WolverNight fanzine - n°54, luglio 2021

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Björk: discografia 1993 - 2017 di Giorgio Ferroni Quando il Direttore ha messo in campo il tema Bjork abbiamo parlato in redazione del suo ruolo artistico, che, come quello di tutti gli artisti importanti, suscita molta discussione. Per mettere subito in campo un minimo di dibattito, vorrei partire dall’opinione del giornalista Piero Scaruffi, opinione che non condivido a pieno, ma che comunque ha degli elementi molto interessanti e che consiglio di leggere sul suo sito. Estrapoliamo dunque una sua frase molto forte che potrebbe fare rizzare i capelli ai talebani dell’indie rock e affini e che potrebbe essere un utile stimolo al dibattito. “Madonna è il simbolo dell'alternativa, della provocazione, dell'affronto, e, in una parola, dell'estetica punk, Björk è il simbolo del mainstream, dell'allineamento, della condiscendenza, e, in una parola, del riflusso borghese seguito al punk. Bjork non shocka il pubblico: lo intrattiene.” (Nda la recensione sottolinea anche molti commenti positivi al suo lavoro a partire dall’ovvio apprezzamento per la sua vocalità) Björk si manifesta artisticamente nel mondo della musica indipendente, inizia a incidere con l’etichetta dei Crass, con gli Sugarcubes incide per la One Little Indian, con cui continuerà poi a lavorare anche da solista. La One Little Independent Records è nata per iniziativa dei membri di alcuni gruppi anarco punk sulle ceneri dell'etichetta punk Spiderleg Records; ha pubblicato i dischi di: Kitchens of Distinction, Sneaker Pimps, The Shamen, Skunk Anansie, Chumbawamba e, ovviamente The Sugarcubes e Björk. Credo che il ragionamento complessivo di Scaruffi sia condivisibile solo in parte, nel senso che per quanto mi riguarda intrattenere il pubblico con una proposta musicale che ingloba elementi della musica indie non è un disvalore, perché introdurre nel mainstream elementi di novità è un valore aggiunto che non sta nella facoltà di chiunque; poi la provocazione a prescindere come elemento artistico non mi convince da molti anni e che Björk ha dato prova di essere un carattere forte e fuori dagli schemi, sia personalmente che musicalmente, ma di questo parleremo poi. I primi album della carriera di Björk si collocano grosso modo in un ambito legato alla musica indie/pop del momento, con una forte influenza della scena elettronica indipendente inglese. Con il tempo si sposta poi in un contesto che si stacca da quel mondo, approdando verso una composizione che ingloba alcuni elementi della musica colta e della ricerca, questo anche con l’uso di strumenti e tecniche inusuali. Il tutto in un contesto comunque Popular, che garantisce la fruibilità e la gradevolezza della sua musica. È proprio questo che le permette ad esempio di comporre il tema per le olimpiadi o di essere una vera icona dell’arte contemporanea, non solo musicale. Non è così scontato fare per la prima volta la protagonista in un film e vincere un premio a Cannes, queste cose accadono solo se si ha un talento naturale e Björk ce l’ha... Se dovessimo pensare all’elemento caratterizzante della pro-

posta musicale di Björk è evidente che ci rivolgeremmo alla sua vocalità, che è unica, capace di passare dal sussurro ad un grido selvaggio e al tempo stesso estremamente controllato, è quello che credo si possa definire “Crescendo alla Björk”. Ha una tecnica vocale eccezionale ed un’espressività unica che rende i suoi lavori inconfondibili fin dalla prima nota del cantato. Bjork è dunque una cantante prima che una musicista, non ha una band stabile con cui si accompagna e questo fa sì che il risultato del suo lavoro sia mutevole nella forma e indubbiamente legato alle interazioni con i vari produttori che si sono susseguite negli anni e con le innumerevoli collaborazioni sparse qua e là. Fra queste possiamo citare: Nellee Hooper; Jah Wobble; Tricky; il poeta islandese Sjón; i Matmos; Mike Patton, Robert Wyatt; Timbaland, I Kokono n. 1 e molti altri. Ciò detto possiamo definirla una cantautrice, ma è certamente una cantautrice atipica. Nella composizione si può avere come elemento su cui costruire la canzone la musica su cui si adatta il testo, oppure nel caso dei cantautori si parte dal contesto narrativo del testo su cui si crea un arrangiamento di accompagnamento. Björk nella composizione delle sue canzoni parte certamente dalla sua voce, ma dalla voce intesa come elemento musicale prima che narrativo; la sua voce È uno strumento musicale, unico per timbro e per dinamica ed è il perno su cui costruisce la sua composizione, ovviamente questo è il suo punto di forza e al tempo stesso il suo limite. Nella prima parte della sua carriera manifesta una vocalità unica, selvaggia e spesso al limite dell’urlo primordiale, nell’ultima parte della sua carriera questo lato selvaggio viene ovviamente meno ed emerge anche un certo manierismo che tende a non mettere in campo significativi elementi di innovazione. Non sono certo opere disprezzabili, tutt’altro, compone ed interpreta


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