Valle Srura furono temporaneamente distaccati di rinforzo altri 3 battaglioni (5° granatieri d'Andezeno. 1° Granatieri Reali Bcllcgarde e l Belgioioso Grazioli). Cominciavano però a scarseggiare i quadrupedi da soma e da tiro. per cui, nonostante i maga zz ini pieni. viveri c munizioni affluivano assai irrego larmente. Si rimediava noleggiando sul posto i mulattieri. ma erano infidi. Il JO giugno alcuni passarono al nemico con una colonna di 20 muli .

Il duca del Chiablese, appena giunto a Fontan da Torino. assunse il comando dell'ala sinistra. spede ndo Sant'Andrea a Fromagine a comandare una riserva di 4.000 uomini. Colli c Dellera tenevano la parte destra della prima linea con 3.000 sardi, 400 grigioni c 800 austriaci. l n tutto 8.000 uomini. 19 battaglioni e 20 pe zz i così distribuiti:

4 bauaglioni ( l • e 2 ° Acqui. l o Truppe Leggicrc. go granatieri di Chiusano) e l balleria:

Testa dell" Authion: 3 bauaglioni (l o granatieri Dichat. l o Sardegna. 2° Guarnigione Doller) e 5 can noni:

• Mi ll eforchc: 3 battaglioni (l Grazioli. l ° 4° granatieri di Rc im bach), l centuria (cacciatori di Canale ) c varie batterie:

• Fromaginc: 9 ballaglioni (l o cacciatori Campiglionc. l o c 2° Casale. l o Re gina. l o e 2• Lombardia. 5° granatieri d'Andc.r.cno. 9° granatieri Solaro. 1° Granatieri Reali Bellegardc) c corpo franco.

Informato dalle spie che i piemontesi avevano spo!> tato a Testa di Toro i 2 cannoni già piazzati sotto il Cappelletto. Brunet tentò subito di approfittarne. Così all'alba del l O giugno Micas si gettò con 1.500 uomini sulle ridotte Terre Rosse c Cappe lletto. Ma al primo sentore dell'attacco i piemontesi issarono a braccia altri 2 pezzi da montagna. !>crviti dal sergente Cermelli e da 3 cannonieri di Acqui. Così il tiro a scaglia salvò nuovamente la ridotta del Cappelletto e ali" alba dell'Il il colonnello in 2° Bruno di Samone e il capitano Di Negro. nobile genovese. ripresero anche quella della Terra Ro ssa. Ali" assalto concorsero anche i cacciatori nizzardi dei capitani Auda. caduto, c Domcrcgo, ferito. Il contadino coscritto Cartoccio si fece uccidere nel temerario e disperato proposito di guadagnare non certo la stupida glorin di una medaglia. ma la dannata doppia paga promessa a chi varcava per primo il parapetto di una ridotta a condizione di uscirne vivo. Le fonti non dicono quanto bisogno ne avesse. di quella manciata di lire da cui poteva allora dipendere la sone di una famiglia. di un podere. Chissà quanti altri perirono per la stessa maledetta tentazione. se nza averla rivelata ai compagni.

L"ai'{Jn-;_ata della destra francese e il piano di attacco di Brunet

:"'ilaturalmente anche Brunct modificò il proprio schieramento avanzando l'ala destra sulle cime conquistate. A destra la nuova linea francese era ancorata al Granito. scoglio s ulla destra del Maglia. P roseguiva poi per le a lture di Dea, Yentabren, Mantegas, Dongione. Argenta e Tucch, presso le sorgenti della Severa. Questa nuova posizione era però più adatta alla difesa che all'attacco. Lungo l'intero fronte l'attaccante doveva 'ìcendere dalle proprie alture e guadare un torrente ( Gordola sca, Grao s

LA BAllAGLI\ DELL"AUTIIIO:-. < 115

o Maglia) sono il fuoco nemico e poi inerpicarsi. spesso in fila indiana c sotto il tiro di infilata, verso le dominanti opere nemiche.

Il piano di attacco prevedeva di ripetere sul!.aliente di Milleforchc la manovra a tenaglia riuscita Brouis. Séruricr doveva fare una finta verso Cappelletto c Terra Rossa. ma in realtà sfilare a per Tuech e il Dongionc contro Millcforche. Miakowski doveva invece attaccarlo da sinistra per Vcntabren e Mangiabò, sostenuto da Lecointre per Moli netto. A d'Ortoman toccava l'attacco tra Authion e Raus e ad una quarta colonna una diversione su Testa di Toro.

Questo secondo attacco av<'va ancor meno probabilità di riuscita del primo, ma fu imposto dai rappresentanti politici. Non valse a farli ragionare neppure la violenta bufera scatenatasi due giorni prima dcll'anacco. Anzi la richiesta di un rinvio aggravò i loro sospett i sulla lea l tà rivolu7.iona r ia del cittadino Brunet. costringendolo ad attaccare a qualsiasi costo.

Lo del 12 giugno

Brune! dette il segnale d'attacco appena smise di piovere. alle 7 del mattino del 12 giugno. A causa della pioggia Miakowski si impantanò per ore davanti a deboli opere accessorie: Colli se ne avvide c calcolando di potcrlo tenere a bada con poche forze, potè liberamente impiegare la ri:-.erva per sostenere Milleforche c l' Authion.

Gli attacchi diversivi sul Raus e il tentativo più ins id i oso di aggirarlo dali 'Ort ighea abortirono -.ul nascere per la difficoltà dei luoghi c la pronta reazione della batteria. La colonna del Moli netto risalì il vallone del!" Arp. ma bastò a ncutraliaarla la grave ferita ricevuta sotto Millcforche dal comandante Lccointrc.

Le due colonne principali riuscirono comunque a convergere da sinistra e da destra sotto la Testa dell' Authion. Sérurier dalla per Ili costa del Tucch e Miakowski dal Mangiabù per la dorsale del Vcntabren c della Giagiabclla. Sérurier sferrò 3 assalti furiosi c per ben due volte i suoi uomini al piede dei trinceramenti difes i dal l o grana t ieri de l prode Dichat. formato dalle 6 compagnie Guardie. Asti e Casale. Lottarono con le baionette c i calci dei fucili. ma furono sempre respinti con gravi perdite dal micidailc tiro a scaglia dci 5 cannoni del capitano Costantino Vaira.

Ma i tiragliatOri di d'Onoman scovarono un <.,cntiero che i difensori aveva ritenuto impraticabi le c perciò trascurato di sorvegliare e piombarono in una delle due batterie scannando i cannonieri e inchiodando i pezzi. Va ira. rimasto nell'altra col sergente Chiodo c 5 cannonieri. fece in tempo a voltare gli altri 2 cannoni collocandoLi in barbetta e fa lciando gli assalitori con una rapida successione di scariche. Poi corse con Chiodo e il cannoniere Pavctti a recuperare l dei 3 cannoni che il nemico stava già asponando.

Alla fine. stremati. gli uomini di Sérurier cedettero. inseguiti baionetta in canna dal l o granatieri. Travolsero nella fuga i rincalzi della colonna Lccointre che stavano finalmente arrivando. Furono ques t i ultimi a correre in preda al panico fino ali ' Escarène. 25 chilometri dabbasso, gridando che i piemontesi <,tavano marciando su

Dellera ne approfittò per fare una sortita coi battaglioni di riserva. in testa il Reg-

116 LA GLIHRRA Dhi.LEAI.PI ( 1792 -1 7% )

gimento di Lombardia che alla Croce di Parsella fece ripiegare anche la colonna di Miakowski fino alla vicina selva. Il caporale Gaudent.io Ruspo fu ucciso nell'ardito ten ta tivo di raccogliere un sacche tt o di munizioni abbandonato dal nemico. Lo rccuperò il collega Martino Si letto.

Al riparo del bosco il prode gene rale polacco fom1ò un distaccamento di granatieri e gettò nuovamente all'anacco dell'Anciennc Redoute di Millcforchc, valorosamente difesa dal battaglione Belgioioso. Benchè da Casale c Sardegna. gli austriaci per cedere quando i granatieri francesi furono presi in mezzo dal l o granatieri c dal Corpo franco. li colpo fina le lo dette una sortita di soli granatieri piemontesi (l 0 , 5°,9° e l o Reali). Si giunse al corpo a corpo con quelli di Miakowski: alcuni caddero ancora avvinghiat i nei precipizi. Alla fine i francesi cedettero inseguiti e trucidati fin sotto i cannoni piazzati da Brunet al Dongione e al campo d'Argenta. Solo restava ancora a combattere d'Ortoman. cui Brunet dette infine l'ordine di ripiegare al campo della Focaccia.

Ricompe11se, puni-:joni, bilancio delle perdite

Per dimensioni e conseguente la vittoria dell' Authion fu più ampia di quella analoga riportata il 19 luglio 1747 all' Assietta. anche poi meno onorata dalla tradizione militare nat.ionale,-ancor oggi condizionata dall'epopea napoleonica c dall'ideologia risorgimentale che ha il ricordo di una guerra in cui gli italiani combattevano "dalla parte sbagliata" c "contro la storia". In ogni modo I'Authion gal vanizzò il morale dell'esercito c del paese. In parti co lare furono giustamente celebrati i Reggimenti Lombardia e Acqui, che fregiò poi del titolo di "régim em cles diables" riconosciutogli dalle relazioni nemiche. Ma più ancora rifulse il valore dci g ranatieri e cacciatori. é lite di 15 Reggimenti piemontesi. e delle bande irregolari ni11arde.

Dieci ufficiali sardi e tre austriaci meritarono la croce mauriziana: 4 dell'artiglieria (Roccati, Zin c i fratelli Yaira). l maggior generale (Co lli ). 2 colonnelli ( Paltro di Casale e Farig liano di Lombardia), 3 tenenti colonnelli (Yillamarina di Sardegna, Dichat dei granatieri. Doller del 2° Guarnigione). 2 mag g iori (Biscaretti di Chiusano dei granatieri c Graziali di Bel gioioso) e l tenente (barone Carlo Dellera, aiutante di campo del padre generale).

Altri sci furono promossi al grado superiore: il colonnello dei granatieri Solaro della Chiusa. il maggiore grigione Belly de Belfort. i capitani Birag o di Borgaro e Dattoli c il cadetto Fontana. Fu promosso anche Cesare Tapare lli d'Aze g l io. uno dei 16 ufficiali fatti prigioneri. Capitano di Vercelli, aiutante di ca mpo di Sant'Andrea e futuro padre di Massimo d'ALc g lio. Cesare rifiutò l a li bertà sulla parola. Era stato visto cadere ferito, e credutolo morto. la moglie aperse il testamento, dove le sse che il suo sposo ave' a vietato di prendere il lutto qualora fosse caduto in battaglia.

Si segnalarono anche il capi tano di stato maggiore Ignazio di Re vel. figlio di Sant'Andrea c gli ufficiali delle bande nizzardc. in particolare il sottotcncnte Albini. i capitani Cristini. de la Rocguc c Cauvin, ferito come il tenente Lauro c Del Can·etto . Il con te Calvigna no di Fossano, del Reggimento Acqu i, preferì farsi uccidere piuttosto che con!.egnare la spada. L'ado lescente Angelo Faussonc di Germagnano, sottotenente della 2a compagnia granat ieri Guardie. benchè ferito, tornò in linea a tro-

LA Il \IIAGLIA DELL"ALIIIION 117931 117

varvi la morte, primo dei tre fratelli eroicamente caduti in quella guerra. Alciati, aiutante di campo di Sant'Andrea. continuò a portare ordini incurante di una grave ferita alla bocca.

Sette militari di truppa furono decorati al valore: il caporale Si letto di Lombardia c i sergenti d'artiglieria Cape! c Chiodo (n. Alessandria 1752) ebbero la medaglia d'oro; il caporale dei cacciatori d'Aosta Bianco. il sergente di Sardegna Solinas, il caporale di Lombardia Arnaud c l"artigliere provinciale di Oneglia Pavetti, quella d'argento. Tra i cadaveri dei difensori dcii'Authion furono rinvenuti, sembra, anche quelli di due ignote ragaue piemontesi in abiti maschili. Non se ne altro. Potevano essere vivandicrc, staffette partigiane, mogli o figlie di soldati. amanti di ufficiali, pastore lle o prostitute. Oppure due delle migliaia di ragazze avventurose che anche nelle guerre del 1792-1815, come in quelle precedenti e successive, si arruolarono sotto nome e abito maschile in tutti gli eserciti belligeranti. spesso per fuggire. o -.cguire o incontrare un amore proibito. talora per surrogare un fratello coscritto.

Per l'ammutinamento collettivo di fronte al nemico gli Articoli di guerra prevedevano la decimazione del reparto. Ma Reggimento Vercelli convenne a tutti glissare. Le fonti non registrano alcuna punizione collettiva e nemmeno il sospetto. a nostro avvi<;o fondato. di segrete intelligenze col nemico motivate da ideologiche. La dannata questione fu infatti subito archiviata deferendo il colonnello d'Osasco al consiglio di guerra, che. censurare l'assurdo scambio di turno col Reggimento Oneglia colpevolmente avallato da Sant'Andrea né l'odioso olocausto imposto agli ufl'iciali, lo assolse dall'accusa di maltrattamenti c limitò a comminargli una temporanea sospensione dal grado per aver mal difeso il posto assegnatogli. in pratica un congedo trimcstrale senza assegni. Fu assolto invece Luserna di Campiglione. accusato di non aver eseguito la ritirata del l o cacciatori secondo le istruzioni né provveduto ai bisogni della truppa. Anziché fucilati, furono semplicemente cassati. sia pure con infamia. tre codardi ufficiali: il genovese capitano Pagano. del Reggimento Lombardia, che aveva abbandonato l' Authion prima dcii' attacco; c i tenenti Crista e Busca di Monasterolo. assenti il giorno 12.

Dopo le due sanguinose giornate Brunet e Sant'Andrea concordarono una breve tregua per raccogliere i feriti e seppellire i morti. Le truppe avevano perso un quinto degli effettivi. quasi 2.400 uomini, inclusi 68 ufficiali (di cui 13 titolati, 31 cavalieri e 24 borghesi) . Brunet ammise 280 morti (inclusi 23 ufficiali) e l .252 feriti e prigionieri (71 ufficiali). La cifra però è controversa. perchè uno dei capi di accusa che pochi mesi dopo lo condussero alla ghigliottina. fu di aver ingannato i rappresentanti del popolo minimii'l.ando le perdite subite atr Authion. Studiando quella battaglia. Jomini stimò che la vera cifra almeno il doppio, forse 1.200 1'8 e 2.000 il 12 giugno.

l francesi sulla difensiva ( 17 gittgno )

Ècomprensibile che Brunet abbia cercato di minimizzare le perdite: ne andava della sua testa. Infatti i politici scaricarono su di lui la colpa di un fallimento inevitabile. Sul momento fu Kellerrnann a salvare la situazione precipitandosi a Nina dove il 17 giugno tenne consiglio di guerra. e ordinando a Brunet e a comandante a

l i X LA GUERRA DEl I.E ALl'l ( 1792-1796)

Tournoux. di tenersi sulla stretta difensiva. Ne derivò il seguente schieramento. che utilizzava le posi7ioni strappate ai sardi:

Ala Destra

• Broub: 8 bauaglìoni

• Béolet: 5 battagl ioni per controllare il Pérus

• Ventabrcn: 5 compag n ie granat ieri per con trollare Moli netto c Liniéras

Centro

Sopra Pciracava: IO compagnie cacciatori al colle Cappella dietro le <>el ve di Melissa c Fraccia

Monte Focaccia: 6 ba11aglioni più 2 trincerati al poggio inferiore. con batterie a mezzo tiro da

Sinistra

Bollcna. Belvedere c Lantoltca: l battaglione granatieri e 8 fuci lieri. 7 compagnie cacciatori

Sa n Dalmaz7o: guardie a ll 'estrema per coprire le comunicazioni con Tourno ux

Riserva

a So:,pello. Braus e alle -;orgenti del Paglionc: Ri\cr"a generale

I A BAITAGLIA DELL'AUTHIOI\ ( 17931 119
• •

V- DI VE RGE NZE PARALL ELE (1793)

.. Quand l'e1111emi est forr. il dit qu'i/ ne ]aut pas /'attaquer, quand il est jaible. qu'i/ ]aut se reposet: Dieu soit loué et de Vins remercié!

satira piemontese contro il generale de Vins. 1793

Le srelte strateRiche del giuf<.IIO l 793

La rivolta in Provenza e Delfinato rappresentava un rischio mortale per la Rivolu7ione. All'inilio delrestate !"Armata spagnola a\ eva varcato i P irenei e avanzava nel Rossiglione. impegnando consistenti riserve francesi. Le due Armate delle Alpi e del Varo erano sulla difensiva. erose da un'ondata di diserzioni e dalla necessità di distaccare le truppe miglio ri per controllare le retrovie. I n teoria, pur tenendo conto della distanza fra i due teatri operativi. della relativa lentezza dei collegamenti marittinti e del!" evidente assenza di seri e capillari contalli con le forze antigiacobine dell'interno. gli alleati avrebbero poruto coordinare l"offcn-,iva 1>pagnola sul Rossiglione con una au-,tro-sarda sulla Proven?a. appoggiata da sbarchi anglo-spagnoli e da una generale insurrezione controrivolut.ionaria delle maggiori città del Mezzogiorno e delle ex-province transa lpinc del Piemonte.

Ma l 'incubo dell'alto comando francese non si rea l inò. Benchè l 'esecuzione dei piani austro -s ardi laboriosamente concordati in primavera slittasse alla fine di agosto. né la rivolta di Lione e Marsig lia né la successiva caduta di Tolonc poterono indurre gli alleati ad adattarli in modo efficace alla nuova situazione strategica. Le ragioni di questa disastrosa inerzia furono molteplici. Giocarono il ritardo e l'incertezza delle informaLioni. ma anche la sopravvalutazione delle capacità nemiche. la scarsa mobi lità cd autonomia logistica, la memoria delle offensive in Provenza fallite nel 1707 e nel 1746.la diversa visione che g l i inglesi avevano della insperata presa di Tolone. A ci(> aggiunsero il macchinoso e lentissimo meccanismo decisionale austro-sardo. la miope ostinuione del re nel perseguire un immediato ancorchè effimero successo politico con la rioccupatione di Niua c Chambéry e l'improvvido protagonismo dci duchi d'Aosta e del Monferrato, principali responsabili delle due velleitarie campagne parallele che logorarono inutilmente. s u direttrici divergenti c inessenziali. le scarse risorse morali c materiali del P iemonte. Ma il fattore decisivo fu l'eccezionale tempra di Kellermann, le cui contromisure tempestive ed efficaci consentirono alla Francia di evitare la disfatta. malgrado le miserabili interferenze dei suoi avversari politici che. proprio nel mcao del pericolo, ottennero la sua destituzione.

Non furono tanto le pressioni della lobby lionese a Torino a determinare la disastrosa spedizione in Savoia. quanto piuttosto quelle della lobby savoiarda. erroneamen te convinta che la s tragrande maggio r anza della popolat.ionc odiasse ormai i francesi e fosse pronta c insorgere all'arrivo dci regi. Una minima conoscenza della geografia avrebbe dovuto dissuadere da quella spedizione. il cui inevitabile fallimento si poteva facilmente prevedere anche in base all'espericnta del passato. In tutte le guerre con la Francia la Savoia era stata subito perduta. mantenendo al mao;simo una piazza di sovranità a Mommeliano. In tutte le guerre i sovrani sabaudi avevano tentato o erano riusciti a riprenderla in estate solo per dover poi dover risalire in autunno le valli del l 'Are c dcii' I sèrc tornando ai punti di partenL.a. Marce inconc ludenti su e g iù per Moriana e Tarantasia che costavano ad ogni campagna il mo r ale c il materiale di 20.000 uomini. sottratti al fronte decisivo. Perchè. anche rioccupata. la pianura sa-

TOURNOUX

voiarda restava nuovamente aperta da tre lati a ll"ini ziativa nemica. Né, coi limitati meui del Piemonte e nella situat.ione strategica del tempo. era pcnsabilc di potersi spingere in profondità fino ad obiettivi paganti ma distanti come Briançon o Grénoble. per non parlare di Lione.

Tra giugno e luglio. quando dc Vino, autoriaò la o,pedi.done in Savoia voluta dal gruppo di cortigiani savoiardi intrattenuti ad Aosta da l duca di Monferrato. l'alto comando sardo non poteva ancora prevedere la consegna di Tolone agli inglesi. anche se faceva affidamento su uno sbarco spagnolo alle spalle di Brunet. Ma ai primi d'agosto il comando alleato rese perfettamente conto che B runet preparando la rit.irata oltre il Varo, tanto che subito pianificò. come più avanti narreremo, una grande offensiva per la liberaiione di izza. Questa decisione fu presa almeno dieci giorni prima del 15 agosto, data in cui le truppe scesero effettivamente in Savoia. Due offensive in direzioni divergenti . concomitanti ma non coordinate. erano un errore evidente. che nessuno però ebbe il coraggio o la forza di evitare. cmrambi i duchi, entrambe le lobbies di em igrati tran sa lpini ebbero l ' illu sione di ottenere un successo. a danno del bene comune.

L'o!fensim alleata su Tournow: (2 l giugno- 24 ago.\! o)

Ancora a giugno i francesi schieravano a sulle Alpi. da ll a Tarantasia alla Roja. c irca 50.000 uomini. L'obbligato baricentro era la valle di Barcellonnette . ben nota da )>Ccoli per la importanLa strategica. un tempo territorio ... abaudo ma ceduta alla Fra ncia nel 1713 in cambio del Pra gelato che domina gli access i per Torino. Poco a monte di Barcellonnette. ali' incrocio con le strade per Isola c Guillc'>tre. la valle era dalla poderosa e ben munita piauaforte di Tournoux.

Era quella dunque la direttrice ottimale dell'offensiva alleata prevista per l'estate. Ma il terreno alpino non consentiva di trasportare un parco d'assedio né di rifornire adeg u ata m ente una forza considerevole. Gli a ll eati si limitarono perciò ad una mera ricognizione offensiva, condotta con cautela e senza fretta con le sole forLe della Valle Stura comandate da Strassoldo. Avutone sen tore, il comandante di Tournoux . generale Ro!>si. cercò di occupare preventivamente i passi alpini c il 21 giugno una forte colonna fran cese scacciò gli esploratori a ll ea ti dall'Argentera spingendos i fino alle Grange e a Bersezio. Ma fu subito contrattaccata dall'avanguardia alleata comandata dal principe di Carignano e inseguita da una centuria di cacciatori franchi e da 4 battaglioni (Wollust. Belgioioso. 5° granatieri c 2° Mondovì). A San Marziale Strassoldo raggiun!>e Carignano con la riserva. e a notte piombarono su Casamcana (Maison Méane). cattu randov i il presidio.

Il 22 il maggiore nipote del generale, prese il villaggio dell'Arche e co l battaglione Belgio ioso e i granatieri dc Co urten c s i spinse f ino a Tournoux. Yiperò ben munito di pesanti artiglierie. si limitò ad una ricognizione con scambio di fucilate. attestandosi poi all'Arche c a Casameana, gli uni ci punti del territorio francese occupati dagli austro-sardi durante quella guerra.

Per non esporsi alle continue incursioni francesi, il 7 luglio Carignano evacuò il villaggio dell'Arche. Il 17 i francesi sorpresero il posto del Salterone in Val Maira. uccidendo il comandante marchese Spinola c 22 soldati delle Guardie (ne scampa ro -

124 LAGL1CRRA Df LLEi\11'1 1179!- 1796>

no 7). Il 18 un assalto notturno contro il gran campo di Casameana fu bloccato sulle opere avanzate dai croati del maggiore Beck. e respinto dai granatieri di Carignano, tra cui si distinsero le 2 compagnie di Mondovì. Nei combattimenti del 21-22 giugno e 17-18 luglio gli alleati ebbero 58 morti e 69 feriti, contro 118 morti e 82 prigionieri france s i. Il 4 ° battaglione Truppe Leggiere ( Leotardi) ebbe due ufficiali feriti (capitano tenente Pian e sottotenente Storello) e due decorati di medaglia d'argento (sergente Roascio e caporale Salamiti).

Questo fallito attacco costò a Rossi l' immancabile epurazione repubblicana. Fu infatti arrestato e sostituito dal generale Carcaradec, comandante di Briançon. Pressato dalle autorità politiche, il 26 luglio Carcaradec tentò di sbloccare Tournoux con un attacco di sorpresa su Casameana. mentre una terza colonna risaliva I'Oronaya, aft1uente dell'Ubaye, per tagliare la ritirata ali ' imbocco della Val Ma ira . Strassoldo fu costretto a sgombrare in gran fretta e l' improvvisa ritirata sparse la notizia che il nemico stesse marciando in forze s u Torino. Nella capitale s i sparse il panico: la corte pensava già alla fuga e de Vins spiccò in soccorso di Strassoldo tutto il presidio della Cittadella, incluso il l o Guarnigione austriaco. Invece la colonna di soccorso trovò che Strassoldo aveva già ripreso Casameana ricacciando il nemico fino alle ridotte di Certamussa e Malamorte.

A loro volta gli alleati piantarono una batteria in riva ali ' Oronaya. costruita in cinque giorni, sotto il fuoco nemico , dai pionieri del sergente Ricci. Da qui i cannonieri del sergente Pagnone smontarono la batteria nemica di Malamorte. I francesi la riattivarono e seguì per giorni un inutile ma innocuo cannoneggiamento reciproco. Finché la notte sul 13 agosto Carignano la prese di sorpresa , alla baionetta. con 150 croati e 150 cacciatori di Aosta, inchiodando 2 cannoni e J obice e catturando 40 prigionieri. con la perdita di 2 croati morti e 3 granatieri feriti. Ricci e Pagnone guadagnarono la medaglia d ' oro assieme al sergente di Aosta "La Rosée" e al croato Kellunberg, entrat i per primi nella ridotta.

TI 24 agosto il sottotcnente delle Guardie Dal Verme. con .15 fucilieri, vendicò i caduti del Salterone con un'incursione al villaggio di Maurines , riportando come trofei l' abbattuto albero della Libertà. una mandria di bovini e 20 prigionieri.

Le contromisure di Brunet (25 xiugno - 29/uglio)

Intanto sul fronte dell' Authion l'inazione francese aveva consentito ai sardi di predisporre nuove fortificazioni e di svolgere ricognizioni e colpi di mano. Due avvennero il 25 giugno: il più gradito, la cattura di 20 muli carichi di acquavite francese a San Martino di Lantosca: il più feroce, la presa del posto di Ca ire des tre s Crous verso Belvedere. Lo fecero 80 volontari nizzardi comandati da Laroque e dall'acquese Vi valda, con un bilancio di 17 france s i scannati e 9 prigionieri. Furono decorati il caporale La Foglia e il granatiere Bonfiglio, per aver sgozzato sentinella e capopo s to e sequestrato i fucili affastellati dentro la ridotta.

Spaventato dalla dimostrazione su Tournoux e da ll e voci di un imminente sbarco spagnolo a Villafranca, a fine luglio Brunet ordinò lo sgombero dei feriti e dei magazzini da Sospello e da Nizza oltre il Varo. e fece allestire una seconda linea arretrata sulla quale potersi ritirare in caso di necessità. Per coprire queste operazioni e.

DJVERGE:--IZE PARALLELE ( 1793) 125

in t:aso di successo, rafforzare i collegamenti con Tournoux e tagliare al nemico la strada della Vesubia spingcndolo più ad Est verso la Roja. il 29 luglio 3.000 francesi tentarono una sorpresa contro la Testa di Ruggero. baluardo occidentale detr Authion.

Metà, guidati da Seruricr, mossero frontalmente da Belvedere c Bollena, ti a destra da d'Ortoman t:On altri 800. Una quarta colonna di 800 uomini c 2 pezzi da montagna, guidata da Gardanne. scese dal c Béolet penetrando nel vallone tra Tuech e Morigone. guadò il Maglia c risalì poi in direzione opposta il corso del Cairos, tenendosi a meu.a costa dei monti che dividono i due torrenti, proprio in mezzo alle linee nemiche. Ma queste erano sta te estese c rinforzate e non v'era più anfratto che Zin non avesse con cannoni e Alle IO antimeridiane. dopo due ore di vani tentativi e cessata la sorpresa, Gardannc desistette. Proprio in quel momento falliva anche l'attacco frontale, ricacciato alla baionetta da una compagnia di granatieri guidata da Re vcl. Li incalzarono poi. verso Bollena c i boschi di Flaut e Belvedere. Farigliano col 2° leggero e Chiusano con 1'8° granatieri.

CONFLANS

L'avan-;_ata su Mowiers e S. GiOI'anni di Mariana ( 30 luglio- 22 agosto)

Il laborioso allestimento della spedizione in Savoia si protrasse fino a metà luglio. ma. dopo una falsa parten7a. l'offensiva vera c propria slittò a metà agosto. La notte del 30 luglio il maggior generale barone Latour scese infatti nella valle dell'Are con 900 granatieri per occupare il bivio tra le due valli . ma un inspiegabilc t:ontrordine di de Vins lo costrinse a fennarsi a Bessans. Ben trincerati su solide posizioni. i francesi non avevano alcun interesse a contrattat:care quel piccolo distaccamento avanzato. fortemente ostacolato, del dalle ostruzioni stradali e dalla distruzione dci ponti. Tanto più che proprio in quei giorni Kellermann stava radunando metà delle forze dislocate in Savoia per marciare contro i ribelli di Lione. investita 1'8 agosto. Stupisce invece la flemma dei suoi avversari. rimasti inattivi per altre due settimane. badando solo a completare i dettagli organizzativi e logistici. come se si trattasse di una scampagnata, anziché di una militare. So lt anto il IO agosto Latour potè attestarsi ad Entre-Deux-Eaux. Ma trascorsero altri quattro giorni prima che le forze sarde iniziassero la discesa dai valichi.

A difendere la Savoia Kellermann aveva lasciato appena 7.000 uomini. all'imbocco delle valli dell'lsère c dell'Are, sotto i passi del Piccolo San Bernardo e del Moncenisio. Il comandante, generale Bagdelonnc. era in Tarantasia col grosso . al campo trincerato di Sée1. In Moriana erano Ledoycn e Dobourg. trincerati a Lanslcbourg. Speculare. ovviamente. lo schieramento dei regi: 8.000 sulla Tarantasia col duca di Monferrato e con Argenteau. 4.000 sulla Moriana con Cordone il fratello Latour. con l'obiettivo di congiungersi alla confluenza delle due valli per attaccare Conflans ( Albcrtville). Altri 2.400 erano ad Ul1io agli ordini di Chino per t:ustodire il Moncenisi o

Il mattino del 15 agosto. non appena Cordon scese in Moriana, Ledoycn evacuò Bramans c Lanslebourg collocandosi sul declivo del Saint André. all'imbocco della

126 LA GCERRA DELLEALP1 11792 - 17961
.

valle laterale di Valloire. Dopo averlo bloccato. secondo gli ordini prestabiliti Cordon spiccò il fratello in Taranta-,ia. di rincaiLO al duca. giunto nel frattempo di fronte a Sécz. Baluardi del campo erano le robuste ridotte di Montrigord e Chatelard. la cui batteria dominava la strada per Moutiers. Il duca gettò sulle ridotte Latour c Argentcau. L'impresa fu più difficile del previsto, perchè la batteria di Montrigord smontò l dci 2 cannoni sardi collocat i a Villard R og ucr c la ridotta infranse gli assalti di Latour e del duca. Finalmente Argenteau, sceso per l a Valgrisanche. poté prendere alle spalle Chatclard, inducendo Bagdelonne a ritirarsi nottetempo s u Moutiers e Bonneval. Le pattuglie sarde che al mattino del 16 entrarono nelle ridotte evacuate, rischiarono di saltare in aria per una mina predisposta dal nemico. Le -;alvò il sergente Audi. dci Granatieri Reali. getta ndosi su lla miccia già accesa.

Mentre il duca proseguiva col grosso per la via Latour prese la scorciatoia per Aigueblanche con 700 scelti. Alla Stretta del Ciclo -,i trovò di fronte una ridotta imponente, in mcao ad altissime pareti di roccia. Sorgeva però su un dcclivo troppo ripido. che rendeva troppo ficcante il tiro dai parapetti. Latour mandò allora i cacciatori a bersagliare dai fianchi e attraversò di corsa coi granatieri il breve campo di tiro fino al piede della ridotta. Qui era al riparo dalle scariche. ma non dalle sortite della riserva nemica: c dovette perciò combattere a ll 'arma bianca. Intanto il cacciatore Arriago. con altri due. aveva guadag nato un picco dominante e cominciato a mo'>chcttarc dentro il fortino. Altri, per una via da camosci scovata dall'esperto Chan-ière detto "Brigand Vert". presto lo imitarono da un altro picco. Infine. scorta la va sarda che avanzava sulla sini stra. Bagdelonne si sganciò notteten ')()anche da quella ridotta. !asciandovi di retroguardia 400 uomini.

Ma dall'alto dei picchi i cacciatori videro la ritirata nemica e la !>egnalar ono ai granatieri. i quali scalarono i parapetti anche montand o !>ui cadaveri. La retroguardia francese fece in tempo a ritirarsi con 2 cannoni, ma fu in seguita dallo squad rone cavalleggeri Albaretto (Aibarcy) con in groppa altrettanti granatieri che riuscirono a catturare l cannone con l'uffi cia le e i serventi. La notte seg uente, quella su l 18 agosto. Bagdelonne sgombrò anche Moutiers. sempre incalzato da Latour che. oltrepassata la città, bivaccò la notte 'iul 19 al convento dci Francescani. dopo aver spiccato ca' alleggeri e cacciatori a prendere il ponte di Aiguebcllc e la cappella di Essevieux. Distrutte le ridotte di Mouticrs. Latour spiccò l battaglione con alcuni cavalleggeri alla Roche Chevin. sulla dell' l sère. di fromc agli avamposti nemici di Contlans.

Il cuca era intanto avanLato cautamente. accampandosi il 20 agosto alla Villette, per pr ;parare il suo !>Oienne nel capoluogo della Tarantasia. Lo fece il 22, tra festeggiamenti imbaraz?ati e insinceri. Qui distribuì le ricompense al valore. appuntando l a medaglia d'oro sul petto di Charrière e quella d'argento ad Arriago, rimasto sotto il fuoco malgrado due ferite al petto c alla spalla. Nonchè al caporale Bisso dci cacciatori piemontesi, ai sergenti Daport c Chardon dci granatieri di Moriana c al granatiere della Marina Giovanni Domen ico Marciandi.

lenta e incerta fu anche l '<•' an Lata di Cordon in Moriana. col pretesto di dover attendere da Torino. O\' C si trova\ a de Vins. l'autorillatione specifica ad attaccare le insidiose posi7ioni di Lcdoycn. dal momento che l'ordine di marcia gli imponeva di avanzare ad Aigucbcllc per cooperare all'attacco del duca contro Conflans. Fu Ledoyen a toglierlo d'impaccio. evacuando Saint André nel timore di poter essere

I)JVL:RGENZE PARALLf.LI' ( 179.ll 127

attaccato su l fianco e alle spalle dalla Divisione sarda della Tarant asia. Perci ò fece saltare il ponte sull'Are e si ritirò ad Aiguebellc. allo sbocco della Moriana. Una marcia difficile e penosa perchè. in mancan1.a di traino animale, dovette far trasportare a braccia tutto il materiale. I mpresa che gli riuscì solo per la co lpe vole inerzia di Cordoo che lo seguiva a grande distanza c che. occupata Modane il 18 agosto, finì per a San Giovanni di Moriana.

A Torino si festeggiava intanto la liberazione del l a Sa voia, mentre Vittorio Amedeo decretava il ripristino delle precedenti i!>tituzioni. Ma. invece di approfittare dell'evidente crisi del nemico e sferrare il colpo decisivo su Aiguebcllc e Connans, il duca disperdeva le forze per occupare tutti i centri minori della Savoia allo scopo di ripri stinare la sovranità sabauda limitandosi ad avanzare il quarticr generale alla Vanoisc. dove intendeva impiantare il campo invernale. Fu un errore politico c anche militare, perchè in tal modo le due Divisioni di Tarant asia e Moriana, separate dalle aspre montagne tra l e due vallate parallele. restavano imbottigliate di fronte a due capisaldi nemici relativamente forti e cooperanti. consentendo ai francesi di controllare la maggior parte del ducato e tutte le città principali ad eccezione di Mouticrs. Altro grave errore del duca fu la mancata occupazione preventiva del la Valloire.

Questa valle laterale della Moriana la collega infatti, a valle di Modane. con le piazzaforti di B riançon e Tournoux. raggiungibili dai colli del Galibicr e del Fréjus. Come si è g ià detto, Ledoycn, che vi si era ritirato all'avanzata di Cordon l'aveva poi sgombrata. ritirandosi ad Aiguebellc per avvicinarsi a Bagdelonne. Ma il generale Carcaradec, come poi avvenne. poteva sempre rioccuparla con la Divisione del Delfinato.

La spedi-:Jone nel Faucigny (l O ago:.to · 12 seuemhre)

La ragione di quell'inerzia fatale. fu che il duca volle attendere la sperata insurreLione delle province se tte ntrionali della Savoia comprese tra Conflans e il Lago di Ginevra. Suggestionato dagli entusiasmanti progetti di due co rti giani savoiardi, il marchese di maggiore di Stato Generale, c il barone des Loches. tenente colonnello di Savoia, il duca confidava infatti di po ter impiantare anche in Savoia, in particolare nel Faucig ny, una guerri gl i a partigiana a naloga a quella nizzarda dell'Alto Varo. Tra I'Esteron c la Vesubia le bande di cacciatori volontari minacciavano seriamente l'ala sinistra di Brunet e le comunica?ioni tra l'Alto Varo e il Delfinato, logorando il nemico prima dell'offensiva finaJe. Analogo risultato ci si attendeva dalle bande del Faucigny. che, nelle aspettative del duca, dovevano coprirgli il fianco destro e attaccare alle <>paJie la posizione di Con flan'>.

Allo scopo di impiantare la guerriglia nel Faucigny era stata allestita ad Aosta una colonna fantasma, comandata dal con te Guignc de Rcvcl. un ufficiale savoiardo che era stato costretto a lasciare il servi7io per le idee democratiche e ora combatteva lealmente contro la Francia repubblicana . La colonna - da 250 soldati regolari (savoiardi secondo alcune fonti, vercellesi secondo Pinelli) - era stata camuffata da convoglio commerciale. con 300 muli carichi di armi occultate in cassette. Il IO agosto. valicato il Gran San Bernardo. era entrata nel territorio neutrale

128 I.A (ì!-ERR ,\ 0"LLEALPI ( 1792- 1796)

del Canton Val lese, usccndone dal passo di Balme per scendere nella valle di Chamonix, sul versante settenttionale del Monte Bianco.

La marcia non fu priva di imprevisti: alla dogana svizzera di Martigny , dove si trovavano anche commissari dei due Stati belligeranti incaricati di vigilare sul rispetto della neutralità. una delle cassette di armi si era sfasciata, rivelando il suo contenuto e suscitando i sospetti del con trollore francese, abilmente elusi dal collega piemontese. Malgrado ciò il 15 agosto, mentre Latour stava già assaltando la ridotta di Montrigord. la colonna Revel aveva raggiunto Saint-Gervais, dove erano ad attenderlo Sales e des Loches, scesi in Savoia con passaporti falsi, e giunti da Moutiers per il Col Bonhomme. Li accompagnava il colonnello Valperga di Mione, comandante designato delle costitu ende bande partigiane del Faucig.ny e del Chiablese.

Già il 17, armati e riuniti 900 uomini, si accingevano ad attaccare il nemico alle spalle. quando da Torino giunse il sorprendente contrordine di sciogliere le bande e rientrare in Piemonte. Dalle confuse fonti che ci è stato possibile consultare al riguardo, sembra di poter dedurre che lo sconcerto dimezzasse subito gli aspiranti partigiani. e che Sales e des Loches decide sse ro infine di attenersi al progetto originario, se non altro per la difficoltà di ricondurre in Piemonte i 250 regolari. Vediamo infatti attribuita alle bande da loro guidate l 'espugnazione, dopo breve ma aspra mischia. della ridotta di San Martino presso Sallanches. con l a cattura eli l cannone, fatto avvenuto il 21 agosto. La presa della ridotta, che sbarrava la valle laterale de li' Arve, consentì di aprire il collegamento fra Tarantasia e Faucigny e coprire il fianco destro della Divisione della Tarantasia collocando un avamposto a Cluses , nella media valle dell' Arve.

Ma le cinque ricompense concesse per questo episodio suggeriscono invece che la presa della ridotta sia stata effettuata dalla colonna Latour. Furono infatti decorati l 'artig li e re De Yigny, i cacciatori di Monferrato Predoni e An ton ietti e il granatiere reale Marciancli che prese un vessillo repubblicano (potrebbe però essere lo stesso Marciandi già decorato come granatiere della Marina). Il sergente Arlico, anch'egli dei Granatieri Reali. fu promosso alfiere.

La formazione partigiana si spostò poi a Bonneval e infine a Carouge. Ma dovette constatare che quanto più si allontanava dai villaggi alpestri l'atteggiamento della popolazione diventava meno favorevole e anzi spesso apertamente ostile. Per non parlare delle città: il colonnello de La Flechère . che ad Annécy aveva ingenuamente tentato di arringare i cittadini contro i francesi, fu linciato dai repubblicani.

1112 settembre, nell'estremo tentativo di forzare l'atteggiamento della popolazione, il duca lanciò da Moutiers un controproducente proclama, nel quale prometteva ricompense ai sudditi fedeli c minacciava l'immediata fucilazione ai collaborazionisti catturati con le armi in pugno.

Le contromisure di Ke/Lermann (l o - 17 settembre)

L'inazione del duca fu tanto più biasimevole perchè alla fine di agosto la situazione del suo avversario era quasi disperata. Bagdelonne informò infatti Kellermann di non avere ormai altra scelta che ritirarsi da Con flan s (A lbertville ) sotto il cannone di Fort Barreaux, la fortezza francese su l l 'Isère da cui undici mesi prima era partita

DIVERGENZE PARALLELE ( 1793) 129

!"offensiva di Montesquiou. Ma. bloccate Lione e Tolone e riprese agli insorti Avignone . Aix e Marsiglia, Kcllcrmann !.i sentiva ormai in grado di evitare l'umiliante ritirata su Fort Barrau x e di poter resistere su tutti e tre i capisaldi minacciati dagli austro-sardi. cioè a Conflans, Tournoux e Lantosca. Ordinò dunque a Bagdclonne di fortificarsi a Conflans cd Aiguebelle c, lasciato il comando del blocco di Lione al generale Dumay, il l o settembre tornò a Briançon assieme al suo capo di stato maggiore. ge nerale Saint Rémy

Subito ordinò a Carcaradec di spiccare alla Yalloire l'aiutante maggiore Pressy con 2 battaglioni. in modo da minacciare alle spalle la Di visione sarda della Moriana. Distaccò poi a Cluscs c Carouge i suoi aiutanti Yerdelin c Sarrct con altri pochi battaglioni per coprire il fianco <;inistro di Conflans e contenere i partigiani del Faucigny. Radunò infine a Mommelliano una riserva mobile di 6.000 uomini. metà veterani recuperati da Lione e metà nuove reclute delfinesi e savoiarde. Per il 15 settembre Kellermann intendeva saggiare le ali nemiche. ordinando ai generali Santerre. Sarrct c Ledoyen di prendere gli avamposti nemici di Cluses. Chatillon ed Epierre che sbarravano la valle dcii' Arve e la pianura del Chi ab le se a Nord-Ovest di Moutiers c la valle dell' Arc a Sud-Ovest. Aveva appena terminato eli prendere queste opportune misure, che il lO settembre Kellermann fu destituito per la sospetta moderazione usata nei confronti degli insorti di Lione (in ottobre fu addirittura arrestato all" Abbaye. Scampò la ghigliottina grazie alla gloria di Valmy e nel gennaio 1795 poté tornare al comando deii"Armata d'Italia).

L'offensil•a sulle ali sarde ( 15-22 serrembre)

Malgrado ciò, l'attacco ugualmente al mattino del 15 settembre. A Cluses. nel Faucigny, poteva finire nello stesso modo. perchè alla delle colonne di Santerre il comandante sardo, Sartoris. pensò di evacuare l'intera valle dell' Arve. Ma i suoi ufficiali e i contadini che temevano rappresaglie lo costrinsero a battersi. Santerre lo anaccò frontalmente. incuneandosi in un vallone scnLa curarsi di occupare le creste. da cui fu poi immancabilmente assalito il 17. Rc.,pinto in disordine. fu destituito sul campo dal rappre<,cntante del popolo. cui quel provvidenziale insuccesso militare regalava nuove e ghiotte prove del complotto controri\'o luzionario ordito da Kcllermann.

Più fortunate furono invece le due puntate;,, Chiabl .;.· \lloriana. Presa Chatillon, San·ct respinse facilmente i regi nella pianura di Tan .ngcs. dietro il torrente Giffre. Anche l'avamposto in Moriana fu subito evacuato c un capitano. spedito da Latour a riprenderlo, ripiegò invece di propria iniziativa al ponte della Madeleine. costringendo Cordon a ritirarsi su San Giovanni. Per sua fortuna le nevicate. precoci e abbondanti, impedirono al nemico di inseguirlo. dandogli il tempo di sgombrare i magazzini. Approfittando della determinata vuoi dalle nevi vuoi clall"epura7ione politica del comando francese. il :w settembre Cordon tentò una tardiva controffcn-.i"'a su Aigucbelle e Mont Sapc). ma ad la '>Ua avanguardia si imbatté in quella di Ledoyen e ripiegò alla -.trctta di Epicrrc. che chiude la valle dell'Are tra fiume e monte. Lcdoycn cercò di aggirarlo sul fianco sinistro per Saint Alban des l fustières. spiccando il comandante Hacquart sulle alture di MorgellaL-Frcy c Ava n-

130 LA GUERRA DELLE ALPI ( 1792-1796)

chcs in modo da tagliare i collegamenti tra le due Di visioni nemiche. La manovra fu tenacememe contrastata dai sardi. ma finalmente il 22 settembre i francesi passarono. Subito issarono 2 cannoncini da 3 sull'erto picco del Cucheron che domina Epierrc. Bastò il loro tiro preci so c micidiale per indurre Cordon alla ritirata. prima a Chapelle. poi a La ,Chambre. infine. minacciato da H acquart, a San Michele. facendo saltare i ponti sull'Are e abbandonando vil mente i feriti, incluso il soldato Claudio Alex, ricompensato in tal modo di aver salvato il proprio capitano all'assalto delle Saucettes.

Da Contlans, anche Ba gde lonne era avanzato con 1.500 uomini sulla sinistra delcon l'intenL.onc di gittare un ponte a monte dell'avamposto nemico di Roche Chevin. in modo da costringerlo a sloggiare per evitare l'accerchiamento. Argenteau reagì s piccando sul ponte l squadrone di dragoni di Piem onre (cap itani Bourget e Morand) con in groppa 100 tra artiglieri e granatieri comandati dal tenente della Marina François Xavicr Dc Mai stre ( 1763-1852) reintegrato dopo gli arresti militari che tre anni prima l'avevano indotto a scrivere il famoso Vo.vage autour de ma chambre. Col favor della notte i granatieri attraversarono il ponte non ancora terminato mettendo in fuga la guardia, mentre g li artiglieri disancoravano i 2 cannoni portandoli s ulla sponda piemontese. li fracasso allertò il nemico, ma i granatieri lo tennero a bada consente ndo al commando di distruggere il ponte non ancora terminato e rientrare al campo con i cannoni cattu rati Furono decorati il sergente Cerato c il caporale Save!. dell'artiglieria provinciale.

L'o!fensil•afinale e la ritirata dalla Savoia (28 setTembre- 6 ottobre)

Nella notte su l 28 settembre il nuovo comandante dell'ala francese. generale Yerdelin, mo sse da C lu ses su 3 colonne per assaltare la ridotta di San Martino, in modo da costringere il duca a risalire l'lsère per evitare l 'accerchiamento. Alla vis ta del nemico gli avamposti sard i ripiegarono su lla ridotta, comandata da Sales e sostenu ta da una batteria di 6 pezzi allo Chatelard. Per 36 ore Sal es resistette ai continui assalti di Verde! in. ma alla fine dovette ritirarsi a Moutiers per Col Bonbomme e Allée Bianche. abbandonando pe77i. munizioni e bagagli. non trasportabili per gli angusti sentieri e lasciando sul campo 37 morti c 120 prigionieri. Tra questi ultimi c'erano 80 partigiani. un ufticiale del genio e il capitano Sassolino ( Bozzolino?). comandante della batteria dello Chatelard. Fedele alla consegna. Sassolino continuò a far fuoco anche dopo l'evacuazione della ridotta. Quando i francesi cominciarono ad aggirar lo, non aveva più abbastanza serventi per poter voltare i pezzi. Caduti anche g li ultimi, continuò a tirare a scaglia con un solo pezzo c s i arrese soltanto dopo aver terminato le munizioni. dichiarando sprezzante al nemico che se avesse trovato pietre non l'avrebbero avuto a così buon prezzo. San Martino e Chatelard costarono a Yerdelin 300 uomini.

Tutto era pronto per l'attacco su tre laù contro la Divic.,ionc del duca di Monferrato. ancorata a Moutiers. Il duca era con l'avanguardia a Grand-Coeur. 2 chilometri a valle della città, con due a Monte Cormet e Beaufort. presidiati dal l o e 2° La Marina (colonnello in 2° Praly e maggiore Avogadro di Ronco). TI fianco sinistro era affidato al maggiore conte di None, il quale. con 400 provinciali di Torino e

DIVERGENZE PARALLELE
c1793)

ISO granatieri di Chiablese (capitano Treppié). teneva il Colle della Maddalena. che collega Moutiers con la Moriana.

All'alba del 29 settembre Bagdclonne varcò l'lsère poco a valle di Roche Chevin, già evacuata. e avanzò sull'avamposto di Beaufort. Ma la posi,donc era buona e Avogadro valoroso. l francesi si accanirono invano per dieci ore c a sera ripiegarono con 20 morti e vari feriti. In seguito resero cavalleresco omaggio al valore del loro avversario e dei suoi uomini. Del Regg imento La Marina distinsero il cavalier De Maistre e i capitani Castclborgo c Pollinge e il caporale Taraglio, decorato di medaglia d'argento come il sergente Francesco Charière dei Granatieri Reali. Opposto fu invece il comportamento del conigiano di None. fuggito nel rctrostante sobborgo di Aigueblanche al solo apparire della colonna spiccata da Ledoycn che, passato rAre al ponte di Briançon. marciava sul valico a lui confidato. Alla viltà None aggiunse poi la calunnia. cercando di scaricare la colpa su Treppié. Fu un affronto all'intera Armata che, invece del con.,iglio di guerra. nell'aprile l 794 gli toccassero in premio le di Napoli. quale nuovo plcnipotenziario sardo presso quella corte. Tanto più che per una viltà meno grave non si esitò a cassare il sottotcncntc Cos ta .

All'alba del 30 settembre ccdcllc anche, dopo breve combatt imento. l'avampo sto del Cornet, preso dalle colonne Cha mberlac e Saint André. Al duca non restò che trincerarsi tra Grand -Coeur c Aigueblanche, entrambe a mcu'ora da Moutiers. Riunite finalmente le forze. Bagdclonnc si accampò a semicerchio tra Bonneval e Nave. a tiro di cannone dalle posizioni sarde. Durante il reciproco cannoneggiamento. una colonna leggera tentò di aggirare Grand-Coeur. ma allertati da Latour. i capitani d'artiglieria Sappa e Caglieri a bloccarla prendendola d'infilata con 2 cannoni c l obice. Il duca potè così ripiegare sull'altipiano della Chapelle di Essonvieux c avviare i bagagli su Moutiers c di qui al Piccolo San Bernardo.

Frattanto, dalla parte opposta del fronte di Savoia. era en tr ato in azione anche il piccolo distaccamento di Prcssy c he dalla Valloire minacciava il fianco sinistro di Cordon attestato a Valminier. Nella notte su l 30 gli arditi di Pressy avevano preparato l'attacco su Valmin.ier sorprendendo la granguardia nemica. l compagnia di Chablais comandata dal maggiore La Boissière e appostandosi per sorprendere la muta. All'alba del l 0 ottobre uno degli eroici frate li i Germagnano di Faussone venuto a dare il cambio a La Boissière con altri fucilieri di Chiablese. cadde in bocca a 1.500 francesi. Mentre il nemico aggirava la batteri a di Valminier. 2 cannoni c l spingarda, eretta dal capitano Debuttet. Germagnano dette l'allarme a Cordon c ripiegò combattendo. Il sergente d'artiglieria Gerolamo Musso "Bienvenu", di Sommariva del Bosco. lo sostenne imbracciando la spingarda, aiutato dal collega di Chiab lese Bellune e da due serventi ( un artigliere e un mili.ciano savoiardo). Caduti ultimi c ferito Bellune. "Bie nvcnu " continuò a far fuoco da so lo. Oltre ai 2 cannoni. il repa1t0 perse 6 morti e 80 prigionieri, quasi tutti emigrati francesi volontari nel Reggimento stran iero di proprietà del fratellastro del re di Sardegna Le fonti non specificano la loro sone. ma è probabile che. secondo la prassi repubblicana. siano stati identificati e fucilati sul posto. l due sergenti furono poi decorati di medaglia d'oro. ma Bellune soltanto nel1796.

Caduta Valminier. Cordon si ritirò a Bramant, incaiLato da Lcdoyen e Pressy. Intanto il duca evacuava Mouticrs. incalLato da Bagdelonne che ad Aigueblanche si congiungeva con la colonna della Maddalena, e da Lamaille, che cercava di avvolgerlo da sinistra per Bellecombe. Il 2 ottobre i francesi entravano a Moutiers tra il

132 LA GUERRA DELLE ALPI l l 792 l 7961

giubilo dei repubblicani e rialzavano l'albero della Libertà, mentre l 'avanguardia di Chamberlac rastrellava gli sbandati fino ad Aiméc. Quel giorno il duca decise la ritirata al Piccolo San Bernardo. lasciando Latour di retroguardia tra Bourg Saint Mauricc e San Germano con 3 battaglioni. 150 granatieri di Torino c i 3 peZI.i del capitano Sappa.

Cbambcrlac arrivò al mattino del 4 ottobre. con fanti leggeri. 2 squadroni di ussari e qualche cannoncino. Sappa mantenne però la superiorità di fuoco. !>compigliando gli squadroni con qualche granata, poi Latour caricò alla baionetta coi granatieri reali . ricacciando i francesi giù per la china e respingendonc altri due assalti. Alle 10 , dopo tre ore di scontri. entrarono in linea 12 pczL.i francesi. Dopo aver subito gravi perdite. Latour ripiegò in perfetto ordine fino al retrostante campo trincerato. tenuto dagli altri 2 battaglioni (Monferrato e Rockmondct). Il ripiegamento fu coperto dai 2 cannoni di Sappa e dai maggiori Avogadro di Ronco e Avogadro di Valdengo. entrambi promossi sul campo tenenti colonnelli. Si continuò a combattere tutto il giorno sono il campo trincerato. finchè i francesi trovarono i sentieri per aggirarlo da entrambi i lati. obbligando Latour a retrocedere sulla vetta del colle. Intanto anche Cordon abbandonava Bramans marciando al Moncenisio. Le due retroguardie raggiunse ro i valichi il 6 ottobre. beffardo anniversario della rotta di Lazzary.

L ANTOSCA E GILETIA

La prepara:ione del/ 'offemim alleata ( 4 agosto - 5 sertembre)

Ai primi di agosto dall'improvviso aumento dci disertori francesi e dallo sgombero dei magazzini e degli ospedali di Sospello c 'izza. il comando alleato dedusse con certezza che Brunei stava preparando la ritirata oltre il Varo. Verosimilmente ciò metteva in difficoltà dc Vins. stretto fra l'obbedienza alle direttive del suo governo c le sue responsabilità di t.:on1.igliere militare del re di Sardegna. Pesò, sembra. anche l'impossibilità di contrariare l'arciduchc!>sa Maria Teresa d'Austria. consorte del duca d'Aosta, che non soltanto odiava i rcgicidi ma tentava in tutti i modi di panorirc finalmente un futuro re di Sardegna. date le infeconde nou c del principe ereditario. Da tempo il duca d'Aosta aveva con i fratelli minori unafrad/ansa ostile al bigotto c ipocondriaco primogenito: ora l'arciduchessa lo spinse a rinforL.arla. guadagnandosi campo quella gloria militare e quel sostegno dell'esercito che l'indole c la sa lute avevano precluso al fratello maggiore.

Il duca si recò subito. con una piccola scorta, a ispezionare il terreno della prossima offensiva. cioè la valle della Vesubia e le pO'>izioni nemiche di fronte al Raus. Probabilmente fu lui a suggerire le incursioni dcl4 e 16 agosto contro gli insidiosi <tvamposti di Belvedere e Tuech. Il 4 Laroquc c Chiusano a1.saltarono le ridotte di Flaut e Belv ede re. TI mancato intervento di Canale consentì ai presidi degli avamposti di ripiegare sulle ridotte e nell'inseguimento Laroque finì sotto il tiro a scaglia della batteria di San Giuliano perdendo 60 uomini. Ferito anch ·egli. Laroque vi guadagnò la croce mauriziana. L'incurs ione convinse t.:omunqut.: il nemico a sgo mbrare il Belvedere.

PARAI.LCLC ( 1793) 133

L'altra operazione fu (;Ompiuta dagli emigrati di Bonneaud con la copertura di un attacco diversivo contro il Morigone condotto dal cavalier Viterbo col Reggimento SalutLO. Durante la notte i sergenti Hurcl, francese. c Azienti. piemontese, entrarono nella ridotta di Tuech sgot 1.ando le sentinelle, seguiti dai francesi Bonneaud c de la Fare c dai niuardi Quincinetto e Cauvin. Il commando distrusse la batteria. rovesciandone i pe7 Li nei burroni e tornò con qualche prigioniero. l francesi ovviamente rioccuparono la ridotta, potentiando anche Brouis e .Mangiabò. I due sergemi guadagnarono la medaglia d'oro. I l conte d'Ovasson, cadetto nei cacciatori di Piemonte. catturato mentre stava in retroguardia c processato a Nizza come emigrato francese. fu impietosamente fucilato, bcnchè fosse appena sedicenne

.Ma la svolta decisiva avvenne col facile successo del!" offensiva in Savoia. Ormai emusia<;mato. c invano sconsigliato dal ministro Grancri, il 21 agosto Vittorio Amedeo par1ì per Tenda con de Vins. accompagnati dall'aiutante di campo principe di Clcrmont de Saint Jean e dai due principi più giovani. Carlo Felice e Giuseppe Placido.

Intanto il maggiore Colli Ricci di Feliuano. comandante delle truppe leggere della Tinea e del Varo, si installava a Puget- Théniers. sostenendo vari scontri con i locali distaccamenti francesi. l due più importanti avvennero alla ridotta del Monte Cuson. fra Collalunga e Colla della Quercia, che sbarra il passo tra Stura e Tiuca. Oltre a questa. Colli e il locale capobanda Durand presero anche il posto di Cogncts e il poggio tra Colla lunga e Tinea. Il 26 agosto le miliLic del tenente colonnello Bclmond il contado di Soglio, risalendo il Varo sino a Guillaumes ed Entraunes c dal nemico tutta l'Alta Valle fino alle so rgenti della Tinea. Ma Cimiez. uno dei suoi capitani. dovcue espugnare in sei ore di combattimento il posto della Cerisctte, dove fece 14 prigionieri.

Il piano di alleato

Gli eventi di Tolone. c la prioritaria esigenza di distaccarvi il generale Lapoype con 5.000 uomini, rafforzarono Brunet nel proposito di ritirarsi sul Varo al primo accenno di auacco nemico. un modo elementare ma piuttosto efficace. soprattutto in alta montagna, per attutire un urto quando si è certi di non potcrlo so::.tcnere. Senza tener conto di questa probabile contromossa nemica. il piano d'operazioni alleato prevedeva un'offensiva genera le su fronte, dal vecchio confine francese a quello genovese. benchè con direttrice principale in Vesubia e perno su Lantosca. L'offen siva interessava circa 20.000 uomini. quasi tutti truppe sarde ripartite in sei divisioni:

Estrema deMra: lasciata una brigata in di Tournoux. Strassoldo doveva scendere dai Bagni di Vinadio a Santo Stefano e Isola per perlustrare Tinéa c Vesubia e minacciare il ponte di Guillaumcl> \'aro:

• Destra: dal campo di Entracque il duca d'Aosta doveva valicare le Finestre c l>CCndcrc su Lantosca per la destra della Vcsubia. distaccando il colonnel lo Frisco su San Dalmazzo in Piano per mantenere il contatto con Stra,soldo:

Centro: dal Raus'> Sant'Andrea do"e, a passare il rio piombando !>ul!c ridotte a sini\tra della Vesubia:

Sinistra: Colli doveva compiere un attacco divcr:;ivo canno neggiando da Mille forche e poi assaltando i campi di Tucch e Focaccia:

134 l \GUERRA !>l'Il E ALPI ( 1792-17961

E\trema sinistra: la guarnigione di Saorgio. con qualche battaglione di rinforzo. doveva impegnare il nemico della Penna sulla destra della Ro1a:

Riserva: con Dcllera, presso 1·osservatorio militare, a Testa di Ruggero e Terra Rossa.

Per il rilievo politico. il comando ala principale. quella della Vesubia, fu attribuito al duca d'Aosta, che aveva a disposizione 3.000 veterani piemontesi e 2.400 appena reclutati col sussidio napoletano:

6 squadroni (dragoni di Sua Maestà c della Regina)

6 battag li oni nalionali ( l o c 2° Guardie. l 0 Savoia, l 0 Piemonte, I 0 e 2 ° Aosta)

7 battaglioni sviaeri di nuova leva c incompleti ( 11 ° granatieri e Reggimenti Bachmann .

Zimmem1ann e Peyer-im Hoff) al comando del colonnello f-risco

2 cannoncini da momagna e 3 obici

TI principale difetto del piano consisteva nella grande difficoltà di poter a"'>icurare la sincronia tra colonne operanti in aspro terreno di montagna e su un fronte di 60 chilometri. In secondo luogo le for;.e erano mal distribuite: la diversione sulla Roia era del tutto inutile e quella da Milleforche troppo massiccia: Strassoldo troppo distante per poter cooperare: con le scarse forze assegnategli. Sant'Andrea poteva soltanto preparare. ma non completare l'attacco su Lantosca. che dipendeva dal regolare arrivo del duca. Ma quest'ultimo doveva compiere una marcia assai lun ga per sentieri impervi e del tutto inadatti al trasporto delle artiglierie. ridotte perciò ad appena 5 pcui. La questione fu alla leggera. affidandosi senta controlli alla parola del maggiore del genio Marciotti. il quale millantava di conoscere la strada. ma che al dunque non seppe ritrovarla. causando un giorno di ritardo fra il tempo di cercare una strada qualsiasi all'ultimo minuto c la difficoltà maggiore di quella che fu infine percorsa.

Tutto ciò fu ancora nulla rispetto alla disastrosa decisione di affidare il comando della colonna principale al duca d'Aosta. Era privo di esperienn, al suo primo comando in campo. per rango e temperamento allora divenuto il refcrente politico di tutti i rise ntim enti antiaustriaci clell'ufficialità e dello stato maggiore sardi. Mascherava a stento. con l'alterigia c un malinteso sprezzo personale del pericolo, e però anche della vita dei suoi soldati. della propria inadeguatezza alla responsabilità che gli era stata follemente attribuita.

114 settembre, da Entracque. il duca comunicò a de Vins il suo personale piano di operationi. come ignorando le direttive ricevute. Allarmato. il 5 l'lspenore generale gli rispose dalle rive del Cairos raccomandandogli di tenersi il più possibile sull a propria sinistra perchè Sant'Andrea non poteva senza di lui prendere Lantosca. L o avvertì che le due tappe previste per coprire un percorso così difficile erano troppo poche. che non avrebbe potuto assaltare ridotte poderose con gente stremata dalla fatica. Gli ricordò infine che la riuscita del piano dipendeva dalla scrupolo!>a esecuzione dci minimi particolari. necessaria per il coordinamento. Cosa avvenne di questa lettera non è chiaro. Sembra che il duca l'abbia ricevuta ad Entraques, ma troppo tardi per rivedere le disposizioni già impartite. Fu comunque nùnimizzata da quanti, per ma lin teso pudore sabaudo o nazionale, vollero poi assolvere il duca da ogni scaricandole tutte -;u dc Vins. o addirittura sul comodo Marciotti.

• DIVERGE:-.ZE PARALLELE ( 135

Il fiasco di Lantosca (6-10 seuembre)

Ignaro dì ciò. animato da religiosa ispirazione. il6 settembre il re raggiunse la Giandola. Lo stesso giorno passò in rassegna le truppe. decorò Colli della croce mauriLiana meritata all' Authìon c creò Dellera proprietario della Legione Leggera. certo che l'imminente offensiva del duca e l'imminente ritorno di Reve l con le navi di Hood. gli avrebbero consentito di entrare in Nizza giusto in tempo per la tradizionale processione dell'Immacolata. Trascorse quella notte io preghiera nel !.UO padiglione di guerra, eretto fra le tende dci suoi fedeli e valorosi soldati. E di buon mattino si recò con de Vins all'osservatorio della Terra Rossa per assistere all'arrivo del figlio c alla grande battaglia.

All'alba del 7 scuembrc. dal Raus a Saorgio, il tuono del cannone salutò 1'87° anniversario della Liberazione di Torino. Sceso dal Raus con 4 battaglioni e 2 cannoni. Sant'Andrea prese alla baionetta le tre ridotte di Caire des tres Crous. San Giovanni e San Giuliano, mentre il Corpo franco di Del Carretto, guadato il Graos. espugnava San Severo. P oi. guadato il Gordolasca, Sant'Andrea marciò da Nord sul campo di Vcsco, che Del Carretto investiva dalla parte oppos ta. P er sfuggire alla tenaglia, i francesi ripiegarono al munito campo di Flaut. sul margine -;inistro della Vesubia. poco sopra Lantosca.

A questo punto avrebbe dovuto entrare in azione il duca. attaccando le ridotte sulla destra della Vesubia. ma da quella parte tutto restava tranquillo. Nell' incerteaa sulla sorte del duca. il re e de Vins sospesero razione di San t· Andrea. E anche quella diven.. iva di Colli che, non avendo incontrato la resistenza prevista, chiese invano l 'autorizzazione ad occupare Tuech.

Per le ragioni !.uddene. il duca aveva accumulato un intero giorno di ritardo !>fìancando ulteriormente le truppe. Il pomeriggio del 7. passata la Vesubia a San Martino di Lantosca. aveva spiccato il colonnel lo Frisc o con gli sviz;.cr i verso San Dalmazzo per aggirare il massiccio del Tournairet dal versante della Tinéa c piombare su località sulla Vesubia a valle di Lantosca c a monte di Leven.w. Poi. coi piemontesi, il duca aveva pro:..cguito lungo il versante orientale del Tournai ret , per Vcnanzone c il passo di Sirnol. Così. per la montagna anzichè per la vallata, all'alba dell'8 giunse davanti alle tre ridone nemiche che proteggevano c la riva dc<>tra della Vesubia. In linea d'aria la di!.tanza dall'osservatorio sardo era di 5-6 chilometri. ma le montagne ad Ovest di Lantosca impedivano la vista. né. sorprendentemente. furono spediti corrieri lungo la Vesubia. per cui il comando alleato non ebbe <;cntore dell'arrivo del duca. Altra circo!>tanza oscura è che la posi7ionc del duca non potesse essere comunque dedotta dall'eco del cannone e delle fucilate.

La prima ridotta. quella di Villars. fu subito evacauata dal nemico. Allora il duca formò due colonne. una di fanteria (Guardie e Piemonte) e una di dragoni appiedati, mettendosi personalmente alla testa della prima c dando l'altra al conte Quinto, per attaccare a tenaglia le altre due, più poderose, di Sommalunga c del Pino. La faccenda fu sanguinosa e durò fino a mcz7ogiorno. Primo a varcare il parapcuo. il soldato Giorgio Neg ro, genovese. guadagnò la medaglia d'oro.

A quel punto il ciuca avrebbe dovuto finalmente piegare a Est e collegars i con Sant'Andrea, ancora fermo a Vesco. per accerchiare Flaut e prendere Lantosca. Ma pen s are che Frisco gli avrebbe comunque guardato il fianco destro, volle assi-

136 LA GUERRA DELLE ALPI (1 792- 1796 )

curarselo prendendo anche la ridotta della Cerisiera. ultimo perno a di Lantosca. Quelrattacco era del tutto inutile, perchè i francesi erano comunque costretti ad evacuarla, se non volevano lasciare che il nemico, gettandosi su Lantosca ed Utelles tagliasse fuori i 300 uomini che la difendevano. Ma il duca si lasciò ingannare proprio dal modesto aspetto della E invece proprio per essere assai piccola i colpi dci 3 obic i sa rdi non riuscirono a centrarla, mentre i ben piazzati cannorù della Cerisiera spa11avano con precisione i punti obbligati di attacco.

Ancora una volta il duca volle dar inopportuna prova del suo indubbio coraggio fisico guidando l'attacco dei cacciatori di Aosta e del Reggimento Piemonte Ma si accanì invano per l'intero pomeriggio e a sera, co lto dall'irrag ionevole timore di poter essere a sua volta accerchiato dal nemico, ordinò la ritirata a Venan:wne. abbandonando Fri sco e Sant'Andrea alloro destino. Rima sto per !"intera giornata senza notizie del duca. a sera anche de Vins ordinò a Sant'Andrea di ritirarsi per non rischiare un attacco da Flaut e Tuech. Il generale niz7ardo tuttavia rifiutò di obbedire. proprio per tenersi pronto a sostenere il duca.

Frisco ebbe il buon senso di retrocedere verso San Dalmazzo in Piano. in cerca di Strasso ldo. Quest'u l timo , lasciato Colli Ricci ai passi dell'Alto Varo verso GuiiJaumcs, Pu get Théniers e Qu ébris. se ne era nel frauempo tornato per la valle di Sant'Anna ai Bagni di Vinadio in Valle Stura. Così terminava. ingloriosamente, la giornata dell'8 settemb re 1793. data infausta per la dinastia sabauda.

l francesi. ai quali l'improntitudine del duca aveva regalato 48 ore per ultimare e consolidare la loro seconda linea arretrata. approfittarono della quiete notturna per sgombrare Ccrisiera. Lantosca. Flaul c Tuech, lasciando appena 150 uomini in avanscoperta a Gonclisart. La nuova lin ea francese correva da Ovest ad Est lun go l'Al t o Varo, occupava al centro il massiccio del Tournairet. con capisaldi a Giletta, Malausena e Utellcs. Proseguiva poi sulla -;inistra della Vcsubia in direzione Sud-Est. da Sant'Arnoldo a Lcvenzo e Sospello.

Al mattino del 9 il re si det:ise finalmente a spedire l'aiutante Clermont in ce rca del figlio. Seppe così che si era ritirato a VcnanLone. Intanto un soldato svizzero si offerse volontario per fare una ricognizione sulle lin ee nemiche. Arrivò indi s turbato fino a Lantosca e qui. per segnalare all'osservatorio c he il nemico se n'era andato, abbattè l'albero della Libertà. l combattimen ti del 7 c de11'8 erano costati ai sard i almeno 600 perdite. di cui 140 morti. Anche i prigionieri erano numerosi e tra costoro i cavalieri monegaschi Sant'Ambroise e Villarcy i quali. dichiarati emigrati dal territorio repubblicano. rischiavano la fucilazione . Villarcy morì per la grave ferita riportata. ma Sant'Ambroise fu salvato dalla minac cia sarda di fucilare per rappresaglia Casabianca. In segu ito i due prigionieri furono scambiati. li sergente di Niua Filippo Gauthier g uadagnò la medag lia d'oro al valore.

De Vins temporeggia ( 1/-30 seuembre )

Partito il re per Demonte, l'l l sette mbre de Vins informò i suoi tre divisionari che avrebbe guidato egli stesso una nuova offensiva sul Varo. alla testa di 3.000 rego lari austriaci. più che sufficienti da soli a dare una !eLione a quei 20.000 sanculotti. Dc Yin!. osse r vava che ormai i battaglioni francesi erano in massima parte for-

DIVERGENZE PARALLELE C 137

mati da reclute e che 2 fregate inglesi al Varo e la flottiglia corsara di Oneglia sarebbero bastate a interrompere sia i rifornimenti nemici dalla Provenza sia il traffico litoranco con Genova. Ordinò poi al duca dì raggiungerlo subito a Rimplas, punto di radunata della forza d'atlacco. scn7a preoccuparsi di dover coprire la strada per la Stura, che il nemico non era in grado di minacciare seriamente. A Sani' Andrea ordinò invece di trincerarsi saldamente al Be lvedere c a Terra R ossa e vigilare anche l'Alta Vesubia.

Erano disposii'ioni opportune e osservazioni fondate. ma de Vins si comportò comc se davvero Vienna gli avesse tassativamente ordinato di bloccare qualunque iniziat iva susce ttibil e di arrecare un vantaggio politico al Piemonte. Se il suo disegno era. come tutto fa ritenere, quello di temporeggiare. i pretesti non gli mancarono. Bisognò an7ituno allestire il piccolo contingente per Tolonc c attendere l'arrivo dei 3.000 austriaci a Rimplas. Poi caddero anzitempo le nevi, rendendo più acuta la penuria dei rifornimenti per mancanza di sufficienti bestie da soma e da tiro. ll20 settembre, da Isola. de Vins ne scrisse al re, lagnandosi che Zin non potesse spedirgli polvere e munizioni che pur abbondavano nei maganini.

Ma al re giunse anche un reclamo di Sant'Andrea, che accusava dc Vins di traitarlo con diffidenza. Già inquieto per le gravi notizie dalla Savoia . Vittorio Amedeo rispose contermando la fiducia all' Ispettore generale, ma pur tuttavia spronandolo ad agire. E non sapeva che il 15 settemb re a Giletta, perno del dispositivo francese sul Varo. c'erano appena 150 francesi. Le uniche a muoversi furono. come a l solito. le foqe speciali. Il 29 settembre Bonncaud sloggiò il nemico dal Morigone e fece 43 prigionieri al Fi ga retto. Il l o ottob re, con 2 compagnie di granatieri sviaeri e le bande Cristini e R abone, ne fece a ltri 42 a Saint Pierre e Bonvillard, sulla sinistra della Vesubia.

Finalmente il 30 -;ettembre. diminuito il freddo, de Vins si recò a Belvedere c Sollena. quartieri generali di Sant'Andrea c del duca, con la proposta di sposta re l'ala destra a Sud - Ovest. dalle fredde e inospitali posizioni deli'Authion a quelle più favorevoli di Malauscna c della Giletta. che comanda i passi del basso Varo. in modo da alleviare i disagi delle truppe e costringere il nemico a sgombrare la Vcsubia. Ma. poichè il duca continuava a ignorare l'ordine di raggiungcrlo a Rimplas e era anzi avanzato per proprio conto fino al Varo occupando Malausena, a de Vins non rima-;e che segui rio cautamente attraverso il massiccio del Tournairet e scendere a Clans, su ll a s ini stra della Tinea. Qui fece sosta. sia per mancanza di rifornimenti sia perehè il nemico aveva sbarrato Vallelunga. a metà tra Gilctta e Revcst.

F ece però fare varie scorrerie nell'Alto Varo verso Entrevaux . 7-8 chilomertri sopra Puget -Théniers. mentre nella parallela Valle dell'Esteron i partigiani assaltarono i posti di Fcrrès, Bajon e Desfraires. ad Ovest di Gilctta. Solo allora de Vins auardò di spingere un di-;taccamento oltre Malauscna. occupando il passo di Vial proprio -;opra Giletta c di qui spiccò Bclmond a riconoscere la posizione con buon nerbo di volontari. mi li zie e croat i, cautela degna di una fortcua c non ce rto di quel mediocre avamposto. Difatti il battaglione di presidio si chiuse nel ca s tello diroccato c i croati ebbe ro tuuo l'agio di saccheggiare il borgo. Giunsero però rinfor.d francesi da Levenzo e qualche croato auardatosi al sacchegg io ne pagò il fio. senza reazione a lcuna delle truppe che tenevano Vial.

138 LA Dt'I.LE ALPI ( 1792-1796)

Il fiasco di Giletta ( 14-18 ottobre)

Finalmente, il 14 ottobre, dc Vins si risolse a muovere da Clans. varcando la T inea al ponte di Revest e accampandosi a Mas soins coi 3.000 austriaci c 4 cannoni, mentre 1.600 piemontesi (l o c 2° Guardi e. l o Piemonte e l o cacciatori) occupavano Villard, Il 15. traghettato il Varo e valicato il colle. gli austriaci si aucstarono a Vial. dove il 16 furono raggiunti dai piemontesi. i quali nottetempo proseguirono per occupare le alture anomo a Gilcua (Revest. e Québris).

Int anto minori distaccamenti davano l'allarme su ll a sinistra della Tinca per fissare i presidi di Urelles e Levcn.w c coprire la morsa delle bande partigiane, così destinate: il barone Giletta sul villaggio rivierasco di Torre; Cacherano al poggio del Seiret che domina il ponte suii'Estcron: i cavalieri di Santa M argherita c Sant' Antonino. con 400 uomini. dal Monte Cheiron su Conscgudes. per tagliare la ritirata c bloccare i soccorsi da Bezaudun e Broc: Bonneaud a Vallelunga per assaltare Giletta all'alba del 17 alla colonna austriaca sboccata dal Vial: il capitano Piano da Revest a tiro di fuci le dal borgo; l compagnia di Pi emonte con 25 croati a destra del castello; 2 delle Guardie alla cappe ll a di San Sospiro di Benzone. a 3 chilomet ri da Gilella c 3 da Levenzo.

Così dc Vins aveva spiegato oltre 5 000 uomini contro 400: c per giunta in modo sbagliato. cioè ammassandoli a dove non corre' a rischio alcuno. e collocandonde troppo pochi a Seiret c al Sospiro. esposti all"intervento dci !>Occor:o.i francesi. Non pago di ciò. ali" alba del 17 il maresciallo volle far precedere r anacco da un violento cannoneggia mento. Attaccato da Bonneaud. il picchetto di Vallelunga si ritirò nel borgo dove :-.parand o dalle case inflisse molte perdite ai granatier i del maggiore Wollust. arroccandosi infine al o ltre il torrente. Seguì un secondo assalto, sostenuto anche da Guardie e Piemonte. Vano fu il tentativo di aprire la breccia, nulla potendo 4 cannoncini leggeri contro pareti di roccia. Vani seguirono fino a sera. Poi gli auMriaci si dettero al e all'ubriachezza.

SenLa incontrare alcuno sbarramento alleato. a notte giunse la piccola colonna del capobattaglione Mm1in, accorsa da Broc al rombo del cannone. Subi!O mise in fuga g li austriaci ubriachi callurandone 80 e liberand o gli assediat i. I granatier i austriaci però si riorganiznrono tornando a ll'assalto e spingendo anche Martin verso il castello. Ma apparve allora D ugommier, uscito da Utelles con 400 uomini ingrossati strada facendo fino a un migliaio. Al solo vederli il Reggimento Caprara se la diede a gambe. provocando il panico e la fuga generale al ponte di Re,est. Le truppe all'ala destra si ritirarono invece per Malaussena su Massinois oltre il Varo. Ultimi a traghettare. la sera del 18 ouobre, furono le Guardie e alcune compagnie di Piemonte c Aosta.

A proteggere la ritirata. resistendo ai posti di Vallelunga e del Sospiro e poi al poggio di Benzone. furono i piemontesi. ben comandati dal maggiore conte Giuseppe Maria Galleani d'Agliano. che era già distinto 1'8 giugno nella difesa delle Liniéras e del Brouis. Il caporale di Piemonte Cavalli di San Salvadore. imberbe volontario di nobile famiglia. guadagnò la medaglia al valore. Ma il colonnello delle Guardie. Giat:into Vibò di Pralc!-.. dovette degradare il capitano Morand per aver vilmente simulato un infortunio. A Gilctta caddero prigionieri il principe di Molitemo (ferito) e due ufficiali del Caprara (maggiore Pausback e capita no Pi antanida) poi scambiati col generale Casabianca. l francesi sostennero di aver perdutO solo 150 uo-

DIVERGhNZE PARALLELE C 139

mini. appena un decimo delle perdite alleate (800 morti e 700 feriti. tutti abbandonati al nemico). I n ogni modo il !>olo l o Piemonte ebbe ben 106 perdite.

Il fiasco di Utelle.\ e i contrallacchi di Masséna (2 l ottobre - 29 n01·embre)

F ortunatamente per de Vins, B runcl era troppo debole per approfìllarc del cesso. c dovette limitarsi a rinforzare Gilctta sgombrando tutti gli avamposti tra Esteron e Varo. Aveva in linea l 5.000 uomini, ma solo 5 banaglioni di veterani. li resto erano reclute inesperte e in pessimo arnese.

De Vìns avanzò allora ilquartier generale a Revest. meditando di vendicare lo scacco di Giletta con la presa di Utelle!>. Fu però a fargli una beffa all'altro capo del fronte, con sui magazzini della Giandola Salvò salmeric c munizioni un pugno di soldati, tempestivamente radunati dal tenente di Acqui Guerrieri e dal nobile genovese Di Negro. capitano di Oneglia. che per tal fatto fu decorato della croce mauriziana.

Toccò a Sant'Andrea circondare Ute ll es, tenuta da D ugommier con 800 francesi; e ad altrettanti granatieri di Solaro (8° c 9° battaglione) espugnare di sorpresa le ridotte collocate sulle alture circostanti. La notte del 21 ottobre, favoriti dalla nebbia. i granatieri presero all'anna bianca. senza strepito e contemporaneamente, Brech a Nord, Sei ra ad Est c Ferri o n a Sud. A guadagnare la medaglia d·oro sgozzando le sentinelle fu stavolta il caporale dei granatieri di Sardegna. Solaro fece 29 prigionieri. ma non si avvide di 12 fuggiaschi che dettero l'allarme. e perciò commise l'errore di far riposare gli uomini, rinviando all'indomani la presa del la quarta ridotta. che era a Sud-Ovest dì Utelles. sull'erto poggio del Santuario.

e approfittò Dugommier. che con 600 uomini andò a tendergli un agguato. Al mattino del 22 i granatieri scesero da Seira c Ferrion nel vallone c si i nerpicarono per i tornanti del Santuario. Giunti nel punto dell'imboscata. una scarica di 400 fucili li prese di fianco e alle spalle. mentre dalla cima il capitano Partonneaux li carica' a con 200 baionette ricacciandoli lungo il sentiero: e parecchi giC1 né burroni. Cristi11i. sergente milit.iano delle guide. salvò la colonna dal massacro trovando un sentiero appartato. c fu poi decorato di medaglia d'oro per aver salvato un ufficiale. Decorati anche il sergente Bovi. il caporale Dcrlcuse e il granatiere di Sardegna Piredda per aver catturato un tenente. Il capitano Via lardi riuscì anche a recuperare i 2 cannoncini del tenente Casa:aa. Lo stesso giorno meritò la medaglia anche il sergente rniliziano Faraud. che. assalito alle gole di Figaretto da 40 francesi mentre con 12 volontari scortava SO prigionieri ver-.o le linee sarde, riuscì a sganciarsi e concludere la missione senJ:a perdita alcuna.

Lo scacco di Utclles paralizt.ò definitivamente dc Vins. Il 7 novembre, annientata la banda Sant'Antonino ( 40 morti e 40 prigionieri ) i francesi presero il guado di Cigada sull'Esteron, da dove scorsero l'intera vallata. 119 dc Vins ne informò il re. chiedendogli il permesso di evacuare I ' Estcron c ridursi al Varo. La ritirata fu completata l' l J. coperta dai croati del maggiore Brentano. che non mancarono di saccheggiare accuratamente i 'illaggi evacuati. Su istanza degli abitanti, che speravano in tal modo di nuove calamità, il maggiore Marcioui neutra liuò Guillaumes facendo saltare il castello.

Eppure proprio quello sarebbe stato i l momento opportuno per attaccare. perchè Brunet aveva appena dovuto s pedire a Tolone. in 'ista dell'a ss alto finale. la Di' isio-

140 LA GUERRA Dli.LEALPI ( 17<)2- 1796)

ne Dugommicr, proprio la migliore. e aveva in linea a malapena 8 o 9.000 uomini. Tentò di farlo, con le sole truppe, il duca d'Aosta. portandosi al colle delle Ginestre. Brech c alla gola di Figaretto, da dove minacciava la giunzione fra il centro c la -.inistra francese.

Reagì Masséna. appena promO!.SO generale di brigata che il 24 novembre da Utclles con 500 uomini per riprendere le ridotte Sommalunga e Yillars, tenute dalle Guardie. Dopo alcune ore di resistenza il Susa c il l o Leggicro dovettero cedere il colle di Scandouillc e Ginestre, ripiegando su Blaquet. Il 26. alla Te-;ta del Pino. Masséna fu però duramente battuto dai croati di Brentano sostenuti da 2 compagnie di Caprara. dai granatieri Wollust c dal l 0 Leggiero. che perse però i capitani Torricella e conte Radicati. entrambi feriti c il secondo anche catturato. TI 29 Masséna attaccò nuovamente Castel Ginestra, ora difeso da reparti dcl2° Aosta c di Piemonte. Dopo tenace resisten7a. anche con frane di macigni. il tenente colonnello Della Rocca ripiegò sul retrostante picco di Brcch. tenuto dal Susa. Fatto smontare l cannone da 4 libbre. Masséna lo fece poi issare a braccia fino alla punta del castello. da dove nel pomeriggio aperse il tiro d'infilata sulla cima del Brech. E quando i difensori scorsero una colonna nemica che saliva per ignoti sentieri, abbandonarono anche quel picco ripiegando a Lantosca.

La crisi dell'Armafll austro-sarda (novembre-dicembre)

Il misero fallimento delle ultime operazione finì di deteriorare il clima del l 'alto comando alleato c de Yins non risparmiò sprenanti giudizi sul re c sul valore delle sue truppe. Gli scri.,sc che non erano in grado di passare un secondo inverno su quelle posi7ioni. suggerendo la ritirata oltre Tenda. l generali piemontesi. anche soffiando su l risentimento del le valorose milizie nizzardc. furono ancor più vendicativi c maligni nei confronti del maresciallo. Due memoriali. indiri7 ;,ati al re dal capitano Cristi n i e e da tal M ilio, ma forse i-.pirati da Sant'Andrea. formularono a suo carico un impressionante elenco di accuse. per lo più captiosc c contraddittorie.

Deciso infine il ai quartieri d'inverno. dc Yins inghiottì a !>tento l'offensiva vendetta dci generali sa rdi. i quali rifiutarono la ri chiesta di accogliere le truppe nelle fortcae di Demonte e Sao rgio per meglio ripararlc dalle intemperie. col pretestuoso argomento che gli accordi di cooperazione militare non riguardavano luoghi di sovranità come le fortenc. Vittorio Amedeo difese cavallerescamente il generale alleato. ma il 14 novembre tornò amareggiato c depresso a Torino. Per ripicca il 21 de Yins ordinò a ll e truppe austriache di ritirarsi oltre Tenda andando a svernare in Piemonte e Lombardia. Ammalati. il 16 dicembre anche Colli e Strasso ld o andarono a svernare a Torino. dove gia si trovavano Sant'Andrea c il duca d'Aosta. Così, di tutto quel nugolo eli generali. toccò al solo Dellera trascorrere l'inverno in \Ctla alle Alpi.

Le truppe del :'-Jinardo e della Valle Stura pre!.cro i quartieri d'inverno nelle valli Gesso c Yermenagna. Oltre Tenda rimasero so lt anto le milizie e 3.200 regolari, privi di cappotti intiri7.7iti nei loro vestiti "a lla francese". acquarti era ti in baracconi, abituri c villaggi: 600 tra Fromaginc c Cairos. 400 dal Ciot della Marta a Saorgio, 600 nel forte. 300 a Fontan. 300 a Briga c 200 a Tenda. Lo stretto neces!>ario per il servizio di una ventina di avamposti. così distribuiti:

DIVER(ìi.'IJZE PAR.\1.1 1 : 1 F. c 179 3) 141

Destra (tra Alto Varo e Ve:,ubia): Colle del ViaL Torretta Revcl>L RevesL Todone. Malausena. Tomaforte. Clans. La Torre. Monte Sirolo e Bollt:na. con quartier generale a Villar!. e maga.u.ini a Malausena

• Centro (di fronte a Utclles): Brech. Castel Ginestra e Figaretto

• Raus. Saint Veran. Amhion

Tn dicembre, un rapporto di dc Caroli della Chiusa al ministro della guerra Cravanzana segnalava un crescente numero di diserzioni, motivate dai modi aspri degli ufficiali c dalle paghe insufficienti e inferiori a quelle offerte dal nemico. A erano soprattutto i soldati di orùinan;,a, in maggioranza scapoli. Fra i provinciali il tasso era nettamente inferiore. sia perchè le loro ferme erano più brevi, sia pcrchè erano trattenuti dalla responsabilità nei confronti delle proprie famiglie. Tanto per risi suggeriva perciò di affidare il gravoso e pericoloso scrviLiO di avamposto esclusivamente alle milizie e ai solda ti provinciali.

Divergente è tuttavia. sulle diserzioni. la testimonianza di Strassoldo. il quale. nel lasciare il comando per ragioni di salute scrisse: "je n·oublierai pas de ma l'ie d'avoir fai t roure une campagne sw1s avoir l'Il un déer1eur des rmupes de liRne piénumraises, ni un excès à punir; et c 'est la première fois que j'ai l'li ainsi \upporter d es grandesfatigues sa11s la moindre murmure··.

L 'esecu::.ione di Brunei e i num•i comandanti francesi

D opo l'arresto di Kellermann, anche le sue due Annate avevano un'ondata di epuratìoni politiche. Nel dicembre 1793 quella delle Alpi toccò ad un gigantesco cd erculeo meticcio, il dominicano Alexandre Duma!> ( 1762-1806). Dura fu la '>Orte del valoroso e capace Brune t. Ripresa Tolonc, i commissari politici de li' Annata, principali responsabili dell'inutile massacro deli' Authion. lo tolsero di mezzo. per far spazio al nuovo gruppo di potere politico-militare durante l'assedio. con la falsa accusa di aver favorito la controrivoluzione a Marsiglia e di essersi accordato segretamente con de Vins per consentirg li di giungere sino al Varo. M eticolosi. que!tl i gelidi macellai gli misero in conto anche un presunto tentativo di ingannare la Convenzione nascondendole la vera entità delle perdite subite au·Authion. Convocato a Parigi, il povero Brunet fu processato e naturalmente ghigliottinato.

TI comando dell'Armata de l Varo passò così nominalmcntc a Cartaux, ma di fatto ai conunissari Saliccti. Ricord e Augusti n Robcspicrre. A inalo seguirono i generali Gauthier. nuovo capo di s tato maggiore, Bonaparte e Dejean comandante in primo e in seco ndo dell'artiglieria e Vial. del genio. Deyssanticr e Haller erano commissario ordinatorc in capo e amministratore. Tra i divisionari. bonariamente diretti dal valetudinario Dumerbion. c'erano Marquard. d'Allemagne. Séruricre Masséna. Il l O mar7.o 1794 Cartaux venne opportunamente rimosso c sostituito dal giovane Hoche ( 1768-97), che fu però arrestato il l o aprile per ordine di Pichegru. Il comando interinale toccò allora a Dumerbion. che ebbe il buon senso di affidarsi ai suoi giovani c capaci divisionari. coprendone 1·operato con la sua autorità.

142 LA GUERRA DEl LE ALPI (17 92-1796)

VI- LA TENAGLIA FRANCESE (gennaio-

giugno 1794)

"Si nous penétrons e n Piémont, alors c'est presque camme si nous étions aux portes de Rom e et de Naples. La paix avec /' lt alie doit commencer à Turin, qui en est la clej'

LA CRISI DEL P IE\-10:-.iTE

La crisi jìnan-;,iaria ed economica

Sfu m ata la g rande i l lusione dell'estate 1793, il Piemonte era alla bancarotta. La precarietà de ll a sua situazione politica ed eco nomica gli aveva prec l uso l'accesso al credito estero, mentre la mobilita.lione aveva raddoppiato le spese militari (I l milioni nel J790. 20 nel 1792) c la guerra le aveva quintuplicatc (47 nel 1793. 50 nel 1794). el 1795 le spese superarono i 55 milioni. più altri 41 milioni per le 24.896 tonnellate di grano (300.000 -;acchi x 137 lire) nece ssarie ad assicurare 128.000 razioni giornaliere di pane scadente ( 1.230 grammi) per le truppe -;arde e austriache e per le mililie.

Presto esaurita la leva fi!.calc (aume nto della carta bollata. delrimposta di registro, delle gabelle su sale, tabacco e polvere da sparo, nuove imposte sui capi di casa. i domestici e i cavalli di lu sso) . si ricorse alla vendita dei beni ecclesiastici (30 mi l ioni). poi al prestito formso sulle professioni l iberali c infine ai tagli di bi lancio, inclusa la riduzione degli s tipendi agli impiegati pubblici.

