Italia Ornitologica - numero 11 2020

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ESTRILDIDI FRINGILLIDI IBRIDI

L’identità di mutazione di RICCARDO RIGATO, foto F.O.I. e S. GIANNETTI

Q

uando in una specie compare una nuova mutazione, sicuramente viene stimolato l’entusiasmo per la riproduzione e la selezione della neonata variante cromatica. All’esordio, l’esigenza primaria degli allevatori in possesso del nuovo pool genetico è quella di garantirne la sopravvivenza. Vi sono specie difficili da allevare che richiedono grande impegno e dedizione, supportati da strutture idonee e da un buon bagaglio di esperienza. A volte gli sforzi non sono sufficienti a garantire un futuro alle nuove cromie (fanelli opale, cantori d’africa bruni, per esempio) ma una delle problematiche che spesso si verifica è una selezione che non rispecchia l’attività mutante del gene o dell’insieme di geni in questione. L’indirizzo selettivo, a mio avviso, non deve essere dettato da uno standard frutto del gusto personale degli estensori dello stesso. Uno standard, che dovrà guidare gli sforzi selettivi degli allevatori e che dovrà anche essere lo strumento in possesso dei giudici per effettuare una perizia il più oggettiva possibile, è frutto di una accurata analisi di come il genotipo mutato sia in grado di modificare il fenotipo rispetto al riferimento ancestrale. Si è abbondantemente dissertato in un precedente lavoro sull’importanza del punto di repere; di non minore importanza deve essere l’attenta analisi di come agiscono i nuovi fattori mutanti sul corredo sia melaninico che lipocromico, avendo il coraggio di accettare fenotipi che a volte si possono discostare dal gusto personale, ma che sono aderenti alle modificazioni operate dal nuovo genoma.

Verdone lutino maschio

Un esempio che può illuminarci su tale tematica è la mutazione lutino. È questa una mutazione di forte impatto visivo, perché aggredisce in maniera decisa il corredo melaninico senza intaccare i lipocromi. Anzi, per un meccanismo di compensazione, i lipocromi spesso risultano amplificati.

Un esempio che può illuminarci su tale tematica è la mutazione lutino

Il verdone è stata forse la prima specie tra i fringillidi ad essere interessata da questo eclatante fenotipo. I soggetti appaiono fondamentalmente gialli (perciò lutino, dal latino luteus) con iride quasi totalmente depigmentata da far apparire l’occhio color rubino per evidenziazione della trama vascolare sottostante. L’entusiasmo è stato notevole nell’allevamento di tale variante cromatica. Ci sono voluti anni però per essere d’accordo su come deve essere un soggetto che esprime in maniera corretta la mutazione. Dopo lunghi confronti tra tecnici, errori selettivi ed approcci empirici, oggi si è giunti ad un modello selettivo condiviso dai più.

NUMERO 11 - 2020 13


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