NOME IN CODICE K2, PAOLO CACCIA DOMINIONI

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Paolo Caccia Dominioni
ULDERICO PI ERNOLI NOME IN CODICE K2

© 20 I8 Dat Donat D,cat Srl

www.dddsrl ,t

ISBN 978-88-88693-30-9

TuttJ I dintt1 sono nc;e.rvc1u È vietata la nproduzione totale o par'2:1it!e del testo. tranne quando espressamente autorizzata per ,scritto òall'ed,tote.

SOMMARIO Prefazione di Claudio Graziano 7 Introduzione 15 Capitolo I - Ponti e fiamme 21 Capitolo 2 - Deserto e segreti 49 Capitolo 3 - Esigenza A.O. 57 Capito lo 4 - Rete K 65 Capitolo 5 - Pattuglia Astra le 99 Capitolo 6- U n i ngegnere per il S IM 1 29 Capi tolo 7 - Il mistero dell'anello di p latino 141 Capitolo 8 - La Resistenza 171 Capitolo 9 - Q u o ta 33. L'u ltima missione 19 1 Bibliografia 21 7

PREFAZIONE

Ho e :olto con g, rnde 'wore la realizzazione di quest'opera monografica che ricorda la figura di un grande patriota, Paolo Caccia Dominioni.

L'accurato lavoro di ricerca racconta - amaverso un'attenta analisi della bib l iografia in materia - la storia di un uomo e di un so ldato tutto d'un pezzo, con un vissuto c h e tocca le corde più sensibili della nostra professione di militari e de l nostro essere italiani. Ripercorrendo per incero l'affascinante e per molti versi irripetibile vita, l'autore ha voluto rendere il giusto omaggio a un personaggio che è stato anche protagonista dei momenti più significativi del Novecento, dalla Grande Guerra alla Resistenza e al dopoguerra, passando attraverso l'es perienza co loniale in Africa e la Seconda guerra mondiale.

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Attingendo a memorie, testimonianze e conoscenze del passato, U lderico Piernoli riannoda i fili della complessa personalità dell ' eroe , dando vita a un racconto inedi to e brillante: un grande affre sco in cui s'intrecciano storia, azione, ideali, altruismo ed esempi per il futuro. Il ritratto ch e si staglia sullo sfondo degli eventi per molti aspetti esula dalla stor iografia ufficiale, facendo emergere e apprezzare g li aspetti più profondi della persona l ità di Pao lo Caccia Dominioni, individuo pacato ma impavido, dalla tempra forte e ostinata. Ingegnere, artista e scrittore prima che militare, il conte e barone originario di Nerviano ha incarnato una figura d' i ntellettuale poliedrico, che ha lasciato traccia di sé in costruzioni di ogni tipo (monumentali , stradali, minerarie e res idenziali), real izzando centinaia di progetti in Italia e all'estero, in quattro continenti, tra cui l'Ambasciata del Regno d ' Italia ad Ankara, in Turchia. Viene ricordato, inol t re, per aver prodotto un migliaio di disegni , bozzetti e acquerelli sui soggetti e sugli argomenti più disparati e per aver scritto numerosi libri, in gran parte incentrati s u lle proprie esperienze di guerra, e circa una ventina di racconti e opere minori, scaturiti dalle vicende vissute in tante parti del g lobo. Conoscitore di numerose lingue straniere, tra cui l'arabo, si è rivelato da subito cittadin o del mondo, collaborando con s tu di di architettura e ingegneria in tutto il Mediterraneo, tra un richiamo in servizio e l'al tro.

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Animato da un codice d'onore ispirato a modestia eriservatezza e forte di u n bagaglio di gran dissima solidar ietà e profonda conoscenza de l mondo in c u i operava, ha ricoperto anc h e l ' incarico di Coman dante de ll a Pattug li a Astra le, potendo apprezzare le qua l ità de ll e truppe co lonjali, uomjni da lui definiti eccez io n ali e consegnati alla memoria attraverso una serie di immagini che ne perpetuano sia gli aspetti più minuti e semplici sia i momenti solenni ed epici.

Il 'signore di S illavengo' è stato un Comandante e un combattente sempre in prima linea per l'Italia, per la quale ha lottato e difeso il p restigio, in trincea come ne l deserto, in guerra come in pace. Un 'ribe ll e ' - come definito per la sua avversione al regime fascista - c h e più volte si è scontrato con le pieghe della b urocrazia senza, tuttavia, frenare il proprio entusiasmo e la propria vocazione all 'azione. È soprattutto merito suo se a Quota 33 oggi svento la la n ostra Bandiera, quale solenne tributo a quegli uomjni valorosi c h e hanno sac r ificato il bene più prezioso per la Patria. Mi fa piacere ricordare anche il meritorio impegno, cui ha dedicato volontariamente oltre dodici anni, nella ricerca delle salme dei Caduti, non so lo italiani, nel deserto egiziano. Uno sforzo - che oggi ricon osciamo nella sua p ienezza - culminato nella progettaz ione e realizzazione de l Sacrar io militare italiano di El A lame i n, partendo da l nulla , senza strumenti o fondi dedicati . Nu ll a, se non

CLAUD IO GRAZIAN O - PREFAZIO N E
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la granitica volontà di assicurare decorosa sepoltura ai combattenti di entrambi gli schieramenti e, soprattutto, di dar luce al sacrificio italiano con un'opera appropriata da consegnare alle future generazioni.

A questa iniziativa editoriale va anche riconosciuto il merito di aver ricostruito una storia che ci tramanda un attualissimo messaggio di fratellanza e di senso di responsabilità , che ci insegna ad affrontare le avversità di ogni giorno e a sentirci sempre coinvolti e parte attiva nella quotidianità del nostro lavoro.

Paolo Caccia Dominioni non è quindi solo una figura del suo tempo, ma è stato, è e rimarrà 'uomo di più generazioni ' , per la semplicità e la luce morale che il suo vissuto incarna .

Il suo ricordo e le sue gesta si offrono, ancora ogg i, come w1 chiaro esempio, soprattutto per le giovani generazioni , di come affrontare il fuLUro con forti motivazioni e con un consoljdato bagaglio di valori.

Capo di Stato Maggiore della Difesa

CLAUD IO GRAZIAN O PR EFAZIO N
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I

INTRODUZIONE

Il Sacrario di El Alamein era stato consacrato e inaugurato da poco più di un anno quando alcune centinaia di studenti del Liceo Classico ' Virgil io' di Roma risalirono il Viale d'Onore con il Tricolore in testa, guidati dal preside, Giuseppe Dell'Olio. I ragazzi che frequentavano le ultime classi forse qualcosa sapevano; i più giovani, come me, ancora al ginnasio, conoscevano quello che i professori ci avevano spiegato durante la navigazione da Creta ad Ale ssan dria. C'era voglia di far conoscere ai giovani il sacrificio dei padri , ma anche il pudore di non trasformare il discorso della memoria in retorica. La visita si trasformò in una grande lezione di storia dal vivo. Non c'era Paolo Caccia Dominioni a farci da guida e non ho un ricordo di Renato Chiodini. Ho però chiara memoria del Sacrario, delle piccole celle che racchiudono i resti di tanti caduti, del luccichio dei loro n o mi, delle parole «Ignoto >>, illuminate dai raggi del sole al tramonto.

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Negli anni , ogni tanto mi è capitato di leggere di Caccia Dominion i sui giornali, quando s i scagliava contro il Governo che non difendeva i cimiteri di guerra dei nostri caduti in Libia o non curava le sepolture in terra d'Africa , consentendo che fossero profanate dal tempo e dagli uomini. Non to ll erava che l'ex nemico irr idesse il soldato italiano , soprattutto se l'aveva battuto so lo grazie alla sproporzione di uomin i e mezzi. Aveva ingaggiato feroci po lemiche con autori inglesi e scritto una sarcastica lettera al Maresciallo Bernard Montgomery, Visconte di E l Alamein, per notificargli che, dove erano schierati i paracadutisti della Folgore e i guastatori che avevano preso Tobruch, le sue truppe non erano passate. Doveva essere un uomo duro, abituato a battersi. Non pensavo avesse animo e gusto d'artista, come invece scopri i leggendo i suoi libri di memor ie corredati di tavole di tratto diverso da quelle create per I Ragazzi della Folgore, scritto dall'amico tenente colonnell o Giovanni Alberto Bechi Luserna, scampato a El Alamein e ucciso in Sardegna dai suoi stessi paracadulisti. Le sue ill ustrazioni suscitarono anche l'ammiraz ione, sin dal 1943, di Hugo Pratt - quando ne vide alcune sfogliando un libro a soggetto militare - che in mer ito scrisse: <•lo, che venivo dalle ex colonie italiane, trovai nei suoi disegni alimento per i miei ricordi. Parlo di ricordi: non di nostalgie né, tanto meno, di malinconie. Quei disegni mi accompagnano da anni e fanno bella mostra di sé

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nella mia biblioteca•>. Il padre di Corto Maltese rese omaggio al <•Maestro», che conobbe, pubblicandone alcune opere in un'introduzione a Gli scorpioni dei Deserto. Caccia Dominioni aveva combattuto tre guerre, da tenente, capitano e maggiore, senza mai diventare effettivo. E , mentre a ltri esaltavano le gesta dei loro agenti segreti, noi, che pure in fatto di spionaggio e controspionaggio eravamo stati fra i migliori, tendevamo a nascondere le imprese dei nostri uomini, fra i quali appunto Paolo Caccia Dominioni. Un ingegnere, non una spia, ma che era stato prezioso per il Servizio Informazioni Militare (SIM) in Libia, in Sudan, in Turchia e durante la Resistenza . Osservatore acuto e attento, subiva il fascino dell'azione , non to ll erava g li imboscati e odiava la burocrazia. Ne pagò il prezzo. Un grande uomo con accanto una grande donna, Elena Scio lette: figl ia del comandante Giorgio, falciato in pieno mare puntando sull'isola di Malta con i mezzi d 'assalto della Regia Marina ( 26 luglio 1941), e nipote della scrittrice Maria Bellonci. Paolo Caccia Dorninioni è «andato avanti •> - come dicono gli Alpini - ne l 1992 ed è stato sepolto a Nerviano dov'era nato. «U n italiano così memorabile doveva essere prestamente dimenticato. Gli italiani di chiara fama fanno soffrire i posteri •> ha scritto Giorgio Torelli nel giugno 1997 . In effetti di lui restano opere importanti ma scarsa memoria che qui, almeno in parte, vorremmo contribuire a restituirgli.

INTRODUZIONE
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I . PONTI E FIAMME

Un a chia ve e uno scamb i o d i fonogr a mmi: Sant' Andrea di Gorizia , 15 novembre 1916.

Da Comando Bauaghone Pontieri a Ufficiale

Guardia Ponte di Villa Fausta

Da elenco materiale trasmesso a questo comando risulta mancante numero una chiave ferro per cavalletto stop Dia giustificazione stop ore 15.30

Villa Fausta a Battaglione

Chiave non venne ricevuta consegna da plotone pontieri smontante stop ore 15.45

Battaglione a Villa ràusta

Ripetesi invito giustificazione mancanza chiave stop Ragioni addotte non bastano stop Disponga ancoraggi riva destra con boe nuovo brevetto secondo note istruzioni stop Dia assicurazione stop ore 20.00

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Villa ràust.a a Battaglione

Assicuro stop Eseguiti due ancoraggi brevetto boe stop Segnalo crescita livello et corrente Isonzo stop Idrometro Plava trasmette dati che fanno prevedere forte piena stop ore 07.25

Battaglione a Villa Faust.a

Questo comando tuttora attende giustificaz ione mancanza chiave stop Sorvegli comportamento ancoraggio boe et riferisca stop ore 09.00

Villa Faust.a a Battaglione

Comportamento ancoraggio boe nettamente cattivo perché ancore arano fondo fiume stop Segnalo corrente due metri e cinquanta al secondo stop ore 09.45

Battaglione a Villa Faust.a R i nforzi ancoraggi stop Questo comando sempre in attesa giustificazione richiesta ieri 15. 30 et 20.00 et ripetuta stamane 09.00 stop ore 10.05

Villa Fausta a Battaglione

Corrente tre metri stop Costretto togliere ancoraggio boe ec sostituirlo con ancoraggio ordinario stop Segnalo assoluta inefficienza brevetto boe stop ore 10.25

Bauaglione a Villa Fausta

Ell a est dispensata apprezzamenti personali circa brevetto boe stop ore 10.35

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Villa Fausta a Battaglione

Plava segnala piena crescente stop Corrente tre metri venti stop Passaggio già praticamente sospeso stop Ponte subisce movimenti sussultori violenti et urti materiale trasportato deriva stop

Reparto fanteria in transito habet retrocesso preferendo varcare Isonzo altrove stop Salvo contrordini ripiegherò ponce quando corrente sarà tre metri cinquanta stop ore 14.20

Battaglione a Villa Fausta

Ella ripiegherà ponte quando riceverà ordine da questo comando stop Non prima stop Attendesi

tuttora giustificazione più vo lte richiesta stop ore 15.00

Villa Fausta a Battaglione

URGENTE. Corrente tre metri ottanta stop Declino ogni responsabilità stop ore 16.35

Battaglione a Villa Fausta

Vostra Signoria est invitata usare linguaggio più m ili tare stop ore 17.05

Vili.a Fausta a Battaglione

URGENTISSIMO PRECEDENZA ASSOLUTA. Movimento sussultorio et urti in continuo aumento stop Corrente quattro metri e dieci stop Funi àncora minacciano rottura stop Prego vivamente codesto comando autorizzarmi eseguire manovra ripiegamento ponte prima che sia buio stop ore 17.40

I. PONTI E FIA MME
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Bauaglione a Villa ràusUl

L'RGE1'."TE. Rinforzi ancoraggi e crociere stop ore 17.55

Villa Fausta a Bauaglione

LRG ENTISSlMO PRECEDE:,JZA ASSOl.l;1A. Masse gaUeggianti non identificare causa oscurità habent schiantato et travolto quattro intere campate ponce riva sinistra stop Nemico ci tiene sotto proiettori et fuoco artiglieria campagna stop Attendo pausa tiro per cercare sa l vare rimanente ponte stop Ho telefonato ponti a valle che arriva mio materiale aUa deriva stop ore 19 .15

Battaglione a Villa Fausta

Domattina eUa invierà at valle sottufficiale et tre pontieri per ricuperare materiale travolto stop Comunichi urgenza quantità qualità detto materiale stop ore 21.30

Villa Fausta a Bauagiione

Ultimata manovra a mezzanotte stop Tre pontieri feriti schegge tiro nemico uno grave stop Riferimento fono 21.30 materiale travolto est seguente stop Due barche complete stop Due cavalletti stop

Cinque campate complete di traverse travicelle tavole et ghindamenti stop Una chiave per cavalletto stop Rimanente materiale in salvo ore 00.45

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Battaglione a Villa Fausta

Specifichi esatto quantitati,·o stop Dia assicurazione che sottufficiale et tre pontieri partiti per nota missione stop ore 08.00

Villa Fausta a Baaaglione

Non avendo sottufficiale disponibile chiedo se posso mandare pontieri con caporale maggiore s t op Prego subordinatamente comunicarmi se debbo redigere ordinario verbale perdita materiale stop ore 08.40

Bauaglionc a Villa l·àusta

Sta bene stop Ella poteva prendere decisionc invio caporale maggiore senza interpellare questo comando stop Habet così provocato incresciosa perdita tempo stop Rediga verbale sostituendo parola perdita con parola distruzione in seguito ac piena stop Inoltre Vostra Signoria dia urgente giustificazione mancanza chiave già precedentemente et ripetutamente sollecitata con fonogrammi 15.30 20.00 09.00 10.05 15.00 s top ore 09.15 1

Il tenente Paolo Caccia Dominioni, Conte di Sillavengo, volontario nel Regio Esercito, studente di ingegneria, ufficiale del Genio Pontieri arrestato sull'Isonzo, impara presto che la guerra è anche burocrazia, il suo assillo negli anni a venire.

I. CACCIA 00MlNIONI 1965, pp. 72-75.

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Classe 1896, Paolo aveva seguito il padre Carlo Caccia Dominioni, dip l omatico di carriera, in Francia, Austria-Ungheria, Egitto e Tunisia. Nel 1913 si era iscritto al Regio Po litecnico di Milano, poi, con il padre Console Generale d'Italia a Tunisi , si era trasferito a Palermo, per stare più vicino alla famiglia. In Europa si combatteva da mesi quando approda a Palermo, per sostenere gli esami obbligatori del secondo anno della facoltà d'ingegneria. È tutt'altro che preparato e alla data del 19 aprile 1915 annota nel Diario:

. se dovessi confessarmi direi onestamente: voglio ardentemente la guerra per sanare la mia tragedia di vigliacco davanti alle dispense, di imbelle di fronte alla com miss ione d'esamc 2 •

..

Il 24 maggio vede la folla agli angoli delle strade, davanti ai manifesti che annunciano la mobilitazione generale. Lo stesso giorno, nella caserma del 10° Reggimento Bersaglieri, a Porta Nuova , firma il fog lio di arruolamento volontario, inquadrato provvisoriamente al X Battaglione Ciclisti, 11 /\ Compagnia.

Inviato all'Accademia di Torino, è assegnato alla 1" Compagnia Genio e quindi destinato al 4° Reggimento Genio Pontieri a Piacenza ; passa più di un anno prima che il tenente Sillavengo - nome che sceglie come firma

I. PONl I E FIAMME
2. Ivi, p. 15. 27

in ambito militare, riservando Caccia Dominioni a quello civile - raggiunga il fronte. Sant' Andrea di Gorizia, Gabria Alta, Cascina Medeol e Villa Fausta sono le tappe delle settimane fra la fine delJ'cstate e i primi di novembre del 1916 , con ponti gettati sull'Isonzo, distrutti dall'artiglieria austriaca, gettati di nuo\'o, squassati e portati via dalle piene d 'a utunno .

J venti giorni di Villa Fausta sono stati o rribili, con tre piene dell'Isonzo e la sparatoria. Abbiamo dovuto ripiegare il ponte due volte, e una volta lo abb iam o rifatto sotto fasci di riflettori e salve di shrapnels. Ho fatto un ruzzolone in acqua di notte: nuotare con le scarpe chiodate era un 'esperienza che mi mancava. Le manovre sono riuscite sempre molto bene e i turni delle licenze invernali cominciano dal mio plotone, a titolo di premio.

Mo.fl:,'l'b-~'1b \!M.(.Q ~~'V) &,11,».IIUO ~P-
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A dire il vero, la terza piena mi ha portato via tutto il ponte, ma non è stata colpa mia, e lo posso documentare con uno spassoso s cambio di fonogrammi 3 •

Le battaglie dell'Isonzo si susseguono sanguinose, per conquistare strisce di terreno perdute il giorno dopo, riprese quello successivo e perdute di nuovo quello appresso. Il 15 maggio 1917 il reparto del Genio comandato dal tenente Sillavengo getta un ponte di barche all'altezza di Ajba, sotto il fuoco nemico. Gli al pini del Battaglione Cervino attraversano di gran carriera il fiume, insieme con i bersaglieri prendono Bodrez e il monte Fratta, e catturano centinaia di prigionieri.

I PONTI E FIAM ME
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3. lvi, p. 72; cfr. nota 1.

La linea austriaca tiene, l'artiglieria bane i ponti e distrugge metodicamente il tavolato, affonda le barche, spezza gli ormeggi, massacra le truppe. Cinque giorni d ' inferno, poi il ripiegamento con tuni i mezzi in grado di galleggiare, trasformati in tragheni tirati da funi stese dai pontieri, fra raffiche di mitragliatrici e cannonate. Una scheggia di roccia colpisce alla schiena e quasi paralizza Sillavengo che , al ricovero in ospedale, preferisce due senimane di riposo in attesa di una licenza premio e della Medaglia di Bronzo al Valor Militare per il forzamento dell'Isonzo. La dissenteria e una forma di esaurimento lo indeboliscono e così lo portano in un letto d'ospedale , a Udine. Alla fine del mese di giugno, il tenente vuo le tornare al fronte, impugnando però un ' arma vera, non funi e badili. A passeggio per Udine, incontra un tenente del Genio che ha sulle controspalline della divisa un quadratino. Il ricamo dice <<3LF,>,

3 " Compagnia Lanciafiamme. Il tenente gli spiega che i Lanciafiamme, inquadrati fra gli Arditi, stanno ricevendo grande impulso. La sua compagnia è in linea sul San Marco, con il capitano Romolo Lasu·ucci che, guarda caso, arriva dal Genio Pontieri. Il giorno dopo, a Tricesimo, incontra di nuovo il tenente che lo aveva salutato dicendogli: <,Pensaci.. . se decidi per il sì, io faccio il necessario e in pochi giorni ti mandano da noi» 4 •

I. PO N TI E FIAMME
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4. l vi, p. 145

Il 2 luglio 191 7 è assegnato alla 7" Compagnia Lanciafiamme. Tre settima ne dopo è sulla strada del Pasubio per andare in trincea, quando al Comando si rendono conto che non ha frequentato il corso regolamentare. Deve andare a Risano, nei pressi di Udine, per imparare l'impiego dei lanciafiamme, arma micidiale e pericolosa, da trattare con la massi ma cautela. In postazione fissa, sono composti da se rbatoi di petrolio e catrame, ai quali si applicano bombole di aria compressa a 150 atmosfere per pompare in un lungo tubo flessibile il liquido infiammabile. Una lancia di rame dirige il lancio dalla feritoia aperta sul parapeuo della trincea. Negli assalti, so n o portati a spa lla gli 'apparecchi Schilt', che contengono trenta litri di miscela infiammabile, con un getto di circa 30 metri. Dando sfogo all'estro artistico, Sillavengo disegna il fregio dei reparti: un drago che vomita fuoco. Il Comando Supremo, però , non consente di applicare il distintivo sulla manica sini stra della divisa. Anzi, vieta anche di pronunciare la parola «lanciafiamme ,>, sop rattutto in linea. È una delle armi più temute: se gli austriaci ne indi viduassero gli appostamenti non darebbero tregua e, soprattutto, non farebbero prigionieri.

L'ufficiale è destinato al fronte del Carso, dove fa conoscenza con le doline, le cavità carsiche, benedizione e maledizione delle migliaia di soldati che combattono sull'altopiano.

I PONTI E FIAMME
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La dolina - scrive nel Diari-0 - è ospedale, cimitero, mensa, comando, ufficio. In dolina si telefona , s i canta, si bestemmia, ci si muore. Si va in dolina a sviluppare le fotografie, a parlar male dei superiori, a vedere per l'ultima volta l'amico che cinque minuti fa stava berussim o e parlava di andare in licenza, ma che la pallottola s perduta o la scheggia hanno fulminato mentre accendeva la pipa5 •

Nell'agosto del 1917 il Carso è teatro di assalti e contrassalti furiosi con migliaia di morti, finché gli scontri si esauriscono con un nulla di fatto.

La notte de l 24 lo scoppio di una granata procura a Sillavengo un buco sotto il pollice della mano destra, ma è la dissenteria a portarlo ancora in ospedale dove si s ente un imboscato, come considera quanti occupano posti nelle furerie, nei comandi, negli uffici, ovunque non ci sia da menare le mani. Torna al fronte. Gli assalti si susseguono, inutili, caparbi, senza infrangere le trincee nemiche.

I bombardamenti sconvolgono il terreno , uccidono e dilaniano, disseppelliscono i caduti del mese, della settimana, del giorno prima e ricoprono quelli di oggi .

I cecchini colpiscono con ostinazione e precisione. Ogni sera la conta dei caduti fa male. Troppi.

5. lvi , p. 160. 38
I. PONT I E FIA MME 39

Ho fatto quattro chiacchiere con il sergente maggiore Roncoroni, di Como - annota il 9 settembre 191 7 - uno di quegli uomini che infondono sicurezza, cosi sereno e tranquillo, sempre in moto da un buco all'altro con la maggiore disinvoltura. Ma verso le dieci di sera ha voluto cacciar fuori il capo per guardar meglio avanti, e una fucilata l'ha preso fra l'occ hio sinistro e il naso. È rimasto rigido, senza dire una parola. Lo hanno portato a Dolina N ovara6 •

I vecchi soldati, i veterani sono i più prudenti e sopravvivono, spesso senza neppure avere il tempo di istruire i rimpiazzi appena arrivati.

6. lvi, pp. 190-191.

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Noi che conosciamo ogni pietra della trincea, sappiamo come ba r camenarci: ma i n ovellini de ll a Siracusa ci restano a decine tutti i giorni. Sembra cli essere tornati ai gironi del San Michele. Percentuale alta di morti, ca u sa le ferite che naturalmente sono tutte alla testa 7 .

Alle 02.00 del 24 ottobre 1917, il fuoco cli centinaia d i cannoni apre la XII Battagli a de ll 'Isonzo, passata alla storia come Battaglia di Caporetto. Nessuno si è reso conto cli quello che hanno preparato gl i au str iac i, r info rzati da truppe tedesche, nonostante numerosi d isertori abbiano fornito informazioni preziose n ei giorni precedenti.

La nebbia e il brutto tempo aiutano g li attaccanti, nella mattinata le posizioni italiane sono già i nfiltrate e superate dalla fanteria nemica.

Il 25 ottobre Paolo Caccia Dominioni annota:

Forte ha portato da Risano pessime notizie sull'offensiva austriaca in al to e medio Isonzo. Niente paura, dietro quelle posizioni abbiamo ancora bastioni formidabili: è uno de i sol iti alti e bassi della guerra. Continua anche qui l'eccezionale bombardamento delle retrovie8 • 7.