Ma il debito pubblico era ormai fuori controllo (244 milioni nel 1796) e non rimase che ricorrere all'innationc. emettendo carta moneta per 15 milioni scambiata al40 per cento del valore nominale e offrendo la monctatione degli ori e argenti privati. Gli effetti economici furono aggravati dalla diminu.done della produ7ione e dall'aumento della domanda militare deternùnati dalla guerra. che raddoppiarono i prezzi dei generi di prima nece'>sità (fra il 1790 e il 1795 il prcao del grano aumentò Jctr85 per cento. da 74 a 137 lire al sacco) .

111110\

'i reclutamenti e la for:a alle armi

Per ripianare, ma solo in parte. le l 0.000 perdite nel 1793 vennero effettuati nuovi reclutamenti provinciali. distaccando a tale scopo numerosi ufficiali e sottufficiali. Il personale delle compagnie provinciali di ri!.crva fu incorporato nei 12 battaglioni granatieri. anche nelle compagnie d'ordinanta c in quelle straniere in modo da tenerli costantemente a numero. mentre nuove reclute furono destinate a comp letare i battaglioni fucilieri e rifornire le compagnie di riserva. Furono costituite altre 2 compagnie pionieri. 6 cacciatori e 5 franche c accrcscuta la forza delle 16 compagnie leggere a 116 te s te.

Fissando convenzionalmente a 400 baionette effettive la for7a dei battaglioni e a l 00 scia bole quella degli nell'aprile 1794 le truppe al fronte, incluso il contingente austriaco, contavano 40.000 uomini e 5.500 quadrupedi. Tre quarti del totale c due terzi della fanteria erano truppe nazionali. cioè 20.000 fanti, 5.000 artiglieri. 3.200 cavalieri e dragoni c 1.000 dragoni di provianda. Le truppe straniere contavano 25 banaglioni e 6 c;quadroni. con 5.200 svincri. 800 alemanni. 800 francesi. 3.200 fanti c 800 dragoni austriaci.

Naturalmeme la forza bilanciata, che includeva anche gli indisponibili nonchè truppe e servizi territoriali. era ben superiore. Nel 1795 raggiunse il massimo di 71.738

uomini. una volta c mezza il precedente record del 1747. Diffalcati 20.000 niZLardi. savoiardi, esteri c alleati, i restami 50.000 all' 1.7 per mille della popolazione del Piemonte, la metà del tasso di mobilitazione realizzato in Francia.

L'Armora delle Alpi e /'Armaw austro-sarda

Dopo viva di-;cussione. i l regio consiglio di guerra del 6 gennaio 1794 respim,c la proposta di Graneri di rovesciare le alleanze passando con la Francia c approvò. malgrado le indignate proteste dci duchi d'Aosta c del la proposta del principe di Piemonte c degli altri due ministri di istituire 2 comandi superiori d'Armata. ciascuno su 2 Divisioni, in modo da oucnere sei alti comandi, assegnati ai 3 capitani ge nerali membri di casa Savoia e a 3 ge nerali austriaci, con in sottordine 5 maggiori ge nerali (3 piemontesi, l svinero e l austriaco).

Di con<>eguenza il duca d'Aosta a<,sunse il comando superiore delle Alpi occidentali, con le Divi sioni di e Demonte comandate dal duca di Monferrato c dal prin,cipe di Carignano. già in dicembre promosso capitano ge nerale. Avevano 22.000 fanti, con in sottordinc 3 maggior generali . il bcrnese R ockmondet ad Aosta. il piemontese Chino a Susa c Provera a Demonte.

li comando su peri ore dell'Armata austro-sarda. forte d i 14.000 fanti , fu assunto ovviamente dallo stesso de Vi ns. con la Divisione di Saorgio e una più piccola da dislocare tra Mondovì. Ceva c Ormea. La prima era comandata da Colli. con in sottordine Dellcra, pur promosso tenente genera le c gran cordone dell'Ordine Maurit.iano. L'altra da Argenteau. promosso maggior generale, con in sottordinc il parigraclo co nte Costa di Montafia.

La forza, tornata in prima linea a marzo, era così ripartita:

Annota delle Alpi (capitano generale duca d'Aosta)

10.000 in Val d'Aosta (capitano generale duca del Monferrato c maggior generale Rockmondet)

3.000 a Susa. Moncenisio e MongincHO (maggior generale Chino)

2.000 nelle valli Maira, Varaita e Grana ( maggior generale Provera) più molte militi c

7.000 nella Valle Stura a Demonte e Borgo San DalmazLO (capitano generale Carignano)

Armata austro-sarda (cap itano gene rale De Vins)

• 12.0<Xl oltre Tenda (tenenti generali Colli e Dellera)

2.000 ad Ormea (magg iori generali Argcntcau e Montafia)

Divisione di c(li'Cilleria

3.200 piemontesi c savoiardi a Pinerolo. Cavour c Savig liano 800 dragon i auwiaci ad AMi e Alessandria.

146 LA OUI:.RRA Df'LLE ALPI (
1792- 1796)

Il nuovo organigramma costrinse Strassoldo a chiedere il congedo per motivi di età e di salute. Estromise inoltre i principali avversari c detrattori di de Vins. Cordone Sant'Andrea. nominati rispettivamente gran maestro della casa reale e governatore di Asti. Latour e Dellera furono promossi tenenti generali. ma soltanto il secondo. decorato col gran cordone dell'Ordine Mauriziano. fu mantenuto in un incarico operativo. Nonostante i suoi 74 anni, Dellcra fu l'unico genera le a l'intero inverno presso le truppe. Tutti g li altri rimasero a Torino. e de Vins addirittura a letto afflitto da fistola e podagra. Colli. Argentcau, Provera, i duchi c il principe raggiunsero i propri comandi solo alla fine di aprile. tre settimane dopo l'inizio delle offensive francesi.

LA MA:-.IOVRA DI 0NEGLIA

Il piano francese: lo manm•ra anfibia su Briga e su Oneglia -Tanaro

Grazie alla levée en masse approvata il 13 agosto 1793- su proposta di Lazare Carnot ( 1753 - 1823), responsabile militare del Comitato di Salute Pubblica c futuro ..organizzatore della vinoria"- nel corso dell'inverno la forza delle due Armate francesi venne quasi triplicata dall'afflusso di giovani coscriui. salendo a 98 000 uomini, di cui 70.000 in linea contro 36.000 austro- sardi. L'Armata del Varo ne contava 58.000, di cui 40.000 in linea e 18.000 impiegati per presidiare la costa e la valle di Barcellonnette. punto di giunzione con l" Armata delle A lp i. Tno!tre le nuove leggi dell" 8 e 28 gennaio 1794 sutr·'amalgama·· tra veterani. volontari c coscritti migliorarono la s tandardizzazione delle unità tattiche. almeno quelle della fanteria di linea.

I ntanto Carnot cercava di coordinare l'impiego delle varie Armate francesi. con il Sy.wème général des opérations militaires emanato il 30 gennaio 1794 e corredato da istru1-ioni particolari per i singoli comandanti, anche allo scopo di limitare i contrasti e le interferenze dei rappresentanti in missione. Per le due Armate delle Alpi e del Varo la direttiva strategica era di debellare .il Piemonte. fidando <>ul disimpegno aus triaco. I nfatti, come scriveva da Genova l'Il febbraio 1794 François Cacault. agente francese per la Toscana. a Parigi si pensava che una volta espugnato il baluardo piemontese. il resto d'Italia s.arcbbe stato conquistato parla politique et la philosophie c non con la fo17a delle armi.

Il nuovo disegno operativo delineato da Camot prevedeva tre distinte ma convergenti operazioni: a) l'occupa.cione del Piccolo San Bernardo c del Moncenisio per minacciare Aosta e Torino; b) una nuova offensiva su Saorgio e Tenda per aprire la strada di Cuneo; c) l'occupazione di Oneg l ia e dci sovrastanti valichi sardo-genovesi di Ormca-Nava e Garessio -San Bernardo che dominavano il bivio di Ceva e le comunicazioni con Albenga. Finale e Savona.

L'operazione su Oncglia. prioritaria. doveva costringere il nemico a -;gombrare le Alpi Marittime. tagliare le comunicazioni anglo-!.ardc. rendere sicure quelle franco-genovc'>i c indurre la Repubblica a schierarsi con la Francia. Tuttavia Oneglia era una enclave in territorio genovese. Per non violarnc la neutralità il Comitato di Salute Pubblica stabilì di effettuare l"opera7ione via mare c il IO marzo destinò il famoso Hochc ( 1768 - 97) al comando della forza da sbarco in allestimento a

I.A l hNA G LIA FRANCESE ( gennaio- g i ugno 1794 ) 147

Nizza. Per la nuova offensiva su Saorgio !"Armata riccvcuc altri 13.000 uomini. riuniti a Monaco e Mentone. Aggiungendovi la divisione di Sospcllo. la forza d'attacco ne contava 20.000 (3 1 battaglioni. 17 pezzi pesanti e 20 leggeri) posti al comando di Masséna.

Nel primo trimestre del 1794 Bonaparte. ora generale. dovette occuparsi della difesa costiera della Provenza c della coM ruz.ione di una s trada militare da Niua a Lagheuo e Mcntonc per farvi transitare un treno di 40 cannoni pc!-.anti e 400 cavalli. Intanto il tenente colonnello Faultrier. so tto-direttore del parco d'artiglieria. fabbricava speciali affu s ti da montagna per i numerosi cannoni sardi da 3 e da 4, ma anche da 8 e da 12 libbre c per gli obici da 6 pollici, catturati a Niua o abbandonati dall'Armata sarda in ritirata. in tal modo fu allestito un treno di 24 pezzi da montagna. completo di una speciale forgia somcggiabilc.

La mcmorialistica filo-napoleonica sostiene però che Bonaparte abbia tro vato anche il tempo di com piere accurati sopra lluoghi sul fronte nizzardo per rendersi conto delle ragioni per cui fino ad allora erano fallite tutte le s paliate francesi. E che abbia al tempo !>tesso s tudiato. o almeno cominciato a studiare. la campagna borbonica del 1745 alla lu ce di Guibert ( 1744-9 0) c dci Principe.,· de la g11erre des montaxnes di Pierre dc Bourcet ( 1700-80). con!-.igliere del mare sc iallo Maillebois ( 1682-1762) c testimone delle campagne italiane del 1744-46 'opera. composta attorno al 1771 alla scuo la di stato maggiore di Grénoblc. circola' a privatamente grazie a varie copie manoscritte ).

Quella memorialistica attribuisce perciò a Napoleone la paternità. se non del piano strategico fissato da Carnot, almeno del piano operativo dell'Armata del Varo sottoposto da Dumerbion al nuovo co ll egio dei rappresentanti in mis sione. ora presieduto da Robespierre. Dati i suo i stretti rapporti col più giovane fratello dcll"lncorruttibile c dato il suo incaric o di comandante dcii" artiglieria d" armata. è ovvio che Bonaparte vi abbia avuto gran parte. Ma non certo inferiore fu rapporto di Ma'>séna, che era ni1 ;ardo e aveva già combattuto su quel fronte. Merito di Bonaparte fu -;emmai di aver fatto includere nel Consiglio di guerra anche Rusca. capob:maglione del genio. nonchè capo della cospirazione repubblicana nell'Alta Roia e nella Riviera di Ponente. Fu infatti proprio Ru sca a suggerire l'id ea fondamentale di attaccare !"asse Briga-Tenda da Est risalendo la valle della Ncrvia

Ini zialmente. infatti. il piano francese ripeteva lo -;chema della campagna borbonica del 1744. cioè l'attacc o al centro del dispositivo nemico. Prevede' a infatti di concentrare le forze ad isola. nell'Alta Tinéa. per sboccare in Valle Stura dal va lico della Maddalena, in modo da costringere il nemico a sgombrare l'Alto Niaardo ritirandosi ol tre Cuneo. Solo in seguito, resosi conto che il terreno non consentiva il transito del parco d'assedio necessario per Demonte e Cuneo. il comando dell'Armata accolse il suggerimento di Rusca di spos tare la direttrice d'attacco dalla Valle Stura alla po s i? ione di Saccarello- Collardente- Tenarda. !-.ituata tra la carrouabile i1 La-Cuneo e le sorge nti del Tanaro c dci torrenti Arroscia (O ne g liaAlbenga). Argentina ( Taggia ) e Ncrvia ( Dolceacqua ). per piombare su Briga c Tenda e cos trin gere gli alleati a ritirarsi Cuneo per il colle delle Finestre.

Applicando gl i insegnamenti di Bourcet sulla guerra in montagna, il nuovo piano impiegava le forze in petits paquet.\' che, muovendo in s incronia lungo l'itinerario indicato da Ru sca c secondo una minuLiosa tabella di marcia. in sei giorni avrebbero

148 LAGLE:.RRA DELLE ALPI ( 1792· 17%!

dovuto risalire le valli Roia. Ncrvia c Taggia per sfondare a tenaglia il perno orientale del dispo!.itivo nemico. occupare Bri ga e isolare Saorgio. Frattanto un anacco dive rsivo s ul fianco occ id entale dclrAuthion doveva fissare il nemico sulle proprie posi7ioni per impedirgli di reagire.

La disa.1trosa bocciatura del piano difensiro proposto da Del/era

Naturalmente anche i generali sardi avevano '\tudiato (e non pochi combattuto) le campagne de l 1745 e 1747 c conoscevano meglio del nemico l'importanza strategica delle strade Ceva- Oneglia. Ceva- Albenga c Ceva- Savona dominate dai passi di Ormea -' ava. Garessio- San Bernardo c Cadi bona- Altare. A Dell era non era del resto sfuggito il sig nificato del dispositivo nemi co. Comprendendo che rintem:ione dei francesi era di attaccare da Dolceacqua c Onc g lia, Dellera propose di schierare le truppe sulla vecchia .. linea Leutrum··. quella cioè stabilita nel 1747 dal famoso generale tede sco al servizio sabaudo ( 1692-1755). I n concreto si trauava di spostare il grosso dell'Armata Austro -Sa rda a Dolceacqua c Monte Airolo e arretrare la destra a Tenda. con una prima linea di avamposti attorno a Saorgio c posti di collegamento con la Valle Stura. Occorre sottolineare che il progeno di Dcllera non prevedeva di sta nziare truppe in territorio genovese. bensì ne ll 'enclave strategica di Mendàtica, Monte Grosso c Pian del Latte che il Reg no saba udo pos sedev a in a lta Val d'Arroscia appunto per controllare le strade Tenda- On eglia e Ceva- Oneglia. poco a monte del bivio per Albenga.

La se nsata proposta, che Dellera non potè personalmente illustrare essendo rima!.to al fronte. fu però respinta dal Con::.iglio di guerra tenuto a Torino. Benchè sostenuta dai generali veterani come Bre zé. Chatillon e Sant'Andrea e dallo stesso re. le esitazioni di Colli e il voto decisivo del pacioso ministro della Guerra. marchese Fontana di Cravanzana. fecero infatti prevalere il contrario parere di de Vins, il quale sosteneva boriosamente che Dellera non capiva nulla di arte militare c che i francesi non avrebbero mai attaccato Oneg li a per non esporsi di fianco al bombardamento della flotta inglese. Nella sua risposta a Dellera. Cravanzana usò toni sg radevoli. quasi di nutrire stolte paure. Il 31 marto Dellera replicò seccamente.

Nuove informazioni 1-.ul concent ramento di truppe francesi a Mentone raccolte dagli agenti sardi a Genova e so prattutto la notizia che il comando era stato attribuito a Masséna. convinsero definitivamente Dcllcra delle intenzioni nemiche. Perci ò rinnovò urgentemente la richic'>ta di poter occupare posi.doni opportune in territorio genovese prima che lo facesse il nemic.:o. Inchiodato a letto dalla podagra, de Vins si fidò ciecamente dci contrari rapporti degli uffi c iali del genio austriaco Marchetti e Martonitz e respinse nuovamente la richiesta di Dcllcra, confermando lo schieramento in atto e limitandosi a rinforzare le truppe di Tenda con IO battaglioni sardi (Guardie. Granatieri Reali. Pinerolo. Tortona) c a di s taccarne a l tri lO austriaci (4.000) in alta Val Tanaro c in Val B ormida. Oltre a Cosseria e Cairo gli austriaci occuparono anche località in territorio genovese. cioè Pallare. Mallare. Altare c il valico di San Giac.:omo.

Il compito delle truppe austriache. al comando di Argcnteau. era di presidiare i \alichi per One glia e Albenga. ma non per proteggere il fianco sinistro sardo. bensì

L 1\ l "'-AGLIA FR ;\1\CESE ( gennaio - giugno 1794 ) 149

per coprire l'avanguardia del corpo austriaco che si s tava raccogliendo in Lombardia e che doveva controllare la giunzione fra le Alpi Mariltime e l'Appennino Ligure. chiave d'accesso alla pianura lombarda. Lo scopo strategico dei movimenti austriaci e ra infatti di stabilire tra Ceva e Savona una linea di difesa avanzata della Lombardia sostenuta dalla flotta inglese e possibilmente dalla Repubblica di Genova, lasciando che l'offensiva francese si scaricasse sulla direttrice Saorgio- Cuneo.

La l'aritmte di Masséna: la mano1 ·ra terrestre su Oneg/ia-Tanaro

Ma proprio quando pèr scattare, il piano francese fu sconvolto da un imprevisto evento politico. Infatti, denunciato dal generale Pichegru (1761-1804) su istigazione di Saint-Just ( 1767-94). il l o aprile Hoche fu arrestato e la spcdit.ione navale su Oneglia annullata. cl consiglio di guerra tenuto a Nizza il 2 aprile. Masséna c B onaparte proposero di prendere Oneglia per via litoranea. adducendo l'assoluta necessità e urgenza di assicurare i rifornimenti dell'Armata e di prevenire le forze austriache che si andavano ammassando s ulla Bassa Bormida e nell'alta Va l Tanaro al confine sardo-ge nove se. I rappresentanti, in particolare Augustin Robcspierre. smussarono il risvolto politico del piano. certificando la necessità e l'urgenza che costringeva l'Armata a violare la sovranità genovese e allegando come pretesti. poi ratificati dalla Conve nzion e. la questione della fregata Modeste e il passo concesso dalla Repubblica alle truppe sarde che a One g lia si erano imbarcate per Tolone.

B e n fondato nelle linee generali. il piano francese non lo era altrettanto sotto il profilo tecnico-militare. Infatti a Ma!)séna fu assegnata soltanto metà delle forze disponibili. cioè appena 20.000 uomini. mentre il resto fu destinato a compiere attacchi non mcramentc diversivi verso il colle delle Finestre (Divisione Garnier) e la dcstra della Roia (Divisione Marquard). Rusca obiettò invano che estendere la manovra su un fronte di 40 km c suddividere la forLa d'attacco fra le due operazioni significava compromettere la riuscita dell'offensiva su Tenda. Dum e rbi on. anch ·egli comc dc Vi n!> inchiodato a letto dalla podagra. non volle apportarvi ulteriori modifiche.

La mwwvra francese su Pigna, Trioru e Oneglia (5-10 aprile)

Il 5 aprile. nelle stesse ore in cui. a Torino, Colli riceveva il comando in capo del Corpo di Tenda. Mas!>éna decampò da Mentone. All'alba del 6 Garnier e Marquard attaccarono la destra e il centro austro-'>ardi. Al Belvedere Colli di Felillano, col 1° cacciatori c milizie del contado, riuscì facilmente a ributtare il nemico oltre la Yesubia. ma al centro gli austro -s ardi dovettero sgombrare gli avamposti della Focaccia, Mantegas e Morigo ne ritirandosi su Millcforche e il Raus e più a sinistra Béola, la Croce di Gan e la ridotta di Colla Bassa. ripa!>sando la Roia c i a Breglio.

Nelle stesse ore Masséna varcava il confine genovese a Ventimiglia. incurante delle rimostranze del governatore Spinola. e anzi !>pcdì una compagnia di granatieri

150 LA GLERR \ DI-l 1.1: ALPI ( 1792 1796)
LA BATIAGLIA DI BRI GA

a sloggiarlo addirittura dal castello assieme al presidio di 40 invalidi. Solo l'intervento dci rappresentanti convinse Masséna a recedere dall'inutile provocazione e a restituire a Spinola quel simulacro di sovranità genovese.

Nella giornata del 7 aprile. per vie impervie c innevate. l'ala destra francese raggiunse le posi7ioni di Testa di Giò. Pigna. Triora e Taggia. basi d'attacco su Saorgio. Colleardcnte e Oneglia. Partita da Sospello, la colonna della Roia (Divisione Haumel) prese la ridotta del Forcoin c pro seg uì verso Saorgio attestandosi sul Monte Giove (Testa di Giò). Più a E st. la 2a Di visione Monnier la Nervia. raggiungendo Pigna dopo 16 ore di marcia. seguita dalla Divisione di Riserva Laharpe che si auestò a Dolceacqua. Masséna. co n la propria Divisione comandata da Mouret e accompagnato da Bon aparte e dai rappresentanti, proseguì a sua volta lungo la costa per Bordighera e Sanremo e. giunto a Taggia. suddivise ulteriormente le 1.uc forze in due colonne, una verso Oneglia e una con la quale risalì la valle fino a Triora. base d'attacco cont ro i monti Pelle grino e Saccarello, avamposti orientale c settentrionale di Colle Ardente.

Lo Messo giorno Dellera seppe che il nemico aveva invaso il territorio genovese. Intuita la g ravità della situazione, spedì subito le milizie di Briga a controllare l'erto passo di Tanarda. non presidiato a causa della neve e del freddo, ma la fitta nebbia scoraggiò la ricognizione.

L'offensiva francese scauò debolmente 1'8 aprile. mentre la notizia delroffensiva raggiungeva Torino gettando nel panico la corte e lo stesso alto comando austro-sardo. L'attacco su Saorgio fu alleggerito dalla neve e dalla difficoltà dei luoghi. Resp into dal tiro di infilata dalle poderose batterie di Saint-Amour e dalle truppe accorse da Breglio (in particolare dal 2° Mondovì ) llaumel dovette retrocedere su Lantosca e di Giò. Anche la contemporanea ricognizione tentata sulla Tanarda dalla Brigata Lebrun fu bloccata dalla neve. Lebrun doveuc pertanto ripiegare su Pigna congiungendosi co n Monnicr. lasciando sull'impervio passo una piccola vedetta di 60 uomini.

Frattanto metta Di' i-;ione :vlourct entrava nel principato di Oneglia. difeso dal maggior generale Montafia con 3.000 regolari c 1.500 miliLie. in teoria sostenuti dag li austriaci di Argenteau. c he però si guardarono bene dall'intervenire. Montafia aveva rinforzato gli avamposti nordorientali delle alte valli Taggia c Arroscia (Carpasio. Rezzo e Colle del Pi11o) ver!.o Pieve di Teco e ordinato aJ di Oncglia. composto di tedeschi e di 400 soldati del Re ggimento Nuova Marina (poi Oncglia), di attestarsi fortemente ad Ovest della città. sulla posizione di Sant'Agata coperta da l torrente Impero. Ma l'attacco congiunto di Mouret e Laharpe convin-.c il governatore La Piace e Montafia a ritirarsi dopo lieve rcsiMenza. per non rischiare. il primo. di restare tagliato fuori da Ormea e l 'altro, di lasciare scoperto il Tanarcllo, raggiungibile da Triora. L'arretramento di Montafia e lo sganciamcnto di La Piace attraverso le valli Impero c Arroscia riuscirono perfettamente e la del IO aprile le truppe sarde raggiunsero le posiLioni di Colle Ardente, Tanarello c Colle di Nava. co ll egandosi con l'avanguardia di Argentcau.

I ntanto Mourct entrava a Oneglia catturandovi 12 cannoni di bronto e imponendo una durissima contributione di guerra. anche allo di punire l'indomita città per l'ostinata resistenza del 1793 c per l' audacia della sua tlottiglia corsara. Quest'ultima !.i <,alvò interamente. all'boia d'Elba e riprendendo poi ad operare

LA TC\AGLIA FR t\ 'CF.SE ( gennaoo- giugno 1794) 151

dalla base borbonica di Porto Longone (Porto At.zurro). In seguito, su consiglio di Bonaparte. Mouret proseguì lungo la costa occupando anche Albenga. da dove il 16 aprile si spinse fino all'altra enclave sabauda di Loano.

Mentre da Torino Colli. Provera c Argenteau partivano di gran carriera per raggiungere il fronte. lo stesso 8 aprile Dcllcra aveva tenuto a Briga un inconcludente consiglio di guerra e per precauzione il caval ier di Revel aveva tracciato un piano di ritirata ge nerale a Tenda. A sera . finalmente, C olli arrivò a Bri ga e assunse il comando, decidendo di resistere a Breglio c sulle alture ad Est di Saorgio c Briga. Il mattino de l 9 Colli assegnò a Bcllcgarde, brigadiere dci Granatieri Reali, la po s izione di Colle Ardente c un presidio di 3 battaglioni (Asti c l o cacciatori). inoltre spedì a Tanarda un corpo franco di l 00 contrabbandie ri in gaggiati a Bri ga dal capitano Maulandi (o Morandi ?) per 20 lire a testa, sostenu ti da l .000 reclute del Pinerolo (colo nnello Radicali di Marmorito) che dov eva no invece attestarsi alle quote già sgombre di neve (Cime di Marta. di Piné e del Bosco).

Alla Tanard a 200 arditi di Maulandi (volontari e granatieri reali) sorpresero c massacrarono il piccolo pre sidio francese, già :.cmicongelato dentro il "baraccone". ma il rischio di fare la stessa fine li convinse a tornar subito a Briga <:o n l 4 prigionieri incluso il comandante nemi<:o. Ciò consentì alla 118a Mcaa Bri ga ta ( Lebrun ) di rioccupare la cruciale posizione in attesa che lo scioglimento delle nevi conscnti'>'>e l'attacco generale . ma l' 11 aprile, anche stavolta gra.lic alla nebbia. i granatieri reali di Bellcgarde ripresero la Tanarda, che Maulandi provvide ad asserragliare.

TI IO aprile. g ià fortemente allarmato, Vittorio Amedeo deci se di scavalc.:arc il defatigante nego7iato militare col governatore di Milan o c spedì Albarey in Belgio. direttamente dall'imperatore. col mandato di ottenere a qualunque prezzo un formale accordo difensivo.

L.R num·e posi-:ioni dell'Armata Ausrro -Sa rda

Nel frattempo. assistito da Maulandi c dagli ufficiali del genio Malau ssc na c Dc Marti nel. Colli provvedeva a rinfornre le nuove linee difensive già imbastite da Montati a. ' uova ba'>c dell'ala sinistra sarda fu il campo trincerato cretto sulle alture di Marta, a Nord-Est di Saorgio. a Sud-Est di Briga. a Nord della Tanarda e a Sud-Ove'>t del settore Colle Ardente - Sacca re! lo. I l campo era protetto dalla grande ridotta dj Felt.l (sul poggio della Testa dell'Afe!) c collegato a Colle Ardente dalle opere secondarie della testa di Nava. La ridotta del Colle Ardente dominava le altre, sbarrando le st rade provenienti da Triora con un ava mpo sto al Monte Pelleg rino.

Il fianco s ini s tro del Co lle era coperto dal bosco di Sanson. che lo collegava più a Nord-Est con altre 3 ridotte ( la Saccarclla, Cima di Bosco c Cima di Barbon) le quali sbarravano i sentieri che da Triora. La Rocchetta e Mendatica conducevano oltre colle Ardente e sui fianchi orientali del Saccarcllo e del di Tanarcllo. Ancora più a Nord un 'u ltima ridotta s barrava il passo di Ciaggia, dal quale il nemico avrebbe potuto aggirare le posi.lioni sarde c raggiungere direttamente sia Tenda che l'Alta Val Tanaro. da dove poteva piombare sul fianco occidentale di Argenteau.

La linea delle ridotte sarde era ben situata, anche ),C Colli trascurò di sbarrare il passo della Madonna della Fontana. poco a Nord del Monte Pellegrino, e di s tabilire

152 L\ GUERRA DCLU:. ALPI( 1792 1796)

lungo il primo tratto del Tana ro una linea di collegamento tra Ciaggia e l 'ava mposto austriaco di Ponte di Nava. Ma circa quest'ultimo punto la re1.ponsabilità di Colli è nettamente inferiore rispetto a quella del suo collega Argenteau. comandante dell'es trema Austro-Sarda, che. l ungi dal cooperare con il resto dell'Armata da cui formalmente dipendeva, adot t ò cri teri del tutto autonom i c addiritt ura in cont ra sto con la difesa ad oltranza del versante nizzardo di Tenda decisa da Colli su ordine di de Vins. Ma d'altra parte e ra stato lo s t esso de Vins ad impartire ad Argcnteau un ordine tendenzialmente opposto. quello cioè di coprire il concentramento della forze aus tr iac he nella Val Bormida allo scopo di prevenire u n even tu a le spostamento delle operazio ni francesi verso le Langhe c la Lombardia. Di conseguenza, invece di raffor7are la difesa di Ponte di Nava s postandovi la numerosa artiglieria pesante, Argcnteau si limit ò a presidiarla con 3 battaglioni (4° Leggero Bellegarde. l Lombardia c 4 compagnie Cap rara) c 2 cannoncini da montagna, tenendo l'artiglieria inutilizzata ad Ormea ed erigendo poderose quanto premature fortificazioni al passo del San Bernando. a copertu ra di Ceva e della Val Tanaro.

Il vero errore di Colli fu invece di non concentrare forze sufficie nti a presidiare il se ttore Tanarda -Tanarello. Il comandante a ust ro -s ardo prestò infatti troppa fede agli allarmati rapporti di Provera, comandante della sua Ala Destra. il quale esagerava la minaccia nemica in direzione del colle delle Finestre e chiedeva continuamente rinforLi. Pur non accordandoglieli. Colli non osò sguarnire il settore di Provera. limitandosi a spostare appena 5 battaglioni da l settore centrale all'Ala Sinistra . dove in definitiva furono impiegati appena 6.000 uomini. Non erano pochi in rapporto alle fol7e poi effettivamente impiegate dal nemico (8.500) ma lo erano decisamen te in rapporto all'estensione del fronte, 6 chilometri. c soprattutto delle trincee da presidiare.

Alla vigilia della battaglia (25 aprile) l'Ala sinistra sarda c.:ontava in tutto 13 battaglioni sardi e 2 austriaci più il corpo franco. In prima linea erano 5.000 uomini (corpo franco e 12 battaglioni). così distribuiti:

• ridotta del la Tanarda: 2 compag nie a turno distaccare dal Reg gimento Belgioioso

campo di Marta: brigadiere Vitale con 2 battaglioni (l e l Asti)

ridotta di Feltz: colonnello Mussano col J• Guardie (Saint Sulpice). 2 cannoni da montag na e spingarde

• cima del Co lle Ardente c ritlolla Bosco Bruciato: brigadiere Radicati con 2 battaglioni ( l Belgioioso c 1° Tortona)

bosco di San\on: l battaglione cacciawri

cima del brigadiere Bcllcgardc con 3 battaglioni (l o e 2° Granatieri Reali. l Piemonte)

ridotta Saccarella: l compagnia del 2° Guardie

• avampo!>ti di Monte Pellegrino e Buna corpo franco poi 2 compagnie del 2° Guardie

ridotta Cima di Bosco: l co mpagnia del 2° Guardie c 2 pcui (sergente Borgnonc)

ridotta Cima Barbon: l battaglione Piemonte (Saluno)

ridotta Ciaggia: 2° Niua (tenente colonnello Grimaldi).

Il servi7io agli avamposti era espletato a turno con cambio ogni 24 ore. Altri 1.200 provinciali guarnivano la seconda linea, dislocata a ridosso di Briga su lle alture di

l •\ TENAGLI ;\ FRI\ \'CtSE giugno 153

fronte alle cime di Piné e del Bosco , coi rispettivi capi-;aldi di Praia (2° Pinerolo e 6 cannoni) e Testa di Nava (l o Pinerolo c 2° Tortona ).

La neutrali-:.;.a:ione della Divisione Argenreau (l 1-17 aprile)

In cinque giorni la manovra francese aveva ottenuto risultati importanti ma non decisivi e comunque inferiori alle aspettative. non avendo conseguito robicttivo più importante, cioè la presa di Briga. Masséna fu perciò costretto a lasciare a Laharpe il comando delle truppe concentrate a Monte Alto e correre a giustificarsi ad Oneglia. dove l' 11 aprile fu accolto freddamente dai rappresentanti. che già parlavano di destituirlo. Fu Bonaparte a sostenerlo c a concordare con lui un nuovo piano intermedio, tendente a impadronirsi di Ponte di Nava per interrompere ogni collegamento tra i 4.500 uomini di Argenteau c i 6.000 dell'Ala Siniwa di Colli: lo stesso criterio che verrà ripetuto esattamente due anni dopo da Bonaparte sul fronte delle Langhe.

A tale scopo la Divisione Mourct fu richiamata dalla costa, dove lasciò di presidio la Brigata Cervoni. Lasciati Haumcl c François di fronte alla lànarda e al Colle Ardente per guardarsi illianco sinistro, Ma.;;séna e Mouret si f>p<)S(arono dalla Val Taggia alla Valle Arroscia attraverso i monti Fronte e Mongia c il 15 aprile si attestarono poco ad Ovest di Ponte di Nava. mentre da Oneglia la Brigata Brusl é. accompagnata da Bonaparte e dai rappresentanti. raggiungeva la Valle Arroscia risalendo il torrente Impero.

TI 16 aprile, senza attendere il previsto arrivo della Divisione Laharpe. il battaglione cacciatori di Mouret, subito seguito da altri 5 . attaccò l'avamposto della cappella di Sa'n Bernardo, subito sgombrato dal Reggimento Lombardia (colonnello Farigliano c tenente colonnello Guibert) che si ritirò in buon ordine coper1o dalla compagnia Incisa di Santo Stefano. Le uniche perdite \arde furono 50 uomini catturati a Cantarana assieme al capitano di milizia Leone. Mentre il nemico occupava il ponte di Nava. Argcntcau -.gombrava Ormea e San Bernardo ripiegando -.u Bagnasco e il giorno dopo su Ceva. protestando di essere stato abbandonato da Colli c di non volervi a\ ere più nulla a che fare: asserLionc non solo irresponsabile. ma addirittura spudorata, dal momento che Argentcau non solo non aveva fatto nulla per difendere la cruciale posizione eli Ponte di Nava, ma aveva anche riliutato i rinforzi offertigli da Colli.

Frattanto Mas-;éna entrava in Ormea e i 100 invalidi di presidio nel arrendevano dopo aver invano cercato di negoziare un simulacro di resistenza per c;al\are ronorc delle armi. Nella stessa giornata del 17 aprile Masséna occupò senza colpo ferire anche il castello c i magcvzini di Garessio. trovandovi grande quantità di viveri e le armi stipate per la miliz.ia (100 fucili da guerra c 2.500 da caccia). Il resto de l magro bottino francese includ eva altri 50 valetudinari sardi e 12 vecchi cannoni con le armi del Re Sole, preda bellica piemontese fana novant'anni prima durante la guerra di succcs-.ione spagnola.

Il diversii'O sul Belvedere e la ma11Mra d'artacco su Briga ( 18-26 aprile)

Colli apprese il 18 della ritirata di Argenteau e. comprendendo il segretO disegno strategico perse ogni di ricevere rinforzi. Invano sollecitato. il 20

154 LA GUERRA DELLE ALPI ( 1792-17961

aprile de Vins gli rispose di non poter fare di più di quanto aveva già disposto per difendere Ceva c Mondovì c gli ordinò di tenere le posizioni fino allo scioglimento delle nevi e ritimrsi poi su Tenda. intanto Masséna era tornato ad Ormea dove. grazie alla collaborazione di Bonaparte, gli di togliers i dai piedi i rappresentanti rispedcndo li a Ni;.za latori di richieste per Dumerbion, c potè dedicarsi senza petulanze cd assilli a ispcLionare il fronte assieme a Rusca e al capo di stato maggiore Monnier.

Lasciato Mouret a Garessio. Masséna aveva sottomano appena 3.600 fanti di H aumcl e Bruslé (6 battag l ioni) e 200 zappatori di Ru sca con i quali decise di attaccare la Tanarda c la ridotta di Fcltz e aggirare Colle Ardente per il bosco di Sanson. Riu\CÌ tuttavia a recuperare altri 5.000 uomini dalle posizioni vicine: J .200 li lasciò in riserva a Testa di Giò con Lebrun. e il resto, s uddi viso in tre deboli colonne di 1.900, 1.300 e 600 uomini ( Fran çois. Fiorella e Cervoni) li destinò ad infiltrarsi tra le ridotte c i passi più settentrionali muovendo dalla Rocchetta e da Mendatico.

Su suggerimento di Ru sca . tutte le colonne dovevano convergere il più rapidamente possibile su Briga c in particolare occupare la cima di Piné. un poggio di fronte al convento di San Dalmazzo che dominava la strada per Tenda. In tal modo si sarebbe tagliata la linea di ritirata del nemico, obbligandolo a rifluire verso il valico occ identale delle Finestre c a lasciare scoperto l 'accesso a Cuneo e Mondovì. Errore di Masséna fu di aver destinato l solo battaglione. anzichè l'imera Brigata Cervoni. al forzamento del passo di Ciaggia. dal quale si poteva non solo aggirare l'intera pos ir.ione del Saccare ll o, ma soprattutto raggiungere Upega sul versante piemontese delle Alpi Marittime e di qui precedere i regi a Limone.

L' attacco era pianificato per il 25 aprile. Intanto il 19 aprile 1 brigate dell'ala sinistra francese ( Di visione Garnier) effettuarono un attacco diversivo sul Bel vedere. La Brigata Mo nléon si accanì in parti co lare sulla ridotta di San Severo, difesa dalla co mpagnia franca degli em igrati. In cura nti della fucileria e dci macigni che dall'altura soprastante 200 c roati facevano rotolare su di loro. i repubblicani riuscirono a penetrare nella trincea scannando c le degli odiati traditori. Soltanto la notte sospese il combattimento consentendo ai croati di scendere per il pendio e trarre in salvo i pochi emigrati superstiti, tra cui il cap itano dc Bor111eaud c il tenente Forbin, entrambi gravemente feriti. La carneficina costò la vita a 250 repubblicani contro 70 emigrati e 35 croati.

Il 22 aprile. nelle ore in cui l'Armata delle Alpi occupava il Piccolo San Bernardo scende ndo nella Valle Mas séna compì personalmente una ricognizione ver-.o la Tanarda e la Cima di Marta. Il 25 i tiragliatori francesi effettuarono i primi attacchi di assaggio contro gli avamposti del Pellegrino e Buna Rossa e laridotta Saccarella. Durant e la notte il corpo franco respinse al ba'\SO le guardie lasciate dal nemico pendio del Pellegrino. Gli zappatori di Rusca lavorarono l'intera giornata del 26 per aprire i varchi ingombri dalla neve e durante la notte i pionieri aprirono un sentiero di accesso alla Tanarda piazzandovi 2 peui per prendere di sbieco il Baraccone occupato da 200 austriaci.

La resisten::a sarda (mauino del 27 aprile)

L'attacco !>Cattò all'alba del27 aprile su ll'inter a estensione del fronte. Gli attacchi sferrati contro l'ala destra sarda avevano esscnLialmentc scopo diversivo, ma eb-

L\ 11-'IAGI.IAFR\'ICESE cgennaio - gwgno 179-1 1 155

bero un insperato successo. !>Ubito sfruttato da Dumerbion. L'ala sini-;tra francese attaccò su tre colonne. due ai lati sugli avamposti di Milleforche (D'AIIemagne) c di Breglio (Jardin) e una principale al centro (Barquier) sulla ridotta della Colla Bassa e il fortino di Beola. Trecento miliziani. che difendevano un avamposto di Beola. si dettero alla fuga comunicando il panico ai difem.ori del fortino. dove i cacciatori di Barquier catturarono 20 ufficiali e 250 uomini. D'Allemagne ne approlittò per 1\vanLare sino al torrente Cairos c discenderlo fino alla Roia attestandosi a Ovest di Saorgio. mentre più a valle Jardin riusciva a forzare il passo della Roia a Breglio c minacciare Saorgio dalla riva opposta. Allora Dumerbion fece intervenire la riserva (Marquard) gettandola contro il fianco destro del campo di Marta.

All"ala destra francese. Bruslé impiegò alcune ore per occupare la Tanarda. il cui presidio ripiegò in ordine sul campo di Marta. Intanto il resto della Divisione Haumel attaccava la triplice cinta della ridotta di Feltz. incurante della mitraglia sarda. Verso mezzogiorno si giunse a l corpo a corpo all'arma bianca e la morte dell'aiutante generale Langlois raddoppiò la furia dei granatieri francesi finchè i resti del l o Guardie (90 uomini su 300) !>Camparono nella selva di Sanson. da dove assieme ai cacciatori g uadagnarono la ridotta di Bosco Bruciato. Caddero il capitano M au landi, nonchè 3 sergenti e 2 capitani delle Guardie (Viterbo dei cacciatori c Gaspare Germagnano, terzo dopo i fratelli Angelo e Giuseppe caduti aii'Authion e a Tolone) mentre 3 subalterni furono fatti prigionieri (Bagnolo, Mussano c Paolucci). Feriti furono il maggiore Saint Sulpice e il capitano Moncrivello. entrambi promos'>i sul campo al grado superiore.

Fallirono invece gli attacchi sferrati più a Nord con for;.e insufficienti. Tre battaglioni c 100 zappatori di François non riuscirono a sloggiare le 2 compagnie trincerate alla Saccarella (4a del 2° Guardie. tenente Montezemolo e sergente Viretti) e al Pellegrino (Piemonte) che erano sostenute da l cannone diretto dal tenente Filippi. Cadde tuttavia ucciso il capitano Vernante di Piemonte.

Poco più a Nord il capitano Vialardi. con altre 2 compagnie del 2° Guardie. fermò le 13 compagnie leggere di Fiorella. Dopo 3 ore Vialardi. che si era già distinto alla Giletta. l>gombrò la ridotta inferiore di Butta Rossa ripiegando su quella sovrastante c più importante di Cima di Bosco. tenuta dal tenente La Flcchère con 60 guardie e 2 pezzi serviti dal plotone del sergente Borgnonc (''Virle"). Le 4 compagnie francesi che tentarono l'inseguimento furono respinte dalla mitraglia. mentre il battaglione Cervoni. che doveva sostenere il fianco destro di Fiorella, fu a sua volta fermato dal tiro di fianco e di rronte proveniente dalle ridouc di Cima Barbone del passso di Ciaggia. Dopo qualche esitazione. Fiorella decise di attaccare ugualmente e il primo scaglione andò all'assalto intonando Mourir pour fu patrie c 'esrle .mrr le plll.\ di[( ne d'envie.

Re!>osi conto che Fiorella aveva diviso le proprie forze in due scaglioni. Bellegarde ordinò ai battaglioni Saluzzo (Piemonte) e Grimaldi (Nizza) di uscire dalle ridotte e aggirare la colonna nemica per tagliarle l a ritirata su Mendatica. Ordini'> inoltre al maggiore Mocchia di San Michele di scendere dal Saccarello con 300 granatieri reali per un impervio sentiero che a sinistra della Butta Ro!>sa. proprio in mezzo ai due scaglioni nemici. San Michele contestò aspramente l'ordine, sostenendo che era un anardo sfilare sotto le dominanti posizioni nemiche del Pellegrino. ma poi si rassegnò ad eseguirlo. Eppure ebbe pieno successo. pcrchè all'apparire dei gra-

156 LA GUERRA 1)1 1.1 1-,ALPI <1792-1796)

natieri piemontesi lo scaglione di testa fu preso dal panico c. abbandonando l'assalto della Cima del Bosco, si dette a fuga precipitosa per i burroni. li panico contagiò anche lo scaglione rimasto a Buna Rossa quando scambiò per una terza colonna piemontese un rinforzo di 500 francesi che accorreva dalla cima del Pellegrino. r soldati fuggirono in disordine, gridando al tradimento e sparandosi tra di loro, e lo stesso Fiore lla fu travolto dai fuggiaschi e sp into in un burrone. da dove fu tratto. pesto c malconcio, sol tant o il giorno seguente. Le perdit e francesi ammo nt aro no a l maggiore, 14 ufficiali e 3 16 soldati, quelle sarde a l 63 ( 14 morti. 89 feriti. 23 prigionieri c 37 disertori).

Verso mezzogiorno. approfittando del successo, il tenente colonnello Santarosa ordinò a Vialardi di fare una !>ortita da Cima del Bosco cd egli stesso guidò il contrattacco alla baionetta contro la colonna François. accordando alla 4a compagnia del 2° Guardie l'onore. reclamato su iniziativa del sergente Virelti e del caporale Garonclli. di precedere il proprio bauaglionc di Granatieri Reali. l francesi riuscirono però ad attestarsi su un poggio di fronte alla Saccarella c la loro fucileria provocò gravi perdite ai piemontesi. l tencllli Massimiliano Lanza Cordcro di Montezemolo e Barbavara. feriti. furono salvati dalla guardia Operti e dal sergente Audi, dei Granatieri Reali. Poco dopo Audi ferì a fucilate il tenente colonnello La Bruyclle e, caricatoselo spalle, lo sottrasse alla barbara furia dei suoi stessi commilitoni. che avrebbero voluto finirlo e derubarlo. Venne leggermente ferito anche il sedicenne Eugenio Costa di B eauregard . souotenentc dci Granatieri Reali. portato in salvo dal padre, maggiore dello stesso corpo addeuo allo Stato Maggiore di Colli.

Lo sganciamento sardo (pomerit:gio e 11otte de/27 aprile)

Padrone della Tanarda e di Fcltz, ve rso l'una del pomeriggio Masséna ordinò ad Haumel di dare la sca lata a l ripido sentiero imprati cabile ai cannoni, che conduceva alla dominante e ben munita ridotta dci Colle Ardente, difesa da Mussano con 500 uomini inclusi guardie e cacciatori ripiegati da Feltz c dal bosco di Sanson. Investita dalla mitraglia c dai macigni rovesciati dai difensori, dopo 2 ore di vani assalti la colonna H aumel fu obbligata a desistere. Masséna fece allora intervenire Brusié. che nel frattempo aveva preso la ridotta di Bosco B ruciato difesa dai cacciatori guardie del capitano Cavalchini. Bruslé giunse ai parapetti, ma fu ucciso da una fucilata c anche i suoi granatieri. dcmorali'lt.ati c decimati, dovettero ripiegare. Furioso. Masséna chiamò François, attestato al Pellegrino. ma questi gli rispose di non poter esporre il fianco ad una nuova so rtita di Bellegarde mentre attraversava i burroni c he lo separavano da Colle Ardente.

Intant o Colli aveva deciso d i ripiegare sulla seconda linea di resistenza e alle 15 Vitale c Mu ssano ricevettero l" ord in e di abbandonare Marta e Colle Ardente. Mentre tornava all'attacco, Haumcl <;i accorse che il nemico stava abbandonando la posizione c. dopo aver ordinato a Pìjon di tallonarlo. si riorganittò per precederlo sulle alture delle Li niéras (da non confondere con le omonime alture sutropposto lato della Roia che erano state teatro della battaglia dell' Authion). Ma Colli, reputandole troppo esposte. preferì concentrare la resistenza al campo di Praia, composto di varie opere staccate ma cooperanti. Rusca ce re<'> di convincere Masséna ad attaccarlo

LA 1-'RA/\CESE (gennaio- giuj!ne> 1794) 157

subito per occupare al più presto il poggio strategico di fronte a San Dalmaao tagliando la ritirata al nemico. Tuttavia Masséna ignorava sia lo sgombero del campo di Marta sia i successi di Dumerbion oltre la R oia c rinviò l'attacco a l mattino seguente, non avventurarsi di notte tra quelle gole con la sola Di visione H aumel. stremata daJie perdite, dalla fatica e dalla fame.

In questo modo Colli guadagnò ore preziose per disporre la ritirata generale. Durante la notte Bellegarde evacuò il Saccarello con le artiglierie e gli attrezzi da campo abbandonando solo le logore tende. e marciò per sentieri ignoti e con la neve sino alla cintola fino ad Upega c al monte Camino, nuovo caposaldo ad Est del colle di Tenda. Intanto Provera evacuava l' Authion e Milleforchc collocandosi tra Monte Cappelletto c casa di Cairos. mentre Vitale si attestava presso Fontan dietro il torrente Bendola, a cavallo della linea di ritirata. collegato a sinistra con il campo di Praia. dove si trovavano Colli e Dellcra.

lA caduta di Briga e la ritirata sarda (28-29 aprile)

All'alba Masséna marciò su Briga, ma dovette fermarsi di fronte aJ contiguo campo di Praia per attendere François e Fiorella. Alle 9. stanco di aspettare, Masséna ordinò a Lebrun di iniziare l'attacco. Questo si rivelò più difficile del previsto, sotto il tiro preciso della batteria di 6 cannoni di medio calibro (2 da otto e 4 da sei) diretta dal tenente Filippi e da l sergente "Virle" e le frane di macigni provocate dai difenson.

Alle tre del pomeriggio, dopo sei ore di combattimento. app rofittando del turno di riposo concesso ai fucilieri provinciali, il nemico irruppe nel settore di sinistra espugnando la batteria. Preso dal panico, l'intero Reggimento Pinerolo fuggì in disordine a Briga. invano trattenuto dal suo colonnello Radicati di :\1annorito. Imprecando aJia viltà dei suoi soldati, Radicati continuò a resbtere con pochi prodi fino alle 16. quando cadde ucciso. Cedettero allora anche il Belgioioso e 50 superstiti del co rpo franco. Catturato il capitano Morandi, Haumel s i gettò ali" inseguimento, mentre Bruslé attaccava Testa di Nava. tenacemente difesa da 4 battaglioni- l granati e ri (Guardie. Monferrato e Piemonte). l austriaco (Belgioioso) e 2 provinciali (Tortona) -più l distaccamento di Granatieri Reali.

A questo punto Colli decise lo sganciamento. lasciando in retroguardia soltanto 3 compagnie (D'Yenne delle Guardie, Luzerna dei granatieri di Monferrato c Pcrrin d' Athénaz dei Granatieri Reali) sostenute da l cannone e dai Pionieri di Fiume!. Al tramonto i francesi espugnarono al l a baionetta la cima di Piné, il poggio strategico che dominava la carrozzabile. senza poter più impedire la ritirata sarda. Secondo alcune fonri. lo stesso Colli avrebbe cor'>O il rischio di e%ere catturato dal nemico c si sarebbe salvato soltanto grazie ad un travestimento. Secondo Pinclli questa notizia potrebbe deri\ are da una confusione con la sone del marchese Colli di Feli7tano. comandante del valoroso l o cacciatori. i l quale, dalla parte opposta del fronte. dovette aprirsi la strada per il colle delle Pinestre combattendo duramente contro le truppe di Garnier.

Si è calcolato che negli scontri del 6-28 aprile Colli abbia perso soltanto 700 uomini (metà dei quali morti e feriti e il resto prigionieri o disertori) e la batteria di me-

158 L.AGLI-.RRA DELLE ALPI ( 17n- 17% 1

dio ca li bro lasciata al campo di Praia, ma alla radunata a Tenda mancavano 3.000 uomini. un quarto degli effettivi, senza contare 16 cannoni da montagna, in gran parte abbandonati durante la ritirata notturna. Con le truppe in gran parte s tremate e disperse su un fronte assai esteso. Masséna rimase di fatto inattivo per un'intera settimana e soltanto il 7 maggio. come diremo, fu in condizione di attaccare Tenda.

L'evacua::.ione di Saorgio e la.fucila::Jone di Saint-Amour

La ritirata di Vitale aveva tagliato fuori Saorgio. Il famoso forte era in realtà una semplice batteria. Imponente e forse imprendibile dal basso, e ra inoltre indifeso ai fianchi e alle spalle e dominato dalla cresta di Pey ramont. Inutile sotto il profilo militare, conservava però un alto valore simbolico e ciò spiega lo strano o rdine impartito da Colli nel pomeriggio del 27 aprile al governato re, colonnello Giuseppe Muffat cavaliere di Saint-Amour. di tenersi pronto ad evacuare la guarnigione ( 160 cannonieri e invalidi) non appena fosse cominciata la ritirata genera le. restando però nel forte per tenerlo (con i soli ufficiali?) il più a lungo possib il e.

Come si è già detto, Vitale evacuò g l i avamposti durante la notte, rompendo i ponti su lla Bendola. All'alba Lebrun avanzò dalla Testa di Giò per il passo di Muratone, passando il tonente a monte di Casto. Nella tarda mattinata le tr u ppe sarde in ritirata sos tarono brevemente nel forte e Saint-Amour so ttopose gli ordini di Colli a l cons iglio di difesa. Contro il parere degli altri ufficiali. decise l'cvacil : z ior.e. effettuata nel primo pomeriggio . dopo aver inchiodato i pochi cannoni c bagnato J.- lJOive ri. La sera stessa del 28 aprile, insospettito dal si len zio che regnava nel forte c spcditavi una ricognizione, Lebrun ne prese possesso. Gravi sotto l'a spet to psicologico, dal punto di vis ta strettamente operativo le conseguenze furono però ir rilevanti, perchè l'occupazione del forte non dette al nemico alcun sos tan zia le vantaggio aggiuntivo. Bonaparte anivato a Saorgio a cose fatte millantò in seguito di aver imposto la resa alla fortezza . probabilmente ignorando il vero svolg imento dei fat t i e in particolare la dura sorte di Saint- Amour. Costui. senza rendersi conto di aver violato la consegna interpretando gli ordini ricevuti . il 29 aprile si era candidamente presentato a Tenda dove CoiJi l'aveva accolto freddamente, ordinandogli d i andare a d iscolparsi a Torino e facendolo precedere da un rapporto sfavorevole. Arrestato a Savigliano, il 12 maggio Saint- Amour venne deferito al consiglio di guena presieduto dal governatore -jelfa C i ttadella di Torino. marchese Doria di Cirié. Invano il co lonnello si appellò alla clemenza sovrana, rinunciando a cavill-are in conf.ronto con i testi d'accusa . Valutata serenamente . la sua colpa era piuttosto lieve: formalmente aveva sbagliato. ma il lieve vantaggio dato ai francesi non aveva avuto conseguenze apprezzabili. Era figlio. nipote e pronipote di gellerali e fratello di un marchese brigadiere di cava lleria e di a ltri tre ufficiali dell'Arma, incluso il comandante dei Dragoni di Sardegna. Ma l a nobi l tà della sua famiglia risaliva soltanto al 1720 e il primo incarico di corte . per il fratelto marche se, arrivò solo nel 1796. Così fu sacrificato per dare un esempio: condannato a morte. venne fucilato nella piazza d ' armi fuori Porta Susa il pomeri gg io del 3 giugno. Il forte fu distrutto in agosto dai minatori francesi.

Grigio burocrate di prov incia. tenacemente odiato dalla cittadinanza di Saorgio. dalla quale, applicando ie disposizioni degli intendenti genera li della Contea e del -

LA TENAGLIA FRANCESE (ge nnaio · g i ugno 1794} 159

l" Annata. aveva rigidamente '>premuto onerosi contributi e servi Li di guerra. SaintAmour divenne il comodo capro espiatorio di una bruciante '>confitta. tanto che molti contemporaei lo credettero. a torto. addirittura un traditore. Eppure vari autori. anche a lui avversi. posticipano l'evacuai' ione del forte al 29 <> addirittura al 30 apri le. rendersi conto che se fosse stata decisa così tardi. il prc!>idio sarebbe s tato quasi certa mente catturato dal nemico.

La puni-;.ione del ReggimenfO Pinerolo e le ricompense a!t·a/ore

Da un punto di vista triviale il Reggimento Pin e rolo la cavò con poco: ma secondo gli aristocratici criteri dell'onore militare la sua puni7ionc fu ben più dura della decimazione. Venne infatti mandato a bivaccare sugli spalti di Cuneo. come "indegno di stare in compagnia di truppe onorate di fronte al nemico··. ln oiLre al brigadiere Radicali di Marmorito. c he con la morte da valoroso aveva compensato la viltìt dei so ldati. subentrò il cavalier Ratti. che godeva fama di inflessibile severità.

Come si è già accennato, furono promossi al grado !-.upcriore il maggiore Saint Sulpice c il capitano Moncrivell o. e ntrambi delle Guardie, nonchè il capitano Luzcrna dei granatieri di Monferrato. per aver difeso strenuamente il maschio di Praia. Vennero encomiati altri 14 ufficiali inferiori: D'Yenn e delle Guardie. quatLro di Monferrato (Collegno. Ccrruti, Albrione e Corte}. sei di Pi emonte (Cussana. Colombo. Radicati eli Passerano. Fau<;'>Onc, Gros c H autbourg) c tre dei Granatieri Reali (Perrin d' Athénaz. Morand e Saint André).

Ai militari di truppa vennero concesse Il medaglie al valore. di cui una al caporale Becchio del4° Leggero. per aver sa lvato un convoglio di polvere durante la ritirata da Oncglia, una per lo sco ntro del 9 aprile alla Tanarda (al capora le Ponti del corpo franco, entrato per primo nel Baraccone) e le altre nove per la battaglia del 27 al Saccarello. L'unità piì:1 decorata furono i Granatieri Rea li. con 4 medaglie concesse ai se rgenti Deschamps (pe r aver rifiutato la medicazione c continuato a combattere) c La Margarita (per aver preso un guidone francese) nonchè al sergente Audi e al granatiere Ferrero per aver <,alvato il tenente Barba vara e catturato un ufficiale nemico. Del 2° Nizza furono decorati i sergenti Beu e Cargcno (che aveva 3 fratelli già caduti in guerra). dell"artiglieria il sergente Borgn one (''Virle"). del 2° Guardie il sergente Viretti e il caporale Garonclli.

l primi assalti al Moncenisio (24 mar:o e 6 aprile)

Contemporaneamente all'offensiva sulle Alpi Marittime. era scattata anche quella del generale Dumas contro il duca di Monferrato. 30.000 francesi contro 12.000 sardi attestati ai valichi delle Alpi Cozie e Graie dal Monviso al Monte Bianco. Durante il mese di marz o il generale Sarret aveva effettuato varie ricognizioni armate per riconoscere le posizioni sa rde attorno al Monceni sio e il 24 ne aveva attaccato

160 l.i\ Gl hKRA DELLE ALPI ( 1792-1796)
LA CONQUISTA DEI PASSI ALPINI

con 2.200 uomini le ridotte. Ma la neve e le asperi tà del terreno ne avevano ritardato la marcia e così, giunto ai piedi del Belvedere. era stato accolto dal fuoco dei g ranatieri e ferito mortalmente. Poi un contrattacco alla baionetta guidato dal generale Chino aveva messo in rotta la colonna francese, salvata a stento dall'aiutante Carnin. Mentre da Susa affluivano di rinforzo il Reggim ento granatie1i Saluggia (6° e 7°) e i Reggimenti Moriana e Ivrea (entrato in linea al la Gran Croce). Dumas pianificò un nuovo attacco diversivo in concomitanza con l 'offe nsiva dell'Armata del Varo. Il 6 aprile Camin cercò di sorprende re con un manipol o di arditi l'avampo sto delle Cavanette. ma fu scorto dal serge nte Bochet ("Belhumeur") uscito di sua iniziativa in ricognizione. Bochet dette l'allarme al maggiore di Cordon il quale piombò sui francesi con l battaglione di Moriana caricandoli alla baionetta. Intanto un'altra colonna di 800 francesi assaltava la rupe de la Mait , tra il Piccolo e il Grande Moncenisio, difesa da 2 compagnie granatieri (Moriana e Chiablese). Il nemico fu bloccato da ll 'accanita re sistenza di una piccola freccia (dove, caduto il sergente "Invincibile", il comando fu preso dal granatiere Rostaing) e dai tiri micidiali di 4 arditi (serge nte Chevalier "Douceur", caporali "Belletoile" e Traversaz e granatiere Brun) arrampicatisi s u un erto picco: e all'accorrere dei rinforzi dalla Ramassa i francesi ripiegarono a Lons - le- Villard. Una terza colonna che tenta va di assaltare il Belvedere fu inchiodata da una fucilata del sergente Gauthier che prese in fronte il comandante nemico. Po co più a Nord-Est, tra il Moncenisio e il Gran Paradiso, facevano buona guardia le m i lizie delle Valli di Lanzo comandate dal conte Appiano di Mezzenile, che i l 18 aprile respinsero un tentativo di incursione dall'Alta Moriana sbarrando i passi di Margan e Cmtevasio.

Nei due modesti sco ntri del 24 marzo e del 6 aprile i francesi persero 40 morti e 23 prigionieri, contro 14 morti e 21 feriti sardi. Torino, già in preda al panico per le notizie infauste provenienti da l fronte ni zza rdo, sfruttò l a tenuta del Monc enisio a scopo propagandistico. Chino fu promosso cavaliere di gran croce e 8 militari di truppa furono decorati al valore (Brouchet, Chevalier, Belletoile , Tra versaz . Brun. Rostaing, Gauthier e il serge nte Vittulo del Reggimento Susa). Ma quelli erano stati so ltanto colpi di assaggio. La vera offensiva di Dumas stava per cominciare dalla Val d'Aosta, mentre il duca di Monferrato indugiava neg l i ozi torinesi, convinto che le nevi rendessero impos sib ile qualunque iniziativa nemica.

La presa del Piccolo San Bernardo (20 - 28 aprile)

Custodivano l'accesso alla Valle d'Aosta i tre capisaldi del Piccolo San Bernardo e dei valichi laterali di Traversetle c della Seigne, guarniti dal Reggimento Bernese. Più a valle, nel vecchio campo trincerato del Principe Tommaso, fra La Thuile e PréSaint-Didier, erano accampati i Reggimenti La Marina. Saluzzo e Vercelli comandati dai colonne lli Avo gad ro di Ronco, Policarpo d'Osasco e Valperga di Maione e il3° grana ti eri Chamousset (Mo nferrato, Piemonte e Rockmondet). Al quartier generale di Aos ta, in assenza de l duca di Monferrato, si trovava il brigadiere bernese Rockmondet.

Secondo la tesi prevalente. la faci le occupazione dei va li chi fu re sa possibile dal tradimento del capitano bernese Bégoz. corrotto dalla promessa di una somma favo-

LA TENAG LIA FRANCESE (gennaio - giugno 1794) 161

losa, addirittura 300.000 lire. L'unico storico militare che fornisce una diversa versione. attribuendo la resa di Bégoz allo scoppio di un magazzino di polveri. è il suo connazionale barone Jomini. In ogni modo l'opera zio ne fu accuratamente pianificata . Jl 20 aprile due colonne francesi si trovavano in linea d 'attacco : la più numerosa ( Aimeyras) sotto i 20 poderosi cannoni del Piccolo San Bernardo, l 'a ltra, formata da 2.000 granatieri (Bagdelonne) nei pressi del dominante Monte Vallesano, guarnito da una freccia e da una ridotta. l granatieri rimasero due giorni nascosti nella neve, probabilmente in attesa che il turno di guardia toccasse alla centuria di Bégoz. Indizio di tradimento fu, secondo varie fonti, di aver rifiutato il rinforzo offertogli il21 aprile dal tenente colonnello Stettler. comandante del Piccolo San Bernardo.

La notte sul 23 aprile due compagnie di granatieri francesi si portarono sotto le due opere del Vallesano. Una penetrò senza spara re un colpo nella ridotta, catturando l'intera centuria: e Bégoz fu tra i primi a rendere la spada. Alla freccia, guarnita da una sq uadra di artiglie1i piemontesi con un solo cannone, fu abbozzata una resiste nza: tutti gli artiglieri furono subito uccisi a baionettate, ma ebbero illcmpo di spa rare il pezzo dando l'allarme alle altre posizioni. Subito dopo Almeyras attaccò frontalmente il Piccolo San Bernardo. Dopo poche ore Stettler dovette sgombrarlo perchè , voltati i pezzi, i granatieri di Badgelonne lo bersagliavano di fianco dalle due opere del Vallesano.

Dopo uno scontro a Villeneuve, Stettler riuscì a trincerarsi a Pont Senand, poco a monte della Thuile, dove il sergente artigliere Ceratto guadagnò la medaglia d'oro distruggendo il ponte sulla Dora e collocando sulla riva si nistra alcune spingarde. Qui fu raggiunto dai Reggiment i La Marina e Saluzzo accorsi dal campo del Principe Tommaso. Subito Avogadro e Osasco contrattaccarono il nemico volgendolo in fuga, mentre il Vercelli avanzava lateralmente su Beaupré e il Bee des Ro ssets per tagliare la ritirata ai francesi. Giunto alle Acque Ro sse, Osasco catturò una compagnia di retroguardia e si fermò per attendere Avogadro, ma disgraziatamente i suoi soldati scovarono alcuni barili di pessima acquavite che mise fuori combattimento mezzo reggimento Frattanto, accortisi della manovra del Vercelli, Almcyras e Bagdelonne decisero di ricacciare sub ito gli inseguitori. Già mezzi ubriachi c so rdi alla voce del colonnello. i fucilieri di Saluzzo furono facilmente travolti e anche il Vercelli dovette ripiegare con gli altri sul campo del principe Tommaso.

Qui si cercò di imbastire una linea di difesa . occupando a sinistra i trinceramenti del colle delia Croce e tutta la linea delle in modo da sbarra re il passaggio per il vallone d'Arpie il colle di San Carlo. Il di ad Aosta il 25 aprile. trovando il comando in piena anarchia per le roventi a-:cusc di tradimento rivolte dai piemontesi ai bernesi e riuscì a stento a placare l'ira di Rockmondet indirizzandogli un ·umiliante lettera di scuse e autorizzandolo a leggeri a di fronte al suo Reggimento. In quelle condizioni, temendo a torto una imminente offensiva francese, il duca arretrò il quartier generale prima a Saint Pierre e poi al castello di Quart, poco a valle di Aosta, ordinando di rompere i ponti di Villeneuve e Esquilliva e sgombrare i magazzini al poderoso forte di Bard, che ancor più a va1lc s barrava la strada per Ivrea.

Guarnita di deboli mura e di sole milizie. Aosta non poteva re siste re. ma l'obiettivo di Dumas non era di ridiscendere la Dora, bensì di aggirare il Moncenisio. e perciò ritornò a Pré -Saint Didier, al bivio Aosta-La Thuile. Tuttavia la posizione piemontese di Roccatagliata- Col du Monte del!" altipiano sopra Saint Nico las. munita

162 LA GUERRA DELLE ALPI (
1792-1796)

di 4 pezzi da otto, continuava a sbarrargli le valli Grisanche, della Dora e di SaintRémy. Inoltre le perdite sa rde erano state modeste: 62 morti. 22 feriti e 117 prigionieri, inclusi quelli fatti nella ridotta del Vallesano . Meritarono l 'e logio i capitani Berzetti di Buronzo di Vercelli, Maréchal di Saluzzo. Lomellini e De Giovanni della Marina.

Le diversioni su Exilles e le Alte Valli del Po (3-10 maggio)

Il mese di aprile si concludeva così con l'occupazione francese delle enclaves liguri, dell'Alto Nizzardo c degli accessi alla Val Tanaro (N ava. Ormea, Garessio e San Bernardo) e alla Val d'Aosta (dal Piccolo San Bernardo fino alle porte di Aosta). Ma già si avviava la seconda fase, con lo scopo di impadronirsi di Tenda e di tutti g li altri passi delle Alpi Occidentali per poter chiudere entro l'estate la tenaglia sul Piemonte . L'offensiva ge ne rale scattò il 7 maggio. Dal Nizzardo l0.000 regolari varcarono il colle di Tenda minacciando Borgo San Dalmazzo, mentre dal Delfinato 6.000 tra regolari e milizie del Queiras, comandate da Balthe zar Caire. sferravano attacchi diversivi nelle alte Valli Varaita, Luserna e Susa . Entro il l 5 maggio l'Armata delle Alpi completò l'opera espugnando il Moncenisio e attestandosi sotto la Brunetta di Susa, ultimo baluardo prima di To rino.

Le alte Valli del Po e ran o presidiate da 2.800 svizzeri agli ordini del brigadiere Zimmermann e da 16 compagnie di milizie locali comandate dal tenente colon nell o Ro ger du Villard. Metà degli svizzeri tenevano la Stura di Demonte, sparsi tra Argentera, Vinadio e Demonte, gli altri custodivano le testate delle Valli Maira , Varaita e Luserna.

Il 3 maggio le milizie del finesi occuparono il colle di Nibios, avamposto del passo della Maddalena, sloggiandone il presidio grigione, ma furono poi ricacciati dal tenente colonnello Streng accorso con 2 compagnie del Reggimento Christ. Il caporale Senetz meritò la medaglia d'oro per aver recuperato un cannone precipitato in un burrone e aver inseguito il nemico con una squadra di 12 arditi. Allarmato dall'incursione. Zimme rmann ripiegò tutta via su Demonte. mantenendo la difesa delle Barricate e di Vinadio.

Il 7 maggio tre colonne di granatie ri francesi e milizie del Delfinato valicarono i colli deli' Agnello, della Scala e del Monginevro scendendo nelle Vali i Varaita e Susa. La prima sorprese la granguardia di Chìanale. La seconda venne fermata prima di Bardonecchia dai 2 can noni del forte di Bramafan. La terza occupò Cesana e Ulzio, subito orrendamemte devastata, costringendo i 200 granatieri sardi del maggi ore Dallemagne a ritirarsi a Chiomonte. ullimo caposaldo prima di Susa. Exi lle s fu così circondata da 3.000 francesi al comando di Carcaradec. mentre da Susa accorreva il brigadiere Fontanieux con 1.500 piemontesi, schierandos i tra Chiomonte e i Quattro Denti e spingendo 250 uomini fino al Vallone sulla sinistra della Colombra . L'8 maggio 500 granatieri francesi sopresero l'avamposto facendo un centinaio di prigionieri e isolando nu ovamen te Exilles. Tuttavia bastò il tiro dì controbatteria abilmente diretto dal capitano Trana per impedire al nemico di cominciare i lavori d'assedio.

Più a Sud, nella stessa giornata dell'8 maggio, altre milizie del finesi valicarono l'Argentera assaltando il forte delle Barricate di Stura a monte delle Grange del Pis.

LA TENAGLIA FRANCESE ( gennaio- giugno 1794) 163

mentre la colonna della Yaraita. probabilmente aiutata da guide valdesi. passava in Val Luserna circondando il piccolo forte di Mirabouc.

Lo difendeva il maggiore Messmer. con 70 sviacri dci Reggimenti Zimmermann c Bachmann. 30 invalidi e 2 cannoni diretti dai sottotencnte Bollettino. Il 9 maggio. dopo un simulacro di resistenza, Messmer lo evacuò co l presidio e i canno ni. Intr appolato in una gola mentre si ritirava per il fondovalle, li mise in batteria tenend o a distanza il nemic o, che riuscì tuttavia a prendere un o dci pezzi uccidendo i servent i Ma il IO maggio l 'assalto francese fu respinto dalle milizie valdesi co mandat e da Gaudin e dali' 11 o granatieri sv inero del maggiore Reding. ferito negli scontri. ArreMalo e tradotto a Torino con l'accusa di tradimento. subì la stessa sorte di Saint Amour, affrontando il plotone d'esecuzione con pari fennezza e dignità. Il forte di Mirabouc fu distrutto in '>ettembre dai francesi.

L'offensiva su Tenda e Borgo San Dabna:::.o (7-10 maggio)

Conte mporan ea m e nt e sca tt ava l'offensiva di Masséna su Tenda. Già la sera del 6 maggio. alle prime avvisaglie, Colli aveva abbandonato il monte Corto. ordi nando la ritirata Tenda e Borgo San Dalmaao e lasciando in retroguardia Dellera con 7 battaglioni:

3 con CivaJieri sulla siniwa della Roia ( 'izza e Asti)

2 con Bellegarde al borgo di Tenda (Granatieri Reali e Croati Gjulay)

il SO granatieri d'Andezeno Dc Courtcn c Mondovì) alle ali. metà a Ovest (Pcirafica c Monte Abisso ) e il ad del valico (Mont Benrand e del Carni no)

i Pionieri del conte di Fiume l. co n 1 batte ri a di 4 cannoni, a l ponte sulla R o ia davanti al borgo di Tenda.

Ali" a lba del 7 maggio Lebrun mosse da Bri ga ava nzando per la strada ma estra affiancato da D'AIIemagne e Pijon a destra e a sinistra della Roia. Per le alture di Margaria e B assa Peirafica D'allemagne aggirò da sinistra la posizione sa rda catturando l 00 pionieri incaricati di far saltare il ponte. che alle 7 del mattino fu attraversato alla baionetta dai granatieri di Lebrun. In calnui dai 3.000 di D'Allemegne. 700 pionieri e granatieri sardi ripiegarono con la batteria nel borgo di Tenda. valo rosamente protett i dalla centuria di granatieri vallesani del capitano Seitzer.

La ritirata gettò il disordine nel co rp o di battaglia di Co lli. il quale ordinò a De llcra di riprendere Peirafi ca e Mo nte Abisso con il Re gg im e nt o NiZ?a. Tuttavia, dopo qualche tentativo contro D' Allcmagne, De llera dovette rinun ciare e ripiegare a Tenda. nel frattempo assalita frontalmente da Lcbrun D opo avervi resistito ancora per qualche tempo, il generale piemontese dovette evacuare il borgo, abbandonando al nemico 2 cannoni da tre e ritirandosi alle Ru ffe. Il corpo di battaglia era frattanto arrivato alla Ca·. dove Colli riordinò le truppe.

Gli avversari trascorsero la notte bivaccando nella neve a poca distanza l 0.000 francesi con 2 cannoni appena catturati ai piedi di Monte Cornio ( Marquard. L ebrun c o· Allemagne) e al Baraccone ( Masséna e Pij on). 8.000 piemontesi co n 6 cannoni ai co lli di Boairà e Malalb ergo e fra la Ca' e la B assa di Framosa.

164 LA CilltKRA DELLE ALPI ( 1792- 17%1

Alralba delr8 maggio Lebrun e o ·Allemagne fissarono l'ala destra nemica con false dimostrazioni. mentre Masséna e Marquard attaccarono l" ala sinistra alla Framosa e al Becco delle Rose occupato dal colonnello Civalieri col Reggimento Asti. Assalito di fronte c ai fianchi. il battaglione di prima linea consumò tutte le munizioni infliggendo gravi perdite ai francesi. respinti oltre il colle di Boirà dal contrattacco del battag li one di seconda lin ea seguito da Bellcgardc con i Granatieri Reali, Piemonte e alcune compagnie austriac he.

Ma l'arrivo dci rinforti c l'avanzata dei cacciatori di Pijon per sentieri creduti inaccessibili, convinsero Bcllcgardc a ritirarsi combattendo s ino a Monte Arpiola. al bivio tra la vecchia e la nuova strada. Grimaldi rimase in retroguardia in cima al Boirà con 300 cacciatori niuardi. Dopo accanita resistenza i francesi lo catturarono con altri 7 ufficiali e 100 soldati. mentre gli altri 200 riuscirono a salvars i gettandosi per i pendii ghiacciati e a raggiungere Limone.

La ritirata dell'ala sinistra sarda sco raggiò il centro e la destra che. pur debolmente incalzati dal nemico, approfittarono della fitta nebbia levatasi durante la notte per scendere anch'essi a Limone. Protesse la ritirata, sbarrando tutte le gole, il conte Vita le. con le milizie lim oncsi, quel le nizzardc di Chevillard, i cacciatori Piano e i resti del Reggimento Oneglia. mentre la retroguardia di Bcllcgarde si attestò con J .500 uomini sull'altipiano tra Limonetto e il torrente Almellina. Attestato sul giogo di Framosa. Marquard non volle avventurarsi di notte fra le go le c preferì far riposare le truppe per l'intera giornata del 9 maggio. utilizzata da Colli per fortificare Borgo San Dalmazzo dietro il torrente Gesso.

Il l O maggio. ripresa r a' an7ata di Marquard. anche Bellegarde si ritirò lentamente per la Valle Vermenagna. coperto dal brigadiere Vitale in retroguardia al Limonetto e al colle Panice. Dop o una gio rnata di combattimenti con i tiragliatori francesi. Vitale fu catturato, mentre le s ue truppe riuscivano a sganciarsi raggiungendo gli ava mpo sti di Vernante, Robi lant c Roccavione, dove alcuni giorni dopo ricevettero il cambio da truppe fresche.

La presa del Moncenisio ( 12 magg io )

Intanto Duma s allestiva il colpo decisivo sul Moncenisio. che scattò il 12 maggio. col favore della notte nebbiosa. Il comandante dell'Armata delle Alpi guidò per-;onalmcntc 400 granatieri contro la piccola ma forte ridotta Villaret, mentre Bagdclonne ne condusse altri 1.500 per la grande strada contro la ridotta principale. quella di Rivet. difesa dal tenente colonnello Clermont con 2 battag li oni di Royal-Ailemnnd c Ivrea. Le artiglierie, comandate dal sergente Allioud c clal tenente Bruneri, fecero strage del nemico. Ma al la fine si giunse ugualmente al corpo a corpo all'interno della ridotta di Rivet e i francesi si impadronirono dei cannoni voltando li su Villaret.

Evacuate le ridotte, Chino pensò di resistere attestandosi vari altipiani del monte. ma Dumas. guidato per sentieri nascosti da alpigiani filofrancesi. occupò presso Novalesa i poggi a cavallo della v ia di Susa. Così il 15 ma gg io Chino dovette retrocedere alla Rama ssa. sotto il cannone della Brunetta c il nemicò riuscì per giunta a cattu rare la retroguardia. formata da 600 fucilieri della Regina. Tra i prigionieri alcuni veterani francesi riconobbero il cavalier dc Forbin, già ufficiale del loro vecchio

LA ' l ENAGLIA FRANCESE (ge nnaio goug no 1794) 165

reggimento borbonico ed emigrato in Piemonte nel 1792, il quale , more solito, venne immediatamente fucilato come aristocratico e traditore della Nazione francese.

Con rara onestà, Chino volle assumersi l'intera responsabilità del disastro e chicse l'esonero. Confermandogli anche per questo la propria stima, il re gli concesse soltanto un temporaneo congedo nella natia terra di Montemagno, dove però quel galantuomo sfortunato morì di crepacuore il l o agosto. Al comando del settore di Susa gli subentrò il marchese Salicetto, promosso maggior generale, con in sottordine Fontartieux, brigadiere di Chiablese.

Guerra di posizione nelle Alte Valli Cuneesi (21 maggio- 5 luglio)

Alla metà di maggio l'Armata del Varo aveva al fronte 35.000 uomini, metà all'ala destra (Masséna) tra Loano e Carnino, 10.000 al centro (Marquard) tra Tenda e Limone e 7 .000 all'ala sinistra (Garnier e Sérurier) tra i colli deli'Tnferno e delle Finestre. punto di giunzione con 1· Armata delle Alpi, che aveva la destra a Tournoux , il centro in Val di Susa e la sinistra oltre il Piccolo San Bernardo.

L'estrema destra Austro-Sarda era in Valle Stura sino a Valdieri, col I o cacciatori sulla linea degli avamposti, collegata a l resto dalle ridotte deJrAradolo e del Tiraculo. li centro era al Gran Campo di Borgo San Dalmazzo, ben mun ito di trinceramenti e alti spalleggi amenti estesi a sinistra sino a Boves e alla Chiusa. Alcuni pezzi c l battaglione granatieri guarnivano l 'avamposto di Roccavione, con una compagnia distaccata a turno al posto avanzato della Donniosa, testa di ponte sulla destra della Vermenagna.

Le artiglierie perdute nella ritirata furono reintegrate da nuovi pezzi prelevati da Cuneo e Demonte e ben disposti dall'esperto maggiore Zin, mentre il capitano Prauss riorganizzò i servizi di intendenza. Giunsero poi 8.500 rinforzi tra complementi c nuove unità, cioè 2 battaglioni granatieri (Busca e Wollust) e 7 svizzeri più l Reggimento di dragoni (Regina) e 3 di cavalleria (Re, Piemonte Reale e Aosta). Questi ultimi furono in gran parte impiegati come fucilieri, ma un'aliquota montata fu destinata al servizio delle ordinanze, non bastando ad espletarlo i pochi Dragoni Guardacaccia (i l cui organico fu aumentato nel 1795 proprio ad istanza di Colli).

Tratteremo nel prossimo capitolo de!r intervento austriaco sul fronte cieli' Appennino Ligure (14 maggio), della nuova convenzione militare austro-sarda di Valenziana (23 maggio) e del nuovo piano offensivo francese bloccato dal Termidoro (29luglio). Qui narreremo invece le modeste operazioni svoltesi sulla frontiera alpina nelle settimane successive alla conquista francese dei valichi.

La terza fase del piano strategico francese prevedeva r offensiva congiunta delle due Armate francesi nelle valli Stura e Vermenagna, con obiettivo Cuneo. 1121 maggio. mentre il piano operativo veniva spedito a Parigi per l ' approvazione, Marquard saggiò le guardie avanzate di Borgo San Dalmazzo, ma fu respinto dai Dragoni della Regina e dalle milizie limonesi sostenuti di rincalzo dai Reggimenti Saluzzo e Asti accorsi da Limone.

Giunta l'approvazione del Comitato di salute pubblica, il 5 giugno Dumas prese le Barri cate di Stura. Tuttavia subito dopo Carnot ordinò la sosta nel timore che un eccessivo impegno sul secondario fronte italiano esponesse il Mezzogiorno al risch io

166 LA G UERRA DELLE ALP I ( 1792- 1796)

di nuove Iivolte e lo costringesse a distogliere forze dal fronte germanico. Furenti. i giovani generali francesi dovettero limitarsi a sped ire a Parigi Augusti n Robespierre, nel vano tentativo dì convincere Carnet che proprio un 'u lt eriore avanzata in Italia avrebbe giovato alle operazio ni in Germania, costri ngendo gli austriaci a distogliere forze dal fronte principale per difendere Milano.

Il 14 giugno Gardanne s loggiò dalla Dormiosa il co l onne ll o Mussano, che guarniva il posto col 2° Guardie e i cacciatori nizzardi Costoro ripiegarono sulla sinistra della Vermenagna protetti in retroguardia da l compagnia delle Guardie (Caccia) e 2 di cacciatori (Villarey e Saissi). Alla Dormiosa Gardanne piazzò un a batteria intrecciando un duello quotidiano con le batterie sarde di Roccavione e Robilant, con gravi quanto inutili perdite da entrambe le parti .

Il 15 giugno il re ordinò ad Argenteau e a Colli, arroccati rispettivamente a Ceva e Borgo San Dalm azzo, di difendere a oltranza le medie valli Tanaro, Gesso, Stura e Varaita. per impedire ad ogni costo l'investimento di Cuneo e Mondovì e di limitarsi a molestare il nemico con le audaci incursioni dei cacciatori nizzardi (una di 17 arditi, guidati dal miliziano Testoris di Ballena, si sp in se alle porte di Barce!Jonnette, ammazzando 3 francesi e riportando un bottino di 190 ov ini ).

Alla fine di giugno i francesi assa lirono le valli Limone, Gesso e Stura, difese dal brigadiere grigione conte Christ. l cacciatori e granatieri di Sardegna e i battaglioni Guardie, Granatieri Reali. Tortona e Pinerolo furono costretti ad abbandonare gli avamposti di Borgo San Dalmazzo. A Roccavione coperse la ritirata la compagnia di Montezemolo, già ferito due mesi prima a l Saccarello.

Le operazioni in Val d ' Aosta (10-16 giugno)

Nel frattempo, il 10 giugno, il duca di Monferrato aveva approfittato della ritirata francese dalla Thuile per rioccupa re il ca mpo del Principe Tommaso, munendolo di due batterie da 6 pezzi ciascuna e di tre avamposti (La Thuile Golette e P ont- Serand) . Vano fu però l'attacco sferrato il 16 g iu gno contro il Piccolo San Bernardo dal come Thaon di Revel. comandante del Reggimento Susa, con sei colonne di fanteria sostenute dalla batteria del maggiore Quaglia ( 4 pezzi da otto e 2 o bici). 11 cavaliere de Maistre, che doveva aggirare il fianco nemico coi cacciator i di Aosta, impiegò molto più tempo del previsto nell'attraversare i ghiacciai del lago Ritord e non potè quindi sostenere l'attacco de11'avanguardia, formata dal 3° granatieri (Monferrato. Piemonte e Streng).

Li comandava il colo nn ello Bertrand de Chamusset, che poco prima era stato aspramente rimproverato dal duca per aver osato esprimere il proprio dissenso su l piano d'attacco Chamousset espresse il s uo sdegno andando a farsi ammazzare s ull e trincee nemiche e, vistolo cadere. i granatieri si sbandarono. trascinando anche le altre colonne . Gli inseguitori piombarono su ll 'accampamento dei Dragoni di Piemonte e catturarono il maggiore, marchese Gaetano Francesco lncisa di Camerana, che era a letto con la podagra. Il valoroso sergente Musso (''Bienvcnu"). che tentava di difenderlo, venne ferito e morì poco dopo all'ospedale di Moutiers. So lo l 'intervento del Reggimento Susa comandato dal colonnello Giuseppe Thaon di Revel gli conse ntì di ri ord in are gli squadroni e caricare il nemico costringendolo a ritirarsi. Cadde

LA TENAGLIA FRANCESE (gennaio- g iugno 1794) 167

però il maggiore di Susa, cavaliere des Geneys, fratello dell'ufficiale di marina Si distinsero gli ufficiali Galateri. Castelnuovo, Arborio e Saluzzo, uno dei dodici della famiglia che in quel momento servivano nell'Armata sarda. Furono decorati il granatiere vallesano Losly e il fuciliere di Susa Eimé, ultimi a ritirarsi dopo aver consentito il salvataggio del tenente conte San Gregorio.

IL FRONTE INTERNO

La "quinta colonna"

In concomitanza con l" offensiva francese, Torino fu sconvolta per la prima volta dal panico per una possibile insurrezione repubblicana. Già nel corso del 1793 s i erano andati accumulando segnali preoccupanti. A San Dalmazzo di Tenda, nelle immediate retrovie del fronte nizzardo. e a Busca. nel Cuneese, si erano verificati nuovi tumulti contro il rincaro del pane. ma solo più tardi, durante analoghe manifestazioni svoltesi a Dronero, per la prima volta una turba di giovani armati aveva inneggiato a Parigi e alla Francia. Anche a Ru eglio, presso Ivrea, nel corso di una lit e per questio · ni locali vi erano state grida sediziose che reclamavano l 'annessio ne alla Francia. E i contadini delle Valli di Lanzo e del Canavese andavano minacciando di scendere in massa su Torino per farla finita coi Signori.

li governo ignorava ancora che proprio nell'estate 1793 Barras. visconte regi ci da e commissario della Convenzione presso l'Armata del Varo. era riuscito a stabilire contatti con i repubblicani piemontesi, certame nte anche per il tramite della comune appartenenza alla massoneria. ma soprattutto dei primi fuoriusciuti del 1792, in particolare il tipografo e libellista vercellese Giovanni Ranza e il medico di Dolceacqua Amede o Ru sca. Quattro anni dopo fu Io stesso Barras a raccontarlo al segretario dell 'ambasciato re sardo a Parigi.

Già in autunno operavano a Torino 3 club clandestini. TI più defilato, e certamente il più importante, faceva capo al banchiere torinese Francesco Vinay. Valdesc, Vinay era stato tra i fondatori della Loggia massonica di Torino e dopo il suo sc ioglimento si era trasferito a quella romana. Alla rete massonica facevano sicuramente capo Giovanni Carlo Dufour, segretario al ministero degli Esteri, c Francesco della Morra. capitano di Piemonte Reale e appartenente ad un ramo (San Martino) della casata dci conti Valperga (Cal uso , d'Albaretto. di Masino) anch'essi primari esponenti della massoneria di obbedienza lionc se. Dufour faceva regolarmente copia di tutto il carteggio del ministero. inclusi i piani di guerra. che della Morra provvedeva a consegnare al capo centro Tilly. inviato francese a Genova. D ella Morra, che era un sccondogcnito, era noto per le sue polemiche contro l 'Istituto del «maggiorasco».

Gli altri due club. composti da giovani professonisti e studenti, erano invece vere e proprie cellule rivoluzionarie. Una faceva capo ai medici Ferdinando Barolo e Carlo Botta ( 1776- 1837), l 'altra ai fratelli va ldo stani Giovanni e Andrea Junod, quest'ultimo ardentemente spallegg iato dalla giovane moglie francese. Fuse per ordine di Tilly. fecero proselitismo a Torino. Saluzzo. Busca e Asti e s i collegarono con la cellula g iacobino -massonica albese di Ignazio Bonafou s ( 1768-1836) e con i gruppi

168 LA G UERRA ALPI ( 1792- 1796)

della Valsesia aggregati da RanLa. che si era rifugiato a Genova. da dove spediva materiale di propaganda a Torino dal libraio Gaetano Balbino.

A Biella operava inoltre la sedicente ··congregazione lndivisibile delle Opere Pie ... un gruppo di ufficiali di estrazione borghese e di sottuiTiciali ambiziosi e insoddisfatti costituito da Giovan Francesco Destefanis, già uflicialc di Milizia. Non si può né affermare né escludere che i gruppi di Destefanis c Vinay abbiano avuto qualche parte, comunque indircua. nel comportamento tenuto di fronte al nemico dai Reggimenti provinciali Vercelli c Pinerolo e da una parte della milit.ia valdcsc. A Vercelli. incoraggiati dalle casate Avogadro di Valdengo. di Quaregno e di Formigliana. i giacobini si riunivano nel di madame L eonardi.

l ..n congiura Barolo-Jwwd e la repressione de/maggio 179-1

Quel che sembra provato dalla successiva inchiesta giudiziaria. è che tra l'inverno c la primavera del 1794 la ce llul a Barolo-Junod abbia quanto meno meditato, se non proprio preparato, un piano insurrezionale da attuare al momento in cui il nemico fose giunto alle porte di Torino. li piano prevedeva di costituire sulle colline torinc!-.i formazioni mercenarie di contadini, reclutate ed armate con denaro francese. allo scopo di occupare I'Ar<;cnale. la Cittadella e il Pala11o reale. mentre gli insorti di città avrebbero provveduto a stemùnare l'intera famiglia reale. Autore di quest'ultimo progeuo era Barolo. figlio del medico di corte ed egli stesso medico dei fanùgli di casa reale. incarico ottenuto malgrado un pa<;sato cquiHx:o. incluso un lungo soggiorno i n Barberia. Nel maggio 1794. quando fu scoperto c fu proprio Barolo. per salvare la pelle. a rivelare (o anche inventare) i dettagli del piano e a denunciare la maggior parte dci comp li ci.

Contempo ran eamente alla congiura torinese ne furono scoperte o denunciate altre più famose a Bologna (Zamboni e De Rolandis). Napoli (Vitaliani Galiani, De Deo) e Palermo (dc Bla!.i). In tutti questi casi. in pane reali ma in parte "montati'' dalle polizie sabauda, pontificia e borbonica, la rete delle rela;ioni sociali mitigò la reprc!-.sione. In Piemonte furono infatti arrestati soltanto IlO dei circa 400 inquisiti. Gli altri. tra cui della Morra e Bonafous. poterono infatti più o meno comodamente riparare all'estero. La Delegazione speciale emise 15 condanne a morte. di cui 13 contro contumaci (cd eseguite perciò soltanto "in effigie .. ). In sostanza i fuciliati furono in Piemonte soltanto due. cioè l'avvocato Chantcl c il commerciante Junod.

Benchè la massa degli ufficiali massoni appartenesse all'aristocratica cavalleria, all'interno dell'esercito i di cospi ra z ione repubblicana si indirizzarono soprattutto verso la milizia valdcsc c la dotta e borghese artig li eria. Due ufficiali inferiori (Marchetti c Rainaldi) in servizio ad Exilles, furono impiccati in effigie per aver passando al nemico a 3 soldati. Il sottotenente Chantel. fratello del giustiziato, evase nel gennaio 1795 dalla cittadella di Torino. mentre il capitano tenente Ghiliossi fu cassato dai ruoli. Secondo Pinelli anche l'iniqua severità delle condanne comminate nei confronti di Messmer c Saim-Amour fu un frutto avvelenato della psicosi del tradimento dalla scoperta della congiura repubblicana. Quanto ai valdesi. fu cassato il tenente Albarea e arrestato il tenente colonnello Marauda. Quest'ultimo fu però. tre mesi dopo . riconosciuto innocente e indennizzato.

LA TtN \GI lA FRANCESE ( gennaio- giugno 1794) 169

Dufour, condannato a 10 anni, beneficiò dell ' amnistia imposta dalla pace dell796. l mancati terroristi Zamboni e De Rolandis morirono a Bologna , il primo suicida in cella, il secondo s ulla forca della Montagnola, il 23 aprile 1796, proprio mentre ad Alba Bonafous e Ranza proclamavano la prima Repubblica giacobina della Penisola. Botta, liberato dopo un anno per insufficienza di prove, raggiunse dalla Svizzera il servizio sanitario dell'Armata delle Alpi. Ricordiamo che, pur avendo preso parte al tentato regicidio del gennaio 1797 organizzato da Vinay, nonchè al governo repubblicano piemontese. nel 1832 Botta ebbe in sorte di simboleggiare il primo compromesso politico fra rivoluzione nazional -liberale e dinastia sabauda, varcando la soglia del Palazzo Reale di Torino su invito del giovane re Carlo Alberto, anch'egli, del resto, ex -ufficiale di Napoleone.

