Speciale Tesino Conosciamo Villa Daziaro di Chiara Paoli
La Villa Rossa del Tesino
C
hiunque percorra la strada che collega Pieve a Castello Tesino, l’ha sicuramente vista, ma forse non sa cosa nasconde quella costruzione rossa, che porta il nome di Villa Daziaro. Si tratta di un edificio dichiarato di “interesse culturale”, dalla Soprintendenza per i Beni Culturali di Trento, non solo per lo stile architettonico che lo caratterizza, ma anche per le sue vicissitudini. L’edificio è stato costruito nella seconda metà dell’ottocento, per volere di Giacomo dalle Mule Daziaro, che assieme al fratello Giuseppe aveva fatto fortuna vendendo stampe, come molti altri ambulanti del Tesino. In giovane età egli parte per commerciare innanzitutto in Austria, per poi raggiungere Lituania, Ucraina e nel 1825 Varsavia in Polonia. Trova lavoro presso Ditta Daltrozzo, i cui proprietari sono nativi di Borgo Valsugana, e saranno proprio loro a indurlo ad intraprendere la via del successo in Russia. Nel 1827 Giacomo è a Mosca, dove apre il primo negozio in piazza Lubjanka, da allora e sino al 1855, seguiranno altre 5 aperture di empori per la vendita di stampe e prodotti legati alle belle arti: due a Mosca, uno a Pietroburgo, uno a Parigi, e uno a Varsavia. L’edificio, completato nel 1874, appare come il coronamento di un sogno, quello
di Giacomo, di tornare nel proprio paese d’origine per passarvi la vecchiaia, dopo anni di duro lavoro che lo hanno tenuto lontano da casa. Questo luogo sarebbe divenuto anche un polo scolastico, dove insegnare ai giovani locali le lingue straniere, così che potessero più agevolmente intraprendere la via del commercio di stampe in Europa. Il corpo principale della costruzione si contraddistingue per l’uso di mattoni rossi, mentre le strutture laterali appaiono come porticati, lavorati in pietra bianca, con annessi edifici a fini agricoli: la scuderia e la casa del mezzadro. La struttura a ferro di cavallo ha subito alcune piccole modifiche nel corso del tempo: si è provveduto all’apertura di due ampi archi nei loggiati laterali, mentre la torretta centrale è stata sopraelevata, quando si è scelto di sostituire il tetto piatto della costruzione, tipico dell’architettura russa, con quello a spiovente. Si tratta di un’architettura unica nel panorama Trentino, che mescola lo stile caratteristico delle ville lombardo-venete, con un tocco nordico e il chiaro richiamo all’eleganza della maniera zarista. L’edificio centrale, a pianta rettangolare è dotato di un ampio salone al piano nobile, che si conserva nella sua bellezza originaria, contraddistinta dalle
colonne quadrilobate in legno di larice. La scala principale, che collegava il pianterreno con quello superiore, si collocava un tempo al centro della struttura e tutt’attorno, trovavano spazio le stanze, riservate al proprietario e agli ospiti. Lo scalone nel 1920 è stato spostato sul lato destro dell’accesso principale; all’ultimo piano si trova la mansarda e dalla torretta si può accedere alla terrazza che offre una splendida vista sulla valle del Tesino. Splendido anche il giardino che circonda la costruzione, che si suddivide in tre settori, collegati da un sentiero in ghiaia, che porta al portone di ingresso alla villa. La prima area è quella di accesso, delimitata dalla cancellata in ferro battuto, dalle due colonne che riportano l’iscrizione Villa Dazario e vede la presenza di un secolare cedro dell’Himalaya che incornicia due zone aiuole erbose e fiorite. La seconda superficie verde si connota per la fontana di forma rotonda che si colloca al centro, qui il vialetto è realizzato con lastre di pietra, mentre nella terza e ultima zona, sopraelevata, trova spazio l’orto, di forma semicircolare, oltre il quale si staglia il bosco. Durante la Grande guerra, la villa venne tramutata in un ospedale militare.
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