I PO N T I E HAMM f
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Ivi, p. 207. 8. Ivi , p . 231.

Ma le posizioni italiane cadono invece una a una, il ripiegamento diventa rotta, con tuni gli orrori e gli errori di un disastro che porta l'Esercito italiano a perdere il terreno conquistato a prezzo di sangue in due anni e mezzo di guerra.

A metà novembre la battaglia si esaurisce e la ritirata si ferma al Piave. Il bilancio è terrificante: centinaia di migliaia di caduti, cannoni , mitragliatrici e automezzi catturati dal nemico che mette le mani su un'enorme quantità di munizioni, viveri e rifornimenti, su interi magazzini che assicureranno agli austriaci la possibilità di sostenere un altro anno di guerra.

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Il generale Armando Diaz sostituisce Luigi Cadorna e Paolo Caccia Dominioni scrive:

Nessuno di noi conosce Diaz ... la notizia non c i è piaciuta, e abbiamo brindato ai compagni, ma in tristezza. Forse abbiamo preso un granchio e Diaz va benissimo9 •

C'è un altro nome che impara a conoscere e che tornerà nella sua vita di so l dato: Pietro Badoglio. Un genera le che in poco più di un anno h a scal ato la carriera conquistando il Sabotino e poi il Vodice e il Monte Kuk. Le sue truppe, però, sorprese e sopraffane dall'offensiva nemica nella conca di Plezzo, provocano la caduta di Caporetto e l'inizio de l disastro. Quando si delineano le sue responsabilità, il 'marchese del Sabotino' è diventato l ' intoccabile principale collaboratore di Diaz. Con un piede semicongelato, Sillavengo trascorre il dopo Caporetto in uno stato di inazione, in attesa della sospirata l icenza che vorrebbe trascorrere in famiglia, a Tunisi, i nsieme al frate ll o Francesco Nicolò , che tutti chiamano Cino. Soctotenente degli alpini, Battaglione Stelvio, è stato ferito due volte in modo non grave . Paolo l'ha visto per l'ultima volta la vigi l ia di Natale, mentre erano insieme in trincea sul Cornone. Non lo vedrà più.

9. lvi , pp. 252-253.

I PONTI E FIAMME
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li 29 gennaio 1918, proprio su l Cornone, con la sua sezione mitraglieri Cino anacca ed espugna una posizione austriaca per piazzare due mitragliatrici. Un soldato bavarese lo fulmina con una fuci lata. I suoi alpini lo vendicano, ma non riescono a salvargli la vita. I morti si seppelliscono e se ne serba memoria. Tutti i morti, anche se sono fratelli. Il tenente Sillavengo riprende a istruire le sezioni lanciafiamme, che finalmente sono autorizzate a fregiarsi del nodo Savoia sovrastato dal dragone dorato c h e sputa lingue di fuoco. Il piede semicongelato continua a tormentarlo e gli evita le marce. Quando la sua compagnia torna in linea sugli Altipiani, arriva provvidenziale la licenza con autorizzazione per l'estero. Con amarezza pensa che forse, postuma, l'autor izzazione è arrivata anche a Cino.

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A Tunisi riabbraccia papà Carlo e mamma Bianca, insieme piangono la perdita di Cino, con dignità, riserbo e scarse paro le . Due mesi sono lunghi o brevi, dipende dai punti di vista, e Paolo già si sente imboscato per il troppo tempo trascorso lontano dalla prima lin ea che, tuttavia, non può raggiungere. Una circolare toglie dal fronte quelli che hanno fatto parecchie giostre e in più perduto fratelli, avuto ferite, preso medaglie. E cosìquando scade la licenza - arriva la nuova dcsònazione: la Tripolitania. Sillavengo s'infuria e toglie i nastrini dalla divisa perché, afferma, un imboscato perde il diritto a portarli. Ma un ufficiale che conosce la vita, un maggiore al comando militare di tappa del Consolato, gli dice a muso duro che boccerà qualsiasi azione tesa a sottrarsi alla destinazione assegnata.

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2. DESERTO E SEGRETI

La Tripolitania non è il Carso , ma la guerra non manca, portata dal vento di ribellione mai calato dal 1911, da quando l'Italia strappò la Libia all'Impero Ottomano. Il tenente Sillavengo si sente comunque <•turpemente imboscato alla direzione del Genio Militare», come si lamenta con un gruppo di giovani ufficia li , ingrugniti anche loro per essere stati allontanati dal fronte e inviati oltremare, in virtù della stessa circolare. Alla fine di agosto l'imboscamento si attenua, con l'assegnazione al forte di Sidi Abdel Krim, a est di Tagiura: una compagnia di fanteria, un'ottantina di zappatori , una batteria di cannoni antidiluviani e ogni tanto una banda ribell e che si affaccia sulle dune , sparacchia un po', aspetta che dagli spalti i soldati rispondano al fuoco e sparisce fino alla prossima vo lta.

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Il tenente fa conoscenza con il deserto ma anche con una vita di guarnigione noiosa, apparentemente inutile , deprimente. Ogni giorno combatte una guerra personale con le cimici, gli attacchi di febbre , la burocrazia, mentre dall ' Europa arrivano notizie di vittorie

italiane, con la ripresa delle operazioni dopo la resistenza sul P iave , di successi francesi e inglesi, con l'appoggio degli american i, sul fronte continentale.

Il tenente S illavengo non vorrebbe bucare le ultime battaglie e si ripromette di fare domanda per essere inviato al fronte.

La sera del 5 novembre il cielo verso Tripoli s ' ill umina di fasci di riflettori, scie di razzi in ogni direzione, con accompagnamento di salve di batteria. Le comunicaz ioni sono interrotte, potrebbe essere un attacco dei ribelli, decisi a ricacciare defin itivamente in mare gli italiani . 11 forte entra in stato di a ll erta: fucilieri alle feritoie, via le c u ffie dai pezzi di artiglieria, munizioni a portata di ma n o. La buriana va avan ti per qualche ora .

Quando finalmente squilla il telefono , c h e come al sol ito funziona poco e male, il comandante ascolta e risponde: << Signorsì, grazie, buonanotte> ).

Scruta i volti ansiosi , poi annuncia: << Niente ribelli. A Tripoli fanno cagnara perché la guerra è finita. Oggi abb iamo occupato Trento eTrieste •> .

Dall'arrivo in Africa alla smobil itaz ione trascorre quasi un anno molto sofferto , durante il quale il tenente Sil-

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lavengo affronta e vince la ' spagnola', la micidiale febbre influenzale che miete milioni di morti. La lunga sosta gli fa anche scoprire il fascino del Sahara, il deserto che segnerà il suo fururo. E quel suo destino che, in un primo momento, non aveva apprezzato. Probabilmente ha la conferma che a1 disotto della coltre sabbiosa si muovono insetti, scorpioni, minuscoli ratti, ofidi ... crearure che vivono o cercano di vivere nascostamente, consapevoli che gli scontri lasciano solo morti sul campo, mentre la segretezza accresce per tutti le probabilità di una tranquilla esistenza.

È un paradosso solo apparente. La popolazione del deserto, infatti, badando a non esibirsi alla stregua dei professionisti dell'intelligence , riesce a evitare combattimenti esiziali. È una lezione s ulla quale gli uomini dovrebbero riflettere. E forse si domanda - senza immaginare che di lì a qualche anno avrà personalmente la risposta - se , accanto alla storia delle guerre fra i popoli, un giorno verrà scritta quella delle guerre mai scoppiate, grazie alla dedizione e al sacrificio di quanti , appiattati nell'ombra, hanno operato in ogni condizione perché ciò non accadesse.

Il congedo arriva il 16 febbraio 1920.

Aver fatto la guerra lo aiuta a superare la burocrazia dell'università e gli consente di proseguire gli srudi, mentre l'Italia è scossa dai sussulti socialisti e dalla reazione delle bande fasciste.

2. DESERTO E SEGRETI
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Paolo Caccia Domi.nioni simpatizza per il movimento di Mussolini, così dannunziano , effervescente, patriottico, innovativo. Una simpatia effimera, perché scema man mano che il mov imento diventa regime. Nel 1924, un anno dopo la laurea, l' uccisione di Giacomo Matteotti e i provvedimenti liberticidi lo spingono a lasciare l'Italia. Mantiene però la distinzione fra Regime e Patria, alla quale non farà mai mancare il suo sostegno. Si stabilisce al Cairo, socio di uno studio d'ingegneria che, fra l'altro, ha l'incarico di studiare e ammodernare alcune dighe sui due rami dell'Alto Nilo. Poi ci sono i progetti in Egitto e in Medio Oriente. Si fa un nome nell'ambiente internazionale che fa affari nell'area.

li 1O dicembre 1931 l'Esercito si ricorda di Sillavengo e lo richiama con destinazione Tripoli, Regio Corpo Truppe Coloniali. Lo aspetta di nuovo la sabbia del deserto. Molto probabilmente ha riscosso l'attenzione del Servizio Informazioni perché, ufficialmente, deve procedere a una ricognizione nella regione del Fezzan, ai pozzi di Tummo, al confine fra Libia e Nigeria . Una zona distante 1300 chilometri da Tripoli e altri 1000 da Bilma, appena 'pacificata' dalle truppe italiane comandate da Rodolfo Graziani, dopo essere stata di fatto abbandonata per oltre dieci anni. La missione reale è di percorrere e procedere ai ri levamenti da Murzuq a Turnmo, oltre 300 chilometri di deserto sui quali

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mai si sono avventurati veicoli a motore, per riscrivere le carte topografiche finora tracciate con molta fantasia sulla base della tradizione orale. Inoltre, in quanto punto d'incontro di numerose carovaniere al confine fra Libia e Nigeria, dovrà contattare e saggiare l'umore delle scarse popolazioni nomadi, alcune di matrice Tuareg, che si muovono in lungo e largo nel deserto e vedono molte cose.

Gli esploratori avanzano a dorso di mehari10 , si trovano sull'orlo di un costone senza vie di discesa. L'ingegnere traccia un passaggio ardito, attrezzato per essere utilizzato anche al ritorno.

Flagellata da venti che sollevano polvere fine come cipria, la carovana procede lungo una vecchia pista dei mercanti di schiavi catturati più a sud e condotti verso le piazze che si aprono sulle coste.

L'immensa piana lurn.inosa - scrive il 16 gennaio 1932

- ha riflessi quasi marini. Si levano, a gran distanza, rialzi rocciosi che scintillano come gemme, infiammati dagli ultimi raggi crepuscolari, nitidi nel ciclo purissimo.

L ' assieme è troppo bello per sembrare vero. Questo è il Sahara ammaliatore che annulla ricordi e affetti, che di-

2. DESERTO E SEG RETI
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I O. Dromedario da sella africano , addestrato per la cors a e il combattimento.
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sperde lo struggime nto sottile della nostalgia. Stupore di vedere l'orizzonte ancora fosforescente, quando già, sulle nostre teste, si è accesa la grazia di Sagittario e delle Pleiadi ''·

I pozzi di Tummo sono sette in rutto, disposti ad anfiteatro, ricchi di acqua che riaffiora dopo aver percorso vie misteriose, forse scendendo dalle pendici della catena del Tibesti oppure risalendo da laghi preistorici souerranei, spinta da immani pressioni telluriche.

Unica vegetazione sono i cespugli di coloquinta, una pianta erbacea con fusco peloso e strisciante, che dà un frutto giallastro con una polpa amara e fortemente lassativa.

La missione si conclude in cento giorni. Paolo Caccia Dominioni torna alla base con i rilievi, le cartografie, i tracciati delle piste, fa il suo rapporto ed è di nuovo congedato.

Il deserto però lo ha stregato definitivamente e non si libererà più di quella 'fattura'.

2
DESERTO E SEGRETI
55
11. CACCIA DOMINION! 2002, introduzione: Quando la bandiera è a riva, p. 18.
~-

3 . ESIGENZA A.O.

Paolo Caccia Dominioni è di nuovo al Cairo, nello studio d'ingegneria, e il tenente S illavengo è promosso capitano. È nota la sua avversione verso il Regime e, ovunque si sposti , le autor ità consolari italiane lo tengono d'occhio. Intanto gli amici stranieri gli appioppano l'appe ll ativo cli << ribelle».

Il 1935 è un anno crucia le. Caccia Dominion i è a Beirut mentre all ' orizzonte si addensano nuvole scure. L'Italia mobilita truppe, decisa a punire il Negus Hailé Selassié dopo l' assalto al Consolato italiano cli Gondar e a lla piccola guarnigione che presidia i pozzi di U al Ual. Il Negus si è rivolto alla Società delle Nazioni che temporeggia, l'Italia è percorsa da un fremito bellicista, dal la voglia di vendicare la bruciante sconfitta di Adua. Francia e Inghilterra ostentano av-

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versità verso nuove avventure coloniali ma fanno intendere che sono ctisposte a non ostacolare seriamente Mussolini. Con il pagamento in oro dei pedaggi, Londra consente il passaggio ne l Canale di Suez ai trasporti militari italiani carichi di truppe e mezzi. Parigi concede rettifiche di confini fra la Libia e l'Afr ica Equatoriale francese, fra l'Eritrea e la Costa francese dei Somali, e riconosce la sovranità italiana sull'isola cli Dumerrah. Negli accordi fra Mussolini e il Ministro degli Ester i francese Pierre Lavai - firmati a Palazzo di Venezia a Roma il 7 gennaio 1935 - c'è un esplicito desz·stment per una non ben specificata penetrazione italiana in Etiopia che Roma interpreta come 'carta bianca'. Una partita a scacchi complessa e spregiudicata. L'Etiopia è un obiettivo coltivato a lungo dall'Ital ia, a l ta lenante fra il buon v icinato e la minaccia permanente, puntualmente rica m biata con scaramucce di confine, aggressioni e razz ie. G l i inglesi percepiscono un insediamento italiano sull'A ltopiano Etiopico come possibile minaccia verso il Kenya e il Somaliland, ma anche verso il Sudan e il Mar Rosso. I francesi puntano a un appoggio di Mussolini nei confronti di Hitler. Come Addetto militare ad Addis Abeba, nel 1930 è stato inv ia t o il colonnello Vittorio Ruggero, che si rivela uno straordinario osservatore e raccoglie informaz ioni compendiate in rapporti che danno il quadro esatto della s ituazione in Etiopia.

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In cinque anni - scrive Caccia D o minioni che incontra Ruggero ad Asmara - è penetrato dappertutto, sv iscerando il Paese , le sue regioni e i suoi retroscena, amica ndosi capi e dignitari, con il pen s iero fiss o a un prossimo programma militare che ha concepito da anni, cioè al programma che verrà adottato a integrale benefizio dei suoi superiori 12.

Contestualmente all'azione di Ruggero , numerosi Consoli, nelle legazioni aperte in ogni città, allacciano contatti, sondano la popolazione e i capi locali, svolgono azione di penetrazione fondando scuole e ambulatori, percorrono il territorio e redigono rilievi topografici. Il Servizio Informazioni Militare (SIM) crea una 'Sezione Etiopia ', diretta nel 1935 dal tenente co lonnello Emilio Faldella , già a capo del 'Gruppo Etiopia'. Raccoglie informazioni , controlla agenti filoetiopici, a guerra iniziata s'impegna con il Console della Milizia , Vezio Lucchini , in un avventuroso tentativo di concluderla con una vittoria a tavolino, comprando letteralmente il Negus e l'Impero per un centinaio di milioni. Passa alla storia come affare Jacir

B ey che nel 1945 coinvo lgerà il SIM e il generale Mario Roatta in un ' inchiesta su ll e mancanze / errori e i delitti politici attribuiti al Servizio segreto militare.

3 ESIG ENZA A.O
59
12. CACCIA 00MINIONI 1966, p . 79.

I rapporti stilati dal Servizio, da Ruggero e dal suo rimpiazzo nella capitale etiopica, colonnello Mario Calderini, vicedireuore del SIM, tracciano un quadro chiaro del dispositivo militare di Hail é Selassié, e soprattutto del supporto che riceve dall'estero.

Fra 1934 e il 1936 il Servizio scopre che in Etiopia operano o hanno operato ai danni dell'Italia, per lo più al servizio dei vari Ras, una quindicina di ufficiali belgi; ex appanenenti al Genio militare svedese, per i Lavori alle fo rtifi cazioni nel settore di Harrar; esperti di artiglieria svizzeri; tre colonnelli inglesi; un gene ral e e un colonnello turco; un colonnello e un maggiore russo; tre americani, due consiglie ri militari e un pilota svolgono compiti di aiutanti del Negus.

Mentre diplomazia e Servizi segreti sono freneticam ente impegnati, nei villaggi eritre i e somali è banuto il chùec, la chiamata alle armi; il tamburo rituale, il negarit, e il suono lamentoso della tutola, la tromba di corno, convocano gli ascari (soldati) negli uffici d'arruolamento. Si presentano perfino reduci di Adua, alrri dalla 'pacificazione' libica , seguiti dai giovani e giovanissimi che, accovacciati intorno al fuoco, hanno ascoltato i loro racconti delle imprese di guerra. In Italia il Governo richiama alle armi la classe 191 I, mentre i volontari accorrono perfino dall'Australia e dal Sudamerica; per avere un comando qualsiasi sgomitano giovani ufficiali freschi di accademia e altri

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avanti negli anni, sopravvissuti delle trincee della Prima guerra mondiale. All'hotel Saint Georges di Beiru t , Caccia Dominioni conversa con un gruppo che comprende francesi di rango, un paio d ' inglesi molto affettati e un altro italiano che di Fascismo non ne vuol sapere . Uno dei francesi, un ammiraglio, chiede all'ingegnere che cosa farà l'Italia in Etiopia. La risposta è secca: <<Niente. Can che abbaia non morde>> 13 • Profezia sbagliata, come per Caporetto. Un compìto concierge gli recapita un telegramma appena arrivato dall'Italia: la famiglia lo informa di aver fatto spedire al Cairo la cartolina precetto di richiamo per 'Esigenza A.0 .' 14 indirizzata al capitano Sillavengo.

Prima , però , Paolo Cacc ia Dominioni deve liquidare le questioni del suo ufficio . Al Cairo notifica al Consolato Generale che gli pare inutile recarsi al 'deposito' di Napoli, come dice la cartolina di richiamo, quando può raggiungere Massaua direttamente dall ' Egitto. Ne na sce una questione burocratico - amministrativa su chi debba pagare i telegrammi da e per l'Italia che si risolve con la decisione di far imbarcare a Suez l'ufficiale richiamato. In Eritrea, il capitano Sillavengo si ritrova assegnato all ' Ufficio Lavori, intrappolato fra carte , bolli e materiali.

3 ESIGENZA A O.
13. lvi, p . 5 5.
61
14. Africa Orie ntal e .

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Si sente di nuovo imboscato e scalpita per l'az ione. Stila un regolare progetto, con numero di effettivi, ufficiali, mezzi, e propone al generale Aventino Caffo di creare una banda irregolare del Genio, con speciali compiti di assalto, composta da musulmani reclutati, in particolare, nella regione sudanese dell' Atbara. Il generale Caffo ne fa una questione personale e accusa:

Quello invece di darci una mano, perde il suo tempo e vuole combinarsi la sua personale banda de ll 'Athara!

Atbara un corno 15 •

Il capitano Sillavengo allora fa domanda di trasferimento in fanteria e come risposta è messo agli arresti.

Appena quattro giorni perché, il 26 giugno 1935, Caffo decide di liberarsene e lo fa ttasferire alla Seconda Divisione Indigeni, comandata dal generale Achille Vaccarisi, un artigliere che ha fama di vedere gli ufficiali del Genio come fumo agli occhi. È un altro assaggio di vita militare, con i suoi risvo lti perversi e tragicomici.

Per ere giorni il capitano cerca inutilmente di incontrare il generale, quando un fonogramma «urgentissimo precedenza assoluta>> lo chiama ad Asmara , al Comando Superiore, immediatamente e senza bagaglio.

l ESIGENZA A.O.
15. lvi , p. 82. 63

Un signore in borghese accog li e ad Asmara con modi spicci il capitano Sillavengo e gli spiattella un promemoria già sottoposto al Comandante in Capo, Emilio De Bono.

Spiega:

Un ufficiale deve andare nel Sudan per vedere che cosa fanno gli inglesi e informarci. Requis iti: non essere conosciuti laggiù, parlare inglese e arabo. Si deve sceglìere fra questi tre nomi: tenente co lonneUo Presti e maggiore Bruttini, entrambi di Stato Maggiore , e capitano di complemento Sillavengo. Sua Ecce llenza si è già espresso, guardi qui.

A margine, sul foglio, a matita rossa è scritto: <•Vada il capitano. De Bono•>.

4.
RETE K
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U LDERICO PIERNOLI NOME IN COD IC E K2

Sillavengo fa presente come appaia alquanto strano che per una missione così delicata si preferisca un ufficiale di complemento, dalla preparazione militare tutt'altro che completa, a uno di carriera e per di più di Stato Maggiore.

Un ufficiale di Stato Maggiore - spiega paziente il suo interlocutore - prima di formarsi costa molto denaro allo Stato, ed è saggia economia risparmiarlo, sos tituendolo con un richiamato che non è costato quasi nulla perché se sa qualche cosa certamente se l'è tmparata da solo per conto suo. Inoltre, per una missione come questa il risultato non dovrebbe variare molto. Lei rifletta e torni domani con la risposta.

Al capitano Sillavengo non piace 'fare la spia ' e per di più contro l'Inghilterra, paese che ammira ; inoltre, egli dovrà lasciare le truppe eritree senza averne fatto la conoscenza. Il suo interlocutore lo ascolta e gli impartisce una seconda lezione.

Faccia come crede. Nella sua situazione può servire molto meglio il suo paese in una missione segreta che in un assalto. Un assalto lo possono condurre come lei e meglio di lei centinaia di capitani, anche se sono delle ciulc, e monoglotti. Il rischio sussiste , perché se le succede un guaio non ci sono feluca d'ambasciatore o por-

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pora cardinaliz ia che la potranno difendere. Quanto alla parola spia, la pregherei di non usarla. Spia è l'agente prezzo lato, spesso venduto: non l' ufficiale che obbed isce al dovere e non ne trac benefici 16 •

Ventiquattr'ore per decidere se trasformarsi in agente segreto, entrare nel mondo sotterraneo in cui nulla è palese, dove l'inganno e la corruzione sono di casa. Un mondo di ombre con il quale Paolo Caccia Dominion.i ha avuto contiguità quando lavorava per il suo srudio d ' ingegneria a Beirut, dove è stato vittima inconsapevole di una 'trappola di miele'.

Nell'ascensore dell ' hotel Saint Georges aveva incontrato Betty, una giovane sudafricana, nemmeno avvenente ma procace ed elegante. La conoscenza casuale era diventata frequentazione e l' ingegnere aveva trovato gradevole la compagnia di que ll a ragazza spiritosa e arguta , anche se un po' verbosa. La storia era andata avanti una decina di giorni, poi Berty era partita e una settimana dopo si era fatta viva con una lettera da Durban nella quale gli raccomandava di fare attenzione al sole, quando era a capo scoperto.

Da quel momento era sparita.

16. lvi , p. 95 .

4 RETE K
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Qualche tempo dopo, l'ingegnere era stato raggiunto in cantiere dal portiere del suo hotel. Lo aveva preso in disparte e come prova della sua amicizia gli aveva rivelato che era sotto osservazione da più parti.

Un libanese ogni mattina lo seguiva dall'hotel al cantiere e poi restava a scrutarlo, seduto alla caffetteria di piace de l'Étoile. Era un uomo della polizia di Beirut.

L'Intelligence Service inglese gli aveva messo alle costole Betty, la signorina sudafricana, che certamente aveva frugato fra le sue carte.

Infine, la residenza francese aveva incaricato direttamente lui, il portiere, di spiarlo. Si era guadagnato il compenso rassicurando il Deuxième Bureau che <<monsieur Dominioni lavora molto e non frequenta gente in possesso di notizie riservate>>17 •

L'aspetto più sconcertante della vicenda era il motivo che aveva attirato l'attenzione di libanesi , inglesi, francesi: il comportamento diverso rispetto a quello degli altri ingegneri europei e il portamento militaresco.

Ripensa a quella vicenda , riflette sull'utilità dell'azione dei Servizi segreti per rendere una guerra più breve e meno crudele, gli torna in mente la riflessione fatta in Libia, osservando la vita segreta del deserto. Ha ventiquattro ore per decidere. Nello stesso lasso di tempo, nel 1917, da ufficiale dei Pontieri era diventato ufficiale

17.Ivi,p. 97.

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dei Reparti Lanciafiamme. Adesso da ufficiale del Genio dovrebbe trasformarsi in agente segreto. Nell'ufficio cli Asmara ritrova il suo interlocutore, ma questa volta in clivisa: tenente colonnello di Stato Maggiore Aldo Princivalle, capo dell'Ufficio Informazioni.

Alla risposta affermativa di Sillavengo, segue l'immediato 'abile arruolato', con annessa pianificazione della missione. Il capitano si rende conto che la copertura ideata per lui non è credibile e sugger isce al suo reclutatore di servirsi di un'identità e di un ruolo palesi: ingegnere Paolo Caccia Dominioni, con sruclio al Cairo, incaricato cli w1 plausibile lavoro lungo il Nilo. Porterà con sé , come aiutante, un ascari sudanese che in apparenza gli farà da cameriere. Per il colonnello Princivalle è un giochetto risolvere le questioni burocratiche per sottrarre i due uomini ai rispettivi reparti di appartenenza. Sillavengo si prende ufficialmente un colpo di sole a Massaua, con in1mediato ricovero in ospedale. Solleva dubbi il direttore sanitario dell'intendenza in Africa Orientale, colonnello medico Ferdinando Martoglio, che deve firmare una licenza di convalescenza cli sei mesi per l'incauto ufficiale del Genio. La sua resistenza viene meno appena una voce autorevole gli sussurra al telefono un misterioso numero di protocollo. Segue ordine di rimpatrio e da quel momento l'ufficiale è 'perduto in forza' dalla Seconda Divisione Eritrea.

