Voci - Numero 2 Anno 6 - Amnesty International in Sicilia

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Umanità violata: storie di popoli perseguitati

MEDZ YEGHERN, “IL GRANDE CRIMINE” LO STERMINIO DEGLI ARMENI di Giuseppe Provenza

Immagine tratta dalla storia dell’ambasciatore Morgenthau, scritta da Henry Morgenthau, Sr. e pubblicata nel 1918, p.314 - Didascalia dal libro: “THOSE WHO FELL BY THE WAYSIDE” (QUELLI CHE CADONO PER LA STRADA). “Scene come questa erano comuni in tutte le province armene, nei mesi primaverili ed estivi del 1915. La morte nelle sue varie forme - massacro, fame, esaurimento - distrusse la maggior parte del profughi. La politica turca era quella dello sterminio con il pretesto della deportazione”.

Quando l’Impero Ottomano entrò in guerra, nell’ottobre del 1914, era guidato, fin dal 1908, dal “Movimento dei Giovani Turchi”. Il Movimento, nato nell’ambito dell’esercito proclamando obiettivi democratici, aveva ottenuto il ripristino della costituzione, concessa da tempo e mai applicata, e la concessione della libertà di stampa. Tuttavia il prevalere, nell’ambito dello stesso movimento, di frange ultranazionaliste, aveva portato l’Impero ad entrare in guerra a fianco di Germania e Austria-Ungheria e contro, in primo luogo, l’Impero Zarista. La fazione più estremista del partito, sotto la spinta della guerra, aveva sostenuto l’esigenza di rafforzare l’unità nazionale mediante l’omogeneizzazione culturale, religiosa e linguistica dell’intera popolazione, composta in realtà da tante etnie. Fra queste, particolarmente numerosa era la comunità armena, di religione cristiana ortodossa, nei confronti della quale il regime sollevò il sospetto di collaborazione con la Russia, con cui confinavano i territori a prevalenza armena, descrivendo gli armeni 35

come dei traditori che costituivano delle vere e proprie minacce per l’Impero Ottomano. In realtà gli armeni erano visti dal regime come il principale ostacolo alla creazione di uno stato turco omogeneo con unica lingua ed unica religione, occupando una vasta area ad oriente dell’Impero, parlando una lingua non turca e professando una religione diversa dall’Islam. Contro il popolo armeno, quindi, si concentrò l’azione del movimento al potere al fine del conseguimento dell’obiettivo prefissato. L’accusa del tradimento, fra l’altro, forniva una giustificazione alla sconfitta subita nel gennaio del 1915 dall’esercito Ottomano da parte di quello russo, in cui si disse che militassero migliaia di armeni “traditori”. Era la notte del 24 aprile 1915 quando i più importanti personaggi di etnia armena della città di Costantinopoli, oggi Istanbul, furono arrestati e deportati. In relazione a ciò la data del 24 aprile resta, per gli armeni, il giorno in cui si ricorda il genocidio. In quei giorni le vittime della retata furono parecchie centinaia e molti di essi furono barbaramente uccisi nei giorni seguenti nelle carceri dell’Impero. DICEMBRE 2020 N.2 / A.6 - Voci


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