SICILIA 1860 – DA MARSALA ALLO STRETTO

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UFFICIO STORICO DELLA MARINA MILITARE

MARIANO GABRIELE

SICILIA 1860 da Marsala allo Stretto

ROMA 1991



PRESENTAZIONE

L'Ufficio Storico della Marina è lieto di presentare il libro del professor Gabriele, autore già noto nell'ambito dei cultori di cose navali e di chi segtte le nostre attività editoria/i. li libro marca tm momento significativo per fu vitu Ji:l noJiro Paese: l'avventura siciliana di Giuseppe Garibr1,lc/i. Il lavoro del prof Gabriele, che è mpportato dai/a t·it:cct dncmuentazione esistente presso il nostro archivio e dr1, lui esaminata mn la mnrneta perizia, pone in evidenza i fatti navali di q1testa avvent11ra. Ben tre Marine, la sarda, la napoletani:, e l,t rivo/11zionaria siciliana furono coinvnfo, mdl'evenfn rhe he! ronmr.w alla n:.a! i::::::::a':.icnc dd!'U;ìi.'..'. .i' ltalia ed alla nascita della sua Marina Militare. Una quarta Marina, la Royal Navy, al tempo dominatrice del Mediterraneo, in ossequio alla lungimirante politica inglese, imperniata sulla valorizzazione del potere marittimo e sul controllo di quelli che oggi vengono definiti "Choke Points", fu testimone degli eventi narrati e ne diede prezioso riscontro nei vivaci rapporti dei comandanti di Unità singole o di Reparti. Un particolare ringraziamento va al professor Alberto Maria Arpino, vicedirettore del Museo Centrale del Risorgimento, che con appassionato amore ha curato la selezione di quattordici preziose litografie a colori dell'epoca, in bttonct parte raffiguranti soggetti navali. Questa documentazione pittorica completa in modo eccellente il valido, pregevole lavoro del prof Gabriele. Il Capo dell'Ufficio St0rico Ammiraglio di Divisione RENATO SICUREZZA


L


INDICE

CAPITOl.O

I

MARSALA 1. La crociera borbonica 2. Una scelta non imprevedibile 3. La mattina dell' ll maggio 4. L'arrivo dei Mille 5. Il rapporto del capitano Ingram 6. Un'altra testimonianza inglese 7. La questione dell'aiuto britannico 8. Il Piemmite e il Lomba,-do dopo lo sbarco 9. Effetti dello sbarco a Marsala

CAPITOLO

3

7 8

10 12 15 1.8

23 24

II

DA MARSALA A PALERMO SOTTO GLI OCCHI DELL'AMMIRAGLIATO 10. 11. 12. 13. 14. 15 .

La flotta inglese come strumento di informazione e di azione politico-militare Il contrammiraglio Mundy inviato a Palermo

La battaglia di Calatafimi nel rapporto del comandante Marryatt Primi contatti dell'ammiraglio Mundy con le autorità borboniche La marcia di Garibaldi su Palermo nelle informazioni inglesi Il generale. Lanza chiede la mediazione inglese 16. L' attacco garibaldino alla città e il bombardamento borbonico 17. Le trattative d 'armistizio 18. Giudizio complessivo sull'azione della Ma rina inglese durante la Campagna dei Mille

29 31 33 38

40 47

54 55 59


CAPITOLO

III

LA MARINA SICILIANA DI GARIBALDI

19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27.

Organizzazione della Marina garibaldina Le navi e gli uomini La sped izione Medici e l'affare dell'Utile e del Charles and ) ane Istituzio ne di lince di navigazione sovvenzionate con la Sicilia Operazioni logistiche in previsione della battaglia di Milazzo La Veloce passa con Ga ribaldi li Tiikiiry a Milazzo li tentativo contro il Monarca a Casrellammare di Stabia Funzione e utilità della Marina siciliana di Garibaldi

65 70

74

79 82 85

87 91 95

NAPOLETANI E SAl{DI DURANTE LA CAMPAGN A DI SICILIA 28. La squadra del Persa no dalla Sa rdegna a Palermo 29. Aspetti e limiti della collaborazione prestata ai ga rihaldini 30. La questione delle di serzioni

106 110

31. 32. 33 . 34.

11 3 116 120 124

Funzione ed effetti della presenza navale sarda nelle acque della Sici lia La Marina borbonica nel 186 0 I sentimenti degli ufficiali napoletani La crisi da Palermo allo Stretto

35. Inefficienza nava le napoletana durante la Campagna di Sicilia

1O1

128

CAPITOLO V

IL PASSAGGIO DELLO STRETTO 36. Garibaldi sullo Stretto 3 7. Riorganizzazione dell'Esercito 38. 39. 40 . 4 l. 42. 43.

Napoletani e sardi tra l'isola e il continente 11 renrativo del colonnello Musolin o Dirottam ento della spedizione Pianci;rn i Ga ribaldi forza lo Stretto L'incidente del Protis L'u ltim o atto della Campagna di Sicilia

135 138 143 146 150 152 156 157


CAPITOLO VI

L'ATIEGGIAMENTO DELLE POTENZE MARITTIME 44. Sicilia e MeJiterraneo alla vigilia dell'impresa dei Mille

15. Gli avvenimenti siciliani del 1860 decisivi sul piano politico e militare 46. 4 7. 48. 49.

L'atteggiamento inglese Le altre minori componenti della po liti ca internaziona le meJiter ranea L'atteggiamento francese Un nuovo equilibri o in Mediterraneo

Appendici Documentazione Pinorica Biblioxrafia

163 167 170 178 181 188 193

25 l 285



PREMESSA

Dagli avve nimenri siciliani del 1860 prt>se il via la travolgf'ntf' vi,t>ncla c hP vide, quasi d'improvviso, nascere lo Stato unitari o italiano. L'anno precedente, le conquiste regie nella valle d el Po e la rivoluzione: rnsut na av evano c reato le premesse immediate all'aperrura d el ciclo d ec isivo, c he sare hhe incomin ciato il 1 aprile 1860, ai rintocch i d ella ca mpan a d ella Gan cia. La solleva1.ione Ji Pale rmo, la rea7.ione borbonica , l'ar rivo di Gariba ldi , d ovevano segnare l' ini zio di quei brevi , (a 11tasti ci mesi della Sicilia, che avrebbero messo in moro la valanga ,lp._tin:it:i ,, "'=" P!"''' llirP il '°'"rhnni u , Rt'gnn ,i,_.IJ,_. Dt1 e Sicilie e a rl ert' rmin a re !'uni tà Jt:ila Penisola. L'ultima rivoluzione siciliana del Risorgimento costituì pertanto il momento focale della storia italiana ed att irò l'attell7.ione degli studiosi più che non altri episodi del Risorgimento stesso, proprio per ljuel suo carattere di elemento determinante, ricco di conseguenze immediate e remote di vastissima portata. Le v icende che si svolsero nell'isola dall'aprile all'agosto del 1860, poi, ebbero tutte le qualità necessarie, a prescindere dal condizioname nto della storia e della politica italiana e mediterranea, per interessa re un pubblico vasto di ricercatori: la partecipazione popolare decisiva e vitroriosa, le battaglie combattute e vinte sotto il segno d ell 'entusiasmo, g li aspetti umani dell'avventura garibaldina, divenuta J';,vven n,rn dd p op olo di Sicilia in una chia v'.:' suggestiva r: romantica, hanno costituito materia di studio e di ricer ca, si può dire continui, dal 1860 ad oggi, da parte di italia ni e di stranieri. Ciò malgrado, vi è un aspetto che m eno degli altri appare studiato e conosciuto cd è l'aspetto navale, marittimo, che pure ebbe nello svolgimento dell'impresa di Garibaldi in Sicilia un innegabile peso ed una grande importanza. Garibaldi giunse nell'isola per mare e per mare ne partì, forzando lo Stretto di Messina; inoltre, per le necessità logistiche che la condotta della guerra imponeva, dovette provvedersi di una minuscola flotta e servirsi di questa continuamente durante la Campagna. Di fronte a lui, d 'altra parte, stava, oltre all'esercito, la flotta del Regno dì Napoli, che poteva essere l'ostacolo più consistente, il solo veram ente in supera-


bile, impossibile essendo compensarne i pesa mi squilibri in termini di potenza con geniali improvvisazioni o con atei di eroismo. Eppure, l'impresa si svolse felicemente, e le sue tappe successive furono qua si sempre in relazione con operazio ni cli sbarco cli varia importanza, che tra il primo e l'ultimo atto della Campagna di Sicilia, tra Marsala e Messina, n e seguirono puntualmente l'evoluzion e. La conoscenza di come cfo sia potuto accadere è dunque uno degli scopi di questo studio, che vuole fermarsi all 'esame degli asp e tti navali della vicenda storica cd alle sue conseguenze in termini di politica m ed iter ranea. E poi ch é durante gli avvenimenti siciliani del 1860 più di una Marina fu u sa ta come strumento di p olitirn, anche di questo si è cercato di dar co nto. Il lavoro pre nde le mosse ,.!allo sbarco di Garibaldi a M arsala, I' I I maggio 1860; prosegue trattando l'atteggiamento della Marina inglese fino al bombardam e nto di Palermo, a ll'armistizio e al reimbarco delle truppe napoletane; continua prendendo in esame l'az ione delle tre distinte Marine italia ne che operarono nei mari della Sicilia durante la Campagna garibaldina, la Marina rivoluzionaria siciliana, la Marina sarda e la Marina napoletana; procede su ccessiva m en te a ll o studio delle operazioni di vo di analisi dell' atteggiamento delle potenze m a ri ttim e ri spetto a lla c risi siciliana e della funzione che gli avvenime nti in Sicilia, in q ua nto d etermin a nti dell 'uni tà italia na, dovevano ave re in q u el periodo nel bacino del Mediterraneo. Oltre (.lit' a li.i va.st<1 e nota l>i li liobralÌa bar il>a ld i11a, a LJuelb rchlti va alla scoria gen erale del pe riodo ed a lla ~ca r sa ma specifi ca bibli ografi a riguardante la storia n avale - citate in nota volta p er volta - si è attinto la rgamente, per la necessa ria docume ntaz ione, ai ca rreggi cavouriani e in particolare a qu elli p u bblicaci nei due volumi dal titolo La liherazione del Mezzogiorno, Bologna 1949. Si è ritenuto opportuno esamina re anche una parre della scampa italiana e stranie ra del tempo, cercando di scegliere fogli rappresentativi di dive rse posizioni p olitiche, in modo da conoscere i diversi apprezLamcnti della situa zione e le diverse, più o m e no interessate «voci», le qua li, d a un la to , raccolte d alla scampa, influivano in un senso o n ell'altro su quella parte dell'opinione pubblica che leggeva i giorna li e ne diffondeva le notizie, m entre dall'altro lato rivelavano gli stati d 'animo e i sentimenti di amb ienti determinati , de i q u a li i g iorn ali stessi erano l'espressione.

I fo ndi d'archivio che si sono consultaci , re la tivi al periodo io qu estione, si trovano a Roma, Torino e Londra. Nell' Archi vio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, sono stati consultati I' Anhivio Militare di Sicilia, l'A rchivio dell'Esercito dell'Italia Meridionale e l'Archivio della Marina del Regno di Sardegna, specialmente le sezioni d el Personale e del M a teriale. Presso l'Arc hivio Centrale dello Stato, in Roma , si è esaminato l'Archivio del Ministero della Marina - Marina Militare; nel-


l'Archivio di Staro di Roma, si è visco il fondo Miscellanea di Carte Politiche Riservate, e, sempre nella capitale, si è consultato presso il Ministero della Difesa-Marina, l'Archivio dell'Ufficio Storiw della Marina Militare. Nel Public Record Office di Londra si sono viste carte dell'Archivio dell'Ammirar/iato e d ell'Archivio del Ministero degli Esteri. I documenti inediti che sono parsi di maggior inte resse, sono riportati, con numerazione progressiva in numeri roma ni , nell'Appe ndi ce. Le abbreviazioni usate p er indicare la collocazio ne dei documenti negli archivi sono le seguenti: ACR - Archivio Centrale dello Stato, Roma; ASR - Archi vio Ji Stalo, Rom a; AST - Archivio di Stato, Torino; A.U.S.M.M. - Archi vio Uffìc io Stori co d ella Marina Mili ta re, Ministero della Difesa-Marina , Roma; P.R.O. - Pu b lic Reco rd Office, Lon dra .



CAP ITOLO

I


MARSALA

1. La crociera borbonica. - 2. Una scelta non imprevedibile. - 3. La m attina dell' 1 I m aggio. - 4. L'arrivo dei Mill e. - 5. Il rapporto Jd Càpi tauu di fn:gaca Ingram . - 6. un'altra testimonianza ingìese. - 7 . La questione dell'aiuto britannico. - 8. li Piemonte e il Lombardo dopo lo sbarco. - 9. Effetti dello sbarco a Marsala.

SOMMARIO:


3

I . Il moto della Gancia e gli a ltri tentativi insurrezionali dell'aprile 1860 avevano scatenato una violenca reazione dell'ap parato poliziesco e militare borbonico. I success i delle forze di repressione avevano bloccato nelle città la rivoluzione, ma la carena di vendette che ne erano derivate contro elementi appartenenti a tu tte le classi soc iali siciliane (I >, le persecu zioni e le atrocità commesse avevano esasperato psicologica mente la situazio ne, spingendo molti a cercare sulle m onragm: rit"ug10 provvisorio e sp eranza pt:r u:n1pi 111i8 li uti , ,n1..11 tr..: l'opera appassionata degli emigrati preparava, tra lo scetticismo dei più, l'impresa di Garibaldi. Questa veniva ad essere ren t'lta durante la parabola discendente della rivoluzione sicili ana, proprio quando se::mbrava che le forze regie avessero r ipreso defi nitivamente in manu il Lo11trollo dell'isola (2)_ Ciò spiega J'arteggiame::nto - altrimenti poco comprensibile - della stampa reazionaria qm1lificaca, come ad esempio l'ufficioso "Il Giornale di Roma", il quale affermava il 5 maggio - il giorno prima dell'imbarco di Garibaldi - che «non giova dissimularlo, entriamo in una fase di calma politica» rn, e ribadiva due giorni dopo «essere sempre più tranquilla la situazione nell'isola» <4) _ Non tutti , ad ogni modo, la pensavano

(1) I n particola re furono colp ite le categorie degli artigiani cui >1pparre neva lo stagnaro Francesco Riso, deUa borghesia intellettuale e della nobiltà siciliana : in Sicilia il governo di Napoli non aveva sostenitor i in nessuno strato d ella popolazione, preso nd suo assieme. Cfr. anche il rapp. num . 19 del 9 aprile 1860 del Goodwin , console inglese: a Pale rmo, a lord Russcll, in P .R.O. , Londra, ForeiKn Office, 70 , 322 « ... in questo istante si procede a U'arresto d i nohi li che: saranno imp rigiona ti e confinaci».

(2) Cfr. " 'J"he l!l11Jtl'ttted Ltmdon New.r", Londra , 5 maggio 1860. In u n rei. da Torino del 25 aprile: era riportato, tra l'altro: «L'insurrezione di Palermo t' stata domata ... Messina è tranquilla ... Le coste sono vigilate•. (3) Q uesta affermazione era contenuta in una corrispondenza da Pa rigi a "L'lndépend,mce belKt' ', r ipresa dal q uotid iano roma no. (4) Ripreso dai giorm11i ufficiosi borbonici, al cui verbo ciecamente credette per molto tem po " LI Giomale di Roma"', indigna ndosi per le notizie tenden ziose, a suo dire, che pubblicavano i g iornali toscani e piemontesi.


4 così, se il corrispondente fiorentino del Times dava fin troppo tempestivamente la notizia della decisione di Garibaldi <5). Ma soprattutto il governo di Napoli, in contrasto con le notizie che dirama va allo scopo di minimizzare gli avvenimenti siciliani, temeva un'azione di sbarco a sostegno dell ' in surrezione, sia che si trattasse di un ten tativo maturato negli ambienti mazziniani e rivoluzionari, sia c he masc herasse un più o meno aperto intervento p iemontese <6). Manifestazione chiara del timore di un interve nto esterno nelle già confuse faccende siciliane fu l'organizzazione della crociera navale a protezio n e d ell' isola. Fin dal 18 aprile era stato diram ato da Napoli l'ordine di stabilire la crociera per intercettare evenruali forze d'in vasion e~ T eoric:1mente, h1 Ma rin:i n:ipnlctana era abbastanza forte per assolvere al compito assegnatole, poiché era le flotte ita liane quella borbonica disponeva forse del miglior materiale, sia a vela ch e a vapore. Il compito di proteggere la Sicilia dal mare con una crocie ra, inoltre, non era strategicamente difficile: come notava un co mme ntato re fra n cese con tempora neo, la configurazione dell ' isola è tale da permettere ad una squadra navale che inc rociasse nella zona nord-occidentale di stabilire un blocco effettivo, d2.to che k: fortific3.zieni di Mess!!::1 ch!udev~ nc lo Stretto e pet!r!.ette\·~no d! r! · d urre notevolmente il potenziale fronte di sbarco (7)_ ln realtà, data anch e la dislocazione delle truppe borbonic he di terra, una crocie ra condotta con decisione a ia rgo dei golfo di Castellamare e suli'imbocco settentrionale dei Canale d i Sici lia poteva ve ramente cosrimire un a effìcienre c-lifec;~ contro il ~1ericolo di uno sbarco. Ma la c rociera napoletana n on era nata sotto buo n a stella. G li o rdini centrali erano stati eseguiti con ritardo e quasi di malavoglia. I documenti pubblicati dal De Majo p e rmenono di ave re un quadro completo delle operazioni n avali in quei giorni di apr ile e maggio che precedettero lo sbarco di G a ribaldi a Marsala <8>; da essi chiarame nte eme rge lo sca rso zelo della {lotta nel!' assolvimento del co mpito affidatol e, compiro veramente vitale e, date le circostanze, decisivo. In proposito il principe di Castclcicala 5i lam entava co l re f rancesco I.I, c jrca l'esecuzione delle operazioni ordina te alla Marina, scrivendo: « ... pur forte sarebbe

(5) «'J.'he rlorentine corresj,mide111 o( the Times af/ìrms thttt Gener,t! C:,trih,ddi, dff0111p,mied hy 2()() fol/owers, sailed in ,, .rte,1111er from Genoa, " few dayJ ago, fa r the p11rp0Je o/ effirtirtf!, a lrmtli11/!. in Sirily, or 011 the mainlaml o/ Naples», cfr. The 11/mtraled London News, 5 maggio [860.

(6) '" Il Giom ,,le di Romd" dcll'8 maggio, p olcmiz7.an do con la stampa tosca na e p iemontese, insinuava che la campagna <li menzogne scatenata da quella sta mpa fosse collegata a lla mal d issimulata speranza d i un inrcrvcnto rii battell i p iemontesi con tru p pe a fa vore della spedizio ne. (7) Cfr. "L' /1/mtration", Parigi, 26 m aggio 1860, pag. 3 29 .

(8) Cfr. D E MAJO, /,,, Crociertt Tfo,·honica di11a11zi a M arsala, Citti, di Castello [ 913 , specia lmenre pagg. 29, 32, 37 e 73; diversi doc.:umenri sono stari ripuhhlicari da A. SAI.AnlNO, L 'estrema difesa del Regno delle D11e Sicilie (apri/e-settembre 1860), Napoli 1960 , specialmente pagg. 3 - 13 .


5 a dubitare ch e il Legni anzidetti eseguiscano la visita, sui bastimenti che incontrano in rotta, con quella esattezza che viene recla ma ta». Le unità navali, effettiv amente, non si conducevano con quella fermezza che la situazione avrebbe preteso, e il controllo del traffico marittimo, che per riuscire avrebbe dovuto essere sistematico e severo, riusciva invece alquanto elasti co. Non si può dimenti care, tuttavia, che per condurre il blocco di una costa con autorità, una Marina deve ave re una netta prepo nd eranza sul p otenziale avversa rio - e questa era certo la situazione della Ma rina n a poletana - ma il rapp orto di fo rza doveva esse re sostenuto dall'assenza di p reoccupazioni politiche, e questo no n era cerro il caso della M a rina b orbonica, a lla quale erano state imp arti te istruzioni severe di evitare ad og ni costo incide nti con il Regno di Sard egn a e con l'Inghilte rra . Lo stesso principe di Castelcicala , luogotene nte generale del Re per la Sicilia, in mezzo alle contradditto ri e n otizie che sul finire di aprile g li venivano comu nicate da Na poli , aveva dovuto segnalare alle navi in crociera la necessic~1 di cond ursi co n molti rigu a rdi verso le navi strani ere. Po iché e ra ovvio che Garibaldi non sarebbe g iunto baccendo la bandiera di Napoli, il compito della crociera veni va ad essere notevolm ente complicato dalle necessità politiche che i su premi dirigenti borbo ni ci non si stancava no d i sottoli neare, probabilmente in relazion e al ri cordo bruciante che il governo napoletan o dovev a avere circa l'in cidente d el Catliari, di tre anni preced e nte (9\_ li risultaro delle d isposizio ni co nttadd ittor ie, secondo le quali la (lotta doveva impedire ad ogni costo lo sba rco p aventato d i Garibaldi affrontandolo in ma,·e - non b isogna dime ntica re che sulle n avi napole tane non e ra n o im barcate truppe d a sbar co, ciò che rese p iù facile l'azione garibaldina a Marsala - ma condu cendosi a l tem p o stesso col m assimo ga rbo , fu che gli ufficiali comandanti delle uni tà impegnate nella crociera rimasero psicologicamente ossessio na ti da l timore di commettere d elle gaffes p o li tiche. Gravi manch evolezze tecnic he ve nn e ro p oi ad inificiare il mancenirn enro del blocco: a nzi t utco, p er co prire il Canale d i Sicilia, in vece di scaglionare a ve ntaglio sulle Ega.dj un g ruppo di uni::à che sbttrru.sse j] Can~!e, facendolo fia n cheggiare al la rgo d ella costa ver so P alermo da un pattuglia m e nto a zone contig u e affidato a singole unità, il com a ndo borbonico predispose u na

(9) Il Cr1glùtri, il p iroscafo di Ru battino che era servito alla spedizione di Pisaca ne, fu ca rrurato il 28 giug no 185 7 sulla via del ritorno, 12 miglia al largo d i Capri, d alle fregate napoletane Trtncredi ed Ellore Fieramosca e dichiarato il successivo 28 novembre preda di guerra p erc hé «basti· menro di natura p iratica e servito di m ezzo ai nemici del Regno» . Ma l' intervento piemo ntese e la pesa nte pressione del l'Inghi lterra in favo re del governo di Torin o trasfo rmarono la questione da giur id ica in po litica, che si risolse con un clam oroso cedimento del governo di Napoli. li C,1glù1ri fu restitui to 1'8 g iugno 1858. Cfr., per tutti sulrargorncnto, R OMITI, Le Mt1ri11e Militari italiane nel Risorgimento, (1748-11361), Ro ma 1950, pagg. 272 -7 5; H. H EARDER, La wttura del «C,,1glùtri». Una disputa tripttrtita f m Napoli, Piemonlc e lnf!,hilterra (185 7-1R5R), in R.,wegn,t storica del Rùor{!,imento, aprile· giugno 1960 , pagg. 226 -35.


6 crociera costie ra a gruppi che interessava anche la nv1era meridionale della Sicilia; in tal modo rimanevano continuamente scoperei larghi tratti in cui l'eventuale invasore avrebbe potuto infiltrarsi, n on solo, ma il problema del pattugliamento costiero, una volta che l'imbocco del Canale di Sicilia era insufficientemente guardato, veniva inopinatamente a complicarsi, con l'enorme allungamento del fronte marittimo prospiciente le coste meridionali d ella Sicilia ( l O) _ Oltre a ra ie e rrore fondamentale di carattere strategico - proba bilmente anch'esso connesso con preoccupazioni d'indole politica, m iranti a non a llontanarsi che il minimo possibile dall e acque rerriroriali onde evitare incidenti <1 I) - numerosi altri inconvenienti vennero a minare l'efficienza della crociera: soprattutto gli incarichi inerenti i trasporti marittimi di truppe e d i munizi oni , la trasmissione di corrispondenza urgente, il crasporro di pe rsonal ità, ecc., tutti compiti ch e disrolsero unità dalla crociera e ne scompaginarono continuamente l' organizzazion e. Infi ne il comandante in capo della zon a nevralgica, il capitano di vascello Cossovich, invece di imba rca rsi sulla nave a vapore più veloce, come sarebbe stato più logico trattandosi di d over r api damente intervenire, senza dover essere legati al vento, in questo o quel punto, si installò su una fregata a vela, la Partenope, tornita di un buon numero d i ca nno ni, ma assolutamente inadatta a co m pete re con le navi a vapore in un 'operazione di crocie ra. Al co mando del Cossovich e rano, oli te la fregata Partennpe, fortP di fiO nrn n oni, la co rvetta Valoroso, da 12 ca nnoni , la corvetta Stromboli, da 6 cannoni , il vapore armato Capri, da 2 cann o ni, dislocati in crocie ra era Ca po Sa n Vito e Mazara d el Vallo: da questa ultima località a Capo Passe ro , inoltre, battevano la costa l'Ercole, l'Archimede, da 6 cannoni ciascuno, ed altre unità similari . Risul ta evidente l'inutile dispersione delle navi lungo tutta la costa me ridionale: solo elemento a controbilancia re questa situazione era l'apporto dato dalle segnala zioni dei semafori costieri, seg nalazioni abbasta nza ben organizzate.

(10) Senza comare che le considerazio ni d i natu ra strategica potrehhero non fer marsi qu i. lJna volta apcna a lle navi che portavano la truppa <li invasione la via delle Sirti, poteva no essere <lirercamenre minacciare da uno sbar co a nche coste apparentemente mo lto lontane, come quelle o rientali della Sicilia, quelle ioniche dell'Italia meri<lionale e, a<ldirittura, q uelle adria tiche del R eg no delle Due Sicilie, inoltre, la presenza d i Ma lta , controllata da una potenza apertamente ostile ai Borboni, poteva costitu ire il trampolino, il punto d 'appoggio eventu almente necessa rio a chi volesse minacciare i do mini borbonici al di qua e al <li là <lei Faro. ( 11 ) Successivamente, infarti, le due navi Utile e Charle.r ,mdja11e, che portavano uo mini della spedizione M ed ici , furono fermate presso Capo Corso dalle fregare na po letane F11lminan1e e El/ore Fieramosca, n ella notte del 9 giugno, e furono condotte a G aeta, m a il 30 imbarcazioni e passeggier i furono lasciati liberi proprio in seguito a proteste p iemo ntesi cd ame ricane fondare sul fano che il piroscafo sardo e il veliero americano non era no stati catturati nelle acq ue territoriali napoletane. Cfr. C R1sP1, / Mille, Milano 19 1 1, pagg. 167-68; TREVEL YAN, Carib,ddi e la formazione d'Italia, Bologna 1913, pagg. 3 72-82 e 4 17; OTIOTJN I, Vo/011/ari Garibaldi11i catturati dai Borboni, in RaJJegna Storica del Rùorgimenlo Italiano, Roma aprile-giugno 1918, pag. 3 16.


7 2. La scelta di Marsala per lo sbarco ha dato esca a molte fantasi e, ta nte che rimane difficile raccapezzarsi in mezzo a tante supposizioni cd affermazioni contrastanti. Prendendo -per buono quanto ha scritto il Lodi, sarebbe stati il Castiglia, la notte preced ente lo sbarco, a consigliare a Garibaldi di puntare su Ma rsala, invece che su Porto Palo, dove il Generale voleva dirigersi. Il consiglio sarebbe stato determinato dagli scarsi fondali esistenti n el luogo p rescelto d a Garibaldi, dopo che aveva dovuro rinunciare al primitivo di segno di prendere terra a Castellamarc del Golfo, e dalla possibiliù di scorgere ad occhio nudo l'arrivo eventuale di incrociatori napoletani e di cambiare rotta in tempo, gettandosi in T unisia o in Sa rdegna 0 2>. Comunque fosse, certo è che fin dal 3 m aggio lo stesso Fran cesco 11 , sc rivendo al Cascelcicala, aveva fatto presence che « ... sopra Ma rsala o Mazzara, il preteso sba rco sarà fac ilmente diretto» 0 3>. Né un a tale idea poteva essere considerata stravaga nte, q uando si tiene presente che corrispondenze di fine aprile avevano informato mezza Europa ch e «soltanto nella provincia di Marsala l'autor ità reale non è stata ristabi li ta»< 14>, per cui quasi tutti , in Italia ed all 'estero, si aspettava no il ten tativo di sba rco proprio in quella zo na, se non addirittura molto più ad est. Così il ca rdi na l Sacconi , nunzio a postoli co a Parigi, informando I' 11 maggio il cardinal Antond li, segretario di stato, dell 'atteggia111 c 1Hv Jc; guvcn 1u

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la ~pcd i/,jlH\c dj Gitrjb,11J.i , tig -

giungeva: «D ebbo avvertire l'liminenza Vostra l<everendi.r.rima che avvisi 1;itmti da più luoghi fanno qtti ritenere a vari personaJ!,J!.i, che il Garibaldi abbia in vista di sbarcare almeno una parte delta sua banda, in qualche jnmto delle coste napolitane cle/l'Aclriatico, onde accendere la rivoluzione anche in terra ferma e procurare maggiori imbarazzi al Governo di l•rancesco II. Converrebbe perciò che da noi si stesse in gttardia nelle Marche» O'>)_ D 'altra p arte, la partenza della spedi zione aveva suscitato un tale vespa io di comme nt i, di proteste e di e ntusi as mi 0 6l, ch e la squad ra na poletana sa p eva (12) Cfr. R OM !Tl, cii., pag. 28 1.

( 13) Così il R e al Castelcicala, 9 a prile 1860. Cfr. D F. MAJO, cii., pag. 133. ( 14) « ... r.redt <tp,it11tin11 prev<ti/1 thrn11xho11t the i.rl,md. i11d11di11g the provi11ce of Trapani. lt i.r 011/y m 1he provmce o/M<tnaìa thai the l<oyal a111hortty has 1101 been reestabì1shed», rn ·''Jhe rll11str,1ted Ltmdo11 N ews "', 5 maggio 1860.

( l 5) li rapp. dell' 11 maggio del Sacconi ali' Anconclli, da Parigi, è in ASR, Mircell,111ea di <'.ttrte Polùiche Riservate, b. 136, fase. 4 8 95 c.. (16 ) La stampa reazio naria insorse violentemente contro l'impresa p ira tesca . Chi tirava i n ballo i nomi di fa mosi corsari e chi si ispi rava ag li ero i antich i, per d elì nire i novelli a rgon auti . Ma, m entre " li <:iornale di Rom,t", I' 11 maggio , si consolava riportando da Lo ndra che il precedente giorno 4, lord R ussel aveva d ichiarato alla Camera dei Comuni, rispondendo a sir Accon, che J'lnghilterra era risoluta ad impedire che il Pie m o nte potesse, a mezzo d i G aribaldi o di altr i, reca· re a iuco ai ribell i s iciliani, la g in evrina T'.spérance, lo sresso giornale che aveva pubblicato il 3 marzo una famosa Memorùi indirizwta ai governi ed <ti popoli d' f.t1rnpt1 d11g!i dbit,mti delle Dm Sicilie, sram p a va il 14 maggio uno squillante articolo cli fondo per celebrare la partenza, ormai sicura, di Garibald i. l n esso, fra le a ltre retoriche e romantiche esp ressio ni , era detto: «Garibald i è p artito. Che il D io della patria e d ella libertà lo guidi! . .. E se Garibaldi commette u na follia a ndando con un pugno d' u omini ad attaccare un r egno che ha 100.000 uomini, s i puèi d ire che la foll ia della p a tria non ha m eno potenza di ciò che si chiamava a l tempo dell'eroismo cavalJeresco la fo llia della croce» .


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benissimo che Garibaldi si trovava in mare, diretto in Sicilia. È vero che nella ridda di voci si parfo anche dei dintorni di Napoli e delJo Stato Pontificio O 7>, - per non citare l'idea assurda di una spedizione a Nizza contro la Francia ma rimane il farro incontroverti bile che la rivoluzione alla quale Garibaldi voleva accorrere in soccorso era scoppiata in Sicilia , ch e la preparazione dell'impresa era maturata - ed era d i dominio pubblico - nell'ambiente degli emigrati siciliani, che soltanto della Sicilia si erano occupaci e preocrnpaci i governi in relazio ne alla ventilata spedizione <18>. I napoletani sapevano qu indi in te m po che Garibaldi era in navigazione e dovevano prevedere verso quali zone era diretro: se non lo intercettarono in tempo ci<> fu essenzialme nte pe rché la crociera non si dimostrò all'altezza della situazione, e perché la buona fortuna a iurò benevolmente l'impresa dei Mille, non potendosi ce rco sostenere che un'imprevedibile, sconvolgente trovata strategica del Generale abbia eluso le difese del nemico. Anche le voci che corsero - e che furono riportate in Jtalia ed all'estero - sulla nazionalità mentita della bandiera che Garibaldi aveva issato sulle sue nav i erano false: la spedizione non alzava né la bandiera maltese, né quella americana <19>, ma davanti a Marsala inalberò il tricol ore del Regno di Sardegna. 3 . Mentre le due navi di Garibaldi al largo di Trapani procedevano verso Marettino, la crociera napoletana continuava a battere le coste della Sici lia occidenta le senza seguire un piano preordinato che desse garan zia di successo, ostacolara continuamente dai diversi com pi ti che, come si è an:ennatO, le venivano assegnati. Inutili gite di unità a Malta p er assumere informazioni si alternavano (17) Cfr. il c it.tt<> numero dd 5 maggio del ' ·The Tll11strated T.011do11 News ", ad esempio. Ma m ancò chi pubblicò anc he la noti,.ia dell'avvenuto sba rco a Napoli, come "La Gazzett,i di Gemwa' ' del 1 li maggio l860: «Ci arriva no, u na sopra l'altra, due notizie .. . La prima ... è lo sbarco di Garibaldi, non g ià in Sicilia, ma nei dintorni di Napoli ... » .

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( 18) Cfr. Ac,RATI, T Mille nella storia e nella leKKenda, Mila no 1933, pagg. 24-34 . Non per nulla in seguito uno dei problemi p ili spìnosi che Garibaldi dovette affrontare al momento del passagg io clelln Strt'ttn fu l'imprep ara? i<>nc p<ico logica cl i molti ad un'impresa c he non fo~~e !im itara a!h Sicilia. E solo a lla Sicilia aveva fatto esplicitamenre riferimento il Russe! parlando a lla Camera dei Comuni il li maggio, mentre proprio attorno alla Sicilia il governo di Napol i aveva fatto esegu ire la famosa crociera protettiva.

(19) Secondo il CARAJ1A le due navi erano «senz'a lcuna ba ndiera », dr. la nota del 12 magg io, Uheraziotte del Mezzoy,iorno, voi. I , Bologna 1949, pag. 92. " L 'Tllmlration" del l 2 maggio, pag. 298, pu bblicava invece: « ... si assicura che Garibaldi s 'è imbarcato su un bastimento maltese con un certo numero dei suoi antichi compagn i. Il governo sardo ha preso cura d i telegrafa re a Caglia · ri e a Sassari per far visitare i bastimenti piem ontesi ed opporsi a lla impresa . li I 9 maggio, pag. 3 14, lo stesso giornale affermava invece che G a ribaldi aveva preso il mare su due vapori della Societi, Transatlancirn e che, essendo cittadin o americano, aveva inalbera to «le /1avil!oT1 i!toilé de l'Union». Il capitano di fregata Ma rryatr racconta , nel suo rapporco al capitano di vascello Thomas Cochran, datato da bordo dell'lntrepid, tra M arsala e Pa lermo, il 19 m aggio 1860, che, avendo intervistato a Marsala uno dei compagni di Gar ibaldi lasc iaro indietro p erché ammalato, gli doma ndò perché era stata usata la bandiera sarda , ed egli rispose: per dare maggior forza al movimento», in P.R.O. , Londra , Admù-ality, I, 5 733, fase. 828 (Appendice, Il).


9 con i fa lsi allarmi , i trasporci di materi a li e di truppe e con gl i ordini contradd ittori che le diverse autorità, dal re in persona fino al com andante della crocier a, continuamente emanava no. Il 9 maggio Francesco II ebbe il dubbio che la spediz ione stesse o rganizzandosi sul compiacente suolo tuni sino, sull'altra spo nda del Canale di Sicilia, e trasmise in proposito un suo «consiglio» - m eglio sa rebbe stato defì nirlo u n ordi ne, data l' a lt issima autorità che lo ema nava - ch e prevedeva l'invio dello Stromboli a Tunisi per avere infor mazioni. Il 10 m attina l' Eolo, appena rientrato a Palermo, r icevette l'ordine di raggiungere lo Stromboli e di mandarlo a Tunisi. L'Eolo, p iccola nave a vapore, salpìi atto rno al m ezzogiorno del IO maggio e costeggiando la Sici lia oc cidenta le s i diresse verso il Canale. Nel frattempo lo Stromboli, al comando dell'Acton, dopo aver incrocia ro tutto il giorno 10 nella zona <lei Canale, entrò la sera nel porto <l i Marsala , ma dopo qualche ora ne sortì, riprendendo la nav igaz io ne verso sud -est. L' Ac ton aveva in a nim o <li mantenere una crociera pendolare tra Ma zara e le Egadi, e infatti , superata Mazara , cornei ind ietro , mantenendosi se mpre a breve dista nza da ll a cosca. M a a lle 8 del mattino incontrò la Pctrtenope, c on a bordo il comanda nte in capo Cossovich , e si fe rm ò pe r trasborda re delle provv iste dall a nave amm iragli a. L' /~olo, inta nto, ;1vev;, in contr;,to il l.t1f'ri e gli i•veva ~eg n;d ;,rn rli rlnver tra~rnettere alln Stromboli l'ordine di anda re a Tunisi e di trasbordare su quella nave due cannoni, con artiglieri e serventi, che aveva imbarcaro a Trapani. Ci fermiamo su questo disordinato andare e venire di navi che si cercano e non si trovano, o si trovano al momento meno opportuno, per sotrolineare co me la crociera fosse mal organizzata e com e Garibaldi - da parte sua - fosse sosten u to dalla fortuna. La sciata la PartenojJe, che non aveva <la fornirgli il carbone di cui aveva bisogno, lo Stromboli volse la prora su Trapani, ed avrebbe probabilmente cagliaro la rotea ai sopravven ienti vapori d i G a ribald i, se non avesse dov uto fermars i di n u ovo, a l largo di Mazara, per effettuare dal Capri - o dall 'Eolo - il trasbordo d ei due cann oni imba r cati a Trapani e del per sonale relati vo. Quest' ultima operazio ne fu d ecisiva, p e rché fu effettuata dalle 11 ,30 a lle 13 c irca, cioè m entre il Piemonte e ii Lombardo a rrivavano a Marsala ed iniziavano io sba rco dei volontar i . Le due n av i dei Mille, dopo le peripezie della n otte tra il 10 e 1'11 m aggio, durante la qua le per poco la nave di I3 ix io non aveva in vesti ro il Piemonte <20>, erano giunte <li conserva, all'alba dell ' l l , al largo di Trapani. Il mar e era calmo e la g iornaca serena: alle 8 fu dato l'ord ine di dirigere su Marsala, mentre le due (20) li Pie111011te faceva 9 miglia a ll'ora, il T.omhardo solranro 7. Duranre la giorna ra d el 10 maggio il Piemonle si t'rn alJontanato dalJ·a1tra navt' e la ritrovò nd buio delJa notte senza lu na , dopo che sia g li uomini imharcari sul J.0111hardo sia quelli del Piemonte avevano remuro d i dover sostent'rt' un abbo r<laAAiO. Part' infatti cht' il Piemo11Je non tent'SSt' pit1 acct'so - pt'r non attirare l'a ttenzione d i eve nrua li unità da guerra napoletan e - il fa nale rosso che costituiva il segnale di riconoscimento con venuto, per cui il Bixio si era preparato ad attaccarlo , convinto che si trattasse d i una nave nemica . Cfr. A c,RATI, I Mille, ecc., cit., pagg. 142-48.


10 navi stavano attraversando il piccolo arcipelago della Egadi. A bordo regnava un 'atmosfera tranqu illa e tra i volontari, ormai in vista della Sicilia, c'era u n 'atmosfera di entusiasmo e di esultanza. Le poche camicie rosse di cui disponeva la spedizione erano staté giii sorteggiate al mattino e coloro cui erano state assegnate le avevano già indossate <21 l. In quel momento aveva luogo più a sud-est, in prosecuzion e della rotta che le navi garibaldine stavano seguendo, il trasbordo delle provviste della Partenope allo Stromboli, e nei pressi dovevano trovarsi an che il Capri e l' f.olo: malgrado la conclamata intenzione di Garibaldi di abbordare le navi borboniche che evenrualm enre si fossero incontrate (22 >, riesce molto difficile fargli un qualunque credito di su ccesso se, con la colubrina rubata a T a lamone e con il cannoncino sistemato a poppa, avesse dovuto affromare i 60 cannoni della fregata napoletana, od anche soltanto i 6 ca nnoni dello Stromboli. Il Piemonte e il Lombardo, attraversate le Egadi dopo essere stati avvistati dal semaforo costiero della Favignana - e v i sarebbero in proposito molte riserve da fa re sulla felicità della rotta scelta dai ga ribaldini, che avrebbero potuto passare molto più al largo della Sicilia, verso Tunisi, evitando un avvistam ento ch e poteva essere riten uto ce rto - puntarono verso sud-est, con una rotta parallela alla costa, lungo il bassofondo dello Stagnone, diretti a Marsala. Le navi napoletane er ano fuori dal cerchio ddl'orizzonre ma i cannocchiali rivelarono che due navi da guerra erano ancorare davanti al porto: le due uni tà aveva no le alberarure b ianche come quel le borboniche, ma, per buona so rte dei ga ribaldini , erano ing lesi. I capi della spedizione lo seppero da uno scooner< 23 > britannico che incontraron o attorno alle I O d el mattino, mentre co ntinuavano a naviga re verso Marsala, e ne ebbero conferma dagli occupanti di una paranza da pesca m arsalest:, condotta d a l proprietario Antonio Strazzeri, ch e il Piemonte fermò poco dopo. Lo Strazzeri fu o bbligato a salire a bordo della nave di Garibaldi ed a fornire le info rmazioni richieste, m entre la sua imbarcazione veniva presa a rimorchio: fu cosa assai utile, pe rché tale paranza fu impiegata nel porto di Marsala per lo sbarco degli uomini e dei mate riali dal Lombardo arenato. 4. Secondo i fantasiosi raccolci dell ' Abba <2'1l, l' ultima parre del viaggio dei Mille, d avanti a Marsala, fu caratterizzata <la una corsa affann osa tendente a battere in velocità i sopraggiu ngenti incrociatori napo letani. E numerosi giornali contemporanei lo avallano con i loro racconti, copiandosi r egolarm ente l'uno d al(2 1) Secondo il N ievo, che appartenendo all'Ime ndenza avrebbe dovuto essere ben informato, le camicie rosse erano soltanto 280. (22) Cfr. Frcuou, M,irsct!,t nell'epopea f!.aribaldina, M a rsala 1916, p agg. 116-47. (23) Scooner o Schooner era un tiJJO d 'imba rcazione a vela a due o tre alberi . (24) Cfr. Allll A, D,1 Q11a ,·to al Voi/umo - Noterei/e di 11110 dei Mille, XVII e<liz., Bologna 1930, pagg. 35-6: «Due navi corrono a vista d ietro di noi! ... Ma sia mo certi di sbarcare, sebbene le d ue navi ci inseguano sempre . Hanno guadag nato u11 bd tratto . Vengono sbuffando ... » .


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l'altro <25 >, in modo da presentare in maniera eccezionalmente avventurosa l'ultimo atto dell 'epica spedizione marittima. Così, secondo la Gazzetta di 'l'orino del 15 maggio, avrebbe avuto luogo una vera co rsa alla morte, un inseguimento a canno nate sul mare, tra i garibaldini ed i napoletani, interrotto dal provvide nziale intervento delle navi britanniche. Già altri ha fatto giustizia di q u esta leggenda <26>, dimostrando come il Piemonte e il Lombardo furono scoperti per caso: l'ufficiale di rurno sulla plancia dello Stromboli, dopo che verso le 13 dell' 11 maggio era terminato, dopo un'ora e mezza di sforzi, il t rasbordo dei canno ni e degli artiglie ri dal Capri, vide davanti a Marsala ancorate d ue unità da gu erra - le d ue navi inglesi Ar~m ed Intrepid - e le segnale> al comandante Acton. Le due unità ingl es i non erano presemi nel por lo pre<.:eJen te, q u anJo lo Stromboli si er a fermato a M arsa la per qualche tempo, per cui l' Acron volle avvicinarsi per veder meglio e scoprì in questo modo i due vapori sardi cht' sb arcavano gente e materiali. Segnalò allora di acco rre re alle a ltre nav i b orbo nic he e il Capri rimorchiò per un tratto la Partenope, lasc ia nd o la po i a qualch e mig lio dalla costa p er far più presto ad in te rvenire o forse p erché si era levaro u n ve nto fav orevole. l .',irri vo clell'Acron, se fosse stato segui to cl;:i un 'a7.io ne d ecisa, avrehhe po-

te, evitati scogli e secche, si a n corava feliceme nte alla punta d el m olo, il Lombardo si arena va a b reve d istanza da terra: q u esto imprevedibile incidente poteva seria mente compromt'ttt'rt' l'esito dell'opera zioni, pt'fch é costrinse i ga ribaldini a sca rica re il Lombardo, che stazzava 2 .3 8 tonnellate contro le 180 del Piemonte e che trasportava la maggior p arte degli u omini, tragh etta ndo in harche e n a tanti i volo ntari ed il materiale, operazio ne certamente assai più complessa che se fosse stato possibile arrivare direttamente dalla n ave sulla banchina. Le b a rche locali e la paranza d ello Strazze ri si prestarono di buona voglia ad aiutare lo sbarco dei garibaldi ni , come no n ha nn o m a n cato di sottolineare gli srudiosi marsa lesi <27\ e soltanto una tartan a n apoletan a d ovette essere sollecitata con la minaccia delle a rmi. Ma lo Stromboli, giunto a tiro, perdette tempo prezioso p rima di a pr ire ii fuoco addosso agii invasor i. Attorno alle cause della indecisione e del rita rdo dell' Acton , nell'aprire il fuoco nacqu e una polemica che coinvolse, anch e sul piano diplomatico, gli inglesi, i qua li furono accusati di avere intralciato l'azione d elle unità da gu e rra napoletane. In realtà gli inglesi no n fecero nu lla di simile. Le due navi da g u er ra di (25 ) Cfr. a d esempio, "La Gazzetta di To rino" <lei giorni 15 maggio 1860 e sgg. e la ginevr ina F.Jpércmce del 20 e del 22 maggio. (2 6) Cfr. A GRADI, I Mille, à t. , pagg. 162-63 . (2 7) Cfr. D I GIROLAMO, M ctrscila nel!' I 1 mctggio I R60, Marsala 1890, pagg. 8- 13 ; SAMl'IEIU, Lo sbarco dei Mille a Mana/a, Venezia-Roma 1893 , pagg. 20-22 ; FIGLIOLI , cit., pagg. 12',-2tl 6 . Secondo il BI JSETTO, Notizie del C enerei/e Nino Bixio, Fano 18 76, il Lombc1rdo sarebbe stato fatto incagliar e volutamente .


12 S.M . Brita nnica erano arrivate davanti a Ma rsala nella prima mattinata dell' 11, con dei compiti ben precisi. L'Argm, al comando del capita no di fregata lngram, doveva sostenere la locale colonia inglese ed i suoi consistenti interessi; I' lntrepid, al comando del capitano <li fregata Marryatt era a Ma rsala <li passaggio, essendo diretto a Malta p er consegn are alcuni dispacci urgenti della Divisione Nava le di stazione nelle acque siciliane. Durance la prima fase dell'a zione i com anda nti inglesi erano a terra, fuori tiro se si fosse aperto il fuoco sui ga r ibaldini da parte dei napoletani . Costoro potevano agire come volevano, a nche quando i coman danti britannici stavano conferendo con il loro vice co nsole e con gli espo nenti della colonia inglese a terra . Ma il giorno successivo allo sbarco il Ministro Carafa diramèi alle potenze, a nome del govern o di N ap oli, una nora molto vivace che annu nciava lo sbarco dei «briganti » di G aribaldi e attribu iva il successo dello sbarco an che ad una chiara complicità di uffi ciali della Mari na inglese. Ne nacque un vespaio internazionale. Le potenze reagirono condannando il preteso favoreggiamento britan ni co: il Ministro degli Esteri russo, pr inci pe Go rciakov, convocò l'ambasciatore inglese per elevare una solenne protesta a nome dello Za r, mentre il gove rno della regina Vitto ria , chiamato in causa anche dagli oppositori in Pa rlameuto, doveva forni re spiegazioni a piì:1 ri prese alla Camera dei Comuni . 3. in rciazionc ai J ii-Jctrtiti parlameman Lu pubblicata un a seri e di documenri forniti dall'Ammiragliato <2 8 >, il più inn:ressanre d ei qua li, il rapporto del capitano di fregata Marryatt, comandante dcll' lntrepitl, servì di base a Trevelyan e aJ allri :.wri <. i per descrivere i fatti di Marsab. Ma a nche l" lngra m, comandante dell'altra nave inglese, l'Ar~m. redasse un rapporro, che puhhlichia mo integ ralmente in appendi ce (29>, corredato da uno schizzo che riproduce la posizione delle va ri e navi a Marsala in qu el famoso 11 maggio 1860. Questa testimonianza sembra particolarmente in teressante e attendibile, perché proviene da un testimo ne qua lificato, uiììcialc di M a rin a e protagonista dei fatti. Può q uindi ra ppresentare un contrib uto valido alla conoscenza dei modi in cui si svolse il famoso sbarco. Rapporto e schi zzo portano la data del 18 maggio 1860 da Marsala, e furono compilati su richiesta del vice-ammiraglio Arthur Fanshawe, comandante della florra inglese e.Id Medicerr:i.nt>o, a llo <:,npo rii fornire delucidazioni sui fatti di M a rsala, in relazione alle acc ust· del govern o napoletano 0 0>. Da vari (28) Cfr. H OUSEUI' COMMONS, Acco11n/J ,md Papers, .~0° , LXVIII , Lo nd ra 1860, pagg. 34345. (29) P.R .O. , Lo11Jrn , Admìr,dty, l, 5733 , fase. 828. Rapporto e schi zzo erano allegati alla le ttern dal Med iterraneo n. 406 del 18(,0. Lo stesso H .E. W. l NGRA M, in un libro posteriore di alcuni ,inni, flt11rl.r of Uak, Londra 18(,9, d escrisse gli stessi episodi , a l cap. IV , spcc ial111e;-11te alle pagg. 197-98 (Appendice I). Vc:d i a nche M . GABIUEU:, Lo sbc1rco a A11malt1, in N1101•d A ntologia, Ro ma , gi ugno 1960, pagg. l 5 5-68. 0 0) L' l NGRAM , cit., pag. 200, riporta dal proprio diario, alla data 18 maggio 1860 a Ma r sala: «È a rrivato l"lntrepid alle 3,30 a .m. , con sci mesi di provvisre per l'J\,;1(//J; ed io r icevetti u1w lettera dall'Ammiraglio che m i o rdinava d i invia rgli un rapporto sui fatti accaduti qui il giorno dello sbarco di Garibald i, poiché egli aveva riccvuro 1111 telegramma da Napoli ch e accusava il comand an te Marryarr e mc di aver impedito alle na vi da guerra napolcra ne di for fuoco su i ribelli». Il rapporto che r iportiamo è, appunto, q uello richiesto con raie lettera del vict: a mmirag lio Fanshawc.


13 indi;:i sembrerebbe an;:i il rapporto dell'Ingram più preciso e attendibile di quello più noto del Marryatt, anche se di quello è certo meno colorito. L'Ingra m così descriveva gli avvenimenti m arsalesi dell' l 1 maggio: « .. .In quel giorno, tra le 10 e le 11 antimeridiane, entrcunbe le navi di S.M. A RGUS e INTRF.PID, quest'ultima al comando di Marryatt, ancorarono nella rada di Marsala. lo feci fermare la nave di S.M. ai miei ordini nella migliore posizione segnalata dal libro delle direzioni, circa due miglia a md-ovest della città. L 'IN TREPID , il etti SOKfiÌorno doveva e.rsere breve, ancorò circa ttn miglio più lontano e più in fuori dalla testa del molo. Recatomi a bordo dell'IN 'J. 'REPID scesi poi a terra in compaf!.nia del comandante Marryatt per far f1ratica ed ebbi rm abboccamento con il vife console in carÙ'a, sig. Lòssins, e con gli altri residenti inf!.lesi rif!.uardo c,lla presente situazione in Marsala, ma soprattutto riguardo alla loro posizione dopo che erano stati disarmc;ti per ordine di un generale napoletano ... Visitammo in seguito la città e poi ritorncm11110 agli stabilimenti vinicoli inglesi /ttori detle mttra: quello del sig. Woodehome è sit1111to jlitÌ vicino alla città ed hct di fronte il molo e il faro, al lato opposto del porto vinimlo: pii, distt.mti si trovc.mo le jìltttzde di cotone e i mc1gctzzini di v ino del .ri,~. Florio (_ricilicmo) e poi, sempre su!lo slesso !alo della spiaggia, gli stabilimenti del JÌJ!,. iu;)1ra11,. /unitmi àrca un 11til!,liu d,.tlla àuà. Ci er,.tvamo formati qui. q11antlo fu rifo rito che dtte vapori .rc,rdi, cc1.richi di gente, stavano approssimandosi da nord-ovest; salimmo quindi sul tetto dei magazzini per 0Jser11t1re qttcmto accadevcJ. il w,pore più piccolo, con una harca locale a rimorchio, avanzò per primo, pa11ò di prua all'IN'FRHJJLL> e mo.rse diritto verso il molo, seg11ito dcJ. vicino d,11/ 1,tltrc, nave. li primo ancorò fa!icemenle di fianco al faro, ma il sel-ortdo si arenò a poca distanza dalla teJta del molo. li primo vc1scello incominciò immedù,tamente ,., sbarcare sul molo uomini armati, ma ci volle molto tempo per trasportare a remi la gente ft,ori dal vapore arenato <3 0 . Tre navi dc1 guerra napoletane erano in qr,el momento in vista verso il sud, una }regata a vela e due vapori, distanti _5 o 6 miglia. Uno dei vapori, evidentemente, si ,JCcorse della presenza delle due navi straniere e lo vedemmo fare segnalazioni con sventolìo di bandiere, mentre dirigeva a ttitta forza diritto sulle navi sarde. il vapore napoletano giunse in breve in ottima posizione per far /ttoco sulle navi sarde, una delle quali era ancora affollata dalla forza d 'invasione, ma, con nostra grande sorpresa, non aprì il fuow. Subito dvpo vedemmo una barca che andava dc1l vapore verso le navi del porto, ma quando fu circa a metà strada tornò indietro in gran fretta; noi eravamo allora assolutamente convinti che c,vremmo visto una scaric,1 dei cannoni napoletani sul vapore che era loro più vicini, ancora pieno di uomini armati, invece !ti nave napoletana tornò indietro paJsando vicino all'INTIWPID. In seguito venimmo a sapere che aveva salutato la nostra nave e aveva chiesto se non v i fosse a terra alctma tr11ppa inglese: fit risposto negativamente ma i napoletani furono informati che i comandanti delle due (31) Veramente importante fu, in questa circostanza , l'aiuta ottcnuro dalle b arche pescherecce locali. Se è lcciro duhirarc della leginimitil della frase che lo Strazzeri - costretto a collaborare con i garibaldini , anzitutto per p aura - andava poi ripetendo p er vanrcria: «lo lo fici d'Italia», si può ritenere che la collaborazione degli scafì locali fu p restata volentieri.


l4 navi ed alcuni ufficiali dell'INTR EPID erano sbarcati. Il comandante napoletano domandò quando essi sarebbero ritornati, sicché il cannoniere dell'IN Tl~FY[D fu inviato a terr·a per informare di ciò il comandante M arryatt, il quale lo mandò immediatamente in citt,'t a richimnare i suoi ufficiali. La fregata nap(Jletana che era stata vista a vele basse lontano verso il snd stava ora ,tvvicinandosi, correndo col vento in poppa a vele spiegate e accompagnala da tm vapore armato del Governo. Era ormai trascorsa quasi un'ora dal momento in etti il loro vapore da guerra era giunto a portala di cannone ed erano circa le quattro pomeridiane. T11tte le trnppe, rifornimenti e cannoni, erano stati già sbarcati dalle navi sarde e si affrettavano il più possibile U 2> lungo il molo verso la città, quando !'tmità napoletana aprì il fuoco sopra di essi. Il comandante M arryatt, io ed il vice console in carica, Cossins, ci recammo· all'IN TREPID e poi procedemmo a bordo del vapore napoletano, semplicemente per chiedere al suo capitano di evitare il più poSJibile di danneggiare le proprietà inglesi nell'adempimento dei suoi doveri verso il proprio governo; egli promise di jàr ciò, e ci pregò di constatare che stava tirando ba.uo (3 3) cosicché non J1nteva colp;re !et rittà. Ritornando all'IN Tl~EPID, passammo davanti alta fregat,1, che scaricò sulla città ttna bordata molto meno discriminata e poi virò di bordo e si ancorò, continuando a fare un Ji,oco disordinato ed occasionale. lo attribuii a questo vascello il danno fatto ai magazzini del SÌf!.nOr \V oodehouse. Il vapore annato prese p ,;.rtc a l cannoneggiamento, ma non riuscimmo a capire dove il mo fuoco faJJe diretto. Incontrammo un ufficiale di questa nave <34 >, che venne a chiedere al comandante Marryatt di pmtargli una delle scialuppe dell'IN T R EPID , ajjìnché potesse andare ad intimare la resa ai vapori sardi, che erano ormai stati abbandonati . Questa strana richiesta /it naturalmente rifiutala; le barche armate della squadra napoletana presero possesso delle navi sarde. Entrambe le navi (.rarde) fi1rono trovate con delle Jàlle; il vapore più piccolo /11 s,1/vato dall'incagliarsi dai napoletani e ftt rimorchiato in mare aperto dai vapore a rmato. In seguito ho sentito dire che fi; svuotato a Trapani e poi mandato a N apoli. li vapore più grand_e rimane ancora arenato e nessuno sforzo dei napoletani riesce a disincagliarlo.

(32) Nel testo: « . . . were makirtf; the besi oftheir way». Pa rrebb e qu ind i avessero una certa fretta , contrariamente a quanto alrri a ffermarono, e lo stesso I NGRA M - e con lu i l'AGRATI, 1 Mille, cit., pag. 183 - in altra occasione (àt., pag. 19 7) confermò. Pur ammette nd o che i volontar i si rnnd u· cesser<Ì assai d ig nirosa mente, non c'è d ubbio che la versio ne di questo rapporto è quel la che a p pa· re p i,, verosim ile, con i cannoni del ne m ico a tiro. (33) Nel testo: « ...flring low». l 'Acton cercava di colpire a tiro radente i volonta r i in marcia sul mo lo alto mezzo merro su l mare e di feso da un a ntemurale di u n altro mezzo metro. (34) Parreb b e del Capri, ultimo bastimento di cu i si sia pa rlato, ma altri d ice, fors e a mag· gior ragione, della Partenope, che era la nave di bandiera della D ivisione napoletan a .


15 Al tramonto cessò il fuoco, la forza da sbarro era ora dentro. la città, la sola sua perdita era stata un uomo ferito da un colpo morto <35 l. /, ' INTJ?.EPID partì per M,dt,t ed io .rpo.rtai l'AR GUS di circa ttn miglio più verso terra, per 1m1t miglior protezione degli stabilimenti vinicoli. La mattina seguente alle cinque e mezza truppe in mtmero di circa 1.m migliaio <36) furono viste marciare fuori della città .rulla strada che porta nell'interno e poco dopo il sig. Cossin.r venne a bordo per informarmi che aveva visto il generale Garibaldi, loro capo, e aveva parlato con lui.

lo h() l'onore, nel rirpondere alle V().rtre ulteriori domande. di affermare che non sono al corrente di alcun prigioniero che sia .rtato catturalo dai napoletani a bordo dei vapori sardi, e confido. Signore, che i fattti e.rpo.rti dimostreranno sufficientemente quanta poca verità vi faJJe nel telegramma ricevuto da Napoli, quando esso asserì che le navi da guerra inglesi a M arsala avevano i111/1edito alle navi napoletane di far fuoco sugli invasori... » <37>_ Da qu esto rapporto, per quan to assai conciso, e dallo schizzo allegato si può ave re un 'idea attend ibile d i com e si siano svolti i facci. Le navi b ritann iche rin1.:1 scro fe rme ;d!';~~ ror~ durante :::urta l'azio ne, e sclt:!~ to qu3.nd~J !'ln!rfpid, a sera, salpò per Malta, l'Argus si spostò, venendo a prendere il posto dell'lntrepid d i fron te ai «bagli» dei citta dini inglesi. 6 . 1ln 'altra interessante testimo n ia nza, generalmente poco conosciuta, è costitu ita dal colorito racco nto sullo sb a r co di Garibald i a Marsala che l' "!ll11.Strated /,ondon News " p ubblicò il 26 maggio 1860, desu mendo lo da u na lettera scri tta da un ufficiale a bordo di una nave inglese alla fo nda 0 8 ) d avanti a Ma r sala. Il racconto incomincia co n l'a rrivo delle du e uni tà milita ri inglesi, ch e si a ncoraron o d ina nzi alla cietà alle 10 d el mattino d ell ' 11 maggio; ma - aggiunge la cor risponden za - v i era no anche d ue vap o ri n apoleta n i - par rebbero lo Stromboli e il Capri - che avevano accompagn ato le n av i inglesi «senza d ubb io per veder e (35) O lrre al volontario ferito, fu u cc iso anche un cagnolino zoppo: non si pui) <lire che il bomba rdamento navale avesse ottenuto dei risulrari strepitosi! Se<.un<lu il Capu :<zi, volonta rio ga ribaldino, le bordate borboniche «erano salve d i gioia per il nosrro arrivo », onde «Nessu no fu fer ito». Cfr. G . C APU7.ZT, La Jpediziom di Garibaldi i n Sicilia, 3 • ed. a cura d i V. Haroncelli, Brescia I 9(,0, pag. 36. (36) Su q uesta cifra concorda a nche l'altro rappo rto che segue: e corrisponde a l vero. Il Marryatt invece, nel suo rapporto n. 3 3 1 del 12 maggio valutò la truppa da sbar co a 2.000 uom ini : q uasi esa ttamente il doppio d i quelli che erano (l .089). Cfr. il ciraro rapp. nelle carre del Parla mento inglese, luogo cit.; una copia è pure in P.R.O. , Londra, Admiralty, I, 5733, fase. 8 28. (37) Il rapp. , n . 4 7, porta il titolo l'roceeding.r ,it Marsala , scritto da bordo del vapore d i S.M . Argm. (3 8) « ... 011 board an EnJ!,lùh vessel of Mttr.r,ila ...» letteralmente: a hordo di 1111 11,isl'ello inf!,lese fuori M,irsala . D oveva rrattarsi d i una delle navi mercanti li che si trovavano alla fonda davanri a Ma rsala il g iorno dell'a rrivo <li Garibaldi.


16 che cosa faceva no» 09)_ Le due unità napoletane si allon ta narono per sorvegliare la costa o per informare la fregata dell'arrivo J egli inglesi, e allora, non appena i vapori borbon ici furono fuo ri vista, comparvero dal lato opposro dell'orizzonte altri du e vapori, i quali puntarono a tutta for za sul porco, issan<lo i colori di Sardegna. Essi passarono vicinissimi a lle navi inglesi <40l: il più piccolo dei due ava nti, con pochissimi uomini visibili su l ponte <4 1>, ma in plancia, olrre al capitano e al pilota, v'era un ufficiale in camicia rossa e «con una pi uma sul cappello» <42>. Tutti erano a rma ti, e un pezzo da campag na spuntava da un 'apertura del para petto, all 'altezza del tamburo copriruota di tribordo <4 3)_ L'altro battello, più grande, era «letteralmente g remito Ji uuwi11i » <44 ), alc uni in rosso, altri in ver<le scu ro, «la maggior parte semplicemente in borghese» (/\ 5>. Così apparvero in q uella memorabile mattina i due strani vapori. Entrambi diressero al molo, ma, mentre al primo tutto and ò bene, l'altro si arenò un centinaio di metri prima della testa e.Id molo. Subito incominciò lo sbarco dal Piemonte, ed era sor p ren<lentc chiedersi d ove fosse ro stati stipaci tutti quegli uomini che scendevano risolutamente a terra <lai suo borclo: sbarcava no e si avviava no in piccoli gruppi verso l:i citt~, senza fretta, come se si fosse tr attato di nn convegno Ji cro..:ic.:i;;L; inglesi provenienti da Malca. C'era il solito affaccendato uffi ciale sanitario che si affannava a chiedere loro se «avessero fatto pratica» </4 6 >, e questa fu la uni ca d ifficoltà, eccetto naturalmente «il ~emafuro di sc:gnaiazionc, che faceva gi ra r e le sue bra ccia come se fosse preso da un accesso di rabbia » </\ 7 >; a ll'uffìcia le sanitario fu ordinato di marciare diri tto verso il semaforo , dava nti alla comitiva sba rcata. In dicci minuti il semaforo aveva smesso di disturbare. V'era un alcro affa nnato fun zionario governativo che scriveva la lista dei nomi delle persone compromesse, ma le carte di questo signo re furono tranquillamente «distribuite in pezzi molto più piccoli di quanto egli avrebbe voluto» <48>. Poi furono aperte le porte della prigione e, sebbene non vi fosse il tempo di procedere ad una

(39) « ... lo uJttlch tbeir prot·eedingi.

110 do11h1». and come I O cloie round the stern o/ one of 011r .rhipI thai it wm i111poIIible lo miit,1ke who or t1'ha1 they were». (41) « ... b111 faw mm were lo Ief 011 ber deck». (42) Prop rio così: cou «a fe11ther in hiI cap». (/43) Sia il Piemonte che Lombttrdo erano navi a ruorc: ciò le rendeva parti colarmente vulnern · bili in caso di scontro navale. (44) « ... literally cr,m1111ed with men•. (4 5) Questa maggioranza «in pl,1i11 cilizem' attire» è dif(ìcile immag ina rla in atto di marciare marzialmente, com e <lirà dopo, quasi fossero ad una panica: sarehhcro stati almeno g rorteschi. (46) « ... if they had pratiq11e» , si trattava della «pratica» san itaria che coloro che ar rivavano erano rcnuti a fare in runi i porci. (47) « •.. 1h11t ronfo11nded 1e111aphore IWÙlf!,Ìng ÌII ,ml/I abo111 aI if in a rttge». (48) « ... distrib11ted in 11111ch smaller pùres th,m he had i111mded».

(40)

« . ..


17 liberazione siste matica, non v ' è ragione di temere che sia stato rilasciato alcuno che non fosse criminale politico: il governo di Napoli non disponeva di spazio da sprecare per delinquenti comuni. Nel frattempo il vapo re più piccolo era stato vuotato degli uomini, del materiale, <lei cannoni e delle munizioni, mentre l'altro se ne stava v icino al m olo aspettando uno spostamento , come se fosse appartenuto alle truppe regolari <li S.M .. Dopo poco, una quantità di barche di ogni tipo <49> accorse lungo i fianchi del vapore arenato e gli uomini incominciarono a scendere la scaletta in p erfetto ordine. Che momento per i nostri prod i compagni, che erano tutt'occhi <50>! 1 due vapori napoletani tornavano indietro a tutto vapore, pili forte che p otevano, e sgomberavano il pon te mette ndosi in assetto di comba ttimento <5 l)' mentre anche la frega ta lasciava il su o a nco raggio spiega n do tutte le vele ad u n magnifico ve nto . Venne ro se mpre pili v icino, be ne a tiro, e a ncora v'e ra n o ce ntinaia di u omini d a sb a rca re. Era uno s pettacolo su perbo ved e rli e ntrare nelle ba rche con calma come se fossero l'equipagg io d i un ca notco alle regate d i Spith ead . Inta nto u n vapore 11:1pole ta n o si fe rm ò: J allc navi inglesi tu tti gli occ hi erano fi ssi al cau11onc <li prua de l va pore. «Pe rché non spara?». :Ma no! la nave to rn ò indietro e Jcfììando scgnafo alla fregaca c he «nei fra tte m p o s i s rnva periculu:;amenre avv icina ndo». Gli uom ini di G a ribaldi era no tutti sb a r cati e ma rciavan o per quattro come in una p a rata, allontanandosi dal molo . Arri vò infine un colpo dal vapore: corto; un altro: gli uomini sulla banchina si abb assaron o e la ca nn onata passò sopra di loro, mentre essi riprendeva no a marcia re. Ma ecco che an· che la fregata fu in linea! Ammainate le v ele, si pose in linea con la testa d el molo e fece p a rtire una bordata di mi traglia con grande fracasso: i volonta ri si abbassarono, la tempesta passò sop ra di loro, e di nuovo essi furono in p iedi , marciando o rd inatamente come prima. La fregata e i vap o ri virarono allo ra un poco d i bordo accontentandosi <li sparacd1iare qualche colpo isolato contro i gruppi ch e lavoravano a sgombera re la banchina del mate riale sbarcato, servendosi <li numerosi carri e cavalli. Di ca nto in tanto un colpo di r imbalzo li avvolgeva in uua nu vola d i polve re, e quesro fu tutto. D ei 1.2 0 0 uomini sb a rcati con a rmi , munizioni e quattro pezzi d 'artiglieria d a campagna, un o solo rimase ferito: lo sbarco fu realizzato «esattamente in un ' ora e tre quarti, proprio sotto il naso di una fregata e di <l ue vapori da guerra , se nza fretta né co nfusione, e senza rica mb i a re un colp o» (5 2). (49) «ìn ,my 1111111ber, and offal! JÌWJ»: parrebbe prop rio s i trattasse di una pa rtecipazione tota· le ed entusiastica: abbiamo d ctro che prohabilmenre fu così, ma questa corrispondenza non va p resa sempre a lla lettera nei dettagli . (50) « ... with ali their eyeJ and gla.ue.r», con gli occhi e con gli occhiali, non c'è che d ire! (5 1) I va po ri tornava no ind ietro «ctJ h,ird aJ they co1dd come. hand deared far action, loo» . (52) Spararono dopo, almeno a qua nto a lcu ni riporta no - Sam p ieri, Ab ba, ccc. - i carabinieri genovesi al comand o di Mosto, fo rse p er respingere le barche dei m a rinai napoleta n i che venivano ad impadron irsi dei vapori abba ndonati.


18 7 . Le millanterie delle fonti ufficiali ed ufficiose na polctane contribuirono a co n fon d e re le idee, in un primo momento, su ciò ch e era realmente accaduto a M a rsala 0 3>. Gli organi reazion a ri di sta mpa riprend eva no co n grande rilievo le notizie che presentavano lo sbarco come u n mezzo di sastro p er i ga riba ld in i, che avevano perduto n a vi e uomini <51 >, ma b en presto la verità si free luce, vestendo di un a for za nuova le, a prima vista, imprude n ti a fferm a:cio ni dell' Esperance, che od suo fondo d el 16 maggio aveva proclamaco essere ormai «in evitabile» la cad uta dei Borbone di Napoli. E tra le.notizie «fa vorevolissime» ch e giungevano dal la Jega:cio ne napoletana e qu elle «pessime» che perveni va no d al g overno fra ncese, il cardinal Sacconi , Nunzio Aposcolico a Pa rig i, d oveva be n pres to acconciarsi a r itenere esatte queste ultime, sebb en e il suo supe riore Anton elli lo confortasse, dep lora nd o ch e certa stampa osasse diffonde r e certe allarmanti n otizie filoga ribaldine (55 ). Eppure tutta questa polemica, che condusse "il Giornale di Roma" a batta glia re p en osamente contro i m uli ni a vento (56) avrebb e fo r se potuto esser e evitata, se s i fosse posto mente fi n d all'i nizio al tono iraco nd o e disp erato che caratterizza va la nota napole tana del 12 maggio alle potenze. T ra le righe si legge va che ru rro er a a n dato mait: pn i b o rbo n ici ndìt: a cq u e d i .Ma rsaia, e si accu savano esplicita mente le nav i ing lesi di aver protetto la pi ratesca in vas ione (53) Cfr. "Il C iorn,ile del Regno delle D11e Sicilie"", specialme nte il n u mero d el I 4 m aggio. (54) "li Giom,de di Rom"" pubb licava il l 4 maggio, riprenJe nJo la n,ltizia Jalla Pdtrie, cbe «due R. fregate napol ita ne nelle acque d i Marsa la han no col loro fu oco u cc isi molti fìl ib u stieri , ca la to a fo nd o il piroscafo Lombardo e catturato i"altro il Piemonte, su i q ua li coloro erano imb arcati». li 15 invece " La Gazzett,J di Torino ., p arfo solam ente di q u attro m o rti, e fu ripresa d a lI" Espérance del 20 m aggio. Il L6 " L,i C,izzettd di Cennvd" ripo rtava un disp accio rcleg rafìco giunto d a Napoli in cui si affer mava che: «d u e frega te nap oleta ne davanti a M a rsala h anno fatto fuo co e ucc iso parecc hi fì libusrieri». li 17 " La Gazzella di M ilano·· pu bblicò una cor r ispo ndenza da Genova nella q uale, tra J"alcro, si diceva: « . . . mi fu a ssicurato aver G a ribaldi per duro, nello sba rco, 62 u om in i: 17 m orti , g li a lrri p iù o meno fe riti . TI gene rale sa rehh e in questo n u mero, avenrlo roccata u na lieve ferita alla spa lla dritta ». Alcu ni o rga n i di stampa fra ncesi i ns in uavano addirittura che Ga r ibaìdi non fOsse nemmeno in Sic.: iiia e che nessu no io avesse visro : cfr. '~ii C ir,rnaie di Romtt" dei 24 m aggio . (5 5) Cfr. i rapp . del Sacconi all "Anron elli d a Pa rigi del 18 e del 22 m aggio : nel primo il Nu nzio Ap ostolico a P a rig i, dep lorando l'a rreggia menro d el la stampa uffic iosa fran cese che magnifìcava i p retesi su ccessi gar ibaldin i, fac eva sa pere che ciò era fonte d i allarm e e d i deprezza m enti in borsa; riferiva anche che gli era staro det to cca tra rsi d i u n mezzo per sba razzarsi d egli italia ni e suli in Francia, in coraggia ndoli a p a rt ire co n n o tizie esagerare. T.' A mone lli, il 26 maggio, un end o le sue a lle d ep lo ra7.io n i del Nu nz io sulle fals ità e le intem peranze d ella sta mpa, aggiu ngeva : «Qua li prove di valo re abbiano dato in q uesta circ osta nza (Calatafini) le t ru p pe nap olirane, e come sieno rim aste i n q u alsivoglia scontro vittoriose, Ella avrà potuto a p pre nde re da i d ispacci te leg rafic i c he mano a mano fu rono ezian dio pu bb licati ne " // Giornale di Roma'" ... », ASR , /11 iJcellanea di Carie l'oliliche Riservate, b. 136, fase. 4895. (56) Amaramen te, l'o rgano romano concludeva il g iorno 15 m aggio , quand o orma i fu ch ia ro a tutti ch e lo sbar co era r iuscito, essere solo «un ep isodio della commed ia italiana, la temerar ia e colp evole impresa d i Garibaldi». Ma la prim a esperienza non insegnò a "li Cior11dle di Ro11ld·• u n p o ' d i cautela , ché il 19 ricominciava con le gajfeJ, a p rop osiro di Calatafimi. E il pur i ntelligen te card inal Anconelli , come a bbiam o visto , si pasceva <li q ueste n otizie.


19 « ... si accingevano ad effettuare lo sbarco delle bande che avevano a bordo, al/orchi i due Regii legni della prossima crociera aprirono contro gli aggressori il fùoco delle artiglierie. Dovette però il fuoco essere sospeso per dar tempo a due vapori inglesi, colà giunti poche ore prima, di prendere a bordo dei loro uffiziali che si trovavano a terra, e che imbarcati, gli stessi vapori ripresero il largo, ed allora soltcmto poté il fuoco ricominciare su. quei pirati, senw però poterne più impedire lo sbarco in Marsala, città della provincia di Trapani».

garibaldina:

Da queste accuse, che parvero confermate d a alcuni dichia razioni di lord Russel alla C a mera dei Co muni d ura nte una discussione.: sorta il 1 7 maggio in rdazione alla pubblica raccolta di fondi a favore: degli insorti sicilia ni (57 ), p rese le mosse una vertenza diplomatica d1c interessò, o lt re alla Gran Bretagna cd al Regno delle Due Sicilie, tutte: le altre Potenze; abbiamo accennato a lle proteste ru sse, anche i francesi ritennero oppo rtuno ch iedere spiegazioni circa la conclama ta connivenza inglese, e passi diplomatici furono effettuati in proposito a Londra (5 8>. Co m e d iremo a suo te mpo, d ietro un a tteggiamento così scandalizzato v i e rano g ioch i p ol it ico-diplomatici ben pit1 cons istenti che no n l'indignazione per il presun to favoreggiamento d e llo sbarco di un gruppo di irregolari: alla v iE,il ia ddl'ap~:tu:a di Suez, !e massime potenze m a rirrime er;, r,n r a rri cohrrne ntc.: sen sibili ad ogni avveni rn enco mediterraneo . M a ritorniamo alla q uestione di collaborazione delle navi inglesi con i garibaldini, l' 11 maggio a Marsala. I rapp orti che abbiamo pubblicato no n co nfermano certam ente ia versione relat iva ad un inte rvento ing lese, come non la confe rm ;i. ne mmeno il seguen te bra no di una lettera, scritta il 16 m aggio a Calatafimi da un giova ne volonta rio milanese 09) : «. .. siamo sbarcati dopo sette giorni di mare nel porto di Marsala. Non c'è

niente da dire, Garibaldi ha una graziosa stella che lo protegge; mezz'ora più tardi e saremmo stati colati a fondo da due vapori e una fregata napoletani, arrivati mezz'ora dopo mezzogiorno, che ci hanno bombardato, ma era troppo tardi .. .» . D egli ing lesi non si fa parola: in realtà -

come esattame nte ebbe a n otare l' Ag rari <60) -

le nav i

(57) In q uella occasione Russcll rifece la scoria di ciò che era accaduto a Marsala, prospettò l'ipotesi che le fregate napoletane non avessero aperto il fuoco sui garibaldini per la presenza delle nav i inglesi, e sottoli neò che, com u nque, raie presenza era pi enamen te legittima, stante il gran numero di inglesi che dimorava a Marsah1 e la rilcvan n d egli interessi che vi avevano cittadini bri· tanni ci. Vi fu chi accusò il Russell d i aver elogiato e incoraggiato Ga.ri haldi , ma egli sostenne invece d i aver tenu to ad astenersi dal pronunciare un giudiz io sulla spedizione. Quan to a lle sottoscrizion i, dalle q ua li era nata tutta la discussione, Russell si d ifese conrrarraccando, a proposit0 degli arruolam enti di irlandesi per il Papa , in contrasto con il ForeiKn EnliJt111e11t Act. Cfr. an che " 'J. he Tll11.rtr,1ted Londort News" del 19 m aggio. Il testo della nota nap oletana è in La liberazione del Mezzogiorno, voi. I , cit. , pagg. 9 1-2. (58) Cfr. " li Giornale di Rom,t'' del 2 1 maggio. (59) Enrico Richiedei, caduto po i a Palermo. Cfr. " L 'Espérance'' del 4 giugno 1860. (60) l n / Mille, cit., pagg. 170-71. Per la posizio ne delle navi ved i a nche ibidem, pag. 168 ; 105 e allegati ; TORR, D<l Q 11<lrto a Mana/a, Genova s.d. , p ag. 15; TREVEl.YAN, Gm·ibaldi e i Mille, cit. , pagg. 300-10. DE M AJO, cit., p ag.


20 napoleta ne, arrivando per ultime sul luogo dello sbar co, avrebbero potuco assumere la posizione che più ritenevano utile alla propria azione, doppiando, com e effettivamente fecero, le unità britanniche all'ancora e disponendosi nel modo più idoneo a fa r fuoco. Alla Camera dei Comuni lord Russd ebbe an che ad afferm are, rispo ndendo ad una interpellanza del deputaco Osborne, che i napoletani avevano ad u n certo punto sospeso il fuoco p e r «cortesia in te rnazionale», intendendo probabilmente dire con ciò d1e, continuando il bombardamento, edific i e persone inglesi avrebbero potuto soffrire dei danni <61 >. Il rapporto ddl'Ingram, che si è sopra riportato, non semb ra però confermare questa tesi, dato che runico accenno alla «cortesia internazionaie» potrebbe riconoscersi fu1 ~e soltanto nel fatto che I' Acton abbia voluto far constatare agli ufficia li inglesi che egli scava tirando molto basso e non rischiava q uindi di colpire gli stabilimenti contrassegnaci dalla bandiera britannica. Lo stesso lngram, d'altra parte, in una sua lettera al Tiirr del 1870, ebbe ancora una volta a confermare che nessu na premeditata complicitìt aveva condotto a Ma rsala, la mauina delJ' 11 maggio, l'/ntrepid e l'Argus, trovandov isi quello di passaggio mentre era diretta a Malta, questo per effeccuar v1 un a Slazione a protezio ne Ò<::Ì ri it:vanri ;11 L<e1cssi ingles i della zcr.:i. 1621. A Roma, dove si era certi fin dall'inizio della complicità p iem ontese <6·n, l'organo uffi ciale di stampa affermò che le na vi napoletane erano state ob b liga te «a cessare il fuoco du rante d ue ore, dietro intimazione partita dalk: navi inglesi, che chiesero una cale sospensio ne per proteggere il ri to rno Ja terra dei loro uffì ciali», allineandosi alla stampa austriaca e tedesca <64 >. La stessa versione trovò credito notevole a nche a Parigi, almeno p resso la scampa popolare di larga info rmazione: « .. .le fregale napoletane che incrociavano per opporsi allo sharco, avevano dovuto per due ore astenersi dal far fitoco S11tle navi garihaldine, perché vapori da g11erra inglesi avevano reclamato questo intervallo per lasciar tempo agli 11/ficiali inglesi scesi a terra di reimharcrini» <65>. Ma il governo di Na poli, do po aver messo il ca mpo a rumore w 11 le ~ue accuse del 12 maggio, doveva rimangiarsi ben presto la propria pubblica e clamorosa denuncia. I rapporti dei com andanti delle navi inglesi presenti l' 11 allo sbarco di Ma rsala furono trasmessi dal Comandante in Capo brita nnico, med ia nte la nave (6 1) Cfr . D E M AJO, cii., p.1gg. 94-6. (62) Cfr. M llNOY, H.M .S. I la1111ibal al Palermo a11d Naple.r dm·i11g the /talimz Revo/11tiorz IH5 9-!86J, Londra 1863, pagg. 73 sgg.; per la lettera deU' l ngram cfr . T ùRR, cit., pag. 25.

(63) C:fr. la lettera del car d. Antonelli, Segretario di Staro, del 18 maggio 1860 da Roma a l Nun.cio Aposcoljco a Parig i, Sacconi, in ASR, /Hiscellanea di C,me Poliliche Ri.rervate, b. 136, fase.

1895 c.. (64) C:fr. "Il Giomale di Roma'· del 19 maggio. (65 ) " L'lllmtratiorz " del 19 m aggio, pag . 3 14. Cfr. anche la lettera d i A. Severino a L. Ca rapa <lei 19 maggio 1860, in SALAOlNO, T.'estre111a difesa del Regno delle D11e Sicilie, cii., pag. 9 1.


21 Caradoc, al rappresentante inglese a Napoli, Elliot, il q u ale li r icevette il 18 maggio <66>. 11 26 successivo il Cara fa d iramava alle potenze la seguente prolissa

e pen osa ritrattazione: «Il sottoscritto Incaricato del Portafoglio degli Affari Erteri, ha ricev11to la nota del 18 andante mese di Sua Eccellenza il signor Elliot Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario di Sua Maestà Britannica, alla quale era annes.ro il rapporto Jpedito dall'Ammiraglio della JqtJadra Inglese in Malta, inteso a narrare la condotta serbata dai due legni britannici l 'JN'l'REPID t" l'ARGUS, che trovavan.ri ancorati nelle acque di Marsala nel momento del noto Jbarco dei Garibaldini il giorno suddetto. Ha dovuto il Governo del Re relevctre con rammarico nella cennata nota la spiacevole impressione che 1,i si dice aver pmdfltto nno dei jlaSJaggi della nota diretta il 12 del corrente a questi Rappresentanti dei Governi EJteri, in cni era genuinamente espOJta la storia dei fatti di quello sbarco per tenerli informati delle prime relazioni, mandate dal luogo stesso dell'avvenimento dal Comandante la divisione dei Reali legni, che fttrnno obbligati a spiegar la loro azione contro fili a!!J!,ressori. Non ebbe mai il 111enzionato Comandante e ancor meno il Real Governo intenzione di attirar con qttt:I cenno il biasimo e la responsabilità delle operazioni della l?.eal Marina rni due legni Britannici. ma volle semplicemente constatar le circostanze tulle nelle quali si trovarono ed axirono i Reali legni, e soprattutto dar testimonianza dell'esattezza, con mi i Comandanti di es.ri avevano adempiuto le loro rigorose istrttzioni di m-pettar cioè, per quanto il comportasse il dover loro, le persone e la proprietà estere, onde i medesimi intesero far rilevare nei loro rapporti che nulla avessero ome.r.ro per pt·evenire il danno, che ristJltar potea cosi aKli Uffiziali che allora trov.tvansi in terra, ed ai bastimenti Inglesi, come ai sttdditi l3ritannici che sono in Marsala in numero ma!!J!,iot·e degli altri stranieri, a causa dei molti .rtabilùnenti che ivi posseggono. Ha creduto S.E. il signor Elliot di dover protestare contro il modo in cui sonosi rapportati i fatti e che attribuisce ad inesatta conoJcenza delle cose avvenute, ma il vero Jenso dello esposto ;nette il .sottoscritto in grado di proteJtare egli wntro ogni falsa .rpieKazione e Jjavorevole interpretazione che abbia voluto darsi alla comttnicazione .rtorica degli avvenimenti sui quali "si riconosce francamente che, né con intenzione né senza ", q1,1el/i Vffiziali della g eal M arina di Stta Maestà Britannica, abbiano pre.ro parte alcuna di poter impedire o rit,trdttre le operazioni dei legni napolitani.

(66) « ... ho avuto l'onore di ricevere ieri dal Cc1Yt1doc il vs. dispaccio del 15 corrente, con a ccluso il rapporto del capitano di fregata Marryatt, che efficacemente contesta l'asserzione che il fuoco delle navi napoletane fu impedi to dalle navi di S.M .. Ilo trasmesso la parte essenziale del rapporto del capitano di fregata Marryatt al Governo napolccano, con una protesta contro la versione che essi hanno sostenuta, come completamente ingiustificata a lla luce dei fatti ... », Elliot al vice ammiraglio Fanshawe, <la Napoli , il 18 maggio 1860 in P.R.O., Londra, Admirt1lty, I, 5733, fase. 828.


22 La fatta esplicita e leale dichiarazione deve adrmque distrttf!J!.ere le osservazioni tirate dal citato paJJaf!J!.Ìo degli avvenimenti ml lido di M arsala, che rif!,uarda direttamente gli Ufjì.ziali di quei lep;ni Inglesi, ed il sottoscritto ne fa qui una tale dichiarazione a S. E. il signor f.lliot, onde si compiaccia informare il 1t10 Governo, aggiunge che non lasciagli di dirigere analoKa comunicazione a Ittiti i Rappresentanti Esteri ai quali /11 indirizzata la noia circolare del 12 andante che ha dato acca.rione alle rimostranze della free/lenza Sua» <67 ). L'Ellioc provvedeva il 28 a trasmettere copia della no ta diplomati ca a

Malta, al Comandante in Capo dellà flotta stanziata nelle acq ue italiane, sottolinea ndo a sua volta qua nto completa fosse la sodd isfazione ricevuta <68>. In tal m odo la questione era chiusa , sul piano diplomatico: le rimostranze inglesi avevano indotto i napoletani a contraddirsi a breve scadenza <69>. Ma rutta la faccenda doveva r estar caratterizzata da contraddi zioni, perché il govern o napoletano, dopo ave r pubblica mente ritirato le accuse, mandò socco processo i comandanti delle navi che erano intervenute così inefficacemente a Marsala. E la commissione d 'inchiesta, a n che se inflisse agli imputati quel «biasimo severo» che vollero alcuni giornali <70), dovette fa rlo oralmente, perché agli atti della Commi5sior..c , co mpnsra da! ~u ntram:nirag!io lettieri e dal c;, pin1no cli vascello Rodri.1,11.1ez, rimase soltanto l'assoluzione, spiegata col facm cht «. .. lo shan o di Garibaldi /11 premeditato e protetto», evidentemente dagli inglesi. D i conseguenza la condotta degli ufficiali di Ma rin a inquisiti doveva « .. . ritenersi irre/mmsibile in ogni semou. Il punto di vista del 12 e del 13 maggio, di guando cioè il Castelcicala scriveva a Francesco lJ della «cooperazione manifesta de' vapori inglesi» <7 I)' veniva ad essere da parte napoletana riaffer mato ancora una volta. T ale punto di vista rimase generalm ente quello degli stori ci fìloborhon ici <72), per va ri motivi, ma no n cer· to per amor del vero. Il quale vero, d'altra parte, non si può nemmeno completamente riconoscere nella recisa a ffermazione del Tiirr, protago nista lui stesso dei

(67) Una copia in P.R.O. , Lon<lrn , Admir,dty, I, 57.B , fas e 828, a llegata alla lettera dell'El· liot a l v ice ammiraglio Faushawe, d a Napoli il 28 maggio 186 0. (68) « .. .In risposr:i :i.Ile rimostranze che h o indi rizwto a l G overno napolerano. conrro l'asserzione che le operazioni delle nav i da h'llerra napolcrane sono state imped ite dalle n avi da guerra di S.M. , io ho orn ricevuto dal Mini stero deg li Affari Este ci u na nota ... la q uale riconosce che il fatto non andò in q uel m od o , e c he intt:nzionalmencc o no, nessun a inrerferenza è stata co mpiuta dagli Ufficiali d i S.M. con gli atti delle navi napoletane ... », Ellioc al vice ammiraglio Fanshawe, <la Napoli il 28 m aggio 1860, in P .R.O. , Lo ndra, Ad11tiral1y, 1, 5733, fase. 8 28.

(69)

Cfr. anche f OJIBES, The cmnpaig11 o/ Garibaldi

i,!

the two Siàlies, T.ondra 186 l, pag . 2 7 .

(70) Cfr. , a<l esempio , ' ·fl Mo11ilore di Bologn"'' del 3 lug lio l 860, che riprendeva la noti zia dalla Patrie. (7 l ) Cfr. DE M AJO, cit., pagg. 95- 106. (7 2 ) Cfr. a<l esempio VELASQUEZ , Hùtoria d.et jòven Rey D . Prancisco Il de Nàpole.r, Madri<lBar cdlou a 1861 , pagg. 45-6 .


23 fa tti di M a rsala, secondo il qu ale: «Quel p reteso aiuto appartiene al gran mondo delle favole ... » <7 .3)_ È p robabilmente lo stesso Garibald i a d are in vece la valutazio ne più vicina alla realtà, q uella ch e almen o dal tempo d i Trevelyan sembra fra tutte la più valida : «Non c'era neanche un p rincipio di verità nelle diarie che gli Inglesi aiutassero direttamente lo sbarco, ma la presenza delle loro navi influenzò il comandante napoletano facendo1;li ritardare il bombardamento; e così fa nobile bandiera d'Albione contribuì anche questa volta a risparmiare uno .rpar1;imento di san1;11e ttmano, ed io, beniamino di codesti signori degli Oceani, fui per la centesimcJ volta il loro protetto» <74l _ 8 . Compiuto lo sb a rco d ell'intero corpo gar ibaldino, le d u e navi che lo aveva no trasportato rim asero p reda del n emico, ch e al tramonto del!' 11 se n e impad ro nì , inv ia ndo barche armare a p re nderne possesso. I volo nta r i avevan o aperto le valvole di entramb i i vap ori abb a ndo nati, spe rando di allagarli e d i r enderli inservibil i al ne mi co. 11 Piemonte, tu ttavia, poté essere r imorchiato via dallo Stromboli e condotto a Napoli quale prova della v iccoria ottenuta dalla flotta <75 )_ Ma non era bastaro issa re la bandiera de i Borbone sulle due navi per diventa rn e realmente padroni: malgrado gli sforzi compiuti a più riprese dalle nav i napoletane, non si riuscì a disrncaghare il Lombctrdo dal banco di sabbia c.: mota nc.:l quale era andato profo ndamente ad incun earsi. E quando con la p resa di Palermo la situazione di rutta la Sicilia occidentale precipite> in favore di Garibaldi, il L ornhardo poté essere ancora urile alla nascente ma rina de\ D ittatore.:. Il Pi ola u fficia le della Marina sarda passato con Ga ribald i per la campagna del '60 e d ivenu to Segretario di stato alla Marina del governo d i Palc.:rmo, scriveva i n proposito 1'8 lug lio 1860 al Persa no, com a ndante della squadra sa rd a in rada: «... I/ Pirosl·afo LOMLJA /~DO ctren(l.to in M arsala trovasi in posizione assai critica, Jpecialmente coi venti di ponente. Si fece fino ad ora ogni sfarzo per u·arre a salvamento questo legno, rhe riparalo potrebbe p1ir utilizzarsi, rna non /tt possibile vincer l'acqua essendovi alcuni rubinetti delle macchine apet·ti. L 'assistenza di un R . L egno sarebbe bastevole ad ottenere l'intento; rhe se cii? non fosJc fattibile al:ncno sia corrtpiaccnte nell'accordare che i! j,·a!o1r:baro della Jqu,.,1, dra munito della macchina, sia posto a nostra diJposizione.. . » <76l. E ciò che n o n era riuscito ai napoletani, riuscì ai ga ribaldi ni, che poterono nello stesso m ese feliceme nte rimo rchia re.: il Lombardo a Palc.:rmo . T ale fu la v icenda - lo «sca nda loso avveni me nto», p er d irla co n Francesco Il <77> - dello sba rco d i Gar ibaldi a Marsa la. D al punto d i vista navale si deve

(73) (74) (75) (76) (77)

Cfr . T ilRR, cit., pag. 25. G ARITIAJ.1)1 , Memorie autohiografiche, Fi renze 1888, pag. 343. Cfr. A GRATl, I Mii/e, cit., pagg. "I 92-94 e 221. ACR, Mari11,1 Militare, b. 8 1, fase. luglio. (Jr. DATIAGI.!Nl, L'orga11izz,1zio11e militare del Regno delle Due Sicilie, Modena 1940, pag. 193.


24 sottolineare come soprattuttO l'insufficienza della crociera napoletana e la buona fortuna del Generale, congiurando insieme, abbiano p otuto creare le condizioni per la sua realizzazione. Nota era , grosso modo, la rotta, perché elementari considerazioni militari e geografiche permettevano d i darne una valutazione attendibile. La stessa rotta, del resto, fu seguita per altri sbarchi successivi di material i e di uom ini e, soprattutto, lo stesso porto - o altri della zona - servirono da scalo terminale per nuove spedizioni <78>. E solamente allora la marina napoleta na si pose il problema dello sbarramento delle Egadi, e scoprì che per batte re la costa della zona nevralgica degli sbarchi, era Capo San Vito al nord e Capo Boèo al sud, non ci si poteva servire <lelle fregate, le quali pescavano troppo per quei fondali: si parfo allora - soltanto si parlò, p erché gli avvenimenti a ndavano precipitando con la caduca di Palermo - di arma re un 'apposita divisione di cannoniere napoletane, che avrebbero dovuto stab ilirsi, con crociere continue, tra Levanzo, Favignana e Marcccimo, al centro della zona pili freque ntata dai garibaldini (?9)_ Sarebbe stata certamente una misura efficace, se soltanto fosse stata attuata prima dello sbarco di Garibaldi e non se ne fosse invece soltanto parlato, dopo. 11 su ccesso dello sbarco , p e rò, ;i ·. rchhc pot1:ro essPrl' , irc osc r irrn, :i.Im eno

in parte, dal punto di vista strategico, perché, distrutte per i garibaldini le vie della ritirata, una crociera effi ciente avrebbe potuto ancora svolgere una fun zione importante di blocco delle forze sbarcate . Queste si rrovavano, con la perdi ta dei vapori, ad aver bruciato i ponti dietro di sé, per cui eventuali insuccessi avrebbero potuto avere conseguenze disastrose. Ma nessuna importante misura nu ova venne ad accrescere l'efficacia d el blocco napoletano e la flotta più impo rrante d ' Italia, come non era riuscita a fermare Garibaldi, così non riuscì a bloccare suoi rifornimenti esterni. 9. Alla città di Marsala ed ai ricordi che il nome di quel porto risuscitava in lui, Garibaldi rimase sempre particolarmente affezionat0. Da quel luogo era . 111cominciata la più fulgida e la più clamorosa ddie sue imprese, i'azione decisiva per l'unirà dello Stato italiano. Col no me di Marsala volle battezzare la cavalla che gli servì per tutta la Campagna , un animale per il quale - fosse, come a fferma l'Abba, «un baio da gra n visir» o, come dice il Bandi, la «men rea bestia cavallina che fu dato trovare» - G aribaldi mostrò sempre una cerca predilezione <80 >. E nell'illusione d i poter ripetere la fantastica impresa del '60, ancora da (78) Cfr., a d esempio la lett. riser v. n. 6 del I O giug no 18 6 0 del cavalier Sane' Anna , Governatore Provinciale, da Alcamo, a Garibaldi, nella 4uale viene a nnunciato al G enerale uno sbarco di emigrati si ciliani e di fucili a Marsala, e si informa di aver inviato d i scorta incontro a gli sbarcati tutta la g uardia a cavallo , in AST, A rchivio Militare di Sicilùt , marzo, 174 . (79) Cfr. " T,'F.spérance", Ginevra, del 4 g iugno 1860. (80) Cfr. A GRATI, I Mille, cit. , pag. 2 12.


25 Marsala, definita a riprova dei suoi sentimenti «terra di felice augurio» <81 >, egli proclamò nell'agosto 1862 la sua volontà di muovere su Roma, per affr ettare il compimento dell'unità nazionale, all'inizio di quella disgraziata impresa che doveva concludersi ali' Aspromonte. Né quel ricordo affettuoso era ingiustificato. Lo sbarco riuscito sotto il naso della crociera borbonica, aveva commosso ed eccitato l'isola, comp ensand o di un colpo le impressioni negative derivate dalla repressione della insurrezio ne d'ap ri le. Molti, del resto l'avevano previsto , in Italia, in Francia, in Inghilterra <82>, prima che si sapesse che Garibaldi era riu scito a p render terra. Il modo, poi , in cui lo sbarco si era svolto , pareva studiato appos ita mente per incidere immediatamente sulla fantasia popolare, che subito vide in lui com e un arcangelo d ella patria , un eroe. Narra il capitano Cochran, in sosta nel porto di Palermo, che un 'immensa, straordinaria eccitaz ione si impadronì d ella popolazione palermitana alla notizia d ello sbarco di Garibaldi, e i rapporti del Console inglese conferma no l'esistenza di q uesta febb re (B3) che vertiginosamente saliva nel p opo lo all'arrivo delle informazioni e dei particolari , spesso fan tastici dei fa rri di Marsala . Sempre da fonte inglese si possono avere alcuni p articolari interessanti sulla situazione di M essina attorno ali' 11 maggio. Nel po rto della città peloritana era in quei g iorni all'ancora_ ];i n:we d a guerra inglese Sryl!a, il cui comandante, Lamberr, tenne un dia rio relativo agli avvenimenti di Messina. Messina era cer to uno dei punti chiave della situazione psicologica, perché da entrambe le parti - rivoluzionari e borbonici - la si riteneva idonea ad essere teatro di prove di forza: secondo una nota lettera di G iuseppe Orla ndo, del precedente mar zo, Messina era p ronta a scatenare fin da allora la rivoluzio ne ed aspettava soltanto, per agire, che Pa lermo comunicasse di esser pronta a muoversi <84>. La p olizia ed i napoletani in genere, aucorità e truppe, d ovevano stare sul chi vive, altri-

110

(8 1) Cfr. CHl ALA, Ciammo Dina e l'opera ma nelle vicende del Rirorgimenlo l1alia110, voi. II, T o ri1889, pag. 114.

(82) li '"The lllmlrated Lo11do11 News" del 12 maggio aveva de fìniro Garibald i «un nuovo e importante alleato per gli insorti ». "L 'Itluslration " , alla sressa data , pag. 298, affermava : «Se Gari ba ldi riesce a sbarcare in Sicilia malgrado i vascelli napoletani che incrociano in previsione del suo arrivo, è cerro che il suo nome, che ispira un vero ter rore a lJe truppe reali, sa rà un aiuto potente a lla insurrezione»; il 19 Etlmond Tixier, sullo srcsso settimana le popolare parigino norava che se Garibaldi fosse riuscito a sba rca re, le consegue nle sarebbero state in calcolabili per l'entu siasmo del pa rtito ita!ia11is1imo, per resistere a lle pressioni del quale il Cavou r d oveva già fati care mo lto. (83) C.fr. il rapJJ. n. 14 del capitano di vascello Cochra n al vice ammiraglio A. Fa nshawe, in P.R.O., Londra, Admira!ty, r, 5733 , fase. 828. Vedi p ure a lrri rapp. va ri ibid,;m, Foreig11 Office, 70, 322. (84) Secondo u na corrispondenza pubblicata da "L ' fupéra11ce" del 9 maggio 1860, a Messina il 25 aprile era avvenuto un farro significativo: quando g li uffic iali del Govemo!o, alla fo nda nel porto, erano scesi a terra , erano stati accolti da grida d i Viva Vittorio Ema,wele! Viva l'l lalia!


26 menti non si spiegherebbe quell'assurdo senso di allarmismo di ffuso che traspare da talune informazioni trasmesse dall' ufficiale. Il Lambert a nnota diligentemente che l' l l maggio, venerdì, giunse nel porco la frega ta a ruote Governolo, battente bandiera sarda, la qua le salute> il vessill o napoletano; il 12 arrivò la notizia dello sbarco di Ga ribaldi e per la città si di ffuse una strana quiete che doveva agire sui nervi dei borbon ici più <li una ma nikstazione di esultanza; a fa r da contrappun to alla calma che regnava sulla città giunsero i 2 1 colpi di cannone sparati dalla fregata sard a per l'a nniversario della Costitu zione. Il lunedì successivo, 14 maggio, ecco quelle che sembrano le notizie g rosse: all'alba la Governo!-0 levò le ancore e salpò per ig nota destinazione; più tardi, neJJa mattinata, il vice console di Messina, Rickards, salì a bo rdo della Scylla «e mi disse - è il Lamberc che scrive - che circolava la voce che uno sba rco di Sardi aveva avuto luogo a Milazzo, distante circa 30 miglia da Messina per via di terra, e che la guarnigione e le aucorità erano stare massacrate; egli pensava che cale informazione fosse attendibile» <35 >_ Questa notizia, che in sé avrebbe poca rilevanza perché non rispondente alla realtà, per la stessa ragione ne ha tuttavia moira sul piano psicologico: essa è l'indice di uno stato d'an imo venato dalla paura, di un atteggiamento psicologico particolarmente ricettivo di ogni elemento che fosse morivo di sconfo rto, di allarmismo, portato ad ingigantire il p ericolo e quindi - come pratica conseguenza - a soccomlwrvi davanti prima a ncora di affrontarlo. È interessante constatare che qualche sintomo di disagio p sicologico si ebbe subito tra i borbonici, alla notizia dello sbarco di Marsala . Esso contribuisce molco a spiegare gli avvenimenti successivi, ed a iuta a comprendere, anche senza ricorrere a l fa ntasma del trad imento, certe inesplicabili paralisi d i strumenti milita ri, come anche il meccanismo segreto di cerci miracoli. A Marsala la Mar ina borbonica incominciò la serie dei suoi arrivi fuori tempo, a cose fatte: avrebbe continuaco in giug no, nel golfo di Castella mmare, e in agosto, davanti alle cosce della Calabria. Per contro a Ma rsala, Garibaldi incominci<> a conqu istarsi nel cuore del popolo siciliano un piedistallo da leggenda. Soltanto in q uell'uomo venuto dal ma re avventu rosamente, un giorno d i maggio, attraverso la crociera nemica, in quel G ener ale tem erar io sbarcaco in Sicilia come alla ter ra promessa, socco le cannonate napoletane, poteva trova rsi un così potente catalizzatore di sentimenti esaltanti , di intendimenti generosi capaci d i legare incorno alla sua figura romantica il più importante movimento popolare del Ri sorgimento italiano.

(85) « ... he thn11ght this iriformation w,is reliable». Cfr. Diary ReportÌrJf!, proceedi11gJ al Mm i11a, del comandante Lambert al vice ammiraglio A. Fanshawe, in P.R.0., Londra, ll.dmiralty, I, 5 73 3, fa se. 828.


T.a pirnfreiata a mote GOVERN OT,0 (fototeca U.S. M.M .)