4 RETE K
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Procedura fulminea anche per )'ascari puntatore di artiglieria Besc i r Abda lla El Kawawir, che ha conosciuto il capitano al Cairo, quando era suffraghi, cioè cameriere, presso personalità inglesi e poi lo ha ritrovato in una notte di tempesta ad Asmara.

AJ comando del II Gruppo Artiglieria da Montagna Eritreo un fonogramma 'urgentissimo, precedenza assoluta', comunica: <<Ascari Bescir Abdallah di codesta batteria viene perduto in forza alt Verserà armi personali e bottino alt Raggiungerà con primo mezzo comando Regio Corpo Asmara per destinazione u lteriore alt Dare assicurazione alt Firmato generale Garavelli». Gli ufficiali che lo hanno istruito e lamentano la perdita del miglior puntatore della batteria, maturo per i gradi di munt.àz (caporale), nulla possono contro quell'ordine perentorio del quale nessuno deve sapere niente. A bordo del vecchio piroscafo 'Tunisino', lasciato ad arrugginire in rada a Massa u a, per dicc i giorni il capitano Sillavengo legge vecchi giornali e la collezione dei notiziari settimanali del SL\1. Lì lo raggiunge Bescir al quale il guaitana 18 spiega perché lo ha voluto con sé, di cosa avrà bisogno quando lo manderà a chiamare nel suo villaggio e gli sarà detto dove raggiw1gerlo.

18. Guaùana (mio signore) è ,la suprema espressione di dedizione che un ascaro eritreo possa rivo lgere all'Uomo G r ande che lo guida in battag lia~. Cfr. BECHI L VSERNA 1 94 1, p. 31 o.

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Com'è tradizione neUe storie di spionaggio, gli consegna la metà di una banconota da una sterlina. Il messaggero si farà riconoscere dandogli l'altra metà. Alia stazione di Agordat, Bescir Abdallah è agganciato da w1 anziano bulukbasci'9, un sergeme eritreo. Lo fa spogliare della divisa e gli consegna abiti da sudant', che lo trasformano di nuovo in suffraghi sudanese, con tanto di libretto di lavoro rilasciato al Cairo, anche se scaduto, tornato per un breve periodo a casa, ad Atbara, e in attesa di essere richiamato dal suo padrone. Sulla motonave 'Saturnia', diretta in Egitto, il tenente colonnello Princivalle ammaestra la recluta Sillavengo sulle operazioni coperte.

Il SI1v1 sa molte cose suU'area compresa fra il Nilo e il Mar Rosso, conosce i retroscena deUa politica mjlicare inglese e francese.

Per l'Italia lavora un colonne ll o infido e incostante nell'attività informativa, mentre un colonnello tedesco, dal nome turco e di religione musulmana, opera ad Addis Abeba, anche se la giovane moglie e un bambino appena arrivato lo rendono lento nei movin1enti. Una giornalista francese che frequenta letti di ambasciatori è attiva sulle sponde del Mar Rosso; per gli inglesi raccoglie informazioni un conte ungherese -

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19. Grado delle Truppe co loniali italiane , equivalente a quello di sergente del Regio Eserciro.

esploratore, giornalista e imbroglione - che si comporta come una sorta di Sandokan, navigando con un veliero armato in Grecia, barrente bandiera americana, recante nome italiano, munito d'equipaggio arabo e comandato da un portoghese .

Il colonnello istruisce la recluta anche sulle comunicazioni riservate con il Centro. I messaggi possono essere occu ltati scrivendo e disegnando con un pennino bagnato nel succo di papaia o mango freschi. Il testo, suJ foglio poi coperto con scrittura a matita facilmente cancelJabiJe, sarà rivelato dai vapori di ammoniaca.

A recapitare i rapporti saranno corrieri che possano muoversi agevolmente attraverso la frontiera fra Sudan ed Eritrea , quindi ascari o indigeni al soldo del Servizio, ma soprattuno piloti dell'Ala Littoria che fanno regolarmente scalo a Khartum.

Nel suo 'diario cieco', scritto con il succo di mango, Paolo Caccia Dominioni così parla di questa missione che gli ripugna , ma deve compiere per dovere:

Devo annullare e ricostruire l'intero sistema della mia coscienza. La mia etica di prima, il mio sentimento non servono. Oi;,rni cinismo diventa lecito pur di avviare a buon fine la missione 20 •

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20. CACCIA DOMJN IONI 1966, r- 195.

U 20 luglio I 935 l'ingegnere Caccia Dominioni scrive una lettera all'ingegnere A. Lelìawskì, Ispettore capo del Dipartimento dell'Irrigazione, Ministero dei Lavori pubblici, Cairo. Gli ricorda di aver dovuto con rammarico rifiutare l'offerta dì completare i prospetti delle grandi dighe sul Nilo, perché mobilitato in Eritrea, e gli chiede dì poter completare il lavoro approfittando della licenza di convalescenza conseguente a un colpo dì sole. Si copre le spalle sottolineando a Lcliawskì: «La politica ha reso il Sudan una zona nevralgica. Beninteso, non accetterò lavori in questa regione senza l'assicurazione che potrò muovermi e operare in piena libertà,>2 1 •

L'offerLa è accettata, ma occorre tempo per ottenere il visto britannico per lavorare nel Sudan. Nell'attesa, Sillavengo fa da guida a Princivalle, ufficialmente incaricato dì importanti acquisti per l'intendenza italiana in Eritrea. Lo presenta alla Legazione italiana e il colonnello si scontra subito con il Ministro Emilio Pagliano, privo dell'energia e della determinazione che la situazione richiede: ottiene che sia sollevato dall'incarico. Al club che frequenta al Cairo incontrano una coppia italiana, lei piacente, bionda e piemontese; lui professore universitario, grassoccio, occhialuto, brillante conversatore. Geografo e topografo , è alla guida

21. Ivi , pp . 195- 196 ( in francese nel testo).

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di una missione etnografica nell'area dell'Alto Nilo, equipaggia ta con un'autocarovana attrezzata, carica di strumenti, forte di segretari, aiutanti e un vecchio servitore eritreo, utilissimo come interprete per l'arabo, l'amarico e chissà quanti a ltri idiomi.

<•Questo professore - annota - è certamente uno scienziato, ma come se la caverà quando le ruote gli sprofonderanno nei banchi di cipria sabbiosa?,>.

La va lutazione si rivela fallace e lo scopre di li a poco, quando la 'Rete K', stesa dall'Egitto all 'Eritrea, comincia a funzionare. Il capomaglia, Kl, è proprio il 'Professore', copertura del co lonnello di Stato Maggiore Ugo Buttà, che coordina l'attività informativa da l Ca i ro a Khartum, dove agiscono K2 - che è il capitano Sillavengo - e K3 (il marchese Franco P. di N., non meglio indicato - N.d.A. 22 ), agente dell'Ala Littoria, e 'case ll a' dei messaggi in arrivo e in partenza. K4 è il sergente pilota Felice Augusto Chiapusso, dell'A la Littoria, che con il suo Breda 39 vola dappertutto tenendo occhi e orecchie spalancate, porta personale iso lato, recapita pezzi di ricambio e messaggi per il SIM. L'ingegnere Caccia Dominioni risolve una controversia fra un'impresa inglese e un greco dalle molte risorse, ma sempre a corto di denaro, Nicola Kartopulo. Co l mo di gratitudine, il greco accetta di i mpe-

4. RET C K
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22. Caccia Dominioni non dice di più.

gnarsi in un viaggio alla frontiera orientale del Sudan per raccogliere informazioni e riferirle all'ingegnere.

l'agente K5. La Rete K comincia a lavorare con cautela, anche perché l 'Inte lligence Service tiene d'occhio gli italiani che si stanno agitando sulle sponde del Mar Rosso. Sillavengo ne ha prova quando , onenuto il ..,;sto per il Sudan, allo scalo di Uadi Haifa del volo dell 'I mperial Airways , senza che abbia ancora aperto bocca o esibito i documenti, il funzionario dell'ufficio passaporti lo apostrofa:

Può essere così gentile mister Sillavengo di farmi da interprete con i suoi connazionali, poiché conosce l 'i nglese e l'arabo? 23

Dunque hanno già un ' informativa su dì lui, ma insufficiente per fermarlo legalmente. Con lo stratagemma di un'innocua valigia smarrita, K2 si ferma qualche giorno a Khartum, da dove invia il primo rapporto per informare Asmara che nel Sudan, a metà agosto de l 1935, la situazione è tranquilla, il traffico ferroviario, aereo e fluviale non ha registrato incrementi, le licenze dì militari e funzionari inglesi seguono il normale corso.

23. CACCIA DOMINIONI 1966, p. 199. (Paolo Caccia Dominioni aveva la padronanza di quanro lingue stra niere, era cui l'arabo e il dialetto del Cairo - N.d.A. ).

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Il Nilo Bianco, in piena e li maccioso, è largo cinque chilometri quando l'ingegnere Caccia Dominioni arriva a Gebe l Aulia, ricevuto calorosamente dai tecnici e dagli amm i nistratori inglesi, dal medico siriano, dall'infermiera in capo dell'ospedale, da ll ' ingegnere egiziano dell'irrigazione, la classe dirigente rigidamente separata dalla massa dei lavoratori di nazionalità eterogenea. Lo accoglie anche Bcscir, che lo ha preceduto di due giorni e gli parla solo in inglese. Pochi giorni dopo, il suffraghi sudanese parte per fare visita alla famiglia, in realtà per incontrare il vecchio sciumbasci24

Soliman Osman. Deve convincerlo a impegnarsi con l'Italia che in questi anni sostiene il mondo musulmano , mobilitando occhi e orecchie della sua gente.

Sarà l'agente K6, Besc ir è K7. Prima della partenza, il suffraghi fa in tempo a salvare la vita al suo padrone, quando si accorge che sul fondo del casco c'è un grosso scorpione: probabilmente è un attentato, dovuto però alla lite fra lo stesso Bescir e il cuoco / cameriere di razza barabra 25 che vuole vendicarsi.

È un campanello d'allarme sui rischi sempre presenti.

24. Grado delle Truppe coloniali italiane, equivalente a quello di maresciallo del Regio Esercito.

25. Antico Lermine etnografico con cui sono note le popola:tioni nubiane del medio corso del Nilo, daU ' Alt0 Egitto al Sudan seLcentrionale.

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L'ingegnere disegna con calma i prospetti della diga di Gebel Aulia, mentre gli ' agenti K' lavorano per lui.

Già la prima settimana di settembre è in grado di avvertire Asmara che ricognitori inglesi volano diretti a El Obeid, dove KartopuJo ha rilevato la presenza di un aeroporto che, al momento, non è in grado di accogliere velivoli da bombardamento.

Segue l'informazione che la Sudan Defence Force ha raggiunto la consistenza di 25.000 fucili e che 18 bombardieri sono arrivati smontati e imballati a Port Sudan per essere subito inviati ad Atbara, dove saranno riasscmblati, portando la forza della RAF a 40 aerei, di cui 28 da bombardamento. Successivamente comunica che in apparenza gli inglesi non vogliono potenziare il dispositivo militare in Sudan.

Dopo l'arrivo degli aerei, il Il Battaglione Cameron è a forza ridona per le licenze , mentre non c'è traccia di 20.000 soldati indiani dei quali è annunciato lo sbarco. Anche adesso che il capitano Sillavengo rischia molto, operando come agente in territorio non amico, la burocrazia con le stellette non demorde.

Con l' aereo pilotato dal bel Chiapusso gli inviano un plico con la richiesta di informazioni e un assegno circolare a suo nome, emesso da una banca di Asmara ed esigibile presso una di Khartum. È un documento compromeneme del quale liberarsi immediatamente. Ne parla a Kl , ma questi è irremovibile: l'assegno non può

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essere distrutto, la burocrazia non lo prevede , va rimandato ad Asmara, tramite Chiapusso. Il Breda 39 decolla , ma non atterra a Cassala.

La <•Soudan Gazette•> scrive che l'ae reo e il pilota sono dispersi, così la preoccupazione di K2 aumenta: se trovassero i rottami, potrebbero rinvenire pure l'assegno e lui sarebbe perduto.

Kl ostenta tranqui llità, ma all'improvviso gli manda una macchina con autista, rifornimenti e l'invito a recarsi in una località contrassegnata da tre piccoli vulcani dove sarà prelevato e tratto in salvo da un piccolo aereo. Caccia Dominioni mette insieme i fatti e decide che è meglio non tentare l'avventura. La sua amica Frida, di origine austriaca, figlia di un funzionario statale, gli ha confidato di aver sentito M.K. Forbes - ufficialmente dirigente della Shell - dire al padre di ritenere che l'ingegnere sia un agente segreto dello Stato Maggiore italian o e che due volte a settimana si reca a Khartum per comunicare con i suoi superiori.

Forbes è un uomo dell'Intelligence Service molto attivo fra il Cairo, Mogadiscio e Aden e non è per nulla rassicu rato quando il padre di Frida gli dice che quei viaggi servono soprattutto a ritirare la posta, che comprende molte lettere da Parigi, scritte con grafia femminile.

La storia racconta che qualche tempo dopo Forbes sarà misteriosamente pugnalato a morte a bordo di una nave sulla quale viaggiano solo inglesi.

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C'è poi di mezzo l'invito di un funzionario del Governo egiziano, ingegnere Macpherson, a recarsi alla diga di Sennar. Sparire da Gebel Aulia da un giorno all'altro desterebbe sospetti e comincerebbe subito la caccia .

Meglio restare e andare addirittura a Sennar, con tanto di permesso di viaggio , ri lasciato dalla polizia. Prima di partire, Sillavengo apprende da Kartopulo e Besc ir ch e le forze britanniche in Sudan stanno svegliandosi.

L'autista greco che ha mandato a Khartum per ritirare il permesso di viaggio gli porta i saluti di un giovane italiano, un p ilota dallo strano nome: Capurso.. . o Scapuzzo. Ah, sì, Chiapusso!

Paolo Caccia Dominioni vacilla, dunque non era vero niente, l'assegno è tornato ad Asmara, la sua copertura non è saltata. Apparentemente tutta co lpa de ll e cattive comunicazioni fra Kharrum, Cassala e Asmara.

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Nilo ~ i MCO, -it", \9U cc.lltr.o p,c,l i ~ ft'D
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In realtà, arrivato a Cassala il pilota italiano è stato bloccato con il pretesto di controlli doganali. Controlli minuziosi che durano troppo e arrivano a smontare parti dell ' aereo, compreso il serbatoio dell'olio di un motore. Per fortuna quello sbagliato, perché nell'altro c'è un piccolo contenitore cilindrico che contiene l'assegno intestato a Sillavengo e il rapporto informativo. La missione può allora continuare, ma il segnale è preoccupante.

Ai primi di dicembre del 1935, Chiapusso precipita davvero con il suo aereo mentre vola fra Adua e Axum. Lo seppe lliscono su un colle boscoso. Alle esequie, fra gli ufficiali sono presenti anche un tenente colonnello e la moglie: lui è il 'Professore ' K 1, colonnello Buttà, e lei, la sorella dello sfortunato aviatore.

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U LD ERlCO PIERNOLI - NOME IN CODICE K2

A Gebel AuJ ia la cordialità scema rapidamente, i saluti sono scambiati da lontano, gli inviti si fanno sempre più radi e senza insistenza.

La posta da Parigi per Caccia Dominioni è trattenuta ed esaminata; la casa del 'Professore' a Khartum è sorvegliata; i telegrammi da Asmara non sono inoltrati o sono manipolati; sulla pista che co ll ega Cassala a KharLUm un autocarro esce di strada e i due autisti italiani perdono la vita. Mandato sul posto, Bescir scopre che l'incidente è una messinscena, gli autisti sono stati avvelenati. Erano agenti del SIM.

Il 5 ottobre il comandante in capo Emilio Dc Bono lancia l'offensiva che Mussolini sollecita da tempo e prende subito Adua. Il capitano Sillavengo si rammarica di non esserci.

Un messaggio di K3 - il marchese del]' Ala Littoria - lo convoca a Khartum, dove è avvertito dell'arrivo da Asmara di un certo 'avvocato Mosca' che dovrà condurre a casa de l 'Professore'.

Mosca, «l'antico cancelliere Alberto !v1arictti del Consolato di Aduan (in realtà un ufficiale italiano, il tenente Alberto Mosca), sgusciato dalle mani dei mi l izian i del Negus, è un ufficiale del Serviz io Informaz ioni Militare, latore di un ordine di rientro immediato. Come non bastasse, K3 annunc ia all'improvviso che il governatore inglese del Sudan l'ha avvertito dell'imminente inizio delle ostilità fra l'Italia e la Gran Bretagna.

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L'incontro si trasforma in una riunione di emergenza. Kl (il 'Professore') è scettico, ma bisogna decidere in fretta. Mosca e Caccia Dominioni hanno i loro ordini di rientro, il rappresentante dell'Ala Linoria aspetterà l'evolversi della situazione, il 'Professore' concluderà con calma la sua missione di studio rientrando in Eritrea, Bescir tornerà alla sua batteria. KS (Kartopulo) e K6 (Osman Soliman) restano sul campo.

Quando s'imbarca a Porto Sudan sulla motonave 'Oxfordshire', K2 osserva treni straordinari stracarichi che salgono verso Kharcum e tornano vuoti: prepara un rapporto di una decina di pagine e lo affida a Bescir che sale sulla nave italiana 'Somalia', direna a 1\1\assaua. K2 è controllato dal controspionaggio inglese e, prima che attracchi a Suez, il suo amico Vladimìr Dirnitrovich Peniakoff sale a bordo della nave per avvertirlo di proseguire il viaggio fino a Marsiglia, senza scendere a terra. Penserà lui a consegnare i disegni delle dighe di Gebel Aulia e Sennar al Ministero dei Lavori pubbl ici.

Paolo Caccia Dominioni sbarca a Marsiglia , raggiunge Roma, dove consegna un rapporto completo sulla propria attività in Sudan alla centrale del SIM.

Il colonneIJo Mario Roana e il tenente colonnello Emilio Falde ll a vorrebbero trattenerlo in forza al Servizio.

Sillavengo, invece , vuole tornare alla sua Seconda Divisione Eritrea. Il SIM non molla e g li fa raggiungere Asmara come <<effettivo al Servizio informazioni >>.

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Nella capitale eritrea, a Villa De Marco, ritrova il colonnello Princivalle e conosce la sua squadra, che ha una sezione ad Adigrat, comandata dal tenente Mosca, il messaggero dell'agitata none di Khartum.

Il capitano Sillavengo scopre allora un mondo nel quale squinternati e avventur ieri di ogni razza si offrono come spie, agenti provocatori o infiltrati; accanoni e straccioni stortignaccoli e malaticci , dagli improbabili nomi arabi, eritrei, sudanesi che biascicano so lo poche parole d ' italiano, nel chiuso di una stanza, davanti a un ufficiale, s i raddrizzano, salutano impeccabilmente e fanno rapporto sulla loro missione in pcrfeno italiano, anche se qualche inflessio ne dialettale ne denuncia la regione d'origine.

Passano le senimane, la guerra prosegue senza il contributo sul campo del capitano Sillavengo. L'ascari Bescir Abdullah gli scrive che, tornato alla sua divisione , non ha trovato più il posto di puntatore nella batteria che aveva lasciato per diventare l' agente K7. È stato messo prima a governare i muli, poi riassegnato all ' artiglieria senza i gradi di muntà z che gli erano stati promessi. Adesso è ricoverato all'ospedale di Seganeti, e chiede al guaitana capitano di andare a tro varlo.

C'è una nota in fondo alla le nera , firmata da un tenente medico , che alla fine svela a Caccia Dominion.i una drammatica realtà.

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Il testo recita:

11 mittente è affetto da t.b.c. grave, del tipo 'galoppance', frequente in elementi sudanesi anche robusti ma incapaci di sopportare le altitudini dell'altipiano. Sarebbe il caso di collocarlo in congedo, riformato, e rimandarlo al suo paese, ma nelle condizioni attuali non è affatto in grado di affrontare il viaggio26 .

Il capitano fa trasferire Bescir all'ospedale di Cheren. Non tornerà più alla sua batteria e i gradi di muntàz gli arriveranno post mortem. li guaitana capitano lo vedrà un 'tùtirna volta prima di morire , poi si recherà al cimitero degli ascari, a Cheren, e appunterà i galloni sulla sua tomba. Il dovere chiama e non lascia tempo e spazio neppure per gli amici che muoiono. Caccia Dominion.i annota:

Il SIM è w1a di quelle trappole infernali che il Lopo annusa sospettoso prima di decidersi (e ne l caso mio la decisione è stata breve ma laboriosa). Ma una volta dentro, non esce più, e aspetta il suo destino, talvolta dimenticandosi de l pezzo dì parmigiano che lo aveva anirato2 7 •

26. Ivi, p. 276.

27. Ivi, pp. 284-285.

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Mussolini vuole chiudere rapidamente l'Esigenza A.O., promuove Emilio De Bono Maresciallo d ' Italia e lo sostituisce nel comando con il generale Pietro Badoglio, che ora è impaziente di darsi da fare e arrivare ad Addis Abeba. La Società delle Nazioni ha g ià dichiarato l'Italia <•S tato aggressore» e ha votato le «inique sanzioni>>, come le definisce la propaganda fascista, ma i contatti diplomatici non si fermano. Alla fine del 1935 il Primo Ministro francese Pierre Lavai e il Segretario di Stato per gli Affari esteri inglese Sarnuel Hoare inquadrano la questione etiopica in una visione più ampia che non contempla l'appoggio incondizionato al Negus e l'integrità dell'Etiopia, a fronte dell'interesse prevalente per l'asse no europeo. Preparano un piano che, nelle loro intenzioni, dovrebbe porre fine alla guerra accogliendo in parte le pretese di Mussolini, che otterrebbe le province dell'Ogaden e del Tigrai e un'influenza economica su tutta l'area meridionale dell'Etiopia ; a sua volta, il Negus manterrebbe il trono del suo impero mutilato e lo sbocco sul mare, in corrispondenza del porto di Assab . Londra impedirebbe così la temuta occupazione italiana dell'intero Altipiano Etiopico e Parigi otterrebbe l 'a ppoggio italiano, in funzione antitedesca, ricomponendo il 'fronte di Stresa' di otto mesi prima, quando Francia, Gran Bretagna e Italia avevano stabilito di salvaguardare l'indipendenza dell'Austria e l'intangibilità del Trattato di Versailles co ntro le ambizioni hitleriane.

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Il piano non dispiace a Mussolini , che così ottiene l'appoggio del Gran Consiglio del Fascismo. Troppi fattori , però, in Inghilterra e Francia giocano contro, non ultimo la corrente antifascista e fùoetiopica del Quai d'Orsay, che orchestra una fuga di notizie. Prima che sia presentato alla Società delle Nazioni e ufficialmente approvato dall'Italia, il piano Hoare-Laval finisce sulle pagine dell' <, Echo de Paris,> e dell'«Ocuvre>> che lo denunciano come un tradimento ai danni degli abissini. Ne nasce uno scandalo, abilmente orchestrato e sfruttato dalle opposizioni in Francia e Gran Bretagna , che costringono alle dimissioni sia Hoare che Lavai.

Preclusa la via diplomatica, consumate le esaltanti giornate dell'<,oro alla Patria ,>, non resta che spingere sull'opzione militare , proprio mentre il Corpo di spedizione italiano affronta una crisi pericolosa.

A Dembeguinà uno squadrone di carri veloci Ansaldo L3/33 degli 'Es ploratori del Nilo', al comando del capitano Ettore Crippa, è sorpreso dalle forze nemiche e sterminato mentre fa rifornimento in una macchia di acacie. A Passo Uarieu, imprudenza dei comandanti, ordini male interpretati conducono lo schieramento italiano sull'orlo del disastro. li collasso dell'intero fronte è evitato dalla resistenza delle Camicie Nere della 28

Ouobre - tutti volontari, molti ve terani della Grande

Guerra - che pagano un prezzo altissimo in caduti e feriti, dall ' inter vento dell'aviazione e dall'uso dei gas.

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Il capitano Sillavengo stila per il colonnello Faldella un rapporto con il quadro della situazione e la valutazione dello stato delle truppe. Fra l'altro scrive:

Il nemico ha mostrato una volta di più quanto possa rendere una massa anche barbara e male armata quando sia organizzata e diretta da solidi cervelli europei 28 •

Sillavengo è convinto che il morale e la preparazione dell'Esercito, delle Camicie Nere, dei banaglioni eritrei, benché usciti gravemente decimati dalle battaglie fra ottobre e dicembre, siano tali che <•si deve partire in grande offensiva.

Questo sarebbe certamente il momento migliore sotto ogni punto di vista».

Il suo resoconto non è l'unico che arriva al SIM. In un promemoria tutt'altro che lusinghiero per Pietro Badoglio, attribuito al generale Federico Baistrocchi, Sonosegretario alla Guerra, ci si chiede come mai il Comandante in capo <<che ha l'incubo del nemico ovunque>> non si sia preoccupato delle riserve e abbia accolto piani d'attacco senza curarne la preparazione, ma conferma che la <<truppa freme >>, a fronte delle esitazioni degli alti comandi.