170 LA GUE RRA OI!L LI:lA I.PI (1792- 179 6)

VII- L'INTERVENTO

AUSTRIACO

(maggio - dicembre 1794)

Intanto una gran parte dell'Italia con piena fiducia riposa nelle braccia dell' indolell;;;a. l ricchi, quelli appunto de' quali si tratta la causa, guardano con estrema indijjerenza chi per la sicure::.::.a delle loro vite, e dei loro beni, sacrifica il proprio riposo, sangue e sostanze. Se amor della R eligione, e della Patria, se dovere di gratitudine, e mutuo soccorso sociale, non valessero a scuotere una vergognosa indolen::.a, o tma sordida avari;;;ia, il proprio illferesse ragìone1 •ole dol'l·ebbe pure impegnare ogni ricco a sah•are ilrwro con poco ... "

Almanacco ìsrorìco politico militare scienrijico di tu/ti gli avvenimellfi del/ 'anno 1794

DALL'ARMATA DELLA L EGA l TALlANA ALLA CON VENZ IONE DI VALENZIANA

Le Ter111opili di Milano

Non v'è dubb io che g li ordini di de Vins abbiano oggett ivamente favorito il s uccesso riportato dall'Armata del Varo . E non v'è dubbio che quegli o rdini. ispirati dalle di reni ve politiche di Vienna. ad evitare qualsiasi coi n' olgimento dell' AuMria nella sconfitta del Piem o nte. Altrenant o indubbio è che Vienna giudicava ormai inevitabile quella sconfitta c che abbia cercato di di trame il massimo profitto. co l duplice intento di giunge re in futuro ad una spartizio ne del Piemonte con la Francia c di assumere la leadership delle altre Potcn7c italiane.

Tuttavia. malgrado i sos petti c le insinuazioni della memoriali'>tica e della s toriografia più accesamente antiasburgiche. non vi sono prove che la politica italiana di Vicnnu fosse talmente spregiudicata e azzardata da aver voluto deliberatamente favorire !"invasione francese del Piemonte. E' difficile de l resto immaginare che Vicnna volesse deliberatamente rinunciare anzitempo ad un comodo c gratuito antemurale c regalare al nemico le risorse di mezzo P iemonte e forse la stessa Armata sa rda. tenut o conto dei clamorosi ro vescia menti di che seg na vano la storia della dinastia sabauda.

E' più probabi le che. al di là de ll e intenzioni. il desiderio di dc Vins di conciliare l 'inconciliabile, c cioè la doppia fedeltà ai due sovrani da cui dipendeva. abbia finito per accrescere ulteriormente le ambiguità e le incertezze di cui da se mpre soffriva la politica italiana dell'Austria. L'unica contromisura da Vienna dopo gli scacchi subiti dal Piemonte nell'autunno 1793 era stata di includere la Lombardia fra i teatri operativi previsti per il 1794. decidendo di concentrarvi una piccola Armata del tutto autonoma dal contingente ausiliario fornito al re di Sardegna.

In sos tanza Vicnna aggiunse altri 15.000 uomini ai 10.000 già di guarnigione in Lombardia e l'Arciduca Ferdinando. vice ré e comandante superiore delle for /C austriache in Italia. scontento di de Vim, e incline a mantenere una qualche cooperazione militare con il Piemonte. ne dette il coma nd o ad un suo uomo di fiducia, il generale d'artiglieria Oliviero Wallis, distintosi durante la guerra di successione bavarese.

All'Armata furono destinati i divisionari Winckhcim. Turckhcim e Giuseppe Maria Colloredo. conte di Mel s e ( 1735-1818). Le truppe migliori erano i croati (corpo franco Gyulaj) . gli ulani (UR l Metzaro s) e gli ungheresi (IR 19 AlvintLy. 37 Dc Vins. 39 Nadasdy e 52 Arciduca Anton Yiktor). Compito ufficiale di Wallis era di presidiare la frontiera genovese schiera nd osi in territorio piemontese, ma se nza concorso delle for7e 'iarde. L'ordine segreto era però di impadronirs i di Savona per co llegarsi con la tlotta inglese e impedire ai francesi di ripetere la manovra gallo-i spa na del 1745 ( marcia litoranea s u Genova c su Piaccn1a e Milano dalla Valle Sc rivia ).

Come dimostrava l 'esperien7a delle guerre precedenti. il ba l uardo appenninico

Ceva-Savona era certamente men o so lido delle Alpi Marittime. Ma Vienna c Londra giudicavano assai improbabile che. impegnati in Fiandra e sul Reno c logorati dall'ultima res istenza piemontese. i francc!.i intendessero, o comunque potessero. impegnar-

si seriamente in una rischiosa campagna padana contro le solide truppe austriache appoggiate all'inespugnabile piana di Mantova e agevolmente rifornite da Trento c da Trieste attraverso il neutrale territorio veneziano, come era già avvenuto durante le tre guerre di successione. E anche la flotta inglese, che teneva sa ldamente Livorno c San Fiorenzo, avrebbe potuto sempre arretrare nei Presidi di Toscana c a Napoli.

L"ini:iativa au.\lriaca per L'Armata della Lega Italiana

Ai primi di aprile, quando Masséna marciò su Oneglia e Loano, l'esigenza prioritaria di de Vins fu di coprire la strada della Bormida per dare ali' Armata di Walli!-> il tempo di completare la radunata e marciare su Savona. Ciò spiega. almeno in parte, la non cooperazione di Argenteau con il resto de !l" Armata austro-sarda e la s ua gravitazione verso 1· Appennino Ligure anzichè verso le Alpi Marittime.

Ma la valutazione di Vienna era alquanto diversa da quella di Milano. In misura più accentuata dell'Arciduca Ferdinando, il ministro Thugut considerava il Piemonte già spacciato c pensava di sfuttarc la sua imminente neutralizzazione per conso lidare cd estendere l'egemonia asburgica sul resto della Penisola. in vista di una futura spartizione del Pi emonte con la Francia c di Venezia con la Russia. secondo il criterio già sperimentato in Polonia. Ne sono indizi significativi da un lato !"iniziale freddeua nei confronti del nuovo negoziato militare sollecitato dal Piemonte e dali" altro la sua deliberata esclusione dali" iniziativa austriaca di mobilitare le altre potenze italiane nella comune difesa contro la Francia e la Rivoluzione .

Bisogna infatti ricordare che la neutralità della Peni:-.ola era formalmente garantita da un sistema di sicurezza collettiva previsto dal trattato sulla Tranquillità d"llalia firmato ad Aranjuez il 14 giugno 1752 . Anche Vittorio Amedeo Ilf l'aveva invocato nel 1792 per sollecitare l" aiuto delle ah re potenze italiane. ma gli era stato ri<;po s to che il sistema garantiva esclusivamente i domini Pcninsulari. con esclusione di quelli insulari e transalpini. come erano quelli investiti dalle offensive francesi del 1792-93.

Nell'estate 1793, dopo aver sottoscritto l'umiliante accordo navale con l ' In gh ilterra, Ferdinando IV di Napoli aveva tentato di rilanciare la formula della neutralità armata italiana, intavolando a Vencl'ia. tramite l'ambasciatore colonnello Micheroux. un negoziato segreto con la Francia e candidandosi alla prcsidcnLa di una Lega militare italiana concepita per difendere non solo c non tanto la Penisola, bensì principalmente i confini tra gli stati nonchè i rispettivi sistemi di governo. Ma poco dopo, spaventato dalla prospettiva di possibili rappresaglie anglo-austriache prospcttatagli dalla regina. aveva interrotto il negoziato franco-napoletano e rinunciato alla pretesa di assumere la direzione della Lega.

Adesso la viola:tione francese della neutralità genovese e l'occupazione delle enclaves liguri del Regno di Sardegna integravano formalmente il casusfoederis previsto dal trattato di Aranjuez. Anche per questa ragione Vienna ritenne di ritcntare a sua volta l'iniliativa confederale. avviando negoziati bilaterali paralleli con le Potenze italiane per formare una Lega di comune difesa. La principale novità rispetto alle due precedenti iniziative, fu la già accennata esclusione del Piemonte c 1· inclusione di Venezia, benehè la Serenissima non avesse mai aderito al Trattato di Aranjucz. Intanto. anticipando ottimisticamente l'esito dei negoliati c declassando la nomina di

174 LA GUERRA DI!LLEALPI C1792-17961

Walli s fatta dall'Arciduca, l' I mperatore spedì di carriera a Cremona il principe di Waldeck con il titolo di Generali ssi mo della costituenda Armata della Lega ltaliana. Tn teoria, l'imminente sconfitta del Piemonte e la sua esclusìonc dalla Lega italiana rimuovevano l 'os tacolo ma gg iore alla coalizione Peninsulare, e cioè il timore delle altre Potenze italian e di favorire alla lun ga l 'espansionis mo sabaudo. E al temp o rendevano evidente lo svantaggio di dover affrontare in ordine sp ar so la nuo va minaccia francese c "giacobina". Eppure. malgrado ciò. e nonostante g li ).fOrzi degli ambasciatori cesarei. l'initiativa austriaca non ebbe miglior esito delle precedenti s arda e napol etana.

Il rifiuto di Vene ::: ia. Roma e Firen :::e e l'adesione di Modena e Parma

La ragione del fallimento fu il timore delle potente minori di accre sce re la propria espo!>izione al rischio di rappresaglie francesi e congi ure repubbli cane non solo senza adeguate garanzie e contropa1tite austriach e. ma al prezzo certo, in caso di successo. di dover accetta re una permanente t u tela politica dell'Austria, sìc uramente meno tr ans it oria di come appariva in quel momento una eventuale tutela francese. o·altra part e le minori P otenLC italiane calcolarono, non del tutto a torto. che il rifiuto dell'offerta austriaca avrebbe i loro meriti e le loro carte nego7ìali nei confronti della Francia. inducendola a moderare le proprie aspettative e a non fa vo rire la desta bi l itt.azione interna delle soc ietà italian e. Per questa ragione l 'i niziativa austriaca sp in se paradossalmente Venezia, Firenze c Roma ad intensifi ca re i negoziati che più o meno segretamente avevano stabilito co n i rispettivi rappresentanti francesi.

Nel caso di Venezia. la maggiorant.a conserva tri ce della classe dirigente co mprese perfettamente che aderire alla Lega avrebbe favorito alla lunga una soluzione polacca, cioè la pura c ice spartizione tra l'Austria. c he mirava al controllo di Verona e della Dalma7ia e allo sviluppo conco rrenzale di Tri este . e la Russia. che mirava ad impadronirs i delle Iso le I onie e de lla costa epirota in funzione del sostegno all'indipenden za greca D'altra parte l 'o li ga rchia veneziana calco lava. allora non irrugionevolmente. che la giovane Repubbli ca francese non avrebbe osato distruggere l'indi· pendenza della più antica e famo sa Repubblica europea, soprattutto se la Serenissima. imitando il pragmatismo della Superba. avesse adottato una politica di coope razione diplomatica e di tolleranza per la "giacobina". se necessario accentuando gli aspetti democratici della propria cost itu z ion e. Venezia sce lse perciò di attenersi anche s tavolta alla linea ormai tradizionale della nominale neutralità armuta. richiamando truppe daJia DaJma7ia c daii' Tstr ia per pres idiare le piazze occidentali.

Nel contempo la Serenissima sce lse una politica apparentemente equilibrata. I nfatti non ostacolò l'afflusso dei rifornimenti all'Armata austriaca in Lombardia e dette un seg nale di disponibilità nei confronti delle correnti moderate della Coalizio ne concedendo aJ conte di Pro venza. divenuto re di Francia nel gi ugno 1795 con la morte del Del fino. di ri s iedere a Verona sotto l a s ua protezione ( lo avrebbe allontanato so lo ne l lu g lio 1796. s u intima z ione di Bonaparte). Ma al tempo stesso fornì il proprio supporto diplomatico al ne goziato di pace fran co-pruss iano che s i aperse di lì a poco a Ba!>ilca. Più tardi, quando la Prus sia conclu se la pace separata (4 aprile 1795 ).

L' I:-.IERVENlO AUSTRIACOtma"io · 1794) 175

le opportunistiche professioni di solidarietà repubblicana dell'amba sc iatore veneto a Parigi provocarono uno screzio diplomatico con l'In g hilterra c rafforzarono i progetti di spartizione au:.tro-russa della Serenissima.

Anche Roma scelse la neutralità. non solo per il timore di dover pagare prcz7i elevati nel complesso contenzioso ecclesiastico con Vicnna, Firenze e Napoli, ma soprattutto per r impegno del papa ad evita re qualsiasi diretto coinvo lg imento del fatt ore relig ioso in una guer ra che la Chiesa cattolica era ben decisa a mantene re per quanto poteva. nelrambito strettamente geopolitico e nei co nfini dell'Alta Italia. Naturalmente anche il granduca di Toscana. insofferente del con trollo inglese su Livorno e ben deciso a recuperare alla prima occasione l a propria neutralità. oppose un prev edi bile e netto rifiuto, sordo ad ogni appello emot ivo ai vincoli familiari c feudali co n il fratello I mperatore. Soltan to Pa rm a e M odena non poterono rifiutare il vassallaggio imperiale. limitandosi però a fornire i contingenti simbolici previsti dal trattato di Aranjuez. 1.000 c 500 reclute per i reggimenti austriaci. che, secondo Pinelli. furono tratte dai corpi di gendarmi e birri"'.

Inoltre M odena co ncesse un prestito di g uerra di 750.000 Lecchi n i (22 milioni c mezzo di lire) al t asso de l 4 per cento. Nel giugno 1793 Modena aveva g ià ceduto alr Austria 12 cannoni da trcntasei libbre e 2.000 palle di can none.

Il bli{[f napoletano si dissolve al campo di Sessa (28 f:ennaio-30

Gra;ie ali" influenza della regina austriaca, Napoli fu l'unica co rte italiana ad accogliere positivamente l'iniLiativa au<,triaca. Il 28 gennaio 1794. con g rand e sfazione di Maria Carolina. il Consiglio di stato napoletano deci-.c di concorrere alla difesa de l Piemonte con una vera Armata di 18.000 uomini ( 14.284 fanti. 2.000 cavalieri c 2.000 a1tiglicri ). T23 battaglioni e 16 squadroni. s uddi visi in 2 corp i. avrebbero dovuto imbarcarsi tra marzo e aprile per rag giungere Livorno o Oneglia. L" allestimento fu però rit ardato da mill e impreviste difficoltà logisrichc. dalle incertezze di Vienna sull"entità del contingente au\triaco da spedire sul fronte piemontese nonchè dall'improvvisa richiesta inglese di 6.000 uomini e 4 vasce lli per attaccare la Corsica. A fine marzo, quand o en tramb e le question i furono s bloccate. a sos pendere nu ovamente la partenza delle truppe fu la scope rta della cosp irazione radicale del REOMQ (" R epubblica o M orte "' ) capeggiata dall'orologiaio Andrea Vitaliani. fratello del g iovane poi giustiLiat o.

L" intervento in Alta Italia non fu tuttavia archiviato definitivamente, neppure dopo l' occ upazione francese el i Oneg lia. Il 29 aprile circa l 0 .000 uomini- 5 reggimenti di fanteria ( Re, Rea! Napo l i. Borgogna . Me ssap ia c Calabria) e 6 squad roni della Brigata Modello - formarono un campo di osservazione a Santa Maria la Pi ana Sessa. Ma già il 12 maggio. mentre i francesi espugnavano il Moncenisio. Ferdinando IV pose una condi;ione politicamente inaccettabile, riproponendo la propria candidatura alla guida della Lega italiana. U na implicita co ntestazione della leaders!tip aust ri aca. che di fatto affossava definitivamente l'ini:liativa di Thu g ut.

In oltre il campo di Sessa distrusse l'immagine della potenza militare borbonica. ri velando impietosamente le vere condi.doni dell'Armata di terra. La paga scarsa (5 grana al giorno . insufficienti ad as<>icurare il vitto ) e la so ttile propaganda riv o lu7i O-

176 LAGt:ERR t\ DEl LE ALPI !1 792·17961

naria provocarono l'ammutinamento del Real e una enorme quantità di diserzioni. Il 26 maggio vi fu ad Aversa una vera e propria battaglia tra disertori e regolari e ai primi di giugno. a Porta Capuana, torme di ··taz;.ari'' (popolani armati) ebbero scontri con i disertori che tentavano di entrare nella capitale. Sopravvenute poi anche gravi epidemie, il 30 giugno il campo fu soppresso e i resti delle truppe f uro no acq uartierat i a Capua e Gaeta.

La com•en-;.ione militare austro-sarda di Valen:iana (23 maxgio)

ll IO aprile. mentre Mav•,éna marciava su Ormea e Briga. Virtorio Amedeo aveva '>pedito a Milano il marchese Giovanni Alessandro Valperga d·Albaretto (o Albarey: colonnello di cavalleria. Gran P rofesso della libera muratori a templare e parente del traditore dalla Morra. uno dci 13 in effigie) per chiedere al governatore austriaco l'immediato soccorso dell'Armata che si stava radunando in Lombardia. Ma l'arciduca Ferdinando aveva gelidamente risposto che que ll e truppe dovevano l imitars i a difende re la Lombardia c che qua lsiasi impegno nei confron t i d i Tori no era condizionato a un accordo su l riassetto territoriale che in sostanza esigeva da Vittorio Amedeo la retrocessione dei territori lombardi ottenuti nel 1748.

Nelle settimane successive. la supponenza aus triaca fu alquanto mitigata dall'avanzata francese e dal clamoroso fallimento dell'Armata della Lega Italiana. obbligando l'Austria a rivalutare rinsostituibile funLione del baluardo piemontese. Il 14 maggio la Di" isione Colloredo ( 11 battaglioni e 6 squadroni) era già in marcia per la strada della Bormida. da Alessandria c Tortona sino ad Acqui. Spigno, Dego c Cairo. La Divisione Winckbeim era invece in radunata ad Asti, Alba e Cherasco. Sfumata definitivamente, dopo il callido disimpegno di Ferdinando IV. l'ipotesi d i r addoppiare l'Armata austr i aca con l a fantomat ica Armata na p o leta n a, l 'unico modo di rimpiaaarla c di realizzare la progettata di Savona era invertire la rotta della politica italiana di T hugut e riprendere alla svelta la cooperatione militare con il Piemonte. cercando di non pregiudicare gli obiettivi geopolitici di lungo termine perseguiti dal ministro asburgico.

Per questa ragione l'imperatore dovette riprendere il negoziato con l'alleato tradito e il 23 maggio Albaretto c Thugut firmarono a Valcncicnnes (Va lenziana ) la sospirata convenLione militare. Quest'ultima aveva un carauere decisamente intelocutorio. Infatti rinviava al d'agosto le opzioni relative alla condizione territoriale posta dall'Austria e non precisava né l' entità. né le date, né le modalità del concorso aust r iaco alla difesa del P iemonte. mentre si preoccupava d i fissare il prin cipio della ripartizione in parti uguali deg l i indennizzi in valuta per la restituzione dei territori francesi eventualmente occupati.

Sotto l'aspetto strettamente operativo. la convenLione impegnava l'Austria aradunare in Lombardia il maggior numero possibile di truppe e a schierarle in territorio piemontese per custodire il confine ligure. Tali truppe avrebbero però concorso alla del Piemonte sud-orientale soltanto se il nemico l'avesse direttamente investito. In la convcnt.ione accresceva da 6.000 a 9.000 uomini il contingente ausiliario austriaco. <>cmpre interamente a carico de l bilancio piemontese. Ma la Divisione in Va l Tanaro veniva sott ratta all'Armata di Colli c passava alle dirette

l L'INII.RVC:-.'TOAL'STRIACO (maggio- 17'14) 177

dipendenze dell'arciduca Ferdinando, inclusa la Bri gata sarda a!>!>egnata ad Argentcau. con il compito di cooperare con l'Armata di Wallis. Tuttavia il rischio imminente di un'offensiva su Cuneo costrinse gli austro-sardi a cooperare e. a richiesta di Colli. Wallis accettò di concentrare 6.000 austriaci a Moro11.o. nella pianura tra Cuneo c Mondovì, da dove potevano. se necessario, risalire il Gesso c cogliere di fianco la colonna nemica.

Restava la doppia dipendenza del comando interallcato da Vinorio Amedeo relativamente all'impiego delle forte sarde c dall'arciduca Ferdinando per quelle austriache. ma interlocutoria era la conferma di de Vins quale comandante in capo delle seguenti forze alleate:

• I'ArmataAustro-Sarda di Colli la Divisione autonoma di Argemeau. includente l Brigata le truppe ausiliarie auwiachc as'\cgnate agli altri corpi d'Annata <;ardi: l'Armata di Wallis.

Si prendeva infatti in considerazione l'ipotesi di una imminente rinuncia di de Vins per motivi di salute. stab ilendo che in caso di vacanza il comando interalleato dovesse essere coperto da un altro generale austriaco. Intanto. forse per prepararne la sostitu:;rione col duca d' Vittorio Amedeo concesse a de Vins un vitalizio di 3.000 fiorini .. per ricompensare le abbastanza note sue doti militari".

L'inutile massacro de/lamili:ia (30 giugno - 5 luglio)

Come si è detto Dell era. l'unico tenente generale piemontese in servizio sul fronte meridionale, era stato rimosso a metà maggio. nominandolo comandante della città e provincia di Mondovì. Nel nuovo incarico Dellera si era subito dedicato a riorganiuarc !'"armamento generale della milizia Monregalese. già illustratasi nel 170406 e nel 1744 e ripri stinata nel 1792. L'editto di Dell era obbligava tutti gli abili ad accorrere ai luoghi di radunata armati e muniti di viveri per 4 giorni. Il comando della miliLia, organizzata base parrocchiale, fu assunto dall'avvocato Peppin o R obusti. uomo energico ma digiuno di arte militare. ispirato dal fanatismo religoso c da un odio devastante contro francesi e genovesi, affiancato da tal Repatta per le questioni logistiche.

Alla fine di giugno il re autorizzò Colli ad impiega re questa milizia. invece delle truppe regolari, per eseguire il piano già suggerito a metà maggio da Argenteau di sboccare dal Cairo sull'estrema destra francese , scacciandola da Loano. 11 piano originar io, trasmesso a Torino dal marchese Filippo Del Carretto, prevedeva che la manovra fosse eseguita da 6.000 regolari e appoggiata da un attacco parallelo di Colli dal Carlino e da Vioscnna. ma dc Vins l'aveva già amputato di quest'ultimo aspetto. Fu intera responsabilità di Colli averlo ulteriormente peggiorato affidandone l'esecuzione a milizie collettizic male armate e peggio comandate.

Mobilitati con le campane a stormo, alla fine di giugno 7.000 contadini armati si radunarono a Mille simo, dove furono subito sfiancati dal rapido esaurimento delle scarse provviste di farina e da qualche notte di bivacco scn ;a alcun tipo di equipag-

178 LA GUERRA DELLE ALPI ( 1792- 1796)

giamento. Il 30 giugno, dopo lunga e faticosa marcia, Robusti dcue !"assalto a valanga contro gli avamposti di Garessio. difesi dal capobanaglione Lafon con 300 granatieri. Bastarono poche c;cariche per volgere in fuga i contadini e catturare la loro sacra insegna con la Vergine Immacolata.

Robusti riuscì tuttavia a radunarne ancora 4.000 e . millanrando immaginari interventi delle truppe austriache, li condusse per Calizzano c Pietra Ligure sino alla marina, accompagnati da una folla di parenti e curiosi, accorsi per "vedere la guerra" c partecipare al saccheggio degli odiati villaggi genovesi. Ma a Levante di Loano li attendevano, appiattati nella boscaglia. i tiragliatori di Lafon, che li misero nuovamente in fuga. Un terzo attacco di 2.000 irriducibili fu respinto il 2 luglio con un contrassalto alla baionetta. Accusato di tradimento. Robusti sfuggì a stento al linciaggio c Repatta fu arrestato. venendo scagionato e indenniznto tre mesi dopo. Fu un inutile massacro che contribuì non poco ad incrinare la volontà di resistenza della popolatione civile.

Il 4 luglio l'avamposto di Bauifollo. piccolo borgo fra Tanaro e Monza, respinse facilmente un debole assalto dci regolari eli Argenteau, tanto che Laharpe, accorso da Garessio con 19 compagnie scelte, trovò tutto traquillo. In vece le milizie di Cairo, Oneglia e Pietra Ligure si accanirono vanamente su tutta la linea sino al5 luglio, quando furono messe in rotta dal contrattacco della Brigata François accorsa da Om1ea.

La camlleria napolewna a Lodi (3 l maggio - 15 seuemhre)

Nel franempo. appreso che a Niaa si stava radunando una divisione di cavalleria francese, il 31 maggio Thugut aveva chiesto, tramite l'ambasciatore napoletano a Yienna, Marzio Mastrilli marchese del Gallo, un contingente ausiliario di cavalleria, analogo a quello navale che Napoli aveva già concesso all'Inghilterra. Del Gallo in oltrò la richiesta ill6 giugno. Il l 0 luglio Napoli aderì. a condiL.ione che il contingente non fosse impiegato in sostegno del Pi emonte bensì soltanto per difendere la L ombardia qualora attaccata dai francesi. Il 5 fu emanato l'ordine di partenza alla Brigata modello ( Re e Regina ) rinforzata da 4 squadroni scelti tratti dagli altri reggimenti, riuniti a formare un Reg gimento di formazione che assunse lo stesso nome ( Principe) del reggimento da cui era tratto il l o squa drone .

Colonnelli dei tre reggimenti erano i baroni Adamo dc Bocck ed Enrico de Moet'ich c Francesco Federici ( 1738 - 1799) futuro martire della Repubblica Partenopea. Della brigata ( 1.686 effettivi c 120 complementi) facevano parte anche il principe d'Assia Philipstal (tenente colonnello) e i maggiori Diego Pignatelli di Marsico, Agostino Colonna, Di onisio Corsi c Giambattista Fardella. Comanda nte nominale era il ge nerale Alessandro Filangicri principe di Cutò ( 1740-1806). commissario di guerra il capitano Ferdinando Duearne.

I primi 8 squadroni dccamparono da Sessa il 19 luglio c il 22 e 23 si imbarcarono su 54 polacche e bastimenti mercantili per Livorno. dove giunsero il 3 agosto. I l 24 agosto si imbarcarono su 26 polacche anche gli altri 4, sbarcati a Livomo il 3 settembre. Dalla Yersilia la cavalleria marciò per Modena ver<;o Pavia otto colonne e nella seconda metà di settembre Re e Regina presero quartiere a Lodi e Principe a Codogno, Casalpusterlengo e Malleo.

L'li'ITERVI:-..NTO AUSTRIACO (maggoo dicembre 1794) 179

Intanto. per rimpolpare l'esercito ridotto daJle diserLioni ad appena 22.000 effettivi. il 5 agosto fu ordinata la più massiccia leva provinciale della !>loria del Regno. ben 16.000 uomini. In oltre Ferdinando IV fece appello ai baroni e notabili che nel due anni prima si erano offerti di levare truppe a loro spese. per arruolare sulla carta una forza di 51.300 volontari ausiliari (60 battaglioni c 20 squadroni), analoga alla mi l iLi a generale piemontese (38.000) e alle Bande toscane ( 12.000).

TtRMIDORO SULLE ALPI

L'Armaw d'Italia e l'abortita olfensil·a su Cuneo (giugno-luglio)

Nel frattempo la terLa fase dell'offensiva francese contro il Piemonte ve nne congelata dalla decisiva vittoria di Flcurus (27 giugno) e dalla conseguente priorità accordata da Carnot alla nuova offensiva sul fronte di Kaiserslautern c alla progettata spedizione di rinforzi per la Corsica. L'Armata delle Alpi dovcllc in falli cedere l 0.000 uomini a quella della Mosclla c l'Armala del Varo dovette sped ire a To lone la Divisione Mouret (la spedizione in Corsica fu però annullata perchè i 9 vasce lli delramrniraglio Martin furono subito bloccati dalle squadre inglese e spagnola nel Golfe Juan).

Dedotte le guarnigioni. rc'>tavano così a ciascuna delle due armate non più di 25.000 uomini. non abbastanta per affrontare forze nemiche equivalenti e tanto meno per attuare . tenuto conto anche della stagione avan..:ata. la progettata invasione dell'Italia. Formalmente l'obiettivo venne confermato e per l'Annata del Varo venne ufficialmente ridcsignata "Armata d' it alia··. Ma all'insufficienza delle tru ppe si aggiungevano il pernicioso protagonismo di Duma-; c l a gelosia che Dumerbion cominc i ava a nutrire nei confront i di Masséna e Bonaparte, i due ambiziosi giovanotti che l ' avevano già abbastanza esautorato.

Alla fine. cedendo alle insistcnzc dei rappresentanti. i due coma ndanti accettarono di delegare a Bonaparte c ai rispettivi capi di stato maggiore la definizione di una comune offensiva su Cuneo. cl frattempo Dumas fu trasferito al comando dell'Armata della Vandea e venne sostituito dal generale Petit Guillaume. ben disposto alla piena collaborazione con Dumcrbion. Il geniale piano strategico sottoposto al Comitato di Salute Pubblica prevedeva di concentrare il massimo sforzo sulla pianura Padana prelevando rinforzi dal '·secondario' ' fronte spagnolo. Ma contcmporaneanente al piano del!' Armata d· Ila l ia. arrivò a Parigi quello dell'A rrnata dci Pirenei Orientali, apprcaato da Carnot. che prevedeva di concentrare il massimo sforzo s ulla Catalogna prelevando rinforzi dal "secondario" fronte italiano

Secondo il piano operativo elaborato da Bonaparte. l'Armata delle Alpi doveva scendere nelle Val li del Po marciando su varie colonne parallele. in modo da prevenire ogni tentativo di aggiramento sul fianco sinistro. La direttrice principale era naturalmente quella della Valle Stura. dove Bonaparte ave' a previste due colonne. una per l'investimento frontale di Demonte c l'altra per occupare il passo dell'Orso tagliando i collegamenti tra la fortezza e Cuneo. Nel frattempo l'ala sinistra dell'Armata d'Italia doveva sfondare la linea del Gesso c. come era avvenuto nel 1744, attestars i al sobbo rgo settentrionale di Madonna dell'Olmo per mascherare Cuneo e i m -

180 LA GUERRA DeLLe
ALPI ( 1792-1796)

pedire a Colli di soccorrere Demonte. per la cui resa Bonaparte calcolava necessarie due settimane. Frattanto Masséna. col resto dell'Armata. doveva impegnare gli austriaci con diversioni sono Ceva c Morozzo.

L'offensiva francese !>Cattò il 25 luglio, sotto i migliori auspici, col triplice attacco delle colonne Chambaud. Vaubois e Gouvion nelle Valli Stura, Maira e Varaita, dove i francesi investirono il campo del generale dc Sonnal ai piedi del Monviso. Restavano a fronteggiarli 8.000 austro-sardi, sparsi tra Borgo San Dalmazzo. Demonte e Cuneo.

Il 26 luglio Marquard mosse con altri 10.000 uomini da Vinadio e Valdieri sulla linea del Gesso e la Bri gata Lcbrun ricacciò oltre il torrcmc i presidi di Rocca vione e Robilant. Questi mamennero però una testa di ponte con aniglierie e un battaglione, mentre un altro più a sinistra s i ritirò lentamente su Boves. Rotto il ponte. il mattino seg uente l'intera avanguardia di Bcllcgarde riparò all'interno del campo trincerato di Borgo San Dalmazzo. presidiato da 6.000 uomini. dove potevano anche affluire rapidamente i 6.000 austriaci di Wallis concentrati a Morozzo. Nei giorni seg uenti, mentre Masséna appostava la Divi-;ione Pijon e 2 cannoni al co lle delle Sa lin e presso le sorgenti d eli' Ellero, pronta a scendere su Morozzo. Macquard piantò le batterie dca coprire il forzamento del Gesso. Secondo i piani Dall e magne e Lebrun dovevano passarlo tra Andonno c Roccavione e Gardannc traghettarlo più a monte presso Valdieri.

U.1 crisi di Termidoro e la ritirarafrancese ( 27/ug/io- Il ag().\/o)

Ma negli stessi giorni il colpo di stato di Termidoro. con la morte di Robespierre c l'epurazione elci suoi seguaci. mutò improvvisamente la Il Termidoro fu una fortuna per Bonaparte, che era :-;tato appena accusa to di tradimento per il suo progetto di erigere una cinta difensiva nell'area dei forti di Marsiglia smantellati dai rivolutionari, in quanto la cinta se rviva a proteggere le polveriere dell'esercito da eventuali colpi di mano dci giacobini. Il 6 agosto Saliceti dovctlc eseguire l'ordine di arres tarlo. ma la detenzione al Fon Carré di Antibes durò appena due settimane. Bonaparte raccontò in seguito di aver approfittato della sosta forLata c della biblioteca del forte per approfondire lo studio della campagna di Mailleboi s. Fu arrestato e condannato ad Oneglia. quale .. terrorista ... anche Filippo Buonarroti . commissa rio nazionale per i territori occupati. annullando tutte le misure da lui disposte in Liguria per l'abolizione dei diritti feudali ( Buonarro ti beneficiò poi dell'amnistia ge ne rale, ma in prigione conobbe Babcuf. con il quale avrebbe poi diretto la velle it aria "congiura degli uguali'").

Int anto, nell'incertezza sugli sviluppi futuri c nel timore di dover f ronteggiare una nuova ribellione del Mezzog iorno se non addirittura la gue rra civile, il ministro Carnot aveva unificato il comando delle due Armate delle Alpi e d'Italia, senza peraltro nominare alcun titolare . E aveva ordinato di l'offensiva su Cuneo e ritirarsi su lle posizioni di panenza. li 7 agosto Dum erbion c Marquard copersero la ritirata con una finta contro gli avamposti nemici. seguita il giorno seguente da un incessante cannoneggiamento c da dimostrazioni della cavalleria che simulava di cercare un guado sul Gesso. Nella notte sul 9 agosto i francesi ritirarono oltre il passo di Tenda l'artiglieria pesante c il carreggio.

1.' " l ERVFNTO AUSTR IACO (m agg io - dicembre 17941 181

Nella none sul IO si sganciò anche la fanteria. coperta all'alba da una vivissima fucileria contro l'avamposto sardo di Ponte Bru ciato. Ciò malgrado aJle 7 del mattino Colli apprese che Roccavione era stata evacuata e, fatto subito gettare un ponte volante, spedì in avanscoperta 60 dragoni e il so granatieri d'Andezeno. Per fare più in fretta, i g ranatieri passarono in parte a g uado e prima di Robilant raggiunsero la retroguardia di Lebrun, cos trin gendo lo a schierarsi a battaglia tra la Dormio sa e il Pillon. Temendo una trappola, d'Andezeno preferì attendere il rinforzo del Corpo franco e di SOO croati prima di spedi re i dragoni ad aggirare il nemico da s ini stra, ma su ordine di Gardanne Lebrun sgombrò D o rrni osa e Vernante ripiegando tra L im one c Limonetto. con B arquier in seconda linea alla Ca' e il grosso a Monte Arpiola.

L'Il agosto i sardi rioccuparono la D ormiosa e si spinsero fino a Vernante. dove trovarono SO cassoni di muni7ioni abbandonate. li corpo franco perse due ufficiali. il capitano Vigna caduto e il tenente Colomb. catturato e fucilato dal nemico in quanto emigrato. Altri due emigra ti , il sergente Moulins de Prevale il caporale Grindor, furono decorati per aver sa lvato il comandante d'lsone, g ravemente ferito ad un piede. li nuovo schierameilto francese era il seguente:

• 22.500 uomini accampati s ull a costa. con la Di visio ne Mouret tra Fréjus e Mentone e la Divbione Ville Malet al le Bocche del Rodano:

• 11.000 all'ala sulle Alpi Occidentali ( D ivisione Moulins ):

• 16.000 al centro. con la Garnier dal Colle delle Fine!>trc a Santo Stefano e la Divi:. ione Marquard nella valle della Roia tra Saorgio e il colle di Tenda: 16.500 uomini all'ala de:.tra. tra la Riviera di Ponente e l'alta Val Tanaro.

J...e.fal/ite ricogni:;:Joni sarde (12-/5 Clf:OSfO)

Senza poters i s pi egare le ragioni dell'improvvisa ritirata francese. fra ill2 e il lS agosto Co lli spedì in avanscoperta tre sfo rtunate col onne di truppe sce lte:

Colonna di sinistra per la Val Vermenagna su Monte Arpiola: aiutante di campo Aie iati con 3 compagnie (centu ria Pandini e cacciato ri dei Granatieri Reali) c 2 picchetti dei Carabinieri di Canale (Perrin d'Athénaz) e della Brigata P inerolo (cavalier San Severino):

• Colonna di centro per la Val Gesso (Valdieri) sul colle di Frcmamorta: marchese Colli di Felizzano con 450 cacciatori:

• Colonna di destra per la Valle Stura (Vinadio) sulle Barricate: Avogadro di Casanova. con 400 fucilieri di Monferrato.

Partita da C o lla Pian a, la colonna della Verrnen agna esp ug nò i l posto avanzato della P ortetta sul colle Vaccarile. dove il sergente Qu a ranta della cen turia P and ini guadagnò la medaglia d'oro per aver catturato il comandante nemico. Ma al far della notte Alciati fu assalito da un'intera Brigata nemica che lo costrinse a evacuare il Vaccarile e a rientrare a Borgo San Dalmazzo con 60 morti c prigionieri e 80 feriti. incluso tra questi ultimi l'emigrato cavalier de Forbin.

La colonna della Val Fremamorta. dove i cacciatori di Aosta espugnarono la ri dotta di Malamortc c il sergente di Saluzzo LorenLO Ponza (" La R osée'') guadagnò la medag lia per esservi entrato per primo. Ma il battag li one fu presto slog-

182 LA GUERRA DELLE ALPI ( 1792-1796)

giato da 1.500 c dovette ripiegare attestandosi ai lati della stretta. con al centro 150 cacciatori savoiardi al diretto comando del marchese Colli. che li considerava. ··sotto qualunque rappono··. la "'migliore compagnia dell'intera Armata sarda.

Poichè la sua uniforme a risvolti bianchi (quella del Reggimento M ondovì) spiccava s u quella nera dei cacciatori. Colli divenne subito il bersaglio preferito dei tiratori sce lti nemici e piì:i di un cacc iatore savoiard o, incluso il prode capitano Bienvcnu. poi catturato e deccuuto in prigion ia, fu colpito mentre g li faceva scudo col proprio co rpo . Cadde anche il tenente Car ticr c s i distinsero i sotto te ne nti Tilly e Megève, il volontario Prévillc e i cacciatori De Marclay Grempi gny. La Palù, Grésy c Capré. Il '>ergente Claude Fran çois Carre!. perduta la mano destra. esclamò che gli resta va la sinistra per servi re il re: questo episodio. unitamente al fatto di aver rifiutato nel 1792 il grado di capitano offcnogli dal nemico. gli valse poi la medaglia d'argento.

Il battaglione ripiegò combattendo per tre ore. suddiv i so in piccoli drappelli. salvando tutti i feriti. tra cui il capitano Tibaldone dci cacciatori La Marina. e riparandosi alla fine sono le 3 spingarde che guarnivano Valdieri. Tra i cacciato ri piemontesi cadde il sergente Vercellonc (Piemo nte ) e si distinsero il cavalie r Tomaforte ( Monferra to) e i due fratelli Cavassanti (La Marina). Tra i cacciatori di Royal Allemand, si di:,tinsero infine il capitano Siegler e i subalterni Pourcelet c Crova.

Infine la colonna della Valle Stura cadde in un'imboscata presso Sambuco, ma Avogadro riuscì a sgancia rsi ripiegando su Vinadio. uovc si attestò in attesa di rinforti. L'indomani la compagnia Bonneaud. con !50 stranieri, <>orprcse il posto di Tu cch e il sergente polacco guadagnò la medaglia d'oro catturando il comandame nemico.

LA BA'ITAGLIA DI D EGO

L' "idra dalle sette teste" (agosro-seuemhre)

Alla metà d'agosto, certo ormai che l'emergenLa era passata e che il nemico aveva rinunciato all'offensiva Cuneo. Wallis ritenne possibile recuperare le truppe diMaccate a Morozzo e Mondovì per realizzare la prevista manovra stmtcgica su Savona. in concorso con la c;quadra inglese che doveva sbarcare 8.000 uomini ad Oneglia e Loano. Ma Thugut, che non gradiva Wallis. complicò le convince ndo ìl Consig lio aulico di guerra a nominare un nuovo comandante in capo interalleato. in for;:a della clausola prevista dal tr attato di Valenziana. A tale scopo sia il ministro che lo stesso Imperatore ordinarono a dc Vins di chiedere il congedo per motivi d.i sa lut e c di rimettere il comando in capo al genera le Colli. E in o tt emperanza. de Vins traad Hauteville copia delle i!>truzioni ricevute.

Sotto l'aspetto tecnico la di Colli era certamente la migliore. Era però del tutto inopponuna sotto l'aspeno politico. perchè contrariava non soltanto l'Arciduca Ferdinando. protettore di ma anche il re di Sardegna. il quale si era illuso di poter eludere il tranato ottenendo il comando interalleato per il secondogenito duca d· Aosta. In secondo luogo la scelta di Colli sconvolgeva la precedenza gerarchica. pcrchè Colli era soltanto maggior generale dell'Armata austriaca e tenente ge nerale

L.INTf:RVENTOAUSTRIACO <maggio dtcembre 1794 ) 183

di quella sarda, mentre Walli1. non -;oltanto era parigrado di dc Vins nella gerarchia au<;triaca. ma era stato appena insignito dal re. su pressione de li" arciduca, del massimo grado sardo. quello cioè di capitano generale.

Nel tentativo di sbloccare la difficoltà. ai primi di settembre Colli di fatto mise a il proprio incarico. scrivendo ad Haute ville che occorreva affidare il comando ad un solo generale in capo alle dirette dipendente del re c che egli non era com unque l'uomo adatto, essendo ammalato e bisognoso di riposo. Non si può dire fino a qual punto la vistosa generosi tà del gesto stemperasse nel!' astuzia, forse maggiormente conforme al carattere in precedenza manifestato dal Infatti il tenace carrierista voghercsc. !>Cmprc attento ai tratti d'immagine, sapeva bene di essere insostituibile. essendo l'unico generale austriaco che sia il fronte sia la complicata psicologia dci connazionali italiani. E pertanto sapeva di essere l'unico generale austriaco in grado di riscuotere la fiducia dei subordina ti sardi.

Comunque l'unico effetto fu di congela re ogni modifica dell'alto comando alleato. il quale rimase pertanto costituito dal tenente generale Colli c da sei capitani generali, tutti investiti di qualche mal definito incarico di comando: de Vins, Wallis. i duchi d'Aosta . di Monferrato c di Chiablese e il principe di Carignano. Come osserva efficacemente Pin e lli (p. 460) era l'idra dalle sette t este, tutte, quale più e quale meno. sceme di cervello''.

A ciò si aggiungeva che l'accrescimento delle truppe austriache creava tensioni con la popolazione e anche con i commilitoni. Ne è un segno la polemica scoppiata tra i colonnelli von Houmboutd e Farigliano. comandanti di due Reggimenti nominai mente ·'italiani"- uno in servizio austriaco (I R 48 Schmidtfeld ex-Caprara) e l'altro in servizio sabaudo (Lombardia)- circa la responsabilità dci furti e delle .doni lamentati dagli abitanti di Ceva. Costoro avevano accusato i soldati del Caprara. ma, suscitando una offensiva protesta di Farigliano. il ministro degli Interni conte Graneri preferì prestar fede a von Houmboutd il quale aveva sca ricato la colpa su i Regg imenti sardi viciniori. Lombardia e I o Legione L eggera (A nti g nano).

Lo 1chieramento di Walli 1 e le apprensioni di Re1·el

Lntanto. richiamandosi alla violazione della neutralità genovese compiuta da séna, Wallis aveva chiesto alla Repubblica la consegna di Savona. oucnendo ne il previ-;to rifiuto. Così alla fine di agosto l" Arciduca ordinò a Colloredo di marciare verso Savona con 12 battaglioni, 6 squad roni e copiosa artiglieria pesante. Intanto, per coprirne la marcia, Walli s spost(> il quartier generale da Moroz7o a Carcare. il più importante nodo stradale delle Langhe. modificando così il proprio sch ieramento:

• Avanguardia (Turckheim) da Morozzo a Carcare con avamposti a Pàllare. Màllare e Altare:

Ala destra ( Argenteau) dal campo di Ceva fino alle alture tra le due Bormide. col d t marciare sul colle di San Giacomo. per poi attaccare Sa,·ona da Levante:

Riserva (Wallis ) a Dego. onime po:.i1.ioni a cavallo della Bormtda;

• Ala sinistra (Colloredo) in marcia da Alessandria a Carcare. per poi attaccare Savona da Cadibona

184 LA GUERRA OI::LLEALPI ( 1792- 1796 )

Se Colloredo fosse arrivato ai primi di settembre. la massa dei 30.000 austriaci avrebbe potuto riprendere Loano c Oneglia in concorso con la squadra di Hood. oppure, meglio ancora. marciare Tenda e Saorgio costringendo Masséna a ritirarsi a Mentone per evitare !"accerchiamento. Invece Colloredo. pur raccogliendo ovunque ovazioni, avanzò assai lentamente, rallentato da difficoltà logistiche e dalla neccs)>ità di adattare la strada della Bormida al tran sito del parco d'as)>cdio destinato a piegare la poderosa foncua )>avonese del Priamar. Inoltre man cò del tutto il previsto coordinamento con Hood. il quale non manc(') più tardi di rivolgere agli alleati dure accuse di inerzia e inefficienza.

Ignazio di Revel, il giovane consulente strategico del re, l" aveva non so lo previsto, ma anche auspicato. In un parere del 15 settembre scrisse i nfatti che un accordo militare anglo-austriaco avrebbe condannato la dinastia saba uda all'assoluta dipendenza dali" Austria. Ma. fortunatamente, riteneva improbabile che Austria e Inghilterra avrebbero osserva to o anche soltanto siglato un qualsiasi accordo militare. In ogni modo la cooperazione anglo - austriaca non risolveva il vero problema degli alleati e cioè la perniciosa delle forze. Rcvel osservava che per voler difendere tutto si era finiti per non poter difendere più niente. Suggeriva invece, se ancora possibi le, di concentrare g li sforzi su un punto so lo recuperando anL.itutto le truppe inutilmente imbottigliate in Val d'Aosta.

Le diversionifrancesi nelle Valli del Po ( /4-16 seuembre)

Natura lmente agli osservatori francesi non sfuggì la marcia austriaca da Morozzo alla Bormida. il cui significato. g ià inequivocabile. fu presto confermato dalle informazioni del re siden te francese a Genova. du Tilly. Per prudenza. fin dal 17 agosto Masséna aveva cominciato a riunire le truppe evacuando gli avamposti più isolati: prima quello della Certosa di poi anche Battifollo. San Giacomo. Viola. Priola e Santa Giulietta. arretrando la Divisione Laharpe a Priarondo . Isola Perosa e San Bernardo c la Brigata François a Col Negro e Colla Bassa. Dumerbion gli concesse poi u n rinfor zo di 6 o 7 battag lioni tratti dal centro. Masséna. con quartier genera le alla Pieve di Cairo. ottenne così 28 battaglioni:

• Il all'ala destra lungo la costa (6 a Loano. 2 ad Albenga col 3° Reggimento Dragoni. 3 asserragliati tra Oncglia e Ponte

6 aJ centro. a Balestrino. sopra Borghetto S. Spirito. a copertura della strada Gare!>sio-AIbenga:

• 5 sulle vene dell'Appennino (a C<l l d'Inferno. Monte Termini e Ponte di N uva );

6 all'ala !> inistra nel l' a lta Val Tanaro per coprire Ormea. legati a l centro dal posto di Jntroppia.

Su pressione di Masséna e Bonaparte. i nuovi rappresentanti Ritter e Turreau ordinarono a du Tilly di proporre alla Repubblica una coope razione militare difensiva. consentendo di rinforzare con truppe francesi il presidio genovese di Vado. Malgrado la forza del partito filofrance se, l'offerta fu respinta dal senato genovese. ne l timore di inglesi. Sol lecitato ad agire dai giovani subordinat i ma vinco lato dai tassativi ordini di Carnot. Dumerbion chiese allora a Parigi l 'a utori7L.ationc a

( maggio· dicembre 1794) 185

compiere una controffensiva preventiva nell"alta Val Bormida. Poi. riconosciuta l" urgenza. i nuovi rappresentanti Ritter e Turreau deci:>cro di autori t t are le operazioni !>CnL.a attendere la del ministro.

Per coprire la radunata della for?a d'attacco, il 14 settembre la Divisione Sérurier (ex - Garnier) e r Armata delle Alpi sferrarono tre attacchi divcr:.ivi nelle Valli Stura. Grana c Varaita. In Valle Stura 600 francesi sloggiarono da Sambuco e dalla Ghiandola i resti deila colo nna Avogadro di Casanova costrella a ritirarsi al colle del N ibios con un centinaio di perdite. Intanto altre due colonne leggere. scese più a valle dal colle dì Bra varia c catturati 40 grigioni al posto avanL.ato di Pianche. attaccavano a tenaglia su Vinadio. Le fermò il tenente colonnello Bellemont con 2 spingarde. 600 grigioni e 800 fucilieri di Monferrato e Asti. costringendole a ripiegare inseguite dal maggiore Streng. lasòando -,ul campo 54 morti e feriti e JO prigonieri. Il comandante di settore. brigadiere ChriM. cui fu poi rimproverato di non aver rinforzato a tempo debito il posto di Sambuco, esagerò la minaccia su Demonte. che in realtà il nemico non avrebbe potuto attaccare. essendo del tutto privo di artiglierie. Per rassicurare Christ. Colli dovette ordinare al valoroso l o cacciatori di aggiungere al servizio di avamposti in Valle Gesso anche quello in Valle Stura.

La puntata francese in Valle Grana venne facilmente respinta dalla centuria del maggiore Christ. fratello del brigadiere. e dal corpo franco. che subì però il ferimento del capitano avignonese Più seria fu invece la minaccia in Val Varaita. Favorite dalla pioggia torrentialc. due colonne dali" Agnello e dali" Autarct. sorpresero il posto di So!>tra tenuto dalla milizia. Sfuggirono alla cattura. gettandosi per i burroni. solo il capitano Drago e 12 miliL.iotti. mentre 500 francesi espugnavano la granguardia del Bottegonc annientando la debole rc!>istcnza di altre due compagnie di milizia. Più tardi. col favore delle tenebre. il nemico avanzò sotto l" incerto tiro a mitraglia del cannone da 4 e delle 2 spingardc che guarnivano l'avamposto di Chia nale, espugnandolo alla baionetta. Nel tentativo d i salvare il pezzo ritirandolo a Castclponte, i cannon ieri sardi smarrirono la strada e precipitarono in un burrone col cannone e i cavalli. Intanto un distaccamento nemico la Torretta. difesa dalla centuria franca del maggiore Martin. Dopo breve resistenza Martin si ;;ganciò con una quarantina di uomini. gettandosi giù per la ripida china. dov'era in agguato un plotone francese guidato sul posto da un valligiano traditore. Preso tra due fuochi e persi metà degli uomini. tra cui l"aiutante maggiore Borgonio e il cadetto Viale, Martin si artese con i '>upcrstiti.

Intanto le truppe piemontesi abbandonavano anche il posto intermedio di Rua Giansana ritirandosi in disordine a Castel ponte, tenuto dai cacciatori del colonnello Saluggia ( R egina c Lombardia) c dove a<:corrcva il generale Provera con 500 fucilieri eli Oneglia e Chiablese. l francesi però non attaccarono, limitandosi a raz1.iarc tutti i bovini da Chianale. ripassando i valichi il 16 seuembrc.

Le tre incursioni del 14 settembre inflissero ai sardi 120 morti e 100 prigionieri. inclusi Il ufficiali. in maggioranza dei cacciatori della Regina c di Lombardia. La truppa meritò 12 medaglie. di cui metà al Vaccarilc (-;ergente Dcrcgibus. caporale Brusato e cacciatore Gal<V todi Casale. sergente c cacciatore Deidda di Sardegna. sergente Salvagno di Pinerolo). Gli altri sei decorati furono il sergente Quadro dci Granatieri Reali. l" emigrato francese Martin. il granatiere ni77ardo Ciaudano c il sergente Gabetti. il caporale Giordano e il cacciatore Mulaaano di Mondovì. In

l !lo LA GUhRRA DELLE ALPI ( 1792- 17?6)

dicembre il conte Martin fuggì dall'internamento tornando per combattere, ma il disonore di aver violato la parola gli precluse un nuovo comando.

La manovra francese su Carcare ( 15 - 20 sel/embre)

Il 15 settembre. nelle stesse ore in cui Revel trasmetteva al re il suo parere, il generale Colloredo, con l'avanguardia dell'ala destra austriaca. si accampò tra Cairo e la chiesa della Madonna delle Grazie, con l battaglione a Carcare e altri a Pàllare e Bormida e con avamposti ad Altare, Màllare, San Giacomo e Colla del Pino. Ma Argenteau . che doveva coprirgli il fianco destro, stava invece abbandonando le proprie posizioni per tornare a chiudersi nel campo trincerato di Ceva, spaventato da una modesta dimostrazione fatta dalla Divisione Gentili sulle alture tra Tanaro e Bormida Occidentale.

Nel campo avverso mentre Gentili occupava il colle della Spinarda e Marquard minacciava Borgo San Dalmazzo, Dumerbion. appena ristabilito da un attacco di podagra , riuniva la forza d'attacco tra Loano. Finale c Bardineto. Erano circa 15 .000 uomini, con 17 battaglioni. 600 dragoni, 300 zappatori, 2 obici e 6 cannoni leggeri, che completarono la radunata la sera del l 7 settembre.

La notte sul l 8 l ' ala sinistra (Laharpe) salì da Bardineto al colle di San Bernardo sopra Garessio , piegò a Levante seguendo la cresta per la Spinarda e la strada dei Giovetti e al l 'alba espugnò di sorpresa la ridotta Rejoint (o Maramassa ) e poi il campo trincerato di San Giovanni Murialdo. attestandos i infin e sulle alture dei Tetti di Montezemolo in modo da minacciare Millesimo e i collegamenti tra Argenteau e Turckheim. Intanto, all'ala de s tra, Cervoni saliva da Loano attaccando con 3 000 uomini il colle di San Giacomo. Avvisato da Turckh e im, che teneva a Màllare e Pàllare, Colloredo avanzò allora da Cairo ali ' altipiano di Carcare, schierando 5 battaglioni e l O pez z i tra il torrente Nanta e il pianoro di Quassolo e distaccando 600 croati a Millesimo. Da Dego giunse poi ad assumere il comando lo stesso Wallis.

Nella notte sul 19 Dumerbion valicò il Melogno e all'alba investì Pàllare, mentre dal San Giacomo Cervoni inve s tiva Cravarezza e Colla del Pino , avamposti di Màllare. Il loro obiettivo non era però di espugnare i due capisaldi, bensì di incunearsi tra di loro per poi aggirarli. Pertanto dopo due ore di fuoco Dumerbion e Cervoni si sganciaron o serrando al centro per investire Carcare.

Per allargare la falla austriaca tra Ceva e Carcare, Dumerbion distaccò Masséna contro il castello di Cosseria difeso dalla mili z ia locale e l'aiutante genera le Vabrc contro i croati di Millesimo. Costoro si difesero valorosamente, ma dovettero cedere quando furono attaccati anche da Laharpe che, richiamato dalla moschetteria, sbucava dai Tetti di Montezemolo. Conv in to che Ceva fosse il vero obiettivo del ne mico, Argent ea u non fece alcun tentati vo di soccorrere il resto dell ' Armata. Così. lasciato Laharpe a fronteggiarlo, Mas séna poté riunire le truppe e tornare in direzion e di Carcare, manovra che tuttavia richiese molto più tempo del previsto data la dispers ione delle forze s u un ampio fronte collinare.

Informato da Co ll oredo, alle 5 del pomeriggio Wallis ordinò la ritirata su Cairo per la riva destra della Bormida orientale. Atte s tata dietro la cinta della c ittadina, la retroguardia austriaca vi trattenne il nemico fino a notte , consentendo al grosso di

L'INTERVENTO AUSTRIA CO (magg io · dicembre 1794) 187

raggiungere il campo trincerato di Dego. in attesa che la sua artiglieria pesante raggiungesse Spigno.

Lo schieramemo austriaco

L'Armata di Walli s e Co ll o redo era schierata in profondità. La retroguardia, ora divenuta avanguardia. schierava 2 ca nnoni. 1.000 croati c 600 ulani avanti alla Rocchetta di Cairo. in un terreno adallo alle cariche di cavalleria.

La prima linea era !>chierata attorno a Dego. con la sinistra a Colletto e al Br ic Seré. il centro sulle alture di Vignarolo e la destra leggerrnermcntc più a valle, nell"ansa fluviale di Supervia. dirimpcllo all"abitato. Comandata dal brigadiere HiUer. la destra contava 5 battaglioni ungheresi. quattro (2 lR 19 Alvinczy. l IR 52 Arciduca Antonio. l TR 59 Jordis) affiancati tra Supervia e Bric Botta c uno (Arciduca Antonio) in avanscoperta al Monte Brì, a poca distanza dal greto del fiume. A Brovida, dietro Bric Botta. un distaccamento eli 300 uomini copriva il fianco destro e le retrovie.

Il g rosso della seconda lin ea era s ulle alture di Bormida c Vcrmcgnano, dietro il torrente Poi lovero. Sulla riva destra 2 battaglioni (GR 4 Szluiner) coprivano D ego. uno nel Castello e uno a Santa Lucia e Costalupara. Alle di Dego. a Villa del Piano. e rano in riserva il Reggimento Lattermann e 2 peui leggeri.

Ma il vero punto di for;a au!>triaco erano il numero e l'ottima disposizione dei cannoni da campagna. Due potenttbatterie- una di 4 o 7 pc11i D ego e l'altra di 8 o 9 nell'ansa della Bormida, sulla scarpata tra Lasagnolo c la diga del Mulino - formavano tra loro un angolo di 120° g radi incrociando i loro campi di tiro sulle provenienze dalla Rocchetta.

La spallata su Dego e la ritirata di Wallis (21 -24 sellembre)

Il mattino del 21 settembre. dopo intenso scambio di artiglieria. i francesi attaccarono frontalmente e su entrambi i lati del fiume. Sulla riva Dum erbion scese dal Bric R eisa sul convento francescano. dove divise le sue forze in due colonne. Una avanLò sul Bri c Vadcrno. !>loggiandone un drappello di 30 cacciatori austriaci. e marciò poi sul Bric Botta con l'intenzione di aggirare l'ala destra austriaca. L'altra colonna sfilò per le alture di Vignarolo, con l 'i ntenzion e di esp ug nare l'avampo sto di Monte Brì, distruggere la batteria di Lasagnolo e tagliare alncmko la ritirata verso Dego. Nel primo pomeriggio. dopo sanguinosi scontri alla baionella con i tiratori croati, i cacciatori di Ma sséna erano padroni del bosco.

Alle 18 cominciò l'attacco di La harpe alla Rocchetta. l 2 cannon i e una carica di ulani infransero la prima ondata. ma una controcarica dei dragoni di Beaumont costrinse il nemico a ripiegare sulla prima linea. Meu'ora dopo Masséna ordinò l'attacco generale alla baionella contro l'ala destra nemica. Secondo il piano prestabililo. al primo assalto gli ungheresi dell'lR 52 evacuarono il Brì. auirando il nemico nel ca mpo di tiro delle proprie artig lierie, protette da un burrone e dal Pollovero. Le perdite furono quasi pari (circa 700 o 800 per parte ) e Walli s rimase padrone del cam-

188 I.A (iUf:RRA DF.LLEALPI (1792-17961

po. ma a se ra. ritenendo ormai impossibile prendere Savona e troppo rischioso attestarsi a Dego. ordinò a Colloredo di cominciare la ritirata '>U Acqui.

Di strutti i maganini. Dumerbion evacuò Dego ripa ssando i valichi a Ponente di Cadibona e rientrò a NiZ7 a con Bonaparte e i rappresentanti, mentre Masséna si installava al Finale con forti avamposti appenninici al Me lo gno, Madonna della Neve c San Giacomo. Soltanto Laharpe si s pinse ve rso Giu sva lla per controlla re la ritirata nemica. piega ndo po i a de s tra per il Montenotte e Cadibona ed entrando il 24 in Savona senza incontrare re s istenza. P iù tardi, fingendo d i cedere alle rimostranze della Repubblica. i francesi re sero meno vistosa la violazione della sov ranità genovese sgomb rando Savona (d opo ave rl a spog liata di tutti i materiali militari) c arretrando a Vado. più piccola e soprauuuo meglio collegata col San Giacomo.

lL Tl::.RZO l VER O DI GUERRA

La crisi del comando inl e rallea lo (24 settembre - 19 novembre)

Benchè la propaganda austriaca presentasse la battaglia di De go come una vittoria. Wallis e Colli si abbandonarono ad una indecorosa polemica ci rca le rispettive rc!>pon!>abilità nella mancata presa di Savona, accusandosi reciprocamente davan ti al re. Thugut incaricò il generale Rose nberg di effettuare un· inchiesta ma. grazie all'arciduca Wallis ne uscì indenne, peggiorando ulteriormente i rapporti co n gli alleati. Sprezzante, l 'ammiraglio ll ood accusò i generali austriaci di incapacità o malanimo ve rso la causa comune e a novembre fece vela per l'In ghi lterra. In Piemonte la delus ione per Ja ritirata austriaca prese i toni del furore. Ad un amico de Ma istre scrisse: "non vi meravigliate se non ho f iele co n t ro la Francia. lo se rbo tut to per r Auslria. Questi trentamila austriaci so no venuti per vederci coi cannocchiali sterminare, dopo averci umiliati e perduti' '. li 24 Hauteville sc ri sse al residente sardo aGenova. Nomi s di Cossila. di non sapersi spiegare la condotta dell'Arciduca Ferdinando rispetto al Piemonte e all' Italia. a meno di non crederlo "capace di operare più per la nostra rov ina che per la comune difesa'·.

Lo steso giorno il re nominò il duca d'Aosta "generale in capo" dell'Armata sarda e Colli comandante delle forze austro-sarde sc hi erate dal Monviso a Ceva. con in sottordine Latour, il principe di Carignano (assistito da Del lera) c Argenteau quali coma ndanti dei se ttori di Cuneo. Mondovì e Ceva. Que s ta decisione unilaterale seg nò. com'era prevedibilc. il definitivo affossamento del co mando intera ll eato. li 7 o ttobre il re dovette informare Colli che r Arciduca e Walli s g li avevano fatto c h iaramente intendere di non voler in alcun modo riunire le due armate. senza però rinuncia re a disporre direttam en te dci ge ne rali e delle trupp e aust ria c i direttamente assegnat i all'Armata sarda. Infatti il 19 novembre Walli s ordinò a Co lli di prendere i quartieri d'inverno nelle Langhe. a Cortemilia Alba. izza Monferrato e Bi s tagn o, e gli dette disposizioni per concorrere. in caso di necessità. alla difesa della lin ea Ceva, Cai ro. De go e M olare. Il resto delle truppe austriache c la cavalleria napoletana svernarono invece tra Acqui. Alessandria e Tortona.

L'll\' 1ERVEN ro AUSTRIACO j maggio- dicembre 189

Colpi di mano e scontri di pattuglia (ottobre - dicembre)

Anche quel!" anno l'inverno fu precoce e ancora più rigido del precedente (proprio i tre inverni del 1793-96 furono i più freddi del secolo). Per limitare l'altissima mortalità determinata dalle malauie, le truppe furono ritirate in pianura, lasciando a so rvegliare le ridotte di m o ntag na so ltanto i corpi di g uardi a indispensab ili. Verso la fine di ottobre, in Val d ' Aos ta. 200 cacciato ri francesi e bb ero 17 pe rdite nel vano tentativ o di so rprendere il B aracco ne del Col du Mo nt. pres idiato da 30 soldati della M arina. ll serg ente ' ·La Pe nsée" e i capora li Pel occ hin o c Cc rruti v i g uadagnarono la medaglia, concessa poi anche al serge nte Lan sard e al caporale R osset che con una pattuglia di Genevesc catturarono a loro volta il pres idi o francese delle Acque Rosse.

In Valle Susa Vaubois. con una colonna di 1.000 uomini. so rprese un avamposto presso Exilles sba ragliando il 4° granatieri. Il comandante. 'assallo Duman cy, fu assolto dal consiglio di guerra c nell'azione s i distinsero gli ufficiali Costa di B eauregard e d'Oncieux e il capo ral e Cha mpi o n.

In vari scontri in Va l Pe lli ce s i distinse il Reggim ento Mondovì. A Pi an de l Lait c a l co ll e d i R obure nt g uada g naro no l a medaglia il caporale Giordano ( pe r a ve r ripesca to un ufficiale che s tava per a nne ga re ne l P ellice) c il serge nte Giambardi ( per aver caricato alla bai onena. con so li sette uomini . un pattuglione nemico). I n Vall e Stu ra. dopo una fiera mischia. Co lli di Felizzano riprese le Barricate col l o cacciatori. Si distinsero i tenenti Grésy e de Maist re di Savoia, Bianchi della Marina. il piacentino Casati e il niaardo Sant'Antonino.

In Va ll e Pesio il sergente Bottaia e i so ldati Canralamessa. Reale e Granata. tuni di Asti, furono decorati per aver difeso da soli il posto della Montaga della Pra verso Caso tto e catturato un ufficiale nemico. In Val Corsaglia si illustrò invece la milizia: ed esse ndo la medag li a ri se rvata a i re go lari, il re concesse in ca mbio aJ sergente App i a no e ai militi Bottacc hi o e una gratifica in d e na ro e a l milite Mondino la promozio ne a tenent e del co rpo delle Guide Monregalesi o rgan izz ato dal generale Dcl lera. ln Val Tanaro , in vece, so tto Ceva e Bagnasco, due suba lt e rni della Marin a, Mon tald o e Mathieu, che avevano trascurato le necessarie precauzioni, sì lasciarono stu pidamente sorprendere e canu rare dalle pattuglie nemiche .

La cr isifinan::.iaria e militare sarda

Le occasioni sp recate nelle estat i del 1793 e 1794 avviava no adesso il Piemonte verso la sc oraggiante prospettiva di un terzo anno di guer ra ne ll a più completa dìpendenza dall'Armata austriaca c dalla flotta e dal sussidio in g les i. Una guerra c he non s i poteva più sperare di vince re. aveva ormai quasi esaurito le ri so rse demografiche e finanziarie del paese. Sacrificando qualunque criterio economico e sociale alle immediate esigenze militari. il governo riuscì ancora a rastrellare 40 milioni, gra7ie ad una speciale dispensa pontificia per la vendita dei beni ecclesiastici e delle opere pie e alla leva fiscale (aumento della gabella del sale c imposta sull'eserc i zio delle arti liberali).

Nel va no tentativo di wrare la voragine delle spese di guerra, sì mandò sotto processo per malversazione qualche ufficiale del soldo c si destini'> un commissario pres -

190 l..A GUI-:RRA DELLE ALPI ( 1792-1796)
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so ciascun comando periferico. Mi!>ura però mal accolta dagli ufficiali d'arma. come testimonia, ad esempio, il risentit o commento degli Annali mifirari di Andrioli, secondo il quale l a ··scempiaggine" dci contro ll ori "non fece che accrescere la spesa senza assicurare c rischiarare meglio i co nti'·.

Per rinfor7are l'e se rcito si ricorse a nuove leve e all'appello ai disertori. riducendo le pene previste dal codice del 1767. Col nuovo regime le assenze arbitrarie inferiori a 5 giorni erano punite con 15 giorni a pane e acqua. quelle di durata \uperiore con la bastonatura: misure probabilmente inefficaci, se un anno dopo furono ripristinate le pene previste dal codice. Sulla carta tutti i reggimenti furono completati. perfino quelli delle province perdute co me Savoia, Moriana, Genevese, Nizza c Oneglia (che poté an7i formare i suoi granatieri). Anche il Re ggimento provinciale di Novara. sempre incompleto a causa dell'alta renitenza alla leva e ora decimato dalle malattie. fu ricostitutoex novo ad Alessandria. Soltanto il Re ggimento Sardegna. che non poteva più reclutare nelrlsola. fu ridotto alle sole compagnie scelte (2 granatie ri c 2 cacciatori).

Però l 'organico dci reparti scese sotto il minimo accettabile, i battaglioni a 350 o anche 325 effettivi, le compagnie c g li squadroni a 80. E la forza presente. dedotti distaccati. assenti c malati. era talora meno della metà. l Reggimenti Pi emonte. Aosta e Lombardia. alloggiati nelle fetide e umide camerate del forte di Ceva. persero un quinto degli effcuivi. Dimezzato in due settimane da dissenteria e febbri perniciose. r Aosta dovcue svernare nella più salubre Mulazzano.

Naturalmente la decisione di mantenere in vita tutti i reparti n .i• ava unicamente a sa lvaguardare posti e carriera degli ufficiali. Ma le promo7ioni effettuai> : nell'inverno 1794-95 s usc it arono un 'ondata di ricorsi da parte deg li esclusi. con aperte denunce di favoritismi. cui il ministro Cravanzana replicava serafico. come se la questione non lo riguardasse. con l'adagio "senza santi non si va in paradiso".

Su una forLa bilanciata di 40.000 uomini. dedoue le unità territoriali l'Armata sarda contava appena 36 400 combauenti (31.000 fanti regolari. 1.600 corpo franco. 2.600 cavalieri c 1.200 artiglieri con 113 pezzi da campagna) La fante1ia era ordinata su 87 battaglioni, 9 compagnie autonome e 6 centurie franche:

20 battaglioni (J'ordinann nazionali (RO compagnie)

13 battaglioni esteri (52 compagnie)

28 bauaglioni provinciali ( 112 compagnie)

l bntaglionc di guarnigione (IO compagnie)

Il ' •auaghoni di granatieri reggimentali (66 compagnie)

4 b ,lttaglioni provinciali scelti (8 compagnie granatieri reali c 8 pionieri)

4 battaglioni leggeri (16-compagn iè)

4 battaglioni di cacciatori reggimental i (16 compagnie)

9 compagnie cacciatori .autonome

2 battaglioni di cacciatori volontari del Niuardo (8 compagnie)

6 centurie del corpo franco

Vi si aggiungevano 32 squadroni di cavalleria e dragoni e 30 compagnie d'artig lieria. La MiliLia includeva 32 1 com pa g nie fucilieri. 90 cacc iatori alpini c 18 cannonieri. L'artiglieria da posizione (cannon i da 8 e 16 libbre c obici) era servita da 16 compagnie cannonieri. quella da campagna c da montagna da 56 squadre ( 16 uomini

L'I:-.Tf:RVt-.N IO AUSTRIACO !maggio· dicembre 191
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e 2 cannoni). di cui 52 con pezzi leggeri da 3 o 4 libbre assegnati ai battaglioni fucilieri e granatieri e 4 con pezzi mcdi da 8libbre assegnati ad altrettante coppie eli battaglioni granatieri reggimentali.

La bocciafllra del piano di Bonaparte ( nOI'embre- gennaio)

Fortunatam ente le condizioni delle due Armate francesi. prive di rifornimenti c rimpiazzi, erano anche peggiori. Sfinito e malato. Masséna svernò a Nizza. la sc iando il comando interi naie a Séruricr. Bonaparte utilizzò il mese di ottobre per ste ndere un nuovo piano offensivo, frutto delle letture fatte nel Fort Carré e direttamente ispirato a quello di Maillcbois. l l 3 novembre i rappresentanti Ritter e Turreau. lo trasmisero a Pari gi. TI concetto fondamentale era di concentrare le truppe a Vado. muovere oltre lo spartiacque tra Scttcpani c Montenotte. puntare su Acqui separando le forze sarde da quelle austriache. volgersi su Chera!.co per tagliare loro la ritirata e ottenerne la re sa c infine marciare contro gli austriaci ripiegati ad Alessandria e Tortona. La fanteria avrebbe marciato in collina. mentre l'artiglieria pesante. tra sfe rita via mare da Nizza, avrebbe seguito la ''strada dei cannoni'' predisposta per Altare. Cairo e Mille simo.

Il progetto fissava la data dell'offensiva al gennaio 1795. Ma da Parigi. invece dell'approvazione c dei rinforzi. giunse il generale Schérer ( 1747-1804 ) a sostituire Dumerbion. giudicato non abbastarlLa energico nei confront i delle cellule giacobine dell'Armata. coordinate da Buonarroti. Inoltre il Comitato di Salute Pubblica prelevò 15.000 uomini dal fronte alpino destinandoli a Tolone per la progetrata spedizione in Corsica, affidando a Bonaparte il comando dell'artiglieria.

192 LA CUCRRA DELLE ALPI l l 7'l2 - l 7961

Tabella 7- Ripartizione delle Regie Truppe Sarde (marzo 1795)

cent.Canale

cent.Piano

L'INTERVENTO AUSTRIACO (magg io- dicembre 1794) 193
Val d'Aosta Val di Susa Val L userna Sal uzzo Grande Armata 5.220 fanti 5.450 fanti 1.850 fanti 3.550 fanti 17.400 fanti 320 cav. - 480 cav. - 1.600 cav. 26 pezzi 12 pezzi 27 pezzi 16 pezzi 32 pezzi Sa lu zzo (2) LaRegina (2) Nizza (2) Savoia (2) Guardie (2) LaMarina(2) Bachmann (2) - Oneglia (2) Monferrato (2) Bernese (2) Genevese (2) - Torino (2) Piemonte ( 2) Vercelli (2) Moriana (2) - Casale (2) Aosta (2) Novara (2) Ivrea (2) - l ocacciatori Lombardia (2) Susa (2) l ozi rnmerman - - Alemanno (2) 2° Leggero 2°Pionieri - - Grigione (2) 3°Granat. 2°Granat. - - Vallesano (2) - l0°Granat. - - Peyer-Tm. (2) - 6°Granat. - - Gra.Reali (2) - 7°Granat. - - Mondovì (2) - - - - Asti (2) - - - - P in ero lo (2) - - - - Tortona (2) - - - - Acq u i (2) - - - - Guarnigione - - - - l o -4 °Leggero - - - - 1° Pionieri - - - - 1o 4o -5o go _ - - - - 9° -li 0 granat. - - - - 2°cacciato ri - - - - Vol.Niccsi (2)
-
-
- -
- - 4 cp.ris. cent.Bonneau corpo
-
2 cp. Legg. 2 cp.cacc. l cp.cacc. 2 cp.cacc. 2 cp.Leggere (Ivrea-Gene- (Nizza) (Sardegna) 2 cp.cacc.
vcse)
(Onegi.Acqui)
franco
- - -
-
- - -
-
t.
-
-
-
- -
-
- - - -
- - - - Aosta
- - - - Cavall.S.M. 4 cp.art. l cp. art. 6 cp. art. 2 cp. art. 6
art.
- - - ce n
Martin
- - - cent.Pandini Dr. Piemonte
Dr.S.Maestà
Dr.Chiablese
Dr. Sardegna
Piemonte R.
Savoia Cav.
Cav.
cp.

VIII

- LA G UERRA PARALLELA (gennaio - se ttembre I795)

" Con le baionette si può fare qualsiasi cosa: tranne sedercisi sopra".

Charles -Maurice T alleyrand- Pér i gord

DELL'ALTO TIRRENO

La nell'Alto Tirreno e l'accordo navale anglo-napoletano

Oltre che dalle gravi diffico l tà logistichc de l!' Am1ata d'Italia, l a rinuncia a vaste offensive sul fronte subalpino era det erminata anche e sop r atrutto dal nuovo disegno strategico di Parigi. che. forte dei successi ottenuti su l Reno e della propensione prussiana a ll a pace separata, mirava- mediante negoziati bilaterali con tutte le altre Potenze. incluso il Piemonte - a rompere la Coa l izione avversaria e a isolare l'Inghilterra, divenuta il principale avversario.

Naturalmente anche il ministro s ardo Hautcvillc già alla fine de l 1794, aveva cautamente sondato Parigi tramite l'agente francese Richard. Ma finì ancora una volta per respingere l'offerta della Lombardia a compenso di Nizza e Savoia. adducendo la lealtà nei confronti del l 'Austria e la precari età del governo francese e subordinando comunque ogni intesa all'assenso deirlnghiltena.

Contemporaneamente Parigi progettò una nuova strategia per rompere il blocco delle coste merid ionali s loggiando l a flotta inglese dalle sue due basi tirreniche e da que lle spagnole. In questo contesto, ne l dicembre 1794 r Armata d'Italia tenne a Ni zza un consiglio di guerra presieduto dai rappresentanti Ritter e Turreau e al quale partecipò, un ico italiano. anche il capobattaglione Matera. Vi fu anche esaminato il progetto di rivoluzione delrl t alia meridionale presentato dall'esule napoletano Antonio Belpulsi.

Ma il piano strategico fina l mente approvato dal Comitato di Salute Pubblica era meno ambizioso e più concreto Prevedeva infatti di ottenere per via diplomatica la ncutra l ina z ione della Toscana e del la Spagna, privando così H otham delle facilitazioni d i cui godeva a Cadice, Port Mahon c Livorno c costringendolo a chiudersi a San Fiorenzo Doveva allora entrare in azione la squadra dell'ammiraglio Martin, incaricata di sbarcare un corpo di spedizione a rovesc io della baia di San Fiorenzo per costringere la flotta nemica ad uscire in mare e accettare battaglia in condizioni di inferio r ità oppure fuggire. consentendo così a Martin di sbarcare I 5.000 uomini a Bastia c riprendere il controllo della Corsica.

Malgrado l'acquisto di San Fiorenzo. la situazione complessiva dell'ammiraglio Hotham era fortemente peggiorata ne l corso del 1794. A seguito delle pre ss ioni francesi la Spagna aveva ritirato a Cadicela malconcia squadra dell'ammirag l io Langara . Il Granduca aveva . s ia pure so lo per pochi mesi. revocato l'editto paterno che consentiva il libero commercio dei grani e delle biade e aveva approfittato dell'entusiasmo popolare per richiamare in vita l ' antico Corpo delle Bande. forte sulla carta di 12.000 uomini, e is tituire un Corpo di cacciatori volontari per il presidio di Livorno. Chiari indizi della volontà di sottrarsi alla minaccia navale che nell'ottobre 1793 l'aveva costretto s uo malgrado a schierarsi contro la Francia.

Difronte al peggioramento della situazione, il l o dicembre 1794 Hotham si recò personalmente a Napoli per defin i re precisi accordi nava l i s ulla base della convenzione militare anglo-napoletana del 12 l uglio 1793. con l ' intento di sostituire la squadra spagno la con i 4 vascelli napoletani da 74 e ottenere l'uso del le basi toscane sotto sovranità napoletana, pe r poter mantenere una forte presenza navale almeno nel

IL CONTROLLO

Medio Tirreno nel caso in cui i francesi fossero riusciti a impadronirsi delle basi corse e sarde e a scacciarlo da Livorno. Funzione molto importante. come punto d'imbarco per le truppe al soldo inglese provenienti dall'Austria e destinate al presidio della Corsica, ebbe però anche Civitavecchia.

A seguito delle richieste alleate. in dicembre Napoli appronrò per la terza volta un contingente di l9 battaglioni ( 11.338) e 900 artiglieri per l'Alta Italia, ma il 2 marzo 1795, pochi giorni dopo l'arresto del ministro di polizia Medici. accusato di collusione con i giacobini, il Consiglio di stato decise, col parere contrario di Acton e della regina. eli sospendere la partenza delle truppe, considerate necessarie per mantenere la s icure zza interna.

La defezione toscana e la baffaglia di Capo Noli ( 19 febbraio- 14 marzo)

Il 9 febbraio 1795 il rappresentante toscano a Pari gi, conte Carletti. firmò la pace con la Francia. Tutt avia per il momento il grosso della squadra di Hotham rimase a Livorno, dove il25 fu raggiunta dal vascello Tancrecli e dalle fregate da 40 cannoni Pallade e Minerva. La divisione navale napoletana, comandata da Caracciolo, fu posta a disposizione del viceam miraglio Gooclall e le due fregate furono impiegate per il rifornimento d.i squadra.

Intanto, su parere di Bonaparte, comandante dell'artiglieria assegnata al corpo di sped i zione in Corsica, il comando decise di suddiv idere l'operazione in due fasi, subordimmdo la partenza del convoglio con le truppe alla preventiva sconfitta della squadra inglese. Così il l 0 marzo Martin salpò da Tolone soltanto con i 13 vascelli d.i linea (inclusi l'ammiraglia Sans Culotte da 120. i l ça-lra e la Victoire da 80. il Mercure, Censeur, Duquesne e Tonnanr da 74) per un totale di 490 cannoni e 9.520 uomini.

Gli inglesi ne ebbero sentore so ltanto il 6 marzo. quando, all'altezza di Capo Corso, Martin intercettò e prese il vascello Berwick, che da San Fiorenzo s i stava dirigendo a Livorno. Appena informatone , Hotham salpò da Livorno alla ricerca del nemico.

La squadra inglese includeva l4 vascelli con 557 cannoni e 8.810 uomini, per un terzo napoletani e maltesi: uno da 100 cannoni (l'ammiraglia Britannia, al centro), tre da 98 (Princess Royal all'avanguardia: Windsor Cas1/e al centro: Saint George in retroguardia), otto da 74 (Captain, Bedjord e Tancredi all'avanguardia; lllustrious e Courageux al centro; Egmont, Terrihle e Fortitude in retroguardia) e due da 64 (Agamennon di Nelson e Diadem). Appoggiavano la squadra 7 fregate, due da 36 (!neonstani e Romulus), quattro da 32 (Minen,a, Pilade, Lowestoft e Meleager) e una da 26 ( Poulette), più due brigantini da 18 (Moselle) e 14 (Tarleton) e un cutter (Fox).

Il 12 Hotham avvistò 1· avanguardia nemica, se nza però poterla attaccare per mancanza di vento, ma l'indomani ordinò la caccia gene ral e, con libertà di manovra alle singole navi. Approfittando delle avarie provocate da una precedente collisione tra due vascelli francesi. la fregata e il vascello di Nelson danneggiarono ulteiiormente il ça -ira, rimorchiato verso la costa ligure dal resto della squadra francese.

Al)' alba del 14 marzo, allargo di Capo Noli, a P onente di Savona. i cinque vasce lli da 74 dell'avanguardia e del centro. più l'Agamennone l' lnconstant, tagliarono fuori dalla squadra francese il ça -ira e il Censeur che lo rimorchiava e li attaccarono a coppie, alternandosi nel tiro. Meno veloce, il Tancredi intervenne per ultimo

198 LA GUl:.RRA DELLEAI.PI (1792 1796 )

ma in due ore di fuoco violento e preciso ottenne la resa del Censeur. Martin perse così 2 vascelli da 74 cannoni. più 2 danneggiati, con 600 morti e feriti e 1.000 prigionieri. Ma anche 4 dei 6 vascelli alleati riportarono avarie e I'Jllustrious fu danneggiato tanto gravemente da dover essere distrutto. L'azione costò agli alleati 400 morti e feriti, ma soltanto 30 uomini caddero in combattimento (8 a bordo del Toncredi e 22 sulle navi inglesi).

La Mediterranean Fleet e la crisi della Sardegna

Nei mesi seguenti a11chc gli altri 3 vascelli napoletani furono aggregati alla flotta di Hotham: prima il Guiscardo. spedito a San Fiorenzo a compenso delle perdite subite dagli inglesi a Capo Noli, poi il Sannita e il Partenope. salpati il 25 maggio e il 21 luglio per le Baleari e per Livorno. Intanto Forteguerri fu nominato Comandante generale della Marina e al comando della Divisione vascelli napoletani gli subentrò il brigadiere marchese Espluga. Ne l maggio 1795 la Medirerranean F/eet contava 16 vascelli, I l fregate e 4 navi minori, ma fu in seguito rinforzata da altri 8 vascelli inglesi. li presidio della Corsica, rinforzato da leve locali, contava forse 3.000 uomini, metà dei quali indigeni.

Nello stesso periodo precipitava nuovamente il precario equilibrio ristabilitosi in Sardegna dopo l'espulsione di Balbiano e l'arrivo del nuovo governatore Vi valda. La sua codardia lo rese ben presto del tutto inerte di fronte alle fazioni politiche e alla cieca protervia baronale. in particolare di Antonio Manca, duca dell' Asinara e di Vallombrosa. Furono le spietate prepotenze dei suoi gabellieri. spediti ad incassare le imposte senza tener conto de ll a carestia. a innescare la miccia di una rivolta annata antifeudale estesasi dal Logudoru alle campagne di Oristano e Sassari. Somma11dosi al movimento autonomista, all'azione sovversiva di Buonarroti e degli emissari francesi e corsi. alla rivalità tra Cagliari e Sassari e alle sanguinose faide familiari , larivolta fece da detonatore alla congiura pseudo democratica capeggiata dall ' ambizioso Gian Maria Angioy, cinico e feroce giudice della Real Udienza di Cagliari.

Fu lui, secondato da Sulis, Duis. Broso, De Lorenzo e Frassetto, il regista del tumulto di pia zza del 6 luglio, nel quale furono lrucidati l ' Intendente generale delle finanze Girolamo Pitzolu, uno dei principali artefici della resi s ten za antifrance se del 1793, e il capitano di milizia Meloni. Fu inoltre arrestato l ' energico generale delle Armi. marchese della Planargia, che il 22 fu orrendamente linciato dai seguaci del giudice , penetrati a forza nel carcere. Naturalmente, privo di forze e del tutto esautorato , 11011 soltanto Vi valda lasciò impuniti i tre omicidi ma dovette poi affidéu·e ad Angioy la carica di alterno s di Sassari.

I

PIANI

CONTRAPPOSTI

Da S chérer a Kellermunn ( gennaio -muggio)

Sul fronte subalpino lo stallo si protrasse fino ali ' estate , perchè né i francesi né

LA GUF.RRA (gennaio - settembre 1795) 199

gli alleati erano in grado di prendere l'iniziativa. A gennaio Schérer aveva approntalo un nuovo piano basato sull'offensiva da Tenda, ma anche questo si era rivelato s ubito troppo ambizioso per le residue capacità operative dell'Armata d'Italia. Già priva di rifornimenti, v i era infatti scoppiata un'epidemia di tifo e in febbraio resta vano in linea appena 11.000 uomini validi, contro ben 15.000 ammalati.

Convinto di aver suffic ientemente rinforzato Schérer e mirando ad impadronirsi delle ricchezze genovesi. il Direttorio gli ordinò allora di avanzare su Genova e occupare il passo della Bocchetta. Masséna e Schércr ebbero però il coraggio di opporsi a quest'ordine palesemente ineseguibile e di scrivere al Comitato dì Salute Pubblica che l'unica possibile direttrice d· attacco restava quella del Tanaro - Bormida, da cui in sei giorni si poteva giungere sotto Cuneo oppure sotto Torino. A condizione, però, di 1icevere ulteriori rinforzi.

Irritato da questa critica fondata, il 3 marzo il Comitato deliberò il trasferimento di Schérer ali' Armata dei Pirenei Occidentali. Poco dopo, con la sconfitta di Capo Noli e l 'archiviazione della spedizione in Corsica, l'Armata d'Italia potè anche recuperare le Divisioni di Telone, f011emente falcidiate però dalle diserzioni. soprattutto nella marcia verso Oneglia. Così in aprile le due Armate francesi. sparse su un fronte amplissimo, contavano assieme appena 45.000 uomini, 15.000 quella delle Alpi e 30.000 quella d'ltalia. con 160 pezzi e col seguente schieramento:

Divisione Voillot (4.000): Piccolo San Bernardo, Allée Bianche. Moncenisio:

Divisione Petit Guillaumcs (4 .000 ): Colle dell'Orso , Monginevra. Clavières e Fréju s:

Divisione Vaubois (7 .000 ): Quéyras. campo di Tournoux (20 pezzi). Autaurct, Saint Dalma s :

Divisione Garnier (4.000): Isola. San Martino di Lantosca. Raus:

Divisione Marquard (7 .000): campo del Sabbione. Tanarello. San Bernardo:

Divisione Sérurier (9.000): 4 Brigate tra Passo del Carlino. Pie ve Ponte di Nava. Ormea, Colle Inferno, Intrappa. Term ini , San Bernardo. Spinarda:

Divisione Masséna (9.000): Brigate Cervoni (S. Pantaleone. Settepani. Melogno. Madonna della Neve. San Giacomo); Laharpe (Vado. Segno. dintorni di Savona); Nicolas (litorale sino a Ventimiglia).

Giudicando troppo esteso il proprio schiaramente ai primi di aprile Masséna evacuò gli avamposti sotto Savona e, senza l'opposizione di Schérer avrebbe evacuato anche Vado arretrando i magazzini oltre il Taggia. Intanto il 5 maggio giunse a Nizza Kellermann , ormai pienamente riabilitato. nominato comandante unico delle Armate d'Italia e delle Alpi. Dopo un rapido gi ro di ispezione. il nuovo comandante rinforzò l 'ala destra portando la a 22.000 uomini e dandone il coma ndo superiore a Masséna. Fece inoltre rinforzare i capisaldi di Vado. San Giacomo. Melo gno e Settepani. piantare due campi trincerati alla Spinarda e alla Pianetta, e munire il passo di Tenda con 4 cannoni da dodici. 2 di calibro inferiore e 2 obici e con due battaglioni trincerati ai lati, alla Colla Rossa a sinist ra e al Sabbione a destra.

Il 18 maggio Kellermann ricevette da Parigi l'ordine di preparare un 'offensiva. Il 5 giugno propose di sfondare lo sbarramen to in Valle Stura c occupare Ceva e Savona. ma solo a condizione di poter ricevere urgenti rifornimenti e rinforzi. Kellermann pensava di ottenerli dalle Divisioni Mouret c Casabianca. forti di 22.500 uomini, che si trovavano nel Mezzogiorno: ma il governo, allarmato dalla flotta inglese e da nuo -

200 LA GUERRA DELLE ALl'l ( 1792-1796)

vi torbidi scoppiati a Lione e Tolone. non osò sguamire il litorale e anzi prelevò altri 4.500 uomini dall'Armata delle Alpi. sop rattutto dal campo di Tourno ux.

La caduta di Col du M o n/ ( 17 aprile - 12 maggio)

Già prima dell'arri vo di Ke ll e nnann l" Armata delle Alpi aveva progettato di prendere Col du M o nt , pe r i co llega menti laterali tra il Piccolo San Bernardo e il Ce ni sio attraverso la Val G ri sa nc he. fl primo tentativo del generale Almeyras fallì il 17 aprile a ca u sa della neve troppo profonda. Un nuovo attacco fu preceduto. il 9 maggio. da una finta su Morgex. Indossate alla rovescia le scure unjformi per mim etizzarsi con le bianche fodere. i francesi ri usc iro no a !>Orprendere i posti avanzati della Thuile catturand ovi i cacciatori del M o nferrato al pretzo di 4 morti e 12 feriti. Poi, saccheggiate c inc e ndi a te alcu ne case s i ritiraro no a ll' apparire del l 0 Saluzzo. La f inta o tte nne lo sco po. indu ce nd o il duca di Monferrato a rinforzare la Thuile con 4 dei suoi 13 battaglioni : Susa e Saluzzo alla Balma e M o nfe rrato e Bac hmann s ulla s trada per Pré Saint Didicr.

Finalmente la no n e s ul 12 maggio, approfittando di un a violenta bufera che aveva cacciato le se ntin elle nei baracco ni , due colonne di 600 e 700 francesi circondarono la grang uardia del Col du M onte Almeyras co n alt ri 900 cattu rò di sorpresa 200 fucilieri di Ve rcelli col maggiore Vialardi e i capitani Ratini. Radi cati di Brozolo c Campora. Solo il tenente Birago ebbe il tempo di ripiegare aWEglise dopo aver dato alle fiamme il proprio baraccone. dando così l'alla rme alle riserve. Così g ranatieri della Marina c fuci li eri di Monferrato. Bachmann c Pcyer lm -hoff fermarono il nemi co a Monte Forca ma non poterono scacc iarl o da Col du Mo nt.

Il duca di Monferrato , c he a to rto sos petta va un nu ovo tradimento. autorizz ò il co lonnello Valperga eli Maj o nc a lavare la macchia de l Regg imento Vercelli attacca nd o la no tte seg ue nt e il Pi cco lo San Be rnardo. Tuuavia. prese le trin cee avanzate, Vercelli ce dette a l contrattacco delle ri se r ve ne mi che che lo in ca lza ron o si no a Ritord. dove fu rono fermate da l battaglione di Saluuo. Inutili furono anche alt ri due tentativi effettuati dal duca il 22 e 30 giugno.