CAPITOLO

Il


DA MARSALA A PALERMO SOTTO GLI OCCHI DELL'AMMIRAGLIATO 10. La flotta inglese come strumento di informazione e di azione politico-militare. - 11. TI contrammiraglio Mundy inviato a Palermo. - 12. La battaglia di Calatafìmi nel rapporto del comandante M a rryat. - 13 . Primi contatti dell'ammiraglio Mundy con le autorità borboniche. - 14 . La marcia di Garibaldi su Pal ermo nelle informazioni inglesi. - 15. Il generale Lama chiede la mediazion e inglese - 16. L'atta cco garibaldino alla città e il bombardamento borboni co. - 1 7. Le trattative d 'armistizio. - 18. Giudizio complessivo sull'azione della Marina inglese durante la Campagna dei Mille.

SOMMARIO:


29

Hl. In base a quanto si è fin qui esposto, può ritenersi definitivamen te stabilito come la Marina britannica non abbia alcuna parte attiva negli eso rdi della Campagna di Sicilia, quantunque la presema delle sue navi sulle coste dell'isola, precauzionalmente disposta dall'Ammiragliato, abbia finito per agevolare lo sbarco della spedizione garibaldina in seguito ad un fortuito concorso di circostanze. Tuttavia, se da un lato fu veramente occasionale la missione dell 'J\rgm e dcli' lntrepid a Marsa la , a prore;,:ione della colonia inglese di quella città, dall'altro essa rientrava nd quadro di un'intensa attività marittima di perlustrazione e di osservazione, espressamente voluta dalle autorità navali britanniche fin dal momento in cui erano corse le prime voci della progettata invasione dell'isola e diretta, come è ovvio, al duplice scopo di prendere conosce nza degli avvenimenti e di proteggere gli interessi del Regno Unito e insieme quelli privati dei suoi sudditi . La Aotta inglese continuava così, nello spirito d ella sua tradizione e secondo una prassi costante, ad agire come strumento di informazione e di azione poli ticomilirare della massima importanza: a Londra potevano cambia re i governi, e i liberali succedere ai conservatori< 1>, ma gli scopi della Ma rina ed i metodi con i quali tali scopi venivano perseguiti non var iavano di molto .

(I) Non sarà inutile ricordare, per quanto si rratti di cosa assai nota , che l'ascesa a l potere d i lord Palmerscon, 1'1 1 g iug no 1859, era stata salutata con e norme e non del tutto giustificato entusiasmo dai patrioti italiani, i quali si arrendevano da un ministero liberale a Londra un attegiamento piL1 favorevole ai loro fìni. Cfr ., in proposito, quanto scrive il Tre velyan sulle manifestazioni di giubilo degli italiani nel vestibolo del Parlamento inglese all'uscita di lord Palmcrston, dopo che l'emendamento Harcingron era passato con una maggio rani a di soli tredici voti , deter· mina ndo la cad uta del gabinetto conservatore di lord Derby . Cfr. G.M. TREVELYAN, G,,ribaldi e i Mille, ediz. ita l. , Bologna 1910, pagg. 148-50.


30 È in seguito ad un tale atteggiamento della massima Potenza marittima nel Mediterraneo e nel mondo, ch e g li avvenimenti vennero influenzati, forse persino oltre le intenzioni del gover n o di S.M. britanni ca . Come giustame nte ha osservaco, mol ti an ni fa, il Trevelyan, « ... una delle cause principali degli errori di calcolo e del timor panico dei napoletani in quell'anno disastroso, fii appunto ii terrore in mi li mantennero le numerose navi da g1J1:rra inglesi che, essendo di crociera intorno all'isola, si aggiravano wn ostentazione in quelle acque» <2 >.

Ora , non aveva corto il governo di Napoli, n é errava l'opinion e pubblica del Regno d elle Due Sicilie, n el g iudica re oltre modo ostile la Gran Bretagna alla Monarchia borhonica : ma si sarebbe errato nel ritenere probabile un attivo in tervento britannico contro i n a poletani. I nvero, l'lnghilterra vide certamente con grande compiacimento le vivaci reazioni italiane all'a rmistizio di Villafra nca e constatò , non senza soddisfa 7.io ne, come le simpatie dei patrioti per la Fra ncia si fossero mutate in breve in un sentime nto q uas i opposta: fu allo ra che i gove rnanti britannici, scrive l'Agrati, «pens(tlYmo fosse giunto il momento di soppiantare la Francia nei nostri cuori pur senza ricorrere ad alcuno di qttei sctcrifici che la Jir(mcia, bisogna riconoscerlo, aveva sopportati pet· noi. Aùtli morali e buone pc1role, questo sì, ed em già qualche rosa: ma imitare la Francia anche con un intervento armato non poteva entrare neppure nella mente del più liberale fra gli inglesi, tanto pitÌ che /({ regin(f Vittoria e la Corte Ittita avevano per i loro liberali scars.t simpatia e per i nostri ness11na» (3) . Così dunque, a n co ra nel m aggio del 1860, dopo quasi un anno di govern o liberale, Londra era favorevole a parole, ma sempre assa i 1:,ruardinga a fa tti: wait and see rima neva, co me al solito, la sua regola di condotta. È signi ficativo che, lo stesso giorno in cui Garibaldi sbarcava a Marsala e mentre anco ra nessuno nel mondo e ra a conoscenza del felice inizio della sua azzardatissima impresa, l'a utorevole "Times" uscisse con un editoriale in cui , tra l'altro, era detto: «Il succe.un attrihuirà a Garibaldi il carattere di (;enerale e di uomo di Stato di prim 'ordine: la sconfitt.t, la rovin.t, l.t morte ne eterneranno il ricordo, come quello di 11n avvent11riero donchisciottesco, indomito per coraggio m.t scarso di senno, che ha fatto getto della s11a vita in tm diJperato tentativo di pirateria. L 'avvenire potrà cla.r.rificare la spedizione di Sicilia come simile a quella di Guf!.fiefmo d'Orange in Inghilterra, opp11re a q1tell(t di Mural in Calabria» (li) _ Soltanto una setti mana più ca rdi - e dopo che g ià i borbonici

(2) TREVELYAN, àt., pag. 307 . Secondo quanto scriveva il p rincipe di Pcrrulla, ambasciatore napoletano a Vienna, a l colonnello Severi no il 25 marzo 1860, la flotta inglese sarebbe venuta nelle acque del Regno nel timore di u n movimento m urarriano in Napoli. C:fr. MOSCATI, La fine del Regno di Napoli. cii., pagg. 216-1 7. (3) C:. A GRATI, I Mille nella storia e nella leggenda, Milan o 19 3'l, pag. 13.

(4) The Times dell ' 11 nrnggio 186 0.


31 avevano riportato la prima sconficca a Calatafimi - lord Russel, alla Camera J ei Comuni , a rrischiava un giudizio un p ò meno riservato, pur senza andare al di là Jelle generiche espressioni di simpatia <5l. Per un esame dell' attività della Marina inglese, in un cale quadro storico eJ in ord ine ai d ue scopi surricordati, di informazio ne e di azione, le principali fonti so no due: a ) il n oto volume di m emorie dettato dal protagonista e coordinatore di cale attività, sir G. RoJney Mundy, contrammiraglio della M editerranean Fleet, in com ando della divisio ne b rita nnica sulle coste della Sicilia <6 >; h) le lettere, i dispacci e i rapporti dagli uffi cia li della Marina di S.M. britannica e d egli age nri diplomatici inglesi sul luogo, relativi agl i avvenimenti siciliani, conservati nell'A rchivio dell'Ammiragliato a Londra, in un fascicolo che porta il titolo: «D isturbances in Siàly - Proceeding.r of Generai Garibaldi» <7l. La prima di queste fonti contiene un a na rrazione della Campagna d i Sicilia che, quantunque soggettiva e meditata, perché posteriore Ji q ualche anno , è tuttavia basata abbastanza rigorosam en te sui carteggi uffi cia li e sui p e rsonali r ico rdi dell'autore: trattasi di un libro assai conosciuto, al quale h a nno copiosamente accinto in ogn i tem po quasi tutti gli storici dell'impresa garibaldina, a cominciare dallo stesso Trevelyan. l 'altra fonte è parzialmente nota anch'essa, in quanto alcuni d ei docu menti ch e n e fa nno p a rte furono pubblicati fra le ca rte del Pa rlamento inglese <8 > e parecchi sono stati riportati o riassunti d al Mundy nel suo citato libro di memorie; ma taluni ra pporti ivi contenuti sono inediti e, pur sen za a pportar e nessuna sensazionale rivelazio ne sulla scoria di q uel periodo, cosciruiscono per altro u n m ateriale di prima mano, non privo di interesse per lo scopo accennato, di lumeggia re cioè movimenti e atteggiamenti della flo tta brita nni ca e stati d 'animo degli ufficiali e ma rinai inglesi, nello svolgimento dei compici lo ro affidati, non ch é di mostrare come a ppa ri sse, di fase in fase, l'epopea ga ribaldina agli acuti occhi dell'osservator e benevolmente n eutrale. 11. li contrammiraglio Rodney Mundy, n eH'ambie nce del comando della Mediterran11an fileet e nel g iudizio del su o superiore diretto, il vice-ammirag lio s ir

(5) «Sap p iamo che le nostre simpatie e il giud izio della storia fa ranno disrinzione rra il caso del fìl ibusriere e d el fellone e quello dell'eroe e del patriota» (l .ord G. Russe! il 17 maggio 1860 · Hamard'J Parliamentary Debttte.r, Londra 1860). (6) Sir G. RoDNEY M lJNDY, KCH , H.M.S. HANNIBJ\L al P,1/ermo tt11d Naple.r d,,ring t he italitm revol11tion. 1859-7861 , with noticeJ o/ Garibaldi, Francù li ,md Victor Emanuel, Londra 1863. (7) P.R. O ., Londra, Admiralty, I, 5 733, fase. 828. (8) HO USE Of COMMONS,

Accotmts and Papers, 30 °, LXVIII, Lo nd ra 1860.


32 Arthur Fanshawe, comandante in capo delle fo rze navali inglesi nel M editerraneo, era ritenuto un esperto di cose italiane. Durante l'anno 1859 era staro a lungo in croc iera dinanzi alle cosce sicilia n e ed aveva avuto frequenti contatti con le a utorità borboniche, dimostrando in varie circosta nze tatto ed energia; aveva svolto poi una missione lungo il litorale del Regn o di Sard egn a e dei terr itori recentemente a nn essi, era staro alla Spezia ed anche con i funzionari piemontesi aveva avuto occasione d i trattare p iù volte; egli appariva per tanto come la persona piì:1 indicata per sorvegliare da vicino gli sviluppi dell' intricata situazione nel Mezzogiorno della Penisola. Nei primi mesi del 1860, al comando di un 'importante for za navale (quattro navi di linea, tre fregate ed unità minori), era staro inviaco a Gibilterra in vista delle operazi oni milita ri della Spagna nel Marocco, ch e per altro volgeva no al ter min e. Conclusesi le ostilità in quel setcore, il Hl aprile il Mundy salpb da Gibilterra e fece rotta su Malta, dove perve nne il 2 1. Al comando della Mediterranean Fleet si era avuto frattanto notizia degli avvenimenti di Paler mo del 4 apri le, d ella rivol ta della Gan cia soffocata nel sangu e e dei mo ti insurrezio nali che continuavano a scoppiare qua e là per l'isola: tuttavia, nonostante le «impedinx disturhances in S11Nthern ltaly», la sitt1117ione non a pp:iriv,i :incor::t s, ,J p,rnm d i prf'ripit,H f', e all 'ammiraglio Fanshawe parve sufficiente precauzione ordina re al Mundy di partire in crociera con le sue navi il 5 maggio per le coste orientali della Sicilia . Fu ritorna ndo alla base per a pprovvigionarsi d 'acqua , dieci giorni dopo, c he il contrammiraglio Mundy apprese lo sbarco di Marsala. Rinunciando al progetto g ià stabilito di prendere il mare con la maggior parte delle sue un ità per un peri odo di manovre, il Fanshawe aderì d i b u on grado alla proposta subito avanzatagli dal Mundy e lo fece partire, con la sua nave Ilannibal, per Palermo, dove avrebbe dovuto assumere il comando delle unità dislocate sulla costa occidentale e settentrionale dell'isola: l'A mphion, capitano di vascello Coch ran, l'A rg11s, capitano di frega ta lngra m -W inningcon, e l'lntrepid, capitano di fregata M arrya tt. Scopo dichiarato della mossa inglese era, naturalmente, soltt1ntn la prntezion e d e i sud diti hritann ici e delle loro proprietà nel corso dell'imminen te crisi (9). Quale viatico e direttiva, l'a mmi raglio no n aveva (9) Cfr. g li o rdini di Fanshawe, P .R .0 ., Londra, Admir,tfty, I , 5733 , fase. 828; riportari dal MUNOY. àt. , pagg. 75-76: «Da Arthur Fanshawe, es4., cavaliere del molto onorevole Ordine del Bag no, vice-ammiraglio e comandante in capo, ecc .. A G. Kodney Mundy, csq., CB, conrramm iraglio. Poiché l' insurrezione in Sicilia contro il governo napoletan o si è d iffusa in tutta l'isola d opo lo sbarco de l generale Garibaldi con u na spedizione armata di italiani, si è reso necessario provvedere ulteriori me:ai di protezione, per le persone e le proprieù britanniche. Siete pertanto con la presence invitato e sollecitato a procedere con la nave di S.M. Hannibal, battente la vostra band iera, a Palermo per questo scop o, prendendo sotto il vostro comando l'Amphion, l'Arp,s e l'lntrepid. Vostro scopo precipuo sarà quello di p orgere ogn i assisrcn7.a e protez ione alle persone e alle proprietà britanniche ... Provvedere a che ufficia li e marinai siano severamente ammonici di evirare d i prender parte ad alcuna disc ussione di carattere politico o ad alcun runrnlrn ... » .


33 rrovaco nulla <li meglio né di più recente da segnalare al contrammiraglio, c he un a lettera, vecchia di undici anni, contenen te le istruzioni alle quali la Marina ing lese si era conformata nella lontana estate del 1849 (IO): «È notevole» co mme nta al rig uardo il Mundy «che un documento ufficiale di undici anni prim a, red atto in relazione ai mori del Regno delle Due Sicilie in quell'epoca, dovesse essere ripreso come guida p e r gli ufficiali della Marina nelle presenti difficoltà» ( I I) _ La cosa n on a ppa re però affatto strana, se si conside ri la continuità delle tradizioni e l'identità dei metodi attraverso il tempo nell'azione politico-militare dell'lnghilcerra. Partito da Malta la sera del 18 maggio, il Mundy passò, nel pomeriggio del 19, al traverso di Marsala, dove lng ram d all'Argus gli segnafo che Garibaldi, il 15, aveva sconfitto i borbonici a Calatafi mi ed ormai stava marciando sull a capitale. La mattina del 20 m aggio, co n temp o e mare pessimi, l'Hannib,tl raggiunse Palermo. 12. Nel frattempo aveva farro rotta su Palermo anche il comandante Ma r1yau 1.-011

l'lntrej,id. .Marryatr aveva ricevuto <lai vice-ammiraglio fanshawc, a Malta,

l' o rdine di partire in ricognizione il 16 maggio per Girgenti e Ma r sala, di osservare la situazione d i q uel settore, raccogliere la più g ran messe possibile di info r mazioni e qu ind i procedere verso Palermo: la durata d ella missione non era stata precedentemente stabilita dal comandante in capo, ma era stata lascia ta ampia faco ltà al Ma rryatt di sosta re nei porti siciliani canro a lungo quanto ritenesse

(10) Ibidem: « .• • Accludo per vostra informazio ne e guida u na copia di una lettera , inviata da mr. Addington al comandante W.A.B. Hamilton, concernente !"asilo concesso a rifug iaci pol irici a bordo del le navi da guerra inglesi, lettera che ho ricevuto dal Segretario d ell' Ammiragliato il 14 u .s.». La lettt:ra in questione, indiriz7.1.ta dal Foreign Office all'Ammiragliato, portava la data del 4 agosto 1849 ed in essa erano espressi assai chiaramente i p rinci pi a cui dovevano attenersi gli ufficiali della M anna brrranni ca, in comando di navi <la guerra stazionanti in p orri ester i, pri ncipi non sempre consoni ad una neutralità strettamente im esa, ma piunosto ispirati a <l un concetto d i supremazia della morale e della poli tica inglese: « ... sulla misura in cui le navi da guerra hriranniche in porti stranieri sono autorizzare ad a ccogliere a bordo e a proteggere sudditi d i un governo estero ... l'opinione di Sua Signoria (lord Palmersron) è che non sarebbe g iusto a ccogliere e dare asilo a bordo d i una nave da !,'llerra inglese a persone che fuggono dalla giustizia sotto un'accusa criminale o che intendono sottrarsi a lla sentenza di un tribunale. Ma una nave da guerra inglese è stara sem pre e ovunque considerata come un sicuro lu ogo di rifug io per le persone di q ua lsivoglia p aese o partito che abbiano cercato a silo sotto la bandiera britannica per sottrarsi a lle persecuzioni dovute alla loro condotta politica e alle loro opinioni, ed una tale prore7.ione è stata ug ualmente accordata , sia che il rifugiato fuggisse d agli ani arbitrari di un governo assoluto, sia dall'illegittima violenza d i un com.irato rivoluzionario ... Il visconte Palmersron non vede perta nto alcun morivo , perché il fatto che un uffic ia le inglese ahhia esercitato sim ili arti di usuale ospitalità debba autor izzare il governo elci lu ogo ad ordinargli d i lascia re il p orco, se g li interessi d el servizio di S.M. richiedono che egli vi rimanga». (I I) Ibidem.


34 necessario. Nella notte tra il 19 e il 20, il comandante ddl'Intrepid prepa r ò un accurato rapporto, indirizzandolo al capitano di vascello Cochran, coma ndante dell'Amphion e «senior offìcer» (in funzione di commodoro) nel porto della capitale. Il rapporto in questione 0 2> è oltremodo dettagliato e preciso e descrive con sufficiente esattezza gli avvenimenti <li q uella settimana cruciale. L'ufficiale inglese riuscì persino a non storpiare eccessivamente i nomi propri dei personaggi italiani, cosicché nd suo «Alfanti Rivera» e nel suo «Laudi » sono faci lmente riconoscibili i brigadieri generali borbonici Gaeta no A fan de Rivera, in comando a G irgenti, e Francesco La ndi , lo sconfitto di Calatafimi. Unico appunto che può essere mosso all'attendibilità dei dati raccolti dal Marryatt, è una notcvok esagerazione nel computare la consistenza numerica delle forze contrapposte ed in particolare degli insorti: ma non si deve dimenticare c he era negli interessi stessi di Gar ibald i esagerare il numero dei suoi, onde impressionare maggiormente sia i borbonici sia le popolazioni, tanto che il La Masa, buon conoscitore della psicologia dei suoi conterranei, precorrendo la colonna <lei volontari a Salemi, esaltava la forza della spedizione asserendo che 4.000 uom ini erano sbarcati a Marsala (13): non c' è quindi da stupirsi se il comandante britannico, pur facendo la debita tara alle voci raccolte nel porto, ne valutava la forza a circa 1.800 unità. «Partito da Malta nel pomeriggio del !(Ìorno 16 ~ scrive du nque il comandante dcll' Intrepid ~ sono arrivato a Cùgenti la matJina seguente ed in 1111a conversazione con il vice-console s11l luogo ho ottenuto le sev,enti informazioni. I ,a forza delle trttppe napolefrme presenti nella città ammonta a 600 nomini. Un migliaio ne sono partiti il 12, rntto il comando del generale Afan de Rivera, per Ccmicattì, ed un altro migliaio alla volta di M arsala o di 1'rapani, il medesimo giorno, sutia nave da guerra ntipoletana ARCHIMEDE». Il Marryatt prosegue dicendo ch e a G irgenti la gente era in uno stato di estrema agitazione e che il giorno I .3 vi si erano verificati dei tumulti: ma questa , che definisce «r evolution», era stata in fondo ben poca cosa, limitata a cinque o sei persone c he sventolavano bandiere tricolori, in conseguenza di che le truppe regie erano restate in armi l'intera g iornata, effettuando sparatorie p er le strade se nza alcro effetto che quello di far tappare iu casa tutti i cittadini . Al porto, un reparto di una trentina di uomini al co mando di un tene nte era stato attaccato da alcuni individui che si era no impadroniti delle armi in d otazione all' u fficio doga n ale, ma i napoletani erano riuscici a rifugiarsi in luogo sicuro, senza c he si lamentasse alcuna perdita né <la una parte né dall' altra. li g iorno dopo, il 14, essendo tornato ad accorarsi nel porto l'Archimede, il comandante d i questa unità aveva intimato alla popolazione di conseg nare le arm i entro mez(12) Appendice, Il. Ac;RATI, l Mille, cit., pag. 246.

(l 3)


35 z'or a, socco minaccia d i bombardamento: e parte ne era no state ra ccolte, il r esto era stato di chiaraco o rmai disper so nell'interno <lei paese. «Il commercio - continua il capitano di fregata Ma rryatt - è totalmente fermo e vengono caricate solamente quelle navi, i cui carichi erano stati preparati da tempo. Sono interrotte tutte le comunicazioni con Palermo, sia per telegrafo sia per posta, ma fino al 14 sono arrivati dispacci da M essina via Catania».

L'ufficiale inglese riferisce p oi alcune «voci» raccolte sul posto: il governaco re av rebbe richiamato d 'urgen za d a Canicattì il genera le Afa n d e Rivera; i borbo nici av rebbero manifestato la minacc ia di abbandonare la città al saccheggio della soldatesca in caso J i ribellione; ed infine, Garibaldi avrebbe attaccato Corleo ne, cattura ndovi 20 0 prigionieri . Ma fu a Ma rsala che il Marrya tt ricevette le informazioni più importanti e più esacce: «Salpai da Cirxenti nel pomeriggio del 17 e procedetti verso Marsala, dove xettai le ancore il 18 alle ore 3,30 a fianco del/'ARGUS. Ecco tm riassunto delle notizie attinte in quel porto. Un contadino siciliano, Vincenzo Panzavecchia, avendo sentito dire l'he il comandante della nave da gtterra inxlese desiderava sapere la verità sul combattimento avvenuto a Calatafimi tra le forze di Garibaldi e l'esercito napoletano, è stato indotto da uno dei mdditi britannici residenti a Marsala a venire a bordo: e quivi. alla presenza del comandante Inxram, del vice-console e di me stesso ha dichiarato di essere stato testimone omlare dell'intera battaglia. Martedì 15 i napoletani, forti di circa 5.000 uomini, al comando del xenerale Landi, occuparono una forte poJizione stJ un monte, con lcl città di Calatafimi at!e loro spalle. L e forze di Garibaldi erano composte degli uomini sbarcati dalle navi (circa 1.800), di 600 che li avevano raggiunti dal Castelvetrano e 7. 000 dai monti di Trapani, al comando di Giuseppe Coppola, tutti montati Jtt rava/li o m!!li, e circa 300 che erano ven11ti insieme a lui [a Ga ribal<li} da Marsala; inoltre delle piccole bande erano accorse da ogni villaggio, portando così la sua truppa ad un totale di 15.000 uomini, ttltti armati, perché quelli che non avevano f ucili erano provvisti ·di armi da caccia»< 14).

Ora , a parte l'esagerata valutaz io ne della consistenza e d ell'ar mam ento d elle «sq uad re» siciliane, d elle q uali g li uomini che parteciparono d irettam ente al

(1 4) [)iffìcile è dire in realtà qu anti fo ssero i «picciotti » a Calarafìmi. Secondo una testimonianza del 16 maggio del ga ribaldino M inu ti lii , sarebbero stati un miglia io: cale cifra si r iferisce fo rse a coloro che presero una pa rre a rriva al combartimc nco. Cfr. G . DI STEFANO, Due /e/tere di f<ilippo Min11tilli, e R . COMPOSTO, La f!.Ìomata di Cttl,ttafìmi e il contrihuto del volontarismo sicilùmo, l' uno e l'alrro in Trapani - Rassegna men;ìle della Provincia, r ispettivamente del 15 maggio e del 15 Ottobr e 1960.


36 facco d'armi non furono nemmeno la decima parte del numero accertato dal Marryacc è da osservare che nella testimonianza del Panzavecchi a è forse dato ritrovare l'origine di una curiosa leggenda locale: quella raccolta dal Figlioli, sulla base di una relazione man oscritta contemporanea redatta dal sacerdote Pellegri no, che calcolava appunto in trecento i marsalesi unitisi a i ga ribaldini , mentre è accertaco che essi non supera rono la trentina O 5>_ Quanto alle eruppe regolari del generale Landi ed ai volontari d i G aribaldi, se le cifre riportate dal Marryatt sono eccessive, tuttavia la proporzio ne delle fo rze (poco meno di tre a un o), concorda approssimativamente con i r isultaci delle più recenti ricerche. Il seguito del racconto riprodu ce con sufficiente esattezza le fasi del combattimento:

«I napoletani iniziarono il loro attacco contro i piemontesi, che cadevano in gran numero, come se fossero morti, ma invece avanzavano strisciando ml ventre s11 per il pendio del colte, e q11ando erano abbastanza vicini saltavano in piedi, sparavano con i loro fttcili e caricavano a corpo a corpo con Ùt baionetta. Dall'allrv lato gli 11omi11i al comando del <~oppola avevano rft!!J!,iurtto am-h 'eSJi La sommità del colle e gli sforzi rittniti delle dtte parti ributtavano alla rinfiJ.w i napoletani girì dall'altura, infliggendo loro ttn(t gran q11anlità di perdite nella discesa.

Quelli tuttavia occupavano tm'altr-a posizione, ma ne veniv,u10 .rloft_giati con la perdita di due cannoni0 6l: allora essi buttavano i fucili. si fi,Cttavano wn la faccia a terra e domandavano q1,1.artiere, ma il loro comandante <1ì ), sverf!,Of!,nandoli riusciva a rianima,·li. La giornata terminò con i napoletani in fuga a ,·ercare asilo in Calatafimi, e con le forze di Garibaldi cadute addormentate sul terreno conquistato al nemico». Il rapporto del Marryatt sulla battaglia si conclude con la noti zia che G a rihaldi ha oltrepassato Calatafimi , inseguendo le truppe del Landi, le quali nella loro precipitosa riti rata sono state attaccare dalle popolazioni. l ' ufficiale acclude le co pie di due manifesti diffusi dai garibaldini , di un ord ine del giorno e della traduzione del messaggio del Landi al Viceré: si tratta del famoso dispaccio che comincia: «Soccorso, pronto soccorso!» e che, dice il Ma rryatt «parla più chiaramente di qualunque rapporto io possa fare».

(l 5) A GRATI, 1 Mii/e, cit., pag. 2 l3.

( 16) Uno solo, in realtì1.

( 17) L'origi nale po rta : • Their Generai• : sembra che il comandante M arryarr fosse persuaso che il comando dei borbonici durante la battagli., fosse staro renuro personalmente dal gen erale Landi e non invece, come fu , <lai valoroso maggiore Sforza, l'unico ufficiale regio a cui rutti gli storici, e i garibaldini stessi, ahhiano r eso omaggio.


37 Nell'ultima parte della sua relazione, il comandante dell' lntrepid riferisce come, da un volontario lasc iato dai suoi compagni a Marsala perché ammalato OR>, egli abbia avuto ulteriori infor mazioni sulla precedente scoria della sped izione. Sono notizie q uasi tutte esatte: la cattura dei due bastimenti a Ge nova, l'imbarco dei volontari in mare aperto, la sosta e il munizionamento a Talamone, la composizione per classe sociale dei garibaldini, dei q uali circa 4 00, a nnora il Marryatt con il compiacimento della «11-cla.r.r», erano «professional gentlemen». Sole inesattezze, quelle relative al numero degli sbarcati e ad una immaginar ia caccia <lata al Piemonte e a l Lombardo dalle navi da guerra della crociera borbonica. Poche parole, infine, sull'organizzazio ne politica abbozzata da Garibaldi in Salemi , sulla perfetta quiete della città di Marsala e sui movi rnenci della !lotta napoletana. Il «senior offìcer» Cochran, appena ricevuto il rapporto del comanda nte Marryatt senza indugio lo rispedì a Malta, accompagnandolo con una lettera 09>, nella quale aggiungeva altre informazioni su quanto stava accadendo a Palermo: « ... O tte D ecreti Reali pubblicati ieri contenevano la promessa del perdono a Ittite le persone traviate che ritornassero all'obbedienza; se ttna tale mis11r,t fosse staia assimr1-tfr1 alla popolazione ttn mese fa. avrebbe {orse potuto consef!.t1ire benefici risultati, ma ora temo che sia troppo tardi.

Stamani (ZO) l 'intera p,tutrnigione <2 1) è 11.rcita dalla città ed ht-t preso posizione nella fJia11ttru fronteggiante le strade d'accesso da l,fonreale; quasi !1t!la le, tmppa è stata t·itirt1.ta, eccetto le guardie al Palazzo e alle Finanze; sembra che il Cene,·ale abbia deciso di sostare fi1ori delle mura; d11e navi da g1terra pronte /1er L'azione si 101111 ormeggiate in /10Jizirme dtJ tenere sollo co111rollo le vie Toledo e Stradoni. evidentemente con lo scopo di lenere in rispe110 la jJOpolazione durante /'assenza delle tr11ppe.

... Ì:. stata di/f11Ja e accolta la notizia che 11110 .rbarco è sfato e[fett11ato tra San Vit(J e Castellammare; mancano particolari. I.a città è perfeuamente tra11q11illa e /1robabilmentc ri11wrrà tale fino a che sia dato dall'esterno il segntt!e tlel/'azione: e q11ant1111q11e i residenti britannici non se111brùw /1er ora in immediato peri-

(18) Doveva trattarsi <li Giovanni Pasini da Cremona o d i Antoni o Oc Paola genovese, i due rimasti a Ma rsala perché afferri da fobbr e gastrica. ( 19) Appe ndice, III. (20) È il giorno in cui i garibaldi ni, attestatisi sui monti <li Renda, minacciava no Pioppo e Monreale, mentre Rosolino Pilo con i su oi si stava avvicinando <la Ue altu re di Ca rini. (2 1) Precisamente 1'8° C:acciacor i, il 3° 1.eggcro, 70 «compagni d'acme» <lei capitano Ch inni ci, un a sezione d i obici da montagna sco rtata da l 2° Batrnglione Caccia tori. Nel lo stesso tem po una seconda colonna, composta dal hattaglione scclro del 7° di linea , da ere compagnie di p ionieri, due cannoni da campo e due plotoni di cacciatori a cavallo, veniva inviata sull'altro lato d eUa città, al passo di Rìga no, per fronteggia re evenwali minacce provenienti da nord ·ovesr. Quindi , se non p roprio tutta la guarnigione, almeno una gran pitrte di essa . Cfr. , in proposito, V. Pouz. 7.Y, Diario dal 4 aprile ,ti 19 gi11w10 1860, parzialmeme puhhlicaco da T . 11ATIAGLINI. in Nuova A11toloJ!,ia, 191 3, e la rgamente riprodotto <lall'AGRATI, / Mille. cii., pagg. 385-87 e pa11ù11.


38 colo. prenderò subito i provvedimenti necessari per l'i mbarco a bordo di questa nave di qttelli tra essi che siano disposti ad approfittare di tm tale asilo. L'INTRl.iPID sarà tenuto pronto a trasmettere notizia di ttttto ciò che di importante possa verificarsi, al Ministro di S. M . a Napoli, il quale fino a ieri è stato tenuto al corrente degli avveni menti da Mr. Goodwin».

Venuto in possesso delle relazioni di Coch ran e d i Marryatt, a sua volta il vice-ammiraglio Fan shawe si affrettò a crasmeccerle, il 2 1, a Lord Clarence E. Pagec, Seg retario permanente d ell' Ammiragliato a Lo ndra, precisa ndo< 22 > che le comunicazioni telegrafiche con la Sicilia erano limitate alla prima sta zione, Mo<lica, e che oltre quel punto nessun dispaccio veniva più inoltrato. «Un telegramma 1·icev11to Of;Ki» così concludeva «conferma che Garibaldi con le sue forze, le quali sono salite a 15 .000 uomini, Jkt attualmente marciando da CalatcJjìmi in direzione di Palermo».

13. Arrivando dinanzi alla capitale dell' isola il 20 maggio, il primo pensiero del contram miraglio Mundy era ovviamente rivolto a lla sicurezza dei sudditi britannici. Egli di ede qu indi la sua approvazione alle m isure p reventive disposte dal «senior officer» Cochran e prese s ub ito concarto con il console di S.M . brita nnica a Palermo, M r. G oodwin; questi lo imfo rm:wa per iscritto <23> d i essersi r ivolco fi n dal 12 maggio al governatore, su istanza dei commercianti inglesi, per la protezione delle loro persone e proprietà nel caso di eventuali complicazioni, e di aver ricevuto una risposta a fi rma del generale Salza no, nella q uale era specifìcaco che, se un' insurrezio ne avesse avuto lu ogo, il comando borbonico non avrebbe potuto rispondere dell'azio ne delle eruppe impiegate a comba ttere larivolta. Mr. Goodwin si proponeva di po rca re cale risposta a conoscenza della colonia inglese l'indomani. Per prima cosa , il Mundy incaricò il console di confermare a curri i connazionali che egli avrebbe accolto a bordo delle sue navi da guer ra chiunq ue di essi chiedesse asilo, e di far noto al console degli Sta ci Uniti d'America che i cicca<lini statuni tensi avrebbero potuto anch'essi, qualora lo desiderassero, rifugiarsi sulle unità britanniche. Quindi l'ammiraglio diede un ' occhiata alla città , la quale, egli scrive, «si trova ora in stato d'assedio, evamata dagli abitanti delle classi più elevate, con il commercio completamente fermo e tt,tti i neiozi chiusi» <24 >_

(22) Appendice, IV. (2 3) Ap pendice, V . (24) M u NDY, cit., pag. 79 . La d escrii io ne coin cide alla lettera con quella <lei POLIZ7.Y, Diario. cii., «la città è in completa rivoluzione morale: botteghe cd offì cine son tutte c hiuse. Gli impiegati civili no n comandano più ... ». Cfr. AGRATI, I M ille, cii., pag. 384.


39 La mattina seguente, all'alba, il Mundy fece p artire in perlustrazione il comandante Marryart con l'lntrepid, in direzione del golfo di Castellammare, onde raccogliere info rmazioni fresche sulle mosse di Garibald i e sulla consistenza effettiva delle fo rze dell'insurrezione. Poi, verso le 11 , il contram miraglio si recò, accompagnato dal suo Stato Maggio re, a rendere visita al generale t anza, Commi ssario strordina rio e «alter ego» del Re delle Due Sicilie. L' impressione suscitata in lui dall' attraversamento di P alermo fu ancor più cetra di quella riportata al momento del suo arrivo in porto: «Le vie della città - egli scriverà più ta rdi, nelle sue memorie - presentavano ttn aspetto stmordinario. Mi sembrava di passare /m· nna àttà di morti o devastata da tma pestilenza. T3enchè contenesse 200.0UU abitanti, non se ne vedeva nemmeno ttno, né tm veicolo qttalsiasi per le strade, eccetto il mio. Ovttnque postazioni di tmppe; l'unico rumore che udivo era il passo cadenzato della sofdtttesca che, in pattttglie o guardie o bivacchi, occttpava le vie che conducevano tti Porti e alle stazioni militari. All'apparenza, q11ef!,li uomini avevano ttn aspetto marziale e l 'equipaggiamento del/' artiglieria era notevole per efficienza» <25 >. Il colloq u io con il generale Lanza fu strettamente protocollare: lJUanrunque l'ammiraglio sottolineasse il fatto che egli, quale secondo ufficiale in comando della Mediterranean Fleet. era stato mandato app osica1rn:11tc a Palci,nu .dio scopo di protegger<' h co!nni:i inglese, e chiedesse forma lmente la cooperazione delle autorità borb oniche a qu esto fine, pur senza a lludere alla scortese comunicazione fatta dal gene rale Salzano al console Goodwin , cuttavia ii Lanza si g ua rd ò bene <lall\:11trare in una discussione politica. «Il nome del grande avventuriero» rico rderà in segui to il Mundy «che si sa peva orma i in possesso d i cutta la regione circosta nte, no n venne mai menzionato, né si fece il minimo accenno alle dep lo revoli condizioni de!Ja città» <2r.>. Il governatore si limitò a conferm are che il ge nerale Salzano aveva seguito le istruzioni da lui stesso impa rti te. Rito rn ando a bordo, il contrammiraglio procedette sub ito a render noto a Mr. Goodwin quanto era avvenuto e a dargli d isposizioni p er l'imbarco imme-

diato dei sudditi britannici <27>:

«Nel rendere visita qttest,, mattina al Regio Commissario straordinario generale Lanza, ho potuto accertare che la lettera indirizzatavi ieri dal generale Safzano, in risposta ,,Ila vostra co1n1micazione del 12 corrente, è stata dettata da S. E., ed egli stesso pertanto è ,·esponsabile della grave determinazione espressa come segrte: "Gi11dico necessario informarvi che se rm 'insurrezione avrà 111.ogo nella città, le trttppe regie ricorreranno a ttttti i più gravi mezzi prmitivi che la guerra impone per la repressione, e non .ro come, né se, potrò ri.rpondere delle consef!.ttenze in cui potranno incorrere gli stranieri che saranno rimasti in qttesta città". (25) MtJ,

D Y,

cii., pag. 80.

(26) ibidem.

(27) Appendice, V I.


10

Mi rincre.rce che il generale Salzano .ri sia espresso in termini ,·osì scortesi e particolarmente che il mo lini11aggio denoti o incapaàtà o indifferenza per il controllo della ,·ondotta delle s11e tmppe. In tali circo.rtanze mi sembra opport11no che t11tti i residenti britannici debbano prendere immediatamente imbarco mll'HANNIBAL o sull'AMPHIO N, opjlltre tenersi pronti a cercare asilo sulle mddette navi al primo avviso. Ogni assistenza verrà prestata con le mie scialuppe per facilitare l'imbarco. Nello stesso tempo indirizzerò 11na lettera ai ienerale Lanza, per esprimere il mio desiderio di essere informato pt-eviamente nel caso di tm bombardamento della città, sia da parte dei Forti sia da patte delle unità navali 11aj)/)letane ancot·ate nel golfo; renderò anche noto a S.E. che, secondo la mia opinione, ogni bombardamento di una città aperta è estrema1nentc depiotwoie e desterà forte risentimento presso tutte le nazioni civili». La lettera in questione diretta al governaco re, riprodotta dal Mundy nel volume delle sue memorie (28 l, era redatta in termini inequivocabilmente severi: vi si esprimeva apertamente un vivo disappunto per il tono e per la sostanza della comunicazione d el generale Salzano; e si diffidava il governo borbonico, co n .. ..,Lt,nt,J fn::Jdu e vagamente minacc ioso, dall' arn:::Lan: dan ni a persone o CO· se coperte dalla bandiera britannica , nel caso che venisse presa «una misura così estrema e cleprecabile come il hombardamenro di una cirrà aperta». Nel contempo, venivano diramati i segucnti ordini (29l agl i ufficiali e marinai Jella SlJUadra inglesc, in a rmonia con le direttive dell'ammiraglio Fanshawc OO>:

«Essendo desiderabile che le navi di S.M. stazionanti nei vari porti della Sicilia per la protezione dei sudditi britannici e delle loro proprietà, si mantengano .rtrettamente ne11trali nei riiuardi dell'in.111rrezione in atto contro il ioverno napoletano, disponf!.O che i capitani e gli 11jfìciali in wmando delle navi e bastimenti di S.M. sotto i miei ordini raccomandino ai loro rispettivi ufficiali e marinai di evitare di prender parte a qttalriasi discussione politica o ad al~,m itmmlto, in q11anro ciò potrebbe frustrare io scopo d11lltt loro presenza e compromtitlcre il governo britannico. Gli 11/fiàali che Jcendono ti terra debbono essere in 1mifarme e rientrare a bordo delle loro navi prima del tramonto». 14. La sera stessa del 2 1, il comand ante Marryacr fu di ricorno a Palermo e p resentò all'ammiraglio il suo rapporto O L>. Da quesco, e dalla preced ente re-

( 28) M UNDY, àt., pag.

(29)

83.

Ibidem.

(30) Vedi rnj,ra, nota 9.

(3 1) Appc:ndicc, Vll.


41 !azione del medesimo Marryatt al «senior officcr» Coch ran, il M un dy trasse la nota descr izione riassuntiva degli avvenimenti svoltisi daU' l 1 al 20 maggio, che trovasi nel suo libro <32>: per altro, r ievocando i fatti a distanza di te mpo, egli corresse alcuni dati (ad esempio, 1.100 sbarcati a Mar sala in luogo di 1.800, 7.000 o 8.000 uom ini delle: squadre anzi che 15.000, ecc.), i q uali, nella stesu ra or igi nale de i rapporti, sulla base delle «voci» raccolte, apparivano alquanto esagerati. «In seguito ai vostri ordini» scriveva nella sua relazione il coma ndante: M arryatt «ho l'onore di informarvi che ho lasciato Palermo alle ore 4 di q11esta mattina. Poiché correvono voci che Garibaldi è stato ultimamente a Partinico o nei dintorni, ho ritenuto opportuno sostare dapprima nel porto pitÌ vicino cd/a città, pemando di regolare la mia ttlteriore cond-Otta sulle informazioni t-he sarei riuscito ad ottenere. In conseguenza ho gettato le ancore davanti al villaggio di Sicciara alle ore 9 a. m. e sono sceso a terrct appena mi è stato possibile. F.ssendmni accertato quale fosse la principale tmtorità del v illaggio, ho chiesto un colloquio e qui di seguito espongo le informazioni c1v11te nel corso della conversazione. Poiché le mie istruzioni erano di portarvi notizie attendibili, e tali da porvi in grado di agire per la protezione dei sudditi e delle proprietà britannici, sarà forse meglio che io mostri anzitutto quanto sembri probabile l-he una tale protezione debba presto rendersi indispemabile. Non vi è dubbio alc1tno che Garibaldi si trovi entro un raggio di undici miglia da Pctlermo e se non ha attaccato Monreale prima che io sia di ritorno, si dice che certamente l'attaccherà domani. È accertato che ha con sé 1O o 1 I mila uomini, che queste Jòrze crescono di orct in ora, che egli ha perfetta conoscenza di qttanto accade a Palermo e della consistenza numerica delle tmppe che ha di fronte: alla mia domanda, a quanto si mpponesse che ammontassero tali trnppe, mi è stato indicato il numero di 14.000 uomini. Corre «voce» (33) che la notte scorsa egli si sia procurato 6 pezzi di artiglieria in aggiunta a quelli che f!.ÙÌ. possiede. Poiché non sono riuscito ad ottenere altre informazioni circa i presenti e futuri movimenti degli insorti, ho pensato che non fosse inopportuno accertare quanto è avventtto dall'una e dall'altra parte dopo il fatto d'armi di Calatafimi del 15 corrente, del q11ale ho fornito 1111 particolaregJ!.iato resoconto al capitano Cochran nel mio rapporto del giorno 18. Sembra che il generale Landi abbia lasciato qttella città il 16 alle 2 a.m. ed abbia raggittnlo in giornata Alcamo, passandovi attraverso, senza fermarsi fino a Palermo. Qui .ri dice che gli eccessi a etti .ri sono abbandonate le tmppe .riano stati veramente orribili:

(32) M UNDY, cit. , pagg. 85-88. (33) Sottolineato nell'originale.


li 2 42 case bruciate, donne e bambini uccisi senz 'altro motivo che di vendetta e saccheggio <34>. I soldati, a ciò che si racconta, portavano bolliglie piene di materia l"omb11.rtibile, che accendevano e gettavano nelle case, passando. Es1i hanno però d11ramente pagato per qmste atrocità e gli abitanti, non trovando afc1111 modo di fermarli, si sono armati e in ttn improvviso attacco hanno ucciso 30 soldati e preso 12 prigionieri che ora si trovano in quella città. Inoltre li hanno perseguitati per tutta la strada durante la loro ritirata verso Palermo... cosicché essi hanno perdt.tto ttttte le impedimenta, e parecchi soldati hanno persino 1;ettato via le armi e le mttnizioni pur di rimcire a raggùmgere Monr11ale. Non ho potuto accertare qttanti napoletani .riano rimasti uccisi a Calatafami. ma 350 è il numero più probabile che mi è stato fornito. Le forze di (;ariha!di, dal rrmto loro, hanno registrato la perdita di 8 morti e 32 feriti <3 5>. Tornando a Garibaldi, ho appuralo che egli era ad Alcamo il L8 (3{,) e vi è stato accolto con immen.ro entusiasmo. Colà, come a Salemi, ha costituito 1111 governo 0 7> che t11ttt1 la popolazione riconosce ed al quale obbedisce volentieri. Lo stesso è avvenuto a Partinico, dove è gùmto più tardi. Sembra che non .ri sia ettrato di insegrlire i napoletani in fuga dopo la battt1glia di Calatafimi. 1 prù1.-i/1tt!i persu,Jar,}!,; ,h1, ,i truvano imù.:me a lui sono: Giu.re/1pe La M<J.Sa, /IT/11 d-ei capi della rivoluzione del 1848, che egli, appena sbarcato, ha inviato nell'interno del paese in missione speciale (e qui corre voce che abbia ocmpato il castello di Termini); poi Gic,cinto Carini, Calona (31\) e Orsini, 1111 colom1el10 di Artiglie1·ia che disertò dal/'eserdlo nr,poletann nel l 848; infine Coppolt.1 e parecchi altri di mi non ho appreso i nomi.

Ci si attende che tm nobile siciliano, chiamato Enrico Fardella, stùi per .rban-are con armati a Sicciara o nei dintorni. (34 ) Questa confusione fatta dalruffìcia le inglese tra Alcamo, dove per testimonianza dello stesso Landi non acca dde nulla, e Parei nico, <love~ accercaro che re;1lmente si vcrifìca rono le atrocità in parola, risponde ad una voce che in quei giorni <leve essere srara largamente diffusa in Sicilia, da l momento c he se ne trovano le rracce anche in corrispondenze giornalistiche dclrepnca (cfr., a<l 1:esempio, l'Opinione del 28 maggio) e presso stor ici, come il cappellano borbonico Buttà, che furono testimoni degli avvenimenti . Cfr. G. Bll TIÀ. Un via[;Kio d,i Bocmdiftt!co a Gaeta, 2 • ediz., Napoli 1882. (35) Cifre più indicative dei desider i e delle simpatie degli informatori che non vicine a lla realtà. Effettivame111e, le perdite gar ibaldine a Calacafìm i, per concorde ammissione degli storici, a mmontarono a 32 morti e circa 180 feriti, dei quali alcuui mortalmcnrc. Le perdite borhoniche furono invece a lquanto minori. Cfr., per rutti TREVELYAN. cit. , pag. 3'10 . e AGRATI, / Mille, cii., pagg. 262-63. (36) Vi era arrivno la vigilia, giovedì 17, giorno dcli' Ascensione, e ne ripartì il 18 mattina. (3 7) Forse allude all 'isriruzione <ltclla Segreteria <li Stato, af'fìdaca a l Crispi. (38) Nel cesto originale: «Callona ». Ignazio Caluna di Palermo, uno dei componenti più an1.iani della spedizione dei Mille (65 anni), era membro dello Sra10 Maggiore di Garibaldi: evidentemente il suo nome doveva essere noco a lla popola1.ione loca le. Si osservi d el resto che qui, tra rutti i direui collaboratori di Garibaldi , vengono segnalati al comandanre M arryatt soltanto nomi di siciliani.


43 Si riferisce che tre vapori hanno trasportato tmppe napoletcme a Castellammare il giorno 16, ma queste vi sono rimaste soltanto per poche ore, reimbarcandosi e ritornando a Palermo <39>. Dal momento che Castellammare è ancora più lontano che non Sicciara dal teatro degli ultimi movimenti, ho ritenuto inutile recarmici, appunto perché le informazioni ottenttte mi lasciano supporre che, se Garibaldi non ha già attaccato M onreale, lo farà entro breve tempo, e pertanto la migliore cosa sarà l'informarvi il più presto possibile. Sono perciò ritornato a Palermo ... » .

La mattina <lei 22 - brutta mattina, vento e pioggia, Rosolin o Pilo era cad uco la vigilia, i garibaldini ritiratisi <la Pioppo sollo la pressione dei borbonici di Monreale stavano faticosamente ripiegando su Parco e su Cozzo di Castro l'ammiraglio Mundy lesse il rapporto del comandante Marryatt, giunto nella notte, e sulla base delle notizie raccolte, che più tardi nel suo libro dichia rerà «tali da poterne asserire la veridi cità nelle linee essenziali» <40 >, cominciò a redigere p er il suo superiore Fanshawe un a relaz io n e generale estremamente chiara e precisa in ogni p a rti colare, che poneva in piena luce tutti gli aspetti della situazione e r ispondeva in genere a vc rit:1, s;ilvo q11akh r' anricipazione d egli avvenime1ti futuri <41 l: «Palermo, 22 maggio TH60. Signot·e, ho /,;sciato Malta , in ottemperanza ai vostri ordini, la sera del 18 corrente con la nave di S.M. HA NN!B!\.L battente la mia bandiera ed ho raggiunto questo ancoraggio la mattina del 20 di buon'ora. Le navi da guerra che ho trovato a Palermo sono: l'AMPHION e l 'INTREPID; la fregata a vapore francese VAUBAN; la fregata a vapore sarda GOVEl?NOLO; la nave a vapore ANTHEON <4 Lbis) e tre bastimenti napoletani. Non riuscendo ad avere informazioni attendibili J1ti movimenti del generale Garibaldi, ed essendomi stato riferito dal console che i commercianti inglesi sono ?,randemente allarmati, ho mandato l 'IN IREPID, all'alba del 21 , nel piccolo porto di Sicciara, dove il comandante M arryat ha accertato che Garibaldi, con 11.000 uomini, si trova a 11 miglia circa eia Palermo e che ci si può attendere di momento in momento un attacco stt M onreale (si acclude copia del rapporto del suddetto comanclante Marryat).

(39) li 3° Cacciatori estero , r ichiamato subito da Castellammare all 'annun7.io della batraglia di Calarafimi. Cfr . F. LANDI, Relazione al Ministero della r.11erra a Napoli, ms. in Museo de l Risorgime nto di Milan_o, riportato dall'AGllATl, / Mille, àt., pag. 380. (40) M UNDY,

cit .. pag. 8 5.

(4 1) Append ice, VHl. (41 bis) Si trattava in rea ltà d ell'avviso a ruote sardo A111hio11.


44 /.,, 11·r11 I dd 20) sono stato informato da mr. Goodwin che il generale Lanza, n11ovo Gì1111111ÌJ 111rir1 ref!)o. s11cced1tto il /6 11.s. al principe di Caste/cicala, aveva dichiarato di 111111 1·111.,-t' 111 f!.re1do, nel caso di 1tn'ins11rnzione in città, di garantire protezione ai residenti lmt,11111111. né per la loro vita, né per le loro proprietà; e di conseguenza, per mezzo di rma u11111111iu1zione ufficiale al console di S.M. , ho invitato i residenti e le loro famiglie a rifit,1:,it1rsi s11/le navi da guerra ancorate nel f!.O/fo , inviando appositamente delle imbarcazioni 111/rr ma,·ina; la maggioranza delle famiglie si sono imbarcate sull'HANNIBAL e .r11ll'AMl'H /ON nella notte del 21 (allel(ate copie della relativa corrispondenza, dttl n. 2 al n. 7 ind11so). Il giorno 21 è arrivata da Pola e Corfù, gettando le ancore in questo porto, ttna sq11adra austriaca composta dalla (rewita a vela da 60 ctmnoni SCH\VANZENRF.RG, da//(1. corvetta ad elica DANDOLO da 2 1 cannoni e dallo sloop a ruote SANTA LUCIA. da 6 cannoni, sotto il comando d-el commodoro von \'?'ttllersdorjf. Navi da gnerrct a vapore del Re delle Due Sicilie stanno arrivando e partendo di continuo; la forza na·wtle qui preseme in questo momento consiste in due sloop a vapore e in un pirosett/o armato.

Non essendovi alcuna nave da guerra americana in qttesto porto, ho dato incarico a Mr. Goodu1in di far presenfr al console degli Stati Uniti e agli altri sttdditi di qttel Paese residenti a Palermo. il mio desiderio di ertmd,erp 111/ "SJi !t, •nedesima pro!eziot!e che è accor data ai mdditi di S.M .. Tuttavia, essendo in seguito arrivata la corvetta a elica IROQUOIS (42 >, non ho dttto applicazione al loro rirovero ti bordo delle navi di S.M .. Fuochi da campo sono stati acresi ttlfta ia notte scorsa sulle cime delle alt11re che cirrondtmo la città. e reparti di uomini armati rrmn ri11niti q"e.rto pomeriggio sttlfe vette delle montagne ad est. Contadini dei villaggi il Bar,heria e Misil111eri riferiJcono che fle forze dell'insurrt'zione] assaliranno la città da quel lato, 111e11tre gli uomini di Carini e di Cinisi eseguiranno l'attacco da ovest. Garibaldi si trova O/!,f!,i a sei o sette mil!,lia da Palermo e corre voce che il grande assalto avrà luor,o domani. Le truppe napoletane sembrano numerose, sia nella città sia sr,lle alture; la loro posizione avanzata è Monreale; il generale Lanza mi ha reso noto che la loro forza complessiva è di 20.000 11omi11i. ed hanno l 'aria di volerci hattere; ritengo rhe il Re (tbbia offerto op.,ni genere di riforme per il caso che gli insorti si sottomettano, ma è opinione che sia tardi. L 'arrivo della mia nave ammiraglia ha infmo fiducia e genet·ale soddisfazione nell 'intera comunità inglese e il gran numero di coloro che hanno approfittato dell'asilo a bordo compt·ova ltJ. necessità di aumentare la forza navale riunita per la lorn protezione in rircostanze ,wì critiche». Nd pomeriggio, all'am miraglio Mundy pervennt' un accorato appello da parte di tre signore dell'aristocrazia p alermitana, la principl:ssa Pignatelli, la pri ncipessa di Niscl'.mi e la baront'ssa Riso, i cui mariti erano J etl'.nuri nella cittadl'.lla (12) L'lroq11oi.r arrivò a Palermo nel pomeriggio del 22, l;i q ual cosa dimoscr;i che l'ammiraglio Mundy completò il suo rapporto al Fanshawc verso la sc:ra di quello stesso giorno.


45 sotto l'accusa di alto tradimento per i fatti del 4 aprile. Esse supplicavano l'ammiraglio inglese di intervenire presso le autorità borboniche per ottenere la liberazione dei loro sposi. Sir Rodney Mundy preferì non riceverle, ma fece dir loro che avrebbe perorato la causa dei prigionieri politici quando il Corrunissario regio fosse venuto a bordo dell' l-IANNIBAL a restituire la visita. Verso sera, il contrammiraglio scese a terra e raggiunse il Consolato britannico per incontrarsi con i commercianti inglesi colà radunaci: spieg<> loro i motivi delle misure da lui prese e i passi che aveva compiuto e tratteggiò la situazione, quale risultava dalle ultime informazioni in suo possesso, esortandoli a meditare sulla g ravità del momento e a non indugiare a rifugiarsi sulle navi, come già avevano fatto le loro famiglie. La maggioranza appariva <l'accordo, ma qualcuno sembrava restio ad abbandonare la sua casa, come il decano della colonia, Mr. lngham , vecchio di 82 anni, convinto che le truppe del governo sarebbero riuscite a mantenere l'ordine. Ulteriori notit.:ie dovevano pervenire al Mundy all'alba di due giorn i dopo, da parte del comandante Ingram, di ritorno da Ma rsala con l'Argus. Il rapporto dell'lngra m è diretto al «senior officer» Cochran, dal quale era staro inviato in missione otto giorni prima <43>: «In se1;11ùo ai vostri ordini ~Id 1) wrrmfr» egi i Jice «ho fatto rotta ù, sera dei i 5 stesso su Marsala e ùi mattina seguente ho gettato l 'ancora dinanzi a questa città. Era in corso una manifestazione da parte della cittadinanza, con bandiere tricolori ovunque e con coccarde sugli abiti: ma sotto ogni altro aspetto lei località era tranquillissima. Una g1tardia civica era stata stabilita per mantenere l 'ordine e non si è verificalo tilctm perturbamento dell,t pubblica quiete. Il xiorno 17 sono arrivate notizie a Marsala circa la battaxfia combattutasi a Calatafimi il giorno 15, tra le forze al comando del generale Garibaldi e le truppe napoletane di:/ generale Landi, in cui qt-test'ultimo venne sconfitto con la perdita di un cannone; d.ei particolari ml combattimento si sono avuti il xiorno sex11ente e sono stati com11nicati ,ti comandante Marryatt della nave a vapore di S.M . INTIWPTD, arrivata quella mattina con rifornimenti per l'A RGUS: poù-hé siete stato informato di t1ttto ciò d,d .rttddetto uflìcia!e, non mi sembra necessario ripeterli. li giorno 19 ho ricevuto informazioni che il generale Garibaldi si era avanzato il giorno prima fino ad Alcamo, marciando stt Palermo; questa notizia ftt trasmessa al contrammiraglio Mimdy, mentre l'HANNII3AL pa.r.rava cl distanza di segnalazione, nel pomerif!,Rio, facendo rotta su Palermo. Essendo arrivata ltt stessa notte la nave a vapore di S.M. CA RADOC in rotta per Malta, ho com11nicato al tenente di vascello Buckle tutte le notizie di etti ero in posse.r.ro. Nessun,t nave da guerra napoletana si èfatta vedere a Marsala dopo il 15 1;.s., quando da parte della fregata PARTiiNOPJ.:, e di tm altro bastimento ftt fatto ttn tentativo, non

(43) Appendict\ IX.


46 riuscito, di disincagliare il LOMBARDO. Questo battello viene di giorno in giorno smantellato e demolito dai saccheggiatori. Ieri mattina Mr. Còssin.r, facente f11nzione di vice-console, mi he, comrmicato che era giunto a Marsala, la sera precedente, un corriere da Monreale, rffando la notizia che quella città era ste1ta pre.ra da Garibaldi dopo 1m sanguinoso combattimento. li latore di tale notizie,, mi si è riferito, era un agente di Garibaldi, inviato con Nna richieste, di polvere da sparo, che viene fabbricata nelle vicinanze di M arsala <44 >. Essendo rimasto per una settimana davanti al porto s11ddetto e riscontrando che vi pe,·dura una calma a.rsoluta, senza alcun prevedibile pericolo per gli interessi britannici, ieri ho proceduto con la nave di S.M. al mio comando ad eseguire il resto delle vostre istruzioni, approdando a Trapani per raccoglien informazioni d urante il mio viaggio veno Palermo. Arrivando in quel porto, mi sono messo in com,mica zione con il vice-console di S.M., Mr. L11igi Marino, il qtta!e mi ha informato che non vi sono state dimostrazioni popolari a Trapani dacché il generale / ,etizia, a Pasqua, ha disarmato la popolazione: però la rt:gione circostante sr trova interamente nelle mani degli insorti. Lt: truppe na/1oletane, forti di 9.000 uomini, oect,pano la città, la quale è in stato d'assedio: due delle loro navi de1 g11erra si trovano nel porto, e cioè la corvetta a vela Vl1.LOROSO e il vapore a mote VELOCE. A vendo ricevt1to il vostro men ag;,,io de1.I CA N..ADOC, con la notizia che da Napoli era staio inviato l'ordine di restituire le armi sequestrale agli .rtabilimenti inglesi di M arsala J1er comtmdo del generale Letizia e depf/.rÌ!tt!e tt Trapani, mi sono recato dall',1tt11ale comandante della Piazza, generale Perez, e gli ho rhieJto .re ttn 1td e ordine gli fosse pervenuto: egli mi ha risposto negativammte, tuttavia mi ha detto che si asm111eva la responsabilità di consegnare le armi in questione ad ogni rù-hiesta di ima nctve di S.M .. Ho poi proceduto per ritornare a Palermo e mi sono incontrato con la nave a vapot·e di S.M. INTREPID all'altezza del Capo San Vito: entrato in comtmicazione, ho ricevuto dal comandante Marryatt l'ordine del contrammiraglio M undy, C/3, di raggiungere la Sita bandiera nel porto della capitale. Sono .rtato anche informalo che le notizie ricevute a M arsala circa la pre.ra di Monreale non erano esatte. Poiché l 'INTREPlD era destinato a 'l'rapani, ho riferito al comandante M arryatt il mio colloqttio con il generale Perez . La nave di S.M. al mio comando ha gettato le ancore nel porto di Palermo questa mattina alle ore 5,30».

Così, con il rientro dell'Argus, il Mundy e ra ormai in possesso <li tutti gli elementi necessari per farsi un'idea ben ch ia ra della situazione: da quel momento in poi, gli avven imenti si sarebbero svolti socco i suoi occhi . La Marina di S. M. britannica aveva condotto a termine assai bene il suo co mpito di raccolta (44) Questo giustifica la m omentanea credu lità dell'lngrarn: il messaggero, n chi lo inviava, avri, certo pensato d i stim olare con il reso conto d i una vittoria lo 7.clo patriottico <lei mar salesi, affinché raccogliessero e consegnassero molte munizioni, delle quali come è noto, C:raribaldi fu sempre a corto dur a nte la campagna.


47 e d i coo rdinamento delle informazioni durante quella fase di accesa. Dal canto suo l'ammiraglio, con l'invio dell'lntrepid a Trapani per la restituzione delle armi alla colonia inglese <li Marsala, aveva provveduto alla protezione degli interessi britannici nell'altro centro dell'isola dove essi erano importanti e dove risiedeva un numeroso gruppo di connazionali: e per ora non doveva più preoccupars i di quanto potesse succedere sulla cosca occidentale. Non gli rimaneva che agire sul luogo, anzitutto per gli scopi della sua missione protettiva , e poi anche, nella misura del possibile, in difesa della città stessa di Palermo e dei suoi abitanti, minacciati di distruzione e di strage. Si sarebbe veduto nei prossimi giorni se al Mundy sarebbe riuscito di agire efficacemente in tal senso, senza per alcro uscire dalla srrecta neurraiicà eh<: gli tra stata prtscricta. L5. Ritorniamo alla sera del 22.

Rientrando a bordo dalla riunione dei residenti inglesi , l'ammiraglio trovò la risposta del generale Lanza: un mi sto di cortesia formale e di tracotanza, quale si addiceva allo stato d'ani mo del governatore, affetto in quei g iorni, a dire del cappellano borbonico Buttà, da un accesso di «bombardomania» <451 e persuaso c.: he c.:on il bombarJamemo Jelia c.:i LLa si pmesse risolvere og ni µro blema. Se Palermo inso rge, diceva in sostanza il mtssaggio del regio Commissario, la g uarnigione farà uso di tutti i mezzi in suo potere allo scopo di reprimere la rivolta; na turalmente sono stati impartiti ordini per il rispetto dei suddi ti britannici compatibilmente con le esige nze militari, e d'altra p a rte si rifugge dall'idea del bombardamento , così lontana «dai sentimenti di uma nità ch e animano il Re nostro Signore»: m a se l' esercito, occupato a respingere l'in vasione stra niera sostenuta dai ribelli, verrà accaccaco alle spalle d agli insorti nella città, non si esiterà un ista nte a ricorrere all'artiglieria. «L'avviso dato dal generale Salzano» ~ co ncludeva la lettera - «è conforme agli mi delle nazioni civili e i sudditi inglesi debbono provvedere essi stessi alla salvezza loro e delle loro proprietà. Spero che non si giunga a simili estremi, ma tocca alla popolazione mantenersi tranquilla, .re non desidera esporsi agli orrori della gtterra civile» <46l_ A quesro punto, l'azione della Marina britannica e nrra in una fase impor tantissima, sia da un punto di vista generale, sia da quello particolare degli in teressi nazionali italiani. In effetti, quantunque dettata <la considerazioni e da moventi affatro estra nei all' Italia nascente (protezione dei connazionali, motivi umanitari, ragioni politic he, ecc.), ed impronta ta alla lettera ed allo spirito delle norme di diritto internazionale che regolavano lo stato di neutralità, tuttavia la condotta della squadra inglese, e specialmente quella personale del contrammiraglio Mu n<ly, (45) BurrÀ, cÌI. , riportato dall'AGRATJ, I Mille, cit. , pag. 455. (46)

MlJ NDY,

cit., pag. 90.


48 finì per agevolare in misura notevole il compito degli insorti e, ad un decerminaro momento, valse a salvare i garibaldini da una posizione quasi disperata_ Non fu certamente, giova ripeterlo, un preordinato piano con lo scopo ben d efinito di aiutare le forze insurrezionali contro quelle governative: ma gli effetti dd comportamento britannico furono quelli che si è detto, e non è possibile negare dati di fatto tanto sicuramente accertati. L'ope ra di mediazione del Mundy cooperò validamente a risolvere la crisi e a far precipitare la situazione: e tale opera ebbe inizio app unto fin dal 23 maggio. Anzitutto, la parola «mediazione» è anch'essa impropria , come tutto cib che vuol definire nel giro di un termine generico un fenomeno complesso, co ndizionato da infiniti fattori , psicologici, politici, militari: di fatto , però, se il significato di «mediazione» comporta un elemento di volontarietà che probabilmente d a parte inglese non è dimostrabile, tuttavia il valore semantico di quella espressione si attaglia assai bene a quanto avvenne. Di «mediazione», invero, parlarono apertamente i borbonici la mattina del 23, in occasione della venuta del generale Lanza a bordo dell' Hannibal p e r ricambiare la visita di cortesia dell'ammiraglio. Quella mattina, il regio Commissario straordina rio disse chia ramente al Mundy c he, secondo la sua opinione, soltanro un personale intervento dell 'ammiraglio ing lese avrebbe potuto condurre ad una p acificazione: alla quale proposta ovvia mt'nte il Mundy rispose che non gli era permessa alcuna interferen za nelle questioni inte rne del paese ospitante ed aggiunse, non senza ironia, c he se la situazion e appar iva così d isperata al co ma ndo borboni co, la soluzione migliore sa rebbe stata far subito presente la cosa al gove rno di Napoli. Venuti poi a parlare del caso dei nobili siciliani imprigionati per la rivolta d ella Gancia, il generale Lanza free un altro maldestro tentativo d i immischiare l'ospite nelle faccende politiche locali , dichia randosi pronto a rimettere in libertà q uei prigionieri , purché l'ammiraglio inglese garantisse per loro; al diniego dell' ufficiale, il governatore assicurò c he tuttav ia ess1 non correvano alcun pericolo della vita (della qual cosa il console Goodw in si affrett<> a dare comunicazione alle mogli disperate). Il Commissario prese poi a pa rte il console di S.M. e di nuovo insistette sulla proposta della mediaz ione inglese, pregando Goodwin, in nome dell'antica a micizia , di ese rcita re pressioni in questo senso sull 'ammiraglio: il primo passo avrebbe d ovuto essere la stipulazione di un armistizio, e in seguito si sarebbe potuti g iungere ad un accordo definitivo, cale da «salva re l'ono re milita re», e p ersino alla proclamazione della Costituzione d el 1812. «Sembrava» - commentè> piL1 tardi sarcasticamente sir Rodney Mundy - «che 1m cambiamento completo fosse avvenuto nelle opinioni di S.E.

nel corso delle ultime quarantott'ore; ma ii fatto che egli potesse aver immaginato per un istante che io avessi il potere di agire nel senso da ltti sttggerito, dimo.rtra ampiamente la SIia inettit11dine ad occupare il posto che occ11pava durante una tale cri.ri. Un manipolo di


49 avventurieri era alle porte della sua capitale ed un esercito fornitissimo di 25.000 uomini erc1 pronto ad attacarli. Sarebbe bastato ttn enerf!.ico sfarzo da parte dei comandanti di q11e-

sto esercito, ma invece di af!.ire e di aver fid11cia nelle proprie forze, essi facevano di me l 'unico punto di appoggio, da mi dipendevano t11tte le loro speranze di tirarsi fuori dal dilemma derivato dalla loro stessa ignavia» (47 >.

A parte il d isprezzo che la cond otta d ei borbonici suscitava nell'am m iraglio Mund y, le d u e relazioni redatte in q uelle circostanze, quella del console Goodwin al min istro Elliot a Napoli <48> e qu ella del Mundy all'ammiraglio Fanshave a Malta <49>, rifrrisconono gli esatti termini dell ' importan te colloquio. Il v ice ammiraglio fa nshawe, dal Marlboro11f!.h a n coraco a La Valletta, rirrasm ise il tutto al (47) Ibidem, pag. 94. (18) Goodwin scrisse immediatamente (Appendice, X ) :

«P,tlermo, 23 m,tggio I R60. Signore, eJsendo prese11/e slamane alla viiita effitua/a dal generale Lanza all'ammiraglio M1111dy, il generale mi preJe ,1, p,trte e 111i p,irw con lt1 libert,ì di 1111 vecchio c1mico del JR47. Mi dir.re che egli era venuto Lin Sicilia] per restC111rare l 'o1·di11e e Jperava nella nostra cooperazione per conseguire /aie {,ne. lo ho risposto che 11011 {Jotevo che eHere lieto di coadi11varlo il più po.rsibile, .recond;i le direllive dell'ammiraglio; egli diJse quindi che 11011 vnlw,1 t1lctm mezzo di 11Jcire d,,lle presenti dijficolt,ì.. se 11011 m1d medùtzione d,t i11tr,1prmdersi .wbito d,t p,,rte dell',1111mirt1glio in perso11t1: il primo p,wo avrebbe dovlfto enere la i:onclmione cli 1111 armistizio, ed in sev1ilo si sarebbe lmlt1lo di gi11nge1·e ad 1111 a,-cordo che fosse soddisf,tcente per ,tmbed11e le p:1rti e !tt!~ dd stt!t 1are !'1J1!ore mi!itttre.

Circtt i prigionieri polilici, egli clim che perm,almwte avrebbe deJidera/o porli lutti in libertà, ed e;pri,JSe la sua intenzione tlif.."trlo. con1p(-Ztibil,nc11tc però con la 1ia,1,·czz1t del Pde.JC. Disse tiitres} che er,1110 sttJte eJercitd,te

delle pressioni s11 di liii <tffi11ché prorl,und.ue I,, Co.rtiltlzione del l/:J/2. 111tt questo eccedevtt i moi poteri: egli ttvrebbe co11umq11e appof!.f!,iato rm tale progello, qualortt il suo parere fosse J/a/o rùhirsto. Parlò poi di rnppliche a lui rivolte in favore dei q11attrn nobili.. . e mi ,tssicurò che le loro vite 11011 er,mo in pericolo, at1torizz,mdomi " riferirlo alle loro mogli e famiglie». Al rigundo, c'è da osservare che, se I«: vite dei p rigionieri non correvano pericolo, ciò non era dovuto ai sentimenti uma nitari del Lanza, bensì a lla sua intenzione di servirsene eventua lmente co m e di ostaggi, il che più tardi avvenne. (49) Il rapporto <lei Mun<ly è invece del g iorno seguente (Appendice, XI): HPulin;w, 24 /\.1uggio Jtj60, Signore, ieri il f!,erterale Lanza, ReKio CommiJSario Jlraordint1rio, vmne a bordo della mùt nave ammir,tg!ìa e mi informò in v ùt confìdmzù,le che soltalllo tm mio ùmnediato per.rondle intervento tra le parti i11 contrasto sarebhe valso a restaurare l 'ordine e mi invitò ad acce/lare la fun zione di mediatore. Egli mi infim11Ò che il generale Garibaldi ;i trovava ,1, P,trco [il che era esatto], ,,, cinq11e miglia ddtla città, che le J!le bande ,trmate ocmpavano le ,t/t11re circost,mti e che mediante ii mio intervento si Jdrebbe pot11to ,tddivenire dd tm armirtizio. To repiictti che le ùtruzio11i impartitemi e1cl11devano q11a/Jiasi interferenza, che la mia missione comisteva 1micamente neil'imban:are i reJidmti inglesi e le loro famiglie e che qttesti, infatti. avevano trovato asilo a bord;i dell'HANNIBAL e delt'AMPT IION /,t .rera di!/ 2 1 corrente, q11,md;i er,mo vem,ti" co11oscenz", per la lettera del generale S,dza110, che le regie tr11ppe non Jarebbero state in 1;rado di prote!;f!,ere le loro persone né le loro proprietà, se fossero rimaJti in città. OJServai 1111/avia a S. E. che, se la sit11azio11e er,t realmente così disper,1t,1, ,tvrebbe f,1tto bene ti f,tr conoscere Jenza i11d11gio l,t veriteì al s110 govenzo, e che io, qtJalora ricevuri delle istmzioni al riguardo dtt Mr. Ji!liot, Ministro plenipotenziario di S.M. a Napoli, sarei stato lielissimo di prestargli la mia coo/,erazione nella mimra che fosse più desitlerabile.


50 Segretario permanente dell'Ammiragliato, approvando pienamente il comportamento del suo sottordine: « ... Questi rapporti mi permettono di considerare con molta .wddisfazione la presenza del contrammiraglio Mundy a Palermo nel presente momento critico. Le sue prese di contatto con il generale Lanza regio Commisario, circa gli interessi britannici ed il minacciato homhardamento della piazza per parte delle navi da guerra napoletane t·iceveranno, spero, l'approvazione delle Loro Signorie, come pure il fatto di aver egli rifiutato, in mancanza di istruzioni, di accettare la proposta del Commissario di agire quale mediatore, il che è stato comunicato al Ministro di S.M. a Napoli per mezzo dell' /N'/'REPID. Il contrammiraxlio mi informa di aver agito in accordo con le navi da gJJerra estere a Palermo» OO)_ L'ultima frase dell'ammiraglio Fanshawe si riferiva ai frequenti contatti del Mundy con i comandanti delle altre forze navali straniere presenti nel porto: si trattava, il giorno 23, della squadra austriaca e delle unità francesi, sarda e americana; nei giorni seguenti, altre navi da guerra sarebbero arrivate, fino a untotale di oltre una 4uindicina. Appena il generale Lanza fu partito dall' Harmibal, mentre i diciannove colpi di cannone della salva d'onore lenivano il suo disappunto per il rifiuto del Mundy <li interve nire, il commodoro austriaco von Wullersdorff e i capitani delle altre unità accorsero presso l'ammiraglio inglese, che concordò con essi un comune atteggiamento, sebbene non si trovasse d'accordo con loro sotto rutti i punti di v ista OI), e li invitò a pranzo per l'indomani. Verso

Poi il Regio Commùs,trio pttrlò del c·aso dei cinque nohili sicilirmi ùnprigionttti q11t1!i impiralori. che egli era pronto a rimettere in libertà, se io mi ,·endessi garante della loro b11on,i c011do11a. Questo, 11att1ralmente. ertt inamminibile. S. li. mi diede ttllora aSJù·urazio11e che le loro vile non erano in pericolo e ciò verme co1m111icato alle rispettive famiglie da Mr. Goodwin. Il generale Lanza ebbe quindi nella mia cabi11a 1111a conversazione particolttre co11 il i:onsole di S.M. , il wi tenore era in sostanza identico a q1,,mto sopra esposto... Trasmetto per cono_rce,1za copia del rapporto i11vù1to dal comole al Mi11i.rtro di S.M. a Napoli. li gener,de Lmza avendo aderito a/I,, mia richiesta di restituzione delle armi ai mdditi di S.M. residenti a Trapani e a Marsala. ho spedito ieri 23 l'LNTRT:PID con le richieste ùtr11zio11i per le autorità _ricilia11e in quelle piazze. T,de nave è rientrata oggi, come pure l' ARGUS da Marsala, poiché la sitt1dzione locale 11011 richiedeva la stu1 ulteriore presenza (allegt1to rapporto del wma11dante Tngrmn) ... Vorrei 111enzio11are che, al termine della mia conversazione con il generale 1.a11ztt ho chiesto ,-be me/lesse per iscritto, molto chiardmente, ogni altra propo.rt,, di/esse da farmi. La .ritu,nione all'estemo deÌla città non è cambiata negli ultimi giomi. li !.a MaJd, t1l comando delle squadre, forti di 5 o 6 mifd uomini, principalmmte contadini armati di Termini, Baf!,heria e i\1i.rilmeri, ha 11wrcittto questo pomerif!,giO Jttlle n20nt,1gne per ricongitmger.ri con Gttribaldi a Parco. Le bd11de delle alture ocàdentali non sembr,mo altrel/anto n11111er0Je•. (50) Appemlice, Xll. (51) J_e divergenze <li vedute tra i comandanti non erano semplicemente di ordine politico, come si può ovviamente dedurre dalla presen1.a del commodoro austriaco, ma investivano il complesso della mentalità marinara di ciascuno: così, ad esem pio, gli altri capitan i intendevano bloccare rigorosa mente a bordo i loro utlìciali, m entre il Mundy era deciso a lasciar loro la massima libertà di scendere a terra durante il giorno. Come vedremo, sarà in conseguenza di questo suo liberale e a ltero atteggiam ento, che l'ammiraglio inglese verrà in possesso, il 26, di preziose informazio ni.


51 sera, p er mezzo del conte Tasca, venne offerto al Mundy da parte degli insorti un lasciapassare, da intestarsi ad un suo ufficiale, nel caso che egli volesse invia rlo fuori città per assistere quale osservatore neutrale alle operazioni: nuovo rifiuto da parte dell'ammiraglio. Come appare evidente, ogn una delle due fazioni contrapposte m irava a forzargli la mano, per provocarne un diretto intervento. Alle otto d i mattina del giorno 24, la squadra b ri tannica innalzò il gra n pavese per festeggia re il genetliaco della regina Vitcoria . Il console francese e i conunercianci britannici, d urante la giorna ta, richiamarono l'attenzione del Mundy sulle minacciose evolu zioni delle unità da guerra na p oletane, ch e sembravano tJren.Jere pùsi z ioiie per bombardare l'abitato: l'an1rr.iragliv li assicurò che sniva seguendo attentamente g li sviluppi d ella situazione e ch e avrebbe fatto il possibile per evita re il precipitare d ella crisi . Questo 24 m aggio fu un g io rno di incertezze c di a nsia per la popolazione: Garibaldi sembrava scompa rso - in realtà si trovava a Piana dei G reci - inseguito dalle truppe borboniche al comando del von M ec hel; le squadre del La M asa, concentratesi a Gib ilrossa, si agitavano per l'inattesa ritira ta del Ditrarore; il genera le La m.a ed il suo Stato Maggiore ufficiali di Ma rina delle unità da guer ra stra nie re p resenti nei golfo sali rono a bordo del!' Hannibal, dove la b anda musicale d ella nave ammiraglia, diretta d a un n apoletano, ii accoise ai suon o ripetuto dei «God sa11e the Queen»: e il pran7.o di gala p rocedette, tutto sommato, ~hhasmn7.a hene, nonostante la presen:t.a del coma ndante b orbonico Flores e del ma rch ese D ' Asce del Co11ernolo, i quali naturalmente si guardavano con una certa freddezza. Il 2 5 è il g io rn o d ella cosidetta «b effa d i Corleo ne», ch e trascin() lontano i quattromil a uomini della colonna von M echel, me ntre i ga ribaldini ritornavano verso Palerm o: beffa su cui ancor oggi gli storici disputano per stabilire se la parte di Ga ribaldi sia stata recitata intenzionalmente o meno (5Z) _ La voce ch e

i ~, filibustieri }} er~:--: o !n rotta sulle strade dì Cor!eone, pe r cerc;1re s1..:ampo

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fuga e reimba rcarsi a Sciacca, si d iffu se in città verso mezzogi orno, qua ndo il capita no Chi nn ici , co mandante dei «compagni d 'ar m e», a rrivò recando i rappo rti del vo n Mechel, raccontando mirabilia e va ntandosi che, se avesse av u tO sotto mano uno squadrone di cavalleria, avrebbe addirittura «annientato» i ribelli. Siffatte no ti zie valsero a rinfrancare un po' il Lanza, che la vigilia si era veduto ridotto così a mal partito da dare ordine che si imbarcassero in tutta fretta sull'Ercole 600.000 ducati prelevati dal regio ban co; e gli p e rmisero di affr ontare con una cerca balda nza la presenza dell'ammiragli o inglese, al quale, due giorni p rima, aveva rivolto con tanta insistemm la supplica di intcrpo rsi come

(5 2) Cfr., per rurrì,

l'A(jllATI, /

mille, àt. , pagg. 428-30 e 540-47 .


52 mediacore per salvare il salvabile. Fu appunto a mezzogiorno che il Mundy si recò a Palazzo reale in compagnia del console Goodwin. Questo colloquio è talmente famoso che basterà rievoca rl o per sommi ca pi, con le parole stesse con le quali l'ammiraglio ne fece immediatamente rapporto al suo superiore a Malta <5 '>>: « ... Avendo sentilo da fonte autorevole che e,-ano stati impartiti ordini di bombardare la cittt't da terra e dal mare se la popolazione si fosse sollevata, mi sono recato a mezzogiorno dal generale L anza, in compagnia del console S.M ..

A mia domanda, se quanto mi era Jtato riferito riJpondeJSe a verità, il regio Commissario, senza esitare, mi ha 1-ispa.rto affermativamente, preci.rando che era sua intenzione sparttre mila città e bombardarla, se fosse scoppiata un 'insurrezione. In conJeguenza di ciò, ho consegntito nelle proprie mani di S.Z:.. ltt lettera di cui accludo copict (54 ) e nel corso di tmct lunga conversazione ho cercato di porre in rilievo la dijjèrenza che esiste tra l'indiscriminala distruzione degli edifici di una grande città e / 'mo dell'artiy,ficrict contro una popolazione in rivolta, e misi in gttctrdia il mio interlocutore contro la disapprovazione che t11tte le nazioni civili avrebbero mcmifèstata per la decisione che egli ttveva e.rpre.r.ro. I I xi;pu1:· i';,ft:;,r;.isc.:.-L,:c;) r:,,:;,/w .del!..:. Po!i:;:.;.·,;, .::t! i! e,--,.,:/;1.? lii St,4~to t\L·l&sfc;:c <5 5 ) ert1,;;o presenti al colloq11io; le mie osservazioni sono state accolte con perfetta bttona grt1zia (56 > e spero che abbiano fatto impre.r.rione».

Per quanto imbaldanzito, il generale Lama no n credeva però opportuno chiuJersi tutte le vie di uscita per il futuro: «lHcntrc lasàtwo il palazzo. S.E mi ha n11ovamente invitato cl /anni mediatore tra le dtte /1arti ... » .

Nel pomeriggio, venne pubblicato da l comando borbonico un bollettino addirittura trionfale <57>: le formazioni ribelli assa li te con energia in località Pa rco (53) Append ice, XIII. (54) C:fr. il resto della lettera in M UNÒY, cii. . pagg. 99-100: ,. ... ho osservato COH grande pr~uccupHzio!H: <..:!v.: par~ç-::hie unità J 2. gu'!:rra napo!et:1. ne h:.1~!'!·.~

preso posizio ne d i fronte ai principali edifici lungo la marina, menend o in posizione i cannoni in punti da cu i essi possono soltanto d isrruggere la ci rrà, sen ,a avere per effetto di sedar e una rivolta degli abitanti. Voglio credere che questu mutamento d i posizione della regia Squadra sia unicamente inteso scopo d imostrativo, m a poiché il panico è generale, r itengo s ia m io dovere ripetere la mia pit1 seria istanza a che V.E. non decida di r ico r rere a sistemi così OJ>fJOSti a quelli iunmessi da lla guerra a

tra nazioni c1v ili ... » .

(55) Il colonnello Vincenzo PouzzY, aurore del citato Dùirio.

(56) Dire «perfetta buona g razia » è un e ufem ismo. T.'a mmirag lio stesso racconta - e il fauo è ripo rtato da rutti gl i stori ci - com e l'odiato Capo della Polizia, rivolgendosi a l console Goodwin, gli chiedesse brusrnmente: «Non giud icate che debba essere annientata u na popolazione, q ua ndo si solleva con tro le autorità costituire)» al che il console avrebbe riba ttuto che un p opol o oppresso ha rutti i d iritti di prendere le armi e di comhartere conrro i suoi o p pressori. Cfr. M UNDY, rii., pag. 102.

(57) Cfr.

AGRATI,

I Mille, cìt., p ag. 452.


53 e completamente sbaragliare dopo un accanico combattimento della durata di sei ore; precipicosa fuga dei garibaldini in direzione di Piana dei Greci, abbandonando morti, feriti e prigionieri; grande va lore e mirabile animo delle truppe, superiori ad ogni elogio. Tuttavia, non era soltanto la popolazione a non credere una parola del bollettino: gli stessi ufficiali borbonici non ne sembravano persuasi, a cominciare dal comandante del Forte di Castellammare, il quale faceva trasportare, a titolo precauzionale, i suoi mobili in casa di un am ico liberale, ritenendoli evidentemente pili al sicuro presso un probabile ribelle che entro le mura del castello. Sabato 26, vigilia del grande assalto, tutto appariva tranquillo tt Palermo, tanto che tre uffici al i della squadra inglese, il tenente di vascello W ilmot, il tenente di vascello Cooper e l'ufficiale pagatore Mr. Morgan, domandarono il permesso di scendere a terra per compiere un'escursione in carrozza fino a Misilmeri, spinti dalla curiosità di vedere da vicino quei rivoltosi, i cui fuochi notturni dal cam po di Gibilrossa si sco rgevano ogni sera dalla città e dalle navi. G iun ti alla meta d ella loro gita, ebbero la sorpresa di trova rv i Garibaldi in persona, che, come è n oto, conosciuto il loro arrivo, li invitò a presen tarsi a lui e li accolse con gr.rnJc c ortesia l>R\_ 111'.fun.:ly stesso e i! conso le C ood win avevano compiu to, pili tard i nel pomeriggio, un giro in carrozza nei dintorni di Palermo, riportando una dolorosa impressione dalla vista delle case e delle ville bruciate dai soldari borbonici: erano anche stati rermari dagli insor ti, Lh<: però li avevano lasciati andare senza il minimo disturbo. Al ritorno, l'ammiraglio era rimasto indignato, assistendo sulla banchina del porto al passaggio di una fila di uomini incatenati: «q11egli sventurati non avevano commesso altro delitto che quello di essere saliti a bordo delle navi da guerra inglesi e al loro sbarco erano stati acciuffati dai giannizzeri di Maniscalco, perquisiti per vedere se recassero armi o munizioni, e, nonostante non avessero in dosso che un po ' di Kalletta e di tabacco, arrestati, ammcmettati e condotti in priiione» 0 9 ). Rientrato a bordo dell'IJannibal, il Mund y ricevette il rapporto del tene nte di v-ascello Wilmot e rise tra sé, p e nsando al governatore e agli ufficiali borbonici che ritenevano Garibaldi ormai lontano in fuga. Tardi nella serata, quando si era già ritirato nella sua cabina, l'ammiraglio riceverée infine, da un connazionale rimasto in città, un biglietto che lo avvertiva dell'ora dell'imminente attacco e precisava perfino il punto, Porta Sanc'Antonino, dove l'assalto avrebbe avuto luogo. Questo messaggio, aggiungendosi alle notizie ottenute dal suo ufficiale, persuasero sir Rodney .Mundy che ci si avvicinava a l momento decisivo. Prima di co ricarsi, pensò fosse ormai tempo di redigere un ordine di servizio adeguato alle circostanze: (58) MI JNDY, cit.. pagg. 107-109. (59) Ibidem. pag. 106.


54 «Ai capitani e gli ufficiali in comando delle navi di S.M. a Palermo.

Ìi. f!.iunto a mia conoscenza che le bande armate del generale Garibaldi si sono avanzate fino a Misilmeri, rm paesetto a poche miglia ad est di Palermo, e che alami 11/Jìciali delle navi di S.M. al mio comando, mentre ritornavano dt, una F;ita in campagna, si sono trovati in mezzo agli avamposti delle forze s11ddette. Dispongo pertanto che fino a nuovo ordine tutti gli ufficiali, qualora scendano a terra, si tengano entro i limiti Jegnati dalle sentinelle delle truppe re[;ie; rt1ccomtmdo la massima o.r.rervanza dei mio ordine del 2 1 corrente, relativo alle uniformi» ({,O) _

i6. Gii avvenimenti delia domeni ca 27 magg10, m cu i Garibaidi assaltò e prese Palermo, sono troppo conosciuti perché se ne debba far cenno. Tuttavia, ceco in qual modo essi furono registrati dalla M a rina britannica in osservazione. Alle 10 <lei mattino, quando giil l'attacco si era delineato in tutta la sua ampiezza e i garibaldini si erano introdotti da ere ore nella città, l'ammiraglio Mun dy, non disponendo di altro mezzo per informare immediatamente l'Ammiragliato, decise di spendere cinquanta sterline affinch é il capi tano del vapore Venetian. in p artenza per Gibilterra, dirottasse la sua nave su Cagliari e di là provvedesse a spedire a Lo ndra il se!-,'1.lence telegramma: «Dummiw 2 ì 11taF,J1,Ù1 ì J-,(j() ore ì O a. m.

G aribaldi ha altat-cato al!'alba e alle 8 a.11t. si e1'a impossessato della parte orient.·dc della città. Le trnppe regie si ritirano nel Palazzo e nei l'orti. Il .fuoco continua dct ambo i !t1.ti. 1 Jiorti e le navi sparano sulla città, nelle mi strade si ergono le barricate. I sudditi britannici sono al sicuro».

Due ore più tardi, il comandante di una nave sarda, p artendo per Cagli ari , accettò di spedire un secondo telegramma (e questa volta non costò nulla): «D omenica 2ì maf!,KÌO JR60 ore 12,30 p.m. Garibaldi in poJSesso della città. l Forti continuano a sparare proietti e bombe ed hanno incendiato parecchi edifici. Il Palazzo è ancora nelle mani delle ref!,ie trttppe» <6 1).

Mentre osservava dal ponte della sua ammiraglia lo svolgersi degli avvenimenti, il Mundy doveva anche preoccuparsi del vecchio e testardo Mr. lngham che era voluco rimane re a casa sua senza intender ragione eJ ora se ne stava là, del tutto imperturbabile, in mezzo alla città sconvolta d al bombardamento. Anche il console Goodwin, per altro, era rimasto al consolato sotto la protezione

(60) Ibidem, pag. 109. (6 1) Copia di a mbedue i telegrammi, con i particolari della loro spedizione, nel rapporto

del Mundy all 'ammiraglio Fanshawe dello srcsso g iorno (Append ice, XIV).


55 della bandiera inglese, come il suo dovere gli imponeva; tutti gli altri componenti della colonia britannica gremivano l' Hannibal, I' Amphion e persino il piccolo lntrepid. E il bombardamento continuava. Rallentato alquanto verso mezzogiorno, a lle tre pomeridiane era stato vigorosamente ripreso. «li capitano di fregata Flores dell'Ercole» scriveva amaramente l'ammiraglio, nel rievocare quei giorni terribi li, «si distingueva più di tutti per l 'ardore dell'attacco ... Ì._;, dubbio però se la sua àurrna sarebbe stata egnalmente intrepida, qualora avesse avuto di fronte tm avversario ... » (62 >. Rileggendo la relazione che il Mundy inviò all'ammiraglio Fanshawe, la nota predominante che si ritrova nelle sue parole, pur attraverso la scarna prosa di un rapporto ufficiale, è senza dubbio quella di un'accorata umanità, di fronte allo spettacolo tremendo e pietoso di una bellissima città e dei suoi indifesi abi tanti in preda agli orrori delle fiamme e della strage indiscriminata. «/ Forti e le navi da g11errra del golfo hanno cominciato immediatamente [dopo l'attacco garibaldino, ùoè} a bombardare la città, sparandovi .ropra proietti, bombe e mitraglia con tale rapidità di ft,oco che molti edifici pttbblici e privdti Jono stati Jubito preda dell'incendio e la dùtmzinne è divenuta in hreve gener,J/e. senzd per altro trattenere in alcun modo gli abitanti, che sono insorti in massa in ogni quartiere, barricando le strc1dc. Er,1 una vista penosc1, assistere ad tm così pazzesco attacco alle caJe di 1mc1 J!.rande città ... » <6 -3). 17. A sera del 27, il generale Lanza, per mezzo di segnalazioni , comu ni cò al comando di Castellamma re «di andare a bordo della nave del contrammirdglio inglese per indurlo a cercar modo di far andare al suo bordo due generali, per trathtre ttna breve sospensione d 'anni, affin di seppellire i morti e medicai-e molti feriti» <64 >. Il capitano di vascello Cossovich d el Partenope, del quale il Mundy aveva osservato il contegno correrco , in quanto si era astenuto da un bombardame nto indiscriminato limitandosi a sparare contro le barricate, si recò la m attina seguente a bordo del!' Hannibal, mentre l'ammiraglio scava seguendo con il cannocchiale la sortita dei prigionieri politici (e non) dalla fortezza della Vica ria abba ndonata dalle truppe borboniche. L'uffi ciale napoletano cominciii con il richiedere ce rte lettere po rtate il giorno prima da un vapore ing lese; ma al suo interlocutore, d al momento che le lettere in questione erano state già consegnate la sera precedente ad una nave na poleta na, non sfuggì che si trattava unica mente di una m a nov ra p er cascare il terreno e per assodare fino a qual punto la Marina britannica intendesse estendere la sua neutralità. Seguì_ infatti la richiesta concerne nte i due generali;

(62) M UN OY, cii., pag. 11/i.

(63) Rap p orro del Mundy all'ammiraglio Fa nshawe dei 29 maggio 1860 (Appendice, XVI, nn. 3 e 4). (61) Pouzzv, Dit,rio, cit.; cfr. AGRATI, I Mille, cii., pag. 487.


56 Mun<ly si riservò <li dare una risposta. Pili tar<li, nel corso di una seconda missione del capita no di vascello Cossovich, fu precisato che quel che si chiedeva <la parte borbonica era un salvacondotto o la protezione della bandiera inglese, affinché i due generali potessero attraversare le linee garibaldine. L'ammiraglio rispose che egli era disposto ad acordare la protezione della sua bandiera soltanto dal molo alla nave: il salvacondotto, se lo procurassero direttamente da Garibaldi. Aggiunse che, in ogni modo, egli non d esiderava intervenire nella questione, ma soltanto mettere la sua nave a disposizione dei p a rla me n ta ri, quale terreno neutrale su cui potessero incon tra rsi, e che date le speciali circosrame, il ri cevimento deg li inviaci del generale Lanza a bo rdo d ella nave britannica era subordinato alla condi zione ch e il bomba rd amento della città, così da terra co me dal ma re, venisse immediatamente sospeso. Mentre le trattative prosegui va no, il Mundy inviò, verso le 1,30 pomeridiane, il tenente di vascello Wilmor presso Garibaldi , allo sco po di informarlo dell'accaduto e di domanda rgli se fosse disposto a lasciar passare i parlamentari. Wilmot riuscì a raggiungere senza incid enti il Quartier G enerale d egli in sorti a Pabno P retorio e fu d i rirorno alle tre con b risposta affermativa del Dittarore. li racconto dell'ammiraglio così continu a <65l:

7 /un . ricevetti (trasmesso per se1;111,li d,tfft1 J>AJ(/'l"NOJ>L;) 1111 111e.r.r1tf!J!.ÌO del xenerale Lanza con i .rttoi ringrttziamemi pa· ciò che avevo Jittto, mtt con l,1 rinnovata richiesta della protezione del/,; handiera i11f!,lese. A vevo sospett,1-to fin clttf principio qttesto artificio, ma, dopo un bombard,tmento che ,,veva distmtto parecchi degli edifici pilÌ belli della città e che continttava minacciando di demolire anche proprietà di grande valore appartenenti a s11dditi britannici, ho conside1·ato mio imprescindibile dovere non respingere 111teriormente le proposte fattemi dal generale Lanza, per cercare di porre termine ai ji,oco mediante tm accordo ... « ... Alle

Questa mattina [del giorno 29} mi è stato mandato ttn tt{fìciale .. . cnn 11n altt·o messaf!,RÌO telef!,r,,fico dei gener,tle Lanza, contenente per l 'ennesima volta l'invito a ricevere a bordo i due generali e le, proposta di sospendere il fuoco d,dle dtte parti. Ho considerato che ctvevo già fimo qucmto ere1- in mio potere senze1- compromettere le1 nmtralità della bar1diera inglese, per porre termine a questo crudele bombardamento, t1tttavia ho autorizzato /'11f ficiale napoletano a telegrnfare al regio commissario che ero sempre pronto a r-icevere i d11e gener,tli e a portarli con le mie imbarcazioni fino atia mia nave, pttrché Garibaldi concedesse loro il passaggio fino al molo». Insomma, la schermaglia tra il La nza e gli inglesi co ntinuava a svolgersi semp re sullo stesso tema: il primo non voleva accondiscendere a trattare direttame nte

(65) A ppen dice, XVl, nn. da 13 a 17.


57 co n gli insorti <66> e insisteva perché l'ammiraglio Mundy rappresentasse una parte attiva nelle trattative; quest'ultimo rimaneva sulle sue posizioni, conscio di non essere autorizzaro ad andare oltre il limite delle concessioni cui era giunto. Intanto, la lotta co ntinuava, senza quartiere, nella città martoriata; era diminuita l'intensità del bombardamento, poiché su iniziativa del capita no Ji vascello Cossovich sollecitato dal Mundy fin dal giorno avanti, la flotta n apoletana aveva dapprima ra llentatO il fuoco e poi lo aveva sospeso del tutto; ma le artiglie ri e dei Forti continuavano a seminare l'incendio e la morte dovunque, insistendo nel vano tentativo di colpire il Quartier Generale di Garibaldi. A sera del 29, le trattative sembravano definitivamente arenate. La situazione, per i garibaldini, era molto pii:., grave e precaria di quanto non sospettassero i bo rbonici e lo stesso ammiraglio inglese. Due nuovi battaglioni napoletani erano sbarcati ed avevano raggiunto Palazzo reale dove era asserragliato il grosso della guarnigione; il colonnello von Mechel, finalmente di ritorno da Corleone, era alle porte di Palermo; soprattutto, ai ga ribaldini ed aJia popolazione insorta, duramente provati da tr e g iorn i cl i harraglia accanita, scarseggi,1vano paurosamente le munizioni ((,7)_ La vicinanza del von ìvkchei cm l'elemento ch e avrebbe forse potuto far capovolgere la situazione<(,8 >; ma per fortuna , né gli uni né gli altri dei combattenti pareva no rendersene co nto. «Lo Jtato attuale delle cose» - scriveva !"ammiraglio Mundy quella sera, a chi usa del suo rapporto - «è il sef!.11ente. Le tr11ppe re1;ie ten1;ono la cittadelta, ii Palazzo reale e le finanze, ma queste posizioni sono circondate dagli insorti e non è dato ad esse di comunicare in cdetm modo tr(J loro. 'l'tttta la citttÌ, d'altronde, è nelle mani di Garibaldi; ma poiché delle truppe fi'esche sono arrivate da Napoli, tra le quali un reggimento bavarese di 800 1tnità, ritengo che domani verrà fatto ttn energico tentativo per sloggiare f!.Ù insorti,

(66) «S.E. ha risposto ,li non potere rrarrarc con Garihaldi » Pou zzv, Diario. cù. , sotto la dara del 27 maggio, sera. (67) È il caso, una volra ranro , di assumere per valida la cescimonianza <ldl"Abba, le cui m emorie, per qua neo letterariamente pregevoli , appaiono spesso storica men re imprecise: « ... da rucri i punti deUa cicrà <love si comhacreva, g iungeva no uomini a chiedere rnrrucce, come chi spasima per fa me chiede pane. Gli a iutanti del Generale rispon,le vano alzando le braccia muri: il Si rtori, sempre tranquiUo, raccomandava di dir dappertutto che le munizioni giungerebbero, che incanto i combattenti s "ingegnassero con la baio netta ... » (G .C. AllllA, Storic1, dei Mille, XVI ediz ., Firenze 193"1 pag . 19.-3). Vedi pure analogamente, dello stesso, Da Q11ar10 al V(J//umo,XVlI ediz., Bologna 1930, pag. 111. È anche noto che la sera del 29 , a racòa ora , Garibaldi , spinto dall'estrema penuria di polvere da spa ro, mandò a domandarne al comandante D 'Aste, a bordo della nave su,ionaria sarda Gwenwlo, e ne ebbe un secco rifìuto; cfr. TREVHYAN cit., pag. 409. f orse anche per questo I' AnllA scriveva nelle sue Noterei/e. sotto la dara del 6 giugno: «Questi m'1tiuai della squarl ra inglese c i fa nno cera più che i nostri del Governolo e della M,, rù; Adelaide... » (Dt1 Q11ttrto al Volitwno, àt., pag. 120). (68) Il generale Tiirr ebbe a d ichiarare al Trcvclyan: «Se il von Mechel fosse a rrivato il g iorno ava nti, saremmo scari perduri». TREV!:LY AN, rii. , pag. 4 10.


58 e sarà da meravigliarsi Je q11eJti 11,/timi rimciranno a resistere a ll'immenso numero di truppe disciplinate che potranno essere condotte contro di loro» <69 ).

Ed invece, come si sa, tutto finì improvvisamente, con la capitolazione di quello che il Mundy aveva definito un «immense n11mber of disciplined 'f'.roops». Nella lo ro enorme superiorità numerica e materiale, i borbonici si confessarono vinti prima ancora di esserlo, per la loro a ltrettanto enorme inferiorità moral e ai ga ribaldini e al popolo di Palermo. La mattina del 30, il ge nerale Lanza , «alter ego» del Re delle Due Sicilie, si risolve a scrivere la famosa lettera al capo dei «filibustieri », indirizzandola a «S.E. il generale Ga ribaldi»: il qual passo segnò l'inizio della fine per lui e per i suoi. Og ni particolare della storica giornata è notissimo: la sospensione del fu oco, l'inutile arrivo del von Mechel ad armistizio già in corso, la conferenza a bordo dell' Ha nnibal , gli incidenti tra le due pa rti, la conclusione dell'accordo <7 oJ _ L'ammiraglio Mundy così telegrafo quello stesso pomeriggio a Londra, per il tramite del ministro Elliot (7 I ) : «Palermo 30 mtlKf!.ÌO JH6U on: 6

p.m.

!'en11!i ~ bordg q!1f!s!o JH.!'!Ner ig:;fr, in Jeguitu ad un accordo tra !uru e mi hanno invitato a fare da mediatore. l o ho dato loro la fi1eoltèi di conferire, mtt non ho preso parte alla conferenza. È Jtato Jtip1dato un armistizio tra !e dm parti, per /.,z d11rata di 2 4 ore.

!! gen~'f':t!e G:1-rih:1!di e d. !e ge'!!eYtt!i '!'!:!JHJl~!tzr.i sanD 1

L a citttÌ resta nelle mani di Garibaldi. i Forti e il Palazzo reale nelle mani delle regie truppe. Queste ttltime h,mno ricevuto !!,randi rinforzi. li bombtirdamento ha ramato immense distruzioni di vite 1Jmane e di beni».

Nel suo rapporto in pari data all'ammiraglio Fanshawe <72>, il Mundy precisava: « ..• N on vi è stata a/erma firma, naturalmente, né da parte mia, né da parte degli ufficiali delle altre nazioni p resenti allei conferenza: vi è .rtata .roltanto la concessione alle parti contendenti di 11n'opport11nità per incontrarsi, ai/o scopo di ottenere, ove possibile, una sospensione delle ostilità, senza però violare in alcun modo fa nostra ne11tr,dità».

Così le forme erano salve per gli inglesi , ed era salva anche la causa naz ionale: poiché nel corso di quelle 24 ore, e dei rre e ere giorni successivi per i q uali , dall'indomani, l'armistizio venne rinnovato, l'esercito borbonico si tramutò in un g regge di fuggiaschi. Le continue diserzioni, l'abulia incredibile dei comandi, l'ignavia del governo di Napoli, portarono alla fine a qu ella «pietosa e vergognosa» <73> convenzione del 6 giugno, che, a un solo mese esatto di distanza dall'alba di Quarto, concludeva l'epopea dei Mille. (69) (70) (71) (72)

Appe ndice, XVI, 11. 18 . Cfr. la dettaglia ta descrizione che ne fa il Mundy nelle sue m em orie (t-it., pagg. 1'17- 159). Appe nd ice, XV II. Appemlice, XVlll. (73) A GRATI, l Mille, cii., pag. 568 .


59 18. Il contrammiragli o sir Rodney Mundy si condusse in quelle circostanze, per concorde ammissione di tutti gli scorici, in maniera tale da accordare cosa estremamente difficile - i suoi doveri verso l'Inghilterra con le personali simpatie e con i doveri di ogni uomo verso l'umanità, senza per quesco venir meno alle no rm e, aUe quali era obbligato ad attenersi nella sua qualità di neutra le. La sua azione tem pestiva, intelligente cd avveduta , che incontrò la pi ena approvazione dei suoi superiori <7.fil, giovi> senza dubb io, sebbene non intenzion almente, ai garibaldini, ridotti la sera del 29 in cond izioni estreme: della q ual cosa Garibaldi per primo gli fu sempre riconoscente in sommo g rado <75) _

(74) Cfr. il rapporto del vice-a mmiraglio F.W. Martin, in data 2 g iugn o 1860 da M alta, al Segretario ddl'Ammiragliaco (Appendice, XX): « ... 111i .re111bra che f"a11111tiray,lio /Vlwuly, nel permettere al genertJ!.e (;ttrib,,ldi e agli 11fficiali 11a/mÙlani di inwntrani a bordo della u1,1 11,we. .ri .rùt co111po,·t<1to in maniera per/ellammte consona con il wr,,ttere di uffici<1le neutrale. e la 111im ra è staia bai calcol,ita per produrre b11011i effetti... » .