ULD ERICO PIERN O LI - N OME IN
COD ICE K2
28. lvi , p. 348. 94

Mario Roatta po~tilJa il documento chiosato e sottolineato in più punti direttamente da Mussolini:

A.O. Questo è un promemoria inviato da S.E. Baistroccru al Duce. Purtroppo dice cose che tutti abbiamo sentito e previsto da tempo. R. 29 •

Tra i numerosi personaggi che Caccia Dominioni propone nei suoi vo lurni, uno in particolare si contraddistingue per il formidabile carattere, per la cultura fuori dal comune , per la lingua intemperante e la facile penna: è il genera le Gustavo Pesenti, pungente alpino. Partecipa al conflitto italo-turco, nel 1918 è in Palestina a capo del contingente italiano, prende parte alle più cruente battaglie d'Africa e della Prima guerra mondiale; pluridecorato, è scrittore, musicista e p ianista noto. Eccezionale è anche la sua autonomia di pensiero, specie quando entra in gioco la politica con i suoi esponenti. La sua vita è ricca di aneddoti, tra i quali ne abbiamo selezionati alcuni che ne evidenziano la rara indole. Nel 1928, appena nominato comandante delle truppe in Somalia, fa visita di dovere al governatore Guido Corni, uomo di valore ed equilibrio, ma co lpevole di essere l'unico civile - nel corso de l Ventennio - cui è stato conferito un simile incarico.

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29. lvi , p. 355. 95

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Il colloquio è breve, perché Pesenti perde in fretta le staffe e sbotta:

Ma insomma, eccellenza , per fare un colonnello come mc occorrono trent'anni. Per fare un governatore basta una celefonata 30 .

È rimpatriato con il primo mezzo utile. Dal 1935 al 1936 comanda la IV Brigata eritrea. Antifascista spietato, a conclusione dei pranzi tiene discorsi così duri che il direttore di mensa, un ufficia le squadrista che si sarebbe buttato per lui nel fuoco, serra le imposte affinché non si senta fuori dalla stanza quello che va dicendo. Dopo un'infelice esercitazione di battagli one, il generale così si rivolge a quel comandante: «I suoi ufficiali so n o delle bestie> >. Poi, indicando il vessillo del reparto inquisito, ornato di una criniera rossiccia, aggiunge: << E lei è il leone!>>. Nei primi mesi del 1936, unità alle sue dipendenze sono erroneamente attaccate e bombardate da velivo li italiani. La reazione d e ll ' ufficiale è pari alla sua reputazione. Telegrafa immediatamente a l comando superiore A.O. in questi termi ni:

Subito oggi violento attacco da aviazione itali ana alt Per ovvie ragioni prego dispensare aviazione italiana sorvolare mie truppe alt Firmato: PESENTP 1 •

30. Ivi , p . 88.

31. Tvi, p. 438.

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5. PATTUGLIA ASTRALE

C i vog li ono d u e m esi pr ima c h e il ca pi ta n o Sillavengo finisca di fare l'imboscato in una guerra crudele e senza quartiere. Gli italiani non risparmiano l'uso dei gas , soprattuno contro concentramenti di reparti in anacco e contro i guadi e i punti di rifornimento d'acqua. Le truppe de l Negus castrano e decapitano quanti cadono nelle loro mani, utilizzano proiettili a frammentazione , i cosiddetti Dum Dum, che quando colpiscono provocano ferite devastanti.

In Etiopia la Convenzione di Ginevra non ha corso.

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Colonne i1a1UUU- a,.1 tLOrdou-~m..Je

._111~,:lù 19,30 JCALA F: «> Ìo '° /Jt, eo..,. P.CJ> A66

Mentre i combattimenti continuano sulle linee di fronte, fra Eritrea ed Etiopia operano un Ufficio Informazioni e un Ufficio Po l itico con compiti a tratti sovrapponibili: il primo fa capo al SIM e quindi alla catena Princiva ll e, Faldella, Roana; il secondo è guidato dall'ex governatore dell'Eritrea, il senatore Jacopo Gasperini, e da l colonnello Vittorio Ruggero, poco amato da Galeazzo Ciano, che ad Asmara si esibisce e 'fa corte', e dal generale Pietro Badoglio che non ritiene di uti lizzarne l'esper ienza e la capacità ma fa tesoro dei suoi piani , con varianti elaborate in proprio che in più occasioni rischiano il disastro .

A febbraio del 1936 si profila la realizzazione del progetto bocciato da l generale Caffo: creare un reparto piccolo, combattivo, capace di aprire il dialogo in arabo, tigrino, aramaico e in ogni dialetto conosciuto dag l i ascari che, prima dell'arruolamento, erano pescatori di spugne, contrabbandieri dancali, pastori e trafficanti a un tempo, padroni del territorio fra il Ni lo e il lago Tana. li capitano Sillavengo stabilisce che parlerà soltanto in arabo con i suoi interpreti. Eviterà così possibili interferenze di superiori in grado , ma impedirà anche a molti etiopi, dei cui sentimenti non è ancora sicuro, di capire ciò che dice.

La missione consiste nel guidare l'avanguardia delle colonne avanzanti nella regione del Semien, dove le montagne arrivano a 3000 metri, con ricognizioni sul

5. PATIUG LI A ASTRALE
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terreno, nel prendere contatto con le popolazioni e prepararle all'arrivo delle eruppe . Caccia Dominioni ha con sé so ltanto il muntàz Idriss Ahmed, gli assegnano come attendente Agavà Halù, nero forse più nero di ldriss, giovane e magrissimo che in arabo conosce solo qualche frase.

Appena comincia a cercare le reclute per il nuovo reparto, si scontra con l'ostruz ionismo del generale Maravigna, mentre un altro ufficia le gli suggerisce di rivo lgersi all'Istituto Orientale di Napoli.

Come ha imparato dai tempi dell'Isonzo, l'ordine di oggi cambia domani e quanto fatto prima non serve a niente. L'obiettivo diventa l'area di Metemma.

Il tenente colonnello Emilio Benini, vicecomandante del Bassopiano Occidentale, sfotte Sillavengo e, scherzando sulla destinazione (un terreno solfureo e ancora mobile), gli appioppa l'appellativo di Pattuglia Astrale che piace al suo comandante e ne disegna subito l'emblema: tre ascari armati di lancia e mitragliatrice a cavallo di un lungo coccodrillo.

Il 7 marzo 1936, la Pattuglia Astrale arriva ad Abenani , sul fiume Setit, con tutta la sua forza: un capitano, un muntàz, tre ascari, due muletti e un cammello. Bisogna conquistare l'Amba Bircutan, ma quando tutto è pronto i piani cambiano di nuovo: l'Amba sarà aggirata, procedendo lungo il confine con il Sudan, fino a ll a città di Noggara, che sarà presa e presidiata.

5 PATTU GLIA A STRALE
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Il fiume Setit è varcato, il villaggio di Rojan è preso e i notabili, comandante la guarnigione in testa, fanno atto cli sottomissione.

Il discorso consueto, la formula canonica di accettazione della resa e sottomissione all'Italia tocca al capitano Sillavengo, il solo a conoscere l'arabo:

TI Governo italiano è molto contento e ringrazia Dio perché siete venuti a fare ano di sottomissione. Il Governo italiano vi porterà benessere , giustizia, civiltà e assistenza32.

Con qualche variante e adattamento caso per caso, sarà ripetuta in ogni città e villaggio conquistato.

Secondo le cartine militari, la pista da Omager a GaJlabat dovrebbe essere agevolmente percorribile; invece è poco più di una mulattiera che rende es itanti le guide e difficile la marcia. Noggara , anziché una grande città, si rivela un villaggetto abbandonato. Ma la valle del1'Angareb è raggiunta.

Il 17 marzo per Paolo Caccia Dornin ioni è una di quelle giornate che non dimenticherà mai. Arriva il generale Amedeo Couture che comanda il Bassopiano Occidentale , segu i to dal governatore Jacopo Gasperini, con una picco la carovana armata, deciso a convincere i capi abissini suoi amici a non fare resistenza

Ivi, p. 464. 105
32.

e a sottomettersi all'ltalia. Il sacco della posta, lanciato dal velivolo che lo trasporta , s'impiglia nei piani di coda e le attese lettere vanno perdute: L'incontro con Gaspcriru, conosciuto anru prima in Egitto , dovrebbe essere cortese, si trasforma invece in baruffa quand o il governatore apprende che compito ili Sillavengo è di trattare con i capi dei villaggi in cui si è imbattuto durante l'avanzata .

<•Ecco i militari sempre pronti a rovinare tutto - sbotta Gasperini - ci sono io e basta, se lo tenga per detto >l . Segue la lavata di capo del generale Couture.

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Mentre è a coll o quio con il colonnell o Bonelli, gli recapitano un radiomessaggio da Asmara: i,Capitano Sillav engo rientri massima urgenza Omager con i suo i uomini per altro incarico. Assicurare. Princivalk•>. Non è finita. Il dromedario sul quale era stato caricato il suo bagaglio prende il largo e, inseguito, si dirige con insospettata velocità verso il confine sudanesl: e scompare dietro le colline. La Pattu g li a Astrale arriva in ritardo e a Omager sono furiosi: de,·e fare da battistrada alla Colonna Celere A.O., 3500 uomini e 450 automezzi. Ù la Colonna Starace, al comando del segretario del Partito Fascista che si é g ià messo in movimento perché deve arrivare a Gondar nel più breve tempo possibile, precedendo le altre truppe. È una quesòone politica più che militare e suscita risenòmenò fra gli ufficiali e nella truppa. Impreca Sillavengo c he con la Pattuglia Astrale deve abdicare a l ruolo di punta di lancia per assumere quello di ufficiale del Genio, dei Pontieri, degli Esploratori, insomma tutto fuorché quello di combattente .

La Pattugli:.i Astrale - racconta - è sempre in Lesta, esplora il terreno e poi tracda la strada che il battaglione ùi turno e scguisce con rapiùità sempre maggiore. La fatica non ci lascia più . ' Iàlvolta arriviamo alla cappa quando già a lb eggia, per ripartirne dopo due ore n .

33. In. p . 480 .

5. PAI TUGUA ASTRALE
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Le difficoltà da superare son o innumerevoli. Letti di to rrenti che scendono dalle ambe , pareti ripidissime, accentuate pendenze delle rive dove i corsi d'acqua sono guadabili, boschi di bambù giganti dai fusti grossi come un pugno, duri come il ferro, difficili da tagliare, mentre le schegge che restano sul terreno bucano e squarciano le gomme degli automezzi.

L'avanzata non può arrestarsi, gli aerei la supportano dall'alto con ricognizioni a lungo raggio. Fotografano il territorio, portano le immagini ad Asmara dove , a tempo di record, sono stampate sulle carte topografiche che la mattina dopo gli stessi aerei recapitano con i paracadute alla Colonna Celere A.O., insieme con pane fresco , viveri e posta.

Il capitano Vittorio Beonio Brocchieri, professore universitario , giorna l ista del <• Corriere della Sera•>, avventuroso pi lota che di s degna i velivoli militari e usa il suo personale aereo da turismo, è stato battezzato «el lv1att>> dalla truppa. Si compiace di spegnere il motore, p lanare si len zioso, sporgersi dall'abitacolo e urlare il suo mes saggio: <• Più avanti , quattro chilometri, acqua in abbondanza >> . Poi riavvia, riprende quota e prosegue nella ricognizione.

I piloti segnalano anche le concentrazioni del nemico, i punti dove è attestato , senza che si riesca ad agganciarlo.

ULD
-N O M E IN
ERICO PIERNOLI
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TI nemico sfugge - annota nel diario - forse ritiene che non sia ancora il momento, e toglie il campo quasi sono i nostri occhi: non è un lavoro lungo, per lui, va scalzo, ha da portare soltanto due stracci, il fucile e il fagottino per le cartucce, il tè e lo zucchero3 4 •

La guerra tecnologica , benché ai primordi, n on può permettersi invece tempi morti, povertà di mezz i. Quando la co lonna meccanizzata si trova la strada sbarrata da un prec ipizio che imporrebbe di tornare indietro, ogni esitazione è messa da parte e lo sforzo collettivo diventa imponente. Scrive Caccia Dorninioni:

Starace decide di passare dove siamo. 1ùtti sono chiamati sul posto: i quattro battaglfoni, le batter ie, il genio, g li infermieri, gli u omini delle autoblindo e dell e motomitragliatrici, le guide, i cuochi, gli scritturali e gli autieri che hanno le macch ine in ordine. Facciamo saltare a ll a dinamite un roccione grande come una casa: la valanga si abbatte in un tuono da cataclisma, le acque sono fermate, un lago si forma, alziamo muri di sostegno, contrafforti, piccoli ponti. Cinque ore di sosta, passiamo , ma si deve rifa r e lo stesso lavoro sulla riva opposta . S i riparte di none, rinunciamo alla tappa 35 •

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34. lvi , p. 488. 35. lvi , p. 489 .

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La fatica è immane e strema gli uomini. Secondo le informazioni, il nemico, attestato al passo di Kerker, blocca la via per Gondar.

Achille Starace, il condottiero del momento , il gerarca inventore dell 'o bbligo del <•voi•>, del <•saluto al Duce •>, delle divise fiammeggianti e di altre fascistissime esteriorità, è instancabile e pronto a decisioni audaci.

Gioca il tutto per runo: mene insieme bersaglieri, Camicie Nere, radiotelegrafisti , mitraglieri, si distacca dalla colonna principale e procede a marce forzate lungo sentieri che salgono a 3000 metri e riprecipitano a 1500, con forti escursioni termiche e pioggia gelida.

Quando gli italiani arrivano al passo di Kerker, il nemico ha tolto le tende ed è scomparso.

Se Ras Cassa avesse tenuto la posizione avrebbe affrontato gli italiani in un rapporto di dieci a uno e a parità di armamento, ma un misterioso messaggio lo aveva informato del falso arrivo degli italiani a Gondar e, per non essere preso alle spalle, aveva deciso di abbandonare il campo.

Con un giudizio che prescinde da valutazioni morali e politiche su Starace, Caccia Oominioni annota:

Neppure gli si possono chiedere resrrizioni di b or ia o di vanità, equivarrebbe a uccid erlo. Ma coraggio e generosità sì, e senza limitazioni, con bu oni consiglieri a lato (... ] L'ho visto all'opera per d od ici giorni: non s i è ri-

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sparmiato un minuto. La sua decisione, il 31 marzo sera , ha evitato il nostro massacro e permesso un risultato certamente splendido36 .

L'estetica dell'azione, l'idea della 'bella morte' sul campo affascinano il capitano Sillavengo che parlerà in questi termini dell'esecuzione dell'ex segretar io del Partito Nazionale Fascista, nell'aprile del 1945:

La fine più tragica fu quella dello stesso Starace , sorpreso fra la folla a piazzale Loreto, a Milano, e subito fucilato. Era stata veramente ammirevole l'attitudine distaccata e spavalda di Starace in mezzo a una folla dall'aspetto bestiale. Che non era, sia ben chiaro, la fo ll a dei veri patrioti3 7

I O aprile 1936: Andrea Carafa, dei duchi di Andria, con i suoi bersaglieri entra a Gondar alle 08.00 .

Trova ad accoglierlo sedici ascari disarmati, rimasti di guardia al Consolato, perfettamente schierati, preti copti dai paramenti rutilanti e una folla silenziosa pronta ad accettare i nuovi padroni. Seguono Starace e i reparti che hanno marciato giorno e notte. Il capitano Sillavengo entra in città e trova il Trico lore che svento la sul pennone del Consolato.

36. lvi, p.516.

37. Ivi, p. 619.

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Un'altra grande bandiera la innalza lui stesso sull ' antico castello portoghese che domina la cinà, il ghebì38 di Ras Cassa. Il grosso della colonna, con automezzi e autoblindo, tarda ad arrivare perché il sentiero che deve percorrere si trasforma in strada troppo lentamente. La truppa che occupa Gondar è rifornita via aerea, con i paracadute: diventa indispensabile attrezzare una pista d'atterraggio e allo stesso tempo trovare il modo di far avanzare la colonna.

È un incarico per il capitano Sillavengo. Un terreno in leggera pendenza e abbastanza largo offre la possibilità di costruire un aeroporto di fortuna, anche se il comandante pilota che fa da consulente esprime qualche dubbio.

38. In Etiopia, l' insieme delle costruzioni, circondate da una o più cinte, costituenti la residenza di un notabile o di un'autorità.

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Sillavengo promette di spianarlo al meglio per sopportare l'atterraggio dei trasporti.

I lavori sono appena cominciati quando nel cielo appare il piccolo aereo del capitano Brocchieri. Fa un giro, voltegg ia, ignora i gesti che gli fanno da terra.

Buche, sassi, sobba lzi, motore imballato, fine corsa in mezzo agli arbusti, timoni di coda mezzi andati, ali sforacchiate e piegate dai rami, pilota incolume.

<

•El Matt•> guarda l'aereo, parlotta con Caccia Dominioni, si fa condurre al comando, dice che vuole tornare indietro con la posta, ma devono dargli qualche bravo operaio per procedere alle riparazioni. Un sergente e cinque bersaglieri lavorano due giorni con pezzi di lana , fùo di ferro, rami, strisce di tela.

Quando decide che il peggio è stato riparato, Brocchieri sale a bordo, dà tutta manetta e, traballando e saltellando, acquista velocità sufficiente per il decollo. Da terra lo vedono 'staccare', oscillare su e giù , salire e fare rotta per l'Eritrea , dove arriva sano e salvo e recapita la posta della Colonna Celere A.O .

È il momento della strada per far avanzare la co lonna motorizzata . In assenza di mezzi adatti, è soprattutto questione di forza lavoro: centinaia di uomini che dovranno lavorare giorno e notte, divisi in tre turni.

Venticinque fra caporali e bersag l ieri del XX Battaglione sono messi a disposizione di Sillavengo. Un 'uomo d'affari' yemenita , avido e dallo sguardo sini -

5 PATTUG LIA AS TRALE
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stro, è incaricato di reclutare manodopera per il salario di un tallero di Maria Teresa il giorno. In una notte ne trova 601 e uno sol o è scartato per fare cifra tonda: una torma eterogenea, accomunata da fame e magrezza, mo lti uomini recano ancora le ferite riportate in scontri precedenti.

I bersaglieri sono a capo delle squadre indigen e che, con gli scarsi attrezzi trovati a Gondar, uno ogni cinque uom i ni, lavorano a riempire dove c'è il vuoto, a spianare dove si presentano ostacoli, p ietre, alberi. Una giornata di lavoro , sei chilometri di strada aperti.

L'8 aprile i chilometri sono diciannove e i primi autocarri arrivano a Gondar. U giorno dopo, con la sistemazione di altri tre chilometri di pista che erano appena tracciati , il lavoro è co n cluso. La sera, 900 fari acces i simultaneamente ill uminano a g iorno l'intera valle, gli abitanti di Gondar esplodono in un boato di terrore che si trasforma in meraviglia. Pasqua è appena passata e il 23 aprile un messaggio radio richiama ad Asmara il capitano Sillavengo. La Pattuglia Astralc 39 ha assolto il compito, ha avuto vita breve e intensa, ora non serve più ed è sciolta.

l'incarico di

il

storico per

Ce le

A

irritato dall'ambiente che vi aveva trovaw, decise che in futuro avrebbe dato alle stampe il resoconto deglj avvenimenti vissuti, ma in una lingua diversa dalla propria e in uno stile antiretorico e indipendente, che potesse

U LDE RI CO PI ERNOLI - NOME IN CODIC E K2
ll6
39. Sillavengo ricevette curare diario la Colonna re .O. Già
LIBllAilllE PLON PAll.lS 4 ' m1lle

Rapidi saluti ad amici e superiori e via a bordo di un trimotore che decolla scarico, senza seggiolini, con i portelli aperti dai quali entra l'aria fredda dell'alta quota. Da quelle aperture nella fusoliera , Caccia Dominioni vede il nastro bianco e po l veroso dei 273 chilometri di strada ben spianata che collega Gondar a Omager, la 'sua' strada. Il SIM lo reclama di nuovo, ma ad Asmara non c'è il colonnello Princivalle, partito con Badoglio alla conquista di Addis Abeba. Un maggiore l o invita a tenersi sempre reperibile e pronto a partire nello spazio di due ore, in abito borghese, con documenti già approntati dall'ufficio.

Obiettivo: il Sudan. L'agente K2, che aveva operato nella regione sotto la 'copertura palese' d'ingegnere

Paolo Caccia Dominioni, ora ci torna come capitano S ill avengo, ma con veste dissimulatoria. Nemmeno la sigla K2 gli appartiene più. È stata attribuita a un

fornire la reale versione dello sforzo italiano ed eritreo. Ottimo conoscitore delJa lingua francese, compilò in questo idioma l'inLero carteggio, traducendo in italiano solo quanto necessario al proprio comando. A guerra finita si recò a Parigi con il te sto, corredato di numerosi disegni, che gli fu subito accolto dall'editore Plon, il quale lo pubblicò nel 1937 con il titolo Amhara. Cinque edizioni consecutive , per un vo lume di autore sco nosciuto e straniero, provano il favore che il paese transalpino gli riservò. L ' opera è stata poi pubblicata, per la prima volta in lingua ita liana , dalla Libreria Militare, Milano 2017.

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nuovo agente, nome di battaglia 'Marco', del quale Sillavengo si limita a dire che è 1,personaggio di grandissima capacità, un signore e un guerriero che aveva avuto periodi di gloria nazionale durante la difesa del Piave, nel 1918•>. 'Marco ' in p9che settimane ha agganciato un'organizzazione antinglese e, con l' approvazione di Princivalle, prepara un piano, in codice 'Schema K', suscettibile di creare molti fastidi. Arrivato il momento di passare all ' azione, per gli accordi finali, da prendere in un incontro segreto in territorio sudanese, Princivalle indica Sillavengo: questa volta è proprio un lavoro da spia , in borghese , in territorio straniero e potenz ialmente nemico, a contatto con un appartenente a un'organizzazione che in Sudan trama contro la Gran Bretagna. Il capitano raggiunge la 41 /\ Squadriglia a Barentù. Al decollo il capitano

Carlo Romagnoli è in tuta di volo regolamentare, con mostrine, fregi e gradi mentre Sillavengo indossa una sahariana senza mostrine, come un borghese qualunque in viaggio per l'Africa , ma ha in tasca le controspalline con i gradi , facilmente agganciabi l i.

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L'appuntamento è a venti chilometri oltre il confine, in una capanna al centro di una radura circondata da un canneto. Solo il pilota conosce il punto dell'incontro e avverte il suo passeggero che tenterà l'atterraggio, altrimenti dovrà lanciarsi con il paracadute .

Con una manovra sperico lat a, Romagnoli tocca Lerra in planata, a motore spento. All'interno della capanna attende il 'donor Mohammed' , pelle scura, baffetti neri, completo doppiopeno blu, camicia bianca aperta, scarpe lucidissime, inglese oxfordiano, studi al Gordon College di Khartum, cinque anni di carcere a Londra per cospirazione contro la Corona. Al gioco delle spie nulla è come appare e la verità è nascosta da una cortina di bugie. Questo incontro non è da meno . Il co ll oquio è veloce ed essenziale. Tutto è pronto. Lo 'Schema K ' scatterà alle 11.00 del 9 maggio, in caso contrario un normale telegramma commerciale in termini negativi bloccherà tutto.

Quando Sillavengo esce dal tucut~ 0 , Romagnoli è pronto al decollo. Sale a bordo , davanti con il pilota, e fa in tempo a vedere il 'do ttor Mohammed' allontanarsi i n groppa a un dromedario, i piedi nudi incrociati, avvolto in una veste bianca svolazzante. Scarpe lucide, camicia bianca e doppiopetto blu costituivano

5 PATI UGLIA ASTRALE
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40. Abitazione di forma cilindrica , con tetto co nico di paglia, diffusa in Africa orientale.

la 'divisa' per il colloquio segreto. Il giorno dopo, un'Asmara imbandierata e in festa accoglie Paolo Caccia Dominioni. Badoglio è entrato in Addis Abeba, il Negus è fuggito. Da Roma arriva un cifrato: (<Schema K sospeso alt Assicurare alt Mussolini•>.

Il 9 maggio 1936 il Duce proclama la fondazione dell'Impero. Cessa l'Esigenza A.O., cominciano i congedi e i rimpatri. L'Etiopia resta però una patata bollente che richiederà ancora sacrifici di uomini e mezzi, fino alla Seconda guerra mondiale, quando l'Italia perderà l'effimero Impero , per la conquista del quale il SIM paga un prezzo altissimo. A Passo Mecan il 31 marzo

I 936 cade il tenente colonnello Antonio Zuretti, già capo della li sezione. Sul fronte dell'Ogaden, a Gunu Gadu , il 24 aprile perde la vita il capitano dei Carabinieri Antonio Bonsignore, che aveva operato nel controspionaggio. Il 27 giugno a Lekempti è ucciso il colonnello Mario Calderini, vicedirettore del SIM e Addetto militare ad Addis Abeba. Tutti e tre sono decorati di Medaglia d'Oro alla Memoria41 •

41. TENENTE CO LON'NèLLO ANTONIO ZURETTI. Motivazione della MOVM alla memoria: •Conscio dell'importanza e della delicatezza di una importante posizione difensiva avanzata, oueneva di recarvisi personalmente al primo cenno di un attacco nemico. Per cinque ore, in una tempesta di fuoco, fu presente ove più cruenta era la lotta e più grave la minaccia. Fu anima eroica della difesa , cui partecipò personalmente con il fucile e le

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S. PATTUGLIA ASTRALE

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Prima di concludere questo capito lo, e per spezzare con un sorriso la cronistoria degli eventi, vale la pena riportare il contenuto comico-drammatico di una lettera di «un giorno qualunque, perché qui sempre naja è>> - verosimilmente collocabile nei mesi di febbraiomarzo I 936 - scritta dal sottotenente Pierluigi Caccia Dominioni al cugino Paolo, relativa all'inatteso <•inco ntro del furbissimo scolopacide (beccaccino, sgneppa, becanotto ecc.) in Africa•>.

bombe a mano; ammirato da mni i combattenti. Il piombo nemico ne stroncava la vita al momento stesso in cu i altri battaglioni sferravano il decisivo contrattacco. Le ultime parole furono: "Non curatevi cli me, a\'anti Ascari, forza cannoni". Fulgida figura cli purissimo eroe•. Passo Mecan , 31 marzo 1936.