La dejìni:;ione dei piani alleali (febbraio -maggio)

Esa miniamo adesso le con tempora nee ini z iati ve degli a ll ea ti Ai primi di febb rai o s i e ra te nuta a Milano una nu ova Co nferen za militare c ui aveva no partecipato Co lli c La to ur per il Piem o nt e. Wa ll is e il ca po di stato ma gg io re Sch mitfcld per l'Au st ri a e l'ambasciatore Trevor c l 'ammirag li o Go oda ll per l' In ghi l te rra . Colli. pur avendo espresso parere negativo. aveva presentato un nuovo piano. elaborato da Latour e approvato da Vittorio Amedeo. per attaccare dalla Valle Stura c riprendere Nizza. J nvece i delegati austriaci a' eva no pre-.entato un protocollo del gabincllo vien ne se nel quale si affrontavano varie questioni militari. Circa l'alto comando Vicnna proponeva di affidare nuovamente il comando interalleato a de Vi ns. che allora svernava a Pisa. Quanto alla direttiva -;trategica. proponeva di attaccare dalla Bormjda per co ll egarsi a Vado co n la flotta in glese e ributtare il nemico oltre la Roia.

LAGLERRA PARALLELA(lJennaoo 17'1:'\) 201

Naturalmente la Conferenza aveva approvato il protocollo austriaco. appoggiato anche dagli i nglesi. ma data la divergenza degli interesl>i c degli obieuivi sardi e austriaci. non aveva potuto fil>sarc una chiara direttiva strategica. Al contrario. aveva autoriz7ato iniziative separate c limitate contro tutti i passi delle Alpi Marittime, che dovevano svolgersi ad aprile. soprattutto per coprire il rientro delle truppe dai quartieri invernali.

Schmitfe ld era stato però incaricato d i mettere a punto il piano esecutivo, del quale aveva poi presentato tre varianti. Su una forza complessiva di 67.600 combattenti (30.000 austriaci, 1.200 napoletani c 36.400 sardi) il piano prevedeva di poteme riunire 48.000 in una Grande Armata per attaccare sulla Riviera di Ponente in concorso con la flotta inglese. Una volta ricacciato il nemico oltre la Roia. sarebbero bastati 20.000 uomini per tenere il fronte da Aosta a Cuneo e 15.000 quello dal Raus a Ventimiglia, consentendo di mantenere una riserva mobile di 30.000 da impiegare per le future evenienze.

rt 4 marzo, da Milano, Hauteville aveva scritto a l re che "il risulta to delle trattative altro non mostra(va) se non che (Vien na) vuol essere padrona di d isporre l iberamente ed interamente delle truppe del Re o vuole altrimenti agire indipende ntemen te da per sé con quelle che ha in Lombardia".

Dc Vins giunse ad Alessandria il 19 aprile. convinto di poter iniziare la campagna già alla fine del mese. Dovette invece constatare che la mobilitazione austriaca aveva già accumulato un forte ritardo e che le operazioni non potevano cominciare prima della fine di maggio. Così alla fine di aprile si recò a Milano. dove !"arciduca lo accolse come il salvatore della patria e ai primi di maggio, prima di presentarsi a Torino, convocò nella capitale lombarda una nuova Conferent:a militare per concordare i dettagli dell'offensiva.

Secondo il resoconto di Colli, che tende ad enfatiaarc i propr i meriti a scapito dci collegh i a u striaci, costoro avrebbero n uovame n te proposto l'occ up azio ne preventiva di Genova. Sarebbe invece prevalsa. grazie ali 'appoggio inglese. la proposta eli Colli di attenersi alla diretliva già concordata, quella di un'offensiva congiunta oltre Cadi bona per occupare la coMa da Vado a Finale. riaprire le comunicazioni con la flotta inglese e tagliare i rifornimenti marittimi al nemico.

Subito dopo, a Torino. il re c dc Vins concordarono che !"autorità del generalissimo non si sarebbe estesa alle truppe direttamente destinate a coprire Torino (cioè quelle dislocate dalla Val d. Aosta alla Valle Stura al comando dci duchi d'Aosta e del Monferrato) mentre avrebbe riunito ai suoi ordini l'Armata austro - sarda di Colli e quella austriaca di Wallis: un totale di 40.000 uomini. meno elci 48.000 calcolati da Scm itfcld, ma pu r sempre p iù numerosi dc i 25.000 f rancesi che l i frontegg iavano.

A i primi di gi ugno, dedotti servizi logist ici e territoriali, gli alleati avevano al fronte 66.000 combattenti regolari (58.200 fanti. 5.600 cavalli e 1.800 artiglieri con 140 pcai da campagna) c 13.000 mili7iani. di cui 6.000 sul fronte occidentale e 7.000 c;u quello meridionale. così distribuiti:

202 l '\ (ìUI'RRA DELLE ALPI( 1792- 17961

Contingenti Austro-napol. Sardo (Colli) Sardo (Aosta) Totale

Ordine di battaglia allealo:

Armala di Lombardia (Wal lis)

For:.a: 23 bali. austriaci con 20.700 fanti e 5 sardi con 1.750. 2.788 cavalli e 772 arti ·

glieri con 38 pe:.:.i

Divisione austriaca de/tenellfe generale Winckheim

avanguardia : 900 croat i Gyulaj e 400 ulani Metzaros:

Brigata Rukaw in a (Bukawina): 5 battaglioni con 4.500 fanti tra la Bonnida e I' EIIero;

• Brigata Terniczy: 4 battag lioni e 3 600 fanti:

• Brigata Pittony: 5 bartaglioni e 4.500 fanti:

Brigata Liptay: 6 battaglioni c 5.400 fanti.

Divisione misw del maggior generale Turckheim

• Brigata austro-sarda Ca ntù: 3 battag lioni austr iaci co n 2 700 fanti e 5 sardi con 1.750;

Brigata austriaca Fischcr: 6 squadroni con 1.200 dragoni ad A lessandria;

Brigata napoletana Cutò: 12 squadroni con 1.200 dragoni davanti Mortara.

Arnuaa Austro -sarda (Colli)

• for::a: 30 hauaglioni sardi con 9.000 fanti e 5 austriaci con 4.500. 32 pe::,::,i

D ivisione Argenteau: 2 battag lion i a ustriaci con 1.800 uomini e 14 sardi con 4.200 a Ceva;

• Brigata Provera: 3 battag lioni austriaci con 2.700 uomini tra Morozzo . Millesimo e Mom·

barcaro:

• Divisione Co ll i: 16 bartag lioni con 4.800 piemontesi e svizzeri a Mondovì.

Corpo d 'Armata del du ca d'Aosta

forw: 21 batl sardi con 8 200 fanti, l austria co con 800, 2.580 cavalli, 43 pez.'-i· /.600 corpo franco

• D ivisione di Cuneo. Gesso e Stura: 8 balt. con 2.800 s ardi, l con 800 austriaci c 1.600 corpo franco;

Bligata delle Valli Maira e Varaita: 9 battaglioni c 4 compagnie. 3.550 fanti e 16 pezzi;

Brigata della Val Luserna: 2 battaglioni c 5 compagnie. 1 850 fanti. 480 cavalli, 27 pezzi:

Divisione di cavalleria: 1.600 sardi e 500 austriac i a Borgo San Dalmazzo.

LA GUERRA PARALLELA ( gennaio · settembre 1795) 203
Fanteria 27.200 12.325 20.475 60.000 Cavalleria 3.200 2.400 5.600 Artiglietia 772 384 832 2.000 Totale 31.200 12.700 23.700 67 600 battaglioni 29 35 54 l 18 squadroni 22 32 54 pezzi 38 32 70 140

Corpo d'Armata del duca di Monfermto

• for:.a: 31 bauaglioni con 10.675 fa mi. 320 ca m/li. 38 pe:.:i della Val 16 banaglioni e 2 compagnie. con 5.450 fanti e 12 peni: della Val d'Aosta: 14 battaglioni c 2 compagnie, con 5.225 fanti, 320 cavalli c 26 peai:

LA SPALLATA DI DE VI S

La marcia austriaca su Samna (l 0 -23 giugno)

Fra il l o e il IO giugno, mentre il l o Cacciatori si scontrava col nemico a Monte Sotta, avamposto della Spinarda, dc Vins diresse il concentramento delle forze tra Acqui c Dego . dove portò il proprio quartier generale. ll 12 fece recapitare al senato genovese un manifesto nel quale. allegando J'occupalionc francese di Vado e dicendosi costretto ad entrare nel territorio genovese per difendere i domini imperiali. chiedeva alla Repubblica di dare a l l'armata austriaca la stessa assistenLa accordata ai francesi. Kellermann si offerse allora di difendere Savona contro gli austriaci. chiedendo in realtà di poterla occupare.

Benchè la maggioranza dci o;enatori genovesi fossero favorevoli alla Francia. non se la sentirono però di offrire all'Armata austriaca il per vendicarsi dell'umiliazione subita nel 1746 c perciò scelsero di anenersi alla formula della neutralità rifiutando il passo anche a de Vins ma dichiarando. come avevano già fatto con Masséna e Oumcrbion. di non poterlo contrastare data la schiacciante disparità delle forze. Tuttavia non l'ini z iativa di Cattaneo. esponen te del pa11ito democratico. il quale convinse Spinola . governatore delle Armi di Savona, a concedere a Laharpe di dislocare a Savona c ittà un battaglione francese. sembra con l'intesa verbale di ammclterlo nella fortt..:na del Priamar in caso di attacco austriaco.

L'ingresso delle truppe francesi a Savona dette a de Vins un ottimo argomento per giustificare l'imminente offensiva attraverso il territorio Ma proprio nel momento in cui staHt finalmente per attaccare. Colli improvvise difficoltà. Secondo il piano la wa piccola Armata doveva concorrere all'offensiva di Wallis mediante dimostrazioni in Val Tanaro. Ma il 18 giugno Colli scrisse da Mondovì di non avere forze sufficienti. non potendo sguarnire le valli Vermenagna e Maira, aggiungendo di essere malato c ch iedendo a de Vins di incontrarsi l'indomani a Ceva per ricliscu t ere l 'intero piano.

Non risulta che tale colloquio sia avvenuto né che de Vi m. abbia risposto alla lettera di Colli. Quel che è certo è che non accettò di rinviare ulteriormente l'operazione. Il 20 giugno de Vins avanzò il quarticr generale al campo di Carcare. spingendo 3 ballaglioni ad Altare. c Pian del Merlo. Intanto. a destra. Turckheim occupa"a le alture di Biestro collegandosi con Argcntcau e a sinis tra Bukawina (Rukawina) e Liptay, sloggiati un migliaio di francel>i da Cadibona. scendevano Quiliano. a mezza strada tra Savona c il San Bernardo. All'estrema sinistra . per la valle del Leggino, Wallis guidt> una ricognizione con 900 croati c 400 ulani che ver-

204 LAGUI!RRA DI!LLEALP1t1791 - 1796l

so sera giunsero ai sobborghi di Savona. Laharpe l i fece però ca ricare dai suoi usserì, costringendoli a 1ipiegare sul Casale di Lavagnolo.

Nei due giorni seguenti piccoli distaccamen ti francesi di 300 uomini effettuarono ricognizioni offensive contro i posti avanzati piemontesi della Spinarda (Casa le dì Pro la e Pian Grama) respinti con poche perdite da l l o cacciatori e dai granatieri delle Truppe Leggiere.

Dal canto suo, dc Vins si limitò ad attendere l'arrivo delle retroguardie e delle salmerie e soltanto nei settori della Spinarda e di Garessio repart i piemontesi saggiarono nuovamente gli avamposti nemici di Monte Sotta e Mursecco. Secondo gli ordini di de Vins l'offensiva doveva cominciare all'alba del23 giugno con l'assalto alle ridotte del Settepani, ma l'inefficienza di Argenteau rese necessario un rinvio di ben due giorni. Così l'unica operazione svoltasi il23 fu l'avanzata di 5.000 austriaci su Savona. Alloro apparire, l'unico battaglione francese ripiegò da Lavagnola sotto gli spalti del Priamar, chiedendo al comandante genovese Doria di calare il ponte levatoio proprio mentre i parlamentar i di Wallis intimavano la resa . Doria rispose a cannonate, ma al tempo stesso non volle riconoscere l'acco rdo Spino la-Laharpe e lasciò fuor i i francesi, bloccati sul cammino coperto. Non potendo impegnarsi in un inutile assedio, Wa ll is rese un formale omaggio alla neutralità genovese concedendo ai francesi di ritirarsi a Vado via mare.

L'attacco di Wallis su Vado (24 giugno)

Il mattino seguente. lasciato un battaglione a bloccare il Priamar. Wallis avanzò per il litorale sugl i avamposti di Vado. Intanto la colonna di Quiliano attaccava la Madonna di Monte Giunto, evacuata dai francesi dopo un breve scontro nel quale il barone Mathias von Rukawina (Bukawina) von Bontongrad (l 737 - J 817) restava ferito e cedeva il comando a Liptay. Mentre l 'avamposto ripiegava dietro il torrente Quazzola. attestandosi al campo di Tiassano, dal contiguo caposaldo costiero di Zinola i cacciatori della 99a Mezza Brigata contrattaccavano arditamente i croati. ricacciandoli al Leggino c ritardando così l'avanzata di Wallis. che soltanto verso sera potè congiungersi con Liptay e dare l'assalto a Tias sa no Ma Laharpe gli sba rrò la strada coi grossi calibri del forte di Vado e con una batteria di 2 obici e cannoni da dodici appostata tra gli spincti sulla destra del Quazzola. Alle dieci di sera, cessato il cannoneggiamento, il bilancio del primo giorno di battaglia era di 320 perdite austriache contro l 50 francesi.

Stremato dalla fatica fisica, in ritardo sulla tabella di marcia, temendo di essere contrattaccato, a notte de Vins chiese a Laharpe una breve tregua. Ufficialmente per seppellire i morti: ma in realtà per potersi abboccare con Argenteau e Cantù e impartire le ultime istru zioni per l"attacco ai passi del Melogno e di San Giacomo, dife si rispettivamente da Masséna e Cervoni. Padrone dei due passi adducenti aJ Finale. de Vins avrebbe tagliato le retrovie di Laharpe, costringendolo ad evacuare Vado e riti-

LA GUERRA PARALLELA ( gennaio - settembre 1795) 205
La pre sa del Sa11 Giacomo e del Setlepani (25 giugno)

rarsi a Loano. Inoltre, secondo i piani. Colli doveva espugnare Monte Sotta c CoJle del Te rmin e, avamposti della Spinarda, la cui caduta avrebbe tagliato fuori l ' intera ala destra francese costringendola a ritirarsi sulla linea Oneglia - Mendatica- Upego.

Argenteau e Cantù attaccarono, da Osiglia e da Montefreddo, alle tre del mattino, debolmente appoggiati alle ali da Wallis e da Colli. Per tre ore i 2.000 francesi opposero forte resistenza, ma verso le 7 del mattino un ufficiale piemontese addetto allo stato maggiore di de Vins (che secondo alcune fonti sarebbe stato Filippo Del Carretto) raggiunse con un manipolo di bersaglieri austriaci la vetta del Monte Alto, ritenuta inaccessibile e perciò non presidiata. Bersagliati dall'alto, i difensori del San Giacomo vacillarono e Cantù potè espugnare la ridotta con un assalto frontale. Fallito un contrattacco di 400 granatieri. a Cervoni non rimase che ripiegare più a valle sulla ridotta del Feglino. dove giunse a mezzogiorno.

Assalito a sinistra da 3 battaglioni di Argenteau e poi minacciato sul fianco destro da Cantù, anche Masséna dovette ritirarsi alla Bastia. Alla ridotta del Settepani gli ultimi 300 difensori contesero il terreno palmo a palmo e sull'ultima opera fecero testa ancora per tre ore. Soltanto quando videro la posizione del Pino di Màllare espugnata da L battaglione di Piemonte, si ritirarono alla Torre del Melogno, munita di 2 cannoni. Argenteau non osò attaccarla, temendo di scoprire il fianco ad una sortita del presidio di Madonna deJla Neve, posizione intermedia tra Melogno e San Giacomo.

Frattato al San Giacomo i croati gozzovigliavano con l'acquavite del nemico e davano alle fiamme la cappella, trasformata in ospedale, dove i francesi avevano lasciato i feriti non trasportabili. Perirono tutti, massacrati, bruciati o sepolti dall'esplosione di un continguo deposito di polvere (alle proteste di Kellermann, de Vins rispose il 2 luglio promettendo inchieste, ma sottolineando la difficoltà di imporre ai croati regole più umane di quelle applicate su i fronti balcanici).

Lajro11da dei piemomesi (25 giugno)

n successo austriaco fu però fortemente limitato dalla scarsa cooperazione di Colli , geloso della propria autonomia e probabilmente deciso a fare tutto il pos sibile per spostare il baricentro dell'offensiva alleata verso il colle di Tenda. Fatto sta che nella giornata del 25 l ' attenzione dei piemontesi si concentrò sulle modeste dimostrazioni compiute dalla Divisione Garnier nella va ll e di Sant'Anna e alle Terme di Vinadio, piuttosto che sul concorso all'attacco austriaco. Colli sparì per l'intera giornata. asserendo una improvvisa quanto passeggera malattia, dopo aver impartito ordini talmente vaghi ed equivoci che i colonnelli Pamparato e Colli di Fe li zzano non si mossero da Prariondo e Monte Sotta, convi nti che il loro intervento fosse previsto per l'indomani. anz.ichè per il 25.

Così i Granatieri Reali di Bcllegardc andarono a li ' assalto del Termine con l'unico appoggio di 2 cannoni che, tirando d ' infilata dal Bausset. smontarono le batterie delle due ridotte inferiori senza però poter colpi re la ridotta superiore. A ciò si aggiunsero le difficoltà del terreno che bloccarono alla prima terrazza il manipolo di rocciatori, formato da 40 croati e 80 cacciatori di Nizza. Monfenato e Real Alemanno: una sortita dei difensori valse poi a ricacciarli sul Bausset. Fallirono anche gli as-

206 LA GUERRA DELLE ALPI (1792-1796)

salti laterali dei Pionieri su Valdinferno e dei Granatieri di Esery sul Pi zzo d'Ormea e se ne attribuì la colpa al colonnello Palla vicini di Mombasiglio. comandante del Reggimento Mondovì. per non aver effettuato la prevista diversione in Val Casotto, consentendo al nemico di ricevere rinforzi dal Monte Berlino e di sloggiare i regi dal posto delle Frass ine.

Se non altro. la g iornata costò ai sa rdi perdite modeste: 19 morti, 16 prigionieri e 49 feriti. Furono decorati, per aver sa l vato i loro tenenti, Melusino "Coeur de Roi". granatiere di Chiablese e Viano, caporale dei Pionieri.

Febbricitante e in preda alla collera, de Vins sospettò Colli di aver intenzionalmente sabotato l' offensiva e il giorno seguente gli scrisse in tono assai risentito. ordinandogli perentoriamente di evitare ini ziative personali e di attenersi alle istruzioni ricevute. Diversamente dalla memorialistica e dalJa storiografia sabauda. anche gli ufficiali sardi addetti al lo stato maggiore di de Vins dettero torto a Colli. La sera stessa del25, dal campo di Madonna del Monte, Clermont scriveva a Cravanzana ''il parait que de son coté le baron Colli a toujours quelque raison pour ne pas auaquer" Il 27 San Marzano concludeva che non si poteva fare affidamento s ulla collaborazione di Colli, ma soltan to sull ' intervento delle due ftotte alleate.

La ritirata dell'ala destra francese (26-29 giugno)

In ogni modo la presa del Settepani e del San Giacomo KeUermann ad evacuare Vado. Per coprire lo sgancia mento di Laharpe, la notte sul 26 giugno Freytag e Masséna effettuarono diversioni s ul fianco austriaco e Joubert tentò di riprendere il Scttepani. Col favore delle tenebre Joubert catturò una compagnia. di croati, ma poi s i addentrò alla cieca per orridi valloni finendo in mezzo al grosso deJ nemico e soltanto a ste nt o e con g ravi perdite potè ritirarsi al Melogno, subito ass(Ùtato ed espugnato da Argenteau. Gravemente ferito, l'aiutante gene ral e Laserre ripiegò a Madonna della Neve, mentre Masséna accorreva a turare la falla con 4 battagHooi. senza poter però riprend ere la ridotta del Melogno. Per due giorni arsero scontri alterni, con 500 perdite per parte, finchè il 27 gi ugno Masséna fallì un nuovo sanguinoso altacco frontale cont ro la ridotta di Melog no e. co me meglio diremo tra poco, Coll i prese finalmente la Spinarda.

A Kellermann non restò allora c h e o rdinare la rìtirata, coperta dalla Divisione Freytag schierata dal Melogno al Finale. dove i francesi s i ma cchiarono di soprusi e atrocità contro la popolazione civi le. La notte s ul 28 giug n o Laharpe evacuò Vado mentre i magazzini di Voltri, Finale c Loano prendevano la strada di Montone. TI 28 Kellermann tenne consiglio di guerra ad Albenga. sta bilendo di anestaJsi su.Ue giogaie tra Ormea e Borghetto e, in caso di attacco, di ritirarsi oltre la Taggia. U 29 tutta l 'ala destra francese occupava le nuove posizioni di Termine, Intra.ppa, S.an B ernardo. Rocca Barbena, Toirano e Borghetto, minando il ponte del Nasino e attestandosi saldamente, con trincee e artiglierie, sulla dorsale montuosa deli'Eliceta, che divide la valle di Balestrino dalla pianura di Albenga. La cosiddetta "linea di B orghetto" aveva i capisaldi a Zuccarello, Spalla eli O·oce. Sambuco e Rocca Curaira. Senza tentare di inseguire il nemico. gli austriaci si limitarono a tallonarlo occupando le località via via evacuate, trovandovi molta farina e 20 vecchi cannoni abbandonati.

LA G UERRA PARALL ELA (gen naio - ; eLLelllhre 1795 )

GUERRA PARALLELA O PACE SEPARATA?

Cinuti/e diversivo su Tenda (26 -27 giugno)

Nel secondo e terzo giorno di battag l ia il concorso dei piemontesi fu pii'• sostanziale, ma con modalità dalle quali traspare il preciso intento politico di ribadire la piena autonomia dell'Armata Austro-sarda . Al fianco di Coll i. improvvisamente guarito. intervenne infatti il principe di Carignano: non certo per esercitare il comando effettivo, ma per coprire Colli con la propria autorità di capitano generale non dipendente da de Vins. In secondo luogo, alle operazioni contro Termini e Spinarda, richiestegli da de Vins, Colli ne aggiunse di propria iniziativa altre due su Viozcne c Tenda. Ciò consentì inoltre di dare visibilità ai generali sardi in forza alla piccola Armata, cioè Latour, Montafia e Vitale.

Come fu poi concordemente riconosciuto da quegli stessi generali. situata allo sbocco della Val Corsaglia nella Val Negro ne. era i l vero punto strategico dal quale sarebbe stato possibile far collassare l'intero dispositivo francese dc ll ' Alta Val Tanaro, costringendo Kellennann a sgomberare Termini, Garessio, San Bernardo e Onnea. Ma l 'attacco del26 giugno fu una mera diversione effettuata da 2 compagnie di Torino e dei Pionieri contro il campo francese di Pizzo d'Ormea, in appoggio ai contemporanei attacchi di Latour contro i l colle di Termini e di Vitale contro quello di Tenda.

Quest'ultima operazione era di difficile riuscita e di dubbia utilità. dato che le sole forze sarde non potevano sfruttare l 'eve ntuale successo, mentre appariva assai improbabile che de Vins accettasse di rischiare quelle austriache per un'ince1ta offensiva lungo la Roia. Comunque l'avanguardia d i Vitale attaccò il 26 giugno: a sinistra 4 compagnie di Oneglia, 2 svizzere e 2 nizzarde contro i l Poggio del Vallon sopra Limonetto: a destra altre 2 di cacciator i e 1 di truppe leggere contro il Campanile. dove piazzarono 2 cannoni e i tiratori scelti de lle Truppe Leggiere (cavaliere Radicati) per battere d'infi lata la ridotta di Framosa. Intanto al centro 2 compagnie di granatieri, con 30 dragoni. minacciavano i posti di Santron e Buffa.

li grosso entrò in azione il 27. anch'esso su tre colonne. Ma quella di sinistra ritardò l'assal to al Monte Arpiola e al Vaccari lc. lasciando quella di destra isolata di fronte al forte campo del Sabbione. Tentò l 'ass alto l'unità di testa. i Dragoni del Chiablese comandati da Chavannes: ma col favore della nebbia i francesi aggirarono la colonna, costringendola a sgo mbrare il Campanile e a ritirarsi a Limone. protetta in retroguardia dai volontari nizzardi di Chevillard che salvarono tutte le artiglierie: furono poi decorati i sergenti Deleuse e Bonsoldat, il caporale Saint- Laurent e il cacciatore Sant'Elena . Le perdite si limitarono a 72 uomini. incluso il cavalier di San Vittorio, capitano dei granatieri di Oneglia.

L 'attacco a Termini e lntrappa (26 g iugno )

La sera del 26 giugno, mentre Vitale combatteva a Framosa e Argenteau al Melogno, Latour risaliva il Casotto e la Valcalda con 2 .000 uomini per attaccare il colle di

208 LA GUERRA DELLEALPJ ( 1792-1796)

Termini, difeso da Pe lle t ier con 5 battaglioni. A l primo assalto, sostenuto da 2 cannoni, i sardi presero una freccia sul pendio destro del colle, ma ne furono scacciati dal l ' immediato contrattacco dei granatieri francesi. Al le 22, forzate le opere a sinistra. un battag l ione sardo potè aggirare i l colle e asserragliarsi a l villaggio di Cassine . appostando i tiratori sui tetti, ma l ' intervento delle riserve nemiche, sostenute da 2 cannoni, lo costrinse a rip iegare ai piedi del colle. Intanto, all'altro capo della Valdinferno, mi ll e fucilieri di Piemonte combattevano all'arma bianca sulle tr i ncee di l ntrappa (Trappa): cessarono a mezzanotte, ritirandosi nel titto bosco di castagni, con SO perd ite e due nuovi decorat i, il capo rale Motiondo e il sergente Carena, già distintosi a To lone

La presa della Spìnarda ( 27

Durante la notte Montafia mise in atto il piano contro la Spinarda elaborato dal capitano di Stato Genera le de Brez, che i mpiegava 2.750 uomini: 600 lombardi (Belgioioso). 180 croati, 400 bernesi (Stettler), 160 nizzardi e 1.410 piemontesi (l o e 2° Cacciatori, l/2° Leggero e 6 compagnie di Acqui). Tuttavia, a causa della mancata ricognizione e degli errati calcoli delle distanze. una delle cinque colonne (Saluggia) giunse a cose fatte e altre due (Belgioioso e Leota rdi) srmtrrirono la strada. Leotardi, che doveva aggirare la Spinarda per tagliare la ritirata . potè comunque anestarsi su una posizione idonea, dopo aver catturato il piccolo presidio di Pian del Bergo.

Udite le poche fucilate, Colli di Feli zza no andò all'attacco col 1° cacciatori rinforzato dai croati e dai cacciatO ri di Oneglia, Nizza e Stcttler e, marciando per la cresta del monte , giunse inosservato sopra alla ridotta nemica. che era a gola aperta. Fatta un ·un ica sca rica a 60 passi, caricò alla baionetta e alle 5 del mattino era padrone della r idotta. Intanto, muovendo da ll a Balma, Stettler espugnava le tre frecce avanzate del fianco sin istro.

TI comandante francese. Gouvion, tentò allora di ripi ega re sul campo trincerato della Pianetta, ma si trovò la strada s barrata dai nizzardi e dal battaglione leggero di Leotardi. Lasciato un reparto a fronteggiarli, Gouvion si volse allora a contrattaccare Montafia che lo tallonava con Colli c Stctt ler. Ma alle 6. ve duti i fucilieri di Acqui e i cacciatori di Saluggia che spuntavano dalla valletta della Vetria, i francesi si s bandarono, riuscendo comunque a raggiungere l a Pianetta, nel frattempo rinforzata da Mas séna con 2 battaglioni freschi condotti dall'aiutante generale Sardon. Montafia ritenne di non aver forze sufficienti per attaccare quella posi z ione. ma potè respingere, dopo accaniti combattimenti . un ultimo tentativo di Gouvion di riprendere la Spinarda.

I sardi subirono 107 perdite ( 17 morti. 36 feriti e 49 prigionieri) contro 195 francesi ( 40 morti e feriti e 155 prigionieri. inclusi l capobattaglione e l O ufficiali). Guadagnarono la medaglia d'oro, entrando per primi alla Spinarda, i sergenti Maurizio Masséna dei cacciat.ori di Piemonte. Gastaldi di Ni?.za e Bosco di Oneg lia. Furono decorati inoltre il sergente Villata e il caporale Roux de i cacciato r i di Savoia nonchè il caporale Ecker di Stettler, per aver salvato il proprio colonnello ferito uccidendo un granatiere e catturando a sua vo l ta un ufficiale nemico.

I n realtà la presa della Spinarda era tutt'altro che risolutiva. perchè il nemico sbar-

LA GUERRA PARALLELA (gennaio - settembre 1795) 209

rava ancora fortemente la strada per la costa. arroccato al colle del Termine. a Mome Galero (Bric del Gallé o del Nasino) e al campo della P ianella. ma se non altro allentò un poco la grave tensione interalleata. Lo stesso de Vins ammise qualche reaustriaca nei recenti dissidi. ma nella sua relazione sulla battaglia del 25 - 27 giugno esaltò oltre misura i meriti degli ufficiali di co ll egamento piemontesi. marc hesi di Car ag l io e del Carretto di Camerana, con !"evidente scopo di po ter più l ibera mente ribadire le sue dure critic he alla scarsa co ll aborazione d i Co ll i, a l quale addossò l'intera responsabi lità del mancato consegui mento dell'obiettivo princi pale. Anche Argenteau magnificò i militari piemontesi al suo comando. chiamandoli "eroi c non soldati'' e citando in particolare gli aiutanti L uzerna c Rcbuffo e tre artiglieri. il tenente Daprotti. il cannoniere Materassa e il caporale Boccadoro. caduto. Oltre a Materassa, meritarono la medaglia anche i cannonieri Bis!>i. Arnaud e Ciollino e il caporale Gol zio.

Dal canto suo la propaganda sabauda amplificò anche le i>Caramucce svoltesi il 22 e 30 giugno al Col du Mont c a l Moncenisio. dove il corpo franco espugnò alcuni avamposti, senza poi poteri i difendere dal contr attacco de ll e riserve francesi. Azioni insignifican t i ma a n ch'esse ce lebrate da u na inconsueta pioggia di decorazion i: il capitano Patono e il tenente Palamcdc de Forbin ebbero due delle tre croci maurizianc concesse nel 1795 e ben dicci militari di truppa guadagnarono la medaglia: il sergente Canosio e il fuciliere Pclisscro di Nizza e i sergenti di Moriana Rarnbaud e Perrone per le azioni del 12 maggio al Col du Mont: i cacciatori di Aosta Breuil e Cluse c i soldati di Saluzzo Colombctti. Tancone. Boggio e Albano per quelle successive.

La presa di Garessio e la nuova linea austriaca (2-14/uxlio)

Toccava ora a C o ll i rep l icare coi fatti a ll e reiteratc accuse di de Vins. I l 2 e 3 l uglio i piemon tesi saggiarono invano il colle del San Bernardo. Più ampia operazione diresse il 5 luglio Latour. impegnando 5.000 uomini c IO pc:rt.i da montagna. MorozLO. con 600 fucilieri di Torino c 2 peni. fece deboli dimostrazioni a Viozene e al passo del Carlino. mentre Bellcgarde. con 1.500 granatieri c 2 cannoni. impegnava le Brigate Fiorella e Miollis al colle lnferno.lntaoto Montafia e Solaro della Chiusa scesero da P rariondo con la colonna principale- 3.000 uomini c 6 pezzi- ributtando gli avamposti di Albera e lntrappa. Preso Masino. a Sud del colle, Pelletier fu minacciato di accerchiamento e Sérurier si preparò a sgombrare Ormea.

Forzato il passo dell' l nfcrno, Bc ll cgarde già avvolgeva da sinistra i l battaglione Dallons della 46a Mezza Brigata, quando gi unse coi rinforzi i l capobattaglione Moll in de la Rivoire. Due cannoni da mon tagna in batteria ai Ferri n i b loccarono col tiro a scaglia l'ava nzata dei regi in Valdinferno. Solaro vi gettò contro il 2° e 10° granatieri, ma il colonnello Escry e il marchese d'Ormea. capitano dei granatieri di Torino, furono subito feriti dalla mitraglia. Ne approfittarono i granatie r i francesi contrartaccando alla baionetta. bravamente contrastati da quelli piemontesi. La mischia all'arma bianca si fino a none. e all'alba del6 il corpo franco potè asserragliarsi a Garessio, evacuata dal nemico. Ma era un effimero. perchè i principali avamposti dell'Alto Tanaro (Carlino, Viozcnc, Termini, Isola Perosa e P ianetta) restavano ancora saldamente in mano nemica.

210 I.AGLFRRA DELLE ALPI (1792 - 1796)

Malgrado il valore dei soldati, il comando sardo fu stavolta alquanto avaro di riconoscimenti: Solaro scrisse nel rapporto c he tutti avrebbero meritato la medaglia e così il re la concesse soltanto al sottufficiale e al granatiere più anziani, che risultarono Novelli e Genoz, entrambi savoiardi. Decorati anche i gra nati e ri Claude Maréchal, Vallet "Bea us ejou r", Bouvier e Brun "Sans Quanier" per aver salvato Esery e Ormea. Il sergente Charrier ("Beltleur") dei Granatieri R eali, già decorato di medaglia d'argento in Savoia. ebbe quella d'oro per essere ent ra to per primo nella ridotta nemica catt urando un capita no e 4 granatier i nemici (nonchè per il valore mostrato il 25 giugno 1795 durante l 'attacco al co ll e della Mulatera). Il sergente "L' Amour" c il granatiere Mazzone, che lo accompagnavano alla Spinarda, ebbero la medaglia d'argento: altre quattro toccarono al sergente Puché e ai soldati Becchio, Micca e Aotremont.

Comunque il mezzo successo sardo consentì agli alleati di avanzare, tra mille precauzioni, su un a nuova linea che f ronteggiava le posizioni francesi . Intervenne in supporto indiretto anche la poderosa squadra inglese, fo rte di 23 vascell i (inclusi Gui1·cardo e Sannita), 3 fregate e 6 unità minori. IIJ3 luglio. presso l'Isola di Hières, sei vasce lli (Victory da 100, Blenheim da 90, Cumberland, Culloden, Captain e Defence da 74) attaccarono l a squadra francese. Lo scontro si risolse in un semp li ce scambio di cannonate, con un centinaio di perdite francesi contro 11 morti e 28 feriti inglesi. perchè, con grande disappunto dei suoi ufficiali. Hotham non volle approfittare del successo.

Il 14 1uglio Colli si attestò tra Garessio, San Bernardo, La Cianca, Monte Lingo e Bardineto. Argenteau al Bricco del Caplin. il corpo franco Gyulaj sul contrafforte tra Bardineto e Loano (Monte Carmo. Giogo di Toirano e Rocca Barbena), Cantù sulle alture di Giustenice e Pittony tra Boissano e Loano, con 2 battaglioni a Pietra Ligure e Fina le e la cavalleria austro-napoletana accampata tra Vado e Zinola. Pochi giorni dopo de Vins spiccò la Brigata Cantù a saggiare gli avamposti francesi dello Zuccarello e, il 29, quelli di Toirano, strenuamente difesi da Laharpe. Dopo di allora , per quasi due mesi, il fronte austro-francese rimase del tutto tranquillo, mentre de Yins cercava pretesti per occupare Savona c ammassava attrezz i e gabbioni per l'eventuale assedio del Priamar.

Il rifiuto della mediazione spagnola (22 luglio- 7 agosto)

Il 22 lu glio Hochc otteneva la resa dei 3.000 emigrati sbarcati a Quiberon e, dopo la Toscana, la Prussia e l'Olanda, anche la Spagna firmava, a Basilea, la pace separata. Questa notizia. che de Yìns cercò inizialmente di nascondere alle truppe, produsse effetti importanti sul piano militare. Infatti, eta un lato rialzò il morale dei francesi, inducendoli a temporeggiare nella certezza di poter pre s to ricevere rinforzi recuperati dal fronte dei Pirenei. Dall'altro lato indusse negli austriaci. e soprattutto in de Yins, l'illusione che i francesi non avrebbero più preso altre iniziative militari essendo inten z ionati a conc l udere la pace anche con Vienna.

Sul piano diplomatico la pace di Basilea impegnava la Spagna ad offrire al le tre corti italiane imparentate con la dinastia borbonica, Napoli, Parma e Torino, la propria mediazione per indurle a negoziare anch'esse la pace separata con la Francia.

LA G UERRA PARALLELA (gen naio - se uembre 1795) 211

B enchè Vi ttorio Amedeo fosse contrariato dall ' offerta di mediazione avanzata dall'ambasciatore spagnolo Ull oa, fin) per cedere alle insistenti richieste del principe di Piemonte, succube dell'arcivescovo e capofila del le "colombe", accettando di sottoperla al Consiglio della corona e convocando il 7 agosto i principi del sangue. l'arcivescovo i ministri e i marchesi di Alba retto, negoziatore dell 'accordo di Va!enziana e garante dell'alleanza austriaca, e de Sylva. scrittore militare in viso al ministro Cravanzana e ai cortigiani per la propria sincerità ma proprio per questo apprezzato dal re, che l'aveva spedito di recente ad ispezionare il fronte.

Fu de Sylva a consigliare la pace, sostenendo che l'esercito era a pezzi e che lo stesso trattato di Valenziana aveva ratificato la decisione austriaca d i limitarsi alla stretta difesa della L ombardia. evi tando qualunque deciso impegno in Piemonte. Concluse che bisognava cogliere l 'occas ione della pace prima che l'inevitabile offensiva francese su l Genovesato togliesse a Torino qualunque spazio negoziale. li parere di de Sylva fe.ce molta impressione, anche perchè confe rm ava la s ua nota indi pendenza di giudizio, soprattutto considerando l 'am icizia personale che Io un iva a molti ufficiali austriaci. in particolare Strasso ldo.

No n bastò tuttavia ad ammorbidire l ' intransigenza dei " falchi". Il duca d'Aos ta . evita nd o una polemica diretta con l'erede al trono. lasciò ad Albaretto il compito di perorare con partico lare calore la prosecuzione della guena Albaretto magnificò il valore dei soldati subalpini, ingigantì le diffico lt à logist i che del nem ico, sosten ne che i ma lin tesi del passato s i potevano s uperare. che g li austriaci promettevano un maggiore impegno e che non si poteva più dubitare della loro buona fede, dopo tanto sangue sparso sul fronte dell'Appennino . che era fo lli a contare sulla lealtà di un regime ateo e regicida .

Erano gli argomenti che consentirono al re di respingere la mediazione spagnola. M a ne l contempo il Consiglio confermò unanime la fiducia a Colli. dandogli piena facoltà di discutere gl i ordini del generalissimo e anzi incaricandolo di propo rre a dc Vins un p iano alternativo per riprendere Tenda e il Nizzardo.

Il contrasto tra Co/li e de Vins (8- 20 agosto)

Intanto de V in s spediva a Colli vari piani elaborati dal colonnello Simbschcn c tutti rifiutati da l comandante austro-sardo perchè ritenuti troppo azzardati oppure troppo ambiziosi in rappotto alle scarse forze disponibili. Così, pur dichiarando al re di non ave re alcun contrasto personale col generalissimo e di essere pienamente disposto a cooperare, Colli rifiutò dapprima la proposta di un 'offensiva collaterale s u Viozene. poi quella di una principale su Tenda appoggiata dal solo Argenteau. Chiese invece, attenendolo. un rinforzo di 1.500 cavalli austro-napoletani da schierare a Saluz zo e Verzuo lo per coprire gli sbocchi dalle Valli del Po e propose in alternativa di far massa su Te nd a, con l' obiett ivo di rioccupare le precedenti posizioni di Raus, Authion, Briga , Marta e Collardente.

II piano, trasmesso l' 8 agosto . prevedeva di sfo ndare di sorpresa ai colli di Pertiga l e Sabbione per impad ronirsi dei due contrafforti tra i valloni di Tenda e Castorin e di Riofreddo e Briga, in modo da circondare il campo trincerato nemico. P er eseg uirl o accorrevano 15.000 uomini (i l triplo dei francesi). inc l usa una colonna centra-

212 LA GUERRA DELLE ALPI ( 1792- 1796)

le di 1.800 che doveva essere comanda ta proprio da Albaretto. Ma le forLe piemontesi impiegabili per l'opcrationc ( 10.700) non erano s ufficienti e Colli chiese un rinforzo di 4.000 austriaci. inclusi 600 croati, 300 ulani c 360 napoletani. De Vins g lieli promise ma appena due g iorni dopo annullò l'ordine di partenza dei rinforLi, costringendo Colli acl archiviare l'impresa.

Frattanto de Vins andava spesso a trovare Nclson a bordo della frega ta ammirag li a, discutendo con lui l a questione, sempre più astratta. dello sbarco alle spa ll e del nemico. Nelson si offriva eli sbarcare 5.000 austriaci a San Remo. in concomitanza con una duplice offensiva su Tenda e Albenga. mentre il genera lissimo, senza voler arrischiare un solo soldato austriaco, pretendeva c he Drake o rdinasse a Hotham di sba rcare 5.000 inglesi nella rada di San Lorenzo per sollevare la Provenza e trasformarla in una seconda Vandea. Ma intanto si godeva tranquillo gli agi della sua villa del Leggi no. perchè. come San Marzano scriveva al re. de Vins considerava ormai prossima la pace. Probabilmente il generalissimo aveva sentore di una iniziativa auche ill8 agosto si tradusse nella proposta di mediazione avanzata dalla Danimarca, per conto di Austria c Impero, per convocare ad Augusta una conferenza di pace: proposta tardiva, che Parigi ovviamente respinse.

Mentre si discutevano questi progetti, le truppe sarde saggiavano le linee nemic he. TI 9 agosto le milizie dci capitani Belmond e Roasc nda fece ro 23 prigionieri ai posti nemici di Santo Stefano c Ponte Alto. L' 11, al campo del Sabbione il valoroso capitano francese Gardann e respinse con gravissime perdite l'assalto di 300 nizzardi g uidati da Chevillard. Subito dopo. senza neppure prendere in esame il contropiano di Colli. de Vìns gli ordinò di attaccare Viozene con 22 battaglioni. informandolo che Argenteau !"avrebbe appoggiato investendo Ormea con altri 3 battaglioni sardi e 4 austriaci. Neppure questa volta Colli accettò di obbedire al genera lissimo: e, con lo sco po evidente di ottenere una copertura tecnica e soprauutto politica del suo ammutinamento, invitò tre dei quattro general i sa rdi suoi diretti subordinati, cioè Montafia, So laro c, più importante di tutti. il principe di Ca ri g nan o. ad espr im ere le proprie valutazioni comparative circa i due piani d'attacco alternativi. quello di Simbschen su Viozene e il proprio su Tenda, verosimilmente ispirato dall'unico generale non formalmente consultato, cioè Latour.

Tutti e tre bocciarono il piano Simbschen. ma Solaro espresse parere negativo anche s ul piano Colli-Latour. osservando che prendere Tenda era del tutto inutile. dal momento che non si poteva mantenere dopo le prime nevicate. Gli altri due generali lo approvarono . ma soltan to in mancanza di meglio: infatti giudicavano entrambi che il vero obiettivo pagante sa rebbe sta to Viozene, ma secondo Carignano non c'erano forze sufficienti, mentre Montafia aggiunse che bisognava occuparl o il 25 giugno . quando g l i austriaci impegnavano il nemico al Settepani e a l Melog no, e che ormai era troppo tardi per riuscirei. Ottenuti i tre pareri. c ordinato a l capitano Bonneaud di rccapitarne copia a de Vi ns. ma senza attenderne ri sposta, Colli iniziò l 'attuazione del proprio piano. A procurargli la copertura politica provvide intanto Latour. il quale. tornando da Saluuo dopo avervi acquartierato la cavalleria alleata. trovò il modo di abboccarsi direttamente con il re e di convincerlo ad approvare l'offensi va su Tenda. Com ·era prevedibile, dc Vins rifiutò ogni concorso. sostenendo di non poter avanzare senza prima aver preso Savona. Aggiunse inoltre che l'unico parere giusto era quello di Montafia, ribadendo che la mancata pre sa eli Viozcne si doveva imputare

LA GUERRA Pt\RAU .ELA ( gennaio · 213

alla non cooperazione sarda.

L'inwile spallata su Tenda ( 17- 21 agosto)

Il 17 agosto 200 tra miliziani e cacciatori del Genevese e d'Ivrea effettuarono un colpo di mano al Monginevro. TI capitano Costa fece 50 prigionieri ai posti desCoches e dell'Uovo, ma dovette liberarli quando, proseguendo per Clavières, fu intercettato dalle riserve nenùche e respinto su Cesana Fu decorato il caporale "Lafleur", cbe aveva effettuato la ricognizione dei posti nemici.

L'operazione su Tenda seguì il 21 agosto, col sostegno indiretto di una debo le dimostrazione fatta da Provera nella valle del Queyras . A comandare il velleitario attacco fu naturalmente Latour, con appena 4.600 uomini suddivisi in 4 colonne. Due, di 1.400 e 1.000 uonùni, dovevano scendere nell'Alta Vesubia dal Ciot della Sella e dai colli San Martino e delle Finestre occupando San Martino di Lantosca e Roccabigliera. Altri 1.200 dovevano attaccare il colle di Tenda verso Colla Rossa e 1.000, partiti da Chiusa Pesio, forzare il passo del Car lino. Ma l" operazione abortì in poche ore. A San Martino e alle Finestre, Garnier e l'84a Mezza Brigata sbarrarono il passo alla Yesubia; il generale Dallemagne respinse gli assalti sardi a Colla Rossa e Framosa e la colonna della Val Pesio si perse fra le nevi.

Due bartaglioni prigionieri al Monginevro (30 agosto)

11 30 agosto anche il duca d'Aosta attaccò in forze il Monginevro. Il piano, redatto dal suo capo di stato maggiore, colonnello Ignazio Thaon di Revel, impiegava 3 .000 uonùni, di cui nùlle in riserva a Cesana. Tuttavia 500, che dovevano attaccare Borget e La Calce, sbagliarono strada a causa del nebbione e soltanto la colonna del Sestriere e Rouliers, formata da 700 granatieri del tenente colonnello D' Allemagne (6° e 7°) riuscì a raggiungere la posizione d'attacco di Bausson. Di qui dette l'assalto, più volte prendendoli e perdendoli, ai posti delle Coches e dell'Uovo, strenuamente difesi dai 140 granatieri del capobattagl ione Labafour.

Entrambi feriti, D' Allemagne e il capitano Koun furono infine salvati dal sergente Muraglia dei granatieri di Nizza, dal granatiere d'Aosta Francesco Berruti dj Cunico e dai granatieri di Royal-Allemand Weisenburg e Ostenwald. tedeschi eRadowitz polacco. tutti perciò decorati di medaglia d'argento. In seguito furono decorati anche il granatiere reale "Cocur Contcnt", il sergente "Oddiard" (O'Dyard?) e il cacciatore Gauthier Nelle file nenùche si distinse particolarmente il sergente Jennerie che , appostatosi con altri 6 cacciatori, liberò 21 prigionieri francesi catturando a sua volta la scorta di 30 piemontesi.

Una terza colonna di 800 fucilieri eli Aosta e Genevese. che da Ulzio doveva aggirare lo Chaberton e calare dal Fenile su Clavières, fu rallentata dalla morte del tenente colonnello de Chevilly, colpito da apoplessia durante la marcia e sostituito dal maggiore Ricca dj Castelvecchio. Così il nenùco. allertato dai valligiani , ebbe il tempo di fermarla. Un improvviso uragano impedì a Revel di accorrere da Cesana con la riserva. ma non al generale Yallette di sopraggiungere da Briançon con 3.000 france-

214 LA GUERRA DELLE ALPI ( 1792- 1796)

c catturare Ricca con la maggior parte della sua colonna. Furono i capitani Bricherasio e Montezemolo a salvare il resto. lasciando in retroguardia una ventina di uomini coi sergenti Fordo e Ma sséna (secondo Pinelli sarebbe lo stesso Maurizio già decorato alla Spinarda, che suppone dunque passato. nel frattempo. dai cacciatori di Piemonte ai fucilieri d'Aosta).

Martan;:,a tra Stura e Vesuhia (30 agosto - 2 sellemb re)

Lo stesso 30 agosto. altre sanguinose incursioni si svolsero nelle valli Stura e Gesso. Un battaglione grigionc a!-.saltò invano San B emovi. con gravissime perdite. inclusi un maggiore e 6 ufficiali. Intanto Bonneaud, appena promosso maggiore, sorprese il posto di Ciriega. Gli arditi non facevano prigionieri: scannarono meticolosamente. per risparmiare le cartucce. tutti i 300 granatieri e 12 cannonieri catturati Ma lo stesso uragano che bloccava Revel a Cesana. gli impedì di fare altrettanto aFremamorta. Smarrita la strada e bloccato sulle cime senza viver i. avendo rinunciato ag li zaini per essere più ce le re. a ll e otto di se ra del l 0 settemb re si ritrovò in fondo al vallone di Rio Salese. chiuso da ogni parte da orridi precipizi. Erano 300. quasi tutti emigrati francesi o nizzardi: quanti ancora giovineZ7a o codardia legavano alla vita. Bonneaud li lasciò liberi di cercarsi la strada del ritorno. Metà lo seguirono. sfida al des tin o o istinto gregario. nel torbido gorgo della sete di morte. Guadagnarono nelle tenebre il passo per la Vcsubia. incuranti dei camerati inghiottiti dai precipizi. A notte fonda furono alle case di San Martino. non sospettando che davano riparo a ben mille francesi. B onneaud vi entrò per primo. al fianco di Prct-à-Boire··. lordo del di tre sentinelle: per un soffio non ebbe la vita di Séruricr. salvatosi da una finestra.

Grazie alle tenebre. audacia c soprcsa prevalsero su l numero. Soltanto l'alba permise ai francesi, scampati a l massacro notturno, di rannodarsi fuori del villaggio. Ma quando la luce mostrò dalle uniformi quale reparto avessero di fronte. esplose inesorabile la vendetta repubblicana. Vano fu ai traditori della nazione l" unico cannone cattu rato. Unica speranza fu morire con l" arma in pugno. come il sonotenente onegliese Giriadeni. L'ultimo fu Bonneaud: sparava con la carabina. dietro mucchi di cadaveri. con la gamba sfracellata da un colpo di falconctto. accanto la pistola che infine usò contro sé stesso. Il diavolo ne riserbò alcuni a nuove imprese e peggior so rte: scamparono per Bollcna, quasi tutti gravemente feriti. come raiutante maggiore Martinel e, naturalmente. " Prct-à-boire"'. Unico decorato, gli serviva il soprassoldo per li bare alla memoria dci camerati caduti.

L'ultimo al/LICeo austriaco ( 15 - 19 settembre)

Dopo sei settimane di inattività. de Vins cercò di riprendere l'iniziativa. ottenendo di poter rimpiazzare 6.000 feriti. malati e meno validi con truppe fresche, con le quali volle attaccare direttamente lo Zuccarello. perno dello schie ramento francese. La posizione. comandata dali" aiutante generale Saint-Hilairc. era coperta dalle cime dci Due Fratelli ( R occa Curaira). munite di una formidabile batteria detta Petit Gi-

LA GUERRA PARALLELA ( gennaio- senemt>re 1795) 215

bra/tar. Per neutraliuarla. a metà '>Cttembre gli austriaci eressero a Sambuco una balleria avanzata. servita dagli artiglieri piemontesi.

Benchè mascherati. i lavori non sfuggirono all'osserv<Vionc francese. segnalando a Masséna le intenzioni del nemico. Di conseguenza non si lasciò ingannare dalle vistose evoluzioni sul litorale fatte da Wallis il 18 settembre né cog li ere impreparato quando, ali 'alba de119. la batteria di Sambuco aperse il fuo<..:o c i croati di Argenteau assaltarono gli avamposti dci Due fratelli. Gli artiglieri piemontesi s pararono più di mille <..:a nnonate contro l a batteria avversaria. Ma l'eroica resistenza del tenente Jalabert. che tenne la ridotta a vantata con appena 60 uomini. dette tempo a Saint Hilaire di spiccare sulla sinistra dei croati un battaglione che. sbucato dalla nebbia. ne mas-;acrò parecchi. Anche il successivo intervento di Liptay. coi granatieri Strassoldo e il Reggimento Nadasdy (IR 39). fu respinto dal contrattacco di Saint-Hilaire, che inseguì gli ungheresi fin sotto il Sambuco. lrrilevanti furono le fiacche dimostrazioni di Montafia a Ponte di Nava e di Wallis sulla costa. e le perdite della giornata furono di 417 austriaci contro 150 francesi.

GuERRA o' usuRA

ùt flottiglia corsara di Finale e il blocco del traffico mariuimo

Nel frattempo gli alleati avevano armato nel porto di Finale alcune unità corsare. riprendendo l'attività sospesa nell'aprile 1794 a seguito delroccupazione francese di Oneglia. L'elemento principale della piccola squadra era un brigantino da J6 o 18 cannoni armato dal capitano di fregata Mattone di Benevello c dal tenente di vascello dc May ed equipaggiato dai marinai del campo di Ceva, che Nelson aveva invano proposto di utilizzare per sos tenere r avanzat a lungo la costa. Sperando di ricavarne un profitto personale. de Yins preferì infatti destinare il brigantino alla guerra da corsa. rilasciandogli egli stesso la relativa patente.

Sulla base dei giudit.i espressi da Pinelli e dalla memorialistica sabauda. vari autori più recenti (come. nel 1939 e 1940. R oberto Bergadani e Angiolo B iancotti) seri' ono che de Yins si disinteressò del fronte terrestre per dedicarsi interamente alla nottiglia di Finale, col prcci:.o c unico scopo di arricchirsi intascando le tangenti sulla vendi ta delle prede e sulla concessione dei "biglietti di marca", cioè dci salvacondotti per il traffico consentito. Il fatto che de Vins ne traesse un profitto personale, enfatizLato da fonti a lui ostil i, va in ogn i caso valutato seco nd o i criteri morali e amministrativi dell'epoca, ovunque assai indulgenti nei confronti del peculato e dell'interesse privato in atti d'ufticio. soprattutto se commessi dai comandanti in capo.

In oltre le pie invettive nazionaliste contro la barbarica pirateria di Stato austriaca sembrano dimenticare che i comandandanti della flottiglia di Finale altri non erano se non Mattone di Benevello. Comes e Demay. cioè i più famosi e celebrati corsari di Oneglia.le cui patenti non reca' ano la firma di de Vi ns. ma quella di Vittorio Amedeo. E' vero che San Marrano. nei suoi rapporti al re. biasimava l'avidità e la manstile degli austriaci. in particolare Turckheim e de Yins ("ici on fai t /'enca11 d es prises, !es générauxfontles sécretaires et Wl capitaine fai t/es jo11ctions de crieur

216 LA GUERRA DrLLEALPI ( 1792- 1796)

de ville''): ma se chiedeva al re di urgentemente un legale. non era certo per mettere sotto processo i generali austriaci, bensì per controllare la ripartitione dei ricavi ed esigere i l rispetto della norma concordata con l'Austria che riservava al regio erario il quinto dei profitti. E il ministro Cravanzana racco mandava di imporre a tutti i corsari l'u so della bandiera sabauda, misura che definiva se non altro "onorevole", benchè "non lucrativa". dato che non si faceva illusioni sulla possibilità di inca<;sare davvero la prescritta quota erariale.

In secondo luogo non era soltanto de Vins a calpestare allegramente sovranità e diritti sabaudi. Lo faceva anche Nelson, comandante della Divisione di legni leggeri (incluse le ga leotte napoletane ) c he co ncorreva attivamente al blocco merca ntil e, non riconoscendo altri biglietti di marca se non quelli emessi a Genova dall'ambasciatore inglese Drakc c confiscando impietosamente anche merci e navigli garantiti dallo stesso de Vins.

Quanto allo scopo della guerra di corsa può ben dar..,i che dc Vim. perseguisse esclusivamente il profitto personale. ma non si può negare che il blocco non danneggiasse doppiamente il nemi co. Infatti, per mancan za di numerario. i francesi pagavano in natura il g rano importato da Genova, e perciò ri sc hiavano non so ltanto di perdere il grano. ma anche le merci sped ite in anticipo a Genova.

In breve tempo l'Armata d'Italia. in uno spazio ristretto e in gran parte alpestre. già spogliato di ogni risorsa alimentare e monetaria, dovette ridursi a sequestrare il grano appe na mietuto e ad eseguire in proprio le lavorazioni successive, per evitare il rischio che i contadini a imboscarlo per provvedere ai fabbisogno alimentare delle proprie famiglie. Il comando dell'Armata informava la Convenzione che i so ldati erano lettera lmente alla fame e che in mancanza di rifornimenti sarebbe stato costretto a tollerare il libero saccheggio e la devastazione del territorio occupato. pur formalmente vietati dalle leggi di guerra francesi. L'unica conso lazione fu lo <;car-,o successo della campagna messa in atto dagli alleati per favorire le diserzioni nemiche. offrendo paga doppia e aprendo a Mondovì un centro di infiltrazione. propaganda e assistenza diretto dal francese D' Autuy, già capitano dell'Armata Reale .

l contraccolpi sul commercio lione:,e e sulla politica estera sabauda

Indu bbiamente la guerra di corsa deteriorava ulteriormente le già difficili relazioni austro-genovesi. Rispondendo alle rimostranze del senato. de Vins riconosceva sia il danno sofferto dal porto di Genova sia quello più acuto e immediato subito dai civili residenti nel territorio occupato dai francesi. Ma rifiutava anche l'invi o umanitario di vettovag li e . sostenendo non senza buone ragioni che in ogni caso i viveri destinati alla popolazione civile stati subito sequestrati dagli occupanti per l'esigen7a prioritaria di sfamare i loro soldati. con l'unico risultato di prolungare la guerra c l'occupaLione di territori che la Repu bblica non a\ eva saputo o voluto difendere.

Ma il vero problema era che la ripresa della guerra di corsa aveva bloccato anche le importazioni dalla Francia (il 2 gennaio 1795 la Convenz ione aveva infatti ripristinato la libertà di commercio). in particolare quelle di materie prime lionesi per

LA <lUEMMA P\MALLELA ! gennaio · <>eutmbre 1795) 217

l'industria piemontese, che fino a!restate 1795, malgrado lo stato di guerra. continuavano ad essere regolarmente trasportate via Marsiglia e Genova. De Yins infatti dovette occuparsi del problema, suggerendo a Vittorio Amedeo di concordare con le ditte esportatrici un itinerario alternativo attraverso uno dei valichi della Valle Stura.

E' tuttavia lecito ipotizzare che la questione abbia avuto retroscena e conseguenze politiche più complessi. Infatti non si deve dimenticare che l'innucnte massoneria templare rorinese. in grado di indirizzare la politica estera e le conseguenti decisioni strategiche e operative, continuava a dipendere dalla casa madre di Lione, fondata proprio da uno dei massimi esportatori dci prodotti lionesi. Dovremo ricordarci di questo fattore quando esamineremo l'ambiguo comportamento tenuto da Colli durante la terza battaglia di Loano c soprattutto le sbalorditive modalità della sconfitta finale.

Le opera;:.ioni costiere

Per reagire al blocco. il 23 settembre 4 tartane e 4 cannoniere francesi effcttuaro<;U Loano. bombardando le installazioni portuali e costringendo le truppe austriache a ritirarsi sulle colline e de Yinl> ad abbandonare il quartier generale. Le fregate inglesi non poterono intervenire. dalla maggior gittata delle batterie coMierc francesi di Borghetto L'incursione fu inoltre appoggiata da un assalto diversivo di Mio11is che fece 3 morti e 10 feriti tra i cacciatori di guardia al posto di lntrappa.

In seguito il compito aggiuntivo di pareggiare i conti con le cannoniere francesi fu attribuito alla 5a Divisione galeotte napoletane (Manco Correale e Carlo Vicuna). già aggregata alla Di visione di per scortare il rifornimento marittimo delle forLe austro-\arde molestato dai corsari franco-genovesi. Ma le galeotte c le fregate di Nclson furono poi efficacemente contrastate dai pochi vascelli dell'ammiraglio Martin. che riuscì in tal modo a ripristinare i collegamenti marittimi Genova - Marsiglia.

A metà novembre il nuovo comandante francese Schércr accettò la proposta di un disertore austriaco di origine il maggiore Tauffered. di effcuuare uno sbarco a Yoltri per impadronir<;i dei proventi della guerra di corsa i vi da de Vi ns. Eludendo abilmente la sorveglianza nemica. una corvetta francese sbarcò 600 uomini. che sarebbe ro bastati quel giorno non fosse transitata da Yoltri una colonna di 1.500 rinforzi austriaci. Subito-contrattaccati, i francesi poterono a stento reimbarcarsi. perdendo però la retroguardia di 60 uomini. Il traditore ebbe la sfortuna di trovarsi fra i prigionieri: ricono sciuto, fu subito trasferito a Yienna e fucilato.

218 LA Gl FRRA DFLU. ALPI ( 1792-17961

IX - LA BATTAGLIA DI LOANO (ottobre- dicembre 1795)

LA STRATEGIA FRA ' CESE

L'Eldorado di Ceracchi

Durante l 'estate dal 1795 una grande quantità di memoria! i c proposte concernenti il fro nte italiano si rovesciò sui tavoli dei ministeri parigini. Parecchi li scrisse. aiutato dal suo amico Servicr, lo sc ultore romano Giuseppe Cc racchi ( 1751-180 l ) appena tornato a Parigi dagli Stati Uniti dopo la definitiva bocciatura del suo progetto di monumento alla Libertà. Secondo lui bisognava colpire il papa, anima nera della g uerra. e risanare le finanLe con l'oro e l'argento ammassati nello Stato pontllicio. Solo il tesoro di Loreto valeva 15 milioni di scudi romani. ossia 75 milioni di lire tornesi. Ma soltanto Roma avrebbe fruttato 2 miliardi e un quarto di lire, l'intero stato il triplo, i palazzi dei prelati addirittura 2 o 300 miliardi. La Francia doveva dunque marciare subito su Roma, dando la libertà agli italiani e la felicità all'Europa.

Come? Anzitutto. bisognava imporre un tributo ai banchieri genovesi, tanto per le prime spese . Poi si dovevano battere g li a ustriaci a Torto na, s postando! i gius to quel tanto che serviva a far s filare un corpo d'armata per Panna. Nel frattempo spedire "sans bruir" 5.000 uomini per la Riviera ligure ad occupare Livorno in modo da scansare anche gli inglesi. A quel punto. chiedere il passo al granduca. sennò botte. Infine marciare per Perugia e Viterbo. fra il tripudio dei cadetti. dei nobili rovinati. dei borghesi. degli artigiani. degli operai. A volgere in fuga l'armata dei preti ci avrebbero pensato le donne. anelanti di insorgere contro l'infame legge del celibato. Il tutto in due settimane. Natu ralmente all'armata accorrevano una tipografia ambulante per i proclami des tinati a rassicurare la popolazione e buon nerbo di commissari italiani capaci di scovare i tesori preteschi. Sottinteso che un posto era per il ge ne roso Ccracchi.

Alle dame g iacobine sembrava Plutarco. Ne l 1798, rivendicando la paternit à dell a vitto ri a di Bonaparte. pretendeva a tutti i cos ti dalla R epubb lica R omana un simbolico indennizzo di 296.400 sc udi romani. l milion e e mezzo di lire, per la subita ··persecuzione papale". Prima della guerra con quella cifra il papa ci pagava l'esercito per un intero anno. Ma in fondo era appena il mezzo per mille dell'Eldorado regalato da Ceracchi

l piani militari di Parigi

L'interesse finanziario non era iiTilevante nei piani frances i per l'Italia, dato che poi l'occupazione della Penisola fruttò. so ltanto nel secondo semestre del 1796. ben 60 mili o ni di franchi. Ma, naturalmente. gli obiettivi militari seguiva no una grammatica dit:. ferente da quelli finanziari. Ali 'opposto dei suggerimenti di Ceracchi. i Mémoires su ll'Armata d'Italia approntati dal Bureau Topographique c ai quali aveva lavorato anche Bonaparte. avevano chiaramente individuato nella piaZLafone di Ceva l'obiettivo strategico prioritario. Caduta Ceva. il Pi emonte avrebbe accettato la pace separata e forse l'alleanza con la Francia. Sfruttando le risorse della pianura piemontese. in due mesi l'Armata d'Italia avrebbe potuto prendere Milano , Mantova e il Tirolo. per riunirsi poi in Baviera con l 'A rmata dell'Alto Reno c marciare intine su Vienna c imporre la pace.

ripetendo in sostanza il piano franco - bavarese fallito nel 1703. L'invasione dell'Italia, come quella delia Baviera, era programmata esclus ivamente per ragioni militari, fissando come unico obiettivo politico l'espulsione dell'Austria dalla Lombardia, che pettanto avrebbe dovuto essere ceduta a Torino a compenso dci teJTitori annessi alla Francia e della cooperazione piemontese contro l' Austria. I documenti affermavano infatti che "la natura ha limitato la Francia alle Alpi, ma ha anche limitato l'Impero al Tirolo".

Da Ke/lermann a Schérer

Vista dal fronte, però, l' impresa era meno facile di quanto la facessero a Parigi. Kellermann aveva già irritato il Comitato di Salute Pubblica con le con tinue richieste di rinforzi e rifornimenti. A settembre peggiorò le cose inviando a Parigi un piano elaborato assieme al capo di stato maggiore Berthier e basato su criteri diversi da quelli g ià s tabiliti dall'Ufficio topografico. Infatti, invece di arrivare a Ceva sfondando lo sbarramento del Tanaro, Kellermann proponeva di aggirarlo da sinistra per le Valli Ellero e Pesio, con attacchi di supporto su Spinarda e Loano. Per tutta risposta gli gi un se l'ordine del Comitato che separava nuovamente il comando delle due Armate meridionali, !asciandogli soltanto quello dell'Armata delle Alpi e affidando nuovamente a Schérer quella d'Italia.

Benchè i progressi della logistica avessero accresciuto la mobilità degli eserciti e allungato i cicli operativi rispetto all'epoca delle guerre di successione, un successo conseg uito alle soglie dell'inverno anzichè all'inizio della primavera, avrebbe sicuramente attenuato gli effetti politici e strategici che i Mémoires attribuivano alla conquista di Ceva. Sotto l 'aspetto tattico, poi, prendere una piazzaforte poderosa come Ceva senza artiglieria pesante, con la sola fanteria, per di più lacera, affamata e con le munizioni contate. era un'impresa quasi disperata.

Ma, cons iderata l'u sura determinata dal blocco alleato, l'Armata non poteva svernare sulle posizioni occupate: non c'era altra alternativa che ritirarsi in Provenza oppure attaccare, per ristabilire i collegamenti costieri con Genova e impadronirsi dei magazzini di Ceva. Così, affidato il comando ad un uomo che riteneva meno esi tante di Kellermann, il governo gli concesse le truppe fresche reeuperate dai fronti ormai pacificati. 6.000 uomini dal Reno e 10.000 dai Pirenei.

Erano questi ultimi la Divisione Augereau, cui erano aggregate, per pareggiare i conti con croati e barbetti, due compagnie di micheletti catalani. Mentre la Di vis ion e entrava in linea nel settore di Borghetto, già il 2 ottobre la Brigata Victor potè fare un'incursione contro la poderosa batteria del Castellazzo sopra Toirano. Mancò tuttavia la sorpresa, perchè gli austriaci, allertati da premature fucilate francesi, riuscirono ad elude re l'accerchiamento perdendo soltanto 20 morti e 40 prigionieri. mentre g li a11iglieti piemontesi del capitano Vola riuscirono a mettere in salvo i pezzi.

Le operazioni sulle Alpi occidentali

Anche questa volta Kellermann ricambiò con la lealtà alla nazione l'ingratitudine dell' oligarchia. Non soltanto accettò senza discutere la semidestituzione decretata

222 LA GUERRA OELLEALPI I
1792-1796)

nei s uoi confronti. ma svo lse il nuovo incarico in modo da assicurare il massimo sostegno al successo di Schérer.

Co no sceva assai bene il fronte alpino e l'aveva di recente ispezionato per concordare col generale Moulins una se ri e di ope r azioni diversive a sostegno dell'offensiva principale (ne l co rso dell'ispezione, Kellermann era sfuggito per poco ad un agguato dei barbetti: una brutta esperienza che l'aveva convinto a decretarne l'immediata esec uzione in caso di cattura). Dal s uo nuovo quartier ge nera le di Chambéry, Kellermann fece dunque impegnare quasi quotidianamente le posizioni sarde, in modo da impedire ogni trasferimento di nuppe dal fronte occ identale a quello meridionale.

Durante il mese di ottobre, finchè le abbondanti nevicate non imposero la tregua, va ri e scaramucce si svolsero nelle va lli Pellice, Dora, Stura e Maira. 1114, nel settore dci Mon cenisio il generale Foumier costrinse i sardi a ripiegare, con 80 perdite. su Novalesa e Santa Maria. In vece aH' Argentera 2 reggimenti svizzeri riuscirono a respinge r e il nemico infliggendogli gravi perdite. Per i co mbattimenti in Val Maira furono poi decorati il sergente Armand e il ca poral e Bosio. Per quelli nella Valle di Vìnadio i soldati Marchetti e Vercellino.

La situazione allajìne d'ottobre

Inclusi i rinforzi- alla fine di ottobre i' Armata d ' Italia con ta va 56 .625 uomini (46.897 di fanteria, 3.841 di cavalleria, 5.067 d'artiglieria, 1.049 zaì'pa tm i e 120 gendarmi). Un quarto della fanteria (3 1 mezze di linea e 3 quasi tutta la cavalletia (7 reggimenti dragoni, 1 cacciatori a cavallo e 2 ussari) erano però in riserva tra la Provenza ( J0.025) e la costa da Mentonc a Santa Margherita (5.400) e un altro quinto della forza (8.373 ) presidiava i va li chi del Nizzardo. Per l'attacco restavano perciò soltanto 32.927 uomjni, poco meno degli

L'ala destra francese, con quartier generale ad Albenga. occupava la seguente linea:

«D i visione di destra a l campo trincerato tra Borghetto c Ceriale

Divisione di centro a Concento. con un a formidab ile batteria (detta Petit Gibraltar) s ull e cime <Ici Due Fratelli e capisaldi ai coll i di Villaretto, Zuccarello e Caste lbianco. nonchè a Rocca Curaira:

Divisione di sin ist ra ad Ormea, con opere avanzate al colle di Termini. ad Isola Perosa e al Monte Galero (Gallé) c con capisaldi a Ponte di Nava. Viozene e passo de l Car lin o.

Gli alleati avevano in linea 42.000 uomini dal valico di San Bernardo a Loano attraverso Bardineto e 1a cresta del Settepani. La Di visione Argenteau fonnava il centro e la riserva, quella dì Wallì s l'ala sinistra, col seguente schie ramento:

14.000 tra il campo di Loano. rinforzato da tagliate e abbattute d'alberi, B oissano e il pendio occidentale dì Monte Carmelo, con opere avanzate a Toirano, Potenzia e Castellazzo:

6 .000 ai centro. inclusi 1.200 piemontesi, sul contrafforte ad Ovest di Monte Carmo, <X>n opere staccate alle balze di Balestrin o, Carpe , Sambuco, Roccabarbena e Monte Li tlgo e batterie guarnite da artiglieri piemontesi :

riSttv,a: 4,000 a Bardineto.

LA BATIAGLIA Dl LOANO (ottobre · dicembre 1795 ) 223

Gli austriaci avevano in linea 19 battaglioni, di cui 5 "italiani" ( lR 44 Belgioioso, 48 Schmitfeldt e granatieri Strassoldo). 3 goriziano-triestini (lR 13 Rei sky) 3 stiriani (IR 16 Terzy) , 5 ungheresi (IR 19 Al vi nczy e lR 52 Arciduca Antonio), 2 carinziani (lR 43 Thurn) e l confinario (GzlR 4 Szluiner- Carlstaedter) oltre a 4 squadroni di ulani (Mészàros)

L'ala destra, formata da 11.500 sa rdi_ era al comando nominale del principe di Carignano ed effettivo di Colli. Aveva i l quartier generale a Mursecco e sbarrava l 'Alta Val Tanaro a copertura di Garessio e Ceva. La destra del fiume e ra guarnita da 5.000 uomini (So laro della Chiusa) e fortificata con tre ordini di ridotte , batterie e trinceramenti:

li nea degli avamposti (d i fronte alle opere francesi di I sola Perosa e Monte Galero) : Pietradegna , San Bernardo, Pian del Bergo, Costaminuta e Bric Appennino; linea di frenaggio: Garessio, Co l metta, La Cianea e ridotta Dondella. collegata con il caposaldo austriaco di Bardineto; linea di arres to (ali 'a lte zza di Mursecco): ridotte Spagnola e Spinarda e batteria della Colmetta. protette s ul fianco sinistro dal torrente Vetria e da campo Sotta e ridotta Giovetti.

Costa di Montafia presidiava la si nistra del Tanaro con 6 500 uomini sc hierati s u due linee:

prima linea: lntrappa. bricco Grappiolo, Mulattieri, Bricasso e ridotte Montegrosso, Berlino , Bauss et e Pra Roberto co ntrapposte all'avamposto francese di Termin i L'estremo fianco destro è vigilato da avamposti ai col li di Mandolco , Navonera c Frabosa, tra le valli Casotto , Corsaglia ed Ellero, collegati per le Val li Pesio e Vermenagna con il campo t rincerato di Borgo San Dalmazzo.

se conda linea: gran ridotta del Mindino con avamposti a ponte di Garessio . picco del Capello. campo della Rascassa, colle del Mindino, certosa del Casotto e Trucco delle Alpette.

Il piano d'anacco e fa strage di Balestrino ( 14-22 novembre)

11 comando alleato sapeva perfettamente che notevoli rinforzi recuperati dai Pirenei stavano marciando verso le Alpi. Colli ne faceva cenno nelle sue lettere al re , sollecitando proprio per questa ragione un attacco preventivo contro Monte Galero. Sarebbe stato assai opportuno, perchè, su consiglio di Masséna, Schérer aveva infatti già deciso di attaccare proprio in quel settore.

Nelle sua prima stesura, il piano francese prevedeva infatti di co ncentrare 20.000 uomini nella conca di Ormea. scendere da Zuccarello e Castelvecchio nella valle del Rio Nero e incunearsi fra il centro e l 'ala destra del nemico, aggirando San Bernardo e Spinarda e tagliando così la ritirata sia a Solaro che ad Argenteau. Ma Colli , ingannato dalle dimostrazioni e dalle false voci sparse dai francesi, finì poi per convincers i che Schérer intende sse sfondare da Ten da e il 14 novembre, da Garessio, riv olse un proclama alle truppe, in cui, ricordando l'Authion, le esortava a resistere e le assicurava che in caso di fallimento il nemico era già pronto a ritirarsi alla Giletta.

La sorpresa stava dunque per riu sci re , perchè l ' attacco francese era previsto per il 15 novembre. Ma una eccezionale tonnenta notturna costrinse Schérer a rinviarlo

224 LA GUE RRA DELLE ALPI ( 1792- 1796)

di una settimana consentendo così a Colli di intuire le vere intenzioni dell'avversario c di allertare il settore minacciato, rinforzando Garessio e Spinarda con 4 battaglioni e schierando 300 dragoni a Priola. in luogo acconcio alle cariche di cavalleria. Anche de Yins prese qualche precauzione. schierando 2 battaglioni alla Capra Zoppa sopra Finale e l altro. con 200 ulani e 2 pezzi. a San Giovanni di Murialdo. La tormenta costrinse inoltre Argenteau a ritirare a Bardineto l'azzardato avamposto di Sambuco.

La neve e le contromisure di Colli indussero i francesi a modificare il piano originario. ritenendo troppo rischioso impegnarsi contro le solide posizioni sarde senza aver prima neutralizzato le truppe austriache. Per saggiarnc le capacità di reazione. il 17 novembre la Di visione Charlet eseguì una ricognizione sopra Pian dei Prati. attaccando i reparti austriaci mentre si stavano ritirando dai posti avan7ati di Sambuco. Bric Guardiola e Terre Bi anche: distrusse una ridotta e catturò molti prigionieri (forse 500). 3 cannoni e 400 fucili.

Fallì invece un sang uin oso attacco contro il castello di Balestrino, tenacemente difeso da 500 unghere s i c croati. Secondo il piano prestabilito, i difensori si sganciarono poi durante l a notte ritirandosi oltre Carpe e attestandosi s ul pendio di Alzabecchi. Furibondo per l 'attivo concorso di una parte della popolazione alla difesa del vil l aggio. il nemico attuò un'atroce rappresaglia. la prima delle molte ordinate dai comandi rivol02ionari c napoleonici nella Peni sola italiana. Per fortuna. avvertita che i francesi stavano arrivando. con licenza di uccidere per sei ore. la maggior parte della popolazione riuscì a scappare rifugiandosi nei villaggi vicini. Ma i francesi scovarono ed uccisero ugualmente 15 contadini inermi, tra cui due donne. E soltanto a Natale, in cambio dell'olio che non erano riusciti a trovare, consentirono ai superstiti di tornare aJlc case distrutte.

I ncoraggiato dalla sca rsa resistenza austriaca. Schérer non ebbe allora più dubbi a spost are l'attacco principale dalla Val Tanaro a l contrafforte tra Bardine to e Toirano. Forze e obiettivi erano così distribuiti:

• Divisione Augereau ( 10.0<>0) da Borghetto contro il settore Loano - Monte Carmelo; Masséna. con le Charlct c Laharpe ( 15.000) da Zuccarello e Castelvecchio sulla direttrice Roccabarbcna - Settepani. collegandosi poi con Augereau attraverso il colle di San Pantalco;

Divisione Sérurier (7 .000 ) a s ini s tra, per attacco diver.,ivo la Spinarda.

Per ingannare il nemico, Schérer fece spargere voci di un imminente ritiro ai quartieri invernali. senza però poter depistare l'efficiente scrvit.io informativo alleato. La vig ilan za non fu dunque allentata, anche se de Yins, convi nt o che ormai il ciclo operativo fosse concluso e afflitt o da fistole e ascessi, proprio il 22 novembre pres e nu ovamente congedo passando il comando interinale a Wallis. Intant o il grosso della cavalleria napoletana (85 ufficiali c 1.594 truppa) lasciava il campo di San Salvatore prc%o Alessandria per raggiungere i quartieri invernali tra Lodi e Piacenza. lasciando in linea il solo Reggimento Re.

Nelle stesse ore Laharpe lasciava Om1ea in dire; ione Sud-Ovest. apparentemente diretto ai quartieri d'inverno in Provenza. Invece, giunto a Ponte di Nava. invertì la direzione marciando nottetempo su Zuccarello. dove, rinforzato da Charlet, proseguì per Castelvecchio, base d'attacco contro Argcntcau.

LA BAM'A(ìUA DI LOANO ( onobrc • diccn1brc 1795) 225

LA DISFATTA AUSTRIACA

Lo sfondamento nel settore di Loano (22 novembre)

L'attacco cominciò alle 6 del mattino del 22 novembre. Nel settore costiero, mentre l corvetta e l O cannoniere bombardavano Loano, le Brigate Do m martin e Banel assa ltarono rispettivamente Boissano e Toirano. Felito mentre e ntra va ne l villaggio, Banel passò il comando a Ru sca, cui toccò espugnare le due ridotte minori, mentre Lannes, con 400 f<mti leggeli, assaltava le batterie di Monte Pietro per prendere di fianco il Gran Castel lazzo, tenacemente difeso dal colonnello Rukawina con 1.200 un gheres i del Reggimento Alvinczy (IR 19). Fallito un assalto frontale della Brigata Vietar, Augereau e Rusca accorsero d i rinforzo a Lannes, e. costretti i difensoli a riparare sulla batteria di Gazy, presero le altre 4 voltando i pezzi contro Rukawina. Credendo di averlo ammansito con qualche micidiale salva, Augereau gli intimò la resa. ma il fiero co lonnello pretendeva in cambio di potersi ritirare su Monte Carmelo con armi e cannoni, o nd e il generale gli rinnovò l'intimazione concedendogli dieci minuti. Rukawina rispose sprezzante che glie11e bastavano anche meno per aprirsi il passo alla baionetta: c così fece, lasciando sul campo 28 ufficiali e 312 soldati ma portando i superstiti a Loano.

Gli ulani ne approfittarono per caricare Victor, respingendolo sin qnasi a Borghetto, mentre il Reggimento Terzy (lR 16) riprendeva il villaggio di Toirano. Ma sub ito veniva contrattaccato frontalmente da Dommartin, mentre dal Gran Castellazzo Rusca lo investiva di fianco attraverso gli oliveti, costiingendo gli ulani a tornare a Loano c gli ungheresi alle falde occidentali di Monte Carmelo. Dommartin, che li inseguiva con 3 battaglioni , li costrinse poi a guadagnarne la cima e ad asserragljarsi nella Certosa. dove si an-esero in 700 non appena 2 obicì francesi ne ebbero spianate la debole muraglia.

Minacciato di aggiramento, alle 3 det pomeriggio Wallis .(lo vette evacuare Loano e la Cornice e, sotto un improvviso e violentissimo uragano. ripiegare sul culmine orientale del Carmelo e sul contrafforte verso Levante ( San Martino}, collegandosi per Giustenice alle posizioni di Argenteau e guarnendo il nuovo caposaJdo con trinceramenti improvvisati e alcuni grossi pezzi recuJ)Crati dalle batterie di Loano. Intanto spediva un aiutante di campo a Cercare Argenteau. con l'ordine di ritirarsi al F in ale per Monte Carrno c Giu s tenice. Ma quando il messo giunse al Melogno, lo trovò già occupato dai francesi, che lo fecero prigioniero

La conquista del conrrajforre centrale (22 novembre)

Alle 3 de l pomeriggio. infatti, Masséna era già padrone de l contrafforte tra Toirano e Bardineto. A Monte Lingo, investito al manina da Laharpe, il Reggimento italiano Schmitfeldt ex-Caprara ( IR 48) aveva confermato la sua pessima fama dandosi ignobilmente alla fuga verso Bardineto e travolgendo anche il Reggimento ungherese Arciduca Antonio (TR 52) che accorreva dall'accampamento austriaco. Tenace ma vana era stata la resistenza dei due debo1i battaglioni piemontesi Monferrato e La Marina. sopraffatti dalla preponderanza nem.ica.

226 LA GUERRA DELLE ALPI ( 1792 - 1796)

Presa Roccabarbena dopo vivo combattimento. Charlet era caduto al terzo assalto contro le banerie di Malsabocco. difese dalla Brigata Piemonte. La morte del comandante aveva provocato uno sbandamento degli assalitori, ma l'intervento di Masséna con la riserva aveva costretto anche i piemontesi a ripiegare a Bardineto, dove Argcntcau rannodava 3.000 uomini, inclusi i Reggimenti Terzy ( lR 16) e Reisky ( TR 13), schierandosi con la destra ad un vecchio castello e la s ini s tra al villaggio.

Dopo aver spiccato Cervoni con 3 battag lioni al Settepani e ai colli del Melogno c di San Pantaleo per tagliare quella via di ritirata a Walli s, Ma sséna aveva preso posizione difronte a Bardineto. Tuttavia, non volendo spargere altro sangue, aveva spedito Laharpe verso Caliuano per tagliare anche la ritirata al cognato Argenteau. Percepita la manovra. quest'ultimo aveva perso definitivamente la testa e. invece di aprirsi la strada anraverso le poche truppe rimastegli di fronte per tentare di ricongiungersi con Wallis, dopo qualche fucilata con i tiragliatori di Masséna si era precipitato in disordine verso Calizzano, nella spe ran za di precedervi Laharpe.

Per sua fortuna Masséna non poté inseguirlo perchè, non appena entrati a Bardine to , i suoi uomini cedettero alla fatica e ai morsi della fame, sbanda ndosi per saccheggiare i magazzini e furono poi bloccati dall ' uragano. Cosl Argenteau riuscì a salvare 2.000 uomini, appena un quinto della sua Division e, e a sera poté sostare a Calizzano, sulla cresta tra Bardineto c la Val B ormida. La posi7ione non era lontana dalla Spinarda occupata dall'ala 1.inistra sarda, ma Laharpe interruppe subito le comunicazioni austro-sarde impadronendosi di tutti i posti di collegamento e costringendo Argenteau a ridiscendere nottetempo la B ormida occidentale. fermandosi alla ridotta di Montezemolo, a metà strada tra Ceva e Millesimo.

La drammatica ritirata di Wallis e Pittony (23-24 novembre)

L'uragano e poi la notte dettero tregua anche a Wallis , pcrchè Schérer dovette accordare qualche o ra di riposo alle sue truppe, stremate da dodici ore di marce e combattimenri su terreno aspro e in condizioni atmosferiche proibitive. Wallis ne approfittò per sgombrare i magazzini avviandoli per la Cornice vcr<;o il passo della B occheua ma al mattino del 23. ignorando la sorte di Argenteau e vedendo ingrossare il nemico al Monte Carmo e al San Pantaleone. evacuò San Martino riducendosi alla Gorra. a Vercezzi e al Finale. col fronte coperto dal torrente Borgia e occupando gli sbocch i che per Madonna della Neve, Feligno e Vezzi portano a Monte Roccaro e Co lle San Giacomo.

Ma l'intenzione di re siste re su quella linea durò so ltanto poche ore. Savona era nel panico. A Vado, i 600 dragoni napoletani del Reggimento Re rifiutavano di interveni re sostenendo che il loro re non era in guerra con la Francia. Finalmente alle 8 di sera. appreso che Joubert aveva già occupato il San Giacomo tagliando la ritirata su Màllare. Wallis decise di approfittare della notte e della pioggia per ritirarsi su Savona seguendo l'angusta strada costiera: e sperando di sfuggire alla caccia delle cannoniere francesi. E così. accesi grandi fuochi per simulare il bivacco. durante la nouc gli austriaci iniziarono la ritirata.

Per evitare intasamenti. fu lasciato in retroguarda il parco d'artiglieria formato da 48 cannoni e l 00 cassoni, sotto la scorta della Bri gata comandata dal barone gorizia-

I.A tM rrAGLIA DI (ottobre - docembn: 1795) 227

no Filippo Pittony (l 736 - 1824). Ma l ' ufficiale indicatore sbagliò strada e, dopo aver vagato tutta la notte sul 24 attorno al San Pantaleo. la Brigata finì nuovamente sulla Cornice, ancora occupata dagli altri scag lioni. Costretta a tornare indietro, la Brigata si smarrì nu ovame nte , seguendo il letto di un torrente che la condusse nelle gole del San Giacomo, dove fu accolta dalle fucilate di Joubert. Riunito un consiglio di guerra e scartato il parere del colonnello Stuckenfeld di aprirsi la strada alla baionetta, Pittony decise di attestarsi s u un vicino poggio e di attendervi g li ordini di Wallis . Joubert rimase inattivo alcune ore e quando si decise ad attaccare dovette desistere a causa della pioggia torrenziale. Intanto giunse l'ordine di ritirarsi al Finale e con gran sollievo Pittony vi si avviò col battaglione di testa, lasc iando in retroguardia Stuckenfeld col parco d 'artiglieria.

Intanto i francesi avanzavano da tre lati: Lannes lungo la costa, affianca to dalle cannoniere; Augereau s ulle colline. rallentato da pattuglie di croati: Masséna per l a valle del Melogno, dove si imbattè nella colonna Stuckenfeld. che sfi lava lungo uno stretto sentiero. Colti dal panico, gli austriac i si dettero alla fuga abbandonando i l convog lio dell'artiglieria e molti, travolti dai commilitoni, finirono nei precipizi e pochi raggiunsero in disordine Finale. g ià evacuata da Wallis dopo aver fatto gettare a mare il frumento non trasportabile e abbandonato le ultime a11iglierie pesant i.

La conclusione della ritirata austriaca (25-30 novembre)

Nel pomeriggio del 23, a Genova. l'arri vo a spron battuto di una pattuglia di 12 ulani accreditò la voce di una grande vittoria austriaca, e la fazione filofrancese corse ad armarsi e ad alzare i ponti levatoi, temendo la vendetta di de Vi ns. Comparvero poi in rada le galeotte napoletane e sarde , due delle quali naufragarono sugli scogli a causa dell'uragano. Le altre sbarcarono 600 feriti e Mattone di Benevello, che volle recare personalmente a Torino la noti zia cleJia sconfitta. Poi le galeotte salparono subito per Livorno , scortate dal vascello Agamennone dal brigantino corsaro di Demay. Poche ore dopo. al cader della notte del24. transitò per San Pier d'Arena la portantina di de Vins diretta a Voghera_

Masséna entrò a Finale la sera del 24, mentre Wallis era già a Noli. Il 25 Masséna e Augereau raggiunsero Vado, attestandosi a Segna e Santo Stefano, mentre Wallis distruggeva i magazzini di Savona, proseguendo durante la notte per Monte Ciuto e la valle del Letimbro. Di qui, frazionate le forze . gli austriaci raggiunsero indi s turbati la vallata della Bormida, sia pure con largo giro per Montenotte e Sassello e lungo vie mulattiere , abbandonando altri cannoni e salmerie. Wallis giunse ad Acqui il 29 novembre e il 30 scrisse al re pregandolo di porre in stato di difesa le piazze di Ceva, Tortona e Alessandria e informando lo di ignorare ancora la sorte di Argenteau e di aver dissuggeilato, in qualità di comandante interi naie, le lettere dirette a de Vins

Contro il parere di Masséna, Augereau e Sérurier, che non volevano dar tregua al nemico. il25 novembre Schérer sos pe se l ' inseguimento, limitandosi ad occupare Savona e Albissola. Il bottino includeva 65 cannoni, 100 cassoni, 5.200 fuci li e vari bastimenti carichi di grano catturati nel porto di Savona. Gli austriaci avevano perduto

3.500 morti e feriti gravi e 4 000 prigionieri, inclusi l generale. 2 colonnelli e 200 ufficiali. Uno dei due reggimenti italiani. (I R 48 Schmidtfeld, ex-Caprara) si era Jet-

228 LA GUERRA DELLE ALPI ( 1792- 1796 )

teralmente liquefatto e non fu più ricostituito (nell798 il numero fu attribuito ad un nuovo Reggimento ungherese). Le perdite francesi erano di 523 morti, incluso Charlet, e 1.200 feriti, inclusi Banel e Saint-Hilaire.

LA RITIRATA SARDA

La tenuta della linea sarda (22-25 novembre)

Nel settore sardo la battaglia era cominciata con un giorno di ritardo. 11 22 novembre, infatt i. i francesi avevano effettuato soltanto piccole azioni di pattuglie: sorprendentemente ignaro dei durissimi combattimenti che si svolgevano a pochi chllometri dal fianco sinistro sardo, Colli aveva anzi ritenuto che fossero il preludio alla prossima ritirata di Schérer nei quartieri invernali, pronosticata da de Yins con la consueta s icu mera Soltanto all'a lba del23 Sérurier aveva sferrato l'attacco su due direttrici, la principale verso il San Bernardo e una secondaria verso il Mindino .

Sulla destra del Tanaro, slogg iati i croati e i cacciatori Saluggia da Pi an del Bergo e Costa minuta, le Brigate Miollis e Lasalcette avevano assa ltato rispettivamente la ridotta Dondella e le due a cavaJJo della strada del San Bernardo. Queste ultime, distanti tra loro 300 metri e munite di largo fossato, erano presidiate da Colli di FeLizzano con 2 cannoni e 500 uomini (379 cacciato ri , 42 cacciatori di Oneglia, 73 pionieri e Il artiglieri).

Era una posizione forn1idabile e. malgrado due attacchi frontal .i e gli sforzi di Lasalcette, i suoi granatieri e ran o stati bloccati alla controscarpa del fosso e costretti a ripiegare con g ra vi perdite. Fattone un punto d'onore , g li ufficiali della Brigata avevano fatto un estremo tentativo formando essi stessi. con pochi granatieri armati di carabine assortite, un reparto d'assalto: ma era stato subito decimato dalla mitraglia e preso alle spalle da una cen turi a uscita dalla rid otta di Costaminuta, che aveva poi fatto prigionieri 37 ufficiali, quasi tutti feriti, assieme a 29 gregari.

L'altra colonna francese era stata invece piLJ fortunata. perchè il battaglione Belgioioso, in lin ea tra la Dondella e La Cianea, aveva ceduto al primo assalto, come aveva fatto il giorno precedente anche il Caprara, l 'altro reggimento "ita li ano" dell' Armata austriaca, assegnato alla Di v isione Argenteau. Miollis aveva così potuto occupare facilmente la ridotta Dondella. difesa da 60 cacciato ri Stettler e 107 fucilieri di Acqui; e volgersi subito dopo contro la cosiddetta " ridotta Spagno l a", da dove avrebbe preso alle spalle Cianea e San Bernardo.