Vedi a nche la lerrcra del minisrro Elliot al .Mu mly, da Napoli in data 8 g iugno 1860 (Append ice, XX111): t onore dt t11Jon 11u,·v1 d1 ,, ver r ,a:vut o zerz 1111 lt.dt:J!,r c1111111a dal J!,01'l'rrt{) di S.l\1., dirt:lto

.... ... ho

tf.

Janr1i

noto che .w rà bene impiegata OJ?.lli inflnmza i:he voi poJJiate esercit,ire. nel moderare le cm1dizio11i proposte d<1I [!.tnerafe Garibaldi. allo scopo di prevenire 1111 nuovo rpttrf,imento di sa11f!.t1e. Per q11a11to queste istmzio11i sùmo .rlttte _;pedite J,,-ima <·he il l{011or1w d S.M. (one 11m11to a conoscenz<t dell<t co11clmio11e dei patti jler tev<1c11aziorw di Palermo da parte delle regie tmppe, io ve le trmmelfo 1tf!.t1afme111e affinché pommo guidare la vo.rtrd cm1dotta in ngni altra eventuale simile orca.simie».

(75) Conosciutissima è, del rcsro, la lcncra d i ringraziamento che venne inviata da Gariha ld i a ll'ammiraglio Mundy al momento della partenza dcli' IT,umihal da Palermo , il 7 lugli o 1860 (p ubblicata nel volume de l MUNTW, cit., pagg. 195-96): «Ammira[!.lio. Voi p,trtitt!... e nel vedervi <11/011/,mare, rm sentimento di mesta grtJtit11dine pmetr<1 ogni cre<1t11ra n<1ta in questa terra.

Voi non avete rivolto le terribili vostre ballerie ai servili bombardatori di P,J/er1110; voi non tivete mandato i vostri valorosi marinai, benché ne ttve.r.rero molta voglia, alla difesa della àttà pericolante'.. . 11

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M a Voi

1tomo buono e generoso -

ci ,ivete Jargheggi<1to di simpatia e d 'a(/ello. ..

Avete .rerrdto il vostro naviglio al lembo mari/limo della città, dimostrando di riprovare la Jtra!!,e irmmana ... e pro11lo atl accogliere quelle fmniglie che /'incendio e ia distruzione potevano spingere ver.ro dì voi . .. Grazie Ammiraglio!... Grazie del vostro magnanimo procedere!. .. Grazie in 110111e di Palenno, della Sicilia, del/' Jt;1/ia intera!... L,1 partenZd detl'T-IA NNIBAL da questa Capitale è sentita come q11ttltt di 1111 amico hm caro. Che la provvidenza protegga sempre il nobile legno, /,1 cdrd comitiva e il venerando... 1;eneroso mari110 che l,, c,ipit,111;1!». TI Mundy, nel suo pudore b ritannico per l'espressi one reto rica dei sentimenti , commentava 4uesra lettera d efi ne ndone lo stile «thatof rapsody» (ihidem , pag. 196), e scrivendo il 9 lugl io all' amm iragl io M artin, affermava: « .. . le forti ;1ffermazìo11ì di ri11gr,1zia111ento che pervadono la lei/era del Gener,,le causarono la mùt sorprestt, ma io credo che in aJ!J!.Ìtmta alle ragioni citate, esse poss,mo es.rere in gran parte altri/mite a 11n senti111e11to di f!.ratit1Jdi11e per <1ver ìo perme.r.ro che /<1 conferenza avesse !rto1;0 a bordo dell'HANNIBJ\L, cosa che, sebbene richiesta dal Ref!,io Commina,·io. era , come ho co111pre.ro più tardi, questione di vitale importa11za per la ca11Ia rappresentata d,i G<1rib,1ldi» in P.R.O. , Lo n<lra , Admira/Jy, I, 5733, fase . 828).


60 Ma, a p rescindere d ai m otivi sentimen tali che posson o i nflu enzare anco r oggi il n ostro giu<lizio sulla condo tta della Ma rina b rita n n ica in quei g iorni, e a p r escinder e a nch e d al sin cero orrore p rovato <lai M undy per la distruzione di Palermo, per la strage in utile dei cittadi ni e per le atrocità pe rpetrate dalle t ruppe b orbonich e impazzite di paura <76) , si d eve ricon oscere che le navi di S.M. b ri tannica di slocate sul teatro d elle o p erazioni adem p irono in q uel pe~iodo assa i bene a q uei compiti loro sp ettanti : a) di seguire a ttenta m ente d i ora in ora gli avveni menti , mediante opportuni spostamenti d elle u n ità, co n un 'opera sagace di raccolta e d i controllo delle notizie, onde te ner informate, il p iù rapidamente ed esattamente pnssihile, le autori tà milita ri e politiche d a cui d ipendevan o su gli sviluppi d ella cr isi; b) di p roteggere ovunque i connazionali residenti n el paese stra niero, con i loro beni, fornend o loro i m ezzi per d ifen ders i, com e a M a rsala, o di sottrarsi, come a Paler mo, alle co nsegu e n ze del conflitto i n corso n el p aese ospi tan te;

e) d i proteggere a nch e, nella misu ra d el possibile, la popolaz ione civile del paese straniero dagli orrori della guerra, reagendo ed opponendosi, nei limiti Jel ia 11eu uaiiL~1 ma con i'au corevolezza derivante <lai prestigio e daiia p otenza, a m isure incontro llate e barbar e come il bombardamento d i una città a perta; d) di assicurare al proprio paese, co n una condotta umanitaria e compre nsiva, le simpatie d i popolazio n i e di governi che nel fu t uro avrebbe ro avuto 11npottanza nel settore geopolitico in cui le na vi inglesi era no chiaman: ad operare;

e) di assecondare, infine, con d ip lomatico intui ro, le vedute, a nc he tacite, del governo del p roprio paese.

Dopo il 6 giugn o, l' Hannibal r est<> a ncora per un m ese n el p orco d i Paler mo e l'ammiragli o Mundy, fatto oggetto della r iconoscen za d ei ga ribaldini e della popolazione, contin u ò a segu ire g io rn o per giorno gli avvenimenti. Il suo rapporto, in data 11 g iugno 1860, a l vice-a mmi raglio F. W . Ma rtin, succed uto al Fansh awe all'inizio d i quel mese nel co ma ndo della Mediterranean

La gratitudine del dittatore, infarti, doveva veramente essere siuce rn , dal momemo che Garibaldi ne dava ancora resrimonianza il 9 novembre successivo a Napoli, scrivendo nell'a lbum d ei visitatori deU' Han11ib,d, nell'arco d i accomiata rsi dal M u ndy: «G. Garibaldi doit à l ',t111iml M1mdy, par !es preuveJ bie11 Ji11cèreJ et affect11eme.r d 'mnitié, doni il a été wmblé dam /011/eJ le.r circo.rt,mceJ, la reco11nain a11ce la plus vive et qui durera toute Ja vie» (MUNDV, cit., pag. 285). (76) Cfr. la lettera d el Mundy all'ammiraglio Martin, da Palermo in dara 3 giugno 1860 (Appendice, XXI): « ... id scena {della citù bombardata ] è orribile qu,int',tltre mai. Un intero quartiere di 1.000 y,irde di ltmghezz,i per 100 circa di larr,he;,za, è completamente ridotto in cenere; delle famif!,lie intere Jo 110 Jlate hr11ciate vive nelle loro c,m , mentre le <ttrocità delle tmppe reJ!,ie Jono Jtate .rp,wento.re. Altrove wnventi, chie1e, ed edifià ùo!ati 10110 Jtati colpiti dalle bombe, delle quali 1. I 00 sor,o I/ate tirate s11 Pa/ermo d<tll,i cittade!Ja e circa 200 dalle 11avi da guerra, oltre i proietti e !,, mitrc1glùt ... •.


61 Fleet< 77 ), e da questi subito ritrasm esso al Segr etario perma nente d ell' Amm iraglia to (lHl, è alta m ente signifi cativo circa il suo personale giud izio sugli sto rici eve nti a i quali aveva assisciro ca nto d a vicino: Le regie truppe, forti di circa 18.000 uomini con artiglieria e cavatleria, hanno marciato ltmgo la Marina e il Bor1;0, con le mttsiche in testa e le bandiere spiegate, apparentemente in perfetto stato di efficienza, ed hanno sfilato davanti ,,Ile barric.1te tenttte dalle forze nazionali... « ...

Gli 11omini di Garibaldi, al momento dell'evacuazione della città, ammontavano a 800 itcJ/icmi (i s1Jperstiti dei 1.063 sbarcati a Marsala I' 11 scorso) e a 4 o .5 mila "squadre" ossia contadini armati, dei qnali nemmeno la metà era in possesso di fucili, mentre gli altri erano forniti di picche, accette, sciabole, coltelli, ed alami soltanto di bastoni rozzamente tagliati. Uno spettacolo pi,ì 11111iliante per le antorità re1;ie non potevc1 veder.ri».

(77) Appentlice, XXIV. (78) Appendice, XXV.



CAPITOLO

III


LA MARINA SICILIANA DI GARIBALDI

SOMMARIO: 19. Organizzazione della Marina ga rihal<lina. - 20. Le navi e gli uomini . - 21. La spedizione Medici e l'affare dell'Utile e <lei Charles and]ane. - 22. Istituzione di lince di navigazione sovvenzionate con la Sicilia. - 23. Operazioni logistiche in previsione della battaglia <li Milazzo. - 24. La Veloce passa con Garibaldi. - 25 . Il Tiikory a Milazzo. - 26. TI t entativo contro il Monarca a Castellammare di Stabia . - 27. Funzione e utilità della Marina siciliana di Garibaldi.


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19. L'atto di nascita d ella Marina sicilia na di Garibaldi , una piccola Marina improvvisata ndla rivoluzione che è stato troppo facile c riticare (1), va probabilmente riconosciu to n el proclama c he il Castiglia, ex ufficiale della Marina napoletana e fido compagno del Generale nella avve nturosa sped izione marirrima, indiri nò a i marinai siciliani nei giorni che precedettero la definitiva evacuazione cii Paicrmo da parre àciìc eruppe borboniche. Scritto nd soiico sciìe retorico, ma tuttavia appassionato e capace di suscitare co mmozione si n cera, esso recitava : «Marinai! Il grido di indipendenza e di liberltÌ echegj!,Ìtl nei no.rtri pae.ri in mezzo al fragore delle armi. Nostro capo è l'invincibile Garibaldi, grande navigatore e prude Joldato , D ittature in nome dell'auguJto Re Vittorio Emanuele Il. 1 nostri montantiri e gli abitanti delle pianure accorrono da ogni parte .rotto la bandiera tricolore. Dei generosi e magnanimi italiani sono accorsi tra noi, perché le sventure e i dolori di 11.na provincia italiana sono noti a tutta Italia. Quella in mi .riamo impegnati è una lotta suprema, tutte le nostre forze debbono ritmir.ri. Abbandonate la nave e prendete le armi. Siate dove si combatte. Voi risponderete all'appello delta patria, come avete sempre risposto. Qnando noi marinai solcavamo con orgoglio i mari del nuovo mondo, ci ricordavamo che ciò era dovuto all'a11daàa, alla sàmza italiana; ma 1m pemiero ci scoraggiava: che il grande ntlvigatore, per non avere una patria grande e potente, ft, co.rtretto a servire una potenza straniera. Facciamo dunque sì che l'Italia sia una, libera e indipendente, e allora la nostra bandiera sarà temuta e rispettata da tutti i popoli. Il commercio crescerà con la grandezza e la libertà dell'Italia sotto lo scettro di Vittorio Emanuele, il modello dei re.

( 1 ) «Danari hullati in navi imiti/i per la guerra ed in ,ma miliz ia m,1ritti111a inetta a q11d/11nq11e operd militare. Ma in te,npo di rivoluzione Ii ragion,1 q11,mdo e come 1i può», RANDACGO, cit., voi. T, pag. 233; « ... né rnll'ordinamento della Marina aleggiò mai lo Jpirùo largo di G,1ribd!di; piuttosto qtiello gretto dei Vdri co111m1da11Ji in capo della Marina J/eJSa ... », VECCHI, Storid GeneMie de/1'1 Mdrtnd Militdre, voi. TT , Fir enze 1892, pag. 493; piLt sereni il g iud izio d el GUERRINI , L ùs,1, voi. T, T orino 1907, pag. 246

e quello, recente, <lei ROMITI, cii ., pag. 290.


66 Alle armi! Alle armi! li nostro grido di guerra sia: Viva l'Italia! Viva Vittorio F,manttele!» <2 >.

In sosta nza, si trattava di uno dei tanti appelli lanciati alle popolazioni sicilia n e dai capi della spedizione perché l' impresa dei volontari fosse efficacemente fian cheggiata da un 'insurrezione generale; cuttavia alcuni accenni inseriti nel proclama meritano un breve commento. Esso, anzitutto, era indirizzato ai marina i della Marina mercantile siciliana e non a quelli della flotta militare napoletana . Ciò rispondeva alla fase storica della lotta in corso, nella quale Garibaldi e i suoi cercavano insistentemente tutto l'a iuto possibile degli isola ni; ciò spiega gli acce nni al commercio Fd al prestigio della bandiera dell ' Italia unita. a rgomento di notevole effetto nei r iguardi proprio d ei m a rin ai della Marina mercantile, la quale, nel Regno d elle Due Sicilie, era composta in buona parte da ma ri ttimi sicilia ni. Vi è inoltre l'accenno a Colombo, e unitamente il ricordo delle sventure della Sicilia, che sono tipici dell' esule siciliano, espression e di sentimenti reali e non vana esercitazione parolaia diretta a strappare un poco di facile commozio ne: n ell' ambiente degli esuli sicilia ni a G en ova doveva p esare qudl' essere senza patria. (!Uell'avere del loro paese solta nto un ri co rdo amaro di spera nze d eluse, d i tenta tiv i falliti , e quindi p iù valo re ancora ch e p er al tri doveva avere il sogno della liberazione della Sicilia e d ella creazion e dell a patri a grande, rispettata, che ad essi, più che ad ogni alt ro, mancava. Il 2 g iugno 186 0 G aribaldi riunì in una sola SeJZ,reteria di StcJto di Guerra e Marina le amministraz io ni che d oveva no t ratta re i due rami di affa ri , di vitale importanza p er il governo dittato riale, ch e no n nasceva tanto co n la pretesa di amministrare la Sicilia quanto co n q uella di condurre avanti con d ecisio ne la guerra di libe razi one. Il Castigl ia fu di fatto il primo capo del set tore della Ma rina, coadiuvato dall'avvocato Mario Corrao, mentre Salvatore Calvino era nomi nato direttore deJJa Seg reteria lo stesso 2 giugno <3>_ Le direttive, anch e p e r il settore della Marina, avrebbero dovuto essere date dall'Orsini, Seg reta ri o di Stato di Guerra e Marina, e in pratica egli servì da o rgano amministrativo tra il Dittato re e il Crispi da un lato e il Sirtori e lo Stato Maggiore dall'altro, occ upa nd osi p e rè> molto più dell'o rganizzazione dell'Esercico di terra che non dell~ Ma ri na <4>; d'altra parte le esigenze immediate per la continuazione d ella guer ra

(2) " T,'T'..rpér,mce", del 5 giugno 186 0. (3) Cfr . " L'bpéra11ce" del 22 giugno 1860. (4) Cfr. ad esempio il cart eggio tra la Segreteria <li Guerra e M a rina e il Capo <li Stato Maggio re in Sicilia, in AST, Archivio Esercito dell'Italia Meridionale, marzo 11: il p roble ma che p iù d i runi assilla va in qu el te mpo i dirigenti garibaldini era cosciruiro d alla formazione d ell'Esercito, dall' inquadramento <lei volontari che venivano reclutati in og ni centro della Sicilia e dall'a pplicazione, panicolarmence difficile in un Paese nel quale il servizio militare obbligatorio non era in uso, delle misure che man mano venivano decise per e ffettuare la leva milita re.


67 giustificavano pienamente questa condotta. E va qu i avanzata, prima di continuare la trattazione, un 'osservazione di carattere generale che ci sembra necessaria per inquadrare storicamente in una luce più esatta l'opera della Marina siciliana e quindi per poterne dare un giudizio più compiuro. È un 'osservazione molto semplice, quasi ovvia: è molto pi ù facile improvvisare un Eser cito, specie del cipo di quello che militava con Garibaldi, che improvvisare una Marina, sia essa da combaccimenro o no. Per avere una Marina da guerra tutte le potenze del mondo han no dovuto sottostare a un lungo tirocinio, che in Sicilia era impossibile sostenere. Inoltre una Marina costa, molro più di quanto cosca armare reparti terrestri. E a Garibaldi occorreva disporre subito, per le ncct:ssità dei trasporci militari, di un 'o rganizzazione quaisiasi, che pocesst: risolvere: assillan ti problemi logistici ra pidamente, senza poter aspettare che il tempo e le disponibilità finanziarie permettessero di preparare gli uom ini necessari . Egli si volse quindi al li miraco obiettivo di posstdere un gruppo di traspo rti , nella speranza di poterli usare senza dover combattere per mare; del resto soltanto navi mercantili potevano essere efficacemente arm are con marinai provenienti dalla Marina commerciale peschereccia . Mai Garibaldi pensò a contrast,ire sul mare l'indiscutibi le s upremazia Ue11a fiorra napoicrana, eia soia uavc Ja guc.a. L~l L: '"- -.:!.:,t-:,-,:, ( L;~ ~::.p~?c rana, e gli si venne a consegnare, senza che lui l'avesse richiesta, nel porto di Palermo. N ella confusione di una guerra ri voluzionaria , disponendo di fondi di una provenienza incerta, ma avendo ad un tempo il massimo inn:resse ad ottenere rapida mente i mezzi necessari, è inevitab ile che si facc iano dei cii ttivi affari, pc:r cui veramente fuori posto ci sembrano quelle critiche che non tengon o conto deJJa pesante 11tilità marginale - per usare un termine preso a prestito dal!' economia politica - che incideva sulle scelte di Garibaldi e dei suoi collaboratori. Probabilmente Garibaldi, che uomo di mare era e non di trascurabile ca pacità 0 >, ben di versamente si sarebbe condotto se non fosse stato premuto dalle necessità della guerra <6>, ma nelle sue condizioni si preoccu pi> di avere più in frett:t pcssibik più mezzi possibil i, ,,·nza hadare a spese od a convenienze: economiche, come potrebbe fare un a rmatore in tempo di pace. Che poi gli ufficiali e i marinai dc:JJa Ma rina siciliana fossero ritenuti poco qualificati quanto a capacità tecniche al momento dell'unificazione delle ere Marine militari icaliam: sarda, napoletana e siciliana - ciò, fatte le debite riserve ci rea il tribunale gi udi -

(5) Cfr. anche VEC.CIII, G'arihaldi 110 1110 di mare, in " Rivisla Marittima ", maggio 1910, pagg. 305-22. (6) «Queste 11avi... costit11iro11u un polente rnmplmo logistico che nse poJJihile ii miracolo delta vitturio1t1 liberazione della Sicilùt e dclf'ltalia meridionale», R O MITI, cii., pag. 290. Cfr. anche la lettera di Garibaldi agli amici dd Comitato di Londra, del 24 giugno I 860, ndla quale espone l'urgente bisogno, in cui i volontari si trovavano, di armare subito una flottiglia e di procurarsi vapori armati , ncl l' E.rpirante J el 14 luglio 1860.


68 cante m, non pu<> stupire molto, perché gli uomini <lella Marina siciliana provenivano in massima parte dalla Marina mercantile e quelli che furono prestati dalla Ma rina mili tare cercarono di ritornare a yuesra al più presto poss ihile <8>. Il 13 giug no Garibaldi separò l'ammin istra zione dell 'Esercito da quella della Marina e nomin e> segretario di Stato per quest'ultima il Piola-Caselli , tenente di vascello della Ma rina sarda, che si era <limesso per passare ad organizzare la Marina garibaldina. II Castiglia fu nominaro comandante del corpo eq uipaggi e d irettore dell'Arsenale. Subito, a Palermo a ppena liberata, si cercii di dar corpo ad un 'orga nizzazione e ad una difesa marittima , sfruttando la base che veniva offerta al porto <9 >. Fino a l 19 giugno continua rono ad imbarcarsi le truppe napoletane. li 16, proseguendo a ritmo serrato gli imbarchi , si ritenne opportuno, dal Segretario d i Guerra e Marina, dare ordi ne di far cogliere le barricate che an cora sba rra va-

(7) Pv iLhé a Pakrmo, al term ine d e lla g uc:rra, fu manda ro l'ammiraglio sardo Di Ceva. con il m,rndarn cli liquidare la Marina siciliana, mandando le navi a Napoli e la gente a ca sa; quando ),i . . v::,.lÌLu~ la 1\/Jari ua indiana , nessun s tc l11a110 !l'u: pan e delle va rie c oin 1nisslon1 cost ituite p e r vagl ia i e i mc:riti di ciasrnno; d egli utììc1ali d ell.i Ma ri na ga ribaldi na pochi furono ammessi nella 11uova Amminist raz ione mi litare ma rinim.i , ed a g11 ei pochi furo uo tolti de i g radi che Gari ba ldi a veva lo ro co n cesso. (8) li tenemc di vascello di 2 • classe.: loseph Lovc ra d i Maria , ad <:scmpio, e ra st,lto dimesso in ag1,sto cla lla Ma ri na sanb - c fr . G ua;tUUNI, .-it ., v<>I. I, l'·'~· 2•i '.i - <:d ;1 vcv" ,tderim con canto entusiasmo alla Ma ri na sici liana, che il 16 agosto scr iveva al Persano in questi rcrm i11 i: « . .. 1. ·opera-

zioTJe per mi io lascit1i 111ommla11ea111enle il R. Sert•izio e la jì-egt11a \IJ'LTOR/0 l!.J\V\ Nlfl'./.1;, s11 mi ero imbarcato essmdo compita - l'auacco a l Monarca ne l potto di Casrcl la mmare di Stabia, nella quale azione il T.overa si d istinse , cfr. il ra pporto del l'iola a l Cavour del 17 agosto da Pale rmo, Liberazione del A1ezzogiorno, cii., vo i. TI , pag. I 00 - io non i11tendentkJ di co11tin11are a preJlf/re m vigio nella Marina siciliana, ho chiesto ed nttenulo dal Minùtro rlell,1 Marina del!d Sicilia rl'e.rsere es01wrato dalle f1111zio11i di primo tenente di q11es/a rorvettf/ (la TUKORY) rido/la ù1 istato talmente deplorevole da dover subire ltmxhe riparazioni. Prexo pe,·cin V .S. ll!mtri.r.rima a semn di qttanto el!d mi assimrava di volermi fi1re riam111ette.-e 11el/<1 prima mùt posizione,,! R. Servizio. Mi recherò f rf/ttanto a i\-fe.r.rin,1 ml/a R. Pirofre.~al<i vrnORln i::/\lii NUEl.l'. ove attenderò i moi ordini ...», ACR, Ministero de/1<1 /\1arina, M<1rina Militdre, b. 81 , fase . agosto. Del resto, anch e per il ministro della M a rina sicilia na Piola , richiesto dal Pisa n i al Persano , si trattò di una «d imissione fittizia »: cfr. Pet sano a Ca vou r d a Palermo 1'8 g iugno 1860, /..a liber,1zio11e del Mezzogiomo, voi. I, pag. 1 79. (9) Cfr . le osservazioni che il 6 g iugn o 1860 pubblicava ·· f.'l!.sp,;.ra11ce", riprendendole da "'u Patrie"'. I.a b.ise d i Palermo era dal punto di vista garihalcliuo estre mamente import:tllte, pe rché elimina va la base bo rbonica p i,, vicina al Canale di Sicilia ed a lle Egadi, che costituivano sempre l'epicentro d el traffico d estinato a sostenere i volonta ri. La caduca di Palermo liberava infatti u n vasto arco m arirri mo da preoccu pazioni immedia te, ranto ì: vero che la crociera na po letana g ravitò sulla costa siciliana tra Palermo e Messina , subito dopo il reimbarco d ei regi d alla capita le dell' isola; detto sposramcnto indicav,1 chiaramente il progressivo ripiega.re dd fronre bor bon ico anche sul m are, sebb ene in g uesto la sola gi ustificazione potesse venire d a un a r retramento dellt- basi: al tempo stesso una crociera lu ngo la cosca siciliana d i nordest non aveva molto significato, quand o non aveva J'effecro di eliminare com pleca m enre il cabotaggio costiero. (:fr. anche " l.'Opi11io11e" del 13 gi ug no e ''T.'l!.spéra11ce " del 19.


69 no le vie della città <10l; il 17, un decreto firmato da Garibaldi e da Crispi stabiliva: «/,e navi siciliane alzeranno la bandiera italiana. Per le navi da guerra O Il, qttesta bandiera porterà in mezzo lo sc11do di casa Savoia sormontato dalla corona; per tutte le altre il semplice sc11do» <12).

li 6, a chiara dimostrazione che il potere marittimo che la florca borbo nica av rebbe dovuto esercitare - stando ai materiali rapporti di forza - non intimidiva ness uno, la guarnigione napoletana di Pantelleria capitolava, consegnando nelle mani dei patrioti locali armi, denaro ed equipaggiamenti <13>. I ga ribaldini incanro non perdevano tempo: il l 5 il Castiglia chiedeva al Persano campioni del vestiario in uso ne!Ja Marina sarda per uniformarvi quello da adottare per la Marina siciliana (l/4) e il 20, partita finalmente l'ultima nave da trasporto borbonica, si decideva il rafforzamento del fronte di difesa a mare del porro, mentre si attuava la misura simbolica di demolire una parre dell'odiato Force di Castellammare, che aveva bombardato la città. Ne scriveva !'Orsini al comandante del Genio: «Ella favorirà tracciare 1ma linea di palizzata che divide la parte del Forte Castellammare che offende la cittt', dalle bctttet·ie che difendono il prwto od abbattono la rada, e disporrà che la prima parie si cominci immediatamente e prontamente et distt·uggere, e l'autorizzo a fare appello al popolo per essere valida111ente aiutato in tale demolizione ( 15 >. Inoltre la incarico con la stessa sollecitudine di costmire una batteria a fior di acqNa blindattl ttl lido pi" sportente del lido all'Acquasanta. altra al punto più sportente a San F.ra.rmo, e propriamente alla Tonnarazza, fa rà abbtt.r.rare la parte che v,a rda la rada del Forte del Castell11ccio, riducendolo a batteria a fior d'acqua blindata» <16) . Più che logico

(10) Un o rdine preciso ri sulra da lla lettera n . 75 del 16 gi ug no dell'Orsini al Sirtori, in AST, Archivio Esercito dell'Italia Meridionale, mazzo l l . Ma già la demolizione era in sram avanzato, se nello stesso giorno su I' fflmtration si poteva leggere - pag. 3 78 - che i palermirani demolivano le loro 300 harricace. (11) Al momento di vere navi cla guerra Garibaldi non ne aveva , né porcva sperare di averne. ( 12) AST. Archi,,io Erercito del/'Jtafia Meridionale, mazzo I I . ( 13) Capitolando, la gua rn igione consegnò nelle mani d ella loca le g uar d ia nazionale 70 fucili , sc iabole, giberne ed equ ipaggiamento, nonchè la p rop ria ca ssa dorata di J. 600 onc ie, J. 000 delle quali fu rono rrasmesse al Com iram centrale di Palermo, cfr. Espérance, 4 luglio 1860. ( 14) «Signor Contro A 111111iraglio. dovendosi passare agli appalti dei vestiario dei 111arinai della Marina militare, per om della Sicilia, volendo prendere per modello quelli della /l'Jarilut Jarda. la prego deg,wrsi di voler consexnare al porgitore della presente, .rig. Vitale Har10/omeo. ove divenamente 110 11 gi11dic:hi, un vestùirio sì di inverno cvme d't.rtà della Mm·ina milit,1re 1arda, restando a mia mra mbito che .r,tr,ì preso il modello di fartene ltt reslil11zio11e a bordo. Simro l'he Hl/a vorrà favorire q11esto Decastero, ne le anticipo i miei più vivi ,·in{!.raziamenti•, ACR, Ministero M,1rinr1 - Marùu1 Militare, b . 8 1, fase. giugno. Cfr. anche quanto nota il GUERRlNI, cit., voi. I, pag. 245. ( 15) Questo accenno fa rebbe pensare che l'esplosione dell'indignazione popolare contro il vecchio forte che aveva tirato sulla citti,, benché spontane.i, fosse turcavia per lo meno au mr izwca dalle compecenri autorità garibalclinc, due giorni pr ima di quanto ri porra I' AGJJ.ATI , L>a P,der1110 ai Volt11mo, d i., p ag. 25. ( I 6) AST, 1\rchivio F:sercito de/l'Italia Meridionale, mazzo I I .


70 sarebbe stato infatti aspettarsi qualche incursi o ne ddla M arina borboni ca nella rada di Palermo, sia come azione dimostrativa - che poteva avere la sua efficacia anche senza bisog no di ripetere l'odioso bombard amento di Palermo - sia per d istruggere bastimenti che avessero tra ffi caco con i ga ribaldini. Nulla d i simile invece fu mai tentato dalla M arina borbonica . Ma le cure maggio ri andarono alla creazio ne di una M a rina al servizio diretto della r ivoluzione. 20. Due erano i problemi che co nd izionavano l'esistenza <li un a Ao tta, per minuscola che fosse: il materiale: e gli uomini. Il primo, essendo stare mome nrancamenre p erdute le due navi che avevano trasportato i Mille a Marsa la, fu raffazzonato in vari modi: il primo nucleo fu coscicui co dalle unirà da trasporto gi u nte da Genova ed approntate dal Comitato an imato dal Bertani. Era no era queste il Washington, il Franklin e l'Oregon, che servirono per trasportare in Sicilia la spedizione Medici <17>. Nel giugno, Ga ribaldi condusse un'intensa campagna per procurarsi, acquistandole all'estero a q ualsiasi prezzo, navi da tras porto, r endendosi per fettamente conto che la possibilità di ricevere rifornim enti e rinfo rzi era condizionata direttamente dalla disponibilità di proprie un ità, dato che per ragioni poli tiche h en diffì cilrrwnre llv rebl:-e potuto conc::ire su altre n~vi. D 'alt ra pr. rtc, anche per proseguire la campagna e per po rtar e la guer ra sul concinence, come il Generale era ben deciso a fa re, le navi gl i sa rebbero state assoluta mente indispensabi li. Egli si rivolse quind i a l merc:ito inglese eJ ,tmericano per ottenere navi da trasporto e, possibilmente, anche cannoni nava li cd equipaggiamento (!Il): i suoi p rog rammi erano maggiori di q uelli che fu poi possibb ile reali zzare, data soprattutto la rapi dità della campagna <19 >. A guerra fi n ita, il risultato dell'affannosa r icerca d i navi pronte da acq uistare e delle vicende p olitico-mili ta ri aveva (17) E poi ancora la Q11een of r.ngland (poi rihacrezzarn A.nita), la Tndependence, il T-erret, il Badger, il \'(lese!, secondo TRl'VF.LYAN, GaribtJldi e la Fonnazione d' Italia, Bologna 191 3, pag. 376 . (18) «V110 dei nostri amici mi assiwra che, e.spo11tnd() al tl()S/ro comitato l'urgente bùog110 i11 cui siamo rii ,1nm1re una flottiglù:, .rarehbc possibile ,.;;.re d;;e ;,apv,i um,ali di u,rmoni t\nmtrong ... », così nella ci tara lcrrera di G arihaldi ai collaboratori d i Lo nd ra del 24 giugno 1860, in F.rp/ram·e del 14 luglio. Od resto, lo stesso invi;,to straord inario napoletano a Londra, Guglielmo Ludolf, scrivendo il 13 giugno 1860 dall'lnghilrcrra ad A. Severin o, segretario parricolare dd re Fra ncesco li, sottolinea va «l'impossibilit,ì di impedire l'acq11isto di baJtimenti in lnghillerra per conto degl'insorti sici!itJ11i», cfr. A. SA LAOINO, L ·estrema difesa del Regno delle Due Sicilie (aprile-settembre 1860), Napoli I 960, pag. 93. Traccia di trattative condotte a Lond ra per l'.1c4uisco d i navi da parte della rappresenta nza della tlitwcura garihald ina è pure nella lettera di G. Mon roy, principe d i lk lmonte e di Pa ndolfìna al Mi nisrro della Ma rina in dara 7 settemhrc 1860 , cfr. G . f Al.7.0NE, La rappre.rentanza tiella di1t,1t11ra garibaldina a l.ondra, in La Sicilia verso l 'Vnit,ì d'Italia, a cu ra del Comitato di Palermo dell 'lstituco per la scoria del Risorgimento italiano, Palermo 1960, p ag. 9 1. (19) " L 'll/1111ration" del 23 giugno 1860, pag. 394, scriveva: « •.• Garib11ldi, avendo appreso che i 11egoziali avviati per l'acquùto in America di IO grandi navi a vapore er,mo rimciti a b11011 fine e che egli avrebbe tJVllto prossimamente a disposizione qne.rti potenti 11tezzi 1111trittimi, avrebbe concepito l 'idea di operare 11110 sbarco a viv,i forza sulla ,·apit,,le delle LJ11e Sicilie. che egli spera sollev,tre grazie alla popolarità del 1110 nome... » .


La pirocorvetta di 2 ° m11go a mote 'nJKERY (ex VELOCE borbonica; ex INDIPENDENZA del Governo provvisorio sicilùmo) si consegnò a Garibctldi il 9 !ttf!,lio I R60. entra11do così a far parte ddla Mari11tt Jtet!ia11a garibaùli11tt.


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71 portato a questa totale fona della Marina siciliana , secondo un rapporto del capitano di fregata Baldisserocto, direttore dei legni, all'ammiraglio Persano <20>: la flotta era composta da una nave da guerra e da dodici trasporti, più o meno armaci. Sola unità da combattim ento era il Tiikiity, la ex Veloce della Marina napoletana , pomposamente definita «pirofregata», ma in realtà vecchia corvetta a ruote: d islocava 962 tonnellate ed era armata co n 8 cannoni. I trasporci erano la Vittoria (2.060 t e 300 cavalli di potenza), il Cambria (1.940 te 450 cavalli), il Washington (1.400 te .300 cavalli), la l'anther (800 te 301> cavalli) ribattezza ta poi Plebiscito, l'Indipendenza ( 1.600 te 2 50 cavalli), il Franklin (800 t e 2 50 cavalli), il City o/ Aberdeen (925 te 250 cavalli) ribattezzato Rosolino Pilo, l'Oregon ( 188 te 180 cavalli), il Ferruccio (270 te 80 cavalli), il \Vesel (300 te 80 cavalli), il Lombardo (729 t e 120 cavalli ) che il costruttore navale Santocanale, inviaco a Marsala dal Castiglia con una commissione di tecnici e con 200 uomini, era riuscito a disaren a re cd a far a rrivare a Palermo <2 1>. Come si vede, si trattava di una flotta ete rogenea, nella q uale però eran o preponderanti le unità <la t raspo rto, che costitui va no per Garibaldi lo strumenco piì.1 necessario per assicurarsi i ri fo rnimen ti. Alcune delle nav i erano, per qu ei Lempi, re:lativamence veloci, ed avevano buone propabilicà di sfuggire in mare alle unirà bo rbomche d a combattimento che, p ur armare potencemence, eran o piì.1 lente; il che era assai più utile che se si fosse ro istallate alcune artiglierie - come avrebbe volu to il Vecchi (:12> - a bordo, con le qua li non si sa rebhe comunqu e p otuto fronteggia re un combattimento contro le unità militari napoletane. Garibaldi avrebbe voluto avere alcune can noniere ing lesi, con le qu ali proteggere il forza mento dello St retto <23 > , ma non r iuscì a procurarsele in tempo.

(20) Rapporto del Baldisserotto al Persano del 23 ottobre 1860 da Napoli, in ACR, Mi11is1c,-o Marin,i - Marina l'rlilit,,re, b. 8 1, fase. ortobre. Il GUERR INI , cit., voi. l, pag. 247 , afferm a che la Ma rina sic ilia na posse<leu e 18 hastimenti; è però certo al momento dcll'u n itìcnione rlclle ma rine regionali ne entrarono snlo U a far parre della Marina milirare italia na : lfr. M ALOiNi, 1 bilunà della MarÙ/11 r1·1t,dia, Roma 1884 , voi. I, p agg. 6(,- 7 1. (2 1) Cfr. RANDAC:GO, rii., voi. l pag. 2 13; ROMITI, rit., pag. 290. (22) « . . . llllli vapori comprati q11a e là. rni ni11no pm.rò a g11rnire di ca1111011i ed a lraJ/ormare in navi da g11errt1 ,me ad i11croàare contro le fregale e corvette ,1 vapore di Fra11a1co Il», V ECCHI, cit. , voi. Il, pag. 493 . (23) In un'altra Jene ra di Garibaldi del 24 giugno, scrirra in inglese per gl i amici di Londra e pubblicata da ·'/. ·&pérance' · del 16 luglio 1860, il generale, dopo ave r chiesto altri due vapori ed aver promesso <li paga rli senza discutere il prezzo, consigliava d i inviarli a Palermo con bandiera inglese:, per non rischiare: <luranre il viaggio di trasferimento. Proseguiva poi: « .. . / vapori più grandi, che dite adatti a portare ca111111ni, 10110 co1tr11iti i11 ferro, ciò che è 1111 01/arolo per l'uJo della g11err11 (!). Ciò di mi abbiJog11amo ;,, propo1ito 10110... barche cannoniere, come ne t1vete in lnghilterr,1 .. :..; conti nuava poi promcrrendo che: le avrebhe pagate: b ene, sollecitando altre navi, ca nnoni, materiali hellici, e sotcolinean<lo <li dover far conto sull'aiuro provenit-nte <lall ' lnghilcerra, sincera alleata tra i popoli liberi, dei quali, sul continen re, non ve n 'erano molti.


72 Quanto al personale, d iamo in appen<lice l'elenco degli uffic iali che facevano pa rre, secondo una situazione firmata da Garibaldi <2 -1>, della Marina sicili ana al momento della fusione: ma all'elenco mancano diversi nomi <li elementi appartenenti alla Marina sarda, che erano stati «prestati» per l'occasione a Ga r ibaldi e che, nel tempo stesso, controllavano la Marina siciliana per conto di Torino: costoro, Jopo essersi dimessi dalla Ma rina sarda per passare con Garibaldi , t0rnarono a dimettersi dalla Marina rivolu ziona ria p er r iprendere il loro posco alle dipendenze del Persano. Nel periodo che servirono con i garibaldini , però, g li ufficiali provenienti dalla Marina sarda furo no tra i migliori, insieme ai veneti , dato che era no abituati ad operare in una Marina militare, mentre gran parte dell'uffi cialità garibaldina proveniva dalla Marina mercantile. Altra carenza fu costituita dagli equipaggi: la lealtà dei marinari napoletani al loro sovrano non venne meno fino all'ultimo, per cui la Ma rina siciliana di Garibaldi si trovò ad avere una pletora di ufficiali ed a scarseggiare d i bassa forza <25 >. Altra carenza fu costitu ita dalla mancan za di un arsenale o rganizzato e<l efGcience, per cui, ad esempio, il Lombardo, do po essere stato con tanti sfo rzi recuperato in luglio, entrò a i lavori a Palermo e d o po la fi ne della g uerra vi si trovava anco ra <261 . In iugito, 11 governo dittatoriale fece del suo meglio per gli affari della Mari na. Il 5 luglio fu istituito, con apposito decreto <27>, il Corpo della Mr1-rina Militare,

(24) «Staio degli Ufficiali del/" Marina d.·1 é.11m·,1 S1ulia11.,", dat.1rn .ti 20 gc1111;i io 18(, I da Torino, r iporrnco in a p pendice, n. XXV I, In A.U. ·.M .M ., Rom a , cass. '13, fase. 3. (25} "Ma ,. 11/Jìàali si rro11(lrn11n ,11/,ito. e molti pii, del hisog11n. 111,,ri11ai 11011 .ri ebbero. e pescr1tori o b"rcaù,oli i più. che la mercé di groni s,tf"ri», R AND/\COO, cit. , voi. I, pag. 2 32. «Gli 11/Jìcid!i f,11·onn troppi, i marinai pochi ed i11111flìrimti...» , VECCHI, cii., voi. II, pag. 493 , ecc.. Anche gli uffi cia li però, sebbene fossero molti, non dovevano da re croppo a ffì da menro, se in agosto la squa dra sarda <lovecte p restarne, <li comandara, u n gruppo p er svolgere a lcune azioni. (26) Cfr . il ciraco rapporto del Baldisserorco a l Persano, nel 23 01t0bre 1860 da N apoli, in ACR, Minùtero della Marin,i - Mari11" Milit(lre, b. 81, fase. ottobre . (27) «'f'ulli i corpi del servizin della l\1,1ri •!,1 Mi!it:;r~ .r.:.r.:.;;;;., ;ù;,,j ;j ;,, ,mo soio che prendera ti nome di corpo della M" rina Militare. F.sso s,1r,ì così composto: 1) Uno S1t1to Maggiore Cener,1/e. che ha /,i direzione del personale, del 111{1/eriale e di ogni altro rm110 del servizio mi/ilare: 2) U11 cnrpo d'eq11ipaggio composto di 11110 Stato Maggiore e di 1111 1111111ero ir1de1er111inalo di compagnie, che .rarà 11/teriormente firsato; 3) U11 reggimC11ln di Marina: 4) La smola di Marina; 5) li corpo sanitario. L'uniforme, l'ar111"111ento, teq11ipaggia111ento ed i regolammli di tale corpn sara11110 conformi a q11elli che reggono le, regùt Ma ri11fl italim1,1», fupér,mce del 2 1 luglio; lo stesso g io rna le, in una corrisp o ndenza <lacaca <la Messina 16 luglio, pubblicata il su ccessivo giorno 20 , afferma va che gli uom ini a p pa rtenenti al co rpo della Marina sicilia na a m monravano a 1.400. Per i quadri della fanteria cli Ma ri na vedi AST , Archivio Mi!iltJre di SicilitJ, maz7.0 138. L'arch ivio del Corpo tiella Fanteria <li M a rina dovrebbe essere, però, a Napoli . Qua nro alle u nifo rmi , si pu ò notare che il 5 luglio 18 60, scrive ndo a l Sirtori , !'Orsini faceva presence che il d iccarore a veva deciso di adottare p er i militar i dell'eserc ito volontar io le «bluse rosse», con esclusione di ogni a lrra divisa, e era i corpi per i qua li e ra prescritta la blusa rossa elencava a nche la Mari na , AST , Archivio fuercito de/l"Ttalia Meridio11"/e, maz1.0 11. Doveva rrnttarsi probabilmente d i truppe non imharca ce, claco che già sappiamo com e invece la d ivisa dei marinai fosse scaca scelca sui mo<lelli sardi. Qua nto a ll' unifìcnione de i regolam enri, i sic iliani ripresero dai sardi anche gli


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composto di uno Stato Maggiore Genera le, di un Corpo eq uipaggi, di un Reggimento di Marina, di un Corpo sanitario e di una Scuola di Marina. Allo scopo di favorirne in seguito l'assimilazione - ed anche perché i dirigenti provenivano dalla Scuo la di Marina di Genova - con la Marina sarda, di questa furono adottati i regolamenti, gli stipendi , gli ordinamenti e le divise <28l . Tutto, naturalmente, era più sulle carte che nei fa tti, che la Marina siciliana al 10 di luglio non possedeva ancora nemmeno il piano idrografico del porto di Palermo <2 9>. Il 15 luglio un altro decreto del Dittatore approvava il bilancio della M arina: esso comprendeva uno stanziamento di lire 1. 5 12.020 per la parte ordinaria e uno stanzit1memo di lire 12.550.000 per la parte straordinaria <30>; a fine mese però gran parte dei pagamenti continuava ad essere eseguita dall'lnrendenza, che se ne lamentava, chiedendo di venirne scaricata, dato che la Marina aveva una propria amm inistrazione O ll, ma ancora in seguito continuò a verificarsi una certa confusi one amministrativa'<3 2 >. La breve storia della Marina siciliana di G ar ibaldi si articoli> attorno ad alcuni fatti d 'ar me - come l'impiego del Tiikòry nello scontro di Milazzo e il · 1· _ r11 1· r 1 · · 1 teunt tlYU (_\1 a ( Ci.H... l.U ti \.....a::. Lt;lla llll Jli::llC Ul Jlau 1a \.UUi..LV 1J

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mo, ma che, a p arre la risonanza che ebbero e l'impressio ne che fecero - l'una e l'altra superiori all'cnciù dei danni cau sati al nemi co - restarono nei limiti antiquati sistemi punitivi che erano an cora in vigore sulle navi <li S.M . sarda, come e merge dal curioso documcnm riporrarn di seguito: « ... Enendo a wore de!!,, Mt1ri11tt militare siàliarta che i marinai imbarcati in lev1i del govemo sùmo ubbidienti e dùriplìnati, e che nel caso contrario abbi110 q11ei castighi che si 11.r,mo 11etlt1 Reale Ma rineria Sarda, prego la S. V. T!l.mtt di volersi degnare di imprestare a codesta Marina due barre di p11nizio11e. ri.rerbml(iomi a fargliene reJtit11ire tostoché saranno 11ltitnt1te quelle che vennero ordinale da q11es10 comando», lettera del Castiglia a l Persano del 7 luglio 1860 in ACR , Mi11i.rtero de/I,, Marina - Marina Militare, b. 81 , fase. lug lio . (28) Esistono carteggi che trattano d i oggetti <li vestiario e di va r io genere dari a prestito o donati dalla M a rina sarda a i garibaldini , in AC:R, Mi11ùtero Mari11t1 - Marina Militare, b. 81 . (29) O rsini a Sirtori, lettera n. 179 <lei 10 luglio 1860 da Palermo:« '/ rov,mdos1 queJ/o Yegrcla· rio di Stato sp,·ovvisto delle Cdrte idrogrt1fiche dell,i Sicilia dimanda1c. nonché del piano idrografico del porlo di P,dermo, perché non gùmti anwra f!,li effetti di 11avigazio11e co111111ùsio11ati a Genova, Ji fecero ricerche in àll,Ì per avere tali C(lr/e, ltl(I i1111tilmente.. .», AST, Archivio dell'Esercito dell'Ttalitt Meridionale, mazzo 11. (30) Cfr. RANDACCIO, cii., vol. J, pag. 2 32 . Vedi anche la lettera da Palermo del 18 luglio 1860 di Charles Garnier al cav. Lumley, in R. M OSCATI, La fine del Regno di N,1poli, cii. , pag. 2 5 3. (3 1) «La Marina sicilia11t1 v,i di giorno in giorno organarulosi ed ha già 1111 /Jiw .rtero da mi esclusivamente dipende, ed 1111 'Amministrazione. Sarebbe il tempo che q1mttt Intendenza veniHc Sf!.ravala dei pagt1111enti che fa per tal rt1mo e nel tempo steJJo digniloJo per la ~larina stena che ht1 " .ré tm'Amminùtraziortc»; in questi termini scriveva il 25 luglio 1860 da Palermo il Nievo, vice-intendente generale de ll 'esercito garihaldino, al Segretario della Guerra. AST, Archivio Militt1re di Sicilùt, ma zzo 180. Il Consiglio <li Stato approvò due settima ne dopo raie m isura amministrati va, che avrchbc dovuto contribuire a mettere un pò p it, d 'ordine nel.l'organizzazione amministrativa . (32) Cfr. lett. di Paternò a ll"lnte ndente Generale, del 13 agosto 1860 <la Palermo, in AST, Marina, l'ersona/e, mazzo 36 3; lerr. del D afieno al Segretario di Stato alla Guerra del 5 settembre da Palermo, Ast, A,·chivio Militare di Sicilù,, mazzo 180.


74 ristretti dell'episodio. Assai più importante, invece, fu l'opera dei trasporti , che garantirono lungo le cosce gli spostamenti delle crup'pe e dei materiali in ordine alle necessità della campagna, e ch e giustificarono la spesa elevata ch e il governo dittatoriale dovette sostenere per acquistare ed equipaggiare quei piroscafi. In Sicilia, e poi sul continente, la rapidità dell 'avanzata e la possibilità d i sostenere determ inati scontri furono direttamente collegate con l'uso dei trasporti in funzione di complesso logistico tattico e, nell'episod io del passagio dello Stretto di Messina come in qualche altra occasione, strategico. 21. Dopo la prima sp edizi one di volontari, quella dei Mille, a ltre sub ito se ne prepararono per sostenere l'impresa, così felicemente incominciata in te rra di Sicilia. D a Malta, alla spicciolata, emigraci siciliani cercavano di tornare, p resentendo ormai vic ina l'ora decisiva per la liberazione dell'isola, e in Lig ura, dove agivano i Comitati che avevano prepararo la spedizione garibaldina, si venivano organizzando nuove partenze. Bertani aveva recuperato le famose armi di Sori che non erano potute parrire con Garibaldi ed altre armi erano state raccolte dalla Società Nazionale (è questo il primo periodo, quello in cui ancora le forze r:iadcra~c sostcne\i ano 1'in1presa ;

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~c:gu;lu, ,u.l agosco, sarebbt! ro state solranco

le forze azion iste ad organizza re nuove spedizioni, a causa della rottura politica che avrebbe assunto toni clamorosi e portato all'espu lsione da Palermo del La farina) p e r i'eserciro volontario. Carmcio Agnetca e il colonnello 11ardella si imbarcarono, insieme ad altri 69 uomini. sull'Utile, destinaro a l rrasporro delle a rmi sotto il comando del comandante Fra ncesco Lavarello. Anche questa spedizione and<>, sulle orme della prima maggiore, alla ventura in wne frequentate dalla crociera nemica, e seguì , sa lvo la deviazione di Talamone, la stessa rotta del Piemonte e del Lombardo, arrivando il 1° giugno nel porto di M arsa la. Lo sbarco fu rapido e la partenza dell'Utile, che ri prese il mare appena in te m po per evitare un incrociatore napoletano, qua nto mai tempestiva; lo ri cordava il vice console sardo di Marsala, Sebasti ano Lipari, scrivendo al Persano 20 giorni dopo: « .. .il vapore sardo i'U]ILE, capitano Francesco Lava,-eiio, che per mia opera 1;irando venne in q11esta con la colonna degli italiani, gttidat11, dal colonnello Fardella e .ri1;. Agnetta, non /tt preso dal vapore napoletano per l'impe1;no ch 'ebbi a farlo sttbito rip11rtire» (33l . Marsala quindi aveva visco un altra infelice scelta di tempi da p a rte d elle unità mili tari napoletane: come per l' 11 maggio, al momento dell'arrivo degli invasori, non erano presenti incrociatori borbo ni ci, né si erano trovaci sulla rotta della p iccola nave del comandante Lavarello. M a l'Utile, sfuggito questa volta ai b orbon ici , doveva essere protagonista dell' unica azione compiuta con successo dalla crociera napoleta na nel corso del conflitto. (33) lett. n. 135 del Lipari al Per sano del 2 1 giugno 1860 da Marsala, ACR, Ministero M,1ri11a - l\1ari11a Militare, busta 81, fase. giugno. Vedi anche la g ià citata lett. riservata n. 6 del cav. Sam'Anna a Gariba ldi, da Alcamo il I O g iugno 1860, AST Archivio Militare di Sicilia, mazzo 174.


75 Mentre altre spedizioni minori si effettuavano da Malta (3,i) e da G enova <35 >, la situazione dell'Esercito garibaldino, vincitore a Palermo, ma ridotto a mal p artito e bisognevole di rinforzi e di rifornimenti, ricevette un a iuto decisivo con l'a rrivo del Medici e dei suoi. Superate le non poche diffid enze gove rnativè, finalme nte, la seconda grande spedizione si preparò a prende re il m a re: erano ben 3. 500 uomini, con gran quantità di armi, di munizioni, di equipaggiamenti , ecc .. Cavour di ede il suo be nestare e il suo a ppoggio, soddisfatto che a capo dell'irripresa fosse il Medici, giudicato - e non a torto - a lui fido b e n altrimenti che non il Bertani. Servendosi di un prestanome statunitense - Mister W. dc Rohan , bu on amico dell'Italia - furon o acquistati, con fondi del governo sardo <36 >, tre piroscafì fra ncesi, dalla Compagnia di navigazione marsigliese Deonnà e C.. Le tre navi , J-ielvétie, Amsterdam e Belzanre, ass unsero i no mi di \Jla.rhinxton , Orexon e /iranklin cd issarono bandiera a m erica na; siccome p o i i ere bastimenti non erano in grado di trasportare tutti i partenti, fu noleggiato anche il veliero Chàrles andj ane che fu posto al rimo rc hio dcll'Utiù, comandato questa volra d al capitano di fragaca Luig i Molcna. Il piccolo vapore e il veliero a me ricano partirono da Cornigliano per primi, nella notte tra 1'8 e il 9 giugno. La notte successiva, semp re d a Cornigliano, salparono il w'ashington e pui i'Or<1gon , 111 1;:1 , tre <.,011 lt:: n1 puraneamente da Livorno levava le a ncore il Franklin. Punto di ritrovo e di appun tamento doveva essere Cagliari, base ideale p er scegliere, su un vasto arco di costa, il punto piL1 adatto ad opera re lo sbarco in Sicilia. L' Utile e ìl Charles and.Jcme all'alte:aa di Ca p o Corso furono intercettati dalla pirofregata napoleta na J/1(/minante, agli ordini del capitano di fregata Lettieri, avv icinati e compromessi co n uno stratagemma 07), e obbligati a seguire a Gaeta, a rimorchi o 0 8>, l'unità n apoletana 0 9>.

(34) Il 7 giugno sbarcarono a Palermo, guid ati da l Castiglia che era andato a prelevarli a .Malta , l .5 00 fucili e munizioni, con Nicola Fabrizi , dopo una serie di contrattempi che avevano condotto il Castigli a alla loro rice rca, a Ma lta e a Pozzallo. (35) A Trapani arrivarono il 9 i fra telli Rulgarclla e il barone Prinzi, sul Rochesler; si trattava d i esu li trapa nesi che avrebbero dovuto part ire con la spcrli7.ione Fardella, ma non avevano voluto accettare di essere sottoposti a lui. Giunti a Trapani a loro volta, però, si riconci liaro no col f a rdella ed o rgan izzarono insieme una compagn ia che fo aggregata alla brigata del Hixio. (36) Col pr etesto d i armare la Guardia Nazionale, il Gover no sardo acquisti> le 200.000 carabine Enfìcld che era no srace sequestrate a lla D irezione d el M ilio ne di fucili di Milano, fornendo in q uesto modo i mezzi per paga re le navi necessarie alla spedizione . (3 7) Dalla nave napoletana si sarcbhe gr idato, a llo scopo di indurre i volontari a scopri rsi : «Viva l'Italia! Viva Garibaldi'», e rispondendo a q uelle parti otti chc g rida d i entusiasmo i garibald ini si sarebbero scoperti; così, almeno, dicono l'AGRATJ, Da Palermo al Volturno, cii., pag. 85 e il R OMITI, cii., pag. 292. Controllando però i ca rreggi cavouria ni, salra all'occhio che le prim e noti zie fornice il 12 giugno dal delegato consolare sardo di Gaeta, Calcagnini sono diverse: « ... il FULJ\1/NAN'J 'F., ... jt1Cendo vi.rt,t di mere legno amiw, 1:hiamò uno dei capitani in lingua fr,mce.re, e gli dom,mdò

per dove erano direi/i, e chi portavano a hordo; a questo linguaggio non potei/ero tral/enersi moltissimi di qt1ei che colà .rono imbarcati. credendo un amico che gli faiceva q11estc1 i11chie.rta, di gridare VIVA L "JTJ\LIA. ed


76 A Cagliari, intanto, i tre vapori che portavano il grosso delle truppe si erano ritrovati e il Medici, ignaro deUa sorte toccata ali' Utile ed al Charles andJ ane, aspettò per ere giorni notizie dei compagni perduri e indicazioni da Garibaldi sul luogo pit1 opportuno per operare lo sbarco. Queste giunsero infine, con la nave sarda Authion, prescrivendo al Medici di sbarcare a Castellammare del Gol fo, dove già Garibaldi avrebbe voluto prender terra in m aggio. li punto era effettivamente molto felice dal punto di vista strategico, perché Castellammare è assai vicina a Palermo e, per chi provenga dal mare aperto, a nord presenta una breve rotea e quindi minimo rischio deU'itercettarnento. li 17 giugno il Washington e l'Oregon sbarcarono i volontari a Castell am mare del Golfo, mentre il Franklin li portava a Favarotta, 30 km più ad est. La spedizione, nata d,1 un grande tulu:-,ia· smo che le prime imprese garibaldine avevano suscitato dovunque in Italia <4 0), era stata complessivamente un successo, perché il grosso dell e truppe e dei materiali , con le navi più importanti che costituivano il frutto di uno sforzo fin a n ziario notevole, erano arrivati a destinazione. Con ogni probabilità l'Utile, e il Charles and]ane aveva no salvato il r esto della spedizione perché proprio sulla stessa rotea battutta dall'incrociatore borbonico dovevano passare il Washington, con a bordo il Medici e lo Stato Maggiore e l'nregnn, i <prnli vi rr::in~ir:arono rT!'~'l!re h vi a ern libera perché la Fulminante stava conducendo a G aeta i due bastimenti fe rmati. In ogni modo peri>, i momenti em oziona nti non manca rono alla spedizio ne M edici, a!n1eno se dobbùlrno crede re :t quanto scriv eva i! 22 giugno da Palermo Paolo Emilio Rovesi, uno dei vo lo n tari imba rca ti sull 'Oregon: «Il nostro viaggio di mare ha avuto le stte peripezie e la più tremenda /11 la J1rimt1, poco do/111 il nostro imbarco: unforri.r.rimo ttrto dei vapore \VASlllNGTON contro il nostro OREGON, (be si ebbe la pma ttttla fracassaht. Grazie a l cielo però giungemmo sani e .w.lvi a Cagliari, poi di là ripartiti potemmo felicemente sbarcare mila costa siciliana, in Castellammare del G olfo, la notte del 17 alle 12,30. Non appena eravamo scesi a terra che la flotta napoletana

altro ... » . Solo il 17 giug no, nel rapporto <li Annibale di San Marrino a Cavou r , viene fu or i che « . .. q11,mdo furono richieJli in francese chi fossero, 11diro110 pttre voci di VJVH L'JTJ\. LIE, VIVE CARIBAT.DI, ciò che finì per t1·arre completamente in errore». l.iberazione del Mezzogiorno, voi. I, cit., pagg. 19 .3 e 2 11. Del resto la sproporzione di armamento navale era tale che sembrerebhe superOu o ricorrere ad una azione scorrerra, sia pure soltanto volta ad accertare la d estinazioue <lei passeggeri delle navi sospeue. (38) In convoglio di trai no: la Fulminante rimorchiava l'UtìLe, che si tirava appresso il veliero. (39) Secondo il ROMITT, cit. , pag. 292, le fregate napoletane erano d ue: la l'ulminante e il Fieramosctt, ma di quest' ultimo nessun <locumenro parla. (40) Basta <lare una scorsa ai giornali di rune le ren<lenze, specie della Tosca na, delle Marche, dell'Emilia, del Piemonte e d ella Lomba rdia. Indice di raie entusiasmo è il fatto che la spedizione Medici partì sotto la spinta delle impazienze, che contribuirono a forzare la mano al prudente Cavour. Il 6 giugno Medici doveva scrivere a l Ministro , da Genova: «Le coJe Jono gitmte ,, 1m ptmto che, 10110 q11al1111que aspetto si es,1111i11i110, è grave imprudenza dìlazionttre. sùt p1tre di pochi giorni. la partenza. Qui. 1111,t gmerostt impttzienza co11111111011e 1;li animi dc' 1101tri gio11m1i, e q1lella impazienu comunù·andosi, promr,t far.re 1111011i soldati, ma aggùm~e 111,ovì impazienti ... » . l.iberazione del Mezzogiorno, voi. I, dt. , pag. 171 .


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T. ·uvviso " ruote J\ UTHION i11 servizio all'epoca di Firenze é.apita!c d'J1ali.~

(fototeca U.S.M.M)



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apparve in quelle acque: troppo lardi!»<~ 1>. Non tlisponiamo di altri elementi per verificare queste affermazioni , che potrebbero, almeno in parte, derivare da esagerazioni , tipiche nella corrispondenza di molti combattenti; certo è però che quella di a rrivare con l'ultimo treno era una specialità tiella Marina borbonica. In questo caso vi è tuttavia da osservare che, se fossero sopraggiunti appena terminato lo sbarco, probabilmente i napoletani àvrebbero almeno attaccato le navi, che invece risultarono completamente indenni e furono usate poi da Garibaldi ancora per tutta la Campagna: una spiegazione plausibile porrebbe forse ipotizzarsi se le navi da guerra napoletane fossero sopraggiunte nel golfo di Castellammare dopo la partenza del Washington e dell'Oregon. Lo stesso Garibaldi aveva messo nd conto d elle propbabi!ità un imprevisto arrivo di unità borboniche e, per quel caso, aveva consigliato di arenare a Castellammare parallelamente alla costa <42l; d'altra parre, se è vero c he in quei giorni la Marina borbonica si trovava a subire un arretramento ad oriente delle proprie basi per la perdita di Pa lermo, con conseguenti riflessi negativi sul mantenimento delle crociere nella zona nevralgica attorno alla Sicilia nordoccidentale, è pur vero che la sosta di ere giorni a Cagliari d ella spedizione Medici doveva aver messo sull'avviso perfino i na poletani, affaccendati a portare a termine l'evacuazione di Palermo da parte del.le loro numerose eruppe. Comunque tosse l'arrivo del Medici e dei suoi m1hti costituiva per Garibaldi un apporto decisivo di energia ed un'ossatura solida su lJa quale ancorare l'improvvisato esercito isolano <43l. Non si esagera a ffermando che l'operazione Medici , eseguita con audacia mandando allo sbaraglio, ancora una volta, vapori disarmaci <44>, salvb probabilmente l'avvenire dcll'impres.i. ('11) Pu bblicaro su "TI Monitore di Bologna", del 30 g iug no 1860. (42) Cfr. la lcrr. del Garihaldi a l .Medici del 13 giugno d a Palermo, pubblicata dall"AGRATJ, Da Palermo al Volturno. cii., pag. 84. M ette conto Ji notare che Persano il 15 garan tì che a C.astcllammare del Golfo non v"erano i ncrociatori, ibidem, pag. 92. Ciò contribuisce a r endere sempre m eno attendihile la scoria delle navi napoletane giunte subito dopo lo sbarco; in tal caso le feste a ma re e le luminarie con cui i casrclJammaresi a ccolsero i volontar i sarehhcro state almeno disrurbare. (1.'3) Nella Rela zione s11ll'orgtma111er1to dcli' esercito meridio nale d i ga rihaldi indirizzata al Min istero della Guerra <li Torino il 31 genna io 1861 , in AST, Archivio Militare di Sicilia, mazzo 97, si accenna alle d iffi coltà incontrate per formare !"esercito raccogl iticcio , ma ancor pii, eloquen t i sono le ca rte conser vate in AST, Archivio dell'Esercito del/'lt,1/ia Me1·idionale, m azzo 11, 95, ecc.. (44) Come g ià p er la prima spedizione, si va vaneggiando <li abbordaggi con cui i volontari avrebbero attaccato le unità napoletane che avessero rrovaro sulla strada. Con buona pace d elle d isposizioni emanare il 1 '3 giugno clal Rohan, in navigazione su l \'(/ashi ngton (« ...Se [un incrociatore na polecano} ci raggi11ngesse noi verremmo all'abborda!{Kio wn le bajonel/e alla mano, cinondando la ma no nemiw con t11tte le nostre lldVÌ pe,· dividere il ft,oco. Se dovessimo bdtterci. metà degli uomi11i caricheranno i fucili e metà spareranno. Ogni 1101110 che rifi11ti di obbedire sarà f11cil,tto altirtallfe. La bm1diert1 non s,1r,ì mai abb,usata né le navi si arrenderanno ma /utJi wmba111,rartno al grido di &aribaldi e ltalia» , in AGRATI, da Palermo al Volwnzo, cit., pag. 81), se un irà militari napoletane avessero veramente fe rmato il convoglio in mare , senza scorra, diflìcilmenrc i volontari, anche que lli che non e rano affli tti come Medici <lai mal <li mare, avrebbero potu to emulare Caio Duilio, il quale, almen o, aveva i «corvi» per aggancia re il nemico. Una nave da guerra, usa ndo le artiglierie e tenendosi a distanza poteva aver buon gioco faci lmenrc su rutro il convog li o, come capirono perfettamente sull"Utile e sul Char!ex and.Jane, quando la Ft,l,,,inante vi fermò a Capo Corso.


78 Dopo Palermo, decimati i Mille dagli scontri, lo slancio delle camicie rosse urgeva di linfa nuova, per no n esa urirsi e non perdere quella spericolata baldanza che ne fu la caratteristica più tipica e, insieme, l'arma migliore. La cattura dell ·Utile e del Charles andJane suscit() una profonda emozione, bilanciata soltanto dall'altra, che dava felicemente sbarcati Medici e i suoi in Sicilia ('1 5l . I rappresentanti diplomatici sa rdo ed america no pro testarono vivacemente presso il governo di Napoli , mentre i volontari fermati dalla Fulminante venivano trattenuti a Gaeta. Il cavillo sul quale fecero leva i diplomati ci fu costituito dal fatto che l'arresto era a vvenuto in alto mare, fuori dalle acque terriconab napoleta ne <46l. Occorreva, ovviamente, una buona dose dì impudenza per soste nere che i volontari non avevan o nulla a che fare con Garibaldi: essi, tra l'altro, erano stati visti gettare in mare le a rmi al momento in cui, tenta co sen:t.a successo di farla franca, erano stati bloccati dalla fregata borbonica (47l; inoltre, lo stesso Ministro americano a Napoli, recatosi ad interrogare i comandanti dd1' Utile e del Charle.r andj ane a bordo, in compagnia dd console:, ebbe a commentare c he l'affa re era poco pulito <48 >. Ma ormai la debole:t.za del governo napoletano era tale che non e ra la fond a tezza delle tesi c he gli venivano sostenute contro a decidere delle controversie: cedendo alle pressioni, il 30 g iug no i borbonici lasciarono liberi i due bastimenti, che si diressero a Genova rrasporrando i volonta ri Cl 9 >. Giunti nel porco lig ure, i volo ntari , c he non avevano desiscirn dal loro p rimi tivo in tento, si imbarcaro no sul piroscafo Amazon e salparono il 15 luglio da Genova , diretti in Sicilia, dove g iunsero in tempo per prendere p arre

(45) Il 2 1 g iug no il vice console sardo d i Marsala Lipa ri , si affrettava a comunicare al Persano - che ne era perfettamente al corrente - la notizia, precisando che due dei rrc vapori che era no serviti al trasporto delle truppe e dei materiali si u ovava oo nel porro d i Trapa ni. Il 22 il console sardo di Messina , Siffredi, ringraziava il Persano per le notizie dello sbarco del Med ici e <lello sgombero totale dei borbonici da Palermo. J.a notizia co rse in hreve da un capo all'altro della Sic il ia e suscitò gr ande entusiasmo, com e provarono le accoglienze riservate dagli isolani ai volontari della spedizio ne. l due documenti citati in ACR , Minirtern Marina - Marina Militare, busca 81, fase. g iugno. (46) Cfr. la confidenziale n. 20 del 18 giugno 1960 de l Villamar ina al Cavour da Napoli, in "Liberazioue del Mezzogiorno", voi. I, cit., pagg. 221 -3; " L'llfartrt1tim1 " del 30 giugno 1860, pag. 4 10 . (4 7) Cfr. A GRATI, Da Palermo al Volt11rno. cit., pag. 86.

(4 8 ) Cfr. la particttlière-réservée n. 20 del l 9 giug no 1860 d a N a poli, <lei Villamarina al Cavour, Libemzione dd Mezzogiorno, voi. I , àt., pagg. 223 -21. (49) Per parte del viaggio i d u e bastimenti pare fossero scortati dal Tripoli, corvetta della Ma rina sarda. Ma lgrado la disavventura subita, l'Utile continuò a traffìcare con la Si ci lia; il 12 agosto 1860 il Farini inviava al Serra comandante generale della Marina sar<la , il seguente telegramma : «Nell'interesse che nesum ostacolo si /rapponJ!.a alla partenza dei volontari, de.ridererei che f.l!t1 facesse ritornare subito da Savon,1 il vt1pore UTILE e lo lasciam a dùpo,izione di dclii volontari ...». l n pari <lata il Serra scriveva in couformiti, a l capita no del porto di Savona. A.U.S.M.N ., cassetta 4 2, fase . l.


79 alla battaglia di Milazzo <50>. In questo modo la vicenda della spedizione Medici si chiudeva in passivo su tutta la linea per i napoletani, con ovvie ripercussioni sulla Marina, la quale, una volta che era riuscita ad agganciare il nemico ed a catturarlo, se lo vedeva rogliere dalle mani dalla poca decisione del proprio governo, co n la prospettiva - quanto mai concreta nel caso specifico - di trovarsi di nuovo di fronte, in ben altre condizioni di spirito, i propri stessi prigionieri. Man mano che procedeva l'occupazione della Sicilia da parte delle tre colonne d'attacco di Garibaldi, i porti ai quali potevano appoggiarsi le nav i da guerra na poletane si facevano sempre piì:1 scarsi, e n a turalmente le crociere di interdizione diventarono sempre meno efficienti, fino a praticamente scomparire quando tutte le preoccupazioni dei capi borbonici gravitarono sullo Stretto, nell'illusione di impedire a Garibaldi di propaga re la rivoluzione e la guerra al continente. 22. Alla fine di giugn o i ga ribaldini ehber o in mano un nuovo strumento p er assicurarsi le comunicazioni con la Liguria e la Tosca na, da dove erano par-

('iO) r.osritni rono il battaglio ne "Gaeca-., dal nome d eU:1 c itt:1 nella gua le a vevano dov uro subire la prigionia, e al comando del colonnello Clemente Corre, giunsero in Sicilia alla vigilia della battaglìa. Cfr. CRISPI, l lHi/11:, 11ilano 1911, pagg. 167-68; TREVELYAN, Gat-iba/tli t laf,rrmt1:1,io11t d 'Italia, Bologna 191 3, pagg. 3 76, 382 e 4 17; OTrOLINI, Volontari G aribaldini callurali drJi B orboni, in /~assegna Storica del Rùorgimento, aprile-giugno 1918, pag. 316. (5 1) Cfr. la seguente len. del 7 giugno da Genova di un ra.l Pietro Paolo (cognome illegibile) a F.nrico Ludovisi, a Pesa ro: «L'ltalù, .rifarà, e preJto... coJÌ wrreranno i tirannelli cominciando dai Preti ...

In t11tta co11fidenu1: D11e navi amerù:ane p,1rtiro110 di q11i gior11i addietro ,·ariche zeppe di anni, munizioni, e gran caJJe di bombe all'OrJi11i... D11e altri haJtirnenti partirono iersera zeppi d 'idem, e inoltre di prodi irt b11011 numero ... Altre ql(aftro partono Jtanolle con 6 mii,, 110111it1i, armi, 11umizioni, cannoni e t11tti per.. . Sicilia in f!.Yan parte, ma credetemi. anche per altre direzioni ... si radunano in To.rcana per poi operare preJ/o a 1m cet11J(). Tn somma pa rtono JutJi i giorni. ma in gran nti1nern a rmi; danarn; e prndi per f 11 i d,1, tN111 ,,oltrt, roi Preti, e nemici d 'Italia. Come vedete, tu/lo ci arride. D,i ogni parte d 'Italia partono dei valoroJi per Sicilia ed tdtrove ... e le infinite bombe alla Orsini dirtmggeranno i Jatelliti dei despoti ... Credetemi, non dormiamo qui, né per ttltto altrove in Italia e in Europa, in Asù1, Africa, America: t11lli i frrJtelli sono ,,!l'opm,... In '.l 'oJcana Ji opera incredibilmente e più che 11011 poJJiate ùn11taf!,inare. Q1,i poi è .ropra ogni immagi nazione quanto JÌ l,wori in ogni genere e il f!.ran movimento militat·e mi fa sperare che a giorni qualche grmt fatto .ria per farsi, e tu/li gli italia11i J,i remo veri fratelli e for111ert11to 1111a famiglia .rolt, sotto l'anf!,elico Vi/Iorio Eman11de, Re d 'lttdia, anzi Salvatore e Padre. Allegri d1111q11e... Il Messia è imminente e pronimo. Wiva (sic) l'Ttalia». ASR, Miscellanea di C,arte Politiche Rùervate, b. 133, fas. 4716. Vi sono, ovv iamente, delle esagerazioni, che contribuiscono a far comprendere la nota che pubblica va l" Adrùitico di Ravenna il 14 agosto 1860, nella quale si lamentavano le troppe notizie no n ve re che facevano credere che Garibaldi avesse ricevuto aimi di ogn i genere, p iù che sufficienti per ogni necessità. citava in proposito il calcolo di un lettore de " // Movùnento " , che faceva la medesima osservazione, e ricordava l'esempio più recente, quello del vapore l.,ondon, che era srnto comprato in Ing hil terra dalla S0ciet(1 genovese Zucchi & C. , ma si era voluto attribuire a Garibaldi. Certamente vi fu una certa tendenza ad esagerare nelle vociferazion i circa gli aiuti che Garibaldi andava ricevendo.


80 nistero dei LL.PP. del Regno di Sardegna stipulò un con tratto con la compagnia francese Mare Frassinet pe r assicurare il trasporto della corrispon<lem~a - era questa la m otivazione ufficiale <5 2) - tra Genova, Livo rno e Palermo. A tali vapori postali eran o riservate le stesse fac ilitazioni di cui godevano le navi di bandiera sard a n ei porti dello Staro <53>. Da Palermo, naturalmente, si era patrocinata a viva voce l'idea: «I distinti uomini che sono alla testa del movimento siciliano hanno compreso mbito l'importanza di una comunicazione diretta tra gli Stati nostri (gli Stati sardi del continente) e Palermo, epperò non trasmrarono nulla per attivare il surriferito servizio di piroscafi, consigliando e facendo fare molti Jacrifici ... » <54>. L'istituzione di linee regolari di navigazion e con Genova e Livorno, in effetti, rivestiva una grande importanza in quel momento; non soio la posca e quindi le comuni cazioni venivano ad essere facilitate e garantite con periodicità bisettimanale, ma anche un fac ile m ezzo per operare il proprio interessato contrabbando veniva reperito, particolarmente sicuro perché si svolgeva ali' ombra della bandiera francese <55>. Iniziato il servizio, non senza qualche residua diffidenza nei confr onti dei ga ribaldini <56>, le co rse proseguirono regola rmente, con piena soddisfazione dei sici(52) I .a notizia fu comunicata alfa stampa dalla Uuezione Gellernle delle Poste, la quale precisi, che la prima corsa avrebbe avuro luogo il 28 g iug no, con partenza <la Genova per Palermo alle o re l l. L' affra ncatura <li una lettera trasportata <la Genova o da Livorno a Palermo o vicever· sa, fu stabilita in 40 centesimi. Cfr. "Il /\1 onit~redi Bol~gntt", supple nwn10 al n. del 29 giugno 1860. (53) Cfr. letl. del Direttore della Divisiolle l ', Marina Mercantile, <ld Ministero della Marina al contrammiraglio Serra, C.omandance Gc:nernle delJa Regia Mar ina a Genova, del 5 agosto I 860 da Torino, A.U.S.M.M., cassetta 4 I , fase. L. (5'1) Così si esprimeva, il 29 g iugno, " // Corriere detl'Emilitt'', <li Bologna, a proposito dell'istituzione delle linee regolari tra Genova , Livorno e Palermo. Cavour, che il 23 giugno aveva annunciato, scrivendo al Persona, l'ini zio del servizio per la settimana su ccessiva, riteneva che le nuove lince avrebbero reso meno frequente l'invio delle navi avviso a Cagliari: è chiaro che, quindi , le nuove corse regolari avrebbero espletato upa parre dei compiti di collegamento che erano prima assicurati da lla Marina m ilitare. Del resto il carattere pol itico del provvedimento è chiaramente ammesso nella lett. di Cavour al Ricasoli del 27 giugno: « ... A far tempo da venerdì ,wremo regolare

J,artenza da Genova e dtt Livorno per Palermo. li Goi,erno htt acconsentito ad ,m /orte sacrificio pectmù,rio per far presto. Ciò le dimostra che no,1 .rimno troppo teneri dei denari quando trattasi della causa italiana ... » . Al La Farina , in precedenza, aveva infatti scritto, il 19 giugno: «.. . Sto concert,mdo 1m servizio diretto di vapori da Genova a Livorno e Palermo sotto bandiera fr,mcese. Forse sarà necessario di dare 1111 grosso Jtmidio alla Compagnie,. Figurerà il (-;overno siciliano, ma all'uopo pagheremo noi... », cfr. Liberazione del Mezzogiorno, voi. I, cit., pagg. 23'1, 252 e 227. (55) La scelta della bandiera francese per assicurare la gestione deUc lince regolari di naviga· zione con la Sicilia e ra abbastanza felice, poiché quella di Francia era l'ultima bandiera che i borbonici avrebbero arraccaro, visco ch e essi stessi avevano noleggiato una piccola flotta di unità mercantili frances i per i propri traffici militari. Era dunque inter esse reciproco che le navi France· si venissero rispettate. Il 28 luglio lo stesso Cavour ne parlava al Persa no: « . . . Raccomandi agli Ufficiali siciliani di rùpettare le navi fr,mcesi noleggiale ai napoletani, altrimenti ne nascerebbero inconvenienti gr,tvissimi ... ", Liberazione del /\1ezzogiorno, voi. I, cii., pag. 402. (56) « ... Il vttpore poJtale che arriverà per la prima volta a Palermo deve ripartire ,id or,, stabilila wlla noJtra amministrazione delle poste. Ella veglierà a ciò non vengtt t,·111tenulo sollo vertm pretesto dal governo siciliano .. ... , Cavour a Persano il 28 g iug no 1860, in Liberazione del Mezzogiorno, voi. 1, àl., pag. 257.


81 liani, dei sardi e della compagnia francese, ch e ri ceveva una notevole sovvenzione e sfruttava commercialmente l'intenso traffico che si svolgeva tra la capitale ga riba ldina ed i porti della Liguria e della Toscana. L'impiego di navi straniere per il traffico interno italia n o portava ad una migrazio ne di d enaro e bloccava lo sviluppo di a lt re similari iniziative naz io na li, e quesro Cavour lo sapeva b enissimo, m a le n ecessità contingenti erano così pressanti ch e a ragion veduta egli esp ose lo staro sabaudo al sacrifici o finanziario occorrente ad ass icurare la gestio ne regolare deIJe linee. Questa necessità continuò in seguito, co n l'occupazione regia della Sicilia e del Sud, a d essere a ttuale, e non b astando le disponib ili unità merca ntili della Ma rina sarda, la pratica del costoso noleggio di na vi straniere diventò quasi una regola <57>. Pe r quanto riguarda il momento in cui fu commission ata alla Compagnia Frass inet la gestio ne delle linee con la Sicilia, va però osservato anche un altro aspctto: la Marina me rca nti le sa rd a, in parte co ntrollata d a emigra ti sic il ian i, era troppo compromessa co n i ga riba ld ini , pa rri co larmence il m ass imo es po ne nte di quell a Marina , Rubanino , che era stato proprietario delle due nav i che avevan o trasp ortaro i Mi lle in Sicilia; logic o appare quindi che a nche considerazioni di opportun itit po li tica abbiano consig li at0 ;,i l g0vernn di Tnrirw, :illP scoro di assirurarr la mas~ ima rranq uillità a ll'esercizio di quelle importanti linee regolar i, la scelta di una compagnia fra ncese. C iò non toglie che in Ita lia, dinanzi alla evidente futura necess ità di un in te nsissimo sviluppo dei traffici m a rittimi, per le esigenze vitali ddlc comunicazioni tra le varie province, affidare in quel tempo esclusivamente ai trasporti n avali - stante la mancanza di ferrovie, la lunghezza e la insicurezza delle strad e, aggravate dall'a ncora esistente diaframma territoriale dello Stato Pon t ifi cio - c i si pon esse il prob lema dell' istit uzioni di n u ove forti compagnie nazionali d i nav igazione. Sappiam o ad esempio che ai primi di agosto in va ri centri ma rittimi si studiavano progetti concreti ch e mi rava no ad una concentrazione delle fo rze esistenti n el campo armatoriale. Scriveva in quei giorni un quotid iano di Ravenna che il C avour sarebbe stato cons ultato «. . . intorno ad una specie di Lloyd itt1liano,

che si vorrebbe istituire ora, mentre vi può contribuire anche la parte meridionale d'Italia. Sarebbe ,·osa utilissima porre imieme, a dir così, i frammenti delle nostre piccole e poco fort11 nate società di navigazione e creare una potente società che ci liberas.re dall,1 concot"t"enza straniera. A questa società potrebbero allora prender parte con fiducia anche i capitalisti delle città non marittime» <58>.

(5 7) Cfr. G AnRIF.I.E, / ,a politica navale italiana dall'Unità alla vigilia di Lissa, Milano 1958, pagg. 124 e 276. (58) " L 'Adriatico" dell '8 agosto 1860. L'accenno a lla possibilità d i svi luppare ,ntorno all' im p r esa a rmatoriale anche interessi d i città non marittime, nella o vvia speranza che da quella attività sarebbero derivati forti guadagni, fa ricordare che "li Corriere de/t"Emi!ùt " del 29 g iugno, accennando alle pressioni effettuare su Torino dal governo di Palermo, si premu rava di avvertire che


82 23 . L"arrivo della spedizione Medici e di altri g ruppi minori di vo lonta ri isola ti (59) av eva contribuito a raddrizzare la p ericolo sa situazione milita r e nella q uale versava l'esercito gariba ld in o dopo la presa d i Palermo . Mentre attorno ai nuclei venuti dal continente si andava no organizzando le squad re, l'avanzata delle colon ne ga ribaldine proseguiva verso la Sicilia orientale. M a un 'osta colo n on t rascurabile si e rgeva a sb a rra re la v ia dello St retto sulla direttrice settentrionale: a Milazzo, una trentina d i chilo metri d a M ess ina, i bo rbonici, stavan o dis p one ndo una linea di r esistenza organizzata . La g ua rnigio ne, ch e incominciava a dar segni di stan chezza e d i demoralizzazione <60 >, era sta ta rinforzata <la un reggimen to di linea, t raspo rtato il I O lug li o dal piroscafo fa ncese Brésil, no· icggìato dal governo d i Nap oli, e inoitre una coion n a a l coma ndo dei Bosco, che aveva fa m a di essere uno dei p iù d ecisi ufficiali borbonici <6 1\ era giunta d a Messina p e r sostener e i difenso ri , ch e p otevan o conta re anche su un campo trin cerato. Il problema di superare vittoriosamente M ilazzo p er continuare la m arcia verso lo Stret to si identificava p ra ticam ente con q uello d i dar e e v incere una baccagli a decis iva p e r le so rti della Sicilia. G a rib aldi e Medici, non nasconde ndosi le d ifficolt;t d ell'impresa, si preoccu p a r ono di avere rinforzi e di trasportarli tempesti· vam ente sul ca mpo di battagl ia . Fu così che neila baccaglia dì Milazzo entr ò, come importante comp onente d ella preparazione allo scon t ro d a p arte garibaldina, una attiv ità ince nsa di trasporti ma rittimi, operati d alle navi d ella Ma rin a sicilia na,

doveva essere bene inre so che i sacr ifici affronta ci dall' Erar io ,debbono ridoml,.rc a vanlaKJ!.ÌO non solo della Sìcilùi, ma di 111tti w/oro 1:he hanno in/eressi direi/i con quel p,tese». Da p iù pa rti , insomma, si sarebbe volu ro che la po litica d i sovvenz ioni adocrara dal governo d i T orino perm ettesse a gruppi italiani d i speculare sulla contingenza; m a q u esti gruppi italiani e rano in g rado di fornire navi adeguare e garanzie di continuità nelle linee, a nche prescindendo dalle decisive consid erazion i p oli tiche già svolte a ltrove? È chiaro ch e sulle r ifl ession i del g io rnal e rave nnate incideva la vicina esperienza del Lloyd austria co di Trieste - antena to del Lloyd triestino - il qu ale aveva il pi eno controllo delle linee adriatiche, ma il pu nro d cho lc dell' idea consisteva in quell'accenno a raccogliere in un un.i1..u ut1-ru.l.L1.JJ.1c le 1u altLt1JiHè' e n ht l 6,. jl.1ipuggiate pi~cù1e società, non all'altezza di servire efficacemente le lince che gestivano avventurosamente , per cu i la concentrazione invocata non avrebbe avuto a lle spalle il sostegno d i u n p ropr io suffìcic nre capitale e si sarebbe risolta in un salasso continuato, per ché divenuto d i interesse naziona le, dell' Erario dello Sraro. T a nto valeva allora che lo Stato non si legasse man i e p ied i con una grossa società, m a stip ula ndo molti diversi contratti, come fece in seguito e ma ntenesse va ri rapporti b ilaterali con og ni singolo co ntraente, in arresa d i inrcrvc nirc d ircccamcnre nei modi e nei tempi ritenuti opportuni . (59) li 15 giugno g iunse a Palerm o J o hn Dunne, cittadino inglese, forn ito d i a rm i e di denaro, che costituì un battaglione «ing lese », nel q ua le però solo J 2 cle menti erano h ricannici, e gli alrri erano raga i.1.i sicilia ni . (60) Cfr. lettere var ie di ufficiali b orbo nici , sequ estrate a h o rdo del Duca di Calabria e dell"E/ha, cattura ti da l Tìik.riry, riassunto allega to alla lettera del Crispi a l Sirto ri d el 2 1 luglio 1860, in AST , Archivio Hsercito dell'Italia Meridionale, mazzo 11. (61) « .. . di tu/li /!,li ufficiali napo/e/ani inviati in Sicilia contro Garibaldi, ji, il solo che si cond11sse con fermezza e coraggio», " L 'Tllwtration" del 25 agosto, pag. 128.


83 con grande impegno, per ottenere davanti a Milazzo un sufficiente concentramento di truppe. Questa operazione ebbe due aspetti distinti: il p rimo rig uardava nuove imporranti spedizioni di uomini e di materiali attraverso tutto il Tirreno, sulle orme dei compagni di Garibaldi e di Medici, il secondo spostamenti costieri , lungo le spiagge della Sicilia settentrionale, di reparti che dovevano essere ammassati in tempo utile sul teatro dello scontro. A Genova il generale Cosenz aveva preparato un nucleo cli circa 2 .000 uomini, in gran parte provenienti dalle file dell'esercito piemoncese<62 l. Il 2 l uglio essi si imbarca rono sul Washington e sul Provence <6 3) e il 6 erano arrivati a Palermo. Una unità da guerra sarda, la fregata Vittorio Ema;;;1e/e, li aveva scortati nell'ultimo tratto, da Cagliari a Palermo, per timore «q11e les /r~f!,ates Napolitaines vinssent attendre Cosenz att passage» <64 >; un timore davvero in fondato quanto si pensi che alla vigilia d ella battaglia di Milazzo il maresciallo Clary da Messina mand<> a dire al Bosco che non si aspettasse r inforzi né per terra né per mare, essendo entrambe le vie poco sicure: ora , per terra si poteva (o rse an che am mettere, ma per mare i gar iba ldini disponcv:ino solo di una nave infe riore alle fregate napoletane, ia Tiikiiry tGS\! Altri rinforzi giu nsero a l'ale nnu 111 quei g iorni, dopo ave r navigato indisturbati attraverso rutto il Tirreno: il battaglione «Gaeta », al comando di Clemente Coree, di cui abbiamo g ià d etto, a bordo dell'A mazon e un alcro gruppo d i 874 uomini gu idati dallo Strambio, i quali si erano imbarcati

(62) Molte dimissioni dall'Esercito furono perciii contrastate. Cfr. ad esempio il biglictco del Cavour al colonne llo Boldoni, senza data, in risposta ad una r ichiesta dell 'ufficiale di essere eso nerato dal comando <lei suo reggimento per partire con Medici: «Nelle attuali contingenze un cnlonnel!n

non può allontanarsi dal .r110 reggimento. Si wm·oli pemando che s11I l'o ella difend~ Napoli», l,iberazionc del Mezznginmo, voi. l , cit., pag. 15 3. (63) Quest' ultima nave appartenente alla Compagnia di navigazione Frassiner. Ogni imbarco suscitava l'a llarme <lei pontifici, che temevano continuamente di venire invasi J., rruppe vnlnn tarie; cfr. la lettera dcli' Anronelli al Sacconi dell'8 e del 9 giugno e i rapporti del Sacconi ali' Antouelli, da Parigi, del I 7 giugno e <ld 3 1 luglio, in ASR, Mùcellanea di Cttrte Politiche [<iscrvatc, b. 136, fase . 4895 C. L'8 giugno il Cardinale Segretario <li Staro avveniva: «Gùm!{e avvùo ddli,1 To.rcana che doma ni s "imbdrcheran110 in Talamone tremiid e più volontari per re,·arsi ad invadere il nostro Stato. Agisca perché secondo le promesse ciò sia impedito»; il 9 ribadiva: « Voci nnn mal fondate farebbero ora temere tma spedizione di gente armata alla volta dello St,ito Pontificio spedita da Tala111011e composta di circa 3 .200 1JV1t1ini con bombe e dmaro... » . Ma il nunzio lo tranquillizzava, assicurandogli che quelli erano diretti «in Sicilia od in ,1ltro punto degli Stati napoletani». Inoltre, nel rapporto del 17 giug no il Sacconi, dopo un rapporto panoramico della situazione, suggeriva che il Papa avrebbe potuto a bbandonare Ro ma «all'avvicin,irsi della 1·ivol11zione onde non aver l'apparenza di rass~~narsi agli spogli di qmsta, o di far per tempo 1111 appello alla Callolicùà»; ma il 23 successivo, rispondendog li, I" Anronelli affermava che la questione « ... è di tdl delicatezza da non permei/ere che sùt t1bbr"cciato (detto partito) se non dt,po 111at11ro e serio esame». (64) M athieu, governatore di Cagliari , a Cavour , da Cagliari il 3 luglio 1860, Liber,izione del M ezzo!{iorno, voi. I, cit., pag. 278. (65) Cfr. AGRATI, Da Palermo ,ti Voltt,mo, cit. , pag. 15 7.


84 l' 11 luglio a Genova sul City o/ Aberdeen. Ma i rinforzi concentrati a Palermo dovevano essere trasportati sul campo di battaglia, dove g li schieramenti opposti avevano già preso contatto. Palermo era ben lontana , e per terra le truppe garibaldine avrebbero potuto non arrivare in tempo, dalla qua l cosa derivò la necessità d i arr ischiare ancora una operazione di trasporto delle truppe per mare. Il rischio era evidente. Sebbene soccocosta, la rotta tra Palermo e Patti, il porto in mani ga ribaldine più vicino al fronte, esponeva le navi che portavano i soldati, per 180 chilometri, ad attacchi che potevano essere estremamente pericolosi. Provenendo dal largo o da oriente, le un ità da guerra napoletane avrebbero potuto stringere sotto la costa le navi garibaldine e can non eggiarle, con effetti disastros i per la truppa che vi era stata imbarcata; né la scorta occasionale di qualche nave sarda, quando vi fu, avrebbe potu to impedire il successo <li una azione condotta da una formazione navale. Inoltre, la costa siciliana tra Palermo e Patti è caratterizzata da capi rocciosi che non si prestano a favorire un rapido sbarco, alternati a spiagge sabbiose con bassifondi che avrebbero costretto i trasporti ad arenarsi lontano dalla riva, in caso di necessità, con ovvie possibili tragidie conseguenze per i volonta ri. Ma fortunatamente per i g:iriha!dini, nessuna nave da g uerra napoletana disturbò J"avvencuroso cabotaggio costiero, e prima una parte delle truppe venute col Medici si trasferf al fronte , poi lo stesso Garibaldi , il 18, condusse con la City of Aberdeen i 1.500 uom111i del Corte e dello Strambio a Patti, m odificando notevolmente i rapporti di forza materiale e morale dei contendenti alla vigilia dello scontro. Seguendo la rotta costiera, anche altri gruppi g iunsero a Patti in tempo per combattere a Milazzo: John Dunne con i suoi 360 uomini il 17 luglio e il colonnello Assanti, con il resto d egli uomini <lei Cosenz, il 19, essendo partiti da Cefalù soltanto nel pomeriggio del 18; in più su pescherecci e altri natanti di fortuna, si trasferirono sul campo di battaglia diversi isolaci e piccole squadre. Quanto poteva essere fatto per a mmassare a Merì, sulle basi di partenza per l'attacco alla wna trincerata di Milazzo, il maggior numero possibile cli uomini , fu con successo compiuto dalla Marina siciliana. Nella imminenza di un combattimento difficile, come si delineava quello di Milazzo, questa operazione può essere ritenuta di importanza fondamentale , premessa insostituibile e determinante di una v ittoria che venne, come vedremo, anche dal mare. E l'aiuto ottenuto per l'occasione dalla Marina sarda, se non va sottovalutato perché incoraggiò i volontari ad arrischiare le loro operazioni di trasporto marittimo, non va neppure sopravalutatO, sia perché non ebbe mai occasione di manifestarsi efficacemente in presenza del nemico, sia perché questo nemico, se avesse voluto intervenire con decisione, sarebbe stato abbastanza forte da imporsi con e senza le scarse unità sa rde che il Persano mandava, occasionalmente e per tratti di strada, a sosteg no ed a controllo dei garibaldini.


85 24. Prima della baccaglia di Milazzo, però, un a vvenimento si era prod otto a Palermo, che ebbe risonanze clamorose. li 9 luglio il comando borbonico aveva deciso di far trasportare a Milazzo, di rinforzo alla guarn igione, «che dava segni d'infedeltà» <66) 800 uomini del primo reggime nto di linea, i quali erano partici da Messina il 9 alle 5 del pomeriggio, scortaci dalla corvetta Veloce, al comando del capitano di fregata Amilcare Anguissola, di famiglia piacentina erapiantata a Napoli. Eseguita la missione, la corvetta navigò a Palermo, dove entrò nella rada «avendo ali' albero di trichecco bandiera di parlamento» <6 7>: era il 1 O luglio 1860, una data importante nella breve storia della Marina siciliana di Garibaldi <68). li comanda nte Anguissola , d opo essere saliro a b ordo della i\1aria Adelaide, disse a Persano « . .. che era venuto per mettersi sotto il (suo) comando, ed inalberare quella bandiera ittzlian,1 dello stemma sabmtdo che, data dal Re Carlo Alberto, aveva d'allora in poi sempre sventolato per l'1tnifìrazione e l'indipendenza d'Italia» <69) _ Per decidersi al passo l'ufficia le bo rboni co aveva attrave rsato una dura crisi , ma aveva concluso che il su o dovere verso la pa tri a comun e gli impon eva di pa ssare sopra al giurame nro p resta to al Re di Na po li (7 0 ) _ li Pe rsa no però spiegìi ali' An gu issola che no n poteva r icevere lu i e b sua nave scn7.a co mp ro m crrcrc g ravemen te il proprio governo, e lo indusse ad offrire la Veloce e la su a perso na a Garibaldi , ass icurandogli che «sa rebbe staro ricevuto con l'accoglie nza dovuta al gra n sacrifici o ch 'ei scava p e r compiere in pro dell'Ital ia» (7i) _ Garibaldi - cd è ovvio - fu assai contento dell'imprevisto dono d i una nave d a guerra. Egli salì a bordo del Veloce, dove fu subito issata la bandiera sarda - presc ritta p er le unità sicilia ne, come abbiamo g ià rife ri to - si compli-

(66) Cfr. lctrera del console sardo di M essina, Siffredi , al Pe rsano, dell' ll luglio 1860: « . . . il primo Reggimento di linea ... quando era ml punto di me/tersi in t110SJa, per Taormina, f u rinviato al qtu1rtiere, ma al tardi verso le 5 p.w. 800 uomini d-,1/'iste.r.ro <..òrpo f urono imbarcati sul vapore franme BRÉSIL ttl servizio del Governo na/1olitm10, e .ri dice che siano slali spediti tt Milazzo per cambio di q11el!a g11arnigio11e che dava segni d 'i11fedeltÌJ», ACR, Mirtùlero M,irina - Marina Militare, b. 81 , fa se. luglio. (67) «Lo ste.r.ro giorno della parte11za - il 10 luglio artwrava in q11el/,1 rada (Palermo) il v,1pore n,1poleta110 col nome VELOCE, avend(I ttll'albero di trinchetto bandiera di parlamento e com,mdt1to d,il conte ArtJ!,ttissola d'Altos» , nel rapporto del pilota di 3 a classe Semide i del R. scoone r Delfino d a G e nova il 20 luglio 1860 , in A.U.S.M.M. , cartella 81 , fa se. 1.

(68) li RAN DACCIO, cit., voi. l, pag . 226 e il VECCHI , Storia Generale della Marina Militare, cit., voi. Il , pag. 492, affermano che la defezione del Veloce avvenne il 9 lug lio, ma da quanto si è esposto e da qua nto affermano i docume nti pu bblicati dall' AGRATI , Da Palermo al Volturno, cit., p ag. 126, mi sembra certo che si debba ritenere esatta la da ta del 1O. (69) PERSA NO, Diario privalo politico-wilitare, ecc., voi. I , Firenze 1869, p ag. 6 7. (70) l 'a rto d ell'Anguissola prestò il Jìanco a moire critic he ed a giud izi a ssa i severi : no n so qua nto g iustifica ti; cfr. Gt1ERR1NI, Lissa, voi. I, T orino 190 7, pag. 186; AGRATI, Da Palermo al Volt,1rno, cit. , pag. 12 7. li corrispondente torin ese dell'Espéranu, 17 luglio, crede va si trattasse d el Vacca. (71) PERSANU, voi. I, cii. , pag. 77 .


86 menti> con gli ufficial i, ahbraccii> il comandante e tenne infi ne un discorso infia mmato dava nti all' equipaggio riun ito, ricordando che l'ltalia stava p er ottenere la sua libertà e ring raziando coloro che veniva no ad unirsi alle cami ce rosse; al tempo stesso perb ga rantì a chi l'avesse pr eferito la possibilità di ritornare a Na poli <72 >. Quasi tutti gli ufficiali rimasero con i garibald ini, la bassa fo rza invece p refe rì ritornare a Napoli - 138 persone contro 4 1 rimasti ( B) - e restare fedeli a Francesco IL Alla Veloce Garibaldi cambiò il nome, ribattezza ndo la Tiikory, in r icordo del giovane eroe ungherese caduto a Palermo. Era la seconda volta che quella nave si trovava a milita re con forze rivo luzionarie siciliane, perché era stata comprata in Inghilter ra nel 1849 d al governo ri voluzio nario siciliano dell 'epoca, che le aveva cambiato il pr imo nom e di Wectis in Indipendenza, ma successivamente era stata sequestrata a Marsig lia e consegnata al governo borbonico, nella cui flotta era stata iscritta col nom e di Veloce <74>. La defezione della corvetta suscitò r eazio ni d i ogni genere. A T orino ci si illuse, confortati da i rapporti d el Persano, che l'ar rivo del Veloce fosse il prologo di un passaggio in massa della Ootta napoletana dall'altra parte della barricata . A Napoli. premiati coloro che no n avevano ceduto alle lusinghe di Gar ibaldi m>, l'ira e la sfiducia ebbero il sopravvento nel cuore del re Francesco II ordinò al capitano di vascello Rod riguez, comandante dd Tancredi, di prendere il mare (72) " Il Gior1w/e Ofjìci,t!e di Sici!itt '' del IO luglio 1860 puhblicì1 il seguente d iscorso d i Garihaldi: «Soldati e 1na,·ini ilaliani, voi avete dato alf11alia un nobile esempio. "bbo11do11a11do il vmi/lo del tiranuu per ;mùwi sotto quello della Nazione italiana. Con :1.1111i11i come voi. f11alia sarà. Qm/f'lt,t!ù1 che gli s/.-anieri

h,m finora calpestala, che è stctta il l11dibrio dei pote,,Ji e il sa11g11i110.ro tetttro della !o,·o ambizione, prender,ì poslo tra le grandi Nttzioni d'Europa. efarà valere in mezzo ad ene la ma voce: newmo Vet'rà più a dùp111arsi questa terra, 1:he cessando di destttre l'imrt!tanle companione dello straniero, ne Jver.lierà l'ammirazione. Voi siete ortt della nostr,t f,imiglia. In nome della Patria. io vi esprimo i semi dell,t più viv<t gra1il11di11e. lo so11 pmnto ,i fare individ11almente per ogmmo di voi. e per le vostre famiglie, tutto quello di che potrete abbisognare. Se alcun di voi volme ripartire, il che 11011 temo, avr,ì mezzi; se volete rimanere, cùuamo di voi Jarà rir.11ardato come /ìr.lio benemerito della Patrùt». Il Piola-Caselli scri sse però, quanto a l successo Ottenuro da Gariba lJi Lun yut:~tu JisLùrso, che "... nel /;r,//.r,n; d~llo spirito e fft! vino, !tt àt1rma di qur:JJo le;;no s 0r!!tt t t! dei colori 11azion<tli e promettev,t rimanere pel co111pi111ento dell'indipendenza patria; ma ptt.r.rat<t la 110/le e con q11es1a il vino, l'amore della f,m1iglitt e riel/a ma1·i11a nativa ri.ror.re pìrì forte in quer.li animi... », G I JE RRlNI, cii., voi. 1, pag. 182. (73) Cfr. " Il (;iornale di Roma" d el 2 l lug lio ·1860; AGRA'l'l, /Ja Pctlermo al Volturno. àt., pag. 128. I rimasti furono natura lmente trattati bene; il 12 luglio il caporale timoniere fil ippo Bongiovanni , della Veloce, chiese un a iuto Jìnan7.iario in favore della propria fami glia, composta di moglie e d i una Jìglia nubile, r imasta a Napoli, e Garibaldi personalmente annotò su l foglio la decisione di concederlo, AST, Archivio Marit1tt , mazzo 363, fase. Mater iale di Marina. (74) Cfr. R ANDACC!O, àl., voi. 1, p ag. 229. (75) Garibaldi p romosse di un grado tutti gli ufficiali e compensò gli altri, ma a Napoli le cose furono fatte p i,, in grande: « .. . Coloro che opposero alle seducenti offerte il fermo proponi111e11to di seguir la via dell'onore, ttppena reduci fra noi s'ebbero 1111 grado d'ascemo ed rm mese di .roldo o presta: gli 11/fizia!i i11of11,e la Croce di Cavaliere di f'r,mmco I, e r.li a/Jri la Medagliti d 'Argenlo del Merito dello .rimo Real Ordine: ricompemtt propoJ/a rial/a medesim,, Altezz<t Reale il con/e d'Aq11il,1», " li Giornale di Roma" del 2 1 lug lio. 0

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87 con una squadra per catturare ad ogni cosro il Veloce, ma l'ordine non ebbe poi seguito. Intanto, dopo una patetica lettera dei frate lli delJ'Anguissola, uffic ial i nell'ese rcico napoletano, che chiedevano di r iscattar e l'onta caduta sul loro nom e ser vendo da semplici soldati a Milazzo <76>, le proteste d i fedeltà al Re e le g ri da d i indignazio ne per l'ina udito fa tto si levarono al cielo, anche q ueste senza alc un seguito serio . Sul mo mento per ò, a molti - specie a coloro ai q uali faceva p iacere crederlo - ceree affermazioni in principio semb ravano rilevanti, come mostra il seguente br ano tolco da una corrisp ondenza napoletana su "Il Giornale di Roma" «... Questo doloroso avvenimento ha fornito OCl'asione ad una manifestazione Jplendi,J,,, nam, ;1 l 'O"'''O l ,,fl~ R\." a ,.1 i •1a1·1·1·a t"t'; •• -,: ( .i,, f.'- , _fP~ti1»p~ _ ,: • • ..r: _ r; •, •; chP , .....nn1' ., ., 1 "" •r dn,,/i ""t-."'• '""rr1'al; '"'}}"'' .,,. Uì.,.,.,,,., l" , ,.; q"a/1' ,,,,, ,,,, ,,.,, in occasione del fiÌttramento prestato ieri alla pre.renza di S.A.R. il Conte d 'Aquila, sttpplicarono l'Altezza S11a di voler farsi interprete pre.r.ro la Maestà del Re de' sensi d'indignazione in loro destali all'annunzio dell'incredibile defezione, .riinifìcando come l'onere e il dolore che ne avecm sentito nel più vivo dell'animo non poteva che semprepiù legare ognuno di essi al proprio dovere verso la MaestrÌ S11ci, per le, mi difesa e per qHel!a della Nazional Bandierci son pmnti et sacrificare la vita ... » <77)_ Di fatto però, da que l mo mento, Francesco TT non e hhe piì1 (id11 ci;i nd l;, fln rra e con un ::--reci:=-iti>S!) richi:i.!,: O de!le unità dis locate in Sicilia , nel timo re Ji alLre d iserzion i, faci litò ai garibald ini l'operazione logistica costiera nei giorni che precedettero il fa ero d ·arme di Milazzo, della quale g ià si è parlato <78 >. ;,-v

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25. Gari bald i inta nto, d ispo nendo di una unirà da guerra, pensò immed iatamente di usarla, prima che prevedi bili azioni d i rap presagl ia da parte della flotta borbon ica portassero alla sua di struzione. La Tiikiiry svolse I' 1 L luglio la sua prima azio ne, non priva d i audacia, in acque che avrebbero dovuto essere controllate dal nemico, al largo di Messina: scopo della missione era la cattura del pi roscafo Elettrico, che si sapeva in navigazione da Taranto per Messina con un carico d i truppe <79>, m a la corvetta non ri uscì ad intercettarlo. In compenso, perb, fe rmò e cattu rò d ue p iccole nav i mercantili a va pore noleggiate dal governo borbonico, il Dttct'I di Calabria e l' Elba . No n si può non constatare qua nto d iverso fosse, ancora una volta, lo spi rito con cui dalle d ue parti si conduceva la g uerra: d i là una intera flotta non riusciva ad effettua re un 'azione che ne giustificasse l'esistenza in veste di belligera nte, di qua no n appena una nave da guerra - una corvetta a ruota da 8 cannoni, antiquata - si rendeva disponibile, ecco subito u n'operazione abbastanza br illante. I fatti del Veloce eccitarono subito l'en(76) Cfr. BATIAGLINI, {.'Organizzazione militare del Regno delle Due Sicilie, cit., pagg. 253-5 -1. (77) N el numero <ld 21 luglio 1860. (78) B ATTAGI.INJ , L'<Jr1;anizzazione militare del Ref;11o delle D11e Sicilie, cit., pag. 254. (79) RANDA CCIO, cit., vol. l, pag. 233. La stessa norilìca <lava il 15 luglio da Palermo il Garnie r al cav. tumley; cfr. R. MOSCATI, La fine del Re1;110 di Napoli, cit., pag . 25 1.