CAPITANO ANTONlO BONSIGNORE. Motivazione della MOVM alla memoria: «Per due volte, con la pistola in pugno, al grido di "Savoia", si slanciava , primo fra tutti, all'assa lw di fo rtissimi trinceramenti, iniliggendo notevoli perdite al nemico e costringendolo a ripiegare. Ferito gravemente a un fianco, raccoglieva tutte le s ue for,:e per sostenersi, trascinarsi e non cadere e, rifiutando ogni soccorso, continuava a guidare e a incitare i suoi carabinieri finché, colpito in fronte, rimaneva fulminato mentre la sua centuria invadeva le posizioni nemiche. Primo nell'assalto e primo nella morte, esponendosi volontariamente all'estremo sacrificio, dette col s uo mirabile esempio, eroico impulso a tutti i carabinieri della banda, determinando in essi una gara di eroismi individuali. Raro e mirabile esempio di alte virrù militari». Gunu Gadu, 24 aprile 1936.

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«In fase di sfruttamento de l successo... - racconta il giovane u fficiale - stavamo inca lzando il bissino». L'obiettivo era un o dei passi Chessad Maria m c h e, per essere raggiunto, imponeva il supe ramento d i ogni tipo d i ostacolo. Dalla cima del passo, ogni tanto giungeva qualche inefficace raffica di mitragliatrice nemica. Ai piedi de ll a sa l ita c'e r a un b el pra t o verde di un centinaio di metr i, superato il quale s'intravedeva una zona defilata. <<Il prato, invece, era u n'au tentica marcita lombarda, e appena messi i piedi i n acq u a, tre o quattro beccaccini sono schizzati via» inaspetta t a m ente, mozzando il respiro per l'emozione.

CoLONNULLO MARIO CALDERTNI. Motivazione della MOYM alla memoria: •Consc io del pericolo cui andava incontro,ma orgoglioso di essere an11overato tra i pion ieri dell'Italia imperiale, chiedeva con generosa insistenza di partecipare ad ardita impresa aeronautica, intesa ad affermare, co l simbolo de l tr icolore, il dom inio civile di Roma su lontane contrade non ancora occupate . M inacciato nella notte da orde di ribelli, rifiutava la sicura ospitalità di genti amiche e preferiva affrontare con lo scarso manipo lo di eroic i compagni l'impari combattimento per difendere fino all'estremo sacrificio la bandiera della Patria*. Lekempti, 27 giugno 1936.

Verosimilmente nel 1936, con i nomi dei tre decorati vennero definite altrettante articolazioni del S!M: l'Ufficio Calderini, incaricato dell'attività 'offens iva'; l'Ufficio Bonsignore, deputato all'attività 'difensiva'; l'Ufficio Zuretti, responsabile del settore 'siruazione'.

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<<A ramengo la guera, dio can ... •>, fu il commento stupefatto di Cuzziol, <<formidabile bracconiere e contrabbandiere di Lamon». Mentre tutti seguivano estasiati il volo dei saettanti uccelli, l'attenzione fu richiamata da l rombo di un ricognitore ita l iano in avvicinamento. Durante l'attenta osservazione del velivolo da parte del gruppo , dal cielo scesero all'improvviso bombe e spezzoni. Solo il terreno paludoso, nel quale ognuno si gettò, assicurò loro la salvezza.

Cuzziol, uti lizzando quasi tutti i santi <lei paradiso e aggregando a ciascuno di essi gli aggettivi qualificativi meno reverenti , sdraiato a pancia in su nell'acqua , ha sfoderato la sua bandiera a lampo di colore e ha insistito, a lungo, a trasmettere in morse all'osservatore dell 'ae reo la sola parola che per lui , in quel momento, aveva un preciso sapore di critica:

MONA!

In quattro lettere diceva tutto. Risultato: l' aereo , dopo averci sorvolato una seconda vol t a, trascurando di bombardarci, si è allontanato42

42. CACCIA DOJ\UNIONl 1966, pp 436-438.

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Prima di lasciare l'Etiopia, Sillavengo ha un dovere da compiere: va al cimitero di Cheren, dove è sepolto Bescir Abdalla El Ka,vawir, agente K 7, << muntàz alla memoria •>, l'uomo che lo ha seguito nella missione in Sudan e, probabilmente, gli ha salvato la vi ta, morto dì tubercolosi fulminante in un letto d'ospedale. Ignora quali siano le norme per l'assistenza alle famig li e dei caduti reclutati oltre le frontiere co loniali, ma conta sull'aiuto dei padri comboniani di Khartum, dove c ' è un ex combattente dell ' Isonzo, al quale affida la vedova e gli orfani di Bescir.

5. PATIUGLIA ASTRAL [
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6. UN INGEGNERE PER IL SIM

I l capitano i n pr i m a Sillavengo, Croce di Guerra al Valor Militare per aver spianato la strada a ll a Colonna Starace, torna il borghese ingegnere Paolo Caccia Dominioni, insediato al Ca i ro, dove ha il suo stud io e lav or i da portare a termine. Si muove nell'area del Vicino Oriente per più di due anni, fino a quando l'ambasciatore italiano in Turchia, Carlo Galli, amico di famiglia, ottiene l' affidamento della progettazione e la direzione dei lavori della nuova ambasciata ad Ankara. Un progetto che prende corpo nel 1937 , dopo molti ritardi.

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La Turchia è un crocevia di intrighi internazionali , ponte con il Vicino Oriente e il mondo islamico, che accoglie con favore il discorso della <<spada dell ' Islam>> di Mussolini a Tripoli e il dono delle colonne di marm o di Carrara per ricostruire la moschea di al-Aqsa, gravemente danneggiata da l terremoto.

Osserva con attenzione i rapporti dell ' Italia con movimenti affini al Fascismo in territori che già appartenevano all'Impero Ottomano: Siria, Libano, l'area palestines e , luoghi nei quali è endemic o il conflitto contro gli inglesi e gli ebrei che perseguono il s ogno del ' Focolare ebraico ' e tendono a espellere gli arabi con le buone, comprando i loro terreni , o con le c attive , spesso a mano armata.

Un rapporto dell'Addetto militare AJbeno Mannerini definisce <<infido )) l'atteggiamento di Ankara , ch e pa ssa da un'ostentata ammirazione per l'Italia all ' indomani della vittoria in Etiopia, a una rinnovata ' attenzione ' verso la Gran Bretagna, nell'ipotesi di un conflitto nel Mediterraneo.

L ' ingegnere Caccia Dominioni è la persona giusta per seguire da vicino quello che accade in quel delicato e intricato scacchiere: progettare e costruire edifici è il suo lavoro , che rappresenta una copertura perfetta per raccogliere le informazioni necessarie.

Documenti del SIM fanno riferimento alla s ua attività informativa.

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Nel maggio 1938, alla cerimonia della posa della prima pietra dell'ambasciata, la benedizione è impartita dal Nunzio apostolico Angelo Roncalli , prelato dall ' apparenza bonaria, con un forte accento bergamasco, futuro papa Giovanni XXIII. La simpatia è reciproca ; il monsignore gli esprime apertamente il timore di una nuova guerra e l' ingegnere ne prende nota. Annota anche dell'attiva presenza tedesca in Turchia; della penetrazione di agenti e diplomatici inglesi che ancora sentono sulla pelle la batosta di Gallipoli; dei tentativi d'influenza dei sovietici, eredi di una Russia che con la Turchia ha un contenzioso aperto dai tempi di Pietro il Grande.

Registra rutto e invia appunti al SIM. Per difficoltà burocratiche e logistiche, a cominciare dal legname che deve essere importato dalla Romania, la costruzione della nuova sede diplomatica non procede rapidamente quanto Caccia Dominioni vorrebbe .

A fine settembre 1938, con il Patto di Monaco, sono scongiurati i rischi di una nuova guerra, sacrificando la Cecoslovacchia che perde la regione dei Sudeti in favore della Germania. Ma l' illusione della pace dura meno di un anno. Berlino pone sul tappeto la questione del 'Corridoio di Danzica', la striscia di territorio istituita dopo la Prima guerra mondiale per dare alla Polonia uno sbocco sul Mar Baltico, separando la Prussia Orientale dal resto della Germania.

6 UN INGEGNERE
PE R IL $1M
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Il 23 agosto 1939 è sottoscritto il Patto RibbentropMolotov e il 2 settembre Hitler invade la Polonia.

Francia e Inghilterra intervengono a fianco dei polacchi, come hanno promesso in caso di aggressione. A sua volta , l'Unione Sovietica auacca la Polonia da oriente. È la guerra in Europa.

Caccia Dominioni comunica che la Turchia manterrà la propria neutralità, ma la crisi non gli consente di proseguire i lavori e l'ambasciatore Ottavio De Peppo, che tramando contro Galli lo ha sostituito, lo manda a Roma. L'Italia è in stato di 'non belligeranza', Caccia Dominioni è richiamato alle armi e inviato alla frontiera francese, assegnato allo Stato Maggiore del Principe

Umberto. Quattro mesi dopo è in licenza illimitata, rimandato in Turchia per completare la costruzione dell'ambasciata . Musso l ini osserva lo svolgersi degli eventi e i successi tedeschi lo convincono che è arrivato il momento di intervenire: il 1O giugno 1940 annuncia la guerra. Caccia Dorninioni si trova in Turchia, dove a fine agosto termina i lavori della sede diplomatica, così descritta da Edmondo Leone:

Sorsero prima la chiesa, gli uffici, le abitazioni dei funzionari e degli impiegati , le autorimesse e i vari impianti: sene palazzine in tutto. L'ambasciata assunse la fisionomia di un piccolo villaggio con costruzioni collegate da portici e arcate. Le diverse palazzine, che sorgevano su

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una ampia area cli 27 .000 mq, erano in un primo tempo attorniate da baraccamenti riservati ai costruttori italiani de l Friuli e d e lla Lombardia e alle lo ro farniglie' 3 •

Arriva il richiamo definitivo e a gennaio del 1941 il capitano Sillavengo è assegnato al 'Gruppo Offensivo' del SIM che trova cambiato rispetto ai giorni della ' Rete K ' . Il generale Giacomo Carboni ha sostituito Roatta ma ne l giugno 1940 è stato silurato da Mussolini per la sua posizione critica verso l' ingresso in guerra dell ' Italia e, soprattutto, perché dopo una missione in Germania riferi sce che l'alleato è scoraggiato e incapace di affrontare le soverchianti forze francesi e britanniche. Un'analisi errata e fuorviante che gli costa la poltrona, all'indomani della sconfitta francese. Da settembre 1940 alla guida del SJM vi è il colonnello Cesare Arnè, che assegna S illavengo, promosso maggiore, al neona to Serviz io Informazioni Esercito (SIE). Per 14 mesi presta servizio in borghese a Roma , in un ufficio di ss imulato , al terzo piano di una palazzina se mipopo lare. Come racconta , era il luogo dove «affluivano notizie da ogni parte del mondo senza il filtraggio destinato al grosso pubblico informato dalla stampa e dalla radio»44 •

6 UN ING EGNERE PER IL SIM
43. LEON I! 2004.
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44. CACC IA DOMINION! 1962, p p. 182-183.

ULDERICO PIERNOU - NOME IN CODICE K2

Inoltre, egli aggiunge che:

... per quell'ufficio non esisteva altro che la verità spietata in una ghirlanda di corruzione politica, incapacità militare , di affarismo e intrallazzi osceni, sotto l'occhio sarcastico dell'alleato tedesco che aveva rappezzato in qualche modo le catastrofi strategiche italiane che avrebbero potuto coinvolgerlo•;_

Nella sua posizione apprende molte cose, compresa:

... l'embrionale formazione, proprio nel cuore di palazzo Baracchini, d ' un movin1ento tendente a un colpo di Stato per eliminare il governo es istente, chiudere una guerra insensata e deprecata dall'intera Nazione, e sganciarci dall'a ll eanza antistorica e antietica che ci opprimeva (dirò che il movinlento faceva capo a un giovane e fascinoso generale che aveva stordito tutti) ... 46 •

Non fa nomi, Paolo Caccia Dominioni, ma la storia ci dice che il comp lotto fa capo alla principessa Maria Josè, consorte del principe ereditario Umberto, in contatto con antifascisti e ambienti vaticani, con Pietro Badoglio e il suo entourage, che comprende Giacomo

45. lvi,p.183.

46. CACCIA DOMINION! 1977, p. 45.

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6 UN IN GEG N ERE PER IL SIM 137

Carboni, il <<giovane e fascinoso generale•>, e l'industriale Adriano Olivetti, per citare soltanto i nomi più importanti. Il Duca Amedeo d'Aosta, Viceré d'Etiopia, eroe dell'Amba Alagi, prigioniero degli inglesi, muore a Nairobi, in Kenya, e al maggiore Sillavengo la collocazione è ormai insopportabile. La vedova di Amedeo, duchessa Anna d'Orléans, lo aiuta a lasciare il SIM per tornare nei reparti operativi.

Il pontiere, lan ciafiammista, meharista;7, comandante della Pattuglia Astrale è così assegnato al Genio Guastator i Alpino. Nel corso dell'addestramento, a Brunico apprende l'uso degli esplosivi, le demolizioni di apprestamenti difensivi, l'apertura di varchi nei campi minati e nei reticolati, ma anche come piazzare mine, preparare trappole esplosive e sbarramenti.

Nel marzo 1942 scrive al capo del Servizio Informazioni Esercito:

Negli ultimi g iorni, in occasione dei noti contatti con l'Ispettorato del Genio, ho manifestato la mia speranza di poter partecipare all'arruale guerra in forma meno comoda e possibilmente rischiosa. Il Capo de l Reparto Addestramento mi ha senz'altro offerto il comando, tut-

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47. Meharisti erano i soldati indigeni facenti parte delle truppe coloniali che montavano su dromedari ( mehari). I reparti speciali che formavano prendevano il medesimo nome .

tora scoperto in seguito alla perdita del Comandante, di un Battaglione Guastatori in A.S.

Di fronte alla lusinghiera prospettiva di prendere la testa di un reparto che si è già meritato oltre cento medaglie al Valor Militare e quattro proposte per medag lie d ' oro, io rivo lgo rispettosa e subordinata istanza per essere messo a disposizione del Ministero della Guerra.

La domanda, in perfetta armonia con lo spirito di Caccia Dominioni e con il suo passato di combattente, sarà accolta dal destinatario con il rammarico di doversi privare dello straordinario e appassionato collaboratore.

6 UN INGEGNERE PER IL SIM
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7 . IL MISTERO DELL'ANELLO DI PLATINO

Il 4 lug lio 1942 i l magg i or e Sill av engo assume il comando del XXXI Battaglione Guastatori d'Africa del Genio, che si è coperto di gloria demolendo la cima difensiva di Tobruch e provocando la caduta della piazzaforte (21 giugno 1942). Arriva in Libia - senza abbandonare il suo cappello da alpino che, indossato una volta, è indossato per sempre - mentre va in scena la prima battaglia di E l Alamein, su un terreno che ha percorso nove anni prima, insieme con una decina di amici, a bordo di quattro autovetture Ford attrezzate per muoversi s u piste sabbiose. Un raid di 750 chilometri dal Cairo fino a Marsa Matruh e da lì all'oasi di Siwa e ritorno.

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U LDERICO PIERNOLI - NOME IN CODICF K2

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Il deserto era pulito, vergine, percorso da lente carovane di cammelli. Ora la sabbia è profanata, intrisa del sangue dei caduti, cosparsa dei rottami di centina ia di carri armati , blindati, autocarr i dell ' una e dell'altra parte. Paolo non sa che uno dei compagni di quel raid, Vladirnir Dimitrovich Peniakoff, il suo 'protettore' alla fine dell'operazione segreta in Sudan con la 'Rete K' , ora combatte con l'Esercito inglese come maggiore dei commandos. Il suo reparto mostra come distintivo un astrolabio d'argento, l'ex libris disegnato e inciso nel 1927 proprio da Caccia Dominioni per la biblioteca dell ' amico. Agendo da solo, Peniakoff fa saltare un aereo parcheggiato ai margini dell'aeroporto di Dema, quindi compie una ricognizione ai retico lati del campo di concentramento per studiare eventuali punti di fuga. Si aggira per le strade intasate di soldati, si ferma davanti al comando tappa, proprio mentre Sillavengo, all'interno, sta sorbendo un caffè e parla di rifornimenti. Non s'incontrano per una questione di secondi.

Dopo la guerra, in una tranquilla serata al Cairo, Peniakoff rivelerà all'amico ritrovato che, se allora l'avesse incontrato, non avrebbe avuto esitazioni.

Il destino gioca strani scherzi al Comandante de l XXXI Guastatori. Gli portano tre ufficiali sudafrican i catturati a Tobruch, evasi, dispersi nel deserto, ricatturati sfiniti da una pattuglia di guastatori. I tenenti E.O.

Jenkinson, A.W. Richardson e W. T. Whittaker si limi-

7. IL MIS TERO DELL'AN ELLO D I PLATI NO
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tano a declinare i loro nomi e numeri di matricola. U maggiore Sillavengo non insiste, in ossequio al dettato della Convenzione di Ginevra. L'interrogatorio diventa conversazione.

Alla domanda sul perché le truppe inglesi abbiano abbandonato Tobruch con tutti i suoi magazzini, i sudafricani rispondono con una sola parola: <<PanicO> l. In compenso, apprendono che «noi italiani e i nostri alleati tedeschi stiamo avvicinandoci ad Alessandria». I tre sudafricani scoprono che l'ufficia le italiano è membro del 'Gezira Sporting Club' del Cairo, uno dei sette unici italiani accettati, e questo lo colloca nel rango paritario dei gentiluomini. Al momento di tornare in prigionia, Whittaker gli affida il suo anello di platino, con inciso l' emblema nobiliare di famiglia. L'accordo fra gentiluomini prevede che sia custodito e, attraverso il Vaticano, restituito al proprietario o alla sua famiglia a guerra finita. Un gesto da Cavalieri d'altri tempi, con uno strascico misterioso.

Caccia Dominioni racconta di aver affidato l'anello alla Croce Rossa, affinché lo recapiti al tenente, se sopravvissuto, o alla famiglia Whittaker , in Sudafrica.

Quindici anni di ricerche a tutti i livelli, militare, diplomatico, personale non consentiranno di rintracciare né l' ufficiale né i suoi familiari. La battaglia si esaurisce e il fronte si stabilizza.

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Ancora oggi un cippo bianco, circondato da un basso muretto, ricorda il 7° Bersaglieri:

1\1ANCÒ LA FORTUNA - NON IL VALORE

1-7-1942

ALESSANDRIA 111

È il punto di massima penetrazione italiana verso il delta de l Nilo. Arrivato in Africa in vista del balzo finale, Mussolini rientra in Italia, rinviando il trionfo a tempi che non verranno mai . Le truppe fresche ital otedesche affluiscono con il contagocce, i convogli sono attaccati e devastati dalla Royal Navy., i 2000 chilometri che separano Tripoli da El Alamein sono sotto tiro della RAF, i commandos del Long Range Desert Group compiono continue incursioni. Al contrario, le linee di rìfornimemo inglesi hanno magazzini che si estendono dalle Piramidi al Medio Oriente e i rimpiazzi arrivano da tutto l'Impero , con convogli che attraversano indisturbati il Mar Rosso, liberato dalla presenza italiana, dopo la caduta dell ' Africa Orientale. Il maggiore Sillavengo annota sotto la data del 6 agosto 1942:

Vi sono necessità urgenti per gli uomini del XXXI: medicinali, corredo, generi di conforto, acqua minerale e magari armi anticarro, ma soprattutto pezzi di ricambio

7 IL M IST ERO D ELL' AN ELLO D I PLATIN O
145

GVASTATORl DEL CENIO

per gli automezzi. Il battaglione ha sedici autocarri efficienti, quasi rutti di preda bellica, e diciotto autocarri irnmobilizzati48 •

Il materiale catturato a Tobruch consente di rinforzare i reparti motorizzati e sono numerosi i veicoli italiani fuori uso che vengono sostitu iti con queJli inglesi.

Per ev itare che i caccia italo-tedeschi possano farne bersaglio, giunge così l'ordine di tendere sul loro cofano il tricolore. Il comandante del XXXI esegue, ma con un accorgimento: a ogni bandiera toglie la striscia verde e su quelle bianca e rossa, poste orizzontalmente, fa dipingere - o ltre a un pugnale sovrapposto alla bomba fiammeggiante che i guastatori portano sul braccio sinistro - il motto <<La va a pochi>>.

11 nuovo drappo diventa l'insegna del XXXI Guastatori e, nel dopoguerra, il simbolo della specialità del Genio Guastatori.

Caccia Dominioni, nella circostanza, tace che i due colori preservati sono quelli della sua casata, richiamando invece quelli dello stemma dei Colleoni 4 9

Se lo fanno gli inglesi, perché gli italiani non potrebbero sbarcare piccole unità sul rovescio di El Alamein e sabotare strade, ferrovie, depositi di carburanti uti -

7 IL MISTERO D ELLA N ELLO DI PLATI N O
48. CACC IA Ù OMINIONI 1962, p . 127 . 49. I vi, p. 248. 147

lizzando aliquote del Reggimento San Marco e dei Guastatori? L ' ammiraglio Carlo Emanuele Giartosio ne parla a Sillavengo, insieme stendono un piano che, in una prima azione, prevede l'impiego di venti uomini, fra marò e guastatori. Lo trasmettono al Il Raggruppamento Speciale Genio che lo inoltra ai livelli più alti, restando in fiduciosa attesa. La risposta arriva dopo ottantuno giorni, mentre comincia il ripiegamento, ed è sovrapponibile alla famosa <<Atbara un corno•> del generale Caffo. Il documento, a firma di un incolpevole colonnello Sergio Rogari, che in questa circostanza fa solo da passacarte, recita:

Non si ravvisa la opportunità di dar seguito allo schema operativo di sabotaggio prospettato dal Comando Regia Marina di Marsa Matruh e dalla Signoria Vostra 5 0 •

Paolo Caccia Dominioni sa di essere un buon soldato, ma è anche consapevole di avere una preparazione militare, rispetto a questa guerra, inferiore a quella dei suoi ufficiali, i capitani Piero Santini e Renato Amoretti e il tenente Enrico De Rita, che gli alleviano gli impegni di comando. Il 14 agosto è, comunque, convocato dal feldmaresciallo Erwin Rommel, il quale ap-

U LDE RICO PI ERNOLI - NOME IN
CODIC E K2
50. lvi , n o
p . I 33. 148
ta

prezza come anche in Africa l'ufficiale italiano continui a indossare il suo cappello da alpino: sa che si è guadagnato una Medaglia di Bronzo per aver forzato l'Isonzo , 26 anni prima, e ha per lui <<eine sehr Aufgabe>> (un compito molto interessante) che gli illustra in dieci minuti:

Ha dimostrato di sapere come si forza un fiume [ ... ] Quindi lei, quando arriveremo al Nilo, si occuperà di questo e prenderà fin da ora accordi con il mio Pionierfiihrer, colonnello Hecker. Fine 5 1

Prima di Hecker, Sillavengo incontra l'aiutante di Rommel , il colonnello Siegfried Westphal, del quale si dice che non apprezzi gli italiani.

Anche in questo caso il colloquio è breve , essenziale:

Lei attaccherà il costone del Ruweisat. Azione dimostrativa di solo effetto morale. Penetrerà quattro chilometri nello schieramento nemico , farà piazza pulita , catn1rerà prigionieri , con il massimo baccano possibile, e con incendi spettacolari, a mezzo dei suo i lanciafiamme , di quanti relitti comb u stibili incontrerà. Rientrerà nelle linee prima dell'alba e si terrà pronto per il resto 52 . 51. Ivi , p. 150. 52. Ivi, pp. 15 0-151.

7. IL M IST ERO D EL L'ANELLO DI PLATI N O
149

Questo è w1 compito da guastatori e adesso va a sentire il compito da pontieri.

Il comando del Genio tedesco sorprende Sillavengo. È ristrettissimo, sche letrico, laborioso, di scarse parole. Lo comanda il co lonnello 1-Iermann- Hans Hecker, un tecnico che è anche ufficia le di truppe corazzate e, ogni tanto, pianta tutto per correre a sostituire qualche comandante messo male . Ha due aiutanti, un capitano e un tenente. Il resto è composto di due sottotenenti, due geo logi militarizzati, una decina fra sottufficiali, disegnatori, geografi, dattilografi, piantoni.

