Il territorio, tra paesi e città di Alice Vettorata
GIUSEPPE SEGUSINI
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uesto articolo apre una rubrica dedicata ai nostri territori bellunesi, nello specifico ai centri urbani che viviamo quotidianamente, ma che talvolta diventano solo un sottofondo e scenario delle nostre giornate. Li viviamo in modo superficiale senza fermarci ad osservare molto ciò che ci circonda, un’attitudine data dall’abitudine. Se provassimo invece a visualizzare il contesto in cui abitiamo come se l’avessimo appena conosciuto, ci renderemmo conto di vederlo davvero per la prima volta. Alzando lo sguardo più di come siamo soliti fare mentre percorriamo rapidamente la strada per andare al lavoro, possiamo scorgere piani di palazzi che ci erano sempre sfuggiti. Scorciatoie nuove, punti di vista mai notati e vie che abbiamo sentito nominare, ma che non eravamo capaci di collocare nel territorio. Iniziando a osservare in modo più attento le paline che riportano i nomi delle vie, incontriamo nomi di personalità alle quali sono state dedicate, e che qualche volta, non riusciamo a riconoscere. Un dispiacere, dato che spesso sono nomi strettamente legati alla città che li ospita. Imparando la storia che si cela dietro alla denominazione di una località, è possibile conoscere qualche nuova informazione. Proprio le vie che organizzano i nostri luoghi saranno dunque le protagoniste di questo e dei futuri articoli.
GIUSEPPE SEGUSINI
Il primo di questa rubrica si concentrerà su una via dedicata all’architetto Giusep-
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pe Segusini, situata in località Boscariz, a Feltre. Segusini nacque in questa città nel 1801, la stessa nella quale trovò fortuna lavorando a numerose opere
architettoniche e urbanistiche disseminate nelle regioni Veneto e Trentino Alto Adige. Prima di affermarsi in qualità di architetto e urbanista lavorò in settori differenti, iniziando a diciassette anni, facendo il falegname di giorno e lavorando come panettiere nelle ore notturne. Una necessità derivata dalla condizione della sua famiglia, molto povera e numerosa. Fu infatti il quindicesimo di venti figli, l’unico però a sopravvivere e giungere fino all’età adulta. Ciò che gli consentì di studiare all’Accademia di Belle Arti a Venezia fu inizialmente la capacità di persone a lui vicine di riconoscere il talento nel disegno da parte del ragazzo. Il primo a credere nelle sue capacità fu il conte Fedele Norcen, e successivamente, il cuoco del seminario vescovile. Questo fu l’incontro che determinò il suo accesso all’Accademia, sede in cui conobbe colleghi che contribuirono a pagare le sue spese universitarie. Iniziò rapidamente a progettare la realizzazione di edifici commissionati. Il primo incarico che ricevette fu da parte del conte Antonio Miari, un noto compositore bellunese, che gli propose di partecipare al concorso indetto per la realizzazione del teatro comunale