88 cusiasmo e la fa ntas ia <80l della p arte garibaldina; e il Generale pensò subito d i servirsene per ulteriori imprese, apparentemente temerarie, ma in realtà, dato il comportamento dell a Marina napoletana, soltanto audaci. A bordo del Duca di Calabria e dell'Elba, condott i n el porro di Palermo, i ga ribaldini trovarono p ochi materiali e carte di scarsa importanza <8 ll, m a n ella numerosa co rrispondenza che le due navi trasporta va no trovaro no testimon ianze indubbie sullo spirito ch e a nimava i re parti borbonici, cli avvilimento, di a nimo depresso <82 >, e certamente la loro lettu ra incoraggiò i cl i rigenti dell'esercito volontario ad attaccare con decisione. Una delusione ebb e pe rò Garibaldi d agli ufficiali delle due navi mercantili catturate, perché essi rifiutarono d i passare ai su oi ordini, deter mina ndo anche u na reazione irosa da parte d el gen erale <83l . Le navi furono tratte nute come preda di guerra <84 >. Nell'organizzare i movimenti delle truppe e lo schieramento per la battag lia di Milazzo, Garibaldi tenne presente che le caratte ristiche specifich e del luogo per mettevano di valorin.a re anche un apporto d al mare al comba ttimento. D ecise p er ciii di servirsi delle a rtiglierie del Tiikòry p e r sostenere l' estrema si-

(80) " / . "Frpérance" del 20 luglio dava notizia della caccurn dei du e vapori merrnntili , affermando che essi si erauo consegnati a Garibaldi : a11aluga 1ncm<: J'·'lJ!ttJtmted Lu11du1J News •· del 21 luglio. Al tempo stesso diffondeva la notizia che i garibaldini scava no armand o una parre del litorale siciliano, mentre l'organizzaz1onc della Marina siciliana era a huon punto, essendo orma i considerevole il nnmcro di uom ini che la componeva. Il giorno successivo poi, sorto il cicolo «La squadra di Garibald i», narrava con esagerazioni cd amplificazioni le imprese della Veloct, la quale, «novella Circe», aveva attratto altre navi con sé. Sempre il 2 l luglio poi, in una corrispondenza daraca da Messina 16 luglio, parlava addirittura, sia pur vagamente, d i due a lrrc fregare napoletane passate a Garibaldi! For se si tratt ava d ei due p iccoli vapori caccurari dalla Veloce. A g iustifìcazione però d i cerre fantas ie, si pui> citare la notizia , ripo rraca in una lettera del Wu llcrsdorff ad un altro uffi c iale della M a rina austriaca, second o cui «l'equipagJ?,io della DANDOLO non aspettava che il momento propizio per disertare e dar.rì al generale Garibaldi»; cfr. riassunto della corrispondenza allegata alla !ccrcra del Crispi al Sirtori del 2 1 lug lio ·1860, AST , Archivio F..rercito dell'Italia Meridionale. mazzo 11. Vedi apt,endicc n. XXVIII. (81) Le più importa nti risultavano a spoglio avvenuto, essere« ... n. JG polizze di d,maro per.

noleggio per la Jomma di Centotremila e Dueamto Ducati, n. 5 Polizze di e{felli militari per Messì11,t, .5 idem per altri oggetti, R idem meni per l<eggio, 20 Pauaparti e ,·arte di paJSaggio, /6 fagli di via ... », lerr. del Crispi al Sirtori llel 2 1 lug lio 1860 , AST, Archivio Esercito ckt!'Italia Merirlionale, mazzo 11 . (82) Cfr. riassunto della corrisponde nza allegato alla stessa lettera, ibidem; d r. Append ice n. XXVIII. (83) Tn una corrispondenza da Pa lermo del 13 luglio, 1->ubblicara da "Il Movimento" e ripresa da " L'fapérance" del 24 lugli o, si raccontava che Garibaldi, conversando con q uattro uffìcia li delle navi catturate, chiese loro se volessero rimanere a Palermo o ritornare a Napoli. Essi risposero che il loro dovere e il loro giuramento li chiamavano a Napoli , al che, piccato, Giiribald i rispose: «Si, il dovere, come q11e!lo cki bravi, dà sicari e ckl boìa». Nessu no degli equipaggi del D11ca di Calabria e dell 'T!lba - in occasione d ella cattura il primo aveva a nch e tenta to d i resistere - ad erì a l movimento ga ribaldino.

(84) Cfr .

R oMlTl , àJ.,

1->ag. 297.


89 nistra del proprio schieramento: la nave «doveva impedire coi suoi fuochi qualunque sortita da Milazzo dal lato del mare» <85 >. In questa posizione effettivamente la Tiikòry, affidata ad un vecchio ufficiale della Marina veneta del '48, il tenente di vascello Dionisio Liparachi, aveva una propria fun zione, resa pili importa nte dalle caratteristiche di estrema mobilità che offrivano le artiglierie trasportate d alla nave. Attaccata la battaglia, mentre i ga ribaldini avanzando subivano gravi perdite <86>, truppe nemiche erano in moto lungo la riva del mare, sul golfo occidentale di Milazzo, dove si trova va la corvetta: Garibaldi allora salì a bordo e fece dirigere il fuoco contro un a colonna di cavalleria e di fanteria borbonica in marcia, riuscendo a scompigliarla <87>. Si pu<> credere che, più che l'effetto diretto d ella salva sparata, fosse la vista d ella n ave, co n le sue minacc iose artiglierie, a spaventare e respingere i borbonici, che non potevano contare, grazie alla so lerzia ed alla pr<.:vidc:nza d ei loro N elso n, su un analogo sostegno. Fatto sta c he dopo q uesto episodio il ripi egam en to bo rbon ico si fece pili pronunciato e la d ifficile vittoria si profilò ag li occhi dei gar iba ldini . Ma per la Tiikàry n on e ra anco ra finita . Garibaldi Ji eJ e orJin...: Lii...: l.1 n av e g ;ia~~e la p e n isola di Milazzo e, portatasi davanti all'ingresso del p orto, sostenesse l'assa lto finale

(85) Così il Medici in un suo rapporto pubblicato dal!' AGR ATI , /)a l'akrmo al Voflllrno, cit., pag. 194.

(86) I volonrari ehbcro circa 800 morti contro solranro 300 dei borbonici. La prima fase della hattaglia, poi, vide all'ala sinistra manovr e disordinate dei garihald ini , che su birono perdite sang uinose. Né v'era da stupirsi troppo, alla luce di quanro scrisse Jules Duvaux , attendibile cronista degli avvenimenti, su l'l/lmtrdtion del 25 agosto 1860, pag. 106, in una sua corrispondenza del 2 agosto da Messina: «lfn capitano frdnt eJe m 'hd detto che di momento dell'atlmrn molti r<1gdzzi che erdno nel!d Slld comp<1gnid erano ve11111i d domanda rgli come Ji t·aricdVd il f ucile».

(87) Cfr., p e r la posizione, lo schizzo puhhlicato su " L 'Illm1ratio11" del l O settembre 18 60, pag. I '.$O. 11 Duma, , cht: ,,>sti.:nc va d i aver assistito al comhanime nto lÌa bor<lo dell'E111111,t e che dopo tutto, anche se durante la battaglia si renne lo ntano d al fuoco, sbarcò subi to dopo e potè ricevere testimonianze d irette, raccontò in una notissima lettera a Giacinto Carini, in ospedale a Palermo, ciii che aveva appreso sullo scontro. Ne riportiamo il brano che si rifer isce ,1ll'azione del Tiik~·ry: « ... Voi conoscete Id Jit11,izione di M ildzzo, costmitd a mv,illo s11 di 1111a penisold: il c01nbdtti111ento che n'avea cominciato std golfo oricntdle si erd d poco ,, poco ridotto nel Ko/fa occidentdle. lvi erd ld freKdta TU/ l [R l, (rie) gia dmominala VELOCE li Generale Garibaldi mmment,ui che egli hd comiru.ùto ddl!'essere mdrino; si sla11ci d ml ponte del TUT-IEI~ (Jù) , sale slllle d11te1111e e di là domÙJd il w mbdtlimento. l lnd t ruppa di c,t11dtlerù1 e d 'i11/a 111erid Ndpolitdn,t esciM ddl forte per por/dr soccorso di regi : G aribaldi / a dirigere 1111 pezzo dd 60 contro di essi, e dd 1111 quarto di tiro mccùt loro la mit raglia. i Napolit,mi 11011 attendono tm Jecondo colpo e /11ggo110. Allora si d11imtt 1111t1 fott,1 frtt il /orte e Id f regdt,t. Allorquando Gdribaldi vede di essere ritm:ilo dd d llirare verso di lui il fuoco dd!d farte zzd, t,mciaJi i n ima scidlllppd imieme tt tmd ventina di uomini, dpprodd e ritomd fra le fuà!dte in M il<1zzo ... »: da un foglio stampato precipitosamente a

Siena subito do po la battaglia, una copia d el quale fu inviata il 29 luglio 1860 da un ra l Pao lo ad un suo corrispo nde nte negli Stati Pontifici, dove il foglio per venne probabilmente nelle mani della Polizia . Su lla copia è scritto: «Ciro Peppi no; Jono le 2 pom .. Eccoti le notizie della bdlla!f,/id di Mildzzo, dddio, T110 Pdolo», ASR, MiscellanM di Carie Politiche RiJervate, b. 137, fase. 4897 his.


90 delle eruppe di terra <88l. Questo ordine non fu però ese!,'llito, sia per la mala volontà dell'equipaggio e il parere contrario degli ufficiali che impedirono al comandante di portare la nave sotto costa, sia perché effettivamente fosse impossibile eseguirlo per lo sfondamento <li uno dei due cilindri della macchina motrice, fatto che rendeva arduo vincere la forza del mare. La corvetta si diresse quindi in fuori, verso il mare aperto per doppiare la punta del promontorio di Milazzo, ma non rientrò <lai laco opposto, come era stato ordinato, e si tenne a l largo. Al rientro, che secondo quanto narra il Medici <89) avvenne la sera, dopo che la citta era caduca in mano ai volontari ed i borbonici si erano ritiraci nel forte, vi fu una scena incresciosa ua GaribalJi, du: non voleva sentir ragioni, e il Liparachi, cui si faceva colpa di non aver eseguito l'ordine ricevuto. Malgrado le intemperanze del Generale, tre successivi consigli di guerra assolsero il comandante del Tiikòry , la cui condotta sembrerebbe giustificata dalla rottura - avvenuta improvvisamente al momento di doppiare il promontorio di Milazzo - <lei cilindro <li destra della macchina motrice, co n perdita di molto vapore e conseguente ridu zione de lla manovra bilità della nave <90 >. Dopo la giornata del 20 co m otor e; p a rte dei suoi canno ni furon o sbarcati, forse anche nel timore <li perderli con la nave se fosse sopraggiun ta qualche unità napoleta na con intenzioni ostili. Simili idee però era no ben lungi dall'ossessionare i p lacidi sonni della syuadra borbonica. Il 2 3 sera giunsero finalme nte quattro navi da guerra napoletane al comando del Salazar, la Fulminante, il Cuiscardo, il Fieramo.rca e il Tancredi. Ognuna di esse dislocava più d el Tiikòry, anche se le ultime tre avev ano un a rmamento standard di 6 can n oni contro gli 8 dell 'unità garibaldina (9 t), e n elle condizion i del momenco ciascuna nave na p o le tana avrebbe potuto imporsi da sola a l mala ndato bastimento di Garibaldi, ma il pensiero di battersi era ben lungi dalla squadra na poleta n a. Ess,i g iungeva, di scorta (92) a tre vapori da trasporto, soltanto per evacuare la guarnigione assed iata a Milazzo. La mattina del 25 luglio, quando arr ivò con la sua divisione il Persano, le navi da b'llerra borboniche erano sempre all'àncora davanti a Milazzo, senza, beninteso, cattive intenzioni, onde la b ellicosa manovra effettuata dall'ammiraglio sardo, che prese posizione in

(88) È meno probabile che si volesse opporre il bastimento ad evt'ntuali unità borboniche che giungessero in aiuto delle truppe del Bosco. (89) AGRATI, V a Palermo al Volturno, cit., pag. 216. (90) Cfr. la relazione dello stesso Liparachi, in dar.a 22 luglio da Mi lazzo, pubblicata il 7 agosto 1860 da "Il Movimento", che· l'aveva ripresa da " J,a Gazzetta di Torino ". (91) Cfr. GAnRIEU, La politica navale italiana dall'Unità alla vigilùt dì LùJa, àt. , pag. 90. (92) Non si comprende bene contro quale p ericolo . Forse contro quello della avariata unirà garibaldina, che però si guardarono bene dall'atta ccare?


I.a pirow rvella cli 2° r,mgo a mole del IBGJ Gll/SCAR.DO (fototeca U.S. M.M .)



91 mezzo tra i nap oletani e la 'tùkiiry, pronto a dar battaglia per proteggere questa - almeno così egli racconta <93) - risultò assolutam ente superflua: a smontare un poco il cono epico della narrazione dd Persa no, vi è il rapporto del comandante del Ma/fatano, che ci testimonia come, nella squadra napoletana ancorata a Milazzo « . . .il piroscafo capo squadra aveva la bandiera bianca all'albero di trinchetto» <94 >. la caduta di Milazzo rese i garibaldini padroni della Sicilia. la ritirata borboni ca su Messina fu inca uta quanto precipitosa. Un testimone francese, attraversa i Peloritani diretto a Messi na e trasecolava a vedere abbandonare senza combattere posizioni così forti dal punto di vista naturale che, appoggiandosi ad esse, « ... un battaglione e qualche ca nno ne po tevano fermare un esercito» (9 5 >. A Messina intanto, dopo verbose minacce di bombardamenti <96>, il maresciallo Clary, non riuscendo a far accettare dal Re Francesco Il le sue dimissioni (97l, si accingeva a liquidare la resistenza borboni ca su llo Stretto con quella famosa, qu anto disastrosa Convenzio ne del 28 luglio col Medici, che fu la premessa delle operazioni garibaldine di attacco a l continente. 26. Ancora un 'impresa svolse la Marina siciliana , co n la sua unica untra da combattimento, prima che la guerra si trasferisse sul continente. l a Tukijry, dopo i fatti d i Milazzo, era tornata a Palermo, dove socco la g uida dd Piola era scaca riparata ed armata co n nuovi cannoni giunti da Genova; le macchine per() erano rimaste nelle condizioni che per poco non avevano causato la fucilazio ne del com andante lipa rachi. Un cilindro era sfondato, e il bastimento, mosso da una sola biella, si muoveva con difficolù e no n era ben governabile. Tu ttavia, alla vigilia d elle operazioni di forzamento d ello Stretto, si decise di tentare col 'J'ùkòry una sorpresa notturna in una base nemica. Scopo d ell'operazione era la cattura del vascello Monarca nel porto di Castellammare di Stabia. (93) PERSANO, Diario politico-militare, ecc., vol. I, cit. , p ag. 82.

(94) Cfr . il rapporto del cap itano di fregata Giraud, comandante del M,ilfatano, al contrammiraglio Serra, de l 16 luglio da Messina, A. U.S.M .M., cassetta 4 2; fase. 3. (9 5) JUJ.ES O UVAUX, su "L'Tllt1Jtration" del 25 agosto 1860, pag. 106. Nella su a corrispondenza del 2 agosto da Messina egli concludeva: « .. .l'im:apacit,ì è co111pleta prmo i generali napoletani: avev,mo posti avanzati che !,,sciavano morire di .fame, e che mangiattano solo per /11 c<1rità dei contadini". (96) Cfr. AGRATI, Da Palermo al Volturno, cit., pagg. 229-30. D el resto lìn dall' 11 luglio il Console sardo di Messina aveva ser iceo al Persano: «Ant'ieri il generale Clary dis.re a/t'Intendente che ,i/t'apparire sopra i 111011ti circostanti del primo sold,,to di Garibaldi fat·à cominciare il bombardamento delta àttà», ACR, Ministero Marina - Mttrina Militare, b. 8 1, fase. luglio.

(97) Oa una lettera di Scipione Clary in data 9 luglio da Barra diretta a suo fratello Comandante la Piazza dì Messina si ricava che lo stesso Coma ndante avea già chiesto suo ritiro, che ramo ha dispiaciuto al re ed agl i amici suoi e che infi ne non era stato accordaco, dal «Sunto di lettere seq1mtrate s11! DTJCA di CALABRIA, ed ET.BA », allegato alla lert . del Crispi al Sirtori del 21 luglio 1860 da Palermo, AST, Archivio Esercito dell'ltalùi Meridionale, mazzo 11. Vedi Appendice n. XXVIII.


92 l e ragioni che avevano mosso i ca pi della Marina siciliana ad una im p resa tanto azzardata erano diverse. An zitutto Garibaldi si era acco rto che la vista delle unità navali borboniche che incrociavano nello Stretto p roduceva sui volontari un effetto dep rimente, e desiderava, nelle sue condizio ni d i inferiorità p alese, evitare che a lle navi che già erano dislocare nello Stretto si aggiungesse il vascello Monarca, in alles timento a Castellammare di Stabia <98>. Inoltre, durante le mene del Persano d irette a provocare a Napoli una in surr ezione liberale prima dell'a rrivo di Garibaldi, si era stabilita una grande familiarità tra l'ammiraglio sardo e il capit;mo di vascello napoletane Giovanni Vacca, che era stato to lco da l comando di una 1mvt: ).Je id1c.: poco fidato, ma posco al comando de! /\,f onarca. Il Vacca offrì al Persano di lasciar p rendere il Monarca se fosse stato assaltato, e l'ammi raglio, concercacosi col prodittatore Dcpretis, stabilì che il colpo d i mano sa rebbe stato tentato dal ~'iiki/ry, al comando del P iola, in una delle notti che precedevano fe rragosto: era il Tiikòry in condizioni di navigazione im perfette, ma era pur sempre la sola vera unità da gue rra della Marina siciliana. l e sollecitazioni del Persano, poi, furono decisive <99>: l'azio ne restò fissata per la notte s ui ì 3 a g oscu. Il Piola imbarcò sul Tiikiiry 150 uomini di equ ipaggio, tratti da lla Marina siciliana con qualche rinfo rzo li1-,rure 000>, ed uscì da Palermo nella notte sull' 1 I , con a bordo 600 uom ini che doveva no essere rrasporrari al faro . li 12 era sul margine setten trionale: dello Stretto, dove sharu1va g li uomini imbarcati a P alermo e prendeva a bordo due co mpagnie <li bersaglieri che doveva no compiere il colpo di mano a Castellammare d i Stabia. A velocità ridotta il Tiikòry si diresse poi a nord, verso il Golfo d i Napoli ; a mezzanotte del 13 agosto era davanti al porco nemico. Nel frattempo però si erano verificaci dei m utam enti . Il Monarca, che era stato prima ormeggiato con la prora in fuo ri , per cui sarebbe stato suffi ciente salire a bordo, cagliare gli orm eggi e prendere ii ma re - ben inteso a p resci11Jt:1t: dalla res istenza - aveva cambiato ancoraggio, e presentava ora un fianco a chi g iungeva dall'alto mare, ciò che facilitava la d ifesa e complicava le cose a chi avesse voluto portar via la nave, perché prim a di uscire da l porco essa doveva virare d i bordo. Di ciò il Vacca aveva informato il Persa no, che si premu rò di mandare incontro al TiiMry la nave Ich11ma, al comando del Saint Bon , per avvi-

(98) Cfr. VECCHI, Storùt Cmerale della t\1ari11tt Mi/ilare, cit. , voi. Il , pag. 496. (99) «Caro l'iolt1, l 'ho al/no fìnortt, perché 1/(/1/ viene? - /,'ù11prna è sic11ra . S11 t111imo, banda agli ind11gi: il ritttrdare anl'ora umhbe d,mnoso», Persano a Piola, il 7 agosto L860 , GUERRJNl, cii., voi. I, pag. 186. « ... I'. mi g,tr,m/Ùt"e sirnro /'nito», Piola a Garibaldi, l' 1 1 agos10, AGRATI, Da Palermo al Volt11mo, cit. , pag. 338. (100) Cfr. RANOACTIO, cii., voi. I, pag. 24 1.


Modello della pirocorvetta TANCREDI (184:HRGB) (fototeca U.S. M .M .)



93 sare il Piota delle nov1ta. Ma l'lchnusa non incontr<> il T iikiiry, per cui il Piola si trovò ad agire senza sapere del cambiamento degli o rmeggi, né del fa tto che il Vacca aveva ritenuto opportuno di sbarcare, lascia ndo il comando del Monarca al capitano d i fregata Guglielmo Acron, comandante in seconda, completam ente estra neo all'oscuro maneggio concertato tra il Vacca e il Persano ( IOl)_ L'Acton si comportò con g rande coraggio ed energia, e di resse la difesa della sua nave respi ngendo gli attacchi reiterati che i bersaglieri e i m arinai del Tiikòry lanciarono, nel tentativo di issarsi a bo rd o del Monarca per impadronirsene. Nel fuoco intenso di fucileria che seguì la scoperta del 'Jiikiiry, riconosciuto dai marinai napoletani per la loro vecchia \le/ore, anche I' Acton fu colpito, ma continue) a combatter e: p resco ai marinai del Monarra si aggiunsero nella difesa anche soldati del f o rte, per cui il Pi ola dov ette rinuncia re. Egli stesso raccon tò poi l' episodio in un suo rappo rro a l Depreris ciel gio rno successivo, che comparve sul " Giorn~,te Officiale di Sicilia " <10 2 ). In ra ie rappo rto egli chia riva che l'azione si era svolra in d ue ri p rese: l:i prima qu a ndo, appena entrati nel porto, gli attaccanti si erano rrovari davanti al vascdl o in posizione di versa dal previsto e avevano Jovuco mettere in m:ire delle imbucazioni ; h1 ~econcla q uand o. fa lli to il primo assalto con la prua, dopo 20 minuri di sforzi durante i qu ali il 'J'iikòiy era rimasto immobile, perché la macchina avariata si era fe rmata a un punto m o rto, il Piola aveva potuto rimettere in moto la sua nave, cornare indietro e ritenta re l'assalto clescrivendo un giro che la portò in posizione migliore. «Ma l 'allarme era troppo f!.enerale. Sul molo s'avanzavano truppe, e comincùwano a mo.rchettare vivamente. Le batterie del vascello e del Forte si fecero a sparare con palle e mitraglia: f!,ittdicai che Je l'ardita ùnpresa poteva avere buon esito con l'aiuto della sorpresa, non era più separabile di accostare i fianchi di rm bastimento che già aveva armato le sue batterie, e rhe in altezza sorpassava di dtte metri i tamburi delle ruote del T UKOl~Y. Per rispetto alle bandiere e.rtere che stavano nel porto, non volli sparare artiglierie, ed ordinai la ritirata che fu eseg11ita con ordine e disciplina ammirabili». Fortuna volle che di tutta la flotta napoletana non fosse disponihile per inseguire il Tiikòry alcun bastimento, e così

la nave siciliana, con morti e feriti a bordo, riprese la via di Palermo. Il Persano con le sue navi non provvide alla copertura del Tiikòry, contra riamente a quanto

(1Ol ) Vi fu chi, come il G t JER.l{J N I (cit. , voi. I, pag. 187) si scag liò anche pe r questo contro il Persano, rna sembra a torto, perché l'ammiraglio, venutO a conoscenza de i camb iamenti interve· nuti , mandò una nave inco nrro al Tiikiiry nella speranza di inconrrarlo, nei poreva fare di p iù , al punto in c ui si ern , con i garibaldini in mare. (102) N. 6 5 del 27 agosto. li rnpporro a ndrebbe integrato con la lette ra firm ata Un 1iffìcittle della ex Marina 1irilia11a - probabilmente lo stesso Piola - comparsa su " L ·opi11ione'' del 14 aprile 18 70. Cfr. anche RANDACGO, cit., voi. l, pag. 2116. li Ministro napoletano della G uer ra si compiac4u c d ella vino riosa resiste nza con un o.cl .g. del 15 agosto, in A. SALAl>JN O, f.'e.rtre11ta difeJa del R.eg110 delle TJ11e Sicilie, cit., pag. 42.


94 sembra che avesse promesso <103l, ma la mancanza di navi da guerra napoletane nella zona dell'azione - del che egli era a conoscenza - poté giustificare che l'ammiraglio non si fosse inutilmente com promesso oo 4 )_ Ritornato fortunosamente a Palermo, il Piola scrisse una relazione dell'accaduto al Cavour e in essa si scagliò violentem ente contro i marinai sicilia ni, accusati da lui di vigliaccheria e di scarsa efficienza <105 ). Ma meno di un mese dopo i giudizi del Piola sui marinai siciliani erano ben diversi, ta nto è vero che in settembre a Napoli cercava di riunire, per trasferire la /Jorbone a Genova, proprio «ttttto rm piccolo eqr.ipaggio di .riciliani» 006 >; in quel tempo egli avr ebbe va ncaro col Cavour che «i miei equipaggi, gli eq11ipay,gi della Marina siciliana, sono i soli che prestano ora servigio. Tre fregate a mote napoletane sono state armate dai simli e solo con questi si traversa il mare pel tra.rporto delle truppe» oo 7 )_ Il fatto è che scmo l'impressione dello scacco subìro, il Piota doveva essere portato ad esagerare, senza tener conto che una delJe princip a li ragioni del mancato successo consistette nella discutibile organizzazione dell'azione, affidata a truppe di terra invece che a marinai, come è già stato notato (lOH) _ T.'impr('s~ ,lì Ci<te!la!!!!!lare di St~:bia, ::-: ogni modo, non fu qud completo insuccesso che vorrebbe l'Agrati (I09>, perché si concluse senza la per dita del Tiikò"ry, a rrischia co avvt·ntacamente, m a protetto

(103) C.rf. G UERRINI, r;1,, voi. I, pag. 189. (I 04) Deprecis desiderava che il Per sa no sostenesse con la Squadra sarda l'azione di Piola , cfr. anc he AGllATI, /)a Paftrmo al Voll1Jr110 cit. , pag. 340. Per il r isencimeuto del Piola verso il Persano, vedi p ure il rapporto del Piola al Cavour del 17 agosto 1860, pubblicam in Liberazione del J\11:';;zog;omo, cii., voi. Il , pagg. 100-01; GUERR INI, cii., voi. I, pag. 189. ( I 05) « ... / marinai ci mancarono co111pleta111eT11e: bisognerebbe f11cilare 111110 l'eq11ipa1?.Kio e non solo questo, ma f11cilare t11tta la Siàlùt. /)essi non v,1/go110 1111/la, ed 1111 1Jo1110 può sacrificare la .wa vita, 111a almeno è in diritto tli salvc,r la Jua rip11tazinne, e c1w tr1/i ele-.'!l!'"!!li. r~cel!enz."1-. 1::. rip:,:.;zio;u dii s;1vi U/fl,iali Tlon p11ò essere che compromeua. Non v'è uomo che .rappia stare ,ti tùnom , non 1111 basso ufficùtle rn mi r;po.wre... 111Jlla: è troppo poco... e malJ!.mdo /,1 volontà ed il valore deg/; 11fficiali. con tali equipaggi 11011 si p"ÌJ far 11111/a. Oess; son ftllti p11nti. tagliati, poiché si cacciav,1110 con la scit1holt1 COllle le he.rtie, mentre nascosti cerc,1va110 rif11gio per non mere colpiti dalle ptt!le. L 'EffellenUJ Vostra non si farà mtti 11n"idea delltt vigliaccheritt di simi/ gente... Diedi 1111 ordine tkl J!.Ìorno ove 11011 nominai /"equipaggio pc,· rispetto (li/a nostra posizione politica 11ell'isol,1... », Pi ola a Cavour il 17 agosto, Liberazione del Mezzogiorno, voi. 11, cii., p:igg. 100-0 I.

( I 06) Cfr. la particolare n . 12 del 29 settembre 1860 d.a Napoli, del marchese di Villamarina al Cavour U berazione del Mezzogiorno, cit., voi. Il, pag. 392.

(10 7) Piola a Cavour da Napoli il 18 settembre 1860, l.iberazione del Mezzogiorno, cii. , voi. Il, pag. 3 19. (108) Cfr. VECCIII, Storia generale della M,irina militare, cit., voi. II pagg. 497-98; ROMJT I, cit. , pagg. 3 11-3 12. (109) Cfr. A GRATI, D,i Palermo al Volt11r110, cii. , pag. 34 1.


l,a pirocorvella di 2° r,mgo a mote del 1861 E'.I TORE FIERAMOSCA (rm:rolta dell'avv. I\. Bari/li di B0low1a)



95 dalla fortuna ( I I Ol, e con un g rande effetto morale sui borboni ci. La g uerra veniva a bussare a lle porte <li Napoli, sia pure per una i ncu rsione navale fallita , e la sicurena della ca pitale riceveva un collaudo preoccupante, perché i fatti avevano dimostrato con p iena evidenza la perenne attua li tà di un pericolo dal mare, che la caratteristica aggressività garibaldina rendeva quanto mai valido. Tutto ciò contribuì senza dubbio ad ulteriormente spaventare e disorientare i borbo nici alla vigilia d el fo rzamento dello Stretto di Messina. Molte notizie e molte voci che circolarono in quei gio rn i, influendo anch'esse a seminare av vilimento e confusione tra i nap oletani, trovarono nel precedente d ell'attacco a Castellammare di Stabia un punte llo di attendib ilità: dalle vociferazioni circa sb archi improvvisi nella zona d i Napoli a q uelle che volevano addirittura Garibaldi andare e venire <la P osillipo, concerca ndo la rovina finale di Fra ncesco II O l l)_ 27. D a q uanto si è fin qui es posro, sembra evidente che, pur senza aver com piut0 imp rese d amo rosc, la Ma rina siciliana di G ari ba ldi compì lodevolm ente il propri o dovere e rese, a nzi, servizi preziosi c:J isostituibili, dimostrandosi in va ri e occasioni eleme nto decisivo nel ca m po logisti co eJ operacivo. La eno rm e infer io rità militare nei rigua rdi della M a rina di Napoli , evidentemente, ne condizionò le azioni propria mente b elliche; tu ttav ia, volendo sostenere una difesa della M a ri na sicilia na, si potrebbe dire che con la sua sola unità da g uerra, il T iikàry, essa compì azioni di gu erra di corsa : la cattura del Duca di Calabria e <leU' Elba; di sostegno alle operazioni dcli' esercito terrestre; a Milazzo - di arr embaggio d entro un porto nemico; il tentati vo contro il M onana a Castellammare di Stab ia e avrebbe fo rse arrischiato, se fosse stato per Gari baldi, anche

( 110) «Già a Me.ui11a aveva il 'J'UKORY. m ,za 1aperlo. corso 1111 f!.rave pu·icolo. EraJi inoltr,tta, per

ndlo sire/lo la pirnfrcg,zia BORBONI:, er,1 ro1.11,111dr1t<1 dr,/ capitano di vascello Carlo flloreJ. valente 11ffiziale, fido ai l3nrboni. V ide egli, all'ancorag.~io di Canzirri. il VELOCF., e senz,1 /1iù voleva mettergli la prora addfmo e invtJJirlo a t11na forza; ma alc1111i 11fliziali Jfloi, poco vaghi di co111prn111eller1i con la rivol11zin11e a tal p,mto, ne lo disJ11asero», RANl)ACCJ O , cit., vo i. I, p ag. 242 . Altra combinazione felice fu l'aver evitato navi napoletane sulla rotta di avvicinamento e d i allonta na mento, dato che il Persa no non sosten ne la nave ga ribaldina. N orcvole colpo di fo rtu na fu a nche che nessun incrocia tore fosse disponibile p er inseguire il 'J.'iikiiry; infine, malgrado la scusa manovrabilità e la ridotta vd ocità della nave, il T iikiiry riuscì ad entra re a Paler mo « ... deludendo tre vapori che 111,mdaro11 da Me.r.rin<1 ad attendermi davanti al golfo di l'alermo...» , Piola a Cavou r il 17 agosto da Palermo, J,iherazione del MezzoJiÌom o, cit., pag. 100. (111) Secondo " L'lll11slralion'' del l 8 agosto 1860 , pag . 98, il precedente giorno 4, Garibaldi sarebbe venuto personalmenre a Posillipo, ripa rtendo poi ind isturbato per m a re, ond e str ingere accord i con i ca p i dei p atrioti locali; lo stesso giornale il 25 agosto, pag. I 14 , attribuì a Garibaldi in persona il ce ncacivo di Casrclla mma r e d i Srahia. Q uanto alle voci di sba rchi a N apoli, Salerno, ecc. in q uei gio rni, basta scorrere la srampa italia na, inglese, francese, sv izzera, per trova re tutto un ca mpionari o di voci e di notizie allarmistiche. tu1t1 1·Ù1JP,liizione,


96 lo scontro navale nello Stretto, allineando impudentemente davanti alla squadra di Salaza r il Tiikòry e la Vittoria <t 12>.

In ogni modo, un giudizio meditato non p uò non attribuire alla Marina siciliana del 1860 meriti maggiori di quelli che la scoriografìa corrente le abbia riconosciuto. Se è vero che contro di essa agiva una flotta indecisa e inconcludente, minata dalle diserzioni e dalle crisi di coscienza, è p ur vero che l'appoggio della Squadra sarda agli ordini <ld Persano fu m olte volte - come ved remo - più apparente che reale. Altre volte invece potè essere decis ivo, ma è chiaro che nei rapporti di potere navale esistenti tra i borbonici ed i garibaldini soltanto un aiu co esterno ed una sittw7ione ab norme potev:rno p ermettere alla Marina dei govern o di Palermo di agire. Sta <li fatto che, in quelle condizioni particolari , la Marina siciliana di Garibaldi combacrè la sua battaglia, con elementi raccogliticci cd eterogenei, con uomini fidati della rivoluzione e con rappresentanti diretti delle fo rze moderate che della rivoluzione garibaldina erano concorrenti politiche, con disertori e con esuli. Alcuni accorsero nelle sue file perché costr etti , altri perché attiraci da b uoni g uadagni, altri a nco ra per spi rito romantico, come il francese Paolo de b Flnttf' , r: '1e in seguiv:i :ittr:iverso l:i rivolm:ior.c it.. liana il fa ntasma di una libertà sempre piì:1 evanescente nell'autoritario impero di N apoleone 11 I. Su questa eterogenea base umana si mosse la Marina di Garibaldi, strumento utile e necessario per la co11J utta della g uer ra e, entro cerri limiti , anche per l'attuazione d i u na poli tica . Quando ad agosto vennero a caclf're molti sostegni govern ativi a lJ 'impresa garibaldina, e la polem ica sui tempi dell'an nessione si sviluppò tra Palermo e Torino, la Marina siciliana potè contribuire ad incoraggiare i rivoluzionari nell.1 preparazione di nu ove spedizioni, dato che vi era comunque il modo, con i m ezzi navali di Palermo, di arrischiare per ma re. I noleggi all'estero di trasporti e la collaborazio ne della M arin a siciliana ebbero un peso importan te anche sul trasporto in sicilia della spedizione Pianciani <113>, durante la crisi decisiva dello Stretto di Messina. Nello stesso tempo, anche ai fmi del governo di To rino, l'esistenza di uno strumento marittimo autonomo nelle mani d i Garibaldi scaricava il governo sardo da molte preoccupazioni e lo agevolava nella sua o pera di sostegno dell'impresa davanti alle potenze stran iere.

( 112) « ... li G'unerttle gi11nse; mi do111a11da a '!Hm i11a ... col TUKORY e la VITTORIA , Corvetta ad eliche di Jedici ca1111011i prolC!!J!.eremo lo Jbano fra qNaftro o ci11q11e giomi... », P iola a Cavour, da Palermo il 17 agosto 1860, Liberazione del Mezzogiorno, dt., voi. IL, pag. 101 . Qua nto alle carauerisà che m ilitari del trasporto armato Vittoria, Jefìniro ~corvetta da 16 cannoni», il P iola si illudeva: ancora in autunno raie nave dovev,1 essere a rmata con 14 cannoni, cfr . il rapporto del Baldisserorro al Persano da Napoli del 23 ortohre 1860, ACR, /ltinùtero i\1arina - Marùw Militare, b. 81 , fa se. ottobre. Ma nella p rimavera seguente, nel primo quadro della Marina M ilitare italiana , la Vittoria fu classificata come un rrasporco armato da 2 cannoni, cfr. MALOJN I, cit., voi. I, pag. 69. ( 11 3) Cfr. ROMITI, cii. , pag. 301.


97 In conclusione, la flotta garibaldina rrovò nel campo logistico il suo più importante settore d 'impiego, un settore particolarmente delicato per le sorti della campagna di Sicilia O 14>, mentre le operazioni belliche vere e proprie furono condotte marginalmente; ciò era logico per le esposte possibilidt navali dei due avversari, come era logico che le azioni di guerra fossero generalmente limitate ad un ·opera di fiancheggiamento dell'esercito di terra. 11 'J.'iikòry e qualche vapore a rmato non potevano certamente costituire un nucleo operativo sufficiente per una vera g uerra navale, che in ogni modo non si ebbe. Lo provano anche le limitate perdite di navi subire dai siculo-ga ribald ini: il Piemonte, abbandonato ai borbonici a Marsala, e il Torino, perduta durante il passaggio dello Stretto. Il bilancio passi vo delle perdite fu ampiamente compensato <lai nsuitati conseguiti. Si può infine ricordare che la Marina siciliana fu - come Garibaldi la volle - elemento d i unit~1 di collaborazione tra uomini delle diverse regioni ita liane. In un reparto di Fanteri a di Mar ina di 27 uomini, se ne con tavano provenienti da lla Sicilia, dall ' Emilia, dalle Marche, da Trieste, d al Lazio, da Napoli e da G enova <11 5>: anche a bord o, i dial<.:tti delle varie contr;ide ira lia ne si mi schiavano, anticipazione di quella che sa rebbe stata in avvenire h1 po li tica dello Sram italiano in guesco sectore <1 16>. E quando a Napoli si add ivenne a lla fusione fra le Marine italiane che la rivoluzione aveva riuni ro, la Mar ina siciliana fu pronta a dare il suo conrriburn di navi e di uomini.

(11 4) Cfr. AST, Archivio Militare di Sicilia, mauo 180, per le impo rtanrissime operazio ni logistiche che furon o eseguite alla vigili,i d el forzame nto dello Stretto di Messina.

(11 5) C.fr. AST, Archivio Militare di Sià lia, mazzo 138 . (1 16) Cfr. GAllRIELE, La politica navdle ilaliana da/l'llnità alta vigilia di LiIIa, àt. , p agg. 113-26 4 .



CA PITOLO

IV


NAPOLETANI E SARDI DURANTE LA CAMPAGNA DI SICILIA

SOMMARIO: 28. La squadra del Persano dalla Sardegna a Palermo . - 29. Aspetti e lirniri c!elb collaborazione prestata ai garibalJiui. - 30. La questione delle diserzioni. - 31. Funzione ed effetti della presenza navale sarda nelle acque della Sicilia. - 32. La Marina borbonica nel 1860. - 33. I sentimenti degli ufficiali napoletan i. - 34. La crisi da Palermo allo Stretto. - 35 . Inefficienza ua vale napolerana durante la Campagna di Sicilia.


101

28. Fin dall' inizio dell'impresa dei Mille, la flotta sarda costituì lo strumento principale p er l'esplicazione delJa politica di Torino nei riguardi della spedizione. La Marina del Regno di Sardcgna, che attraverso le precedenti campagne del Risorgimento era stata impiegata contro l'Austria senza co nseguire effetti decisiv i, diventò durante tutta la liberazione del M ezzogiorno il mezzo ideale per Cavour onde influenzare gli avvenimenti secondo gli interessi nazionali, pur senza esporre lo Stato, già bersagliato da proteste e da pressioni, ad aperte contese in campo internazionale. Tradizionalmente, la Marina inglese era stara sempre maestra in simili azioni politico-militari, e prendendone ad esempio la ormai secolare esperienza (1) la piccola Marina sabauda riuscì a disimpegnarsi assai brillantemente attraverso tutta la congiuntura politica del 1860; ciò va apprezzato in particolar modo, al di là d elle luci e d elle ombre, poiché fu quella la p rima volta che detta Marina si trovò a vivere una vicenda complicata da delicate e spesso contraddittorie esigenze politiche; né alle spalle delle poche unità che inalberava no la bandiera sarda premeva i! prestigio e la forza di una grande potenza, come per la Marina britannica. Cfo va detto, prima di addentrarsi nella trattazione, al fine di ridimensionare in partenza tutte quelle manchevolezze che nell'a zione della Marina sarda sarà possibile riconoscere, e giustificare il giudizio finale sull'operato di quella che - sarà b ene non dimenticarlo - non era ancora la Marina nazionale italiana (2), ma soltanto la piccola Marina del Regno di Sardegna.

(1) Cfr. RIC.IIMOND, The N,ivy

ttJ an imtmment of policy - 1588-1 727, Cambridge 1953. (2) Con Dec reto Reale del 25 marzo 1860 si era proceduto all'incorporazione in yuella sarchi <lella m inuscola Marina toscana, ma non era con qucll'apporro che il rango d ella flotta sabauda poteva cambiare.


102

Alla vigilia degli avvenimenti d ecisivi che doveva no condurre all' Unità italiana, Cavour aveva separato l'amministrazione della marina da quella della ,guerra e ne aveva assunto personalmente, il 18 marzo 1860, il portafoglio. Subito d opo, la Marina sarda fu mobilitata in una rilevante operazione logisti ca p er trasportare truppe ed armi, nonché p er mostrare la propria bandie ra, nei porri della Toscana, in conseguenza dell'annessione delle provincie e milia ne e tosca ne. L'armamento dell a flotta sarda era stato affrettato, in previs io ne degli avvenimenti politici che si stavano producend o, e nelle basi liguri si stava cercand o di comp letarlo, quando l'insurrezione siciliana e la consegu ente preparaz ione della sp ed izione di Garibaldi assorbirono l'attenzione degli u omini p olitici. Indubbia m ente, se Cavour avesse voluto assolutamente im pedire la pa rtenza dei garibaldi n i, gli sa rebbe sta to facile far bloccare il porro d i Genova da navi da guerra o, piLt com odamente ancora, muovere la polizia p er intervenire e fermare gli even ti, che i palesi preparativi chiaramente d e nun ciavano . Ma, come è noto, per diverse ragioni, il governo di Torino, in questa fase, non intervenne, malgrado fosse stato a ciò esplicitamente sollecitato p e r v ia diplomatica. Soltanto dopo che le du e n avi di Garibaldi ebbero preso il mare, Cavour si mosse. A questo punto incomin uo l'azione della Marina. G ià in precede nza, d u e unirà della flotta sarda, l'Authùm e il Guvemulu, erano state inviate di stazione nelle acque della Sicilia. Le due navi , facendo capo a Cagliari per i rifornimenti e p er il telegrafo, s i spostavano dall'u no all'altro p orco della Sicilia e raccoglieva no notizie che trasmettevan o po i a Cavo ur Oì _ L'arrivo delle due navi nei porti siculi d oveva suscira re g ra nd e entusiasmo pe rché la bandiera del costituzionale Regn o d i Sa rd egna appar iva agli o cchi di tu tti come il simb olo di un'aspirazio ne a lla li bertà e all'ind ipende n za italiana che d ue guerre contro l'Austria e un 'ultra-d ecennale tradizione politica accreditava n o allo Stato piemontese. Così a Messin a e a Palermo le a utorità borboniche ritennero che le navi sa rde costitui ssero un incita mento alla rivolta e un motivo di d isord ine, per cui fecero p assi, a nch e di plom atici, intesi ad allonta na re dai p o rti le unità sa rde e a limi ta rne i movimenti (/4) _ Nel frattempo maturavano i tempi della sp edizione garibaldina; ad ogni b uon co nto ai primi di m aggio la squadra navale sa rda, al co mando d el Persa no, fu mandata ad «... incrociare ... fra il Capo Carbonara e q uello dello Sperone d ell' isola di Sant'Antioco d ella Sardeg na» <5>. La flotta sarda si trovava qu indi in

(3) Cfr. J,iberazione del MeZWJ!.Ìorno. tù., voi. I, pagg. 65 , 72, 78; ALflER1 N1, / ,a Ma rina sarda e ti;npresa dà Mille, in "Rivistfl M,irittùnfl" del maggio 1960, pagg. 13- 14. (4) Cfr. la lett. de l Re al Casrelcicala del 30 aprile 1860, in A. SALADINO, L 'e.rtre111<1 difesa del l~egno delle due Sicilie, tit., pagg. 14- 16 e la particolare n. 17 del VilJamarina al Cavour in <lata 4 maggio 1860 da Napoli, Liber<1zio11e del Mezzogiorno, cit. , voi. I, pag. 80. ( 5) PERSANO, Diario privato politico-militare dell'ammir,1glio Cm-lo di Pemmo 11etlt1 campagn,1 na11,de degli anni 7860-1861 , Firenze 1869, voi. I, pag. 14.


103 posizione periferica rispetto alle rotte possibili attraverso il Tirreno, da no rd a sud, era la Liguria e la Sicilia. In qu esto vuoto passarono le due nav i di Garibaldi, che, m entre le unità del Persano costeggiavano la Sardegna, presero terra sul lato opposto d el bacino tirrenico, a T ala rn on e, e quindi, posta la prua sul canale di Sicilia, si diressero ve rso le Egadi. Mentre Garibaldi navigava con i suoi alla volta della Sicilia, Cavour ingiunse al P ersano di a rresta re due piroscafi della spedizione, e contemporaneamente fec e adottare a Genova nuove misure più severe onde impedire nuove p artenze a distanza ravvicinata <6>, ma non ordinò che il Piemonte e il Lombardo fossero inseguiti in mare ed intercettati dalla flotta ; soltanto qualora i garibaldini fossero entrati n elle acque territoriali d ella Sardegna o avessero attraccato nei porri sardi, dovevano essere fermati <7 >. Naturalmente, vincolata la sq uad ra del Persa no da disposizioni simili, la spedizione non fece cattivi incontri in mare aperto, g iacché il Persano continuava ad incrociare su e _giù per le coste della Sardegna (S)_ Nella primissima fase dell 'i mpresa dei Mille, l'appoggio sardo fu condizionato, sia dalla delicatezza della situazione politica internazionale - proresce si riversavano a T o rino da p a rte di va rie Potenze - sia da lla scarsa fidu cia nella riuscita dell'avventura garibaldina - l'in su rrezione sicili:rn;i p n::v;1 c!o m ;1t;1 n ei e io rni d w prC'CC'd C.rtC'rn b sharco di Marsab - sia infine dal timore di una guerra con Napoli. La squadra sarda si era dislocata a Cagliari, su d isposizione del Cavour: era q uella , in fatti, la base strategicamente pitt adatta per intervenire o gravitare sulla Sicilia occide nrale; e le navi restavano pro nte a fro ntegg iare gli eve nti. Gli stazionari continuavano nel loro co mpi to nei porti sicilia ni, inviando le informazioni che riuscivano a raci molare <9J, assai meno complete e immediate di quelle che negli stessi gio rni si a nda vano procurando, come si è visto, i loro colleghi della Marina britannica. Tra gli eve nti possibili, quello c he su scitava maggior preoccupazione dal punto di vista navale era una di chiarazion e di gu e rra da parte del governo napoleta no. D a Caglia ri il 23 maggio il Persa no segnalava in proposito al Cavour alcune sue confuse idee da applica r e nel caso di un co nfl itto: « ... N on fa il numero della noJtra fo rza marittima in paragone della napoletcm,J ed amtriac,1-, per tJ.verne a temere. Nel 1812 la M arina degli Stati Uniti d 'America ha ben saputo venir a sfidare l'Inghilterra nel bel mezzo della Manica. Lo stesso potremo fare noi, quando che sia, nel f aro di M essina e nell'Adriatico. Venga la circostanza ed ho fede che n 'esciremo a bene. V. E. faccia

(6) Cfr. dispa ccio d i Cavour al principe Eugenio <lei 10 m aggio 1860; lettera di Cavour a l Serra , comandante generale della Marina, del 10 maggio 1860 ; lettera <lei vice-ammiraglio Serra al Cavour <lei 12 maggio 1860: in Liberazione del Mezzogiorno, cit., voi. I, pagg. 8 3, 84-5, 9 1. (7) Cfr.

R AN DACCIO,

cit., vol. l , pagg. 206-207;

ALBERJN I ,

cii., pagg. 17- 18.

(8) AT.llERIN I, cit., pag. 15.

(9) Cfr. d ispaccio del 16 maggio del D ' Aste a Cavour, con il quale si dava notizia dello sbarco avvenuto a M a rsala: Liberazione del Mezzogiorno, cit., voi. I, pag. 106.


104 calcolo s11lla squadra per tmo sbarco di truppe eseguito con prestezza e sicttrezza ovunque le piacerà ordinare. lo credo che poche migliaia d'uomini sbarcati in Sicilia farebbero scontar cara al l?e di Napoli tma dichiarazione di guerra. Io mi troverei quindi co' miei legni dappertutto, e muoverei mezzo mondo col mostrar la nostra bandiera, facendo credere sbarchi ogni dove. A seconda delle circostanze mi pare che si potrebbe tentare di sottomettere la cittadella di Messina, potente ricovero alle truppe napoletane; ma ciò non avviserei doversi fare prima di aver ridotta ad impotenza la flotta nemica col batterla alla Jpicciolata, che non crederei prudente l'esporre ad un combattimento Jproporzionato i soli le1;ni che abbittmo atti di operare diversivi strategici ... » OO)_ D alla esposizio ne che si è riportata emerge che la flotta napoletana, essendo p iù forre, doveva essere grad ua lmente indebolita attaccando con forze sove r chianti unirà isolare o piccoli di staccamenti, per poterne avere ragione cd effettuare lo sba rco a Messina; proba bilmente quesro con cetto della vittoria da co nse!,>uirsi «alla spicc iolata» non convinse il ministro, il q uale, mentre da una p arre operava pe r rin forza re la marina <11 ), dall'altra cercava d i p r en der tempo e d i n on precipitare le cose con azioni a vventate della squ adra.

A Caglia ri rimase dunque il Persano con le navi migliori, men tre i soliti stazionari permanevano nelle acq u e siciliane e nav i-avviso faceva no la spola tra Palermo e Cagliari. Mentre Garibaldi attrav ersava i momenti più d ifficili della sua cam pagna, da Calarafìmi a Pa rco e di là a Palermo, la Marina sarda restò neutrale e fuori del teatro del contrasto: soltanto il Governolo e l' Authion, nel porco di Palermo , assicura vano una presenza navale del Regno d i Sardegna e ne mo strava no la bandiera in mc:z.zo a qu elle Jegli altri µaesi. Tullfl il cw nl m11 i me111U cl i Pale rmo e la qu estio ne della sos pensione del bomba rd a menco e dell 'armis tizio t ra borboni ci e garibaldini n on coinvolsero in alcun modo la Ma rin a sa rd a, salvo che per la p resenza del m a r ch ese D 'Asce, comanda nte d el Governolo, ins ie me a colleghi d elle Marine inglese, fra n cese e america na, n ella piccola commissione di neutrali che assisté alle tratta tive tra le due parti a bordo dell 'Hannibal. Ma anche in q uella occasione l'ufficiale sardo si condusse con moira rise rvatezza, lascia ndo all 'ammiraglio Mundy tutta l'iniziativa e ai colleghi a meri ca n o e francese l'indig nazione per il contegno del gene rale borbonico Letizia 0 2>. ( IO) Ibidem, pag . 130. ( l l ) Jl 22 maggio il Serra sc r iveva al Persano: «Perdurando llt/101·a le Jtr,wrdinarie contingenze che motiva,·ono prima d'ora la JOspensione de' congedi... 11011 potranno i mm-ùittri ,, servizio permttne11te a.rpirare al con1;edo, anwnhé abbiano compiti i q11,11tro ,mni di ferm,t»: ACR, Mini.rtero Marina. Me1rù1C1 Milite1re, b. 81, fase. maggio. Jl l O g iugno il Cavour, rispondendo ad una lettera del Serra del 30 maggio, approvava la costruzione immediata d i u na corvetta a batteria coperta, anzi sollecitava che se ne iniziassero su bito i lavori , tenendo a modello la Me1genta, con q ualche p iccola mod ifica: A.U .S .M.M., cassetta 4 1, fase. l. ( 12) A un certo punto della conferenza, chiara apparend o la mala fede de l generale Letizia, i rappresenta nti a mericano e fran cese «.proruppero indignati», m entre il D 'Aste rimase silenzioso; cfr. R ANOACCIO, cit., voi. 1, pag. 2 15 . l n compenso, però, il D'Aste, proprio in q uei giorni, si preparava a rifornire le truppe d i G a riba ldi; cfr. M UNOY, cit., pag. l6L


105 Di sottobanco, tuttavia, il D'Asti aveva iniziato delle prese di contatto che si rivelarono in seguito assai interessanti. Le crisi di coscienza che erano latenti in parecchi ufficiali de!Ja Marina napoletana furono porcate ad un primo stadi o di maturazione dallo spettacolo pietoso offerto dal bombardamento di Palermo. La morale corrente della guerra era, in quei tempi , ben diversa dai concetti più moderni di guerra totale <1 3), e quindi il bombardamento della città insorta doveva apparire come una barbaria disonorante a non pochi ufficiali borbonici, alcuni dei quali cominciarono a tenere una certa dimestichezza con i colleghi sardi ed a manifestare il proprio interiore scontento per la situazione e la propria sensibilità al richiamo degli ideali dell'unità e dell'indipendenza nazionale. Qualcuno, addirittura, chiedeva quale accoglienza avreb be ricevuto se fosse passato sotto la bandiera sabauda. Ciò aperse a Cavour, immediatamente informato, nuovi orizzonti e gli fece balenare l'obiettivo al quale poi il Persano si sarebbe dedicato con tutte le sue forze: ottenere il pronunciame nto della Marina napoletana in fa vore d ell'unità e l'aggregazione cli qu elle forze na vali alla Marina sarda. li Cavour segnalò al te mpo stesso una tale linea a l Pe rsa no e agli sta7.ionari Ji Palermo, m e ntre al tempo stesso li esorta va a ma ncene re le dimestiche7.7.e intraprese con il Vacca ed evencualmeute L OII alui ufrìc rn l1 bo rbo ni ci C: i)_ Ii ministro a utorizzava a promettere agli ufficiali na poletani d ei va ntaggi di carri era, canto a mantener e c'era sempre tempo <15l: era no le prime m a nifestazioni di u na politica particola re che avrebbe trovato nel Persa no, in se1:,r uito, l'esecutore esem plare: : una p olitica non agevole a praticarsi , perché in qualche misura ripugna n te, ma non p er questo meno necessaria in quelle circostanze. I primi approcci con il Vacca avvennero durante il bombardamento di P alermo e nel corso delle trattative per lo sgombero dei borbonici dalla città, tra la fine di maggio e i primissimi giorni di giugno. Questo fatco fu molto importante, non soltanto perché segnò l'inizio del processo di sgretolamento progressivo della Ma rina di Napoli , ma anche perché poté contribuire a sollevare Ca vour dalle apprensioni che aveva nutrito circa ii pericolo rappresencaco dalla flotta borbonica. Subito dopo, infatti, caduta Palermo nelle mani di Garibaldi, vennero a cade re una parte delle riserve di Torino circa il su ccesso dell'impresa, e p oi-

(1 3) N o n va dimenti cato che Garibaldi rifiutò all"Orsini il pe rmesso di bomba rdar e Capu a , zep pa di truppe b o rbo niche, alla fine di ottobre; e che quando l'a rt iglieria p iemontese, subentrata a quella garibaldina nell'assedio della piazza, decise di iniziar e i l fu oco, G a ribaldi se ne andò un 'ora prima che il bombardamento comincia sse, almeno a quanto na rra il Ba mli, affermando : « Vot liorw bomb,1rd,1re a tutti i wJli. lo me ne vado via , perché non ho cuore di assistere a tanto barbaro Jpellacolo. NeJJ11no deve avere il diritto di chiamarmi bomba rdatore»: cfr. anche l' A G RATI, Da Palermo al V olt11rno, à J., pag. 559. ( 14) Cfr. RANDACCIO, cii., voi. I, pagg. 2 18-21.

(1 5) Cfr.

GAB RIELE,

cii., pagg. '19-5 0.


106

ché le aperture degli ufficiali borbonici costituivano un altro demenco incoraggiance, Cavour dispose che il Persano, con la sguadra, lasciasse la base di Cagliari per trasferirsi nella capitale siciliana. Questa azione, che fino a guando Palermo era stata borbonica, poteva presentare dei rischi, diveniva invece agevole e naturale ora che l'isola inalberava la bandiera di Garibaldi, bandiera che - comunque fosse - era la medesima del Regno di Sardegna. Al rischio di venire accolti dalle cannonate dei Forti e delle na vi napoletane si sostituiva ora la certezza d i una accoglienza festosa e di un assoluto predominio relativo sul teatro marittimo, essendo Garibaldi privo di Marina: e guesta considerazione, ad ogni buon fine, non poteva dispiacere. Anche il pericolo di trovarsi esposti ad una dichiarazione di guerra da parte del governo di Napoli, se la flo tta sarda si fosse recata a Palermo, appariva meno immediato che non prima. In tali condizioni, p arve opportuno rispondere alle dirette sollecitazioni che venivano da Garibaldi cd affrettare a un tempo lo sperato pronunciamento della Marina borbonica <16>. Il 6 g iugno, lo stesso giorno in cui veniva firmata la famosa co nve n zione che stabi liva l'evacuazione della città da parre delle truppe borboniche, il Persano arrivava con la sua divisione a Palermo. 29. Incominci<> così una lunga stazione navale della flotta sarda, che durò fino al 24 luglio. La presenza d elle na vi da guerra del Reg no di Sardeg na portò co n sé una serie imporrance di conseguenze, che ebbero essenzial mente sul piano politico degli effetti rilevami. Oue erano state le ragioni principali per le quali il Persano era veuuto a Palermo: acquisire a nome del governo sardo un'influenza della Sicilia liberata, ipotecandone quanto meglio possibile l'avvenire, e provocare o accelerare lo sperato pronunciamento della Marina napoletana . .li sostegno d ell'impresa garibaldina sul piano militare non era, come si illudeva Garibaldi, la prima causa della presenza navale sarda, sebbene rientrasse certamente nei compiti che il Persano si era prefissi: ma v i rientrava pit1 in funzione degl i obb iettivi politici di Turino che non ài quelli di Garibaldi. Con l'ammiraglio Persano, il 6, era giunta guasi tutta la squadra: delle navi maggiori mancava la fregar~ Vittorio Emanuele, che il giorno 8 seguente venne a riunirsi alle altre navi. Tale complesso <li forza marittima assolveva indu bbia-

(I 6) Garihaldi trasmise al Persa no a Cagl iari, servendosi del Vi/Iorio Em,m11ele, la seguente lettera del 5 giugno «A mmirttglio, " mezzogiorno t"eHa l 'armùtizio, e .re il nemico vorrà comballerc, noi lo f aremo ,il solito. 'f'rttttcmdosi però del destino d 'l talit1 ìt1 .riffatttt pugna, lascio a voi àò che per noi potete [,,re,,; P ERSANO, àt. vol. I, pag. 21. Circa l'opportunità Ji affrettare il famoso pronunci am ento, cfr. la lettera del Pcrsano al Cavour del 5 giugno, ibidem, pag. 23 . Secondo quanto suiveva al Cavour il La Farina lo stesso giorno, Persano riteneva che il comandante del Govemolo fosse «timido e irreJo/1110» , per cui pensava fosse venuto il momento di agi re lui direttamente con tutto il peso della squadra : cfr. CH IAl.A, Lettere edite e inedite di Camillo Cavour, Torino 1883-87, voi. Ul , pag. 261.


107 mente ad una notevole funzione di prestigio, sia nei riguardi dei napoletani, sia in quelli delle unità delle altre potenze estere e dei garibaldini, i quali ultimi dovettero trarre motivo di maggior tranquillità dalla presenza amica della flotta del re di Sardeg na . In relazione alla stazione navale di Palermo va posta l'organi zzazio ne della Marina siciliana di Garibaldi, di cui si è p arlato. Stimando di poter contare sull'appoggio della squadra del Persano, i ga ribaldini accelerarono l'apprestamento di uno strumento marittimo in funzione bellica , ed ebbero dalla Marina sarda aiuti in uomini, armi e materiali. Lo stesso segretario alla Ma rina del governo di G a ribaldi, il Piola , fu «prestato» d alla Ma rina sarda, nella quale militava come uffi ciale; ma non fu prestato g ratuita mente, ch é egli «sarà ministro di c;aribaldi, ma af!.ÌÌ ordini del Cctvour e del Persano» <1ì ì_ La scelca del Piola, richiesto dal governo garibaldino per il tra mite del barone Pisa ni, segretario agli Esteri, era dovuta anche alla dimesti chezza acquisita con il Piola durante la stazione da lui tenuta in Sicilia al co mando dell'Authion, che aveva permesso all'ufficiale sardo di e rude rsi sulla situazione e sug li uom ini . Essa sig ni ficò pe rò - ed era in evitab ile - l"i nrrnd uzione nel g ruppo Je i diri ge nti ga ribald ini di un a perso na che godeva delb fidu cia d el Persano cd era d evota al Cavour, la cu i opera, pur offe rra co n e ncusiasmo e con sincerità, sa rebbe srara sempre passata al vaglio d egli in teressi di Torino. Quella protezione e quella collaborazione che prima d ella caduta di P alermo la Ma rina sarda si era ben guardata dal prestare ai garibaldi ni , ven ne in vece concessa a partire dal 6 g iugno. In parecchie occasioni, uni tà da gu erra d ipe n denti dal Persano scortarono per qualche tratto di mare delle navi da trasporto del governo siciliano o da esso noleggia te. Si cominciò in occasione della spedizione Medici - guid ata da altro uomo ligio a Cavour, cui mandava direttamente i propri rapporti - che nell'ulcimo tracco era la Sardegna e la Sicilia venne scortata dall 'avviso Culnara e dalla fregata Cctr!o Alberto; quest'ultima unità, nei giorni immedia ta mente precedenti, aveva incrociato lungo le coste della Sicili a occidentale, evidencemente allo scopo di accertarsi che no n vi fossero nei parag gi navi da gu erra nap oletane 0 8 ). Altre azioni di scorta furono eseguite in occasione della spedizione Cosenz, accompagnata da Cagliari a P alermo dalla fregata Vittorio Emanuele, il 6 luglio; poi , sempre nel mese di luglio, lungo la costa setten tri o nale sicula, a più riprese unità sarde sos tenn ero con la loro presenza le operazioni logistiche organizzate dai volontari in vista dello scontro di Milazzo .

(17) AGRATI , Da Palermo al Volt11mo, cit., pag. 39. (18) <<. .. f'eci quindi partire il CAL<LO ALBERTO con ordine di toccare 'frapani, Marsala, Gir!!,enfi

e Catania per asmmervi quelle notizie che possono interessare il J!.OVerno del re, e mostrare allo stesso tempo l,t bandier,t che sventola sulle nostre ,111te1111e a conforto de ' R. Sudditi .. . »: Pe rsano al Villamarina il l4

giugno da Palermo, ACR , Ministero Marina - Marina Milit,ire, b. 78, T<egistro copialettere corrispondenz,1 varia.


108 A mezzo agosto, il Monzambano accompagnò da Palermo fino al Canale di Sicilia i trasporci Franklin e Torino 09), che dovevano circumnavigare l'isola per raggiungere Taormina evitando la zona del Faro, troppo battuta dagli incrociatori napoletani. A queste azioni varie altre se ne pocrebberro aggiungere, per quanto rihruarda la scorra, realizzate però generalmente su tratti brevi e poco impegnativi.

Ci sembra tuttavia che si sia un po' esagerato a quesco proposico, sopravalutando, almeno sul piano militare, l'importanza di tali operazioni , più di accompagnamento che di scorta vera e propria. In nessun caso le unità sarde ebbero ad eseg uire una qualsiasi azione bellica, sia pure minima, in difesa dei traspo rti garibaldini, anche se innegab ile e molco importante ne fu la presenza dal pun co di vista morale. Per quanto riguarda la spedizione Medici, non si può di me nticare che le navi del Persa no aveva no prima di tutto lo scopo di arrestare Mazzini , prima ancora che di proteggere i trasporti <20>; né si trovano indicazioni chiare di aprire il fuoco e di combattere nemmeno nelle istruzioni del Persano a l G alli de!Ja Mantica e al Sivori , coma nda nti , rispettivamente, del Carlo Alberto e della G·1t1nara, inviati incontro ai piroscafi de l Medici <2 1l. Vi si trova piutcosto una certa generi cità di istruzioni e la tendenza, così cara al Persano, di dire e non dire, lasciando in fondo le maggiori res ponsabilità ai suoi sottordine, pronto a p rendersi ogni merito se tutto fosse a ndato per il suo verso, ancor più pro nto a getta re la croce addosso agli :i!tri se q u:ilche in to ppo si fosse present:ito . Un caso tipico di questo atteggiam ento dell'ammiraglio si ebbe nella crisi decisiva del passaggio dello Stretto, come diremo p iù diffusamente a suo tempo, q uando il Persa no trasmise all' Albini istruzioni contraddittorie e poco chiare, costringendolo a scrivergli quella lettera del 12 agosto, nella quale !'Albini sottolineava come , essendo palese intenzione di Garibaldi forzare lo Stretto di Messina e assalire la Calabria, assai difficile sarebbe stato proteggere la spedizione dei volo ntari, senza assumere un atteggiamento aggressivo <22 >. Le esigenze politiche, che prevedevano il mantenimento di una formale neutralità sarda nei confronti del Regno delle Due Sicilie, ebbero senza d ubbio la loro decisiva importanza anche sulla questione delle scorte, ed è p ossibile che le istruzioni orali impartite dall'ammiraglio Persano fossero più impegnative di quelle scritte, tuttavia è pu r sin(19) Cfr. il rapporto n. 34 del 17 agosto 1860 da Napoli del capitano di corvetta D i M a nel, coma ndante d el M onzambano, a l Persano : ACR, M inistero M arina - M arina M ilitare, b . 8 1, fase. agosto (Appendice, XXXI). (2 0) «D al teler,ramma i n dala d"or,gi V .H. avrà vedula la risol11zione in m i venni rir,11ardo Mazzini, mand,mdo il C. A LBf.RTO ad arre.rt,tr!o ove l'i11co11trasse, s,tlv,mdo tt 1111 tempo i legni delt,t spedizione Medici.. .»: Persa no al Cavour il 14 g iugno da Palermo; J.iberazione del M ezzogiorno, cit., voi. I, pag. 199.

(2 1) In Liberazione del M ezzogiorno, cii. , voi. I, pagg. 2 14-1 5. (22) Cfr . il rappo rro n . 68 del 12 agosro I 860 da Messina del capitano di vascello Alb ini al contrammiraglio Persa no: A CR , M inisltro Marina - M arina M ilitare, b. 8 1, fa se. agosto .


109 tomatico chl' mai durantl' la campagna la Marina militare sa rda si trovo 11npegn ata in azioni di g uerra, ed anzi, qua ndo azioni di guerra che potevano coinvolgere una attiv ità b ellica navale si produsse ro, essa risultò sempre assente. A M ar sala non v'era no navi sard e, impegna te a pattug lia re le cosce d ella Sa rdegn a; a M ilazzo Persa no a rri vò a cose fa tte, due g io rni dop o che le fregate del Salazar e ra no comparsl' in p orto, di scorta ai trasporti; qu alunque scontro a vesse potuto prodursi tra la squad ra napoll'tana l' il Tiikiiry ga ribald ino esso si sa rebbe svolro e sa rebbe g iunco ad una co nclusione fa cilmrnte prevedibill' nella latitanza dei sa r di <23\ a nche a Castella m mar e di Sta bia, nell'azio ne d el Tiikò"ry contro il Monarca, venne a mancare lo spe ra co sostegn o della squad ra sa rd a; e in fi ne, sullo Stretto, tra un 'incertezza e l'altra , d i sic uro v i fu sola me nte ch e Garibaldi e i su oi si avventurarono d a soli sul tratto d i mare battu to da lla c rocie ra ne mica , la q u ale li mancò di p oco, dava nti a Meli co di Po rco Sa lvo . La collab o ra zione presta ta d ai sa rd i a i ga riba ld ini non rigu a rd ?i du nqu e le na vi, ché d ata la situazio ne tesa e suscettib ile di p recip itare d a un momento a ll'altro in u n con lliuo a rma to, Ca vou r e Pc.: rsa no r itl' n ne ro pili con ven ien te no n ced ere a G a ribald i u n ità da g ue rra: m a fu costi tu ita soprattut to da un conti nu o fav oreggia mento op erato dalla Marina sarda in fa vore d i q uella sicilia na. Ci s i prestò compiacentemente a fo rnire d ivise <2/4), m ater iali accessori, specialisti per qu alche p a rticola re operazione, ed in special mod o incita menti e consigli. La squadra del P ersa no si occup<> durante tutta la campag n a d i procura re informazioni p oli tiche e militari che veniva no tempesti vamente trasm esse ai ga ribaldini , co n indub bi a u tili tà p e r q u esti <25). A n ch e gli agenti co nsolari del

(23) Il Per sano decise d i muover si soltanto dopo che ven ne a conoscere la presenza d i una d ivisione napolerana a Milazzo: «TI 24 corrente ,i/la mattina decisi di portarmi colla Sqtrad,·a a Mil,1zzo

per esercitare ... gli eq11ipaggi...(e) far vedere la Squadra in q11elle acque dwc si trova una Divisione napoletana in /1resmza delle tmppe siciliane»: lettera d el 27 luglio del Persano a l Se rra, Coma nda nte G ene rale del la R. ~'fari na; ACR, ,\1inistero /\furù1tt - ,11ttrÙhl /'r1i/itarc, b . 78, N..cf!.Ùi ro i:opiuleuert: i:ùrrispo11Jenz,1

col Comando Generale. (24) Il 2 lug lio il Casriglia scriveva al Persano, chiedend ogli un «p rimo conto» p er g li e ffetti d i vcsriar io a vu ti in «prestito»: ACR, Ministero Marina - Marina Militare, b. 79, fase. luglio . (25) Ferma ndoci soltanto ad u na lo calità e a d un periodo d i te mpo brevissimo, a Messina dal 18 a l 2 2 g iug no, abbiamo almeoo ere documenri che ci pro va no la conri nu irà cd il gene re d elle info rma%ion i. l i 18 , il console sardo di Messina info rmava il Per sa no che« ... il Balltl!;lione Carabir,ie,·i a piedi /1artì da questa per Pizzo la sera del 13 in rilllpiazzo del/'8° Caccùttori, perché q11esto bttttaglione q11,mdo ebbe ordine di 11111otJere a quell,1 volta si ,1111m11tinò e protestò non volere andare in Ga labria ove forse i soldati avrebbe,·o dov1110 battersi coi propri fratelli e congiunti. Allora il Cotllandante colonnello Sfelza r,1pportò l'occorso al M,irescialto il q11,tle dopo comiglio dello stato maggiore decise, per evitare 1111 chiasso che avrebbe potuto partorire tristi conseguenze nell'Armata, di destinare i carabinieri a quella spedizione...»: ACR, Ministero Marina · Marina Militare, b. 8 1, fase. giugno. Alla tiara del 19 , nella corrispondenza-della Divisione vi sono i seguenti appunti, i quali, srra na mencc, sono scritti su un foglio di carta colo rata, dello srcsso tipo di quella u sata dalla Capi taneria borbonica del porto d i Messina in q uel period o: «Il Govemo di Napoli ordina a Clary di evitare per quanto è possibile e ad ogni costo qualtmqm scontro, così


110 Regno di Sardegna fecero la loro parte in tale servizio di spionaggio e di informazione:, che: veniva reso più utile dall'uso di navi della flotta per la trasmissione rapida delle notizie a chi di dovere. Scorrendo lungo le coste siciliane da un porto all'altro, inoltre, le unità sarde mostrava no una bandiera che era ad un tempo qu ella dd Regno d i Sardegna e quella dello Stato provvisorio di Garib aldi, con innegabili rilevanti effetti nei riguardi delle popolazioni, che potevano stabili re dei confronti con l'assenza dell'eclissata flotta napoletana. Contemporaneamente, le navi del Persano servirono per assicurare rapide comunicazioni d 'emergenza, servizi postali e collegamenti con il telegrafo di Cagliari, nel territorio dello Staco sardo. Diversi personaggi fruirono di passaggi sulle unità militar i <26 >, che costituirono il mezzo più sicuro per le comunicazioni tra i garibaldini e gli organizzatori delle spedizioni successive. Tutto ciò non era certamente compatibile con l'osservanza ortodossa degli obblighi della neutralità, ma in fondo seriamente: non se: ne stupiva nessuno , nemmeno i napoletani, ch e avevano temuto di trovarsi di fronte, in autentich e azioni di guerra, anche la flotta dd Pc:rsano <27>_

se:

30. Bisogna tener presente ch e la Campag na nelle: acque della Sicilia si svoltra le: pressioni e le prese di posizione delle varie potenze, per cui Cavour,

w111/1or/1mcio la f,olitica a1111ale: ma nel raso vemssero t1ilt1fft1fl i regi dnve.ue Jwo,wr,ire di oltenere la villoria con q11a!tmq11e .ria.ri mezzo. 11es.r11110 esclmo. i11cmdio. sacw. bo111barda11tento. Ieri sere1 Sef!.11alaw, il Telegrafo di Milazzo (b ·erano in ved11/t1 in quelle t1cq11e d11e Vapori 11011 ,ivmti b,mdii,ra, e Ji JJtf,/Joneva che Jòssero pie11101llesi. Ieri il Governo di Nttpoli /111nivr, al ,,llnnta11ava dalla capit,de i due Reggimenti della C 11ardia che aveano preso parte e1I ft1tto di do111enic,1. Del fimo degli ,w,mposti Clary rapporlrJva in Napoli (be /'Aù11a111e di Artig!iet-ùt h,1 fatto in questo swnlro molti pril(ionieri piemontesi»: ACR , cit., h. 79 , fase. giugno. Il 22 ancora il co nsole scriveva al Persano, congratulandosi per l'avvenuto sbarco della spedizione Medici, e continuava: «Tuili i Kiorni Jono /!,Ìllnli Vapori con rimorchi Ctlrichi di tmppe ndpolitane e cred.o che attualmente Jùmo già riuniti in q11e.rta da 12 a 15 mila uomini. Il 19 per ordine del Gener<1le Co111m1dt1nte le armi, f urono wminàate a i:hi11deni con muri a calce diverJe porte della città, ma il giorno appresso in quella di St111ta Marta vi .ri riaprì 1111 pa.r.raggio ,t!q11anto strello per transitare 11na persona a piedi. Awmt'ieri matti!1/J il l!htresria!lu .1\/fm de Rivera prese il romrmd~ delle (tr111i in Merri>1rt i11 rimpiazzn del marercial/11 R urr11 Jfato deJtint1to t1l po.rio di l.rpettore Cenertlle delle Artil(lierie a Napoli. La sera mezza b<1tteria di mmpagna con 1m battal(lione di linea bivaccò nelltt pittzz,1 del pt1!dzzo di città. e la dimane all'alba suddella forza 1i ritirò in cittt1detlt1. S 'ignora lo scopo di q11eJ"/o movimento... Vcnl(O di sentire che per ordine del militttre è stt1ttl impedita stamane /'mcita dei grmzi dt1lla citt,ì per 11111/ini nei mulini situati nà dintorni di M essina»; vi è poi un P.S. rivelatore: «In q1Jesto momento mi viene comel(11ata l'annesstt not,1 del q11,mtit,11ivo della tmpp,, che trovasi in questa piazza, che <1tfesfl la fonte dt1 dove proviene tredo sùt tJeritiem»: ACR, ài. b. 81, fa se. giugno. (26) Cfr. mete varie in AST, Archivio Milita,·e di Sicilit1 e Archivio f..rercito dell'lt,1/ia M eridionale; ACR, MiniJtero Mt1ri11,1 - Mt1ri11a Militare, b. 78 , 79 , 81; Liberazione del Mezzol(iorno, cit., voli. I e II, prJrsÙrt. Per i servizi postali, cfr. A. U .S.M.M., cassecra 42, fas e. 1, lettera del Cavour al Serra del 9 giugno . (27) Si r icordi che, come è gfa staro ri fer ito altrove, al tempo dello sbarco di Marsala si d iffu se in Messina la falsa notizia di un altro sba rco sardo a Milazzo, dove si diceva che gli invasori avevano massacrato autorità borboniche e g uarnig ioni; dr. Dit1ry R eporting Prot·eedinl(S al Messina, del capitano Lamberr al vice-ammiraglio Arthur Fanshawe, alla data del 14 maggio 1860, in P .R.O., Lo ndra , Admiralty, l , 57 33, fase. 8 28.


1l I volca a volta, si trovò a raccomandare alternativa m ente al Persano la prudenza e l'audacia <28 >. Al tempo stesso, il Ministro cercava di potenziare la flotta impostando nuove unità <29), che però non avrebbero ma i potuto essergli utili per la Campagna in corso. Cavour e Persano non volevano assolutamente rischia re di indebolire la flotta sarda per favorire Garibaldi: da questo punto di v ista va considerata la qu estione delle diserzioni di uomini d alla Marina sarda p er arruolarsi n elle file dell'Esercito ga ribaldino: a parte un ce rco numero di dimissioni concordate, se non comandate, i sardi si opposero sempre energicamente a che ufficiali e marinai disertassero dalle loro na vi per combattere con Garibaldi: chia ro indizio che la causa per la quale g li uni e g li alcri ag iva no, malg rad o le conclamate affermazioni in contra ri o, no n era poi completam ente la stessa.

li fenomeno delle d iserzion i in Sicil ia co minciò subico, in giug no, e il 25 il Persano se ne lame ntava co n Ga ri ba ld i: «Generale. le di.rerzùmi dalla Sq11adra. per incitct111e1110 de' vosll"i, vcmnn dichicn-andosi ogni {!,iomo. Q11e.rt11 è mst1 cwo!t1t,1111e11te r111titt1lir111r1. e mi ,1rrorr1 11011 poco il vedere che mentre io mi rtdojwo t11tlo /Jer voi. mi .ri venga a hordo ,1 ser/111-re la 111it1 genie e tentttre al!.::. di.rcip!ùzJ.. Son

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camenllf alla vostra lealtà per avermi restituiti i mancanti. che so positiva mente arrttolctti nelle file delle vostre tmppe, senza che po.rs,:1 .regnare in q1,ale. Dobbiamo llttti combattere per la stessa causa, perché q1tindi togliermi uomini che servono allo stesso oggetto?... » OO)_ Ma con il passare ciel tempo, invece di sco mparire, il fenomen o aumentò; la corrispondenza della squadra in luglio ne tratta continua mente. ln qualche caso, generalmente per g li ufficiali , le dimissioni erano accettate UO, m a sempre con un certo malumore da parte dell'ammiraglio, il quale, pur cedendo alle necessità politi che, temeva di veder diminuire l'efficienza della propri a squadra, da cui, proprio in quei giorni, si allontanavano vari ufficiali nizzardi e savoiardi, o perché avevano optato p e r la Fra ncia, o per ché dovevano recarsi a casa per provvedere ad un trasferimento delle famiglie in Ttalia 0 2). Ciò ch e pii:, preoc(28) Cfr. Il carreggio Cavour-Pcrsano in T.iberazione del Mezzogiorno, cii., voli. I e II. (29) Il 6 lug lio il Cavour scriveva al Serra per la costruzione di una nuova fregata e di un'altra co rvetta ad elica : A.U.S .M.M. , cassetta 42 , fase. I . ( 30) Liberazione del Mezzogiorno, cit., voi. T, pag. 2/41. (3 1) Cfr. la lettera del D ' Aste a l Persano in data 11 luglio, circa il sottotenente di vascello Denti, pa le rmitan o, che era imbarcato sul &overnolo; ACR, Mi11ùtero Mari11,t - Marina Militare, b . 81 , fase. luglio; e la lettera del Persa no al Cavour da Pa lermo il 27 luglio, in Liberazione del Mezzoxiorno, ,il., voi. I , pag. 396.

(32) Il luogotenente di vasceJJo d 'Ou cie u, ad esempio, opt<> per la fra ncia, mcmrc il Sain t Bon chiese due m esi di licenza per consultare la fam iglia : ACR, Mi11i.rtero Marina - Marina Militare, h. 78, Registro cop ialettere corrispondenza va ria, e h. 8 1, fase. luglio. Cfr . poi le lamentele del Persano con il Cavour , in data 2 g iug no e 3 luglio, per il trasferimento d eJJ'uffic iale della Mdrid J\.del,iide sig. D i Suni : T.iherazione del Mezzogiorno, cii., voi. I , pagg. 240 e 279.


112 cupava il Persano, comunque, era l'emorragia di uomini di bassa forza, al punto che I' 11 luglio, scrivendo di nuovo a Garibaldi, egli mostrò di aver perduto le staffe: «Generale, quest'oggi ... è disertato il marinaio D esoldà, veneto di nascita, avuto dalla già Marina toscana. lo la prego instantemente, Ili. mo Sig. Generale, a volerlo fare arrestare e consegnare per evitare tJlteriori inconvenienti. Spero che la di lei gentilezza vorrà usarmi questa deferenza, mentre in caso contrario mi vedrei obbligato di allonJanarmi da questo porto dove i miei equipaggi vengono s11bornati da chi dovrebbe avere sacra la bandiera che sventola srtlle nostre antenne» <33>.

Le diserzioni, però, continuavano sem pre e spesso, quand o i disertori venivano riprtsi o riconsegnati dai garibaldi ni, si dov<.:vano assolvere <34 ), da ce le circostanze. Poco d op o, infatti, di nuovo l'ammiraglio era costretto a ri vo lgersi alle a utorità ga ribaldine: «V.S. , che tanto tiene all'osservanza della disciplina militare e con tanta perseveranza tiene ad inmlcarla nelle trttppe organizzate sotto il di L ei governo, vorrà permettermi che /,e rivolg11 pref!,hiera di dar ordini ai differenti capi dei Corpi da Lei dipendenti di consegnare i marinari che laJciarono la Squadra per prendere servizio ne' medesimi e non ammetti:rli !IÙt:riormmlt:. V.S . .ra benissimo che la R . Squadra è per la J/es.ra causa che propugna il governo sicilùmo, che può da un momento all'altro venire chiamata ad agire allo stesso smpo, quindi è indiJpenJabile il mantenerla ferma nella disciplina ed ovviare ti tutto quanto tende ad inJaccarla» <35>.

Tuttav ia, sebbene le a uto ri tà centrali ga ribaldi n e cercassero di accontentare il Persano 0 6>, il preocc upante fenomeno con tin uii a manifestarsi pe r tu tta la Campagna di Sicilia, come fan n o fede innumerevoli d oc umenti (3 7l. E questo,

(33) ACR, Ministero Marina - Marina Militare, b. 78, Registro copùilettere rnrrispondenza varia. In questa occas ione l'indirizzo è «Al Generale Garibaldi», mentre di soli co era : «Al Pmde Generale Garibaldi». Ibidem, è p ure un'altra lerrera del P ersano, del 17 luglio, <liretta al Ministro garibaldino dcll' Tnrcrno , con cui l'ammiraglio rich ied eva nuovamente la consegna dei disertori della Di visione navale. Cfr. GARRITILE, cit., pagg. 20-2 1. (Vi) Cfr ., a<l esempio, il verbale del g iudizio tenuto contro il marinaio di 3" classe SalvatoneFilipp o On<lano, <lei Vilforio Emanuele, g iudica co il 17 luglio 1860 a bordo, da u n apposito Consig lio marittimo di guerra, che« ... dichiara irmmistente l'acc11sa di diserzione mossa contt·o l 'Ondano. e per-

ciò lo rimanda c1Jsoluto d,t!l,1 mede.1imtt, so!mnenle riconoscendo dal complesso degli atti tma mttncttnza prevista dttl Regolttmento di Dùàplina ... »: ACR, Mini.1tero M<1rina - Marù1a Militare, b. 79, fase. lug lio. (35) Riportata nella lettera n. 661 del 17 luglio 1860 dell'Orsini al Sirtori, cu i si comm etteva di adottare le opp ortune m isure: AST, Archivio bercito del/'Ttalùt Meridion,,le, mazzo 11. (36) Cfr. la lct rera del 12 luglio del Persa no al Serra, nella quale l'am miraglio spiegava: «li genmile Garibaldi. con ripetuti moi fogli mi promise di far il suo possibile per arrestare e consegnarmi i v,iri disertori della Sq11t1dra, 111,1 disgraziatamente i suoi subalterni e capi bandtt gli nascondono la provenienza degli individ11i che ,irr110/,i110» . ACR, Ministero Marina - Marina Militare, h. 7 8, Regùtro copittle/Jere corrispondenza wl Comando Generale. (37) Cfr. A CR, cii., b. 78, Registro copi,i/ettere corrispondenz,i col Ginnando Generale; b. 81 , fase. giugno, lugli o, agosto; A.U.S.M.M . cassetta 42, fase. 3 e 4 ; AST, Archivi cit., passim.


11 3 volente o nolente l'ammiraglio, fu pure un contributo che la Marina sarda died e all'impresa di Garibaldi. 3 1. Appoggiandosi alla base di Cagliari, la squadra del P ersano rimase nelle acque siciliane - come più tardi a Napoli - mantenendo le singole unità sempre in moto, da un porro all'altro, il che doveva avere l'effetto di molciplicare la loro presenza in rutti i centri costieri dell'isola . Sebbene qualche unità dovesse venir distolta per zone periferiche del Mediterraneo, in relazione ad avvenimenti estran ei all'impresa garibaldina uxi, le navi da !,'llerra sarde dominarono sempre le rotte nev ralgiche de l Tirreno, senza che i napoletani riuscissero, con la loro pur numerosa Ootta, a controb ilanciare l'i nfluenza de lla squadra del Persano. La nominale neutra liti1 de i sard i non aveva im ped iro che le loro navi, fin dall'inizio della stazione navale, fossero apparse per i patrioti siciliani come motivo d i incoraggiamento e di l'. ntusiasmo, l'. per i borboni ci, ovviamente, come m otivo di preoccupazione l'. di di ffidenza. li 12 luglio il comandante del porto di Mess ina , Del Cora llo, indirizzava al console sa rd o, Sif'redi , la segue11 tc lettcra tela riva ali ' incoraggio del Governolo: «Comecché la Real Fregata il GOVERNOLO ciel/a cli Lei onorata dipendenza siegtte a trattenersi qui di stazione, non p11ò rest,1re a vuoto nel sito ove ctttualmente rattrovasi ormeggiata, mentre reca così grandissimo ost,tcolo ai nostri Reali legni da guerra, e groni vapori che giornalmente giungono. È per .ristema generale adnttatn nei ,f!orti rhe i legni stazionari si situano ove essi non ponono essere molestati, né rendere molestia alcuna agli altri. M ignifico (sic) ancoraggio di questo porto è quello così detto della Piana cioè nel sito rimpetto il demolito Forte di Real Alto, e della Casa della Ct1pitania del Porto anche nella stagione invernale quell'ancoraggio ha dimostrato essere ottimo, moltoppiù nell'attuale può dirsi sito opportuno e simro. Sarà compiacente dunque pregare da mia parte il degnissimo Signor Comandante della suddetta fregata, di voler lasciare l'attuale ancoraggio e regolarsi come le altre due freJ!.ate Amtriaca ed ln5;lese scegliendv il mrriferito p11nto e togliere l'imbarazzo che può essere nocivo, sì al legno di mo comando che a t!Jtt'altri che potrehhero ancorare nel porto» 0 9)_

Questo che abbiamo riferito a ti tolo di esempio non fu che un episodio, ma sempre, dovunque vi fossl'.ro alla fonda navi sarde, i napoletani le guardavano con gi ustificato sospetto e facevano il possibile per rendere loro la vita difficile. A Napoli lo stesso ammiraglio ebbe a lamentarsi, in co no molto sosten uto

(38) Prima il Ma/fa/ano e poi l'Ettridice vennero inviati in Sir ia . Cfr. lettera del Cavour a l Serra in data 18 luglio 1860, A.U.S.M.M. cassetta 12, fase. l. (39) ACR , Ministero Marina - Marina Militare, b . 8 1, fase. lug lio. 11 Console sardo rispose che il Governolo non dipendeva dal Consolato, «e d'altronde non essendo io marino per ttpprezz(t re le di l-ei (/JSerzioni», bisog na va che il D d Corallo si rivolgesc a l comandante della nave: ibidem.


114 e minacc ioso, in occasione di una disc riminazion e di polizia nei riguardi dei suoi eq u ipaggi, che egli ritenne offensiva <40>. L'ostilità napoletana, a bbiamo detto, era più che g iustificata, dal momento che gli scopi che avevano portato la squadra sarda nelle acque siciliane e p oi in quelle napoletane, consisteva no nella corruzione della flo tta b orboni ca p er ind urla ad un pronunciamento fi losabaud o e, successivamente, nella liquidazione del Regno di Francesco II media nte una sommossa interna: questa, scoppiando a Napoli, avrebbe giustificato lo sbarco dei bersaglieri ch e P ersano teneva in serb o p e r rista bilire l'ordine . Il fallimen to di questi piani, certamente più difficili a realizzarsi di quanto, a sua vo lta, Cavour avesse creduto, era venuto insieme a tali e tanti episodi di complicità con i ga ribaldini , da n o n lascia re dubbio alcuno sulla funzione che la squadra esercitava nel Tirreno. Quando poi , a mano a mano che le sorti della guerra precipitavano per i borbonici, se mpre più chiaramente apparve che il Re d elle Due Sicilie non poteva contare sulla sua Mari na per reagire alle curiose inte rpretazioni d egli obblighi dei neutrali che ogni giorno offriva la flotta del Re di Sardegna, andarono cadendo a nche quelle cautele che ndb prima fase della stazione navale di Sicilia avevano più o meno coperto le mosse della Mar ina sarda. Dopo la battaglia di Milazzo, salvo le stazioni di ele menti sottordine, tra le q uali sono da rilevare que lle collegare al momento c riti co d ell'attraversamento delio Stretto, la flotta sa rda abba ndonò le acque sicilian e e gravitò prevalentemente sul golfo di Nap oli. È noto che si sperava dal Persa no l'orga nizzazione di una rivolta liberale n ella città partenopea, che p otesse permettere ai piemontesi d i insediarsi nella capitale b o rbo nica battendo sul temp o Garibaldi, cd è altrcttando n oto come tutto il piano faliisse , allo stesso m odo ch e era fallito il pronuncia mento della Marina napoleta na. È ovvio ch e se il Persan o era protagonista di un a manovra diretta a togliere a Garibaldi la conquista di Napoli, non poteva al tempo stesso sostene rlo nel migliore dei modi ; tuttavia l'innegabile abilità manovriera dell'ammiraglio riuscì a con vincere il Dittatore che egli aveva fatto per l'impresa d ei volontari tutto qua ndo era possibile e persino pii:1 di q ua nto gli fosse con cesso.

(40) D a lla rada di Napoli, il 18 agosto 1860, il Persano scriveva al Villama rina, rappresentante diplomatico sard o: «ll/nJtriJJimo Signor Ministro. ieri sera mentre Ji permetteva agli eq11ipaggi degli schel111i inglesi e francesi di .rcmdere a terra, la forza armata di qtmto <-:overno che era J(hierala mila banchina di S. Lucùt rifi111ava ai marinari della mùt l'regattt di por piede ml lido. lo non poSJo, Tllmtri.r.rimo Signor Minislro. 1ollerare tal cosa, né la tollero, q11indi la preKO di voler ujfìcitt!mente dichittrare che la risponsabilità delle conseguenze che possono avvenire per cotal ordine cttdrà pienamente m chi lo htt emanato, risoluto come sono di soslenere a q11ttl1mq11e co.rto i diritti della bandiera che albero»: ACR, Minislero Marina - Marina Militare, h. 79, fase. agosto. Per altri incidenti del genere, cfr. Liberazione del Mezzogiorno, cit. , voi. I, pag. 108 e GABRJEJ.E, cit., p ag. 27 .


115 E anche questo fu un risultato. Ma non si può dimenticare che, nella campagna di Sicilia, Pe rsano comparve a Palermo soltanto dopo che la città, co n il sangue dei siciliani e dei mille volontari garibaldini, era stata strappata al nemico, andandosene poi a Napoli prima che co minciasse la battaglia ddlo Stretto. È anche vero che il Persa no aveva convinco I' Anguissola a schierarsi con la sua nave a fianco di Garibaldi, che aveva fornito qualche aiuto, d egli uomi n i, consigli, incoraggiamenti e informazioni: per il resto, aveva giuocato il suo ruolo di pedina p oli tica di Cavour, e Gar iba ldi che non poteva non aver compreso questo fatto evidente, dovette att ribuire p ersonalmente all'ammiraglio tutti i favori ricevuti, ripugnandogli forse d i ri co noscere la g iusta p arte al suo gran de concorrente p olitico. Ma a to rco <4 1>: c hé i carteggi cavou rian i dimostrano a suffici enza quanto poco dell 'o perato d<:ll'ammiraglio fosse dov uto ad una sua propria coraggiosa, personale posizione fìlo-garibaldina, così importa nte da trasc inarlo oltre quei limi ti che Cavou r g li segnav;1 da Torino. Quale fu dunque, in conclusione, la fun zione e r opera de lla flotta sarda du ra nte la cam pagna d i Sicilia ! Essa si condu sse se mp re com e strumento d<:lla poli tica di Torino, senza devia,. ioni sentimentali e senza opera re a fornco di Gari bald i che entro i ris tretti co nfini segnati dalla convenienza polirica al s110 massimo di rigente, il ministro Cavo ur. La Marina sarda, qu indi, co n moderaziom:, soste nn e in diversi modi l'impresa, fornendole un appoggio c he, pur senza essere ma i determinante, poté in va rie occasioni assumere molta importa nza, specialmente se considerato dal punto di vista dei garibaldini. L'appoggio si esplicò attraverso forme di collaborazione, di aiuti mate riali e di sostegno politico-militare, senza però c he tale sostegno arrivasse mai ad impegna re le unità sarde in azioni belliche. Ciò rispondeva alle direttrici della politica di Torino nei riguardi d ella r ivoluzione siciliana. Probabilmente, poi, la presenza d ella flotta sarda evitò l'attuazione di possibili azioni decise dalla Ma rina napoletana contro i garibaldini; certa m ente le rese me no attuabili, entrando con il proprio peso come elemento <listurbatore in una situazione particolare, caratterizzata, da un lato, da una est rema d eb ole,.za marittima compensata da spirito avventuroso e da aggressività, e dall'altro, da indecisione, incertezza ideale, scarsa convinzione, che facevano d a contrappeso ad una indiscutibile, marcatissima superiorità navale. Ma la politica di Torino non consisteva so lamente nel sostenere Garibaldi, come prova il fatto che la flotta sarda fosse assente nei momenti d ecisivi . I gra ndi obbiettivi che Persano si era posti, il pronun cia m ento della M a rina borbonica e l'insurrezione liberale a Napoli, n on furono mai r aggiunti . Tuttavia, d ei pro(4 I) In agosto, ad esempio, il Piola ced ette al Villorio Emanuele 125 rnnncllatc d i carhonc, con l'incesa che la M arina garibald ina ne avrebbe avute a disposi7.ione altrettante a Genova; dr. lettera dell' Albini al Serra del 1 ° settembre 1860 da Messina: A.U.S.M.M. cassetta 42, fase. 3. È chiaro che ciò non sarebbe potuto avvenire senza il consenso di Cavour.


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gressi non trascurabili vennero compiuti verso il loro conseguimento, poiché Persano ottenne il cedimento morale della Marina borbonica, premessa del passaggio della stessa, a settembre, sotto il suo comando, e contribuì a gettare le bas i della successiva azione di presa di possesso regia delle regioni meridionali e della Sicilia. li mancato tempestivo successo delle manovre che l'ammiraglio aveva sperato di realizzare durante la campagna di Sicilia deriv(> soprattutto dalla sproporzione esistente tra gli obbiettivi prefissi e le forze e le esperienze della Ma rina del Regno di Sardegna. 32. All'inizio del 1860, la Marina napoletana costimiv:i apparentemen te una forza notevole. Il materiale navale era abbastanza mode rno, nel suo com plesso, e comprendeva un vascello ad elica da 70 cann oni , il Monarca; una fregata ad elica d a 50 ca nnoni , la Borbone; nove frega te a ruoi:e, la Fulminante ( 1O ca nnoni), la Veloce (8 cann o ni), e altre sette da 6 cann oni, l'Ettore Fieramosca, l'A t·chùnede, il Ruggiero, il Tancredi, il C11iscardo, l'Ercole e il Koberto; inoltre quattro corvette a ru ote da 6 canno ni , lo Stromboli, il Miseno , il Palinuro, il Ferdinando II; sei avv is i a ruote da 4 cannoni e due rimorchiacori. Questa notevole flotta a vapo re era fiancheggiata da un gruppo numeroso di un ità a veb, che com prendeva tra l'altro anche due gra ndi fregate e un a corvetta; infine, erano in costruzione o in riparazione nei cantieri dello Stato ed in q u ello di T olone a ltre unità a vapore. In rutto la flotta disponeva di 528 cannoni e di 3.060 cavalli -vapore. La preparazione e l'addestrame nto della marina era no a ssicuraci dalla scuola nautica di Procida, da du e collegi per aspiranti guardiamar ina e da alcre sc uo le per pilori e sottufficiali. Lo Stato Maggiore delle navi proveniva da dette scuole ed era fiancheggiato d al Reale Corpo Lànnonieri e Marinai, forte di 2. 500 uomini inquadrati da 36 uffi ciali, de l Reggimento di Real Marina e dai corpi telegrafico. sanitario ed amm inistrativo. Sulla ca rta, la Marina borbonica era molto forte per uno Stato italiano, e in confronto con la Marina sarda, si trovava in un pii:1 avan zaco stadio di progresso tecnico, disponendo di propri macchinisti, mentre le navi a vapore sa rde doveva no ricorrere generalmente ad inglesi o a francesi, e tattico, almeno per quanto rig uardava la teoria, avendo essa adottato testi più moderni e più aggiornaci che non la sarda, tanto che diversi di questi vennero in seguito preferiti per la Marina dell'Italia unita. Nella realtà, le cose stavano assai diversamente. Ufficiali e ma rinai uscivano raram ente dalle acque nazionali, per espresso desiderio del Monarca, timoroso di vederli contagiare da idee liberali, alle quali naturalmente gli ufficiali erano quanto mai aperti, dato il loro livello culturale ben sup eriore a quello degli uffi-


/,a Ref!)d corvetta di 2° ra11f!.o a mote MISENO eTJlrat,i in servizio nel JR67 {fototeca U.S.M.M.)



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ciali dell ' Eserciro. Ma l'istruzione marinaresca e militare difettava negli ufficiali, insufficientemente allenati dalle brevi navigazioni tirreniche, durante le quali normalmente essi lasciavano le navi, in pratica, nelle mani dei piloti. I marinai erano abbastanza addestrati, ma non avevan o allenamen to n é preparazione militare sufficiente e si trovavano idealmente su posizioni opposte a quelle dei loro ufficiali, essendo in genere frdelissimi a l Re ('1 2 ), che tuttavia, aveva ben poche illusioni sull'efficienza complessiva d ella propria M arin a, e non se ne fidava molto. Fin dal marzo 1860, in fatti, Francesco Il , a proposito dell'impossibilità eia parte napoletana di effetmare dec ise az ioni in ca mpo internazio nale, aveva avu to occasione di afferma re rec isa me nte: « ... Non ahhiamo Marina ... » <43ì_ E d a vari punti di vista il Borbone no n ave va to rto: non ostante le riforme d i Carlo III, le operazioni contro i barba resc hi e qualch e a ltra pi ccola azione, la M a rin a na poletana god eva in realtà una catti va fama nel bacin o del Med iter ra neo, e in maniera così pro ve rhi a le d a c:sse re entrata a far pa rte d e i lu oghi comuni ma r inar i <44). Qualch e cosa d i piì.1 di <J 11c llo che effeni v:1 me nte fece durante l"im presa di Gar iba ldi , t uttav ia, sa re bbe srnro leg ittim o acce nd e rs i da lla Marina di Na poli, ~t' uua prufo11Ja cri si non avesse min ato eia annt la teLÌelLa d egli ut"t1ua h ve rso la mona rchia b o r bo ni ca. E la crisi aveva avuto una dra mm a ti ca dimostrazio ne al ritorno della squadra napoletana dall'Adriatico, a l t empo d ella prima g u er ra d ell'Indipe nde nza italia na: il Dc Cosa, dopo aver cercato di procrastinare il p iù p ossibile il rirnrn o della flotta dall'Adriatico settentrionale, d ove era schier a ca a fianco dei pie m o ntesi e d egli insorti veneziani, aveva infine dovuro cedere ai ripetuti richiami del suo Re, ma aveva preferiro dimette rsi piuttosro che g uida re

(42) Cfr. BA"ITAGLINI, L 'organizzazione mi/ilare del Reg110 delk D11e Sicilie, Modena 1940 pagg. 159-61. (43) C.fr. MOSCATI. li 1860 tt Ndpoli. in N11oi·a A111ologùt, fehhrai o 1960 , pag. 166. Dive rsamente pensava invece il Filangieri, il quale, scrivendo l'anno pr ima al generale G.S. Pia nell a proposito delle voci che volevano Ga ribaldi in procinro di preparare da Rimini uno sba rco sul litorale adriatico del Reg no delle D ue Sicilie, recisame nte affermava: « ... 11011 d11bito che la JOla apparizio11e in quelle au111e delle S11dde11e reali frct;ale fa rà rimmziare a Garibaldi la sedicente s11a spedizione marittima... » (Allegato n. 4 del 2 7 serrembre 1859 a lla lettera del l'ilangie ri al Re da Po7.7.o Piano d el 2 5 settembre 1859, Archivio di Staro di Napoli, Fo11ti doc11111entarie per la storia 11apoleta11a del sec. X IX - Il tra111011to del Ret;no delle Due Sicilie nella corrùpondenza riservata di Francesco li e Carlo Filangieri con introduzione e nore a cura di A. Saladi no, Napoli 1960, pag. 33). Pe r raie ventilata spedizion e, cfr. a nche documenti del settembre e dell'o trobre 1859 in R. MOSCATI, I.a fine del Regno di Napoli - Doa,menti borbo11ici del 11359-60, Firenze 1960, pagg. 11 2-33. Un quadro triste della situazione generale nel cam po della Marina faceva il Conte d ' Aquila al r e, da Napoli il 9 g iugno 1860, cfr. A. SALAOINO, L ·es/rema difes,t del Regno delle D11e Sicilie, cit., pagg. 38-39. · (44) Ricordia m o, a titolo di curiosità, ch e C.S. FoRRESTER, Homblower and the Atropo.r, Lon· dm 1953, fa parla re così un personaggio: « ... qui non abbiamo pùì diritti che sefossùno dei napolet,mi», e commenta: «In ttltlo il l .evante non poteva merd più grttve esf!reJsione spregiativa»: pag. 249 della trnd. ical..