Il maggiore pensa a ll ' Arma ta italiana: Comando Superiore del Genio , Comando Truppe Genio, Direzione Genio Intendenza , due Comandi Raggruppamento Genio, tre Comandi Genio di Corpo d ' Armata , nove Comandi Genio divisionali. Totale diciassette Comandi, con cinque generali, undici colonnelli, almeno quaranta fra tenenti colonnelli e maggiori. Hecker illustra il piano per attraversare il Nilo, elaborato alla tedesca. All'ansa di 1-Iawamd ieh il fiume è largo mezzo chilometro; per attraversarlo occorrono tot barche e tot metri cubi di tavolato , con i vari annessi. Tutto è in arrivo con il Battaglione Pontieri italiano, comandato dal maggiore 1\.1osca. Sillavengo riflette e fa due conti: per arrivare al Nilo, gli autocarri dovranno percorrere 300 chi lometri di deserto, sono attacchi aerei , rallentati dagli insabbiamenti, dalle fo-

U LDERICO PIERNOLI - NOME IN COD ICE K2
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rature, dai guasti meccanici. L ' aiutante di Hecker, capitano Bosse, ascolta e calcola: c ' è il rischio di perdere 1'80% del materiale e dei mezzi. Sillavengo conosce il Nilo, s u una grande carta topografica indica i centri portuali cairoti di Rod el Faragh, a nord, e Foscat, a sud. Possono essere presi con lanci di paracadutisti e poi utilizzare i barconi a vela e le chiatte attraccate ai moli, capaci di trasportare centinaia di uomini.

I pontieri del colonnello Mosca, di formazione barcaiola e fluviale, se la caverebbero egregiamente. Va messa nel conto la piena del Nilo che arriva fangosa , veloce, con vortici e correnti.

È il periodo in cui navigano solo le imbarcazioni più pesanti, pilotate da timonieri esperti. Quando la piena raggiunge il massimo livello, sull ' isola di Roda si svolge una festa con spari e fuochi d'arùficio.

«Quando sarebbe la nostra offensiva?,>, chiede Sillavengo.

«Fra pochissimi giorni,1, risponde Hecker con un'imprecazione e chiede: <, Quando si fa questa festa della malora? •>.

«Il 15 agosto, domani sera,,, lo gela Sillavengo.

Se il forzamento del Nilo è destinato a rimanere un sogno, l'incursione sul Ruwcisat rientra nella realtà.

La genialità e la temerarietà di Rommel sono già leggenda, sa di avere un Esercito debole , afflitto da carenza di uomini, di mezzi e di rifornimenti.

7 IL MI ST ERO DELI 'A N ELLO D I PLATI N O
153

Ogni giorno il nemico si rafforza e lo squilibrio cresce . Meglio giocare d'anticipo e tentare il tutto per tutto. Propr io in quei giorni, nel campo avversario, al comando dell'VIII Armata il generale Claude Auchinleck, che ha imposto all'Afrika Korps e all 'Armata italiana la battuta d'arresto a E l Alamein, è sostituito dal genera le Bernard Law Montgomery, deciso a impegnare il nemico soltanto quando avrà la totale superiorità di uomini, cannoni, blindati e aerei.

La notte tra il 30 e il 31 agosto, nel quadro di quella che passa alla storia come la 'battaglia di Alam Ha ifa' , ins ieme con i paracadutisti tedeschi della Brigata Ramcke, il XXXI Guastatori, guidato dal maggiore Sillavengo, dà il via a ll ' azione dimostrativa sul Ruweisat , presidiato da mezzi cor azzati, mine , truppe maori e fucilieri indiani. La mitragliatr i ce della corretta di un carro 'Crusader ' interrato batte g li attaccanti. Il dardo di benzo lo e nafta a 3000 gradi del lanciafiamme di un guastatore persuade i tre mitraglieri a u scire con le mani alzate. Più a nord i guastatori catturano una trentina di inglesi e di indiani ; nella terra di nessuno incendiano carcasse di veicoli e di aerei. Al rientro contano poche perdi te , mentre sono più gravi que lle dei paracadutisti della Ramcke che si sono ritrovati in un campo minato. Quella sul Ruwei sat è un'azione diversiva, ma vale a Sillavengo la Croce di Ferro di 2" Classe tedesca e un encomio solenne da

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parte di Rommel, una decorazione che due anni dopo g l i salverà la vita, ma non lo esimerà dal recriminare sulla decisione del feldmaresciallo di sottrarre ali' Armata italiana gli automezzi di preda bellica, condannandola all'appiedamento, per riservare alle sue truppe la mobi l ità decisiva per la ritirata.

Il diversivo del Ruweisat non è sufficiente alla riuscita del piano di Romme l di aggirare !'VIII Armata.

Il movimento delle divisioni italiane e tedesche è ritardato dai campi minati, più estesi e profondi rispetto ai ri levamenti, ma anche da uno stratagemma: a bordo di un autoblindo danneggiata gli inglesi fanno r itrovare carte topografiche con annotati passaggi nei campi minati , postazioni e a l tre preziose informazioni.

Gli ufficiali di Rommel studiano le carte, verificano le indicazioni , si convincono della loro autenticità e cadono nella trappola, con le truppe impigliate fra mine e tiri incrociati . Al fuoco delle artiglierie e de ll e armi automatiche inglesi si accompagna l'appoggio continuo della RAF

La «corsa dei sei giorni•>, come sarà denominata , non raggiunge le posizioni previste a tergo dell ' VIII Armata , mentre diventa sempre più scarso e precario il rifornimento di munizioni e carburante, assicurato con superficiale spavalderia dal generale Ugo Cavallero prima dell'offensiva . Rommel sospende l'attacco e ordina di indietreggiare verso le basi di partenza.

I 7 IL M ISTERO
DELL"ANEL LO D I PLAT INO
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I combattimenti durano ancora tre giorni, con l'unico risultato di prendere la posizione di Hirneimat che, con i suoi 21 7 metri di altezza, consente di osservare tutto quanto avviene a sud di El Alamein.

La stasi nelle operazioni dura qualche settimana , mentre nel settore meridionale della linea difensiva di El Alamein si schiera la Divisione Folgore che, assieme alla 17" Divisione fanteria Pavia, va a costituire il X Corpo d'Armata.

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Scontri di pattuglie, incursioni di commandos, alcuni riusciti , altri catastrofici, come quello su Tobruch, fanno da corollario al crudele gioco a rimpiattino fra i campi minati, dove i genieri delle due parti aprono varchi che subito sono minati di nuovo e in modo diverso, diventando così una trappola micidiale per clù crede di avanzare su un sentiero bonificato.

Il 21 settembre il XXXI Guastatori riceve l'ordine di mettersi a disposizione de l capitano Hinrichs per minare , fra Deir el Abyad e Deir el Beida, una strisc ia di terreno a forma di boomerang, lunga 15 chilometri e larga in media 500 metri. Sillavengo protesta, mai visto un maggiore prendere ordini da un capitano, poi trova il modo di sa lvare l' onore, senza peccare d'insubordinazione: faranno rutto da soli.

Secondo il capitano tedesco occorreranno due settimane per collocare le mine. Il XXXI ne piazza 15.000 in quattro giorni. Hinrichs, che aveva capito la situazione facendo un passo indietro, stila un lu singhiero rapporto sull'impresa degli italiani e invia un bigli etto di complimenti al XXXI «Quastatori" con la riconoscenza del suo reparto, il Pioneer 33. Il giorno prima della fine del lavoro, il 24 settembre, otto genieri comandati dal sottotenente Teodoro Verson sa ltano in aria mentre trasportano un carico di 545 mine anticarro.

Nessuno si spiega come e perché sia accaduto, ma il maggiore Sillavengo un'idea ce l'ha.

7 IL M IST ERO DEL L'A N ELLO DI PLATI N O
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Tali mine sono spesso avariate (perché provenienti da recupero in campi già sensibilizzati per aver subito frequenti esplosioni vicino agli ordigni) e so no notoriamente difenose quali le deprecate V3 italiane, una partita delle quali (incredibilmente grossolane nella confezione e nei dispositivi di sicurezza, benché dichiarate revisionate) mi è stata consegnata oggi stesso dal comando Divisione Brescia con l'ordine di collocarle in cuna frena. Il Maresciallo Rommel , a suo tempo , aveva "ietato l'impiego della V3, chiamandola criminale 53

La sera del 24 onobre le artiglierie inglesi iniziano un cannoneggiamento su tutta la linea, mentre la RAF batte le posizioni. Forse colpito durante un'ispezione o stroncato da un colpo apoplettico, fra i primi caduti vi è il comandante dell' Afrika Korps, il generale Georg Scumme che ha sostituito Rommel, in Germania per cure.

MINE ANTICARllQ
158
53. CACCIA DOMINION) - lzzo 1967, p. 72.

Il generale Montgomery si ritiene sufficientemente forte per scatenare l'offens iva e la battaglia investe l' intero fronte, da Quota 33 - chiamata in arabo Teli Alam Abu e l Mabruka - alla depressione di Bab el Qattara. Insieme con i reparti dell'Afrika Korps, !'VIII Armata annienta le D ivisioni italiane Bologna, Trento, Littorio, Brescia, Trieste , Ariete, Pavia e Folgore. I battaglioni, le compagnie resistono dove e come possono, finché hanno munizioni, carburante, acqua da bere; cadono generali, uffic iali, sot1:ufficia li, so ldati. Paolo Caccia Dominioni vede i suoi uomini tenere le posizioni fino allo stremo, insieme con i paracadutisti della Folgore, ai quali il XXXI è assegnato di rinforzo. Cadono i migliori, a cominciare dai fratell i Marescotti e Costantino Ruspoli di Poggio Suasa. Scampa al disastro, perché rich iamato in Italia come Capo di Stato Magg iore della costituenda Divisione Nembo, il tenente colonnello Alberto Bechi Luserna. Su E l Alamein e le gesta dei paracadutisti scriverà il libro I Ragazzi della Folgore, illustrato da Caccia Dominioni. Il 9 settembre 1943, nel marasma dell'armistizio, Bechi Luserna sarà ucciso in Sardegna, mentre tenta di convince r e i paracadutisti della Nembo a non seguire i tedesch i e a rimanere fedeli al giuramento al re. Sarà decorato di MOVM alla memoria54

54 . T ENENTE COLONN El.1.0 GIOVANNI ALBERTO BE C Hl L US ERNA. Motivazione della MOVM alla memoria: «Ufticiale di elevate qual ità

7. IL MISTERO DE LL'A N ELLO DI PLATI N O
159

ULDERICO PIE RNOLI - NOME IN CODICE K2

Rom m e l torna dalla Germania e t enta di sa lvare il salvabile. Il 3 novembre Hitler ordi n a di resistere. Ore d'indecisione, poi il ripiegamento. Il magg iore Sillavengo r icorda che:

le istruzioni tedesche rivelano tuttavia una direttiva ordinata e metodica, un capolavoro di freddezza cinica, sempre tesa a impedire un afflusso alla litoranea, dove il movimento germanico non può essere disrurbato 55

morali e intellettuali, più volte decor ato al valore, capo di SM di una divisione paracadutisti , all'atto dell'armistizio, fedele al giuramento p restato e animato solo da inestinguibi le fede e da completa ded izione alla Patria, assumeva senza esitazione e contro le insidie e le prepotenze tedesche, il nuovo posto di combattimento. Ve n uto a conoscenza che uno dei repar ti dipendenti, sobillato da alcuni facinorosi, si era affiancato ai tedeschi, si recava, con esigua scorta e anraverso una zon a insidiata da mezzi blindati nemici, presso il reparto stesso per richiamarlo al dovere. Affrontato con le armi in pugno dai più acces i istigatori de l movimento sedizioso, non desisteva dal suo nobile intento, finché, colpito, cadeva i n mezzo a coloro che egli aveva tentato di ricond u rre s ulla via del dovere e dell'onore.

Coronava cosi, col cosci ente sacrificio della vita, la propria esistenza di valo r oso soldato, co n tinuatore di una gloriosa tradizione familiare di eroismo t.

Sardegna, I O settembre I 943.

55. CACCIA DoMINIONI 1962, p . 354.

162

La confusione cresce. Il XXXI Guastatori è mandato al Passo del Cammello, poi spostato verso la depressione di Bab el Qattara. Al deposito di E l Dabah arriva l'ordine di sgomberare in velocità, ma quando 200 camion carichi sono già pro n ti a partire, vengono bloccati e catturati dagli inglesi.

Caccia Dominioni arriva a Marsa Matruh con 250 guastatori; si sono scontrati con i blindati inglesi e non potendoli fermare perché privi di anticarro, li hanno giocati infilandosi fra dune e gole. Hanno piegato verso ovest e poi verso nord, fino a Marsa lv1atru h , dove il maggiore incredulo se li trova davanti ed esclama:

<<Il XXXI! Non può essere, voi siete cadaveri o prigionieri •> . Ne l diario de l battaglione, alla data del 5 novembre è annotato:

Prosegue il movimento, disturbato da attacchi aerei e da blindati. Alle ore 14.00 la co lonna è accerchiata, ma sfonda riportando perdite. Mancanti: ufficiali 6, sottufficiali e truppa 243. Presenti: ufficiali 12, truppa 239, di cui 97 dell a l" Compagnia, 138 della 7", 17 dell'8". Manca totalmente la l 5" d'arresto con il tenente Procacci. li XXIV Artieri con il capitano Fasano è stato sganciato dalla colonna fin dal 4 corrente. Località del fatto d'armi Khor el Bayàt56 •

7 IL
O
MISHRO D ~LL AN ELLO DI PLATI N
56. lvi , pp. 361-362. 163

ULDERI CO PIERNOLI - NOME IN CODICE K2

Sillavengo rivive i giorni di Caporetto, vede la distruzione dell'Armata del Deserto, è parte di una ritirata che tuttavia non si trasforma in rotta. I tedeschi hanno fatto a modo loro, anche se a danno degli italiani, e dopo Sollum il movimento si snoda con ordine.

È una Via Crucis: Marsa Matruh è evacuata e una dopo l'altra sono abbandonate Sidi El Banani , Sollum, Ain el Ghazala, Tobruch; stessa sorte per Dema, la Cirenaica, Bengasi, Agedabia e Sirte. Gli uomini trascorrono le notti all'addiaccio, su sabbie intrise d'acqua. I feriti sopportano per ore i sobba lzi e gli scuotimenti sul duro pianale degli autocarri, sistemati alla meglio fra il carico e i soldati. Fra loro, Renato Chiodini, Medaglia d'Argento per aver aperto il varco nella cinla di Tobruch, a fine giugno, ins ieme con il diciannovenne Giovanni Leccis, caduto accanto a lui e decorato di Medaglia d'Oro alla Memoria 57 •

57. CAPORALE MAGGIORE G I OVANNI LECCl5.. Morìvazione della MOVM alla memoria: •Di tempra unica per l'ardore, la disciplina e l'ascendente , sempre volontario nelle più dure imprese, si distingueva diverse volte nella difesa a o ltranza, lasciando avvicinare gli elementi avanzati nemici per poi annientarli col tiro infallibile delle sue armi e delle bombe a mano. Prescelto quale portatubi all ' assalto dj forte pos izione e destinato al senore più delicato, si lanciava generosamente alla testa dei suoi uomini , calmo e s prezzante fra l'imperversare della reazione nemica . Dopo aver indjvid uato e disarmato cliversc mine che s barravano l'accesso ai reticolati , giungeva primo sono gli stessi e at-

164

Ha una pallottola nel ventre e ogni volta che qualcuno gli sussurra <<forza Renato>>, risponde ridendo: <<Va bene, va bene•>. D 17 novembre, da Sirte, la marcia riprende verso ovest: Misurata, Leptis Magna, Homs, fino a Sìdi Azaz, dove:

ci fanno scendere in un valloncello solitario, ornato da qualche palma tubercolosa, di pochi ol ivi spelacchiati e di numerosi sassi. Non si può ch iamare accampamento quello che sorge attorno agli autocarri, tanto s iam o poveri di tende e di coperte, ma piuttosto di un addiaccio di naufraghi58

...

tirava su di sé il fuoco creando, con preciso lancio di bombe a mano, la cortina fumogena. Visto cadere un compagno portatubi, s'impadroniva del suo ordigno e lo faceva brillare , col proprio, sotto il reticolato, creando una prima breccia. Poi, con veemente slancio, portava un altro rubo per ampliare il va rco e veniva ferito da pallottola di fucile. Sangui nante, raccoglie va con sforzo supremo tutte le s u e forle, or mai allo stremo, e al compagno che gl i si era avvicinato per soccorrerlo, sdegnosan1ente rifiutando ogni cura, strappava di mano il rubo esplosivo, si dirigeva ancora sotto i grovigli e accendeva la terza carica. Nel compimento del sublime gesto, un colpo di cannone anticarro lo colpiva in pieno peno smorzandogli sulle labbra le invocazioni alla Patria e stroncando l'ardente giovinezza nella visione della vittoria. Fulgido esempio di g uastatore degno degli eroi leggendar i della terra sarda".

Fronte ùi Tbbruch, 20 g iugno 1942.

58. CACCIA DOMINION! - l LZO 1967, p. 145.

7 IL M ISTERO
DELL ANELLO DI PLATINO
165

Una tempesta di acqua e vento strappa via tutto , prima che il battaglione muova sulla linea di difesa oltre Buerat , dove il maggiore Sillavengo non arriva . Esaurito, spossato dalla dissenteria, stordito dal dolore per una scheggia di bomba a mano conficcatasi nel trigemino durante un'esercitazione, semincosciente per la febbre da broncopolmonite, è imbarcato sulla nave ospedale 'Gradisca'. Per lui l'Africa finisce qui, ma non finisce per iJ XXXI Guastatori che, ridol1o ad appena 86 uomini, combatterà fino a maggio del 1943 in Tunisia, nell'ultima difesa di Capo Bon. Il maggiore Sillavengo, stila un rapporto 'cattivo' e recrimina:

Per la terza vo lta un Battaglione Guastatori alla fronte africana subisce la distruzione di intere compagnie , o la loro catrura , per l ' impos sibi lità di difend ersi con armi adeguate 5q.

Parla dei pezzi anticarro da 4 7 sempre promessi e mai arrivati, dei sacrifici inutili, della perd ita del X Corpo d ' Armata, dei 23 battaglioni che lo componevano, dei quali uno solo, il XXXI Guastatori, è rientrato fra i reparti che dovranno tornare al fuoco , del «destino della Divisione Folgore che pare si difendesse ancora diversi giorni dopo».

ULDERICO PIERN O LI N OME IN COD ICE K2
59. lvi , p. 152. 166

Accusa i tedeschi di aver lasciato a pied i gli italiani, pensando a salvare so lo se stessi.

L'amarezza e il risentimento g li prendono la mano, esalta la tenuta e l'omogeneità del suo battaglione.

E ancora scrive:

La sensazione di questa forza l' abbiamo avuta incontrando ufficiali d'alto rango salvati senza le loro tru ppe per virtù di motori potenti e di buoni pneumatici . Non è edificante vedere gli ufficiali d'alto rango in tale situaz ione, e non possono essere invidiati neppure se hanno portato in salvo il bagaglio completo, le reti metalliche dei letti e le sedie a sdraio. Qualcuno di noi non ha più niente, al di fuori della pistola e del pugnale... 60 •

Il 15 gennaio 1943 il Comandante Superiore d'Africa, generale Giovanni Messe, gli comunica:

Ho preso dal vostro rapporto quanto interessava perché venisse riconosciuto il modo ammirevole con il q u ale il vostro magnifico reparto ha asso lto al suo compito. Avrò sempre piacere di rivedervi 6 1

60. Ivi, p 154.

6 I. Ivi, p 158.

7. IL MISTERO D ELL'AN ELLO D I PLATI NO
167

A Roma il rapporto è considerato offensivo sia per l'alleato tedesco che per gli Alti Comandi e lo Stato Maggiore, soprattutto per la storia delle sedie a sdraio. Sillavengo - che in due anni di giostre è calato da ottantasette a cinquantacinque chili - è posto sotto inchiesta. Il 6 febbraio è nelle stanze del Ministero della Guerra in via Venti Settembre, dove gli uscieri lo accompagnano con attenzione inconsueta.

Scrive al riguardo:

A un certo punto, superato un portale vetrato, il corridoio si orna di passatoie rosse e felpate, preoccupanti e foriere di sciagura quanto la sirena dei pompieri. Le passatoie distinguevano , dagli a ltri uffici, il gabinetto de l Ministro, definizione ambigua che tuttavia designava , se l ' espressione è consentita senza ironia, il cuore pulsante dell'edificio 62 •

Gli sono inflitti tre mesi di arresti di fortezza. Poi ci ripensano e il 23 febbraio riceve un 'r iservato personale ' :

Vi comunico che l' eccellenza il Sottosegretario di Stato alla Guerra vi ha inflitto un richiamo perché , in una relazione circa l' impiego del vostro reparto nel corso dei

ULDERICO PI ERN O LI - N O ME IN COD
K2
ICE
62. Ivi, pp. 9 - 10. 168

recenti eventi bellici, facevate inopp o rnmi apprezzamenti su l contegno tenuto da ufficiali, anche di grado elevato, appartenenti ad altre unità 63

Nella primavera deJ 1943 lo Stato Maggiore decide di soppr imere la specialità Guastatori, dopo che i battaglioni che la componevano sono stati distrutti in Africa e in Russia.

I superstiti, meno di 100, feriti o malati non ci stanno. Paolo Caccia Dominioni s i rivolge al generale , l'alpino

Emilio Faldella, e il XXXI risuscita come Battaglione Guastatori Alpini, al suo comando, con sede ad Asiago. Si presentano 3000 volontari, soltamo un terzo supera il corso e i nuovi guastatori si aggregano attorno agli ottanta veterani.

È sangue nuovo per i ' gladiatori del deserto ' .

7 IL MISTERO DEL L'ANELLO D I PLATI NO
63.
,
158. 169
lvi
p.

8. LA RESISTENZA

M e nt r e è im p e gn ato i n u n a marci a no t t urna, la sera del 7 settembre 1943 il maggiore Sillavengo è convocato d'urgenza al comando di Reggimento , a Banne , nei pressi di Trieste. U na corsa in motocicletta con Renato Chiodini , per nulla fiaccato dalla pallottola di El Alamein, e la mattina dopo il comandante fa rapporto al colonnello sullo stato del battaglione: 54 ufficiali, 100 sottufficiali e 1000 uomini di truppa, armamento adeguato, mancano quattro cannoni anticarro e i mortai. All'oscuro di quello che sta succedendo a Roma cd è già accaduto a Cassibile il 3 settembre, il colonnello lo spedisce immediatamente al Ministero della Guerra per ottenere l' artigli eria. Aspetta il treno , quando Trieste esplode in un boato: Badoglio per radio ha annunciato l' armi s tizio (o <• resa senza condizio1ù» secondo gli Alleati).

171

La gente scende in strada p e r festeggiare, l'istinto dice al maggiore Sillavengo che i tedeschi reagiranno, che sarebbe meglio tornare al suo reparto. Il colonnello però conferma l'ordine: arm istizio o non armistizio, la missione a Roma prosegue.

Alle 02.00 la tradotta è ferma a Bologna. Un capitano anziano, un richiamato, incita i suoi uomini a resistere ai quattro tedeschi che vogliono disarmarli. Li fanno prigionieri. Ma su 300 soldati della tradotta, so ltanto una quindicina reagiscono: fra loro Caccia Dominioni. Il convoglio è circondato, le strade bloccate con mitragliatrici, blindati, carri 'T igre'.

Poco dopo - egli ricorda - l'intera tradotta, so lo parz ialmente ribelle, disarmata, è fatta coricare a terra nel piazzale, fra sei mitragliatrici puncace. Ogni tanto un tenente tedesco ci arringa: la n ostra probabile sorte è FUCILAMENTO . Ripete la parola con volunà64

Con un 'umiliante marcia attraverso la città, i tedeschi ammassano 10.000 prig ionieri nella caserma del m Artiglieria. Ogni tentativo di fuga abortisce sul nascere.

Gli ufficiali sono subito portati via, gli ultimi sono avviati a piedi verso la stazione ferroviaria. Aiutato da due civili, il maggiore elude l'attenzione della sentinella, sca-

ULD
PIERN O LI N OME IN
ERICO
CODICE K2
64. CACC IA DoMlNIONI 1977, p. 21. 172

valca un mureuo , trova rifugio in casa dell'anziano architetto Cleto Capri che già ospita altri tre giovani fuggiaschi. Rivestito alla meglio con abiti borghesi, Paolo Caccia Dominioni è accolto dall'arcivescovo di Bologna , il cardinale Giovanni Battista Nasalli R occa di Corneliano, da l quale apprende che il re Vittorio Emanuele Ili, il Capo del Governo Pietro Badoglio con alcuni ministri e parte de ll o Stato Maggiore sono riparati a Brindisi: la Flotta si è consegnata a Malta, gli Alleati sono sbarcati a Salerno, ci sono stati combattimenti a Roma, Milano, Reggio Emi l ia, in Trentino ma quasi dapperrutto le truppe si sono arrese. Ci sono state delle fucilazion i. Treni carichi di prigionier i partono per la Germania e per la Polonia. Paracadutisti tedeschi hanno liberato dalla prig ionia sul Gran Sasso Benito Mussolini, che ora si trova in Baviera. Da Campo Imperatore inizia una storia nuova . Contiguo alla villa Arcivescovile di San Miche le i n Bosco c'è il chiostro adibito a padiglione dell'ospedale Rizzoli, affollato da feriti di guerra, fra i quali il capitano dei Guastatori Manlio Mar ia Morelli, reduce di Russia , che Sil lavengo incontra tramite il cardinale. Da lui riceve abiti borghes i adatti e sopranutto ottiene di essere visitato dal professore Oscar Scaglietti, un ' autorità nel settore ortopedico, direttore de ll 'ospedale con i gradi di colonnello med ico. La piccola scheggia di bomba a mano incuneata nel trigemino dà a Scagliecti

8. LA RES ISTE N ZA
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U LDERICO PIERNOU NOME IN CODICE K2
CIA DOMINIONr

la possibilità di firmare una licenza di sei mesi per il maggiore, tenente colonne ll o in pectore.