Ma subito gli avevano fatto testa le batterie della Colmetta e i granatieri di Dichat (8°-9°) e Yara:x (4°-5°) che dì propria iniziativa avevano mutato fronte schierandosi tra La Cianea e la Spagnola. Decimato dalle cannonate . Miollis era stato pertanto costretto a dare l'assalto alle batterie. L e comandava il tenente R ainald i . già illustratosi nel 1793 a Milleforche: caduto spada in pugno, aveva continuato a dirigerle il sottotenente, marchese Vittorio Boy l di Putifigari (1778-1834), appena diciassettenne. che in tale circostanza guadagnò la croce mauriziana. Ma il nemico stava già per impadronirsi dei pezzi quando era stato travolto dal contrattacco alla baionetta del l o granatieri e dei fucilieri Stett ler e Acqui , guidati perso nalmente dal principe di

LA BAifAGUA DJ LOANO (onobrc dicembre 1795) 229

Carignano. E mentre Miollis si ritirava in disordine sotto le cannonate di Boyl. r 11° grana tieri svizzeri rioccupava la Dondella.

Sulla sinistra del Tanaro la Brigata Pelletier, scesa dalle colline dominanti la Valdinferno, aveva forzato le gole di lntrappa. preso il Cappello e marciato sul villaggio di Mindino, malamente difeso dal Reggimento Mondovì. L'aveva però arrestata la ridotta sovrastante, guarnita da 2 pezzi e 900 austriaci c provinciali di Tortona. Il successivo intervento di 2 ballaglioni delle Truppe Leggierc ( 11 /2° Balegno) e di Asti, accorsi da Bagnasco. la vista di 1.000 cavalli austro -s ardi che squadronavano sul piccolo altipiano di Mursecco. poi l ' uragano e il calar delle tenebre, avevano convinto Pelletier a sospendere l'auacco c a ritirarsi. Ignorando ancora la sone degli austriaci. Colli aveva invece deciso di resistere ad oltranza e. lasciato il comando della riserva e della cavalleria a Solaro della Chiusa e ad Albaretto, si era portato in linea con un migliaio di piemontesi.

Decorato sul campo era stato il soldato Allaria. della Brigata Guardie, per aver persuaso i croati a non dare alle fiamme un piccolo oratorio nel quale si erano asserragliati alcuni francesi c per averne poi ottenuto la resa sfondando la porta dell'edificio. In seguito , dopo Cherasco. furono decorati per i combattimen ti del 23 novembre anche gli artiglieri Pitt aluga, Romaret e Corona e i granatieri Belgrado (Nizza) e Pompone e Gelsomino (Sardegna).

Sérurier aveva poi proseguito gli assalti, ancora a carattere diversivo. per tutto il 24 e 25 novembre. Da ln trappa Pcllettier aveva attaccato ancora il Mindino e poi anche il Berlino. Più ad E st un'altra colonna francese discesa dal Galero aveva investito fromalmente le due ridotte del 7 ° c 8° granatieri e la batteria del B ric dello Schiavo c he coprivano il San Bernardo. Qui una compagnia del Reggimento Casale aveva res pinto ben nove assalti, i due ultimi, esaurite le munizioni, co n le baionette e i calci di fucile. Grazie a questo attacco frontale, la colonna francese d i destra aveva potuto finalmente aggirare La Cianea c San Bernardo e sce nd ere su Garess io penetrando ne ll'abitato, prima di essere nuovamente respinta dalle riserve guidate dallo s tesso Colli.

La ritirata piemontese :-,u Cewt (26 -27 novembre)

Era però una resistenza senza speranza. Apprese finalmente la disfatta di Argcnteau e la ritirata di Wallis, Colli si risol se a ordinare la ritirata sul campo trincerato di Ceva prima che il nemico g li tagliasse la strada. Ma, sbaragliati gli austriaci, Schércr si volgeva già contro i sardi, s pedendo Joubert e Mesnard a rinforzare Séruricr con 8.000 uomini e il generale de l ge nio Clausadc a studiare il terreno c il piano d'attacco.

La notte del 25 i 500 croati di guardia al Monte Pennino. vedetta avanzata tra Pietradegna e il San Bernardo. si lasciarono sorprendere dal nemico. che potè così penetrare in forze nelle lince picmontc!>i. All'alba del 26 Miolli s c Lasalcette attaccarono tutti gli avamposti in Valdinfcmo per impedire ai 5.500 sardi sulla si nistra del Tanaro. comandati direttamente da Colli. di soccorrere i 4.500 !>ulla de!>tra, che. in vista della ritirata, il principe di Carignano stava concentrando alla Spinarda. lasciando in retroguardia i cacciatori Colli c Saluggia al passo tra San Bernardo c Val Tanaro e i granatieri Dichat alla ridotta Spagnola.

230 LA DELLI:ò ALPI ( 1792-
1796)

Sulla sinistra, la ritirata di Colli fu più ordinata, perchè la retroguardia fece testa a Pietradegna. infliggendo dure perdite al nemico. Erano 200 croati, 50 militi e 300 granatieri del 7° battaglione, comandato dal maggiore Luigi Bongiovanni di Castelborgo, contro 3.000 francesi di Miollis. Re spinti tre assalti, e ricevuto l 'ordine di ritirarsi, Castelborgo volle prima sostenerne altri due e infine umiliare il nemico ributtandolo di 500 passi con un contrattacco alla baionetta, in cui guadagnò la medaglia il granatiere Accomanno, già distintosi a Tolone.

Intanto Colli si era attestato con 3.000 uomini a Priola, da dove poteva sostenere la ritirata del principe. Erano in prima linea i Reggimenti Guardie, La Marina e Monferrato, sosten uti da 200 ulani e 200 dragoni austriaci del Reggimento guide dello Stato Maggiore (Stabs-regimem). Benchè collocati in luogo adatto alle caric he, i due squadroni furono però più di impaccio che di aiuto. perchè si sbandarono all'apparire del nemico, travolgendo coi cavalli anche la fanteria di riserva Malgrado ciò i fucilieri sardi sostennero l'attacco francese combattendo duramente finchè la notte non consentì il ripiegamento sulle colline di Battifollo, Mombasiglio e Montezemolo. Nello sgombero dei magazzini di Bagnasco si distinse il cavalier Lovera, aiutante maggiore dei Dragoni di Chiablese e furono decorati il sergente Pavesio e il dragone Garrone.

Frattanto, sulla riva opposta del fiume, marciavano contro la Spinarda quattro colonne francesi: Petit -Gu iHaume dalla Cianea. Joubert dal poggio di Bardineto, Mesnard tentando di penetrare tra Spinarda e Sotta e Clausade cercando di raggiungere la Val Yetria e i Giovetti per tagliare la ritirata su Ceva e Bagnasco. Vedendo! i dilagare nel fondovalle, i granatieri che tenevano le alture affrettarono la ritirata, subito imitati dalle truppe che guarnivano i posti sulle rive del Tanaro. Così si verificarono vari episodi di panico e molti cannoni, carriaggi e animali da so ma furono abbandonati al nemico. Ma durante la notte l a fanteria del principe varcò il passo della Spinarda , già innevato , e al mattino del 27, mentre il grosso raggiungeva il campo di Ceva, la retroguardia rinforzata dai dragoni fece testa agli inseguitori prima a Malpotremo e poi ai Rocchini Si distinsero sop rattutto i cacciatori, in particolare i 250 delle Guardie, che sostennero per tre ore 800 francesi.

La se ra del 28 la ritirata su Ceva era completata. Nelle stesse ore i resti della Divisione Argenteau indietreggiavano ulteriormente, abbandonando Montezemolo per occupare i trinceramenti predisposti sulle alture di Fay e Baione. In cinque giorni di combattimenti Colli aveva perduto 500 morti e 600 feriti, in gran parte poi deceduti, contro 600 perdite francesi, portando il biJancio della battaglia a 8 700 perdite alleate, quattro voJte quelle del nemico. Privo di cannoni e munizioni. Colli non poteva resistere a lungo senza un rapido intervento delle forze austriache, le quali però restavano immobili attorno ad Acqui. E, ne lla certezza del disimpegno austriaco, a Torino la catastrofe sembrava questione di ore, al punto che il Consiglio di g uerra suggerì al re di rinnovare la richiesta di armistizio e concludere la pace separata.

Ma Schérer non aveva potuto impadro nirsi dei magazzin i di Ceva, l'Annata francese era stremata e bloccata sulle cime innevate e le truppe di Colli erano ancora re-

LA BATIAGLLA DI LOANO (ottobre- diçembrc 1795) 231
L ·arroccamento a Ceva (28 novembre- 3 l dicembre)

intatte, circa 15.000 uomini ripartiti in 54 magri bauaglioni (34 fucilieri. 15 g ranatieri c 5 cacciatori). l sa rdi mantevano una copertura al colle dei R occhini. con avamposti sui contraffo11i dei colli di San Giacomo e Battifollo, le cui cime erano occupate dal nemico. La posit.ionc sarda era formata da due linee trincer ate . una con fronte ad E st verso la Bormida occidentale e l'altra co n fronte a Sud verso le cres te tra Ormea e Garessio, che formavano un angol o retto co n vert ice a Ceva. La lin ea o ri enta le. definita da Colli " t esta c punto principale dell'Armata". co rre va da Ceva alla Pcclaggcra, con avamposti a Nord fino a Murazzano e ad Est fino a Montezemolo. La linea meridionale correva da Ceva a Mondovì. lungo il Tanaro e il torrente Ellero, appoggiata al campo trincerato della Bi cocca c agli avamposti di Castellazzo. San Michele e Lesegno. Questi ultimi. protetti dal corso tortuoso della Corsaglia. coprivano un ponte di barche gittato su l Tanaro più a valle. al traghetto del Castellino. che consentiva ai presidi di Mondovì, Bicocca e Ceva di vicendevolmente per lince interne.

l movimenti francesi del 30 novembre semb ra vano indicare l 'intenzione di aggirare Ceva da Nord, passando il Be lbo tra Mombarcaro c Murazzano e volgendos i poi a S ud per piombare su l ponte di barche. in modo da t ag liare i co llegament i tra Ceva c Bicocca. Ma i sardi ignoravano quanto il nemico fosse a sua vo lta stremato dalla stanc hezza dalla fame. dal freddo e dalla mancanza di muni7ioni. Quando Colli rinforzò Castellazzo c Schérer credette che volesse aggirare le alture di Battifolle e di conseguenza le sgombrò assieme ai coll i di Murialdo. la Fotta e R essogno ripiegando gli a vampos ti su Garessio e sui passi di San Bernardo. Y1elogno. San Giacomo e Cadibona c avviando le Divi sioni ai quartieri invernali ( L aharpe a Savona. Meynier a Calice. Augercau a Bardineto. Sérurier a Ormea . Marquard a Tenda. Garnier a Roccabigliera).

L'inattesa ritirata francese rianimò Co lli , convincendolo che e ra a ncora possibil e tene re Ceva e Mondovì c ri stab ilire un coll egamento in direz io ne del l a Bormida c di Acqu i Di conseguenza spinse due avanguardie a B agnasco c Mombarcaro - Cosseria. formò un campo volante dietro le ridotte della Pedaggera. dove potevano concentrar!>i fino a 15 battaglioni e riunì tutti i granatieri in riserva mobile a San Michele e Vico, tra Mondovì e la Bicocca. Tuttavia per prudenza lasciò attorno Savigliano i 16 squadroni di dragoni (Sua Regina. Chiablese. Gencvcse e Srabs-regimem) destinati a coprire un'eventuale ritirata su Cherasco e Torino. Gli austriaci andarono invece a svernare tra Pavia e Cremona. lasciando tra Acqui, Alessandria e Tortona so ltanto una debole avanguardia.

Frattanto i generali alleati recriminavano e polemizzavano. Nei s uoi rapporti a l re, Co ll i gettava tutta la colpa su Argenteau e Wallis. Argentca u sosteneva a s ua vo lta di essere stato sacrificato alla sa l vezza di Wallis e accusava de Vins di non averlo so!>lcnuto. Il 27 dicembre. da Pavia. de Vins sc ri sse a Vittorio Amedeo annunciandogli di aver finalmente ottenuto dall'imperatore il sospirato congedo detinitivo per ragioni di salute. Accennava o lo indirettamente alle proprie responsabilità: se il re aveva qualcosa da rimproverargli - o;crisse- e r a disposto a recarsi a Torino per gettarsi ai !>UOi piedi.

La none di Capodanno il tenente colonnello dei Granati eri Reali conte di Santarosa rialzò il morale dell'esercito espugnando l'avamposto di Priola (sulla costa del Nano), guarnito da tre ordini di palizzate e da 200 uomini. Santurosa mosse da Viola ( Ma-

232 LA GLERRA DELLEALP1
( 1792-1796)

donna de ll a Neve) su tre co lonne. Guidava quella d i dest ra il capitano Pellettier con 70 granatieri di Chiablese; a sin istra erano Cauvin con 190 volontari nizzardi e il capitano tenente Milon con 100 granatieri reali. A sorprendere la ridotta, respingendo il contrattacco francese, furono però 140 granatieri di Savoia e Torino comandati dal tenente Cha r bonneau, che volle dedicare l'impresa all'onomastico di Co ll i. 11 picco lo reparto ebbe 4 morti e Il feriti , contro 17 morti e 75 prigionieri francesi. Già decorato per i combattiment i al colle di Termini, i l sergente Maréchal guadagnò stavolta la medag l ia d·oro per essere entrato per primo nel terzo t rinceramento del Nano .

Dopo Cherasco furono ricompensati anche cinque ufficia l i di milizia: i maggiori Care ll i e Sismondi delle milizie di Alba, i due fra telli Sibilla e il capitano Viglietti della milizia di Millesimo. Quest'ultimo . già decorato di medaglia d'arge nto, ebbe quella d'oro, con una gratifica mensile di 30 franchi per i molti danni anecati al nemico nelle scorrerie verso Cosseria e le gole dell'Appennino.

LA BA'rfAGLIA l)l LOANO (onobrc dice mbre 1795) 233

Tabe ll a 8 - Ord in e di Battag li a au stro -s a r do napo letano (g iu g no 1795)

Co rp o di Lom bardia (De Vins) Cor po Aus tro -S ardo (Co lli )

Dil'isioni Comanda me Btg Sq Brigate Btg Schieramemo la

- Bri ga ta austr. Ruk avina (5)

16 a prot.

3 l. UI fiume

- Brigata austr. Terni czy (4) - Mi sta Argenteau * 15 Ceva-M ill ec;irno

- Bri ga ta austr. Pittony (5) -

- Bri ga ta a ustr. Li ptay (6) - * 13 btg sardi , 2 austriaci

-

Sc hi eram ento: fanter ia in po s iz ion e allo sbocco de lla va lle dell'E rro. La Cava ll e ria ad Alessa ndri a, qu e ll a napo letana a pro

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7.000 mil iziotti a Mondo vì e sui Colli dell' In ferno e de ll e Finestre

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Bri ga ta austr. Fischer - (8) Valli Stura e Ges so 5.200 2. 100 - Bri ga ta napol. Cutò - ( 12) Va ll i Yaraita -Maira 2.700Bo rgo S.Dal mazzo - 2. 100
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Forza Sardi Aus triaci Nap . Tota le Corpi d'Armata Fanti Cav. Fanti Cav. Cav. Fa mi Cav. pe-:;:.i C. di Lomba rd ia 2.000 - 22.000 1.600 1.200 24. 152 2.788 38 C. Austro-Sardo 11.600 - 2.000 - - 13.600.. C. Du ca d'Aosta 7.900 1.600 - 500 - 7.900 2. 100 .. C. Du ca di Mo nf. 5.200 700 - - 5.200 700 .. totale 26.700 2.300 24.000 2.100 1.200 50.800 5.600 140
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X - VERSO LA DECISIONE (A utunno 1795 - Inverno 1796)

"Noi vigliacchi dormiamo tranquillamente i nostri sonni, mentre i bravi guerrieri francesi bagnano de/loro sangue le Alpi ..

Vincenzo Monti, lettera del 26 marzo 1796 a Gian Francesco Galeani Napione , conte d i Cocconato

FRANCO - SARDO

w Costitu:ione dell'Anno Il/

Mentre si svolgeva l'offensiva su Ceva, la politica interna francese era radicalmente mutata . Già nella primavera del J795 cominciavano a preva lere le tendenze moderate. Il nuovo ceto dirigente non doveva più conquistare il potere. bensì consolidarlo contro gli opposti estremismi dei nostalgici, quelli del vecchio regime e quelli del radicalismo rivoluzionario. mentre la crisi economica, finanziaria ed alimentare mutava brutalmente l'ordine delle priorità inclinando verso la pace. Jl superamcnto deiJa fase rivoluzionaria maturò in primavera, con la repre ssio ne militare delle rivolte parigine del l o aprile e del 20-24 maggio. il proce sso ai "terroristi''. repurazione delresercito e della guardia nazionale di Parigi, l ' amnistia per gli emigrati dopo il 31 maggio 1793, la nomina della Commissio ne costituente c la revisione principi rivoluzionari invocata da Sieyès. Questo processo fu appena rallentato. anzi addirittura favorita dal falliment o delle avventure militari tentat e dai vandeani e dagli emigrati in giugno e lu g lio.

La sconfitta degli chouans e la spietata esecuzione di 748 emigrati rafforzarono infatti l 'ala moderata del partito legittimi sta, consentendole di approfittare della successione del conte di Provcn7a al Delfino morto prigioniero al Tempio (5 giugno) c delle assemblee elettorali s u base censuaria previste dalla Costituzione dell'Anno m (23 <>ettembre) per ottenere la riammissione alla vita politica. con l'intento prioritario di riformare la legislazione rivoluzionaria e restaurare la monarchia per via legale. Ma questo obiettivo venne vanificato sia dal sistema bicamerale sia dal decreto del 18 agosto che, in via tr ansitoria, assicurava i due terzi del nuovo Corpo legislativ o ai membri della vecchia Convcn7ione. al duplice scopo di garant ire la maggioranza repubblicana dello Stato e sa lva g uardare i resti della vecchia Nomenklatura rivolu z ionaria, timorosa delle rappresaglie già annunciate da.i monarchici.

Questa deroga al principio elettivo, violentemente contestata dai monarchici, fu ratiticata in settembre g r azie al voto delle province. ma re s pinta dalla maggioranza degli elettori parigini. Alla vigilia delle elezioni del Corpo legislativo, l'insurrezione monarchica del 13 Vendcmmiaio (4 -5 ottobre) mancò l'obiettivo soltanto grazie alla s traordinaria energia di Bonaparte. cui la Convenzione affidò sgomenta la propria salvezza. Le cannonate c il patibolo archiviarono l'evers ione monarchica e le speranze dei Coalizzati, ma a!.s icurarono il potere ai moderati, malgrado la riabilitazione dei giacobini, reinte grati anche nella guardia nazionale c nell'esercito. Ma l'esito più importante del Tredici Vendemmiaio fu di assicurare a Barras l'elezione (31 ottobre) nel Direttori o esecutivo c a Bonaparte il comando dell'Armata dell'Interno e la fama di salvatore della patria e della rivoluzione.

La ripresa delnego:iato di pace

La svolta moderata della primavera-estate aveva gradualmente rimosso la pregiudiziale ideologica opposta dalle corti europee nei confronti della Repubblica atea c

IL
:EGOZIATO

regicida, facilitando la pace separata con Prussia, Olanda e Spagna. Come si è detto, già in agosto anche !"Austria sondò, tramite la Danim arca, la disponibil it à francese ad una conferenza di pace. Pur relegato a Verona. perfino il nuovo "re di Francia Luigi XVlll cercò di inserirsi attivamente nel ventilato compromesso "nazionale'' tra monarchici e repu bblican i e di acquisire benemerenze "patriottiche". tra l'altro favorendo il ritorno del Piemonte nell'orbita francese, anche tramite il cavaliere de J arjays. addeno al quartier generale dell'Armata austriaca in Pi emonte c rappresentante del re di Fran cia a Torino. La relativa disponibilità dci Coaliaati nei confronti della Francia non fu seriamente incrinata neanche dal Tredici Vendemmiaio . Re Giorgio Ili d'Inghilterra salutò infatti l 'avvento del Direttorio dichiarando in Parlamen to che finalmente c'era in Francia un governo con il quale era trattare. Ma la realtà gelò presto le iJJusioni, pcrchè la politica estera del Direttorio fu certo assai meno ideologica, ma più spregiudicata c in definitiva più bellicosa di quella del Comitato di Salute Pubblica.

Anche a Torino, naturalmente. l' evoluzione politica francese rafforzò il partito della pace. aggiungendo al principe ereditario all'arcivescovo cardinale Costa e al ministro Gran eri anche il ministro della guerra Cravanzana e 1· intendente generale delle finanze Tonso, c he per i loro uffici erano in grado di valutare più direttamente l'impossibilità di vincere c gli effeni disastrosi di una prosecuzione della guerra. Ancora il 7 agosto . come si è detto, il consig lio della corona aveva respinto l 'offerta di mediazione spagnola. Ma appena un mese dopo, sfumata !"offensiva su Tenda per la mancata cooperazione au s triaca. il re autorizzò l'apertura di un negoziato informale tramite l 'abate Lazary. residente sardo a Martigny. capitale del Canton Vallesc. Tuttavia r austrofilo ministro degli e s teri H autevillc lo fece abortire fissando, il 12 settembre, condizioni del tutto irrealistichc. come la restituzione dci territori annessi. il pagamento dei danni di guerra e il rispetto della neutralità d'Italia.

TI Comitato di Salute Pubblica fece un nuovo tentativo informa le alla fine di ottobre, propri o alla vigilia de lla sua caduta: c stavolta Haut cville modificò l'appr occio negoziaJe incaricando rinviato sardo a Genova di Cos sila di proporre un armistizio. Ma il 3 novembre, non appena insediato a Parigi il Direttorio, il nuovo ministro degli Esteri D elacroix ordinò all'inviato francese Villars di avocare Ja trattativa. facendola arenare. Peraltro pochi giorni dopo. mentre Schércr preparava l'offensiva , si presentò alla lin ce sarde un ennesimo emissario. il prete spretato Schinotti. dicendosi anch'esso latore di proposte di pace che Colli ritenne di inoltrare a Torino. Ma dalla capitale giunse l'ordine di tronca re quel canale e di offrire a Schinotti (c he non vo ll e acco n senti rvi) il perdono ecclesiastico in cambio di informazioni sullo chieramento france e.

Na turalm ente la Francia sfruttò la vitto ria di Loano per riprendere il negoziato di pace ìn condizioni di forza. A riprendere l'iniziativa fu lo stesso Schérer. che tramite il vescovo di Savona c l'agente francese Ritter, cercò di negoziare direttamente con Colli una tregua con scambio di prigionieri. Intanto a Martigny si presentò un plenipotenziario francese, il signor Durand. ex-con so le a Cagliari, il quale scel se c ome controparte il suo amico Giaime, già intende nt e di Sardegna e o ra presidente della camera di comrnercio a Torino. L'8 dicembre Durand lo invitò a Nyon. prospettando in cambio della pace e a compenso di Nizza e Savoia la cessione del "Milanese" (escluso cioè il M antovano) e dci ducati di Parm a e Piacenza. Su direttiva di Hautc-

238 L-\ GUERRA DELL e ALPI ( I 792-1 796)

vi ll e Giaime declinò l ' invito , c h_iedendo che le proposte francesi fossero ufficializzate.

Il 17 dicembre , a Genova , Vìllars trasmise la propos ta del Direttorio di concludere un armistizio ana logo a quello stipulato sul Reno dal generale au s triaco C laìrfu yt, ritirando le truppe sarde dietm Ut\a linea di demarcaz ione e la!'<cìa ndo a quelle francesi libero passo verso la Lombardia. La Francia avrebbe continuato ad occupare Nizza e Savoia fino alla pace , impegnandosi a rostituirle ove non fosse stato poss ibile compensare il r e con '' ìl Milanes e··.

Hauteville fece ri spondere che il re non poteva seguire l 'esempio prussiano date le diverse "condi z ioni te rritorialì'' (cioè perchè temeva la reazione dei 40,.000 soldati austriaci) e che l'onore e la ' buona politi ca" gli impedivano di stipulare un ' aJlean za offensiva contro l ' ex - alleato. Torino rifiutava qtùndi la concessione del libero passo accettava l 'occupaz ione francese di Nizza e Savoia fino alla conclusione della pace. chiedeva una tregua di tre mesi e s i impegnava alla neutralità, propone ndo di estenderla a tutti i principi italiani che volessero approfittarne. A sostegno di questa posiz ione Hautcville richiamava l 'esempio del trattato s tipulato il 29 agosto 1697 a Torino tra Vittorio Amedeo II e il maresc iallo Catinat. Quella pace separata- sostenev-a il ministro - !ungi dal macchiare l'onore sabaudo, aveva posto le condizioni per la pace generale s tipulata cinquanta g iorni dopo a Ry swic k

L· ulrimurum francese

Senza neppure discutere la controproposta sarda, Villars comunicò cne la Francìa considerava irrinunciabile l 'alleanza offensiva, con l'impegno a difendere il Piemonte co ntro l ' Au st ria e la garan z ia del pos sesso de l Milanese . Ma alzava il prezzo chiedendo adesso anche la c.:essione definitiva alla F rancìa della Savoìa e di tuttì gli sbocchi marittimi del Regno, quindi non solo Nizza, r;na anche Oneglia, Loano e la Sardegna.

Intanto, sfruttando abilmente l 'avv icendamento dei governì francesi e il duplice canale negoz iate con la F rancia. il Direttorio saggiava e logorava il goveroo dì Torino , se nza la reale inten z ione di g iungere ad un accordo. Il 2 gennaio 17 96, a Sion. Durand protestò co n Lazary per il nego z iato paFallelo in corso a Geno va, s o..<>tenendo che le proposte di Yillars riflettevano le direttive del Comitato di Salute Pubblica , s uperate dalla nuova politi ca del Direttorio, del quale era egli s tesso l'unico plenìpotenziario. E la proposta di cui era latore aggìuogeva alle co ndi1toni già avan late da Villars, anche un trattato commerciale e la smilitarizzazione di Sttsa, dichiarat a città ap e rta e franca di daz io. L'intromissione di Dur and fece però naufragare la. tr(lttativa per lo sc ambio dei prìgionieri. S c hérer protestò co11 Parigi e il Direttorio pe..cerlo richiamò il suo plenipotenziario. accentrando però ogni tratt<:\tiva, a.nche quella di Schérer, ne lle mani di Yillars.

Il 13 gennaio l'ambasciatore austriaco a T orìno, Gherard in i, ìnformò il l>arone Thugu t che H auteville, richiamandosi al precedente del 1697 , gl i aveva parlato della possibilità di una pace separata tra il Pi emonte e la F rancia. cercanòo di convincerlo c he non s arebbe s tato un tradimento del! ' Au s tria, tua un primo passo verso la pace generale desiderata anche da Vienna. Una se ttìmana dopo Gherardini aggiunse che a

VERSO LA DE<..'ISI0.\113 IA utllllol() hwemo 1796) 239

Torino correvano voci di uno scambio tra le province transalpine e la Lombardia e si faceva propaganda a favore di una spartitione della Lombardia fra il Regno di Sardegna e i l Ducato d i Parma.

L'ultima opportunità del partito della guerra dipendeva da un cospicuo e soprattutto effettivo impegno militare austriaco. In dicembre Thu gut aveva 1>critto ad H autcville di aver modificato unilateralmente la convenz ion e di Valenziana. ordinando all'Annata di Lombardia di difendere anche l'intero Piemonte; ma intanto l'aveva richiamata a svernare tra Pavia c Cremona, lasciando ad Acqui. Alessandria e Tortona soltanto le guarnigioni necesl!arie per difendere i tre baluardi meridionali del Milanese. Ciò metteva in difficoltà il duca d'Aosta, sposo di un'arciduchessa e porta voce dell'esercito e perciò referente politico 1>ia dei partigiani dell'alleanLa aust ro-sarda sia di coloro. soprattutto militari, che accusavano Vienna di inganno e tradimento. Perciò in gennaio il duca convinse il re a spedire La Tour c San Marzano a Vicnna, per concordare in genti aiuti.

Il 24 gennaio Villars comunicò a Cossi la le istruzioni ·'perentorie e definitive" ricevute da Parigi. La condizione fondamentale era la lega offensiva e difensiva contro l'Austria: ·'se il re vuole - disse Vill ars - tra due mesi il Milane se è suo". La se ra stessa Villars presentò l'annunciato Supplemento alle proposte francesi. Cossila lo trasmise a Torino con l'annota z ione 'fina lmente hanno gettato la maschera". Chiedevano l'immediato riconoscimento delle annessioni di Nizza e Savoia: la consegna immediata. e fino a lla conc lu sione della pace di Susa e delle piazze di Cuneo Ceva cd Alessandria: e infine la som ministrazione gratuita di vettovaglie. foraggi, carreggio e ospedali per un'Annata di 50.000 uomini.

Le proposte francesi furono va lutate dal consiglio di s tat o. Il principe di Piem onte e il marchese dc Sylva sostennero che bisognava accettarle. ma H auteville replicò che le clausole territoriali azLeravano l'autonomia commerciale del Piemonte, le altre la sua sov ranità c la stessa sopravvivenza della monarchia. Aggiunse ino ltre che non aveva alcun senso fare la pace con la Francia se si doveva continuare a combattere contro l'ex-alleato agli ordini dell'ex-nemico. Il 28 gennaio H autcville comunicò a Cossi la che il re aveva respinto con sdegno i'ul1imatum francese.

Il punto di vista auslriaco sull'affidabilità piemon/ese

Ma proprio il 28 gennaio Gherardini informava Thugut della presenza a Torino di numerosi agenti francesi e della voce c he il cavalier di Rcvel. noto per i suoi sentimenti anti - austriaci, fosse stato incaricato di negotiare con la Francia. Il l 0 febbraio segna la va intrighi cont ro il generale Coll i, accu sa to di sacrificare gli interessi piemontesi a quelli austriaci. li 6 riferì che le trattative franco-'>arde erano fallite. ma due giorni dopo espresse il convincimento che, una volta occupata Mondovì, i francesi avrebbero ce rtamen te otten uto da Torino il libero passo verso la Lombardia.

fl 6 febbraio. forse sollecitato dal duca d'Aosta. l'ambasciatore inglese a Torino. Trevor. infonnò il suo collega a Vienna che il Pi emonte non aveva la più piccola speranza di salvezza c che e ntro sei settimane il suo des tino si sarebbe compi ut o . Gli chiese pertanto di convincere Thugut dell'assoluta necessità di dare al Piemonte "'un appoggio co rdiale cd efficace" <;chierando 10 o 15.000 soldati tra Acqui c Ceva. ''In

240 LA GUERRA DELLE ALPI ( 1792- 1796)

caso contrario - avvertiva- il paese precipiterà in una tale disperazione pazza che il governo non avrà piLI il controUo. Non è esagerazione affermare che il Piemonte sarà obbligato a diventare virtually literally l'alleato della Francia". 11 17 lo stesso re spiegò a Trevor che la situazione non era così catastrofica, date le cattive condizioni del nemico. Ma il disfattismo che imperava a Torino non derivava dalla situazione mi litare, bensì dali' inconfessato auspicio della sconfitta.

Il 13 febbraio, nel caldeggiare la concessione degli aiuti mi lita ri chiestigli da Hauteville, Gherardini riferì che secondo il ministro deg li esteri sardo il re aveva respinto "al colmo dell'indignazione'· l'offerta francese di alleanza offensiva e difens iva, considerandola contraria "al suo onore e alla sua religione" e giurando enfaticamente che piuttosto "s i sare bbe fatto sep pellire so tto le rovine del suo paese". Ma Gherardini avvert i va di non farsi illusioni. Il fallimento del negoziato non aveva affatto tacitato il potente partito filofrancese 11 ministro degli Interni conte Graneri, segnalava il 24 febbraio, ripeteva dappertutto che le forze franco - sa rde avrebbero cacciato in breve tempo gli austriaci dalla Lombardia. Il 5 marzo scriveva che il principe di Piemonte era inten ziona to a rendere pubbliche le recenti proposte di pace francesi rifiutate da ll a corte. Il 9 denunciava g li intrighi dell'ambasciatore spag nol o per rimettere in gioco una anacronistica candidatura dell"fnfa nte di Spagna al t rono di una parte della Lombardia. Altro avversario del!' alleanza con l'Austria era, seco ndo Gherardini, l 'ambasciatore sardo a Vienna, genero del precedente mini stro degli esteri, P errone di San Martino.

CARNOT, B ONAPARTE E SALICETI

La nuova strategia francese e la sostituzione di Schérer con Bonaparte

Il nego z iato franco-sardo del gennaio 1796 reca il segno della profonda svo lta avvenuta nella politica italiana di Parigi dopo la rottura della Coalizione avversaria. L'intervento austriaco s ull ' Appennino Li gure, la cris i della squad ra inglese del Mediterraneo e le defez ioni prussiana o l andese e spagno la avevano infatti spostato l'asse del co nfronto militare co n l ' Austria e l'Ing hil terra dalla Germania all'Italia e dall' Atlantico al Mediterraneo. La seco ndaria guerra delle Alpi contro l'ostinato Piemonte si tra sformava ade ss o nella partita decisiva contro gli ultimi nemici della pace Ma il D irettorio preferiva imporre la pace con le anni. anzichè negoziarla in una conferenza diplomatica, anche per tre ragioni di po l itica interna. La prima era che un successo militare avrebbe consolidato il nuovo regime. I n secondo luogo le casse dello stato erano vuote e l ' Italia poteva riempirle. Infine proseguire le operazioni avrebbe tenuto l ontani dagli intrighi parigini i generali più giovani e amb i ziosi e rinviato la smobilitazione di un esercito di 525.000 uomini, consentendo di sfamarli in parte a spese dei territori invasi anzichè della madrepatria

Ma a determinare i l corso degli eventi fu anche il fato del giovane generale che il 5 ottobre 1795 aveva salvato la Convenzione con lo sp ietato mitragliamento dei contro ri vo lu zionari parigini di fronte alla chiesa di San Rocco e che aveva poi ep urato la Guardia nazionale di Parigi. Bonaparte si assicurò così un definitivo peso politico, la

VERSO LA DECISIONE (A utun no 1795 • l nvemo 1796) 241

promozione a divisionario e finalmente, il 27 ottobre. il comando di un'Armata. Ma era quella dell'Int e rno. responsabile della sicurezza del nuovo regime di Barras non quella d ' Italia , l'unica. adesso . che ancora poteva assicurargli la gloria c il potere.

L'l l di cemb re 1795 e nuovamente il 19 gem1aio 1796. Bonaparte pre se nt ò al nuovo ministro della g uerra. generale Aubcrt-Du bayet ( 1757-97) due durissime requisitorie contro Schérer. insistendo in particolare su l mancato forzamento del campo trincerato di Ceva prima della congiu nzi o ne tra le forLc au!. tria che e piemontesi. Nel contempo la prima nota esponeva un grandioso progetto per marciare su Vicnna attraverso l ' Italia c cacciare gli inglesi dal Mediterrane o. La seco nda. più dettagliata, prevedeva di neutralizzare i piem o nte s i in tre giorni, co n un attacco principa le s ulla direttrice di Montezemolo e uno seco ndario verso Sassello per tenere a bada g li aust riaci. Se questi ultimi fossero riusciti a riunirsi ai piemontesi, avrebbe compiuto una finta Alessandria per costringerli a separarsi c coprire la strada per la Lombardia, per poi volger si su Ceva. P er prendere la piana chiedeva un parco d'assedio di 36 pezzi pesanti, mentre per Mondovì sarebbe bastata la Di visione del Colle di Tenda. Poi , con le forze riunite. avrebbe investito Cuneo c marciato s u Torin o.

Del tutto opposta e assai meno ambiziosa era la s trategia suggerita da Schérer. Sosteneva di aver fondati m ot i vi per ritenere che l ' inv as io ne del Pi emonte, !ung i dall" indurre Torino alla pace separata. l'avrebbe ancorata all'Austria, impegnando l' Armata d"Italia in una rischiosa campagna in pianura. P roponeva invece di occupare tutta la Li guria. trattando G enova da nemica per potersi impossessare d egli immensi patrimoni del patriziato. Ide e che spiacque ro ai due membri militari del Direttorio. Camot e sop ra ttutto Le Tourn e ur: no n perchè sdegnassero il denaro ge novese, ma perchè intendevano usarlo per finanziare la conquista di altri e più cospicui te so ri italiani. Così agli occ hi del Direttorio le continue lam e ntele c le anguste visioni di Schérer confermarono quella mancanza di volontà cd energia che aveva manifestato rinunciando a sfruttare fino in fondo la vittoria di Loano.

Il 3 febbraio, tramite un esposto del deputato in missione Rittcr, il comando dell' Armata d'Italia fece un estremo tentativo di reagire alle cr iti che lamentando gli ordini contraddinori c i "piani chimerici c g iganteschi " s uggeriti allo stato magg iore da "vend itor i di progetti rosi datrambi .: ione e bramosi di posti che sono aJ di sop ra de lle lo ro capacità''. Ma il giorno dopo Schérer, minacciato di epurazione . preferì scrive re un'umiliante lettera in cui chiedeva al Direttorio l'esonero dal comando e dal servizio attivo a causa della propria prostrazione fisica e mentale. Secondo Pinelli. sped1 a rccapitarla il gene rale Lasalcettc . suo intimo amico, con l'incarico di denunciare a voce le malversazioni degli agenti civ ili dell'amministrazione.

Alla s uccess io ne di Schércr aspiravano anche i genera li Bernadette c C hampionnet. "portati" ri spett ivamente dai direttori Le Tourneur c Rcwbell. Barras appoggiò invece Bonapanc. Ma , temendone l"intraprendenza. ritenne però opportuno associarlo più saldamente alla nuova oligarchia repubblicana. Approfittando della !>Ua goffa infatuazione per l'affascinante vedova del generale Beauharnais. Barras gliela regalò in moglie, none co mbinate dalla sua amante, madame Talli en . grande estimatrice dell'amica Joséph ine. Barrassi ricordò pure del bizzarro progetto di Ceracchi c combinò un a cena fra Bonaparte e lo scu ltore. Secondo Barras il generale ragazzino rimase affascinato da qu e l rancoro so egoce ntrico che cinq ue anni dopo avrebbe atte ntato aJla sua vita.

242 LA Gt.:ERRA DELLE ALPI ( 179:!-1796 )

Il 2 marzo fu però Carnot a formalizzare la candidatura di Bonaparte, votata anche da Barras e La Revellière. Quattro giorn i dopo il comandante designato ricevette le Istru z ioni del Direttorio, datate 2 marzo. n 9 sposò Joséphine e dopo una breve luna di miele partì per il fronte accompagnato dal 21 o cacciatOli che si era distinto nella repressione del 14 Vendemmiaio grazie al caposquadrone Gioacchino Murat, futuro re di Napoli. Strada facendo raccolse il suo capo di stato maggiore, l'ingegnere geog rafo Louis Alexandre Berthjer ( 1753-1815), cedutogli dali' Armata delle Alpi. U 26 e ra a Nizza, dove Schérer gli trasmise il comando.

Le Istru zioni di Carnot

Con tutta evidenza Bonaparte fu il semplice destinatario e non l'ispiratore delle Istru z ioni per il comandante in capo dell'Armata d'Italia. Questa minuziosa direttiva fu redatta in modo del tutto autonomo da Carnet e impegnava il comandante a informare il Direttorio dei più minuti dettagli esecutivi. Come rilevò nel 1936 Guglielmo Ferrero, lo studio della prima campagna napoleonica d'Italia mostra chiaramente che da ll 'inizio fino ai preliminari di Leoben, Bonaparte si attenne scrupolosamente alle direttive e agli ordini via via ricevuti. "Era ambizioso- scrive Ferreroma anche furbo e prudente: sapeva che uno smacco all'inizio gli sarebbe stato fatale . Nulla poteva e voleva fare senza essere coperto da un ordine o da un consiglio di governo".

Archiviando la manovra a tenaglia dal Reno e dalla Liguria prevista dai piani francesi dell'estate 1795 come dalle citate requisitorie di Bonaparte contro Schérer, le direttive di Carnet limitavano le operazioni al solo fronte italiano, mantenendo come scopo politico l'imposizione della pace. Di conseguenza l'obiettivo militare prioritario non era la neutralizzazione del Piemonte, bensì la cacciata degli austriaci dall'Italia. Le Istruzioni spiegavano che attaccare a fondo il Piemonte non avrebbe portato la pace, ma semplicemente spostato le operazioni dalle Alpi al Po. In o ltre, come era avvenuto nel 1745, la possibilità di rompere l'alleanza austro-sarda si sarebbe affievolita e l'Arma ta d'Italia si s arebbe logorata in lun g hi assedi, esponendosi alla controffensiva austriaca.

Nei confronti del Piemonte l'Armata doveva pertanto limitarsi a prendere Ceva, avvicinarsi a Cuneo e tenere in soggezione le truppe sarde, possibilmente imponendo un armistizio. Se necessari o, il Direttorio l ' autorizzava a bombardru·e Torino. Assicuratosi così il fianco sinistro e sfruttand o le risorse logistiche del basso Piemonte. l ' Armata doveva costringere g li austriaci a ripassare il Po, impadronirsi di Asti e Valenza e occ upare Tortona per minacciare il Milanese e al tempo stesso incutere timore alla R epubblica di Genova, facilitando il negoziato per ottenere un prestito garantito da un tributo di guerra.

Riordino e finan ziamento dell'Armata d'Italia

Le Istruzioni avvertivano molto chiaramente il nuovo comandante del!' Armata che dal governo non poteva aspettarsi rinforzi consistenti come quelli già concessi a

VERSO LA DECISIONE ( Amu nn o 1795 - Inverno 1796) 243

Schérer e tanto meno un sos tegno lo g is tico o finanziario: lo impe g navano infatti a mantenere l ' Armata sfruttando le risorse del territorio via via occupato. Ma un tale criteri o s uona va banale: non risolveva infatti il diverso problema so ll evato da S chérer e cioè che le ri sor!:>e della Riviera di Ponente erano o rmai esaurite c che per rifornir!:>i a del nemico l'Armata doveva pur essere me ssa in grado di sfe rrare l 'offensiva iniziale.

In realtà, grazie alle informazioni raccolte oltre le lin ee, il comando sardo aveva una vis io ne molto precisa delle enormi difficoltà in cu i versa va l" Arm ata nemica . Secondo Ig nazio di Re vel. ancora ·'ai primi di marzo si poteva credere ad un o sfacelo". Sempre più di frequente la penuria di a ll oggi, di viveri, di scarpe. di uniformi. il mancato pagamento del so ld o e le colossali truffe dei commissari prov ocava no ammutinam e nti c perfino manifestazioni leg ittimiste. come es ibire coccarde bianche e inneg giare al re e alla religione. Ma , agg iungeva Rev e l. le cose erano poi mutate "di punto in bianco'". La fanteria era s tata ri o rga ni zz at a in nuove Bri gate di 3.000 uomini accorpando le unit à so tto organico, c gli ufficiali rima sti se nza impiego o ritenuti incapaci erano stati co ngeda ti, trann e un 'a liquota che s i era arruol ata co me sottufficia le o so ldato semplice. A l tempo s tesso nell'Armata erano s tati imm essi molti ufficiali · ' italiani''. cioè co rs i e nizzardi. che se c o ndo Reve l costituivano addirittura la magg io ranza: gente recluta ta fra i rivoluzionari. più motivata. ene rgica, g iovane e fresca dci vete rani francesi. Il se rvizio di co mmi ssaria to era sta to ri o rga nizzat o e i più dis o ne s ti allontanati e puniti. L'a rti g lieria era s tata potenziata co n personale di prima sce lta, ben equipaggiato e adde s trato, e le batte rie era no state prcssochè completate. E finalmente alla fanteria e rano arrivati sca rpe, ves titi. v iveri e denaro. co n la promessa di una imminente offensiva e di un pin gue bonino in pianura.

L'agiografia nap oleonica ha naturalmente attribuito il merito della riorgani7tazione a B o naparte , ma basta confrontare le date pe r re nder s i conto c he fu attuata in realtà dal s uo precede ss ore, già de s tituito ma rima s to in comando fino al passaggio delle consegne. Co sì g ià ai primi di marzo. quand o Bonaparte era ancora a Pari g i, i battag li on i potero no tornare in lin ea su lle Alpi. gettando g rande quantità di terriccio s ull a neve per farla fondere più in fretta. Una primavera precoce e mire fece il resto. portando alle stelle il morale delle truppe.

Naturalmente v iveri e denaro venivano, come av ev a s uggerito Schérer, dal credito g arantito dalla pin g ue e atterrita Genova, tag lie gg iata mezzo seco lo prima dag li austriaci e ora dai francesi. Nel 1746 il generale austriaco Botta Adorno, o riundo gen ovese aveva im posto un esorbitante tributo di guerra. scatenando l'insurrezione popolare. Nel 1796 il Direnorio affidò ana logo incarico a Saliceri. che Bonaparte volle al s uo fianco quale commissario ge ne ra le del potere esecutivo presso l 'A rmata d 'Italia e che lo precedette in Liguria appunto per procurargli in loco i m ezz i finanziari Indubbiamente il co rso andava per le spicce e. g razie a l rnonitoraggio compiut o dalla fazione democratica. disponeva di informazioni molto precise c irca le capacità contributi ve del patriziato ge novese: cominciò subito spremendo 5 o 6 milioni di genoine dal gove rnatore di Savona. Vinc e nzo Spinola, che l i raccolse gemendo tra amici c parenti.

Ma le risorse ve re s ta va no a Genova. Saliceti pensò ini z ialm ente di ricorrere a l puro e semplice sacc heggio. e scartò l'idea soltanto per il timore di re s tare invischiato in una eve ntual e re s istenza armata. Pro vò allora con le buone, chiedendo un pre-

244 LA RRI\ DELLE ALPI t 1792 - 1796 >

stito alla Repubblica; ma, aggrappandosi ancora una volta al s imulacro della neutralità. il senato respinse la richiesta con 122 voti contro 20. A Saliccti non restò che rivolgersi ai privati, il banchiere D'Aquino, che aveva già finanziato de Vins, e i genovesi Fravega e Balbi, arricchitisi con le forniture di guerra, e Carlo Gherardi. Ne ottenne 7 milioni di lire francesi e una fornitura di 40.000 sacchi di grano garantiti da una corrispondente contribuzione di guerra a carico dei cittadini genovesi più facoltosi. Dopo averne approntato la lista, Saliceti intimò alla Repubblica di costringerli a pagare le rispettive quote, minacciando altrimenti di occupare Savona e Gavi e di saccheggiare i magnifici palazzi senatori di San Pi er d'Arena. Intanto, sdegnando i servi li inviti del senato, si mostrava tracotante per le strade della c ittà , sempre attorniato da un codazzo di giacobini genovesi.

Il piano di Saliceti e la rete clandestina giacobina

Revel giudicava Saliceti un "implacabi le avversario" del Piemont e . dotato di "smisurato orgoglio" , "smisurata amb izione", "ene rgia estrema". Un uomo "inaccessibile al denaro e ai piaceri", "audace fino alla temerità'', c he vo leva "in modo assoluto e perentorio l 'invasione dell'Italia". Era in piena sintonia con Cacault, già console a Napoli e poi a Firenze . ministro ad interim a Genova, 'giacob in o feroce e capo di tutti i giacobini d ' Italia", nonchè con Faipou lt, il nuovo rappresentante francese a Genova, non meno energico e determinato dei primi due.

Saliceti disprezzava le tituba nze militari di Schérer. In una riunion e a Porto Maurizi o con Rus ca e con i giacobini piemontesi Colla e Picco, disse che " la nostra ignoranza e il furore repubblicano" avrebbero avuto ragione de ll a "tattica di scuola'· dei gene rali avversari. Aggiunse che se avesse avuto dei cannoni pesanti li avrebbe venduti per fa r sold i, dato che nella prossima ca mpagna sarebbe ro bastati i can noni da 8 e da 12 caricati a mitraglia per spazzare la cavalleria alleata. Il suo piano era di attaccare direttamente i sardi sul Tanaro. bloccare Ceva puntando su Montezemolo e ragg iun gere Alba per sollevare le Langhe contro il governo re gio.

Alba era l'epicentro dei collabo razio ni st i piemontesi capeggiati da Rusca con in sottordine Bonafous e Ranza . Come tutte le reti stay behind organizzate prima dai francesi e poi da tutti i loro avversa ri , aveva anc he compiti di propaganda e insurrez iona l i, ma soprattutto informativ i e di sostegno delle missioni clandestine ol t re le linee, come la ricognizione de lle fortificazioni di Ceva effettuata da un ingegnere f rancese travestito da contad in o .

Fra gli agenti francesi, in maggioranza prezzolati, primeggiavano i parroci. i profess ionisti e le donne. 11 notaio Panotto di Ceva era uno dei propagandisti. Poco prima dell'offensiva fran cese. l'intrepida Teresa Daprosio. una giovane e sp regiudicata signora nizzarda, separata da l marito, percorse a cavallo Cu ne ese e M o n fetTato raccogl iendo notizie militari c portandole a Genova. Si ignora per quali ragioni, pur avendola individuata. il cont rospionaggio sardo preferì non arrestarla.

Natura lm ente esisteva anche una stay behind sarda. Il direttore del serviz io informazioni sardo, cavalier R o ubi on, propose invano un attacco s u San R emo, assicurando che Oneglia c il Nizzard o sarebbero insorti, sulla base de ll e in formazioni ricevute, tram ite il centro occulto di Genova (diretto da C ri stofo ro Marrone) dall'agente

VERSO LA D EC I SION E ( Autunno 1795 - Inverno 1796) 245

di San Remo Amed eo Gioffredi nome in codice "Antonio Brillo" (nomina sunt omina). Ancora 1'8 aprile R oub ion si compiaceva di segna lare manifes tazioni leg ittimiste fra le truppe nemiche, con canzoni monarchiche e sfoggio di coccarde bianche. Ma ne equivocava la portata Sia perchè le coccarde bianche non facevano più tanto scandalo da quando alle elezioni francesi concorreva anche un forte partito monarchico leale alla nu ova Costituzione. Sia perchè quelle non avevano un sig nifi ca to politi co: esp rimevano piuttosto, in forma provocatoria. la protesta collettiva per le privazioni cu i l'Armata era ancora soggetta, e che anelava di colmare non già fucilando gli ufficiali per tornare nelle desolate campagne natie. bensì dilagando nell'agognata pianu ra italiana.

246 LA G UERRA DE LLE ALPI (1792- 1796)

Tabella 9 - Ordine di battaglia dell' Armée d 'ltalie (fe bbraio 1796)

Stato Maggiore dell'Armata (Nizza):

Generale in capo: Schérer.

Generale capo dello s. rn.: Gauthier.

Sottocapo di s. m.: Yignolle.

Ordonnateur en chef Sucy.

Aiutanti di campo di Schérer: Noirot, Yillard, Mathieu, Leuglet , Gressot.

Aggiunti al capo di s. m . : Ballet. Fontanier.

Aiutanti di campo: Fallot. Augias .

Stato Maggiore dell'Avanguardia ( Albenga ):

Comandante: Masséna.

Aiutanti generali: Dalons-Chabran, Giacomoni, Boyer, Thouret. Monnier, Lorcet.

Aggiunti agJi aiutanri gener<Jli: quindici

Aiutami di campo : otto

Commissari di guerra a Finale , Savona e Vado.

la Divi sione dell 'Avanguardia (Laharpe):

Comandame: Laharpe.

Generali di brigata: Pijon. Ménard, Saìnt-Hilaire.

For za : 16 battaglioni, 5.659 presenti.

Disloc a zione :

• Voltri-Cadibona: 152e DB

• QuiLiano: l l 7e DB

• Monte N(L )eg ino: 21 e DB

• Savona: 118e e 129e DB

2a Divis ione dell'Avanguardia (Mey ni er):

Comandante: Meynjer.

Generali di brigata: Dommartin, Cervoni. Joubert.

Forza: 25 battaglioni , 7.598 presenti.

Dislocazione:

• Finale: 70e e 99e DB

• Spotomo: l della 70e DB

• Borgo Finale: 84e DB e 14e DB provvisoria

• Feligno: IO le DB

• Orco: 13e e 199e DB provvisorie

• Carbua: le DB provvisoria

Divisione di des tra (A ugereau):

Comandarue: Augereau.

G e nerali di brigata: V Perrin Banel , Rusca.

VERSO LA DECISION E( Autu nno 1795 - Inverno 1796)
247
'

For:a: 35 battaglioni, 7.200 presenti (6.222 f. linea. 650 f. leggera. 158 cavalli 174 aniglicria)

Disloca-;.ion e:

• Ventimiglia: distaccamenti di linea

• Oneglia: 3 battaglioni della 103e. 166e e 170c DB di linea: 3c DB leggera: distaccamenti 25° cacciatori e r ussari.

• Alassio: 55e e 147e DB c l battaglione della 122c DB

• Albenga: 145e DB

• Ce rial e: l battaglione della 45e DB

• Borghetto: Sa DB provvisoria

• Calissano: 69e DB

• Loano: 39e, l 05e e 130e DB

• Toirano: Bata.illon dc I' Haute Loire

• Bardineto: 4e e l5e DB. 6e DB provvisoria. Bataillon de r Ardècbe e distaccamenti 3e e 18e DB leggere

• San Remo: distaccamenti 25° cacc iatori e 7° ussari.

Divi sion e di Ormea (Sé ruri er ) :

Comandante: Sérurier.

Generali di brigara: Pcllctier e L a Salcctte.

For:a: 21 battaglioni, 245 ufficiali, 5.025 pre senti.

Disloca-;.ion e:

• Borghetto Arroscia: l battaglione della 46e DB

• Vessalico: l battaglione della 46e DB

• Pieve di Teco: 51 e DB e artiglieri a

• Ponte di Nava: 2 battaglioni della 36e DB

• Ormea: !66c DB. l banaglione della 36e DB e aniglieria

• Garessio: 12c e 19e DB e artiglieria

• Mursecco: 32e DB

• Cassine: 83c DB

• Ciabemard: IOOe DB

• Pri ola: 6a DB leggera e artiglieria

Di visione de l Ce n tro (Ma r q u ard ):

Comandame: Marquard.

Generali di briKata: David c Dallema gne

For:a: Il battaglioni, 85 ufficiali, 3.654 presenti.

Disloca:.ione:

• Sospello: l battaglione

• Breglio: 2 battaglioni

• Saorgio: l battaglione clelia 20e DB

• Fonta.n: 121eDB

• Briga: l battaglione

• Tenda: 165c DB e l battaglione della 22e DB

• Inoltre 6e DB leggera, l compagn ia zappatori.

248 LA GUERRA DELLE ALPI (171)2-17%)

Division e di Sinistra (Ga rni e r):

Comandante: Garnier

G ene rali di brigata: Servicr, Da v in . Yeme e Charton .

Dislo ca::;ione:

• Rocquebillière

For::;a: 3.187 prese nti.

la Di vis ione d eUa Costa (G ouv ion ): 11.776 pre se nti.

2a Di vision e d ell a Costa (Cas ab ian ca ): 7.138 presenti

N. B . DB significa D emie- Brigade . L e Me::;::;e Brigale, deril'{lf e dall' 'amalgama" del 1792-94 tra l batta[? lione regola re e 2 di volontari, erano ufficialm ente contraddistint e soi!Onto da un mtmero, in gene re co rri spo nden te all 'ordine di preceden::;a dei vecchi reggim e mi difanreria na::;ionale . Tutravia la numerazione jit modificata a seguito della l egge l 0 febbraio 1796 c he disponeva L'acco rpamento delle me::; z.e brig ate pitì deboli in nuove unità pitÌ co nsis ten ti. La num e ra::;iorze indicata è quella ante riore al secondo amalgama , ch e l'Armée d'ltalie attuà ne/maggio l 796.

VERSO LA DECISIONE (Aurunn o 1795 I nverno 1796)
249

Ta b ell a l O- O rdin e di battag lia d e ll 'A rm ata austro -sarda (m ano 1796)

Arma ta Austro -Sa1·da:

Comandante: tenente generale barone Colli Marchini.

For:a: 30.767 uomi ni (di cui 737 ufficiali)

Division e di Sa lu zzo

Commtdaflte: ma ggio r generale conte de Sonnaz.

Repani : 6 battaglioni, 8 compagnie, 4 s quadroni 5.001 uomini (89 uffi cia li ),

• Verzuolo: 4 sq uadroni (486 Piemonte Reale ) c 2 battaglioni ( 1.199 Pionieri)

• Busca: 2 battaglioni ( 1.125 Asti)

• Sllluz7o: 2 bauaglioni ( 1.320 Belgio ioso)

• Sampeyre: l ce n t uria (J 30 fumchi cacciato ri di Sardegna)

• Vai Varaita: 3 compagnie (320 mili1ic Renaud. Orage. Arnaud)

• Val Maira: 4 compagnie (388 mili 1ie Ponza. Cocchio, Tardi ti)

Divis ion e di 8011,'0 San Dalm awro

Comandante: maggior generale conte Christ.

Reparti: 12 battaglioni e 23 compagnie

For-:_a: 7.239 uomini (215 uf1ìcialì)

• F orte dì D emonte e Vinay: 3 battaglioni ( 1.255 vallesani Streng)

• Valle St ura: 9 compagn ie milìzl.e (900 Argentera, Bersezio, Preynard , Ferrieres, Pont-Bernard. Pi etraporzio , Sambuco. Pìanchc. Poal. Vinadio e Demonte)

• Valdieri: l compagnia ( 126 franchì cacciatori Bovari no)

• Valle d'Entraque: 2 compagnie (144 Milizie Cemlli e D almazzo)

• Limonetto: l battaglione (334 Legione di Antignano)

• Limone: 3 compagnie ( 155 cacciatori Nizzardi Conte e Galea . l O l franca P iano)

• Vallone San Giovanni: 57 vo lontari Cas taldi , 15 artiglieri

• Borgo San Dalmano: 252 artiglieria e treno.

• Dronero: 2 banaglioni (998 Piemonte) e 2 compagnie ( 194 millzie Gandolfo e Re)

• Certosa di P esio: 2 battaglioni ( 1.027 grigioni Christ) e 2 compagnie (l06 volontari De Caroli)

• G u a rn ig io n e di C un eo: 4 battaglioni (531 Sardegna, 851 Peyer- im Hoff) e l centuria ( 143 Corpo della Reale Marina)

Cor po di Ceva

la Di visione di sinistra -Mulazzano

250

Comandante: colo lonnello Brempl

Reparti: 9 battaglioni fucilieri

Forza: 3.942 uomini.

Dislocazione:

• Mulazzano: Co mando, 2 battaglioni (5 IO Real Alemanno)

• Marsaglia e Mul azzano: 2 battaglioni ( 1.018 Genevese)

Niella e Briaglio: 3 battaglioni (742 Chiablcsc e 500 del I 0 Savoia)

• Mombarcaro e Morango: 2 battaglioni ( 1.172 Vercelli)

2a Di vision e di sinistra - Ceva

Comandante: generale Montafia

Vicecomandante: brigadiere Vitale

Reparti: Il battaglioni e 13 compagnie

Forza: 5.316 uomini

Dislocazione:

• Ceva: Comando, 3 battaglioni (386 del 2° Savoia e 983 del 2° e 3° Stett)er)

• Forte di Ceva: l battaglione (49 1 del l o Stettler)

• Oggo: 4 compagnie (406 To11ona e 113 franchi cacciatori Martin)

-Avanguardia sulla Bormida - Montezemolo

• Comandante: colo nn ello conte di Millesimo

• Priero: 6 compag ni e (478 del 2°Cacciatori Col li Ricci)

• Montezemolo: Comando, 2 compagnie (2° cacciatori Colli Ri cci)

• Cengio: l compagnia ( 150 croati e franchi cacciatori Barré)

• Mill esimo: l compagnia (76 cacciatori nizzardi Della Rocca)

• Cairo: 3 compagnie ( 135 croati, 73 milizia d'Oneglia, 115 cacciatori Acqui)

• Sale: l battaglione (537 del l o Acqui)

• Co11emilia: l battaglione (530 del 2° Acqui)

-Avanguardia sul Tanaro - Bagnasco:

• Comandante: maggiore Ferrcro

• Bagnasco: Coma nd o e 4 compagnie (155 franchi cacciatori Bllliasco e Francini, 130 cacciato ri nizzardi Cristini e Falque)

• Perla: l compagnia (87 cacciatori nizzardi Geletti e 26 cacciatori franchi Pandini)

• Morreres: l battaglione (420 del l o Cacciatori Saluggia)

• Malpotremo: 25 croati

3a Divisione di destra -San Michele

Comandante: colonnello marchese Dichat

Reparti: 4 battaglioni e 20 compagnie

Forza: 3.253 uomini

Disloca::)one:

• Lesegno: l battaglione (714 del l o Oncglia)

• San Michele: Comando. l battaglione e 3 compagnie (417 del 2° Granatieri e cacciatori Oneglia)

• Pamparato c Serra: 6 compagnie scelte (345 Legione Leggera)

VERSO LA DECISIONE !Autunno 1795 -lnve mo 1796\
251

• Tagliante: l compagnia ( 167 cacciatori franchi D'Agliano )

• Frabosa: 7 compagnie (225 Reggimento Torino, 378 milizie e volontari delle Valli Casotto c Mongia)

- Al'anguardia nelle Valli Mongia e CasotTo

• Viola: 2 compagnie ( 102 cacciatori nizzardi Domerego, 149 cacciatori Cauvin)

• Mombasiglio: l battaglione (320 Legione Balegno)

• Mombasiglio c Battifolle: l compagnia (69 croati Gyulaj)

• Terre c Mon taldo: l battaglione (367 Legione Bcllegarde)

4a Divisione di R i serva - Mondovì

Comandante: colonnello marchese Bcllcgarde

Reparti: 13 battaglioni e l compagn ia

For:a: circa 6.000

Dislo caz.ione:

• Mad on na di Vico: l battaglione (44 1 dcll'8° Granatieri Dichat)

• Mondovì e Cittadella: Comando. 3 battaglioni (441 del 9° Granatieri Dichat e 844 Granatieri Reali )

• Breo: 2 battaglioni (953 G ranati eri Varax)

• Carasso ne: 2 battaglioni (522 Granatieri Chiu sa na. 228 Granatieri Andermatt)

• Villanuova: l battaglione ( 530 Granatieri La tour)

• Bencvagienna e Carrù: 2 battaglioni (L 102 Granatieri Escry)

• La Margherita c Moro zzo: 2 battaglioni e l compagnia (Regg im ento Mondovì)

D iv isio ne di Ri serva (P r ove r a)

Comandante: maggior generale Gio vanni Provera

Reparti: 11 battaglioni (2 lombardi. 3 croati, 6 sardi) e 2 compagnie granatieri

For-;.a a.fìne marz_o : 5.038 uomini ( 108 ufficiali).

B rigata austrifl c a :

For-;.a presente i/13 aprile: 1.712 austriaci

Dislo cazione sino al 12 aprile: tra Saliceto c Camerana con distaccamenti a Mil-

lesimo c Cosseria

Dislocazione al l 3 aprile:

• Tra Bric Pattaria c Cosseria: 2 compagnie granatieri (Strassoldo) c pattuglie

Drago ni di stato mag giore

• Bri c Pattaria: 2 battaglioni fucilieri ( Belgioioso)

• Attorno e dentro Cosseria: 550 croati (Corpo fmnco Gyulaj)

Brigata sarda:

Disloca-;.ione: a Cherasco c dintorni

Comandame: colonnello conte di Mu ssa no

• 6 battaglioni fucilie ri (2 Guardie, 2 Torino, 2 Casale)

252 L.-\ GL'ERRA DrLLEALI'I (17112-
1796)

Altre trupp e sa rde

Trupp e sard e aggregate all'Armata A us triaca

• Dipenden za : dalla Brigata Rukawina ( Divisione Argenteau)

• ·comandante: br igadiere Avogadro di Valdengo

• Reparti: 4 battaglioni fucilieri (Monferrato e La Marina)

• Forza: 1.500 circa

20 squadroni sardi a C uneo

• 8 di Cavalleria (Savoia . Aosta, Cavalleggeri di S. M.)

• 12 di Dragoni (di Sua Maestà. di Piemonte, della Reg ina , di Chiablese)

32 battaglioni s ull e A lpi Cozie e G ra ie e nell e g uarni g ioni

• 9 d'ordinanza nazionali (2 Saluzzo. 2 Aosta, 2 La Regina, 2 Lombardia, l Oneg l ia)

• 2 di granatieri

• 13 provinciali (2 Nizza, 2 Mariana, 2 Susa. 2 Pinerolo, 2 lvrea. l Tortona, 2 Novara )

• 6 d'ordinanza sv izzer i (Schmidt, Bachmann, Zi mmermann )

• 2 di guarnigione (l sardo, l austriaco)

VERSO LA DECISIO:--IE l Au tu nno 1795 - l nvcm o 1796) 253

Xl - LA BAITAGLIA DE L LA BORMIDA

(26 marzo - 15 apri le 1796)

Chlistophe Saliceti (D ego, 14 aprile 1796)

"L'Italie est à nous!"

LOGICA DI UNA SCONFITIA ANNUNCIATA

Bassignana 1745

L'attacco strategico nel punto di giunzione tra due Armate alleate, allo scopo di batterle separatamente e indurre il belligerante più debole alla pace separata, si identifica ormai col nome di Napoleone, dalla battaglia di Dego a quella di Waterloo. Ma tutta la storia militare prenapoleonica, inclusa quella delle cos iddette guerre ,· en dentelles, è ricca di analoghi tentativi più o meno riusciti.

Nel caso che stiamo esaminando. c'era un precedente specifico. e cioè l'offensiva strategica di Mai!Jebois su Bassignana (27 settembre 1745) ideata dal suo consigliere Bourcet. In quell'occasione i gallo-ispani fall irono perchè l'inettitudine tattica delle loro truppe, i contrastanti obiettivi politici di Yersailles e Madrid, la ridotta distanza tra le posizioni sarde e quelle austriache e le opportunità geomilitari del teatro operativo consentirono a ll'Armata di Carlo Emanuele III di arretrare verso il lato deg l i imperiali senza restare tag l iata fuori dalle proprie tinee di comunicazione.

Bassignana si trova infatti alla foce comune del Tanaro-Bormida, proprio nel punto in cui le loro acque sboccano insieme nel Po. vero asse portante dell'intero sistema difensivo piemontese. Invece nel 1796 g l i austro-sardi subirono la sorpresa nemica nelle Langhe, quasi a ll e sorgenti dei d ue fiumi strategic i del Monferrato. Tuttavia, al contrario dei criteri adottati l'anno prima da de Vins, stavolta Co ll i e Beaulieu rinunciarono alla difesa a cordone dec idendo di tenere le forze raggruppate in due masse . L'idea era buona: infatti le due armate av rebbero potuto prendere l'aggressore tra l'incudine c il martello Ma le radunarono a Ceva e ad Acqui, distanti 50 chilometri in linea d'aria e 70 su strada carrozzabile, pari a tre giorni di m arcia, benchè il nemico fosse g ià padrone di Cadibona, 25 km a Es t di Ceva e 35 a Sud -Ovest d i Acqui.

I n realtà gli eventi dell'aprile l 796 dimostrano senza ombra di dubbio l:he. malgrado le enfatiche dichiarazioni, gli alleati non avevano alcuna intenzione di cooperare né la determinazione di combattere ad oltranza. Bastava agl i austriaci, e fors'anche agli inglesi, lasciar logorare il nemico sotto Cuneo e Torino, acquisendo in cambio il controllo di Genova e Savona e mantenendo le piazzeforti del Piemonte sudorientale. Bastava ai sardi evitare la completa distruzione dell'esercito, per negoziare una pace accettabile e impedire insurrezioni repubblicane.

Colli ancorò infatti le proprie forze alle ottime posizioni tra Ceva e Mondovì, senza costituire una riserva mobile per dar manforte agli austriaci Si preoccupò invece di predisporre la ritirata su Cherasco coprendola con la cavalleria e predisponendo a Fossano l'occorrente per gettare i l ponte di barche poi attraversato 1124 aprile. Ill2 aprile Beaulieu reagì a lla sconfitta de ll ' avanguardia. non ancora distrutta. abbandonandola al suo destino e ordinando la ritirata generale ad Acqui e Alessandria. 11 13 apri le, al primo assalto nemico, le 2 deboli brigate schierate a Mi ll esimo si ritirarono senza combattere in direzioni opposte. Il 14 e 15 aprile Colli e Beau lieu non approfittarono cieli' inattesa resistenza di Cosseria e della splendida riconquista di Dego per prendere tra due fuochi un nemico in grave, seppur temporanea, difficoltà. Subito dopo averlo battuto sotto Ceva, la sera stessa del 16 apr i le il consig l io di guerra sardo decise di abbandona re la piazza. Proprio nella stessa giornata in cui il rappre-

sentante di Luigi XVlll a Torino dettava a Vittorio Amedeo l'ordine del giorno da trattare nel Consig lio della Corona c i 18 vascelli di cison evitavano di bombardare il convoglio che portava a Vado il parco d"assedio francese, scortato da 3 tartane. Né poi si ce rcò di reagire ad una sco nfitta grave. ma non certo schiacciante: infatti. benchè in due settimane g li alleati avessero subito perdite doppie di quelle francesi (8 .000 uomini contro 4.000) conservavano pur sempre una leggera superiorità numerica. né Bonaparte avrebbe potuto impedire alle due Annate alleate di congiungersi tra Cherasco e Alessandria.

Le forze e i piani alleati

Ancora una vol t a Napoli aveva promesso di spedire in Piemonte 13 bauaglioni e 40 cannoni (8.220 fanti. 1.170 cavalli c 630 artiglieri) riuniti a tale scopo tra la capitale e le di Capua e Gaeta. Tunavia la Toscana negò il passo, mentre i disagi della s trada adriatica, percorribil e in c irca tre mesi, consigliaro no di limitare la spedizione al solo regg imento Napoli cavalleria (colonnello Amonio de PiJ1edo) che insieme a l Prin cipe doveva formare la IJ brigata napoletana (b rigadiere Ruiz). E per giunta il primo scaglione di apoli cavalleria (conte di Ventimiglia) giunse a Parma solo il 25 aprile.

Anche i rinforzi austriaci furono inferiori alle promesse. Tuttavia in !"Armata di Lombardia contava pur sempre 40.000 uomini. csclu-;i i 5.000 au!>iliari delr Armata austro-sarda e i 1.200 dragoni napoletani ( la Divisione di cavalleria alleata contava 2.788 effett ivi). I l Piem o nte, pur stremato. aveva rimesso in s ieme 50.000 uomini grazie ai vo lontari tratti dalla nùlizia. reclutati, come sc rive Pine !li. "a forza di stenti. preghiere, indulti. decreti c un po ·di denaro"'. Un totale. dunque. di 95.000 uomini. Dedotte le guarnigioni di Mantova (8.000) e delle fortezze piemontesi (l 0.000) c le forte schierate sulle Alpi Occidentali (20.000) restavano comunque 58.000 uomini di truppe mobili. 25.000 nell'Armata austro-sarda e 33.200 in quella austriaca: quasi il doppio delle forte mobili (37.000) di cui disponeva Bonaparte. Ma. secondo la nota equazione di Lanchester, la capacità di una fon.a militare è proporzionale al quadrato della quantità moltiplicato per la qualità. Anche ammettendo che la qualità fosse equivalente. la delle forte alleate ne dimcaava la superiorità quantitativa rispetto ai francesi (dal 245 al 125 per cento). pcrchè la somma dci quadrati di due cifre è inferiore al quadrato ù-!11.1 lor< ' " 11ma.

1115 mar70. a Milano. l"Arciduca Ferdinando confurnò a Colli che bisognava '"dife ndere l a Lombardia in Pi emome'". Una settimana dopo. da Pavia . il nuovo comandante in capo. generale Beaulieu. sc risse ali" ambasciatore austriaco Ghcrardini di infom1are Vittorio Amedeo che aveva già spedito 8 bauaglioni a De go a co ll egare il campo austriaco di Acqui con quello sardo di Ceva. che avrebbe stabilito il quartier generale ad Alessandria e che contava di poter muovere il resto delle truppe il 26 o il 27 marw. non appena giunti l'armamento c le munitioni che attendeva.

Già aiutante di campo del maresciallo Daun. veterano di Kolin e Leuthen c vallone come dc Vi c Argentau, il scttuagena rio Feld:.eugmeister baron e Jean Peter de Beaul ieu ( 1725- 1819) si era distinto nella campagna de l 1789 contro i ribelli del Brabante e poi quale capo di stato maggiore del maresciallo Clerfayt ( 17 33-98) durante

2S!l LA GL't::RRA DELLE ALPI ( 1792- 171}(>)

le campagne de l 1793 e 1794 su l fronte o l andese . Suoi aiutanti di campo erano il genero. maggiore Malcamp, e il conte Johann Joseph Franz Radet zky ( 1766- 1858) il futuro vincitore del 1848-49. Ammaestrato dalle campagne precedenti, Beaulieu aveva chiesto, senza attenerla, la sos tituzione dell'inetto Argenteau: ma ancora una volta la potenza delle sue relazioni socia li aveva prevalso sulle esigenze militari. Il nuovo comandante aveva in compenso ottenuto di avere ai suoi o rdini altri validi ufficia li , tra cu i il tenente maresciallo barone Carlo Filippo Sebottendorf von der Rose (1740-1818).

Pignolo, caparbio, supponente e odiato dai suoi ufficiali. Beaulieu era se non altro in cordiali rapporti personali con Colli. Ma i due generali si incontrarono solo tre vo lte, il 16 marzo a Pavia, il 26 a Novi e il 29 ad Alessandria, sede del quartier generale austriaco Colli disse di aver proposto a Beaulieu, nel loro terzo incontro, due piani alternativi. Il primo. a carattere offensivo, riproponeva in sostanza la riunione delle forze austro-sarde fra Tanaro e Bormida e l'offensiva s u Cadibona che aveva caratterizzato le due precedenti campagne Con 32.000 uomini si poteva sfo ndare il centro del nemico e costringerlo a ripas sare la Roia. L'altro piano. difensivo, era di arroccarsi rispettivamente a Ceva e ad Acqui in modo da attirare Bonaparte tra le due armate alleate e s uccessivamente accerchiar lo, gl i aust1iaci di fronte e i piemontesi alle spalle .

Beaulieu li respinse entrambi e impose il proprio piano, che prevedeva di impiegare le sole forze austriache per accerchiare e distruggere l 'avanguardia di 6 000 francesi che dal 21 marzo si era ammassata a Savona e che il26 era entrata aVoltri, minacciando un 'incursione s u Genova in appoggio alle intima zioni di Sali ceti. Il giudizio unanime della storiografia militare è che in tal modo Beaulieu sia ingenuamente caduto in una astuta trappola tesagli da Bonaparte. Ma questo verdetto va alquanto modificato, se si tiene conto che il piano suggerito da Schérer prima della sua rimozione era realmente quello supposto dal comando austriaco e c he soltanto il 4 aprile, appena giunto ad Oneglia, Bonaparte annullò la rischiosa avanzata su Genova, decisa in sua assenza da Saliceti c dal consiglio di guerra dell'ala destra francese. Merito di Bonapa1te fu di volgere a proprio favore l 'e rrore compiuto dal s uo predecessore e avallato dai suoi luogotenenti, lasciando l'avanguard i a aVoltri come esca per Beaulieu.

ln secondo luogo la gravitazione verso la Riviera di Levante anziché verso le Langhe era giustificata anche dall ' incertezza sulle intenzioni dell'alleato e dal vantaggio di poter acquisire il controllo di Genova, centro di rifornjmento del nemico e più utile di Alessandria e Tortona per difendere la Lombardia. Certamente il piano austriaco non era affatto risolutivo dal punto di vista militare, ma ciò non significa che fosse un'idiozia. TI vero errore di Beaulieu fu di non aver p revisto alternative, prescindendo del tutto dalle reazioni del nemico . ·

Secondo il piano, Beaulieu e Sebottendorf, con la Divisione di sinistra, dovevano valicare l'Appennino ligure e marciare su Voltri incalzando poi il nemico lungo la costa. Argenteau, con l'Avanguardia, doveva marciare per la valle dell'Erro e il Montenotte, calando poi dal Giovo, da l Santuario e da Cadibona sul nemico in ritirata verso Savona, mentre lo Squadrone Bianco dell'ammiraglio Nelson l'avrebbe bombardato dal mare. Colli doveva inv ece restare s ulla difensiva tra Ceva e Dego, per coprire il fianco di Argenteau.

LA BATfAGLIA DELLA BORMIDA (26 mano· 15 aprile 1796 ) 259

La "Maginot" sarda

La manovra ideata da Bcaulieu era rischiosa. perchè esponeva la sua avanguardia ad essere accerchiata attraverso Cadibona e Cairo, come in effetti avvenne. Tuttavia il rischio avrebbe potuto esse re diminuito se i piemontesi avessero rafforzato l'ala orientale del loro settore. Invece Colli mantenne il medesimo schieramento adottato nel novembre 1795, che preoccupava esclusivamente di coprire Cuneo e Torino e non di battere il nemico. D'altra parte il 29 marzo Bcaulieu non gli c hiese di appoggiare la manovra su Voltri.

Lo schieramento sardo non era predisposto per correre in soccorso dell'alleato. ma per arretrare combattendo su 5 linee perpendicolari alla ere ta alpina. che le nevica te di fine febbraio rendevano impraticabile ancora per settimane. Le due più avanzate con fun zio ne di allarme ( Bormida ce ntrale e occidentale). Le due centrali. corrispondenti ai campi trincerati di Ceva c Bicocca. con funzione di frenaggio e arresto (la prima sul Tanaro- Bovino- Belbo c la seconda sulla Corsaglia- Tanaro). E infine una quinta suli'Elle ro- Tan aro con funzione di copertura della ritirata da Mondovì a Fossano. Ciò sp iega lo scarso impegno di Colli nella difesa di Millesimo e il mancato sfruttament o dell'imprevista resistenza di Cosseria ( 13 aprile).

Ai primi di marzo 1·Armata austro-sarda aveva la seguente dislocazione c consistenza:

Esclusa la Divisione di Riserva. un terzo della fanteria di Co ll i era formato da 7.650 provinciali e 2.617 vo lontari c milizie e un quarto da stranieri (5.345 svizzeri. 5 l O alemanni. 1.320 lombardi. 279 croati e un centinaio di emigrati e disertori francesi). Colli aveva ai suoi ordini quasi tutte le truppe <;celte dell'Armata sarda: 1.366 della Legione truppe leggierc, 1.199 pioni eri, 5 .061 granatieri e 2.500 cacciatori ( 1.143 regg imentali, 937 franchi c 420 del Nizzardo).

Alla battaglia presero parte soltanto i 18.000 uomini del Corpo d'Armata di Ceva. al diretto comando di Colli. Era costituito dalle Divisioni di Mulazzano, Ceva. San Michele e Mondovì. La Division e di Ceva aveva due avanguardie verso la Bormida ( Montezemo lo) e nell'A lta Val Tanaro ( Bagnasco) comandate dal conte di Millesimo e dal maggiore Ferrero. La D ivisione di San Michele aveva un'avanguardia contigua alla Val Tanaro, nelle Vall i Mongia e Casotto.

Alla battaglia prese parte anche metà della Divi s ione di Ri serva cioè la Brigata austriaca de l gene rale Pro ve ra. Quella sa rda, comandata dal co nte di Mu ssano, rima-

260 l \ GCERRA DEl LE ALPI l 1792 - 1796)
Saluzzo de Sonnaz 6 8 5.001 B.S.Dalmazzo Christ 12 23 7.239 la Mulazzano Brempt 9 3.942 2a Ceva Montafia Il 13 5.316 3a S Mich ele Di chat 4 20 3.253 4a Mondovi Bell egarde 13 l 6 .000 Ri serva Pro vera Il 2 5.038 Tora/e Armata Colli 66 67 35.739
Divisioni Comandante Battaglioni Compagnie For;.a

se infatti a Cherasco. A Dego furono però impiegati 4 battaglioni sardi aggregati all' Armata austriaca. Gli altri due Corpi d'Armata sardi e le piazzeforti contavano 32 battaglioni e 20 squadroni, questi ultimi in riserva a Cuneo.

Alla fine di marzo. con la formazione del Corpo della Grande Armata alleata, il Corpo di Ceva formò la Divisione di Destra, ripartita in 2 Brigate sarde (Solaro e Vitali) e l austriaca (Provera). Solaro riunì la Divisioni di destra, quelle di Mondovì e San Michele con l'avanguardia delle Valli Mangia e Corsaglia.

Vitali comandava invece le Divisioni di sinistra, la cui prima lin ea correva lungo l a Ccvetta (Ceva- Priero- Montezemolo) con l'avanguardia in Val Tanaro. La seconda linea formava con la prima un angolo quasi retto. Era infatti formata dai capisaJdi di Testa Nera - Bastia e Pedaggera che collegavano Ceva a Mombarcaro e spingeva l'avanguardia verso Millesimo.

Qui si trovava la Brigata austriaca Provera ( 1.300 lombardi e 1.500 croati). Aveva il compito di osservare lo sbocco dal Melogno, con possibilità di ripiegare sulla dominante posizione di Cengio Alto. Aveva inoltre 1.000 croat i a Cairo e Dego. sulla strada della Bormida centrale, per co llegare lo schieramento sardo con l a Di visione del Centro della Grande Armata (Argenteau), la cui Brigata di destra (Rukawina) includeva a sua volta 1.500 sardi (Avogadro di Valdengo). Da notare che i «lombardi» del Reggimento Belgioioso erano le truppe meno affidab ili dell'Armata austriaca. Poco tempo prima un tenente dei granatieri aveva disertato con tutta la compagnia: era Giuseppe Lahoz Ortiz (1773-99). subito nominato aiutante di campo di Laharpe. cognato di Argenteau e nume tutelare della fazione «unitaria» o «estremista» (exagérée) dei giacobini italiani.

Perchè gli alleati lasciarono tra Ceva e Dego meno di 3.000 uomini? Le forze a disposizione di Colli erano troppo scarse per attestarsi più saldamente fi-a Ceva e Dego senza rischiare di scoprire eccessivamente il vitale campo trincerato del San Michele. Ma anche se Beaulieu ri fiutava di distogliere forze che considerava indispensabili per la sua rischiosa manovra. l'alto comando sardo avrebbe potuto provvedere autonomamente. recuperando dag li a ltri front i e dalle fortezze almeno una terza Brigata di riserva, la cui presenza avrebbe potuto addirittura mutare il piano di Bonaparte oppure le sorti della sua prima battaglia.

Ma né Colli né Beaulieu erano degli inetti: la loro fu una scelta intenzionale, dettata da superiori ragioni po litich e. Infatti entrambi predisposero l e rispettive linee di ritirata in direzione del le rispettive capitali. La prima linea difensiva del settore centrale sardo era in direzione Ovest-Est (Ceva-Cengio): ma la seconda linea era in direzione SO-NE (Ceva-Mombarcaro). Dal punto di vista tattico era logico, perchè è la linea più corta tra i due fiumi e corre lungo il rio Bovino incassato fra colline elevate (Mombarcaro è il paese più alto delle Langhe). Dal punto di vista piemontese era poi anche la più conveni ente sotto l'aspetto strategico, perchè quella linea era parallela alla linea fort ificata di riserva Cuneo- Fossano- Cherasco- Alba, sulla quale i resti della Divisione Coli i si ritirarono dopo r abbandono di Ceva ( 17 aprile) e la scontìtta di Mondovì (21 aprile).

L'alto comando a ll eato era dunque perfettamente consapevole non soltanto che una difesa ancorata ai cardini della porta (Ceva e Dego) era un invito a sfondare il debole chiavistello di Millesimo, ma anche e soprattutto che i rispettivi battenti avrebbero ruotato in direzioni opposte , spa lan cando a Bonaparte il varco tra Alba e Acqui.

LA BA"ITAGI IA DELLA BORMIDA ( 26 mam l • 15 a prii<: 1796 ) 261

L'avanzata di Schérer su Voltri ( 16 -28 mar:.o)

Il 16 marto Schérer annunciò ali' Armata il prossimo arrivo del nuovo comandante Bonaparte. Intanto Saliceti decise che occorreva con la forza la questione di Genova. per spremerle il tributo di guerra e acquisirla alla Francia mediante una insurrezione democratica.

Schérer odiava, ricambiato. SaJiceti. Ma non aveva ragione di opporsi alla richies ta: era stato proprio lui a proporre l'operazione su Genova e forse ignora va che i l Direttorio l'aveva bocciata. dando a Bonaparte direttive del tutto diver se. Così, malgrado il parere co ntrario di Laharpc c Masséna. ordinò alla 2a Divi sio ne delr Avanguardia ( Meynicr ) di avanzare oltre Savona, con la Brigata Cervoni (4 .000 ) in avanscoperta aVoltri. Ma a Saliceti non bastava e il 26 marzo. lo stesso giorno in cui Bonaparte giungeva a Nizza, Schérer ordinò a Cervoni di proseguire per la Val Polcevc ra e la Bocchetta fino a Gavi, per rastrellare ostaggi fra il patriziato genovese che si era rifugiato oltre g li Appennini fidando nell'arrivo degli aust riaci. L'init.iativa fu poi ratificata dallo stato maggiore dcii' Avanguardia. Infatti il 28. riunitisi a cons iglio coi loro aiutanti di campo nel castello di Brignole aVoltri. Laharpe. Ma sséna. Cervoni e Pyun decisero di prevenire il ne mico aJla Bocchetta.

Se quella decisione fosse stata eseguita, l'ala destra francese sarebbe finita in mezzo al nemico attirando fatalmente Masséna nella trappola di Beaulieu. Ma la stella di Bonaparte gli consentì di arrivare a Nizza appena in tempo per annullarla c di sfruttare l'avanzata di Cervoni s u Voltri come diversivo della vera direttrice delrattacco francese .

Lo schieramemo di Bonaparre (28 mar-:.o- 8 aprile)

Bonaparte c Bcrthier si fermarono a Nizza pochi giorni per il passaggio delle consegne e gli ultimi preparativi dell'offensiva e poi si recarono a ispezionare il dispositivo d'attacco. 114 erano ad Oncglia. dove Bonaparte scrisse a Masséna di tener d'occhio iJ Montcnolle e collocare for.lC a Varazze e Sasse llo per garantire la ritirata da Voltri. Il 6 s i incontrava con Ma ssé na al palazzo vescovi le di Albenga. sede del comando tattico.

Fino a quel momento nei ruoli dell'Armata d'italia erano transitati 106.000 uomini, ma 36.000 era no morti. prigionieri o disertori, 5.000 negli ospedali. 7.000 ai depositi. 13.000 di presidio a Tolonc. Avignone e Mars iglia, 8.000 a guardia del Nizzardo. Tuttavia restavano 37.000 baionette e 30 cannoni da montagna in grado di sfe rrare

Le forze di copertura erano le Di vis ioni Séruricr con 6.500 uomini c Meynie r con 10.000. La prima era a Garessio per controllare Ceva, l'altra a Madonna di Savona con 4.000 uomini aVoltri, altrettanti nei capisaJdi attorno Cadibona (San Giacomo.

Altare e Monte Negino) e 2.000 sulle col lin e della Stella (sotto il passo del Giovo).

Il ferro di lancia. sotto il comando tattico di Mas sé na. era invece costituito dalle

262 LA GUERRA DELLE ALPI (l 792 l 796J VOLTRI

Di visioni Laharpe (8. 000 ) e Augereau ( 8.000). La prima era a Savona c Quilian o.

l 'altra a L oano e P ietra Ligure. pro nte a dilagare nel varco tra le Bo rrnide , scar<>amente presidiato dal nemico. Ru sca. con altri 6.000 uomini di Augcreau . era a Bardineto, con il compito speciale di occupare lo spartiacquc fra Tanaro c Bormida e puntare poi su Alba per farne la capita le dei rivoluzionari piemontesi.

Nella prima settimana di aprile sia i sardi che i francesi effettuarono varie ricognizioni sulla Bormida e l 'Alto Tanaro. A Cosser ia i cacciatori nizzardi di Laroque e gli emigrat i del barone Banct catturarono 200 esploratori. L'8 aprile. a Bagnasco, la patruglia del sergente n i; 1.ardo Maurizio Mas sena, parente cd ex - commilitone del generale nemico. catturò il generale Barthélemy. Sotto Ceva. al villaggio di M orere, le pauuglie francesi uccisero i l maggiore Perrone. della Legione leggera. Questa inten sa attività convinse Colli che il nemico non stava affatto puntando su Genova bensì sulle Bonnide. per incunearsi tra le due Armate alleate. Lo fece presente a Beaulicu. ma quest'ultimo, continuando a sopravva lutare l'avanzata nemica su Voltri e so prattutto l'intensificat a attività giacobi na a Genova , co nfermò le proprie disposizioni.

L'avan-:_ata austriaca e l'arrest o dei giacobini genovesi ( l 0 -9 aprile)

Il l o aprile le 2 Divi s ioni au s triache. con 35 battaglioni (24. 152 ) e 38 pezzi, dccamparono rispettivamente da Acqui e da Ales sandria marciando in direzioni diverge nti. Argenteau a Sud verso Sassello e il Giovo. Sebotte ndorf a Sud - Est. con una brigata ( Pittony) sulla direttrice Novi- Bocchetta- San Pier d'Arena e altre due (Sallich e Karpen ) sulla direttrice Ovada - Turchin o - Voltri. La Repubblica si limitò a protesta re per la violazione della neutralità. o rdinando a ll a gua rni g ione di Gavi di c hiudersi nella rocca.

Du e giorn i dopo l' avangua rdi a di Sebottcndorf. comandata dal go riziano Pittony, occ upò il passo della Bocchetta e il gove rno genovese denunciò la scope rta di una congiura dci giacobini per impadronirsi delle porte della Lanterna e del Forte dì San Benigno ai due lati della città c s tenninarc i capi del partit o neutralista. TI maggiore di piazza fu arrestato per tradimento c il governo o ligarchieo chiamò alle armi la mili;ia gene rale dì Fontebona e Rap allo (5.000 ) con paga di 2 so ldi al giorn o e 3 libbre di pane.

Il 4 aprile . mentre Sebottcndorf era ancora tra Adorno c Ovada. i croat i di Pittony passavano la Bo cchetta attestandosi a Campo Moron e ne ll'alta Val Polcev e ra . Int anto la banda del Re gg im en to ungherese Arciduca Anton Yik tor (I R 52) dava conce rti sotto il palazzo del governato re di Novi. Qui, il 7 aprile, Bea ulieu decise di anticipare l'inizio dell'offen s i va dal 14 allO e spedì ad Argcnteau l'ordine di mettersi in marcia verso le alture del Montenotte che sovrastano Savona.

L'8 aprile Beaulicu avan;ò il comando d'Armata da Novi a Campo Morone. installandosi nel Pal azLO Balbi . Contemporaneamen te Scbottendorf mosse da O vada verso il Turchino c i croati di Pitt ony impegnarono l'a va nguardia di Cervoni. costituita dalla 75a Mezza Bri ga ta legge ra del colonnello Chamberlac. Dopo sei ore di aspro combattimento i frances i ripiegarono da San Pi er d'Are na. attestandosi a Cornigliano. A se ra tentarono in vano un rit o rno offensivo.

LA B\1,' \ 0 IIADI-11.'\ BORMIDA<26rnartu 15apnk 1796) 263

Il giorno successivo i croati si limitarono a fronteggiare Cornigliano, per dare tempo alla fanteria di raggiungere le posizioni d'attacco. Intanto il corriere di Beauli eu riuscì finalmente. con un giorno di ritardo. a trovare Argenteau a Pareto e a consegnargli l'ordine di iniLiare la marcia al nemico. Dal can to suo Bonaparte. mentre si a raggiungere Garessio per ispezionare la Divisione Séruricr, fu avvertito di " movimenti imprevi s ti" in direzione di Voltri e !>i portò a Savona. dove arrivò il mattino seguente.

Llt ritirata di Cen:oni su Savona (IO-l l aprile)

TI mattino del l O g li austriaci ini z iarono la manovra a tenaglia contro la 75a: Pittony dalla Val Polccvera e Sebottendo rf dalla Vali'Orba. ciascuno co n l squadrone di ulani e 5 battaglioni ( IR l 3 Rei s ky, 16 Terzy. 19 AlvincLy. 39 Nadasdy. 52 Erzherzog Anton e 56 Graf Wenze l Coll oredo: l. e 9 ./G!..IR 4 Szluiner-Carlstaedter). Alle 2 del pomeriggio Sebottcndorf sbucò da Ma so ne, allargandosi ai lati del Turchino co ntro i posti francesi di Acqua s anta c di Bric del Dente (difeso da Lann e!. con 3 compagnie della 51 a Mezza Brigata). Un 'ora dopo. sulla costa Pittony in vestì il posto avanzato di Com igliano c quelli minori di San Carlo della Chiusa e Sant'Alberto. tenuti dai granatieri e dai 250 volteggiatori delle due Mez7e Bri gate di Cervo n i (51 a e 70a).

Dopo breve i 4 battag li oni di testa (3 della 70a e I della 99a) si ritirarono ordinatamente verso Voltri. mcmrc Ccrvoni accorreva da Arenzano con una piccola ris erva occ upand o brevemente la cima del Germasso. Gli austriaci seguivano a distanLa la ritirata nemica. senza tentare di tagliarlc la strada da Bric del Dente. Soltanto alle 5 l'artiglieria austriaca il fuoco con tro l'ala destra che brava Pegl i. A sera la 70a/99a era racco lta attorno a Vohri, tra le a lture di Mele e casa

Spinola: aveva perduto 170 uomini contro 50 au s triaci. A notte Cervoni fece accendere g randi fuochi per s imulare un bivacco, mentre proseguì la ritirata lun go la costa.