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la squadra in Sicilia, in un 'op era di repressione contro i patrioti siciliani <45 )_ Dopo di allora gli ufficiali di M arina andarono sempre più avvertendo un m alessere psicologico che investiva le basi della lo ro formazione spirituale, sia p er l'attraz ione, che subivano molto fo rte, delle idee nuove ch e pe rcorrevano l'Italia, sia per la poca fiducia in loro ch e avvertivano p e rm a n ere negli ambienti della Corte di Napoli: per cui la maggior parte degli ufficiali d ella M arin a borbonica serviva senza alcun e ntusiasmo, sentendosi distaccati dall'ottusa politica napoleta na, che intuivano dentro la propria coscienza superata e spesso a nch e re pellente, ma alla quale non p ensavano di p oter op porre, almeno in quella fase, che una paralizzante a marezza. La rivolta in Sicilia fu combattuta dai b o rbonici co n le sole forze di terra. La Marina si occupò dei trasporti e collaborò scarsamente alla repression e <46>. Subito dopo lo scoppio della rivoluzione, d 'alt ra parte, essa avrebbe dovuto essere impegnata nelle crociere protettive che i governanti borbonici avevano ordinare allo scopo di intercettare un 'eventuale sped izione marittima che venisse in aiu to degli insorti. Si è g ià detto come la crociera intorno alla Sicilia fosse condotta dalla Marina di Fra ncesco Il: discuti bili i criteri generali , poco efficienti le modalità di esecuzione. Eppure fu q uesta la fase della guerra nella qu ale la Dotta, sia pur fiaccamente, eseguì il numero più elevato di op eraz i(,ni d i p e rlustrazione e di crociera, su un teatro marittimo abbastanza vasto. Inoltre, fi no alla cri si del bombardame nto di Pa lermo, m algrado il defer imento a u n Consiglio di g u erra d ei protagonisti na p oletani dei fatti dell' 11 maggio a Marsala, nella Marina no n si verifica ro no episodi d i defezio ne o di aperture verso il nemico; ma il frutto dello scontento e l'avvers ione per la politica b orbonica incominciarono a maturare a Palermo.

(45) Cfr. RANDACCIO, cit., voi. 1, pagg. 128-3 1; GUER.JUNI, ,ù., voi. f, pagg. 16 1-6 .'.\ . Vale la pena d i stralciare qualche frase dalla lettera che l'ammiraglio De Cosa scrisse il 2 1 giug no 1848 da Reggio Calah ria a l ministro della gu e rra e marina, per rifiuta re di comandare l'accacco agli insorri sici lian i: «Le ÌJtruzioni dtl V. r:. rimenemi ... 11011 hanno ,1/tro ffopo l'he la compro111is.rione dei lel{ni. senza ri.wltamento. ed il verJamento di sangue italiano. T,a mia ttcciaa-ata salute ,we,1111i ftltto transigere per ltl ma glittril{ione perché tldibito al servizio del mio paese, e per la proJperit,1 delf'fttt!itl. Ura che sembrami che tali ragioni .riano cessttte, dappoiché vtt a combttllersi contro italimzi, ed tll!'abballimento del!tl libertà per tanti a1111i agogn,tttl ... mi vedo costretto, anche ten11lo ril{11ardo tltlt1 iltegttlilà del{li alti, di domt1ndare la mia eso11erazio11e dal comando della .rq11adr,1; amando meglio tornare 11ella mia vita priv,11tt, che compromettere ltt mia reputazione, che il mio travaglio e il servizio 011orato di tanti anni mi htt proma:iato ... ». (46) Qualche cosa fece il Guiscardo, nell'azione del 3 1 maggio a Catania, brandeggiand o le artiglierie sulla ma rina, per sostene re le truppe impegnare nella repressione del cencacivo insurrezionale: cfr . il rapporto del 4 giugno 1860 da Pa le rmo del luogotenenre Buckle a l comando del C,,rtld~l', d iretto al concrammiraglio Mundy, P .R.O ., Londra, Admirtllty, I, 573 3, fase. 8 28 ; M llNDY, cii., pag . 177; RANDACCIO, cit. , voi. l , pag. 216.


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Quando l'ingresso nella capitale siciliana dei garibaldini e la sollevazione popolare <4 7> costrinsero le eruppe regie ad asserragliarsi nella reggia e nei forti , la squadra nava le fu impegnata, com e si è visw, p er punire la città che aveva osaco ribellarsi a lle autorità costituite. Insieme alle artiglierie della fortezza di Castellammare, le unità della Ma rina napoletana furono protagoniste del bombardamento, eseguito, a quanto testimon ia il Mund y, con notevole ab ilità tecnica <48>. Ma il tr iste spettacolo della città in rovina e degli abita nti ucc isi senza potersi difendere commosse parecchi ufficiali della Squadra: cd è noto che il 29 maggio si prod usse un episodio sintoma tico ed im porcanre. Si è detto come il comandante dell 'Ettore Fiere11110.rra, G iovanni Vacca, si recasse a bordo del Governolo cd esponesse al comandante D ' Aste il proprio stato d 'a nimo addolorato ed avvi lito per il barbaro atto di guerra che era stato obbligato a compiere sulla città di P alerm o; aggiunse che egli no n era insensibi le a l fascino dell ' idea unitari a e che alrri uffìcral i napolccani pensava no nello stesso modo e si chiedevano quali accoglienze avrcbhcn> ri Lcv uto se avessero deciso di passare socco la bandi era sarda . Il IYAste rilì: rì al Cavour, il lJ uale so p rav.llurò l' incident <: e, spera ndo imminenrc e a purtala di ma nu un pronu n(. ia111c11lo u> llcttivo della flotta borbonica, istruì il lYAsrc perche continuasse nei contatti intrapresi tacc:ndu la rghe promesse, e nel contempo informò il Persano e gli im partì di sposizioni opportu ne ('19)_ Il 6 luglio l'ammiraglio era a Palermo e subito prese in mano le redini del maneggio iniziaco da l D ' Asce; ma il 7 giugno si vedeva costretto a scrivere al Cavour che la q uestione degli uffi ciali napoletani presentava delle diffi collà: « ... è filccenda aSJai /JiÌt difficile che non si pensa ... lo insistetti perché alberassero la nostra bandiera, ma se si hanno gli ufficiali, non si hanno !{ii equipaggi... » <50>. li prohlema era in effetti molco più complicato di q uel che doveva essere parso a To rino. Tuttavia, l'elemento pili imporrante della situazione rimanevano lt: prevedibili aperture degli ufficiali napoletani, i quali aveva no tratto da lla dolorosa contingenza del bo mbardamento una sufficiente carica - emotiva o razionale che fosse - per superare la suglia ddla prnpria coscienza che impediva loro di intrecciare relazioni con i nemici della monarchia borbonica. A Palermo, tra la lìne di maggio ed i primi d i giugno, un passo importante era scaco compiuto: gli altri sarebbero venuti in seguito.

(4 7) Secondo una lettera di Garihaldi, p u bblicata su ·'L '///111/ration ., del 9 giugno , pag. 36 1: «Domenica 27 abbiamo da/o !'aJJa!to; le trnppe si difendevano ron /'mergùi della dùperazio11e e se il popolo di P,dermo 110n ri foJJe ven11to in aiuto, credo che 11011 ne saremmo ven11li a capo». (48) Cit., pagg. 11 1-14. (49) Cfr . lettera di Cavour al Persano del 1 Q giugn o, Liberazione del Mezzol{iomo, cit., voi. I, pag. 159. (50) Liberazione del Mezzogiorno, cit., voi. 1, pag. 177. Si veda p ure, ibidem, pag. 165 , la comunicazione Cifra B.N . 12 del D'Aste al Cavour, da Palermo il 4 g iugno.


120 33. li 2 giugno il Vacca, nel porto della ca pitale dell'isola, ebbe occasione di ribadire la propri a condanna concro il bombardamento ordinato dalle autorità borboni che. Recatosi a salu tare l'ammirag lio Mun<ly, che canto si era adoperato per far cessare il fuoco, l'ufficiale napoletano no n fece mistero del gi udizio negativo, che egli stesso e - a quanto affermava - quasi tutti gli altri ufficiali della flotta d el re dava no dell'accaduto <50 . Una critica così aperta faceva prevedere conseguenze prossime e preoccupanti per l'obbedienza e la lealcà della Marina: e infatti, a quanto affermava il Persa no nella sua lettera del! ' 11 giugno al Cavour, ere unità da g uerra napo letane sa rebbero state pronte a passare ai suoi ordini, ma egli stesso avrebbe ritenuco ciò troppo compromettente cd avrebbe consigliato ai borbonici Ji passa re con Garibaldi <52i. Fatto sta, però, che ìn quel momento nessuno degli aspiranti dise rto ri de!Ja Marina di N apoli finì per allinearsi col Generale <5 ~>. li che permette di avanzare qualche riserva sulla porcata degli ideali che animavan o g li ufficiali borbonici a favore della ca usa d e!J'i ndipendenza e dell'unità. È anche possibile che Garibaldi , con la sua aureola di rivoluzio nario estremista, volutamente calcata dai suoi nemici, non fosse molco p o polare era gli ufficia li della Marina napoletana, provenienti in massima pa_rce da famiglie illustri; tuttavi:1 non si pu ri non constatar e come, Jupu tàulc: parole, durante la Campagna di Sicilia soltanto l'Anguissola ebbe a passa re la barricata, ed a nche lui senza sapere in parten za che sa rebbe finito a fianco di Garibaldi. Mentre il Persano aspettava che:: divenisse realtà il mira&;io d el pro nunci.-imento della Oocta borbonica, la stessa co mpiva l'ulti ma sua impres,1 , non molto rischiosa ma efficace, fermando in m a re d ue bastimenti d ella spedizione Medici, l' Utile e il Charles andjane. Se ne è parlaro già a suo tempo e si è ricordato come l'azione finisse per essere neutra lizzata dall' interve nto della diplomazia e dalla mancanza di ferm ezza del governo di N a poli. Anche quell'avvenimenro fo certa· mente un elemento negativo che veniva a pesare sul morale g ià depresso dell a flotta. M a anche prima che la vertenza arrivasse alla sua conclusione, da segni non dubbi era apparso chiaro che la Marina borboni ca era sempre più sfiduciata e sempre meno efficiente. Subico dopo che la squadra aveva lasciaro Palermo scortando i trasporci ca richi <lclk truppe che evacuavano la cittÌ1, le direttive della (5 1 ) Cfr. M UNDY, cit. , pag.

166.

(52) Cfr. Pe rsano a Cavour, da Pa lermo l' l l giugno, in l.iberazio11e d~I Mezzogiomo, cii. , voi. I, pagg. 186 -87.

(53) II 20 gi ug no, scrivendo da Palermo a l Cavou r, l'ammiraglio Persano lo spi egnva così: «Nemm Ufficiale di Mariti" ""poleta110 è panato tt Caribaldi, /11ro110 diJJ11,1Ji da L11i simo: li crede pitÌ 11tili alla ca11u, in Napoli che non qui, ed ha ragione»: Liberazione del Mezzogiorno, cit., voi. I, pag. 2 31 . La cosa, però, appare improbabile, almeno sostanzialmente, perché Garibald i anJiiv.i cercando ufficia li di m,1rina dovunque, proprio in quel periodo, e sembra davvero strano che a bb ia rifiutato sinceram cnrc e di sua iniziativa di accogliere coloro che gli si offrivano.


121 condotta della guerra sul ma re, secondo i massimi di rigenti napoletani, prevedeva no il blocco ddla costa settentrionale dell 'isola, tra Palermo e Messina. P er assicurare q uesto blocco, Francesco II aveva nol'eggiato a nche un g ru ppo di trasporti a vapo re fra ncesi - reduci dall'avere ese1,, uico per conto della Spag na dei trasferi menti di eruppe in M arocco - i q uali avrebb ero dovuto disimpegnare le mansioni logistiche, permettendo così a lle navi da g uer ra d i non essere distraete dal loro compito di vigila nza <54 >. Ma le crociere furono inefficaci, mentre comi nciava no a m anifestarsi nell'Esercito e nella Ma r ina le diserzioni dei singoli alla spicciolata . G li ufficiali che si era no offerti al Persano <55 > a nda va no e venivano da bordo delle navi sa rde, b ri nda ndo con i collegh i di quelle ai futu ri destini d' Italia <56> e infischia ndos i del fatto che altri uffi ciali napoletani avevano r ischi ato un p rocesso a Napoli . sotw l'im pu tazio ne d i avere bevuro in compag nia di Ga ri ba ldi , lo rhr1111/)(lg11e offe rto dagli inglesi, a bordo dell ' Hcmnibat <57 l . 11 tem po no n lavorava per rran cesco Il. li 6 lugli o il Persan o scriveva che,

appena il Piola fosse ve nu to in possesso Ji una nuve J a guerra, « ... grcm parte de' baslil11mli dt1 f.!.llt:l'l'd 11t1/l//lcta11i .wrcbhcro .woi per dcjì11izio11e del!,li Sldli Mrtpj!,iori» <5xl. 11 I O. il Pi ola e la Ma rin a sicilia na ebbero la nave da guer ra: fa corverta \/eluce; ma 110 11 perciè> ebbero alcu n'altra nave della fl otta borbon ica, concra ria rn ente alle previsioni e a lle speranze di Garibald i e del Persa no. Nessun altro ufficiale della Mar ina na poletana, nel corso della Ca mpagnii d i Sicili a, se la sentì di passar e canto apertamente al nemico. Eppure, le corrispo ndenze dall'isola no tavano « . .. presso gli ufficiali in 1;enerale, e in particolare presso quelli di Marina, 1111 avvicinamento 1;enerale verso I,, nostra cama» <59>. L' «Espérance», iI 1 7 luglio, da va il Vacca già passato a G ar ibaldi e nar rava che si rendeva ucile o rganizzandogli la Mari na; il giorno 2 1 successivo, sorto il tito lo «La squadra d i Ga ribaldi», lo stesso giornale ginevrino montò giornalisticam ente la cattu ra del D11ca di Calabria e dell' Hlba, e terminò l'a rti colo, infiorato da molteplici inesattezze e d a a ffermazioni rispon(54) Cfr. " L 'Opinione' del 13 giug no 1860 e " L 'Espéranre" del 19 g iugno [860 . (5 5) L'elenco trovasi in allcgaro a lla lc:ctern del Pe rsano al Cavou r i n chr_a 25 giugn o, in T.iherazione del Mezzo1riomo. cit., voi. I, pag. 2'1 1. (56) «Gli 11/fìciali di Mari11t1 11ttpole1a11i ieri e oggi f11ro110 a bordo dei legni della 1101/ra Divùiine, .ri fecero insieme 1110/te libazioni; e si fm,sero commiato d,i buoni .-amerati. li co1111·1111mtirap,lio Per.rano li a1lmò di /!,erttilezze - E... 11i11a /'Italia! .. .»: così una corri sp o nden za a " La Gazzetta Ml Popolo" ,hll a rada d i Palc:rm o in data 19 giugno [860, ripresa poi anche d a ' ·li C,0rriere dell'Emilia'' di Bologna d el giocno 27 see'Uc:nte. (5 7) Cfr. ·'li Corriere ddl'Emifìa " del 2 9 giugno . (58) Scrivendo al Cavour, cfr. Liberazione del Mezzoxiomo. rii., voi. I, pag. 290. (59) C:fr. la corrispondem.a inviata in d ata 6 lug lio da M c:ssina a " /,,, G,izzella di Genova" e ri portata da " L 'fapérance" d i G inevr a de l g iorno 19; l luesro sresso gior m,le an nu nciava il 27 luglio che, secondo u n 'altra cocrispondenza da Napo li del p recc:cknte g iorno 15, « ... molti ,tfficùtli

e piloti Mila Marina Reale da11110 le loro dimù.rio11i, rifì11ta11do di combattere conlro i loro fr"Je/li sicilia11i».


122 den ti più alle speranze che alla realtà, con questo sinromacico accostamento: «Viva la Marina napoletana! L'Italia è fatta!». Pur nel l'evidente: esagerazione dettata da Il'entusiasmo, l'organo rivoluzionario colpiva nel segno quando individuava nella condotta della Mari na borbonica uno degli elementi determinanti del successo dell'impresa borbonica. E molte delle noti zie che circolarono allo ra sulla stampa riferivano episodi significativi della volontà degli ufficiali della Marina del Regno delle Due Sicilie, di non combattere contro altri fratelli italiani , poiché i sentimenti liberali e nazionali avevano provocato nelle loro coscienze un a cris i cale, da indurli a considerare superata l'obbedienza cieca ed assolu ta prevista dall' etica militare. 11 Mundy conferma che quindici ufficiali in servizio perma nente effeu ivu della flocra borbonica fecero compiere degli approcci presso di lui , il L2 luglio, per sapere se egli fosse disposto ad accoglierli a bordo dell' Hanniba/< 6 0l nella baia di N apoli. Il corrispondente napoletano del "Courrier de Marseille' ' informava il 14 luglio che« ... [eri sera, all'Arsenale, l'equipaKf!.ÌOdella fregata FULMINANTE s'è rivoltato: esso rifiuta di obbedin ai moi capi, i quali stessi hanno dichiarato al Ministro della Ma,·ina che essi preferirehhero rinunciare alla loro posizione piuttosto che imb,,rcarsi. Dinanzi a q11e.rto atteggiamento, .ri son dov11ti spegnere i /11ochi della freg,,ta. !eri sera. !tttti gli :iffi::i,À-!i JiJ.1',c;·iorÌ i/.;//,, Af,1ri,11-1 .,; ;u"u ? Ùt1tÙi e vi è stato t:onsixlio a palazzo. È impossibile nascondersi che siamo alla viR,ilia di avvenimenti gravissimi, e il R,overno vi sembra poco preparato; esso non ha potuto soddisfare il paese, ha scontentato f'eJertito. e .,i trova abbandonato dalla 111arin,1 nei 1110111ento in m, essa diviene mdupensabile... Si a!fervw inoltre che stamattin,J. ifcn111a11clante del/,1fi'Pp.,ata PULM INANTF., essendogli stt1to intimalo di prendere il mare per andare in Sicilia. avrebbe indirizzato al roll/e (l'A quila, ammiraglio della flotta. delle ,·ispettose osservazioni wl cattivo .rttJ.IO della ma fregtl· ta e sulla necessità di 11umirla di mezzi di difesa. trovandosi essa incapaa di resistere ad 1m attacco serio: e in segrtito alla minaccia di e.rsere messo a disposizione, egli avrebbe ttmili.rsimamente offerto le Stie dimissioni» <61>. La posizione degli ufficiali napoleta ni andava facendosi sempre più chiara: pronti a passare sotto la bandiera del Re di Sardegna <62>, non avevano però alcun entusiasmo per servire la rivoluzione passando a G ar ibaldi , e tuttavia praticavano di facto il favoreggiamento dei rivoluzionari, col temporeggiare, col non impegnarsi in azioni decise e col paralizzare conseguentemente lo strumento marittimo dell'apparato militare borbonico. Qualcuno, per altro, verso la fine di luglio, cominciò a parlare chiara mente:, se dobbiamo credere a quanto racconta una corrispondenza giornalistica da N a poli: « . .. Tra gli ufficiali di marina chiamati a giurare fa Costitttzione, il capitano di fregata Giovanni Vacca e il capitano di vascello Napoleone Scrugli hanno t/.R,giunto alle parnle di (60) Cfr. M UN DY, cit., pag. 201. (6 l) Rip resa da "L'Espérance" del 2 l luglio. (62) Cfr. Persano a Cavouc, il 17 luglio da Palermo, in Libemzinne del Mezzoy,iomo, cit., voi.

1, pagg. 342-43.


123 difendere la Costituzione queste: di non comht1ttere mai contro italiani. Il conte d'A quila e il ministro Caro/alo volevano opporvisi, ma non è stato possibile non introdurre questa aggiunta nel Kiuramento .. .» <63>. Su quest'ultimo episodio, francam ente, ci semb ra ovvio avanzare molti dubbi: più probabile è che le riserve rimanessero mentali oppure ch e, con uno dei tanti sotterfug i che illustrarono in quel tempo la loro ambigua e tortuosa condotta, quegli ufficiali ch e n on intendevano prestare un giuramento al Bo rbone vi si siano sot tratti. Certo è, comunque, che la M arina borbo nica operò nel suo complesso sempre più fiaccam e nte e che, m algrado il proprio intatto potenziale <64 l, non si b attè co ntro 1c fo rze di Garibaldi. Il Piola, riferendo al Cavour sull 'azione che aveva porcaro alla cattura del Duca di Calabria e ddl'l.!lba, affermava di esse re and a co in ce rca delle fregate napoletane a Messina, ma d i non averne incontrate; proseguiva poi : «.. . Nella Marina napoletana si commisero atti ctinS11bortli11c1zio11e dichia1'c1ti. non per spirito nazionale, ma pet· tintore di sortire per comh{ltte,·e» <<, 5)_ Ce rrnme nte, il Pio ta esage rava, t uttavia va a mmesso che molto e ntusiasmi> a ri schiare comunqu e la vira no n d oveva essere diffuso nella flotta di Napoli , la q ua le, minata dagli appositi se ntimenti degli uffi ciali e dei ma r inai rin', pe r ass iste re agli avve nime nti , pi ù che partecipa r vi.

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atteggiam ento assai più scrio e p uli t0 - alcuni ele m e nti che, correttame nte, si dimisero a Napoli ed a ndarono in Sici li a, o ffrendosi di se rvire con Garibaldi , a n che come semplici marinai: ri cordiamo il tene nte di vascello Nicastro e gli alfieri Cottrau , Corsi, Acci nni e Pasq u ale Libetta <66)_ Dall'altra parte della barrica ta fecero eccezione all'andazzo generale il co mandante Flores, ch e si era distinto nel bomba rdamento di Palermo e in qu alche alcra occasione <67>, il Roberti e il (63) " T.'Erpér,znce" e.Id 26 luglio. (64) La flotta napoletana aveva spiegato uno schieramento imponente a Palermo al momento dell'a r mistizio: in allegato a l rapporto n. 3 del 4 giugno e.lei Reggio, in osservazione a l por co, d iretto a l Comitato cli Guerra e Mar ina, ne era riportata la !)Osizione: in prima fila , più vicin e a terra . erano q ua ttro fregate a va pore, una fregata a vela ed una co rvetta a vapore; in seconda fìla ere corvette a vapore , u na fregata a vapore, tre bastimenti a va pore e u n rimorchio; in ten.a fila erano disposti dodici bastime nti da trasporto: AST, Archivio Milit,ire di Siàlia, mazzo 17 4 . Fino a l termine della guerra , la Marina borbonica avrebbe potuto a llineare la stessa considerevole fo rza, a umentara dai nuovi noleggi: ins ig nificante, per la consistenza complessiva della flotta , la perllita della Veloce. (65) Lt'Ctera da Palermo del 20 luglio 1860, in Liberazione dc! Mezzogiorno, cit., voi. I, pag. 3 56. (66) Cfr. RANDACCIO, cit., voi. I, pag. 230 . (67) Un documento del g iugno '60 c i conferma le caratteristiche dell'uomo: a Termi ni Imerese, d a coma ndante d ell'Archimede, p ropose ai garibaldini, tramite l'agenre consolare di Francia, d i evitare u lterio re spargimento d i sangue reciproco, a pano che le truppe r egie fossero lasciate partire via mare senza molestia alcuna : in caso contrario minacc iava ra ppresaglie durissime. Il linguaggio d a lui usato in quella occasione n on era né d imesso, né remiss ivo. Cfr. letcern 11. 2 18 del 4 giug no da T erm ini Imerese del Presidente del locale Comitato Distrettuale, Coppola, al Segretario d i Stato de l Governo Dittatoriale del la Sicilia, nonché il ca rteggio contenente l'au torizzazione ad aderire a lla proposta, in AST, Archivio Militare di Sicilia, mazzo l .18.


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Lettieri che erano stati protagonisti nella cattura del l'Utile a Capo Corso, il comandante Besia e il Salazar, in coma ndo della squadra, al quale però va fatto carico di non aver agito con energia sufficiente sullo Stretto e, prima, tra Palermo e Milazzo, lasciando che i suoi malfidi ufficiali impedissero l'esecuzione di operazioni impegnative. A tutti costoro perb, da una parte e dall'altra - comprendendo anche I' Anguissola - va riconosciuto un certo coraggio e una certa coerenza con le proprie convinzioni, ciò che permette di attribuire loro una qualche statura morale. Gli equipaggi, invece, erano fedeli ai Borboni ed è noto che, dopo la caduta di Napoli, una parte considerevole d ella bassa forza and ò ad alimentare la resistenza b orbo nica in Abruzzo, mentre altri partivano p er Gaeta, a bordo della vecchia J>artenope, decisi a condividere fino all'ultimo la so rre del loro re <68)_ Durante la campagn a di Sicilia, poi, e specialm ente durante i poco chi a ri e poco lodevoli episodi verificatisi nella Marina napoleta na all'atto del forzamento dello Stretto, talvolta la presen za dei marinai costituì u na remora a più aperti trad imenti da p arte degli u fficiali. 34. A mano a mano che il mese di luglio procedeva, la Marina diventava sem pre m e n o ut ile a Francescn IL Jl g iu r n0 2 1, il Villamar in a in formava da N a -

poli che i rinforzi per la Sicilia non e rano potuti p a rrire perché la marina si era rifiutata di trasportarl i <69)_ Si era ormai vicini all 'a narchia e le co nseguenze dello sbandame nto generale investivano tutte le branche dello Stato, nella capitale, mentre

(68) Cfr . G ATIRJELE, ,it., p agi;. 26-28. Marinaio avrebbe dovuto essere anche un cerro sica r io ven uto da N a poli per assassinare Ga riba ldi, d i cu i però no n è chiara la stori a. TI 24 giugno, co n lettera u rgentissima n. 229, !'Orsini, Segrcrar io di Stato a lla Guerra, informava il Sirtori , Ca po di Sta ro Maggiore, di aver ricevuto dal Segretario all'I nterno questa comunicazione: «Son ventilo ,t conoscenza che 11n tal di Voxt1.r imb<trcoJJi alla danen,t in Napoli Jtt d'una fregal<t 11apolitt1na dopo 1111 abboccamento per ben due ore temtlo wn Francesco di T3orhone. t:y,fi dice q11i giunto d,, circ<t .otto !{Ìorni coll'intes,, di pm1dere .rervizio nella nostra tr11ppt1 nt1zio11ale... »: AST , A rchivio P..1ercito dell'Italia Meridionale, man.o 11 . L' urgenza di questa comunicazione la fa rebbe ricol legare al ra cconto, fatto in que i giorni d a ufficiali napolcran i duraute un rict:vÌmt:ntu ~u lia ,\·laria tldcl,tide e puhhli cato da " li Corrien del/Fmilù, " del 27 giugno - da una corrispondenza pa lermita na del 19 giugno a "La G,1zzettt1 del Popolo .. - secondo il qua le un marinaio di Chia ia era venuto apJJositamence a d arruo larsi nell 'esercito garibaldino, veste ndone la d ivisa, allo scop o di spara re su G a r ibaldi; ma sn ccessiv,,mente, essendo stato p reso dal pa nico prima di attuare il suo progetto o micida , si era gettato in acqua cd aveva raggiunto a nuoto la Partenoj,e. Gli ufficiali napoletani avevano racconcaro questo episodio in chia ve umo ristica, ponend o in rilievo la differenza tra la portata del proposito e la poca fe rmc7.7.a d 'animo del sica r io, m a non è da escludere che in conseguenza di ciò i garibald ini si fossero allarmati. Certo è che proprio in quei giorni a Ro ma circolò la voce d i un a ttcnrato a Garibaldi: «Si dice che (;aribaldi sia stato stillettato (s ic) in Sicilia», scriveva a monsig nor Ra nd i il suo ano nimo corrispondente roma no, nella lettera n. 4 66 del 22 g iugno 186 0, in ASR, M iscell,met1 di Carte Polùiche Rùervttte, h. l 32, fase. 469 3. Un accenno al fa tto «rhe il Governo napoletano aveva spedito .ric,,rii per a.ua.ui11are il 1;er1. G aribaldi» si trova anche nelJa lerrera del 6 luglio del Persano al Cavour da Pa lermo, Liberazione del Mezzo!{iorno, cit., voi. I , pag. 290. (69) D ispaccio del V illa marina al Cavour da Napoli il 2 1 luglio, ore 11,15 ; in Liberazio11e del Mezzo!{iorno, cit., voi, T, pag. 258.


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il m o rale delle truppe al fronte riceveva duri colpi da simili noti zie. Le diserzi oni andavano moltiplicandosi, l' avvilimento si diffondeva sempre più, dai capi <70) a i soldati <7 1l . Si avvicinavano i g iorni decisivi della b attaglia dello Stretto e sebbene il Salazar con ducesse ad incrociare tra la Sicilia e la Calabria le navi della sua squadra, era chi aro che la m arina non era in linea per difendere i domini al di qua del Faro dall 'attacco di G a rib aldi. l giornali riportava no episodi, i qu ali - autentici o m e no che fossero - offrivano un ind ice eloquente del rapid o peggiorare della situazione. L '«lllttstriation» ra ccontava «che il giova ne re, essendosi fatto da r conto dello stato della flotta d al mini stro d ella Marina, e accorgendosi delle numerose diserzion i che avve nivano tra gli ufficiali , fu preso d a una v iole nta collera e d isse a l mini stro: " Mettetevi subito agli arresti. Sire - repli cò il ministro - non siete pitÌ re tJssol,tto e non potete mandtJrmi in prigione senza un giudizio. Non saprei» rispose melanco ni ca me nte Fran cesco II <72l . Indubbi am e nte, la poca o nulh1 e ne rgia d ei d irigenti napoletan i favoriva gli epi sod i d i insubordinazione e fini va pe r in co raggia re colo ro ch e si intendevano con il nemi co: si pensi che il Y,1cca , primo esp onen1 e J egli u ffic ia li d issenzienti dalla politi ca borbonica, gi:1 q uasi apertamente lot1/!,(t 111t11111s dell'amm iraglio Persa no nei maneggi diretti a corro m pere la M a nna d i Napoli , invece d i essere d eferi to ad un tribuna le militare, veniva sbarcato da una corvetta in crocie ra per ass umere il comando di un vascello, il MontJrctJ, ch e egli si adope rò na tu ra lmente p e r conseg na re al nemico; si h a da ciii un 'idea ddla cap acità generale e cieli' e ne rgia che caratteri zzavano i supremi reggitori delìo Stato borbonico. E il fatto che p rop rio il 20 agosto 1860, nel medesimo g iorno in cui Garibaldi e i suoi passavano lo Stretto di Messina, anche Liborio R omano scrivesse a Francesco Il, confe rma ndogli che «non può contare ora it governo mila Real MtJrina, dacché esstJ, e dobbiamo dirlo francamente, è piena di dissoluzione» <7 3), pu<'> anche fa r sorridere, giacché la denunzia rigua rdava una situazione di cu i il monarca Borbone e ra

(70) Cfr. «Sunto di lettere sequestrate sul D1Jra di Calabria e sull' Elba», allegato alla lettera del C:rispi al Sirtori <lel 21 luglio da Palermo : AST, 1\rchiv io & ercito del/ 'ltalùt Meridionale, m azzo 11, (Appendi ce, XXVIII). Dai punti 1, 2 e 6 si deduce che gli ufficiali d iserta vano conti nua mente e che lo stesso comandante in capo ne doveva avere abbastanza, poiché cercava di dimcrrcrsi. (71) Ibidem, cfr. punti _:, e 4 , dai quali emerge lo stato di abba tti mento m ora le e <li disagio fìsico della truppa. Pure in AST , A rchivio faercilo delt'lt,t!ia Meridionale, è la lettera dell 'O r sini a l Sirtori n . 776 del 23 luglio, nella q uale il Segretario a lla (-;uerra riferisce che da un soldato borbo· nico disertato il 14 luglio a Siracusa si era saputo che le noti1.ic d i Napoli « ... por/arono alle truppe ivi stanzitite 11110 scoramento f!.ellerale e che t,mto nell,i tmppa ,·be nei ,·api è ,ma apprensione contimta di cHere a/laccati dai militi N,1zion,1li e che ref!.na tra eHi 11na certa dì.rperazione e taluni han dichiarato che basta solo l,1 wmpana delle milizie siciliane per cedere la piazza ... » . (72) " L 'Illustralion' " dell'l 1 agosto 1860 , pag. 82. (75) C:fr. PERSANO, Diario, cit., voi. IT , T o rino 1870, pag. 48. li Gonni ha te ntato, a pa rer mio senza successo, di negare la poca fedeltà della Marina borbonica verso il suo monarca legittimo, in La psicoloiia della Marina n,tpoletana nel 1860, l'irenze 1914.


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al corrente da mesi senza aver mai trovaro il modo di fronteggiarla. Fino all'agosto, per<), malgrado i numerosi sintomi che mostravano sempre più chiaramente l'espansione di un processo di disgregazione morale tra gli ufficiali della flocca, non si era avuro il fatto clamoroso e rivelatore. Fu questo, per l'opinione pubblica internazionale, il passaggio dello Strecco d i Messina da parte deIJe for ze insurrezionali. Non si pensava che, senza una flocca, Garibaldi sarebbe riu scito a coronare la Campagna di Sicilia mettendo piede sul continente. Quando ciò avvenne, in Italia e all'estero tutti ebbero la misura della fedeltà della Marina borbonica (74l e la causa di Francesco 11 apparve irrimediabilmente perduta. Gli stessi borb onici accusarono la flotta, il generale Via! la taccib apertamente di tradimento <75>, e sappiamo oggi che l'accusa, almeno nei riguardi di singoli elementi , era ben fonda ta. I marinai dell'Ettore Fieramosca, esasperati per il comportamento d ei lo ro ufficiali nello Stretto, si ammutinarono, catturarono gli ufficiali stessi, li chiusero nelle loro cabine e li cond ussero prigionieri a Napoli per fa rveli processa re, apparendo palese ai loro occhi semplici il reato di tradimento mili tare d avanti al nemico. Assai meno palese, perii, parve il reato a Napoli , dove la vertenza ~i ch iuse co n la liberazione degli uffi ciali e con l'incarcerazi one a S:rnr'Flmo , i n fortezza, dell 'equipaggio colpevole di insubordinazione <76l. Ma gli osservatori scranieri g iudicavano con un metro diverso da quello dei giudici napoletani: il corrispondente d ella parigina " L 'Iflmtr,:t/ion" aveva visto che lo sba rco era stato effe ttuato nonoscance la presenza delle fregate na poleca nc nello Stretto e notava che queste avevano appena inquietato le barche d ei g aribaldini , harche che un solo proiettile di artiglieria avrebbe poturo affondare <77 >. 11 ma rchese Pio Capranica , scrivendo al cardinale Anconelli , ri badi va: « ... Il tradimento dell'Officialità è cosa ormai notoria ... » <78 >. (74) Scrisse in p roposito il Velazque z, a p ologeta d i F rancesco TI: «T.ct Marina Real napo!itanct, q11e yà en la expediàòn ,i Sicilù, dim, repetidas rmmtr,u de tibieza por no decir de traiciòn. arrnjò lct 111à1cara, y manifertìi ahierttime11te rou J/1 ·1 i/ condNcltt htt!!dr.rt 1 e11dit:1 a !OJ em;migos dc Itt p.:1.tria~>, HiJ:oria del jòveii Rey D. f<rctncùco Il de Nàpoles», Madrid-Bar cello na 1861, pag. 102. (7 5) Cfr. " L 'l'.spérance" del 30 agosto 1860. (76) Cfr. B ATIAGI.INI , li crollo militare del Regno delle Due Siàlù, Pa rte I, M od ena 1938 , pagg. 47-8. (77) "T. 'Tllnstration", del 1 ° scttcmhre 1860, pag. 130. (78) Lette ra de l 28 agosto <la N a poli , ASR, Mùcellanea di Carte Politiche l?ùerva/e , b. 134, fase. 4856 (Appendice, XXXII). Anche in un 'altra lettera na poleta na de l Ca prani ca, senza data m a appa rtenente allo stesso pe riodo, si r ibadisce il concetto del tradimen to degli uffi cia li e si a vallano a nche alcune poco simpatiche leggende , come q uella d ei 200.0 00 fr a nc hi, prezzo della battaglia di Reggio Calabria, che sa rebbe ro stati trovati indosso a l generale Brig anti a ssassina to da lla trup · pa. Il m ar chese Capranica aggiungeva a nzi che Gariba ld i, d opo la conq uista di Reggio , si era r ivolto per sollecitare sovvenzioni a l com itaro nazionale con q ueste pa role: «Ui uomini ed armi ne ho a .r1ifficienza . Mi bisogn,m o però molti danari. I Generali 11e1polita11i è vero che w1tano poco ma fa,cilmente si dimenticano del ricevtl/o il giorno i1111anzi e d0111,mde1110 di ntt0110»; ASR, Mi.rcellanect di Carie Politiche Riservate, h. 13 7, fase. 4 908 . 1

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127 Molto meno stupore i farri di agosto sullo Stretto di Messina dovettero destare in chi era bene al corrente della situazione nel Regno d elle Due Sicilie. Vale forse la pena di riportare un brano di una lettera scritta alla "Presse" da un anonimo napoletano, evidentemente adde ntro nelle segrete cose: « ... Volete una prova .rtatistica della pa11ra del potere e della sua diffidenza? Esso ha una forte Marina per impedire gli sbarchi: es.ro ha, inoltre, messo le mani sui vapori mercantili delle Compagnie napoletane. Ebbene, per i suoi trasporti di uomini, di viveri e munizioni, es.ro non osa servirsi dei bastimenti che portano la s1Ja bandiera, sebbene questa bandiera sia tricolore. Salvo ttna o dm fregate che incrociano ml/e coste, tutte le navi da guerra e da aimme,-cin oziano nei pnrti! E il servizio di tt·asporto è fatto da vapori francesi , che esso crede inviolabili. lo ho .rotto !(li orchi la lista di questi vapori francesi noleggiati per conto del governo napoletano; ve lt.1 111ando ron il prezzo di locazione per mese, non cornpre.ro il carbone né l'olio:

1) Il LYON (80.000 fra nchi ); 2) Il BI<ESIL (72 .000); 3) L'A VENIR (5 7.000); 'i) 11 C!-1.'LR.LES MAJ(!'L:L (72.000): 5) La S'J'ELLJ\ (40.000); 6) L'ASSYRIEN (55.000); 7) li PROTIS e 8) li PYTH!AS (60.000); 9) L' IMPÉRA TRICR EUGÉNIE (30.000). Totale 466.000 franchi.

Reco dunque un mpplemento di 466.000 franchi speso da un governo che ha la prima Marina d'Italia per non impedire io sbarco di Garibaldi, che possiede a malapena sei o selle cattivi vapori!» <7 9)_ Ormai, a lla fin e della Campagna di Sicilia la Marina non costituiva q uasi pili una forza combattente per il re Bo rbone; e la sfiducia cfolla ciu:ik era circo ndata non era che la controprova di quella realtà dolorosa. Le crisi di coscien za e gli allettamenti sardi avevano definitivamente liquidato l'efficienza della flotta: le operazioni militari non venivano eseguite e alla fine nemmeno più ordinate, le operazioni di trasporto venivano assicurate quasi esclusivamente co n basti-

(79) " L 'bpér,mce" del 30 agosto 1860. I.' Agrari aumenta d i 100.000 fran chi la somma mensile spesa per il noleggio dei nove bastimenti, ma il dettaglio riportato dalla lerrera che abbiamo citata semb ra molto pit, conv incente; cfr. Da Palermo al Volt11mo, cit., pag . 210. D 'altra parre, affar i molto accorri non ne faceva nessuno, in quel conflitto, premuti come erano borbonici e garibald ini dalle necessità della guerra; si può ricordare che il Persani, scrivendo il 2 agosto a l Cavour, affermava: «Le fregale che s'aspettano di Londra sono legni non maggitwi in porla/a al MA!.PATANO, e wn macchine di .roli 150 cavalli. l'agano cotali legni a peso d 'oro. Qui il rubare sfacciatamente è all'ordine del giorno ... »: Liberazione del Mezzogiomo, cit., vo i. TI, pag. 8.


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menti stranieri noleggiaci. Per il governo di Napoli la g uerra marittima terminava con la più completa delle disfatte, una strana disfatta, venuta senza scontri e senza perdite che la giustificassero sul piano strettamente militare. 35. La Marina napoletana aveva affrontato la g uer ra senza una adeguata preparazione morale, priva di entusiasmo e di fede nella monarchia borbonica, incerta sugli ideali che avrebbero dovuro costituire il più va li do stimolo spirituale alla sua p artecipazione alla di fesa dello Stato. Le era stato affidato, all'inizio, il compito più importante, quello di fermare in m are il tentativo di in vasione che veniva a rinsanguare una rivoluzione gia parzialmente sconfitra . Ma a quel compito di ca rattere primario la Marina man cò, un po ' perché ordini precisi le imposero una cautela eccessiva , molto perché essa non ebbe, da una partecipazione co nvinta degli ufficiali, una !,'llida tattica e strategica adeguata alle circosca nze. Salpato Garibaldi da Quarto, la flotta borbonica ebbe di fronte soltanto le due nav i dei volontari e se le lasci<l sfuggire nel solo momenro in cui un 'azione decisa ed energica avrebbe riscosso il plauso, almeno ufficial e, di tutti, salvo che, naturalmente, dei rivoluzionari. In seguito, dopo J'episocl io di Marsa la, la fl orra ubb idì, fino alle giornate di Palermo, agli ordini che le venivano impartiti , ma con Io stesso scarso entusiasm o di prima, con gli stessi risultati di prima. Le spedizioni che trasportavano nell'isola rin forzi Ji uo mini e di materiale non furo no mai intercettate, eccetto che nel caso d i Capo Co rso, quanru nque battessero d elle rotte facilmente indi vid uabi li e, specie nella prima fase, q uas i obbligate. M a la Marina napoletana a ndava mostrand o, ogni giorno di più , sempre meno spiriro di iniziativa, sempre meno aggressività, presa com e complesso, fino a divenire uno strumento inutile. Le crisi latenti incominciarono ad affiorare a Palermo, dopo il fa moso bombardamento, m a a nche qui in un a forma tutta particolare, attraverso m a neggi e complotti personali, segreti po11rparler e incertezze, che m iravano, sì, a preparare la defezione degli ufficiali, ma possibilmente sen za rischi, senza che costoro dovessero esporsi in maniera compromettente, come almeno ebbe a fare in seguito l'Anguissola. E in q uesto quad ro particolare - che ceree rivalutazioni dimenticano troppo disinvoltam ente - non è d i ideali che si discute, ma più concretam ente del posto, del grado, sui quali si pone un 'ipoteca per l'avvenire conservando intanto, ad ogni buon fine, quello che già si possied e. Si trovano accenni ri co rrenti all' idea di consegnar e delle unità ai sardi o ai garibaldini, ma poi non se ne fa nulla - ad eccezione della Veloce - o perché g li equipaggi non vogliono, o perché il rischio è troppo g rande, o per ché in sostanza la molla spirituale costituita d a i grandi ideali d ell 'indipendenza e d ella libertà è, sì, forte, ma no n sino al punto di far cagliare tutti i pon ti con il p assaco mediante un gesto audace e risolutivo. Qua ndo questo gesto risolutivo verrà, a Napoli, nel settembre, esso nulla avrà più di audace, a ttuato d opo la fuga d el


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Re, se nza il minimo rischio, senza la minima gloria. E verrà qua ndo la Mar ina b o rboni ca avrà toccato il fondo della disistima, dopo aver raccolto da parte dei corruttori stessi una tale fiducia , che questi dubita ro n o, fino all 'ultim o che la flotta di Napoli non avesse a finire in mano ali' Austria <80)_ La verità è ch e la Marina del re Borbo ne di ventò tropp o presto oggetto e non pit1 soggetto delle azioni che caratte rizzarono la campagna politica e militare. Cavour e Persa no volevano impadronirsene. Garibaldi pure <8 1>, m a sia i primi che il secondo disponevano di una forza marittima inferiore a quella che teoricamente avrebbe porum esercitare la flotta di N a poli. Eppure, questa forza non influenzò in alcun m odo l'andame nto della guerra. fallire le crociere di intercettamento, fallito il blocco della costa sicula sullo Stretto, la flotta borbonica non ebbe pit1 alcuna seria fun zio ne militare in Sicilia. Le crociere protettive, inutili per mancanza di a vversari, non impediro no, che n ell 'uni ca uscita della Veloce con intendimenti corsari, due bastimenti ve nissero cattura ti dai ga ribaldini. La sola azione aggress iva in un porco nemico fu g aribaldina, e così la sola azione di sostegno diretto alle t ru ppe: d i rc:rra impeg nate in co mbattimenro. La Marina borbonica compa rve solcanto in qucll' inldi cc homhardame nrn di Palc:rmo, che sul p iano milirare JieJ e ben pochi risultati, anche perc hé inter rorco ad un ce rco p unrn, cedendo alle pressioni straniere, non senza aver prima clamorosamente raccolto tutti i frutti negativi di un co mportam ento ch e, secondo la mentalità d ei tempi, appariva inci v ile e d isumano. Militarmente, quindi , la campag na siciliana della flotta di Francesco Il fu veram ente ed assolutamente inadeguata alle sue p ossib ili tà, e si puÌ:> spiegare soltanto se si ammette che alla scarsa voglia di b atters i d egli ufficiali si siano aggiunte le p iù ampie manchevolezze d ei comandanti in capo, i quali difettaron o di aggress iv ità, di energia, di capacità tattica e di immagi n azio ne. Cfo li portò inva ri ab ilmente a perdere un 'occasione d op o l'altra, a nche le più ovvie, a nche le m eno rischiose: in nessun caso essi riuscirono a disturbare i movimenti delle fo rze garibal<lin e lungo le coste delle Sicilia, sia qu..rndo tali movimenti erano sostenuti da una debole scorta sarda, sia quando - e fu il più d elle volte g li insorti si avventuraron o in mare d a soli. In nessun caso, neppure a Milazzo, le unità navali sostennero efficaceme nte le truppe di terra; e sullo Stretto, d avanti (80) Cfr. lettera <lei Persa no al Cavour del 29 agosto, in O IIALA, Lettere edite e inedite, ca., cii., voi. Hl, pagg. 362-63; lettera del De Pretis a l Cavour <lei 3 1 agosto, dispacci del Persano a l Cavour del 3 e 4 settembre, lenera riservata dcli ' Astengo al Cavour del 4 settembre, Memorandum in torno al destino della flotta Napolitana indirizzato a l Mi nistero, pure in data 4 settembre, in Libemzione del Mezzogior110. cit., voi. II, pagg. 199, 2 16, 221, 233 . (8 1) «lo debbo andare a Napoli perché ho bisogno della flotta t1dpoletan,1 per atta,·cari, Venezia», così Gariba ld i avrehhe fa tto dire a Vittorio Emanuele, secondo il corrispondente parigino della "Donau Zci111111; '·: la corrispondenza, datata l l agosto, venne rip resa dopo il passaggio ,icllo Stretto da " li Ciom,,le di Roma'', il 29 agosro .


130 agli apprestamenti garibaldini sulla ri va di Punta Faro, nessuna azione seria d i attacco fu mai tentata dalla Marina napoletana, la quale si limitò a pendolare avanti e indietro, scambiando, ma di rado, qualche innocuo colpo con le batterie, e tenendosi costantemente sulla difensiva. Eppure sullo Stretco non c'era il Vacca, né l'Anguissola, a condurre le navi da g uerra del Reg no di Napoli: il comandante in capo e diversi comandanti di uni tà - Salazar, Besia, Flores - nonché gli equipaggi, erano sinceramente devoti alla causa della monarchia borbonica. Si deve dunque ammettere che anche un sostanziale problema di incapacità minasse l'efficienza bepica della Marina napoletana, oltre alle crisi di coscienza ed alla corruzione. Dal punto di vista politico, malgrado la r ilevante superiorità dei suoi m ezzi, la Mar in a borbonica fu assente, e il suo posto, in termini di prestigio, fu p reso dalla Marina del Regno di Sardegna, che si premurò di assicurare la presenza della propria bandiera nel più gran numero possibile di porti, ben sapendo che il vessillo del re Vittorio Emanuele aveva una funzione precisa quando sventolava dina nzi alle città siciliane. Da va nti ad un atteggia me neo così evidente delle poche unità sarde, non la mi nima reazione da parte borbonica; quand o le uni tà navali napoletane comparivano nei porci ancora controllati dalle truppe regie, non riuscivano nemmeno a rincuorarle, canto poco le truppe di terra si d ovevano sentire sostenute da lla Ootta. Un effetto maggio re, forse in volontariamente, ebbe la vista delle navi da g uerra bo rboniche sui garibaldini, in qualche occasione: a Milazzo e sullo Stretto , ad esemp io, i volontari rimasero colpi ti dalla visione della potenza navale nel nemico <82) _ Ma an che in quei casi , la scarsa sensibilità dei com andanti napoletani non permise loro, probabilmente, nemmeno di intuire questo effecro morale che deriv ava dalla sola loro presenza, perché nulla, assolutamente nulla, venne compiuto per sfruttarlo in qualche modo. Così la strana guerra della Marina del Regno delle Due Sicilie visse il suo breve ciclo risolutivo duran te la campagna garibald ina nell'isola. La successione cronologica degli avvenimenti parla chiaro: a maggio, da Marsala a Palerm o, se ne esau rì rono le velleità aggressive; su biro dopo, a Palermo stessa, ebbe inizio il processo di disgregazione, con le aperture del Vacca e con l'intervento del Persano mirante ad ottenere tempestivamente il pronunciamenro sperato; ma anche il pronunciamento, per i rischi che comporta va, fallì, fino a quando esistette il

(82) U na delle cause che spinsero i garibaldini all 'azione di Castellammare di Stabia contro il M onarca, pare fosse proprio la constara7.ione dell'effeno che la B01·bone, con le sue batterie irte d i cannoni, faceva su i volontari, e il desiderio di evitare che !'ancor più formidab ile vascello vi si aggiu ngesse, con le conseguenze morali fac ilme nte intuibi li; cfr. VECCHI , Sloria generale della M ttrina M i/ilare, voi. II, pag. 496. E in precedenza il Persano si era r ecato con la squadra sarda a Milazzo appu nto per controbilanciare, agli occhi delle truppe ga ribaldine, l'effetto della presenza di una divisione navale na poletana.


131 pericolo di d over poi combattere (83l; vi fu, in compenso, l'isolata defezione dell'Angu issola, che riuscì utile alla Marina siciliana di G aribald i e contribuì a scuocere la fi ducia dei dirigenti napoletani nella loro Marina; successiva mente, mentre la fl otta di Francesco II andava sempre più di chiar atamente pra ticando l'oscuro favoreggiam ento del nemico, vi fu la carenza delle o peraz io ni navali sulla costa settentrio nale sicula e il fallim ento dell 'operazione d i sbarramento dello Stretto di Messina. Dopo il passaggio dello Stretto da parte dei ga ribaldini, nessun altr a azione sarebbe stata più tentata dalla Ma rin a napoletana, che avr ebbe assistito senza ha rrer cig li o a lla partenza del Re per Gaeta il 6 settem b re e, con la sola eccezione della fregata Partenope <84 l, sarebbe passata sup ina mente tre gio rni dopo agli or dini del Persano <85 l. Ma il cambiamento d i ba nd iera in quel crepuscolo di settembre, l' illuminazione, le salve d i saluto che avrehhero rotto la pace della baia di Napoli, sa rebbero scaci so lta nto g li as petti colo ristici di una conclusione ormai sconcata da tempo, epilogo logico del dramma mi lita re e m orale che si era svolto in Si cil ia.

(8 3) Non si p uò ignora re che, ma lgrado le sollecitazioni <lei Cavour e l'impegno del Pe rsa no, l'ammiraglio non r iuscì a condurre con sé in Adriatico, nella cam pag na contro Ancona, neppure u na sola nave de lla ex M ar ina borbonica; cfr. la lettera del Cavou al Persano in data 3 l agosto 1860 , CHI ALA, Lettere edite e inedite, ecc. , cit., voi. III , pag. 357, e G AHIUELE, àt. , pagg. 28-3:-; . (84) La pa rtenza <ldla Partenope, affollata d i marinai, da Napo li per battersi a ncora a fia nco del re Francesco II , fu certame nte un episodio patetico e, in u na q ualche misura, co mm ovente. E<l è sintom atico constatare che mentre la bassa fo rza si schierava così apertamente con il regime sconfitto o, per lo meno, rifi uta va ai vincitori la propr ia imme d iata collahorazione, gli uffi cia li al contrario si fa ceva no premura d i info rmare i nemici del re Bo rbone d i <love a vrebbe ro po tuto rrovare ie armi <leiia Marina napoletana; cfr. , a d esempio, ia segu ente iettera del Tilling a l Sirtori , d a tata da Napo li il 2 7 settembre 1860: «Da relazioni ,nmle da ufficiali della Marina Napolet,tnd venni a ,wioJcere come eriJteno in que.rto ar.renale venti obici t11l'incirca da 12 da montagna che ;ervivano a bordo

delle Ft·egale pe,· lo .rbarw, 111011/ali a /1tlln p,mtn e pronti per qual1mq11e .rervizio colle ret1ltive c,iriche e proiellili. 'J.'rovansi pure nello .rte.r.ro A rsen,t!e d11e can11011i rigati di groJJo t"alibro, di nuovo modello, del capitano TJak.ley, i q11,, li lrovavami a bordo della corvetta V T'l"J'ORJA ve1mt,1 11/ti111amente da Londra. Esùtono eziandio le cariche e i proiettili l1111givt1li ,, peramione pei d11e maawnati cannoni che sono di una enorme portata. I loro a/f11rti ;0110 da bmtimento, mtt d11e "!fusti dRi c,mnoni d'aJJedio si polrebbero aievolmente ridurre per q11e.rti. Havvi nell'Anenalc al Parco di Marina l'ufficitt!e di Artiglieria N<tglo il quale potrebbe provare i cannoni nonché appro11t,1re ii t11tto. Q11a!ora Ella ciò credeJSe oppor/uno, non avrà che a f armi arrivare 1111 .ruo ordine»; in AST , Archivio de/1'1',Jercito dell'Italia Meridion,ile, mazzo 83 . (8 5) «Ai tramonto la Squadra napoletana ha ùsato i colori rardi ed ha .rparato i .r,tl11ti mili, ed è reg11itt1 1111'itl11111inazione genert1!e. Il vice-,unmiraglio sardo wnle di Perrt1no ha prero le navi napo!ettme .rotto il J110 comando...»: rapporto n. 22 del contrammiragli o Mundy al Segretario dell' Ammiragliato, d a bo rdo dell'Hannibai, ancorato nella baia d i N a poli , l' 11 settembre 1860 . P .R .O ., Lo ndra, Admira!ty, I, 57.33, fase. 828.



CAPITOLO V


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IL PASSAGGIO DELLO STRETTO

SOMMARIO: 36. Garihaldi sullo Stretto. - 3 7. Riorganizzazione dell'Esercito. - 38. Napoletani e sardi tra l'isola e il continente. - 39. Il tentativo del colonnello Musolino. - 40. Dirottamento della Spedizione Pianciani. - 41. Garibaldi forza lo Stretto. - 42 . L'incidente del Protis. - 43. L'ultimo atto della Campagna di Sicilia.


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36. Il braccio d i ma re ch e si frap p one tra la Sic ilia e il co ntine nte n on costitu iva soltanto un ostacolo , da l punto di visrn mili rnrc, al p rosegu imento della Ca mpagna di libcraziu11e del Mczzogiornn, ma segnava alrrcsì un conlìne di immensa im po rta nza da l p unto d i vista poli tico: era lì che si sarebbe dec iso se la conquista dell'isola doveva rima ne re fine a se stessa, o costitui re solam ente la p rima tappa di u na ma rcia mirante a co ncludersi a Roma. Sulle intenzion i d i Garibaldi n on poteva esistere dubb io alcuno: oltre a conclama re più volte e solennem ente i su o i scopi, il Ge nerale aveva p alesemente rivolto la sua atten zio n e, sin dal mese di g iugno, ai p rep arativ i del p assaggio (Il; e le «voci» ch e a ndavan o d iffo nde ndos i era il pubblico in Italia e in tutta Europa, o ra alla rmate o ra a nsiose, precorreva no gli even ti da ndo per scontato il p assaggio dello Stretto, gi à da d ue mesi p rima che esso effe ttivam ente avvenisse, sia sulle colonne de i

( l ) Da Palermo, il 30 giug no, Garibaldi scriveva al Medici, a Termini l mercsc: «C'aro Medici, il cttpita110 Lavanl!o va colla Jt/!Jtente 111iJJio11e. Ti ttffompagnmì fino a Caslroreale e di là si avvicinerà allo Stretto onde cap,,citar1i dé luoghi S11l!a WJla da potervi riunire un n11111ero determinato di barche. Egli mi avviserà di t11tto quanto riguarda 1111 'opmizione di paSJaggio. Tu devi prole/!,/!,erlo ed aiutarlo in tutto ciò che possa abbùor.narr.li.. .» . li capitano Lavarello fu d i ritorno a Palermo il 12 luglio e comu nicò a l gene· raie i seguenti dari: fra Ter m ini l merese e Messina, accertata l'esistenza d i circa 570 imbar cazioni da pesca d ella capacità d i dodici persone ciascuna; altre barcacce di capacirà imp recisata esistenti in vari lu ogh i, 65 a Messina , 30 a Milazzo e poche a ltre nelle tonn are <li San G iorgio a Patri; nessuna risposta al quesito form ulato da Gar iha ld i circa la località più opportuna per effettuarvi il concentram ento dei nata nti sulla riva dello Stretto, p rohah ilmcnrc per.ché il Lavarello non ern riuscito a spingersi fì n là a d effettuare i necessari sopralluogh i. Cfr. AGRATI , D,i Palermo al Voi/umo, M ila· no 19 .'37, pagg. 120 e 124; M. GABRIELE, Il passaggio dello Stretlo (agosto 1860), in Rivi.ria mttrittima, Roma, maggio 1960, pagg. 43 -59.


136 giornali (2), sia nella corrispondenza dei privati <3l. Quando la vittoria di Milazzo ebbe aperta la via di Messina alle truppe gari baldine, e ancor più quando la Convenzione Medici-Clary, posteriore di una settimana appena al glorioso episod io, ebbe praticamente concluso la Campagna di Sicilia <-1>, a Garibaldi ed ai suoi collaboratori venne a presentarsi una serie di problemi , tutti di urgente soluzione, sia sul piano politico, sia su quello militare. Le intenzioni del Generale, d elle quali, com e si è detto, egli non aveva ma i fatto mistero, urtavano contro le vedu te della Corte e del governo di Tori no O ) e contemporaneamente contro gelosie e tradizioni locali che, n el turbole nto e confuso ambiente palermitano, cospiravano insieme ai danni del Dittatore assente <6). Questi, tuttavia, senza darsi troppo pensiero né d ell'una né dcli' altra cosa, se ne stava sul litorale di Punta Faro a studiare il modo di traghetta re i suoi u omini sulla riva opposta, nella logica presunzione, dettata dal più comune b u on senso, che su quelle acque, da quel momento in poi, si sarebbe eser citata la più

(2) Cfr. , a titolo di esempio, " L 'lllmlralion .. del 23 giugno, nella 4uale si parla di sbarchi d1 truppe , al comando del Medici, in rerrirorio <.: ala brese, nelle vicinanze di Carnnzaro .

(3) Tnreressanri , al r iguardo, le lettere inv iate da un anon imo congiunto a mons. Rand i, [)cJegato Apostolico della Provi ncia d i Ancona , wnservate nell'Archivio di Stato di Roma; vi si legge in , daca 16 g iugno: ,, ... le Ctlftthrie sono s!ttle ocr11,')t1!e dctl!e tmppe di G11riht1ldi ... ", e addirittura, sorro la d ata del 27 giugno: « . . . ieri sera J·i dicrva t-he Napoli fom, wd111,1... »; ASR , Mùcdlm1ea di Carie Politiche Riscrv,1te, b. 132, fase. 46?3) n. 4 64 e 47I. (4) Del resto, Jìn da prima della bauaglia di Mila zzo, nessuno c redeva seria mente che Ga ribaldi avrebbe logornro le sue fo rze in un lungo e inurile assedio di Messina, anzi che puntare al più presto su l cont ine nte. Cfr., per tulli i g iornali stra nier i dell'epoca, I" f.spérance di Ginevra dei l8 l1.1glio, <.: he pu bblicava dal suo co rrispo ndente da Torino: « . .. per me, credo poco atl',1tt,1cco di M es.ri11a. non ci ho mai creduto; penso che Garibaldi, ,·on q11e.rla abile 111a11ov1·a, ce·rca di allirare le truppe napolelane a MeJJina, ed alla prima occasione .rbarcherà in /erra fe,wa». (5) Pe r no n avere alcun duhhio in proposiro, è su ffic iente scorre re il I e il 1T volume dei carteggi cavour iani della serie Liberazione del Mezzogiorno, Bologna 1949. D'altronde , nella capitale del Regno sardo era nctt:1 la conv!nz!o r!C c he soh?11cntc s ul M ir?c io e sul Po s i sarebbe ro por..1 t! Jcc?d t>

re i destini dell'Italia . Tra !altro, dovevano costituire un valid o motivo di preoccupazione a n<.: he i movimenti delle truppe austriache in v icinanza della frnnriera, dei quali esiste tracc ia in dive rsi documenti dell' Archivio di Stato di Torino (Sezione IV - Guerra Marina). Basti ri portare la lettera n. 70 3 del 19 luglio 1860, scritta dall' Ufficio del Ga hinetco del Seg retario della Marin a a l Mi nistro della Guerra: «Con lei/era in da1a del 18 l11r,lio il Comandanle della Regia Ffollif!,lia del Lago di Garda riferùce che da alm11i giorni ml/e frontiere tirole.ri che conter111ina110 il territorio lo111httrdo .r'opertt 11110 .rtraordi11ario mwimento. Ufficiali Generali e Superiori del Genio visitano trmi i punii del confine, oJiervano e s111dia110 wgnalamente quelli rhe si offrono domin,mti e principali. Da Bolzano a T rento .rt,mno m1glio11,1ti in q11e.rto momento lU mila uomini, e finalmente che le fortificazioni di St. Nico/o A mpola Lardaro e Mizzolombardo vennero in questi 1dtimi giorni .rpinte con .romm,i ,tlacrità. Tali notizie che detto Com,md,mte dice perven111e da fonte leale e prem11rosis.ri111a, lo .rcrivente M inistero si affretta di portare a COf!,nizione di codesto Dicastero della G11erm ad opporllm,1 J/Ja informazione e norma» (AST, M arina, Per.ronale, mazzo 363, Regi.rtro copùtletlere). (6) Cfr., per tutti, D . M ACK SMITH, Ca11011r e Garibaldi, T orino 1959, dove è ben lumeggiata la siruazione.


137 rigorosa sorveglianza da parte della Marina borbonica <7 >_ li primo provvedimento di Garibaldi non appena giunto sulle sponde dello Stretto, era stato infatti , come ci si poteva arrendere, quello di schierare le sue truppe lungo la costa siciliana e di fortificare Punta Faro, piazzandovi le artiglierie di cui disponeva, nonché quello di riordinare i suoi reparti , a mano a mano che prendevano posizione <8>. Certamente, se era bene, da un laco, che le camicie rosse non perdessero lo slancio da cui era sta ta ca ratte ri zzata la loro avanzata irruente da Marsala a Messina, d'altra parte tutte le unità avevano un estremo bisogno di riposo e di riorganizzazione: non minore bisogno ne avevano per altro i borbonici <9>, onde nell'un campo e nell'altro la necess ità asso lu ta di una pa usa di qualche settimana nelle operazioni militar i. Durante rai e pausa, e me ntre la Marina sicilia na di Garibald i moltiplicava 1 suoi sfor7.i per riu sc ire :1 tra sp ortare nel piì.1 breve te mpo p ossibile u omini e mate ria li su lle ri ve dello Stretto , venn e mani fcs rnn<l osi se mpre più chi aramen te, sul piano p olitico, l'atteggia me nto nega ri vo d el go ve rn o sardo circa l'<:ventualirit c he i volontari prosegui ssero la g u e rr:1 sul co ntine nte. Cavour, passa ndo a rrral'annessione della Sicilia: e riprendendo una significativa immagine g fa predil em1 , .) 50 anni prima, dal duca Valentino, appetiva la fogl ia siciliana di q uell'italico carciofo che, secondo lui, andava mangiaco a p oco a poco: da ciò il suo grave timore che il Generale e le sue milizie ri volu ziona rie finissero per procurargli una catastrofica indigestione. Questo spiega come Garibaldi, nove anni più tardi, abbia potuto affermare a Barilli che il divieto di oltrepassare lo Stretto , giuncogli da T orino in quelle difficili circostanze, era «un fatto storico» ( IO)_ Coerenti con una siffatta linea di condotta furono i maneggi di Cavour tra il luglio e l'agosto, diretti manifestamente ad evita re il seguito dell 'impresa garil:pldina, o, nella

(7) Era cosa ovvia, e vari corrispondenti stranieri la davano per cerca, seguendo più le previ sioni del h uon senso che non la realdt della situazione. Si veda , per esempio , ''L 'lllmtrated L ondon N ewJ", che fin dal 23 giugno info rmava così i suo i lettori : « ... t he 11eapolila11 cmisen .. . every day become more 111111zero11.r ,md acrive... » . Analoga previsione, che i fatti dovevano in seguito smentire clamorosa· m ente, era fo rmulata ancora il 2 agosto dal Persa n o, che scri veva al Ca vou r: « ... Il Faro è guardalo bene dt1' croci,itori 11t1poleta11i, non Jarà faci le il panaKJ;io Jmza legr.i che proteggano le barche .r11!1e q11di il G enerale vuol tentare il tragitto ... » cfr ., Liberazione del M ezzogiorno. cit., voi. 11, pag. 8. (8) Lo schieramento è ben noro. La Divisione "Cosen z" a sinistra, da Messina alla Puma del Faro (29 lug lio), rinfor1.ata il 2 agosto dalla Brigata ··sacchi"; a l centro, a Messina, la Division e " Medici "; a d estra , la Divisione "Bixio-Tiirr" in marcia da Catania, la quale prese contatto a Messina con il cenrro dello schieramento il .'30 luglio. (9) Cfr., rra l'altro, i riassunti della corrispondenza trovata a bordo dei catturati hastimcnri D11t'a di Calabria ed Elba, allegaci alla lettera n. 11 O del 2 1 lugli o 1860 da Palermo, d el Crispi

al Sirtori , in AST, Archivio Eserciro dell 'Italia Meridionale, mazzo 11 , appendice XXVIII. (10) C fr . C. CESARI, La Campagna di Garibaldi nel/'lt,tlù, M eridionale, Roma 1928 , pag. 155.


138 peggio re delle ipotesi, a prevenirne i successi troppo cla mo rosi. Il 14 luglio egli aveva scritto al Persano: « . .. La via che segue Garibaldi è piena di pericoli.. . Conviene impedirgli ad ogni costo di passare sul continente e promuovere invece un moto a Napoli... » 0 l)_ Il primo agosto, scrivendo al Nigra, il ministro spiegava ancor più esplicitam ente il suo pensiero: «Se Garibaldi si fa padrone del Regno delle Otte Sicilie, Vittorio Emanuele perde tutto il suo prestigio. Probabilmente conserverà la corona, ma questa non brillerà che del riflesso della luce di un avventrtriero eroico. Questi sarà più forte di noi. Il Re non può ricevere la corona da Garibaldi: essa vacillerebbe troppo. Dovrebbe prendere Verona e Venezia per far dimenticare Palermo e Milazzo... Bisognerebbe che il governo di Napoli cada prima che Garibaldi pa.r.ri sul continente o quanto meno che se ne renda padrone.. . bisogna rendercene padrone noi ... J<icmoli è stato convinto che una spedizione in Romagna avrebbe conseguenze spiacevoli e l 'impedir/t. Farini va a Genova a parlare con Bertani e a dissnaderlo .. .» <12). In conseguenza, il gio rno m edesimo il Ministro p rovvedeva ad impartire al contr'ammiraglio Persano le seguenti istruzio ni, oltremodo perentorie: « ... Non aiuti il passaggio di Garibaldi ml continente; anzi, veda di ritardar/,o per via indiretta il più poJJ"ibile...» <13). Nell'incerta ed oscu ra atmosfera politici che sembrava avvolgere il fururo dell'a7.ione garihaldin a, il Dittator e decise pertanto d i puntare ancora una volta sul fatto com piuto, risoluto com e no n mai a contin uar e e a completare sul continente l'impresa che fi no allo ra aveva daco così m iraco losi r isul tat i. T.a situazione era per altro condi zionata da d ivers i fatto ri non trascurab ili , che è bene r icordare sinteticam ente per tratteggia re un q uad ro completo dello sfond o psicologico e m ilitare in cui il passaggio dello Stretto venne effettu ato. 3 7. Disastrosi per i ho rho ni ci erano evidentemente i patti, che il 28 lug lio erano stati firm ati a Messina da T ommaso de Clar y, M ar esciallo di Cam po, comandante le truppe napoleta ne, e dal generale Giacomo Medici. I r egi si impegnavano ad abband onare al suo destino la Sicilia, senza però ricevere in contropartita la minima gara nzia contro l' invasio ne del continente; un contingente d i truppe borboni che, inoltre era bensì auto rizzato a rimanere a presidio della cittadella di Messina, ma «con la condizione di non dovere, in qualsiasi avveni-

(11) I.a Uberazione del M ezzogiorno, voi. I, Bologna 1949, pagg. 328 e 329. (12) Carteggio Nitra-Cavour 1858-6 I , voi. IV, Bologna 1929, pagg. 122-12 5. ( 1.3) l .iberazione del M ezzogiorno, voi. II, cii. , pag. 2. Di ben dive rso tenore era la famosa «seconda lettera» inviata a Garibald i <lai r e Vittorio Emanuele p er mezzo del suo u ffìc ia le d'ordinanza capitano Giulio Litta M odigl ian i alla fì ne di luglio: lerrera rimasta ig nota per cinqu an t'ann i e pubblicata soltanto nel 1909, sulla rivista " li Risorgimento italiano", dal colonnello D omenico Guerrini che l'aveva rinvenuta nell'archivio d i casa Litra Modigliani a M ilano. M a a nche tale «seco11d,1 lettera» parrebbe essere p iù l'espr essione d i idee personali del Re che non lo stru mento d i un estremo doppio g ioco politico di Cavour .


139 mento, recar danno alla città, salvo il caso che tali fortificazioni venissero aggredite, o che i lavori di attacco si costruis.rero nella città medesima»: e cioè, praticamente con l' im pe· gno di non partecipare alle ostilità sino al termine della g uerra. Infine, il punto 6) della Convenzione stabiliva che il commercio marittimo avrebbe dovuto ri· manere completamente libero per entrambe le p a rti : e non è chi non veda come una clausola del genere si risolvesse in un enorme svantaggio per i soli napoleta· ni, il cui compito, al contrario, in un immediato futuro, avrebbe dovuto consistere principalmente, se non uni ca mente, nello sbarrare lo Stretto al fine di impedire ogni contrabbando di uomini e di arm i tra le du e spo nd e ( l /4) _ T uttavia, sebbene la convenzione M edici-Clary sa ncisse la pessima situaz io ne dei borbonici, avvilici per i cont inui insuccessi e indeb o liti dal di lagare, nelle lo ro file e soprattutto nei loro quadri, d elle di ffide nze e delle reciproc he gelosie, d 'a ltro nd e n on mol to meno difficili erano le co ndi zioni in c ui versava no i garibaldini , ma nca nti d i v iveri e di med icin ali <15>, di so rdin.i ri n ei re parti e d ericienti nell'armamento <16 )_ Contrattem pi in serie e ripetuti acri di indisciplin a d isce nd evan o come un logico co rolla ri o d a lr improvvisazione, c he e ra ir r imedia b ilme nte: ,1 lla base del l'ordin ame nco e de l fu,1:1.ionament0 dell'esercito cli Garibaldi: e no n se mpr e con successo si s(orzava110 i comanda nti di ogni grado, all o scopo di correggere a lmeno in parte una tale deprecabile situazione O 7> . La co nclusione stessa d ella Campagna di Sicilia, felice esiro di un'avventura che ai p iù era poema appar ire agli in izi assai avvemata, aveva fatto sorgere un grave problema, fonte ininterrotta di preoc(lit) Cfr. AGRATI, ibidem, pagg. 232-36. Le lamentele d el la Marina, di cui il Clary parla nel suo noto telegr a mma al Pianell in dara 28 luglio, si riferivano probabilmente a nche a questo aspet· co della sitoazione.

(15) Cfr. lettere, telegrammi e carte varie del medico dello 5.M. garib aldino e delle autorità d"Incendenza, nei mesi di lug lio e agosto: AST, Marina Personale, m azzo 363; AST, Archivio Militare di Sicilie,, mazzo 180. (16) Cfr. ordini del g iorno e ca rte diverse in AST, Archivio Esercito ddricalia Meridionale, mazzo 83. ( 17) «Sono le q11allro pomeridiane e non si è ancortt pot11to avere denari per la paga. Coi 10/dati a d~e;Ùt· no non posso imbarcarmi. La s11pplirn quindi (t volermi autorizzare a protrarre la partenza fino alle 7 q11,ilor(t dbbia s11bito i denari. Se anche Ofif!,Ì rM1 è poJJibile averne, ,men@ s11e dùpo.rizio11i i11 J,roposito. Non mi verme ancora cormmicalo dalla piazza ii nome del legno e le disposizioni d"imbarco»: così il m aggiore G . Pelleg rino della Brigata "Sacchi ", da Palermo il li agosto , al Ministero della Guerra , ecc.: AST, Archivio Militare di Sicilia, m azzo 180. l vi si trovano pure numerose pratic he relative a richieste varie di inden· nizzi per furti e d anni compiuti dalle eruppe ga ribaldine. Anche nei riguardi degli ufficiali, che dovevano comba ttere tale staro di cose, l'organizzazione era spesso defìc ience: cfr. Diario ,monimo frammentario prmo il Museo del Risorgimento di Milttno (già puhh licaro dall' AGRATI, Da Palermo al Volturno. cii., pag. 23 7 e Appendice 1 7, pagg. 603-607): «I O axos/o. Arriva la Brigattt "S<1cchi". li Generale dà ordine che, vista la ristrel/ezza delle nostre fìnttnze, gli 11fficiali dal colo11ne/lo in giù non riwveranno che 2 franchi al J!,Ìorno» . A proposito di r istrettezze, si può r icorda re che il Cri spi, scrivendo all"O rsini il 2 1 lug lio da Palermo, disponeva che si eliminasse l'uso della car rozza il più possibile p er gli uffi cia li e i per sonaggi che se ne servivano a spese dell'erario, AST, Archivio J::senito delf'ltalia M eridionale, m azzo 11 .


140 cupazione per i dirigenti garibaldini: l'atteggiamento delle truppe siciliane, tra le quali non pochi elementi ritenevano esaurito il loro compito dopo la liberazione dell'isola dal giogo borbonico e non intendevano restare piL1 a lungo sorto le armi , istigati e favoriti dalle famiglie e dalla maggior pa rte della pop olazione. Indice assai eloquente di questo non felice stato di cose è un a circolare diretta ai comand a nti di reparto - sen za d ata e senza firma, ma sicu ramente di quei giorni ed emanata probabilmente dal Sirto ri, Capo di Stato Magg io re G enerale - nella qu ale, dopo ave r rammen tato la necessità di m antenere la disciplina tra le truppe, così si scong iuravano i sicili ani di non voler abband ona re l' impresa di Garibaldi : « . . . t<icordino essi che il Difensore di Roma, l'Eroe di Calatafami, di Palermo e di Milazzo, non venne in Siàlia per la sola Sicilia, ma per l 'Italia tutta che fu sempre nel suo cuore, in cima ai Stloi pensieri. Egli non deporrà la Jpada se prima la ma Italia non sarà affrancata dagli interni e dagli esterni nemici che la tiranneggiano. Egli invoca oggi il braccio e l'aiuto dei siciliani, ed essi a lui vincolati da un sentimento di gratitudine come inverso il loro liberatore, sentano l'altissimo dovere di accorrere sotto la sua bandiera, combattere, morire {On l11i: se non In faran no avranno la maledizione dei presenti e dei posteri. Siinnri comtmdanti, farete manifesti questi ordinamenti di Pt1tt·ia carità, 11011 solamente ai militi, 111.:1 ,,i p.:1remi eziandio, etile madri e alle .,onlle eh~ i;;t.:n·~,l.ranno appo voi per il permesso di ttn giorno, di un mese, dei loro figlioli, dei loro fralelli. Soggiungerete anzi a queste: " L e Spartane, le donne dell'antica e della moderna Grecia, le L ombarde ai tempi della Lega, le odierne Lombttrde, madà dei volontari venttti in Sià!it1. mm traf,1gavann i lnrn mariti, i loro figlioli. quando il nemico minacciavtt !t, patria, ma ii Jpingevano e li infervoravano alla battaglia··. N11,lla di più Jiossente del fascino che la donna es11rcita sull'uomo, quando è rivolto a spingerlo ad imprese gagliarde e maJ!,ntmime.. . » <18 ) . Mo lte notizie che serpeggiavano qua e la tra i r ep arti non contribuiva no certam ente a calmare l'inquietudine né a mantenere l'o rdine: «Dtt un Ujjìàale del nostro Corpo» scriveva un tenente colonnello al J!,enerale Sirtori «ci viene manifestato che esistt un complotto di soldati volontari siciliani. i quali, nella speranza di tm maf!,giot· wldo, tent11ranno verso sera di correre al nemico in Cittadella; ciò mi credo in dovere di anmmciarle, onde possa prendere le misure che crede migliori, mentre dal canto nostro ahbùuno dato disposizioni per sorprendere questi disertori» <19>. R d ieci gio rni piLt tardi, il 17 agosto, il m edesimo, semp re al suo gener ale: «Nelle attuali circostanze e con lo spirito dominante ne ' Corpi, riesce oltremodo difficile ottenere dai medesimi qua!unqtte sia sorta di lavoro...» (lO) _ ( 18) AST , Archivio Esercito defl 'Tt,tlia Meridi()nale, mazzo 8 3. ( 19) Tcn. col. Spangano, Capo <li S.M . della Il Brigata della 15 • D ivisione (qu ella comandata da Eber), al generale Sirto ri , Capo d i S.M.G ., <la M essina in data 7 agosto: AST, Archivio Esercito dell'Ttalìa Meridionale, mazzo 95. (20) ibidem. Tn altre carte dello stesso ma7.7.0 si trovano notizie d i disordi ni , d i a rmi rese inservibili, d i spa ra torie avvenute per erro re o per di vertimento , ecc. .


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Oltre alle voci disfattistiche e allarmistiche (2!) ed alla svogliateaa che discendeva dalla rilassata disciplina, g ravi fatti e ra no fonte di a nsia. A pa rte l' instabile umore delle popolazioni, rivelato soprattutto da quel triste e n otissimo episodio di Bronce che Bixio risolse, come ognuno sa, con severità estrema <22 l, tra le truppe garibaldine costrette ad un ozio fo rzato sulle rive dello Stretto con tinuavano a veri ficarsi numerosi casi di violenze e rube rie, imputabili questa volta non ai soli volontari isolani. Ga ribaldi stesso si v ide obbligato ad emanare da Messina, il 30 luglio, un ordine del giorno nel quale esortava i suoi soldati ad evitare i furti e le depredazioni in danno a lle popolazioni rurali (poveri figli della campagna), specialmente al m ome nto in cui stava maturando la frutta. E la non episodicità di cale fenomeno , che per le su e proporzion i era tale da allarmare p ersino i medici dell'eserc ito, vie ne con fer mata dal capo medico Pietro Riposi, in una sua lettera da l r aro in daw 13 agosto, alla qua le lo S.M. fece segu ire due g iorni d o po un ' apposita circo lare un_ Infine, o ltre alla frequ enza d elle diserzioni temporanee o definitive, aveva luogo assa i di frequente un altro d eplorevole fen omeno, ti picn di qucll'a rrna ta r:1ccogliriccia rc nura i nsicme un ica me nt c dall' c nc rg i,1 e dall 'asu .:mlcntc persona le d ei capi : il p,1ss,1ggio d ,1 un rèp,trru .ilLdtro pe r ini ziarrva dei srngoi1 17·1), moda clte d1ve1 111e III l.>rcvc umrag1osa . Ep pure, in simile difficoltosa situazione, era tanti e così gravi ostacoli dipendenti da uomini e cose, da amici e nemici, Garibaldi e i suoi collaboratori. con straordi naria tenacia e co n incrollabile fede nel successo finale, continuavano ipercerriti ad organizzare l'attacco al continente. L'arcigiieria sistemata aila Punta del Faro <25>, sull'estremità nord-est dell 'isola, poteva ormai battere un largo (21) È interessante osservare come in un primo momenco, la vista delle navi borboniche in crociera, con lo spettacolo imponente di for za che presentavano, abbia esercitato una certa impressione sui volontari; così nelle memorie del garibaldino inglese J. DUNNE si trova l'afferma7.ione che la traversata dello Stretto appariva assa i diffic ile, per la p resenza delle « .. . fregate napolitane che co11tim1t1111er1te bordeJ!J!,iavano a poca distanztt per invigilt1re le coste» (Servizi prestati all'ltalùt nel 1860, Torino 1862, pag. 121). Non porevn.r.o sape re, i soldati di Garibaldi, <.:he di energico, in qud k circostanze, non vi erano che le isrruzioni trasmesse dal governo di Napoli alla Marina, gi,1 minata dai dubbi e dalle indecisioni. Cfr. lettera del Re a l Salazar da Napo li il 28 luglio 1860, in A. SALADINO, L'estrema difesa del Reg110 delle D11e Sicilie, cit., pagg. 1 1·2. (22) Troppa severità, ri teneva il capitano Lambert, senior of/ìcer della Marina briranni ca su lla costa sicula orientale: cfr. il rapporto del 14 agosto da Napoli del contrammiraglio Mundy al vice ammiraglio M artin, P.R.O ., Londra, Admir,dty, T, 57.1 3, fase. 828. In appendice n. XXX. Per i disordini di Biancavilla cfr. a nche AST, Archivio Militare di Sicilia, mazzo 28. (23) T utti questi documenti e parecchi altri d i analogo tenor e, in: AST, Archivio T:sercito def/'J. tttlùi Meridionale, mazzo 8., .

(24) Cfr. , per la Brigata "Eber" : AST , Archivio esercito delfltalia Meridionale, mazzo 95. lhidnrt, numerosi altri esempi : il 20 agosto passarono lo Stretto , diretti dal continente alla Sic ilia, 460 nuovi volontari , i quali vennero assegnati alla Brigata; il 22 agosto F.bcr lamentava che parecchi militari erano spariti dal suo reparto per passare d i propria iniziativa ad altre u nità; ecc. .

(25) Erano in rnm> 35 cannoni rntri tolti al nemico: 12 pezzi da posizione da 24; 6 pezzi da campo; 6 pezzi da montagna ed 11 morta i.


142 tratto di mare sulla rotta più breve attraverso lo Stretto di Messina: tra qu esta città e il Faro era stato condotto a te rmine un notevole concentramento di eruppe, al cui rifornimento e riarmame nto si a ndava provvedendo nei limiti del possibile; n el co ntempo, si riunivano a Messina e sulla costa a n ord dell'abitato tutti i natanti - pochissimi b astimenti e m oire ba rch e pescherecce - ch e la improvv isata Marina siciliana era riuscita a stento a mette re insieme. Il complesso di tali imbarcazion i, in numero di l 70 (assa i meno, quindi, cli quelle 665 unità esistenti sull a cosca settentrionale dell 'isola che erano state censite ai primi d i luglio dal capitano Lavarello a ppositamente inviat0 in esplorazione), ebbe il pomposo nome di «Flottigli a leggera» ed il comando ne fu affidato a Saìvacore Casriglia . Questi si affrettb ad organizzare le sue forze, distribuendo i natami in divisioni e squadrig lie: a capo di ciascuna delle q uattro divisioni mise un ufficiale di provata capacità: il timo niere del Piemonte, Andrea Rossi, co n 50 barche sotto d i sé, e, con 40 barche ognuno, il capitano di co rvetta Antonio Sandri, il capitano Giuseppe Marini e l'ingegnere P aolo de la flotte, ex ufficiale della Marina fra ncese, destinato a ca dere eroicamente dopo pochi giorni sulla costa calabra. N essun a d elle 170 imbarcazioni era ar mata: una relativa protezione doveva essere assicurata alla flottiglia leggera da altre cinque imba rcazioni munite di cannoncini, che furono b a ttezzate, no n sen za palese esagerazione, «cannon iere», e che ma novravano, dirette da un vecchi o marinaio, Bartolo m eo Lo reto, alle dipe ndenze personali del Castiglia <26 ). Sebb e ne presso qualche scori co d ell' inizio di questO secolo la co ncezione d i sba rchi da effettuarsi m ediante l'im piego di materiale leggero abbia suscitato un certo entusiasmo <27 ), e quantunque le amplificazioni giornalistiche presentassero allora all'opinione pubblica quelle povere 170 b arch e p esch erecce come una specie di l nvencible Armada <28 >, tuttavia non si può non riconoscere che, su un pia n o strettamente militare e n ava le, l'effì cie nza clella flottiglia e ra presso che trascu rabile, soprattutto se co mmisurata all'importanza e alle difficoltà del compito che le si attribuiva: di traghettare un Esercito incero, con a rmamento e impedimenta, al di là dello Stretto di Messina, sfuggendo alla vigila nza d ella Marina di Napoli o addirittura supera nd one il contr asto.

(26) Cfr. , RoMITI, àt., pag. 30 .'3 . (2 7) «A. thi of!J!.Ì rÌf!.ttarda il modo col quale i Giapponesi presero terr,1 in Corea e nella penisola del Liao. giovandosi dei loro Sampan, non può sfuggire che Garibaldi li avev,1 preceduti nell'uso di materiale re111iero", A . V. V ECCHI, G,1rib,1/di 1101110 di mare, in " R.ivi.rt,, Marittima" , maggio 19 10, pag. 319. (28) "J,'T/l11strated London News" d el 4 agosto: secondo inform azioni del 2 agosco da M a r siglia, Gar ibaldi starebbe p r epa rando 300 na vi a Messina per tragh ettare le snc eruppe in Calabria.


143 38. Ma q uale era, in questa fase decisiva della g uerra, l'efficienza e il morale della Marina di Napoli? Nella risposta a tale quesito è la chiave della questione, la spiegazione prima del nuovo sorprend ente successo delle camicie r osse. Sostanzialmente, il g iudizio sulla Marina napoletana nel momento cru ciale del passaggio dello Stretto trova concorde la sto riografia, anche se dibattute ne sono le cause: tradimento vero e proprio <29>, o non piurcosto « ... ambiente meridionale e trad izione di inquietudine e di leggerezza», com e scriveva il D e Cesare (30l, ricordan do che g li stessi Bo rbon e aveva no con tribuito a spegn ere l'entusiasm o nelJa flotta 0 1>, preparandola p sicologicamente a divenire preda cli uno stato d'animo particolare, simile alla coscie nza dell;1 propri;1 inutilità . Certo è perÌ> che alcuni documenti p ubbli cati d al]' Agrari, il quale li ha tratti dall' Archivio Sirto ri, sembrerehhe ro comprovare l'esistenza di segrete intese tra il com ando ga ribaldino ed u fficiali della Ma rin a bo rboni ca al m omento del passaggio dello Stretto: si tratta d i lettere, anonime naturalme nte, alcune scritte con la medesim a ca llig rafìa , altre c he appai o no di diversa ma no, le qual i riportano notizie su movime nti e concemr;1m e1Hi di tru ppe napoletan e sulla cosca calabrese, segnala no posizioni di navi reg ie e rrasm errono suggerimenti e consigli circa il punto p iù ad atto per sba rcare di sorpresa, ass icurando devozione e compli cità <3 2)_ Non si puÌ> d imen ti ca re, d'altra parte, ch e su sollecitazione del Cavour <U>, l"ammirag lio Persano aveva intrattenuto relazioni sempre p iù cord ia li rnn g li 11 ffi ci;11i napoletan i, a l punto da poter, il 6 agosro, afferma re.:, scrivendo al ministro: «Gli Stati M aggiori di questa Marina si possono dire tutti nostri, pochissime eJSendo le eccezioni... » 0 4>.

(29) Sulla questione, e sul diverso pensiero d ei p rotagonisti stessi e degli srori ci a l riguardo, cfr .: P ERSANO , D iario privato politico-milit11re dell'armrt. Carlo di Pers11t10 ne/111 Campafitta navale degli anni 1860-61 , Firenze 1869, voi. 1, pag. 93 e segg.; RA NOACCIO, Storia delle M,1rit1e milit11ri it11liane dal 1750 al /860 e della Marin,t Mi/it,m it11/ia11a dal 1860 al 1870, Roma 1886, voi. 1, pag. 240; G UEIUUNI, Liw,, T o rino 1907, voi. I, pagg. 179-186; A GRAT I, Da Paltrmo al Volturno, cit., pag. 32 1 e segg.; B A"ITAGLINJ, li crollo milit,tre del l<eg110 delle Due Sicilie, Mod e na 1938 , Parte I, pagg. 1 1-6 1; Id em, L 'org,mizzazione militare del Regno delle D11e Sicilie, Mo d ena 194 0, pagg. 252-54. (30) I.et fine di

tm

re1;1w, 3" edizio ne, Città di Castello 1909, voi. II, pag. 3/48 .

(31) Il triste ritornn dalla gu errn del 1848, voluto d a l re, era valso di certo a screditare ulteriormente i 13o rbone di fronte alla Marina. (32) AGRATI, D,t P,tlermo 11/ Vo/t11rno, à t., pag. 32 1 e segg.. V i si leggono fras i d el seh'llente tenore: «Onorevole Signor Generale, q11eJta ttoUe ero rimcito 11el/"i111en10. giacché la linea di P1111t11 Pezzo a Torre Cavallo era J/ata Jolo ,i me llffid11t11 e certo 11011 ho 1wat,1 mole.rti11 a/c111111 né ho cercalo di veder niente: spero mi renderete q11est11 gimtizia ... Questa notte vi comiglio di 11011 operare ove dite, giacché ttma 1,, sorveglianZtl s11rà in tal Jilo... Invece per terra port11te le truppe a Campan,,ro Lungo: colà fate l'iffJbano e facendovi largo Jb,1m1Je sopra Sant'Agata, sempre però rt1dendo /11 co.r/11... '.L a/e sito è guardato Jo/o dal FTT:RAMOSCA il quttle nel/11 notte si tiene femto in mezzo 111 Faro, cercando di 11011 vedere... »; e ancora «l'ra Scilla e Reggio si ritmùce sempre pitì. forza t111poleta11a, quindi vi comiglio di tentare .rempre a mezzogiorno ··" · (33) I.a li/;eraziottc del Mezzogiorno, voi. T, cit., pag. 329.

(34) L, liber,, zione del Mezzogiomo, voi. II, cit. , pag. 28.


144 Alcune di queste eccezioni perb come si è già accennaco, erano in linea sullo Stretto: il Salazar, «fedele al Re, ma poco energico e malamente obhedico» <35>, comandava la squadra; il Flo res, comandante dd Borbone, uomo energico e risoluto, il quale, secondo il Morisani <36>, avrebbe il 2.3 agosto con la sua sola fregata ridotto al silenzio le batterie garibalJine di Puma Faro; il Besia, che comandava l'Aquila, ufficiale capace e leale verso il suo Re, del quale si scrisse fosse sraco trattenuto dai suoi superiori, quasi che lo sbarco fosse ineluttabile, dall'attaccare la flottiglia garibaldina durante i preparativi per le operazioni di traghetto <37>. Inoltre gli eq uipaggi erano rimasti fedeli , nella stragrande maggioranza, alla causa boruoniw eJ era il timore delle loro reazioni che tratteneva quegli uffi ciali che patteggiavano per Garibaldi Jall'agire ancor più concretamente: lo rivela anche una frase di una delle lettere pubblicate <lall' Agrati: «Arenare è la mia idea - scriveva l'a nonimo corrispondente - m~, stando la notte in zaffarancio di combattimento, ho tutta la f!.ente sopra e il primo pilota sul ponte affianco a me» O!:I)_ A contrastare un evencuak, per q ua nto improbabi le, ritorno di energia della flo tta napoletana, si è cred uto da molti O?>, che fosse sempre disponibile la squadra sarda incrocia nte nelle acq ue <lei Regno delle Due Sicilie. 11 che è vero solta nto fi no a un certo punto. La condocca delle unirà navali dipend enti dal Per· sii no nello Stretto di Messina è assa i signi ficativa, a lumeggiare l'incerto e talvolta contradJittori o atteggiamento piemontese Jurante la crisi. Si sono già citate le istruzioni che erano state trasm esse al Persa no dal Cavour; an cora il 7 e il 9 agosto, scrivendo al Villama rina e al Persano, Cavour le confermava 140\ mentre si adoperava co n ogni sforzo per far scoppia re un moto li bera le a Napoli, ond e battere sul tempo il Dittatore . L'amm iraglio andava raccogliendo, dal canto suo, la maggior cop ia possibile di informazioni su tutto ciò che avveniva sia in cam·

(35) D. MORISANI, Ricordi slorid . l fatti delle Calabrie 11el J.11glto e .t\.goslo Jl:J6U, Reggio Caiabria 1872 , pag. 32. Secondo l'o pinione del D 1: CESARE, voi. II, à1. ,pag. 2 58, forse persi110 il Salazar avrehhe rrad ico: per il fa cto di aver crasporraco a Paler mo, invece che a M arsala come gli era staio p rescritto, una hrigaca d i tru ppe regie che avrebbe poruco esercitare un ' influenza decisiva per !"ulter iore andamento della Campagna , q ua lor a fosse stata d isponihile sul luogo agli ini1.i d ella ma rcia di Garibaldi. L'apprezzamento appare eccessivo. (36) M ORlSANI, cit., pag. 33. (37) MOR ISANl, cii. , pag. 3/4. (38) Ac;RAn, Da l'alermo ,il Vo/Jur110, cit., pag. 32 1. (39) Ultimo in ordine <li tempo il Romiti, cii., pag. 290 , il quale scri sse che la Divisione N a· vale del Persano «era divenuta rucrice m anifesta della rudime nralc Ma rina siciliana e d i ogni mos· sa che Ga ribald i comp iva sul mare». (/4 0) La liberazione del Mezzogiorno, voi. 11, cit., pagg. 30 -3 1 e 49. In quest'u ltima si esprimeva il convincimento , concrascante con il pa rere del Persano (cfr. s11pra, nota 7) che Garibaldi « .. .11011 troverà alc11rr o.rtacolo d11rarrle lo 1h11rco, Jlanle il contegno della M ari11a 11apoleta11a».


145 po garibaldino sia in campo borbonico, accraverso varie fonti, diplomatiche <41 >, militari <42 >, e segrete, ma non sempre riusciva ad avere una chiara visione d egli avvenimenti che si susseguivano con tanta rapidità. Legaco, del resto, agli ordini ricevuti d a Torino, doveva sforzarsi di mantenere un'apparente ne utralità e di mascherare quanto pii:1 abilmente possibile la protezione e l'assiste nza accordate di fatto ai garibaldini: da ciò una certa tortuosità nel suo comportamento, la quale è manifestata so prattutto nelle istruzioni riservate d a lui trasmesse in data 8 agosco, da Nap oli, ali' Albini, che era stato lasciato con le fregate Vitto rio fimmmele e Carlo Alberto nello Stretto di Messina. In esse il Persano a ppa re alqua nto ambig u o nel prescrivere :il su o sottordine la linea di condocra d a scgùire qualora gli a vvenimenti precipitassero: il comandante della stazione di Messina avrebb e dovu to, in sostan za , proteggere la spedizione di Garibaldi, ma nello stesso tempo gua rdarsi bene dal compiere atti di aggressio ne. La di fficoltà di una cor retta interpretazion e d i s imili o rd ini g iustifica va la pnpless ità d ell ' Alhini : la parola as p edizio ne» indicava fo rse a nc he il passaggio dello Srrcrto? Ma nell'angusto braccio di mare incrociavano, in fo rze assa i super iori a q u eìie sarde, ie n;ivi da gue rra naµniew1 1e: t.u111e a v rebbe <.tovurn cond u rsi il co ma nd ante della stazione, nel caso d i un intervento pesante della florta b o rboni ca in difesa della Calabri a? Ed ecco !'Albini, d opo i primi mino ri te ntativi di sbarco, quando esisteva a ncora il pericolo di un'incensifìcaca attività della Marina del Re di Napoli, scrivere preoccupato al suo arnrniragìio in data 12 agosto: «Nelle istruzioni Je!{rete in data 8 volgente da Napoli ml!'incctrico che mi presrrive di aJS11.me1'e il comando della stazione di Messina , la S. V. !Il. ma m'ingiunge di proteggere la spedizione del generale Garibaldi, ma senza farmi mai aggrmore; ora la spedizione del Generale in questo momento è Lo Jbarco in Calabria e per proteggerlo mi sarebbe impo.r.ribile di mantenere un'attit11dine che non fosse positivamente aggressiva, qtJindi essendo mio intendimento di tenermi strettamente con la massima esattezza agli Ordini del mio Capo, io sono a pregarla di favorir:ni s:,! proposito quei ;nag_(!,iori schi,;,rùnen# che valganu a tug!ier,ni J{./, OJ!,tti incer-

(41) Pa rticolarmente attivi in q uesto campo g li agenti <liplomati<..i sardi: si veda, ad esempio, tra i ta n ti <locumenri che lo comprovano, q ua nto comunicava il Console di Sardegna a Messina al Persa no fin dal 18 giugno : «Jl!. 1110 Sig. Conte, Ilo 1'011ore di confermare alla S. V. Iil.mt1 il precedente mio r"pporto del 13-14 and.Je... Collo stesso omettei dirle che il baiiaKlione Cambinieri tt piedi p"rtì da q11es/a per l'izzo la sera del 13 in rìmpùtzzo ,tl/'8 ° Caccia/ori, penhé q11esto b,ttt11glio11e quando ebbe ordine di m11ove1·e a q11ella volt11 Ji 1111mmti11ò e firo/eJIÙ . .. Ieri p,irtirono 4 compagnie di solrlati... », ACR, Ministero della Marina - Marina Militare, b. 8 l , fase. giugno. (42) Gli uffi ciali della fl otra sarda adempiva no diligcnrcmente il loro dovere di rendere edotl' a mmiraglio di tutto quello d i cui veniva n o a conoscenza: fn:q uentementc si scamb iavan o anche notizie tra loro: così il Galli del la Ma n tic.i, com an danre della Ct1rlo Alberto, scriveva il 12 agosto al comandante della Vittorio cmarmele, d i stazione come lui a M essina: «/ due punti di concentrmnento di tmppe 11apolita11e in Calab,·ia sono Monte/eone e l~eggio. li primo è co111a11d,1to dal maresciallo Via/, il 2 ° dal Generale Brigante (sic)», ACR , Minislero Mari11t1 - Mttrin,t Militare, b . 81, fase. agosto. to


146 tezza, assicurandola intanto che non ometterò d 'impiegare tutte quelle sollecit11dini, che i desideri del generale Garibaldi potessero reclamare, conciliando il mio operato con le norme che fa S. V. lii. ma mi ha sempre tracciato nelle istruzioni anteriori» <43>. Il Persano, il giorno 13, inviò all'Albini Jiverse letter e di istruzioni e, due note che tuttavia indicavano sostanzialmente entrambe la m ed esima linea di condotta: non p r endere parte a tentativi gariba ldini di varcare lo Stretto , né appog· g ia rli d irettamente. Il giorno seguente !'Albini confe rm<> <44>. In realtà, come ved remo, a tali concetti si info rm ò costantemente il modo d i com portarsi della Marina d el Re di Sardegna nei rig uardi d el passaggio dello Stretto: neutralita, sia pu re b enevola , nei confronti di Garibald i, gra 11J1: d efere nza per la per sona del Generale e «so!lecit11dine» nell'ascoltarne i desiderata, ma nessun effettivo sostegno, ness una reale collaborazio ne pratica. A cose fatte, poi, nonostante tutte le «soltecit11dini» dell'Albini, i sardi non riu scirono nemmeno ad a rrivare in tempo per salva re il T orino da lle ca nnonate bo rboniche, mentre un nuovo atteggia m ento più favo revole a Garibaldi inco rni ncib ad esse re preso in considerazio ne dal Persano sola mente a passagg io effettuato e dopo che il Dittacore si crvva va g ià i11 C«h,L,;.. ,,Vi,_-r-fa riprenderem o ::ncc: r:i. qucsw discorse dopo aver esposto i fatti che condussero l'esercito rivolu zio na ri o nel continente. 39. 1 ganbaldini, dunque, fecero tutto da soli . Ma lg rndu ii d isordine.: 1: la disorga ni zzazione, m alg rl'! clo la care nza d ei mezzi materiali , in una situazione caratterizzata d a qu ei fattori che si so no rico rdati, la srrao rdi na ria aggressività dell'esercito volontario ebbe rag io ne di cucce le J ifficoltl{ e di ·tuui gli ostacoli. Di tal e aggressività avevano dato prova ben presto, non a ppe na concentrate a Pu nta Faro, le imbarcazioni della florc ig lia leggera agli ordini dell 'ex coma ndante d el Piemonte. Nei p ri mi giorn i di agosto si era no infatti av uti alcuni tentativi, per a ltro abortiti, di trave rsata; ed u n g iorn o, addirittura, tre cannoniere ga ribaldine tentaro no di catturar e un bastimento a vapore napoletano adibito a trasporto, stringe ndolo con decisa manovra contro la cosca sicilia na; ma la nave fu svelta a contromanovra re per disimp egn arsi da lla morsa, finc hé l 'inter vento te m pestivo della freg ata borbonica F11lmina11/e, al coma ndo del C.V . Salaza r, minacciò di porcare a ll'affondame nto delle t re unità leggere: queste, tu ttavia, riuscirono infine a cavarsela se nza danni e con soltanto qualche ferito a bordo <46l_ Cronache (4 3) Lenera confidenziale n. 68 del 12 agosto 1860 dcli' Albin i a l Persa no, AC.R, Minùtero Marina - Marina Militare, b. 81 , fase. agosto. (44) La liberazione del Mezzogiorno, vo i. Il, cit., pagg. 81 e 86-87. (15) lhidem, pag. I 34. l'er1a110 ,1 Cavo11r il 23 agosto: «Garibaldi me de111a11de pr-otection po11r faciliter le pa.uage d11 n1sla11/ de 1e1 tro11pe1.Je pmse qu'il ne fa11drait pas le lui re/111er: to11jo11rs 1a1wa11/ /es app,,rmm ... ». (46) A G RAT I, Da Palermo al Volt11rno. cii., pag. 283 e segg.; MORJSA.NI, cit. , pagg. 36-37, che fa una colpa al Salazar di non a ver ne mmen o cencaco di affo ndare o catturare le cannoniere.


14 7 vive e pittoresche di quelle azioni, e del più consistente tentativo che seguì il 9 agosto, ci son o state tramandate d a testimoni oculari <47>. Me ntre su lla riva siciliana dello Stretto, Ga rihald i e i suoi cercavano febbrilmente di riorganizzarsi e di prep a ra r si al balzo ve rso il continente e mentre si faceva pertanto tutto il possibile p er elevare l'efficienza e il morale dell 'eser cito rivoluzionario <48>, si pensò di tentare un colpo di mano ch e, in caso di riuscita, avrebbe potuto segnare molti punti a vantaggio dell 'immediata invasione della Calabria. D a Punta Faro, un gruppo di uomini <49> avrebbe dovuto dirigere nottetempo ve rso la sponda opposta, sotto la g uida del colo nnello Benedetto Muso lino, calabrese. il qua le dava assicurazione di avere g i~ streno clegli accordi segreti con la guarnigione de l forte borbonico di Alta Fiuma ra , tra Cannitello e Scilla , uno dei tre che dom inava n o la parte settentrionale dello Stretto: co n lu i sarebbero andati alcun i ufficia li ca pac i e di provato va lo re, Missori, Cattabeni, Bezzi, Nu llo e Alberto Ma ri o. l o stesso Musolino - in un suo posteriore esposto al M inisrro della Guerra , genera le Petitti di Ro re to, redatto il 5 luglio 1862 e inteso a ri ve ndica re il diritto a ri salire da l vcmiduesimo a l te rzo posto nel ruolo di anzianità d ei colonnel li ddl'Eser cito merid ionale - parla in questi termini di quel primo forzamento dello Stre tto: « .. . Intendo JMrlare del paSJaggio del /•ctro, accennalo di sopra OOl, operazione che pttò e deve mettersi alla p,1-ri con q11a'1mqne altro fatto splendido della Cmnpagna del '60, non erdurn farse /n stesso sbr!rro f! .Me!rsa!a. l mperocché trattavasi di valicare lo Stretto con barchette a remo, attraveno 8 freiate a vapore borboniche, che v · incrociavano di iiorno e di notte con la più tenace vigilanza. Trattava.ri di approdare stt ttna .rpiaggia occupata alla lettera da oltre 20 mila ttomini di buona lmppa, fimatici del loro re, e che erano pervenuti di un passaggio che doveva e.reguirsi da un momento all'altro. Tra/lavasi di .rfondare questa prima linea, e poscia guadagnare l'interno, smcitare /'insurrezione nelle città e nei villaggi, richiamare su di me le forze nemiche; affinché sgomberato in parte il litorale, il ienerale Garibaldi pote.rse passare col grosso

(4 7) A. M ARIO, Camicia rossa, Torino 1870; C.S. Siàlies. cit..

FOIIBES,

The cm11paign o/ Gariba/,li in the two

(48) Un singola re documcnw d i quei giorni è in AST, Archivio dell'Esercito dell'Ttalit1 Meridionale, mazzo 95: trattasi del seguente dispaccio del Capo di S.M.G. al Colonnello firiga tliere Eber, da M essina il 4 agosto 1860: «li Ditt,ttore ht1 dùposlo l'he i soldati prendi110 il ca/fé. Si previene quindi V.S. perché mandi a provvederne all'Tntendenza . li locale della distribuzione è il Teatro Mt1rittimo, disceia dei Greci alla ma,·ina. È t1perto dalle due pomeridù111e ,,Ile cinq11e». (49) Ne sbarcarono in Cala bria 188 in cutro: 60 elementi del Battaglione " Bonnet", 120 di Corpi divers i, con 8 ufficiali (AGRATI, Va Palermo al Volturno. cit., Ap pendice 9, pag. 589). (50) Vale a dire nello «Stt1to di AIIenlo», in cui erano raccolte tutte le norizie relative alle Campag ne, ai servizi prestati , alle decorazioni, ecc .. Nel lo stato d i servizio l'ep isodio di cui si tratta è indicato come segu e: «... l'aIIaggio del Faro ,,d Altafiumara, con 200 10/i uomini e con barchette a remo; malgrt1do lt1 vigilanza di 8 freg,ite t1 vt1pore, che irmwiava110 nello Stretto di ,:iorno e di notte... » AST , Archivio faerciJo delrltalia Meridionale, mazzo 48, fase. 155, che contie ne la pratica personale del Musolino, con l'esposto e con copia di akune lettere di Garibaldi, già nore.