Il giorno dopo la licenza è 'consacrata' da uno scorbuùco capitano medico tedesco, intimorito dall'autorità del professore, che appone il nmbro con il «pollastro•>,

l'aquila con la svastica.

Alla 'Casavecchia', la sua grande casa di Nerviano, Paolo Caccia Dominioni riabbraccia l'anziana madre Bianca, la Mamà, e trova diversi guastatori fuggiti da Asiago. Gli raccontano che il battaglione con il capitano Piero Santini ha tenuto duro per qualche giorno, prima di sciogliersi. Alcuni hanno scelto la macchia, come Chiodini, altri la Repubblica Sociale, come il cappellano Luciano Usai e il capitano Morelli, il ferito di Bo logna.

Il maresciallo dei Carabinieri cli Asiago, Francesco Molinas, custodisce la piccola bandiera bianca e rossa del battaglione che aveva sventola to a El Alamein. Fra le cose portate a Nerviano da Chiodini e dagli altri c'è il nmbro to ndo del battaglione. Insieme con quelli fabbricati da due guastatori, danno parvenza di legalità alle licenze illimitate per gravi ragioni di famiglia di 200 fuggiaschi, giustificandone la mancata presentazione ai comandi, ordinata ai militari in servizio 1'8 settembre.

8. LA P.E$1SìENZA
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ULDERI CO PIERNOLI N O ME IN CODICE K2 176

La Casavecchia diventa un centro di cospirazione, Paolo Caccia Dominioni mobilita energie e conoscenze.

TI mondo cospiratorio - ricorda - geloso della propria ermeticità può diventare pericoloso. Ma anche qui mi sono utili parentela e amicizia ... Finalmente ho trovato la via diretta, l'avvocato Alfredo Pizzoni, direttore centrale del Credito Italiano, già maggiore dei bersaglieri con un bel passato cti guerra, notoriamente e da molti anni staccato dal compianto e provvisoriamente resuscitato regime ... Pizzoni ora, e ne ho le prove, è al centro della ribell ione , esponente della base operativa non ancora spostata da Roma 65

Attraverso Pizzoni, conosciuto a Genova nel 1941, al quale ha confidato l'attività cospirativa interna allo Stato Maggiore, ottiene contatti, finanziamenti in denaro, la promessa di armi e collegamenti con altre bande. In attesa dell'azione, Caccia Dominioni riceve la visita dell ' avvocato Aldo Alliata , presidente della Metallurgica Vittorio Cobianchi di Omegna, che in sostanza gli 'ordina' di andare a lavorare presso gli uffici milanesi dell'azienda per tenere, in realtà, i contatti con le formazioni partigiane già nell'area dell'Ossola.

Vorrebbe menare le mani e gli si apre un nuovo periodo di attività d ' intelligence.

65. Ivi, p 45.

8. LA RES ISTE N ZA
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ULDERICO PIERNOLI NOME IN CODICE K2

La prima missione è un difficile viaggio in macchina fino a Roma, proceno da un lasciapassare pieno di bolli con il <<po llastro•>, mentre un poco credibile timbro del RUK, l'organismo tedesco per la produzione bellica, protegge una valigetta che ufficialmente contiene documenti, ma è piena di banconote per diversi milioni. In una pa lazzina di via Sa laria consegna il denaro all'ammiragl io Franco Maugeri , ex capo del Servizio Informazioni della Marina, comandante dell'incrociatore 'Bande Nere'.

Gli accenno, per noi del nord - ricorda Caccia Dominioni - alla difficoltà di armarci e di organizzarci, alle notevoli perdite e alle molte deportazioni. Mi sembra di capire che è inuninente il trasferimento a nord del nostro comando s uperiore: le cose non sono molto brillanti neppure a Roma, screzi con governo del Sud, arresti su tutta la linea, malafede degli alleati ecc. Mi sembra pure di capire che il prossimo 'capo supremo' è già in partenza verso nord. La regola impone di non chiedere chi sia<,{;.

Si tratta del generale Raffaele Cadorna, comandante della ricostituita Divisione Ariete, che si è battuto contro i tedeschi a Monterosi, nel Lazio, ed è passato alla Resistenza.

8. LA RE SISTENZA
66. lvi , p. 65 . 179

ULDERICO PIERNOLI - NOM E IN CODICE K2

Paolo Caccia Dominioni invidia g l i uomini di Cino Moscatelli e di Filippo Beltrami che nell'Ossola già disarmano presidi della RSI, compiono sabotaggi e incursioni nei centri abitati. Capisce che la Resistenza ha bisogno di organizzarsi e impara che <•nella guerriglia il grado militare non conta più niente: vediamo il colonnello che viene eliminato o retrocesso a gregario, il caporale maggiore elevato a comandante perché gli uomini gli vanno dietro•> 6 7 .

Come le altre bande che operano nella zona di Rho, la formazione di Nerviano finisce inquadrata in una Brigata Garibaldi S.A.P. (Squadre di Azione Patriottica), egemonizzata da comunisti veterani della guerra di Spagna, abituati a ll a clandestinità e a una rigida disciplina. Sillavengo mantiene il comando, con Sandro Avani come vice, affiancato però da un commissario politico comunista.

Impara anche che ogni errore si paga, come accade a Beltrami e ai suoi uomini, caduti in Va l d'Ossola, ma anche a l nemico. Il perfeno tedesco del maggiore induce un loquace Feldwebel (sergente) di origine cecoslovacca a crederlo ufficiale della Wehrmacht e a rivelargli che un treno blindato sta scendendo da Domodossola per spazzare via i partigiani. Una tempestiva mina sui binar i lo b locca.

67. lvi, p. 76. 180
8 LA RESISTENZA 181

ULDERICO PIERNOLI NOME IN CODICE K2

A Nerviano le azioni si limitano a sabotaggi di linee telefoniche e binari , alla distribuzione di volantini e aJ prelevamento di viveri. I partigiani hanno bisogno di armi e poiché non arrivano quelle promesse, decidono di procurarsele. Con la complicità di operai e impiegati, fra i quali Vittorio Bonetti, paracadutista della Folgore a El Alamein, a giugno l' Operazione Tosca consente ai partigiani guidati da Sillavengo di prelevare dalla Fiocchi , a Be ll edo di Lecco , 30 mitra Beretta, 42 pistole, 20.000 cartucce. Pesantemente minacciato dai vertici comunisti della 106" Brigata Garibaldi, il vicecomandante Sandro dovrà poi cederne una parte. Sillavengo non può intervenire.

Durante uno dei suoi g iri , mentre fa co lazione seduto a un caffè d i Arona, 1'11 luglio è fermato da un brigatista della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR). Potrebbe cavarsela, forte del passaporto che lo identifica come Francesco Nicola Silva, r ientrato dall'estero , ingegnere in cerca di lavoro, senza parenti in Italia. Lo tradisce un santino di San Rocco, avuto da un ragazzino all ' uscita dalla messa. L'ha messo nel portafogli, senza accorgersi che sul retro è stampata la ' Preghiera del Partig iano ' . Il marescia llo della GNR di Arona lo invia al comando di Novara. Appena arrivato tenta di fuggire, un colpo al ginocchio con il calcio de l mitra lo blocca. Nella caserma un giovane paracadutista gli molla un gran ceffone, gridando: <•Mio fratello del XII

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Battaglione Nembo è stato ucciso sul fronte di Anzio, prendi questo•>. Calci, pugni, bastonate, soprattutto al capo, lo riducono in uno stato soporifero. Il federale Giuseppe Dongo lo finirebbe con un co lp o alla nuca , ma preferisce affidarlo ai tedeschi.

Un tenente della Fe ldgendarmerie scopre in poche ore che i documenti dell'ingegner Silva sono falsi.

Sillavengo declina allora le sue vere generalità e il grado , sottolineando di essere stato decorato con la Croce di Ferro da Rommel in persona e snocc iola i nomi dei generali Ramcke e Westphal con i quali ha combattuto in Africa Settentrionale. Il tenente, a scanso di grane, passa la mano a l Sicherheù Dienst di Torino.

Il 15 luglio Paolo Caccia Dominioni fa il suo ingresso nelle carceri 'Nuove ' , dove imperversano due marescialli Ledeschi, assistiti da sei militi delle Brigate Nere.

N cssuno sembra curarsi di lui che, dalla cella numero 8, assiste al passaggio degli ebrei rastrellati e deportati, dei partigiani avviati alle esecuzioni per rappresaglia o inviati nei lager.

Il 3 agosto il Maresciallo Zieglcr lo convoca per un nuovo inutile interrogatorio al termine del quale gli annuncia: <<Ho esegu ito l'ordine di tentare, senza ricorrere ai soliti mezzi, ma è inutile anche perché un altissimo nostro personaggio, interrogato sul suo conto, ha deposto in modo tale che lei verrà messo in libertà prima che finisca il mese•>.

8 LA RESISTE N ZA
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ULDERICO PIERNOLI - NOME IN CODICE K2

A Ferragosto Sillavengo è convocato dai due marescialli tedeschi che gli comunicano l'ordine di liberazione e lo avvertono: <•Però si ricordi bene, signor maggiore: primo, se per noi tedeschi lei è a posto, gli altri, cioè i fascisti, le staranno sempre alle calcagna; seco ndo: se lei dirà una sola parola per quanto può aver visto e senùto qua dentro verrà ripigliato e non finirà così bene come stavolta>>. Malmesso per le percosse ricevute , Paolo Caccia Dominioni entra in clandesùnità e riprende la sua atùvità di collegamento. Il 12 ottobre 1944 scompare l'amatissima Mamà. Sa che lo aspettano, ma non rinuncia a partecipare al funerale, con la pistola in tasca. Sfugge all'arresto e il giorno dopo viene a sapere che Erwin Rommel è morto, ufficialmente in seguito alle ferite riportate in un anacco aereo, in realtà 'suicidato' per ordine di Hitler che lo sospetta di aver preso parte all'abortito complotto per eliminarlo. Sillavengo intuisce che è lui (( l'alùssimo nostro personaggio>> che aveva parlato in suo favore e ne avrà conferma nel 1954, durante un incontro con la vedova del feldmaresciallo. Da settembre Giovanni Pesce, 'Visone', già famoso come gappista a Torino e a Milano, assume il comando della 106" Garibaldi, che trascina in azioni di guerra e attentaù contro delatori e spie. Anche l'espe rienza spagnola e la determinazione di Visone non evitano, però, rischi e insuccessi.

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Ordina al distaccamento di Nerviano di attaccare un posto di blocco delle Brigate Nere, alla periferia di Legnano. Sandro Avani vorrebbe disarmare e poi lasciare in mutande i brigatisti, ridicolizzando li. Visone non ama atteggiamenti umanitari, gli toglie il comando e lo affida a un elemento fidato, il partigiano Walter. Il 6 novembre , organizzata frettolosamente, la sorpresa fallisce, i partigiani subiscono perd i te e sono costretti alla fuga. Walter poco dopo sarà catturato e passato per le armi . Nonostante la distanza di idee, la risolutezza di Giovanni Pesce affascina Sillavengo a l quale piacciono gli uomini d'azione e, a guerra finita, appoggerà la concessione de ll a Medaglia d'Oro .

Sorpreso a Casavecchia , dove è tornato a rifugiars i per smaltire le conseguenze del pestaggio alle Nuove, che ogni tanto si riaffacciano , a lla fine di gennaio Caccia Dominioni è arrestato per la seconda volta, insieme con due suoi ospiti, l'ambasciatore Carlo Galli, che lo aveva ch iamato ad Ankara, e il vecchio generale Luigi Trionfi. AJla richiesta di quale sorvegli anza esercitare nei loro confronti , 1\t1ussolini in persona annota su un foglio: <•Li conosco rutti e tre. Fermo! »68

Interessato dalla sorella di Caccia Dominioni, da Gardone si muove il sottosegretario agli Esteri Ubaldo Alberto Mellini Ponce de Léon e dopo due settimane nel

8 LA RES 1STE N7 A
68. Ivi , p . 277. 185

ULDERICO PIERNOLI - NOME IN CODICE K2

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carcere di San V ittore, a 1\1ilano, senza una specifica imputazione, l'Ufficio Politico Investigativo della GNR

è costretto a passare la mano alla magistratura ordinaria. Un giovane procuratore procede all'interrogatorio dei fermati. Alla domanda quale sia la sua professione, Caccia Dominion.i risponde con spavalderia e rabbia: <•Laurea in ingegneria, sicar io di Mosca>>.

Il magistrato sorride e firma la scarcerazione. Qualcuno sussurra al maggiore: «Non fare l'imbecille, è uno dei nostri». Caccia Dominioni, Galli e Trionfi fanno appena in tempo a lasc iare il carcere e a rifugiarsi presso amici milanesi che arriva un camion con l'ordine di condurli a Brescia. Mentre il primo si ferma a Carate Brianza, gli altri due tornano a Casavecchia dove, il giorno successivo, sono prelevati e trasferiti nel carcere di Lumezzane: li resteranno fino alla Liberazione. Il 22 marzo 1945 il cugino Alessandro Porro presenta a Paolo un 'distinto signore' il quale, schiettamente, gli comunica che dovrà assumere il comando delle formazioni del Comitato di Liberazione Nazionale Fiamme ¼rdi - con radici popolari e apolitiche , legate alla migliore tradizione alpina - ed entrare a far parte del Comando Regionale Lombardo. Il 'd istinto signore' è Enrico Mattei, rappresentante della Democrazia Cristiana nel Comi t ato di Liberazione Naz ionale Alta Ita l ia e nel Comando Generale della Resistenza.

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Pochi giorni dopo, il neocomandante scampa al terzo arresto, mentre sono catturati due elementi del Comando Regionale, Vittorio Bonctti e Giulio Alonzi, del Partito d'Azione, traditi da una delazione.

Dai primi di aprile Sillavengo coordina uomini, svolge ispezioni, divide i finanziamenti, spartisce fra i partigiani lombardi i viveri, le arm i e le munizioni lanciati dagli Alleati. Il 24 aprile il distaccamento di Nerviano insorge per primo e trascina all'azione anche i distaccamenti di Garbatola e Cornaredo. Il giorno successivo ottiene la resa della Brigata Nera Aldo Resega.

<< Qui finisce la storia della 106A,> scrive Sandro Avani69

Non finisce l'attività del Comandante Sillavengo, nominato Capo di Stato Maggiore del Comando Regionale Lombardo. L'insurrezione lo sorprende impegnato in Valcamonica. A Milano si rende conto della confusione che regna, vede i mitra puntati troppo facilmente , anche contro compagni di lotta: è il caso di cinque giovani partigiani - di cui uno di Nerviano - eliminati dall'8A Brigata Matteotti, comandata da Vero Marozin , solo perché rapati, essendo stati detenuti a San Vittore. Il capitano dell'Office of Strategie Services americano

Emilio Q. D'Addario scampa per miracolo alla stessa sorte, mentre è gravemente ferito Sonetti, appena scarcerato, coinvo lto in un attentato per eliminare il maresciallo Rodolfo Graziani, catturato e trasferito a Milano.

69. Ivi , p . 320 .

U LDERICO PI ERNOU - NOME IN COD
ICE K2
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Il 2 maggio Sillavengo s'insedia nel suo ufficio di Palazzo Cusani e si ritrova alle prese con tre ufficiali ing lesi dell'VIII Armata, appartenenti al Patriots Office. Hanno fretta di disfarsi dei partigiani e gli consegnano la nomina a Commissario per il dt'sbanding in Lombardia, cioè per lo scioglimento delle formazioni lombarde e il ritiro delle arrni. Caccia Dominionj si rende conto che aggiungendo i 7800 di montagna - ai quali aveva distribuito razioni viveri e contri buti - ai 10.000 che operavano in pianura, più un buon arrotondamento, i partigiani in tutto sarebbero dovuti arrivare a 20.000. Rimane sorpreso quando, chiusi i conti, ne sono riconosciuti , indennizzati e smobilitati 85.600 in tutta la regione. Costretto ad appoggiarsi al bastone, ancora sofferente per i dolori alla testa, il 7 giugno 1945 annuncia con un messaggio:

Partigiani della Lombardia, oggi si sciolgono Comandi e Formazioni, non i vincoli che c i legano ... 70

Si congeda così, come tanti altri compagni, senza assumere alte funzioni politiche o incarichl di prestigio. Giura a se stesso che mai rimetterà piede all'estero, soprattutto in Egitto , dopo quanto accaduto agli italiani.

8 LA RESISTENZA
70. Ivi , p . 366. 189

L 1 ULTIMA M ISSIONE

Dopo due anni Caccia Dominioni non ha p iù bisogno del bastone, anche se cammina con difficoltà.

L'architetto Gaston Victor Rossi, suo antico collaboratore al Cairo, lo rivuole nelJo studio d'ingegneria lasciato nel 1938.

TI solenne impegno è dimenticato, sono tempi grami e a giugno 1947 parte da Genova a bordo de l piroscafo 'Giosuè Borsi',con un biglietto di ponte perché non ha denaro sufficiente per pagarsi un po sto in cabina.

9. QUOTA 33
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ULDERICO PIERN O LI - N O M E IN CODICE K2 192

Ha ripreso il suo lavoro da un anno, quando il Console Alfredo Nuccio, bersagliere del Carso e di Libia, mutilato, convoca l'ingegnere per dirgli:

Dcvi andare a vedere che cosa succede dei nostri morti nel deserto . Puoi andare anche domani. Vedi, riferisci, fai proposte71 •

Il 1° luglio 1948 Paolo Caccia Dominioni lascia Alessandria su una traballante e sovraccarica corriera diretta a Marsa Matruh. Chilometro 90: relitti britannici, filo spinato, mine; chilometro 102: El Alamein; chilometro 111: primi rottami italiani; chilometro 119: cimitero di Teli el Eissa , sotto Quota 33, e il campo minato australiano. La corriera riparte: solo, in mezzo a cinquemila croci, è avvolto dal sil enzio. Quasi la metà sono italiane, allineate per 17 file in o tto campi, alcune con nomi, date , gradi, reparti; altre con un'iniziale e un cognome o un nome; altre ancora con parole incomprensibili, oppure unknown ùalian, unknown parachutist. È il cimitero realizzato, fra il 1943 e il 1945, da 4 7 prigionieri italiarù del Campo 308, alle porte di Alessandria. Su richiesta inglese, si sono offe rti volontari per seppellire i caduti nel deserto, coord inati dal sergente maggiore Nicola Pellicciotta, bolognese, e dal sergente Pierangeli, senese.

9. QUOTA 33 L'ULTI MA M ISSIONE
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71. CACCIA DOMINION! 1962, p. 383; cfr. BRIANI 1982, p. 152.

Spianano quattro ettari di deserto, preparano i riquadri divisi da vialetti, sistemano i cana letti di drenaggio, p o i cominciano a recuperare i caduti , a mani nude , perché gl i inglesi non hanno distribuito guanti di ness un genere. Ogni tanto qualche beduino, in cerca di tombe da profanare e saccheggiare, di rottami da recuperare, salta su una mina e condivi de la sorte del caporale maggiore Giulio Generali, dell'artigliere Emilio Selvatici, del fante Nicola Guermandi. Ad agosto 1945 la guerra cessa su tutti i fronti. Quello che è fatto è fatto, i 44 ita li ani che ancora scavano salme tornano ospiti del Campo 308. Qualcuno è rimpatriato poche settimane dopo , a l tri dovranno aspettar e il 1946, senza nemmeno un grazie di cortesia.

Impreca a voce al ta l'ex comandante de l XXXI G u astatori, che ha trovat o le tombe di dive r si compagni caduti. Impreca e si ritrova a fianco Gomaa Abdel Hamid

Alì - il guardiano nominato dagli inglesi che però non pagano - il quale gli dice: di deserto è ancora pieno di morti. Da un anno gli inglesi hanno smesso i recuperi > >. Ecco il cimitero tedesco; 12 chilometri p iù in là, all'ombra de l minareto di Sidi Abdel R ahman, un camposanto più picco l o, con 4QO tedeschi e ita liani: tombe aperte, croci mancanti. Accanto 300 carri armati trascinati fin lì , nonostante fossero stati colpiti, perché

avevano ancora i cingoli. A l 7 chilometri verso Alessandria , il cimitero inglese, l' unico dove ancora si la-

ULDERICO PIEF\NOU - NOME IN COD ICE K2
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vora. Sulla via del ritorno domande angosciose affollano la mente dell'ingegnere: cosa dire agli orfani, alle vedove, ai genitori dei nostri caduti?

Per Paolo Caccia Dominioni è tempo di partire per una nuova missione. Il Console Nuccio riceve la sua relazione che comincia con <<sa lvare le tombe dalla furia delle acque ,> e termina con il progetto di costruire <<un cortile a portico che metta in evidenza il sacrificio italiano•>, embrione del futuro Sacrario.

Ci vuole un anno per ottenere il via dall'Italia e al Ministero della Difesa per organizzare una delegazione appoggiata alla Legazione italiana. I fondi arriveranno, quando non si sa. Tutto il personale consiste nel solo Paolo Caccia Dominioni. Chiede subito gli elenchi dei caduti, ma sono andati quasi tutti distrutti, causa i moti eventi,>. Negative anche le risposte da comuni e prefetture. Rispondono invece i familiari, i comandanti superstiti, le sezioni delle associazioni combattentistiche e d'arma, mettendo a disposizione documenti e lettere. Una circolare privata invita i reduci del XXXI a darsi da fare e arriva denaro sufficiente per costruire un locale e ripulire i fossi. Per mesi, Caccia Dominioni trascorre gran parte della settimana nello studio del Cairo, gli altri giorni con una jeep viaggia sui vecchi campi di battaglia, insieme con Gomaa. Ogni volta rientrano portando salme ridotte a ossa, avvolte in un telo o chiuse in una vecchia cassetta di munizioni.

9. QUOTA 33 L'U LTI MA MI SSIONE
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S . O. Book 129 G R

Durante la festa dell'Arma de l Genio, il 24 giugno 1950, alla Scuola Pionieri della Cecchignola, a Roma , è l'occasione per decorare il labaro del XXXI Guastatori. Sono presenti un centinaio di reduci, alcuni arrivati da molto lontano. Fra loro anche Renato Chiodini, il combattente d'Africa , il partigiano de ll a 106" Garibaldi. Apprende del lavoro del suo maggiore a El Alamein e decide di <<dare una mano,>.

Il 18 settembre, a Quota 33, sulla torre della base appena ultimata -a suo modo, un faro per lo spirito di chi sente il dovere di servire - schiocca al vento il Tricolore italiano con gli stemmi delle quattro Repubbliche Marinare sovrastati dalla Corona.

ULDERICO PIERNOLI - NOME IN CODICE K2
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È un dono portato dai cadetù dell'Accademia Navale di Livorno, imbarcati sull'incrociatore Montecuccoli, in visita ad AJessandria. È quasi un colpo di mano, con il consenso del comandante dell'Accademia, Fer r ante Capponi, che ha aggirato dubbi politici e cavilJi burocratici. 11 diario della missione si dispiega sulle pagine del registro in carta pesante, rilegato in cartone, con dorso in tela scarlatta, lettere dorate sulla copertina:

S. O. Book 129, le iniziali di Re Giorgio e la Corona imperiale. Caccia Dominioni l'aveva trovato nel 1942 in un deposito inglese abbandonato e ne aveva fatto il Diario del XXXl Guastatori.

Ogni giorno annota le «Ricognizioni>>, i recuperi, gli equipaggi, talvolta gli ospiti, anche stranieri, i primi giornalisti: Enrico Emanuelli, Luigi Romersa, Luigi Gastaldi che con i loro articoH aiutano a far conoscere il lavoro che si fa sul campo , in Africa. A dicembre 1950, proprio mentre sono osp iti Romersa e Gastaldi, in quello che era il settore del fronte tenuto dal 187° Reggimento, IV Battaglione, 1 l /\ Compagnia della Folgore, trovano i resti del capitano Costantino Ruspoli, nella posizione indicata da un disegno fatto a memoria dal suo portaordini. Lo schizzo permette anche di tracciare piste per nuove ricerche, attraverso campi minati, reticolati e relitù.

Il 25 dicembre, con il cappellano don Luigi Odello, Caccia Dominioni e Chiodini, persa la pista, si ritro-

9 QUOTA 33 L' U LTI MA M ISSION E
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vano in un campo minato dal quale escono con la jeep danneggiata. Sono costretti a trascorrere la notte di Natale nel deserto, al freddo. Don Odello appronta l'altare su l cofano della macchina e celebra la messa alla luce dei fari. Ogni ricognizione dà i suoi frutti ed esige un prezzo. 31 marzo 1951, <•Ricognizione 72*, lo scoppio del detonatore di una mina a Teli cl Eissa si prende una parte del braccio destro di Renato Chiodini. Ad Alessandria lo salvano, recidendogli due tendini. Dieci giorni dopo, con una protesi, rientra a Quota 33 per contribuire ancora al lavoro di recupero. Nei mesi successivi altre mine uccidono Gomaa Abdel Hamid Ali, il primo collaboratore di Caccia Dominioni, le guide Mihail Gaffir, il figlio Abu Seid, Amran Zarrug, Sotgi Aluani, Saleh Alam, Abdel Krim Mubarak. Ancora una mina spacca l'avantreno della jeep, lascia illeso Chiodini ma provoca una commozione cerebrale a Caccia Dominioni, costretto a un'estenuante marcia fino a Quota 33.