A mezzanotte. in carrozza. B eaulieu raggiunse le pos i zioni di Pittony. Al mattino dell'Il g li austriaci occuparo no Voltri. dove il comandante in capo si fermò per conferire co n il contrammiraglio Jcrwi s c co n Nelson, i quali delu sero amaramente le sue aspettative promcllcndogli un appoggio assai limitato. Comun4uc , dopo aver tirato qualche bomba s u M ele la tlotti g lia ingle se in seg uì la colonna in ritirata, raggiungendola e bombardandola ad Arennno. Cervoni preferì allora proseguire per senti eri a mezza costa sotto M. Forche e M . Stella. scendendo poi ad Albissola. Alle 4 del pomeri gg io, mentre g ià Argenteau si accaniva invano contro i capisa ldi francesi a No rd - Ovest di Savona, la 70a/9 9a (po i 75a) e ntrò in città. dov e fu passata in ra ssegna ed e lo g iata da Bo naparte .

La po!>i:)one di Monle San Giorgio - Mome Negino

Bo naparte passò la g iornata de ll'Il tra Savona c il Santuario della Madonna. sede del comando tattico. per definire con Berthie r. M asséna c Laharp c i dettagli tecnici dell'offensiva. Le due Di visioni dell'Avanguardia (Laharpe e Meynier) dovevano ami nella valle del Letimbro. sulla strada tra Savona e Cadi bona. co n obiettivo

264 LAG U I:RRA Df-1 LE ALPI ( 1792- 1796)

Dego. La Divisione Augereau al colle del Termine (Spinarda) sulla direttrice di Carcare. La Brigata Rusca al colle del Melogno (Settepani) sulla direttrice di Millesimo.

Base d'attacco era il quadrilatero collinoso compreso fra il ma re e la Bormida di Spigno e tra le valli del Letimbro e del Melogno, già teatro nel 1794 della battaglia di Dego c nel 1795 di quelle di Loano. Masséna l'aveva mun ito di trinceramenti: alla Madonna della Neve, all'ospizio del Melogno. ai colli di Settepani. a Bardineto, a Rocca Barbena. Il passo di San Giacomo, al centro del quadrilatero, era difeso dal campo trincerato del Monte Alto e, più a Nord, dalle trincee costruite lungo la Corsevola. piccolo affluente della Bormida.

Ma la posizione più avanzata e pitt impo rtante era tra i l Letimbro e la Sansobbia, sul deda lo di impervie colline del Montenotte sovrastanti il Santuario della Madonna. Benchè le fonti indichino il Monte Negino, la conformaz i one dei luoghi rende evidente che il caposaldo doveva trova rsi altrove. probabilmente su ll 'antistante. più elevato c assai più ampio Monte San Giorgio, benchè non vi sia rimasta traccia a lcuna delle trincee. Sul lato settentrionale della cima, alla sorgente dei torrenti Pocapaglia e Rezio. già nel 1795 gli austriaci avevano scavato alla buona una ridotta pentagonale con 400 metri di perimetro, circondata su tre lati da un fossato e con doppio ordine di bocche di lupo. Di fronte e rano altre due ridotte minori legate alla principale da frecce per 12 fucilieri. Sul Monte Negino si trovava invece un'altra piccola ridotta, le cui tracce sono ancor oggi visibili. di forma quadrata. capace al massimo di 60 fctcilieri e aperta alla gola. Una linea di avampost i guardava le provenienze da Dego e Sassello.

Presidiavano la posizione, senza artiglieria, 1.200 uomini della 21 a Mezza Bri gata al comando del brigadiere Henry François Fornasy, un solido c modesto ufficia le francese nato a Vaud nel 1750. ln riserva di settore, presso i l Santuario, si trovava il s uo pari grado Antoine Guillaumc Rampon ( 1759- 1842) con al tri 1.500 uomini.

MONT ENOTIE

L'avanzata di Argenreau (l O- li aprile)

Mentre Sebottendorf e P ittony convergevano su Voltri, Argenteau aveva marciato a raggcra su 3 colonne di 4.000 uomini. La colonna di destra. comandata dal co lonnello Rukawina . puntava su Dego . con il compito di stabilire i collegamenti con l ' estrema ala sinistra di Colli e poi risa l ire la Bormida e forzare Cadibona. Erano 2 battaglioni (IR 49 Graf Pellegrini e 3./IR 50 Graf Stai n) della Bassa e Alta Austria, 3 compagnie ungheresi ( IR 32 Gyulai) e 4 piccoli battaglioni sardi (Reggimenti Monferrato e La Marina, comandati da l brigadiere Avogadro d i Valdengo e dal colonnello Avogadro di Ronco, appartenenti ad una famiglia vercellese filogiacobina). Alla colonna erano aggregati l squadrone di ussari e l'artiglieria divisionale, forte di 18 pezzi. La colonna di sinistra. comandata dal barone Jiccano Josef Philipp Vukassovic ( 1735-1809) doveva valicare il Giovo e ricongiungers i a Varazze con la Divisione di Beaulieu. Argenteau guidava la colonna centrale, diretta verso le alture del Montenotte con l ' intento di scendere nella valle del Letimbro per tagliare l a ritirata ai difensori di

LA 13ATIAGLIA DELLA BORMIDA (26 marLo- 15 aprile 1796) 265

Cadi bona. Durante la marcia. preoccupato di assicurare i collegamenti con Voltri, Argenteau distaccò a Sassello. in retroguardia, il brigadiere Lezeny con i magazzini e metà della colonna e proseguì con 1.500 ungheresi (l. c 2./lR 52 e 2./lR 19) ordinando a Ruk awina di lasciare a Dego l'artiglieria c i 1.500 sardi e di raggiungcrlo sulle colline con 2.200 austriaci (IR 24 Preiss).

Marciando per Giusvalla. Ponte ln vrea e la cresta delle colline alle 3 e meao antimeridiane dell'li aprile Argentcau fece sosta alla cascina Garbazzo. fra Montenotte Inferi ore e J Porri. Mez z'ora dopo sloggiò le vedette nemiche dal Castellano. occupando il Montenotte In feriore c abbouando con J'JR 52 un primo assalto contro il San Giorgio avamposto settentrionale del Negino. lntanto Rukawina , raggiunta D ego e stab ilito il co llegamento con Provera, proseguì fino a Cairo, salì al Montenotte per Ferrania e Monte Porcheria. alle IO sloggiò i francesi dagli avamposti occidentali del Negino (Ca' di Ferré. Croceua. Monte Traversino e Cascinassa) e a mcuogiorno si ricongiun . e con Argenteau.

Allora. dopo aver ordinato a Lc;.cny di coprirgli il fianco sinistro avanzando sulla destra dell'Erro, Argenteau avanzò su Montenotte Superiore c all'una del pomeriggio tentò un seco ndo auacco contro la ridotta nemica, nel frattempo rinfor7ata da Rampon con 900 uomini della 32a sfuggiti per poco all'accerchiamento di Rukawina.

Le Termopili del Negino (Il aprile)

Gli attaccanti erano 3.700. Ruk awina da sinistra e Argenteau di fronte. Sotto la fucileria ne mi ca, Rukawina passò il torrente dell' Acquabuona presso Palaz zo Doria e occupò le alture del Chiodo c del Tavernino. Le due colonne si ricon g iun sero su ll e alture del Monte Prà. dopo averne scacciato i tiragliatori francesi. Ma quando tentarono di scendere il declivo per dare la scalata alle pcndici del San Giorgio. I"IR 52 fu nuovamente bloccato dalla fucileria della ridona superiore. Intanto Lezeny, attardatosi sulle creste del Monte Chiappa e sul colle di Galera, fu bloccato alla Stella dalla 14a Mezza Brigata ( D. Meyni er) e preferì tornare a Sassello, se nza più ricomparire sul campo di battaglia.

Nel tardo pomeriggio Rukawin a tentò un terzo assalto alla testa del battaglione Alvinczy. ma ccdene al contrauacco di 200 francesi. Forna!-.y, che li guidava. ebbe iJ cavallo ucciso. ma Ruka wina . gravemen te ferito ad una spalla. fu costretto ad abbandonare il campo, dopo aver esortato Argenteau a proseguire ad oltranza. anche di notte. Tentarono allora 4 compagnie di croati deJ corpo Gyulaj, che Pro vera aveva distaccato da Saliceto. I croati attaccarono alla bersagliera, avanzando in linee so ttili, ma subirono grav i perdite e finirono come gli ungh eresi. imbottigliati ai piedi della ridotta. al riparo delle fitte siepi di rovo e di un piccolo bosco dì faggi.

Inquieto per non avere ancora ricevuto notizie di Beaulieu. Argenteau prese la disastrosa decisione di andare a dormire alla cascina GarbaZLo. rin viando al mattino seguente la conquista della ridotta. I n tal modo. sottovalutando la reazione di B onaparte, che giudicava sprezzantemente "'un giovinastro", gli concesse tutta la notte per preparare la co ntroffensiva. Fu quello il ve ro " moment o cu lminante'' della battaglia. Se Argentcau. riconoscendo che la sorpresa era fallita. avesse desistito dall'attacco e approfittato della notte per sganciarsi, marciando su Dego per collegarsi con Colli

266 LA GltRRA DELLE AlPI l 1792- 17961

oppure tornando a Sassello per ricongiungersi con Beaulieu, avrebbe indubbiamente certificato il fallimento del l'offensiva su Savona, ma avrebbe salvato la sua Divisione e forse restituito l'iniziativa ali ' intera Armata austriaca. In vece si incaponì nella conquista di quella che egli stesso riteneva "una fortif icazione campale di nessun conto", che ormai non gli avrebbe più potuto assicurare il controllo della strada di Cadi bona.

Le uniche precauzioni , che alla prova dei fatti si rivelaro no del tutt o in sufficienti, furono di guardare il fianco destro e le retrovie facendo coslTuire sulla cima del Bric del Teso ro (o de l Castlas. Castel la zzo) un piccolo ridotto circo lare circondato da un trinceramento a forma di trapezio con perimet ro di l 65 metri, collegato da alt re trincee ai prati della Cascinazza, ci rca 500 metri pil'1 indietro. A presidiare la posizione Argenteau destinò 3 battaglioni stiriani (IR 16 Freiherr Terzy) che in parte bivaccarono sulle pendici del Bric Menao. Altri due austriaci li collocò a sinistra. dall'adiacente Bric del Tavernino al Bric del Porassino (3./TR 50) e a Ca' di Ferré (IR 49). Inoltre ne lasciò un terzo ( IR 24) in retroguardia a Monte Ceretto e Bric Ciaferri, tra Garbazzo e Ferriera, e ne spedì 3 boemi (IR 25 Graf Brechainville) a Sassello per rinforzare lariserva di Leze ny. Rukawina tornò a Dego con gli allTi 2 battaglioni deU' IR 24.

Quanto ai francesi, il nome di Monte Negino finì per entrare nel Pantheon delle glorie nazionali, cancellando que ll o del Monte San Giorgio. dove si trovava il vero caposaldo. Eppure, senza s minuire il coraggio e la tenacia dei difensori, in realtà gli attaccanti furono tenuti a bada soprattutto dal ripido pendio dell'altura. Le perdite d e li ' l l aprile furono infatti molto contenute: appena 2 morti e l O feriti francesi, un centinaio gli austriaci. Nei suoi rapporti Masséna riconobbe che il merito della resistenza era tutto di Fomasy. Ma Rampon, cui la maggiore anzianità nel grado attribuiva il comando nominale, si appropriò della gloria spacciando il Negino addirittura come le Termopili della Francia e consentendo così a Bonaparte di enfatizzare il successo conseguito nel suo primo giorno di comando dell'Armata d'Italia. Mentre Fornas y combatteva, Rampon soprattutto arringava i veterani coi nomi dei loro vecchi battaglioni ( Vengeurs de Pari s , volontari dell'Hérault. del Delfinato, del Nord, dell' Alta Garonna. della Gironda) Si disse poi che Rampon li aveva fatti giurare di combattere fino alla morte e Bonaparte rese immortale quel preteso giuramento imponendolo all'intera Armata d'Italia. li candido Fornasy non fece carriera e morì poverissimo e dimenticato nel villaggio natale. Rampon, al contrario, divenne generale e servì t utti i regimi . finendo Pari di Francia e Gran croce della Legion d'onore .

li "giovinastro'', alla sua prima esperienza di comando tattico d'Armata, non dimostrò ancora. nella battaglia che egli stesso battezzò "di Montenotte", tutto il talento di cui avrebbe dato prova nel proseguimento della campagna d'Italia. Ma certamente anche in quella occasione dimostrò che la decisiva superiorità dell'Armata d'Ital ia s ul nemico stava nella rapidità delie decisioni e dell ·esecuzione degli ordini e nella capacità di coordinare i movimenti delle formazioni tattiche , che a differenza di molte unità austriache, e rano tutte comandate e inquadrate da uomini affiatati e selezionati sul campo. che da due anni combattevano su quel terreno.

LA BATIAGLIA DELLA BORMIDA (26 marzo- 15 aprile 1796) 267
La febbrile nofle dell'Annata d'ITalia

Diversamente dagli austriaci. per i francesi quella none fu insonne e febbrile. Un'ora dopo mcuanotte, sotto una pioggia fitta e ininterrotta, Bonaparte lasciò Savona con Berthier, Sa li ceti e Ma ssé na per raggiungere il posto di comando s u l colle della Casa Bianca. sopra Altare. da dove avrebbe osservato e diretto la battaglia. A Savona. Calice c Vado appena qualche compagnia. Marmont fece da retroguardia attestandosi tra Varazze e Arenzano. con pattuglie di cavalleria '>U Voltri. Da Savona Cervoni san al Negino con 700 rinforzi e 4 peni. !>Cguito da Laharpe e Causse con la 51 a c la 14a, dirette ad appostarsi dietro le colline a destra della Masséna c Mcsnard, raccolte anche le truppe di Quiliano c del Baraccone. scese ro da Allare su Carcare. svolta ndo poi a destra per il Montenotte

Dommartin. Ru sca c Sérurier rimasero di guardia ai passi di Altare. Mclogno e San Bernardo per osservare le truppe di Colli, ma alle 8 del matlino Dommartin doveva essere a Carcare. La marcia più lunga e aspra. da Pietra Ligure al San Giacomo e poi giù per Mallare c Montcfreddo fino a Cairo. toccava ad Augereau. Erano 5.300 fanti ( Brigate Banel, Beyraud. J oubert) con IO cannoni, l mortaio e 400 cavalie ri scelti della Divi s ione Stengel (22 ° cacciatori a cavallo. 7 ° ussari e 5 ° dragoni). Ritardarono la partenza di due o re in attesa di armi ed equipaggiament i e quando arrivarono le scarpe non ci fu più tempo per distribuirle. Mille uomini dovettero marciare sca lzi.

L'accerchiamenro della Brif?ata Argenrau (Montenorre, 12 aprile)

L'onore di attaccare da Nord e da Sud -Ovest la ridotta del San Giorgio s peltava ancora agli ungheresi dell" IR 52: un battaglione dal Monte Prà e uno dal Naso di Gatto. entrambi appoggiati da l cannone. In mezzo. a Ca' di Ferré. erano i croati c i volontari del corpo franco Gyulaj. A Momenotte Superiore era in riserva l altro battaglione ungherese ( IR 19) .

L'assalto scattò all'alba del 12. favorito dalla fitta nebbia. Stavolta i difensori della ridotta superiore fecero scarsa resistenza ritiran dosi quasi subito sul rctrostantc Neg in o . Ma quando ungheresi c croati giunsero finalmente in cima al San Gio rgio. sentirono il sang ue gelarsi nelle vene a ll a vista del vallone stretto e profondo che. sotto il fuoco nemico. dovevano scendere e risalire per attaccare il Ncgino.

Alle 8 del mattino il sole squarciò le brume. Nel preciso momento in cui. già dcci mati. gli ungheresi s i ammassavano nel fondo dell"imbuto. Argenteau vide alla sua s inistra i 16 battaglioni di Laharp e c Cervoni (14a. 46a. 70a, 99a, lODa di linea la e Sa leggere. in seg uito amalgamate a formare l a 5 1a, 52a c 75a di l inea c la 14a legge ra) che scendevano per la val letta del Rio Montegros so. Da qui i francesi s i divisero in due colonne. Quella di s ini stra occupò di slancio Monte Prà. Gli fecero testa sulla colla tra questa altura e Monte San Giorgio. ma furono piegati dalla l 04a, che ricacciò nel vallone anche le riserve de li" lR 52. Contemporaneamente la 2la di linea (poi 17a leggera ) scese baionetta in canna da Monte Negino c riprese il San Giorgio. Laharpe e Rampon uccisero o catturarono molti croati e ungheresi. metà nel vallone sotto il Negino e il resto su Naso di Gatto . Intanto la colonna di destra ricacc ia va i l fianco sinistro austriaco nel vallone di Montenotte e il colonne ll o Nesslinger potè radunare solo 500 uomini. traversando la Sansobbia e ritirandosi verso

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Levante per Repiano c Stella. per ricongiungersi a sera con la Brigata Vukassovic a Varazze.

Mezz'ora dopo, diradata la nebbia, Argenteau scorse alla sua destra altra fanteria nemica. Erano le co lonne di Masséna e Menard che, partite da Altare seguendo l ' attua.le "alta via dei Monti Li g uri' ' (Ca· Bianca, C hi appe e Sella) avevano atteso l'alba a Pian del Melo ( Bri c del Crovo) e stavano adesso attaccando rispettivamente Tavernino ( IR 50) e Menao ( TR 16). Sorprendendo gli stirian i che bivaccavano su l declivo del Menao, il battaglione di si ni st r a di Masséna li scacciò a lla baionetta da Prealina inseguendo! i poi s ulla ridotta del Castellazzo (B ric Castlas o del Tesoro) e alla Casci nassa, mentre il battaglione di destra allargò la falla costringendo il battaglione dell'IR 50 a ripiegare dal Tavernino alla Porassina.

Più a sinist r a 1'8a leggera di Menard si incuneò tra Menao e Tesoro risalendo il rio Pisgni e sboccando tra le casupole di Montenotte Superiore, dove Argenteau sfuggì pe r poco alla cattu r a. Respinto un co ntratt acco deii'IR 19 , 1'8a leggera si gettò nel vallone dell'Erro, ve rso la Ferriera e Montenotte In feriore, cercando di tagliare laritirata al nemico. Tuttavia, dopo aver t enacemente difeso Ca' di Ferré. il battaglione del! 'IR 49 e r a riuscito a sga nci arsi e Argenteau potè riunirlo ai resti degli lR 16, 19 e 50 e ridiscendere l 'E rTO recuperando anche il battaglione (IR 24) rimasto tra Garbazzo e Ferriera. Ma la colonna era tallonata da Laharpe e dallo squadrone di Murat, che fece prigioniere due compagnie attardatesi a Ca ' dell'Isola. Inoltre la linea di ritira t a era g i à minacciata dali '8a leggera e Argenteau dovette aprirsi combattendo la strada per Montenotte Inferiore e Ponte lnvrea. Poi, per rallentare gli inseguitori , dovette sacrificare g li ultimi 500 ungheresi ( IR 19), i quali, lasciati in retroguardia al cas tello di Miog li o, si arresero senza spa rare un colpo.

Sembra che Bonaparte abbia grandemente esagerato la portata della battaglia di Montenotte. In realtà fu sopratt utt o una serie di marce e inseguimenti tra i boschi, senza ve ri scontri e con sporad ici scambi di f uci late. Anche le cifre delle perdite austriache (2.400 morti e dispers i e 2.000 prigionieri) accreditate dalla propaganda napoleonica e ri petute dagli storici militari sono s icura m ente assai esagerate. l documenti francesi st im ano le prop ri e perdite a un centinaio di uomini e quelle nenùche a 700 morti e alcune centinaia di prigionieri. Quelli austriaci ammettono appena 290 morti e fe r iti su 3.500 combatte n ti. Calcolando 1.000-1.200 prigionieri e dispersi , si può stimare un massimo di 1.5 00 perdite austriache. Questa cifra sarebbe del resto confermata dal totale dci superstiti, divisi in tre tronconi: 500 con Nes s lin ger a Varazze . 900 con A rgenteau a Pareto e "alcune ce n tinaia" (600?) a Dego. Questi ultimi si ricongiunsero con i 1.500 sa rd i del brigadiere Avogadro di Valdengo. mentre una pattuglia di 15 granatieri de ll a Marina ebbe l'effimera soddisfazione di catturare un· intera batteria francese.

lnwvim enti francesi e la ritirata di Beaulieu

Scorte le co lonne nemiche in fuga, Bonaparte, Berthier e Saliceti scesero ad Altare, dove si rifocillarono in casa Lodi. Di qui il giovane comandante impartì gli ordini per lo sfruttamento del successo. A Laharpe ordinò di minacciare i resti della Divisione di Argenteau, sv uotare i magazzini di Sassello e poi convergere a sinistra su

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Cairo. Masséna doveva proteggerne il fianco verso Dego e occupare Carcare e la Rocchetta di Cairo. Il generale nizzardo pensò anche di piombare su Dego, ma aveva con sé soltanto la Brigata leggera. 1.200 uomini. Comunque due ore prima del tramonto fece una ricogni7ione e scacciò i 42 ussari in osservazione ali" altura di Santa Lucia. Poi, sfmito, si rassegnò a riposarsi alla cascina di Rocca Pertusa.

Intanto centinaia di soldati affamati penetravano nei casali e nei villaggi alla rice rca di c i bo. Si raccontò che, vedendo passa re Bonaparte. un gruppo di soldati abbouassc una protesta reclamando "pane o congedo!". Alcuni commissari e ufficiali effettuarono requisizioni non autori11ate. Dalle autorità municipali di Carcare e Pallare, che si illudevano di potersela cavare presentando chiavi e complimenti, vollero per l'indomani un tributo di 5.000 franchi ciascuna (quattro giorni dopo toccò a Dego sborsare 24.000 lire c poi altre 36.000).

Secondo i piani prcstabilìti. a sera Augereau avrebbe dovuto accamparsi a Carcare, per poi occupare Murialdo e Millesimo e ricongiungersi con Sérurier sulraltipiano di Montezemolo per tagliare i collegamenti con Ceva: ma a causa dci ritardi. della mancanza di scarpe c delle impreviste difficoltà del terreno dovcue invece bivaccare tra le cime dell'Appennino e i villaggi pedemontani di Calizzano, Biestro. Pallare c Mallare . con fronte verso Murialdo e Millesimo. A Carcare bivaccarono invece il Quartier generale (nella casa di B. Ferrero) e una riserva di 6 battaglioni distaccati dalle varie divisioni. Joubert passò la none a San Donato. Laharpe alla Villa De Mari di Cairo e alla Fabbrica sul Montenotte, Cervoni a Cairo in località Vcsima c Masséna alla Rocchcua. con fronte verso Dego.

Quella notte toccò agli austriaci marciare. Già al mattino del l 2. udendo il cannone oltre le montagne. Beaulieu comprese finalmente che la sua avanguardia non era riuscita a sboccare nella valle del Letimbro e che probabilmente si stava ritirando. Secondo le gazzette, J'anLiano generale avrebbe esclamato di essere ··rovinato, disonorato"; ma non già per la sconfitta che ancora ignorava. bensì per non essersi trovato con i suoi prodi sul campo di battaglia. Come che sia, Beaulieu cercò di sostenere Argenteau. rimandandogli subito indietro i 3 battaglioni di Vukassovic che. attraversato Monte Fajola e il colle del Giovo. avevano già raggiunto Varazze. Ma Beaulieu era già talmente agitato che sbagliò perfino l'ordine per Vukassovic: gli !>crisse di raggiungere Dego entro "il giorno 14"'. ma intendeva dire l'indomani cioè il 13.

Va osservato che in quel momento Beaulieu non era ancora battuto. Se se si fosse gettato in forze su Sassello- Dego e Savona-Cadibona. avrebbe i france!.i alle spalle. come poi dimostrò il facile s uccesso della piccola colonna di Vukassovic: e inoltre avrebbe potuto sfruttare, sia pure non immediatamente. la cospicua forza della Divisione Colli. Ma a spcdirgli corrieri, come pure a informarsi della sorte di Argenteau, non pensò neppure. Non perchè fosse necessar iamente vile o inetto: e neppure soltanto perchè era oggettivamente condi;ionato dalla sua fanteria educata in piaaa d'armi. vistosamente incapace di attaccare in terreno collinare, senza ordine chiuso né appoggio di fuoco, e di reggere il confronto con la superiore iniziativa tallica delle picaresche fanterie repubblicane. Ma soprattutto perchè lo scopo strategico del la sua offensiva su Savona non era di battere i francesi, ma so ltanto di allontanarli da Genova. E, ormai questo vantaggio aggiuntivo, ricmcrgeva l'assoluta priorità austriaca. cioè queHa di difendere le tre pianeforti strategiche che coprivano Milanese e Piacentino.

270 LA G U ERRA DELLE ALPI <179 2-17961

Perciò alle altre forze Beaulieu ordinò di risalire in gran fretta il Turchino e la Bocchetta per stabilire una linea di arresto nelle retrovie di Argenteau: Pittony a Ovada e Sebottendorf a Bi stagno, Terzo e Acqui, riunendovi fino a 23.000 uomini e 69 cannoni che rimasero inutili zzat i per tutto il resto della battaglia. Gli va comunque dato atto che impartiti gli ord.ini, si diresse poi il più celermente possibile verso la Bocchetta con l'intenzione di portarsi a Dego e organizzare personalmente la resistenza del caposaldo, destinato unicamente a coprire la ritirata, come era avvenuto nel 1794. Ma presso Rivarola, proprio a causa dell'eccessiva velocità, si ruppe una ruota ribaltando la carrozza generalizia. Dopo alcune ore il comandante in capo alleato poté proseguire su lla carrozza prestatagli dal conte Girola, ambasciatore austriaco a Genova, ma il ritardo gli impedì di raggiungere Dego in tempo per la battaglia.

COSSERIA

Le mosse di Provera e la ricognizione di Colli (notte aprile)

Come si è accennato, anche la Brigata austriaca Provera, che si trovava tra Saliceto e Camerana con distaccamenti a Millesimo e Cosseria, aveva sostenuto la Divis ione Argenteau con 2 dei tre battaglioni del corpo franco Gyulaj, uno catturato nel vallone del Negino e uno spedito di rinforzo a Santa Lucia di Dego . Nel pomeriggio del 12 il capitano Miglietti, tornato da una ricognizione verso Montenotte , informò Provera che la situazione era g rave. Dimostra nd o coraggio e ini z iativa, il generale abbozzò un diversivo con i 1.200 italiani e i 500 croati che gli restavano, ma, re sos i conto che ormai il nemico stava di lagando, si ritirò a Nord della strada per Ceva, occupando Milles imo e Cosseria.

Colli seppe dell.a sconfitta la sera stessa del 12 aprile. Diversame nte da Provera scartò l'idea di creare un diversivo in Val Tanaro e marciare in forze verso Dego. preoccupandosi so ltanto di proteggere Montezemolo, avamposto occidentale del campo trincerato. Durante la notte il brigadiere Vitali si attestò con mille provinciali di Acqui a Murialdo, per osservare le provenienze da Calizzano e Biestro e coprire Millesimo e Montezemo lo. Colli e Bellegarde schierarono altre 3.000 truppe scelte (l o e 3° granatieri, 2° cacciatori, Granatieri Reali , cacciatori ni zza rdi e franchi di Canale) tra Paroldo e Cengio Alto, alle spalle di Montezemolo e Millesimo. Piantata a Cengio una batteria in posizione dominante e due avamposti al Colle di San Giovanni e al Monte Orgino. Colli ordinò al 3° granatieri di "marciare s ubito a Cosseria ... e di difenderla a ogni costo'· e alle 22 scrisse a Provera: "se il nemico avanzerà verso Cosseria invierò altre truppe a Cengio per sostenervi".

Il 3° granatieri contava 21 ufficiali e 548 uomini dei Reggimenti Monferrato, La Marina e Susa. Da appena una settimana il comando era stato assunto dal neopromosso tenente colonnello filippo Del Carretto. Ora la guerra gli dava l'occasione di combattere letteralmente pro aris etfocis: la natia Camerana e il nuovo focolare domestico di Pareto, dove Argenteau aveva appena piantato il suo precario quartier generale.

LA I:!ATf'AGLIA DELLA BORMIDA (26 15 aprile 1796) 271

Ln sfondamellfo al centro (Millesimo. mattino del l 3 aprile)

All'alba del 13 ap rile Augereau e Menard avanzarono contro Mille::.imo. La Batteria sarda di Cengio Alto sparò qualche innocua cannonata in direzione dell'Sa Leggera che marciava da Bi estro in direzione della stretta. l 1.200 ·'italiani" del Reggimento Belgioioso si ritirarono, lasciando un centinaio di prigionieri (anche qui due e migrati francesi preferirono suicidarsi piuttosto c he cadere vivi nelle mani dei repubblicani). Da Cengio i cacciatori nizzardi e poi anche il 2° cacciatori fecero un timido tentativo di soccorrerli. ma furono respinti dalla 39a di Linea (Bey rand) e poterono sa lva rne soltamo un centinaio. La co mpagnia cacciatori ni zza rdi Laroque. appostata al Bric Orgino. riuscì a ritirarsi per Roc cavignale e a raggiungere MontCLCmolo. li 3° granatieri trovò Millesimo già occupata dai francesi e dovette attraversarlo alla baionetta per proseguire su Cosseria.

Intant o Prover a, rimasto col capi tano M arton it z e l'aiutante di campo Marziani. aveva raccolto 500 croati c granatieri (7 compagnie e meao) in colonna serrata e cercava di guadagnare Cengio Alto. Ebbe però la sgradita di trovare la st rada sbarrata da Joubert (l /3a leggera e 115 l a di l i nea: poi fuse a formare la l8a di linea) e dovette allora aprirsi il varco alla baionetta verso Cairo e D ego. Però. giunto alla Bormida. non potè guadarla a causa della piena e dovette tornare indietro. guadagnando l'erto pianoro sopra Cosse ri a (g ià pre sid iato, sembra, da l capitano di milizia Paol o Viglietti).

Ban cl e Quénin. che avevano già occupato il villaggio di Cosseria. ))piccarono subito i tiragliatori a circondare il pianoro, mentre Joubert marciava per aggirarlo. Proprio a ll ora sop raggiunse l'avanguardia del battaglione Del Carre tto. 180 granat ieri di Monferrato (capitani Albrion c Corte) che assalirono il fianco di B anel consentendo alle altre 4 compagnie di raggiungere il castello. Riprcsisi rapidamente dalla sorpresa, i francesi si gettarono contro i granat ier i di Monferrato. Dal pianoro scese a recuperarli il capitano Rubin. che però fu subito ferito mot1almente. La compagnia Corte fu circondata e catturata. L'altra riuscì invece a sganciarsi c a guadagnare il pianoro. Per questo episodio furono poi decorati di medaglia d'argento il sergente "Confiance". i capora li Rossi e Murra c i granatieri Firé, Rainet e P ouccl.

L'ultimo t·aposaldo alleato (Cosseria, 13 aprile)

Dopo breve consultazione. Provera c Del Carrello decisero di trincerarsi tra le rovine del vecchio costruito contro le incursioni saracene e demolito nel 15 36. La cinta este rna aveva la forma di un bastione triangolare. con il vertice a Nord-Est e con una roccaforte addossata al centro della base. Tresti delle due cerchie interne non erano utiliaabili, pcrchè le mura erano troppo alte e prive di feritoie. ma sulla base e ai lati la posizione e ra s uffici ente ment e protetta dai ripidi fianchi del pianoro c dalla cerchia esterna. Il punto debole era invece il lato nord-occidentale. dove la muraglia esterna era crollata c le macerie avevano attenuato il dislivello del terreno. formando un piano inclinato che invitava all'assalto. Ma il pietrisco aveva tenuto lontana la vegetazione. offrendo al un ottimo campo di tiro. mentre la base della muraglia sporgeva ancora di circa un metro. abbastanta da consenti re al capitano del genio

272 L\ GUERRA ALPI ( 1792-1796)

Manonitz di fortificarlo con sassi e paliu.ate. Protetti da quel riparo. potevano sparare soltanto l 00 uomini alla volta. c poichè si faceva fuoco a 40 passi e occo rre vano 40 :-.econdi per ricaricare l'arma, in teoria il rischio degli assalitori si riduceva a una -;ola scarica di 100 pallottole. cioè a una cinquantina di perdite. Ma i difensori erano addestrati a far fuoco a plotoni alternati. quadruplicando così gli effetti del tiro. La loro vulnerabilità non stava dunque nella posizione. ma nella sca rs it à di acqua, viveri e munizioni: i granatieri. meg lio attrezzati dei croati. avevano una dotazione individuale di 40 - 50 colpi. 2 pagnotte c l borraccia piena. l difensori e rano 988. metà granatieri sardi e metà ' croati.. (inclusi fra questi ultimi alcuni volontari stranieri).

Alle 9 erano già circondati da 4.000 francesi: 2 battaglioni leggeri (3a e 8a MB ) e 17 di linea (39a 45a. 46a. 51 a. 69a. 84a e IOOa MB). Fu il capobrigata P ierre Banel ad intimare la resa. Pe r ragioni mai chiarite. invece di Provera gli rispose Del Carretto: .. sacile: que vous are: à fa ire avec /e:, grénadiers piémonrais. qui ne se rendem jamais". Può che il vecchio Provera sia stato messo di fronte al fatto compiuto dall'iniziativa del giovane ufficiale alleato: ma in seguito fu lui in persona a rifiutare altre due intimazioni di resa incondizionata.

A ll e l O, seccato de ll'i mprevisto r itardo. Bon aparte arrivò di so rpresa alla cascina La Manta e ordinò a Banel di attaccare. Verso le Il la mezza brigata di Joubert (3a/51 a) cominciò a inerpicarsi verso il castello, ma una micidiale scarica a 20 metri dimostrò che l'impresa sarebbe :.lata sanguinosa. Sospeso l'attacco frontale. Bonaparte valutò l'opponunità di lasciar perdere quella posizione secondaria. limitando!>i a bloccarla per proseguire la manovra su Ceva. Ma i movimenti delle sue truppe erano più lenti e confusi del previ!>to c permaneva il rischio che Colli e Beaulieu riprenl 'i ni ziativa cercando di accerchiarlo, cosa che avrebbero potuto e dovuto fare se non avessero già altrimenti.

Mentre valutava il da Bonapane intese rumori di battaglia alla sua ala sinistra. Co lli aveva infatti spi nto una ricognizione su Millesimo. dove la Brigata Beyrnud fu impegnata prima dai cacc iatori Nizzardi poi dal 2° cacciatori di Colli di Felizzano. Intanto i 900 superst iti del Reggimento Belgi oioso muovevano da San Giuliano ve rso la Rocchella di Cengio. sostenuti dal Reggimento granatieri Yarax. la cui avanguardia (2 compagnie) aveva raggiunto Cengio Alto scontrandosi con la Brigata Menard. Temendo erroneamente un attacco in forze. Bonapane decise di ponarsi subito a Cengio. eliminando però prima possibile quella imprevista spina piantata in mezzo alle truppe francesi. ora non più soltanto ma anche pericolosa. Prima di muoversi fece egli l'ultimo tentativo di ottenere la resa senza combattere. Poco prima delle 14 un parlamentare recapitò a Pro ve ra un arrogante biglietto del ge neralissimo che gli intimava la resa incondizionata entro un quarto d'ora, pena lo s terminio a fil di spada.

Ma su Provera e Del Carrello l'eco delle fucilate avevano avuto un effetto oppo!.tO. rincuorandoli a resistere ad oltranza. Se non altro per guadagnare tempo. Pro vem cercò ancora di negotiare, ponendo come condizione di potersi ritirare con l'onore delle armi. B onapane commi!.e r errore di cedere alla rabbia contro un avversario disprezzato che di punto in bianco si pennetteva di resistergli c addirittura di scimiottarc l'ineguagliabile valore francese Ah, vuoi imitare Rampon? ebbene cannonate!" commentò furente in italiano. Subito dopo ordinò ad Augereau di prendere la posizione a ogni costo e partì per Cengio a dorso di mulo. Vi rima se poco giusto il

LA BATTA<ìi.IA l)f:LLA BORMIDA ( 26 maun 15 :oprolc 1796) 273

tempo di rassicurarsi su lla sca rsa co nsis tenza delle forze sa rde. e poi tornò al quartier generale di Carcare per con trollare la riserva e la silllatione di fronte a Dego.

Augereau era tutt"altro che impaziente di infliggere ai s uoi uomini un massacro c he forse si poteva ancora evitare. Partito Bonaparte. accettò un abboccamento chies to g li da Provera, ma nono stan te la buona volontà non potè concede rgli ciò che il generale in capo aveva negato. Il breve rinvio gli consentl però di provare con !"artig lieria. Ma il terreno era maledettamente difficile: dopo m o lti sfo rzi riuscì a piauare 2 can noni da 4 presso la cascina della Braida, a distant.a utile ( 120 metri) per battere l'angolo nord -occidentale del castello. dove la cinta esterna era ancora in piedi. ma in un punro così inadatto che i colpi s i limitarono a sbrecciare appena la solidissima muraglia medievale. Non c'era dunque che da rassegnarsi ad ordinare l'attacco generale su tre colo nn e, Quénin co n la 18a contro !"angolo sud-orienrale ove si trovava la porta del castello, le altre due nel più vulnerabile cd esteso tratto settentrionale (J oubert al centro con la 3a leggera, Banel a sinistra con 2 battaglioni della 39a e 51 a. che sa lirono al castello in un cupo silenzio coi fucili a "c rocia tet ") .

A ll e 4 del pomerig g io le brigate avanzarono a passo di carica. TI fuoco a plotoni alternati fece strage, sop rattutto nella 3a che avanzando dal contrafforte del Bric Al bèri dovette costeggiare un buon tratto di mura sotto il fuoco d'infilata dei difensori: Quénin cadde tra i primi. dopo di lui uno dei capibattaglione. il savo iardo R iondet. feriti gli altri due (Serre c Arnaud). Al centro Joub ert cadde ferito in fronte da una sassata. Lo riportarono indietro credendolo morto. Ferito alla testa anche il giacobino s iracusano Pasquale Matera. s uo amico e aiutante di campo. Soltanto 7 uomini arrivarono alla porta. mentre già la colonna ripiegava con 116 morti c 206 feriti. Sull'angolo opposto, quello della Braida, la colonna Banel venne falciata a 30 passi da due scariche di l 00 proiettili c sass i c , cad uto il comandante, dovette ripiegare.

A l seco ndo tentativo un pugno di a udaci ragg iun se le pa li 2zatc sarde cominciando a sradicarle. Per rispamiarc le pre z iose munizioni, Del Carretto li contrattaccò a ll'arma bianca e a sassa te. Eg li stesso ne infilzò due. tre finirono accoppati col calcio del fucile. altri due caddero ai suoi piedi prima che una fucilata lo prendesse al petto. Il granati e re Baroni. tre volte ferito, guadagnò la medaglia d'oro portando al sicuro il cadavere del comandante. Per non demoralizzare i granatie ri. g li ufficiali dissero che era so ltanto ferito e li incitarono a vendi carlo co n un contrattacco all'arma bianca. I francesi si ritirarono in di so rdine, coperti dal battaglione di Louis Suchet ( 1772-1826), futuro maresciallo di Fran c ia. Ultimo a ritirarsi fu il granatiere savo iardo Jean Génin detto ·'Milhommes··: ammirati dal suo coraggio, i difensori g li dettero il tempo di rinfrescarsi e bere alligagnolo che bagnava le mura. Era stato un attacco s uicida: in appena un quarto d'ora, ben 300 morti c 600 feriti. inclu se le perdite della 18a.

Lo sca mbio di fucilate co ntinuò sino al tramonto. A sera Augereau offerse nuovamente la resa , ma riuscì solo a co nc o rdare una tregua di due ore per raccogliere i feriti. tra cui gravemente Martonitt., c seppe llire i morti. tra cui un capitano croato. Le perdi te erano state 150 le austro-sarde. forse addirittura il decuplo quelle francesi. l barellieri fran ces i socco rse ro anche i feriti nemici. fatto a quetrepoca non abituale, e qualcuno rega lò perfino acqua e bi sc otti ai difensori del castello.

Qui la notte riapcrse qualche s peranza. Provera e il capitano dei granatieri La Marina Giovanni Tibaldé, succeduto in comando a Del Carretto, facevano ancora affidamento sui 1.800 austro -s ardi (Be lg ioioso e Varax ) che al mattino avrebbero dovu -

274 LI\ GuERRA DELLE ALPI c1792-17961

to attaccare da Roccavignale e Cengio. Un valoroso caporale dei granatieri provinciali di Susa si offerse come staffetta e passò le linee travestito con l'uniforme di uno dei nerrùci uccisi. Non se ne seppe più nulla: probabilmente fu scoperto e, in base alla legge di guerra. fucilato s ul posto.

In effetti Colli aveva assistito all'attacco su Cosseria dalla Crocetta di Montezemolo e aveva cercato di sostenere Provera facendo attaccare g li avamposti nemici di fronte alla Crocetta dai granatieri del cavalier La Tour. Tornato a Ceva, alle 20 gli aveva s pedito in rincalzo anche il battaglione austriaco Strassoldo e aveva scritto a Beaulieu per infonnarlo della situazione di Provera e della sua intenzione di tentare un nuovo attacco il g iorno seguente.

La resa di Cosseria e l'abbandono di Montezemolo (14 aprile )

Ma anche i francesi si preparavano a imporre la resa di Provera e ad eseguire finalmente la prevista manovra su Montezemolo. Dopo il tramonto la mezza brigata di Menard sost ituì a Cosseria 1'8a/51 a di Joubert , mandata in riserva sulle alture di Biestro. Di fronte al castello scavarono trincee e piazzarono una batteria dì 2 obici, protetta da due grandi botti riempite di terra, per bloccare eventuali sortite. Menard, Sérurier e Rusca trascorsero la notte a Milles.imo. Ormea e Calizzano: al mattino il primo doveva scacciare da Cengio la colonna di soccorso sarda e respingerla verso Montezemolo, il secondo scendere la Val Tanaro e il terzo occupare il contrafforte tra il Tanaro e la Bormida di Cengio, difeso dall'avamposto sardo di Murialdo.

Il contrattacco di Menard scattò alle 6 del mattino , proprio mentre Colli ordinava al Reggimento Vercelli di marciare per la cresta verso Cosseria, sperando ancora di poter facilitare una sortita di Prove ra mediante un attacco notturno contro i posti nemici. Invece in quel momento Augereau stava offrendo a Provera la resa con gli onori di guerra e la libertà s ulla parola per i soli ufficiali. Un'ora più tardi, informato che l ' avanguardia austro -sarda si stava ritirando su Montezemolo, rinnovò l' intimazione accordando un quarto d'ora. A quel punto Provera decise di accettare , chiedendo la libertà sulla parola anche per i sottufficia li . Augereau gli venne incontro , accordandola ad un sergente per compagnia nonchè a 2 volontari cadetti del Reggime nto Monferrato, all'ordinanza del generale e agli ufficiali medici. In segno di rispetto Augereau firmò la capitolazione sulla sinistra del foglio, lasciando a Provera la destra, il posto che secondo gli usi di guerra spettava al vincitore.

Il comandante dei g ranatieri di Saluzzo, attestati a Roc cavigna le, comprese dal rullo del tamburo che Cosseria si era arresa e ne informò Colli, il quale alle lO sospese l'operazione ordinando la ritirata . Prima di partire il presidio sfilò in armi dava nti alla tomba di Del Carretto e molti vi gettarono sopra le loro insegne di granatiere. Uscirono a mezzogio rno , marciando in armi. a bandiere spiegate e tamburo battente, sino a Carcare. Qui la truppa fu disarmata, proseguendo prigioniera verso la Francia. Gli ufficiali furono invece ric ev uti da Bonaparte. che li rimproverò a s pramente per essersi ostinatì in un'inutile difesa c avergli ucciso barbaramente due generali e il fiore dell'esercito. Ciò non gli impedì poi di in vi tarlì a cena. Li trattenne alcuni giorni presso eli sé per ragioni di scu rezza e poi, cedendo ai loro solleciti, li fece rimpatriare via Savona e Genova

LA BA1TAGLIA DELLA BORMIDA (26 marzo - 15 aprile 1796) 275

Intanto Sérurier scendeva il Tanaro occupando Bagnasco e Battifollo cRusca marcia' a per Caragnetto e i Giovetti verso Murialdo. Sulla loro direttrice erano sohanto piccoli avamposti presidiati da 2.000 uomini. Erano in tutto cinque battaglioni. 2 di Acqui a Muriald o c 3 di granatieri appena ripiegati da Cengio a Montezemolo, comandati rispettivamente da Vitali e BeJlegarde. Ad entrambi Colli aveva ordinato di non impegnarsi in combattimento e ripiegare su Ceva in caso di attacco. li primo ad essere attaccato fu Vitali. Alle l l del 14 apri le i tiragliatori di Rusca occuparono senza colpo ferire la piccola ridotta Maramazzo, dove fecero 60 prigionieri. La ridotta della Croce di Tia, lOO uomini e 2 cannoni, tirò qualche salva, ma bastò prenderJa di infilata con 2 pc7 ti someggiati per indur! a alla resa. Maggiore resistenza fece la terza ridotta. alla Croce di Murialdo. dando il tempo a Vitali di sganciarsi c raggiungere la Cevetta per CastelnuO\o e Perl o.

L'avanzata di Sérurier fu meno decisa. dato che in quel momento il massimo sforzo francese si stava esercitando in direzione di De go. Di conseguenza la Divi sione si limitò ad attestarsi nell'Alta Val Tanaro, senza spingersi fino alla Cevctta. Colli ne fu nondimeno impressionato, c a notte ordinò anche ai granatieri di Montezemolo di ripiegare a scag l ioni su Ceva. Al mattino del 15 la retroguardia di Bellegarde trovò Noceto già occupato dall"avan g uardia di Séru r ier (Brigata Fiorella). Tgranatieri cercarono di aprirsi il passo con un attacco alla baionetta, ma furono in gran parte catturati e solo pochi superMiti riuscirono a raggiungere le linee amiche.

Il caposaldo di Dego

Alle l J del13 aprile. mentre Provera si chiudeva a Cosseria e Laharpe giungeva a Cairo. Masséna aveva abbozzato un primo tentativo di prendere Dego. avanzando la 21 a c la 70a di linea ag ii avamposti meridionali del borgo e spedendo una colonna ad aggirarlo da destra. Ma i cannoni austriaci avevano impedito alla 70a di Cervoni di guadare la Bormida all"altcua di Vermenano per aggirare da sinistra. costringendola a tornare indietro per pa!.sare il fiume più a monte, al ponte della Rocchetta Facendo la spola a dorso di mulo tra Cosseria, Carcare c Cairo, durante la giornata del 13 Bonaparte aveva in<.:ontrato Masséna due volte e la seconda aveva deciso di sol'a zio ne e ritirare le avanguardie, da un lato impre ssio nato dalle informat.ioni sul nemico fornite dai di sertori e confermate dall'effi<.:acia delle artiglierie aus tr i ache, dall'altro costrcllo dal la necessità di riordinare e rifocillare le truppe di Laharpe c poi dalla deci sione di tenerne metà in riserva a Cairo ( Brigata Dommartin). data l'incerta situazione di Cosseria. Bonaparte temeva inoltre le capacità del generale Rukawina. ignorando che a causa della grave ferita aveva cedu to il comando di Dego al brigadiere sa rdo Avogadro di Valdengo.

Se si tiene conto che l'attacco contro Dego cominciò effettivamente alle 2 del pomeriggio del 14 aprile, in definitiva Bonaparte concesse suo malgrado a Beaulieu un vantaggio di 36 ore per riprendersi dalla sconfina e mar<.:iare in forze su l caposaldo. Ma il suo avversario lo sprecò se nza concordare, come Bon aparte temeva, un con-

276 LAGI.Jf RRA DEI.I.I:: ALPI l 1792- 17961
DEGO

trauacco a tenaglia con Colli c scnLa neppure tentarne uno autonomo, benchè. come s i è detto. già il 13 avesse concentrato 23.000 uomimi e 66 cannoni fra B osio. Terzo. Acqui e Ovada.

Man mano che arrivavano Bcaulìeu lì faceva proseguire per Spigno. tanto che al momento de li' attacco Argenteau disponeva di 7.600 uomini e 18 can non i. senza contare i 3.500 di Vukassovic in marcia da Sassello. per un totale dì 14 battaglioni aust riaci e 4 sardi. A sua volta, pur senza muoversi da Pareto e senza esercitare alcuna effettiva azione di comando, Argenteaulì avviava su Dego alla spiccio lata, ma l solo battaglione carinziano ( I R 26 Freìherr Wilhelm Schroeder) fece in tempo a rinfor?are i 1.800 sardi e croati che tenevano la posizione. L'attacco francese sorprese infatti 4 battaglioni a Sassello. 2 a Mioglia. l a Pareto, l a Malvicino. 3 a MonteaJto '>UIIa strada di Spigno e l ancora ad Acqui.

Diversamente dalla battaglia del 21 settembre 1794, il perno della difesa austriaca non era a Supcrvia. bensì sulla riva opposta. sulle alture a Nord-Est del ponte fiancheggianti la strada di Spigno. Durante l'occupazione austriaca d el 1795, l"ingcg ner Ceresa aveva s teso un piano per fortificare il caposa ldo . Ma le opere erano state appena abbozzate c l'unica già in piedi era una ridotta in pietra, senza fosso, sul brìc Casan, sop ra la frazione Magliani, sulla cui piazza erano altre 5 ridotte provvisorie.

La posizione era appoggiata a sinistra sui Bric Sella e Poggio, protetti dal sottostante vallone di Lovi: e a destra sul Bric Rosso. Capisaldi avanzati lungo lo stradale. erano al castello e alla frazione Costa, coperti dal Ri o Grillaro e con avamposti a Bormida, ponte di Dego, Vermenano. Bric Santa Lucia, Costa lupara e Bri c Marco. Jl comandante, conte Avogadro. aveva destinato il Reggimento La Marin a al Bri c Rosso c alla ridotta Casan (Ceresa), i carìnziani ( IR 26) alle ridotte di Magliani e il battaglione Monferrato a Costa. Al caste llo erano 100 emigrati francesi arruo lati nel corpo franco Gyulaj , al vallone dì Lovì i croati . con picchetti spa rs i in tutti gli avampos ti. Erano circa 3.000 uomini, ben appoggiati da 16 o l 8 pezzi che- dai Bric Casan, Groppo, Sella e Poggio. da M onte Gerolo, dalla Cascinazza e dal Castello - battevano la sponda si ni stra del fiume c le strade occidentali verso Spigno, Giusvalla, Montenotte c Cairo.

f..a distrw;ione del centro austriaco (Dego, pomeriggio de/14 aprile)

Per sfuggire alle artiglierie, il piano di Bonaparte prevedeva un'ampia manovra a ten agl ia con due Divisioni di 4.000 uomini. Quella di Mcynìer, al diretto comando di Ma ssé na, doveva ci rcondare le colline dì Dego , mentre La ha rpe doveva portarsi sulla riva sin ist ra della Bormida c prendere la posizione alle spalle. Le truppe mossero di buon ·ora. ma obbligate a compiere un lungo giro e per aspri solo a mezzogiorno raggiunsero le posiz ioni dì partenza. Alle 13 arrivò Bonaparte con la notizia della resa di Cosseria c ordinò l'attacco.

Mentre la forza d'attacco si schierava. quella destinata a fare da incudine sfilò all'estrema destra fuori vista c portata dei cannoni. pas ando per Ca' dì Nicolina. Chiaffonì e Gerini. Qui e Rondeau si sepa rarono. Il primo sfi lò con 800 uomini sui fianchi dei Bric Se lla c Poggio per attestarsi ai piedi di Monte Gerolo, da

LA 13AiìA<ìl.ll\ DELLA BORMIDAC26martu aprile 17961 277

dove doveva concorrere all'attacco di Masséna contro le ridotte di Magliani e Bric Casan. Rondeau con altri mille andò a tagliare la strada di Spigno occupando i Bric Sodan e del Caret. Fece appena in tempo a sbarrare la strada al battaglione di testa (appartenente al famoso lR 4 Deutschmeister!) della colonna di rinforzo che da Squaneto si stava portando a Dego e che, per fortuna di Bonaparte, cedette al panico. Infatti dopo un breve scambio di fuci late g li austriaci ripiegarono in disordine sul Bric Chellini, perdendo due insegne e trascinando anche gli altri 2 battaglioni in una vera e propria fuga verso Spigno

Tntanto Masséna, partito dal Coletto con 2 .300 uomini e guadato il Polovero, aveva sloggiato i croati da Yermenano e Costalupara e piazzato 2 cannoni sul Bric Santa Lucia, tirando a mitraglia sul nemico e dando tempo a Lasalcette di attestarsi più a monte del Grillaro. Alle 3 del pomeriggio Masséna riprese l' attacco. varcando il Grillaro e salendo al Castello e al Bric Marco. Da qui piombò su Costa . catturando di sorpresa l'intero battaglione Monferrato e sbucando proprio di fronte alle cinque ridotte di Magliani . Riunitosi poi con Lasalcette, un'ora prima del tramonto dette l'assalto a Monte Gerolo, i cui difensori si ritirarono a Magliani.

Nelle stesse ore Laharpe aveva passato la Bormida al ponte della Rocchetta, ridisceso il fiume per la riva sinistra fino al Pianale e occupato l'avamposto nemico di Borrnida . Piazzati 6 cannoni da 8 a Supervia e a Bormida, i francesi avevano poi cominciato a battere il castello, perdendo però un pezzo centrato dai cannoni austriaci Alle 15, in concomitanza con l'attacco dell'ala destra, scattò anche Laharpc, guadando la Bormida aPra Marenco con 3 battaglioni della SI a e 75a. Boyer condusse il 3°/Sla a tagliare la ritirata al nemico, seguito da Stengel con 400 cavalieri scelti. Causse e Cervoni, con gli altri due, serrarono tra prato della Riva e cappella di San Rocco e, sotto le cannonate, dettero l' assalto a Villa del Piano e al Bric Rosso.

Riunitisi poi con Masséna e Lasalcette, dettero insieme l 'assalto finale, travolgendo le ridotte di Magliani e poi quella del Bric Casan. Il Reggimento La Marina riuscì a ripiegare in ordine dietro il torrente Laburio , ma giunto al monticello di Scazzone si arrese a .Boyer. Gli altri reparti si gettarono invece per il vallone delle Cassinelle cercando di raggiungere la strada di Spigno: inseguiti da Stengel, finirono in bocca a Rondeau che li attendeva ai Pini.

Non era ancora finita. Da Spigno stavano infatti arrivando nuove riserve di Argenteau. Toccò a Laharpe e Boyer volgerle in fuga ignominiosa oltre Spigno. Scorgendo dali 'os servatorio la fuga del nemico, Sali ceti esclamò: "l'Jtalie est à nous! ". Novant'anni prima quella frase fatidica l'aveva pronunciata. ma in tedesco ("/talien ist unser") e con maggior merito e fondamento, il principe Eugenio dopo la vittoria di Torino del 7 settembre 1706. I francesi persero soltanto 200 uomini, gli alleati 350 morti (in massima parte croati o emigrati francesi fucilati dopo la cattura) e 2.500 priginieri, di cui 600 piemontesi, nonchè 5 cassoni e 13 cannoni che gli austriaci avevano tentato di salvare incolonnandoli sulla strada di Spigno.

L'ultima fatica di quella giornata che sembrava decisiva, fu un breve consiglio di guerra a Carcare. Qui, convinto di aver sufficientemente neutralizzato gli austriaci. Bonaparte prese la decisione di marciare contro i piemontes i c per l'indomani ordinò a Laharpe e Dommartin di raggiungere Augereau per marciare insieme su Montezemolo, mentre l'artiglieria e una riserva di 50.000 cartucce dovevano portarsi a Millesimo. Masséna doveva sorvegliare la strada di Acqui e Meynier presidiare Dego. Nel -

278 L A GUERRA DEL L e ALPI (1792 -1796)

le stesse ore, furente di rabbia e di amarezza. imprecando contro Bonapa1te e contro Provera, Argenteau abbandonava Pareto e con gli ultimi 3.000 uomini che gli restavano ripiegava su Spigno e poi su Bistagno presso Acqui.

Vukassovic (ancora Dego, mattino del 15 aprile)

Intanto a Dego la disciplina crollava. .1 reparti francesi erano talmente frammischiati e gli ufficiali talmente esausti che non riuscivano più a controllare i loro uomini. Quelli che ne avevano ancora la forza svaligiavano le case ingo zzandosi e ubriacandosi. Meynier, in preda ad un attacco di gotta, era assente. Le strade erano ingombrc di carreggio e di rutiglieria, le postazioni appena sorvegliate. Poco prima dell'alba cominciò a piovere a dirotto e le sfortunate se ntinelle degli avamposti trascurarono la sicurezza per cercare riparo.

Assorbito dai preparativi per l'attacco dell"indomani contro l 'Ala dei sardi, anche Bonaparte si era dimenticato di Vukassovic che, risalito il passo del Giovo eridiscesa la vaHe dell'Erro fino a Sassello, aveva raggiunto anche Ponte lnvrea e, secondo gli ultimi ordini ricevuti, stava marciando su Dego. I n due giorni la Brigata aveva coperto 40 chilometri di alta collina, marciando sop rattutto di notte, nascos ta dalle tenebre e dalla pioggia all'avvistamento nemico.

Erano 3.500 uomini, cioè 2 battaglioni confinar i (GziR 4 Szluiner Carlstaedter) e 2 ungheresi ( IR 19 Alvinczy e IR 39 Nadasdy) rinforzati st rada facendo da 500 austr iaci (JR 24 Preiss ) del tenente colonnello Lezeny reduce dallo scontro del Montenotte. Fu Lezeny, che faceva da avanguru dia, a catturare il piccolo pre sidio già posto dai francesi a Mioglia. Spintosi poi a Giusvalla, alle 9 di se ra incontrò c aggregò anche qualche centinaio di su perstiti del presidio di Dego , tra cui un numero imprecisato di sardi, che lo informarono della situazione. Malgrado ciò, Vukassovic decise di marciru·e su Dego.

Molti s torici militari hanno espresso meraviglia o addirittura biasimo per questa decisione temeraria Era invece la decisione più logica e per questo fu coronata da uno sfac ciato successo. Vukassovic ignorava la si tuaz ione e la sua colonna era sfinita da due giorni di marcia. Retrocedere significava negarle cibo e riposo ed esporla a possibili rastrellamenti nemici. Inoltre la caduta di Dego non significava necessariamente che i l grosso delJ 'Armata fosse già stato sconfitto, ma forse soltanto cbe non era arriva to in tempo, come in effetti era avvenuto. Jn tal caso era ragionevo le immaginare che il giorno dopo Beaulieau e Sebottendorf avrebbero attaccato. facendo conto proprio su Vukassovic. Quanto ali' esito dell'attacco, anni di guerra contro i turchi avevano in seg nato al prode generale liccano l'efficacia dell'iniziativa e della sorpresa.

l piemontesi del capitano di Rovasenda condivisero coi i croati di Lezeny l'o nore dell'avanguardia. Raggiunte le colline di Dego , nell ' alba nebbiosa i croati eliminarono le sen tinell e, in gran parte addormentate, e presero il Bric della Vardia, massacrando i carabinieri e granatieri della Divisione Laharpe. Scesi sulla strada di Spigno, ebbero la gioia di trovru·vi ancora i 13 cannoni austriaci che i francesi avevano trascurato di mettere al sicuro, !asciandol i dove li avevano trovati. P oco dopo i piemontesi si arrampicavano di sorp resa sul parapetto settentrionale della ridotta Casan e i croati facevano fuoco sul ciglio per costringere i francesi ad uscire allo scoperto.

LA BA'"IIAGLIA D ELLA BOKMIDA (26mu rt.o • 15 aprile 17'16 ) 279

l cannonieri francesi fecero appena in tempo a sparare qualche colpo alla cieca. che i sardi li circondarono.

I capibrigata Dupuy c Rondeau, che tentavano di riordinare i fuggiaschi, caddero mortalmente feriti. La truppa fuggì in preda al panico. parte verso Villa Pian o e Costa, parte verso il valloncello del Grillaro. Alcuni che tentavano di inerpicarsi a Casa Pillotti. precipitarono in un burrone. Un centinaio perirono tra Bric San Marco e la Cascinassa, altri 500 furono catturati, tra cui il comandante della 32a c il generale Vauquet. Al castello ne restavano ancora 400 al comando, sembra. di Lasalcette . Vukassovic lo fece circondare. puntandogli contro i cannoni catturati . maneggiati da qualche granatiere Tre quarti della raccogliticcia guarnigione trovarono calandosi nello strapiombo non vigilato e per impervi sentieri raggiunsero la cappella della Confraternita. L'ultimo centinaio si arrese. Intanto gli austriaci passavano il ponte di D ego impadronendosi della batteria di Sopra via, an c h 'essa abbandonata dal nemico. Alle Il gli austriaci erano di nuovo padroni di Dego.

com ro.ffensivafran cese (Dego, pomeriggio del/5 aprile)

Quando fu informatO dell'accaduto. forse Bonaparte pensò sgome nto di essere caduto da idiota nella trappola tesagli dal più astuto B caulicu. Ora l'intera Armata austriaca lo stava attaccando alle spalle per schiacciarlo contro l'incudine dei sardi! Invece Beaulieu aveva del tutto perso il controllo della situazione. Mentre vic riprendeva Dego il comandante in capo era fermo ad Acqui, ignaro delle sue stesse trupp e. E, ormai troppo tardi, <;criveva a Colli di raggiungerlo al più pre sto con tutta la sua Armata: ··n'étudie-:_ pas longtemps; c ·est le moment du w/111 ou de la perte de Beaulieu''.

Fu Ma sséna a reagire per primo. Una fugace nottata in una casa di Cairo in compagnia della moglie o amante di uno degli ufficiali piemontesi catt urati a Dego. l 'aveva sa lvato dal rischi o di essere catturato da Vukassovic. Si di'\sc che udendo il cannone di Dego si fosse calato in mutande dalla finestra tra i lani dei solda ti , balzando a cavallo e accorrendo alla battaglia. Comunque alle 2 del pomeriggio. alla R occhetta. incontrò la torma dei fuggiaschi. Ordinò ai suoi aiutanti di incolonnarli come prigionieri e radunarli tra Colctto c Villa Frassone. Qui, sullo stesso poggio da dove il giorno prima Bonaparte aveva annunciato alle truppe la resa di Provera. ne passò in rassegna 4.000 (la e 8a leggere, 14a. 21 a, 69a, 70a e 99a di linl.!a) un disprezzo peggiore del piombo nemico. Poi li ricondusse a riscattare l' onore. ripetendo in condil.ioni ben peggiori la battaglia del gio rno prima. intanto Bonaparte ordinava a Laharpc di sos pendere Ja marcia s u Montezemolo e tornare immediatamente a Dego.

Gli esp loratori di Masséna rioccuparono facilmente i sobborghi di Vermenano. Costalupara e Santa Lucia, c, recupcrati da Supervia i 2 cannon i impiegati da Cervon i il giorno prima. li misero in batteria sulla sinistra del Grillaro rispondendo al fuoco dei cannoni recuperati da Int anto da Carcare giunse Bonaparte con 400 ussari, seguito dalla 69a di Victor e da una colonna di munizioni scortata dai 400 cavalieri scelti di Stengel (22 ° Cacciatori e 5° Dragoni). Sulla riva opposta comparve infine l 'avanguardia di Laharpe e con 400 uomini della 51 a il generale Causse guadò nuovamente la Bormida puntando sul fianco sinistro della Ridotta Ceresa.

280 1./\ (jl.J-:I{RA DELLE ALPI ( 1792-1 7961

Diversamente dal giorno prima. stavolta i francesi furono accolti da un fuoco micidiale e costretti a retrocedere. Mentre tentava di ricondurli all'attacco, Causse fu mortalmente colpito ad un fianco. Intanto Lezeny contrattaccava con 500 ungheresi. mettendo in fuga la 51 a e catturandone il comandante. maggiore Lafous.

A salvare la 51 a fu la cavalleria, carica ndo su Vermenano c la cappella di San Rocco. Poi intervennero Victor e Cervoni s loggia nd o gli ungheresi da Villa del Piano c respingendoli sulle ridotte Ccrcsa c Magliani. Intant o Ma ssé na attaccava dal Grillaro, occupando il caste ll o di Costa: ma per tre volte cercò di uscire dal giardino c per tre volte fu respinto dalle scariche e dal contrattacco degli ungheresi.

Alle 5 del pomeriggio Meynard, con l'Sa Leggera. sbucò dai boschi del Poggio e della Stella scendendo su Magliani e distaccando il battaglione D'Estaing in soccor'>0 di Masséna. Sguainata la sciabola. Bonaparte si mise alla testa di 2 battaglioni della 25a (Dommartin) c attraversò a passo di carica il campo di tiro delle artiglierie nemiche. prese alla baionetta Monte Giro la e a Bric del Groppo si ricongiunse con Meynard.

A quel punto. resosi conto che protrarre la resistenza poteva costa rg li l'accerchiamento, Vukassovic ordinò la ritirata per Monte Acuto e Lezeny abbandonò le ridotte dopo aver inchiodato i cannoni. Un altro migliaio di uomini che s i trovavano verso Costa e Supervia cercarono di ritirarsi per la strada di Spigno, ma molti furono catturati dalla cavalleria. che liberò inoltre metà dei prigionieri francesi. incluso il generale Vaquet. Gli austriaci persero 670 morti e feriti e 1.087 prigionieri. i francesi rispettivamente 621 e 317. Questi ultimi furono condotti a Spigno assieme a qualche cannone salvato dal capitano 11ardo Ferraris.

la battaglia. i francesi persero nuovamente ogni freno inibitorio. l pochi ufficiali che tentavano di contrastare i saccheggi furono insultati e minacciati. La chiesa di Dego fu devastata c Masséna poté a stento impedirne l 'incendio facendola occupare dall'ambulanza. l prigionieri. specie gli uffi cia li , furono depredati di ogni avere. Ma ssé na concluse l'incombenza interrotta al mattino agguantando la ragaz za di un ufficiale austriaco. Sembra invece che B onaparte abbia saputo declinare un'analoga ablazione A detta degli stessi francesi. l'aiutante generale Galeazzini pa<;sò ogni limite rubando a man salva i quadrupedi catturati al nemico.

Al sesto giorno di battaglia Bonaparte aveva perduto 5 generali uccisi ( Banel. Quénin. R ondeau. Dupuy. Caussc) c almeno 2.300 uomini (800 morti c 1.200 feriti. di cui metà a Cosseria. più i 317 prigionieri fatti a Dego ) contro circa 7.000 austrosardi (1.300 morti e 5-6.000 prigionieri, inclusi l generale c 30 ufficiali superiori) e catturato 15 bandiere, 19 cannoni c 24 cassoni. Ma nei giorni seguenti, giunti nei pressi di San Remo c Ventimiglia. almeno 400 dei 1.000 prigionieri sardi riuscirono a scappare tornando per Briga c Tenda. E l ' Armata di Beaulicu. ferma ad Acqui, contava ancora 18.600 fanti c 3.200 cavalieri.

L'impresa di Vukassovic aggravò la vergogna della sco nfitta austriaca. Toccò ad Argcnteau fare da capro espiatorio. Bcaulieu lo convocò ad Acqui e in presenza dell'ambasciatore inglese a Genova. Drake. lo costrinse ad ammenerc di ignorare dove il -.uo esercito. Il superiore sentenziò che meritava di essere cacciato e messo agli arresti e ordinò agli aiutanti di tradurlo a Pa via. Ma Argcnteau contava uno zio ancora influente a eone, Mcrcy-Argcnteau. Il consiglio di gue rra di Mantova si limitò a collocarlo a riposo. il che non g li impedì di conseguire, nel 1808. la promozione a

LA BATTAGLIA DELLA BORMIDA(26 mar1u 15 <tpr.lc 17'>6) 281

feldmaresciallo. Suo cognato Laharpe. che l'aveva due volte battuto sul campo, fu meno fortunato. Cadde a Codogno il 9 maggio, tre settimane dopo Montenotte e Dego. Ammazzato da una pallottola forse francese, dopo una confusa sparatoria notturna con un distaccamento di dragoni napoletani (Bonaparte spedì sul posto Berthier e sc ri sse gel i do che l 'Armata piangeva Laharpe "come se fosse stato francese")_

PosL-mortem di un eroe italiano

li marchese Birago, sottotenente dei granatieri della Marina, uno degli ufficiali di Cosseria, racconta nelle sue memorie che poche sere dopo, mentre con i colleghi piemontesi e austriaci cenava in un'osteria di Savona, in attesa di potersi imbarcare per Genova, un rappresentante del popolo accompagnato dalle guardie civiche s i presentò ad arrestare il cavaliere Bonadonna, uno dei numerosi emigrati francesi arruolatisi nel corpo franco Gyulaj. Per tutta risposta, sdegnato dalla richiesta e più ancora dall'aver riconosciuto nel funzionario con fascia tricolore un noto transfuga piemontese, il tenente Olignani. dei granatieri di Susa, gli rovesciò in faccia il piatto di minestra, subito imitato dagli altri colleghi che misero in fuga gli sb irri , inseguendoli fin per strada col lancio di bottiglie e stoviglie. Naturalmente i repubblicani g liela giurarono e al momento dell'imbarco una torma di popolani tentò dilapidarli. Preavvisati dal comandante genovese di Savona, che aveva assicurato la sua intenzione non solo di difenderli, ma addirittura di unirsi a loro contro i repubblicani e di testimoniare poi l ' istigazione da parte dei francesi gli ufficiali reagirono alla sassaiola contrattaccando con la sola spada, runica arma concessa ai p1igionieri sulla parola , e riuscendo ad imbarcarsi incolumi.

Il 19 aprile il generale Henry Stengel, l'ex-aristocratico alsaziano che comandava la J a Divisione di cavalleria, pose il suo quartier generale nel castello di Lesegno. Grazie al provvidenziale arrivo, i proprietari evitarono il saccheggio che invece distrusse il villaggio. Stengel deplorò gli eccessi e rass icurò la padrona di casa, offrendole tutti i servizi possibili purchè non g li fossero chjesti "in presenza di altre persone". L ' ultimo spavento fu u.na palla da 8 libbre sparata a 3 chilometri di distanza dalla batteria sarda del Poggio dei Rocchini, che andò a piantarsi nel tronco di un albero del parco.

ll giorno successivo la marchesa ricevette, saggiamente in lacrime e in desh.abil· lée, anche i più sbrigativi Bonaparte, Berthiere Saliceti, che si trattennero fino al 24. quando. grazie a Dio, sgombrarono per Carrù. La sera del 21 aprile, al dolore di vedere le bandiere sarde prese a Mondovì gettate ai piedi di Napoleone, si sarebbe aggiunto quello più intenso e concreto per la perdita del nobile amico Stengel, stupidamente ammazzato a sciabolate da un bifolco savoiardo. Gli subentrò nel ruolo di protettore il meno elevato in grado, ma ancor più premuroso ed efficiente, capitano Martin.

r padroni del castello erano i cugini di Filippo Del Carretto, marchesi Gerolamo Bruno ne ( 1745- l 803) e Luisa Pallavicino ( 1759- 1817), autrice del diario che registra quell'unica forte emozione di una vita casalinga. Fra r altro. in cambio della squisita ospitalità offerta alle Autorità subentranti, furono rassicurati sulla sorte del figlio ufficiale e ottennero il nullao sta per la tras la z ione della sa lma del cugi no nella tomba di famiglia a Camerana, 13 chilometri a Nord-Ovest di Cosseria _

282 LA GUERRA DELLE ALPI ( 1792- 1796)

Nell'aprile 1805. quando Napoleone venne in Italia per l'incoronazione. il marchese Birago, già sottotenente a Cosseria. gli presenrò a Torino la vedova Del Carretto. L'imperatore commosse e accordò a lei e all"unico figlio una !aUla pensione. Il ragaao potette goderne per poco: cadde nell'atroce guerra di Spagna. combattendo per il nuovo sovra no della sua patria annessa ali" Impero.

LA BAlTAGLIA DELLA BORMIDA (16 marto- 15 aprile 1796) 283

Xll- LA RITIRATA STRATEGICA DELLA DIVISIONE SARDA

(15-21 aprile)

LA PEDAGGERA

La ritirata per campi trincerati a cavallo del Tanaro

Appare adesso chiaro che fin dal novembre 1795 la non dichiarata strategia sarda non era di resistere ad oltranza sui due campi trincerati di Ceva c della Bicocca, ma al contrario di utiliaarli soltanto per rallentare l'avan7ata nemica e consentire la ritirata sulla linea Fos sano- Cherasco - Alba. Cioè la ritirata da una linea di valore militare a una linea di valore soprattutto diplomatico. <;ulla quale Vittorio Amedeo l>perava di ottenere più facilmente i suoi veri obienivi politici, cioè pace e neutralità. Difatti già il 13 aprile. !ungi dal!" approfittare dcll'impre,·ista resistenza di Cosseria. l'altO comando sardo ordinò il ripiegamento <;u) campo trincerato della Bicocca. dal lato opposto dal Tanaro. Scegliendo questa direurice di ritirata Colli lasciava aperta la strada di Cherasco e Torino. Ma Bonaparte non poteva comunque imboccarla col rischio di essere attaccato sul fianco o alle spalle. Invece ritirarsi per Mondovì c Fossano aveva il duplice vantaggio di poter combattere in retroguardia su linee predisposte a cavallo del Tanaro e di mantenere ìJ collegamento con la Divisione del Principe di Carignano che presidiava Cuneo e la Val Ma ira.

Ma perchè ritirarsi. an1ichè resistere a Ce va in attesa degli austriaci? Colli giustificò la ritirata sostenendo che il campo su lla riva de!>tra era faciln , ·nte aggirabile da Nord c troppo isolato per coprire Mondovì. considerata il punto più vul: dello schieramento. Infatti se il nemico l'avesse occupata. Ceva !>arebbe stata accerchiata c avrebbe dovuto necessariamente arrendersi.

Colli omette però di ricordare che era impossibile attaccare Mondovì dalle Alpi prima dello sciog l imento de ll e nevi e che, volendo. il fianco Nord poteva essere ancorato saldamente a Mombarcaro - Cortemilia, sul contrafforte tra Belbo e Bo1mida (fra le direttrici di Alba e Asti) e protetto dalle milizie c dalla cavalleria ( tenuta invece in riserva sul medio Tanaro per coprire la prevista ritirata da Mondovì a Fossano).

Infatti Bonaparte non avrebbe potuto aggirarlo senta esporsi al rischio di un micidiale attacco di Beaulieu sul suo tìanco destro, dato che era ancora possibile collecon i 18.000 di Acqui. Tanto lo era. che Beaulieu aveva spedito a Cortemilia i resti della Brigata Provera proprio per custodire il ponte sulla Bormida da cui si :.ccedeva al contrafforte di Mombarcaro.

Cc Ili. e per sua bocca la Corte sabauda, presentarono l'abbandono del campo trince rato di Ceva come la fatale co nseguenza della rotta di Argenteau. amplificata molto al di là delle sue reali dimensioni. Colli. i l genio delle ritirate strategiche, ne ebbe addirittura l'incondizionata ammirazione dei Gabinetti europei e in particolare italiani: fu proprio l'expfoir dello da Mondovì. pure al prezzo di metà delle truppe, che il 22 gennaio 1797 gli valse la nomina a Supremo comandante generale di tutte le Truppe pontificie

In seguito. a parte i della Batracomioma c hia leopardiana sulla rotta di Colli a Faenza (2 febbraio 1797) l'epica napoleonica c la risorgimentale accreditarono la versione di comodo escogitata dalla propaganda di Vittorio Amedeo c ripetuta dalla mcmorialistica saba uda. Aggiungendovi la leggenda autoassolutoria

dell'irresistibile genio m ilit are di Napoleone, ai c ui piedi era se mmai un onore deporre le sciabole e inchinare le bandiere del proprio sov ran o.

La linea de/Bovino (14-15 aprile)

Già il 14 aprile il grosso del Corpo d'Armata di Ceva (o Di visione Sarda) cominciò i preparati vi per ritirarsi alla Bicocca per Lesegno e per il ponte di barche di Caste llino, coperti in retroguardia dal maggior ge nera le Vitali. Cos tui aveva c irca 6.000 uomini ( i resti di 21 battaglioni e 6 compagnie) -;u un fronte di 9 chilometri in linea d'aria tra Ceva e Mombarcaro, suddi viso in tre settori.

Il settore meridionale, co n 6 battaglioni, era comandato dal governatore. generale co nt e Fr ancesco Bruno di Torna fo rte, con in so ttordin c Sa lmour c il cavalie r Balengo, comandante della piaz za di Ceva. Metà delle truppe (2° Mond ovì, l o Acqui. l Tortona. l compagnia cannonieri e 66 reclute di Onc glia) guarnivano la cittadella rettangolare . l' ope ra a corno più in ba!>so verso la ci ttà e la torre sulla Cevetta. Il conte Gas pare dc s Ha ycs di Mu ssano presidiava i Bricchi F a ia c Baione, dominanti la c ittadella, co l l o e 2° Guardie. Un battaglione austriaco era infine a Lesegno, alla confluenza Tanaro - Corsag lia. a copertura del ponte per il campo della Bicocca.

Il resto della lin ea correva perpendico lare a Ceva lungo il rio Bovino, tumu lt uoso aftluente dell a Cevetta. Vitali comandava direttamente il settore centrale. fra la cittadella e M ondon- Roascio. co n 4 ridouc a Bri c Faia, Testa era. Bel vedere c M ondon occupate da 5 battaglioni (Savoia- Bullclliec Ste n ler. Belleganlc, One glia, l o Mondovì Pallavi c ini ) e 4 compagn ie (3 pionieri e l franca).

Più a Nord e rano le trincee di Comma sop ra Tores in e (San Sebastiano) c il grande ca mpo trincerato d ella Pedagge ra, comandat o dal brigadiere barone Brempt c presidia to da 2 compagnie croa ti e 4 banaglioni (Savoia, Rea] Alemanno Salm-Salm. Genevese, Cacc iatori Colli Ri cci). Alt ri due (2° Acqui e 2 ° Grana tieri Reali) occ up avano g li avamposti su i Bri cc hi Gov o ne e Giorg ino cont rollando l a strada Montezemolo- Langhe. All'estrema si ni stra i Regg im enti Be lgioioso c Vercelli erano in osservaz io ne al Br ic Berico e a Mombarca ro Qu attro pezzi. comandati dal capitano Paoletti dc Me lle, erano in batteria a Paroldo, bastione avan za to tra Torcsine e Pcdaggera.

Come si è accennato. lo stesso 14 aprile Colli ritirò l'a vanguardia da M urialdo c M ontezemolo e i francesi stabi lirono la linea di investimento: Sérurier (6 .500) in Val Tanaro tra Bagnasco e Perlo e Aug c reau (10.000) su llo s parti acq ue Tanaro - Bormida. co n le Bri gate a Muriald o ( Ru sca) . Mill esimo (4a Bcyrand ) e Ce ngio ( l l a Jo ub ert). L'attacco doveva scattare il l5 aprile. ma sl ittò di un giorno pcrchè le D ivisioni M asséna e Laharpe furono impegnate dalla co ntroffensiva di Vuka:-.!>ovic su Dego

Dur ante la g iornat a de l 15 Ru sca spi nse rico gniz ioni verso Ceva. mentre Séruricr avan zava per Bagnasco, Ba ttifollo e Nuc e to. Intanto B o naparte. accertata la passività di Bcaulieu mediante ricognizioni su Voltri Sassello c Acqui. acco rci ava la linea di comunica1ione co n la costa spostandola da Sa' ona- Altare a L oa noSan Bernard o. L asciato Victo r in riserva a Cairo, o rdin ò a Ma ssé na e Meynier di seg uire Arge nteau pe r San ta Giuli a c Mombarcaro e a Laharpc eli occupare San Be-

288 LA GUERRA DELLE ALPI (17<>2-17961

nedetto per proteggere il fianco destro contro eventuali tentativi di Beaulieu di congiungersi con Colli. La manovra mirava ad aggirare da Nord il saliente Bovino-Tanaro-Corsaglia per piombare sul ponte del Castellino tagliando le comunicazioni tra Ceva e Mondovì.

La battaglia della Pedaggera ( 16 aprile)

All 'a lba del16le pattuglie di cavalleria avvistarono l'avanguardia di Masséna sulla strada tra i l Be lb o e Cortemilia e si sco ntrarono a Dogliani con la cavalleria francese. Colli ordinò allora alle salmerie di avviarsi a Cherasco, a Vitali di schierarsi s ul Bovino, e al le Guardie di sgombrare le ridotte di Faia e Baione per presidiare il ponte di San Michele. Intanto Augereau marciava da Paroldo s ulla Pedaggera.

A mezzogiorno , dopo aver marciato per le creste, l'avanguardia della colonna Joubert (l l a Leggera) prese contatto con i 200 cacciatori di Colli Ricci che guarnivano il margine del bo sco davanti ai Bricchi Berico e Giorgino. Scorgendo i 2 battag li oni di Vercelli che evacuavano Mombarcaro ritirandosi su Berico. Joubert credette di essere attaccato di fianco e ripiegò con un certo disordine, sostenuto a sinistra dal III/25a.

Ma nel frattempo la colonna Beyrand (4a Leggera ) sfenava il primo assalto contro la Pedaggera e la Bastia (o ridotta Govone). 11 nemico si accan ì invano fino a sera contro la Pedaggera, i cui difensori erano attestati a varie quote dietro bassi muri a secco e sostenuti dalla batteria di Pa roldo. Alla fine i francesi dovettero ritrarsi sotto il contrattacco del Savoia. Il colonnello nizzardo Portier ba lzò al contrattacco coi provinciali savoiardi del Genevese, cacciando la spada nelle ren i di due ufficiali nemici.

Alla Bastia, fallito un primo assalto frontale, i francesi presero a cannoneggiare il piede dei parapetti per coprire un manipolo spedito ad assaltare la gola della ridotta, presidiata dal 2° Acqui. Ma il colonnello Grimaldi l 'aveva fatta chiudere con uno steccato e, fallita la so rpresa nemica, inseguì i francesi impadronendosi della loro batteria . Un co ntrattacco francese la riprese, ferì il colonnello e tagliò ai fucilieri la strada per la ridotta. Grimaldi rimase però in linea per dirigere il ripiegamento su lla Testa Nera e solo allora cedette il comando al colonnello Grillini. Bastarono allora poche a ltre cannonate francesi per espugnare la Bastia.

Più a Sud, Rusca , dopo aver occupato La Comma e circondato la ridotta Govone, tentò di infiltrarsi nella linea sarda dal Bric Jagonet , che non era stato presidiato, minacciando le ridotte del Belvedere e di Te sta Nera, già attaccata da Joubert e Beyrand. Ma dalla ridotta Mondon Bellegarde contrattaccò con 600 uomini, sostenuto dai cannoni di Paoletti de Melle e costrinse Ru sca a sgombrare il Jagonet. A quel punto anche i provinciali di Acqui contrattaccarono dalla Testa Nera e ripresero la Bastia.

Per la battagtia del 1.6 aprile furono poi concesse 8 medaglie al valo re , di cui sei al R egg imento Acqui (serge nti Costa, lcardi e Coda caporale Moretti, soldati Vollet e Inaldi) . Furono decorati anche il sergente Raviola della Legione Leggera e il granatiere realeAiciati per aver salvato il tenente Colla .

LA RITIRATA STRATEG ICA DELLA DIVISIONI> SA RDA ( 15 -21 aprile) 289

SAN MICHELI:.

La r:iomata delle decisioni ( 17 aprile)

li bilancio della fallita spallata francese fu di 600 perdite francesi c 270 sarde. Ciò spiega in parte l'imbarazzo c la reticenza dei resoconti di parte francese. Ma questa reticenza non riguarda soltanto g li eventi del 16 aprile, bensì anche quelli dci due giorni seguenti. Solo un paziente incrocio con i resoconti piemontesi c con varie fonti non ufficiali e documenti diplomatici consente di farsi un 'idea generale di quelle giornate cruciali e di enucleare alcune questioni fondamentali.

Sotto il profilo strettamente militare, quel che è cer to è che Colli approfittò dell'insuccesso francese sul Bovino so ltanto per completare la ritirata sulla sinistra del Tanaro c che Bonaparte glielo consentì. pagandolo poi con un secondo bruciante in<;uccesso sulla Corsaglia. La decisione di Colli è facilmente spiegabilc: l'insuccesso francese non era di dimensioni tali da modificare realmente le opportunità della sola Divisione Sarda. La questione non chiara è invece se Colli si attendesse o no un'avantata di Beaulieu in direzione di Ceva. Secondo il tenente Malaussena. suo ufficiale di stato maggiore. proprio nella notte fra il 16 c il17 Colli sarebbe stato informato della definitiva decisione austriaca di non muovcr<;i da Acqui. Più tardi (forse il 18) ricevette una lettera del gener.1lc Latour. ufficiale di collegamento con Beaulieu. che gli diceva !"esatto contrario.

M a proprio i l 17 apr i le. da Asti. i l marche5e dc .Jarjays, rappresentan te d i Luigi XVI Il a Torino e addetto col grado di colonnello allo stato maggiore di Beaulieu. informava in via confìdcnt.iale il ministro della guerra Cravantana che gli austriaci stavano sì preparando la partenza. ma in direzione del Ticino. abbandonando i sardi alla loro sorte per coprire Milano. E al ministro degli esteri Hautcville Jarjay s suggerì eli convocare il Consig lio de ll a Corona per discutere il seguente ordine del giorno: l 0 se il re dovesse chiudersi in Torino oppure tra.,ferirsi acl Alessandria: 2° l"opportunità di riprendere il negoziato di Genova: 3 ° scegliere fra la difesa delle piatzefoni c la difesa attiva in rasa campagna.

Cosa significava questo intervento. palesemente antiaustriaco . de l rappresentante di Luigi XVIIT? Forse un tentativo del nominale re di Francia di reinserirsi nel g ioc o diplomatico quale garante degli intcres'>i nazionali. in \iMa di una possibile restaurazione monarchica. come i contatti c;egreti con darra.,..: 1 ri'>i politica francese lasciavano sperare? Ma vi sono indiLi di un gioco ancor piu complesso anche da pane inglese.

Come abbiamo v is to , nell'incontro avvenuto aVoltri. all"ini?\io della battaglia. Nelson aveva gelato le aspettative di Beaulieu. comunicandogli di non potergli fornire alcun decisivo appoggio contro i francesi. Quattro giorni dopo. la sera del 16 aprile. il convoglio francese che tra'>ponava .il parco d'assedio di Bonaparte- assieme ad altri cannoni da campagna. mortai da bomba, munizioni, provviste e contantiaveva avvistato la poderosa squadra di Nclson. Erano 26 bastim enti disarmati scortati da appena 3 tartane contro 18 vascelli c fregate irti di cannoni. Le vele francesi non ebbero altra scelta che cercare di mettersi fuori tiro accostando sulla spiaggia di Yarigotti. Ma in quel punto non potevano né difendero;i né sbarcare i materiali pc<.,anti.

290 LA GUERRA DELLE ALPI <1792- 1796 )

Sembrava la fine. Invece l.e navi nemjche, dopo aver incrociato per qualche tempo, improvvisamente voltarono le prore verso il largo Alle 7.30 del 17, proprio mentre le truppe francesi bloccavano la cittadella di Ceva, il convoglio col parco d'assedio raggiungeva incolume il porto di Vado.

Altro problema, già rilevato da Clausewitz, sono le ragioni della relativa incertezza mostrata da Bonaparte nei giorni del 16-1 8 aprile. Gli storici militari, sedo tti dall'autocelebrativa versione napoleonica, tendono a spiegarla con un contrasto tra gli ordini di Carnet, che gli imponevano di incalzare gli austriaci, e l'apprezzamento della situazione sul campo che gli consigliava di eliminare la minaccia sarda. Ma, come ha osservato mezzo secolo fa Guglielmo Ferrere, non è affatto vero che Carnot gli avesse ordinato di ignorare le forze sarde. Non soltanto gli aveva ordinato di prendere Ceva ad ogni costo, ma l'aveva addirittura autorizzato a marciare su Torino e a bombardarla, se fosse stato necessario per imporre al Piemonte le condizioni del Direttorio. Distruggere gli austriaci e marciare sul Tirolo era lo scopo della campagna, ma per realizzarlo si doveva prima conseguire l'obiettivo interm edio di neutralizzare il Piemonte e di costringerlo a fornire l 'appoggio logistico necessario per distruggere gli austriaci. Bonapa1te non fece che eseguire gli ordini ricevuti.

La cautela di Bonaparte si può spiegare in parte con la crisi che aveva colpito l 'Armata d ' Italia dopo Montenotte. Giorni di marce e di scontri continui l 'avevano sparpagliata in un'area impervia di circa 600 chilometri quadrati. l servizi logistici e la disciplina, già precari, erano crollati. Erano uomini stanchi, affamati, sottoposti ad una enorme tensione. Per quanto possa apparire sorprendente, sembra che Bonaparte abbia temuto anche ostilità genovesi: lo lascerebbe credere la lettera spedita il 17 alla Repubblica in cui millantava di avere forze assai ingenti.

Restava comunque iJ rischio di un attacco austriaco, che obbligava Bonaparte a dividere le forze. Il frettoloso tentativo di battere i piemontesi con un quarto o metà de li' Armata si infranse sulle difese naturali del Bovino , e poi della Corsaglia, ben sfruttate dall'abile piazzamento delle ridotte e dalle batterie sarde. Per sferrare il colpo decisivo bisognava quindi spostare l'intera Armata verso il fianco sirustro.

La ritirata di Brempt e l'entrata di Rusco a Ceva (17 aprile)

Colli approfittò del momentaneo successo so ltanto per ritirare la retroguardia dalla linea del Bovino. Il previsto ripiegamento sulla riva sinistra del Tanaro, attraverso il ponte di barche di Castellino, fu eseguito nella stessa notte sul1 7. Augereau, che aveva abbozzato un inseguimento con l'Il a Leggera, fu contrattaccato da Vitali col Reggimento Acqui. Presso la ridotta Govone cadde, falciato dai tiragliatori, il maggiore marchese di Cavoretto. Nel settore di Sérurier, la Brigata Miollis sloggiò intanto la Legione Leggera di Bellegarde dall'avamposto di San Paolo. A Levante, Masséna restò tra Dego e Squanello e Laharpe si spinse nella valle dell'Erro, con l'ordine di requisire a Sassello vino, bestiame e grano. In giornata giunse a Carcare anche Stengcl, con 3 reggimenti di cavalleria

Durante la notte sul 18 la Brigata Fiorella occupò Ceva. Un'ora e mezza prima de!l'alba Sérurier intimò la resa alla cttadella, ancora presidiata da 500 uomini. ma finì per accettare la tregua proposta dal conte Tornaforte. Dopo aver taglieggiato Per-

LA RITIRATA STRATEGICA DELLA DIVISIONE SARDA ( 15-2 1 aprile) 291

lo. al mattino giu n se a Ceva anche R usca, promettendo di abbonare un tcr:to del tributo di guerra imposto alla città Mentre riceveva !"omaggio della fazione giacobina e della municipalità. fu mancato di poco da alcune fucilate sparate dai cacciatori del Gcnevese. Furibondo minacciò rappresaglie e s i placò soltanto quando gli offersero un cospicuo indennizzo, intascato a titolo personale. Poi. della tregua c pensando alla gloria di co nqui stare la cittadella. fece auaccare le ridotte avanLatc di Case Baglione e sparare qualche cannona ta co ntro la porta con 2 pcZL.i da 4 issati sui Bri cchi Faia e Baione. Ma bastarono pochi colpi elci pesanti cannoni della fortezza per ridurli al si le nz io. e lo stesso avvenne l'indomani ad una seconda batteria francese di 6 pezzi. Per l'efficacia dci tiri fu poi decorato il sergente d'artiglieria Alessandro.

Furente per lo s mac co, a se ra Ru sca costrinse Augereau a fare una seconda intima z ione, fieramente re sp inta da Torna forte. Tn quel mentre. però . sopraggiunse Bonaparte il quale ordinò ad Augereau di sos pe ndere og ni attacco in attesa del parco d'asssedio e a Ru sca di restare a Ceva limitandosi a bloccare la ciuadella.

Lo sch ieram ento sardo sulla sinistra del Tanaro

I l 18 aprile restavano a Cherasco appe na 2 battaglioni. A Mo ndovì erano 4. due a Frabosa (l 0 c 3° Torino) c 2 in città (As ti e Tortona). Fu ori delle porte civiche e ran o 4 sq uadroni dci Dragoni di Sua Maestà (2° e 4 ° alla porta o ri en tale. 1° e 3° a quella occidentale).

La Divi sione Colli, schierata su lla sinis tra del Tanaro tra Ca rrù e il San Michele , co ntava ancora 12.000 fanti e 2.000 dragoni. Brcmpt comandava i lO batta g l ioni de ll 'a la s ini stra. Doveva convergere su Briaglia San Grato. alle spa lle della Bicocca e aveva già spedi to 400 fucilieri a M ondovì. ma per un contrordine gli altri 2.000 rimasero invece più a Nord, tra Piozz o c Carrù, per custodire la linea di ritirata Mondovì -Fossano assie me a 1.000 austriaci (Belgioioso e Gyulaj ) e a 1.500 dragoni.