118 dell' Esercito .renza pericolo di essere aggredito immediatamente da forze importanti. Erano necessari per riuscire in ttna ùnpresa tanto arrischiata, audacia, accorgimento, infaticabile attività. Il f!,enerale Garibaldi degnos.ri di affidare a me tanta operazione; ed io alla testa di una piccola colonna di 300 circa bravi, anzi di ciò che l'Esercito contasse di pitÌ bravo e generoso, I' mguii jèlicemente. Valicai lo Stretto come una saetta nella notte dagli 8 ai 9 di agosto, ingannando la crodera nemica, tma fregata della quale, ancora pochi minuti, avrebbero mandato a picco ttttte le mie barchette: approdando sul lido calabrese trovo un reggimento borbonico che mi aspetta, mi fo .rtrada attraverso di esso, fa alcuni prigionieri e f!,ttadagno rapidamente le alture dei monti: sollevo dappertutto la campagna; il nemico 1121,ove con oltre 1O mila uomini contro di me per àrcuirmi e schiacciarmi; io non potendo colla mia piccola colonna a[-frontare delle forze esorbitantemente superiori ne sconcerto t11tte le previsioni e le combinazioni e con delle marce e contromarce rapidi.rsime, e sempre in senso opposto lo richiamo tanto nell'interno che Garibaldi dopo 10 giorni, ossia ai 19 di af!,osto. poté tranquillamente approdare a Melito, dove io mi congirmsi con lui il giorno 20 per marciare con lui .ropra Reggio. Fu Fortuna? Ne convengo, giacché io non pretendo di essere uomo stt·aordinario. Ma Vo.rtra Eccellenza sa purtroppo che nei fatti di guerra la fortuna contribttisce per J/ 4 pa.rti, però quando questct fortuna arride, diventt:1 merito per (()/1ti a favore a'el quale si pronuncia ... » .

In realtà, con buona pacl' del Musolino, che descrivl' in maniera così alata gli avveniml'nti, senza ammettere di avl'r p erlomeno peccato di avvl'ntatezza nel dare per sicu ra l'occupazione del forte di Alra fiumara, le cose eran o an J atl' alquanto diversamen te. MollO più cs,itta ern la narrazione che dell'approdo fece un altro dei partecipanti, il Cattabeni , in una sua lettera a Garibaldi dal convento di Fiumara, che incominciava così: «Mio ienerale, abbiamo tutto mancato ... ,, O 1>. Infatti, le barche, durante la traversata, non avevano mantenuto tutte la med esima rotea, coml' l'ra stato p rescr itto 0 2>, ma alc une si eran o allargatl' l'Ccessivamente, anche a causa ddle correnti, sì da perde rl' il contatto, raggiungendo la riva calabrese in p unti di versi da quelli stabiliti; un' a ltra parte dei natanti, a l comando d el D c Flotte, dopo lungo vagare su una rotta tro ppo a no rd, con il per icolo di incappare n ella crociera n apoleta na, e ra stata costretta a tornare indietro. Il grosso, a pprod ato qua l' fa alla spicciolata, si era indugiato sulla spiaggia incerto sul da fa r si, finché il fo rtui to incontro d i alcu ni con una pattuglia borb onica aveva scatenato un gran fu oco a casaccio di fucileria e artiglier ia, e allora Musolino e i suoi aveva no preso la strada dei monti, rinunciando a tentare l'espugnazione dd Forte. Effettivamente la sped izione Musolino fu «dura e non vana, poiché essa era staia ... ttna spina pungente nel vivo delle carni nemiche, e poiché aveva suscitato nei paesi (5 1) Vedi il testo in A GRATI, Da Palermo al Vo!Jurno, cit., pag. 291. (5 2) 1.' ulrima raccomandazione <li Garibaldi, a ll'arco della pa rtenza, era stara q ue lla che nessuno per desse <li vista la vela latina della barca <li tesra, che recava a bordo il Musolino.


149 tutti di Calabria ansie e speranze, agitazioni e allarmi. che al Dittatore spianarono !t, via» O lJ; ma Garibaldi restò, il 9 agosto, piutcosco J cluso d all'esito dell'im p resa e dovette far ridiscendere a terra i 2.000 uomini c he aveva imbarca to sui vapori Oref!,()n, City of Aberdeen e Duca di Cal,1-bria, nella speranza d i poterl i sbarca re sulla riva opposta, se Musolino fosse riusciro davve ro ad impad ron irsi del forte di Alta Fiumara. Una delle concau se d el fallime nto di questa trave rsa ra e di altre del genere con sisteva, a detta degli osse rv ator i, nc:I « ... 11esJ1111 r111imo dei re111igr.mti. per lo pirì pe.rcatori, i quali ttl 1JJ0111e1110 b111J1Jo si t1bbt1/l(l1111,mo ... » <54 >. Ogni giorno i volontari re iteravano i lo ro tc n1;11i vi, d1e finiva no soltanto per dar luogo a dei duelli di art iglie ria e di fu c ile ri a tra le for ze opposte. Una spedizione alquanw più numerosa delk preu:d ent i Vl'1111t· organ izza w per la notte dall' l l a l 12 agosto, nc:l l' int e11tu di portare ri11forzi al la cnlo11 11;1 Mu solinoMissori: vi presero parte circa 600 uomini della Rrigara "Sacchi ", i qua li avr eb bero dovu to sbarcare, co me.: i primi , sorro Alta Fiuma ra. Ma le t i11 quanta barch e d el Castig lia ad ib ire al tr:isporro di qu csw comingenrc, avvist,l((: per tempo d a lla costa c;ilahr.i, vcn nl'ro :itt oln.: da un nutrito fu nco t· f11ro11 0 ohhliga1 c ad i11 vc.: rt ire la rotta rientrand o :ill:t h:1se di Punta Faro, senza t lt c.: le unit~1 horhonid1 c in •

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Queste azioni di for za mento , per qu an to sp oradich e e non decisive, n o n mancavano di tenere in alla rme l'opinione pubblica in tutta Europa . Si può dire c he quasi quotidianamente i giornali dessero Garibaldi per sbarcato sulla Penisola: le voci del passaggio comparvero per tutta fa sern11da dt:rnde di agosto sui periodici inglesi <56l, come sui fogli di tutte le maggi o ri editorie nazio nali. A un certo punto la Marina sarda stessa contribuì involontariamente ad avva lorare le dicerie, comunicando telegraficamente a l Comando Generale a Genova l'avvenuto passaggio di Garibaldi la sera del 14 agosto <57>; incanto dei privati ci t(53) AG RATI , Da P,t!ermo al Vo/Jurno. cit., pag. 319. (5/4) Così !'Albini al Persa no, nel <lln r~pporto dd 14 agosro, i" La !ibcmzionc del 1\iczzv1.;iom o, vol. II, cit., pag. 87. Anche il Dt JNNE, àl.. pag. 122, lo conferma. (5 5) Cfr. LODI , Memorie re/a1ive al 111ari110 Salva/ore CaJliglùi, Palermo 186 I , pas.rim; MORISA· N I, àt., pagg. 2-3 e 5; ilANDACClO, cit. , voi. 1, pag. 237. Eppure. a quanto scriveva l'lllmlralion il 18 agosto, pag. 98, « ... il 111i11i.rtro 11apole1a110... ht1 fatto Japere alle potenze, e Jopra/1111/0 al governo di Torino, che la Jq11adr<1 11apoleta11a aprir,ì il /11oco ml/e navi di bandiera Jarda ,-be Jentermmo di Jhaffare tmppe di G,,rib,tldi». Nessuno, nacuralmenre, prese sul serio la minaccia , ammesso dle venisse avanzata con l'energ ia descritta dal g iornale fran cese. (56) " L'fllmtrated l-1mdo11 NttuJ" dell'l 1 e del 18 agosto. Molro m eglio informaro , salvo qualche errore di nome, risultava invece il Comando in Capo della Flotta del Mediterraneo; dr. il rapporto del 14 agosto da Napoli d el contrammiragJjo Mundy a l vice ammiraglio Martin, P.R.O ., Londra , Admiralty, I, 5733, fase. 828. Appendice n . XXX. (5 7) Telegramma del Comando della G1tln,irt1, spedito da Cagliari il 14 agosto alle ore 1O e mezza di sera , diretto al Comando Generale d ella Regia Marina a Genova e quivi giunto il 15 agosto: «Spedizione .rbarcata Paler1110 il 13. TSFRJi 11011 gi,11110 rimasto 'J. 'erran<tva. Al t110111mto partenza gi1111ge dùpaccio Garibaldi 1barcato ti Scilla», A.U .S.M .M., Roma, cassetta 42, fase. 2.


150 tadini, i soli ti «bene informati», scrivono ai loro parenti che il dittatore è bensì sbarcato, ma ha anche subìto un a sconfitta C58l; e persino il cardinale Anconelli, infine, sembra essersi adattato pessimisticamente, con qualche giorno di anticipo, al fa cto compiu to del trionfo della rivoluzione con la invasione della Calabria <59>. Scavano incanto maturando dei nuovi avvenimenti, e dovevano essere decisivi.

40. Agostino Bercani aveva o rga nizzato in Liguria e in Toscana una nuova :,peJi;,.ione ga ribaldina, la quale, secondo le intenzioni dei maz7.iniani, avrebbe dovuto essere destinata all'invasione dello Stato pontificio, per completa re l'opera di conquista nazionale della Pe nisola; apre ndo un secondo fronte nell 'Italia centrale, una cale spedizione ,ivrebbe avuto inoltre l'effetto di contribuire validamente ad alleggerire la pressione co ntro Garibaldi delle for7.e borboniche ancora effici enti sul fronte meridionale <60 >. Naturalmente, co m e era proprio della mentalità ma:a iniana, tutto questo programma non teneva abbastanza conto delle enormi difficoltà e complicazioni che sarebbero potute nascere in campo iuccrnazio nale. Vi pensava, invece, il conte di Cavour, il qua le, anche nel costante timore che nu ovi travolgenti successi finissero per gettare l' Italia nascenre in braccio ai «rivoluzionari», operò in maniera da indurre la nuova spedizione a dirige rsi, volente o nolente (b ll, verso la Sicilia. A capo di essa trova vasi il Pian ciani , con il tedesco G. Rustow quale Capo di S.M.; il piano pred isposto prevedeva un 'adunata ge nerale nel Golfo deg li Ara nci, ma le navi che t rasportavano i volontari trovarono ad aspettarle nel punto di riunione indicato alcu ne unità de lla Marina

(58) l ettere. cir.. di uu anonimo cong iunrn a Mons. Rand i, Delc:gato Apostolico <lc:lla P rovin cia di Ancona: in da ta 14 agosto 1860: « . . . è vero lo Jbarco delle truppe di G,1ribaldi nelle Calabrre. ma è pur vero che Ìi Jlttto anche bal/1110 in q11,1lche parie...», ASR, Mùce//ane,, di carie politiche rùervate, b. 1,2, fas e. 4693, n. 502. (59) Lt:ttera del cardina le Anconelli, Segrcrar io d i Stato, a l N u nzio Aposrolico a Pa rig i, in data 18 agosto 1860: « ... compiutisi i falli della Sicilù, e prof,a[!.afoJi gùì il fuoco in terrtt ferma ... » , ASR, Miiceila11ea di carte politiche merv"le, b. 136. fa se. 4895 C. . (60) C.fr. ROMITI, cii., pag. 30 1. JI 3 1 luglio da Parigi, scrivend o a lrAntonelli, ne p a rla va il Sacconi , accc:nnando a ll' incc:rvelllo fran cc:sc: presso Cavour, che aveva promesso di mandare due nav i da g u c:rrn p er impedirlo, ASR, Mùcella11ea di carie politiche riservate, b. 136 , fa se. 4895 C.. (6 1) Sc:nza duhh io, piè, nolente che: volenrc: a bordo delle navi vi furon o molti t umul ti e il Pia n cia ni, ;irri varn i n Sicilia , si dimise:. Ca vour incanto si gara ntiva or<liuando a ll'ammiraglio Pe rsano <li inviare navi in croc iera lungo le cosce dello Sta to pontificio pe r prevc:nirc: eve ntua li colpi di testa. C.fr. , tra gli alt r i, CESARI, cit., il qu ale: rico rda, a pag. 15 5, il telegrnmma del l 5 agosto rela tivo a l Mozambano e a l Tripoli, da destinare a lla crocic:ra prorecciva dinanzi alle cosce: della T oscana e del Lazi o.


151 piemontese, le quali le costrinsero a proseguire alla spicciolata per la Sicilia (62 >. li '{orino, con a bordo 500 uomini (B rigata "Eberha rdc"), arri vò per pri mo a Palermo il 12 agosto, seguito dalla Amctzon. li prod ittato re Depretis, nel timore che i nuovi giunti - 2.500 uomi ni in tutto - si diso rga ni zzassero e si d isperdessero a terra d urante la sosta in quel porto, si affrettò a imba rcarl i cl i nuovo, parte sul Torino stesso e parte su l h m1kli11, im partendo loro l'o rd ine di raggiungere lo Stretto circu mnav iga nd o l'i sola Ja sud . Nel medesimo gio rn o d ell' arr ivo J ei r info rzi, Ga ri baldi , l:1sc ianJo in to rn o a Messina una s ituazion e scazio naria , partì im provvisam ente da Punra raro per il Golfo degli Aranci. <love sa peva che era stata fi ssata la riuni one d ella spedi zione Pianciani, e dove ne trovò solta nto un a parte <63 >. D u rante l'assenza del D ittatore, nessun a in te rru zio ne su b', sull o Stretto la fervida opera dei ga r iba ldin i per la p repara zione del halw sul continence <64 >, m ent re al co ntra rio i borbonici si asteneva no da ll'assum ere a lcun a iniziativa degna di rili evo diretta a preve nire od ostacolare i tenrarivi di passaggio <65 >. li ge nerale Sirtori, Capo di S.M . di Gari ba ld i e Curnandante Supremo dcll'Eserciro e <lclb Marina per tutto il te mpo ch i' il lìirrarore Pra asse nte. aveva o rdina to cli co nvoglia re su Gia rdini, su lla costa sotto Taor mina, i piroscafi in arri vo eia Palermo e di concentra re nella stessa zona truppe della Divisione " Bixio" <<,G>: il giorno 14 , chiaro indizio di quanto si scava preparando e delle inwnzioni dello .M . veniva di n1mara la circolare

(62) Si tc:mc:vauo i concentrament i di u omin i, così si mandaron o senza o rdi ni né organ i1.zazione, volontari, armi e matc:riali in Sicilia . Cfr. a nch e la segu c:nte lertera, che è interessante p en :hé dà l'impress ione d i una svolra nell'am,ggiamenco del governo d i Torino nei confr onti dei g.iri baldi ni : il docume nto fu scritto a Gen ova i n data 20 agosto L860 <la Daniele C rescin i, i l quale si occupava dell 'organizzazione e dell'amminisrrazione d ella spedizione Piaucia ni , e fu ind irizzato prohahilmence allo stesso Garibaldi o ad una d elle m ass ime gern rc hie d ell'amministrnione gari· haldina in Sici lia: «Eccellenza, a hordo del bai/elio a vapore il PROVENCE tro11a11si 58/ardi (di) m1111izio11i

I/alami comegnala dal nostro governo per servire ,ii j,,rili modello francese direi/i a Messina Jlli d11e vttpori. ii W1\ SHiNG'1'0N ed il SiDNJi)' 1-/ALL. P.r 111,mcunw d'ùnb,,rco mi ft, impossibi!~ diri;;ere co!,ì le mrlltrre. l'er gr,tvi disordini avvenuti IICl!,li ultimi co11centrmnenti di 11olo,1t,11·i, e per le ro11tù111e proteste delle potenze estere il nostro governo 1,e,me nella determinazione di impedire ogni ulteriore imbarco di t10lo11tari organizzali militarmente. D 'ora in a11a,iti 11011 potram,o essere inviati in Sidlia che q11e/li che potr,mno ottenere i loro ptts.r,tporli. Avverto /'Eccellenza Vostra che sto .rempre in allenzione del!,, nota dei morti e dei feriti chiestmni ituistentemente da molti comitati e 1pecial111ente dalla Direzione del Milione f11cili Garibaldi. Attendo pure per mio 1carico ricevi/la dei volo11tari per mio mezzo spediti costì...»; AST, Archivio M1!1tare di Sicilia, mazzo I 96. (63) Quattro navi, era cu i l'lsére, con il suo carico riou oso e insuburdinaco, che si ern riDuraco rii seguire il '1'ori110 e l' Amazon a Palermo due giorni prima . (64) Cfr. d ocumemi va ri in AST, Archivio f..rercilo deiJ'lta!ia Meridio11ale, mani 8 3, 9 5 e 17'1. (65) li R OMITI, cit. , p ag. 304, ricorda che il Salazar aveva ricevu to ordini precisi di arraccare il Faro, ma che se ne astenne p erch é tem eva J i violare la Convenzione M edici-Cla ry, che preved eva la libertà del commercio maritrimo o forse a nche perché non riponeva più alcuna fid ucia nei suoi uffìc iali.

(66) Cfr. AST, Archivio Militare di Sicilia, mazzo 180.


152 n. 16 18, a firma del colonnello C. Coree, Capo di S.M .: «Dovranno essere ùmnediatamente .1pediti a qttesto Stato Maggiore per e.uere messi a disposizione del Comt:mdante la jlotti1;lia tutti quegli uomini che per essere di professione mm·inai, navalestri, portolani, pontonieri, che per essere nati in riva al mare, a laghi, a fiumi potessero essere impiegati subito come rematori. !ntJtile aggitJngere ,-he 1;/i nomini scelti per qtteJto Jervizio dovranno essen coraggio.1i e risoluti. L 'idea di maneggiare momentaneamente il remo non distolKa dal nemico. poiché nelle nostre circostanze tanto si pnò servire la patria col remo che col /ttcile .. . » <67>. Malgrado i disor<lini e la d isorga nizzazione, lo spirito ddle eruppe ga ribaldine era p ur sempre ammirevole, al punto che il Sirtori, per ottenere un po ' di calma dai volontari che chiedevano cucci insistentemente il passaggio nei reparti destinati ad attacca re per primi la Calabria, emanava <la Torre del Faro, il 15 agosto, l'ordine del giorno n. 1707: «li momento di combattere verrà per t11tti e forse qmlli che credono di essere lasàati r/i nltimi si troveranno i primi al combattimento. È molto lodevole nel soldato il desiderio d'essere primo alla baltaf!,lia, ma è assai più lodevole il sentimento del dovere che lo tiene al suo posto q11alunqt,f,e .1ia, ubbidiente a qual11nq11e ordine. Non è per distin}{ttervi che voi siete q11i sotto le bandiere; ma jJer servire fa patria, quaùmqtte sacrificio la patria vi chieda. Voi .1iete pronti a dare il sanJ{11e per l'Italia e 11011 sapete sacrific.,re per L'Italia 1;/i imp1tlsi d'11n erce.r.rivo amor proprio? Questa non è virttÌ. Questo non è l'(mtor di patria che compie le grandi imprese. Soldati, ricordatevi ,-he il sacrificio dell'amor proprio vale più che il .rarr-ijìrin deliri 11ita» <68>. Quale differenza di tono era l'una e l'a lrra parre! Mentre nell'isola i cap i delle camicie rosse faticavano non poco a trattenere i lo ro soldati, nel campo avverso un Ministro scriveva da Napoli al Comandante della Squadra borbonica nello Stretto, insieme ad ordini che no n vennero esegui ci, la pietosa esorca:t:ione: « .. .fate coraggio» <69). 4 1. La «Javia e felice» - per dirla con Garibaldi stesso - decisione del Sirtori aveva permesso <li condurre al termine il concentramento delle truppe a sud

(67) AST, Archivio f..rercito dell'Italia Meridionale, m azzo 83. Per richieste <li passare alla Marina vedi anche letrera del Gira rd a Medici del 7 agosto da Messina , ibidem, mazzo 174 . (68) Cfr., ad esempio, la lettera del Sacchi al Generale (Gar ihalcli?) del 15 agosto da Gangini, ncUa quale il Sacchi , impa,iente di muove~si , cita la Brigara "Medici", già in partenza, per chiedere di non essere lasciato con le sue truppe indietro agli altri; ved i pure la lettera del Dunne al Sirrori del 27 agosto da Messina, nella quale l'inglese chiede che almeno due dei suoi cinque batta· glioni siano ma ndati ava nti , a Canneto, per comharrere in Calabria e non lasciati rutti di guarnig ione in Sicilia. AST, Archivio EJercito dell'Italia Meridionale, mauo 83. (69) Così neU'or<line del 14 agosto <lei Ministro cleUa Marina borhon ica al Salazar, riporraro d all' Albini, che storpia il nome <ld Salaza r in Sannawro nel suo rap porto all'ammiraglio Persa no dello stesso g iorno: «Si riuniscano t11tte le forze dei Bastimenti l<eJ?,i e tentare il colpo di mano di bmcù,re i bastimenti nemici raccolti alla punta, 11011ché le barche ca1111011iere. Per gioved'i avrete la fregata t11isla da 60 BORBONE: fate coraJ?,gio ed mg11ite con enerxia» (La liberazione del Mezzogiorno, voi. 11, fil., pag. 87).


153 della zona maggio rmente controllata dai b orbonic i. Quando furo no g iun ti da l periplo me ridionale dell ' isola i due trasporci 'lòrino e fra nklin, che era no sta ti scortati per un lungo t ratto dalla nav e sarda M onu 1111bano <70>, Bix io inco min ciò a far imbarca re a Taormina la sua Divisione sul primo di qu ei due bastimenti, mentre la Brigata " Ebe rhardt" e un co n tinge nte della Briga ta " Sacchi " prend eva no posto sull'altro: sul Franklin si imha rccl Garibaldi , g iun co all' ultim o mom ento dal suo improvv iso viaggio in Sardegna. Alle 2 1 del 18 agosto i du e vapori lasciarono insieme la costa siciliana , d o po c he le ultime d ifficolt~t erano state su perate a fatica <7 0_ Alle tre <lei marcino d el g io rn o segue nte, i ga ribald ini era no davanti a l Melico, sulla costa ionica della Ca labr ia , il co rpo di sbarco, co mposto d i 3.267 uomi ni secondo il Sirto ri <72 >, poti: prend ere rerra senza inconvenienti, sebbene la p iù grande d elle due nav i, il '/ 1Jri110, si rosse a renata in prossim ità della spiaggia <7 :n_ Alle otto e mezza di matti na le- o pe razioni eran o te rmin a te, le trnppe avevano raggi unto t u lle la ri va c nei press i del la spiaggia s i organizzavano in reparti e si riposa van n. Nel Crattcrnpu, co n g li scarsi mezz i d i fortuna d i cu i p otevano disporre, i garibaldini tentavano di d isincagliare il T orino, unitit da trasp orto quanto mai p reziosa in quelle circostanze: ma rurro fo inuti le. Invano il Generale in per-

(70) È uno d e i rari esem p i di assistenza a ttiva realrnenre presrata dalle navi piemontesi ai g.Hibaldini. Dispaccio in data 17 agosto, d el ca pitano d i çorvert:t comandante del .Mo11z,m1h,wr. :tl Contrammi raglio Coma ndante l a R. Divisione Na vale sarda a Napoli: «Il 15 a Jera a11n11endo all'invito del Sig. prodittatore .rcortai, fì110 o/Ire Capo San Vito (sic), il J,iroscajo azimut/e TORI NO ed il piro.rcttfo FW!.NKUN (s ic) che. rarichi di trupptt, dirigevano per il md della Sicilia", ACR, f\1 i11i.rtero della Marinet - Mttrinet Militare, h. 81, fase. agosto. (71) Gli equipaggi non erano affat to entu siasti e forse si verificò anch e qualche arco d i sabotaggio. Cfr. R ANOACCIO, àt.; AGRATJ, Da Pttfermo et! Volturno. cit., pagg. 348-49; ROMITI, cit., pag. 305, i quali rutti sembrano aver a ttinto alle Memorie d i G a ribaldi ed a l G u nRZONI, Getribaldi, Firenze 1882, vo i. 11, pag. 160. (72) Cesì in un prospetto rrat w d nll'Archi vin Sirrori e p11hhlirnto dall'Ac;1v\TJ , Da l'(/lermo et! Volturno, cit., Appendice 9, pag. 589; in b ase a cale documento la consistenza delle truppe nei primi sbarchi in Ca lahria ammonta va a lle cifre seguenti: a) 9 agosto, spedizio ne Musolino-Missori, 188 uomini ; b) 19 agosto, sped izione Garibaldi , 3.26 7 uomini ; c) 2 1 agosto, spedizione Coscnz, l .268 uomini. Secondo tale prospetto, quindi, al 22 agosro risultava no sbarcati su l co nti nente 4.723 uom ini in cutro. (73) (:fr. , p e r i particolari, le cit. opere del D UNNE, pagg. 125 a 130, <lei MORISANI, p agg. 57-1 05, del GUERZONJ, voi. n, pagg. 4 15 e 4 16, del RANDACCIO, voi. l, pagg. 237-38, del D n CESAKE, voi. li, pagg. 348-55, del CESARI, pagg. 155-60, dell'AGRATI (Da Palermo et! Volturno), pagg. 320-69, del BA1TAGLINI, voi. I, p agg. 48-5 7, del ROMlTI, p agg. 303- 18 ; ed inoltre a nche YELAZQUEZ, Hùtoria del jòven Rey don Francisco TT de Nàpoles, Madrid -Ba rcellona 1861 , pagg. 89-1 02; Cu . Nl!lERTI, S1oria Militare delltt .rpedìzì11ne dei M ille, Torino L893, parte 11, pagg. 83-90; GUARDIONf:, Il domiuio dei Tforhoni in Sicilia, Palermo 1901 , voi. II, pagg. ,j 15-1 6; RE1sou , Garibetldi condottiero, Roma 19 32, pagg. 2/4 2-4 3.


154 sona, con la sua esperienza ma rinara, fece di cutro per strappare il bastimento a lla morsa delle sabbie, forzando al massimo le macchine del più piccolo Franklin: alla fine dovette rinunciare all' impresa e restò nella speranza che una nave da g uerra sarda sopravvenisse ad effettuare il disincagliamenco (7 /4)_ Verso le due del pomeriggio comparvero invece alc une unità della M arina borbonica: si trattava della fulminante e dell'Aquila, le quali si avvic inarono al punto in cui era staro effctcuaro Io sba rco. Garibaldi comandc> d 'in cendiare il Torino, ma nessuno eseguì l'ordine; dalla Fulminante si inviò allora un drappello di marinai a prendere possesso della nave in avaria, quindi si tentò di disincag liarla: tuttavia, nemmeno i napoletani vi riuscirono. In conseguenza il Salazar, che alzava la sua insegna sulla Fulminante, fece cannoneggiare ed incendiare il Torino. li comanda nte Besia, nel frattempo , appressatosi alla cosca, scaricava le artiglierie deU'Aqttilt, verso il concentramento delle truppe garibaldine, costringendole ad allonta na rsi dal li rorale <75>_ Ma Garibaldi era o rm ai sul continente e, riunitosi con il piccolo reparto di Musolino e con insorti calabr esi, incominciò a prepara re le operazioni successive, oss:a l'attacco a Reggio, dove enrrn il rrrntrinn de l 21 ripon:mdo un '::dtr:.: segnalata vittoria. Nel medesimo tempo, alla Pu nta del Faro, ulter iori continge nti volontari srava no in accesa d i traght:tta re, sollec1tat1 anche da lle pressanti richi esle del Generale, che aveva 11rgcntt· bisogno di rinforzi. II trattu di mare era il Faro e la Calabria, per<>, era sempre staro sotroposto alla più strerra so rveglian za da parte delle unità borboniche: tuttavia il Cosenz, fin dalla sera del 20 agosro aveva fatto salire 1.268 uomini sulle ba rche pescherecce della flottiglia leggera concentrata al Faro. Dopo avere atteso il momento p ropizio <76>, le imbarcazioni mosser o in

(74) Garibaldi a Sirro ri , da Melito, il 19 agosto: «Caro Sirtori - .rono le I I ani.. Ahbù1111 lavora lo 1111memamm1e (per) dùarena,·e il TORINO, ma /11 i11111ile. I .o lasciamo per la fregata sarda...» (La liberazione d~l MezzoKÌomo, voi. rr, cii., pag. 11 4). L'equipaggio del Torino, che si cm r ifìutato di incendia re la nave, fu poi ritrovato a Srnletta, il 23 agosto, dal sotmrcnente garibaldino Ercole Stilo. Questi venne a sapere che gli esosi ba rca ioli avevano preteso in pagamcnro del trasporto la somma <li 100 d ucati, per cu i li arrestii e li pe rquisì, trovandoli però in possesso di soli 39 ducati e 95 grana. La nar ra:,ione del farro trovasi in una lettera clello Stilo al col. Corre, in AST, Archivio f,',sercilo ddf'/. lalia Meridionale, mazzo 83. (75) Cfr. M<>RISANI, cii. , pagg. 60-6 I; AGRATI, Da Palermo ,1I Vo/111rno. cii. , pagg. 350-54. (76) Il MORISANJ afferma (cii., pag. 105) che la nona borbonica fece da spettatrice alla sfì lara delle bar che che crasporwvano le truppe del Cosenz e che questi non tenne affarro conto della crociera d elle navi da guerra napoletane. U che non è esatto, perché le imbarca:,ioni della Oorriglia leggera rimasero ferme per ore ad aspettare il rnumenm buono, come p rova il seguente telegramma puhhlicato dall'AGRATI (Da />a/ermo ai Vol111rno, cii., pag. 365): Cosen :, a Sirtori, dal Paro, 21 agosto, ore 3 antimeridiane: «Militi i111harcali, pronti. ma d11e vapori r1cmià incrociano nello Sire/lo. Attenderemo 111011u11Jo favorevole».


155 direzione di Scilla, protem: dalle c inque ca nn oniere di Cas tiglia che navigava no all 'avanguardia. Sebbene il forre di Scilla sp a rasse alcun i colpi di canno ne, andati fortu natamence a vuoco, la traversata si svolse felicemente cd i repa rti di Cosenz p oterono anch 'essi prendere te rra a Fa vazza n o, al di là cli Scilla. A sb a rco ultimaro, t roppo tard i come al soli to, a rri va rono a tutto va pore da Vill a San Giovanni la Ptti111inante e l'Archimede - seco ndo altri , si trattava di quattro un irà - le qu a li erano state m esse in a lla rme da i colpi sparaci d a l fo rre. Le n av i da guerra na poleta ne s'im pad ronirono d i una rrentina di natan ti, catrurarono i b a rcaioli, che rimisero in libere:, e r in via rono a Punta Fa r o, e fecer o prig ionieri undici volontari , tra i q uali il Tilling, coma ndante in seco nda della fiocciglia leggera, che trasportarono nella C iuade ll a di M essina <77>. D elle canno ni ere, due furono bruciare, dopo p e rò che g li equ ipaggi erano riuscit i a sba rca re ed interra re i ca nnoni, m entre le altre ire, al to rnando d el Castig lia , si soccrasscro co n tempestiva fuga e si salvaro no dierro g li scogli di Pa lmi <78>. A quesro punro, q uando Gar iba ldi, gi:1 ent rato a Reggio, si accingeva ad occu pa re l' int era costa ca labrese de llo Stretto, si ch be u11 ' ulce riore ri prova della sr<>r,i,,i,n" p((ìcie n n de ll a f1otta bo rbonica ne ll 'opporsi a ll'in vasione delle prov ince concincncali . l e uni tà napole tane in sosta nd porco di Reggio, anziche collaborare con l'esercico alla difesa della cirrà e soste nere co n le proprie a rtiglierie le for;,.e d1 cerca. riccvcw:ro da l Salaza r l'ordine d i uscire al h1rgo, per «ragioni 1m1anitarie»1 Fu q u esto fatto ad eccitare a l sospett0 e a lla indignazione, come si è accennato, i memb ri dell 'equipaggio del f<'ieramosca (7?). Inutilmente anc ora il re Francesco Il, telegrafava in qu esti te rmini a l Salazar, il 23 agosto: «Molti sbar-

chi sono stati eseguiti e nessun vapore nemiw è stato scoperto. Questo fa sommo torto aiia

(77) Esattamente l'AGRATl, (ibidem, pag. 36 7), contesta !"esattezza <leU'informazione ri fe rita dal Castiglia, secondo cui gli u ndici prigion ier i catturati dai regi sa rebbe ro stati tutti ufficiali. Una rnnferm~ in p rnpnsiro si ha dalla seguente lettera del 2 1 settem bre 1860 , diretta a l Segrern ri o della G uerra: «C,li 11111iliIIi111i Felice Novelli e /\leisa11dro Bevilat"qua, nativi d '/\nco11a, e.1po11go110 alla S. V. aver mi fatto p,me della prim,1 spedizione in Sicilia wl prode Generale Dittatore ed aver m i .rempre contùwato a .rervire nel Corpo della Marina. Rimasti prip,ionieri nei dùbarchi nelle Calabrie ebbero a durare ve11/1111 giorni di prigio11ia e due di ferri 11ella cittadella di Messina, e la perdita di tulle le loro robe gittate in 111are dai regi tt .rfogo di loro ira feroce .. .». La domanda si conclude con la richiesrn degli a rretrati e del fogl io di via per Napoli : gli uni e l'alrro venne ro accordaci. Cfr. AST, 1\rl"hi11io Militare di Sicilia, mazzo 180. (78) Cfr . M ORlSANl, cit. , pag. 105, dove si accenna al farco che una delle tre ca nnoniere super stiti sa rehbe sta ta sorpresa a Palmi da snidaci regi del 4 ° eggimen ro d i linea ; in proposito, cfr. anche AG RATJ, Da Palermo al Voltumn, rii., pagg. 366-68. I garibaldini ebbero a nche gualche perdita di uo mini pe r a nnegamento, dovuto forse a lla pa ura cd a lla precipi tazione causata dall'intervento, reale o temuto, delle unità borboniche. Cfr . ad esempio le situazioni numeriche del Battaglione "'Stefano Bentivegna .. e di a lrri: fra il 19 e il 20 agosto, in cui a giustificaz ione di variazioni intervenute nella consistenza del repa rto, si indicano d egli annegati , AST, Archivio f.sercitn de/f/Jalia Meridionale, mazzo 95. (79) Cfr. BATIAGI.INI, cii., pa rre I, pagg. 47-5 7.


156 Marina da lei comandata. Mi l11singo maygiore efficacia e più valore in avvenire» (!IO)_ Ma o rmai la baccaglia <lcllo Strerro era già stata completam ente vinca da Garibald i, il quale fin dal giorno prima aveva potuto ordina re che gli sbarchi si succedessero senza interruzione (R 1) e la seconda fase della Campagna del Mezzogiorno s1 era ini ziata. 42. Nella tensione del momenco non mancò neppu re l'incidente intern azionale. Il 22 agosto le batterie gariba ldine di Punta Faro aprirono il fuoco, senza peraltro colpire il bersaglio, su un bastimento a vapore battente bandiera francese, il Protis, che aveva <lato l'im pressione, agli osservatori J a terra, di tenere una condorrn sospetta: ;1e vennero burl,ao.w~c: richieste ài soddisfazio ne da parte d i unirà militari della Marin a imperiale. Vincenzo Orsini , comandante delle truppe volontarie acq uartierate al Faro, racconta l'accaduto in questi termi ni, nella lettera n. 5 7 del 23 agosro, diretta al Sirtori: «Passava ieri un piroscafo sotto bandiera francese scendendo dal Faro verso Messina e /11 dalle batterie rispettato. Lungi però dal segttire ttna rotta diretta fermavasi al Capo Pezzo, ove poste delle imbarCtnioni in mare disbarcava sollecitamente non so che cosa. e mettevasi in relazione co' reKi del Forte, e quindi tornava a ripassare t-isalendo il Faro. Tale nperazùmr f11 nH,,r11rrtr1 dalle nos!rf vedette. e credendo il vapore sospello lo chiamarono con colpi a salve J;er essere riconoscinto, stanteché d11hitavasi molto fosse stato ttn piroscafo napolita110 coverto illegalmente della bandiera francese. (80) C:fr. messaggio di Garibaldi a Siri ori. <l.1 Reggio in d;ita 22 :ip,ns ro· i11 Ar.;RATI , Da Pa/e,-J/lo ,ti Vo/11,mo. cìt., pag. 369. Ancora il 24 agosro l'Ehe r. Comandante della 2·' I3rigarn, comu nicava al Ti.irr, C:omandance della l 5' Divisione: .. // 111101'0 m/1ilc1110 ,le/ w,pore QUl:liN OF ENc-;f.ANV è promo a imbarca.-e q11i truppa. Si p11ò imbarrare a P11re•, AST, /\l'Chivio fael"filo dell'lt"lia Meridionale, mazw 95 . (8 1) Per 4ua nco il corrispondence da Genova dcli' P.spéranre, di G inevra, ad esempio, scrivesse al suo giornale an cora il 24 agosro: '<... Vo11s t1pprendrez proch,1i11e111ent le d,Jbarq11e111ent de Garib,ddi s11r le continent 11apuli1aù1... Se,·a-ce dans /,i province de Salerne? Sera cc attx 111é111es de Naples? N,,l flt le sait• . I fogli Napolerani, d 'altro canro, continuavano, secondo il loro solito, a trasformare le sconfìne regie in v irrorie: basti cirare, " titolo di curiosità, il (;iornalc C0Jtit11zio11a/e del Regno, che così Java ""' i,.ia , ii 24 agosro, dello sbarco di <....osenz: «/ J<.eali Legni predarono 24 barche. ft,gando le altre 706• . Esatto e ccmpcscivo, come sempre, era invece il rapporto dell'Ammiragliaro: « •.• Garib,ddi landed 011 the moming on the 20th A11g11st al Melito, a snw/1 town 011 tbc extre111e poitll of Ctdttbria, with fo11r thn11sa11d fìve h1111dred mm, acco111p,mied by Geneml '(ii" and Bixio. 2. The imb,trration twk plt1ce "' 7() p.m. 011 the previom day al T,1or111i11a, a s111,tll pori f,ve a11d twenty mi/eJ IO the Jo11th111al'd of Messina, and the .rtrtf/1J1ers, avoiding the Neapolit,m CmiserJ, rearhed the oppOJite cM.rl, a11d the landing wa, ef/el'led wìthout opposition... » (concn,mmiraglio Ro<lney Mundy al Segreta rio dell'Ammiraglia10, rapporto n. 17 <lei 2 1 agosto 1860: P.R.O., Londra, Ad111ìralty, I, 5 733, fase. 828). Passai i alcuni giorn i dal passaggio dello Stretto, natura lmente turra la scampa europea fu piena de i resuconci del sensazionale avvenimento, di cui .ippariva manifrsca l'coorme portata, anche se no n poteva ancora essere chiaro ogni even tuale futuro sviluppo. Cfr., per tutti i period ici, il nume ro d el 25 agosto cle " L 'J/l11str,11ed L.011do11 New.r", che porta una lu nga corrispondenw dalla Sic ili a e <lue gra ndi disegni dell'in viato speciale (concencramenco <li barche e truppe a Punta fa ro e paneo7-~ della spedi7.ione Musulino-Missori p er le Cala brie la notte tra 1'8 e il 9 agost0), nonché il numero del 1 ° settembre dello stesso sercimana le, concenenre, con eccezionale rilievo, una pa rcicolareggiara descrizio ne del passaggio dello Stretto, oltre a vari d isegni.


157 Lungi però di avvicinarsi a noi, il vapore facendo mostra di temere il nostro /11oco .ri .rtriwe sempre più verso la costa continentale 111ettendosi sotto la protezione de ' Forti nemià. Si fu allora che, tratti in inganno dt,l mo procedere, e confermati nell'idea che il mo vmillo erci mentito, le batterie tirarono a palla, evitando però di arrecargli danno. Credo quindi che nessun rimprovero possa rivolgersi a noi, ,1vve1;narhé dal fatto narrato si osserva la n()Jtra franca, leale condotta, e bisogna pur convenire che nell'af,ire in tal modo noi non intendemmo insultare un vessillo amico, come quello della nazione f,-anrese, ma ben.rì di esercitare un diritto perme.rso di guerra, àoè smascherare il nemico rhe vuol coprir.ri di mentite spoglie, per come credemmo nel caso in esame». Alla stessa data, in un d ocumento senza fir ma n é indirizzo, si rin traccia no altr i ch ia rimenti sull 'incidente, verificatosi « ... quasi nello stesso tcm/JO che le ba!lerie l!r!J!re .rtt1hi!i1~ per la dife r~J. d.el Faro .rtavano f acendo fuoco contro le navi da l{llerra bo1·bo11iche» <8 2>. Il com a n dante del V eJmrM, Da uge ri, e p oi a n che il Lefob vr e, co ma n dante dc:! vascello lmpéri"I, sostcn uri d al co nsole fra n cese in M essi na, assun sero un atteggiam e nto incransigc n1c c p rcscro a tra1rare la questione con modi m inacc iosi <83>. Ma a lla tìne, in ogn i modo la cosa _si risolse in una ho lla di sa p one: ri mane d a chi ed ersi, tuuav ia, quanta pane dell'i nd ig nazione francese fosse d irecramcn1e conncss,1 con l' incidcntc del Protis - chc fra l'a ltro era stato effettivamente no leggiato dai napoletani - e qu ,rnta pa rre invece fosse Jipendence da u no stato d 'a nimo ostile, o almeno non favo revole a Garibaldi , diffuso nella M arina di quella Nazione. 43. Al m omento di ti ra re le somme degli episodi legaci al passaggi o dello Stretto di Mess in a da p arte d ell'eser cito ga ribaldi no, ci sem bra necessari o r itornare su q ualche punto p er sgom berare il terreno da u n a vecchia q ues tio ne. Il Morisani affe rma che G a ribaldi si imbarcò «protet to dal Vittorio Rmanuele» (S'1), cd il Reisoli conferma che «le navi napoletane non si curavano troppo di far buona

guardia, forse perché molti 11/ficiali erano già f!,ftadagnati alla cama nazionale, opp11re per salutare timore della Squadra sarda, che incrociava nelle acque della Sicilia» <85 >. 1n (82) Ambedue i ducumenri ciraci trova nsi in AST , Archivio Esercì/o dell' Italia Meridionale, ma:,7.0

83.

(8.'I) Cfr. la corrispondenza darara 24 e 25 agosto scambiata era Si rtori, il Console d i Francia a Messi na e gli ufficiali della Ma r ina fra ncese Lefehvre e Daugeri, in AST , Archivio Esercito dell 'Italia Meridionale, mazzo 83. (8/4) MORISANI, àt., pag. 58. (85) RE1sou , cii., pag. 243. L'opinione che la Ma rina borbonica non avesse opposto la minima resiste nza al passaggio dei ga ribaldi ni era del resto d iffu sa in u no straro della pubblica opini one. Una settim a na più tardi , in una lette ra accorata al card inal Anconelli, Pio Capranica si esprimeva come segue, scrivendo il 28 agosto 1860 da Napoli : « ... Garibaldi ... ha pot11to senza opposizione sbarcare sopra le coste della Calabria alltt vista dei farti e dei vascelli Reali... » e concretava il suo g iud izio di tradimento con questi particolari (d ei quali per altro non cita la fonte): « ... q11ando gli Of/ìàali che erano sopra i Bastimenti in crociera allo Strel/o di Me.r.rina erano avvertiti d,ti loro soldati dello sharco, rispondevano che erano pescatori e si allontanavano e tomava110 per di.rtmggere le barche q11a11do erano vuole... », ASR, Miscellanea di Carte Politiche Riservate, h. 134, fase. 48 56.


158 realtà, <la qua neo si è esa minato, pa rrebbe piuccosco che il «salutare timore» si fosse impossessato del coman<lance della Divisione Navale sarda nello Screcco di Messina, il capitano di vascello e futuro ammiraglio Giovanni Battista Albini, il q uale - avendo riguardo ai rapporti di forza esistenti tra le sue unità e quelle borboniche - sa rebbe stato, in fo ndo, pienamente giustifi caco. N o n si può sostenere che in alcuna delle azioni decisive nello Stretto Garibaldi abbia av uto un appoggio efficace dalle nav i del re di Sardegna, le q uali, né in quella circostanza né in altre, andarono q uasi mai oltre quel sosteg no «sostegno morttle» che era staro loro prescricco. Certo è che il 19 agosto, quand o Garibaldi aveva già toccato la sponda calabrese, Persano scriveva a ncora che g ravi difficoltà si sarebbero o pposte al Dittatore e ai suoi , perché la crociera napolerana era assai atti va nelle acque di Reggio; certo è pu re che a Melico, in occasione <lello sbarco del primo contingente garibald in o sul continente, non c'erano né il Carlo Alberto né il Vittorio b nanuele, i cui comandanti, Galli della Mantica ed Albini, a ncora il 20 agosto continuavano a disceccare a chi toccasse partire per salvare il Torino, che già il giorno precedente era stato distrutto dalla Fulminante <86J. Senza alcun dubbio, un simile comportamento era perfettamente in linea con i-esempio del comandame m lapo, Persano, il quale, p iccandosi di essere un abilissimo politico, un condottiero audace ed un grande diplomatico, non riusciva a far scoppiare a Napoli quel famoso moto che stava tanto a cuo re al conce di Cavour: ma in compenso, era sem pre p ronto a gettare la croce addosso a i suoi subo rdin aci, per ogni cosa che non a11Jasst" pn il suo ve rso <87 '. (86) Il l 9 agosto Sirtori aveva sollecitato il coma ndante Jet Carlo Albe,-to Galli <ldla M anrica - la futura Medaglia d 'Oro dell 'asst'<lio d i Ancona - affinché accorresse in aiuro del '/"orino iucaglia10, facc:n<lo appello a i «sentimemi p,,triottici e nobili» dell'uffìciale. Qut'sti però, nell'assenza del suo diretto superiort', il comandante Albini, parciro il giorno 17 col Vittorio Eman11ele, cd incerto sulla portata delle amhigue istruzioni del Persano, si schermì e sostenne di trova rsi nell 'impossibilità <li lasciare M essina, essendo il Carlo Alberto la sola nave <li ba nd ie ra sarda colà di scazione in quel momento. Tale condotta, evidentemente Jétt<it" Jalla p11.:u~u1pnio ne d i non oitrepassare i limiti delle proprie fa coltà discrezionali e di non incorrere nell'ira dell' Ammiraglio rnn una d ecisione a utonoma , fece naturalme nte «i:alli11issi111a impressione» a M essina, d ove i garibaldini , indignaci , non volJt'ro accccrare <l,1! M ancica nemmeno gli attrezzi cd i materia li offerti per il rt'c upero. lnca nco, il giorno 20, rientrò con il Vi/Iorio Emanuelt !'Alb ini , il quale a lla fine, « ... co11.riderato cht il piro.rea/o TORINO è proprietà sarda, che restando arenalo 11011 èpiù atti110 per spedizioni ostili. 11é può 11eg,mi soccorso all'i11forttmio, ... (fa) ... senz 'altro partire il CA RLO A l .lil::.RTO con istr11zio11i che non devono co111promel/ere 11111/ammte, ma tali d" ocmparlo se sarà possibile al sal11ataggio di 1111 nostro leJ!,110 di co111111ercio ... ,,. Fu così che, dum Messanae conm/ilur, il Torino andò perduto. Cfr. al riguardo la lettera del Sirtori al comand a nte della pirofregata Carlo A/berlo in d ata 19 agosto, il rapporco del ca valier Galli della M antica all'amm iraglio Pcrsano del 20, la lerrcra <li Medici a Cavour del 20, la lerccra del Sirtori a l Per sano d el 20, la lettera dell'Alhini al Persano, pure del 20, o re 3 pomcr icliane: turtt' scr icrc da Messina e p ubblicate in Lll liberazione del Mezzogiorno, voi. 11, rit., pagg. l l 1-l l 5. (87) li 2 l agosto il Pcrsano scriveva a l Cavour , St'nza re ndersi conto che erano state proprio le sue a ncipiti d irettive a porcare a quelle conSt'!,'llenzc: « ••. Ho appro11ato I" condotta del umte Albini. non quella del Cavalier M,mtica. l'azimza! Ora è falla, ed il TORINO pare perduto... ». Il 23 agosco, sem-


15 9 N o n fu quind i un d ecisiv o a p porto d ella M a rina sa rd a, quello ch e p erm ise a G aribaldi, p rivo di nav i da guerra <88l, d i passa re lo Seren o e d i m u overe su N a p oli: ma piuttosto uni camente la su a indomita en erg ia, la sua audacia e lo spirito comba ttivo dei volontari. Certamente, l'aver concentra to da pprima, ostentata mente, le su e a rtiglierie al Faro e l' ave r fa cto cofa i pili appa ri scenti p re p a rativi, pe r poi imba rca re molto p iù a sud la fo rza princip a le d ' invasione, p oté sul p ia n o tattico contribuire alla b uo na r iuscita d ell'azzar data impresa; ma né q uesto, né alcun a ltro simile espediente a vre bbe p otuto miracolisticamente ri solve re a suo favore la sfavorevole sicuazione geografico-strateg ica d ello St retto, se la Squ adra di Salanr avesse co ndotto le operazion i con l'en ergia che il mom ento e le circosta nze p ostulava no. li b locco, come almen o dai temp i di N elso n i n av alisti avevano impann o, dov eva essere en erg ica mente ma nte nuto davanti ai p orti del nemico , e no n in casa pro pria, se nza la m inima d ecisio ne, aspetta nd o addirittura, p rima cli mu ove rsi, che fosse finita la celebrazion e della Messa ... (S'i) _ Ma t utta l' in tela iatura mi linirc e poli tica d el vecch io Regno b o rbo ni co, e no n solta nto la sua Ma rin a mi litarl'. , ern min ata d alle fond a menta . E qu a n<l o la sca mpa scraniern , ,o nsrn ra n d n c he «tNlti gli rharchi .ri .rono .rvofti senza essere seriamente ostticoiati dalla Marina napofetana,,, infie riva con la propria iro ni a sulla p a rre perdente <90>, e ra sostanzialmente g iustifica ca dall'a ndamento dei fa cci. Co me a M a rsala, così an che sullo Stretto avvenimenti sorprendenti si era no p rodo tti a favo re di Ga ribald i, con la riu scita di una e nnesima azione d ifficile insu ffi cie nte mente contrastata

p re allo srcsso scriveva: « ... MeJ Com111a11dan/J ne Javent p,u Je (sic) bo11ger JallJ ordre poJitif On a lai.ué hntler le TORINO... » . Cfr . La liberazione del Mezzogiorno, voi. II, cii., pagg. 12'1 e 1 34 . Per tutto q ua nto conc erne il lla nc heggiame nro della sq uadra "gli ordin i d el Pe rsano, in genera le, a lla sped i'l.ione d i G a ribald i, pur riconoscendo che q ualche a iuto e quakhe sosttcgno furono p resrati in pa recchie occasioni, gfa si è a vura occasio ne di d ire quanto l'Ammiraglio fosse stato irritato, fin dai g iorn i di Pa le rmo , dal continuo m igrare di uom ini che abba ndo navano la sq ua d ra sarda per u n-i rs i a Gariha ldi: fotto , queslo, chi' dimostrava a ncor a u na volta come la causa ga ribald ina non fosse com · pletamenre id entifi cabile con q uella del Persa.no . Cfr ., in p ro posito, supra, pagg. 134-37; G Afl RTELE, cìt., p agg. 20-2 1; ACR, Ministero del!,t Milrin,t - Marina Militare, b b. 78 , 79, 8 1; AST, Archivio EJeràto del/'/talùt Meridion,t.!e, mazzo 174 . (8 8) Nel P.S. della sua lettera al Cavour d el 17 agosto, nella qua le gli dava conto del fallico tentativo d i a bbordare il Mmwrca a Ca stellamma re d i Stabia , il Pio la info rmava il Ministro che G a r iba ld i lo aveva chia mato a M essina, dove «... con T ÌÌCKF.R Y e /,1 VITTORIA protef!,J!,eremo lo.rharco tra q11allro o cinque giomi ...» (cfr. Lit liberitzione dd Mezzol(iorno, voi. 11, cii., pag. 10 1). (89) G . D E S1v o nar ra (in Storia delle D11e Sicilie diti 184 7 al 1861, Roma-Verona-V ite rbo 1863-67) che domenica 19 agosro, « ... .reg11ttlattt ,il Sttlazar in Mmina lit partet1ztt di Cttrìbttldi da Taormina, el(fi volle prima Jentire 1vmodttmenle la meJJa, poi Ji direJJe ver.ro la pttrle meridionale dello Stretto... ». Cfr. a l rig ua rdo B A"ITAGLINI , cit., p arte T, pag. 44. (90) Non mo lto credito riscuotevano, do po il fo rzamento dello Stretto, le affe rmazion i d i d ifesa a d oltranza dei borbonici: «Ci si dipingeva l'evam,tzione delta capitale della Sicilia come 1111 movimento stralel(Ù:o J fl MeJJi11a. Oggi il movimento Jtrategiw ha ragJ!.Ùmto le Calahrie... », cfr. " L 'll!11J}ration' ', del 1 ° settem b re 1860, pag. 130 .


160 dal mare. Un filo conduttore logico sembra collegare il primo e l'ultimo atto della Campagna di Sicilia, entrambi avvenimenti decisivi di un'incredibile vicenda storica caratterizzata da un impressionante squilibrio ideale e morale tra le du e parti in lotta. Dalle basi della costa orientale sicula, l'azione di attacco alle coste dd continente venne a coronare tutta la Campagna di Sicilia, della quale costituì l'ultimo episodio. Nella breve, ma intensa stagione di guerra che la Sicilia visse dall'aprile all'agosto, le energie m orali della controparte borbonica si polverizzarono, consunte dalla fiammata d'entusiasmo che si alz() sull' isola con ta nta potenza da spingere avanti lo stesso, con poche armi e con pochi cannoni, l'assurdo esercito di Ga ri baldi. Nel momento del passaggio dello Stretto, un' altra operazione milita rmente assurda avveniva ancora; il forzame nto di un braccio di mare senza potere navale, grazie soltanto all' impeto, alla passione, all'aggressivi tà di un esercito raccogliticcio privo di navi da guerr a. E questa o perazione avrebbe av uto conseguenze immense, forse incalcolabili nelle sue prospettive lo ntane, al momento in cui veniva rea lizzata. Essa rappresentava il p unto d 'arrivo della marcia spavalda dei volontari in Sicilia, dava un senso non più regionale, ma nazionale agli avvenimenti di qu ei mesi, trascinava verso soluzioni definitive la lunga p ass10 ne del Risorgimento italia no. 11 passaggio dello Stretto di Messina era destin ato ad uscire dai li mi ti d i un episodi o navale per diventar e l'elemento decisivo della congiuntura storica, l'ultimo atto che concludeva la Campagna siciliana e ne definiva il significato.


CAPITOLO

VI


L'ATTEGGIAMENTO DELLE POTENZE MARITTIME

SOMMARIO: 44. Sicilia e Mediterraneo alla vigilia dell'impresa <l ei Mille. - 45. Gli avvenimenti siciliani del 1860 decisivi sul piano politico e militare. - 46. L'atteggiamento inglese. - 47 . Le altre minori componenti della politica internazionale e mediterranea. - 48. L'atteggiamento francese. - 49. On nuovo eciuilibrio in Medite rran eo .


I 63

44. Alla vig ilia Jcll' imprcsa di Ga ri bald i, il Med ite rraneo ritorn ava ad essere oggetto di massi mo inr<: rcssc: e tea tro d i ma n ovra <l i primario va lo re p e r la polirica int<: rna ziona k. Dopo la definiti va cadu ta. di Napoleone I , tutta u na se ri e di avven imenti avcv,1 co ntr ihni ro alla rivalurazione dell'antico, tradi zionale cc11Cro ~tra tc::g iLu Jd mu11du. AJ uvesr la ri11a SL Ìla Jdb ;\f ai i,ia 11,ili lale e ( ù 1nmc rciale fra n cese aveva condi zionato l'espansione colo ni ale t ransalpina sulle coste senent rio n ali dell'Africa, ad est era in pieno corso - e si era già articolata in due importanti conflitti internazionali - la battaglia di sb arramento delle porre del :M editerraneo alle asp irazioni russe. Ma soprattutto a sud andava facendosi sempre più attuale il grande motivo conduttore del rilancio Mediterraneo in atto: l'a pertura d el Canale di Suez. I progetti ne avevano mostrato a tutti l'importanza fondamentale come via di collegamento e di espansione verso l'Oriente, l'India e l'Africa: nella prospe ttiva prossima del realizzato collegamento diretto con il Mar Rosso, l'antico mare chiuso diventava il bacino più importante del globo. Una a nalisi delle forze presenti n el M editerraneo all'inizio del 1860 , a nch e se condona pe r g randi lince, rivela che il contrasto più evidente, per i suoi molteplici riflessi sull'avvenire della causa italiana, opponeva la Fra n cia all'Ingh il te rra. Anche se solidali contro la Russia, nell'interessata difesa d el «trande rnalaJo» turco e soprattutto degli Stretti dall 'avanzata russa, 1c due grandi Potenze occidentali si e ran o impegnate in una gara di emulazione che proprio attorno al 1860 doveva raggiungere roni di aperta contesa. L'ambizione politica di N apoleo ne III urtava dire ttamente gli interessi dell 'Inghilterra, la quale, g ià sommo regista d egli avvenimenti mediterranei, cominciava a temere l'ascesa fra ncese sui mari. Il varo della prima nave da gu e rra in acciaio, la Gioire, aveva d ato alla Fra ncia un primato estremamente p reoccupante p er la tradizio nale signora degli oceani; in quello stesso anno 1858 gli inglesi incominciarono a costruire la Warrior , loro prima nave in acciaio, nei cantieri di Blackwall, a nsi osi di no n restare indietro


164 ai concorrenti d'oltre Manica. Nel medesimo temp o una notevole psicosi dell' invasio ne incominciò a diffondersi in Inghilterra, favorita s ia dalla fa mosa affermazione di Palmersron - «Stearn bridged the G"hannel» - secondo cui l'applicazione del vapo re alle navi avrebbe fatto un ponte della Manica, sia dal declino· di p restigio subìco in Inghil terra dalla CTorta negli an ni tra il 1850 cd il 186 0 O>. Ma il primo teatro del contrasto era il Mediterraneo, dove si erano sviluppate le tappe decis ive della rinascita marinara francese e dove cale rinascita aveva portato a conquiste colo nial i di prim'ordine o a scoperte e ad ulteriori ambizioni C2>. L'ammiraglio Lalande, che era stato l'artefice della rinascita della Marina francese, aveva comandato a pa rtire dal 1838 proprio la squadra del Mediterraneo, ed applicandovi i propri metodi n uovi aveva cream un scuola che aveva efficacemente contribuita a forgiare il nuovo strumento marittimo della politica francese. In Cina, tra il 1857 e il 1860 la partecipazione navale francese (1) Cfr. A. J. MARDER, Tht anatomy o/ B ritish Sett Power, New York 1940, pagg. 66-7. Un grido d'allarme era stato lanc iaro in Parlamento da lo rd Lyndhurst e dal duca di Somerset durame le discu ssio ni p olitico-militari della primavera , cfr. a nche " Il Giorn,ile di Romt1" del 9 maggio 1860: in luglio lo rd Palmerston avrebbe chie sto nuovi cred iti militari straordinari, citando l' Eserci ro e la Marina francese, dr. " L 'lltmtration '' del 21 lug lio 1860 , pag. 50. D 'altra pnrte la rinnovata pres· sione russa contro la Turchia esigeva un raffo rzam ento della potenza maritrima , che non appar iva in q uel momento appa nnaggio soltanto d ella G ran Bretagna. N otava " T.a (;llzutta di ( ;er,nva ·· del 25 giug no 1860, sotto il titolo : «Prec,111zio11i della Gra 11 /J retag11a» , che erano in co rso grandi ap p re· <.ran1 C'nti d1(ensiv1 terres tri : ent il pt"riodo in c ui per la d if"esa naziùn,1k l' rcvalc va no in lnb ll!l1 crr:1 i concetti della Brick a 11d Mor/ar School, ossia della scuola del marrone e calcestru ,.zo, fo ncb ti sull'a J.> · prestamenro di forrifì cazioni cam pali lungo le coste. pres id iate d atreserc ito, in oppos izio ne alle teorie dei nava listi , che assumevano d o versi l' invasore fermare davanti a i suoi porti d i pa rtenza, valorizzando la potenza della flotta. Il g iornale genovese constatava che ormai il vecchio principio, che voleva la fo rza marittima inglese capace d i fronteggiare nme le altre potenze navali coa lizzate, doveva considerarsi superato dalla esistenza d i altre forti marine che , a lleandosi, avrebbero potuto supe rare quelJa inglese. Un notevole movimento per riconquistare le posizioni perdute era tuttavia in atto in Gran Bretagna da parte degli ambienti navali, favoriti rl a ll'evidente valor izzazione ind iretra della flotta che i fatti sicilian i riel 1860 forni vano. " // Giornale di Roma " del 6 luglio d ava nut iz i;l c.J j un l>a11d1ettu d1e era sraco tenuco a Lo nàra, a Triniry 1-Iouse, ali'lsciruro mari tti n10 , ii 2 5 giug no precedente; in quella occasio ne il Princ ipe Consorte aveva affermato solennemente: «La vùa de/l'Inghilterra , noi tutti io .rentit1mo, è più Jlll mare che m ila terra. N oi non viviamo, wme i cine1i,

1opr,t .rtt1gni e .ropra canali; ma per tutto ove ondeggiano i flui/i detl'Ocermo, nei più remoti angoli dell,t terrt1. voi vedrete quei .flutti portare la vita d;;t/'lnghilterra , i prodntti dell'Tnghilte1·rt1, l'ind11Jtria del/' l11ghilterra ... » . Vedi anche M. GABRI ELE, Lt1 Sicilia e il M editer ra neo nel 7860, in li Veltro, Roma agosto-settembre

I 960 , pagg. 46-60.

(2) Fin rial 1838 era staro scritto sulla Revue du Deux-Mondes: « ... dire che A lgeri è 11t1tt coionit1 vuol dire esprimeni male: i llgeri è rm Impero, 1111 Impero a due giorni di diJ!tm za da '/'olone»: cfr. S JLVA, ltalùi Frm1cùi lnghilterrt1 nel Mediterraneo, M ilano 1939, pag. 75. E presto sarebbe venuto il tempo in cui PR ÉVOST-PARADOL, nella sua France 11ou11elle, Parigi 1868; avrebbe lanciato il vaticin io del Norda frica francese: «Po1sa venire presto ii giorno nel quale i no.rh·i co11cit1t1dini, t roppo rim errati nella nostra Francia africa11,i , str,iripermmo nel Mt1rocco e nella '( 1miJia, e fonderanno finalmente quell' impero mediterraneo che 11011 Jttrà soltanto ,ma JOddiJfazio11e per il 11ostro orgoglio, ma sflrà anche a rt,m1e11te, nell,i fi1tr1rtt 1itr1azio11e mondiale, l'ultima risorsa della 1101tra grandezza»; cfr . SJLVA, Pig11re e momenti di storia ita liana, Mila no 1939 , pag. 39 7.


165 alle operazioni aveva talvolta soverchiato quella inglese e nel Mediterraneo, stabilita la fortissima base algerina, i fran cesi mi rava no a l Levante e ad altr i pu nti di forza che ne potenziassero l'insediamenro, già preoccupante per l'lnghilcerra. Londra disponeva nel Mediterraneo d elle basi di Gibilterra e di Malta , delle Isole Ionie, e dei porti che le Potenze mino ri - Grecia, Turchia, Regno delle Due Sicilie, beilicati e principati africani - le offriva no, permettendole di far pesare appieno la superiorità navale britannica in ogni contingenza mediterranea. Al tempo della seconda g uerra dell'indipendenza italiana, l'Inghilterra poteva contare su un suffi ciente co ntro llo dei bacini orientali del Mediterraneo, dove alla decadente Marina turca a ndavano sostituendosi le Marine mercantili greca, austriaca e italiana , ma nel setto re occidentale i rapporti di forza nei riguardi della F rancia la trovavano in posizion e no n favorevole. Decisiva, ad ogni fine, sarebbe stata l'evol uzio ne della situaz ione nel settore centrale del Mediterraneo, dove l'I nghilterra, sa ldamente attestata a Malta e alle Ionie, si trovava a dover resistere alle velleir~, di es pa nsio ne navale della Francia. E il punto nevralgico del serto rc ccnu:ale, la ve ra chia ve di tutta la situaz ione medi terran ea del 1860, era la Si cilia. Il maturare degli eventi, le rivoluzioni, le guerre, avrebbero innestato sulla Sicilia tutto il problema italia no, alla risoluzione del quale le poce112e avrebbero dato ed orientato il proprio contributo in relazione al posto decisivo dell' isola nel hacino del Mediterra neo. La posizio ne geografica della Sicilia ne fa veramente il centro del Mediterraneo. Al punto in cui i due bacini orientale cd occidentale comunicano, si trova in condizione di controllare i due passaggi obbligati di Messina e del Canale, naturalmente se le premesse geografiche sono sostt:nute da una adeguata polit ica marittima. Il Regno delle Due Sicilie consi<lerò invece l'isola come la propria appendice, come un possedimento insulare della Mo narchia napoletana. E questa fu una delle principali ragioni che impedirono alla Aotta borbonica di pesare adeguatamente, in relazione alle proprie possibilità, nel bacino mediterraneo. Eppure la Sicilia rappresentava un punto focale di quei traffici mari ttimi per esercitare i quali il governo di Napoli si era adattato a pagare pesanti tributi ai potentati costieri del Nordafrica ed a stipulare gravosi trattati commerciali con l'Inghilterra, la Francia e la Spagna Ol. Ma lo sviluppo della Marina e la politica marittima borbonica furono sempre condotti in fun zione di Napoli, per cui i porti della Sicilia venivano trascuraci e gli interessi commerciali isolani non tenuti nella dovuta considerazione. Questa politica si risolse a favo re di Malta, che era riuscita ad attrarre nella sua o rbita un traffico marittimo maggiore di quello che normai-

(3) Cfr. G. M. M ONTI, L 'espamione mediterr,mea del Mezzogiom o d ' Italia e della Sicilia, Bologna 1924, pag. 355 e, dello stesso, La Marina mercantile borbonica e il rnmmerào marittimo, in " Rasseg na Storica del Riso rgimento ", Roma 1934, pagg. 206 segg.


166 mente av rebbe dovuto farvi scalo. La Marina militare, poi , era nota m Sicilia soprattutto come strumento di repressione nelle mani ciel governo di Napoli, come si vide nel 1820 e nel 1848 <4). Mai i Borbone, malgrado la loro pur notevole opera in favore della Marina, compresero che la Sicilia costituiva un tra mpolin o ideale al centro del Mediterraneo e che, se abilmente usata sul piano navale, avrebbe potuto permettere una brillante politica estera nei riguardi delle maggiori Potenze. Ferdinando Il, in vece, si incaponì ad impedire che le sue navi uscissero dalle acque del Regno, nel timore c h e i co ntatti con altri Paesi contaminassero la sua Marina di spirito liberale. Tutto ciò non contribuì, n atura lmente, al mantenimento dei migliori rapporti con l'Ing hilterra , dalla quale i Borbone dovettero subire diverse umiliazioni <5>, se nza che l'appoggio spagnolo ed a ustriaco valesse a sostituire la forza d el perduto sostegno britannico. La seconda gu err a d ell 'indipendenza italia na aveva dato modo ai frances i di avviare nuove dimestiche,:ze al di là di quel Canale di Sicilia che l' Ammiragliato londi nese riteneva già zona nevralg ica, e naturalmente ciò non aveva fa tto piacere alla Gran Bretagn a. Tuttavia , l'improvvisa fine della guerra e gli eventi successivi, le annessioni f' 11' rurbolenri vi cende del dopoguerra immediato, a ncora una volta avevano mutato i te rm ini del problema italiano e schiuso a i politici più accorri prospettive n uove. Succeduco al conservatorismo di lord D erby il G abinetto liberale d i Palmerston poco prima di Villafra nca, J' arreggia mento inglese mutò nei rigua rdi delle a mbizio ni irali :rne , f' mnrò in senso decisa mente favo revole . La cessione di N izza e Savoia contribu iva a far dimL"nticare in Ital ia il sangu e francese che era staro versato in Lombardia per la causa italiana. Nello stesso tempo - in un mome nto n el qua le l'Inghilte rra temeva molco dalla Francia l'utilità di avere nel Mediterra neo una pote nza amica , un a potenza padrona della Sicilia, capace di minacciare doma ni l'e te rno avversario francese, parve ai politici liberali d ' oltre Manica d i importan i'..a estrema. Il governo di Torino , inca nto, non se mbrava prope nso ad imbarcarsi da solo in nuove avventure di largo resp iro in lcalia, timoroso che la volo ntà delle poteni'..e ostili n on avesse a togliergli anche quell e co nquiste padan e alle quali, sopra ogni cosa, te neva. Ma la rivoluzione di Firenze, nell'aprile 1859, aveva portato la causa ital iana al sud degli Appennini ed aveva ape rto la via ad ogni altra ev entu alità. Incominciò, nella calma appa rente, il ·1860. T orino e Napoli, co me Vienna, M osca, Berlino, Pa rigi e Madrid, avevano gli occhi fissi a problemi di ve rsi , chi ai baratti di terr itorio, chi alle difficolc~t di poli,:ia, chi alle conseguen,:e di una strana pace.

(4) Cfr. R OMITl, cit., pagg. 133-40 e 2 10-16. (5) È noto che nel 1851 Gladscone aveva clamorosa mente denunciato al mondo le vergogne dell'amministraz ione poliziesca borbonica.


167 Ma la tradizionale sensibilità politica britannica captava già nelle acque d el Mediterraneo i segni premonitori di una crisi a venire, mentre le unità da guerra della flotta di Malta erano pronte a prendere il mare per seguire g li avvenimenti siciliani . Ali' isola erano fissi gli occhi del Foreign Office e dell'Ammiragliato. In Sicilia si erano avute manifestazioni di giubilo nel 1859, alle norizie delle vittorie alleare nella pianura del Po, e il flusso dei patrioti che emigra vano era diventato sempre più considerevole. Anche il contrabbando d i armi e di polvere da sparo, operato dai trabaccoli maltesi, era aumentato. In Sicilia, oltre al console di Palermo, G oodwin, gli inglesi tenevano allora ben l L vice consoli, indi ce chiaro di un interesse che gli avvenimenti successivi dovevano pienamente giustificar e <6>. 45 . Lo sba rco di Garibaldi a Marsala cd i successi dd suo esercito in Sicilia, favoriti dai precedenti moti e dall'intervento massiccio degli isolani a fianco delle truppe ga ri baldine, d ete rminavano gli orientame nti d elle var ie Potenze. Ma poiché Garibaldi agiva in proprio e - sebbe ne ina lberasse la bandiera dd Re di Sardegna - offriva al preocc upato gove rno di Torino il modo di scaricarsi dina nzi al le potenze della res ponsabilità di retta ; J' osrilicà di chiarata di quasi tutri Ì !JUVl: fllj !:>lfi.lllicrj llU l.l c...uudussc.: al CdJi111t.: lllU I l ~ ,dht !>U!>l)c..; 11::,iu1t t: \..le lri111p1 e:,,a. Uno dei fortori d el successo fu ce rto il poco cred ito c he quasi da ogni parte si dava alla spedizione di Garibald i, per cui le successive prese di posizione erano regola rmente superare dagli avvenimenri. Lo stesso Cavour non credeva in p a rtenza nelle possibili tà degli avvt:nimt:nti ga ribaldini: tuttav ia, abituato ed esperto com'era nel cond urre un gioco multilaterale che gli lasciasse aperte tutte le strade, n o n ostacolò l'impresa. Com e si è detto, egli si limitò a dare mandato a lla flotta d i impedire che i porti d ella Sardegna d ivenissero base d'operazione per i Mille, fece dirottare p iì:.1 tardi in Sicilia la spedizione Bertani destinata ad invadere lo Staro pontificio e si barcamenò intanto a mantenere una for male neutralità fra le proteste e le pressioni delle potenze ostili . Ben pochi, ne! maggio ! 860, si rendevano co nto che d agli avvenimenti siciliani sarebbe d e rivata l'Unità d'Italia e, quindi, una situazione politica e strate(6) l vice consoli inglesi, al 1 ° gennaio 1860, erano:Jose ph Rickards, inglese - il solo rerribuicu - a Messina; Luigi Marino, trapanese, a Trapani; Benja min lngham, inglese, a M arsala ; Samuel Clarckso n, inglese, a Mazzara del Vallo; Ferdinando lmbomone, locale, a Sciacca; Lewis AJcxander Thompson, inglese, a Li ca ra ;John Carcs, inglese, a Girgemi ; Francesco Bresmes, locale, a Terranova; Cesare Porcelli , <la Vittoria, a Scoglirti; Carlo Azzo par<li , maltese, a Siracusa e Joh n Joshua Jeans, inglese, a Catania. Cfr. P.R.O. , Londra, Foreign O/free, 70 , 322, <love sono pure le rela%ioni, fondare sul le norizie fornire dai consolari , sulla navigazione e il commercio della Sicilia <lai 1857 al 1859. Appena poi la rivoluzione e il susseguente sbarco garibaldino arrirarono l'attenzione delropinione pubblica sulla Sicilia , la stampa si interessò dell'isola sotto ogni aspetto: il 26 maggio 1860 " f.'Tllmtrated f.ondon N ew.r" puhhlicò un lungo servizio info rma tivo sulla Sicilia, nel quale la situ azione geografica e strategica dell'isola era esaminata p arricolarmente dal punro d i vista militare e navale.


168 gica completamente nuova nel bacino del M editerraneo. Ma questa situazione completamente nuova non si sarebbe p robabilmente avuta se gli avvenimenti sicilia ni non si fossero conclusi con il passaggio dello Stretto, voluto e imposro da Palermo. L'azione politica della capitale garibaldina finì per avere un peso determinante, sia nei rigua rdi dell'unità italiana, sia, per necessaria conseguenza, sui nuovi equilibri mediterranei. Era dunque molto grossa, decisiva, la partita militare e politica che Garibaldi si trovò a giocare in Sicilia, dal maggio all'agosto, in guerra contro i Borbone e in politica contro i moderati liberali di Cavour. D alla difficile giornata cli Ca lata fìmi alla sorprendente occupazione di Palermo, e poi a Milazzo, nella battaglia decisiva per il possesso dell'isola , l'avventura militare felicemente si svolse, tappa per tapp a, tra lo stupore del mondo, in un 'atmosfera non priva di toni romantici, che colpiva la fantasia e attirava da lontano molti spiriti generosi nelle fìle dell'eserci to volontario. Ma il gioco degli intrighi e dei contrasti p olitici tra le diverse correnti italiane incominciò a dipanars i, seguendo molti in tricati fili, da quando Palermo diventò la capitale dello Stato garibaldino. Quando si dice Stato garibaldino si vuole intenclnt> q l•ell~ pa rticolare forma di governo che ebbe vita in Sicilia, e poi in tutto il Meridione, fino all'autunno, in nome della dittatura di Gari baldi , il qu ale, a sua volta, si era autoproclarnaro depositario di tutti i poteri in nome di Vittorio Ema nuele 11. Rispondeva, questo, alle conclamate intenzioni di Ga ri baldi di conquistare non solo la Sicilia, ma anche l'Italia meridionale e Roma, da dove, in sfida alla Francia, egli si riprometteva di proclamare l'un ità italiana offrendo al monarca subalpino una nuova corona di re. Nuova perché avrebbe dovuto riassumere la volontà unitaria di tutto il popolo italiano e rappr esentare, senza legami troppo stretti col passato della Corte di Torino, 1a nuova grande Italia che tutti gli antichi e recenti seguaci d i Mazzini avevano sognato. Sarebbe stata - al di là d i ogni accantonata polemica istituzionale - l'Italia r edenta degli italiani, l' Icalia Jtlle grandi imprese, la cui nuova irresistib ile vita av rebbe dovuto germogliare dalla passione bruciante d ei patrioti, e non da ab ili manovre di alleanze o da machiavellici giochi diplomati ci.

Ma l' esperienza dolorosa delle insurrezioni fallite, degli improdutt ivi complotti ch e preparavano le rep n:ssioni sanguinose, l'assenteismo del popolo, sordo nella gran parte agli ardori delle élites rivoluzionarie, parlavano contro la validità della tesi radicale. All'opposto, i successi del 1859, preparati da un 'abile politica che puntava sullo sfruttamento delle rivalità intern azionali , - interessando d iplom aticamente la Francia di Napoleone III alle lotte del Piemonte contro l'Austria, - sembrava no confortare le vedute del parriro moderato liberale. D a questo fo nda mentale contrasto di metodi scaturì in Sicilia l'insanabile dissidio tra i partiti di Cavour e di Garibaldi sulla strada da battere p er r aggiungere l'unità


169 nazionale. I radicali amavano accusare Cavour, colpevole del b aratro di N izza, di non volere realmente l'unità della Penisola, mentre i mo derati soste n evano che la realtà incernazionalc: impediva la conquista della unirà attraverso la rivoluzione, la quale avrebbe potuto essere foriera solta nto di catastrofi. Su q u esto sfondo di contrasto primario tra le du e maggiori figure italiane del 1860, in Sici lia si mossero altre cozzan ti passioni e interessi, dalle rivalità personali tra esponenti radi cali ed emissari di Cavour ai motivi separatisti ch e una tradizione a ntica manteneva sempre vivi nell'isola. L' infelice scelta d i Cavour che mandò a rappresentarlo a Palermo un uomo arrogan te, inveleni ro, fazioso e prevenuto come il La Fa rina, aggravò in partenza la situazione, senza che l'appoggio della flotta sarda, a l comando del Persa no, potesse controbilanciare agli occhi d ei radicali quanto di negativo andava produ cend o a Paler mo la p resenza degli emissari di Cavour. La p erso nalità d i Crispi, inoltre, così inquieta cd ombrosa, p ortò nel i:orktail di u o mini che si agitava no a Palermo una nu ova carica esplosiva. 1 risultati furono apparentemente disastrosi: n on solo Garibaldi non ebbe mai u n governo efficiente su cui poter cont.ire, ma i sussultori avven imenti palermita ni co n qu elle sempre provvisori e allea nze locali di idee e di uomini portarono ad un a rottura protoncla era le d u e pnuupah t"az1u111 pohllche 1Laiianc, che pure asserivano di av ere gli stessi ideali m. La contesa po litica tra Pa lermo e T orino si articolò intorno al problema dell'annessione immediata o meno della Sici li a a l Piemo nte, ed i radicali riuscirono ad imporre per m esi il rinvio dell'annessione. Essi riuscirono a procrastinarla fino alla liberazione dell"ltalia meridio nale, che coincise co n l'intervento regio orga ni zzaro da Cavour, d opo il fallime nto d el tentativo di provocare a Napoli un moto liberale. L'abile Ministro di Vittorio Emanuele Il av rebbe dimostrato di sapersi adattare rapidamente all 'evolvere turb inoso d ella situazione e tra rne profitto, m a al partito radicale non va disconosciuto il merito di avere imposto da Pale rmo, governando tra d ifficoltà e disordini, la soluzione unitaria. D 'altra pari.e, ,ì nche il crono de ll'apparato militare e politico borbonico registrò i su oi e pisodi decisivi durante la fase siciliana d ell'impresa d ei Mille. La conquista di Palermo, la battaglia di Milazzo, il passaggio dello Stretto di Messina, segnarono sul p ian o militare il destino di Francesco II. In Sicilia le t ruppe regie co nobbero, ancora più g ravi d elle sconfitte militari, le rese vergognose, le fughe, g li imbarchi avvilenti tra la derisione del popolo, davanti ad un n emico palesemente meno forte, ma p iù ardito e più fo rtunato, olcre che meglio co ndotto_ Giudicata sotto questo profilo, a n che la gra nde battaglia del Volturno la maggiore della Campagn a - non ebbe forse l'importa nza degli scontri e d elle scaramucce ch e avevano portato i garibaldini ad impadronirsi avventurosamente

(7) Cfr. D . MACK SMTTH, Carihaldi e Cavour nel 1860, T o rino 1958, passim.


170 della Sicilia, e risultò in definitiva come uno sforzo disperato e vano, quasi che al di là delle apparenze, il risultato ne fosse stato dolorosamente scontato fin dal!' inizio, per la parte borbonica. Pure alla fase siciliana - includendo naturalmente in essa l'episodio del passaggio dello Stretto - va attribuito lo sfaldamento morale della compagine borbonica. Prendiamo il caso della flotta: a Marsala, sia pure in ritardo, essa intervenne ed aprì il fuoco; a Palermo cannoneggiò la città; nello Stretto si condusse fi acca mente e nell'episodio dello sbarco di Garibaldi in Calabria, a Mclito, arrivò cardi, come a Marsala; ma lo specchio di mare da controllare era ben più ristretto, le sue colpe erano ben più gravi. In seguito, più nulla: dopo la defezione dell' Anguissola, nessun altro ufficiale osò disertare così clamorosamente, ma l'oscuro favoreggiamento dell'avversario, l'inazione, l'indecisione, la slealtà verso il proprio sovrano si estesero come una cancrena nella Marina di Napoli. Fosse ciò frutto del tiepido amore che la causa borbonica ispirava agli ufficiali della Marina napoletana, o delle seduzioni del Persano, fatto sta che dopo la Sicilia la Marina borbonica non brillò in una azione, in un tentativo, nemmeno in una facile, ma almeno aperta ribellione. Altro aspetco notevole.: dei fatti d i Sicilia del 1860 fu la partecipazione popolare all'impresa dei Mille, l'insurrezione di Palermo, la guerra dei picciotti a fianco dei garibaldini, per cui veramente poté dirsi che l'isola non fu conquistaca dai settentrion;ili, ma che fu liberata dagli sforzi congiunti degli abitanti e dei ga ribaldini. Questa fratellanza d 'armi e d'intenti - almeno per quanto si riferì alla cacciata dei Borboni dall'isola - venò di un'atmosfera particolare il momento più elettrizza nte del Risorgimenrn e ridi colinò le proteste sull'invasione operata dal «brigante» Garibaldi. La partecipazione popolare condizione> il successo dell'avventura e la rese m orale ed irn.:sistibile. In definitiva quindi gli avven imenti siciliani risultarono due volte decisivi , sul terreno militare perché determinarono il crollo dell'apparato difensivo borbonico, sul terreno politico perché forza rono i tempi dell'unità italia na e ne provocaro no la fortuna su scala nazio nale. La liber azio ne della Sicilia non andava più interpretata come un episodio, ma, sto ricamente, come l'atto di nascita della nuova potenza m editerranea italiana, fattore determinante della futura politica internazionale nel grande mare aperto. 46. Puc.> essere interessante regis trare il cono ca uto, ma tuttavia sintomatico, di una delle prime reazioni della stampa popolare inglese alla notizia dello sbarco a Marsala. Nell'articolo di fondo del 19 maggio, in titolato Sicilian affairs, I' !llttstrated London News scriveva: «La moralità della legge internazionale Jà sentire tutto il s11,o peso, ed è impossibile controbattere il fatto rhe il famoso Generale partigiano, nella ma presente impresa, si conduce né più né meno che come !(.n bucaniere; che egli si è reso colpevole di pura e semplice piratet·ia; e, se dovesse essere raltttrato con le armi alla mano


17 1 in Sidlia, nessuna allenttante potrebbe salvarlo d11lla fo rca». Fin qui parrebbe trattarsi di un 'aperta condanna; subito dopo, però, l'articolista operava un'apertura che sembrerebbe in contrasta con il testo citato fino ad o ra: « Vi è, certamente, ttn cttrioso dilemma tra sentimento ed opinione». Era chiaro che si disapprovavano i mezzi usati, ma che la sostanza dell'azione garibaldina, se fosse andata bene, avrebbe anche potuto discutersi. Su questo tono si teneva nei primissimi momenti la stampa inglese, pronta ad agire in un senso o nell'altro sull'opinione pubblica, la qual e invece, subito, era allineata con Garibaldi. Gli inglesi furono i primi a rendersi conto delle prospettive nuove che la situazione storica a priva in M editerram:o, cd allora la stampa, co nscia di battere un tasto gradi to ai lettori e di difendere a un tempo un interesse inglese, passci rapidamente, a rmi e bagagli , a favore dei garibaldi ni. Nel coro le poche vo ci discordi furon o som me rse. Alle Ca me re e sulle colonne dei giornali i fantasmi degli irlandesi che si eran o arruo lati nell'esercito poncifìcio furono ag itati per fare da co ntrap peso a lle camicie rosse di Garibaldi , sull'incerta bilancia della morali t~l inte rnazionale(lll. La po lemica de i paragoni con i corsari e i pirati del passato , c he g i~l aveva im pegnaro l'o rgano cl i srnmp;1 g in l"vrinn d elle rivn ln·~inni e uropee (')) fu autorevolmente r ipresa in Inghilter ra a t utto vantaggio di Garibaldi <10>, mentre l'opinione pubblica ven iva, a rag io n veduta, illuminata sulle b arba rie <lei Regno delle Due Sicilie da tru culente descrizio ni delle torture e d elle atroci tà commesse dai borbonici in Sicilia <11 >. Le sottoscrizion i, gli aiuti, i volontari per Garibaldi furono l'effetto di tutto ciò, in un crescendo che non mancb di avere anche aspetti curiosi 0 2 >. Ma il vero contrappeso cui si teneva a Londra era la Sicilia, la quale, d ive ntando parte integrante di un nascente Stato uni tario ita liano che poteva comare

(8) Cfr. '· f,'T/lmtrated T,011don News", 1 5 m aggio 1860. In realti, tru ppe irlandesi affluivano in hnon rrnmcro, pro prio durante q u ei cru ci,i li mesi del 1860, sorrn la h a nd iera pontifi cia: si pos-

sono vedere in proposito numerose lettere, del g iug no, lug lio ccc. ind irizzare a mons ignor RanJ i, delegato aposrolico della provincia di Ancnna e poi di Ci viravecchia, da un anonimo corrispo ndente ro mano, prohabilmenre p er sona di fam iglia , in ASR, Miscellanea di Carte Politiche R iserv<1te, b . 132, fase. 4693. Secondo '"L'J\driatico" <li Ravenna dell'8 ag osro 1860, in oltre, i cattolici irla ndesi avrebbero cercaro d i bruciare la nave Liverpool, acquistata da Garibaldi nel Regno Unito. (9) Cfr . "T. ·F.spérance·' del 11 maggio 1860, in polem ica con '·La. Patrie", che aveva paragonato Garibaldi al pirata W alker. (10) Anche in Parlamento, egli fu paragonato a Gug lielmo d 'Orange. (11) Cfr., ad esempio, ·'L 'll/11.rtrated London News" del 9 , 16 e 23 g iug no 1860. ( 12) Lo scesso settimanale londinese pubblica va il 18 agosto il seguente a nnuncio economico : «Garibaldi, Maràa per arnwnùmt di EnKel, prese1ltat,t dal mmpositore con i11111w1.10 s11ccesso ai principali concerli della stagione. 2 scellini e Gpence». Per la stessa cifra il 16 g iug no era stata o fferta , nella med esima pubblicazione, la marcia per p ianofo rte «Gari baldi», di Emile Berger , illustra ta con un ritratto del Generale; e in luglio, il 14, era la volta <li una polka «Garibaldi», franco do micilio, con ritratto a colori, per ere scellini.


172 sulla Sardegna e su diverse altre potenziali basi navali ben disposte, av rebbe potuto b ilanciare efficacemente ogni velleità francese, in termini di equili brio marittimo mediterraneo. li fulcro di tale equilibrio sarehbe rimasto, naturalmente, nelle vigili mani dell'Ammiragliato, con a mpie possibilità di manovra. L' Icalia e soprattutto la Sicilia - sarebbero state così vulnerabili dal mare che la Gran Bretagna - tradizionale depositaria del potere marittimo - avrebbe sempre ponn o esercitarvi una influ enza notevole o, perlomeno, un abbastanza effic iente controllo. È noro che questi m otivi contribuirono decisamente ad orienta re il fa vorevole atteggiamento britannico, dopo la guerra del 1859, riguardo a l p rob lema dell'unità italiana (13>. Tutto ciìi presupponeva una potente presenza inglese nel Mediterraneo, con possibilità di manovra immediata a ridosso della Sicilia, punto focale di tutto il bacino. A queste evidenti necessità strategiche sono probabilmente legate le voci relative ad aspirazioni territoriali - concessione di punti d ·appogg io sulla cosca sicula - o ad ambi zioni politiche - conseguimento di un protetto rato sulla Sicil ia - che ebbero breve vita durante il 1860. Edmond Tixier , commentando pochi giorni dopo lo sbarco di Marsala sull'Jllustration, i fatti politici , affermava chiara mente che l'Inghilterra avrebbe potuto sperare di aumentare la propria influenza in Sicilia al punto di ottenere, in seguito agli avvenimenti provocati dall'impresa garibaldina, addirittura il protettorato sull 'isola. Davanti a queste prospettive il governo francese non p oteva rim anere indifferente, e per via d iplo matica ciò era stato facto presente a Lon dra; tuttavia permaneva a Parigi u na diffusa inquietudine sugli svilup pi incerti degli eventi in corso. L'articolista affermava poi, in relazione ad una espansione sabauda nel Mediterraneo: «La Francia non permetterebbe alla Monarchia sarda di mirare al proprio ingrandimento senza reclamare per il nostro Paese delle garanzie strategiche» 0 4>. Una polemica si svilupp<> rapidamente tra la stampa inglese e quella francese, fiancheggiata quest' ultima da qu ella reazionaria europea, circa le amhi zioni rel ative alla Sicilia. Dietro alle redazioni dei giornali era evidente che si agitavano interessi politici ritenuti , dall'una e dall'altra parre, fo ndamentali. Le voci sulle aspirazion i inglesi venivano avallate da particolari e da nocizie che circolavano suscitando allarme: "La Gazzetta delle Poste di Augsburg'' pubblicò - e " Ii Giornale di Roma" fedelmente riprese <15) - che Cavour si era impegnato a cedere all'Inghilterra ( 13) Cfr. The !etters o/ Q,m:n Vicloria , voi. III, Londra 1907 , pag. 545; SJGNORETII , La polilica ingle.re durante la crùi risolt1tiva dell'1111ità d'Italia, in R,megna storica del Risorgimento, Roma 1923, fase. U, pagg. 280 segg.; .SJLVA, Il Mediterraneo dal/'11nità di Roma all' Impero ilaliano, VII ediz., Milano 1942, pagg. 295 segg.; RENOUVIN, H is1oire des rela1iom inlernationa/eJ, tomo 5, Pa rigi 1954, p ag . 259 segg. (14) "T.'llit1stratio11" del 19 maggio 1860, pag. , l".I. (15) Nel numero del 26 giugno 1860.


173 un tratto del cerricorio siciliano per farvi una base nava le : in particolare si allud eva a Marsala ed alla zona circostante, e si affermava c he add irittura era stato stipulaco in p roposico un accordo, ch e si temeva rendere di pubblica ragione a causa dcll' ostilità d ella Francia ad una simile op erazione p olitico-strategica. Marsala, d 'altra p a rte, era già diventata il centro di importanti interessi britannici. 1 precedenti storici legati ad una incesa a nglo-sicilia na erano rispolverati per l'occasione, e " L 'lllustration" ri cordava ch e era stato al tempo di lord Bentick che gli inglesi avevano co mpreso come i siciliani potessero essere dei buoni soldati, com e stavano a d imostrare le azioni compiute nel 181 4 dal Corpo da sbar co anglo-s icilia no sulle ,:os;e ÌLaliane, e in particolare la Lon4uista dd forte di Santa Tecla , strappato alla gua rnig ione francese di Genova <16) _ Ma il t urbinare di queste voci, che non avt:vano certamente nulla d i serio, almeno per quanto riguardava la lim pida posizio ne ga riba ldi na , tesa solta nto a Ua liberazione dt:lla patria ed al conseguimrnto ddl'unità naz io na le, no n lasciò indifferente Garib aldi e lo indusse ad una messa a punto molto chiara. Jn una su a lettera diretta agli uffi ciali della c rocie ra inglese nelle acq ue della Sicilia - lettera cht: fu pubblica ta da!forg:tnu d! st :1mp:i -:lc!l:1 ~'12 r!n:1 mi!!t~re ?!1g!ese, 11 settim~!1a!e F!eet Tirrm - Garibaldi scriveva: «/ nemici dell'indipendenza italiana cal1tnniano la vostra grande Nazione: le attribuismno il pensiero odioso di speculare s1;,l/a nostra eroica impresa e di voler .;piJ!.olare i tll giorno Slt questo ec,mpo di gloria inoralo dal Jttdore dei patrioti e dal sangue dei martiri. Se è così, se la Sicilia, che in questo momento è la più italiana delle nostre provincie confederate, non facesse che scambiare il dispotismo borbonico contro un protettorato interessato, l 'Inghilterra non sarebbe pirì la sorella dell'Italia e la terra claJsica della libertà» c17>_ Era una presa di p osizione assai esplicita e, ad un temp o, abile e coraggiosa: Garibaldi e i suoi non combattevano per prestarsi ai gioch i sottili ed equivoci della diplomazia dei compe nsi e d elle cessio ni, ma per consegui re l'obiettivo che apertamente proclamavano di vole re; la costituzio ne dello Stato unitario italia no. Tuttav ia, anche dopo ch e smentite e smentite si susseguirono, continue> a permanere n egli interessati - francesi e non fra n cesi - il dubbi o che qualche ma novra poco ch iara si a ndasse svolgendo alle spalle d ella sp edizio ne garibaldi na cd a favore d ell'Inghilterra: u na n uova occasione di scandalo fu la pretesa cessione del fo rte di Castellammare alla flotta inglese, dopo la p arten za d ei borbonici da Palermo OBl_ Tanto poco di vero c'era in tali dicerie che proprio in quei gio rni si cercava da pa rte inglese di studiare le misure adatte per ass icurare alla flotta una efficiente p resenza navale nel Medite rra neo.

(16) Cfr. " T.'lllmtration' ' llel 16 giugno 1860, pag . 383. (17) "L 'EJpérance" riprese la lettera il 3 1 maggio 1860. (18) Cfr. " TI Giornale di Roma" d ei 20 giugno 1860.


174 li 14 giugno 1860 - mentre a Palermo le eruppe borboniche si imba r cavano per ritornare sul continen te, in osse rvan za della di sastrosa conve nzione firmata il 6 g iugno - il vice ammiraglio F. W. Ma rtin, Coma ndante in Capo della Squadra d el Mediterraneo, scriveva da bordo della sua ammiraglia, il Marlborou?,h, alla fonda nella baia di M a lta, un interessante rapporto direrco a lord Claren ce E. Paget, d el!' Ammiragliato. D etto ra pporto con ce rneva la proposta d i estend ere e potenziare il porto e la baia maltesi, per fini militari e p olitici. Esaminata la possibilità di una gue rra o del p ericolo di una gue rra nel Mediterra n eo , l'Ammiraglio notava che, stanti le inadeguate proporzioni del porto militare Ji Malta , diveniva impossibile radunarè insiunè k unitit ddla f1utta inglese Jd Mediterraneo. An che la base di Gibilterra, infatti, ri sultava t roppo pi ccola e poteva diventare impraticabile in caso di conflitto con la Spagna. Gibilterra, inoltre, era p eriferica, me ntre Malta era ad un passo d alla Sicilia, d ove l'imp resa ga ribaldina era in pieno svolg imento sotto gli occhi interessatissimi d egli inglesi. L'a mmirag lio M artin faceva, era le alrre, una affermazione assai sintomatica: «S11ppongo che sctrèt ritenuto essenzicde ctvere nel Mediterrcmeo 11nc1 farzct potente come nelle, Mttn ica»

( l9) _

Sorrolineava poi c h e l'urgenza Ji agire era dettata Ja ragio ni m.iìirn ri

e politich e piuttosto che da ragion i co mme rciali , p e rché il porto co mmerciale non veni va usata completamente; inoltre, «Un eventuale ampliamento del porto com11teràale. per m111pio, diventen1bbe 11tilt se la Sià!ùt dovesse rendere i s11oi pot·ti liberi ed invitanti come quello di M alta, cosa che. sotto un b11on governo, essa molto probabilmente fi1rì1 » (20). In ra l caso lo scalo commerciale ma ltese «would ht1ve been jjlent» (sarebb e staro esautorata), p er cui a ncora maggiore a ppariva agli occhi dell'Am mi raglio la n ecessità di potenziare la b ase m ilitare. Mentre p e r quanto li r iguardava cercavano di metter si al sic uro , d 'altra parte gli inglesi si prestava no con una certa compiacenza a favorire i ga ribaldini. Abbiamo visto come a Ma rsala la p resenza d i due navi da guerra inglesi aveva, sia p ure involontariamente, favo r ito !o sbarco d ei Mille; a Pale rmo l'o pe ra dell 'amm iraglio Rod ney Mundy era riuscica di g rand e a iuto a Gar ibaldi al tempo del bo mbard a me nto ope rata da lla squadra navale n apoletana <21 ). Durante tutta la ca mpag na, inoltre, unità mercantili

( 19) Nel testo: «I /1re;u111,e aho thai il wi/1 be dwmed as eJJential lo have a J,owerfi,I/orcc in the Medi terr,mean .i.rin the Ch,mnel». Il rapporto, n. 57, è in P.R.O ., Londra, Admiralty, l, 5733, fase. 470. (20) Nel testo: «lt may, far inst,mce, be balfled i/ Sicily Jbould make her porU aJ free and attractive as the pori o/ Malt.t is - which, 1mder a goorl govern11tenl. she very prnbably wil/ do». (2 1) L'S sccccmhrc 1860 l'ammiraglio Rodney Mundy info rmava l'Ellior, a mbasciatore inglese a Napoli, che il l'ersano lo a veva p regato di intervenire p resso Gariba ldi per di ssuaderlo dall'idea d i attaccare Roma e la Venezia, spiegando che proprio al Mundy <faceva questa rù-hiesta perché Garibaldi gli aveva detto che mi doveva molto per ciò che er,1 .wcce.r.ro" Palermo...», cfr. B LAKISTON, Fonti per la Storia dd RiJ01"girttento nel Public Record Office di Lond,·a, in Ramina Storica del Risor/!Jmento, Ro ma 1954, fase. TT-JTT, pagg. 285-6 .


175 inglesi si lascia rono noleggiare p e r trasporti mili cari del!' eser cito volontario <22 >, compen san<lo ad abttndantiam un a nalogo intervento fra ncese in fa vo re d ei b o rbonic i. T utt o ciò, naturalmente, fu fatto sempre procla m a ndo la più stretta n eutralità da p a rte britannica <23>, ma lo spirito con cui tale n eutralità ven iva osse rva ta si com p rende quando si tie ne prese nte c he fì n dal m a rzo Palmerston aveva dichia ra to - almen o a q u anto racconta l'ambascia tore sardo a Lo n d ra ,

(22) Cfr. AST, Archivio Militare rii Siàlia, m azzo 180; AST, Archivio Esercito dell 'Italia Meridio11ttle, mazzo 95; ccc. Vi fu runa.via la lunga questione d ell'Orwe/1, che pur da ndo luogo ad azioni d i r epressione e di rivend ica dei dan ni, nun arrivii ad avvelenare le relazion i tra i b ritan nici ed i garibald ini. L'Onue// era una nave inglese noleggiata da i garibaldini per trasportare volonta ri in Sic ilia, in conformit,1 con gli o rdini di Gariba ldi , comunicati al Pilocci ed al Settembrini, capi del gruppo che doveva recars i in Sicilia , con lcrr. del 14 lugl io. Ma il capita no d e ll'Orzuel/ non aveva inte nzione di parti re , per cui i gariba ldini, sa liti a bordo in nu mero d i 80, tra inglesi, intliani, svedesi, francesi, america ni e tedeschi . dopo avc:r aspcrraro 24 ore si impadro ni rono del p iroscafo con un colpo d i forza e si diressero al sud. Il contramm iragl io Mundy ordini> a due navi di li nea , la Rnwwn a l coma ndo dd capitano l'orhcs. e I;, Sryl!t1 ,il comando del capit:1no Lamberr. di incrociare sulle possibili rorrc dell" On nll e di ca rrurarlo. Il 29 luglio , dopo aver fotto scalo a Monrccristo, l'Orwell gi u 11se a

lvlt:!".si11a

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da il:l S,:yù'~1-, c..i1c lo c..o~rrinst: a d irorrnre n Malta sorto l"n<.-cusa

d i pirateria . l garibaldini furono assolti da raie accusa, ma incomincia rono le discussioni con la clicca proprie taria del vapore, Adam Blake e compagni, c he avanzava esorb itanti pretese d' indennizzo. li prodittatore di Palermo, Pa llavicino, respinse le pretese dei proprietari , pur ammettendo il loro d iritto a pe rcepire il noleggio e i danni per il tempo che la nave era stata al servizio di Garibald i. Tale linea fu poi ripresa anche dal governo italiano, ma la controversia, rra offerte e conrropropostc si trascinò fìno al 1863. Cfr. M UNDY, àt. , pagg. 2 17-29; GABRIELE, àt., pag. 187 . I documenti inglesi relat ivi all'Orwell si trovano in P.R.O. , Londra , Admirtdty, !, 5733. Quelli iraliani del Ministero, relativi alh1 definizio ne de lla pratica, al parere del consiglio d'Amm iragliato, ecc. sono in ACR , Mi11i.rtero Mt1rint1 - Marint1 Militt1re, b . 2, fase. 25.

(23) Si potrebbe sostenere che la neutraliti, b ritannica fu più effettiva q uando la contesa n on era tanto era i borbonici e i garibald ini, ma q ua ndo, in aurun no, il contrasro si delineò anch e tra le opposrc rcnd cnzc politiche italia ne, impersonate d a Cavour e da Ga ribaldi. Il 20 settembre 1860, da Napoli, l'ammi raglio Mundy d ira mava a i suoi sotrnposri un memorandu m nel q uale raccoma ndava di osservare una neutralit,l assoluta, d i non entrare in alcuna d iscussione politica e di non impegna re 111 nessun modo, anche indirettamente, l' Inghi lterra, vedi P.R.0., Londra, Admirttfty, I, 5733, fase. 828. Il(, ortohrc p o i F. Crispi , Segretario agli Esteri del Governo gari ba ldino, notificava il b locco <li Gaeta e:: di M essina al console inglese di Napoli, Bohnam, con la segue nte lettera: «f..rsendo i11dùpen.rabile lo impedire che gittngano approvvigionamenti di Artiglieria, Armi, /\I/rezzi, e Munizioni dr, g11ura la11lo nella Ciltadelt,1 di Messùw q11a11to nelt,1 fortezza e Citt,ì di C.detd, .ri è di.rpo.rto dai Governo Dittt1toriale che Le dette !octtlittÌ sittno messe in ùtato di blocco effe11ivo secondo i principi slabilili dal Trai/alo di Pari1-:i del 1856. Quindi dichiara essersi d,tto ordine che fr,i otto giorni" co111i11cù1re dd oggi sùt messo in esemzio11e il ce1111ato blocco ed ttll'oggetto che delle crociere di leg11i da guerra vi[!,ilino Jtdle coJle adiacenli di Menina e di Gaeta, onde non vi siano introdolle munizioni ed armi ed ogni <tllro oggetto imerviente ,illa guerr,t. Il sottoscritto Segrett1rio di Stato degli Affari F.steri ,ul/'ltalia Meridionale si affretta di rendere conJapevole di quanto precede il siJ.:. Bohnam Console di S.M. Britannica per la debita intelligenza ... » . Ma circa l'autorità del governo ga ribald ino a comp iere simili arri il console inglese era p oco convinto e 1'8 seguente si affrettava a chiedere lumi a lo rd Russell, e facendogl i notare: « .. . bui under the pemliar cirmmsta11ce o/ this Govermnent sho11ld the v,ilidity of the h!ock.ade 11ot be recognised by Her Majesty Govemment. 1 reqrmt yo11r Lordship directionJ far my f!,t1idarice iri this 111al/cr» P.R.O. , Lon<lra, Forei1-:n

0/fia, 70 , 322.