Alla fine del 1952, ai 'pellegrinaggi' dei parenti, che arrivano talvolta a 1000 ogni mese, seguono associazioni di reduci, di decorati, equipaggi della Marina Militare, ministri e capi di Governo, primi fra tutti il Ministro della Difesa Randolfo Pacciardi e il Sonosegretario Giulio Andreotti e, per tre volte, la vedova di Rommel. Caccia Dominioni e Chiodini devono vedersela con la burocrazia romana che traua la loro opera

ULDERI CO PIERN OLI - NOM E IN C O DICE K2
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come «una questione di fureria e di coperte di caserma>>e accusa di <<esibizionismo,> due persone che lavorano quindici ore al giorno, con grande economia di risorse. Loro malgrado, faranno i conti anche con altri personaggi. 'Sciacalli', come un imprenditore itali ano che briga per trasferire in Italia le salme recuperate , ovviamente accaparrandosi l'appalto. Come un truffatore tedesco che , spacciandosi per tenente colonnello, ottiene la direzione dell'EinsatzgruppeAfrika, fino allora diretto da un ufficiale di Rommel, il capitano Hermann Schultze-Dewitz, ferito sette volte e mutilato. Smascherato e arrestato a Bengasi, nel suo bagaglio trovano 42 denti d'oro recuperati dalle salme, documenti su traffici d'armi e contatti con ce llul e comuniste. È un sottufficiale degradato, condannato per furto, sfuggito ai russi, assunto dagli americani, sponsorizzato da un ignaro feldmaresciallo del quale ha irretito la nipote.

Ci si mettono anche i memorialisti.

Il maresciallo Bernard Law Montgomery, nelle memorie Da El Alarnein al fiume Sangro, ha accenti non proprio cavallereschi nei confronti degli italiani.

DesmondYoung, con Rommel, e W.B. Kennedy Shaw, con Long Range Desert Group, si lanciano in affermazioni denigratorie per i nostri soldati.

Indignato, Sillavengo s'impegna con loro in una dura polemica sui giornali italiani e stranieri.

9. QUOTA 33. L'U LTI MA MISSIO N E
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L'amico Peniakoff lo consiglia di non curarsi di Kennedy Shaw, <<irresponsabile, inacidito da una moglie spaventosa•>. Young scrive una lettera nella quale afferma di <•amare gli italiani•> , grato per l'aiuto quando è evaso dalla prigionia. Sillavengo e Chiodini lottano anche contro il tempo, danno nomi e cognomi a tanti sepo lti come ignoti, ricostruiscono identità dai piastrini di riconoscimento corrosi dal tempo e dalla sabbia.

A Tobruch ritrovano la tomba e i resti di Giovanni Leccis, caduto mentre era accanto a Chiodini nell'assalto alla piazzaforte. Recuperano le salme della Medaglia d'Oro Marescotti Ruspali , colonnello della Folgore, fratello del capitano Costantino, e quelle di altri caduti riesumati dai campi 3, 4 e 7 di Gebel San hure. In una cassa di zinco dimenticata dagli inglesi nel piccolo cimitero di Rain Pool , trovano quello che è rimasto del tenente Teodoro Verson e degli altri sette della 90" Compagnia Artieri Trieste, saltati in aria nell'esplosione del carico di mine, il 24 settembre 1942. Settimane, mesi, anni nel deserto, con il cappello alpino dalla lunga penna a ripararli dal sole. Caccia Dominioni e Chiodini percorrono centinaia di migliaia di chilometri, ricevono e guidano migliaia di persone che arrivano a Quota 33.

Nel 1952, il tenente co lonnello, allora in servizio a l Commissariato generale onoranze caduti in guerra, è chiamato dal Servizio Informazioni delle Forze Armate per un ultimo compito.

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ULDERICO PIERNOLI - NOME IN
ICE K2

Nel 1953, il colpo di fulmine per l' anziano ufficiale dei guastatori . In casa cli amici vede per la prima volta Elena , bruna, occhi chiari, riservata. È la figlia del Comandante di Marina Giorgio Sciolette, sopravvissuto, anche se gravemente fe r ito , a l disastroso attacco dei mezzi d ' assalto contro Ma lta, il 26 luglio 1941. Si scrivono per mesi e quando Elena va in Egitto con il Cappellano Militare Capo, don Pietro Nani, decidono di sposarsi. Il matrimonio verrà celebrato nel 1958 e sarà completato da due figlie.

A febbraio 1954 l' ingegnere Paolo Caccia Dominioni riceve ufficialmente l' incarico di progettare il Sacrario che rimpiazzerà il cimitero d i Quota 33.

Immagina due torri simmetriche, una i taliana e una tedesca, in vetta al colle. Ma il Volksbund decide cli realizzare per conto proprio quello dell' Afrika Korps, a Quota 26, che per le carte militari tedesche è AP 303.

Pensa anche di realizzare un cimitero a parte per 232 ascari libici che , da musulmani, hanno precise rego le di sepo ltura, corredandolo di una picco la moschea.

Roma prende tempo, ci pensa a lungo, poi risponde: << Non si ravvisa l'opportunità di fare una moschea •>.

Caccia Dominioni però batte la burocrazia: l'ha già edificata, spendendo meno di un milione di lire.

Alla fine del 1958 il Sacrario è finito, il cimitero scompare , 5346 caduti, fra i qual i 22 decorati di Medaglia d'Oro e i resti di centinaia cli «Ignoti•> possono riposare,

9 QUOTA 33. L'U LTI MA M ISS IONE
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protetti dalle offese del tempo e degli uomini. Fra loro anche i tre prigionieri italiani volontari saltati in aria, fra il 1943 e il 1945. Il 9 gennaio 1959 Amintore Fanfani arr iva a Quota 33 per la so lenne inaugurazione. La burocrazia ministeriale è timorosa di ogni simbo lo che possa ricondurre, sia pure lontanamente, al regime fascista, al quale Paolo Caccia Dominioni non ha mai giurato fedeltà e contro il quale si è battu to durante la Resistenza. Esige che il militaresco Trico lore della Marina con lo stemma turrito delle quattro Repubbliche Marinare, che sventola so litario dal 1950, sia sostituito da un Tricolore senza stemmi, affiancato dalla bandiera della Repubblica Araba Unita. Sarà pure un Sacrario di guerra, ma gli orpe lli militari possono turbare gli illustri ospiti: i cerimonieri impongono la rimozione delle mitragliatrici e dei due cannoni posti all'inizio del Viale d'Onore, nonché della torretta da 5 tonnellate dell'M13 targato RE. 3700, collocata su un basamento in pietra a forma di carro armato. Era stato l'unico a superare Quota 33, nella battaglia del luglio del 1942, prima di essere distrutto. Caccia Dominioni l'aveva recuperata nel 1949, con il paranco di un autocarro guidato da Milad Mohammed, tr ipolino, caporale di artiglieria con il generale Pietro Ma letti, ferito e fatto prigioniero a Sidi el Barrani. Celebrate le benedizioni, tagliati i nastri, tenuti i discorsi , Fanfani riparte, il Sacrario resta e i cimeli tornano al loro posto.

U
204

Ricognizioni nel deserto e recuperi di caduti continuano per altri tre anni, ma a lavorarci rimane soltanto

Renato Chiodini. Sillavengo ha messo su famiglia ed è inoltre impegnato con altri Sacrari:Tripoli, Redipuglia, Oslavia, persino Murchison, in Australia, da dove 130 prigionieri italiani non sono mai tornati. Sulle pagine del suo S.O. Book 129 il 'najone' Paolo Caccia Dominioni annota:

Anno 1962. Smobilitazione completa del XXXI a Quota 33 e rimpatrio di Renato Chiodini . Sillavengo è venuto a prelevarlo.

Prima di congedarsi, si toglie tuttavia un ultimo sassolino dalla scarpa scrivendo una lunga lettera, che è un guanto di sfida, al 'Visconte di E l AJamein', sir Bernard Law Montgomery. Non gli risparmia sarcasmo e acredine, fin dalla premessa:

Mio Lord, quando E lla pubblicò le Sue memorie Le scrissi che avrebbe fano meglio a tacere, perché le rodomontate possono anche piacere nel caporale che poi le deve giustificare a esclusivo rischio della propria pe!Je, non in un capo arrivato ai massimi onori, e tuttavia compiaciuto di mescolare il forsennato orgogli o a un livore da portinaia parigina. Tuno ciò manca di stile, non è da Lord.

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ULDERICO PIERNOU - NOME IN COD ICE K2

Gli dà del bisbetico, dell'intollerante e ingiurioso dall'<<alterigia caricaturale>>, lo conduce in un immaginar io viaggio lungo il fronte, da E l Alamein a Bab el Qattara, per ricordargli quanto da fare g li diedero le Divisioni Trento, Trieste e Liaorio a nord, e come si scontrò con l'insormontabile resistenza della Bologna , dell'Ariete, della Pavia, della Folgore e, non ultimo, del XXXI Guastatori a Sud, dove contava di non trovare tedeschi - e non c'erano - convinto che i dagoes, gli italiani, non si sarebbero battuti.

Invece resistettero e abbandonarono le posizioni soltanto per ord ine di Rommel.

Caccia Dominion.i fa onore al suo carattere, peggiorato invecchiando, come scrive di se stesso, e conclude:

La sua malafede, mio Lo r d, è flagrante. Ella da noi le prese di santa rag ione. lo che scrivo e i miei compagni restiamo Suoi vincitori 72 •

Il 'Visconte di El Alamein' non lo degnerà di risposta , confermando quello che di lui disse Churchill: <,I mbattibile nella sconfitta, insopportabile nella vittoria».

Nel 1983 Sillavengo è richiamato alle armi per dieci giorni e 'comandato in servizio iso lato' al Sacrario.

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72. CACCIA DOMINION! 1962 , p. 454.

ULDERI CO PIEPNOLI NOME IN CODI C C K2

Deve provvedere ad alcuni lavori, tra cui il corretto posizionamento di una meridiana solare, da lui ideata, che si rifiuta di fare il proprio dovere. Ben lieto di obbedire, può così riabbracciare i vecchi beduini che non vedeva dal 1958. Quando per l'ingegnere e architetto, eterno ufficiale di complemento, arriva l'ora del congedo definitivo, ha ricevuto onori e riconoscimenti, è stato chiamato a combattere ere guerre, nelle quali è stato ferito e decorato, ha pubblicato libri di memorie'\ una ventina di racconti e ha curato la 'regia' di un romanzo storico74, ha ser ino per giornali e riviste, può annoverare un'attività grafica impressionante e la realizzazione di oltre 300 progetti in quattro diversi continenti. Il 12 agosto 1992 - nel cinquantennale della banaglia di El Alamein - si presenta all'appuntamento con la morte, più volte guardata in faccia, e si riunisce a quanti sui campi di banaglia, dietro i reticolati, nella vita quotidiana, sono •andati avanti•, come dicono gli alpini, compreso Renato Chiodini che l'ha preceduto di nove anni.

73. A/amein. /913-1962 ha vinto il Prenuo Bancarella 1963; /9/5/9 I 9 è stato finalista al Premio Bagutta 1966.

74. La frana del Sa.n Matteo. TI testo, nel quale sono narrate le vicende di un sottotenente di ca,·alleria trasferito da Udine al forte di San Matteo, nel sud dell'Eritrea, è incentrato sul principio che •la bandiera non si ammaina e non si abbandona•: una religione che Tdd.io sa quanto osòca possa apparire oggi.

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Il tenente generale Gualtiero Stefanon lo commemora così:

Possiamo dire che è stato , innanzitutto, un soldato, un 'na jone ', come lui stesso amava definirsi, e tale lo consacrano i dodici anni di vita spesi, in unifo r me, al servizio della Patria 75 •

Il 3 giugno 1997, per onorare la memoria di Cacc ia Dominioni nel centenario della nascita, viene collocato nel Sacrar io un busto in bronzo -r ealizzato da Bruno d' Arcevia - che lo raffigura con il cappello alpino e la sahariana, mentre regge foglio e matita apprestandosi a disegnare. Il 1O ottobre 2002, in occasio n e de ll a cerimonia comme m orativa del 60 ° anniversario delle battaglie combattute nello scacch iere nordafricano - il Presidente della Repubblica Carlo Azegbo Ciampi - su proposta del Capo di SME, tenente generale Gianfranco Ortogalli - gli conferisce la Medaglia d'Oro al Valore dell'Esercito alla memoria. La motivazione è :

G ià comandante del XX.Xl Battaglione Guastatori del Genio nelle battaglie di E l AJamein, dopo la fine della Seconda guerra mondiale svolgeva volontariamente, per

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75. Dalla relazione commemorativa Paolo Caccia Dom in ioni d i S i llavengo I 896-1996 presentata alla Scuola del Genio, 29 onobre 1996.

ULDERICO PIERNOLI - NOME IN COD ICE K2

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oltre 12 anni, l'alta e ardua missione d1 ricerca delle sa lme dei ca duti di ogni Nazione, disperse tra le sabbie del deserto egiziano, in curante dei disagi, dei sacrifici e dei rischi che essa co ntinuamente comp ortava. Con coscie nte cd elevata preparazione tecnico-militare, co raggio e sprezzo del pericolo, conduceva personalmente le ricerche tra i campi minati ancora anivi, nel corso delle quali veniva coinvolto per ben due vo lte n e ll'esplosione delle mine, a seguito delle quali un suo gregario veni'"a seriamente ferito e ben se i suoi co llab o ratori beduini perdevano la vita. Gra zie alla sua opera, oltre I 500 salme italiane disperse nel deserto, unitamente a più di 300 di altra nazio nalità, venivano ritrovate e altre I 000, rimaste senza nome, venh·ano identificate e restituite, con le prime, al ricordo, alla pietà e all'affetto dei loro ca ri. Inoltre , 4814 caduti riposan o oggi n e l Sacrario Militare Itali ano di El Alarne in, da lui progettato e costruito, a tramandarne le gesta e il ricord o alle generazioni c he segu irann o. Comandante, ingegn ere, architetto , scr ittore e artista, più volte decorato al Valore Militare, ha lasciato traccia di sé in ogni sua opera, dalle quali è derivato gra nde ono re all'Esercito Italiano, somm o prestigio al nom e della Patria e profo nd o conforto al dolore della co muni tà nazio nale , duramente prov ata dai lutti della guerra.

El Alamein (Sahara occidentale egizia n o) , 1942 -1 962.

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:Rotni11ioni

ULDERICO PIERNO LI - NOME IN CODICE K2
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Nella Nota per il centenario numero nove, dove Paolo compendia gli eventi di Casa Caccia Dominioni ( 1080-1980), emerge il suo modello di vita, espresso con la consueta ironia, basato su un concetto immutabile, ovvero l' onore inteso come servizio:

Non siamo una grande famiglia , non vantiamo monumenti in piazza, non abbiamo prodotto Santi, Papi , conquistatori di Regni, olimpionici divinizzati , non abbiamo pronunciato la frase storica. Non schieriamo delinqu e nti da forca , mostri de l vizio , uomini politici. Abbiam o giostrato, tirando qualche s ommesso moccolo, se nza chiedere il benservito.

9 Q UOTA 33 L'ULTI MA M ISSIONE
213
214
215

BIBLIOGRAFIA

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P. CACCIA DOMJNIONI, Ascari K7, Longanesi & C., Milano 1966.

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ULDERICO PI ERNOLI - NOME IN CODICE K2

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D. YOUNG, Rommel. La U>lpe del deserto, Longanesi & C., Milano 1968.

218

In copertina: Paolo Caccia Dominioni, disegno dedicato al 3° Battaglione Genio Guastatori Verbano, erede del XXXI.

Laddove non d iversamente indicato, le immag ini so n o o p era di PAOLO CACCIA DOMJN IONI. Nell'indicaz ione sotto, il ti t olo è seguito dal volume nel quale è r iprodotta l'opera.

p . 6: Cartolina per l'Unione Nazionale Uffic iali in Congedo d'Italia, 1983.

p. IO: Carto lina per il Sacrario Militare Italiano d i El Alamein (1987); in basso, •P r eghiera» di Alamein (1953).

pp. 12- 13: Pontieri d'Artiglieria, 1859 ( 19 16, ©ERPAC).

p. 14: Boron c'ha fuso .. . (1982, co ll ezione priva t a).

pp. 18- 19: Pontùm del Genio... ( 19 16, C9ERPAC).

p . 20: Cartolina, Villa Fausta (1964).

p . 25: Ufficiale del Genio Pontieri (1916, co ll ezione privata).

p. 28: Gorizia agosw 1 916 ... , CACCIA DOMlNIONT 1965, p. 83.

p. 29: Fairi , CACC IA DOMIN10N I 1965, p. 57.

pp. 30- 31: 14• e 16° compagnie ... (19 16,©ERPAC).

p. 32: Dedicato agli Alpini e ai Pontieri caduti... (1927, collez ione privata).

p . 34: Alpino ( 1916, collezione p ri vata).

pp. 36-37: Reticolati stelle e razzi.. . (1917, ©ERPAC).

p. 39: Idillio ( 19 16, collezione privata) .

p. 40: Ca rtolina, Castagnevizza del Carso (1964) .

p . 42: Ritirata, CACCIA DOMIN!ONI 1965, p. 230.

p. 44: Cartolina, Questo campo di battaglia ... (1959, co ll ez ione privata).

pp. 46 - 47: Il Figlio di Papà (19 18, ©ERPAC).

p. 48: SidiAbckl Kerùn, BECHI LUSERNA 1956, p. 49.

p. 54: Cartolina per Associazio n e Naz ionale Reduci e Rimpatriati d'Africa (1976 -1 977) .

p. 56: Nel canale di Suez, BECHl LUSERNA 1941, p. 101.

DIDASCALIE
219

ULDERICO PIER.NOLI - NOME IN CODICE K2

p. 62: Ascari d'Eritrea, CACCIA DOMINJON1 1966, p. 75 .

p. 64: MahmudAbd-el -Rasi, CACCIA DOMINION! 1937, p. 63.

p. 70: Muniaz d'artiglieria Bescir Abdallah et Kawawù, CACCIA DOMINION! 1966, p. 65.

p. 80: Lavori diga di Gebel Aulia, CACCLA DotvUNIO~ 1966, pp. 200-201.

p. 81: Diga di Sennar, CACCL-. DOMINION! 1966, pp. 200 - 201.

p. 84: Tomba di Bescir, CACC IA DOMINIONJ 1966, p. 603.

RCTC D'ERITREA, litografie, CACCIA DoMINJONI 1936:

p. 88: Deposito, Banda a cavaUo, comando Brigata (ascari e famiglia).

p. 89: Battaglioni VI Cossu, l Turitto, XVT, XI, Ili Galliano, XXIII, V Ameglio, X Ruggiero, XIX , IX Guasconi, XII, XVU.

p. 90: Battaglioni Vll, XV, XVIII, Il Hidalgo, XIII, XXIV, rv

1òselli, XXII, XIX, XX , VIII, XXV.

p. 91: Bande varie, Battaglioni XIV, XXVI, XXVII , XXVIII, Genio, Cava ll eria e Artiglieria.

p. 92, Ethiopie, CACCIA DOMINION! 1937, p. l .

p. 96: Fine di una giornata, CACCIA DOM!NIO:-n 1966, p. 8.

p. 98: Amba Birkutan, CACCIA Dot,-UNJONI 1937, p. 14.

p. I 00: Colonne italiane del fronte nordoccidentale (interno copertina), CACCIA DOMINION! 1966.

p. 102: Abenani, CACCIA DOMINJONI 1937, p. 8.

p. 104: Angareb, CACCIA D01v1IN10NI 1966, p. 4 79.

p. 106: Angareb, CACCIA DO,'vllNlONI 1966, p. 179.

p. 110: Goncùir, CACCIA DOMINJONI l 93 7, p. 153.

p. l 13: Guebì du Ras Cassa, CACCIA Do,,uNJONl 1937, p. 140.

p.114:MaiSangià,CACCIADOMINIONI 1937,p. 109.

p. 117: Amhara, copertina, CACCIA DotvUNIOl'•H 1937.

p. 119: Manica a vento, CACCIA DOMINION! 1966, p. 436.

p. 120: Amba Samboccò, CACCLA DOMINION! 1937, p. 92.

p. 123: Gondar, CACCIA DOMJNIOKI 1937, p. 156.

p. 128 : Ca l endario Servizio Informazioni Militare ( 194 l).

pp. 134-1 35: R.Ambasciata d'Italia in Ankara (I 940, collezione privata).

220

p. 137: l'édutage11erale dell'Ambasciata d' Italia ù1Ankara (1940).

p I 39: Camiere della Nuovalhnbasciata d'Italia i11Ankam ( 1938).

p. 140: Cn cratere a Marsa Mam1h, CACCIA D0Mrr,.;10N1 - rzzo 1967, p. 89.

p. 14 2: Hx libris V. Peniakoff ( I 9 27).

p. 146: Cartolina, XXXI Guastatori del Genio ( 1942).

pp. 150-15 1 : 1-&rco a Deir el Abyad, BECHI LUSERNA 1956, p. 97.

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pp. 160- 16 1: Deir el Mut1assib, CACCIA DOMJNJONI - J;,zo 1967 ( inserto dopo p. 64).

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p. 178: Il generale Raffaele Cadoma, CACCIA DOMINTON I 1977, p. 7 1.

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p. 186: Copertina, CACCIA 00,\lL'slONl 1977.

p. 190: Sul campo di bauaglia dodici anni dopo, BECHl Lu:.ERNA 1956, p. 257.

p. 192 : Base italiana di Quota 33; in basso, Sacrario, CACC IA DoML'-<l0:--1 1962, pp . 446-44 7.

p. 196:S.O.Book /29,CACC IA D OMINIONI 1962,p. 155.

p. 2 00: Cartoline, Base I taliana di Q. 33 (Alamcin); in basso, Sacrario ,\liliwre ftaliano di Alamein ( 1961 ).

p. 202: Sul terretlO dodici a1111i dopo, 8iiCHl L USERNA 1956, p. 265.

p. 207: I protagonisti del roma n zo storico, CACC IA DoMJN!ON J 1982,p. 145.

p. 2 10: "{.a va a pochi" E/Alamein 1997, disegno di Bruno ù'Arce,;a ( 1997, collcz1one privata ).

p. 2 12: Nota per il Centenario t111mero 9 di Casa Caccia Dominùmi ( 1980).

pp. 2 14-2 15: Genio alpino ( 1977, colle.:ion e pri\'ata).

p. 2 16 : Fortezza J1 Melfi ( PZ ), litografia.

DIDASCALIE
221

ULDERICO PJERNOLI

Giornalista, redattore e inviato speciale del quotidiano <,Il Tempo>> e poi del TG2, dove ha concluso la carriera come Redattore Capo. Si è occupato di sequestri di persona, mafia, traffico di droga e cli terrorismo , italiano ed estero. Ha seguito i conflitti in Medio Oriente, Afghanistan,Jugoslavia e Somalia. Ha diretto l'e mittente Televita e ha pubblicat0: Sioria del Trico/.ore (1997), Storia dei corazzieri (2 voll., 2005); n normo racconla, 100 Iestimonianze di reduci della Seconda guerra mondiale (20 I I). Collabora con «Gnosis. Rivista italiana di incelligence», per la quale scrive di storia, strategia e comunicazione.

Si ringrazia: il Se r vizio Musei e Archivi storic i d i ERPAC (Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli-Venezia Giulia) per aver gentilmente concesso le immagini delle pagine 12-13, 18-19, 30-31, 36-37, 46- 47; Mario Lanza e Giancarlo Mambor per la cortese d isponibilità; Alba G ., Alessandra V., Angela D., Elena B., Luca G., Maria Chiara N. e Rom ina L. per la valida collaborazione.

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ULDERICO PJERNOLI

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ULDERICO PI ERNOLI - NOME IN CODICE K2

4min
pages 218-221

BIBLIOGRAFIA

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ULDERI CO PIEPNOLI NOME IN CODI C C K2

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pages 208-211

ULDERICO PIERNOU - NOME IN COD ICE K2

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S . O. Book 129 G R

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pages 196-199, 201, 203-205

L 1 ULTIMA M ISSIONE

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pages 191, 193-195

ULDERICO PIERNOLI - NOME IN CODICE K2

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pages 184-189

ULDERICO PIERNOLI NOME IN CODICE K2

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pages 182-183

ULDERICO PIERNOLI - NOM E IN CODICE K2

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8. LA RESISTENZA

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pages 171-175, 177, 179

ULDERI CO PIERNOLI - NOME IN CODICE K2

5min
pages 164-169

ULDERICO PIE RNOLI - NOME IN CODICE K2

1min
pages 162-163

GVASTATORl DEL CENIO

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pages 147-149, 152-159

U LDERICO PIERNOLI - NOME IN CO DI C E K2

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pages 144-145

7 . IL MISTERO DELL'ANELLO DI PLATINO

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pages 141-143

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1min
pages 136, 138-139

ULD ERICO PI ERNOLI - NOME IN COD IC E K2

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6. UN INGEGNERE PER IL SIM

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pages 124-127

Colonne i1a1UUU- a,.1 tLOrdou-~m..Je

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ULDERICO PIERNOU NOME IN COD ICE K2

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U LD ERlCO PIERNOLI - NOME IN CODICE K2

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U LDERICO PIERNOLI NOME IN COD IC E K2

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3 . ESIGENZA A.O.

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pages 57-63, 65

2. DESERTO E SEGRETI

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pages 49-53, 55

ULDERICO PIERNOLI - NOME IN COD ICE K2

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pages 38, 40-45

ULDERICO PIERNOLI NOME IN CODICE I 2

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pages 26-29, 33, 35

I . PONTI E FIAMME

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INTRODUZIONE

2min
pages 15-17

ULD ERICO PIERNOLI - NOME IN COD ICE K2

2min
pages 8-11
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