Esistono solo due generi di musica: quella bella e quella brutta (Duke Ellington)
Pagina 5
…ma questa qui, è un vegetale o un minerale? (John S.Hall – King Missile) La cifra della musica del nostro tempo non credo stia nel “mainstream”, bensì nel “multi-stream”, una moltitudine di flussi che si snodano lungo il fiume del tempo, di cui noi oggi abbiamo raggiunto il delta e forse ci siamo avventurati oltre, verso un oceano aperto che sta tornando ai cieli. (John Cage)
THAI POP Siamese Soul, Volume 2 (Sublime Frequencies) STEVE REICH Tehillim; Steve Reich and Musicians (ECM) MAHLER Symphony No. 10; Simon Rattle conducting the Berlin Philharmonic (EMI) BERG Lulu; Pierre Boulez conducting the Paris Opera Orchesta (DG) ALIM QASIMOV Azerbaijan: The Art of the Mugham (Ocora) JONI MITCHELL Don Juan's Reckless Daughter (Asylum) KATE BUSH The Dreaming (EMI) NICO Desertshore (Reprise) PUBLIC ENEMY It Takes a Nation of Millions to Hold Us Back (Def Jam) APHEX TWIN Drukqs (Warp) PANASONIC, Panasonic EP (Sähkö) BLACK DOG PRODUCTIONS Bytes (Warp) JAMES BLAKE James Blake (Atlas) (Lista degli album preferiti di Björk, da un’intervista di T. Mann del New Yorker)
Introduzione: l’inclassificabile Björk La pop star islandese Björk ha trascorso la sua carriera abbattendo i confini, scombinando le carte, intrecciando i dualismi tra opposti così come vengono rappresentati e percepiti dal senso comune. Björk sfida e rifiuta il dualismo binario tra cultura “alta” e “bassa”, tra musica d’arte e pop, tra natura e tecnologia, tra femminismo e femminilità, proponendo un ideale post-moderno come approccio possibile ad una società in evoluzione. Probabilmente Björk rappresenta più di tutto cosa sarebbe possibile se gli umani smettessero di ergere barriere e confini per definire, comprendere e dominare il mondo - dai generi musicali ai confini nazionali - un modello e un’ esortazione a concentrarci su ciò che ci accomuna, nel rispetto delle libertà d’espressione individuale. Sembra retorica, mentre è sostanza nel nostro mondo di “magnifiche sorti e progressive” in cui nonostante le sue infinite potenzialità per l’affermazione del pluralismo, del multiculturalismo e della collaborazione, si affermano altrettante (o forse più) divisioni e discriminazioni basate su razza, classe, sesso e religione e anche in un ambito puramente estetico (se non addirittura ludico) come quello musicale facciamo ancora troppa fatica a concepire ed accettare il superamento dei preconcetti di genere. Björk è Björk è Björk. Come la famosa frase di Gertrude Stein su una rosa, è davvero meglio saltare gli aggettivi e gli avverbi, le metafore e le similitudini, se si vuole veramente parlare di Björk. Dal momento in cui Stein ha postulato che "una rosa è una rosa è una rosa", la frase è stata spesso letta come un rifiuto modernista alle descrizioni fiorite dell'era romantica e un tentativo di liberare finalmente la parola dalle sue gabbie semantiche e dai simbolismi eredi-
tati e accumulati nei secoli. Tuttavia, la frase indica anche la concezione postmoderna dell'ambiguità del significato in generale. Ad esempio, una rosa può essere descritta come qualcosa di diverso dalla semplice rosa, considerando gli infiniti significati possibili della parola per persone diverse in situazioni diverse. Questo ragionamento ci porta a mettere in dubbio la capacità del linguaggio descrittivo per spiegare qualcosa che è essenzialmente soggettiva e quindi sfida in primo luogo ogni categorizzazione. La sfiducia modernista della rappresentazione, cioè "la rosa è rossa", è chiaramente portata al livello successivo dalla sfiducia postmoderna della parola "rosa" stessa. Detta male, col modernismo mettiamo in discussione gli aggettivi, col post-modernismo mettiamo in discussione anche i sostantivi. Fino ad arrivare alla pipa di Magritte (“Questa pipa non è una pipa”) dove il significante (l’immagine) viene definitivamente scisso dal significato (l’oggetto). Allo stesso modo, tentare di classificare e definire l'arte e la filosofia di Björk ingabbiandola in categorie tradizionali e condivise può risultare alquanto sfuggente e complicato: quando si dice "Björk", non ci si riferisce a qualcosa di singolare, ma a una miriade di molteplicità e ambiguità: cantante, musicista, compositrice, ballerina, fashionista, artista, madre, attrice, opinion-maker, eccentrica, celebrità, vichinga, inuit, sex-symbol, folletto, ragazza, donna, guerriero, amante, pagana, mistica, innovatrice tecnologica, femminista, casalinga,… e potremmo andare avanti. La sua arte è stata descritta come qualsiasi cosa, dal mainstream all'underground, dal pop all'avanguardia, dall'elettronica al post-rock, dal celestiale all'abrasivo, dal progressivo al decadente, dal politico all'apatico, dal sim-