·


176 D'Azeglio, in una lettera del 1 ° aprile 1860 - che «l'Univeno intero si rallegrerebhe se la Monarchia di Napoli avesse a cadere». La dimostrazione si ebbe nella fase d ecisiva del passaggio dello Stretto di Messina.

li baratto di Nizza e della Savoia a Napoleone lii in cambio del riconoscimento delle annessioni italiane al Regno di Sardegna, era stato motivo di preoccup azione per l'Inghilterra, non tanto in sé stesso, quanto p erché poteva ind ica re una direttiva a costituire un precedente pericoloso. Se, persistendo l'Italia a co ndurre una politica di compensi , l'unità della P enisola fosse stata pagata con la cessione di Genova o della Sardegna, o di entra mbe, alla Francia , tutto l'equilibrio mediterraneo ne sarebbe risultato sconvolto a favore della Francia, che avrebbe goduco nel bacino occidentale di una p osizione di assoluto fa vore. Ma u na volta ac:clarat0 che le voci relative ai progetti di nuove cessioni non rispondevano a verità e che erano state m ontate per ragioni intuibili dalla propaganda viennese (2 ~) , la Gran Bretagna perseguì costantemente lo scopo di favorire la nascita di uno stato unitario nel Mediterraneo. È questa direttiva di fondo del governo liberale di Palmerston che spiega, ben più che i maneggi londinesi d el Lacaita , il rifiuto inglese del 25 luglio 1860 alla p r oposta di N a poleon e 111 di intervenire ucHu

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e i Bo rbone. Stando ad alc une indiscrezioni diplomatiche, sembrerebbe che questa mossa partisse dal desiderio di accontentare le ric hieste russe <25>, ma è ce rro che la gara nzia navaic angio-frar1Lese suìlo Stretto di Messina avrebbe purtato Pa rigi ad inserirsi direttamente con la flotta nel complicato g ioco politicodiplomatico in corso attorno alla Sicilia. In q uella occasio ne il rifiuto inglese fu decisivo, e l'in te rvento francese, come vedremo, fu procrastinato all 'ulti ma fase del conflitto, in un momento particolarmente p oco indicato p erché, a gioco ormai fimo, valse solo a sottolineare pubblicamente la sconfitta diplom atica fra ncese. Vi fu tuttavia un aspetto riflesso della crisi sicili a n a che poté non far piacere agli inglesi. Essi, com e noto, dominavan o le Isole Ioni e, nelle quali, almeno a q u anto scriveva nel giugno 1860 un g iornale tri estino, non si era rimasti insensibili a i fatti sicilian i: «Gli avvenimenti della Sicilia hanno smcitato nelle Isole Ionie grande agitazione e aperto l'animo a speranze che porteranno purtroppo ad amare delusioni. Il lord Commissario e i sttoi trabanti esercitano una rigorosa vigilanza e ogni ambizione che appelli aspirazioni nazionali o Jentimenti avversi al protettorato dell'Inghilterra è p1mita severamente. Qttello che più spiace agliJ oni è il modo rozzo e sprezzante che usano i loro protettori. (24) Cfr. C. AGRATJ, Da Palermo al Voltumo, cit., pag . 25 0 . (2 5) «Standa a qualche voce 11.rcita d,t questa Ambasciata rmsa parrebbe che l'i111pert1tore Napoleone si foJJe deciw di far proporre al Governo inglese di far impedire ttl Gttribttldi, per le squadre an1;lo-franmi, lo sbarco in terrttjermtt onde corrispondere ai desideri del/'Jmperatore .Almandro Il», cfr. rapporto del Nunzio a Parigi , Sacconi , alJ ' Antonclli del 31 luglio 1860, in ASR, Mùullanea di Carte Politiche Riservate, b . 136, fase. 4895 c.


177 In una recente occasione, essendo essi rù-hia mati al principio di nazionalità e al diritto dei popoli di disporre di sé, l'uno e l'altro proPttKnati dall'Inghilterra, ftt loro risposto che essi non hanno nazionalità, ma sono un'accozzaglia di genie, la qttale deve recani ad onore di essere governali da Inglesi » <26l. Malgrado questo atteggiame nto, de nunciaco da fonte sospetta, il punto di vi sta ing lese mutò rapida m e nte, se già verso la fi ne dell'a nn o s i discu teva era le massime gera r chie milita ri e politiche di un event u ale abbandono d ell'a rcipelago che nel 1862 veniva, i nfatti, ceduto allo Stato greco. Nel n ove mbre 1860 l'a mmirag lio Ma rtin chiudeva co n qu este parole u n a me mo ria riservata sulle Isole Ionie: «lo credo che sarebbe cosa saggia dare le isole alla Grecia, od a qualsiasi altra Potenza europea eccetto la /•rancia. Ma piuttosto che permettere rhe mdm?O sotto !tt Frcmritt, Ù! fortificherei Corfù e !et terrei: almeno fino a quando l'Inghilterra non si sia assimrato il possesso di Candia» <27)_

In realtà gli inglesi agirono, dura nte tutta la crisi risolutiva d ell' ind ipendenza italiana , in funzione concreta mente antifra n cese, e n o n inseguendo l' affermazione d i principi etici. Esse nzia lmente contro la Fra ncia, nell'esame delle p rospetti ve che u na eventua le guerra contro di essa avrebbe a p e rto in Mediterran eo, era diretto il promemoria riservato dell'ammiraglio Martin sulle lsole Ionie: e le conclusioni che abbiamo citato erano evidentem ente dominate soltanto d a una p reoccupazione, che quelle isole non finissero in mano al la Francia (Lt>)_ (26) R iporrato da ''I/ Giorrt((le di Romct'" del 28 giup10 1860. (27) Nel testo: «/ bclicve il wo11/d be wùc to give thc lonian IJ/muls to G"reea. or lo ctny other E11ropean J1ower except Frctnce. B11t r,ither th,m ,dlnw them tn f,tll 1111der T',·,mce, T 111n11/d fa,·tfy (:mf, ,md hnfd it: t1t ,my 1111til possession of Ca11dict be obtctirted far Hngland»; <lai ra p po rto confidenziale riservato, imicola co «Nav,1/ ,md l',filit,iry comider,,tions u;ith reference to Toni,m T.rLmdr,,, in P .R.O. , Londra, Admir,dty, 1, 5733, fase. 8YI. (28) Nel citato rapporto, infatti , l'ammiraglio Martin osservava che le Isole Io nie non avevano nessun valo re dal punto di vista com mercia le, p er l'lnghilterra, ma potevano avere un certo valore militare, speL ie in relazione a<l un co nfli tto con la Francia, che costituiva la sola ipotesi preoccupa nte per l'Inghilterra. Era p revedibil e che una eventu ale g uerra si sar ebbe svolta lontano <la Cor fù, ma poiché la Francia disponeva d i u n esercito molto più fo rre di quello inglese e d i un a fl otta rilevante, le isole a vrebbero dovu to veni r presidiate con una guarnigione p itt forte <li quella esistente e la marina britann ica avrebb e dovuco inserire la difesa dcll'arcipelac.o tta le proprie numerose m a nsioni. D 'altra parte, essendo la Francia meno vulnerabile della G; an Bret;gna e sem pr e in condizioni di scatena re un'aggressio ne, occor reva c he quest'u ltima si preparasse per tempo a d ifendere sé e le proprie numerose d ipendenze disseminate nel mondo: la Francia aveva all' estero meno centri da difendere, qui ndi era favorita in una g uerra <l'a ttacco. Corlì.,, d 'a ltra parte, se fosse caduta nelle mani dei frances i, avrebbe potuto servire d i base a i loro incrociator i per in sidiare le rotte ing lesi d 'oltremue. J.a sola, ma importante ragione per tenere Corfi:t - ed eventualmente anche le altre isole dell'arci pelago, stante la p erdita di prestig io che sa rebbe d er ivata da un abbandono e stante che ta nto le isole rutte o solo Corfo avrebbero impegnato nella d ifesa la flotta - consisteva nel fatto che, così fac endo , si imped iva alla Fra ncia d i impadroni rsene. Se· cond o quanto appariva dalla recente azione politica francese in Egitto e in Siria, gli intrighi d i Parigi miravano a quei due Paesi: era quind i assai probabile che i frances i p unrassero su Cand ia piu ttosto che su Corfì.,, perché <la Can<lia era possibile dominare più direttamente le rotte di quei Paesi. La m iglio r cosa sarebbe stata p er l'Inghilter ra avere Candia e mantenere una buo na iniluen· za in Egitto per gara ntire la rotta futura delle Ind ie: ma al momento il m iglior consiglio che si poteva dare era di rafforzarsi dovunque fosse possi bile , q uind i a nche nelle isole ionie , tenendo presente che se la Francia se ne fosse impadronita avrebbe potuto provocare molto d anno. P .R. O. , Lon d ra, Admirctlty, l , 5733, fase. 834.


178 Premuri dalle ambizioni di Parigi, gli inglesi sopravvalutarono probabilmente la potenza reale della Francia - lo spettro <lel primo Napoleone dovette in qualche modo influire - ed optarono per la nascita della nuova potenza mediterranea italiana, convinti che questa, per vivere ed affermarsi, avrebbe dovuto frenare l'ambiziosa invadenza francese. Da questo punto <li vista deve essere interpretato il famoso telegramma di lord Russcl all'Hudson, ambasciatore inglese a Torino, del 27 ottobre 1860, che nella difficile congiuntura fu di massimo ai uto al governo sardo: « ... Il Governo di S.M. britannica è costretto a riconoscere che gli Italiani sono i migliori giudici dei propri interwi... D(JjJ(J !!,li eventi Jbalurditivi ati abbia1110 aSJistitu è dijfìcilt: t'redere dJe il Papa e il J<e delle Due Sicilie po.rsiedano il cuore dei loro popoli. Il Governo di S.M. britannica non vede ragione mlficiente a giustificare il severo biasimo con cui l'Austria, la Prancia, la Prussia e la Russia hanno bollato gli atti del Re di Sardevztt. Il Governo di S.M. preferisce guardare verso la lieta prospettiva di un popolo inteso a costrttirsi l'edificio delle proprie libertà ed a consolidare la propria indipendenza» <2 <>>. Questa indipendenza significava , naturalmente, un nuovo grande problema lungo le fronti ere maritri111e ou.,i<lentali Jdla Fra111_ia, d,t: avrt:OOt: <l<>vuln Lt::llt::l' J'u<..dtio la nuov a v icina perché non diventasse troppo inco moda, e ra llenta re quindi la pressione in altre d irezioni. Quanto alle prevedibili ambizioni del nuovo Stato, purché n on arrivasse ad insediarsi a Tunisi, potevano essere incoraggiate dall ' Ing hilterra perché avrebbero urtato fatalmente la Francia e ne avrebbero stimolato la diffidenza <30>. 47. Se si eccettua il tentati vo di convincere i franco-inglesi a sbarrare lo Stretto di Messina, la tradiziona le amicizia russa p e r i Borbone non p esò d irettamente sug li avvenimenti sicilia ni e mediter ranei d el 1860, sia p erché il governo zarista fu regolarmente sorpreso dagli eventi, sia p erché ogni movimento nel Medirerra neo restava inibito alla Russia dalla pace di Parigi d el 1856. Essa aveva sa n:1.ionato la sconfirra russa n ella guerra di Crimea, con clausole p esa nti: non

(29) Cfr. Ac;RATI, Dtt P,dermo ttl Volt11mo. cit., pag. 533. (30) A<l influenzare questo punto <li vista concorse certamente la p sicosi antifrancese che

era in quel remp o diffusa in Ing hilte rra . Un noto esempio che si puii citare in p roposito fu la lunga questione della Sardegna, che la nostra diplomazia dovette affrontare nel 1862: Londra temeva che si volesse cedere al Papa l'isola in camhio di Roma, e poiché il Pontefice appariva allora troppo legato a lla Francia, il governo inglese si oppose fieramente; vale la pena di ricordare che le reazioni britanniche furono assai decise in quella occasione e che lord Palmersron proclamò: «L 'lnghilterrtt .ri opporrebbe .rtren11011.rly ad 1m,1 sì111ìle estemione dell'injl11enza /ranreJ·e in quesJo man'>> . Anche in altre occasioni era stata confe rmata la ferma intenzione del governo inglese «di impedire ad ognì co.rto un .ri111ile aumento della potenz,1 mttrittìma delltt F,·,incia nel Mediterraneo», cfr. lettern del D ' Azeg lio al Cavour del 4 marzo 186 1, in Dowmenti Diplomatici italiani, Serie 1, voi. 1, pag . 2 6 ; vedi pure, iv i, pagg. 189 e 503-5; Atti Pt1rla111entari, Camertt , 1861-2, 3 ° periodo, voi. V , Roma 188 1, pag. 2 78 7 ; SIOTTO-PlNTOR, Intorno alle voci di cmione della isola di Sardeina, Mila no 1861. · ·


179 solo era stata ri co nfe rm ata la p reced e n te Co nven zio n e di Lond ra del 1841 , c he chiudeva le po rte del Mediterran eo in facc ia al colosso ru sso, m a in più era v ietato al governo dello za r d i tenere una flo tta nel M a r Nero. Ma lg rad o tutto ciò, p er e>, u n qualch e effetto la posizio n e ru ssa p rodusse sulla questione italiana, attraverso la cong iuntu ra intern az io n ale del 1860, m a in senso opposto a quello che M osca a vr ebbe voluto. In quell' anno infatti si ma ni festa rono reitera te irrequietezze ru sse into rno alla zona nevralgica d egli Stretti, co n u n 'eco inte rnazion ale rileva nte. L'azione diplomatica del princi pe Gorciakov, d iretta con t ro la Turchia, costituì u n notevole elem en to d i ten sio ne e d i co n fus ion e, che preoccu pi> le ca p itali e u ropee e giocc>, in d efiniti va, a favo re dell'impresa ga ribald ina, d istraendo altrove l'interesse delle Poten ze. D el resto, la congiu ntura internaz ionale della primavera e della esta te 1860 era caratterizzata proprio dalla grande varietà dei focolai d'interesse politico, d alla Cina alla Siria, dagli Stretti alla fro ntiera del Re no, dalla q u estio ne siciliana solo do po d iventi> la questione itali ana - a q uella della cession e alla Fra n cia della Savoia, contro cu i si scagliavano Ingh ilterra e Svizzera <3I) _ In questo confuso panorama internazionale l'impresa di Garibaldi troY c> cc ndizioni favnrcYo li per potersi realinare senza che le p oten ze avessero la possibilità d i con centrare tutta la loro attenz ione su quanto accadeva in Sicilia. l a scelta felice del mome nto storico, nel complicato evolvere d ei rapporti internazionali , fu dovuta soprattutto al caso; ciò n on toglie per ò che sia da ri conoscere a G a r ihald i lo sfrutta me nto r apid o d ella contingen za favorevo le, i ndi ce di sicuro intui to poli tico, certo maggior e di quello ch e la storiogr afia tr adi zio nale d el n ost ro Paese g li abbia attr ibu ito (32l. Il b anco d i p rova più co nvincente fu il m omento del passaggio dello Stretto di Messina: m entre da m olte p arti si grid ava allo scand alo, qu a ndo la M arina d el Re d i Sardegna temeva di spingersi troppo in n a nzi nel r ischio, il Generale era decis issimo ad a ttua re la p ropria li nea poli tica unitar ia . La sua valutazione della situazio ne politica risultc> sosta nzialmente esat ta: con b u o na p ace de " La Gazzetta di Augsburg", il passaggio d ello Stretto n on fu un casm belli 0 1>.

(31) L' Inghilterra per principio , la Svizzera per ragioni più conc rete, amministrative ed economiche . Si può ricordare che 1'1 1 maggio 1860 il cardi nal Sacconi, Nunzio Aposcolico a Parigi, scrivemlo a Roma a l Segretario <li Stato, cardina l Antondli, affermava: « . . .Ma queJ/o Sovrano (Napoleone III) più che dell',iffi,re Garib,ddi ora .ri occupa del voto che deve essere dato dal Parlamento s,trdo per l'annmione della Savoia e del Nizzardo alla Franàa. È per questo che protura di sostenere il Cavour. .. », A.S.R., Mi.rce/1,mea di Carte Politiche Ri.rervate, h. 136, fase. 4895 c. ( 32) Ma cerro inferiore a quello che c rede Mack Smirh, perché certe e nu nciazioni pubbliche d i p rogrammi aggressivi, per non parlar d'altro, dimostre reb bero una cerca·ca renza d i senso dell'ÒpJiorru n ità.

(33) Cfr . " li Giom,zle di Roma" d el 21 agosto 1860.


180 La flotta austriaca rimase a Pola, e l'attività intensa che taluni avevano creduto di riconoscere in quei gio rni <34 > alla Base istriana lentamente ritornò normale, mentre Garibaldi avanzava sul continente. Anche l'azione di cui si era vociferato contro le Romagne, d a eseguirsi da parte d eJJ e truppe austriache e po ntificie, rientrò e il resro è noto. Fra gli stri lli della diplomazia delle grandi P otenze aveva probabilmente visto chiaro più presto di altri, m algrado gli errori in iziali, l'o rmai disi ncantato e pessimista cardi nal An tonelli , il quale dallo svolgime nto degli avvenimenti siciliani n on si faceva più illusioni 0 5>, come del resto p oche illusio ni si facevano a Roma esponenti d ella classe dirigente pontificia davanti alla piega presa dalle cose di Sicili a O<\ orm ai era rite nuto possibile, nd luglio, anche uno sbarco ad Ancona 0 7>.

(34) C.fr. " li (7iorn,,le di V erona " del l5 agosto 1860 e "li G"iornalt, di Uoma" del 20 agosto. (35) Cfr. il carteggio Anronelli-Saccon i. specie dalla meri, d i giug no in po i, in ASR, /Hùcella11ea di Ctu·te Politiche Rim·vate, b . l 36, fase. 4895 c. Il Thouvenel aveva ch iesto, scherzando, al Sacconi, perché non si alleava anche il Papa con Garibaldi e non mand ava 1.amoriciére con le sue truppe davanc1 a Venezia, cfr. rapporto del Sacconi alrAntonelli del .'I luglio. Ma il Segretario di Staro rispondeva a maramente il 14, constatando '<(he la rivo/la va in arca di preteJti. e che all(I wa ,md,tcùi non si pone 1111 freno .-on offici diplomaliri», e il 17 , sempre scri vendo a l Saccon i, affermava p~!i~i;ni:;tiGtITlt'r!te: <( P,#:r .' roj,·po, il p.-1r!i!a ::.'ti h:: s!:.'l.'a!o ::/}pigliarsi i! S01 ~·:1~!1 di N:1p1!i !1 r1nd!!!'!"tÌ :!d 11na quasi inevilabile rovina ... rnmro 1111 diJef!.170 rivo/11:io11(lrio preJtt1hi!ito e j étvoreggidto dit Potenti, q11itlsivoglia dt:it:rminakiom.: ttVt!J.lt: j1r-e.111 ym:l 1'\-fo,u, 1ut .,~,,ebbe .11:injì,e 11dr,11t/a:t,1 ,1, j/ifJ d1J.1Jllu ... n . ',/eJi pu re tdtrclctt. sullo stesso cono, ibidem, e anche BLAKISTON, Con Odo R,metl la l?oma nel !R60, in "NaHe.~na Storicd del Ri.rorgi111ento", gennaio-marzo 1960, pagg. 65-6 . 1

(36) L'anonimo corrispondente roma no di m onsignor Randi doveva essere ahhasra nza addentro a lle segrete cose. Spigolando dal suo carteggio col dclcgat0 a p ostolico d i Ancona si legge: « .. . I.a notizia della pre.ra di Palermo per parte degli i morti, j eri h,t fittto una tristissima impren ione s11tl'animo dei b11011i... Si dice che nel circolo privato di famiglia dell'Impera/ore d 'Amtria vi sieno stati dei diJJemi in riguardo ,il/a politica da Jenersi. Come finiremo'» (Lett. 456 del 1 ° g iugno 1860); «T Regii hitm10 evact1ilto wgli onori mi/ilari da /'a/ermo. ficco che siamo hel/i e fritti.1••• » (l-ecc. 459 del 9 g iug no); «A N,1poli la tosa pubh!ica i:.:;, .:. fiamme e f1,acr:; ::ci ci sn.rte:-rcn:..1?:, (Le:::r. -18-1 del 16 luglio); <~Q.~ti tutti siintJ f.,•r:;o::r:uj..•.:zti per gli ,wvenimenti di Nt1po!i, ché ogni giom o si pt·epar(l1/0 e si avvicinano 1;iomi per noi lrisJùsimi» ( Lett. 505 del 18 agosto); ecc. ASR, Mis1:ellanea di Carte l'olitiche R.iserv(lfe, b. 132, fa se. 4693. (3 7) «In Anco11a si temeva 11110 Jbarco di tmppe di G,,rih,ddi perché si vedev,i i11 ,1/to mare dà legni... », lert. 487 del 2 1 luglio I 860 del solito anon imo a monsignor Raneli. Nella !etc. 495 del 3 agosto dava notizia di analoghe apprensioni pe r Civitavecchia: « . .. Mercoledì swrso erano a veduta di tutti a Civitavecchia st1! 1/ltt re vari legni che si disse pieni di volontari che parwa ttverrern i11tenzin11e di .1harcare. I francesi di f!.llarnigio11e 11Jciro110 tosto d,tl Porte cni ca1111oni, essi misero i11 tltto di b,Jller!i se fossero sbaffali: ma i legni o Ji ttvvidero dei prepart1tivi dei fr,111ceJi o 11011 dovev,mo sbarcare, il fallo fu rhe di lì a poco tempo Ji perdettero di vista». I fra ncesi di C ivica vecchia sapevano essere talvolta maestri di cortesia: «T. · al/1'0 jeri 1m Vapore Sardo j,aSJÒ avartli Civitavecchia dove erano molti e111igrt1ti N(lpoletani che ritornava110 in palria, e.fra qr,esti vi si trovava il f!.erterttle Mezzoc"po che volevd rharcare a term; Id nostra polizia glielo i111pedì; di/ora q1Je.1ti .rcri.r.1e 1111tt !ettertl ili Com,mdante la Piazztt francese. e non wlamente sbarcò, 111a f,, invitato a pr,mz,tre nel forte dal comandante franwse; dopo pranzo passef!.1!,iÒ per la città e ritornò alle 4 p.111. ,i bordo del Vapore» (iett. 486 d el 20 luglio) ASR , Miscellanea di Ct1rte Politiche Riserv,,te, h . 132, fase. 4693 .


181 Incorno al 1860, poi, erano trascurabili , pe r varie ragioni, anche tutte le comp onenti minori della politica mediterranea. Spagna, Grecia e Turchi a erano chiuse nei mari di casa. Bloccata al di là della zona d ' influenza francese, la Spag na, alla quale il recente rafforzamento della flotta <38 > non offriva abbastan za potenza per far sentire la sua voce nelle acque italiane, era distolta anche d a i propri eterni problemi marocchini, assai più sentiti a Madrid che non quelli de i Borbone di Napoli. La Grecia costituiva un elemento irrilevante: la sua presenza nell'affare sicilia no si limitò all'arrivo nelle acque della Sardegna di certe b a rche da p esca, che la fantasia eccita ta del comando locale scambiò per n avi-spia, onde perfino il mi n istro della M arina, Cavour, dovette occuparsen e <3 9 >. La Turchia infine era 10 piena decadenza, malgrado i crediti navali occidentali forni ti in funzione antirussa , e non ri usciva a riprendersi dall'indebolime nco m ilita re e p olitico derivaco dai recenti conflitti con l' Egitto e con la Ru ssia. A condur re la politica mediterranea, di co nse!,>uenza, non rimaneva c he la Francia, di fronte all'Inghilterra_ Era soltanco la Francia che possedeva i mezzi sufficienti pe r sos tenere u na propria azione sul tono delle grandi p ote nze, in una congiuntura sto rica che esigeva l'impiego Ji un a flotta p e r realizza re una presen;,.a au1 va su l tea tro degh avvenime nti. 48. Sebbene il governo francese no n avesse m a n cato di compiere qualch e passo d ipiomacico a Tori n o in previsione d ella spedizione di Garibaldi, allo scopo di in du rre i s,i rd i ;id impedirla <40>, tuttavia !e prime nori zie rela tive ai fa t ti della Sicilia , da Marsala in poi, non furono accolte male d alla stampa e dall' opinione pubblica. La recente montatura propaga ndistica filoitaliana che aveva accompagnaco la campagna dell'anno preceden te, n e cond izionava a ncora pa rzialmente le reazioni, con i su o i adde ntellati romantici e passionali ch e non avevano mancato d i avere una presa sull'opinione pubblica, e che non potevano ce rro generare simpatia per i Borbone di Napoli. Corrispondem e diplomatiche parigine ripo rtano che, oltre ai giornali, a n che m olti per son aggi influenti erano a favore di Gari b aldi, almeno in quei giorni del maggio e dd g iugn o che videro i volonta ri avanza re da M a rsala a Palermo; in Francia si raccoglieva d enaro a favore dei ga riba ldi ni , mentre un grande entusiasmo ci rcondava generalme nte il nome di Garibaldi <41 >. (38) Cfr. a nche "TI Giornale di Ron,a " <lei 26 giugno 1860. (39) Cfr. len. d el Cavour, ministro della marina, al contranuniraglio Serra, comanda nte generale della regia M a rina sarda a Genova, del 6 luglio 1860 a T o rino, in A.U.S.M.M., Roma, cass. 42, fase. 1. Essendogli stat0 riferito che i caicchi g reci chiedevano informazioni militari, il Ca vour ingiungeva di sorvegliarli. ('1 0 ) Cfr. A GR.ATI, I Mille 11elta Jtoria e nella leggenda, cii., pagg. 63-4 .

(4 1) Cfr. i rapporti del Sacconi all" Antonelli, t!a Parigi, d el 18 , 22 e 24 maggio 1860, in ASR, Mùcellanea di Carte Politiche Riservale, b. 136 fase . 4895 c.


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Ciò, evidentemente nasceva soltanto da elementi sentimentali , in quanto prop rio il Ge nerale non doveva essere in quei giorni la persona più gradi ta alla politica francese; tuttav ia, perfino ministri ebbero ad esp r imere la loro soddisfazione per i successi gariba ldini, e, addiri ttura:« ... pochi giorni dopo lo sbarco del Garibaldi in Sicilia, il Principe Napoleone ha detto francamente ad ttn mio amico, che il medesimo

avrebbe trionfato prontamente, non solo nell 1l10la1 ma anche nel Regno N,ipoletano al di qua del Faro, e nei restanti dominii della Santa Sede, non ostante !tt contrarietà e il disapp11nto che ne proverebbe il mo mgino, l'Imperatore Napoleone ... » <42 >. li punto di vista del govern o fra ncese, in ogni m odo, non poteva essere d i ::ipp rovazio ne per l'impresa dei Mille, e a lle p roreste inviate a Torino. Parigi unì un intervento di ploma tico - com e si è c.lerro - a Londra, lamentando la presun ta connivenza inglese con gli invasor i della Sicilia. N el tempo stesso, mencre si attaccavano le te mute aspirazio ni sull'i sola, si lanciava no dei ballons d'essai relativi a pr etese di compensi stra tegici e territori ali . Ma il m omento politico non era adatto ad un intervento fra ncese nella q uestione, per ché troppi problemi l'ambiziosa politica estera im periale andava contempora neamente agita ndo. In maggio la Flotta francese, salpata da Tolo ne, si diresse in Siria pcr fro nteggiare la rinnovata pressione russa contro la T urchia, lasciando solo q ualche stazionar io in Sicilia; nel tempo stesso lungo la frontiera del Reno la situazione andava facendosi tesa, mentre lc polemiche fra la stampa francese e p rnssiana si inasprivano pericolosamente <'1 3>; infìne Parigi aveva in pied i la questione delrannessione della Savoia e di N i7.za, per le qua li non si era ar ri va ti a ncora alla occu pazione francese, tra le polemiche che in furiava no in ltalia e gli interventi sv izzero e inglese p er il mutamcnto de l regime am ministrativo e milita re della Savoia. Non era qui ndi q uello il m omento più opportu no pecche: Pa rigi assumesse - e potesse sostenere con successo - un atteggiamento tro ppo deciso nei r iguardi della spedizione ga ribaldina.

Mentre la complicata matassa delle relazioni in te rn azio nali francesi si dipanava seguendo vie spesso divergenti, una parte della scampa francese era quah ficaca add irittura di «organo ufficiale della rivoluzione», sia per il cono spinto del proprio atteggiam ento fi lo garibaldino, sia perché alcu ne curi ose coincidenze sembravano prova re un contatto diretto con l'o rganizzazio ne responsabile dell'im presa dei Mille <44). La scampa popola re poi p resentava in genere gli avvenimenti siciliani sono una veste d i colo re e di eroismo che accendeva la fantasia: L 'Illmtnttion (42) Rapporto del Sacconi a li' Anrondli, da Pa rig i il 2 g iugno 1860, ibidem. (4 3) C fr . ·'// Giornale di Rom"" , dd 4 giugno 1860. (44) Notava, ''// Giornale di Roma" , del 1 ° giugno, che il giornale ' 'La Patrie'·, appa riva inform a to fin troppo bt'ne stigl i sv iluppi ddlt' cose in Si cilia: il 26 aveva prea nnunciato pt'r il giorno succt'ssivo l'attacco di sorpresa su Paler mo. Da questa coincidenza l"organo romano traeva la p remessa per dom andarsi se le optrazioni in Sicilia non seguissero u n p iano preordi naro.


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presentò la figura di Giu seppina di Barcello na come qu ella dell'eroina di Catania <451, e in seguito affidò le proprie corrispondenze dall 'isola ad uno dei volontari fra ncesi che avevano segu ito Ga ribaldi, Ulrich de Fonvielle, il q uale soleva assumere un tono ispirato ogni volta che doveva parlare del Generale e delle sue imprese <46>. Come srupirsi se - in o pposizione con la successiva politica del proprio governo - si verificavano ra ccolte di m ezzi per i gariba ld ini e, add iritrura, se una signora di Parigi partiva per donare a Ga rib aldi una cotta di maglia di fe rro, che avrebbe dovuto proteggere l'eroe dalle lame e dai proiettili del nemico <47 >? Dumas e Victor Hugo furono clamorosamente con i garibald ini e versar ono fiumi della loro r etor ica in favo re del Generale e della nobile causa che egli difendeva: e se per Dumas qualcuno ebhe a definirlo «la parte comica della rivoluzione siciliana» <48 >, per l'altro scrittore si ebbe manifestamente piL1 rispetco . Del resto, era più difficile resistere al fasci no convinto di Viccor Hugo, che dovette infia m ma re col suo entusiasmo molti cuo ri generosi: « ... Ha desso tm'armtiltt? No, ma ,m pugno di volontari. Mtmizioni da g11erra? Per nulla. D ella 1'Jolvere? J\ ma!tt pentt qNalche barile. /Je' cannoni? QNelli del nemico. Q11af'è la SIia forza, che cosa lo fa vincere, che cosa sia con fui? I, ·tmima de · popoli. fgli vei, egli corre. !t1. rna mano è mme una striscia di fit1.mma: quel pugno d 'ttomini proclttce l'effillo del cttpo di Medma. L e me poche armi sono incm1tate, le palle delle sue carahine contrastano alfe palle dei cannoni. Pemeggia con lui !ti rivoluzione, e di tanto in ttmlo. nel caos dellt1. ballaglia, tra il frano ed i lampi. come se fosse 1112 eroe di Omero, dietro di l11i mfra.ri !t, Dea ... L ' Italia si leva, l'Italia cammina, Patttit De,,; essa risplende, essa comunica ai progresso del mondo intero fa grande febbre esultante del genio ... L ' 11 maggio a Marsala 800 11omini sbarcano. Ventisette giorni dopo, il 7 giugno, a Palermo, 18.000 11omini atterriti s'ùnban-ano. Gli ROO sono ii dù-itto; i 18.000 la forza ... O despoti, io vi sfido, fermate la pietra che cade. fermate il torrente, fermate la vt1.lanKa, fermate l'Italia, fermate l 'R9, fermate il mondo precipitato da D io nella luce?» <49>.

(45) Cfr. il numero del 30 giugno 1860, pag. 4 10. (46) li 2 1 luglio, pag. 45 , " L ·11/mtralion", pubblicava questo squa rcio, datato da T e rmini 23 giugno e corredato da un disegno nel qua le campeggiava Garibaldi : « ... ,1bbia1110 ritrov,,tn poco lontano il generale. ml/a riva del mare col mo sfato 111axxiore: ci ha g11ard,1to Jjrlare a testtt 111,da, 111entre ogni soldalo agila va il 1110 cappello. 1n q11e/ momento il sole lrm110111ava dietro i momi: Garibaldi si stt1glitwa 1Jilidamente 111/ man:. chiaro come tmo sp,xchio. La lmppa dei ·wlonlari era già persa nell'ombra e nelf,t poltm-e... » . (47) Cfr. '·/. 'fl/11stmted Lo11do11 News ", <lei 4 agosm 1860; il giornale specificava che la cotta ,iveva un valore di 5.000 franchi. (48) Così lo definiva l'i rriconoscente ·'L'Espérance'' il 12 agosto 1860. (1\9) Da l discorso d i Viccor llugo nel meeting tenuto a J ersey in favore della Sici li a, foglio stampato a Firenze il 25 giugno 1860 e diffuso a nche negl i Scari Pontifici. Una copia è in ASR, Miscellttnea di (arte Politiche Riservate, h. 133, fase. 1\796.


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Mentn: una parte dell'intellettualità si schierava apertamente con la causa dell' indipc:nden%a italiana , trascinata da uno spirito generoso, il governo francese si conduceva in maniera contraddittoria ed ambigua. Lasciava che ufficiali francesi si a rruolassero sotto le insegne pontificie e che di là dessero m otivo di preoccupa%ione per la pace OO>, lasciava che una incera syuadra d i navi da trasporto francesi venisse noleggiata d al governo di Napoli e che, nel tempo stesso, altre navi francesi lavo rassero per Garibaldi servendo le linee che congiungevano la capitale della Sicilia con Genova e Livorno , istituite an che dietro pressione dei ga ribaldi ni. E come il govern o di P arigi, anche i singoli d emenci fra ncesi non mantenevano una condotta uni taria nei riguardi del fenomeno garibaldin o, per cui di atteggiamento fran cese , nel primo periodo della questione siciliana del '60 è difficile parlare come di una linea politica chia ra e determinata. Velleità di vario ge nere, irritazione per la parte che si temeva presa dagli inglesi nei fatti di Sicilia, valutazion i pessimistiche, ma di un pessimi smo quasi distaccato, quasi gli avvenimenti in corso non toccassero direttamente gli interessi francesi <~I). Poi , alla fine di gi ugno, si ebbc una svolrn T,' ~ rrt-_PY,i<lfY!<.'NO osti!-: dei vescovi francesi <52 l, il timore che: la catastrofe borbonica in Sicilia non portasse con sé nuovi più gravi disastri, un a p iì:1 chiara visione delle prospcttive che si a privano, con i successi siciliani di Gariba ldi, alla poi irica medilc11 a n n L, e forse insie-

(50) li solito corr ispondente di monsignor Randi iufurm,wa : «... Q11i si st,1 in }!,ra11i appremiom. Si dict riservatamente che il Gmer"le de Lamoriciére abbia ime11zio11e di al/acmre le /(0111ar.11e. or,1 che Garibaldi si lrov,1 in Sicilia: la cnrte l'ontifìrù, è d 'avviso co11trario... » (lerc. 457 <lei 5 giugno 1860); «Q11i 1i dice e 1i crede che q11,mto prima le tmppe del S. Padre con quelle A111triache al/accher,111110 le Romag11e.. .... (lt'rc. 468 del 22 giugno); ecc .. Ma in agosto, con l'evoluire della siru azione, le inrcnzioni aggressive erano ca mbiate raclicalmente: «T.'istmzione che il nos/ro Govemo ha dato al Generale de L1111oriciére sono eh ·er.li si dovrà ballere coi .mli 110/011/ari ma che Je sarmmo truppe t·egolari piemo11/e1i ceda» (lerc. 5 l O del 29 agosro): anche la cli fesa veniva così ad essere discussa . I documenti dtati in ASR, Mi.rcellanM di Carte l'oi1t1che l<.iser11aJe, b. 132, Case 4693. Per la divisione elci francesi rispetto all'impresa dei Mille, riportia mo il seguente esplicito rapporto, circa i sentimenti dell 'opinione puhblica di Tolosa, trasmesso nel luglio 1860 a Pa rigi in seguito ad un'inchiesta ordinata dal governo per conoscere come avesse reagito l'opinione puhblica francese rispetto agli avvenimenti siciliani: «/ . 'impresa g,1rihaldi11a oggi do111i11a 01:ni pemiero: q11clli che amano l 'ordine. la quiete, l'autorilà sopmtt11tto, wmider,mo Garibaldi 1111 dete11abile ilVVen/11rieru e Ji aug11ra110 "rdentemmle la sua rovina. D ',1/tra parte !!,li m11ici della libertà, i democratici, i veri repubblicani lo esal1a110 come tm eroe. Cli uomini che .10110 devoti a/1,1 legge e all'ordi11e, ma ,:he 11011 .rm10 imemibili ,ti/e 10/fere11ze del popolo né indiffere11Ji ,ti diritJi del/il 11,1zio11alità, si ,mg11rano che C,trihaldi Jrionfì, p11rché si fermi o sia fermato nel cono del mo Sllffesso», CASTELLIINO, / Francesi e i Mille, in " li Me.Hagp,ero' · del l O giugno l 960. (51) Nel rapporto del 10 giugno del Sacconi alJ'Antonelli da Parigi è riportato il punto di vista francese , secondo cui «l,1, poJition étaù dése.rpéranle», in ASR, M isrellane,t di Carie Politiche T<.iservate, b. 136, fase. '1895 c. (52) Cfr. anche " Il Monilore di Bologna. , del 4 luglio 1860.


185 mc l'estrem a illusione di riuscire a volgere tutta l'operaz io ne a proprio fav o re, maga ri a sp ese dell a dinastia di Napoli <53\ prepa ra rono il fiasco diplomatico dell'op erazione «sbarramento dello Stretto». Napoleone si d ecise a proporre, mentre gra n p a rte della sca mpa francese andava m odifi ca ndo il proprio atteggia men to da favorevole a ostile verso i garibaldini, un interven to cong iunto delle flotte inglese e fran cese, ma Londra rifiutò, un po' p er diffide nza sulle vere intenzion i dcll'imperacore francese, molto perché o rmai aveva fa tco la su a scelta e condu ceva il proprio gioco in un a direzione ben definita. Si v ide allo ra quanto nel g iusto fosse quel giorna le um oristico berlinese ch e ai primi di g iugn o aveva pubblicato u na vig netta, d al titolo «Setto/a Jtorica», nella quale si ved eva l'alunno Napol eo ne III fare a casa il compito su Giulio Cesa re, ma rima n e re in classe confuso sullo sfondo, mentre l'alu n no G aribaldi, vestito all a calabrese e co n il compico «Italia libera ttnita» sotto il b raccio, riceveva d al p rofesso re una co rona <l'alloro <54). Fino al momento in cui Ga ribaldi lasci ò la Sicilia diretto in Calab ria, i francesi continuaron o ad ondeggia re tra l'una e l'altra decisione, e a lcune di quelle che v eniva no prospettate - se sono g iuste le informazioni ch e il Nunzio Aposr0licn ~ P r•rig i tr,i-:mt>r·tt>v}l ,1 Roma - n insisrevano in consigli u n p o' strani. come qu ello «che il G<'ibinetto napoletano debba porsi comple1t:1mente nelle b,-arcia di quello d'Inghilterra» 0 5)_ li tempo inta nto p assava e lavorava per Ga ribaldi . L'ince rvcuto deciso di una squadra navale av rebbe probabilmente potuto impedire il forzame nto dello Stretto, dato che la Ma rina sicil ian a di Garibaldi era debolissim a sul p ia no m ilitare, ma il fallime nto dell'acco rdo proposto a ll' Inghilte rra d a Napoleone lii fece sì che sola mente la d ivi sio ne di Salazar - col su ccesso ch e abl>iamo v isto - si trovasse n elle ac qu e di M essina con il m a n<laco di impedire l'azione gari baldina, in agosto. Epp ure era chiaro a rutti c he il Generale stava per attacca re il continente: a Pa rigi circolava la voce che egli a vesse di chia rato di d ove r a nda re a Napoli per impadronirsi d ella flotta napoletan a, ch e gli e ra necessa ria pe r attaccare Ve nezia <56 >! Ma i troppi impegni o ltr emare e le nume-

(5 3) Il timore che Napoleone volesse rimpiazzare a Napoli «another Bourbon by mwther Napo/con» o mirasse ad acquisti ter ritoriali iu M ed irerra neo era continuamente agirnco dal 'l'imes e dagli altr i g iornali inglesi . Cfr. anche '· T,'lllustrated London Ne111s" , specialmente del l 9 m aggio e del 16 giugno 1860. (54) Kladderadat.rch, Berlino, n. 26 d el 3 g iug n o 1860. In hocca a l professore il redattore p russi a no aveva messo queste parole: «Caro Garibaldi, Lei riceve i premi in storia co11tempor,me,1 e in it,iliano. Ci auguriamo che potrà fare tdteriori progrusi» . (55) «{Nt1poleo11e) è pmiò entralo nell'idett, ed il suo governo la divide. che il Gabinetto Napolìt,mo debba porsi wmpletamente nelle br,iccùi di q11dlo d'lnKhilterra, e debb,, fare ttltti ì preparativi per respingere il c;m·ib,ildi. qualora questi volesse sb<1rcare cn11 le .rm tmppe in terraferma ... », così il Sacconi all"Ancondli nel suo rapporro d el 5 agosto 1860 da Pa rigi; lo stesso Sacconi d u bitava però forte mente che orma i fosse troppo ta rdi ASR, Miscellanea di Cttrte Politù-he Riservate, b. 136 , fase. 4895, c. (56) ln qucsco senso scriveva da Pa rigi il corrispondcnrc della "Do11a11 Zeùrmg" il 14 agosto 1860.


186 rose preoccupazioni internazionali indussero la Francia ad aderire a l principio del non intervento. Ci<'> veniva ad ostacolare naturalmente anche altre eventuali iniziarive di altre potenze - Austria o Spagna - che avessero voluto sosten ere il traballante tron o di Francesco II (5 7>. Tuttavia, mentre osservavano con le mani legate dalla diplomazia gli eventi che si andavano preparando sulle rive dello Strerto, gli uffi cia li della Marina francese intuiva no la portata mediterranea degli avvenimenti siciliani cd erano irritati di non essere riusciti ad inserirsi per controllare la situazione ed eventual mente trarne qualche utile. la loro burbanzosa e sproporzionata reazione per l'incidente del ProtiJ era indice del dispetto per lo ~cacco subito , reso più scottante dalla manifesta si mpatia dei loro rivali inglesi per l'impresa garibaldina <58>. Né riesce difficile comprendere i motivi del malcontento francese per i fatti siciliani del '60. Una rivoluzione avveniva nel Mediterraneo, con conseguenze importanti anche per la politica francese, ma i transalpini avevano la spiacevole sensa:àone di essere tagliati fuori dalla gigantesca operazione in corso. Ed ecco, allora, ben più di ogni altra causa diretta, il vero motivo dei «modi poco degni ron etti egli - ii capitano Daugeri del Or.SCAJ<.'.rI.iS - privatamente parla del Generale Garibaldi, che egli q11alijìc,J di nemico d'Italia II della 11111anità» (59>. Troppo rardi , da l punro di vista della difcs:1 degli interessi francesi, Napoleone o rdine> un intervento in ch iave nava le, muovendo la Aorra con obiettivi precisi. Dopo la crisi risolu tiva dello Stretto tut to era o rmai deciso, e un ritardo nello svolgimenro di qualche azione era rutto quello che ci si poteva aspettare dalla presenza della flotta francese. Perduti i giorni determinanti della fase siciliana, Parigi nell'autunno non poteva recuperare più nulla, sul piano politico, né pretendere di orientare piì:1, a cose fatte, un nuovo ordine mediterraneo che le poneva a fian co una potenza nuova. Di pitt, l'azion e dell 'ammiraglio Tinan alla fine cli ottobre fu straordinariamente infeli ce e servì a far dimenticare un a lcro porn della gratitudine che gli

(5 7) Cfr. anche " l.'ll/m1ratio11·• del 18 agosto, pagg. 97-8, a proposito dd carteggio intercorso tra Garibald i e Vittorio Emanuele circa il passaggio d ello Stretto <li Messina. (58) Ancora ndJ'ocrohte, il 14, arrivarono a Napoli 800 inglesi che venivano volontariamente ad unirsi a Garihaldi. Essi giunsero sui vapori Milazzo ed E1llpernr dall' Inghilterra e furono acco lti trionfalmente con «a [,irge concourse o/ penple cheering and welcoming them with flowers and honbom»; cfr. il rapporto del 16 Ottobre 1860 del console inglese a Napoli, 13ohnam, a lord Russell, in P.R.O. , Londra , Foreign Office, 70, 322. Molti fran cesi che a ndarono con Garihaldi erano invece - come l'ex ufficiale di Marina d e la Flone, che cadde in Calabria - dissenzienti dal regime napoleonico e nemici della Francia ufficiale. (59) Cfr. lect. forse dell'Orsini al Sirtori , dd 23 agosto 1860 da Messina, AST, Archivio Esercito deltltalia Meridionale, mazzo 83.


L87 ita lia ni doveva no a Napokone III . Offensivo e provocatorio fu il porsi tra i n apo letani e i sardi ed intimare a questi di sta r lontani <60>, rischiando co n k ggcrezza anche lo scontro armato <61> pe r una causa definitivamente perduta, quando orma i a Gariba ldi e ra subentrato il governo regio nella condotta delle ultime operazioni contro Francesco II. Ed era inutile ormai, in a utunno, d opo che Gariba ldi in maggio li aveva rifiutati ai suoi a mici inglesi, chi edere compensi strategici che mai un governo italiano avrebbe potuto concedere. Per la Franc ia, quindi, l'operazione 1860 si chiudeva in passivo netto, per quanto si riferiva al teatro politico-strategico mediterraneo. Ad u na situazione di tutto ri poso, con soltanto il concorrente inglese - l'eremo, inevitabile concorrente navale di tutti gli angoli <lei mondo - a far da contrappeso alle proprie tendenze imperia lisriche, Parigi si trovava ora di fronte ad una situ azione ra d icalmente cambiata: era nato, lungo la sua frontiera terrestre e marittima, un nuovo Paese che partiva con chiare ambizioni m editerranee, condi zionate d a l possesso d e ll a Sicilia e dell'Jralia Meridiona le. La marcia dell' imperialismo francese lungo l;:1 rMra del Norda fri ca sarebbe venuta a scontrarsi con le direttrici di es pa ns ione italiane, attorno alla zona d i Tunisi. Inoltre, m ancava n o ormai tutte le premesse alla salda tura tra i centr i d'influenza frances i n el M ed iterraneo orientale co n quelli del bacino occide ucale. li M editer ra neo non sa rebbe staro mai più un

(60) Come è noco il T inan ostacoli, in ogni modo il Persano che voleva attaccare Gaera d al mare. li Mundy, nel suo rapporto del 29 ottobre 1860, racconra dd contegno della squadra fran cese, che si pose rra le navi sa rde e Gaeta cd intimò a queste di star lontane, minacciando di usar la fo rza in caso d i azioni di !,'llerra cancro la piazzaforte. Due navi di linea francesi si posero sulh1 rotta dei sardi obbligandoli a ferma rsi. li 3 e ,/4 successivi Persano fece accaccare <la !omano Ga_eca - sempre a quanto narra il Mundy nel rapporto d el 6 novembre - m a dovette desistere e l' ammiraglio fran cese gli notifì~ò tl1e 11u11 sarebbe ,wto permesso a lle navi sa rde di :'.l\'vicina rsi a più di 6.000 metri da q uelle francesi, ancorare davanti a Gaeta: c iò impedì un'azione di sostegno :,lle rruppe di terra che sarehbe stata assai urile. C.fr. i detti rapporri in P.R.O., Londra , Admir,1/ty, I, S733, fase. 828. (6 l) Secondo il rnpporro del Mundy del 12 novembre, il Persa no chhc a lamentarsi dell'atteggiamento «ecce.rsivamen/e u/femivo» dei frances i, clie doveva eccedere il tenore delle loro istruzioni. li Persano riferì a nche che, essendogli stato ingiunto di non attaccare nemmeno Mola, egli invece vi si diresse, obbedendo agli ordini ricevuri, cd a llora una nave fr ancese si diresse a tutto vapore pe r tagliare la rotta del la sua Maria Adelaide; al che la fregata sarda continui, hi sua corsa e l'unità frnnccsc, vism che il comatto diveniva inevitabile, solo a ll' ultimo desisrcrcc. In seguito a ciò l'ammiraglio sardo ricevette dal propr io Sovrano l'ordine di cedere a lla for za soverchiante, per ·cui , essendo a lla piccola squadra sarda opposte ben cinque unità di li nea fran cesi, le navi sard e fu rono estro messe dallo specchio d 'acqua antistante Gaeta. P.R.O. , Ad111iralty, .1 , S733, fa se. 828. Cfr. p ure M UNDY, cit., pagg. 250-73. Parte dei rapporti italiani sono in ACR, bb. 78, 79, 80 e 8 1: possono esser e integraci dal çicaco Diario del PER.sANO.


188 lago francese, nemmeno in una ipotetica réverie di granckzza, che fino al 1860 era almeno stata possibile <62l. 49. Nulla pit1 che un sogno <lovette sembrare a molti quel che si affermava nel proclama lanciato il 22 marzo 1860 da La Farin a, in cui si adombrava l'utopistica visione d i un 'Italia « ... con 500.000 11omini sotto le anni, con d11e flotte che inm.-

tano rispetto in Adriatico e nel Mediterraneo» <6 .,>. A prescindere dall'accenno a ll ' Adriatico e no n al Tirreno, dovuco a ragioni politiche contingenti, che non eliminava no però il carattere di seconda ri età rispetto a l M cditcrranco dei due baLiui paralleli alla Pen isoia, qu eiia utopia sembrava esaurirsi in una costruzione immaginosa, che non aveva alcun seri o rapporto con la realtà italiana e mediterra nea. Ma al termine della fase siciliana dell'impresa de i Mille, e precisa mente al momento in cu i la rivoluzione forzava lo Stretto di Messina , e passava sul continente, il sogno no n parve più vaneggiamento retorico, ma felice vaticinio di un 'era nuova. li fatto è che l'az io11t: garibald ina in Sicilia nel 1860 aveva prodotco un radICale cambiamento, una duplice rivoluzione di prospettive, riguardo all'l rnlia e riguard o al Mediterraneo. 11 vecchio stato sabaudo, arroccato al di là delle coste ligu ri, co i pro pri limiti provinciali e la propria politica di espansione ln ngo la valle del Po, verso le ricche pianure lombard e, emiliane e venete, veniva s uperato d i coipo, e nasceva in s ua vece uno stato nuovo, proietta to sul mare, componente obbligata e importante della politica medirer ninea . G li «elementi di

(62) Ddla rivalirà mediterranea, a nglo-francese, sia pure in una prospettiva errata che ignorava l'eventualità di u na com ponente politica nazionale ita liana , a veva parlato il genera le Filangieri con il gener ale fran cese Roguet il 30 sccrembre 1859, secondo quanto lo stesso Fi langieri scriveva il giorno su ccessivo, da Pozzop iano, al re Francesco Il : « . .. gli accennai gli Jranda/oJi intrighi degli l!!gltt!i ::h:: fo:::.ent::.-::anr: h1 :nua fbol,t i disorduu. eJ ;t 1,1tdtu11itmfo ,uniru il jJrovvidlJ Governo tli V.iri. per p,-011111over11i rma eJp/0Jio11e... tendente ,rifa Jeparazio11e del/'/Jola dal Reame di Nflpoli, nel 1:hc t"Ìlfsce11do 11umovrerehhero in 111odo d,t itrlo cadere sollo il prntettomlo. o al111e110 sotto l'e.rclt1siva loro i11flt1enza, ed allora Jt"oppiando 11110 g11erra fra i due coloJJi occidentali. il Medile,·r,meo. invece di cJsere 1111 l,,go francue , r11111e lo vollero L11igi X TV ed i moi J11rce.uor1, diverrebbe 1111 /,,go i11g/e,e, pro/tifo da Cihilterra. Malta, Corfù, Mwi11a. /\11g11Jla, Siram.ra, che Jorto i pi,ì belli porti d'littropa. /\I/ora addio all'All!,cria, addio ad ogni i11jl11e11z,1 mll'T'.gitto. Jllll'Arcipelago e la Grecia, mi mari di Mm"l!lara, Nero. e di Azof, ecc.». Curiosa è invece la opposta inrerpretnione che offriva la lettera de l principe di Petrulla, ambasciatore napolcrano a Vienna , ul colo nnel lo Severino, segrera rio particolare del re Francesco II, datata da Vienna al 2 apr ile 1860: l' Inghilterra «... per punto cardirtale deve (come ai le111pi del p1•i1110 Impero) sostenere la din,tJtia regna11te in Napoli e Sicilia ed occupare q11est'11ltilfla se vietr 111inaccia1a da ,ma rivolt1ziot1e che potrebbe da,· l11ogo a 1111 colpo di 111ar10 fr,mce.re ed i11 conseg11enz,1 mettere i11 pericolo Malta e la prepo11dera11z,1 ingleJe in Mcdi1erra11eo». Cfr. R. M OSCATI, Lajìne del 1<.egno di Napoli, cit., pagg. 121 e 22 7. (63) La r iproduceva ancht' " L 'E.rpér,mce" del 16 giugno 1860 , e in realrà era il momento di ricordare q uel non più rroppo a mbizioso proclama: gli eventi stavano d imostrandone la straorclinaria attualità storica.


189 forza trovati nelle nuove provincie» <64 >, anche se all'inizio si trattava q uasi esclusi-

vamente di elem enti geografici, caratterizzavano la nuova Italia sul piano internazionale come: una potenza di rango med iterraneo, e non più provincia le, come i vecchi sraci italiani. L'in negabile vocazione mediterranea apriva or izzonti piì:1 vasti e d ive rsi ad un a az ione politica italiana . Certo, quei motivi di fo rza esistenti nelle nuove provincie sarebbero scati meglio compresi e meglio valorizzati <la una tradizione p olitica piì:1 esperta e d iversa da quella che si era formata alla corte del re di Sardegna, tuttavia lo spostamento del centro di gravità dello stato sabau<lo, in sehruico ai fatti del '60, fu necessariamente r ilevante. La valorizzazione dei porci commercial i della Sicilia, che l'ammiraglio Ma rtin aveva p revisto nel giugno '60, no n si ehhe, anzi, nel p rimo periodo dell'Ita lia uni ca, i tr affici marittimi siciliani non furono curati e favoriti come fo rse: sarebbe stato necessari o ndl'i nreresse del Paese. Ed anche l'apprestamento degli stru menti nc:cc:ssari per la politica med iterranea dello stato fu , qua nto alla Sicilia, incempc:stivo e infelice. Una Rase navale come Augusta - che domina le rotte importa nti che arcrav t'rsano il Mediterraneo, come lo Srretco di Messina , avv icina le coste dell'Africa e del Leva nte fu completamente ignorata dal Governo di To rino, malgrado non mancassero tenta tivi locali <li atti rare l'attenzio ne delle: competenti auconca suJJa sLraordinaria uciliù di quel porto <65 >. La scelta ddlc basi navali doveva innestarsi su pre(64) Il Cavour, nella nota preliminare al Hilancio della Marina del 1861, ;iffrrmò: «Il 101101crit10, prepo110 ,tf/'am111i11iurazione delle cose di 111are di w111 Stttlo w/lo,.:,;Jo i11 mezzo del Mcdilc,·rm,eo, riffo di i11vidiabile es1emio11e di cosle e di ,ma 1111111ero1a popolazione 11u1rinima. m1/e il dovere di dare il più ampio .rvil11ppo alle risorse nav,,li del paese valmdnsi degli cle111e111i di forza che ba lrot1alo 11elle 111101,e provi11cie»; cfr. MALOlNI, I bila11ci d~/1,i Marina d'Jt,,/ia, voi. I , Roma 1884, pag. 183. Quesri clementi di forza erano soprattutto geografici, ed <1ccennavano ad una espansione che av rebbe potuto trovare nel M c-7.rngiorno un id oneo trampolino di lanc io. Dalla teoria alla pratica, però, il passo era ben lungo, specie nelle cond izioni di q udla primi ssim a Italia . Tutta la scoria del passaro insegnava che tali premesse, insite nella struttura geografica de l M ezzogiorno d ' Ita lia, potevano diventa re eleme llli di dehnlezza: è stato esattamente affermaro che il Meridione d 'Italia deve espandersi per non essere conquistaco. ma quello che era riuscito a Roma, non era r iuscito agli ,rngioini e ai normanni . Per quanto rigu<1 r<la lo sram sabaudo, va ri cordato che l'amministrazione dtUa ,narim, - il primo srrumento necessario per adeguarsi a lle nuove dimension i mediterranee del paese fu assunta dircrcamence dal Cavour il 18 m;irzo del 1860, dopo essere srara in precede nza alle d ipendenze del .M inisrero della Guerra, di quello dell'Agricoltura e Commercio e di quello delle Finanze. Nel 1861, poi, cale a mministrazione fu eretta in Ministero auronomo: il fatto, che coincideva più o meno con la proclamazione del Reg no <l'Italia, e ra certo sintoma tico. (65) li ,j maggio 186 1, ad esempio, il presidente della Società Nazion a le di Augusta, Francesco Blasio, indirizzava al contramm iraglio Albini, comandante della squadra dislocata nelle acque siciliane, una relazione sul porto di Augusta, che era statO trascurato d ai Borboni solo dopo il 1824 e che aveva un notevole passaro. Alla particolareggiata descrizione del porro, «di q11ttsi 7.5 miglia di cirmilo ,·on la capacità di più di 2.4 I 6 (.rie) navi da J!,llerra (gi11.rlll il rappor/o del I RO I) ,il/a diJtanza l'1111a dtl/l'allra di 65 pas.ri geo1J1elrici», deJJa rada e degli ancoraggi, era no aggiunte a ltre osser va~ioni, che ricorda vano come ìl porto <li Augu sta foss e «il più vici110 per la co1Ja di Levante ,,Ile zolfare di Sicilia, e per la vicinanza della pnpnlosa Catania, e de' mirabili bo;chi E/nei, e di Sarlù10, che t,wto lewzo da t'OJ/ruzione potrebbero facilmente per la /Mia fornire», ccc., in ACR, Roma, Mi11is1cro Mari11a Mi/ilare, b. 80, fase. maggio. M a la rela1.ione rimase nell'a rchivio della divisione navale.


190 cedenti direttive che, validissime per il Regno di Sardegna, non lo erano pili per il Regno d 'Italia: La Spezia avrebbe dovuro diventa re lo stabilimento marittimo permanente del nu ovo Stato. Ma La Spezia , così periferica alla rotta GibilterraLevante, così lontana dal teatro m arittimo dei contrasti con l'Austria, non poteva sostituire la Sicilia. E ben lo si vide nel 1864, q uando nella p rima azione condotta dall'Italia nello stile delle grand i potenze, studiandosi l'even tualità d i sbarcare eruppe ita liane a Tunisi, dove si trovava di stazione quas i tutta la flotta, ci si rese conto che le truppe, imbarcandosi in Liguria, av rebbero dovuro sta re tanto tempo in ma re che l'intera Europa sarebbe stata informata prima dd loro arri vo a Tunisi <66>. Com unque però, il possesso della Sicilia inseriva Ji fatto l'Ital ia, fin dalla nascita, nell'agone internaz ionale della grande politica mediterranea. Le premesse geografiche giustificavano molte ambi zioni . N on per nulla il primo obiettivo della politica navale italiana consistette nella costruzione e nel mantenimento di una flotta militare equivalenre a quella della Spagna e del!' Austria r iunire. E di fatto la presenza italia na fu , in tutto il Med iterraneo, un elemento nuovo ed importante fin dai primissimi ann i dopo il 1860. Natu ralmente, il settore nel quale il futuro faceva prevedere. al di là delle contingenti p reoccupazioni ad ri atiche legate alla prospettiva di una nuova guerra con l'Austria, un brillante avven ire, era quello m eridionale che gra vitava attorno alla Sicilia. Al sud, lungo le coste siciliane, sarebbero passate rotte d i virale impo rta nza per le grandi potenze ma r ittime. La rotta del canale d i Suez, la nuova via per l'Oriente, era il perno su cui avrebbe potuto ru orare, appoggiandosi all'Isola , una grande politica d i svilu ppo del Regno d ' Italia. G li iniziaci lavori per il taglio dell'istmo di Suez promeccevano imponenti correnti di traffico, enormi interessi commerciali che potevano svilupparsi into rno a i punti di appoggio delle rotte per l'Oriente, se l'Italia si fosse fatta padrona del settore centra le del M editerraneo. Posta dalla natura a sbarrare da nord a sud il bac ino del grande mare interno, la penisola trovava nella posizione geografi ca della Sicilia il com plemenco rnigiiore alle proprie ambizion i. Essa copriva la zona di mare rimasta tra la Penisola e l'Africa, lasciando liberi solo due passaggi, lo Stretto di Messina e il Canale di Sicilia, già sotto pieno conrrollo ita liano il primo, passihile di di venta rlo il secondo. Era qu esro, dei due, il più importa nte, perché di cransico no rmale per le rotte che dall'ovest si spingevano verso il leva nte e verso la imboccatura settentrio nale del canale in corso di costru zio ne. L' Italia na sceva in un momento nel quale il Canale di Suez non esisteva a ncora, ma si sapeva per cerro che sar ebbe es istito di lì a pochi anni, nasceva giusto in tempo per ché la nuova corrente di traffìco, che era facile prevedere ri voluzionaria, potesse essere sfruttata a nche

(66) C:fr.

GABRIEll, L,, politica navale ilalia11a dall'Unità alla vigilia di /,ùsa, cii., pagg.

367-473.


191 a suo vantaggio <67>. In termini di potere marittimo, la posizione geografica chiave dd mediterraneo, a cavallo dei due bacini, era quella dd Canale di Sicilia, dove il possesso di Pantelleria, a due terzi di strada per l'Africa , rafforzava se nsibilmente la posizione del Regno. Tale posizione avrebbe potuto diventare formidabile col possesso della sponda africana. La spinta verso Tunisi appariva quindi la conseguenza logica della situazione geografica. Non c'è dubbio però che la mira al possesso dei due stipiti dell'importantissima porta marittima avrebbe urtato contro l'opposizione del1' Ammiragliato britannico, il quale costantemente aveva seguito la politica di incer<lir\: l'inseJiamento della stessa potenza su entrambe le coste di un medesimo passaggio obbligato. Poteva essere questa la sola causa di frizione avvenire fra l'Inghilterra e l'Italia, come chiaramente apparve fin dal 1864. Tuttavia, una simile prospettiva non era né a ttuale né immediata nel 1860, quando la politica mediterranea inglese era rivolta contro la Francia e, costa ntemente, contro la Russia.

Di tutto questo vasto gioco politico, collegato alla nascita dell' Italia unita, gli avvenimenti siciliani dd 1860 costituirono l'elemento determinante. L'audace impresa garibakìma doveva sconvolgere il vecchio mondo m e<Ìiterranco e crearne uno nuovo, nel quale lo stato italiano assurgeva di colpo ad uno dei ruoli primari , anche al di fa delle proprie immediate ambizioni e possibilità, trascinato dalla forza delle cose. I primi anni do po il '60 dimostraro no amp ia mente quanto irresistibile fosse questa Cuu.,1 delle cose. In Grt:cia, in T urchia e nel Levante gli italiani cercarono di affermare la loro presenza, con stazioni navali e con dimostrn.7.ioni ta lvolta an che intimidatorie. E nel '64, a Tunisi, per la prima volta l'Italia sarebbe compa rsa tra le protagoniste d i una vertenza internazio nale mediterranea, a lla pari della F ra n cia e d ell'Inghilterra, su un piano di verso e più importante ch e non la Turchia. Nello stesso anno si sarebbe avuta la scope rta di Biserta e delle su e possibilità potenziali , e l'Italia avrebbe tentato, sia pure senza successo, un proprio gioco autonom o Yerso b costa fronteggiante !a Sici lia. Era la dimos trazione che, tra le diffìcoltà immense che caratterizzava no i primi a nni del nuovo stato, il solo fatt0 di esistere portava l'Italia ad avere una voce nelle competizion i mediterranee. Una volta liquidate le rimanenti questioni - Venezia e Roma che ostacolavano a n cora il compimento dell' unità naz io nale, era facile prevedere che la nuova situazione avrebbe influenzato la classe dirigente italiana ed avreb be orientato la politica estera del nuovo Stato.

(67) Cfr. anche VIMERCATI , TI C,male e l 'Istmo di Suez. Sua ùif/11enZt1 di pace per l'Europa e di rigenerazione per /'Ttalia, Livorno 1854, specialm cnrc pagg. 262-80. T ra l'altro, vi si legge, pag. 2 79: « ... il tr,iforo del M onrenùio e il taglio dell'i.rtmo di Suez wnsoliderarmo /'1111ità itti/iana più saltlamente di qual11nq11e_ trattato ... ».



APPENDICE


La numerazione dei documenti riportati in Appendice segue l'ordine cronologico dei documenti stessi. Poiché ogni testo viene preceduto dall'esplicazione del genere di doct1mento (rapporto, lettera, ecc.) con l'indicazione del mittente e del destinatario, è parso superfluo ripetere indirizzi e firme.


195 I.

Rapporto del capitano di fregata lngram al via ammiraglio Arthur Fanshawe, da bordo deil'ARGUS, Marsala 18 maggio 1860 O)_

Sir, In compliance with the orders contained in your leccer of 14 th Instant, I have the honor to forward che following minute statemene of what occurred at this piace on the l I th of this month. 2. On that day, between the hours of 10 ami 11 a.m., both H.M. Ships Ar~m, and lntrepid anchored in the Roads of Marsala, I had placed H.M. Ship under my Command in the best berth pointed out by the Book of Directions, very about 2 miles S.W. of the Town - The l ntrepid, whose stay would be short, anchored abouc a mile further in, and more off the Mole head. On the latter Vessel coming co, I proceeded on board her, and afrer war<ls in company wich Commander Marryat, went ashore to obtain pratique, and hold conference with che Accing Vice Consul Mr Cossins, and other British residents, as to the then state of affairs ac Marsala, b ut more as regarded their own positions since they had been dìsarmed by the orders of ,1 Ne,ipoiitan Generai, a report of which I have since given to Captain Cochran at Palermo. 3. We afcerwards vis ited the Town, and then returned co the British Winè Establishmencs ourside ics Walls, that of Mr Wodehouse is situated nearest the City, and has the Mole and Lighthouse facing it on the opposite side of che w iner harbor - further on is Mr Fkury's (Sicilian) Cotton Mills ami Wine Scores, and then on the same line of beach, Mr Ingham's Establishment, distane about a milc from the Town. Here we were resting, when news was brought thac cwo Sardinian Steamers were approaching the port from N.W. , crowded with people, t his proved ro be the case, we cherefore went to the cop of che storehouses and watched proceedings. The smaller Steamer of che cwo led in with a Counrryboat in tow, uusseJ the lntrepid's buws anJ the11 steereJ straight in for the Mole, closely followed by her Consorr. The formcr anchorcd safdy inside the Lighthouse, bue che latter grounded ac a little distance from thc Mole head. The first Vessel immediacely commenced disembarking armed men on to the Mole, but there was much d elay in getting Boats to take che people out of the grounded Steamer. 4. Three Neapolitan Vessels of War were in sighc at chis time to the South, viz, a sailing Frigace and two sceamers, one of che la ccer distane 5 or 6 miles,

(1) Tucci i documenti in inglese che figurano in q uesta Appendice (docc. 1-XXV e XXX) si trovano in P11hlù- Record Office, Londra, Admiralty, I, 5 733, fase. 828 (Distttrb,mces in Sià!y - Proceedings of Genmil Garibaldi) .


196 had apparently become aware of the presence of two Strangers, and was observed wich Signa) flying, to be sceaming straighr for rhem. She shortly arrived within good range of che Sardinian Vessels, one of which was stili crowded wich che invading force, but, much to our surprise, did nor open her fire . We next saw a boat going from her cowards them, but when about half way, she mrned back in greac hasce; we chen had fully made up our minds to see a discharge of che Neapolicans' Guns upon the Steamer char was nearesc to her, and scill full of armed pcople, insread of which she backed off, and closed che lntrepid; we afterwards learnt that she hailed that Vessel, and inquired, «if there were any English Troops on shore»? and was answered in the negative, but was informed chac che Commanders o[ che rwo Ships and some of che intrepid 's Officers had la nded. The Neapolitan Captain making some enquiries as to when they would remrn , che Gunner of the lntrepid was dispatched to che shore co inform Commander M arrya t of it, who immediately sene him inco che Town to rccall bis officers. 5. The Ncapolican frigace, w hich had been seen Courses down to che South, was now a pproaching, running b eforc a fair wind wich Top Galla ne sails set, and accompanicd by an armed G overnmenc Packet steamer. 6. Ic was now nearly an hour sincc: thcir War Steamer had co me wichin range, a nd about 4 p.m. Ali che Troops, Scores, and Guns had bcen landcd, from tbc Sardinian Sceamers, and were ma king thc bcst of thcir way along che M ole co che Town, when she opcncd ber fìre u po n chem . 7. Command er Marrya c and m yself, and Acting Vi ce Con sul Coss ins we nt off first to che l ntrepid and afterwar<ls p roceeded o n board che Neapoliran Steamer, mercly to requesr her Capcain to avoid as much as possiblc doing injury co Bricish properry in tbe fulfilmenc of his ducies co his own Governmenr, chis he promised co do, and bcgged us ro observe he was firing low so that be mighc not injure che Town. 8. On returning co che lntrepid we passed che Frigatc, who poured a much ìess à escriminare broadside upon the shore, and chen haul ed off and a ncho re<l, keeping up an occasionai dcsultory fire, I arcribured to chis Vessel che damage done to Mr Wodehouse's store. 9. The Armed Packec Steamer shared in che Cannonade, bue wc could nor discover rightly where ber fire was directcd. 10. Wc mct an Offìcer from this Vessel, who carne to requesc Commander Marryac to ]end him one of the lntt-epid 's boats rhac he mighc go a nd summer che Sa rdinian Stcamcrs to surrender, these Vessels being already abandoncd. This strange applicacion met of course with a refusal; they wcrc afcerwards taken possession of by tl1e armed boats of the Squadron. Borh Vessels were formai scuctled , the smaller Steamer was saved from grounding by the Neapolitans and towcd out co sea by che armed Packet. I have since heard shc was pumped out at Trapa-


197

ni, and then sent on to Naples. The larger Steamer stili remains aground, and no efforts of them can get her off. 11. At sunset ali firing cessed, the landing force were now inside thc Town, their only loss had been one man wounded by a spent shot.

12. The lntrepid had now left for Malta , and I h ad Argm about a mile furrherin, for the betcer procecrion of thc Wine escablishments.

13. On thc following morning at 1/2 post 5 o'clock, troops ro the number of about a chousand were observed marching out of the Town by che road leading into the country, and shortly afi:er Mr Cossins carne on board to inform me that h e had seen and bccn spoken to by Generai Garibaldi whu was their Leader. 14. I have the honor in answering your fur t her en4uiries, to scace chat I am not aware of a ny Prisoners having been captured b y che Neapolitans on board the Sardinian Steamers, and the foregoing facts will l crusc Sir, sufficiently show how little truth chere was in the Telcgram rhat reach ed Naplcs when it asserted that che Bri thish Ships of War at Marsala h ad hindered che Neapolitan Vesscls from firing upon the lnvaders. 15. i wish here tu correct an crror 111 my d 1spacch co Capcain Coc hran, the name of che Neapolitan Steamer that fìrst carne wichin range of the Sardinians 1s nor V11lcano b ue Stromboli.

16. I enclosc a plan of che piace, with che position of the Ships and Sroreliuuses.


198 11. -

/~apporto del capitano di fregata Marryat al capitano di vascello Cochran, senior ofjìcer nella rada di Palermo, da bordo dell'INTREPID, in navil(azione tra M arsala e Palermo, 19 maggio TR60.

Sir, Having received orders from Vice Admiral Arthur Fanshawe, che Commander in Chief, to proceed to Girgenti, and Marsala using m y discretion as to remaining there, and afterwards to Palermo co give you ali che information I had gaine<l, and to ace under your orders, I bcg herewith to band you a letter of m y p roceedings, comaining che incelligen ce obtained in my v isir co thesc ports. Lcaving Malta on the afce rn oon of che 16th inst., I arrived ac Girgenti che following morning, and in a conve rsacion with che Vice Consul chere, obcained the following information . Six hundred Neapolitan Troops were at Girgenti . O ne thousand had left on che 12th under Generai Alfanti Riviera for Canicattì, ami one thousand more had proceeded tO Marsala, or Trapani, in the Neapoliran Vessel of War, Archimede o n tht: same Jay. T he Town was in a very excited state, a nd a r evolution had been effecced on che 13th, ali the T roops being kept under arm s during che day, but beyond fi ve, or six people, showing tricolored flags, nothing had occurred, chis howevcr had che effect of m aking th e soldiers fire down che street, and drive everyone inco cheir houses: the T ow n a lso was pur in state of seige. ln che Porc, che p eople took che a rms from che Custom house Officer, a nd attacked a small body of soldiers abouc 30 in number, commanded by a Lieutenant w ho rctired co a cower, no o ne was infired on either side. The following day che Anhimede anchored dose to che m ole an d che Commander sene in word to say, that if che a rms taken ycsterday were not g iven up in ha lf an hour he would bombarci che piace, part of them were acco rdingly recurned, bue the remainder had been caken into the Country. Commerce was at a stand stili, and o nly chose wessels loading whose cargoes had been prepared for them some cime before. All communicacion wich Palerm o, either by T elegraph, or Post, had ceased, b ut incelligence from Messina via Catania overland had arrived to as late as che 14th. 1. Vanasco, the Governor had recalled or requested che Generai to come back from Canicattì. 2. In the event of another demonstration, the T own would be sacked by the soldiery.


199 3. Garihaldi had attacked Corleone, and captured 200 pnsoners. Leaving Girgenti that afternoon, I proceeded co Marsala, anchoring there at 3. 30 close co the Argm. Underncath is a statemene of the information ga ined at this Porr. Vincenzo Panzavecchia, a Sicilian peasant, having hcard char che Commander of che English vessel of war was desirous of knowing thc truth as co an accion stated to have been foughr hecween Garibaldi's force, and tbc Neapolitan Army at Calatafimi; was induced co come on board b y one of tbc Eng lish Residencs, and in the presence o f Commander lngram , che Gemlemen acting for che Vice Consul, a nd myself, statcd, that he was an eye-wirness co the whole engagcmcnt. On Tuesday, the l .3th lnsca nt, the Neapolitans, about five thou·sand strong, under Generai Laudi, held a strong position on a M ountain, having che cown of Calatafimi in thcir Rear. Garihaldi's force consisted of th e m en who landed from che sreamers (say 1800) six hunJreJ who haJ joiued him from Castel Virrano, seven hundred from Mount Trapan i, undcr Giuseppe Coppo la , a li mounted on horses and muks, and abou t 300 who went with him from Ma rsala; besides these small bands had poured o ur fro m every Villagc, and swelled his Army in a li ro I 5.000 men, 1111 armed, chose who had not muskcts, being provided with fowling pieces. H e advanced from tbc town of Salemi and d isposed of his men in tbc following order: Thc Sardinians were placed on the right flank of tbc enem y, w ith orders on no account to rerum rheir fire, G iuseppe Coppola with bis 700 on che lefr flank and the r emaindcr in front. The N ea po lica ns bega n rheir attack on the Picdmonrese, who fell 1n large numbcrs as if killed, rhough sreadily advancing on thcir bcllies up che side of che hill, when dose cnough chey sprang ro cheir feet , delivercd onc volley, and charged home with tbc bayonet. Thosc on che other side under Coppola, had also gained che summ it, a nd the united cfforts of che cwo parcies drove the Neapolitans peli m eli down che hill, in which descent chey lost a great man y men. They howcvcr rook up another posirion, but were driven from this also wich the loss of two Guns, at one time they reserved their muskets, putting che muzzles into the g round, and demanding quarrer, huc their Generai succeeded in shaming chern out of it. lt ended by tbc Neapolicans seeking shelter in Calata fimi , and G aribaldi ' s force sleeping on che ground lasc occupied by his enemy.


200 The following morning, informacion reached him thac Generale Laudi, had fallen back on Alcamo, in consequence of which, he passed chrough Calarafìmi 1n chase. News has sin ce arrived ac Marsala that che Neapoli ta n Army had retreaded, passed Alcamo, and had been met by a la rge body of Mountaineers who had handled them very severely. Enclosed, I hand yo u Copi es of two manifrstoes, of Garibaldis ', and an o rder of che day, also translation of a dispatch from Generai Laudi (sic) co che Yiceroy of Sicily, incercepted by a spy, a copy of which was broughc co Marsala, it speaks iouder chan any report I can make, and folly corroborates previous stacements. I have also becn ab le tO ascertain from a person left behind ac Marsala, sick, some parciculars relating to che expedition.

The cwo sceamers were seized at Genoa by some of che force, bue rhe principal pare of ic embarked on board a sailìng Vessel, and were taken on board ,u_1rside t l1e p0rt. The sceamers called in ac Talemona fo r provisjo ns for being very crowded, and reimaned chere 2 days, bere chey ohrained 2 Guns. Left there on che 8th and steercd direcr for Marsala, bue meeting three sceamers, one of which chased them , they wenc back 50 miles, chey were then distane i 5 hours sccaming from Marsala. Amongsc che landing party a re two hundred and fifty law and m edi cai Srudencs, and some Engineers, making alcogecher four hundred professional gentlemen. There wer e ten thousand muskets ready tO be sent to Sicily, three thousand of which carne with their expeditio n, and many more people ready tO cross, if nw;, ns of transporr could be fm!nd. 2.000 men, or nearly so landed wich Gari baldi, a nd on my asking why che Sardinian flag was used, he replied, in order to give more fo rce to the movement. The boat, I mentioned in my letter of the 14th the Admiral, as appea ring us to have bcen captured off the Coast to do the duty of Pilot, was seized fo r that purpose. to

In che town of Salemi, Garibaldi had fo rmed a temporary Govern menc, che Mayor was to che called Governor , and the Judge to continue his duties, six of the principal Cicizens were dccted to form a Council under the name of «Deputate». As regards the Town of Ma rsala al! is perfectly quiet th ere, a civic force hav ing b ee n enrolled for th e purpose of maincaining order.


201

I should have mencioned rhar ar Girgenci, we noriced rwo Neapoliran Sreamers and a Frigate, also a Corvette at Trapani.

I left Marsala yesterday at 2.30 p.m., and I havc now to report my arrivai ar che Porc of Palermo.

111. -

/~apporto del ca/>ittmo cli V?tJcello Cochrcm ;t/ vice ammiraglio Arthur /!anshawe, da burdu r.le//'1\MPI/JON. Pttler1110 l ') 111a,~iu / 860.

Si r, I . I beg to forward a lerter of proceedings with its enclos ures from Com mandcr Marryatt; it will givc you a grcar dea! of information as to whar has takcn piace Jacely a c che West end of che Island . lt corroborates in a great measu re the rumours in circulation here. 2. Two Royal Decrees which appeared yesterday, had the promise of pardon ro ali n1isguided people on recurning to cheir alleg ia nce, had it been assured ro the population a month ago, it might have been attended with beneficiai results, now I fear che rime has past. 3. This morning the wholc of thc Garrison marchcd out of the City and rook up a p osicion on che plain facing che approach from Monreale; as almosc every Man has been withdrawn savc thc Guards at tbc Palacc ami the Finanze; ic seems as if the Generai had determined to make a stand outside the walls; two Stcamcrs clcarcd for action are moored so as co command che Via Toledo and che Stradoni , evidently wich che view of keeping che populace in awe in che abscncc of thc Troops. 4. I understand chat a further large sum of mo ney has been withdrawn fro m the Finanze, also that Ventigmilia namcd in thc dccrcc has declined Office. A Reporc chac a landing has been effecred between St. Viro and Castellamare is currcndy r eported and believed: derails wancing.


202

5. Thc City is perfectly cranquil, it will probably remain so unti\ the Signa! for Action is given from wichour, ami although the British Resid encs do not seem as yer ro he in any immediate dangcr, I shall wirhout loss of time takc stcps for che embarkation on board this Ship, of such of them as may be disposed ro take ad vantagc of che Asylum. 6. Thc lntrepid will be kept read y to convey thc intelligence of anything importa nt thar may take piace, to Her Majcscy's Miniscer ac Naples, who has b ccn kept informed of events up to yesrerday by Mr. Goodwin. 7. Thc French Steam Frigate V a11ban has just arrived from Nice.

I V. -

Rapporto del vice ammirai/in Arth11r Fa mha1{Je. Comrmclrmle in Ct1po, t:t! Segretario del!'A mmirc,iliato, da bordo del MJ\ RLBOROU(,'/ I. a M ,tfttt , 2 1 maggio 1860.

Sir , 1. I have co requesc you wiU be pleased to acquaint che Lords Co mmissioners of rhe Admiralty rhat the Caradoc returne<l yestcrday from N aples, Palermo, and Marsala, and the Assurance this morning from Messina and Catania , and in ordcr ro keep cheir Lordships fully informed of che state of affairs and thc prog ress uf events in Sicily, 1 have che honor ro enclose copies of che reports of Capta in Cochran o[ the A mphion at Palermo, and Commander Marryat of che lntrepid, ar Marsala, to thc 19 lnstanc, and a co py of Comma ndcr Aynsley's (?) lecrer of proceedings to this date, which I request you will be pleased to lay before their Lordships.

2 . Licutenanc Buckle reports that everything was quiet at Naples and that thc Neptune arr ived there on the 18. 3. The T elegraphic communication wirh Sicily is confined to thc first Station, Modi ca, no m essages bcing transmitred beyond that point - a telegra m received from Modica to-day rep orts that Garibaldi with bis farce, which had been increased lo fijieen thottJand men, was marching /rom Calatafìmi towards Palermo.


203 V. -

Lettera di mr. Coodwin, Console britannico a Palermo, al contrammirat.fio Nodney Mundy, Palermo 20 maggio JR60.

Sir, On the 12th lnstant I applied to rhis G overnment at the instance of rhe Brirish Merchants for protection to their pcrso ns and propcrties, in case of untoward cvcnts - to this applicarion, copy of which is enclosed, I have jusr received an answer, copy of which is also enclosed, stating that if an insurrection broke out in this city it would be impossible for tbc G enerai to be answerablc for t bc troops cm ploycd in quelling the insurrecrion, an a nswer I purpose co mmun icaring ro the Merchan rs romorro w.

VI. -

J,ettera del contrammiraglio G. Rodney i\111ndy a 11lt". Cooclu,in, Console britannico a Palermo, da bordo dell'HA NNl/3A/,, Palermo 2 1 maf!j!,in /860.

Sir, On visiting rhis mo rning on rhe Royal Commissioner Exrraordinary, Generai Lanza , I ascerca ined rhat che lerter which had been addressed to you yesterday, b y Marshal Salzano, in reply to your communication of the 12 th Instant, was dictated by His Exccllcncy, and he therefore becomes a nswerable for the grave d ererminario n as expressed in th e following Sentence: «I judge it necessary to inform you thac if a n insurrecrion cakes piace in che City, che Royal Troops will have recou rse to ali chose painfol extremìties w hich wa r imposes in order co repress it, a nd I should neither know how , nor should I be able to be responsible for the conscqucnccs that migbc happcn to Forcigncrs who remain in this City». I regrer_ t hat Marshal Salzano should have cxprcsscd himsclf in thcsc nor very co urteo us terms, and particularly as bis lang uage ... eicher an inabilicy or a disinclination to contro! the acrion o f his Troo ps. U nder these circumstanccs howcvcr it appea rs ro me chac all che Bricish Residents sho uld cicher immediacely embark on board ch e Hannibal or Amphion, a nd


204 be prcparcd to seek an asylum in these ships ac a moment's notice. Every assisrance will be given by Boats ro facilitate the embarkation.

In the mean cime I shall address a leccer co Generai La nza expressive of my desire chat ampie notice should be given to mc in thc cvcnt of a bombardment of the City cichcr from the Forts or che Neapolitan Naval Force anchored in rhe Bay, I should also intimate to His Excellency, that in m y opinion, any Bombardmenc of an open rown would be mosc deplorable, and open to strong animadversions from ali civilizcd nations.

VIT . -

Lettera del comandante MarryatJ al contrammii-aglio G . R.odney Mtmdy, dc; bord() delt'JN'{R.EPID, Ptilermo 2 1 maggio 1860. Sir,

In pursuance ro your orders di recti ng m e co proceeJ in Lhe lntrepid Lo Castela-Mare, using my own discretion as to calling ac any intcrvcning Porcs for rhe p urpose of gaining information rcgarding che m ovements of the ar med force under Garibaldi l bave rhe honor to inform you that I left Palermo rhis morning ac 4 o'clock. As rumours yesrerday sraced, chac Garibaldi had lacely been ac or near P arcenico, I deem ed it advisable ro cali in at che Port nearest chac Town first, judging the in formacion I might obtain chere would <lecerminc my future proceedings. I consequently anchored off che Village of Sicciara at 9 a.m. and landcd as soon afcer as possible. Havi ng ascercained who was che p rincipal auchoricy in che village I r equesced an interview with him, and I now add the information given me in thc coursc of conversation. As my di reccions were to bring yo u reliable incelligence in ordcr that you mighc be enablecl to act for che proceccion of British Subjects and Propercy ac Palermo, it wili pcrhaps be besc for me co scace firstly how probable it seems that chac proteccion will shortly be requirecl.


20 5 There is no <loubt that Garibaldi is within Eleven miles of Palermo, and if he has not acracked Monreale before I rejoin your Flag, I was told that hc would certainly <lo so tomorrow. lt is staced chac he has 10.000 or 11.000 m en with him, chac his farce is increasing every minute, chac he has a perfecc knowledge of all that is going on in Palermo, a nd of che number of Troops opposcd to him, and on my asking how many chey were supposed to be, the reply was 14.000. There is a ntmour that he got six picccs of Artillery last night in addirion to what he had before.

As I could gain no more information rclating co che present and future movemencs of che l nsurgencs, I thought it wou ld not be amiss co actempc co ascerra in what had occu rrcd ro boch pareies sin ce che accio n of Calatafìmi on che 15th ln scanc, a derailed account or which 1 gavl' to Capcain Cochran in my leccer of d1e 18th . Tt appcars cha r Gt:"ntra l Laud i (sic) lef1 1hat T ow n a t 2 a .m ., on the 16th, and rea clied Aka1110 che same day, passing chroug h however a nd nor scop ping till he reached Pale rmo. H crc che excesses of his Troops are spoken of as horriblc in che exrreme, fony t wo housés wert.: bur ut down an d women aml children m u rd ered wirhou c any other morive rhan that of revenge and robbcry. The soldiers , it is said, ca rried small bottles fi lled w ith comb ustible matter whi ch t hey ig n iced and threw into the houscs cn p assant. They howevcr paid dearly for chese acrocicies, as che lnhabitants fìn<ling nothing would scop chem , armed themselves, and making a sudden arcack ki lled _ :,o soldiers, and took 12 Prisoners who are now in that Town. Besidcs harassing rhem all their way in their retrcat co Palermo, whi ch in foce may be calle<l a perfrct rouc, as chey losc ali cheir waggons, and many of thc Troops chrew away their arms and amm unitio n co cnablc themselves to reach Munreale. l could not ascercain how man y Neapolitans wcre killed ac Calacafimi , b ue 35 0 was givcn as the most probable number. G aribaldi' s farce lost 8 killed ami 32 woundcd. I now turn co him, and I find chac he was at Alcamo on the 18th whcrc he was receveid with great enthusiasm. Hc formed a Government there as at Salemmi, which thc pcople ali acknowledge, a nd obey with pleasure. 'l'hc samc ac Parcenico where he went afrerwards.

It seems he nevcr followed che routed Neapolitans afrer the batdc o f Calatafi mi .


206 The principal men who have joined him are Giuseppe La Marsa (sic) one of thc first Leaders of the Revolution in 1848, and whom he scnt into the Interior on a special mission directly afrer he landed, there is a rumour that this man has got posscssion of the Castello di Termini. lacinto, Carini, Callona, Orsini a Colone! of Artillery who dcserted from the Neapolitans in 1848 and Coppola, hesides severa! othcrs whose names I did not get. A Sicilian nobleman called Enrico Fardella is expcctcd cvcryday to !a mi with an armed force at Sicciara or there about. Three Stcamcrs are reported to have broughc Neapolican Troops to Castela-Mare on che 16th Instant, but they only remained there a few hours, cmbarking again and proceeding towards Palermo. As Castel-a-Mare is some discance furchcr from the scenes of che late movements than Sicciara I thoughc ic is uselcss to go there particularly as che information I had obtained led me co suppose that if Garibaldi had not attacked Monreale a!reaJ y hc: will so sho rtly d o so, that thc so oncr yo u are made aiv~lr~ o f rhc f:ic:t the heccer.

I consequently rerurned

VIII. -

to

Palermo, and I havc now to rcport my arrivai there.

Rapporto del contrammit-aglio G. J<odney Mundy al vice ammiraglio A rthur Fanshawe, da bordo dell'HAN N IBAL, Palermo 22 maggio 1860.

Sir, In pursuancc of your orders I lefr Malta on che evening of thc 18th lnstant in Her Majcsty's Ship Hannibal bearing my Flag, and arrivcd at this anchorage early on the morning of che 20th. 2. The Ships of War found lying ac Palermo, were the A mphion, lntrepid, the French Steam Frigate Vauban, Sardinian Steam Frigate Governolo, and Sceam Vessel Antheon <·>and rl1ree Neapolitan Vessels.

( *) Vd s. nota 4 1 a pag. 16.


20 7 3. Being unablc to obrain any authentic informacion relative ro the movem ents of Genera! G aribaldi, and the Co11sul having reporced to me that the British Mercha11ts were under great alarm, i <lispatched che l ntrepid at day light on the 2 1st to che small Sea port of Si cciara, where Commander Marryat ascertai11ed that Garibaldi with Eleven chousand men was dista ne abour Eleven miles from Palermo, a 11d that an attack 011 Monreale might be ho urly expecced, a copy of Commander Marryat's Report is enclosecl.

4. On che same evening I received informacion from Mr Goodwin, that Genera! Lanza , che new Royal Commissioner. who had su cceeded Prince Castelcicala on the 16th Inscanc, had expressed his inabilicy in che event of an Insurrection in che city, to g rant proceccion to British Residenrs, e icher in their lives o r property, and I co nseq uenrly, rh roug h an Officiai letter to Her M ajescy's Consul, recommended thc saic.l Residenrs ami their fam ilies ro seek an Asylum in che Ships of W a r anchored in rhe Bay, Roacs were accordirigly d ispatched to the Marnia and th<.: pr incipal fami lies emharked in che /Jmmih,1/ and Amphion o n the night 2 ro 7 incl usive. 5. An At.istrian Squadron consiscing of che Scu;,,i-zcmberg, sailing Friga te of 60 Guns, D andilo (sic) Screw-Cor vette 21 Gùns, Santa J,ucia Paddle Sloop of 6 Gu11s u11der che command of Commodore Von Wullerscooff arrived on che 21st. from Pola and Corfu and remain at chis anchorage. Sceam Vessels of War belongi11g to the King of che Two Sicilies ar e conscandy arriving and sailing, che Naval For ce ac presene consiscs of rwo Sceam Sloops and an a rm ed Packec. 6. There being 110 American Vessel of War ac chis Port, I desired Mr. Goodwin to convey co che Consul forche Uniteci Scates and other subjeccs of chat Country, Residents ac Palermo, m y willingness to excend to them the same proteccion which was afforded che Subjects of Her Ma jesty. Since which however the Screw Corvette Ir0q11ois has arrived and I have consequently had no applications fo r cheir reception on board Her M ajesty's Ships. 7. Camp fires were burning all lasc night on rhe summits ofthe hills round che city, and bodies of a.rmed men are assernbled this afternoo n on the crescs of thc mounrains co the Eascwar<l. These are reporced co be Peasants of che Villages of Bagheria and Misilmeri who are to accack the city from thac quarter whilst che men of Carini and Cinisi attack from thc Wescward. Garibaldi is now about six or seven miles from Palermo, and ru mouc is prevalent that the Grand atcack w il~ be made tomo rrow.


208 8. The Neapolitan Troops seem numerous boch in the City and on che Slopes of che hills, their advanced position being at Monreale, Generai Lanza info rmed me that chey were twenty thou sa nd strong, ancl chey loo k as if they inrended to fight; I believe che King has offered any amount of Refo rrn if the lnsurgents will submit, but ch e opinion seems to be chat it is coo late.

9. The arrivai of my Flag Ship has given Confidence and generai satisfaccion to the whole British community, and che numbers who have ava ilcd themselves of an Asylum proved the necessiry of incr easing the force assernblcd for chcir protection at so criticai cime.

IX. -

Rapporto dei comandante lngram ai c1ipitano di vmcelfo Cochran, da bordo dell 'A RGUS, Palermo 24 maggio I 860.

Sir, ln pursuance of the orders contained in you r Memo of the 15th l nscam, I proceeded on the evening of chat day to M arsala , and anchored off that City che following rnorning. The Towns-peoplc were there rnaking a demonsrra cion b y carrying cri-color flags about, a nd wcaring the Cockade in their Coats; the piace was in every other respecc mosc cranquil. A civic gua rd had been established to maincain ordcr, and no authencic disturbance of che public peace baci transpired . 2. On che 17th lnstant news ar rived in Marsala of a Barde havi ng been fought berween che forces under Generai Garibaldi and the Neapolitan Troops under Generai Laudi (sic), at Kalataftmi, on che 15th lnstant, in which the latter was dcfeated with che loss of one Gun; deca ils of the fig hr we re received next day and communicaced co Commander Marryar of H.M. Sceam Vessel l ntrepid which had arrived in che morning with Stores fo r tbc Argus: - as you will bave heen informed through chac Officer of those derails, it is unnecessary for me to repeac chem here.


209 3. I receive<l information on the 19th of Generai Garibaldi having advan ced beyond AJcamo the previous day, taking the road to Palerm o; this news was telegraphed ro Rear Admiral Mundy, che 1--Jannihal passing within Signal distan· ce chat afte rnoon on her way to Palc:rmo. H er Majescy·s Steam Vessel Caradoc arrived the same night on her way to Malta, and I gave Lieurenant Bu ckle all tbc informario n I had acqu ired.

4. No Neapolitan Ships of war had called ac Marsala since the 15th In· scam, when an unsuccessful attcmpr was made by che Frigare Parthenope an<l a Steamer co gec rhe grounded Lombard afloac. This Vessel is being gradu ally pu lkd to picccs by Wrcckcrs. 5. Yesterday morning che Acring Bricish Vice Consul, Mr. Cossins, informed me that a Courier had arrived che previous evening at Marsala from Monreale, wich news o( the ta king of that Town by Generai Garibaldi afrer a sanguinary srruggle. The hetHer o( this news is stared co be an age nt of Garibaldi's, sene wich an o rd er for Powder , which is manu facmred in che neighb ourhood of Marsa b . 6. H avi ng rema ined a week off the abovc Po r c, a nd finding matte rs continued pcrfeccly qu iec, with no apprehension of danger co Bricish lnterests, l proceeded in Iler Majcsry's Steam Sloop under my Com mand yescerday to execuce the r emainder of your instrucrions, by calli ng at Trapa ni fo r information o n my way co Palermo. 7. O n a rriving at th at Po rt, I put myself in communication wich Her Maje· scy's Vice Consul Mr. Luigi Marino, who in formed me that there had been no Politica! demonstrations in Trapani since Generai Letezia disarmed thc prnplc during che Easrer cime, but that the surrounding country was in che hands of l ns urgents. Ni ne hundred Neapolitan Troops occupy che Town, which is in a state of seige, and cwo of cheir Vessels of War are in che Port, vizr. Valoroso Saiiing Corvette, and Veioce Paddle steamer. 8. Ilaving received your message by che Gàradoc, to che effect chat an o rd er had come from Naples for che restitutio n of the Arms taken from che Br ici sh Establishments at Marsala by order of Generale Letezia, ami deposited at T ra pani, I called on rhe present Commandant of rhe piace Generai Perez, and asked him if hc had as yet received such an order; he replied in che negative, but told me he was upon bis own responsibility, quite pr eparcd to give chem up to any of H er Majesty's Vessels calling for them . 9. I then proceeded on m y return to Palermo, a nd fell in, and cornrnunicated with H er Majesry's Steam Vessel lntrepid, nea r Capo St. Vito; through Com mander Marryatt I rcccived orders from Rear Admiral Mundy. C.B. to join h is Flag at che above Port. I was further informed that the news I had receivcd at


2 10 Marsala respecting che capture of Monreale by Generai Garibaldi was not correct. As the lntrepid was bound ro Trapani , l gave Commander Marryat the subscance of my interview with Commandant Pcrei. 10. Her M ajesty's Stea m Sloop under m y command anchored of Palermo at 5. 30 A.M ..

X. -

111

rh e Bay

L111tc:ra tkl Ct111J1Jl11 ;,;;:,lm, ,, J'.,fe r;,;.,. (;r,r,./;à;;. ,;./ i\1ini.rtrn inglese a Napoli, E!liot, P,ilermo, 23 maggio 1860.

Sir, Being present this mo rning at che visir paid by Generai Lanza to AJmiral Mundy, che Generai cook mc aside and spoke come wich che freedom o f an old fric:nd of 1847. He said that he carne bere ro resro re order and hoped for o ur cooperacion in cffeccing his purpose. I replied that I should only be coo happy to assist him co che ucmost, under che Admiral's direcrions - he then said that he saw no mcans of extri carion from present d iffìculcics ochcr dian a m1:Jia tion to be undcrtakcn inscancly by the AJ mira] in pcrson, che first stcp would he an armistice, and che next would he an endcavour ro come to a conclusion sacisfacrory co both parties and conservative o/ military honor. Adve rcing to the politica! prisoners he ex pressed the des ire to set them ali ar full liberty, a nd sig nificd his incenrion to do so as soon as was compariblc with che sa,fety of che Country. He had been pressed he said to proclaim rhc conscicution of 18 12, but this he said cxceeded his powers, he would however willingly (motivare) suppo rt the project if h is advice were asked. He then adve rced to an application made on behalf of four noblem en to himself, as well as to m e fo r my intervention, an d gave me an assura ncc that their li ves wcre in no dangcr, and permission to repeat this assurance tO their wives a nd families.


2ll

XI. -

Lettera del contrammiraf!Jio &. Rodney M ttndy al vice ammiraglio Arthtw Fttnshawe, da bordo dell'HANNIBAL, Palermo 24 maggio 1860.

Sir, Yesterday Lie utcnanc Genera! Lanza, the Royal Commissioner Extraord inary, carne on board my Flag Ship and inform ed me confidencially that nothing but an immediate interventio n by myself in p erson, b erween rhe contending partics could restare order , and h e entreated mc to accept che office of Mediator . 2 . He info rmed mc that Genera! Garibaldi was ar Pa rco, fivc miles from che City, that thc a rm ed hands occupicd che heights aro und, a nd tha t by m y interposition a n a rmisrice mig ht be a rranged . I srated in r cply that my inscructions did not admit of interfercn cc, that m y mission was to e mba rk the British Rcsid e nts a nd th ei r C.unilics, a nd that they ha d according ly taken rcfuge in che /-/annibal and A mphion on che eve11i11g of che 2 1sr Isrant, whc n rlwy lt>;1 rnr hy M ~rsh id Salzano's dispatch thac che Royal Troops wouIJ not be able to protccc eiche r cheir persons or property if they remaincd in che City. 3. I observed however to His Excellency tha t if affairs werl" rl"a ll y so dcspcrate he would do well to makc the truch known to his Government immediatcly, and chac in rhe event of m y receiving any instrucrions from Mr. Elliot, H er Majesty's Minister Plenipocenciary at N aples, I should be happy to knd my co-op eration in such manncr as migh c appea r dcsirable. 4. The Royal Co mmissioner nexc adverted tO the case of five Sicilian Nob!es imprisoncd :is Co nspirators, whom h c was rcady to set a r liberty if I would g u ara ntec their good conduct. This was of co urse inadmissihle. His Excellcm:y then assured m e that their lives w ere safe, a n<l this incelligence was communicatcd co their respective wives by Mr. Goodwin. 5. G enerai Lanza subscque ntly held a convcr sari on 111 my cabin with H er Majesry's Consul, the tenor of whi ch was subscancially the same as that d e railed above, w ith the additional in timation of a readiness on his part to e nrertain such cermes as mig hr be compatible with che safety of Military honor. 6. The Consul hav ing tra nsmittcd tome a copy of his Dispa rch to Her Majesty's Ministe r at Naples, I beg lcave to forwa rd it for your in formation.


212

7. Generai Lanza having acceded to my requcst that the Arms of Bricish Subjects at Trapani and Marsala should be restored, che lntrepid was dispacchcd on thc 23 lnst. wich the requisite instructio ns to che Sicilian Authoricies ac chose p laces. She rejoined my Flag to day, as c.lic.l the Argu.r from Ma rsala, the state of affai rs there renc.lering h er presence no longer necessary; I enclose Commander lngram ·s report of proceed i ngs. 8. This day, being the anniversary ofHer Majescy's Birthday, was celebrated in che usu al manner by ch e Ships under my orders; che Foreign V essels of \V/ ar in thc: Buy c:dso joi ning in the Comp!iment.

9. I shouk! perhaps mencion in terminating my convcrsation with Generai Lanza, l r equcsted, ifhe had a ny furcher propositi ons co makc tome, they should be placed in writing a nd be mo re definite in their n a ture. 10. The state of affairs oucsidc che C ity has nor changed d uring the lasc fr:v.· d~ys. L~ ~1:as~: in ::cmmand af the Squadre, between five anri six th o ,,~:inrl strong principally ar med peasants from T e rmini , Baghc.:ria, a mi Misilmeri , marched in regula r order over rhe hills about two miles from the Beach chis afce rnoon to join Garibaldi at Parco. The Bands 011 tl1e Weslern liciglib do noi .--, ppear so num erous.


2 13

XII. -

!<apporto del vice <Jtllmiraglio Arthttr Fanshawe, Comandante in Capo, al Segretario dell'Ammiragliato, da bordo del MARLBOROUGH, Malta 28 maggio 1860. Si r,

1. W irh reference co my letter n . 401 of the 22nd lnstanr acquainting for the informa tion of rhe Lords Commissioncrs of che A<lmiralcy, that I had dispatched Rea,· Admiral Mrmdy in che Hannibal ro Palermo, fo r che purpose of attcnding co British fn terests, an<l the employmcnc of Her Ma jesty's Ships on thac pan of rhe Coast of Sici ly during che crisis ami difficulties which appeared impending, 1 have now the ho nor co enclose, and request you will lay before their Lordships, copies of rwo dispatches daced 22 and 24 Instanc, wich rheir enclosures, wich I rece ived yesre rday, from Rear Admiral, describing thc Staff of O ffice rs rn thac quarter.

2. These papers ca use me to regard wirh much satisfoccion the presence of l<ectr 1\ d111ir,t! M111uly al Pakrmo at this critica i m o menc. 11is co1111mmication with (,'eneml Lt111za. the Royal C.nmmi~sinnPr, ,,,;J/,, ·•·P,'5a.-d 1(l Rviti!h !."!!~!-~!!s.:1 r-.d d~e !h:-e.::

tened bo111hard111c111 o/ the plctce by the Neapolilan Ships uf Wur, will, I hope receivc Their Lordships' approha tion, as well as his decli11i11g in che absence of any instructions ro accept the Commissioner's proposal rn ,;,.::t as a Mi:Ji.aJur, whid1 he communicared co H er Majesty's Ministcr ar Naples by che lntrepid.

3. The Reur Admiral informs me rhat he was acring in harmony with the Forcign Ships of War at Palermo.

Xlll. -

/,ettera del contrmnmiraglio G. Nodney Mrmdy al vice ammiraglio Arthtir Fan.rhawe, Palermo 25 maggio 1860. Sir,

H aving hea rd from reliable authority that orders had been given co bom hard che City by sea and Land if the Populace rose; I waited at noon to day on Generai Lanza in company with Her Majesty's consul. 0

2. On my requesting che Royal Commissioner to inform me if che reporr were corrcct, he ac once rcplied in the affirmative stating that it was his intcntion co throw Shot and SheU into thc City if an insurrection br okc out. I consequently


214

placed the letter of which the enclosed is a copy in His Excellency's hands and during a prolonged conversation, I endeavoured to point out che difference between indiscriminate destruction of the edifices of a greac City and the use of Arcillery against a people in revolt, and I warned him of che disapprobation which ali civilized nations would feel a t the determination he had expressed. 3. Signor Maniscalco, che Director of Poli ce and che Chief of the Staff were present during the incerview: my remarks were received with per fec t good will and I hope have made an impression.

4. When l left the Palace His Excellency again invited mero become a Mediacor between che contending parties, at a proper opportuniry; he informed me rhat the insurgent bands, which for che last few days covered che heights round the City, had retreated.some miles and that the Royal Troops had driven Garibaldi from Parco to the Mountains above. 5. I have suhsequendy reccived the enclosed, of a Circular issued by Generai Lanza to the Fo reign Consuls which corrohorates the informari on I had gained rdarive w che in ceudcJ Bo111LatJ11ìc:n t.

6. The Ass11rance, which arriveJ lasc nighr from Malta and Marsala, returns this evening ro Malta , vi~ Mt>ssina , in pursuance of yo ur orders. The lntt·epid lefr the anchorage rhis afternoon for Naplcs with Dispatches and che Supernu meraries for the Caesar and Nept1me brought in the A.rsm·tmce from Ma lta.

XIV. -

L ettera del contrammiraglio G. Rodney Mttndy al via ammiraglio Arthttr Fanshawe, da bordo dell'HANNJBAL, P,1/ermo 27 maggio JR60.