Il centro e la destra erano invece ancora al di qua dell'EIIcro, nel campo trincerato della Bi cocca. Ma la loro dislocazione indica chiaramente che era no in procinto di ritirarsi anch'essi ve rso la carrozzabile per Fo ssano. Il centro, formato dalle truppe ripiegate dalla linea del B ov in o. era g ià a va ll e di Niella, in prossimità del po nte della foce deii'EIIcro, presidiato da 300 cacc iatori franchi. Erano in tutto 4.000 fanti (13 battaglioni) c 300 cavalieri di Piem onte R eale comanda ti da Vitale, il qual e trovava a Prata ( Prà) . di fronte a Lesegno. con gli ultimi fucilieri provinciali di Acqui. Questa picco la retroguardia bastava. perchè quell o era il punto in cui la Corsag lia era più difficile da attraversare. il ponte era s tato inte rrotto e le strade di accesso erano da tagliate e cannoni.

Sull'altura della Bi cocca di San Giacomo si trovava una riserva di 2.000 uomini (2 battaglioni Guardie, l Savoia, l M o riana , 2 g ranatieri Varax ) co mandati da Solaro de ll a Chiusa c dal brigadiere Ci val ieri . Sotto la Bicocca . a San Mi chele. e ra Dichat con 800 granatie ri (8° e 9°) schierati sul pendio lungo la U ponte era infilato obliquamente da 4 peai leggeri (Aia del Cavallo) e 6 pesanti ( Poggio dei Roech i ni) e custodito dalla 2a co mpagni a g ranatieri C hri s t asserragliata nella casa del farmacista M ic hclotti.

292 LA GUERRA DELLE ALPI ( 1792 - 1796)

I l brigadiere Bellegarde guardava il fianco destro verso la c r esta alpina con gli ultimi 2.000 uomini. Gli avamposti erano, da Ovest ad Est. a l Santuario di Vicoforte (g r anatieri reali) e alle Moline e Torre Mondovì (cacc iat o ri nizzardi e batteria B ri c Fajet). Il caposaldo era alla cappe ll a del Buon Gesù, un ' altura a cavallo della st rad a fra To rre e San Michele. Lo difendeva Radicati di Primeglio con la legione legge r a e una batteria che spazzava il ponte e i Tetti del Caso tt o. 11 caposaldo era co ll egato a San Michele dal l o battaglione gra natieri Chiusano, comandato dal capitano Scotti.

L'eccellente piazzamento delle batterie ( R occ hinì , A i a e Buon Gesù) era merito del comandante superiore d'artiglieria, colonnel lo Dcbuttet, famoso per aver progettato, nel 1777, uno sfortunato modello dì ca nn o ne - o bice.

La tenaglia francese sul saliente della Bicocca ( 18 aprile)

La linea della Bicocca formava un cu neo, con base alla Bi cocca, il vertice a Pra e i lati fom1ati dalla Corsaglia e dal Ta na r o. li saliente si prestava magnificamente ad essere amputato con un at tacc o a tena g lia convergente sulla Bi cocca. E difatti il 18 aprile le Divisioni Augereau e Sérurìer, en trambe di 6.000 uomini. si schierarono sui du e l ati del saliente, l'una a Nord s ul tratto del Tanaro compreso tra le foci della Corsaglia e dell'Ellero e l'altra ad Est sulla Corsaglia. Augereau, eventualmente rin fo rzato da Masséna , doveva passare il Tana ro a Niella, fom1ando l'incudine su c ui doveva abbattersi il mag li o dì Sérurier un a vo lta espugnati San Michele e Bicocca.

NeJia stessa giornata Masséna raggi unse Mombarcaro e la 2 5 a di Dommartin occupò Murazzano, La Pedaggera e Ceva per collegarlo con Augereau. Intanto Bonap arte arretrò ulte ri o rm e nte le lin ee di comunicazione da ll a Bormida al Tanaro e la notte tra 1118 e il 19 dette l'ordine d i marciar e su l nemico, senza dare asco lto a Stenge l , che lo aveva consig li ato di dar tempo a Masséna di ri uni rsi con Augereau e di effettuare ricog ni z io ni più accurate.

Per la prima vol ta il piano di attacco francese prevedeva un ma ssiccio impi ego della cavalleria. Alla Divisione S é ru rier furono infatti aggregati 14 sq uadron i a l comando del gene ra le Beaumont . La sera del .18 Stengel, con un reparto sce lt o di 400 dragoni e ussari, perlustrò la d es tra del Tanaro cercando un g uado per raggiungere la piana di Lesegno, dove Bonaparte aveva concentrato l'art iglieria e posto il quartier genera le . Dopo ave r invano tenta t o al Castell in o. S t enge l tornò indietro olt re Ceva , passando la Cevetta a Priero e poi il Tanaro più a monte, tra Mal pot remo e Nucetto.

L'atta cco.francese sulla Corsaglia (San Michele-Bicocca , 19 aprile )

Il mattino del 19 aprile i calcoli di Bonaparte s i rive l arono sbagliati. I nfatti la confo rmaz io ne tortuosa dei corsi d·acqua. in piena a ca usa del disgelo delle nevi alpine e dci temporali primaverili, e l'opportuno appostamento dei cannoni sardi impedirono il passaggio dei francesi. A Nie ll a il solo J oubert , ancora fasciato per la sassata di Cosseria, attraversò spavaldo al ga loppo il Tanaro, per poi tornare da Augereau e apostrofarlo sarcastico: "vous a ve z raison. il est impossible de passer"

LA RIT IR ATA STRATio(ji C A D EL L A DIVIS I ON E SARDA ( 15-21 aprile) 293

Lo stesso accadde a Sérurier nel settore della Corsaglia. La Divisione marciò su due colonne convergenti sul ponte di San Michele, Guycux (o Guyen) da Battifollo e Scagnello e Fiorella da Lesegno. Quest'ultima , seguita da Sérurier con la riserva. passò tra i bricchi della Corte e delle More puntando dritta sul ponte.

Sérurier c Fiorella iniziaronc l'attacco alle 10, ma dovettero constatare che non era possibile guadare la Corsaglia né superare lo '>barra mento d· artiglieria che di fendeva il ponte. Nel frattempo Guyeux scendeva da Mombasiglio per i bricchi Torricelle, Ciocche. San Paolo e e a mezzogiorno sorprendeva a Torre la Legione Leggera di Bcllegardc che stava consumando il rancio. l fucilieri piemontesi fecero qualche scarica poco efficace (col pirono solo 8 francesi) ma. coperti dalla bancria del Buon Gesù , poterono ripassare il Casotto e ripiegare in buon ordine verso la Corsaglia. tallonati dai tiragliatori di Guyeux.

Radicali passò il torrente usando come pa.,serella un acquedotto di legno in località Coretti, ma commise !"errore di non distruggerlo e di !asciarlo incustodito. Così i suoi inseguitori riuscirono a scovarlo e a passare anch'es c; i sulla sinistra della Corsaglia. andando !.ubito ad asserragliarsi in un gruppo di case da dove cominciarono a bersagliare il fianco destro dci granatieri nemici schierati in altri punti della riva. Quando Radicati cercò di contrattaccare la testa di ponte nemica. fu respinto dal battaglione di dcMra di Guyeux e costretto a ritirar!.i in disordine. I ntanto il battaglione di sinistra correva a prendere alle spalle la batteria de l Buon Gesù. A Scolli non restò che ritirarsi verso il villaggio di San Michele. Il suo aiutante. maggiore de Ruphy. ebbe il cavallo ucciso mentre correva ad annunciare che il nemico stava arrivando.

Attaccato di fianco e di fronte. Dichat fu infine costretto a sgombrare il ponte. subito attraversato dal nemico. Mentre Guyeux dava al villaggio. Fiorella c Lepelletier tentarono di aggirarlo da 1.inistra, ma si smarrirono verso Ca Ruffia di Maincrdo Per loro fortuna, il generale di stato maggiore Despinoy riuscì a trovarli c ricondurli verso !"Isola della Marchesa e San Giorgio (fo r!.e Briaglia San Grato). Fiorella lo prese a passo di carica, incuneandosi così tra San Michele e la Bicocca. Pre sa poi anche la batteria dei Rocchini. Fiorella voltò subito i cannoni contro i superstiti che fuggivano in direzione di Briaglia Sanf Anna, mentre il battaglione di destra aggirò la Bicocca occupando la cappalla di Santa Margherita e i casolari di Codevilla per tagliare il collegamento con Niella.

Intanto. sotto l'assalto di Guyeux. anche Dichat aveva dovuto ripiegare fra le case del villaggio. dove erano già asserragliati Legione leggera c l o granatieri. Tagliato fuori dalla ritirata di Dichat. il comandante della batteria del Cavallo. capitano Appiani. si mi se in salvo con i serventi, abbandonando peu.i c traini. Tunavia il giovani ss imo tenente Boy!, lo stesso che si era distinto cinque mesi prima alla Spinarda, prese la sconsiderata iniLiativa di predi s pOITC una trappola per il nemico. innescando un barile di polvere con una miccia a tempo. La tremenda esplosione s i verificò invece proprio mentre la batteria veniva ripresa dai granatieri Guardie, massacrando la sfo11unata compagnia. che ebbe 14 morti e 26 feriti.

Approfittando del panico. Fiorella piombò da San Giorgio (San Grato?) alle spalle del villaggio. Presi tra due fuochi. dopo un duro combattimento nelle s trade, Dichat c Scotti dovettero arrendersi. Piccoli reparti isolati continuarono a combattere sulla piazza della chiesa e al castello. ma alla fine furono anch ·essi Circa 600 prigionieri, inclusi i soldati del treno d'artiglieria, furono ammassati sulla piazza

294 LAGUCRRADI'II EA11'1 (1792-1796\

del villaggio. Per sbarrare le strade i francesi ro vesciarono 3 dci can no ni catturati: il quarto lo piazzarono dirimpetto a casa Quarelli.

La compagnia Schreiber e la l'il/oria sarda

Era l'una e mezza del pomeriggio. Se Augereau fosse intçrvcnuto contro la Bicocca, la v ittoria francese sarebbe s tata schiacciante. In vece anche a San Michele, come era già avvenuto a Dego. al seguì l 'immedia to crollo della disciplina. La fanteria leggera france se si abbandonò infaui al saccheggio più selvaggio. In pochi minuti i so ldati si trasformarono in un ·orda barbarica. so rda a ogni sforzo dcgli ufficiali. dominata dall'unico pensiero di rubare, ubriacarsi e stuprare. A nulla valse l'accoglienza amichevole e della popola.lione. Tutte le case del villaggio vennero sfonda te c saccheggia te. molte date alle fiamme. Il proprietario di casa Quarelli che tentava di opporsi fu ammazzato, la moglie stuprata. Violentate perfino bambine.

Ne ss uno si accorse c he l a 2a compagnja granatic1i g ri g ioni e ra ancora assen·agli ata nella casa Michelotti. TI capita no e il tenente erano i fratelli Paolo (m. 18 16) e Ippolito Schreiber, nati a Genova. dove il padre era colonnello al della Repubblica. 11 castello era a 300 pa ss i e. crede ndolo ancora occupato dai sardi. i 73 granatieri tentarono di raggiungcrlo fra i giardini. Ma. resosi conto della confusione che regnava tra i francesi. il capitano Schreiber decise arditamente di approfittarne. Affidata metà della truppa al fratello. assaltò col resto il can none di Quarelli.

Un francese fece in tempo ad avviare la miccia al focone: li avrebbe falciati, se una sc iabolata a tradimento non g li avesse troncato la mano. A vibrargliela fu il granatiere La Grazia, che. all'arrivo dei grigioni, era u sc ito dal gr uppo dei prigionieri gettandosi su un'arma abbandonata al suo lo. Attelati i caval li al pezzo riconquistato , Schreiber lo usò per travolgere i francesi e poi lo mise in batteria a monte del villaggio. Intanto Dichar, liberarosi corrompendo il se rgente che lo custodiva, riprese il comando e assieme a Scotti riarrnò i prigionieri.

Alle 2 . mezz'ora dopo la caduta di San Michele, Colli aveva raggiunto il posto di comando della Bi cocca e ge ttato nella mischia la ri se rva. Mentre le Guardie riprendevano i Rocchini . i granatieri di Varax scendevano dal .\llonte Roccaro e dal colle dei Cenci e il tenente colonnello dc Loches attaccava col l 0 Savoia da Briaglia Sant'Anna. Le truppe di Fiorella ripiegarono in disordine o ltre San Giorgio (San Grato) e poi oltre San Michele. ripassando in disordine la Corsag li a. Mo lti. nella res sa s ul ponte, finirono in acqua c annegarono. Nella foga del!' in seguimento. anche il plotone savoiardo del sottotenentc Du c hany attraversò il ponte, oltrepassando i 2 cannoni franche dovevano sba rrarl o. Poi. sopraffa tto dalle riserve nemiche. il plotone ripassò la Corsag lia a guado, vincendo con una catena umana l'impeto della corrente.

Il successo sardo non fu completo. perchè Guyeux, pur e inseguito dai Granatieri Reali. poté mantenere sulla sinistra della Corsag li a. a Torre e Casotto, una piccola testa di ponte presidiata dai tiragliatori. Ma doverte comunque ritirarsi a Montangero e Gandolfo. mentre Fiorella c Pclletier ripiegarono a Battaglia e Corte.

li bilancio della vittoria sarda fu di 150 morti e 200 feriti cont ro 600 francesi. Il nemico perse anche 100 prigionieri e una bandiera della 46a di Linea (ex- Bretagnc ),

w\ RIIIRATA STRAII::.GI CA DELLA OIVISIOJ\1::. S,\RI)A l 15-21 aprile) 295

l ' uni ca catturata dai s ardi nel corso della g uerra. Tra i caduti sardi. anche il va loroso Perrin d'Athénaz . emigrato f rancese e capitano dei Granatieri Reali .

Paol o Sc hre iber fu poi decorato con la croce Mauri1.iana. Al fratello. troppo g iovane per quella ricompensa. fu concessa una gratifica di 200 fran chi. Della valorosa compag n ia, che ebbe 51 morti e fe riti su 73 uom ini, furono decorati al va lore i se rgenti Pez e A belli. il ca po ra le Chiodcra c i granatieri Lautringhe r. Lamberti e Nick. l granatieri Guardie ··coeur dc R oi" e La Grazia, g ià decorati nel 1793 al Pérus ri cevettero una gratifica di 30 franchi per av e r recuperat o il cannone di Quarelli.

Furono decorati anche il caporale Chatillon, i sergenti Chameau e Arpin e il tamburo maggiore Richard "Franc -coeur" per aver sa lvato il vessillo del l o Sav o ia dopo la morte dell'alfiere Bellegarde: in particolare "Franc-coeur'' aveva guidato la carica a l grido di g ue rra ' ' à moi Savoie!''. Altre meda g lie guadagnarono i g ranatieri ln audi ( Reali ). L arosa ( Gu ardie) e Maffco (Ve rcelli) quest'ultimo per aver salvato il tenente Bl a nch _ dei cacciato ri ni zzardi. che s ta va per an nega re nella Corsaglia.

MONDOVÌ

Il ripiegamento su Vicoforte-El/ero ( 19-2 l aprile)

La se ra !>tessa del 19 il Consig li o di g uerra riunito a San Mich ele con la partecipazione anche dell'Intendente P o nziglione decise c he bi sog na va ripiegare dietro I'Eilcro, meglio ancora dietro il Pes io o la Stura. in modo da accorciare la distanza co n le truppe di Cuneo comandate dal P rin cipe di Carignano. Ma occo rreva guadag nare ancora un po ' di tempo p e r poter evacuare i ri cc hi ma g az zi ni di Mondovì, c perciò il consiglio decise di resistere tra Vicoforte e la foce dcii'Ellc ro, cop rendo il transito del ca rreggi o e delle truppe per il ponte di Brca.

L a notte su l 20 i piemontesi abba ndonaro no la linea della Corsag.lia e la Bi cocca co ncen trand o truppe c sa lm c rie a Caste lla zzo, Santa Lucia. Annunziata e Niella e dis trug ge ndo Lutti i ponti s ul Casotto e la Co rsag lia. Colli non volle però né rompere né i ponti suii'Ellero. ancora necessari per il transito de lle artiglierie e dci materiali e fu quindi cos tretto a imp egn are una battag lia di re troguardi a s ul Bri cchetto. vasta spianata a Sud- E st di Mondovì. circondata da ripide co llin e salvo che nel tratto tra Vicoforte c il Santuario, dove la spianata s i abbassa con do lce dcci ivo .Q ui -;i schie rarono. sen7a avere il tempo di trincerarsi. gli ultimi 2.000 granatieri con 4 pezzi. Li comandava Bell ega rde, co n Ch iusan o all'ala destra e Di c hat in ri serva. La cava ll e ria era in ri serva attorno a M o nd ovì. con 4 squadro ni (Dragoni del Re e StabsDragoner) a San Bernolfo strada per Cuneo. 2 ( Drago ni della R eg in a) s ulla s trada per Fossa no c 2 ( Drag o ni del Re) a Carassonc. s ull a strad a per Cherasco.

Qu ella s tessa none B onaparte tenne consiglio di guerra al castello di Lesegno. s pie gando che l'inatte sa res is ten za s arda accresceva il rischi o di un ritorn o offensivo di Beaulieu e che bi-;ognava a tutti i liquidare i piemontesi. Perciò dette ordine di concentrare per l 'i ndomani ben 2 5.000 uomini. Mey nier (con le Brigate Mi ollis e Pe ll ctier) . e Sérurier (con Guyeux. Fiorella e D ommartin) dovevano attaccare nuovamente da San Michel e e da Torre. mentre Auge rca u e Masséna av rebbero preso il Ca -

296 LA GUP.R RA DELLE ALPI ( 1792- 1796)

stel l ino e Nie ll a. La cavalleria doveva restare in riserva centrale a Priero , pronta a intervenire , a seconda delle circostanze, contro i piemontesi o contro gli austriaci .

La sera del 20 Guyeux varcò il Casotto occupando Torre c il ponte Reviglione sulla Corsag li a , che durante la notte venne riparato a spese del comune. All'a lba de l 21 aprile Sérurier varcò la Corsaglia e Meynier la traghettò a San Michele , avanzando su Briag lia e Vicoforte. Passando da Pratogrisolo, Dommartin c Fiorella piombarono sul fianco sinistro sardo Furono respinti con scariche a mitraglia dalla batteria dì Vicoforte e Dichat fece un contrattacco contro Meynier: ma era una lotta impari. L'inte rvento di Piemonte Reale e dei dragoni di Sua Maestà consentì ai granatieri di arret rare sull'altura del Bricchetto. un ch il ometro prima del le mura cittadine.

A mezzogiorno il governatore Déllera comunicò al vescovo e ai notabi l i che i resti della Divisione erano pronti a marciare verso Fossano, lasciando in re troguardia i granatieri del Bricchette e 5 battag l ioni ( 2 Guardie. l Tortona, 2 Stettler) nella Cittadella. Alla stessa o ra, a Fossano, i l m aggiore d'artiglieria Quaglia ricevette l 'ordine di a ll esti re un ponte di barche sulla Stura.

La carica di Carassone

Ne l primo pomeriggio del 2 l Bonaparte si trasferì da Lesegno a Br iaglia San Grato per dirigere da vicino l'assalto fina le: Augereau a destra sul ponte, Sérurier al centro contro il Bricchette. Furioso nell'osservare a 4 chi lometri d i distan za la colonna nemica che sì ritirava ìndisturbata per la sinis t ra dell' E llero, Bonaparte mandò Murat a cercare il comandante della cavalleria, di cui non aveva più notizia. Stengel era miope e pignolo. Murat lo scovò poco oltre Briaglia Sant ' Anna , dove . con un drappello di dragoni, stava cercando un guado su Ir Ellero. Ma i l grosso dei suoi squadroni era in osservazione lungo la destra del Tanaro e Stengel potè radunare so ltanto 250 dragoni e 25 uss a1i che s i trovavano a Nie ll a.

R allentato dall 'as pro terreno e dalle acque gonfiate dalla p ioggia. finalmente Stengel guadò l 'E llero a Gavazza e da Carassone ragg iunse la spianata di Frames . poco a Nord di Mondovì e ad Ovest della carrozzabile per Cherasco. Però, invece di gettarsi alla carica contro la retroguardia del brigadiere Civalleri, Stengel sostò inspiegabilmente per schierare i suoi squadroni. Dette così i l tempo ai sardi di reagire , e s ubito 2 battaglioni cacciatori formarono i quadrati a cavaliere della stTada.

Intervenn e ro anche il 1° e 3° squadrone dei Dragoni di Sua Maestà che si trovavano all ' i n iz io della strada. alle porte di Mondovì Il colonnello ma rchese Silvestro Giovanni d ' Oncieu de Chaffardon (1 749 -1 800 ) li schierò s u due forma z ioni, co mandate dal maggiore Tommaso Salu zzo di Valgrana e da l capitano Clemente Cordero di Pamparato conte di Roburent A Ile 3 del pomeriggio gli 11 ufficiali e i 114 dragoni savoiard i avanzarono al trotto , a l 00 metri scambiarono una innocua scarica di pi stole co l nemico e poi caricarono con le sc iabole. Tfrances i non ebbero in tempo di completare la conversione a des tra per plotoni e molti finirono disarcionati.

11 plotone del cornetta diciassettenne Giovanni Battis ta d'Oncieu de la Bati e, futuro comandante d e l R eali carabinieri, completò i l successo convertendo a destra e investendo le prime fi l e dei francesi. La mischia si sminu zz ò in duelli individuali. Rotta la sc iabola i l cornetta Roberti di Caste l vero infil zò un nemico con l'asta de llo

LA RIT IRATA STRATEGI C A DELLA DIV I SIONE SARDA (1 5-21 apri le) 297

stendardo. Cadde ucciso il colonnello TrouHe. comandante del 5° dragoni. Stcngel ebbe Ja peggio in un duello col brigadiere B ertcu: riuscì a ferirlo. ma la sciabolata del suo avversario gli spaccò la testa. Allora i francesi fuggirono lasciando a terra 4 ufficiali e 8 dragoni morti. 15 feriti e 23 prigionieri. I savoiardi ebbero 2 morti. l O feriti e 4 dispersi o prigionieri.

La battaglia del Bricche/lo

Ma intanto, dalla parte opposta, alla vista di Guyeux il Reggim ento Belgioioso era scappato lasciando scoperta Mondovì e Colli dovette spedire Mussano a tappare la falla con le Guardie. AJ Bricchetto il combattime nto proseguiva accanito e sanguinoso. Alle 16, esaurite le muniLioni, Dichat lasci ò il comando a Galleani d'Agliano e contrattaccò alla baionetta. Fece in tempo a sentire Colli che gli urlava: "Otì alle::. l'ous, Dichat? Vous a\'e::_ perdu la rete!". Dichat riprese la batteria già conquistata dal nemico. ma mentre lo ricac ciava in basso. fu colpito alla testa da un ignoto contcn·anco , un so ldato del la 19a Mena Brigata reclutata in Savoia. Così. a cinq uantase i anni, il marchese vassallo Giovanni Gaspare Dichat spirò tra le braccia del sergente Fran co, mormorandogli amaramente: Alle::. dire ou [:énéral que a imi Dichat perd la rete!". Anche Caissotti di Chiusano tentò di assaltare il fianco sinistro nemico, ma lo seguirono a malapena una trentina di prodi.

Qu ell'ultima battaglia di retroguardia fu molto sanguinosa: i francesi ebbero 1.000 morti e feriti: i sardi 800 morti e 800 prigionieri. lasciando a l nemico 8 cannoni c Il bandiere. Oltre a Dichat, cadde anche La Boissi ère, tenente colonnello di Chab lais e venne ferito Seratìno D ecandia, comandante dei granatieri di Sardegna. Furono decorati due artiglieri -il sergente Astegiano e il capo rale Bibiano che, malgrado cinque ferite, continuò a puntare il pezzo - e cinque granatieri: il capora le Vogt di Stettler e i sergenti Franco di Nizza. Ri ssoni di Asti e Michaud ed Henri Croiset-Mouchet di Savoia. questi ultimi per aver salvato il guidone della compagnia dopo la morte deH'alfiere Soubeiran. Sull'asta dell'insegna, il sedieen ne Croisct-Mouchct lasciò due dita. tro ncate da una sciabolata francese.

La resa di Mondovì

Naturalmente i notabili di Mondovì, come in seguito tutti quelli delle allre città italiane investite dai francesi. non avevano alcuna intenzione di subire il bombardamento c il saccheggio indiscriminato. e magari rimetterei la pelle. per fare da retroguardia ad un esercito sconfitto. Così. anticipando il comportamento saggiamente tenuto un anno dopo dal conte Monaldo Leopardi a Recanati , non appena la carrozza di Colli la sc iò la c ittà, convinsero Dcll era a consegnare la citladella. Del resto quest'ultima non sarebbe stata in condizione di resistere. dominata dall'altura del Bricchetto.

Alle 18 Séruricr ne prese possesso senza colpo ferire, dichiarando prigioniera la guarnigione (700 Guardie c Stettler) c comunicando alle autorità civili l'entit à del tributo di guerra. Come a Ceva. anche a Mondovì Ru sea fece opera di convincimen-

298 I.AGI.JhRRA DELLE ALPI ( 1792 1796)

to e di mediazione. L'unica autorità c he lasciò Mondovì fu il vescovo. corrompendo i fazionieri al prezzo di 12.000 franchi. Vi furono però anche isolati episodi di resistenza. non si sa se eroici o mera mente c rim i nali : infatti i documenti francesi menzionano fucilazioni sommarie di contadi n i ribelli e la condanna a morte, sentenziata dal consiglio mil itare de ll a 12a Mezza Brigata deii'Hérau l t, del cannoniere Pietro Carametti di Roburen t e del soldato di Oneglia Giovanni Blengiani di Vico due ventenni evasi dalla prigionia e r ipresi dopo aver ucciso, spogliato e rapinato alcuni francesi isolati.

Dichcll, Chaffardon e le due medaglie d'oro del Genova Cavalleria

Quella carica di caval ler ia , l ' unica di una guerra combattuta quasi sempre in mezzo alle montagne, va lse a Chaffardon la rara ricompensa riservata agli ufficiali v iventi . cioè la croce Mauriziana. Dichat, savoiardo come Chaffardon, ebbe il tOrto di morire e non poté quindi essere decorato (a quell'epoca non venivano concesse ricompense alla memoria). Non ebbe però neppure il culto postumo tributato a Del Carretto: ad esempio i l suo nome manca nell'epitome della tradizione m il itare italiana racchiusa nell'Enciclopedia Militare.

Né la tradiz ione mil i tare, con l'eccezione di Ferdinando Pinelli, racconta il seguito della biografia di Berteu, promosso maresciallo d'alloggio per aver ucciso ungenerale . Pochi mesi dopo furono infatti i giacobini a promettergli u l terior i promozioni se ammazzava un re: doveva giustiziare il nuovo sovrano Carlo Eman uele IV durante la messa dome n icale del22 gennaio 1797. L'ingrato Berteu accettò, ma stavolta fu il re ad ammazza re l ui , facendolo fucilare sugli spalti della Cittadella di To rino.

Neppure la trad izione associa il nome del Bricchette a l le glorie dei g ranatieri benchè agli att ua l i Granatieri di Sardegna sia stata affidata la me m oria di quei reparti dì formazione t ratti da tutti i reggimenti dì fanteria. Il nome d i quella battaglia è oggi ricordato soprattutto perchè è inciso nelle tradizioni de l R eggimento Genova Cavalleria , l'unico che discenda, sia pure in modo un po ·controverso, da uno dei reparti che combatterono l'u l tima battaglia della guerra de ll e A lpi (a nche se la carica non si svolse al Bricchetto, bensì dalla parte opposta di Mondovì). Ciò dipende dal fatto che Vittorio Amedeo volle accordare a quel Regg i mento due medaglie d'oro.

Q uella fu, ne li ' Annata Sarda. la prima e unica concessione dì una medaglia collettiva fino a l 1848. Che fossero addirittura due, per un'impresa probabilmente meno importante di molte altre compiute da l la fanteria durante que ll a guerra, ha ulteriormente complicato l'apparente stranezza. Mezzo seco lo dopo, quando si fissarono le tradizioni reggimentali piemontesi e italiane, si inventò che il re avesse motivato quella doppia anomalia dicendo che "una sola (medaglia) non basta( va) a premiare tanto valore". In realtà la lett era scritta dal ministro Cravanzana al colonnello Chaffardon fa capire che le medaglie erano due p roprio perchè erano state concesse non al Reggimento bensì a ciascuno dei due squadroni impiegati. Inoltre. diversamente da quella attuale. is t itu ita nel 1833 , la medaglia al valore del 1793 era so l tanto il segno visibile della concessione di un soprassoldo vitalizio: proprio per questa ragione era concessa so ltanto ai viventi c non anche al l a memoria dei caduti. Ciò porta a concludere che in rea ltà quella ricompensa non era veramente collettiva: non implicava

LA RITIRATA STRATEGICA DELLA DIVISIONE SARDA ( 15 2 1 aprile) 299

infatti che tutti i dragoni di quel Reggimento. incluse le future reclute, gode ssero della doppia paga. In quel modo improprio si indicava in realtà un blocco di 114 ricompense individuali. tanti quanti erano i sottufficiali c militari di truppa dei 2 squadroni pre senti alla carica co'>iddena del Bricchetto.

300 L \ GUE RRA D E LLE ALPI 11792- 17 96 )

XIII - PAX RO MANA

(21 apri le - 15 maggio 1796)

"Il Piemonte non è maturo per la rivoluzione"

Christophe Sal i ceti (26 apri le 1796)

"Peuples de l'ltalie! L'Armée Jrançaise vie n t rompre vos chaines: le peuple Jrançais est l'ami de tous /es peuples; vos proprietés, votre religion et vos usages seront respectés"

Bonaparte (Cherasco, 27 aprile 1796)

"l'Italia è vostra. IL re di Sardegna si è posto tutto in mia balia. Quanto alle condi zioni di pace, voi potete dettargli quello che più vi talenti, perchè ho in mio potere le prin c ipali fortezze. Avete modo di contentarlo con parte della Lombardia o di perder lo a pia cer vostro".

Bonaparte al Direttorio (29 aprile l 796)

Il Consiglio della Corona (Torino. 21 aprile )

La sera del 21 aprile, mentre Colli si s tabili va a Fossano per trattenere il nemico MI Ila linea Stura-Tanaro, giun&c a Torino la notizia che Colli aveva sgomberato Mondovì e che l'Armata francese delle Alpi aveva disceso le Valli del Po. aggirato D emonte e intimato la re sa a Cuneo. La situazione venne valutata dal Consiglio della Coro na, subito riunito si a Palazzo Reale. coi principi del sa ng ue, i ministri Hauteville. Cravanzana, Tonso e Graneri, il marchese di Sant'Andrea col figlio Ignazio, l'arcivescovo Costa e gli inviati austriaco Gherardini e inglese Drakc, appositamente arrivato da Genova. aturalmente. il duca d'Ao-,ta c gli inviati perorarono la resistenza, citando l'ese mpio del 1706 e osservando che il nemico non poteva al. ediarc le fortezze e tanto meno Torino e che gli alleati potevano ancora riunire 45.000 uomini contro 35.000. con una cavalleria più numerosa c addestrata di quella francese. A sorpresa stavolta anche il principe di Piemonte appoggiò la resi stenza. per gli l.crupo li religiosi instillatigli dal suo confessore.

Toccò al cardinale Costa perorare la pace, mischiando argomenti umanitari con valutazioni politiche e perfino militari. Sostenne che era immorale sacrificare altre vite per pura ostinazione, senza speranza di recuperare province ormai francesizzate, abbandonati dall'alleato. col paese alla fame. r Armata in pezzi e la gente che accoglieva festante il nemico Gli inviati protestarono sdegnati c la seduta si avviò alla scontata conclusione. Tra il generale sollievo Haut eville propose di riprendere, tramite l'ambasciatore spagnolo Ulloa. il negoziato di Genova con Villars e di affidarlo al giovane figlio del generale Sant'Andrea.

Ma il discorso di Ignazio di R evel rovinò l'atmosfera. Fra il silenzio stupefatto c avvilito degli astanti spiegò loro le dimensioni della sconfitta che avevano subito, quale la posta in gioco di quella guerra che non avevano ancora capito. Non era più la guerra di gabinetto che alternava cannonate e negoziato. Era la lotta suprema e decisiva tra il loro mondo c quello dci nuovi barbari. Non era più in loro potere scegliere la pace. L'unica scelta rimasta al Piemonte era da quale parte combattere. O con l'Austria. o contro l'Austria.

Il re tolse la seduta di decidere. Più tardi ricevette privatamente Revel. Volle spiegargli che la s ua coscien7a gli vietava di allearsi con i ·'briganti" regicidi. gli ingiunse di limitars i a negoziare puramente c semplicemente la pace e gli affiancò per maggior sicurcua l'intendente Ton so. In oltre s pedì i l gene rale Latour, affiancato dal colonnello Costa di Bcauregard, da Colli con l'ordine di trasmettere a Bonaparte una proposta di armistizio in attesa della pace.

Si cure::_za illfema a Torino

A consigliare la pace erano anche ragioni di sicurezza interna. La capitale era in fermento. Le strade erano pattugliate milizia urbana. le famiglie più facoltose partivano per le residenze di campagna e si temevano attentati e sommosse, soprattutto nei quartieri popolari di Borgo Po e Borgo Dora. La guarnigione era del tutto insufficiente a fronteggiare eventuali emerge nze: le csigcn1.c della prima linea l 'ave-

vano infatti ridotta a 2 squadroni di Cavallegg eri d'Aos ta, poche compagn ie d i ri se rva e 2 battaglioni di veterani. uno sardo in Cittadella c uno austriaco in ciuà.

Come misura urgente, già nella notte su l 22 si collocarono alcune centurie di fanti e cacciatori s ulle co lline dell'Eremo c s i fece ricorso perfino alle Guardie del co rpo. accampatesi in assetto di guerra alla Vanchiglia. Si ordinò poi al comandante di Susa. Fo ntanieux . di accorrere s ubito a Torino con tutte le truppe non st rettamente necessarie al presidio di Exilles c della Brun eua. Le truppe affluirono il 24 c il 25: il Reggimento gra natieri Pastori s di Saluggia al Colleg io dell e Province, il Regg im ento Lombardia in Ciuadella, i cacciatori del G cncvese e di Pin erolo al castello del Valentino, il R eggimento M oriana c i Dra go ni di Sardegna accampati sugli s palti tra Porta Po e P orta Nu ova. Il 29 giunse. per ultim o, il R egg im ento Nizza. portando gli effetti vi a circa 6 .000 uomini.

ll_fronte della Stura (22-26 aprile)

I l 22 aprile la Di vis ion e Colli. forte a ncora di 10.000 uomini, si trovava ancora a cava ll o del Tanaro. aspettando che a Fossano il maggiore Quaglia terminasse di cost ruire il ponte di barche su lla Stura. Le tr u ppe sarde fronteggiava no il nemico tra Monfo rte. M o nchi e ro. Carrù. Bene e Sa m'Albano. poco a monte di Fos ano. I noltre . rinfol7ata la guarnigio ne di Cuneo. il principe di Carignano s i era avvicinato a Colli, concent rand o altri 6.000 uo mini a l sobbo rgo orie nt ale di M adonna dell 'Olmo . La distruzione dei ponti suii'EIIero e sul Pesio. ancorchè incompleta. raJicntava per il momento l 'i nsegu imento ne mi co. Pe r le truppe sarde la minaccia più immediata era rappresentata dali 'avanguardia di Sérurier. che nella stessa giornata del 22 occupò Trinità, a mezza st rada tra Be ne e Sant 'A lbano.

Int anto Colli tra smise a Bonaparte la propos ta di a rmi stizio. Il comanda nte francese la ricevcrte a Mondovì il manino d e l 23, mentre Ma 55é na, rianato il ponte g uastato da i sardi. varcava l'Ellero co n l 'artig li e ri a e i ba gag li . Raggiunto il Pe s io a lle 3 del pomeriggio, lo risaliva fino al ponte di pietra, l'unico che il nemi co aveva trasc urato di di s tru ggere. Passato i l fiume . M asséna lo ridi sces e pe r la spo nda s inistra puntando s u Carrù, mentre sulla destra del Tanaro Augercau si auestava con IO petti a Doglia ni. Minacci a to da Sud-Ovest e da Nord - Est, il dista cc amento sa rdo di Ca rrù e ra costretto a ritirars i più a valle del Tanaro fermandosi a Lequio. Guadato il Tanaro, nel pomeriggio la cavalleria francese e ntra va a Carrù . dove a se ra Bonaparte trasfe rì il quartic r generale.

Soltanto allora dettò una breve risposta a Colli rccapitatagli a Fossano da M urai nella tarda mattinata del 24. Dopo av er so ttolineato c he il diritto di tratt a re l a fine delle ostilità spellava al Di rettorio. Bonaparte si dichiarava disponibile a unilateralmente le o peraz io ni in attesa dci nego1.ia ti , ma alla doppia condi zione c he il re smobilitasse l'esercito e conseg nasse Cuneo. Ceva e una piazza a scelta fra Tortona e Alessandria.

Accusato ripetutamente di defezione da Colli. e nell'estre m o tentativo di salvare l'alleanl.a, Bcaulieu decise finalmente di avvicinarsi a Colli c all'alba del 24 , con l 6 battaglioni e 20 s quadroni. ri sa lì il Ta naro verso Nizza d e lla Pag lia (Nii.Za M o nfe rrat o), lascia nd o Liptay a TerLo con altri 7 bauaglioni e 6 sq uadroni, in mod o da

304 LA G UCR RA J ,E ALP I ( 1792-17961

garantirsi una rapida ritirata ve rs o la Lombardia. Ad Oviglio lo raggiunse però un corriere di Gherardini con la notizia che la condizione francese per avviare il negoz iato di pace con Torino era la consegna di Alessandria o Tortona. Beaulieu tentò allora di farle occupare di sorpresa, Tortona dalla Brigata Pittony c Alessandria da 2 reggimenti di cavalleria. Ma natura l mente quella mossa era stata prevista e i governatori piemontesi ebbero i l tempo di a l zare i ponti e schierare le guarnigioni sui baluardi con le micce accese, costringendo gli austriaci a sfilare impotenti sotto le mura. Soltanto la cavalleria napoletana, Reggimento Re, potè impadronirsi di Valenza (quando, pochi giorni dopo, dovette evacuar la , chiese invano a Beaulieu il permesso di saccheggiarla).

Convinto che, pur di ottenere il negoziato di pace , i piemontesi avrebbero accettato le dure condizioni preliminari. Bonaparte aveva nel frattempo proseguito l'avanzata evitando però il contatto col nemico. Durante l a giornata del 24 Masséna e Augereau si limitarono infatti ad avanzare sulle due sponde del Tanaro, occupando Bene e La Morra e minacciando Cherasco, mentre Sérurier marciò su Fossano senza fretta. arrivandovi soltanto a lle 19 di sera. Così al mattino, tenninato il ponte, Colli ebbe il tempo di passare la Stura e Murat potè consegnargli la risposta di Bonaparte quando Quaglia aveva già smontato l 'o pera. Ne l frattempo, a La Morra, Augereau riceveva una delega z ione del consiglio rivoluzionario costituitosi ad Alba. accrescendo le opzioni politiche a disposizione di Bonaparte.

ln teoria la Stura, non guadabile in que ll a stagione, costituiva un'ottima posizione difen s iva: ma accorrevano almeno 30.000 uomini per presidiare i 45 chilometri tra Cuneo e Cherasco. Avendone meno della metà, alle 17 Colli deci se di proseguire la ritirata verso il Po e arretrò con 3.000 a Sanfré, da dove poteva accorrere a Cherasco per congiungersi con Bcaulicu oppure proseguire la ritirata per Carmagnola e Moncalieri. Lasciò tuttavia in retroguardia, sulle colline di Fossano, un corpo volante di 2.000 uomini a l comando del br igadiere a lemanno Teodoro di .Brempt. Ordinò inoltre a Colli Ricci di difendere ad oltranza, con 400 cacciatori e alcuni cannoni, il traghetto d i Sant'A l bano.

Appena g iunto davanti a Fossano Sérurier cominciò subito a cannoneggiare la città. Dopo aver chiesto invano a Colli Ricci di allontanarsi da Fo ssano, le autorità cittadine comunicarono a Sérurier la loro so ttomi ss ione alla Francia . Cedendo alle loro su ppliche, il generale accordò a Colli Ricci una tregua di mezz'ora per decidere la resa e. scaduto invano l'ultimatum, riprese il fuoco in modo più selettivo, badando a risparmiare le abitazioni . Ma intimò atta città di gettare un ponte e consegnargli 3 ostaggi e 7.000 raz ioni d i pane.

1125 aprile sembrò che l'offensiva fina le fosse ormai inevitabile. A l mattino , mentre si lavorava febb1ilmente ad armare la Cittade ll a e frotte di so ldati sfuggiti o liberati dalla prigionia francese portavano notizie demoralizzanti, le principesse francesi partivano per Novara assieme alla moglie dell 'am bascia tore Gherardini. E si apprestavano a seguirle anche la Famiglia Rea le e i Carignano.

Sérurier rimase fermo a Fossano, perchè i l ponte artigianale costruito coi bigonci da vendemmia e ra insufficiente. Potè passare solo il 26, quando Cotti Ricci si ritirò a Sav igliano !asciandogli il traghetto. Alcuni cacciatori, attardatisi a saccheggiare i sobborghi e il ghetto di Fossano, furono arrestati dalla milizia urbana e consegnati a Sérurier che li fece fucilare

PAX RO \JlANA (21 apri le - 15magg io 17% ) 305

Intanto Colli avanzava su Cherasco per ricongiungersi con Brempt e fronteggiare Masséna. La città, cinta di burroni c bastioni e munita di 3.000 uomini. era infatti in condizione di resistere e Colli era convinto che l'avanguardia di Beaulieu fosse già a Nizza Monferrato, a una giornata di marcia da Cherasco. Ma. appreso che Bcaulicu si stava invece ritirando verso la Lombardia, si fermò a Bra.

Così, dopo due ore di cannonate, a mezzogiorno del 25 Massçna entrò a Cherasco. accolto dai decurioni c dal clero e facendovi un ricco bottino. inclusi 28 cannoni che servi ron o ai francesi per armare la piazzaforte. Nel pomeriggio giunse anche Bonaparte, che si installò nel palazzo del generale Salmatoris . maestro di casa del re c in seguito prefetto di pa l azzo di Napoleone. In questo edificio era stata appena trasferita la Sacra Sindonc di Torino. già ospitata a Cherasco nel 1630 c 1706.

Il mattino del 26 aprile Augereau e Ranza entrarono ad Alba. Nel frattempo Quaglia gittava un ponte sul Po a Valenza, attraversato dalle truppe imperiali in ritirata c poi smontato c trasferito a Pavia. Alle IO di sera Tonso e Revcl tornarono da Genova. entrando a Torino al parco d'assedio e ai magazzini salvati da Colli. l due plenipotenziari riferirono aJ re che il nuovo inviato francese Faipoult si era rifiutatodi negoziare la pace questione riservata al Direttorio. ma aveva assicurato che Parigi era ben disposta nei confronti del Piemonte. E che, allo scopo di risparmiare sangue, lo stesso Faipoult aveva autoriaato Bonaparte a sospendere le ostilità e dettare le condizioni armistiziali già notificate a Colli.

Su o rdin e del re, Colli aveva appena tentato di ottenerne la modifica, in particolare chiedendo a Bonaparte di rinunciare alla consegna di Tortona per non provocare rea zioni austriache. Per tutta risposta gli era pervenuto un ultimawm in 7 articoli: occupazione del territorio lungo la Stura da Demonte ad Alessandria: consegna di Cuneo c Tortona con cessione gratuita delle artiglierie. munizioni c magazzini; resa del presidio di Ceva; neutralità piemontese e libero passaggio verso la Lombardia con facoltà di varcare il Po a Valenza. Ques'ultima clau!>ola mirava ad ingannare gli austriaci sulla vera direttrice d'attacco. E per rafforzarne la credibilità. Bonaparte impose di costruire subito un nuovo equipaggio da ponte datenere a disposizione dell'Armata francese (in maggio il ponte fu gittato a Valenza per traghettare artiglierie e truppe e l'equipaggio rimase in eserci7io sino al 1798. Nel maggio l 799 Quaglia ne costruì un terzo per consentire agli aust ro-russi di passare la Bormida, poi uti liuato dagli austriaci anche nel 1800 per la campagna di Marengo).

L'armisri:Jo di Cherasco (27 -28 aprile)

Il mattino del 27 Colli arretrò, schierandosi con la destra a Carmagnola e la s inistra a Casanuova e Ternavasso. dietro lo Stellone. In retroguardia. a Savigliano e Sanfré, lasciò i colonnelli Colli Ricci c Salu7.zo di Vcrwolo. Quest'ultimo, cavaliere melitensc. comandava la cavalleria. che poco dopo fu attaccata dai france!.i a Sanfré. Minacciato da due grosse colonne nemiche. Colli dovette allora arretrare la sinistra a Santena e Trofarello e spostare il quartier generale da Carignano alla Loggia. pronto ormai a dare battaglia tra le altu re di Testona c il campo trincerato di Mon calieri . ultimo baluardo prima della capitale.

306 l. 1\ GUERRA DH LE ALPI ( 1792- 1796 )

Nelle stesse ore Alba aveva proclamato la R epubb l ica Piemontese e Bonaparte aveva lanciato il celebre proclama di Cherasco: "Peuples d'Italie! L'Arméefrançaise vient rompre vos chaines: le peuplefrançais est l ' ami de tous les peuples; vos propriérés , vorre réligion et vos usages seront respectés". Intanto Beaulieu spediva il generale Schanurst a riportare in Lombarda i resti de l Corpo aus ili ario austriaco al so ldo piemontese. in particolare il battaglione di veterani di presidio a Torino, avviandolo per Poirino e Asti .

A Torino, poco dopo mezzogiomo, il Consiglio della Corona ratificò la decisione di accettare l 'annistizio. A ll e 14 il re fece trasmettere a Latour e Costa, che si trovavano a Carmagnola. la plenipotenza e l'ordine di recarsi da Bonapa1te, accompagnati dagli aiutanti di campo del duca d 'Aosta e di Colli , capitani Sommariva e Seysse l. Superato l ' avamposto francese a Sanfré, a Bra furono accolti da Masséna e un'ora dopo proseguirono per Cherasco con una scorta di ussari. Arrivarono a palazzo Salmatoris alle 22.30 e mezz'ora dopo Berthier li introdu sse da Bonaparte.

Latour cercò invano di ottenere qualche alleggerimento delle condizioni. BonapaJte s i limitò a rassicurare il re che non intendeva costringerlo a tradire i suoi alleati. Poco dopo mezzanotte troncò la discussione asserendo falsamente che l 'assalto generale stava per scattare alle 2 e i plenipotenziari si rassegnarono a firmare l'armistiz io. Mentre Seyssel lo pottava al galoppo a Torino. Costa e Latour attesero la ratifica regia alla tavola del vincitore.

Con ga rrula euforia, il dio della guerra millantò di aver ideato la manovra di Dego fin dal 1794 e ammannì scontati e logi ali" Armata sarda ("'per ben due volte vi siete abilissimamente sottratti ai miei artigli"; "ammirevole" la resistenza della Bicocca). Poi, in tono paternamente delatorio, li mi se in guardia contro i giacobini: " il vost ro pae se è tutto minato: a Genova trovai depositate 700.000 lire in tanta moneta per opera dei cospirato ri segreti della Lombardia e del Piemonte, i quali avevano raccolto cotesta somma per favorire la venuta dell'esercito francese".

Alle 6 del mattino arrivò Saliceti a recitare la parte del catt i vo: condizioni troppo miti! Alle 7 tornò Seyssel con la ratifica. Il giorno dopo, 29 apri le, Bonaparte scrisse al Direttorio: "l'Italia è vostra. Il re di Sardegna s i è posto tutto in mia balia. Quanto a ll e condizioni di pace. voi potete dettargli quello che pii:J vi talenti, perchè ho in mio potere le principali fortezze. Avete modo di contentarlo con parte della Lombardia o di perderlo a piacer vostro".

Lo stesso giorno il re accettava le dimissioni di Colli, sostituendolo con il generale Latour. ed egli stesso delegava al duca d 'Aosta il comando s upremo dell'eserc ito, con quartier generale al castello di Racconigi. Erano 30.000 uomini ripartiti in 5 divisioni. tre di truppe naz ionali e due di truppe svizzere. considerate più spendibili per eventuali impieghi in ordine Comandavano le prime tre i maggiori generali de Sonnaz, Solaro Della Chiusa e Vitale, con i rispettivi quartieri generali a Saluzzo (Destra), Castagnole (Centro) e A sti (S ini st ra ) . Le divisioni estere, comandate dai maggiori generali Christ e Streng, erano rispettivamente a destra di Pinerolo e tra Carignano e Carmagnola. a portata di mano del governatore di Torino

La ritirata fruttò ai militari sard i le ultime Il medag lie d i quella g uerra. Furono decorati il sergente "BongueiTie r'' e il granatiere Gros di Nizza, i sergenti Bent i voglio e Felice di Piemonte, il caporale Taraglio della Marina , i soldati Fontana e Sutor di Saluzzo. Fillion e Curvi !las di Genevese, Mu sso di Tortona e Donad ei di Mondovì

PAX ROMANA (21 aprile - 15 maggio 1796) 307

(quest'u l timo per aver catturato un 'insegna nemica). Celebrare il valore addolciva l'amarezza del momento. La consegna delle forteue e la smobilitazione, co nclusa in autunno, suscitarono infatti frustrazioni e proteste nel corpo ufficiali. in particolare di cavalleria, punti su!ronore c preoccupati dalla riduzione dei Quadri.

Ul missione diplomatica a Parigi

A trattare la pace furono spediti a Parigi Revcl e Tonso. Avevano facoltà di cedere anche l a Sardegna ma co l trasferimento de l tito lo regio ad uno degli altri stati rimasti a Vittorio Amedeo. Inoltre l" adesione ad una eventuale richiesta d'alleanza era subordinata alla condizione che fosse assolutamente necessario. Pensavano di avere ancor qualche carta da giocare. Invece la copia delle loro istruzioni, carpite da un cameriere del ministro Cravanzana. li aveva preceduti a Parigi tramite la cellula giacobina di Vinay.

Ignara di tutto. la diplomazia sarda lavorava attivamente a Madrid c Berlino in cerca di appoggi In particolare la Spagna stava già negoziando l'allea nza con la Francia e la mediazione a favore del Piemonte svolta dall'ambasciatore a Parigi Del Campo non era certo in grado di addolc ire le cond izioni imposte dal vincitore. La prima udienza del ministro degli Esteri francese. Charles Delacroix, ai plenipotenziari sardi si svo l se l' l i maggio, il giorno successivo a ll a decisiva vittoria riportata da Bonaparte a Lodi contro Beaulieu. Dopo averli informati che le clausole non erano negoz iabili c che Parigi conosceva le loro Delacroix si l imitò a sottoporre loro il testo dettato dal Direttorio e ad ascoltare le loro osservazioni sui s ingo li articoli.

Nei giorni seguenti i plenipotenziari fecero un estremo e inutile tentativo di sollecitare un intervento spagnolo a difesa dei diritti di retrocessione della Sardegna in caso di estintiooc di Casa Savoia fissati dal trattato dell720. Poi. il 15 maggio, nelle stesse ore io cui Bonaparte entrava in Milano, Revel e Tonso dovettero rassegnarsi a firmare.

Il giorno successivo De l acroix pose come ulteriore conditione per la ratifica del trattato il licenziamento del ministro degli Este r i Hautevi ll e, troppo li gio ali" Austria c la sua sostituzione col filofranccsc Damiano Priocca, ambasciatore pres o la Santa Sede. Il 18 maggio furono ricevuti da Carnot i l quale ventilò nuovamente la cessione del Milanese in cambio di un contingente sardo per l ' Armata d'Italia, necessario per sbarrare agli a u striac i i passi del Tirolo. I l negoziato sull'alleanza andò avanti s i no ad agosto. Naturalmente Priocca, entrato in carica il 16 luglio. la caldeggiava. ma il re e i principi la respinsero sia per ragioni di principio sia perchè cons ideravano d iso norevole sc hierarsi contro l'ex-alleato. Ragione che non impedì invece alla Spagna di sottoscrivere il 19 agosto 1796. a San rt defonso. una a l lcanta offensiva e difensiva contro l"lnghil tcrra. L'alleanza si rivelò presto disaMrosa per le sorti della flotta c del le co lon ie americane della Spagna. ma assicurò alla Francia la superiorità navale nel Mediterraneo. costringendo gli inglesi ad evacuare la Corsica e poi anche l'Elba.

308 LA GUERRA DELLE A l Pl (1792-1796)

La pace di Parigi (l 5 maggio)

L'umiliante trattato di Parigi si componeva di 21 arti coli pubblici e 7 segreti. I primi prevedevano le scuse per l'offesa arrecata a Semonville, il riconoscimento dell 'anness ione di Nizza, Savoia, Tenda e Breglio, l'espulsione dei profughi daJ territorio piemontese e l'amnistia per repubblicani e collaborazio ni s ti. In o ltre l'occupazione di Cuneo. Tortona, Exilles. Susa, Brunetta e Alessandria fino alla conclusione di un trattato di commercio con la concessione unilaterale alla Francia della clausola della nazione più favorita. Infine il libero passo a ll e truppe francesi con somministrazione di viveri e foraggio. la demolizione dei fo rti di Susa, Brun etta ed Exilles e l'impegno a impedire l'accesso di truppe nemiche

Gli articoli segret i prevedevano la cessione delle isole sa rd e di Sant' Antioco e San Pietro (consigliata da Bonaparte) nonchè di altre porzioni delle Alpi Marittime (Va ldi er i. Alta va ll e del Gesso e di Stura), la rinuncia delle figlie del re di agire in via legale con tro la co nfisca dei loro beni, la liberazione deg li ex -sudd iti nizzardi e savoiardi deportati in Piemon te, il congedamento delle milizie provinciali e la smobilitazio ne dell'esercito, la demolizione di Demonte e delle Barricate di Stura, il divieto di approdo alle navi nemiche e l'appoggio logistico a quelle francesi e infine larinuncia ai titoli di sovranità sulle terre perdute. Da notare che la Francia si astenne dal pretendere l'annessione de li' intera Sardegna e rinviò la conseg na dei due iso lotti strategici per non provocare una reaz ione ingle se.

In cambio il Piemonte usciva , almeno per il momento, dal t urbin e della g u erra, in vano s ostenuta per 44 mes i con grandissimo sacrificio e scarso sostegno esterno. Quel turbine aveva già investito la Lombardia e avrebbe presto sconvolto l'intera Penisola. Era fatale che la furia delJa guena si abbattesse di nuovo sull'esausto ed umiliato Reg no suba lpin o.

La Repubblica di Alba (23 aprile - 28 giugno)

A proposito del rischio rivoluzionario in Italia Bonaparte sostenne in quei giorni tesi opposte. Fa r credere a Torino che i g iacob ini fossero dappetutto gli serviva a rafforzare la pressione psicologica e a produrre nei vinti quell'atteggiamento che oggi definiamo "si ndrome di Stocco lm a". Ma per togliersi dai piedi gli emissari di Barras gli conveniva scrivere a Parigi che "in Pi emonte non v'(era) neppure la prima idea di una rivoluzione" (26 aprile), tesi confermata contestuaJmente da SaJiceti ("il Piemonte non è maturo per la rivoluzione" ). Entrambi i g iudi zi poggiavano su buoni elementi ed erano tra loro meno contraddittori di quel che sembri. l "giacobini " . infatt i. erano tan ti , sopra ttutt o fra le professioni liberali. Ma i giacobin i che volevano davvero la rivolu z ione erano pochi e marginali. La massa era formata dagli aspiranti collabo razionisti mossi esclusivamente da l calcolo personale.

L'epicentro giacobino era ad Alba e non altrove perchè qui si erano concentrati, per scopi puramente militari , gli sforzi degli emissari francesi e perchè albese era il fuoriuscito segnalato dal caporete R anza per destabili zzare le rctrovie nemiche. La cellula albese non era infatti al tro c he la vecchia Lo ggia massonica integrata dalle

PAX ROMANA ( 2 1 aprile- 15 maggio 1796) 309

amicizie e clientele di Ignazio Bonafous ( 1768-1836): commercianti, possidenti. medici, avvocati. qualche ufficiale c un sacerdote.

Ritirandosi in direzioni opposte. sardi e austriaci avevano lasciato Alba senza copertura e senza presidio c neppure i francesi avevano sp recato tempo e truppe per occuparla. TI 19 aprile . partito il presidio ardo, il Consiglio municipale aveva deliberato l'istituLione di una Milizia Urbana. subito monopoliaata dagli amici di Bonafous che piantarono in piazza l 'Albero della libertà Ma solo il24, quando le colonne francesi sfilavano poco più ad Ovest verso Cherasco, il Consiglio aveva spedito 4 delegati a chiedere l'intervento francese.

Augercau e Saliceti erano arrivati il 26. dopo l'occupazione di Cherasco. portandos i al seguito Rusca. Ranza e Bonafous c permettendo loro di lanciare un proclama ·'al popolo piemonte se c lo mbard o", subitO però sommerso da que llo ben più fragoroso di Bonaparte. TI proclama riconosceva la "nazione piemontese, perpetuamente alleata con quella fran cese, e la o rdina va sui principi di libertà, ugua g lianza c sov ranità popolare. con- magi s trature elettive e tricolore blu, rosso e arancio. In o ltre aboliva decime e dirilli feudali ma non le congrue dci parroci e manteneva la .. religione" quale "cu lto patrio della nazione".

Il 27 aprile. con l'intervento di parecchi sindaci delle Langhe, l'assemblea albese proclamò la sedicente Repubblica piemontese, dichiarò deposto il tiranno, abolì titoli e ste mmi ed e lesse ma ire Bon afous (massima ca ri ca e lettiva dei municipi francesi).

Poi R anta piantò un nuovo Albero della libertà ( benedetto il l o maggio dal vescovo Vitale) c Rusca aperse gli arruolamenti per l a sed icente Leg ione Ri vo lu zionaria Itali ana distinta da un medaglione coi profili di Bru to e Cassio.

In tanto, pilotati da Saliceti, i Commissari del popolo diramarono ai comuni limitrofi l'ordine di Bonaparte di fornire l 'e lenco dci magazzini militari. aggiungendovi di suo quello di procedere all'inventario dei beni feudali c patrimoni regi ( ma ben pochi sindaci lo eseguirono)

Il 2 maggio Latour protestò con Bonaparte osservando che le ordinanze albesi violavano l'armistizio. Jl generale gli rispose il4, promettendo di informarsi. Lo stesso giorno Séruricr scio lse il corpo municipale sostitu endolo co n un Cons i glio in cui erano rappresentati il partito democratico e quello aristocratico. ll 7 maggio il nuovo orga no si dichiarò soggetto alla Repub b lica francese c alle sue legg i e rimi se il gove rno all'agente francese Villetard.

fl 24 maggio giu n se ad Alba la notizia della pace di Parigi. che sanciva il ritorno delle Lan g he alla sovranità piemontese. Ran za fuggì a Milan o . Bo nafous fu ca tturato dai contad ini di Castiglion Falletto e tradotto in carcere a Fossano. dove scrisse subito una richiesta di grazia. La sua co ndanna a morte in co ntuma cia metteva tutti in imbarazzo. ma il coma nd ante del presidio francese di Che ra sco suggerì il cavillo per poterlo liberare c cioè che l'arresto era nullo in quanto avvenu to in territorio non anco ra formalmente restituito alle autorità sarde.

Anche i collaborazionisti con minori responsabilità erano terroriZiati. Il 27 maggio Luigi Parru11a scrisse a un suo conterraneo confidente di polizia proclamando la s ua leall à e dando tutta la colpa a B onafous. Il 6 giugno il Consiglio municipale lo spedì a Milano assieme a Ri ccardo Sinco per impetrare la protezione di Bonaparte. Il gio rno dopo annegò mentre traghettava il Ticino. Anni dopo Sineo ra ccon tò un 'al tra versione: avrebbero raggiunto Milano c sarebbero stati ricevuti da Bonaparte alla

310 LA GurRRA DfiLLEALPI (1792-1796)

di Saliceti. Ma, degnarli di risposta, Napoleone avrebbe fatto cenno a un picchetto di soldati che avrebbero arrestato e fucilato il Parru?Za. mentre Saliceti avrebbe ingiunto a Sineo. sotto pena della vita. di raccontare la storia dell'annegamento fortuito. TI 18 giugno Villetard ordinò al Consiglio di rimettersi alla clemenza del re. Il giorno dopo l'organo fu sciolto. se nn clamorose vendette.

PAX ROMA'>A (21 1796) 311

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IN D ICE DEl
187,203,205.206,208.
. 253,258,259.261.263,265-67,269.271.
174. 177
178, llD, 184, 189,
.

Asburgo. Leopold o II d·. S. Romano Germanico I mperatore. p. 7. 17. 18. 21. 22. 175, 183.

Asburgo. Maria Antonietta d'. Regina di Fran cia. p. 7. 18, 21. 22, 27.

Asburgo, Maria Caro! in a, Re g ina delle Due Sicilie, p. 27 . 77. 176.

Asburgo. Maria Teresa d', S. Romana Germanica I mperatrice, p. 13, 85.

· Asburgo, Maria Teresa d' arciduchessa d'Austria. duchessa d'Aosta. poi Regina di Sardegna, p. 19, 133, 240.

Asburgo- Lorena. Ferdinando III di, granduca di Toscana. p. 85, 93, 176. 197.

Asinari, marchese di Bernezzo. ufficiale delle Reali Truppe sarde, p. 31.

Asinari. Pietro Ignazio. cavaliere di Bernezzo, detto "il marchese di Brézé''. generale e scri ttore militare sardo, p. 25. 28. 31. 44. 60, 149.

Assia, v.

Aubert- Duba ye t. J can-Baptiste H annibaL generale e ministro della gue rra francese, p. 242 .

Audiberg. maggiore del Regg. sviaero Pe ycr lm -hof. p. 52.

Augereau, Charles Pi erre Françoi s, generale. p. 226, 228 232 247.263. 265.27275.288.289.291-93,296,305,306,310 .

Augias. a iutante di campo francese. p. 247.

Augié, capitano tenente delle Reali Truppe sa rde. p. 45. Avogadro di Casanova. p. 183, 186. Avogadro di Ronco, colonnello del Regg. La Marina. p. 131-33 . 161. 162. 265 . 272. Avogadro di Valdengo.tcn. colonnello dci IV Batt. granatieri composto, p. 133, 169. Avogadro di Valdengo. co lonne ll o del Regg. Monferrat o. p. 253.261.265.269.276.

Azeglio. v. Taparelli.

Az i monti, capitano com. la Compagnia Bombisti di Sardegna. p. 77, 81. B abeuf, François Noel, detto "Gracco", ri vol u zionario francese protosocialista, p. 181.

Bachrnann, Nicolas. col. del Reg g. di S. Gallo. p. 47. 51, 66. 69. 135. 164. 193.201. 253.

Bagdelonne. genera le francese. p. 126-28 130-32, 162. Bagnolo. cavaliere di Albertcngo . tenente de l Re gg. Guardie, p. Balbi. contessa, amante del Conte di P rovenza. p. 20.

Balbi , forn itore mili tare genovese. p. 245.

Balbiano Vincenzo, cavaliere di Malta, viccrè di Sardegna. p. 74. 78, 80, 83, l 00, 101. 199.

Balbiano, Cesare Gaetano, cavaliere di Viale, maggiore sardo, p. 44

Balbi no. Gaetano. libraio di Torin o e rivoluzionario piemontese. p. 169.

Balbo, conte Prospero . decurio ne di Torino. p. 59.

Balegno. cavaliere. ten. col. del 2° Regg. Truppe Lcggicre. poi com la piaa.a di Ceva, p. 54. 230. 252, 288.

"Balilla" (Giambattista Pcrasso')), eroe dell'insurrcLionc genovese del 1746, p. 13.

Ball et. aggiunto al genera le francese Gauthier. p. 247.

Bancl , Pierre , capobrigata francese, p. 226,229 , 247,268, 272 - 74.281.

Banet. barone de. emigrato francese. ufficiale della centuria de Bonneaud. p. 263.

Barbaro, ufficiale della Reale Marina sarda. p. 87.

Barba vara. tenente del R egg. Guardie, Il B att p. 157. 160.

320 LA GUERRA DhLLEALPI !1792-1796)

Barberis. Walter. storico italiano. p. 9.

Barolo. medico dei farnigli di Casa Reale. p. 168. 169.

Barquier, generale francese, p. 152.

Barrai. generale francese. p. 34.

Barras. Pau l Fran çois J ean Nicolas. co nte de, generale e politico francese, p. 88, 89, 97,168.237.2 4 2,243.290,309.

Ba1thé lemy. generale fran cese. p. 39. 263.

Ba1toli. tene nt e della Gend arme ria Rea le Anglo-Corsa, p. 102.

Basadonne, capitano avignonese al servizio sardo. p. 186.

Sassolino, v. Bozzolino.

Bas1>ville Nicolas Jean H ugou de. agente rivoluzionario france1>e a Roma, p. 78. 79. 83.

Bausan. Giovanni. ufficiale della Reale Marina napoletana. p. 92.

Bava. cavaliere. maggiore del l o Regg. Truppe Leggiere, p. 54.

Beauharnais, vedi Tascher.

Beaulicu . Jean Peter, barone dc. feldmaresciallo austriaco. p. 258-6 1.263.265 -67. 270,27 1. 273,275-77,279-81,287,289.290,304-08.

Beaumont, gene ral e francese, p. 293.

Bcaurcgard, v. Costa.

Begani . Alessandro. capitano della Reale Artiglieria napoletana. p. 92.

Bégo;;. capi tana del Regg. Bernese Rockmondet. p. 51. 161. 162.

Bellcgarde (Noyel de). famiglia p. 20. Bcllcgarde. colonnello brigadiere dci Granatieri Reali.

cavaliere dc, alfiere dei.Rcgg. Savoia. l Batt p. 296.

Bellegarde. Heinri ch Joseph Johannes. conte e feldmaresciallo al servizio austriaco. p. 20

Bellcgarde Jean, marchese di. tenente colonnello de l TBatt. Lcggiero. p. 30, 54, 15 3 Bellemont, colonnello al scrvi:.cio sardo, p. 186.

Belly dc Bclfort, maggiore del Regg. Grigione Christ, p. 117.

Bel pulsi. Antonio. ri volutionario napoletaJlO. p. 197

Bender. Johan. maresciallo austriaco. p. 21.

Senso. cavaliere di Cavour. generale sardo. comandante delle rimante. p. 60.

Bergadani. Roberto. storico militare italiano p. 216.

Bernadette. Jean Baptiste Jules. generale. poi Carlo XIV di Svctia, p. 242.

Berry, v. Borbone. "Bersez io, marchese di", v. Asinari.

Berthler. Louis Alcxandre, capo di S. M. dcll'Armée d'ltalie, p. 222,264,268 .269 , 282 .. 307

Bertone-B albis di Sambuy. Car lo Emanuele. col. del l o Regg. Granatieri . p. 46, 49, 69.

Ber7etti. cavaliere di Buron7o. capitano del Regg. di Vercelli. p. 163. Bcyrand (Bcyraud). Marciai. capobrigata francese. p. 268. 272. 273. 288 . 289 .

Bianchi. tenente dei cacciatori del Rcgg. La Marina. p. 190.

Bianco. Ignazio. conte di San Secondo magg. gen. lspenore delle Truppe Leggiere. p. 54.

INDICE DEl NOMI
321
20. 47. 66. l 15 . 117. 152, 153.157. 158,164.165.206.210.252.260. 271.276.288.289.291.293.294.296.
p.
Bellcgarde.

Bianconi , Angiolo. storico militare italiano. p. 2 16.

Bicnvenu. capitano dci cacciatori del R cgg. Savoia. p. 183.

Bimnefcld, intendente delle salmcrie austriache, p.

Birago di Borgaro. capitano delle Regie Truppe sarde, p. 117.

Birago. marchese, sottotencnte dei granatieri del Re gg. La Marina. p. 282. 283.

Bira go. tenente del Rcgg. Vercelli, p. 20 l.

Biron. generale francese, p. 38, 83. IOl:L 109.

Bi scareui di Ruffia. magg. dci IX Batt. granatieri (cavaliere mauriziano), p. 113, 117.

Bi sto lfi. tenente della Reale Marina sa rda. p. 87.

Blanch. tenente del R egg Cacciatori iuardi, p. 296.

Blonay, cap itano del Regg. Moriana. p. 39.

Boeck. Adamo. barone de. comandante il Regg. napoletano Dragoni Re, p. 179.

Boisgelin, emigrato francese al se rvizio in glese capitano dei granatieri del Reg g.

Royai -Louis. p. 59.

Bollettino. sottotencnte della Reale Artiglieria sard a, p.

Bonadonna, cavalier de. emigrato francese. ufficiale Corpo Franco G yulai, p. 282.

Igna zio. rivolu:r.ionario e massone di Alba, p. 168-70, 245. 31 O.

Bonaparte, politico francese. poi R e di Napoli, poi Re di Spagna. p. 90.

Bonaparte, Napoleone. generale francese. pp. 8. 10-13. 42. 44. 82, 83. 88. 90, 91, 9499. 142. 148 150. 152-55. 159. 170.175. 180. 181. 185. 189. 192.221.237.241-44.

257-60.262,264.267-69,273-83,287.288.290-93.296.297,301.304-11 .

Bon giovanni. Luigi. march. di magg. de l Vli Batt. granatieri comp., p. 231.

Bonne barone dc Savardin. emigrato francese. maggiore al sen izio sardo. p. 44. 45, 47.

Bonneaud, Domenico Fedele. emigrato francese. com. della Centuria straniera, p. 53. 54, 134, 137, 139, 155. 183. 193,215.

Borbone. Carlo di. Conte d'Artois. poi Carlo X di. Re di Francia. p. 17. 18. 44.

Borbone, Carlo LV di. Re di Spagna, p. 27.

Borbone, Charles Ferdinand di. Duca di Bcrry. p. 17.

Borbone. Duca di, v. Condé.

Borbone. Ferdinando l V di. Re di Napoli c di Sicilia. p. 27. 174. 177. 180.

Borbone. Louis Antoinc di, Duca d' Angoulcme, p. 13

Borbone, Louis Antoine Henry de duca d'En g hien. p. l 7.

Borbone. Joseph, principe di Condé. p. l t

Borbone, Louis Stanislas Xavier di. Conte di Provenza. p0i Luigi XVIII. Re di Francia. p. 17. 20. 44. 88. 175. 237. 238. 25R. 290.

Borbone, Luigi XVI di, Re di Fran cia. p. 7. 17. 19, 21-3 . 27. 73. 77. 84.

Borgarelli, conte d'lsone. maggiore della Ccnt. Franca Di sertori Graziati, poi del Corpo Franco. p. 37, 53, 54, 182.

Borgia. Giovan Paolo. generale pontificio, p. 75.

Borgo , di. comandante del presidio di Torino. p. 25.

Borgonio. aiutante maggiore Compagnia franca dei Carabinieri. p. 186.

Borjes, Francesco . mélrchese de los Camac hos. ammiraglio spagnolo. p. 87.

Borman. tenente del Reggimento Yallesano de Courtcn. p. 82 .

Bona, Carlo, medico, politico e storico piemontese. p. 13. 19, 168, l 70.

322 l /\ GUERRA DGLLEALI'I t 17'12 17961

Botta d'Adorno, Antoniotto, oriundo genovese, tenente maresciallo austriaco p. 244.

Bo urcet. Pierre de. savoiardo, genera le del ge ni o francese, p. 148, 257.

Bo urget, cap itan o dei Dragoni di Pi e monte . p. 131.

Boyer, aiutante generale del generale Masséna. p. 247. 278

Boyl, Antonio Pilo. marchese di Putifigari, sottot. della R. Artiglieria, p. 209, 230, 294.

·

Bozzolino (o S assolino) capitano della Reale Artiglieria !>arde. p. 39, 31.

Bozzolino. Giovanni. gene rale direttore delle R. Scuole d'Artiglieria, p. 60.

Breme, v. Arborio.

Brempt, Th eodo r, barone von, brigadiere del Re gg. Rea l Alemanno, p. 52, 25 1. 260. 288 . 291, 305. 306.

Brentano, maggio re austriaco. p. 47, 50, 66 . 140.

Brezé, v. A!>inari.

Bricherasio, capitano del Regg. AoMa. p. 215.

B rissot, Jeacques Pierre, politico p. 22.

Broso. rivolu1ionario sard o, p. 199.

Brulé. v Bru slé.

Bruneri , tenente della Reale Artig li eria sarda, p. 165.

Brunet, Jean-Baptiste, generale francese. p. 33, 37. 48. 49, 108-11, l 15-18. 124, 125,

128 133, 134. 140. 142.

B runo di Samone. colo nn ello dell'Armata Sarda, p. 115.

Brun o, Francesco, co nte di Tomaforte, generale sardo, p. 288 .

Bnmo, caval iere di To rnafortc, ufficiali dei cacciatori del R egg . Monferrato, p. 183.

Brunon e, marchese Gerolamo. cug in o di del Carretto, p. 282.

Bruns wick Wolfenbuttel O els . Friedrich WiJhelm Ferdinand. duca di, generale prussiano. p. 22. 27, 28, 45 85.

Bruslé. generale francese . p. 95. 154. 155. 157 . 158.

Bucler, François-Antoine de. vallesano, generale sardo. p. 91.

Bukawina, v. Rukawina.

Buonaparte. v. Bonaparte .

Bu o narro ti , Fi lipp o Mi chele, rivo1uLionario pi sano, p. 74, 181 , 192 , 199.

Burke, Edmond. po litico inglese, p. 84.

Busca di Monasterolo tenente delle Reali Tru ppe sarde. p. 118.

Busca. tenente colonnello dei granatieri sardi. p. 166.

Bussoli no. tenente del R egg. Piemonte. il Batt.. p. 78.

Butler. colon nello del Regg. Vallesano de Courten. ll Batt p. 91.

Butellier, te ne nte co lonnello de l Regg. Savoia, p. 288.

Cacault. Fr ançois, agente ri vo lu z io nario francese in Italia. p. 83 . 143, 147 . 245.

Caccia. capitano del Regg. Guardie. la comp.. p. 167.

Cacciardi, colonnello. comandante del Forte di Montalbano. p. 32 37.

Caglieri. capitano della Re gia Artiglieria. p. l 32.

Caille. Audibert, diplomalico francese, p. 27.

Caire, Balthazar. co mandant e delle Mili zie del Queiras (De lfmato), p. 163.

Caissoui di Ch iusano, Carlo Fr a ncesco Giacinto, magg. dell'VIII Batt. gra nati e ri co rnp .. p. l 15, 126, 133 . 252. 293, 296. 298.

Caluso, v. Valperga.

INDICE DEl N01\11 323

Calvignano conte di Fossano, ufficiale del Re gg. di Acqui. p. 117.

Campora. capitano del Rcgg. Vercelli. p. 201.

Camurati della Roncaglia. Antonio. capitano dci Dra go ni di Sardegna, p. 77-9.

Canale, v. Malabayla.

Cantù, generale sardo. p. 203, 205, 206, 21 l, 234 Caracciolo. Francesco, ammiraglio napoletano. p. 52. 198.

Caraglio. marchese di, ufficiale di collegamento col Q. G. austriaco. p. 21 O.

Cara vana, tenente colonnello del Regg. di Vercelli, p. 113.

Carcaradec. generale francese, p. 125. 128, 130. 163.

Carignano. principe di, v. Savoia-Carignano. principe di.

Carleui, Francesco. conte c diplomatico toscano, p. 43. 198.

Carlevaris, Carlo Giuseppe, conte di S. Damiano. uditore ge nerale delle milizie e genti da guerra, p. 57. 60.

Carlo Alberto I, v. Savoia-Carignano, p.

Carlo Emanuele m. V. Savoia.

Carlo Emanuele TV, v. Savoia.

Carlo IV. v. Borbone.

Carnin, ufficiale francese. p. 161.

Carnot, Lazarc, conte, matematico. capobatt. del genio. "orga ni z:t:atore della Vi !loria ... p. Il, 12, 147. 148. 166. 167, 180. 181.185,241-43.291,308.

Carteaux, Jean -François. generale francese, p. 88, 90. 91. 94, 142.

Cartier. tenente dei cacciatori del Regg. Savoia, p.

Casabianca, capitano della Gendarmeria Reale Anglo-Corsa, p. 102.

Casabianca. Raffaele, corso, generale francese, p. 29. 30. 48. 74. 75, 81. Il O. l 37.

139. 200, 249.

Casabianca. teneme delia Gendarmeria Reale Anglo-Corsa. p. 102.

Casanova, capitano della Gendarmeria Reale Anglo-Corsa. p. l 02.

Casati, marchese, tenente del l 0 Regg. Cacciatori. p. 190.

Casazza. tenente della Real e Artiglieria arda. p. 140.

Castclalfero, co nte di, ambasciatore sardo a Napoli, p. 27.

Castellane. co nte di. nobile nizzardo. p. 20.

Castelnuovo, ufficiale del Regg. di p. 168.

Catinat, Nicolas de. maresciallo di Francia. p. 239.

Cattaneo. senatore genovese, p. 204.

Causse, capobrigata francese, p. 268,278, 280, 281.

Cavalchini, capitano dei cacciatori del Regg. Guardie. p. 157.

Cavassanti (fratelli), ufficiali dci cacciatori del Regg. La Marina, p. 183.

Cavo retto. marchese di. capitano del Rcgg. dj Acquj. p. l l 4.

Ceracchj, Giuseppe, scultore e rivoluzionario romano, p. 221. 242.

Cercsa, ufficiale italiano del Genio austriaco. p. 277.

Cerini. commissario di guerra sardo, p. 28

Cerruti, subalterno del Regg. Monferrat o, p. 8 1.

Cervo n i, Giambattista, generale francese, p. 96, 154, 155. 160 . 187, 200, 205, 206. 227,247,262,264,268.270,278,281.

Chaffardon. v. d'Oncieu.

Chambaud, ca pobri ga ta francese, p. 181.

324 I.A GUI'KK/\ DI'LLE ALPI ( 1792 - 1796)

Chambcrlac de Laubcspin. Jacques Antoine. barone di, capobr. francese. p. J32, 133, 263.

Chamousset. Bertrand dc. colonnello del 3° Regg. Granatieri. p. 161, l 67.

Championnet. Jean Etienne. generale francese. p. 242.

Chantel. avvocato e rivoluzionario piemontese. p. 169.

Chantel. sottotenente delle Reali Truppe sarde e fratello del precedente. p. 169.

Charbonneau, ten ente dei granatieri del Regg. Savoia. p. 233.

Charbonnière, capitano della Marin e Nationale, p. l Ol.

Charlet. Nicolas Toussaint. generale francese. p. 225. 227.229.

Charton. generale francese. p. 249.

Chatillon. generale sardo. p. 149.

Chaumette. Pierre Gaspard, detto "Anassagora". politico francese, p. 37.

Chavannes. capitano d ei Dragoni del Chiablese. p. 208.

Chel>sel, ufficiale al servizio sardo. p. 44.

Chevron de Villette, colonnello del Regg. di Mariana. p. 30. 39.

Chiablcse. v. Savoia.

Chiabrera. capitano del Regg. Guardie , p. 29.

Chino, barone Pio, maggior genera le (gran croce dell'Ordine Mauri7.iano), p. 30, 40, 46,47.66,126.141. 161.165.166.

Chiusano. v. Caissotti.

Choiseul. di. ambasciatore di Luigi XVI a Torino p. 17.

Christ de Sanz, magg iore del Regg. Grigione, fratello del seguente, p. 67, 167, 186

Christ de Sanz, Nicola s, brigadiere del Regg. Grigione. p. 51. 67, 69. 115, 163, 186, 250, 260,307.

Cirié. v. Doria.

Civalieri. brigadiere del Regg. di Asti. p. 164. 165.292.297.

Clarelli. Mariano, tenente colonnello pontificio, p. 75.

Clau sa de. ge nerale francese del genio. p. 230

Clauscwitz, Carlo. barone von, generale c stratega prussiano. p. Il. 42. 291.

Clerfayt de Croix. conte Karl Josef. gene rale austriaco. p. 239. 258.

Clermont. Jacques. conte di Saint Jean de la Batie. emig rato francc!>c. tenente colonnello al se rvizio sardo, p. 44, 134, 137. 185, 207.

Colla. tenente dci Granatieri Reali, p . 245, 289. Collegno. cavaliere di. comandante sardo di Chambéry, p. 28. Collegno. subalterno del Regg. Monferrato. p. l 60. Colleoni. conte, maggiore del il Batt. Cacciatori. p. 55.

Colli Marchini, Michelangelo Alessandro. barone vogherese. generale austriaco, poi sardo, poi pontificio (gran croce de Il ' Ordine mauritiano). p. 40.

Batl. CacciaLOri, p. 55. 56. IlO , 134.

Colli Ricci. marchesi.! di Felizzano. rnagg. del Re gg. di Mondovì, poi del

273.288.289.305.306.

Colloredo. Josef Maria Wenzel. conte von Mels und Waldsee. generale. p.

11\0ICI· Dtl -.:0\11 325
42. 46, 47, 49-51,
136.141,146.147,149.152- 54.157 -59.164-67.177. 178. 181-83, 186. 189.201-04.206-08.210-13.218. 224,225,230-32.234,238. 240,250.258-61.266.270.271 273.275-77.280.287-90.292,295.296.298.30307.
66,109. III, 113 - 17,134,
T
158.182. 183. 190,206,209.229 230,251,
137, 156,
173. 177.
184. 185. 187. 189.

Co Iomb. emigrato francese. tenente del Corpo Franco. p. l 82 .

Colombo. subalterno del R egg. Pi emon t e, p. 160.

Colonna Cesari-Rocca, colonnello corso, p. 81-83. 102.

Colonna di Leca. tcn. col. del II Batt. Anglo-corso, poi della Gend. Anglo-Corsa. p. 102.

Colonna. principe Agostino. maggiore napoletano. p. 179.

Condé. Luigi Enrico Giuseppe, duca di Borbone. p. 17.

Condé. v. Borbone.

Condorcct, Jean Antoine Nicolas de Caritat, marche se di. p. 7.

Corbett. Julian S stratega e storico navale. p. 71.

Cordero di Pamparato, Clemente, conte dl Roburent. magg. dei Dragoni di S. M .. p. 297.

Cordon. v. de la Tour.

Correale. Matteo, cap. di vascello della Reale Marina napoletana, p. 218.

Corsi. Dionisio, maggiore napoletano, p. 179.

Corte, capitano dei granatieri del Regg. Monferrato. p. 160. 272.

Cossila. v. Nomis.

Costa, cardinale arcivescovo di Torino. p. 212.238. 303.

Costa, come di Montafia, generale, p. 67. Il!, 146. 151, 208-10. 213, 216, 224. 251. 260.

Costa di Bcauregard, capo di Stato Magg iore dell'Armata Sarda, p. 60.

Costa. Eugenio. cavaliere de Beauregard, sonotenente dei Granatieri Reali p. 157.

Costa, Giuseppe Enrico, marche se de Beauregard, magg. dei Granatieri Reali (padre del precedente). p. 44. 98. 157. 190.303.307.

Costa, capitano dei cacciatori delle Truppe Sarde. p. 214

Costa. sottotenente del Regg. di Torino. p. 132.

Cravanzana, v. Fontana.

Cri sta, tenente delle Reali Truppe sa rde. p. 118.

Cri!>tiani, Intendente gene ral e della Contea di Nizza, p. 31.

Cristinl. avvocato ni nardo c agente segre to sardo. p. 28.

Crova, ufficiale dei cacciatori del Regg. Royal Allemand, p. 18 3.

Cu ggia capitan o del Regg. Sardegna. l Batt p. 109.

Cusai. colonnello del Regg. napoletano Messapia, l Batt., p. 92.

Cu sano. co nte di. generale sardo. p. 45.

Cu ssana . subalterno del Regg. Piemonte, p. 160.

Cutò. v. Filangieri.

Dagobert, L. de, generale francese. p. 34. 48, 49. 108. 109. d ' Albion. tenente delle Reali Truppe sarde. p. 99.

D· Allemagne, Claude. generale francese, p. 142. 156. 164. 214 248

d'Ailema g ne. v. De Conzier.

Dall ons, capobanaglionc francese. p. 210.

Dalons-Chabran. aiutante generale del gene ral e Mas!->éna. p. 245.

Dal Verme, sottote nente del Rcg g. Guardie, p. 125.

d'Andezeno. v. Salmour.

Dandini. Muzio. tenente colonnello pontificio, p. 76.

Dandini. comanda nte del Freikorps austriaco in Germania. p. 52

326 LA GUERRA DI'LI.E ALl'l (1792- 17%)

Danton. Georges Jacques. politico francese, p. 20.

Daprosio. Tere sa. spia francese, p. 245.

Daproti. tenente della R eale Artiglieria sarda. p . 21 O.

D'Aquino. banchiere genovese. p. 245.

d'Arcollière!>. capitano della Reale Marina sarda, p. 86.

d' Arçon. Jean-Claude-Eléonor Le Michaud. ispettore generale delle fortificazioni francesi. p. 94. 95.

Dattoli, capitano delle Reali Truppe sarde. p. 117.

Daun, conte Filippo, feldmaresc iallo austriaco e viceré di Napoli. p. 258.

d'Autuy, capitano e age nte rivolu :lio nario francese. p. 2 12.

d' Auvare, maggiore del l Batt. Cacciatori. p. 91, 98.

Da vid, generale di brigata francese. p. 248.

Davin, gene rale di brigata francese. p. 249.

d' Ayala. maggiore della Real e Artiglieria napoletana. p. 98.

De BI asi. Francesco, Paolo, avvocato e rivoluzionario palermitano, p. l 69. de Brez, Albertini, capitano dell o Stato Generale sardo, p. 209.

De Buttet. Antoine, ma gg iore della Reale Artiglieria sa rda, p. 26, 132. 293.

De Candia, don Stefano, tenente del Regg. Sardegna, l Ball.. p. 109, 298. de Caroli della Chiusa, ufficiale delle Reali Truppe sarde. p. 142.

de Chevillard. capitano della Reale Marina sarda p. 86 87. lO l. 208. 213. de Chevilly. tenente colonnello delle Reali Truppe sarde p. 214.

De Conzier d'A ll e magne. tenente colonnello del VI Ball. granat ieri composto, p. 214. de Costantin, Fe li ce. bar. di Chateauneuf, com. I' Armamento Leggero d. Sardegna, p. 82.

de Courten, Louis Eugène. ten. gen., capo de Regg. Vallesano. p . 25 - 27. 30-33, 37, 48 51. 53. 62. 69.

De Deo Emmanuele rivoluzionario napoletano. p. 169.

De Felice. Ren1.o, storico italiano. p. 12.

de Forax. maggiore del IV Bau. Granatieri composto (deco rato di corona d'alloro della città di Tolone). p. 9 l 93.

de Forax. tenente co lonnello del Regg. di Moriana. p. 39.

De Gambs. Jcan-Danie l, tenente generale napoletano. p. 27. 92.

D e Giovanni. capitano del Rcgg. La Marina, p. 163. de Grandi. insegna del Regg. Grigione. p. 4 5.

Dejean, Jcan François Aimé. comandante l'artiglieria dell'Armata delle A lp i. p. 142. Delacroix. Charles. ministro degli Esteri della Repubbli ca Francese. p. 238, 308. de la Fare, emigralo francese, ten e nte della Cen turi a Bonneaud, p. 53, 134. de La Flechère. cav. Giovanni Pi et ro, generale dell e Armi di Sarde g na, p. 77, 129 . 156.

dc la A cchè re, cavalie re. tenente del Rcgg. Guardie. Il Batt p. de La R otte. incaricato d'affari realista a Tolone. p. 93. de Laland e. ambasciatore francese a Torino. p. 23. 24.

dc la Tour Sallicr. barone Giuseppe Amedeo. generale sardo di cavalleria, pp. 46, 47. 126,127 , 129, 130,132

de la Tour Sallier. Vittorio Amedeo. marchese di Cordon. ge nerale e diplomatico sardo. fratello del precedente, pp. 17, 26, 29, 30, 37 . 44-47. 49. 126-28.

li\ DICE Dtl KOMI
327
189 201.208,210,213,214.240,290,303,307,310.
.133,
130. 133, 147.

de la Tour Sallier. maggiore del Rcgg. di Moriana. l Batt.. p. 161. Del Campo, ambasciatore spagnolo a Torino. p. 308.

del Carretto, conte di Millesimo. comandante del Regg. di Torino, p. 45. 251, 260 del Carretto. Filippo. cavaliere di Camerana. magg. dellll Batt . g ranatieri composto. p.l2,44.45,49,53.67, 111 - 13.117,136.178.206.271-75,282,283,299. del Carretto, Giu seppe, marchese di Camerana. colonnello del R egg. Aosta. p. 45. 210.

Delfino di Trivié. Giambattista, generale sardo. p. 44. 60. del Gallo, v. Mastrilli.

della Morra. v. Valperga.

de La Piace, governatore di Oneglia, p. 86 , 151.

Della Rocca. tenente colonnello del R egg. Piemonte. p. 141.

Déllera. Giuseppe Antonio. barone di Co rteranzc. tenente generale (g ran croce dciI'OrdincMauriziano).p.40.47.54.58,66.111.113-16, 135.136,141,146.149.

151, 152. 158, 164, 178. 189.297.298 .

Déllera, cavaliere di CorteranLe, figlio del precedente, capitano tenente del 2° Truppe Leggie re (cava liere mauririano). p. 117.

Del egro. Piero. p. IO.

De Loche, tenente co lonne ll o del Regg. Savoia. I Batt.. p. 128. 129. 295.

De Lorenzo, rivoluzionario sardo. p. 199.

Del R e, Saverio, maggiore della Reale Artiglieria napoletana. p. 92.

De Maistre, François-Xavier, tenente del Re gg . La Marina, scrittore, filosofo c politico savoiardo. p. 131. 132. 189.

Dc Maistrc. Giuseppe, frat. del preceden te, ten. dei cacciatori Reg g. Savoia. p. 167. 190.

De Martin cl, ufficiale del genio dell'Armata Sarda. p. 152.

Dc May. capitano della Reale Marina sarda . p. 86 . 216. 228 .

dc Motthy, emigrato francese. tenente della compagnia Bonneaud. p. 53.

de Pin edo marchese Antonio. col. del Regg. napoletano Napoli cavalleria, p. 258.

Deposte. incaricato d'affari francese a To rino. p. 17.

De Rolandis, piemontese, studente di teologia, gius ti ziato a Bologna, p. 169. 170.

De Ro ssi. Bc marclo. conte di Ternengo. co lonn ello sardo. p. 44.

De R uphy. maggiore, aiutante del J granatieri. p. 294.

Desaix, Loui s Charles. generale francese. p. 24.

d'Esery, tenente colonnello dei granatieri sardi. 207.210. 21J, 252.

Des Gcneys. cavaliere. maggiore del R egg. Susa. p. 168.

Dcs Gcneys. Giorgio Andrea. ufficiale della Reale Marina sarda (frate ll o del precedente). p. 32. 101. 168.

Des H ayes barone di Mussano. sotto ten entc del Regg. Guardie. p 154.

Dcs H ayes. Gaspare Gaetano. conte di Mussano. colonnello del Regg. Guardie, p. 153,157.167,252.260.288.

Dc Sonnat, generale sardo. p. 250. 160. 307.

Dcspinoy, Hyac inthc François Joschh, conte c generale francese. p. 294. de Sylva Taroicca. Emanuele, marchese ufficiale a riposo dell'Armata Russa c scr ittore militare. p. 2 12. 240.

Dc Torrente. maggiore del Regg. dc Courten. n Batt , p. 77, 81, 91 96

328 LA (HJ ERRA DU.LE ALPI ( 1792-1 7961

dc Vigny, Alfred. ufficiale c scrittore francese. p Il O. de Vins. barone J oseph. vallone. generale austriaco. p. 39,43 -45 50. 85 121. 12427. 133 -41. 146. 147. 149. 153. !55. 173, 178, 183, 184.201.202.204-13.215-18, 225.228 .229.232 ,234.258.

Deyssa nti er co mmi ssa ri o o rdinato rc in capo dell'Armata delle Alpi, p. 142.

di Caste1borgo. cap itan o d e l Regg . La Marina , p. 132 .

Di c hal , marchese vassa ll o Giovanni Gaspare. t en . co l. d e l l Batt. g ranatieri comp. (cava li ere mauri zia no), p. 69, 93, l 15 - 17. 229, 251, 252, 260, 292. 294 , 296-99

Dillon. Edward . colo nn ello a l erviz io inglese, p. 102, 103.

Di M artinet, tenente delle Reali Truppe sarde. p. 45.

Di Negro genovese, capi1ano del R egg di One glia ( cavaliere mauriziano). p. 11 5. 140.

di Reimbac h. comandante dcii V Batt. granat ieri composto. p. 115.

