Società oggi di Elisa Corni
Giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro L’Organizzazione internazionale del Lavoro (ILO) è un’agenzia delle Nazioni Unite, la prima specializzata a farne parte dal 1946. Lo scopo di questo ente internazionale è quella di formulare le condizioni minime per un lavoro dignitoso, costituire una carta dei diritti dei lavoratori e promuovere la sicurezza sul lavoro. Ne fanno parte 187 paesi, tra i quali l’Italia.
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ppure, nonostante questa sia attiva da più di un secolo (nel 2019 l’ILO ha spento 100 candeline) la situazione della sicurezza sul lavoro si può dire tutt’altro che risolta. Per questo motivo ogni anno, il 28 aprile, si celebra la giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro. Iniziative di ogni genere vogliono promuovere la salute nel mondo lavorativo, per tutti i lavoratori e in
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ogni settore. Come emerso nel rapporto Safety and Health at the heart of the future of work: Building on 100 years of experience (Salute e sicurezza al centro del futuro del lavoro: costruire su cento anni di esperienza) pubblicato proprio lo scorso anno a ILO, nelle 52 settimane lavorative oltre 372 milioni di persone sono nel mondo vittime di incidenti sul lavoro o si ammalano a
causa del lavoro che fanno. Secondo l’organizzazione internazionale il peso sul PIL (prodotto interno lordo) degli infortuni sul lavoro è mediamente pari al 4% (ovvero il deficit stimato per il 2020 provocato dalla crisi economica connessa al COVID-19). Una riflessione, questa, che riguarda non solo i lavoratori ma la società tutta se si pensa che nel nostro paese, ad esempio, si spende per Ricerca e Sviluppo solo l’1,53% del PIL e nell’istruzione poco meno dell’8% (dati 2019). Solo a gennaio 2020, secondo un rapporto INAIL (Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro), in Italia 52 persone hanno perso la vita in incidenti sul lavoro, con un incremento di ben 8 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+18,2%). La maggior parte di questi è avvenuta nel settore dell’industria, e hanno coinvolto quasi esclusivamente uomini. Il rapporto 2019 pubblicato dal medesimo ente ha fotografato un’Italia ancora troppo spesso complice della cattiva salute sul lavoro. Se da un lato rispetto all’anno precedente diminui-