Sir,

I beg leave to acquaint you fo r the information of the Lord s Commissioners of the Admiralty rhat I have this day forwarded che followi ng Telegrams to Her Majescy's Consul at Cagliari for transmission to their Lordships' Secretary. «Sunday 27 may 1860. I O a.m .. Garibaldi attackcd at daylig ht and got possession of the Eastern part of the City at 8 a.m ..


2 15 The R oyal Troops r erired co the Palace a nd che Forts. The fi ring conri nu es on b oth sides. Forcs a n<l ship ping firing on th e C ity Screecs bar r icaded. B ricish Sub jects a re in safety». «Sunda y 2 7 m ay 1860. 12,30 p .m. Ga ribaldi ho lds che Tow n . T he Forcs con t inu e co th row in Shot a n d Shell and h ave set fi re to seve ra ! b uildi ngs. The Pala ce co ncinues in che hands of che Royal T roo ps». 2. Wit h rega rd ro rhe first- me nti oned Tek gram . i bave che hunur w slatc chat as there was no Vessel o f wa r a t m y <l isp osal, a nd b eing d esirous of afford ing H er M a jesty 's Govcrn ment the ea rli esc possib le Nocice o f che imporrane events d escribed , 1 avai led mysc lf of t he oppo rcuni cy of the Stea m Ship Ve111:tian, fro m Messina, p rocced ing to G ih r:1 lra r :rnd Engla nd , co req u est h er Master to call a t Cagliar i w itl1 t hc Disp arc h for H n Majescy's Co nsu l. This h e co usen ted co d o upo n my c ngaging 0 11 l>d1al f u f the Lords C:omm issioncrs of che Admiralry, to indem n ify che O wners in ch e Sum o t l:'"ifry pou nds Sce rl111g , upon t h c pr od uct ion , by che Maste r of rhe V c:ssel, o f a rcccipt fro m H e r Majcsty's Co nsu l ac Caglia ri for che d di very of che Dispa tch , o f w h ich arrangem encs I trust their J.ord ships will b e p leased to app rove.

3. l sho u ld mention chac cwo h ours after che depa t t u re of che Venetian, a Sardi n ia n Srea m Vessel of wa r sa iled for Cagliari, a nd chrough che cou rrcsy of h er Ca p cain I was enabled to forw a rd che second T elegra m.

X V. -

Rappnrtn del vice ammiraglio Arthttr Panshawe. Comandante in Capo, al Sexretctrio dell'Ammiraglù,to, da bordo del MAlnBOROUGH, Malta 30 maggio 18{x). Sir,

J have che h onor ro requcst you will be p leascd co acqu a inc che LorcJs Commissioners of che Admi ralcy, thac information has h een received he re ro da y, tha t Garribaldi (sic) had encere <l Palerm o, o n the nig h c of che 28t h, afre r tluee h o urs fighcing , a n<l th at che T own h ad b een homb ard cd by ch e Casck, and the Neapolitan Ships o f W a r.


216 XVI. -

Lettera del contrammiraglio G . Rodney Mundy al vice ammiraglio sir Arthur Fan.rhawe, da bordo dell'H!\NNIBAL, Palermo 2Y ma!!J?,ÌO 1860. Sir,

At 4 a.m. on the 27th lnstant Ga ribaldi attacked the City at Port Antonino on the Eastern Side. His force consisre<l of his own ltalian Band, about one rhou sand Strong, and che armed pcasants of the Villages aro und, amounring altogcrhe r to fo ur or five thousand m en. 2. By 8 a. m. he was in possession of che Main Screecs which were forchwith barricadcd, a nd by Noon had c,uried Ll11.: HeaJ Quam:rs of che Neapoiica ns, che Troops r cciring inco che Palace anc.l the Cicadel of Castellamare. 3. The Forcs ancl the Ships of war in che Bay irnmediatdy commenced bombarding che City, throwing in Shot, Shell, Grape and Caniscer with sud, rapidity that many Buildings boch public a nd private were shortly in Oames, and che destru ccion of p rop erty soon became gcneral, without in any way diverting che inhabicants, who had now risen en m assc in every quarccr of che City, from cheir work of harricading u,e :Strt:t:ts. 4. l e was a pai nful sight tO witness so wanton an attack on the Edifices o f a great City, Shor an d Shdl heing thrown indiscriminatc!y by rh e Frip te JJa, thenope a nd paddle Steamcrs moving leisurdy a lo ng ab reast of che Marina at che distance or a few hundred yards. 5. I had already remonstrated mosc scro ngly wich che Ro ya l Commissio ner, boch pcrsonally, and by Leccer ro His Excellency of che 25 th lnscant (to which I beg leave to re fer) aga insc che inrended bomba rdment, and I am gratificd co think chac I havc placed on record my protest againsc a n act so discredicable to the Royal Authoritics. 6. At 8 a. rn . on thc 2Hrh lnsra nc Captain Cossovich of the Ne:1politan frigatc Pt1-rthenope carne on board and shcwed me a telegraphic message he had just received from che Palace, from Genera! Lanza, desiring him to ask mero sc:nd hirn som e dispatchcs chac had arrivcd from Messina, and also ro beg me to receive two Generai O[ficers on hoard the Hannihal in or<ler that chey might hold a conferencc wich m e, anò rhat if I would do so hc would suspend che fir ing upon che Toledo. (Thc dispatches alluded to were received on che previous day hy a n English Steamer and delivcred immediatdy to che Capcain of the N eapolican frigare). 7. On reading this telcgram I said at once to Captain Cossovich, «This is aslci ng my mediation. However you may telegraph back chac I cannot sc:nd Genera! Lanza che letters as I have no communication with the Town , but I shall be glad ro see the two G enerals».


217

8. At 11 o' clock Capcain Cossovich carne on board a second time and shcwcd mc another m essage from Generai Lanza, saying that che cwo Generals, in order co pass through che City had need of che safeguard of che Brirish flag, co rhis 1 replied rhac I would consiJer che mattcr . The Capca in wenr away, but such was his anxiecy that he returned to mc a third time and begged anothcr inrer view, when [ informed him char I had already srated in m y fìrst rcsponse that 1 had no communicacion wich che Town, but thac in order ro prevcnc chis ruchless bombardmenc I would afford che safoguard of che British Flag from che M o le to the Ship and that I wou ld endcavo r to ascercai n where General Garibaldi was, a nd, if near at Ìrn11J , woukl aLl.Ju.i itu him w ith Gcncral Lanza's r equest a nd rhat if chen Generai Garibaldi should ch ink fìc co givc the rwo Gcncrals an escort to che Porco Felice I wou ld cakc clia rge of rhem subsequently; but I added, «you m use in rhis case ac once srnp the hombardmcnt from che Ships under your command». In this proposirion the Ncapo lican Captain will ingly acqu iesced and faithfully carried ir out during tlH.: day. 9. C:!:~r:!!!'! C·~sso,.,i,;: h n~xr rn l,l m,• rlrnt ~<: rhP Me,,;a ges were forwarded by Sema phore from che P,tlace to che Forc, ic w,is dinìculc co send lengthc:ncd n:ports, a nd on his cntreating me CO ace at once I placed in his hands a written sracement, in ~nglish and ltalian, of what l was wiiiing co do hy way of ,11 riving at an accommodation, and which would he ~ proof of perfecr neucrality between myself and the concending parties. 1 then exp rcssc:d my asronishrnent ac che continucd bombardrn enc of thc City after I had decla red my willingness to r cceive che Genera ls for a Confcrence. 1O. Ca ptain Cossovich having consenced co che message 1 was to send to Genera i Ga ribaldi, l immed iatcly dispatched Flag Lieutenanc W ilmot to his Head Quarters which he found in the cenere of che Town. The General expressed himsclf ready to g ive escort to the rwo Generals co che Mole. 11. I muse here mencion chac whilst the Neapolitan Capcain was endeavor· ing to negociate with m e, Captain Lefevre of the Prcnch Sream Frigace Vattban a nd Captain Palmer of the Unitcd Scates Steamer Ir0q11nis carne on board to con· sule me on che present scrious aspecc of affa irs. Each shewed me leccers which cheir r esp eccive Consuls had received from Gariba ldi, begging them tO cndeavor to stop che bombardmenc which was harmless co che Combata nts, but was cles· troying che build ings and killing women ami children. Her Majescy's Consul had a lso rcccived a letter of a similar purporc. Captains Lefevre a nd Palmer werc ready to join in anoth er protese, bu e such a stcp 1 considercd useless and could not recomrriend ic.


2 18 12. I mencioned however chat I was already in communicacion wich the Senior Nea politan Naval Officer on che subject of che bom bardmenc by Sea. 13. At 7 p .m . I received a m essage from Generai Lanza co che effect thac he was much obliged to me for what I had clone, but tha t a li he wanted was che protecti on of the Bricish fl ag. 14. This artifice I had suspected frorn che first, bue afcer a bombardmenc which had already descroyed severa! of che fìnest buildings in che City, and which if persisted in, threacened to demolish much valuable propeny belongi11g tu Bricish subjeccs, I considered ic my imperative ducy not alrogecher co di srega rd che adva nces which had bcen made co me by Generai. Lanza to endeavor co put a stop co che firing by mutuai accommodacio n . 15. lt will be wdl ber e co add chat che bo mbardment had been commenced withouc th e cwo bours' nocicc promised by Generai Lanza, and this breach of fairh had not 011ly prevenced any srops being caken co removc che property of che British Residencs co a piace of security bue had also rendered ic impossiblc fo r mc co provi de for che persona! safety of che oldest Bricish suhjecr in rhc pia re, che heavy fìre in tbc direccion of his residence effectua lly cucring off ali approach to it wichout endangering li[e. 16. This m o rning an Offìcer of che Royal Engin<:ers, in command in che Citadel, was sent co me with anoth<:r celeg raphic m essage from Generai Lanza, inviting me once more co receive che two G enerals on board and agai n proposing a suspension of che firing on boch sides. 17. I considercd chac 1 had alr<:ady clone all in my power withouc comprornising che neutrality of che Brici sh Flag to bring about a c<:ssacion o [ chis crucl bornbardment, b ue I authorized the N<:apolican Offìcer co telegraph co che Royal Commiss ioner that I was ready still to receive che two G enerals and convey chem in m y Boat co the Ship provided Garibaldi would give chem an escorc to che Mole. T o chis last communicacion chcre has as yet becn no reply. 18. The state of affa irs at presene is as follows: The Royal Troops hold che Citadel, che Palacc a nd che Finanze, bue chese posicions a re surrounded by che Insurge ncs a nd there can be no communication becween chem. The whole City is otherwise in che hands of Garibaldi, bue as fresh


2 19

Troops have arrive<l from Naplcs and amongst them a Bavarian Reg imenc abouc 800 Strong, I conceive that a grand effort will be made tomorrow to Jislodge che Insurgencs and it will be wonderfu l if che later can resi se che immense numbers of disciplined Troops that can be brought againsc them.

19. I a m aware of the g rave n:sponsibility which I bave takcn upon mysclf in enrertaining chese severa( propos icions, bue I felt thac as che overrures towards a discontinuance of che fìring on borh sides had emanate<l from che Royal H ead Quarters, uninvired by mc, I sho uld nor have becn jusrifì ed in leaving British property of immense ex tcnt a ml va lue to be totaliy descroyed wichouc an dfort on my pa rt to pn:ve nt 1t. 20. l might ccrcainly lwve shclrcrcd myself fro m all responsibility by a statemene tha t I ha<l no i11st rucrions, bue lìnding mysclf sudd enly placcd in a position o r g rcat cmcrgc nl y, I aJoptc:d thosc measurl's which I cons id ered most judicious ;i nrl mmr l11 1man c: and wliich I trust ma y be approvc<l of b y rhe Lords Commissio ncrs uf tl1e AJmiralty an<l b y Hcr Majcsry's Govcrnmenr. Translacion of che celcgrnphic messagcs herein alluded to , wilJ be found in che enclosu res.

XVII. -

Lettera del contrammiraglio G. Rodney M11ndy al 11ice ammiraglin Arthttr Fanshawe, da bordo dell'HA NNIBJ\.L, Palermo 30 maggio /860. Sir,

I heg !cave to acquai ne you forche information o f che Lords Comm issioner s of che Admiralty that I have this day forwarded che following celegram to H er Ma jescy's Miniscer at N aples for transmission to their Lordship's Secretary.


220 «Palermo, 30 may 1860. 6 p.m. Generai Garibaldi a nd cwo N ea politan Generals ca rne on hoa rd this afternoo n of cheir own accor<l and inviced me co m ediate. 1 a llowe<l them co confer , bue took no part in che conference. An Armiscice was agreed o n becween them for cwency fo ur hours. The Town remains in che hands of Garibaldi. Forts and Palace in han ds of Royal Troops. The latter have received g reac rein fo rc emencs. The bombardmenc has cau sed immense descruccion of lifr an<l propercy».

XVIII. -

Lettera dd contrammiraglio G. J<odney Mttndy al vice ammiraglio Arthttr Ftm.rhcttve, da hordn dell" HANN!BAL , P!l!ermo 3U 111t1r,;;io /860.

Si r, Ac 11 o'dock this mo rni ng H er Majesty's Consul sene m e che copy of a Jeccer which Generai Garibaldi had received from His Excellency the Royal Commissioncr ask ing him co give an escort to two Generals from che Palace co go on board che Hannibal in order to endeavour to treat for an arrangement of che ir present difficulcies. 2. This was accepted by Generai Garibaldi, and at 2 p.m. che said Generai, accompanie<l by two Neapolitan G e nerai Oflìcers, carne on board Her Majescy's Ship bearing my Flag, a nd, in che presence of che French, American and Sardinian Capca ins, agreed co an Armisticc until 12 o'clock tomorrow f-or che purpose of removing co a piace of securicy, the woundcd on boch sides who are wichuuc M edicai Assistance, che ... and performing other charitable accs much prayed fo r hy boch parcies. 3. There was of course no signacure, on che pa re either of myself or che Officers of the other nacions co this arrangemenc, it was only an opporcunicy afforded of meeting, in or<ler if poss ihle to a rrangc for a cessation uf hosrilicies without in any way affrcting our neutralicy.


221

4. I regrec co say chat a longer armiscice could noc be obcained, bue che short interval will affor<l Bricish subjcccs an opportunicy of saving valuablc propercy a nd be a g reat boon co thc ca use of humanicy. 5. N o thing but an o rd er from che King ofNaples can effeccually put a stop to chis fracricidal war.

X lX. -

Lellem del (011/r,1111111irr1}.(lio G. l?od11ey 1\1 ,mdy al via ai11111iraKlio sir A rthttr P,::d;.:::·::. .1.: L·crt!o :!e!!'!-!.A. !'!!'!!BA L, Pr!le•·mn ~ I "'f'l,'!J!.'n /Rf,O

Si r. In continuation of my lettcr of yesterday's date n. 61 informing yo u of a n Armiscice for twency four hours having becn agreed upon bccween che Royal Troops and che armed Bands und er Generai G aribaldi , I have now the ho nor to acquainc you chat a further suspension ofhostilities has been arra nged for three days from noon of this day. 2. One of che Neapolitan Generals, who was presene ac thc Confere nce hdd yestcr<la y on h oa rd thc Hannibal has taken refuge on hoard the Frigate Parthenope m the 1:Say, Generai Garibaidi having given him an eslun lru111 Ll11: Palace. 3. Abouc e ig ht hun<lred wounded of the Royal Troops ha ve been embarked in che Merchant Vessels in che offing, and ic gives me gr eac satisfac.:tion to add thac immense numbers ofNon-Combacancs, wom en , children and invalids, have bcen able during chis short Armiscice to piace thernselves in safecy in che transports. 4 . The French Steam Vessel M ouette saikd last even ing for Naples and che Stcam Frigace Proné arrived from che samc Po rt and remains at this anchorage. The Sardinian Sccam Vessel lchnusa rccurned yesce rday from Cagl iari. 5. I have direcced Comman<ler Marryatt to proceed in che lntrepidco Malta wich my dispatches calling at Marsala to communicate wich che Accing Vice Consul.


222 XX. -

Rapporto del vice ammiraglio Martin, Comandante in Capo, a lord Clarence E. Paget, Se?,retario dell'Ammiragliato, da bordo del MARLBOIWUGH, a Malta, il 2 gÙt?,nO f 860. My Lord,

h ave thc hono r ro requcsc you will inform che Lords Co mmissioncrs of che Admiralty that che a rri val of che Intrepid this m orning has p laced me in p ossession o f despacches co che 31st ultim o, from Rcar Admiral Mundy, Senior O ffice r at P ale rmo. 2. Sir Arthur f<anshawc:: lias alrcaà y reported co Their Lordship s char G enerai Garibaldi h ad su cceedcd in gaining possession of che C ity o f Palermo, whi ch was h eing bomb arded by che Royal Fo rccs.

3. lt appcars th ac che laccer scill h old che C icadel, che Palace, and che Treasury; hut b etwcc n these positions che re can b e no com m uni cation, as they a re surrounded by the lnsurgents. The City continues o rherwise in che hands of Ga ribal<li - bue as a large reinforccmcnc of T roops h ad arrived from Naples, Adm ira l Mumly rn nsidered a gra nd effort wo uld shortly b e made to dislodgc che G enerai.

4. Generai Lanza che Co mmander in Ch ief of che Ncap oli tan Troops, urg ed rhe Rea r Admiral ro r eceivc cwo G enera ! Offì cc rs on bDa rd fo r ll1 t p ur pose ol hav ing a n intcrview with him. Afre r seve ra! co m municacions ha<l passed on che subjccc ic was arranged rhat a cessaci on of hoscilitics sho u Id take p iace for twentyfou r hours, a nd a confe rence be hcld o n boa r<l che / ftmnibal, betwecn d1e N eapolican Generai on th e onc side, and Garibaldi on the other. 5. The result of che c.onfore ncc was ch a t a furch e r t ruce of ebree days was acceded to (whi ch will expire Noon tomorrow) and a Neapolitan Steamer was despatched to Naples, for inscrucrions. In chis conference Admiral Mundy cook no pan. 6 . The Neapolitan Vesscls of W ar ac Palermo consist of one frigatc, four steam sloops, a nd nine armed Packecs. I lea rn from a p rivate communi ca tio n t hat they are in want of provisions, Stores, and coal. One of the G en erals who took pare in the conference has since sought and obca inecl an asylum on board che Hannibal. 7 . It appears to mc chac Admiral Mu nd y, in allowing Generai Garibaldi an d t he Neapolican O fficers co m eec on board his Flagship, acred in a manner perfectly consisce nt with his character as a neucral Officcr , and the m easu re was calculated to produce good effects, but, as hc has expressed anxiety as roche responsi bili ty he rook upon che occasion , I have chought ic righe to state m y opinion on che subjecc to him. I tru st ic wi ll be approved by Their Lordships.


223

8. I transmit with this che Rea r Admiral's letcers of proceedings a nd copies of telegram s forwa rded by him co Their Lordships via Naples as decailed in the enclosed schedule. 9. The lntrepid's schaft is so d efeccive of co make ic, in che opinion of che Superintending Engineer, safe for hcr to steam only at red uced speed of sevcn knots. I have ordered chis defcct to be made good a nd she w ill be ready to retu rn to Palermo on the 6th instant. In th e meantime che Caradoc will be sent tO Admirai Mundy in order that h e may n ot be left wichouc the means of rapid co mmunicacion: The Racoon a rrivecl lasc evening, and sh e will be prepared immediaccly for sea, and sem to join Ad mirai Mund y, in case ch e prese nce of a Ship of Wa r should be required at any of th e Sicilia n Porcs in which chere are none station ed. 10. Commander Marryac of che lntrepid rcports chac up to yesterday che town of T rapa ni had noc bccn attacked, b ut che surrounding country was in che hands of che lnsurgenrs. 11. At M arsab, there were lanc!f,d yestcrclay, for Garibaldi, eighcy or hundred da1 e~ du,u~ d11J u1u :>lc:t~, ,dh..l ùO!...'. huiiJrcJ th0us4.nJ Ilall cartridgcs. t-fhc steamer bri ng ing them continued in Port under Sardinian colors. Commander Marrya tt was infonned that a chousand more Men were shorcly expecced undc r Medici . T his intelligcnce has been co nfirmed from ocher sources. 11u.: 11 ,

12. From Gi rgenti a body of Royal Troops, cwo chousand four hun dred strong, had lefr, supposed for Catania. Upon their d eparture che Sardinia n Flag was displayed in the cown, and a Committee was fo r med for th e government of ch e piace. Gen erai Garibaldi has since a pproved o f cheir procecd ings. The town r em ained perfec tly qui et.


224 XXI. -

Lettera del contrammiraglio G. Rodney Mundy al vice ammirai/io Martin, Comandante in Capo, da bordo dell'HANNIBAL , a Palermo, 3 giugno 1860. Sir,

From the Swiss Consul who paid me an officiai visir ycstcrday, and from othcr sources, I <lerive thc following account of rhe desrruction of life an d property by rhe bombardmcnr of the City. 2. The scene is reported as most horrible. A w hole district a rhou sand English yaràs in iength by onc hundred w i<le is in ashes, families havc been burnt alivc wirh rhe Buildings, whilst the atrocitics of rhe Royal Troops have been frig htful. In other parts Convents, Churches, and isolated e<lificcs have been crushcd by rhe Shells, elcven hundred of which were rhrown inro thc City from the Ciradel and about two hundred from the Ships of War, besides Grape, Canister and round Shot. 3. Thc Armistice has becn prolonged indefì nite ly, ~nd iris now hoped European Powers will interpose to p r cvcnr further bloodshcd. 4 . The condttct o/ (;eneral Garibaldi borh during the hostiliries and since thcir suspension has bcen noble and gencrou s. 5. The Royal Troops have been ord cred ro evacuate Trapani a nd Termi ni, and it is reported rhey are ro reinforcc rhc G a rrison of Messina. 6. The following have been the movements of British and Foreign Vesscls of War. 1 June - French Steam Friga re Prony (") sailcd for Naples. 2 June - J\.JJt.t.rance arrived from Malta and Marsala, Spanish Steam Frigate Colon trom Naplcs. Thc Sardinian Steam Frigate Vittorio Emanuele arrived this morning from Cagliari and d eparted immcdi ately fo r rhe same piace. T he Austrian Steam Sloop Santa Lucia has returncd from Naples. 7. The A ssttrance proceeds to-day to Naples with Dispatchcs for H er Majesty's Minisrer and thc Supernumeraries fo r rhe Caesar an<l Neptt.t.ne - after which she w ill retu rn to Malta vià Messina in pursuance of your orders.

( *) In realtà era una pirocorvetta a ru ote.


225 /~apporto del vice ammiraglio Martin, Comandante in Capo, {l lord Clarence E. Paget, Segretario dell'Ammiragliato, da bordo del MARLBOROUCH, Malta 7 f.,r-ingno 1860.

XXI I. -

My lord , I requesc you will he pleased to inform che Lords Comm issio ners of the Admiralcy, chac che AJJttrance arr ived here chis morning, having visiced since che 1st inscanc, G irgenci , Marsala, Palermo, Naples, Messina and Catania. 2 . From al! sourccs I !ca rn that the Revo!rttion p rogresses rapidly, ami that as much orckr rcigns as is pussibk, under che circumstances. The lives ami propercy ofBritish subj ects appear tu be adequatdy protected, and to be respected by th e belligerents, on both sides. 3. The Roya l Troo ps have evacuated Catania, a nd order has heen escablished und er a P rnv isinna l (;ovcrnment, rhe Principal Memher of which was nomina ced by G enera i Ga ri baldi . 4 . At Syrac use the Royal Troops are confined to the Citadel. 5. Ac Palermo chey are stili in possession of rhe Fo rcs and Palace, a nd che Armiscice is indefinicely prolonged.

XX 111 . -

Lettera di Henry Elliot, Ministro ingleJe a Napoli, al contrammiraglio G. l~odney Mnndy, Napoli 8 giugno 1860.

Sir, bave che honor co inform you chat I received yescerday a celegram from H.M. Govcrnmcnt dirccting mc to state that any influence you could use, by moder-

ating che terms asked by Generai Garibaldi, to prevent a fresh effusion of blood woukl be well employed. Though this instruction was sene to mc bcforc H.M. Government wcre aware of che arrangement of che Terms of che evacuation of P alermo by the Royal Troops, I transmit it to you as it may perhaps serve as a g uide to your conduce in other circumsrances which may arise.


226 XXIV. -

Lettera del contrammiraglio Rodney Mundy al vice ammirai/io Martin, Comandante in Capo, da bordo dell'HANNIBAL , Palermo // giugno 1860.

Sir, I have the hono r to inform you that on che 6th In scanc a Convention was signed between the Royal Commissioner Genera] Lanza and Generai Garibaldi entircly Milicary in ics character. Ics terms wcre as follows : «The Royal Troops to evacuate thc Palace and thcir posicions rou nd tbc City with their Arms Baggage and Materi ai and co encamp near che Mole in read iness for embarkacion for Naples. The Citadd embarkcd.

to

be surrendered co che National Forces when che Army has

The Sicilian Noblcs decained as hostages in the Citadel to be rckascd. Prisoners on hoth sid cs

to

hc exchanged .

2. Early on the following morning che Royal Troops, eighceen thousand strong, including Artillery and Cavalry, ma rched a long che Marina and che Borgo, with Bands playing and Colors flying, apparcntly in a high state of cfficiency, and dcfilcd pasc che I3arricade guards of the Natio11al forccs un dcr che Command of che Son of Garibaldi , a youth of Ninetecn ycars of age . 3. The force of Generai Garibaldi ac che cime of che evacuacion of che City amounced to 800 ltalians, (che remnanc of che I 063 who landed at M arsa la on the 11th ultimo) and 4.000 or 5.000 Squadre or Armed Peasancs, not half of whom were provided wich Muskecs but were armed with pikes, hatchets, swords and schyces and some even with rough hewn bludgeons. A more humiliacing exhibici on for che Royal Authorities could not bave becn witnesscd. 4 . On the same evening the embarkation commenced and concinued on the following day, during which peri(?d about five thousand men were shipped on board Steamers of war and proceedcd en rouce for Mess ina and Naples. 5. The remainder of che Troops are now awa icing tra nsporc a nel it is expected that a formight will clapse befo re a li have embarked and before che Citadel is given up co che Nacional Forces. 6. I d o not chink ic will he ad visable for m e to quit this anchoragc uncil che tocai evacuation has taken place. I shall dispatch che Racoon forchwich co Mes-


227 sina. The Argm has already proceeded to Marsala. 7. Whilst the embarkation was going on, Orsini, one of Garibaldi's Lieutenancs, arrived from Corleone with three Field pieces and six hundred men. Eighry rwo Iralians also carne in with fiftcen hundred stand of Arms which had been landed at Marsala on the 3 1st ultimo. Three thousand ltalians under Colonel Medici are expecced daily from Genoa. 8. A regular Ministry has now been formed in Palermo and postai communication arranged throu gho ut the lsla nd. Some of the Shops are open and many of che barricades rcmovcd . 9. Ali rhe Rri rish residenrs and other refugees afrer having been afloar for protecrion during cighcccn da ys, havc recurned co their houses in che City. 1O. I have che hon or co enclose for your in for macio n che co py of a dispacch I received on chc 9th I nsranr frorn I lcr Majescy's Miniscer Plcnipotentiary at Naples upon whì ch I shall act sho uld circumstances render it necessary. I I . The Caradoc a rri ved o n rhe 4th lnstant frorn Malta for bring ing rne the enclosed copy of an Account of che Conflicr becween rh e Royal Troops and a body of Insurgenrs, at Catania, on the 3 1st ultimo. The Garrison of that place with che Girgemi Division (4000 in N°) have since m arched cowards Messina. 12. Th e Racoon joined my flag on the 8th, having rouched at Syracuse, Catania and Messina . Captain Chamberlain reporcs chat Her Majesty's Vice Consuls at the rwo fìrst named places were satisfied with the occasionai visits of Her Majesty's Ships, and were under no apprehension for the safcty of cheir persons or properry. 13. The lntrepid arrived this morning, having communicated with Girgenci ami Marsala, at which porcs Commander Marryat info rms me all was quiet; Civil Governments have been established and che neighbouring country patrolled by a Mounted police fo rce. The sardinian flag was flyi ng on the Forc at Trapani. 11. A Sardinian Squadron, of three Screw Frigates, under th e Command of Rea r Ad mirai Conce di Persa no has arrived from Cagliari since my last report. 15. The Austrian Screw Corvette Dandolo and Spanish Steamer Colon left che anchorage on rhe 9th lnsrant for Naples. 16. The Caradoc, having proceeded on the 7th Instant to Naples with Dispatches for H er Majesty's Minister, re joined my flag o n rhe 9th and leaves chis evening for Malta, calling ar Messina, Catania a nd Syracuse.


228 XXV. -

Lettera dell'ammiraglio Martin, Comandante in Capo, a lord Clarence t:. Paget, Segretario dell'Ammiragliato, da bordo del MA RLBOROUGH, Malta 19 giugno 1860.

My Lord, The arrivai of the Caradoc this morning from Sicily, bas placed me in possession of thc following information , which I request you wi11 be pleased to lay before the Lords Commissioners of che Admiralty. 2. The Royal Troops are quitting their positions round che city of Palermo, in accordancc witb the cerms of a Convention, an<l _e mbarking for Naples .

3. They are representcd to bave been eighteen thousand strong whcn thc agreement was signed. The force of the Patriots is stated to bave been eight hundred ltalians, and four tbousand Peasants, many of whom werc armcd only wich pikes, scyrhes ami bludgeons. 4. A Ministry has been formcd ar Palermo, and che foreign residents bave recurne<l to their houscs.

5. The Argus is stationed at Ma~sala, thc Scyl!a and l?acoon at Messina. When all che Royal Troo ps have lefr Paler m o, Rear Adu1iral .Mu11d y will movt o n w Messina, whcrc tbe Royalists a re assembled in gr ea t fo rcc. 6. On the 11 Instant, two Neapolita n war steamers lefr Messina with T roops for Calabria. 7. Three Sardinian Screw Frigate are lying at Palermo. 8. Rear Admiral Mundy's letter of proceedings is enclosed.


229 XXVI. -

Stato degli ufficiali della Marina da guerra siciliana <2 J.

Grado - Cognome e N om e

Data del Decreto <li ultima nomina

Co11trammiraglio:

Castiglia Salvarore . ..... . .... . . ... .... . . _ . _ .

20 ottobre

I860

18 otrobre

1860

Capitanu di Vascello di / ·' d".rse:

fauché Gio Barra . Ct1pit,mo di Fregata:

Lomalio Giuseppe Miloru Anronio .. Ba ldisseruno rra n.:<:s.:o Rossi An d rc,, Rcfì le1t i Fr,rncesto

16 '1 16 20 20

1860 1860 se1tembre 1860 orrohrc 1860 orrobrc 1860 luglio

agosto

C.a/1itcmo di Cor1,,·11a:

Origoni Felice

16 g iugno

1860

O nora ro Re nedetto

16

SCttCff1hr(:

18GO

Miloro Giorgio

16 16 16 16 I6

settembre 1860

Orlandini Luigi Segliu Ferdinando Fe rraci D omenico Crichio l'rancesco

settembre 1860 settembre 1860 settembre 1860 settembre 1860

Tcrten/e di Vascello di 7 " clam: Liparach i Dionisio

Agresra Saverio .

16 1 17 17

Ca neva ro Napoleone

J 6 settembre

Moro Giovanni .. ...

16 serrcmbre 16 settembre 16 settembre

Srrina G iorgio . . Manzi Cristoforo

Gaudìano Ig nazio Pirandello Andrea

luglio agosro agosro agosto

Assaluri Francesco

l 6 settembre

Napo li Gioachino

16 settembre 7 ottobre 20 ottobre

O livetti Carlo .... .. . . ... . .. . . .... . . . .. ... . Jhirkiner Andrea

1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860

(2) Archivio dell"U/fiào Storico de!ltt Mt1rina Militare, Roma, ca ssetta 4 3, fas e. 3.


230

Data del Dec rero

Gra do · Cognome e Nome

rii ultima nomina

T enente di Vttscello di 2" dmse:

Piraino Giuseppe .. .... . . .. .. ... . . .. . .. ... Currnò Paolo . . .. . ... . .. . ... . .. . .. . ....... Libetta Pasquale . ..... .. .. ... . . . .. . . . ... . . Accinni Enrico Acron Enrir o .. . . . . . . . ..... .. ... . . . . ... . . Vandc rsi T ito . . . .. . . . . .. .. . . .... .. . ... .. . O norato Giuseppe .. ..... . ... .. .. . .. . . . . ... Rozzo Mario . . . . .. . .. . . ...... .. . . .. . . .... Rap Edoardo .. ... . ... ... ... . .. . .. . . . ... . . Reggio Giuseppe .. . . . . . . ...... . . .. .. . . .. . . Bonocorc foortun.11 0 . . .. . ... . . . . . . . .. . ... .. Battone Giov.,nni Agresra Carmeio .. . .. .. . . .. . . . .. ... . .. . ... Lagaria Git, vann1

. . . . . . . . . . .

. .. . .. . . . . . . . . . .. . . . .. . .. .

Tortorici Giuseppe . . . . . ..... ... ...... . . . . . . Torvenri Giacomo

li agosto l 7 agosto l 7 agosto I 7 agosro 17 agosto 16 senc mh re 16 ~erremhre 16 serre mb re 20 ocroh re 20 ottobre 20 ottobre 20 ottobre 20 ottobre 20 a..Hhì h rc 3 1 ottobre:, .', l ottobre

1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860

16 luglio 16 luglio 16 luglio

1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860

!S6a 1860 1860

Sottolenente di Vascello:

Locicero I' r:inces~o ..... . . ... ... . Mang iagali Carlo . . . . . . .. . ... . . . ... . . , . .. . . . Lignarolo Giovan ni . . ... . .. .. . , ... . .. ... . .. . Vassalo Enrico .. . .. .... •. . . .. .. .. . . .. . . .... Palagi Tito .... . .. . . . . .. .. . . ... . .. .... . .. . Giaumt" Francesco . . . ... . . .. .. . . . .. . . . . . .. . . Resa sco Sehastiano . . . . . . ... . . . ... ... . . .... . Carli Adolfo . . . . . ... . . . .... . . . . ... . . . ... . . Piaggio Giulio . .. . .. .. . . .. . . . . .. ... . . . . ... . Reperro Agosuno . ... ... . .. ... ... . . .. . . . . .. . Vitaliano Enr ico . . . . . .. .. . ..... . . . . .. . .. .. . Gulotta Diego . ... . . .. . .. . .. .. .. .... . . . . . . . Avalone Pasquale . .. . .. . .. ... . .. .. . ... . . . . . Cara magna Giova nni .. . . .... . . . . . .. . . . .. . . . P"store Angdo .. . .... .. .... . . . ... . . . . . .. . . Mercllo G . Batta .. ... . .. . . . . . .. .. . . .. . .. . . . . Ovirlio Enrico l•ardella Francesco . . .. . . .. .. . . . . .. .. . .. . ... . Crichio Ignazio Giulio . . .. .. . ... . . .. .. . . .. . . Orso Ettore . ... . . . ... .. . . .. . .. . ... .. . . .. . . o.. fì eno P ietro . ... . .. .. . . . . . .. . .. . . . . . . ... . Acton Gustavo .. . .. . . ... ... ....... . .. . .. . . Fighera Cesare .. . . .. ..• . . .. . . ..... .... . .. . . Molcna Luigi ... .. . .. ... .. . . . . . . .. .. . .... . .

4 4 4 4 4 14 14

17 16 16 16 I6 16 16 16 16 16 I6 16

16 16

agosto agosto agosto agosto agosto agosto agosio agosto scn cmbre settembre settembre settembre St"ttemhrc settemhre serrembre serrcmbre settembre sette mbre se:,ttem h re sen e mhre settembre


2_:, I

Grado - Cognome e Nome

Maresca G iosuè . . . . . . .. . .... . Previri G iuseppe ...... . ... ......... . . .. .. . . Ahhag naco Antonio Gaudiano Gaetano Abbate Giuseppe M iallovich Giovanni Luna Pictru .. ..

Lu na Agostino . Lofaro Nunzio . . .. .. . . . . . .. . ..... . . . Ficarotta M,HI CO . . • . . . . . . . . . . . . . . • • . . • . . . . . Piraino Ach ille . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... . . . . Traselli Antonio Stramba Franccsrn pr incipe Giardinclli ... . Pampinella Snlvatorc .. . . .. . . ...... . . . . Vitale Bartolomeo Horronc Vin,~nzo Zanca Simeone . . . .. .. . . . ... .. . . . . Capezzi GiusC'ppc ... .... ..... ... .. ... .. . Cacace Camillo Caffiero Giovanni . .. Penari Luigi Consiglio Francesco Caffiero Filippo ... . ....... ... ..... . .. . . ... . De Ma ro Michele ... .... . . .. .......... . ... . Pira ndello Pietro .. . . .. . . . . . .. . . . .. .. . . . . . . M affei Enr ico ..... .... .. .. . .. . San Martino Salvatore ... . .... . Cataldo G iuseppe .. . . .. .. .. .. . .. .... . Barachino Andrea

Dara del Decreto d i ultima nomina

20 ottobre 20 ottobre 20 ottobre 20 o rrobrc 20 ottobre 20 ottobre 20 onohre 20 otrobrc 20 ottobre 20 ottobre 20 ottob re 20 ottobre 20 ottobre 20 ottobre 20 ottobre 20 orrohrc 20 ottobre 20 ottobre 20 ottobre 20 ottobre 20 ottobre 20 ottobre 20 ottobre 20 ottobre 20 ottobre 20 ottobre 20 ottobre 3 1 ottobre 3 1 ottobre

1860 1860 1860 1860 1860 1860 I860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860

Guardia Marina di I u classe:

Dcncg ri Carlo . .. ... . Ferro Ernesro .. . .... . . .. ...... . .. . . ....• . . Parino Antonio . . ..... .. .... . .. .. . . . ...... . La Torre Vittorio . .... . . . ... . .. . ... . ... ... . Jacona della Meta Salvator e .... . . . .. . . . . Fauchè Angelo .. . ... .. . . . ... .. .. . . . . . . Luiso Anastasio . .. . . Bottone Gaetano . . . . Pirandello Luigi G ulotta Antonino Cassano Giuseppe Buonocore Achille

16 16 16 16 4 16 16 16 16 16 16 16

luglio lug li o lugl io lug lio agosto secremh rc settembre serrembre senemhre settembre sertembre settembre

1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860


232

D ata del Decreto

G rado · Cognome e Nome

d i ultima nomina

Spano Stefano . ... . .... .. . .... ....... .... T edeschi del Castello Bartolomeo . . . . . .. . . . .. Colle Sisto . . . . .. ... ... . . . . ..... . . .. . ... . Manzo Emanu ele Mar chese Salvacore .... . . .. . . . . ........... Ferrando Emilio ... .. .... ... .. . ... ... . Engel Carlo . . ... . .. . . .. ......... .... . ... Tod ero Lorenzo Sesti Giuseppe . .. . . ..... . . .. ... . .. ..... . . Gaeta Catello ........ . .......... .. ... .. . . Ferand i Francesco . .... . .. . .... . .. .. ..... . Seraceno Andrea .. . .. . .... . . . . . . . . . . . . Ajello Alessandro . .... . .. . .. .. . . Mazzucarn Giovanni

.. .. .. .. .. .. .. ..

Cia nchi Luigi . .

I6 l6 l6 I6 16 16 1 20 20 20 20 20 20 20 20 20

settembr e settembr e settembr e settembre settembre settembre ottobre ottobre ottobre ottobre ottobre ottobre ou obre ottobre

1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860

ùttvbic:

18GO

ottobre

1860

20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20

ottobre ottobre ottobre orrohre ottobre ottobre ottobre ottobre ottobre ottobre ottobre ottobre ottobre ottobre ottobre ottobre ottobre ottobre ottohre otrohre ottobr e ottobre onobre ottob re ottobre

1860 1860 1860 IK60 1860 1860 1860 1860 1860 1860

1,11ardia Marina 2• classe: Bozzetti Dom enico Drago Francesco Bozzetti Eugenio .. . . .. . .. . .. . .. . . .. . ... . .. . Hruno Achille ..... .. . . .. . . ... . . . ....... . . . Arcabasso Calogero . .... .. . . ..... ... .... . . . . Monfalcone Domenico .. . . . . ... . . . . ... .. . . . . Spadaro Oiego . . . . Macarone V ince nzo . .. .. . . ..... . .. ........ . . Fa vazzi Ignazio ... . . .. . .... ..... . . . ..... . . . Viola Antonio ... . . . . . .. . . ...... .. .. . . . ... . Folwff Napoleone . . .. .. .. ....... . .. ... . . . . . Bon one Giovanni . . .. . .... .. ... . . ...... .. . . Bancl li Ettore . ....... . . . . .. ........ . Romeros G iuseppe Casreluccio Lodovico Mclii Serafino .. . . Castiglia Francesco Minolfi Lorenzo . . . ... .. . . . .. ..... .. .. . ... . . Fabrizi Fabrizio . . . Paternò Emanuele .. . .. . . . .. . . ..• . .. .. Spadaro P ietro . . .. ...... . .. . .. . .. . . . . . . Amari Guccia G iuseppe ... . .. . . . .. . .. . .. . . Mangano Cappello Salvatore ..... . . . . . .. .. . . . . Mustica Luigi .... . .. .. . . . .. . . . .. . ... . . ... . Morel lo Filippo .... .. ... .. . . . .... . . . . .. . . . .

1860

1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860


233

Grado - Cognome e Nome

Data <lei Decreto di ultima nomina

20 ottobre 20 ottobre 20 ottobre

1860 1860

20 ottobre 20 ottobre

1860

20 ottobre 20 ottobre

1860

tlodolico Vi10 .. .

Defranc isi Agosti no . ......... . . . .. .. . ...... . Ardizzone franccsco .. ...... .... ........... . Cardillo Giuseppe . . ...... . .... .

20 ottobre 20 ottobre 20 ouohrc

1860 1860 !860

20 ottobre

1860

20 ottobre

1860

20 ottobre

1860

20 ottobre

1860

16 20 20 20 20

1860 1860 1860 1860 1860

Dioguardi Seba stiano . . . .. . .... . .. . .. . ... . . . Bottone Vincenzo ...... . . . Ardizzone Vincenzo

1860

UFF IC!AU DELLE CAPITANIE Capitano di Corvelta: Miceli G iuseppe Zanda Francesco

1860

T.11ogotenmte di Vmrel/o di I " r/mJe: Rallo Francesco . . .

1860

Sottotenente di V asce/lo: Cutrera Giuseppe

Piloto di 2 ° classe: Guarnoca Leonardo

PERSONALE MECCANICO Capo .Mecc:1nù:() : Orlando Giuseppe

Ingegnere Mecca11ico : Arbih Francesco C:Jemencc

PILOTI Piloto di 2" classe: Basile G iuseppe Lagana Domenico .. .. Ar ena Vincenzo ... .. . Ferretti Giuseppe .. .. Donato Antonio ... . .

. . ... .. ... .. ... .. .. .

. . .. . . :- . . . . .. . . . . ... .. . ... . .. ... . . . ... . . . . . .

settembre ottobre ottobre ottobre ottobre


234

Grado - Cognome e Nome

Data del Decreto di ultima nomina

Piloto di 3 a cla.r.re: Laba rbara Antonio ..... .. ..... . . .......... . Corticiano Francesco . .... .......... . .. .... . . Ca r<lillo Francesco ........... . . .... .. . . . . . . . San Angelo Leopoldo .. . . . .. . . .. ... . ... . .. . . Casano Giuseppe . . .... .. . .. .. . .. .... .. .. .. . Vicari Salvatore .... . .... .. . .... . .... . ... .. . Piscioneri Gaetano Petra T omaso . ................. . ..... ... . . Ilellc<lonne Domenico .. . . ....... . .. ..... . . . . Conigliaro Carmelo ...... .

16 20 20 20 20 20 20 20 20 20

settembre ottobre ottobre ottobre ottobre orrobre ottobre ottobre ottobre orrobre

1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860

UFFICIALI DI MAGGIORITÀ C:1pit,mo di 1" classe: Consigl io Luigi Bernabo Antonio ..

16 ottobre ottobre

1860 1860

20 20 20 20 20 20 20

o n ohrc ottobre ottobre ottobre onohre ottobre ottobre

1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860

16 16 4 16 I6 20 20 20

luglio luglio agosto settemhre settembre otto bre orrohre ottobre

1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860

20 20 20 20

ottobre ottobre ottobre ottobre

1860 1860 1860 186 0

:w

L11ogotcne11te:

Da bovich Pietro Gulotta Giacomo Cadello Simone . Br indasso Gio Batta Campanella Antonio Massa G iuseppe .. . Moscarda G iorgio . ..... ........... ...... .. . So:to:encntc:

Garag io N icolò .. ...... .. . . .. .. .. . . ....... . Quagliata Antonio .... .. ... . .. . .. .. . . ...... . Vassaluai Eustacchio .. .... ... ... .. .. . . . . . . . Fe<lele Arcangelo ......... . . . . ... .. ..... . Lomba r<lini Lomba rdo .. ... ....... . .. .... . . . Gando lfo Domenico Simeoni Pietro .... Sussini Domenico

So/Jotenellte di M t1ggiorità: Cacciù Pietro ........ ... . Scanduzza Francesco Chimera Salvatore . . Di Stefano Giorgio . . . . . . .

..... . . . . .. .. . .. . ..... .. . ..... ... . . .. . ...... ...... . . . . • ...... .... .


235

Grado - Cognome e Nome

Trippi Giuseppe Abbare Salvatore Mario Ema nuele

Darn del Decreto di ultima nomina

20 ottobre 20 ottobre 20 ottobre

1860 1860 1860

20 orrobre

1860

4 16 L6 I6

agosto settembre serrembre settembre

1860 1860 1860 1860

I C, 20 20 20

settembre o rrobre ottobre ottobre

1860 1860 1860 1860

16 4 20 20

luglio agosto ottobre ottobre

1860 1860 1860 1860

16 4 4 4 20

luglio agosto agosto agosto ottobre

1860 1860 1860 1860 1860

20 ottobre

1860

20 ottobre

1860

PERSONALE SANITARIO Medico Gapo: M or ic i D. Nicolò ..... . ... .... . . . .. . . .. . Chimrgo di Fregala di [ '' dam: Marinelli Oomenico Ca la ndra Leonardo O r igoni Fran cesco Filiberto Anron io M cd,rn di Frl'!!,alr! di

_! "

dmse:

Catto ne Domenico lhcc hetti Giacomo D'Angelo Giuseppe Castig lia Andrea Medico di Corvetta: Dan in o .Simula Gallone Luigi . . Scalici Francesco Cherubini Felice

CAPPELLANI Crovaja D. Francesco Brussa D . G iuseppe Cunica D . D o meni co Canti D. Salvatore Ferretti D. Virale . .. .. . . .... .. . .... ... .... .

UFFICIALI DI MAESTRANZA T.11ogotenente: La Rocca Anronio Sottotenente: Culiolo P ietro . . . . . .. . . ........ . . .. . .. . . . . .


236

Grado - Cognome e Nome

Data del Decreto <li ultima nomina

INGEGNERI COSTRUTTORI NAVALI Ingegnere costruttore:

Sanro Canale Napoleone

20 ottobre

1860

20 ottobre 20 ottobre 20 ottobre

1860 1860 1860

Allievo ingegnere:

D'Angelo Alessandro Minurillo Melchiorre Piramo Stefano

INfANTERJA DI MARINA T enente Colo11nello:

Strucchi Giu seppe

18 settembre 1860

Maggiore:

M ilano Eugenio . . .. . ... . . .. _ . _ ... . _ . . . Vittori Verrorc ..... ... . . ...... .. ... . Filaretti Gerolamo . . , . . . . ...... .. .. . .... ... .

18 >dlcrnl,n, 1860 3 1 ottobre 1860 3 1 orrobrc 1860

Capitano:

Gritti Ferrarini Filippo . .... ....... . ... ... .. . De Negri Eugenio ...... ........ . . .. . . . . .. . . Trona Gaetano ..... ..... . . . . ... .. .... .. . . . Ga ldolfo Ma rcello Deamezzaga Luigi

16 16 16 16 31

luglio agosto settembre settembre ottobre

1860 1860 1860 1860 1860

16 16 20 20 20 20 20 31 3l

settembre settembre ottobre ottob re ottobre ottobre ottobre occohre ottobre

1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860

Luogotenente:

Galli Augusto .... . Palazzolo Gravina Vincenzo ...... . . . .. . Pane Cesare ............ ...... . .. . .... .. . . . D' Arcollier Augusto . . .... ..... .... ... _ .. .. . Fauchè Antonio ... . ... . . ..... . . . .. . ....... . Piana G iuseppe .. .. .. . . .............. ..... . Manc ini faraelc ..... ... . . .. . .. .. ... . .. .. . . Pirandello Stefano Lavagnino Gaetano Sottotenente:

Casali Luigi .. ... ......... ........ .. .. . . . . . Minurila Angelo .... ... . ...... .. . . . . . .... . .

4 agosto 4 agosto

1860 1860


237

D ata del D ecrero

Grado · Cognome e Nome

di ultima no mina Resio Ferdinando .. . . ... . . .. . . . ... . . .... . . Leone Calogero .. . . .. .. . . . .... . .. . , ... . Renso N. Domenico ... . . .. .... . .. . . . . .. .. . Cucionc Salvarorc . . .. ... . . . .. . . .. .. . .. . . .. Villabianca N icolò . . .. . ................... . Carbonieri G. Batta Cantini Giuseppe fernand cs Ig nazio .... . ... . ......... . ..... . Dallco Filippo .... . . . . .... .. .... ... . ...... Lunini Alessandro .... , ................. . Storace D omenico Conti Barbieri F.rlo.irrlo Cesana Pi etro .. . Sim oncìni Eugt-n ìo Renso Mario Strucchi Alfredo Diaceto Ferdinando .. . ... . . . ..... . . . .

. . . .

. .

4 agosto agosto serremhrc ottobre ottobre ottobre ottobre ottobre ottobre ottobre ottobre occohre ottobre ottobre ottobre 20 Ntobr(' 20 ottobre 20 ottobr e

'1 16 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20

1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860 1860

Torino, lì 20 gennaio 186 I

Armo/azione. Gli Ufficiali ed equipaggi del T orino. Lombardo e l'iemonte (pirosca fi) che rutto perdettero negli avven imcnri della gu erra Meridionale, meritano dal Governo una consi derazione a lmeno pecuniaria. f.ro G. GARIBALDI

Il G e ne rale Garibaldi raccoma nda ancora il capitano Pinaluga.

Si vt:rilìd1i d11: u ,,a ha fa mi il mubl!là u per la famiglia Jd ma.:d1inista dd Turi;;u.


238

XXVII. -

Rapporto del capitano di fregata Baldisserotto, Direttore dei R. Legni dell'Amministrazione Siciliana, all'ammiraglio Pers,.mo O>.

R. Pi ro-Co rvetta Mi sta Vittoria

N apoli 23 Ottobre 1860 Illustrissimo Sig. Ammi raglio Posti i legni compon enti la flottiglia nazio nale siciliana sotto g li o rd ini vostri, e<l a p p agato così il voto di noi tutti, mi pe rm etto, Signor Ammiraglio, neiia mia qualità d i Diretcore d i essi, di u miliarvi le n otizie seguenti sullo staco de' Legni c he compongono la flo ttiglia di Sicilia, creata d a l nu lla nel corso della attuale Campagna, si prospe ra alle a rmi nazion ali . La flo ttiglia Siciliana si com p one di 1 J h attelli d i varie gra ndezze, uno dc ' quali solo è a rm ato in guerra, e gli altri 12 non son o che trasp orti d al più al meno arm ati; d arò uno ad uno una succinta descr izio n e, sp ecificando ne, in pari tem po, l'a ttuale loro stato, e destin azione. 1. Pirofrcgara 'J'11kary (sic) in legno a ruote m Commissione. Comand a nte Provv iso ri o Sotto T.tc di Vas.lo lg na7. io G ig lio .

G ià il Veloce della Ma rina di Napoli , a rmarn con 8 pezzi d i Ca nn one. È a n co rato nel po rto mili tare di Napoli , sotto ri para zione pe r aver guasco il fo ndo del cilind ro destro. È i n Commission e co n m ezzo equ ipaggio.

I su oi lavori di riparazione sono appena incomin ciat i d a jeri, né saprei di re q ua ndo pot rà essere pron to, m e ntre non si conosce a n cora l'entità d el guasto al cilindro c he si stà m onta ndo.

2. R . Pi ro-Cor vetta Mista Vittori.1 m legno Com a n dante Ca p. d i Fregata Baldisserotto Della fo rza d i 300 cavalli si stà a rma ndo co n 14 pezzi d i Ca nnon e da 30 cd 1 da 6 0 .

È un gran crasp or ro a rm ato, capace d i t radurre comod a me nte 1 500 uom in i. Si trova a ncorato nel p orto mili care d i N apoli pe r riparazion i alla macc hi na, e per lavori d 'arm a me nto e ri du zio ne . La sua m acchi na sa rà pronta pel 1 ° N ovembre p r ossimo, e per tal g iorno porrà entra re in mi ssio ne, mentre i lavori di rid uzio n e interni p otrà eseguirli co n operai a b ord o, anch e in cor so di viaggio.

(3) Archivio Centrale dello Stato, Roma, Mi11istnv Ma1·i11a - Mctri11" Mi!itttre, husra 8 1, fase. ottobre.


2 39

È complecamente equipaggiato, ma manca di qualchc ufficiai<.:, cui si provvederà. 3. R. Piroscafo Carnbria a ruote in legno Comandante Cap. di Fregata Miloro Grande e comodo trasporto, ddla forza di 450 cavalli, e capace a trasportare comodamcntc 1500 uomini. Reduce da una missione è pronto alla partenza domani mattina 24 all'alba. Si stà armando con 4 cannoni in bronzo da 4,6 carronades, e 2 ca nn on i da 32. È equipaggiare completamente d'ufficiali e ma r1na r1. 4. R. Piroscafo Wttshinf(ton ad eliche in ferro Comandance Cap. di Fregata Manzi appartenente a' ruoli della Marina di Napoli.

È un onimo rra sporro, della forza di 300 cavalli , capace al trasporto di 1000 a 1200 uomini . T rovasi nel porco 111ilirnre Ji :Napoli per riparazioni alla macchina , ed a icri

la vor i di riduzione. Al più tard i pel 3 Novembre prossi mo sarà pronto aJ entrare in m issione.

È completamente equipaggiato di uffi ciali e marinari. Non è a rmato che con 4 ca nnoni in bronzo da 4. 5. R. Piroscafo Pantera a ruotc in ferro Comandante Luog.T.te di Vas.lo di 1 a Classe Ottimo Piroscafo, dclla forza di 350 cavalli, capace al trasporto di 800 u omini. Si trova in Palermo pronto sempre ad entrare in missione.

È ora richiamato in Napoli a far parte dclla flotta. Questo Piroscafo è cocalmence equipaggiato di ufficiali e marinari. Esso è cocalmence disarmato, ed incapacc di armamento. 6. R. Piroscafo Indipenden za a ruote in leg no Comandante Luog.T.te di Vas.lo l a Classe Ferraci Buon trasporto di 250 cavalli di forza, capace per 800 a 1000 uomini. Trovasi in Pale rmo, ma è richiamato a far partc della flotta.

È pronto ad entrare in missione. È totalmente equipaggiaco di ufficiali e marinari.

È incapace ad armamento di sorta.


240 7. R. Piroscafo Franklin a ruote in legno Comandante (Tenente) di Vascello di 1 a Classe Cav. Napoli Trasporto della forza di 25 0 cavalli, capace a trasportare 800 uomini. Lo scafo fu ora riparato, le caldaje sono assa i vecchie, ma con co ntinue ri parazioni può servire per tragitti non molto lunghi. Si stà ora riparando la macch ina, e sa rà pronto, spero, il giorno 8 Novemb re ad entrare in missio ne, esso è ancorato nel porto militare di Napoli , è coralmente equipaggiata di ufficiali e marinari, e sarà armato con 4 cannoni in hronzo da 4. 8. R. Piroscafo Rosolino Pilo in legno a ruote Comandante Luog.T.te di Vas.lo d i 1" Classe Orlandini Vecchio Pi çoscafo della forza di 250 cavalli, il suo scafo fu ora calafatato, e visitato, e non presenta guasti, le sue macchine sono in sufficiente stato, ma il legno, è d 'antichissima costruzione. Esso è capace di 1500 a 1800 p ersone, ed il più atto di tutti pc! traspo rto di cavalli ed artiglieri a. E con1plet~mente equipaggiata d't!ffici~li e marinari, ma è incapace di :lr mamenro alcuno. È ora in missione a Genova.

9. R. Piroscafo Oregon a ruote 1n ferro Comandante Sig. luog.T.te d i Vascello Strina Questo trasporto è della forza di 180 cavalli, capace a trasportare 400 uomi ni. Fu acquistato per la navigazione costiera, essendo di pochissimo pescare. È tOtalrnente equipaggiato di ufficiali e di marinari . Serve attualmente a mantenere la com unicazione de' R. Legni ddl'Amm.ne Siciliana col Ministero della Marina d i Palermo.

È incapace ad armamento di sorta. 10. R. Piroscafo Ferrttccio in legno ad elice Comandante Luog.T .te di Vascello di l a Classe Zanca Franco Trasporto capace per 350 a 400 uomini. Si trova a Palermo per servire di comunicazione tra Napoli e Palermo. È completamen te equipaggiato d i ufficiali e ma nnan .

Potrebbe essere ridotto a Ca nnoniera. I L. R. Piroscafo Calatajìmi in legno ad elice Era comandato dal Capitano di Corvetta


241 Come il Ferruccio. Dall'ultima sua partenza da Palermo il Ministero della Marina Siciliana non ha più notizie officiali di questo legno, sa solo che si trova a Genova fors e per ridurlo a Cannoniera, con l'equipagg io sbandato, perché, qui in Napoli si raccolsero alcuni suoi marinari. Col Cambria che si porterà a Genova ne attingerò notizia. 12. R. Piroscafo Ve.rei in legno ad elice Comandante sconosciuto Questo leg no è precisamente come il Ferruccio cd il Calatafìmi, e si rattrova del pari di questo ultimo in Genova. Acquistaco negli ultimi giorni dello spiraro mese, si portò a Palermo, ma per bisog ni della gue rra subito dovette partire senza nemmeno far succed ere il ca mbio di bandiera e d 'equipaggio. Da quel momento il Ministero del la Ma rina di Palermo rimase privo delle notizie di questo legno. 13. R. Piroscafo Lombardo in legno a ru ote In riparazione a Palermo Queste legno avente lo scafo in un buono stato, venne colto Ja Marsala, ove dopo lo sbarco di Garibaldi, si trovava incagliato, e traspuwttu ,1 P,tler rno, stà in riparazione, e lo si rende atto ad essere armato con 4 pezzi di 32 e 2 pezzi da 60, permettendolo i lavori, che gli si stanno facendo. Oltre questi legni di spettanza dell'Amministraz ione Siciliana, li due Piroscafi Aq1tila ed Ercole della Marina di Napoli vennero completamente equipaggiaci di ufficiali e marinari delJa Marina di Sicilia, e la sua Amministrazione pensa per essi p ure. Il primo, cioè, l'Aquila, venne armato colJ' equipaggio e scaco maggiore del Franklin, e da esso trasportò tutti gli effetti di mobil iure, Casermaggio, istrumenti etc., non avendo ricevuto che il solo scafo armato. Il suo Comandante è il Capitano di Corvetta Orrigoni. L' Ercole alle stesse condizioni dell'Aquila fu a rm ato, con l'equipaggio e lo Staco Maggiore del Tttkary (sic), ed al pari d el primo è sorro l'Amministrazione

Siciliana. Il suo Comandante è il Capitano di Corvetta Burone. La Pirofregata 1-'ttlminante dcll'Amm.ne Napolitana tiene al suo bordo due ufficiali e parecchi marinari siciliani, che pregherei mi fossero restituiti p e r completarsi lo staro maggiore cd equipaggio del Tukary (sic) e Franklin.


242 Tutti i citati bastimenti acquistati dalla Sicilia nel corso della campagna abbisognano di ormeggi per la invernale stagione in corso, di arm i minate, ed altri oggetti da' quali non poté fornirli l'arsenale di Palermo lasciaro dai Borbonici affatto spoglio di tutto, e che già dietro disposizione del cessato Ministro Sig. Capitano di Vas.lo Conce Anguisola, l'arsenale di Napoli dovrebbe averl i forniti, cosa che non per anco si avverò, p er cui prego Vostra Sig no ria Illustrissima a volerne rinnovare gli ordini opportuni. Con altro mio rapporto sottoporrò la forza num erica degli Ufficiali cd equi paggi di detti legni, nonché lo stato no mina tivo del personale dello Stato M aggior e Generale di questa fra zione Jdla Reg ia Italiana ~farina, che ha i"o nore di essere sotto gli ord ini Vostri.

XXVIII. -

Lettera del Crùpi. Segrett,rio tli Stato. al Sirto,·i. CtJ.jH> cli S. M .G"., jimziontm te da Ditta/ore, dt1 Pt1!er1110 ìl .! I l11glio 18(!() ('iì.

Sig nor Generale, In esecuzione ad incarico ricevuto, sono state esaminate in questa Segreteria di Stato le Carte sequestrate sui Piroscafi catturati i1 Duca di C:1!t1bria e l'Elba d eile qu aii sono state inviate al Segretariato d i Stato della Marina, con fog li o di jeri n. 7 le seg u enti: n. 16 polizze di dana ro per noleggio per la somma di Centotremila e due cento Ducati. N . 5 p oli zze di effetti militari per Messina . 5 idem per altri oggetti. 8 idem merci p er Reggio . 20 passaporti e carte di p assaggio . 16 fogli di via. In quanto al la corrispondenza si sono conseg nate all'Ufficio Postale numero trecentocinquantatre p acchi di lettere diretti per Palermo, per l'interno dell'Isola e p er Napoli, e se ne sono aperte n. 9 d el contenuto delle quali si trasmette

(4) Archivin di Stato - !:,èzioni Rùmile, T o rino, A rchivio dell'EJercilo dd!'ltillù, Meridion,,/e, mazzo 11.


243 qu1 unita una copia per sua intelligenza.

Sunto di Lettere Sequ estrate sul Duca di Ca/,1bria cd Elba N. 1. Lette ra del Colonn ello Presidente il Consiglio di Ammin istrazione del 15° Reggim.to di Linea in data di Milazzo 9 lug lio e diretta a Napoli al 2 ° Tenente Gaetano Di Bona delegato d al sud. to Corpo; allo scopo di sospendere ogni pagame nto a ' Sig . Ufficiali Innocenzo Giandinelli ed Alessand ro Cavalli disertati d a Mila:t.zo. N. 2. lJn cerco Ufficiale d i nome Antonio (cognome illeggibile) scrive quanto segue alla moglie da Reggio in data 11 lugli o 1860: «)cri sul fa re del giorno venne da Milazzo un va pore merca n tile a rilevare tutta la guarnigione di questa Piazza ed il mi o rcggim. ru n:sccr!1 q u i i11 Reggio per o ra. Son o alloggiato in casa di Gen,wt>sf' Nnn ~i pnrt>v;i rcsrn re in ci11cl siro ove le di serzioni ernnn immense. Due lJffi:t.iali e tr<: So cc'Uffiziali se ne anda rono. D o me ni ca e mentre c'imbarca va mo n e sono diserta ti sulla spiaggia altri cinque». L' Uffizialc Antonio Dc Majo scrive così ai suoi genitori a G a rzaN . 3. no in data 8 luglio 1860 da Milazzo: « . .. Non p osso p u re tae<:rvi la nostra p osizione; sono ormai ere mesi che no n veggiamo lecco e non ci leviamo i panni d 'addosso; d ormire a Cielo scoverto e sopra nuda p aglia, siamo divenuti un masso d 'insctti; ogni giorno che stiamo per essere assaltati dai rivoltosi, ci m antien e p erplessi e senza sangue nelle vene: volessimo batterci non ci è p ermesso, in una parola non ci conosciamo piì:1. .. » .

N . 4 . - Da vari Offici i d el Colon. Dirett. del G e ni o in data 10 luglio da M<:~:,in a, dir<: tti a N ,1poli al Maresciallo di Ca mpo Direrr. Generale d el G en io Michiclc Galluzzo risulta che gran parte degli Uffiziali di G uarn igione nella Cittad ella sia no p er mancanza di spazio costretti ad alloggiare in Città e che la Cittadella non offre neanco una sta nza onde piazzare l'a rchivio del Genio. N. 5. Da officio del Sig. Nicola De Stefani Colon. Direttore del G enio in data 1 O luglio da Messina diretto al Maresciallo Gallu zzo si rilevò la esistenza, n ella C ittadella, d ella 6 ", 7" e 14 a Ba tteria no n ché mezza batteria di posizione d a 17 proveniente da Palermo - altre l'avvisa il Maresciallo sud.to che il Comand .te la Piazza Sig. C lary ha ordinato che si coprisse la Capon iera tra Porca di Grazia e la La nterna col doppio scopo d i servire come case rma d ife nsiva p e r ricovero della truppa, o p ure agli a n imali, ada ttan d ovi delle mangiacoie p ensili di legno .


244

N. 6. - Da una lettera di Scipione Clary in data 9 luglio da Barra diretta a suo fratello Comand.te la Piazza di Messina si ricava che lo stesso Comand.te avea già chiesto il suo ritiro; che tanto ha dispiaciuto al re cd agli amici suoi e che infine non era stato accordato. N. 7. - Da un officio del Colonnello An tonio D 'Usinct in data 9 luglio da Messi na e diretto al Tenente Generale Casella Ispettore della fanteria si rileva la situazione della forza del l 4 ° Reggimento di Linea , il qua le sottodata 8 luglio presentava un effettivo di 1075 individui.

N. 8. - Da una lettera del sud.to Colon. D'Usinet alla stessa direzione ed alla stessa data risulta la esistenza di n. 90 soldati e bassi Uffiziali Sicilia ni nel cennato 14° Regg. ro di Linea. N. 9 . - In una lettera del Sig. W allerstof a S.E. il Capitano di fregata N icom ede Barry comand.tc la Corvetta Austriaca Conte D andolo in Messina si dice che da una corrispondenza di un sott' uffiziale Gaetano Nosinelli veneziano, <liretta ad un suo fratello Fra ncesco in Venezia , risulta che l' equipaggio della Dando!o non aspettava r:hc. il mor.; c n:-o p;:-v pizio per disertare è:' Jarsi '1.1 G.._;n\.!r,dt: Garibaldi e che perciò ve niva messo sotto la più stretta vigilanza.

XXIX. -

Lettera confidenzitde n. 68 del capitano di vaJcelio Albini al contrammiraglio Pernmo, comcmdante la D ivisione Navale, da bordo della pirofregata VIT TOIVO EMANUELE, MesJina 12 aiosto I R60 <5l .

Nel mentre mi pregio annunciarle il m io a rrivo nel po rro di Messina avvenuto verso le 3 p.m. d'oggi devo notificarle che nel mio passaggio avverso la punta del faro soffermai con l'intenzione di abboccarmi col Generale Ga ribald i, locchc non riuscì, per essere egli partito col Washington nella m attina stessa, lasciando il Comando delle forze di Terra e di Mare al generale, Capo dello Staco Maggiore, Sirtori e ciò per l'assenza di q11alche giorno; questa circostanza non permise

(5) Arihivio Centrale dello Stato, Roma, M inùlero M arina - M,irina Militare, busta 8 1, fa se. agosto.


245 pure al Comandante del Monzambano di compiere l'ordine che aveva per la consegna in proprie mani del detto Generale Garibaldi di una lettera ch'io mi affretterò di trasmettergli tosto conosca il suo ritorno alla punta del faro e curerò a suo tempo di avviare con un basso Uff.le del mi o bordo come messo a V .S. Hl.ma la risposta. Nulla ho qui di notevole a parteciparle e ciò a nche per essere appena arrivato. Dei viveri dell'A zzardoso avrà effetto la ripartizione fra le due Pirofregate dopo di che rimando a Genova il R. Trasporto. Nelle istruzioni segrete in data 8 volgente da Napoli nell' incarico che mi prescrive di assume re il Coma ndo della stazione in Messina la S.V. 111.ma m ' ingiunge di proteggere la .r/JCdizione del Generale Garibaldi, ma senza farmi mai aggressore; ora la spedizione del Generale in questo momento è lo sbarco in Calabria e per proteggerlo mi sa rebbe imposs ibile di mantenere un 'attitudine che non fosse positivamente aggressiva, quindi essendo mio inte ndimento di tenermi strettamente con la mass ima esarcezza agl'Ordini del mio Capo, io sono a pregarla di favorirmi sul proposito quei maggiori schiarimenti che va lgano a toglie rmi da ogni in certezza ;1ss ic uran doia intanto che non o m ette rò di impiegare cucce qudk soliecicudini, che i desideri del Generale Garibaldi potessero reclamare conciliand o il mio operato con le norme che la S.V. Ili.ma mi ha sempre cracciato nelle istruzio ni anteriori. Mi fo un dovere di compiegarle, copie autentiche dei rapporti fottimi dal Comand. te del Cado Alberto e Governolo, la prima in data 12 agosto n. 62, la seconda in data 11 col. n. 91.


246 XXX. -

Rapporto del contrammiraglio Rodney Mttndy al vice ammiraglio F Martin, da bordo dell'HANNTBAL, Napoli 14 agosto 1860<6 >.

Sir, 1. I have the honor to com municate the following information which I rcceived this morning, in a letter dated thc 13th Instant, fro m Caprain Lambert o[ thc Scylla, Senior Officer on the East Cuast of Sicily.

2. The Sand bag battcries erected by Garibaldi on the Faro Point now mount twemy ~ix hea vy guns, 8 inch 32 Po" and 24 Po<S, and under their protection sevcral hundred boats are either hauled up on rhe bcach o r moored in readiness to embark his Troops.

3. On thc 8th lnstant 450 o[ thc Jralian Band Crossed the Straits. About 200 effectcd a la nd ing, and succceded in reaching rhe mounrnins, a nd joined the insu rgent Calabrese under their chicf Massara; rhe remaiudcr were fired upon :1 nel ob!ig<;d Lu rccrac.:e chci r sceps. 4. On th e 10th a Second F.xpcdition of 800 m en endcavored to cross over bui fai led in the artempc; rhcy howevcr got back tu thc Faro w irho ut a single Casualty. Five N ea polira n Steamers continu e to crui L.c: betwccn Point Pi zzo and Faro Point. 5. Garibaldi has now abour rwenty rho usand m en in aud around Messina, about 1200 fresh Troops hav ing arrived on che 11 th lstant.

6. Marshal Clary has been superscded in th e command of the Citadel by Generai Fergola. 7. By the latest accounts the Calabrese Chief M assara, mustered four thousand armed men in the hills behind T orre di Cavallo. T he Neapolican Troops in and aro und Reggio amo unc co twcnty thousa nd Infan try and a sm all body of Calvar y. Garibaldi was cxpectcd to cross over in a few days. 8. Major General Bixio, after suppressing an insurrection amongst thc peasants at Bronté, has issued a dccret in terms of in usual severity, and which I should imaginc will, if aeree! upon, greacly damage the ncw Govcrnment in Sicily.

(6) v~di nota l a p:ig. 195.


247 XXXI. -

Rapporto del capitano di corvetta A , di M ane/ al contrammira1;/io Pernmo. da bordo del MONZAMBANO , Nt1poli 17 agosto 1860 (7).

Il 13 corrente ebbi dal Comand.re della R a Pirofregata Governolo le istruzioni per il ser vizio di stazionario in questa rada: Feci rimessa all'Onorevole Sig. Prodittarore del piego av uto da lla S.V. Ili.ma e il successivo g iorno di quell o pure della S. V. scaromi co nsegna co da llo stazionario Inglese. Il 15 sera annuendo a ll'inv ito del Sig . Prodittarore, scortai fino oltre Capo S. Vitto, il piroscafo nazionale Torino cd il piroscafo frt1nklin che, carichi di truppa, dirige vano pct il :..uJ Jdla SiLilia. In qu esti ultimi g io rni , oltre circa 2.500 uomini ar n van e ripartm co n 1 sopradde tti p irosca fi , ne a rri va ro n o circa altri 5 mila che a poco a poco vengono diretti al Faro .

Il G ene ra le Gariba ldi g iunse in q u esta rad a jeri sera verso le ore I O proveni ente dalla Sa rdegna e riparr'1 qu esta ma ne sop ra l'Amazone dirigendo all'Est. Aumenra ogni g iorno in paese il m;1l c umore ·.crso il ministro C.ris pi, v:1r ic dimostra zioni furono combinare contro di lui , ma scio lte da persone influenti . Oggi fu ro no espulsi, concedendo loro dieci ore di te mpo p e r lasc iare la Sicilia , un p ale rmitan o, e due me mbri d ella Società Nazio n ale Italiana , invia ti da Torino. Pregiomi trasme ttere alla S.V. Ill .ma la annessa domanda di ritorno al R 0 Servizio, consegnaromi jeri d a Luog.te di Vascello Cav. Love ra, con preghiera di fa rlo pervenire alla S.V. Hl.m a. D ebbo però avvertire che contrariamente a quanto in essa domanda è d etto, il Cav. Lover a non trovando pronta occasione per trasferirsi a Messina e restituirsi a bordo d ella R " Pirofregata V .rio F.manttele parte oggi col postale pe r re nde rsi al Cor po in Genova. P.S. 19 agosrn 1860. Non avendo trovato occasione p er cotesta volta, riapro il piego per accennare l'arri vo su questa rada, proveniente da Caglia ri, della Gttlnc,rt1, latrice di pieghi del governatore di quella città p er il Sig. Prodittato re, ed uno per la S.V. Ili.ma che compiegato pregiomi trasmetterle. La Gttlnara, secondo le istruzio ni di cui è muni ta ripartirà questa notte per Caglia ri. Sento c he il Sig. Piola ha d arn la diinissione da ministro per contrarietl1 a vute in servizio relativo a destinazioni di ufficiali a' comandi d ei legni nuovi acquistati.

(7) J\rrhivio Cent1·,t!e dello Stttto, Roma, Ministero Marina - M arina Militare, busta 8 1, fase. agosto .


248 XXXII. -

Lettera di Pio Capranica a Mtr il cardinal Antonelli, Segretario, da Napoli

il 28 agosto JR60 (8 > Eccellenza Reverendissima, con sommo piacere ho da mio P adre appreso di lei nuove. La Rivoluzione, siccome per cerco è già a di lei notizia, in questo Reg no rapidamente progred isce. G aribaldi che al suo valore aggiunge la corruzione e l'ajuto <lei Com itati e di altri sommi a lei ben cogniti , ha potuto senza opposizione sbarcare sopra le Coste <leJla Calabria alla vista dei Fo rti e dei vascelli Reali. li Tradimento dcll'Officialità è cosa ormai notoria. Qua nd o g li Officiali che erano sopra i Bastimenti in crociera allo strettO di Messina erano avvertiti dai loro soldati dello sbarco rispondevano che erano Pescatori e si allontanavano e tornavano per distruggere le Barche quando erano vuote. In Regio vi erano solo quattro compagnie e nel Force Acqua per un solo giorno, Pianelli aveva prese delle disposizioni, dicono, molto savie per <lifendere la Posizione delle Piane. La Posizione è stata presa per il tradimento. Un Generale è passato all'inimico con una entera Brigata. Un altro non ha voluro prendere pa rte a ll'azione. Gli Officiali si ritiravano sulla Casa (?) e lasciava no soli al combattimento i soldati. Questa sco nfitta, che tale è stata quella delle Piane, ha prodotto molto scoraggimenro. Ora Garibaldi second o che si conosceva jeri sera è giunto a Gioja. Domenica il Re chiamò i Capi <le!Ja Guardia Nazionale gli lodò del contegno tenuto e li prevenne che ul teriori avrebbe richiesto del di loro zelo e li rassicurò che niuna misura ostile sarebb e mai stata presa contro Napoli. Questo discorso ha prodotto un buon effetto onde il Comicaro ha risoluto di non fare più Rivoluzioni in città aspettando la Vittoria di Gar ibaldi ajutata dalla corruzione che incessantemente continua neJl'Eser cito. Domen ica aJla sera fu riunito il Corpo Diplomatico da D e Martino per domandare che facesse ro sbarca re gli Equipaggi dei loro Vascelli per guardare la Ciccà mentre le truppe erano in campagna pe r consegnarla al Vincitore. ta proposta non fu accolta. Allora al nome del Re rinnovò la protesta che niuno fatto di armi sarebbe accaduto nella Città di Napoli. Si dice che le truppe si concentreran no ad Eb oli dove si darà una Battaglia decisiva. Se il Re perde ripiegherà sopra Capua e Gaeta e Napoli cadrebbe nelle m a ni d i Garibaldi il cui ingresso si ann uncia fra I O o 15 g iorni. Mi si fa credere che in Roma si tenga De Martino per un traditore che parteggia con il Piem onte. Se però si debba giudicare dalle azioni e se vi è nel Ministero un traditore io creda che lo sia Liborio Roma no. Altri-

(8) Archivio di Stato, Roma, Miscellanea di Carte politiche ri.rerv,ite, busta 134, fase. '1856.


249 menti, non si spiega la sfrenatezza della stampa, la vendita pubblica di appelJi alJa rivolta , Proclami delle truppe, Lodi a Garibaldi, Ingiurie al Re; la riun io ne pubblica e non molestata del Comitato, l'arruolamento di sicari per il momento delJa Rivoluzione. Questi si fanno ammontare a 2 000, dei quali 700 Romani. Si conoscono da una penna tricolore al cappello ed hanno una paga di 4 Carlini il giorno. Sono tutti fornici di Armi.

li Principe di Siracusa che ora è un mese ha scritto al Re V.E. riconoscendolo per Re di Napoli e da questo è stato riconosciuto per Principe del sangue. Ha pubblicato il giorno 24 una lettera al Re nella qu ale le consiglia l'Abdicazione. Cosa si deve spe ra re quando i primi a tradire sono i Parenti ! Mi creda co n alca stima e sincera osservazione delJ'Eccellenza Vostra Reverendissima umilissimo e devotissimo servo.



DOCUMENTAZIONE PITTORICA


252

Per illustrare gli civvenimenti dell 'a v ventura siciliana da Marsala allo Stretto sono state scelte 14 stampe tra le meno note nel novero di q11elle pubblicate all'epoca. Provengono Ittite dall'Archivio del Museo Centrale del Risorgimento di Rom,1, e di ogn1tna è indicala la segnatur~ archivistica; sono riportate, oltre alle dimensioni espre.f.fe in centimetri, le didascalie originali e le indicazioni relative ai litografi e agli editori. Ad ognuna è sJaJo aggiunto tm breve commento storico a;rato dal vicedirettore dei Museo Centrale del RisorgimenJo. prof Alberto Maria Arpino.


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IMMAGINE E STORIA Oggi si è continuamente sottoposti dalla televisione, dal cinema, dalle riviste illustrate a un continuo flusso di informazioni vis ive; l'attuale generazione è, ormai, la seconda cresciuta ed allevata dai mezzi di comunicazione di massa. li problema è stato un' infinità di volte affrontatO e dibattuto proprio dai media e su di esso so no stati scritti numerosi saggi; cosicché anche i «non addetti ai lavor i» h anno la piena consap evolezza di vivere in un'epoca d ominata dalle

1mmagm1. Per la prima volta nella storia si è avuta la possibilità di assistere, mentre accadon o, a fatti coinvolge nti l'intera umanità. Dive rsa era la situazione 11el XIX secolo prima a ncora della scoperta e dell'impiego della fotografia e della immagine visiva. Con la Rivoluzione francese le masse entrano da protagoniste n ella storia ed è significativo che, proprio in concomitanza con quegli eventi, si assista ad una straordinaria produzione iconografica, senn precedenti per quantità e diffusione. Il fatto, a mpia me nte noto, che il livello di alfabetizzazione fosse parti colarmente b asso determinò l'uso, accorto e sapie nte, dell' immagine d a p a rte di chi (rivoluzionario o reazionario ) rice rcava il consenso p o polare. Così, ancor p rima dell'Armée d 'ltalie, è la grafica a valica re le Alpi e la Rivolu ziotie già celebra, iconograficamen te, sé stessa sin dal 1791 con i Tableartx de !tt l?évolution Françaùe, che avra nn o una serie di edizioni successive sino a metà Otrocento. U1,rualmente anche le imprese in Italia vengono propagandate e si può datare alla battaglia di Arcole (rappresentata in seguito dalla celebre acquaforte di Jean Duplessi-Bertaux nella serie dei Tableaux Historiques de.r Campagnes d'Italie) la nascita d el culto della personalità di Napoleone (ancora) Bonaparte. Così la stra ordinaria fioritura dell'iconografia controrivoluzionaria italiana ud 1799, a nn o della sconfitta in Italia dei francesi e della fine delle repubbliche giacobine, testimonia , ancora una volta, come si debba collocare in quegli anni la nascita di una prima civiltà dell'immagi ne.


254 Si può anche osservare che le immagini di pietà, nella rradizionc cattoljca, aveva no diffusione da tempo e che l'Imagerie d'Epinal, prima di dedicarsi all'illustrazione degli avvenimenti militari e politici (e ad avere successo grazie a questi) era, appunto, una fabbrica <li «santin i». Gli eventi del nostro Risorgimento sono illustrati sin dai primi m oti e trovano, divenuri litografie ed incisioni , i natu rali destinatari negli stessi amb ienti che appoggiava no il processo di unità nazionale.

li 1846, con l'elezione di Pio IX e con i primi atti «liberali» (amnistia e indulto) del poncerice, apre una nuova stagione di grande produzione e diffusione iconografica, destinata a saldarsi, quasi senza soluzione di continuità, con le immagini prodotte nello «straordinario» biennio 1848- 1849. Le gu erre del Risorgimento avranno, d 'ora in poi, sempre dei «reporter» g rafici al seguito, ta luni sarann o dei veri e propri «corrispondenti» che hanno ricevuco dagli stessi governi l'incarico di se_l,rui re le tru ppe e di narrarne visivamente le im prese. Le litografie colorate della serie dei Fasti Militari celebrano le vittorie del1' Armata sarda nella prima guerra d'indipendenza, m a non celano la sconfitta di Novara del 23 marw 1849. Raffec è a Roma nel 1849, al seguito della spedi7.ione invia ta dal principepresidente Luigi Napoleone Bonaparte contro la Repubblica Romana , e alla sua arre si devono le straordinarie tavole dell'assedio e dello schieramento francese. Con la partecipazione alla g uerra d i Crimea il «piccolo» Piemonte aspira ad ottenere un posto al tavolo delle grandi Poten7.e e affida la documentazione e la «promozione» ddl'evcnto al Ricordo pittorico wilitare della Jpedizirme sarda in Oriente nef!Ji anni 1855-1856. Pubblicato d'ordi ne del Ministro della Guerra per cura del Corpo Reale dello Staco Maggiore, che esce a Torino già nel 185 7. La guerra del 1859 riceve anch'essa una grande evidenza nelle tavole ilJustrace dei disegnatori al seguito e, questa volta, la «ricaduta» è maggiore perché anche l'alleato fran cese cura l'immagine. Gitt da a nni era popolare uno squisito artista : Carlo Bossoli , le cui tempere, fedeli fi no alla minu7.ia alla realtà oggettiva, vengono tradotte in grafica per illustrare gli eventi bellici della seconda guerra d 'indipendenza e della Ca mpagna delle Marche e dell'Umbria.


255 L'impresa dei Mille non ha, e non poteva ovviamente avere, un illustrato re ufficiale al seguito, ma non appena l'avventttra coglie i primi successi e si salda al movimento insurrezionale siciliano viene rappresentata visivamente con ogni tecnica. Tra le molte immag ini prodotte «a caldo» nello stesso 1860 si debbono ri corda re, e ne rivelerò suhi co il motivo , quelle d ell'Album storico artistico/Garibaldi/nelle due Sicilie/ossia G·ff.erra d'Italia nel l,'-360/Scritta da l3.G. con disegni dal vero, le barrù·ate di/Palermo ritratti e batJaglie, litografati da migliori artiJti!Milanol/ira telli Terzaghi editori. La serie si co mpon e di 59 li rografie con un tesco di 118 pagine cd indice; diverse litog rafi e so11 0 derivate da matrice fotografica; no n era la prima volta ch e si usava la fo tografia com<.· «b ase» per la stam pa , ma è da questo m o mento ch e la fotog rafi a, che av eva fatto la sua prima apparizione nel corso d ella guerra d i C rimea, d ivc nrer;1 il pri ncipale, se non l'unico, strumento del corrispond ente di g uerra , soppia nt:1ndo, quasi d el tutto, il «segno» della mano dell'artista.

ALBERTO MARTA ARPTNO


SBARCO DI GARIBALDI A MARS.ALA "Garibctldi commosso al grido d'affanno dei nostri }i-cttefli Siciliani, con dttemila compagni il giorno 11 maggio 1860 sbctrca a J.for.rala alla 3 pomet'idiane; non ostante lei presenza di clue fregate nemiche che inutilmente tentano impedirlo. J\ Ila gradita novella del suo felice arrivo, tlftta la popolazione, donne, pi·eti, monaci e rr1gazzi, t1Jtti gli .ri fanno attorno emllanti di gioja e benedicendo a Lui, all'Italia e al Re Vitto1·io Emanuele, e così è proclamato Dittcttore ·,. Litografia a colori di Pedrinelli (Milano, pres-so P. Barell i, Galleria De Criscoforis Cm 27 X 37. Jvl.C.R.R./ved. 12.73.

n.

8).

La litografia, pur nello scile naif, raffigura in modo sufficientemente realistico lo sbarco di Garibaldi a M a rsala nd pomeriggio dell' 11 maggio 1860. Sulla destra è visibi le il Piemonte dal quale si scaccano le barche car iche di volontari, al centro del porto è raffigurata leggermente inclin ato a prora un altro vapore: è il Lombardo, la seconda nave della spediz ione che, al comando di Nino Bixio, si era incaglia ta su una secca. Nella scampa sono prese nti (e so no sottolineati dalla stessa didasca lia) tutti i motivi dell' iconografia popolare: l'Eroe è, ovviamen te, al ce ntro con la sciabola sguainata e con il tricolore; dei bambini scalzi gli sono imorno, una giovane .donna bacia la bandiera ; u n frate lo acclam a e i Mille (tutti in ca micia rossa !) fraternizzano co n popolani, donne, preti e borghesi. In realci la maggior parte dei volontari indossava abiti civili da lle più disparate fogge; infacci, si erano potute dis tribuire prima dello sbarco solo 280 camice rosse . Ad operazioni di sbarco p ressocché ultimate sopraggiunsero navi da guerra borboniche che si impadronirono dei d ue vapori e aprirono il fuoco sui Mille ormai a terra, senza causa re danni rilevan ti.



BATTAGLCA DI CALATAFIMI .. litografia a colori di Claudio Pcrrin (C. Perrin Editore, Torino). Cm 26

X

32,5 .

M.C.R.R./vcd. 7.19.

Da Salemi, ove era giunco il 14 maggio, Garibaldi proclama di «asmmere nel nome di \/itt01·io Eman11ele ll Re d 'Italia la dittatttra in Sicilia» e all'alba del 15 , riorganizzate le sue forze, muove alla volta di Calacafimi. La litografia raffigura le fasi iniziali della battaglia: su un'altura a l cenrro

è visibi le l'abitato di Calatafimi; sempre al cenrro, ma in primo piano, è la colonna dei Mille g uidata da Garibaldi a cavallo; a destra su un'altra altu ra si intravedono le truppe borboniche che prendono posizione. Complessivamente Garibaldi può contare su circa 1. 500 uomini , a i volontari della spedizione si sono aggiunri per partecipare allo scontro non più di 250 picciotti sicilian i. Di fronte, il nemico schiera più di 2 .000 uomini con artiglier ia. Dopo alcune scaramucce iniziali i ga rib ald ini e gli insorti siciliani attaccano l'almra tenu ta dai napoletani , risalendo il pendio terrazzato e ingaggiando conrinui assalti co rpo a corpo ad ognuna delle secre terrazze che vengono conquistate in successione. Alla fine i borbonici sono volti in fuga; le perdite dei volonta ri ammontano a 180 feriti e a 32 morti. La viccori a dà a Garibaldi la chiave della zona moncuosa da cui può minacciare Pa lermo .



BARRICATE DI PALERMO

.

Litografia a colori di Claudio Pcrrin (C. Perrin Editore, Torino). Cm 26 x 32,5. M.C.R.R.lved. 7.31.

Già il 18 maggio Garibaldi ordina a Rosolin o Pilo, a capo delle squadre dei picciotti, di accende re fuochi sulle alture incorno al capoluogo e di m olestare in ogni modo le posizioni nemiche. 11 21, Pilo è ucciso a pochi ch ilometri da Palermo in uno scontro con le truppe borboniche uscire dalla città. Garibaldi ordina la ritirata che lo porte rà, con abile diversione attraverso Piana dei Greci , Marineo, Misilmeri, G ibilrossa, ad attacca re il 27 Palermo, difesa da più di 20.000 uomini, con meno di 4.000 volontari male armati. All'alba le avanguard ie garibaldine affrontano al Ponte dell'Ammiraglio il nemico che, dopo una vigorosa difesa, è coscrecco a ripiegare. La li tografia raffigura una via di Palermo ostruita da una barricata, difesa da inso rti siciliani e da garibaldini; Garibaldi, sulla destra, a cavallo incita gli uomini al lo scontro. La scena è riferibile a uno dei canti episodi di lotta nell'abicaco della ciccà.



.. BOMBARDAMENTO DI PALERMO Lirogra fia a colori di Claudio Perrin (C. Perrin Editore, Tori no). Cm 26 x 32,5. M.C.R.R./ved. 7. 29.

Per ere giorni , ininterrottamente, i borbonici bombardano la città insorta co n le artiglierie della flotta e d ei fo rti in loro possesso. Garibaldi , nelle sue Mem01·ie, descrive l'ardore degli insorti: « . . . l'entm iasmo di q11ei bravi cittadini mai venne meno, né per i sangttinosi combattimenti delle vie, né per il feroce bombardamento deflrt flotte/ nemica, del forte di Castellamare e del Palazzo Reale... i picciotti delle sq11adre si battevano anche !01·0 con b1·a v11rct, e supplivano al decimato 11111nero dei Mille. Anche le donne fui-ono sublimi di pah'iottico slancio: framezzo a quel/"infemo di bombe precipilav.mo dalle finestre sedie, matet·assi, mppellettili d'ogni genere pe1· il servizio delle barricate... » . II 30 maggio Garibaldi in divisa di generale cieli' Armata sarda sale a bordo d ella nave da gue rra inglese Hannibal e stipula con i plenipotenziari napoleta ni un armistizio che pone fine al martirio della città e che provoche rà , nei gio rni segu enti , diserzioni e fughe era le fi la borboniche.



. RITIRATA DELLA TRUPPA NAPOLETANA DA PALERMO DOPO LA CAPITOLAZIONE Li tografia a colori di Claudio Perrin (C. Perrin Edicore, Torino). Cm 26 x 32,5.

M.C.R.R./ved. 7.49.

([ 6 giugno viene stip ulata era le forze borbo niche, comandate dal generale Lanza, e Garibaldi u na «convenzione» mili care che è una vera e propria capitolazione; in conseguenza d i questa, al mattino del 7 giugno 20.000 uomini delle truppe napoleta ne in du e colonne sgombrano da lle posizioni a ncora in loro possesso, e girando fuo ri della ciccà, va nn o ad acca mpars i socco il M once Pellegrino. Nella licografia la conca di Paler mo è vista da un'altu ra; su questa Garibaldi e il generale Lanza, ambedue a cavallo co n gli ufficiali al segnico, si salutano; in seco ndo piano si incravedono le fo rmazioni borboniche che si ritirano; sullo sfondo si vede il mare co n alcune navi.


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DISTRUZIONE DELLA CITTADELLA DI PALERMO Lirogra[ia di Claudio Pcrrin (C. Perrin Editore, Torino). Cm 26 x 32,5. M.C.R.R./ved. 7. 51.

Un decreto di Garibaldi del 25 g iugno stabilisce la demolizione del Force di Castellammare; da questo d urante i terribili giorni del bombardamento indiscriminarn erano partici la maggior pa rte dei colpi. Al riguardo è da citare la testimonianza dell'ammiraglio inglese Mu ndy, che a bordo dell'Hmmibal aveva seguiro gli eventi: «Un intero qucwtìere di 7.000 yarde di lunghezza per 100 circa di larghezzcz è completamente ridotto in cenere: deL!e /coniglie intere sono state bmcic1te vive nelle loro case... conventi, chiese, ed edifici isolati sono stetti colpiti dalle bombe, delle quali 1.100 sono state tirate Stt Palermo dalla cittade!lc1 e circa 200 dalle navi da Guerra, oltre i proietti e la mitraglia ... » . la licografia evidenzia bene il conco rso popola re nella demolizione del forre: sugli spalti, ove sventolano le bandiere tricolori, si addensano, quasi come form iche, figure indistinte che fanno precipita re pietre e mattoni.



..

COMBATTIMENTO DI MILAZZO Li tografia a colori di Rossetti. Cm 16,5

X

24,5. M.C.R.R./Aroldi IX, 9.

Il vecchio castello saraceno della città di Milazzo, situata su una stretta penisola, costituiva al tempo dell' impresa dei M ille una discreta opera di difesa. In esso si trovava una gua rnigione d i 1.000 u omini con 40 pezzi cli artiglieria; a queste forze si era no aggiunti i repa rti coma ndaci da l colonnello Bosco; in cotale i borbonici potevano, quindi, contare su più d i 4.600 u omini e su 48 cannoni . All'alba del 20 luglio Gar ibaldi decide di passare a ll'attacco avendo a disposizione circa 4 .000 uomini ma senza cavalleria e senza artigl ieria. La lirografia, dal rrarro popolare, mostra Garibaldi che, a ca vallo, gui da le camicie rosse all'attacco contro i napoletan i. A sinistra è raffigurato il forte, mole incombente sui combattenti; sul mare al largo è visibile una nave.



COMBATTIMENTO DI MILAZZO (20 LUGLIO 1860)

.

··Storùt della guerra di Sicilia ··. Licografìa anonima. Cm 34,5 x 52. M.C.R.R./ved. 7.64.

Grazie a questa stampa si può avere un'idea dei luoghi e della dinamica del combatt imenco del 20 lugl io . La gio rnata era iniziata male per i ga ri baldini che dopo un parziale successo, spimisi troppo avanc i, veniv,ino ricacciati dal ne· mico co n un violento fuoco di fucileria e artiglieri a. Garibaldi, allora, fa in tervenire le forze tenute in riserva e riesce a fe rmare lo sbandamento dei suoi. In q uesta fase del combattimento corre lui stesso il rischio di essere cacruraro o ucciso. Poco dopo scorge in mare un vapo re: è il T11kory, nave gar ibaldina che proviene <la Palermo con un battaglione di rin forzo. Garibaldi riesce a salire a bordo, scruta l'evolversi dell'azione da ll'albero e uciliaa l'artiglieria della nave per battere le posizio ni nemiche e mu ta a suo favo re le so rti della battaglia . Nella scampa si vede chiaramente la città di Milazzo con il forte; in primo piano si scorgono le confuse fasi dello scontro; si riesce, anche, a notare sul mare una nave (il T11kory) che apre il fuoco verso terra.



.. BATTAGLIA DI MILAZZO 1860 " li 17 L11glio 2.000 N,tpolitan; 111citi da Milazzo vennero attaccati d" q11attro co111pag11ie di Garibaldù1i, che li obbligarono ad 1111a p,·ecipitosa ritù·ata. li giorno 20 Ii rirtcceJe la loltll; le poJtzioni, i preparativi di difesa, i cannoni 111a1chernti rendevano difficile aJJai L'impresa; allorquando Garibaldi con 2. 500 alla baionetta costrime il nemico forte di 7.000 11omi11i a lasciare la città. Le perdite furono semibili, d 'ambo le parti, ma per Ga,·ibaldi ft, 1111a delle più gloriose giornate'·. Litografia a colori di C. Vivaldi (Torino, 1860/Presso P. Briola Lit. Editore/Via S. Marriniano n. 4). Cm 30x4 I. M.C.R.R./ved. 12.91.

La litografia eseguita a Torino, probabilmente pochi g iorni dopo il farro illustrato, è alqua nto infedele p er q uel che rig uarda la d ina mi ca delle az ioni e le stesse unifo rmi dei combaccemi, m a de nuncia la tendenza, ormai in arro, a inserire nell'alveo della «uffi cialità», anche nell'iconografia, l'impresa dei M ille. D'altra pa rre lo stesso G a ribaldi proprio nell'istituire il 19 luglio, alla vigilia di M ilazzo, l'Esercito meridionale aveva significativamente disposto che le Divisioni di q uesto p rendessero la numerazione successiva a q uella delle D ivisioni sarde. N ella lirografia non si scorge alcuna camicia rossa e G a ri baldi , al centro e su un cavallo bianco, può passare per un ge nerale piemontese, ove non si presti soverchia atten zione ai colori della sciarpa e dei pantaloni. La vittoria di G aribaldi a Milazzo determin ò l'abba ndono della Sicilia da pa rte de i napoleta ni .



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ENTRATA DI GARIBALDI IN MESSINA Litografia a colori di Claudio Perrin, su disegno di V. Adarn (C. Perrin Editore, Tor ino). Cm 26 x 32,5. M.C.R.R./ved. 7.66.

11 27 luglio poco prima di mezzogiorno il ge nerale Medici enrra in Messina con la sua Divisione e circa due ore dopo vi gi unge a nche Ga ribaldi accolto dalla folla con grande encusi asmo. La li tografia lo mostra , infatti, a cavallo tra ali <li popolo fcsrnnce e un o svencolio cli tricolori. N ello stesso 27 lu glio ve niva conclusa tra M edici e il maresciallo borbonico Clary una convenzione militare resa p ubblica il giorno successivo; in essa si stabiliva che i napoleta ni avrebbe ro abba ndonaco encro due giorni Messina, conservando solo i fo rti de lla cirrndella « ... con la condizione però cli non dovere. in qua/sia.ri avvenimento fut11ro 1 recttl' danno ai/a città, .ra/vo ii caso rhe ledi fortifirazioni venissero aggredite ... » . Nessun impegno era scaco preso da Garibaldi di rinunciare a un attacco sul concinente.



PARTENZA DELLA SPEDIZIONE MISSORI DAL FARO DI MESSI I A PER SORPRENDERE IL FORTE CAVALLO Litografia a colori di Claud io Perrin (C. Perrìn Editore, Torino). Cm 26 x 32,5. M.C.R.R./ved. 7. 76.

"Gitmti allo Stretto, bisogncwct passarlo. Sicilia ,·eintegr·cita nella grande famiglia italùina. era certo ,m bellissimo acquisto. Ma che? D ovevamo noi. per compiacere tilla diplomazia, lasciare incompleta, monca. la patria nostra?... Un giorno, si poté, per mezzo d'11n pti1·teggiante nostro calabrese. aprire intelligenut con alcuni militari del presidio della fortezzct d'Alta fù,mara, molto importante punto, della costa orientale dello Stretto. incaricai i colonnelli Missori e Mmolino di passare con d11gento ttomini nel/et notte, e procttr'cwe d'impadronini del forte suddetto". Così Garibaldi nelle su e M emorie. N ella se ra dell'8

agosco parre da T orre di Faro di M essina, alla volta della costa calabrese, una flocciglia cli ba rche che, però, in pa rte si J isperde. In cucco approdano in Calabria 188 uomini che, dopo una prima scaramuccia con una pattuglia borbonica, dovettero rinun ciare ad attaccare il forte e si i nolcrarono nei boschi cieli ' Aspromonte. Garibaldi aveva fatto imbarca re ci rca 2 .000 uomini su alcuni vapori in caso di successo della spedizione M issori-Musolino. La licografia raffigura i garibald ini che; di sera, salgono sulle barche mentre una nave, anch'essa ca rica di armati, è all'àncora.



SBARCO AL CAPO D 'ARlvfI .. litografia a colori di Claudio Pcrcin (C. Perrin Ed itore, Torino). Cm 26 x 32,5 M.C.R.R./ved. 26 x 32,5 .

N ella ra rda sera del 18 agosto da Taormina salpano i vapori Torino e F,·,:mklin, che hanno a bordo circa 3 .300 uomini. La spedizione è gu idata da Bixio ed è Ga ribaldi stesso a d irlo in una leccera inviata a Sirrnri proprio in q uel gio rno da Taormin a: " ... ho pemato di acco111pc1gnctre la spedizione Bixio e cred-0 che sbarcheremo nelle vicinanze di Capo dell'Ar111i, vicino et Reggio ... ". In realtà si app roda all'alba del 19 agosro a Melico. La stampa mostra una flocciglia di b a rche, in una delle qua li è chiaramente raffìguraro Gar ibaldi. Il 1òrino incagliatosi viene ca nnoneggiato e incend iato da navi da guerra bor boniche giunte nelle acq ue antistanti Mileto. Le fo rze garibaldine sbarcare si ricong iu ngono con il contingente della spedizione Musoli no-Misso ri e già il 21 agosto Reggio è liberata.



PARTENZA DELLA PRIMA FLOTTIGLIA DI "GARIBALDINI DAL FARO DI MESSINA Licografia a co lori di Claudio Perrin (C. Perri n Eclirore, Torino). Cm 26 x 32,5. M.C.R.R./vcd. 7. 75.

La d idascalia potrebbe trarre in inganno e far riferire l'iU ustrazione alla «vera» prima flottiglia e cioè alla spediz ione Missori-Musolino, ma, in effetti, si tratta della partenza d ei garibaldi ni di Cosenz. Alla sera del 20 agosto Enrico Cosenz rad una al faro d i Messina un gran numero di barche e su queste fa salire 1.268 uomini, gli effettivi della sua briga· ra p iù i carabinieri genovesi, con l'intento di sbarcare sulla cosca ca labrese nei pressi del Forre Scil la. La partenza è rimandata di qualche ora perché nello Scret· ro incrocia no navi da guerra bo rbon iche e solo col favore delle tenebre si decide di tenta re la sorre. La licografia ben evidenzia il paesaggio notturno e la composizione della flottiglia. J garibaldini salpano nelle prime ore del 21 agosro, quasi in concomitanza con J"enrrata d i Garibaldi a Reggio.



SBARCO D ELLA PRIMA FLOTTIGLIA DI G-ARJBALDINI PRESSO IL FORTE SCILLA Litografia a colori di Claudio Perri n (C. Perrin Edicore, To rino). Cm 26 x 32,5. M .C.R.R./ved. 7. 78.

Anche per questa litografia va lgono le osservazio ni fa tte per l'illustrazione precedente. Lo sbarco delle fo rze di Cosenz avviene a ll 'a lba del 21 agosto a Favazzano al di là di Scilla. Il forte a veva tirato vari colpi d i ca nn one e al rom bo di questi eran o accorsi dei reparti na poletan i, non più di 200 uomini che no n riesco no, ovviamente, a fe rmare i gar ibaldini. M a gli spa ri alle rtano a nche i va pori borbo ni ci Fulminante (già impegnato il 19 agosco co ncro il 1òrino nelle acque di Mìlcco) e Archimede che si impadron iscono di una trentina d i barch e della flottiglia e catturano, oltre a i ba rcaiol i, anche undici volo nta ri .




BIBLIOGRAFIA


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La bibliografia riporta soltanto gli estremi dti testi e degli studi che per qualche ragione rivestMto 1111 interme specifico allinenle alla trattazione; si fa quindi grazia al /e11ore di ogni elencazione, sia pure esemplifi-

cativa, di titoli tratti dall'enorme bibliografia garibaldina.


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L'ultimo atto della Campagna di Sicilia

4hr
pages 71-190

49. Un nuovo equilibrio in Mediterraneo

10min
pages 216-220

48. L'atteggiamento francese

18min
pages 209-215

46. L'atteggiamento inglese

22min
pages 198-205

47. Le altre minori componenti della politica internazionale meJiterranea

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pages 206-208

44. Sicilia e MeJiterraneo alla vigilia dell'impresa dei Mille

9min
pages 191-194

15. Gli avvenimenti siciliani del 1860 decisivi sul piano politico e militare

7min
pages 195-197

Dirottamento della spedizione Pianci;rni

5min
pages 68-69

Garibaldi sullo Stretto

5min
pages 64-65

L'incidente del Protis

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page 70

Napoletani e sardi tra l'isola e il continente

2min
page 66

11 renrativo del colonnello Musolino

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page 67

La crisi da Palermo allo Stretto 124

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page 62

Inefficienza navale napoletana durante la Campagna di Sicilia 128

2min
page 63

I sentimenti degli ufficiali napoletani 120

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La Marina borbonica nel 1860 116

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page 60

La questione delle diserzioni 110

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page 58

La squadra del Persa no dalla Sardegna a Palermo 1 O 1

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page 56

Aspetti e limiti della collaborazione prestata ai garihaldini 106

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page 57

Funzione ed effetti della presenza navale sarda nelle acque della Sicilia 113

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page 59

Funzione e utilità della Marina siciliana di Garibaldi

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page 55

li tentativo contro il Monarca a Casrellammare di Stabia

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Le navi e gli uomini

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page 48

li Tiikiiry a Milazzo

2min
page 53

l. Garibaldi forza lo Stretto

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pages 32-47

Operazioni logistiche in previsione della battaglia di Milazzo

2min
page 51

La spedizione Medici e l'affare dell'Utile e del Charles and) ane

2min
page 49

La Veloce passa con Garibaldi

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page 52

Istituzione di lince di navigazione sovvenzionate con la Sicilia

2min
page 50

7. Riorganizzazione dell'Esercito

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