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al 31 gennaio il Regno Unito esce formalmente dall’Unione Europea. A tre anni e mezzo dal referendum del 23 giugno 2016 in cui il sì all’addio ha vinto sul no, la Brexit si compie. Il Regno Unito è il primo paese a lasciare la Ue da quando l’organizzazione internazionale è stata fondata. Londra aveva aderito nel 1973, si ritira 47 anni dopo. L’ultimo passaggio formale ma necessario è stato il voto dell’Europarlamento mercoledì 29 gennaio, concluso con un largo sì all’accordo. Dal punto di vista operativo fino al 31 dicembre 2020 non cambierà niente poiché sarà in vigore il periodo di transizione (che potrebbe essere prorogato). In pratica è stata scongiurata la cosiddetta hard Brexit e per tutto il 2020 il regno Unito sarà trattato come uno Stato membro dell’UE, ma non avrà alcun diritto d’intervenire nelle decisioni dell’Unione. Dal 1° febbraio, quindi, gli Stati membri sono 27. Per quanto riguarda l’andamento dell’interscambio commerciale con il Regno Unito nel corso del 2018, l’Italia si è posizionata all’ottavo posto tra i paesi fornitori, mentre rappresenta il nono mercato di sbocco per le esportazioni britanniche. Viceversa, sul fronte nazionale, questo Paese rappresenta per le esportazioni italiane il quinto mercato e il decimo per le importazioni. La dinamica dei flussi commerciali conferma il saldo positivo a favore dell’Italia. Il valore complessivo delle esportazioni italiane nel Regno Unito nello scorso anno è stato pari a oltre 23,4 miliardi di euro (+1,1% rispetto al 2017) a fronte
di un valore delle importazioni pari a circa 11,1 miliardi di euro (-3,5% rispetto al 2017). Nel primo trimestre del 2019 l’export italiano è cresciuto del +6,3% rispetto allo stesso periodo del 2018, anche in relazione all’incremento degli immagazzinamenti determinatisi antecedentemente alla scadenza originariamente prevista per l’uscita britannica dall’UE (29 marzo 2019). Coerentemente con tali premesse, i dati sull’interscambio commerciale tra Italia e Regno Unito continuano a mostrare valori positivi per il nostro Paese. In particolare, nel 2018 il valore del saldo commerciale è stato pari a 12,3 miliardi di euro, mentre nel 2016 era stato quantificato in 11,7 miliardi. Nel primo trimestre 2019 il saldo commerciale è stato pari a 2,3 miliardi di sterline, in leggero aumento rispetto agli 1,9 miliardi dello stesso periodo nel 2018. A trainare
di
Paolo Volta, giornalista, saggista e consulente
di
Economia dei trasporti
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Logistica a 27
Esistono aziende medio grandi che possiedono un largo numero di veicoli per il trasporto, ma non è poi tanto rara la presenza di “padroncini” che peraltro spesso si associano insieme o si appoggiano a primarie Aziende di trasporto. Una recente indagine dell’Unione Europea ha rilevato che il Paese con il maggior numero di incidenti pro-capite è proprio il Regno Unito. Per quello che riguarda i trasporti, il 30% dei vettori che portano merci tra Roma e Londra sono operatori di uno dei due Paesi, mentre il 70% viene effettuato da vettori di altri Paesi comunitari; un dettaglio estremamente rilevante. Nel corso del periodo di transizione anche per il trasporto di merci su strada il diritto dell’Unione continuerà ad applicarsi al Regno Unito.
Un accordo Bilaterale è necessario per limitare al minimo l’impatto che la Brexit avrà nel settore logistico. le esportazioni italiane verso il mercato britannico nel corso del 2018 è stato, come di consueto, il settore dei macchinari, seguito da quello degli autoveicoli, dalla farmaceutica, dall’abbigliamento, dall’agroalimentare, dalla componentistica automotive e dall’arredamento. Il trasporto merci sul territorio è prevalentemente realizzato su gomma.
Sotto il profilo pratico, i trasporti continueranno quindi a eseguirsi, secondo il regime della licenza comunitaria (di cui al regolamento n. 1072/2009), sia per i trasporti internazionali diretti o provenienti dal Regno unito con partenza/arrivo nell’Unione Europea sia per i trasporti di cabotaggio.
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