Valsugana News n. 3/2020 Maggio

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Medicina & Salute di Laura Fratini *

CORONAVIRUS... sensazioni ed emozioni

E

ra dai tempi della seconda guerra mondiale che l’Italia non veniva messa tanto a dura prova: la pandemia del 2020 sta unendo e dividendo allo stesso modo tutta la popolazione. In questo momento ciascuno di noi si trova ad essere investito da molte emozioni diverse e la gestione di queste non è sempre facile e automatica. È in questo frangente che dobbiamo attingere il più possibile alle nostre risorse, sviluppando al meglio la nostra resilienza. Le emozioni che ci troviamo ad affrontare sono sicuramente, paura, ansia, rabbia e tristezza: sono tutte emozioni primarie che si attivano per la sopravvivenza, emozioni primitive che abbiamo fin dalla nascita e come tali ci aiutano a far fronte a qualcosa che potrebbe minacciare la nostra incolumità fisica. La pandemia causata dal COVID-19 ha creato in noi proprio un riattivarsi di quelle emozioni che hanno la funzione di preservarci, di metterci al sicuro. Paura e ansia: due stati che in questa quotidianità è normale che possano affacciarsi, anzi svolgono il proprio ruolo, in quanto ci troviamo a vivere uno stato di ‘’incertezza’’ che ci porta ad essere in allarme quindi preoccupati per come si svolgeranno i fatti. Il continuo crescere dei contagi e i decessi che ha caratterizzato l’esplosione della pandemia in Italia, ha attivato in noi la ‘’paura’’ che ci ha portato a difenderci stando in casa e facendo ciò che ci dicono le autorità competenti. Il problema è quando questa paura continua a perseguitarci in tutti i momenti della nostra giornata, inchiodandoci e bloccandoci definitivamente. Le emozioni negative possono portarci a rimuginare, a creare nella nostra

mente pensieri ripetitivi che non hanno nessuna funzione ‘’benevola’’ ma anzi, ci portano sempre più nella spirale disfunzionale creando in noi uno stato di malessere che alimenta questo circolo vizioso. Importante, quindi, non soffermarsi troppo su questi pensieri ma prendere atto di questi senza dare loro troppo peso: per farlo occorre introdurre nella nostra quotidianità attività piacevoli (hobbies, giardinaggio, lettura, cucito, visione di film, scrivere un diario di ciò che stiamo vivendo raccontandolo come una storia che poi verrà riletta, cucinare, occuparsi della casa, decoupage etc). Sono solo alcune idee per spostare l’attenzione della nostra mente dall’interno, quindi dai nostri pensieri negativi e dalle nostre emozioni ‘’catastrofichè’, all’esterno sulle cose che possiamo fare realmente. Oltre a questo, continuiamo a seguire in modo responsabile ciò che ci viene detto di fare per dare il nostro contributo ed aiutare noi e gli altri ad uscire quanto prima da questa situazione. Non solo paura ma anche rabbia in questo momento. La rabbia, rispetto alla paura, mostra somiglianze e differenze. È anch’essa come la paura un’emozione che segnala una minaccia, un pericolo. Essa però suggerisce una reazione differente. La paura porta alla fuga, la rabbia all’attacco. Le differenze risiedono nel tipo di soluzione proposta. A quali pensieri corrispondono queste differenze? Reagire al coronavirus con rabbia e non con paura significa cercare un autore cattivo, una intenzione malevola, intenzione che naturalmente non può essere attribuita al virus, invisibile e inoltre troppo elementare come organismo

per essere oggetto di un’aggressione sensata. L’aggressione si volge quindi verso gruppi umani a cui è addossata una intenzione malevola. Spesso ci sembra più facile e immediato attaccare e spostare il fulcro della propria sofferenze dall’interno verso l’esterno, quindi nel breve termine sembra più catartico aggredire qualcuno o attribuire colpe che stare veramente su una sofferenza interna che possiamo provare vista la situazione che stiamo vivendo. La rabbia umanizza il pericolo e quindi ci sembra più facile poterlo combattere, questo però porta a comportamenti di massa che creano a lungo termine soltanto disgregazione e ulteriore sofferenza. In questi giorni inquieti, in cui abbiamo oscillato dalla drammatizzazione di una banale influenza e la ripetizione della peste di Boccaccio e del Manzoni, dobbiamo stare più attenti alla rabbia piuttosto che alla innocua paura. Se stessimo esagerando con la paura, poco male. Si tratterà di recuperare qualche giorno di lavoro o di scuola persi. Se esageriamo con la rabbia invece finisce che qualcuno si fa male e a qual punto ci sarà poco o nulla da recuperare. * Dott.ssa Laura Fratini Psicologa - Psicoterapeuta Studio, Piazzale Europa n°7 - Trento Tel. 3392365808

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