Dobourg, ge nera le francese. p. 126.

D oller, tenente colonnel lo del 2 ° Regg. di Guarnigione, JJ B a tt. (cavaliere mauri z iano), p. 115, 117.

Dommartin, Elzéar Auguste Co us in de. capobri gata fran cese p. 226.227 , 268,276. 278 28 1.293.296 ,297.

d'Oncieu de la Batie. Giovanni Battista, co rnetta dei Dragon i di S. Maestà, p. 297.

d'O ncieu de la Batie, subalterno del lV Batt. granatieri composto. p. l 90

d'Oncieu. Silvestro Giovanni. marchese de Chaffardon. col. Dr agoni di Sua Maestà (cavaliere mauriziano), p. 297.299.

Doppet. François Amédée. medico savoiardo. agitatore rivoluzionario e generale francese. p. 24. 94 95.

Doria. doge di Geno va . p. 93.

Doria, patri z io genovese, co mand a nte del forte di Priamar di Savo na. p. 205.

Doria marchese di Cirié. ge ne ra le, gove rnatore della c itt ade ll a di Torino, p. 25, 27, 159.

D'Ortoman. co lo nnell o francese. p. l JO. 11 4, 116. 117, 126. d'Osasco di Cantarana. colonnello del Regg. di Vercelli, p. 67, III , 11 3. 11 8 di Cantarana. fra · Policarpo. colo nn ello del 2° Rcgg. Granatieri (fratello del precedente). p. 67, 69. 11 2. 113. 161. 162.

Drake. ambasciatore ingle-;e a Genova. p. 93 213 217. 303.

Du bois-C rancé . Edmond Louis Alexis. deputato francese. p. 88.

Ducarne, Alessandro, capitano co mm . di g uerra d e lla cava ll e ri a napo letana. p. 179.

Du C haila, capitano francese, p. 74.

Duchany , sottotenente de l Regg. Savoia. L Batt., p. 295.

Dufour, Gio vanni, Carlo, segreta ri o del Ministero de g li Ester i sa rdo , p. 168.

"Dugommier··. J acques Coqu ill e dello. generale francese. p. 95 -97,99, 139-41. Du is rivoluzionario sardo p. 199.

Dumancy ( Du magny). vassallo. ten. col. del I V B att. granatieri composto, p. L90.

Dumas. Thomas Alexandrc (Da v) de la P ailleterie). generale francese . p. 142. 16062. 165. 166 180.

Dumay. generale francese. p. 130.

Dumerbion. Pi e rre J adart. genera le francese . p. 48, l 08 - 1O. 112. 142. 148 . 150. 156, 158. 180. 181. 185. 187. 188. 192.204.

!'<DICE DEl NO'-'li 329

''Dumouriet.". Charles-François ùu Perrier detto. generale e ministro francese. p. 2224.27,28.85.

Dundas, Sir Davi<.l, genera le inglese, p. 90. 100.

Dupu y. capob rigata francese. p. 280. 281.

Durand de Mareuil. diplomatico francese, p. 238. 239.

d'Yenne. v. VuUiet.

Elliot, sir Gilbert, diplomatico inglese, p. 88. 89, 93, 107 .

En ghie n. v. Borbone.

Espluga. marchese di, ammirgalio napoletano, p. 199.

Etienne, ul1iciale delle Rea li Truppe sarde p. 93.

Faà di Brun o, Emilio, com. della Regia Marina Sarda e ammiraglio italiano. p. 12.

Faipoult. Gui llaum e Charles, in geg nere, politico e diplomatico francese. p. 245, 306.

Fallot. aiutante di campo francese, p. 247.

Fardella, Giovanni Batti s ta, ma gg iore napoletano. p. 179.

Farigliano. colo nn ello del Regg. Lombardia (cavaliere mauriziano). p. 117, l 54. 184.

Farigliano, colonnello del 2° Re gg . L egge ro , p. 126.

Fati o, cavaliere. capitano del H Batt. Cacciatori, p. 55, 66.

Faultri er, tenente colonnello francese. del Parco d'Artiglieria, p. 148.

Faussone, cavaliere di Germagnano. capitano del Rc gg . Chiablese. p. 132.

Fau ssone, Angelo, cavaliere di Germagnano l>Ottot. dci granatieri del R egg. Guardie. p. 45 . 117, 156.

Fau ssone. cavaliere di Germagnano. sottotenente del Regg. Piemonte. p. 45, 160.

Fau ssone, Gaspare, cavaliere di Germagnano. capitano del Rcgg. Guardie, p. 45, 156.

Faus<;one . Giuseppe. conte di Germagnano, tcn. col. sardo. p. 44. 45, 91. 94. 156.

Fed crici, Francesco, colonnello del R cgg. napoletano Dragoni Prin ci pe , p. 179.

Federico Il. v. Hohcnzollcrn.

Fenncr, Philipp von. comandante del Freikorps del Tirolo. p. 52.

Ferdinando JIT , v. Asburgo-Lorena.

Ferdinando IV, v. Borbone.

Ferraris, capita no dell'artiglieria sarda, p .

Ferraris. Giuseppe. genovese. generale austriaco . p. 21.

Ferrero, Guglielmo, storico italiano, p. Il, 12, 243.

Ferrera, Vincenzo di Buriasco. magg. della Cent. Di sertori Graz., p. 53. 54. 251. 260 291.

Fersen, Axel, conte d i. svedese. agente segreto realista. p. 22.

Filangieri. Alessandro principe di Cutò, generale napoletano, p. 179, 203, 234.

Filippi, tenente della Reale Artig lieria sarda, p. 156, 158.

Fiorella . Pa squa] c Antonio, corl>o. generale francese. p. 155-58. 21 O. 276. 291, 29497.

Fi schcr, generale austriaco, p. 203, 234.

Fléchier cavaliere dc Sencz, ufficiale avignonese al sardo, p. 44.

Piume!, conte di, cap itano del Rcgg. Pi o nieri. p. 158, 164.

Fonccnex. Pierre Marie Daviet de, comandante della Real e Marina sarda. p 32. 37, 60.

Fontana. Giambattista. marchese di Cravanzana. generale c ministro della Guerra sa rd o, p. 17 , 25, 57, 60, 142, 149, 191. 207,2 12,217. 238,290,299,303.308.

330 LA GLIF:RRA Dt'LLEAI Pl ( 1792- 1796)

Fontanier, aggiunto al gene rale Gauthier, p. 247.

Fontanieux, conte de. avignonese, brigadiere del Regg. Chiablese, p. 44, 163, 166, 304.

Forbin, cav. Palamede de, emigrato francese, tenente della Cent. de Bonneaud (cavaliere mauriziano), p. 53 , 155. 165, 182.210.

Fornasy, Henri - Françoi s . capobrigata francese. p. 265-67.

Forteguerri, Barto lomeo, retroammiraglio napoletano, p 76, 92, 199.

Fournier-Sarloveze. François. generale francese, p. 223 .

Francesco Il, v. Asburgo.

François generale francese, p. 154-58, 179 , 185.

Frassetto, rivoluzionario sardo, p. 199.

Fravega, fornitore militare genovese, p. 245.

Fréron Stanislas Louis Marie, rappresentante in missione, p. 88. 89, 97.

Freytag. generale francese, p. 207.

Fri sco, colonnello svizze ro al servizio sardo, p. 134-37 .

Front, conte di, diplomatico rea!ista francese, p. 17

Gabaleone di Salmour, Casimiro, Gran M astro dell ' Artiglieria sarda, p. 25, 27, 60, 288.

Galateri di Genola, ufficiale del Rcgg. di Susa. p. 108.

Galeani Napione. Giovanni Francesco, conte di Cocconato, p. 19, 235.

Galeazzini. aiutante ge nerale francese, p. 289.

Galiani, Ferdinando, abate . rivolu z ionario napoletano, p. 169.

Galleani d ' Agliano, Giuseppe Maria , maggiore dei Granatieri sardi, p. 139, 298.

Galleani d'Agliano, Nicola, cap Cent. Cacciatori Carabinieri, p 53, 54.

Gallo, vedi Mastri ll i.

Gapidelli, Francesco di Quincinetto , cap. Cent. Cacciatori Carabinie1i, p. 53, 54, 134.

Gardanne, capitano francese, p . 213.

Gardanne, Gaspard Amédée, generale francese, p. 113, 126, 167, 182.

Garetti, Antonio. conte di Ferrere, senatore del Pi emo nte , p. 56.

Garnier. Pierre Dominique, barone. generale francese, p. 98 150, 155, 158. 166. 182, 186.200 , 206,214,232,249.

Gasparin. Thomas Augustin de. rappresentante in missione, p. 90, 94.

Gassendi, Jean Jacques Basilien. barone di, direttore dell ' Arsenale di Marsiglia, p. 91.

Gaudin, sv izzero , colonnello sardo, p. 47 , 66, 164.

Gauthier. ge neral e francese. p. 142. 247.

Génin. Jean, detto "Milhommes". savoiardo, granatiere francese, p. 274.

Gentili. generale f rancese, p. 187 .

Germagnano , v. Faussone.

Gherardi, Car lo, finanziere ge no vese, p 245.

Gherardini, conte e ambasciatore imperiale a Torino, p. 43.239 -41 ,258 ,303,305.

Ghiliossi, conte Carlo. capitano tenente delle R eale Artiglieria sarda, p. 169.

Giacobi, ufficiale della Reale Marina sarda, p. 87.

Giacomoni, aiutante generale del ge nerale Masséna, p. 247.

Giaime. Felice Giuseppe. conte, presidente della Camera dei Conti di Torino, p. 23839.

INDICE DEl NOMI 331

Giampietri. tenente colonnello del rn Ban. Anglo-Corso, p. 102.

Giannone Pietro. avvocato, saggista e storico napoletano. p. 13.

Gioffrcdi, Amedeo. detto Antonio Brillo", agente !.egrcto snrdo a San Remo. p. 246.

Giorgio fll, v. Hannover.

Giriadetti, so ttotcn ente del Batta g lione Cacciatori Carabini eri, p. 215.

G iro la. conte. mini s tro austriaco a Genova , p. 271.

Giuseppe Il. v. Asburgo.

Goodall, Samucl Cranstoun, ammirag l io inglese, p. 198, 20 l.

Gouvion Saint-Cyr. Laure11t de. general e francese. p. 209. 249.

Graham, Tomas, colonnello inglese, poi generale e Lord Lyncdock, p. 89.

Graneri. Giuseppe. conte. ministro degli interni p. 17. 57, IO l. 146.184,238.241.

303.

Grassc-Tilly. François J oscph Paul conte de. ammiraglio francese. p. 84.

Gra vina Federico. Carlo. duca di. ammiraglio palermitano al servizio :-.pagnolo, p. 89. 92.

GraLioli. tenente colonnello del Regg. austriaco Bel gio ioso. l Bau. (cava liere mauriziano), p. 115, 117.

Green. colonnello inglese. p. 102.

aiutante di campo del generale francese Schcrer. p. 247.

Grésy. tenente del T Batt. Cacciatori (com p. del Regg. Savoia ), p. l 90.

Griffa. brigadiere della Guardia Urbana di Torino, p. 59.

Griffith, Paddy. storico militare ing lese. p. l l. 12.

Grillini , colonnello del Regg. di Acqui. p. 289.

Grimaldi, colonnello del Regg. di Acqui. p. 289.

Grimaldi. tenente colonnello del Regg. izza. TI Batl. , p. 153. L56. 165.

Gros, subalterno del Regg. Piemonte, p. 160.

Guerrieri. tenente del Reg g. di Acqui. p. 140

Guibcrt, J acques-Antoine- H ippolythe, conte dc, generale francese, p. 148.

Guibert. tenente colonnello del Regg. Lombardia p. 154

Guillaume s, v. Petit Guillaume s.

G u i lli chini. Angelo. ingegnere militare toscano al servizio napoletano. p. 76.

Gu ycn (Gu ye ux ) ge neral e francese, p. 294. 296-98.

Gyu laj, lgnaz. conte d i Ma ros-N6meth c Nàdaska. ge nera le, p. L73, 203, 2 l l. 252. 266.268. 271.277.282.292.

Hacquart colonnello francese. p. 130. 131.

Haller. amministratore dell'Armata dell e Alpi. p. 142

Hann over Giorgio lll di. re d'Inghilterra ed elcllorc d'Hannover. p. 17, 85, 88. 93, 100.238.

Hannover. Frederick Augustus of. duca di York , feldmaresciallo inglese. p. 85.

Haumel, generale francese. p 151. 154. 155, l 57 158.

Hautbourg. subal terno del Regg. Piemonte, p. 160.

Hautev ille. v. Perrct.

Hérault de s Scychelles. Marie Jcan. agente repubblicano francese. p. 20, 23.

Hervcy, Lord John ambasciatore ingle se a Firenze. p. 87 , 93 .

Hervilly. conte d'. co lonnello d e l Reg g. Royal Loui s al servizio inglese ( Quibcron ) . p. 99.

332 LA Gli ERRA f) cLLE ALPI ( 1792 - 1796)

Hessen- Philipsthal, Ludwig von, prin c ipe. ten. col. napoletano. p. 179.

Hiller, baro ne J ohann von, b ri gadiere austriaco, p. 188.

Hoche. Louis Lazare. gene rale francese. p. 147, 150. 211.

Hohen10llern. Federico II di deno ··rederico il Grande Re di P russia. p. 19.

Hood. Samue l Vìscoum. ammir. inglese. p. 84.87-89.93.94.98-100,

189.

Hotham. William bwwt, ammiragli o inglese. p. l IO, 197 , 198.2 11. 213.

Houmboudt. barone von. co l. del Regg. austriaco Caprara, p. l 74.

H owe. R ichard Earl. ammiraglio ingbe. p. 84, 100.

Imbert capitano di vascello francese. p. 88.

In cisa. cavaliere di Santo Stefano, capitano del Regg. Lombardia, p.

In cisa, caval iere di Santo Stefano. maggiore del T Batt. Cacciatori. p. 55. 9 l , 93. ln ci-;a Gaetano Fran cesco Lui g i. march.di Camerana, magg. D ragoni di Piem onte. p. 167.

Isone, v. Bo rgarelli .

J alabert. tenente francese. p. 216.

Jardin , capob rì gata francese , p. 156.

Jarja ys. cava li ere de. avigno nese. in viato di Luigi XV III a Torin o. p. 44,238. 258, 290.

J ennerie. se rg ente francese . p . 2 l 4.

J ervis. v. Saint Vincent.

J o l y. caval iere de, u fficiale avignone se a l se r vizio sardo, p. 44.

J omini. Antoine Henri, barone, generale e scrittore mi litare. p. 51 , l l 8 . l 62.

J oubert. Barthelemy Catherine. generale fra ncese. p. 208 . 227.228.230 .231. 247. 268.272-75 .288.289 293

Jun od Andrea. commerc iante e ri vol uzio nario aostano. p. 168. 169.

J un od, Giuseppe , fratello de l precedente, p. l 68.

J unot. J ean Andoche. ufficia le d'artiglieria francese, p. 99.

K arpcn. generale p. 263.

KaunitL -Rietberg. Wcn7el Anton. conte e poi principe von . Primo Ministro austriaco. p. 7. 23. 24.

Ke ll e rmann , Françoi s Etie nn e Christophe. generale france se, p. Il , 37 48, 88. 89, 109 , l l0.118, 123.126. 129.130,142, 199.201.204.206.207.208,222,223, Koun, capitano dci granatieri sardi . p. 214.

L'Aurora. En ri co Michele. rivoluzionario romano. p. 83.

Lab afour. capobattaglione francese. p. 214.

La magg io re del Regg. C hiablcsc, p. 132. 298.

L aborde. ge nerale fran cese, p. 91. 97.

La Bru yelle . tenente colonnello francese . p. 157.

Lafayette. Marie J oseph Pau! Roch Gilbert du Motier. marchese de, generale e politico francese. p. 22.

L afon, ca pobattag lion e francese p. 179.

Lafous, maggiore francese, p. 281.

Laharpc ( La H arpe) . Amédée-François. bernesc. generale francese. p. 51, 15 l. 154, 179. 185. 187-89,200.204.205.207.211.225-27.232.247.261 -64 .268 -70.27679, 282. 288 . 291.

Il\ DICI:. DEl 1\0MI
333
107. 136. 185.

La Houlière, generale francese, p. 74.

Lahoz Orti s, Giuseppe, tene nte dei granatie ri Reg g. austriaco Bel gioioso. p. 261.

Lai ssac, capobrigata francese, p. l l l.

Lamaille. ge nerale francese. p. 132.

Lamballe v. Savoia-Carignano.

La Motte. capit ano dci cacciatori del Regg. Guardie, p. 67, 112.

Langara , Juan dc, ammira g lio s pagnolo. p. 84, 87. 98, 197.

Langlois. generale francese. p.

Lannes, Jacque s, generale francese, p. 228.

Lante della Ro ve re, tenente colonnello pontificio, p. 75.

Lanza Cordcro Massimiliano. cav. di Monte7emolo. ten. Regg. Guardie, p. 156, 157, 167 ,2 15.

Lapoype. ge nerale francese. p. 89, 90, 93 -95, 134.

La Reve llière - Lépea ux, Louis Mari e de. membro del Direttorio francese. p. 243.

Laroque. maresciallo di campo f ran cese, p. 29.

Lasalcette. capobrigatra francese. p. 229.230.242.248.277 . 278.280.

Laserre, aiutante generale francese. p. 207. _

Latouche-Tréville. Louis Ren é Madeleine Levassor, con te di, ammiraglio francese, p. 73-75, 77. 7 8.

Latour. capitano di fregata della Marine Nationale. p. 92.

Latour. maggiore de i granatieri sardi, p. 66 252. 275.

Latour. v. de la Tour.

Laudon. barone Gideon Ernest vo n. maresciallo austriaco. p. 43. SO, 51.

Laudon, coma ndante del Freikorps del Basso Ren o. p. 52. Lavallette. Aotoine Marie. p. 214.

Lazzary. Giovanni B attista conte de. general e sardo. p. 25, 26, 29. 30. 37. 49. 62. l 33.

Lazzary, abate residente sa rdo a Marti gny, p. 238, 239.

Lebrun, capobrigata francese. p. 152. 155. 158. 159. 164. 165, 181. 182.

Lecomte, Hipp o lyth e, pillore francese. p . 32.

Ledoyen. generale francc!.e, p. 126 -28. 130. l 32.

Le Loup, co mandante del Freikorps delle Fiandre. p. 52.

Leopardi. Giacomo. p. 287 .

Leopardi. co nte Monald o. nobile di Rec anati. p. 287.

Leopoldo H, v. Asburgo.

Leotardi. Onorato. conte. com. del IV Btg Trup pe Leggiere. poi del 2 ° Regg., p. 54, 209

Lcotardi, colonnello del Regg. di Acqui. p. L25.

Le Torneur de la Marc he. Lo ui s François Honoré. membro del Direttorio francese. p. 242.

Leuglet, aiuta nte di campo del generale Schérer. p. 247.

Leutrum, Federico Gug li e lmo, barone di. ge ne rale dell'Armata sarda. p. 149.

Lezeny. tenente colonnello p. 266. 267 . 279, 281.

Liptay, barone Anton. generale austriaco. p. 203 -05, 216. 304.

Loche. ufficiale al servizio sardo, p. 44.

Lochcs. barone des. tenente co lonnello del R egg. Savoia. p. 128. 129.

Lomcllini. capitano del R cgg. La Marina. p. 163.

334 LA GUERRA DELLE ALPI ( 179 2- 1796)

Lorcet, aiutante generale del generale Masséna, p. 247.

Lornay, barone de. colonnello del Regg. di Tarantasia. p. 55.

Lovem di Maria, aiutante maggiore dei Dragoni del Chiablese. p. 231.

Lovera di Maria. maggiore del X Batt. granatieri composto, p.

Luguia, don Pietro. magg. gen. com. del Re gg Sardegna. p. 105.

Luigi Filippo l, v. Borbone , p. 32 .

Luigi XVI. v. Bo rbon e.

Luigi XV lll. v. Borbone.

Luserna di Campiglione. ten. col. dci i Batt. Cacciatori. p. 54. 67. l12. 115. 118.

Luserna. aiutante di campo dell'Armata Sarda, p. 21 O.

Luserna, capitano dci granat ieri del Re gg. Monferrato , p. 158, 160

Mackau. Annand, barone de. ambasciatore francese a Napoli , p. 75.

Magliano. cav. Giuseppe. colonnello del Regg. Sardegna, p. 30.

Maillebois. Jean - Bapt iste Fran çoi!> Desmoretz, maresciallo di Francia e marchese de. p. 148. 181. 192,257.

Mala bai la, Ale ssa ndro , conte d'Antignano, col. del l 0 Regg . Lcggiero, p. 54 , 67, 111.

Malabaila, Pietro Francesco, conte di Cana le, ma gg. dei Cacciatori Carabinieri. p. 53. 67. 69.110, 112. 113,115, 133, 193.271.

Malaussena. tenente del genio sardo. p. 152, 290.

Malcamp maggiore austriaco, p. aiutante di campo di Beaulieu, p. 259.

Malct, v. Villemalet.

Mall o ne. vassallo di, tenente delle Rea li T ruppe sa rd e, p. 45.

Manca. An to ni o, duca deli'Asinara c di Vallombrosa, nobile sardo, p. 199.

Maramaldo. tenente del Regg. Sardegna. l Bau., p. 109.

Marchetti . maggiore del genio al servizio austriaco. p 44, 149.

Marc hetti , tenent e delle Reali Trupp e sarde, p. 169 .

Marc io tti. maggiore del ge nio sardo. p. 135 , 140.

Maréchal, capitano del Regg .o Salun:o, p. 163.

Mare cot. capobattaglione del Genio francese, p. 91. 94 . 97.

Maria Antonietta v. Asburgo.

Ma ri a Caro lina, v. Asburgo.

Maria Teresa, v. Asbu rgo.

M arignano, marchese di. nobile ninardo, p. 20.

Marmont. Auguste Frédéric Louis Viesse de. ufficiale d'artiglieria. poi maresciallo di Francia e duca di Ragusa . p. 99.

Marquard. generale francese, p. Ili, 150. 156, 164-66. 181. 182, 187.200. 232,248, Marrone , Cristoforo, agente segreto sa rdo a Genova, p. 245.

M arsiani, capitano austriaco . p. 44.

Mani n Giuseppe. conte Montù Beccaria, cap. 2a comp. Carabinieri. p. 53.

Martin Luigi. conte Montù Beccaria, com. Cent. Carabinieri. p. 54. 186 187. 193. 251.

Martin , ca pitano francese, p. 28 2.

Manin. capobattag li one francese. p. 139.

Manin.Pierre,ammiragliofrancese,p.IOO IOI,I80.197 -99,218.

Manine!. aiutante maggiore del Bali. Cacciatori Carabinieri . p. 215.

Martonitz . capitano del ge ni o austriaco, p. 44, 149, 272-74.

335

Marziani. aiutante di campo del generale Pro vcra, p. 272.

Mas sé na. André. nizzardo, general e. poi maresciallo di Franc ia . p. Il, 12. 33. 34 .

1.288 ,289,29 1,293 ,296,304-07.

Mas!>Cna, Onorato. del Regg. Oncglia (c ugino del precedente), p. 39.

Massimino, ma ggiore del 1° Rcgg. Truppe Leggicrc, p. 54.

Mastrilli. Mart.io, march ese c poi duca del Gallo. amb. napoletano a Yicnna . p. 179.

Matera, Pasquale. medico e rivoluzionario s iracusano, p. 78. 83 . 197. 274.

Mathieu. aiutante di campo del generale Schérer, p. 247.

Mathieu. sottotcnente del Regg. La Marina. p. 190.

Mattone cavali ere di Beneve ll o . capitano della Real e Marina sarda. p. 86, 216 , 228.

Maul andi. capitano della fanteria sa rda, p. 45.

Medi ci d'Ottaiano. cavalier Luigi. Vicario di Polizia di Napoli, p. 78. 198.

Megèvc, sonotcnentc dci cacc iatori del Regg. Savoia, p.

M e(s)nard. generale francese. p. 230, 231, 247, 268. 269. 272, 273, 275. 281.

Menon, ufficiale delle R eali Truppe sarde, p. 44.

Mercy. Florimund. diplomatico austriaco. p. 51. 281.

Mercy , Claudius Fl orimund . conte di. generale belga al servizio imperiale, p. 51.

Meri in. Antoinc, detto Mcrlin de Thionville. p. 7.

Mersch. van der. Jean André. gene rale rivoluzionario belga, p. 21.

Me ssmer. mag g iore dell'Xl Batt. granatieri comp. (svizzero). p. 47, 66. 164. 169 .

Meynier. generale francese. p. 232,247.262,266.277-79,288,296.297.

Miakow ski. generale polacco al servizio francese . p. 112, 113. 116. 117.

Micas. generale francese. p. 49. l 13, 115.

Michelotti. farmacista di San Giacomo. p. 292.

Micheroux. Antortio, col. del Regg. napoletano Re. p. 92. 174.

Miglietti. capitano austriaco. p. 271.

Mill es imo. v. del Carretto.

Milon, capitano tenente dci Granatieri Reali, p. 233.

Mini ch ini, Angelo. tenente colonnello napoletano. p. 92.

Miollis, generale francese. p. 2 1O. 2 18, 229-3 1, 291. 296.

Macchia, cavaliere di San Michele, maggiore dei Granatieri Reali. p. 156.

Moetsch. Enrico. barone de. com. il Regg. napoletano Dragoni Regina. p. 179.

Mollin dc la Ri voirc, capobattaglione francese, p. 210.

Mon crive llo. capitano del Re gg. Guardie. p. 156. 160.

Monferrato, v. Savoia.

Monléon. genera le francese. p. 155.

Monnier, .Jean Charles. aiutante generale del generale Mas séna, p. 151. 155. l 59 160.247.

Montagnini, conte di Mirabello. residente sardo presso l' I mpero. p. 18.

Montaldo. sottmenente del Regg. La Marina, p. 190.

Montesquiou-Fezensac. An ne Pierre. marchese di. gen. frane p. 24, 28. 29. 30. 37, 130.

Montezemolo. v. Lanza Cordero di.

Monti. Yinccnw. poeta e letterato. p. 235.

336 LA Gl;ERRA DELLE ALPI ( 179!-1796)
38, 48, 109,
174, 177 . 180. 181. 185. 187.188.192, 200,204-07.209,216,226.22 7,247.262.264.265.267-70.276, 278.
IlO, 140-42, 148-51, 154, 155, 157 -59, 164-66.
280.28

Montmorin Saint Hérem. Armand Mare. conte di. p. 7. Montrésor. governatore ingle e dell'isola d'Elba . p. 103.

Morand. capitano dei Drag o ni di Piemonte, p. 131.

Morand. capitano del Rcgg. Guardie. p. 139.

Morand. subalterno dci Granatieri Rea l i, p . 156.

M orandi, ca p it an o del Corpo Franco, p. 152.

Morazzini, co nt e e sottotenente del Rcgg. Guardie, p. 114.

Moretti. Giuliano Apollinare. I ntendente generale delle Fabbriche e Fortificazioni, p. 60.

MoroZlo tenente colonnello del Rcgg. di Torino. p. 21 O.

Mossi. Ottavio Maria Tomma o . marchese di Marano. generale sardo. p. 44.

Moul ins. generale france se. p. 182. 223.

Mouret. generale francese, p. 98, 151. 152. 154. 180. 182. 200.

Muiron. capitano dell'artiglieria francese. p. 97 . 98.

Muffat, François-Marie-Emmanucl. barone di Saint Amour, tcn. col. Dragoni di Sardegna. p. 77. 80

Muffat, Joscph-Maric-Françoi s ,cav. di Saint Amour. co l. gov. di Saorgio (fratello del precedente). p. 151. 159. 160, 164, 169.

Muffat di Saint -Amour. Pierre Ferdinand. marchese di ChanaL. magg . gen .. cap. 2a co m p. Archibugieri Guardie della Porta (fratello dei precedenti). p. 15 l.

Mul grave. Henry Earl. generale inglese. p. 89. 90. 92. 94.

Murat. Joaquim. generale. poi Mar. di Francia e Re di 'apo li, p.

269. 297, 304. M us!>ano. v Des Hayes.

Napione. v. Galeani.

Napoleone . v. Bonaparte.

Narbonne - Lara, Louis Marie J acques Amalric . m inistro de lla guerra d i Luigi XVI, p 22.

Nassau. principe di. genera le prussiano. p . 45 .

Nebon, Horatio, viceammiraglio inglese, p. l 00. 198 , 213,

264., 290

esslinger. colonnello austriaco. p. 269. icolas. generale francese. p. icoli s cavalie re. ma ggiore del 2° Regg. Truppe Lcg g iere. p. 54.

Nicolis. conte di Robilant. cap i1an o delle Reali Truppe !>arde. p. 45, 60. Nicolis, Spir ito. conte di Robilant. generale sardo. com.del Corpo degli I ngegneri, p. 27.

Noirot. aiuta nte di campo del genera le Sc hérer. p. 247.

Nomis di Cossila. dip lomatico e negoziatore sardo in Svinera. p. 24. 28, 189 . 238, 240.

None. conte di, maggiore del Regg. di Torino p. 131. 132. ovarina. Paolo. conte di San Sebastiano. eroe de li' Assietta. p. 45. , ovarina. Giuseppe. marchese di Spigno. maggiore sardo . p. 44. 45.

o· Brennan. ufficiale al sardo. p. 31.

O'Donnell. comandante del Freikorp s della Galizia. p. 52.

0' Hara, generale inglese, p. 95. 96.

Olignani. tenen te di granatieri del Regg. di Susa, p. 282.

INDICE DEl XOMI
337
243.
218. 228, 258.
217.

Operti cavaliere c ufficiale della Reale Artiglieria sarda, p. 34.

Ormea. marchese d". capitano di granatieri del Regg. di Torino. p. 2 l O. 211.

Pagano. capitano del Rcgg. Lombardia, p. l l 8.

Pallavicini, cavaliere di Mombasiglio. colonnello del Regg. di Mondovì. p. 207. 288.

Pallavicina, marchesa Luisa. cugina di del Carretto. p. 282.

Paltro, colo nn ello del Reggimento di Casale (cavaliere mauriziano), p. 117.

Pamparato, tenente colonnello del Regg Piemonte. il Batt p. 77, 91. 206.

Pandini. Giuseppe, capitano della Centuria Pandini, 2J Comp.. p. 54. 69.

Pandini. coma nd a nte della Ceni. Pandini, p. 54, 69. 182. 193. 25l.

Panissero. capitano delle Reali Truppe sarde. p. 75.

Panotto, notaio di Ceva c agente fraJ1cesc, p. 245.

Paoletti, cavalier de Melle, capitano della Reale Artiglieria sarda. p. 288, 289.

Paoletti. tenente della Reali Truppe sarde, p. 99.

Paoli. Pa squale. ca po indipendentista corso. p. 75, 81. 85, l 00.

Paolucci. marchese Fili ppo. sottore nente del Regg. Guardie. p. 156.

Parruzza, Luigi, rivolut-ionario di Alba, p. 31 O. 311.

Partouneaux, Louis. capitano francese, p. 140.

Pastoris di Saluggia. colonnello del 3° Regg. Granatieri. p. 69. 161, l 86, 209. 304.

Pastoris di Saluggia. comandante del l 0 Regg. cacc iatori, p. 230, 251.

Patono. v. Spirito.

Pausback, maggiore del Regg. austriaco Caprara p. 139.

Pcletier. capitano dei granatieri del R cgg. Chiablese. p. 209. 21 O, 233.

Pellegrini. tenente colonnello austriaco. p.

Pelletier, generale francese, p. 230, 248, 295, 296

Pcraldi. tenente colonnello della Gendarmeria Reale Anglo-Corsa . p. 102.

Percy. conte di. emigrato francese, p.

Perni gott i, brigadiere sardo, p. 48, 67, 112.

Pcrret. Giuseppe Francesco Girolamo. conte d'Hauteville. ministro degli esteri sardo, p. 17, 18, 23, 25, 28, 183.189. 197,202.238-41.290.303.308.

Perrin. cav. d'Athéna7, emigrato frane cap. dci Granatieri Reali. p. 158. 160. 182. 296.

Pcrrin. V., genera le francese. p. 247.

Perrone. Carlo Francesco Baldassarre, conte di San Martino, Primo Segretario di Stato sardo, p. 17, 241.

Pcrrone. governatore della Savoia, p. 28.

Pcrrone. maggiore della Legione Reale Truppe Leggere, p.

Pes di Villamarina, cav. D. Antonio, tenente co lon ne ll o del Regg. Sardegna, T Batt (cava liere mauriziano), p. 109. 117.

Petit-Guillaumes, generale francese. p. 180, 200. 231.

Peyer Tm - Hof. Jean Conrad col. Regg di Sciaffusa. p. 47. 51. 66. 67. 135, 193.201. 250.

Pian. capitano tenente del IV Batt. Truppe Leggiere, p.

Piano. Giuseppe, capitano della Centuria Pian o . 2• Comp.. p. 54. 69.

Piano, Michele Antonio, comandante della Cent. Piano, p. 54. 69, J 39, 165, 193. 250.

Piantanida. capitano del Regg. austriaco Caprara ( IR 48). p. 139.

Picco ( Pico) . i gnazio. avvocato giacobino, p. 245.

338 LA GUERRA DP.LI.E Al P l ( 1792-179())

Pichegru, Jcan Charles generale francese, p. 142. 150.

Pignatelli , Diego. principe di Marsico, maggiore napol etano, p. 179.

P ig nat e lli , Fabrizio. pri ncipe d ì Ce rchia ra. genera le napo letano, p. 12, 93, 96.

Pignatcllì, Gerolamo . p rin cipe di Marsico Nuovo, poi di Moliterno , p. 44, 139.

Pijon. colonnello france e, p. 157, 164, 165.247.

Pinelli. Ferdinando A . romano. ufficiale e storico militare, p. 3 6. LO. 35. 40. 54. 57. 128. 158, 169. 176. 184. 215 . 242.258 . 299.

Pinto. conte, ingegnere e colonnello della Legion e degli Accampamenti, p. 26, 30, 3 1.

Pinto, Lorenzo, co nte, ten. gen. co m. del Corpo R. de g li Ingegneri, p. 26.

Pitt, William jr. primo ministro inglese, p. 84. 85, l Ol.

Pitton y. Filippo. barone goriziano, gene rale austriaco. p. 203 211, 227, 228, 234, 263-65. 271, 305.

Pitzolu. Girolamo. cavaliere. intendente generale della Sa rdegna, p. 80. 81, 199.

Planargia. marchese della, gov. di Niua, poi gen. delle Armi di Sardegna, p. 20, 31, 199.

Pollinge, cap itan o del R egg . La Marina, p . 132.

Ponziglione, Amedeo Fer rero, conte di Borgo d'Aie, int e nde nte gen. di Guerra, p. 60.296.

Porqueddu. Giuseppe D omenico. vescovo di Iglesias. p. 77.

Porcile, Carlo Vittorio. capitano della Reale Marina sarda. p. 82 86.

Portier. colonnello del Regg. Genevese. p. 289.

Potemkin , principe di Taurid e (Tavritc hesk i), generale c minis tro ru sso, p . 45.

Pourcelct, uflì c ìa le dei cacciatori de l R egg. Roya1 Allemand, p. 183.

Pozzo di Borgo, Carlo Andrea conte. politico co rso, p. 100

Praly, visconte Verne Valdc de. colonnello in 2° del Rcgg. La Marina, p. 131.

Prandi. Luigi Maria. Avvocato F isca le Militare. p. 60.

Praus s, capitano dell'lntenden7a sarda, p. 166.

Preti, Mi chele Saint-A mboi se d' 1sone, cap. d. Cent. Franca dci Di sertor i GraL:iati, p. 53.

Pringle . te nente co lo nnello dei Banagl ion i Anglo-Corsi, p. 103 .

Priocca, Clemente. Damian o cavaliere di. diplomatico sardo. p. 57. 308

Provana. maggiore del ll B att. Cacciato ri. p. 91.

Provenza. v. Borbone.

Provera, marchese Giovanni. generale austriaco, p. 46, 47. 50, 66, 146. 153. 158. 186 . 203,234,252,261,266.271 -7 5.279 . 280,287.

Pyun, capobrìgata f rancese, p . 262.

Quaglia, Giovanni, magg iore della Regia Arti g lieri a sa rd a, p. 167,297, 304-06.

Quarelli, civile asl>assinato dai francesi. p. 295.

Quénin, capobrigata francese. p. 274. 281.

Quenza. colonnello corso, p. 82, l 02.

Quesada. tenente del Regg. Sardegna. l Batt. . p. 109.

Quin cin erto. v. Gapìdc lli.

Quinto , conte, co lo nnello de i Dragon i sa rdi , p. 136.

Radctzk y, Johann Joscph Franz Wcnzel Anton conte von Radetz, uffi c ial e, poi fe ldmaresciallo austriaco. p. 259.

l:\ DICE DEII\OMI
339

Radi cati, capitano del Regg. Oneglia. p.

Radi cali, cavaliere di Bro;;olo, capitano del Regg. di Vercelli, p. 201.

Radicati , cavaliere di Bro zo lo. capitano del l o Rcgg. Truppe Leggicrc , p. 141 , 208.

Radi cati di Marmorito. colonnello del Regg. di Pinerolo. p. 152. 158. 160.

Radi cati, cavaliere di subalterno del Regg. Pi emonte p. 160.

Radicati, cavaliere di Prim eglio, capitano del I gra natieri. p. 293. 294.

Radicati, cavaliere di Villanuova. Primo Uffiziale del min. della Guerra sardo. p. 17. 60.

Radicati di Villanuova. sottotcnente delle Reali Truppe sarde, p. 99.

Rainaldi, tenente delle Reali Truppe sa rde, p. 169. 229.

Rampon , Antoine -Guillaume, generale. poi Pari di Francia. p. 265-68. 273.

Ranza. Giovanni, Antonio, tipografo c rivoluL., p. 20, 112, 168-70.245,306,309, 310.

Rapall o. Giuseppe. commerciante cagliaritano. p. 77.

Ratti. cavaliere. colonnello comandante il IV Batt. granatieri composto. p. 91. 160.

Rauni es, Riccard o. capitano francese della 52' Mezza Brigata, p. 82.

Ravancdda, capitano del Regg. Sard egna, I Batt., p. 109.

Razini. capi tan o del Regg. Vercelli. p. 201.

Rebuffo, aiutante di campo delr Armala Sarda. p. 210.

Reding, maggiore svizzero dell'Xl Batt. granatieri comp. (svizzero). p. 47. 52, 66, 164.

Reidellct de Scsset, tenente di vascello francese, p.

Rewbc ll , Gianfrancesco, banchiere c membro del Direttorio francese, p. 242.

Ricca, cava liere di Castelvecchio, maggiore sardo. p. 74, 2 14 , 215.

Riccio. Giuseppe Maria. governatore di La Maddalena. p. 82.

Rich ard, agente francese a Torino, p. 197.

Ricord, rappresentante in missione, p. 142.

Riond et savoiardo, capobattaglione dell'Armata francese. p. 274.

Ripcrt, barone du Borret. tenente colonnello del Corpo Franco, p. 53.

Ritter, rappresentante in missione, p . 185. 186, 192, 197 , 238. 242.

Robbi. maggiore del Reggimento di Saluzzo, p. 31.

Robcrti. cavaliere di Castclvero, cornetta dei Dragoni di Sua Maestà. p. 297.

Robespierre "le Jeune··. Augustin Bon Joseph, rappres. in miss .. fratello del segucnte.p.l42, 148,150,167.

Robcspicrre Maxirnilien Marie I sidorc de. politico francese. p. 12. 22, 38. 42. 148. 181.

Robilnnt , v. Nic.:olis.

Roccali, maggiore della R. Artiglieria (cava liere mauriziano). p. 31. 48. 66. 111. 112. 117.

Rochette, barone de la. aiutante maggiore dei Drag01ù di Sardegna. p. 77 . 79.

Rockm ondet, Gcorges Benoit. col. del Regg. Bcrnese, p. 29 . 30, 51. 69, 146, 161, 162

R oero. marchese di Sanscvcrino, colonnello del Regg. di Moriana. p. 39.

Roero. marchese di Sansevcrino. tenente del Rcgg. di Acqui. p. 114.

Roero, cavaliere di San Severino. capitano del Rcgg. di Pinerolo, p. 182.

Roland, Giovanni. Maria. ministro dell'Interno di Luigi XVI, p. 22.

Roll. barone de. colonnello del Regg . svizzero dc Roll al servizio inglese, p. l 02 .

340 LA GuERRA 1)1:1 LE ALPI( 1792-1796)

103.

Ronca. Oliviero. tenente colonnello pontificio, p. 76.

Rondcau. capobrigata francese. p. 277. 278.280.281.

Rondon. marchese di. comandante del presidio di Torino, p. 25.

Rosc nberg. generale austriaco, p. 189.

Ross, capitano di vascello scozzese al servizio sardo, p. 32, 91. 98, l Ol.

Rosse lli , Nello, politico c storico italiano, p. 11.

Rossi generale francese, p. 30. l l O, 118 , 124, 125.

Rota, tenente italiano al servizio austriaco. p. 44.

Roubion, cavaliere di, capo del servizio informazioni sardo. p. 46 . 49. 68, 245. 246.

Rubin. capitano del III Ban. granatieri composto. p. 272.

Rubini. tenente delle Reali Truppe sarde. p. 45.

Ruffo di Calabria. Fabrizio. cardinale. tesoriere gen. e comm. del mare di S. Chiesa, p. 75.

Rui z, Prospero, brigadiere napoletano. p. 258.

Rukawina, Mathias, barone von Bontongrad, genera le austriaco. p. 293, 204, 205, 226.234,253,261,265-67,276.

Ru sca, Amedeo. agitatore politico piemontese, p. 168.

Rusca, Giambattista, nizzardo. medico militare sardo, poi gen. francese. p. 12, 83, 148.155.157.226.245,247.263.265,268.275.276,288.289.292.298.310.

Saint-Amour. v. Muffat.

Saint-André. generale francese. p. 132.

Saint-Hilaire. L ouis Vincent Joscph le Blond. aiut. gen. francese. p. 215.216 .229. 247.

Saint-J ulicn, ammiraglio francese. p. 98.

Saint-Just. Antoine Louis Léon dc Richebourg de, rapprc s. in nùssione, p. 150.

Saint-Rémy. generale francese, p. 130.

Saint-Sulpice. tenente colonnello del Regg. Guardie, p. 156. 160.

Saint Vincent. Earl of (John Jcrvis), ammiraglio inglese. p. 264.

Saissi. Francesco Saverio. capitano della Cent. Franca dci Disertori Graziati. p. 53.

54.

Saissi. maggiore dei Volontari niuardi. p. 167.

Sales. Paolo Fran cesco. marchese di. magg. d. R. Truppe sarde. p. 44. 45, 128. 129. 131.

Saliceti. Antoine Christophe, rappres. in missione, p. 90. 94. 142. 181, 241, 244, 245. 255.259,262,268,269.278.272,301.307,309 -ll.

Salicetto, Ca rlo Vittorio Damiano, marchese di. magg. gen. sardo, p. 45, 166.

Sallich, generale austriaco, p. 263.

Salmatoris. Carlo, conte del Villar. di casa del re Vittorio Amedeo lll, p. 306.

Salmour. v. Gabaleone.

Salmour d'Andezeno. tcn. col. del V Batt. granatieri composto. p. 4766, 115. 164, 182.

Saluggia. v. Pastori s.

SaluZLo. ufficiale del R eggimento Susa. p. 168.

Saluzzo della Manta, fra' filippo. conte di Verzuolo. colonnello di cavalleria, p. 60. 306.

J:-;DJCE DEil\OMI
341

Saluzzo di Mone siglio, Cesare, comandante generale della Regia Artiglieria, p. 60.

Saluzzo, Saverio di. maggiore del Regg. Piemonte, Il Batt.. p. 77, 91, 97. 98, 156 .

Saluu.o, Tommaso. cavaliere di Valgrana. magg. dci Dragoni di Sua Maestà. p. 297.

Salm-SaJm. comandante del R egg. Rcal Alemanno, p. 288.

San Gregorio, conte di, tenente del Rcgg. di Susa, p. 168.

San Martino, Filippo. co nte di Front, ambasciatore sardo a Londra, p. 86.

San Marzano, marc hese di, diplomatic o sardo, p. 45, 207. 213. 2 16, 240.

Sanna. alfiere del Regg. Sardegna, l Batt., p.

San Severino, v. Roero.

San Vittorio, cavaliere di. capitano dci granatieri del Regg. di Oncglia, p. 208.

Sant' Ambroise, cavaliere di, ufficiale monegasco al servizio sardo, p. 132.

Sant'Andrea, v, Thaon di Revel.

Sant'Andrea. subalterno dei Granatieri Reali. p.

San t· Antonino. tenente del l o Regg. Cacciatori. p. 190.

Santarosa. v. Santorrc.

Santcrre, Antoine Joseph, generale francese, p. 130.

Santi, maggiore del 2° Regg. Truppe Leggiere , p. 54.

Santorre, conte di Santa rosa. tenente colonnello dci Granatieri Reali. p. 157, 232.

Sappa. capitano della Reale Artiglieri a sarda. p. 132. 133.

Sarano. colonnello del Regg. napoletano Borgogna. l Batt. , p. 92.

Sardon. aiutante generale francese, p. 209.

San·et, colonnello francese. p. 130.

Sartoris. ge nerale sardo, p. 130.

Sauli. Gaspare. rivolutionario genovese. p. 83.

Savoia Benedetto Maria Maurizio. Duca del Chiablese. capitano generale sardo, p. 43, 45, 49, 52, 60. 69, 109, 111, 115, 132. 146, 147, 184,303.

Savoia, Carlo Emanuele III di, Re di Sardegna. p. 13, 78,257.

Savoia, Carlo Emanue le di. principe di Piem onte. poi C. E. JV. Re di Sardegna, p. 14.60. 133.146.240.241.299.303.

Savoia. Carlo Felice Giuseppe Maria, marchese di Susa, poi Re di Sardegna, p. 134. 303.

Savoia, Giuseppe Benedetto Maria Placido, conte d'Asti, p. 134. 303.

Savoia. Maurizio Ma ri a Giuseppe. duca del Monferrato, generale sardo p. 49, 50. 65, 123, 124, 126, 127. 131 -33. 146. 147. 160-62. 167. 184.201. 204 .. 233.303.

Savoia, Vittorio Amedeo li di. Re di Sardegna, p. 45, 239.

Savoia, Vittorio Amedeo III. Re di Sardegna, p. 12, 17-1 9, 24-27, 33, 40, 42 -44, 49, 50. 52. 56, 60, 85. 86, 100,107, 111 , 123, 132,134, 136, 137, 141, 149 ,152, 166, 167, 174, 177, 178. 183. 184. 187.201 ,202.2 12.2 13,2 16 ,218.232, 239 -41,258. 287.299. 303. 308.

Savoia, Vittorio Emanuele Gaetano Giovanni Nepomuceno. Duca d'Aosta. poi V. E. l, Re di Sardegna. p. 12, 19. 43, 45, 46, 49, 50, 52, 60. 89, 123. 124, 133-38. 141, 146, 147, 183. 184. 189.203,212,214.233,240,303.307 .

Savoia- Aosta, Amedeo di. Du ca d'Aosta e Re di Spagna, p. 12.

Savoia-Carignano. Carlo Alberto l di. Re di Sardegna, p. 12. 13. 170.

Savoia-Carignano. Carlo. Emanuele. Ferdinando. Giuseppe. Maria. Luigi principe di. p. 47.66. 124.125.133,146,147.184.189.208,213.224,230.287,296,303 . 304.

342 LA GUERRA 01-J..J.-C AI.PI ( 1792- 1796)

Savoia-Carignano. Eugenio. principe di. generale italiano al !>ervizio imperiale. p. 278.

Savoia-Carignano. Maria Teresa di. principessa di Lamballc. p. 18.

Schanhurst. generale austriaco. p. 307.

Schércr, Barthélemy Louis J oscph. generale france!>e, p. Il , 192, 199. 200 218. 22225.227,229-32 .238 ,239,242,244.245,247,259,262.

Schinotti . ex-sacerdote ed emissario francese, p. 238.

Schmidt. comandante de l Bali. misto di Glaris-Appenzcll in Sardegna. p. 63, 68, 76, IO l.

Schmitfeld. colonnello del Regg. austriaco Belgioioso. p. 50. 20 L 202. 224. 226. 228.

Schreiber. Ippolito. tenente dci granatieri del Regg. Grigionc. p. 295. 296.

Schreiber. Paolo. capitano dci granatieri del Regg. Grigione. fratello del precedente (cavaliere mauriziano). p. 40. 295. 296.

Schreiber, colonnello grigionc al servizio genovese, padre dci precedenti, p. 295.

Schroeder, Wi l helm, colonnello dell"1R 26 austriaco. p. 277.

Scotti, capitano, comandante interina le del l granat ieri, p. 293-95.

Scbottendorf, Car i Philipp , barone von der Rose, gen. austr., p. 259, 263, 265, 27 l. 279.

Seeley. J.R.. storico inglese. p. 9.

SeitLer. capitano dei granatieri del Regg. Vallesano de Courten, p. 164.

Sémonville. Charles Louis Huguet. marchese di. diplomatico francese. p. 24. 75 309.

Serra d'Albugnano, Vincen7o. reggente dell'Ufficio generale del Soldo. p. 60.

Serre. capobattaglionc francese. p. 274.

Serristori, marchese AntC>nio, ministro toscano, p.

Sérurier. Jea n Marie Phi libert, conte e generale. poi maresciallo di Francia .

Servan. Joseph, generale c ministro francese, p. 28.

Servier, generale francese, amico di Ccracchi (v.). p. 221, 249.

Sescha. Policarpo, segretario di Guerra sardo. p. 60.

Severi. Giambattista, colonnello pontificio ispetlore della Spiaggia Romana. p. 75.

Seyssel. capitano di Savoia Cavalleria. p. 307.

Siegler. capitano dei cacciatori del Regg. Roya1 Allemand. p. 183.

Sieyès. Emmanuel J oseph. <,acerdote e politico francese. p. 237.

Si mbschen . generale austriaco. p. 212, 213.

Simon, ex-sacerdote e rivoluzionario, p. 20.

Si neo, Riccardo, rivo luzionario di Al ba, p. 310, 311

Skirds. brigadiere inglese, p. 93.

Smith, Giorgio, colonnello del Regg. Corso al servizio inglese, p. 102.

Solari, Benedetto. capitano mercantile di Rapallo, p. 86.

Solaro della Chiusa. colonnello del4° Regg. Granatieri. poi maggior generale, p. 67.

69. ll5. 117. 140.210.211.213.224,230.261.292.307.

Solaro. Angelo Maria, marche:-e di Moretta. governatore d'Alessandria. p. 24.

Sommariva. capitano. aiutante di campo del duca d'Aosta. p. 307.

Soubeiron. alfiere del Reggimento Savoia. p. 298.

Il\ DICE DEIJ'\OMI 343
109. 111. 11 3, 11 4,116,126.142,166, 186, 192 ,200,210.215,225 . 228.228-30 . 232, 248,262,264.268,270 ,275,276 .288.291 ,293,294.296 -98,304,305,310.
p.

Spcch, commissario di guerra imperiale , p. 28.

Spinola. marchese c capitano del Rcgg. Guardie, p. 124.

Spinola, marchese Domenico, capitano delle Armi di Savona, p. 150, 151, 204 . 205, 282.

Spinola, marchese Vincenzo, governatore di Savona. p. 244. Spirito. Bcncdeno, vassallo di Patono, ten. del Corpo Franco c storico militare. p. 54. Spiri to, Michele, vassallo di Patono, cap. Corpo Franco (cava liere mauriziano), p. 53,210.

S te in. baron e von, Commissario imper iale, p. 43.

Stengel. Hcnry, generale francese . p. 268. 278. 280. 282, 291. 293. 297. 298. Stculer. J ean Rodolphe. col. del Rcgg. Bemese. p. 69. 162. 209. 229, 251. 288 297, 298.

Store llo , sottc ne nte del lV Ban. Truppe Leggicrc. p. 12 5.

Strassoldo. Leopoldo. generale austriaco. p. 46. 47. 50. 57. 66 124. 125. 134. 135. 137, 141. 142, 147.

Strassoldo, maggiore austriaco. nipote del precedente, p. 4 7. 49. 50. 215. 221, 252, 275

Streng d' Arcmberg. Antoinc Prospère Fidèle. magg poi col. de l Regg. Vallesano. p. 34, 69. 167. 186,250.307.

Stuart. Jeb, gene rale inglese, p. 102.

Stuckenfeldt, co lonnello austr ia co. p. 228

Suchet. Louis Gabriel. capobatt. francese. poi Mar. di Francia e duca di Albuera . p. 274.

Sucy. Ordinatore in Capo dell'Armata d'Italia. p. 247.

Su li s, Vincenzo, capopopo lo di Cagliari, p. 79, 80. 199.

Talleyrand - Perigord, Charles Mauricc. politico e diplomatico francese. p. 22. 195, Tallien . Th érèse. amante di Barras. p. 242.

Taparelli . Cesare. marche se d'Azeglio, capitano sa rdo, p. 45, 117.

Taparelli, Massimo marchese d'Azeglio, ufficiale. sc rittore c politico piemontese. p. 117.

Tascher. Joséphine de la Pagerie. viscontessa de Beauhamais, p. 242. 243.

Tauffered, maggiore un ghe rese al servizio austriaco, p. 218.

Teil, Jean Pierre dc Bcaumont, c hevalie r du, com. dell'artiglieria francese a Tolone. p. 94.

Ternengo. v. De R ossi.

Terniczy generale austriaco. p. 203. 234.

Thaon di Rcvcl, Carlo Francesco conte di Sant'Andrea. tenente genera le, p. 25-27, 33.45-4 9 . 66,67, 89. 111 - 14 , 117. 11 8, 134-38. 140.141. 147.

Thaon di Re ve l di San t· Andrea. sottotcnente dci Granatieri Reali. p. 160.

Thaon. Giu seppe, cavaliere di Re vel. colonnello del Regg. Susa. p. 167.

Thaon, lgnaLio. cavaliere di Re vel, capitano delle Reali Truppe sarde, p. 46, 89. 91. 92, 96, 98. 11 7, 136. 152, 185, 187.2 14.215 . 240,244. 245 , 303.306.308.

Thouret, aiutante generale del generale Masséna. p. 247.

Thugut, Johannes Amadeus Franz dc Pau la barone vo n. dir. ge n. degli A. aup. 43, 85, 174, 176. 177, 179. 183, 189. 239. 240, Thurn. capitano di fn.:ga ta. Reale Marina napoletana, p. 92.

LA GUERRA DELLE ALPI (1 792 17961

Tibaldé. Giovanni. capitano dei granatieri del Regg. La Marina. p. 274.

Tibaldero. capitano dci cacciatori del Regg. La Marina. p.

Tilly. du. agente francese a Genova, p. 168. 185.

Tilly. sottotenente dei cacciatori del Regg. Savoia, p.

Toni ni. sottotenen tc dcii' Armata Sarda. p.

Tonso. cav. Fi lip po, avvocato, intendente generale eli F inanza. p. 238. 303, 306, 308.

Tornaforte, v B run o.

Torricella, capitano de l I Ball. Truppe Leggiere, p. 141.

Toustain, conte de, comandante dci volontari realisti di Tolone, p. 89.

Trana, capitano della Reale Artiglieria sarda, p.

Treppiè. capitano dci granatieri del Regg. Chiablese. p. 132.

Trevor. Lord. inviato speciale inglese presso le corti italiane. p. 89.201.240.241.

Trogoff, viceammiraglio francese. p. 88.

Troulle, colonnello del 5° Dragoni francese. p. 298.

Truguet, Laurent, ammiraglio francese. p. 30. 73-75, 78, 80, 81. 83.

Tubino, Francesco, capitano mercantile di Chiavari, p. 86.

Turckheim, generale austriaco. p. 173, 187,203 204,216.

Turreau dc Linières . Louis-Maric, barone di, rappres. in mi!>sione, p. 185, 186, 192, 197.

Ulloa. ambasciatore di Spagna a Torino. p. 212, 303.

Vaira. Costantino. capitano della R. Artiglieria (cavaliere mauriziano). p. 48. ll6. 117.

Vaira. cap. della R. Artiglieria c fratello del precedente (cavaliere mauriziano). p. 48. 117.

Valfré, sottotenente delle li Truppe sarde, p. 99.

Vallcttc, v. Lavallette

Va lperga, cav. d ' Albaretto (Aibarcy), cap . caval i. mi !. di Savoia, p. 127 . 152, 168 .

Valperga. Carlo Francesco, conte di Masino e march. di Caluso, com. di Torino, p. 45, 57, 168.

Valperga. Francesco. conte della Morra di San Martino. cap. di Piemonte Reale Cavalleria. p. 168. 169. 177.

Valperga. Giovanni Alessandro. marchese d'Albaretto. p. 168. 177. 212.230.

Valperga. Giuseppe, conte di Ma ione. colonnello del Regg. di Vercelli. p. 161. 20 l. Vanzi. sottotenente della Legione Leggera, poi tenente del Rcgg. di Oneglia, p. 77. 81.

Vara x. Francesco, marchese di. col. dei granatie r i. p. 45, 47. 229. 252. 273. 274.

Vauban. Sebastien Le Prestre dc, ingegnere m il itare francese. p. 90.

Vaubois. ge nerale francese. p. 190. 200.

Vauquet, generale francese. p. 280.

Ventimig lia, conte di, maggiore del Rcgg. napoletano Napoli cavalleria, p. 258.

Venturi. Franco. storico italiano. p. 9.

Vcrdelin, generale francese. p. 130. 131.

Vcrgenncs. conte di. ministro degli esteri di Luigi XVI. p. 19.

Vernante. capitano del Regg. Piemonte. p. 156.

Vcrne. generale francese. p. 249.

Via!. Honoré. generale p. 142.

INDICE DEl NOMI
345

ViaJardi di Verrone, capitano del Regg. Guardie. Il Batt., p. 140 156, !57.

Vialardi. maggiore del Regg. di Vercelli. p. 201.

Vibò di Prales, cav. Giacinto, colonnello del R cgg. Guardie, p. 139.

Victor (Perrin). Claude, generale francese, p. 95, 222, 226. 280. 281, 288.

Vicuna. Carlo. capitano di vascello della ReaJe Marina napoletana, p. 218.

Vigna, capitano nel Corpo Franco. p.

Vignolle. sottocapo di S. M. dell'Armée d'flalie. p. 247.

Villamarina. maggiore del Regg. Saluzzo, p. 31.

Villamarina, v. Pes.

Villar d, aiutante di campo del generale Schérer, p. 247.

Villa rey, cavaliere di, monegasco, capitano dei cacciatori sardi, p. 137, 167.

Villars, diplomatico francese . p. 238-40. 303.

Villemalet. generale francese. p. 182.

Villetard. agente f rancese. p. 310. 311.

Vinay, Francesco. banchiere torinese, p. 168-70, 308.

VitaJe (Vitali). conte . magg. gcn., capo de l Regg. di Oneglia, p. 113 . 153, 157-59 .

165 208,251.26 1,27 1,276.288,289,291 292,307.

Vitale, Giovanni Battista Pio. vescovo di Alba, p.

Vitaliani. Andrea. orologiaio e rivoluLionario napoletano. p. 169. 176.

VitaJiani. VinccnLo, rivoluzionario napoletano (fratello del precedente ) p. 169. 176.

Viterbo , capitano dei cacciatori del Regg. Guardie. p. 156.

Viterbo. cavaliere, colonnello del Rcgg. Saluzzo. p. 134.

Vitto rio Amedeo TT , v. Savoia.

Vittor io Amedeo HI v. Savoia.

Vi valda. marchese Filippo. conte di Castellino e d' Igliano. barone di Mombarcaro, vicerè. luog otenen te c capitano generale di Sardegna. p. IOL 109.

Voillot. generale francese, p. 200.

Vola. capitano della ReaJe Artiglieria sarda. p.

Vukassovic, barone Josef Philipp, generale austriaco. p. 265,269.270.277,279-81. 288.

Vulliet d ' Yenne. capitano dei granatieri del R egg. Guardie. p 29. 158 160.

Vulliet d'Yenne, capitano del Reg g. La Marina. p.

WaJdeck. principe di. generalissimo dell'Annata della Lega Italiana. p. l 75.

Wallis. Oliver. generale austriaco. p. 173. 175. 178. 183. 184, 187- 89.201-05.216. 223.225 -28,230,232.

Winckheim, generale austriaco. p. 173, 177 . 203, 234.

Wiser. maggiore dei Croati. p. 44.

Wollust, magg. dei Gran. austriaci (Caprara- Belgioioso). p. 50. 124. 139. 141. 166. York. v. Hannover.

Zamboni. Lui g i. rivoluzionario bolognese. p. 169. 170.

Zenone. conte c aiutante maggiore del Regg. Lombardia, p. 33.

Zii . Muharnmed. raìs pirata, p. 86.

Zimmermann. Christian Ernmanucl, col. del Regg. di Lucerna, p. 47 , 51. 66, 69, 135, 163. 164. 193,253.

Zin(o). cavaliere, capitano della R. Artiglieria (cavaliere rnauriziano). p. 48. 67, Il i 114. 117. 126. 138. 166.

346 U l G IAf RRA Dl-.1.1.1-: ALPI ! 1792- 17'161

2. Indice de[?fi Ufficiali e comuni della Milizia Sarda(* decorati al valore)

Albarea, capitano delle Mili zie Valdesi, p . 58, 169.

Albini, sottotenente delle bande della Contea di Nizza, p. 117.

Amoretti, capitano corsaro di Oneglia, p. 86.

Appiano, sergente della Mili zia piemontese*, p . 190 .

Appiano, con te di Mezzenile, comandante delle Milizie della Val di Lan zo, p. 161.

Ardoino, capitano corsaro di Oneglia, p. 86.

Arnaucl, capitano della Milizia della Val Varaita, p. 250.

Auda, capitano delle bande de ll a Contea di Nizza, p. 67, Il i, 114 , 118.

Bané, capitano dei Cacciatori Franchi, p . 251.

B elmond, tenente colonnello delle bande della Contea di Nizza, p. 56, 213.

Beniconi, Paolo, detto "Il Romano". se rgente della Milizia piem.* (oro -OMS ), p. 109.

Berio, capitano corsaro di Oneglia, p. 86.

Borghese, frate volontario nelle bande di Nizza, p. 56.

BotTO, marchese di San Carlo, comandante della milizia sarda, p. 80.

Bosso, soldato della Milizia piemontese *, p. 190.

Bottacchio. so ldato della Milizia piemontese*, p. 190 .

Bo varino capitano dei Franchi Cacciato ri di Va ldieri, p. 59, 250

Buschetti, cavalier Filippo, comandante dei vo lontari de l Sulcis. p. 77, 79.

Cacherano. capitano delle bande della Contea d i Nizza, p. 139.

Calzamiglia, Carlo, padrone di barca e capita no corsaro di Oneglia, p. 86.

Caminada, colonnello brigadiere della Milizia el i Acqui, p. 57.

Camperio, capitano de lla Mili zia di Acqui, p. 57.

Carelli. maggiore della mili z ia di A lba, p. 233.

Carropino, Francesco, capitano della Milizia a caval lo della Gallura, p. 83 .

Cauvin, cap itan o delle bande della Contea di Nizza, p. 56, 67, 109, 112, 113, 117, 134. 233. 252

Cerruti, capitano della Milizia de ll a Valle d'Entraque, p. 58, 250

Cerruti, cava l iere e ufficiale della Mili zia di Quarto, p. 82.

Cerruti, cap itano de ll a 3a Comp. delle Guide Alpine della Contea di Nizza, p. 58.

Chevi ll ard, comanda nte delle Milizie della Contea di Nizza, p. 165.

Cimiez, capitano delle bande della Contea di Nizza, p. 56, 134.

Cocchio, capitano della Milizia della Val Maira, p. 250.

Comes, capitano co rsaro di Oneglia, p. 86, 216.

Comcs. capitano delle bande della Contea di Nizza, p. 56.

Conte, capitano dei Cacciatori Franchi della Contea di Nizza, p. 250.

Costa, capitano della Milizia piemontese, p. 214.

Cristini. capitano delle bande della Contea di Nizza, p. 56, l l 7 , 138, 14 l. 251

Cristini, sergen te del le guide della Contea di Nizza*. p. 140.

d'Agliano, capitano dei Cacciatori Franchi di Tag liante, p. 252.

d' Aiglun, capitano delle bande del la Contea di Nizza, p. 56.

Da l mazzo, capitano della Mili zia della Valle d'Entraque, p. 250.

Daon. capitano della Mi l izia di Sao rgio, p. 58.

De Caro] i, capitano della Milizia di Pesio, p. 250.

INDICE DEl NOMI
347

de la Rocgue. capitano delle bande della Contea di izza. p. 117.

della Rocca, conte, capitano delle bande della Contea di Nizza (cavaliere mauriziano),p.38.54,56,67.lll.l25, 133,251.263.272.

Dessì. Antonio. tenente della milizia di Serramanna, p. 80.

De Stefani. . capitano della Milizia di Acqui, p. 57.

Destefanis, Giovanni Francesco, ufficiale della Milizia e rivoluzionario, p. 169.

Dom erego capitano delle bande di Milizia della Contea di Nizza. p. 56. 115, 252

Drago. capitano della Milizia piemontese, p. 186.

Durand, capo della banda irregolare della Stura. p. 134.

Du Villard, Roge r, tenente co lonnello delle Mili .l ie delle Alte Valli del Po, p. 163.

Fadda, Agostino. miliziano di Cagliari, p. 80.

Falqu e. capitano dei Franchi Cacciatori della Contea di Niaa, p. 251.

Faraud. sergente, poi ten ente delle bande della Contea di Nizza*. p. 56, 109. 140.

Ferrero. capitano della Milizia di Acqui. p. 57.

Flumini , Ascher, visconte "di, ufficiale della Milizia del Sulcis, p. 77. 80.

Francesetti, conte di Mcacnile, magg. Milizia delle Valli di Lanzo c d'Orco, p. 47. 66.

Frassone di Montaldo. capitano della Milizia di Mondovì, p. 57.

Galea, barone, capitano delle bande della Contea di Nizra c capitano corsaro di Oneglia, p. 56, 86. 250.

Gandolfo. capitano della Mili zia di Dronero. p. 250.

Gastaldi, capitano dei volontari del Vallone di San Giovanni, p. 250.

Gaudin. comandante delle Milizie Valdcsi, p.

Giauna, capitano corsaro di Oneglia, p. 86.

Giletta. barone. capitano delle bande della Contea di Nina, p. 56, 139.

Gondolo, capitano della 2• Comp. delle Guide Alpine della Contea di Nizza. p. 58.

Guignc, conte de Revel. comandante di banda irregolare ne lla Savoia, p. 128. 129.

Guiso. Nicola. cavaliere c ufficiale della Milizia del Sulcis. p. 50.

In cisa. cavaliere di Camerana. capitano della Milizia di Acqui. p. 57.

Lambcrti, tenente della la Comp. de ll e Guide Alpine della Contea di Nizza*. p. 58.

Landi. capitano della Milizia di Acqui. p. 57.

Laroque. v. della Rocca.

Lauro. tenente delle bande della Contea di Nizza, p. 117.

Lebiu. Giovanni. miliziano del Sulcis, p. 79.

Leone. capitano della Mili ..da della Contea di Nizza. p.

Lornay, barone dc, comandante delle bande del Cuneese. p. 55.

Maraud a, Giacomo. tenente colonnello delle Mi l izie Valdcsi, p 58, 169.

Massa, sacerdote di Ussano e cappellano della Milizia del Sulcis. p. 80.

Masscna, Pi etro, capitano della MiliLia di Nina*, p. 39.

Matzcu. Francesco. miliziano del Sulcis*, p. 79.

Maul andi. capitano del Corpo Franco di Briga. p. 45.

Meloni. capitano della Milizia di Cagliari. p. 199

Millo, ufficiale della Milizia della Contea di Nina. p. 141.

Mira g li a, capitano corsaro di Oneglia. p. 86.

Molina s, Giorgio, capitano della Milizia a cavallo della Gallura, p. 83.

Mondino, soldato della Milizia, poi tenente delle Guide Monregalesi, p. 190.

348 l ,\ GUERRA DELLEAI , PI ( 1792 - 1796 1

Natta. capitano corsaro di Oneglia. p. 86.

Neoneli, marchese di. ufficiale della Mili zia del Sulcis, p. 77, 80, 81.

Orage, capitano della Milizia della Val Va raita, p. 250.

Pani . Salvatore. mi liziano del Sulcis, p. 79.

Pi sano, Antonio. notaio di Bari Sardo c ufficiale di Milizia di Quarto. p. 81.

Ponza. capitano della Milizia della Val Maira. p. 250.

Rabone. capitano delle bande della Contea di Nizza. p. 138.

Radicali. cavaliere. ufficiale della Milizia piemontese. p. 54. 56. 67, 112.

Ramoino, cap itano della Compag nia delle Guide Alpine della Contea di Nizza, p. 58.

Re , capi tano della Mili z ia di Dronero, p. 250.

Renaud, capitano della Mil izia de ll a Val Varaita, p. 250.

Repatta , seg retario delle Milizie di Mondovì, p. 178. 179.

Repatta . volontario niu.ardo*. p.

Roasenda, capitano della Milizia piemontese. p. 213.

Robusti, Giuseppe, avvocato. comandante delle Mili zie di Mondovì. p. 58. 178, 179.

Roccaforte , tenente della Mili z ia piemontese, p. 67, l l l

Roccatagliata. co nte e capitano della Milizia di M ondovì, p. 57.

Ro ss i, colonnello brigadiere della Milizia di Mondovì, p. 57.

Salici. capitano delle bande della Contea di Nizza, p. 56. Saluzzo di Montemale. capitano della Milizia di Acqui, p. 57.

Sandré, sacerdote volontario nelle bande della Contea di iua, p. 56.

Santa Margherita, cav. di, capitano delle bande della Contea di Nizza. p. 56, 108

139.

Sant'Antonino, cav aliere di, capitano de ll e bande della Contea di Nizza. p. 56. 139 .

Sibilla (fratelli), ufficiali delle Milizie piemontesi*, p. 233.

Sismondi. maggiore della mili7ia di Alba*, p. 233.

Sotgiu . notaio cagliaritano e ufficiale della Milizia di Cagliari. p. 80.

Tarditi. capitano della Milizia della Val Maira. p. 250.

Tatti Antonio, miliziano di Villanovaforru, p. 80.

Testori s, mili z iano piemontese*, p. 167 .

Tordo, capitano delle bande della Contea di Nizza, p. 56.

Trabaud. maggiore della Milizia sarda, p. 49

Vico, capitano delle Milizie di Acqui. p. 57.

Viglietti, Paolo, capitano della Milizia di Millesimo* (argento e oro), p. 233, 272.

Vivalda. tenente dei volontari niuardi. p. 125.

3. Indice dei Bassi Uffiziali e comuni delle Regie Truppe Sarde(* decorati al valo re )

Abelli, sergente della 2a Comp. granatieri del R egg. Grigionc Christ*, p. 296.

Accomanno. granatiere del R eggimento Saluzzo* (oro). p. 98. 231.

Albano, soldato del Reggimento di SaluLZo* p. 210.

Alciati (A iz iati ), gra natiere del Regg imento Granatieri Rea li *, p. 289.

Alessandro. sergente della Reale Arti g li eria*, p. 292.

Alex Claudio. so ldato delle Reali Truppe Sarde, p. 13 1.

Allaria. soldato del Reggimento Guardie*, p . 230.

Il\ DICE DEl NOMI
349

Allioud, sergente della Reale Artig li eria*, p. l 65.

Anselmino. granatiere del Reggimento Saluuo*, p. 109.

Antonietti, cacciatore del Reggimento Monferrato*, p. 129

Arlico. sergente. poi alfiere del Reggimento Granatieri Reali*. p. 129.

Armand. sergente delle Reali Truppe*, p. 223.

Arnaud, cannoniere della Reale Artiglieria*. p. 210.

Arnaud. caporale del R eggimento Lombardia *, p. l 18.

Arnaud. sergente delle Re gie Truppe*( argento), p. 21 O.

Arpin, sergente dei granatieri del Reggimento Savoia*, p. 296.

Arri ago, cacciatore*, p. 127.

Asmard. sergente del Reggimento vallesano De Courten* (o ro -OMS). p. 82 83.

Astegiano, sergente della Reale Artiglieria*, p. 298.

Audi, sergente del Reggimento Granatieri Reali*. p. 127. 157. 160.

Autremont, granatiere del Reggimento Granatieri Reali * (argento). p. 211.

Azienti. serge nte del Reggimento Saluzzo*. p. l 34.

Baldi n ( Blandin). granatiere del Reggimento Piemonte* . p. 92.

Bargone. nocchiero della Reale Marina* (argento). p. 86.

Barone (Baroni). granatiere del Reggimento Monferrato* (o ro-OMS ), p. 274.

Becchio. caporale dei cacciatori del Reggimento Oneglia* (argento), p. 160.

Becchio. granatiere del Reggimento Granatieri Reali * (argento). p. 211.

Belgrado, granatiere del Reggimento Nizza *, p. 230.

"Belletoilc". caporale dci g ran atieri del Re ggimento di Moriana*, p. 161.

B eli une. se rgente del Reggimento Chiablcse*. p. 132.

B entivoglio, sergente del Regg imento Piemonte*. p. 307.

Berruti. Francesco. granatiere del Reggimento Aosta*, p. 214.

B erteu brigadiere del Reggimento Drago ni di Sua Ma està* (oro), fucilato ne l 1797 per alto tradimento. p. 298. 299.

B eu, sergente del Reggimento Nizza, ll Battaglione*, p. 160.

Bianco, caporale dei cacciatori del Reggimento Aosta*. p. 118.

B ibiano, caporale della Reale Artiglieria*. p. 298.

Bi ssi. cannoniere della Reale Artiglieria*. p. 210.

Bi sso. caporale dei cacciatori del Reggimento Piemonte*. p. 127.

Blcngioni, Girolamo, so ldato del Re ggimento Oneg li a (fucilato dal nemico). p. 299.

Boccadoro. caporale della Reale Artiglieria* . p. 210.

B oggio. soldato del R eggimento di Saluzzo *, p. 210.

Bonfiglio. granatiere dei Volontari Nizzardi * p. 125.

"Bonguerricr··. sergente del Reggimento Niua * p. 307

B ono, so ld ato delle Rea li Truppe (promosso sul campo). p. 8 L.

' ' Bonsoldat"", sergente del Reggimemo Cacciatori scelti del Ninardo*, p. 208.

B org non e. detto ''Virle". se rgen te d e lla Real e Artiglieria*, p. 15 3 156. 158, 160.

Bo co, sergente dei cacciatori del Reggimento Oneglia* (oro), p. 209.

Bosio, capora le delle R eali T ruppe*, p. 223.

Bottaia. sergente del Reggimento A::. ti*. p. 190.

B ouvier. granatiere del Reggi mento Torino*, p. 211.

B ovi, sergente della Reali Truppe*. p. 140.

Bragione. Pietro, caporale delle Reali Truppe* (arge nto), p. 81.

350 LA OELLI:l ALPI ( 1792-1796)

Brcuil. dei cacciatori del Reggimento Aosta * p. 210.

Brochet. deno "'Belhumeur". <,ergente delle R eali Trup pe*. p. 161.

Brun. detto "sans Quartier", granatiere del Reggimento Torino* p. 161, 211. caporale dei cacciatori del Reggimento Casale* (argento), p. 186.

Cancela detto "Belliz ia ", sergente del Reggimento Sardegna* (arge nto ), p. 94.

Canos io, sergente del Regg im en to Ni zza*, p. 210.

Cantalamessa, soldato del Regg imento Asti*. p. 190.

Cape!, sergente della Real e Artiglieri a* (oro), p. 118.

Capré. cacciatore del Reggimento Savoia*, p. 183.

Caram ctti, Pietro . cannoniere della Real e Artiglieria (fucilato dal nemico), p. 299.

Carena. sergente del Reggimento Pi emonte* . p. 209.

Cargeno. sergente del Reggimento Nizza. Il Battaglione*, p. 160.

Carre!, Claudio Fran cesco, sergente del Reggiment o di Savoia* ( argento). p. 24 . 94, 183.

Cartoccio, soldato delle Reali Truppe (caduto), p. 115.

Cava lli, cavaliere di San Salvatore, caporale del Reggimento Pi emo nte, p. 139.

Ce rato. o Ceratto. se rgente dell'Artiglieria Provinciale*, p. 13 1, 162.

Cermelli, sergente cannoniere delle Reali Truppe*, p. 115.

Ccrruti, caporale del Reggimento La Marina*, p. 190.

Chameau. sergente dei granatieri del R eggimento Savoia * . p. 296.

Champioo caporale del l V Bauaglione granatieri composto*, p. 190.

Chardon. sergente dei granatieri del R eggimento Mariana*. p. 12 7.

Charière. Francesco ("Belneur"), scrg. Gran. Reali ** (argento c oro-C \1S) . p. 132, 211.

Charrière detto "Brigand Vert". cacciatore delle Reali Truppe*, p. 127. 132.

Cha tillon , caporale del Re ggimento di Savoia, l Battaglione*, p. 296.

C hevalier, detto 'Douceur" serge nte dei granatieri del Re gg imento Moriana*, p. 161 .

C hiodera , caporale dei g ranati eri del Reggimento grigionc C hri s t. 2a comp.*, p. 296.

Chiodo. Francesco Maria (''Sansregrct' ' ), sergente R. Artiglieria* (oro-O MS ), p. 116, 118.

Ciaudano, granatiere del Reggimento Granatieri Reali * p. 186.

Ciollino. cannoniere della Reale Artiglieria*. p. 21 O.

Cluse, cacciatore del Reggimento Aosta*. p. 21 O.

Coda. <;ergente del Reggimenro Acqui * , p. 289.

''Cocur-content", granatiere del Reggimento Granatieri Re ali* . p. 214.

''Coet r de Roi", tamburino del Reggime nto Sardegna, I Battag li o ne*, p. 109, 296.

Colo mbetti, so ldato del Re ggime nto di Saluzzo*, p. 210

"Confiance", sergente dci grana ti eri del Reggimento Monfe rrato* (a rgento ), p. 272.

Corona. cannoniere della Regia Artiglieria*, p. 230.

Cossu, caporale dei granat ieri del Reggimento Sardegna*, p. 140.

del Reggimento Acqui*, p. 289.

Croiset(Crochet)-Mouchet. Enrico. sergente maggiore del Reggimento Savoia * . p. 298.

Curvillas. soldato del Reggimento Gcnevese*. p. 307.

Daport. sergente dei granatieri del Reggimento di Mariana* p. 127.

Decris. polacco, sergente del Battaglione Cacciatori Carabinieri * . p. 183.

INDICE DEI NOMI
351

Deidda, cacciatore del Reggimento Sardegna*. p. 186.

Deleuse, del Reggimento Cacciatori scelti del Nizzardo*. p. 140.

De Marclay, cacciatore del Reggimento Savoia*. p. 183.

Deregibus. sergente dei cacciatori del Reggimento Casale*. p. 186.

Derleuse. caporale delle Reali Truppe*. p. 208.

Deschamp , serge nte del Reggimento Granatieri Reali *, p. 160.

De Vigny. cannoniere della Reale Artiglieria*, p. 129.

Dogliani, cacciato re del Re ggi mento Sardegna* (argento) . p. 94.

Donadci, soldato del Reggimento Mondovì*, p. 307.

Ecker, caporale dci cacciatori del Reggi mento bcrnese Stettler* (argento), p. 209.

Eimé. soldato del Reggimento Susa*. p. 168.

Felice, sergente del Reggim en to Piem onte*. p. 307.

Fe rre re, granatiere del Reggimento Granatieri Reali *, p. 160.

Fillion, soldato del Reggimento Genevese*. p. 307.

Firé. caporale dei granatieri del R egg. Monferrat o* (argento), p. 272.

Fogli, marinaio della Reale Marina* (argento), p. 87.

Fogt, v. Vogt.

Fontana. cadetto delle Re ali Truppe sarde, p. 117.

Fontana, soldato del Reggimento Saluuo*. p. 307.

Fordo. sergente del Reggimento Aosta*, p. 215.

Franco, serge nte dei Granatieri del Re gg . Niua*, p. 298.

Frongia, Giovanni. torriere di p. 80.

Gabetti, sergente dei cacciatori del Regg imento Mondo vì* p. 186.

Galaao. cacciatore del Reggimen to Casale * , p. 186.

Garonelli, caporale del Regg imento Guardie, Il Batt. *. p. 157 . 160.

Garrone. dragone del Reggimento Dragoni del Chiablese*, p. 231.

Gastaldi, serge nte dei cacciato ri del R egg im e nto Nizza* (oro), p. 209.

Gauthier. cacciatore delle Reali Truppe*, p. 214.

Gauthier. se rgente del Reggimento di Mori ana*. p. 161.

Gauthier. Filippo, sergente del Reggimento Nizza* (o ro-O MS ), p. 137.

Gelsomino. so ld ato del Reggimento Sardegna. l Batt. * . p. 109.. 230.

Genoz. granatiere del Re ggimento di Savoia*. p. 211.

Giambardi. sergente del R eggimento Mondovì*. p. 190.

Giordano, caporale dei cacciatori del Reggi mento Mondovì*. p. 190.

Girella. soldato del Reggimento Sardegna. l Batt. (mentione on .). p. 109.

Golzio, caporale della Real e Artiglieria*, p. 210.

Granata. soldato del Reggimento Asti * p. 190.

Grempigny. cacciatore del Reggimento Savoia*. p. 18 3.

Grésy, cacciatore del Reggimento Savoia*. p. 183.

Grindor, e migrato francese, caporale del Corpo Franco*. p. 182.

Gros. granatiere del Reggimento Nizza * . p. 307.

Hurel. emigrato francese, sergente della Centuria Bonneaud*. p. 136.

Icardi. sergente del Reggimento Acqui * p. 289.

lnaldi. so ld ato del Re gg im ento Acqui*, p. 289.

l naudi. granatiere del Reggimento Granatieri R ea li * . p. 296.

"Invincibile". sergente dei granatieri del R egg im ento Moriana* . p. 161.

352 LA GUERRA DELLE ALPI ( 1792-1796}

Kelluneberg. soldato imperiale del Corpo Franco Gyulaj * . p. 125.

''La Fedeltà". marinaio della Reale Marina* (argento). p. 87.

''La Fleur". caporale dei cacciatori del Reggimento Genevesc * p. 214.

''La Foglia", caporale dei Volontari Nizzardi*. p. 125.

"La Grazia", sergente dei granatieri del R eggimento Guardie*, p. 295, 296.

'

"La G razia" serge nte de l Reggimen to Sardegna, l Battaglione*, p. 109.296.

'La Ma rga ri ta ··. sergente de l Reggimento Gra natieri Rea l i*, p. 160.

Lambcrti, granatiere del Reggimento Cluist. 2a Compagnia*, p. 296.

"L' Amour", sergente del Reggimento Granatieri Reali* (argento). p. 211

Lansard, sergente del Reggimento Genevese*. p. 190.

"La Pace''. marinaio della Reale Marina * (argento). p. 87.

La Palù. cacciatore del Reggimento Savoia*. p. 183.

''La Pensée". sergente del Reggimento La Marina*, p. 190. granatiere del Reggimento Guardie* . p. 296.

''La Rosée" . sergente dei cacciatori del R eggimento Aosta*. p. 125.

Lautringher granatiere de l Reggimento g r igio ne C hrist, 2a Com p.*. p. 296.

Los ly. granatiere del Reggi mento vallesano De Cou rten*. p. 168.

Maffco, granatiere del Reggimento Vercelli*, p. 296.

Manera. detto ·'La Fortuna". tamburino delle Reali Truppe* (oro). p. 98.

Marchetti, soldato delle R egie Truppe*. p . 223.

Marciandi. Giambattista. cacciatore del Reggimento Sardegna* (oro-OMS). p. 93.

Marciandi. Giovanni Domenico. granatiere del Regg. La Marina **(argento e oro). p. 127.

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N. B. La ric ompensa al valore. ripristinaTa ne/1815, venne soppressa ne/1816 e i dodici decorati di medaglia d'oro ancora vivenri furono nominati cavalieri dell'Ordine Militare di Sm ·oia ( OMS ).

BIBI IOGRAF-1A
355
CARTINE
Canine
Cartina 2. La cittadella di Nizza ( Montalban o) {Enciclopedia Mililan! )
361
Cittacl elln di Nizza ( 1690)

Cartina 7. La battaglia dcll ' Authion. 8 e 12 giugno 1793 (Enciclopedia Militare )

366
LA GUERRA DI-'LLEALP1 ( 1792-1796)
Canine · ardo C uneese e N l ZZ tro operauvo Cartina 8 . ea (V. lla ri ) 367 1792 -94
Canine 359 ' \ • ' "' '-: - . 0: "'
)60 I.A Gl ERRA DI::I.LEALI'I ( 1792 1796) 1· 1 l ·l ... -' l
r' " z"":;· n· w "' . :I: il· fJ o. " -· • (/l - ::> -co ...., .., 0\ (IQ .;:, o '-' R> ç Cl c: :n ;>:; "' > iii r r m ;... r :!! ::. ...,
1 - Chapelle gértl:llse St·Georges 2- Cfternes 3 - Casemements
4
- Servlce major
5
- Culslnes et four
6
- Bastl on d 'artlllerle
7
- Plate·forme pour mortlers
Cartine Cartina 4. Ducato di Savoia (Enciclopedia Militare) 363
364 LA GUERRA DELLE ALP I (1792-17961 Cartina 5. L'assedio di Tolone. lO settembre-l 9 dicembre l 793 ( Bibliothèque Hi,torique et Militaire. Paris, 1842. t. VI )
• CAST"&I.. G{NUTAA • MAW31'HA 1--? )C... VIAU: • • Levem.o • .APi1MeA'IA l. 111 TE A-rP.o OPEAATIVO O'fr01/JA6 f7J3 (") :» ;::;. = 0: ?' ....... V> <'> § 0.. n > c :<§:lo - o ;:1 :;· ..::.; O n § cr' d -..! \0 ';-l v: (l) 3 cr -..! \0 w w e:
368 l i . . o ia; = t LA GUERRA DELLE ALl'l ( Cartina 9. La battag l ia di Briga, 20 apr i leIO maggio 1794 (V. Tlari) " .... 4j o .{ Ji . t ·! j ) 1 ! o It t!'Q a o -1: .... .. "- d
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Cartine 369 Carti n a IO. Teatro .operati vo 1o "i ( v ". ugno 1794 - 21 . llan ) ap rile l 796
Cartine Cartina l 2 . La battaglia di 13 aprile 1796 (Bib liothèqu e Hi storique et Mi l itaire. Pari) ,, 1!!42. L VI) 37 1
DELLE BAITAGLIE DI DEGO
976
• t. M Brovida • Vignarou ' \ Coleuo ROCCIJI!TTA DEL CAmO • 'a t 1. Bric dtl Corrt • Ca' di Nlcolina •Bric dtl Strl () 5 ::l "' w ., 5 o. [ r. ., . "' (':) ;; 3 cr .... (':)-.1 -o .,. (':) f' V> ., -g _ <> :::i -o o. w -.1 N >;: ::'l c :'!" :<> "' > c m F m > r ::'2 ':-'
PIANO
21 senem bre 1 794- 14 e 15 aprile 1
scala 1: 20.000
374 LA GUERRA DELL EAII'I (179 2-1796 ) , 21 aprile 1796 . di Mondovt. . 15 La canea 1973, p. 69) Canma . . C ricat!, B ologna. R PulctLL a (da · i l !1 l i i •

Cartina Il. La banaglia di Monrenone. 11 - 12 aprile 1796 (da R. Bergadani. Yinor ioAmedcn fil. Tori no. 1939. p. 352 )

./)ireziOtu· d'attacco rrance<;i.......•.•.•.••.........•... ; ...

Direz ioni da.tta.cco a.u.st.rùu:h e

370 LA GUERRA I)J-:LLEALPI ( 1792- 1796)

Carl in a 16. L'a rmi s tiz io di Cherasco, 22 -28 apri le 1796 ( V. I l ari)

o<:a.sanova

. \

Ternavasso e.. \ t\ (_o \, Ceresole .

Crescentiao . ASTI •

Racconigi

Sommariva"B.

• •

• Sommariva P. «-l Sanfré A l t o '11 o n fard. t o

Niella

LA RITIRATA SARDA E L'ARMISTIZIO DI CHERASCO 22-28 aprile 1796

(';u1ine 375

Prese ntazion e Prefazion e di Massimo De Leonardis

Introduzi one

I- L'aggress io ne francese (1789-92 )

li Piemonte e la Rivoluzione

L'offensiva francese

n- La res is tenza s arda ( 1792-93)

Nuova guerra. nuova strategia

Il comando e gli stati maggiori

I quattro Corp i d'armata

Le nuove truppe st rani ere

La fanteria leggera

Volontari. milizie e barbetti

lll - IJ Pote r e Marittimo ( 1792-94)

La crociera trico lore Cagliari e La Madd alena

Arrivano gli inglesi Tolone La Cors ic a

I NDICE

1794)

a
(
V - Div er ge n ze parallele ( J 793) Tournoux Connan s L antos c a e Giletta VI- La tenag lia franc ese (ge nn aio-g iu gno 1794) La crisi de l Piemonte La manovra di Oneglia La battaglia di Briga La conqui ta dei passi alpini TI fronte interno
L' interve nto au str iaco (maggio-dicembre
Dall' Arn1ata della Lega Italiana alla convenzione di Valenziana Termidoro s ulle Alpi p. 5 7 9 25 27 29 35 37 43 46 50 52 55 71 73 78 84 88 99 105 121 123 126 133 143 145 147 150 160 168 171 173 180
IV- La battag li
deU ' Authion
1793)
Vll-
378 GU ERRA DLI LEAI Pl t1792- 1796J La battaglia di De go 183 Il terzo inverno di guerra 189 VIII - La g uer r a pa r a ll e la (gennaio-settembre 1795) 195 Il controllo dell'Alto Tirren o 197 r piani 199 La spallata di de Vins 204 Guerra parallela o pace separata? 208 Guerra di usura 216 IX - La battaglia di Loano (ottobre-di ce mbre 1795) 219 La francese 221 La disfatta austriaca 226 La ritirata sarda 229 X- Vers o la deci s ion e (A utunno 1795- Inv e rno 1796) 235 IL negoz iato franco-sa rd o 237 Carnot, Bonaparte e Saliceti 24 1 Gli ordini dÌ battaglia francese e sardo 247 Xl- La battaglia della Bormida (26 m arzo- 15 apri le 1796) 255 Logica di una sconfttta annunciata 257 Voltri 262 Momc notte 265 Cosseria 271 De go 276 Posr-mortem di un e roe italiano 282 Xli- La riti rata strategica della Divi s ione Sarda ( 15-21 apr il e 1796) 285 La Pcdaggera 287 San Mi chele 290 Mondovì 296 XIII - Pax Romana (2l ap ril e -15 maggio 1796) 301 Bibliografia 313 Indice delle tabe lle l. sra;o Generale sardo 1792 2. Ordinamento delle Regie Truppe 1786-92 3. Ordine di battaglia dell'Armata sarda (seuembre 1792) 4. Ordine di bauagl ia dell'ArmaTa Austro -sarda (7 g iugno 1793) 5. l 92 hallaglioni del 1794-96 60 61 62 65 69
Canine 379 6. Le 429 compagnie di mili:.ia ( 1794) 10 7. Ripartizione delle Regie Truppe Sarde (marzo 1795) 193 8. Ordine di battaglia alleato (giugno 1795) 234 9. Ordine di battaglia deii'Armée d'ltalie (febbraio 1796) 247 IO. Ordine di battaglia dell'Armata austro -sarda (mar:.o l 796) 250 Indici dei nomi 319 l. Indice dei personaggi e degli ufjìciali regolari 319 2. Indice degli ufficiali e comuni delle Milizie sa rde 347 3. Indice dei bassi uffiziali e comuni delle R. Truppe sarde 349 Lndice dell e ca rtin e 357 l. Ni:.-:.a e dintomi 359 2. La ci ttadella di Nizza ( Montalban o) 36 1 3. Il forte di Saorgio 362 4. Canina della Savoia 363 5. L'assedio di Tolone. 10 se//embre-19 dicembre 1793 364 6 lls euo re dell'Autllion, ottobre 1792-seuembre 1793 365 7. La battaglia dell'Authion, 8 e 12 g iugno 1793 366 8. Teatro operativo Cuneese e Nizzardo 1792 -94 367 9. La barraglia di Briga, 20 aprile- IO maggio 1794 368 IO . Teatro operativo / 0 giugno 1794 - 21 aprile 1796 369 Il. La battaglia di Momenotte. 11-12 aprile 1796 370 12 LabatragliadiCosseria,/3aprile1796 371 13. Piano delle bai/aglie di Dego, 21 settembre 1794 e 14-15 aprile 1796 372 14. La manOI'ra della Divisione Colli. 16-21 aprile 1796 373 15 La ca ri ca dì Mondovì, 21 ap rile 1796 374 16. L'armistdo di Cherasco, 22-28 aprile 1796 375

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