Feltrino News n. 1/2022 Gennaio

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Donna e moda oggi di Laura Paleari

PELLICCE ANIMALI O SINTETICHE? “It takes up to 40 dumb animals to make a fur coat. But only one to wear it”. Dovete sapere che “dumb” ha il duplice significato di senza voce, quindi senza vita e animale stupido…portando la traduzione e il significato della frase a: “Ci vogliono fino a 40 animali per fare una pelliccia e solo un animale stupido per indossarla”.

L

a pelliccia ha da sempre avuto la funzione specifica di protezione per l’essere umano, tuttavia, ben presto, si è trasformata in un simbolo di potere, di ostentazione e di un elevato status sociale, perdendo in parte il suo scopo originario. Oggi sono innumerevoli le associazioni ambientaliste che denunciano la pratica di sacrificare animali per un vanto personale e il tema è quasi completamente sdoganato ma il percorso per arrivare fino ad oggi è stato pieno di battaglie e proteste . È il 1980 quando nasce PETA (People for the Ethical Treatment of Animals), la prima associazione a denunciare e manifestare contro i prodotti creati utilizzando pelli e pellicce di animali; con forme di potreste spesso esagerate, basti pensare agli attivisti che lanciarono sangue finto all’uscita degli stilisti dalle loro sfilate, fino a quelle che videro coinvolte molte delle più grandi celebrità, come Naomi Campbell e Christy Turlington, senza vestiti e affiancate dallo slogan: “meglio nudi piuttosto che in pelliccia” . I primi risultati si ebbero nel 1994, quando Calvin Klein smise definitivamente di produrre pellicce ma non molti altri fecero lo stesso. Prada, Burberry, Gucci, Chanel, Michael Kors, Versace, Armani… sono solo alcuni dei grandi nomi dell’industria moda che solo da alcuni anni hanno rinunciato all’uso di pellicce nelle loro collezioni, nonostante il movimento attivista degli anni ’80. Nel 2020, PETA ha dichiarato chiusa la campagna contro le pellicce, dichiarandosi soddisfatta dei risultati raggiunti. Effettivamente, i clienti e, soprattutto le

nuove generazioni, chiedono più trasparenza dalle aziende e dai loro processi produttivi e sono più attenti (fortunatamente) alla tutela del pianeta. Purtroppo non tutti prendono in considerazione un aspetto importante: le pellicce sintetiche proteggono gli animali ma molte volte causano danni ambientali maggiori rispetto a quelle animali. Perché? Le pellicce sintetiche, in particolare quelle che troviamo nelle grandi catene di abbigliamento, vengono create utilizzando materiali ben poco ecosostenibili, derivanti da fibre sintetiche, le quali rilasciano microplastiche. Sono prodotte in paesi come Cina e Pakistan, dove i diritti dei lavoratori vengono calpestati. Ecco perché è sempre bene domandarsi perché un capo costi così poco quando lo si compra. Il dilemma si inasprisce, quale devo scegliere, dunque, tra pelliccia sintetica e animale? Quale produce meno danni? Un esempio di pelliccia ecosostenibile viene dalla stilista Stella McCartney (figlia dell'ex componente dei Beatles Paul McCartney), in occasione della sfilata Primavera/Estate 2020. La pelliccia venne realizzata con vari materiali vegetali e da poliestere riciclato; questo è un, seppur piccolo (poiché nel momento del riciclo il materiale misto di cui è composta la pelliccia non sarà semplice da smaltire),

primo passo che alcuni pionieri della moda Green stanno sperimentando. Un’altro punto importante da sottolineare è il riciclo delle pellicce animali, magari quelle ereditate da nonne e zie. Perché buttarle e comprarne di nuove, favorendo quindi, come abbiamo scoperto poche righe fa, l’inquinamento del pianeta Terra? Come per le borse in pelle, sarebbe il caso di riutilizzarle o trovare un modo alternativo di ridare loro vita; a Milano, una storica azienda di pellicce e pelli, Winter Lab, utilizza vecchie pellicce per creare giacche e cappotti che risultano più in trend al momento e soprattutto che diano l’idea di non star indossando una pelliccia derivante da un animale; succede anche a Padova, nel laboratorio di Micaela Italian Charme. L’informazione è la chiave per degli acquisti consapevoli e questo non riguarda, ovviamente, solo i vestiti ma tutto quello che ci circonda. Solo informandoci ed evitando i troppi acquisti compulsivi possiamo fare la differenza.

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