Qui Usa - L’intervista a Francesca Gottardi di Armando Munao’
Lotta al Covid-19:
uniti si vince L
a pandemia da Corona Virus dimostra la fragilità umana anche nel mondo globale e tecnologico. Nel pianeta i contagiati sono stati quasi quattro milioni e trecentomila sono morti. I dati sono ancora relativi e già impressionanti. La nostra collaboratrice Francesca Gottardi vive nella pandemia che ha colpito gli Stati Uniti d’America dove sta maturando una grande esperienza culturale e professionale. In questo grande Paese il virus si è diffuso ovunque seppure in modo non omogeneo. Il 13 marzo il Presidente USA Donald Trump ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale. Si è trattato di un cambio di rotta repentino, a seguito di un atteggiamento inizialmente restio e scettico. In poco più di due mesi si sono registrati più di un milione trecentomila casi e oltre 72.000 decessi. Finora più colpite sono le grandi città, in particolare New York, e gli Stati del New Jersey, Massachusetts, Illinois e California. La
situazione sembra ora migliorare. L’esperienza ci aiuta a capire l’importanza della solidarietà, della collaborazione e disciplina. Ci invita a cambiare la società a migliorare lo stato sociale e la sanità. L’ intervista a Francesca Gottardi I numeri ci dicono che gli Stati Uniti, purtroppo, sono ora diventati il primo Paese al mondo per casi di corona virus. Sono stati fatti errori nel contenimento e nel diffondersi del virus? Credo che gli Stati Uniti abbiano agito con un certo ritardo. Mentre in Asia e in Europa il virus divampava e le relative implicazioni risultavano sempre più chiare, qui i vertici al governo non sembravano preoccuparsene. Quasi come se negli USA il virus non sarebbe mai arrivato. Questo ritardo ha causato un rapido aumento del sottostrato della popolazione che nel frattempo è stato contagiato. Inoltre, i 50 Stati USA, che
Francesca Gottardi
godono di ampia autonomia decisionale, non hanno agito in modo coordinato tra loro. Questo ha comportato il crearsi di situazioni paradossali, dove per diverse settimane alcuni Stati erano in quarantena, mentre altri non avevano nessuna misura in essere. La pubblica opinione è del parere che il Presidente Trump abbia agito in ritardo e con superficialità all’inizio dei primi segnali di contagio? E poi, quali i provvedimenti? Inizialmente l’opinione pubblica si chiedeva come mai Trump non sembrasse preoccuparsi dell’arrivo del virus negli USA. Tra gennaio e marzo il Presidente ha rilasciato diverse dichiarazioni dove appariva chiaro che stesse sottovalutando la portata degli effetti del virus negli USA. (24 febbraio: “Tutto assolutamente sotto controllo negli USA”; 28 febbrario: “presto il Coronavirus, come
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